thomas
|
venerd� 6 dicembre 2024
|
questa volta no
|
|
|
|
A Pedro Almodovar vogliamo un mondo di bene: nei suoi quasi cinquanta anni di attivit� artistica ha raccontato, come forse mai nessuno prima, storie in cui persone all'apparenza normali (quelle che trovi nella sala d'aspetto di un ufficio postale o di un medico) facevano cose �fuori di testa�. Questa volta, per�, racconta la storia di una persona ricchissima che ritiene di fare una cosa tutto sommato comprensibile: togliersi la vita per non affrontare i dolori della fase terminale di un cancro. Tilda Swinton (Martha) vive infatti sola in elegantissimo loft di New York con vista mozzafiato (�Oh quanto mi mancher� questo skyline� dir� sospirando al momento di andar via) e si sceglie la location in cui morire affittando per un mese una villa tutta a vetri dal design ultramoderno con piscina ed immersa nei boschi (costo nella vita reale: non meno di 1.
[+]
A Pedro Almodovar vogliamo un mondo di bene: nei suoi quasi cinquanta anni di attivit� artistica ha raccontato, come forse mai nessuno prima, storie in cui persone all'apparenza normali (quelle che trovi nella sala d'aspetto di un ufficio postale o di un medico) facevano cose �fuori di testa�. Questa volta, per�, racconta la storia di una persona ricchissima che ritiene di fare una cosa tutto sommato comprensibile: togliersi la vita per non affrontare i dolori della fase terminale di un cancro. Tilda Swinton (Martha) vive infatti sola in elegantissimo loft di New York con vista mozzafiato (�Oh quanto mi mancher� questo skyline� dir� sospirando al momento di andar via) e si sceglie la location in cui morire affittando per un mese una villa tutta a vetri dal design ultramoderno con piscina ed immersa nei boschi (costo nella vita reale: non meno di 1.500 euro al giorno): praticamente una milionaria. E qui il film ha il suo primo punto di caduta, perch� la storia che Almodovar ci racconta non rappresenta quello che farebbe chiunque, ma ci� che potrebbe decidere di fare il 3% della popolazione. Chiamasi �Elitismo�, che potrebbe andar bene per molti ma non per un film del grande Pedro. Che, probabilmente, ne � consapevole, visto che, ambienta la storia in una New York che farebbe la gioia di un'agenzia viaggi, tutta luci, giardini dai mille colori e panorami notturni di Manhattan. Ma New York, per chi l'ha davvero visitata, � tutt'altro che questa versione da cartolina. Una raffigurazione irreale della realt�, dunque, capace tuttavia di creare una �confezione� accattivante dei fatti raccontati. E qui c'� un altro punto di caduta, perch� il tema del �fine morte� � troppo sfaccettato e non pu� essere trattato come un �illuminismo umanista versus oscurantismo cattolico�. Tante persone, anche al di l� del proprio credo religioso scelgono di vivere fino all'ultimo lottando contro i dolori (e meritano tutto il nostro rispetto), e tante altre scelgono di morire prima che arrivino i dolori perch� non vogliono o sanno di non poterli affrontare (e meritano tutto il nostro rispetto). Se la morale del film � nel fatto che �l'oscurantismo cattolico� impedisce ai secondi �la scelta�(tema fuorviante, perch� il fine vita ha serie implicazioni sociali che vanno molto al di l� delle convinzioni religiose), allora Almodovar ha proprio sbagliato paradigma, perch� i milionari come Tilda Swinton (Martha) non hanno certo alcuna difficolt� a trovare legalmente farmaci che interrompono la vita, altro che pillole acquistate una tantum e con estrema difficolt� sul darkweb. Insomma, un film falso pervaso da un sottinteso narcisismo, tenuto su con una ridondante colonna sonora quasi ininterrotta, fastidioso sottofondo a dialoghi delle due protagoniste pressoch� interminabili, che fanno impallidire per lunghezza persino quelli dei film di Godard e Rohmer. Ma quella musica suadente serve in realt� a tenere su il film, che senn�, come un budino malriuscito, rischierebbe di collassare su se stesso. Insomma �La stanza accanto� � un'idea confezionata in maniera eccelsa per renderla accattivante, ma vuota come la scatola di metallo di Dolce e Gabbana che Julianne Moore trova in un cassetto, apre, ma dentro non c'� nulla di davvero rilevante.
[-]
[+] film che piace alla gente che piace
(di vittorio gaeta)
[ - ] film che piace alla gente che piace
[+] il tema centrale � l''accompagnamento alla morte
(di mauro.t)
[ - ] il tema centrale � l''accompagnamento alla morte
[+] esattamente quello che ho pensato io!
(di margherita - marchioni)
[ - ] esattamente quello che ho pensato io!
[+] un film da vedere con uno sguardo libero da idee p
(di cristina)
[ - ] un film da vedere con uno sguardo libero da idee p
[+] opera delicata e ben costruita
(di paolo morganti)
[ - ] opera delicata e ben costruita
[+] ho visto un altro film
(di alex2044)
[ - ] ho visto un altro film
[+] per alex2044
(di danimani)
[ - ] per alex2044
[+] errore clamoroso!
(di aldo piazza)
[ - ] errore clamoroso!
[+] ma che dici?
(di luisa sax)
[ - ] ma che dici?
[+] allibito
(di giuliano)
[ - ] allibito
[+] allibito
(di giuliano)
[ - ] allibito
[+] impeccabile
(di carlo viola)
[ - ] impeccabile
|
|
[+] lascia un commento a thomas »
[ - ] lascia un commento a thomas »
|
|
d'accordo? |
|
francesca meneghetti
|
venerd� 6 dicembre 2024
|
la neve esistenziale che copre vivi e morti
|
|
|
|
Ingrid � una scrittrice newyorkese di successo. Mentre firma le copie del suo ultimo libro sull�inaccettabilit� della morte, si presenta a lei un�amica, che la informa del ricovero in ospedale di Marha per tumore. Ingrid non la vede da anni, ma non si sottrae all�invito e riprende con lei, reporter di guerra (come la nostra Oriana Fallaci) i fili di una vecchia amicizia intessuta di fitte conversazioni, anche dopo le temporanee dimissioni dall�ospedale. Sullo sfondo (o dalla grande finestra dell�appartamento di Martha, o da un parco urbano, o da altre prospettive panoramiche) la Grande Mela, con il suo skyline dinamico. La ingentilisce, come fosse lo scenario di una favola, la nevicata in rosa sui grattacieli, che ricorda a Martha il paragrafo finale dell�ultimo racconto dei Dublinesi di Joyce, The Dead (Snow was general all over Ireland�); il dettaglio serve, perch� sar� richiamato alla fine.
[+]
Ingrid � una scrittrice newyorkese di successo. Mentre firma le copie del suo ultimo libro sull�inaccettabilit� della morte, si presenta a lei un�amica, che la informa del ricovero in ospedale di Marha per tumore. Ingrid non la vede da anni, ma non si sottrae all�invito e riprende con lei, reporter di guerra (come la nostra Oriana Fallaci) i fili di una vecchia amicizia intessuta di fitte conversazioni, anche dopo le temporanee dimissioni dall�ospedale. Sullo sfondo (o dalla grande finestra dell�appartamento di Martha, o da un parco urbano, o da altre prospettive panoramiche) la Grande Mela, con il suo skyline dinamico. La ingentilisce, come fosse lo scenario di una favola, la nevicata in rosa sui grattacieli, che ricorda a Martha il paragrafo finale dell�ultimo racconto dei Dublinesi di Joyce, The Dead (Snow was general all over Ireland�); il dettaglio serve, perch� sar� richiamato alla fine. A un certo punto Matha, che espone le sue ragioni con lucidit� e rigore logico, comunica a Ingrid la sua intenzione di porre fine alla propria vita, prima che sia la malattia a farlo (sottraendosi alla retorica del combattimento contro il male, da cui si uscirebbe sconfitti se non si � stati abbastanza guerrieri). Non teme solo le sofferenze e le invalidit� fisiche, ma il deteriorarsi del suo spirito (pensiero, memoria, razionalit�). Ha gi� pensato a procurarsi la pillola giusta nel dark web. Intende assumerla da sola, senza coinvolgere altre persone onde preservarle da conseguenze penali. Per� a Ingrid chiede un grande favore: partire assieme per una vacanza, non pi� lunga di un mese, dove le sar� pi� facile staccarsi dalla vita, lontana dai ricordi della propria casa. Ingrid dovr� solo dormire nella stanza accanto e avvisare, dopo il fatto, la figlia, allontanatasi da lei molto tempo prima, e chi di dovere. Martha esita. � terrorizzata. Protesta per essere stata scelta. Ma quando scopre di essere l�ultima carta di Ingrid -le amiche pi� prossime hanno gi� rifiutato � accetta di condividere l�ultimo viaggio, che avr� come meta una villa immersa in una foresta, simile alla casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright. Pur essendo un film introspettivo e diverso dallo stile kitch del primo Almodovar, pieno di colore ed eccessi, la narrazione procede con un buon passo, senza rallentamenti o digressioni. La recitazione delle due protagoniste, Juliane Moore (Ingrid) e soprattutto Tide Swinton (Martha), dal viso spigoloso e scavato, � magnetica. Non ci sono scene strappalacrime. I dialoghi e gli atteggiamenti sono composti e asciutti, guidati dalla razionalit� di Ingrid. Qualcuno ha parlato di freddezza: io direi di compostezza e dignit�. Le sensibilit� degli spettatori possono vibrare egualmente, anzi pi� a lungo, perch� nella memoria si imprimono gli argomenti a sostegno dell�eutanasia. Almodovar affronta laicamente questo tema, traendo la sceneggiatura da un romanzo di Sigrid Nunez, trascorsi vent�anni da un celebre film spagnolo, Mare dentro, di Alejandro Amen�bar. In quel caso si dava molto pi� spazio alla battaglia legale a favore di una buona morte e il soggetto in questione era un uomo imprigionato dalla propria tetraplegia (dovuta a un incidente) da quasi trent�anni. Qui la motivazione politico-giudiziaria � sfumata e l�aver assunto per protagonista una donna, anzich� un uomo, non ha accresciuto affatto una possibile enfasi emotiva. Una donna che vuole accogliere la Signora della falce bene vestita e ben truccata, con la massima dignit�. Per altri aspetti � quello dell�attesa conviviale del momento �giusto� per la dipartita � ricorda un altro grande film del 2003, Le invasioni barbariche. Solo che qui i dialoghi sono pi� intimi e consentono di scavare pi� a fondo nel vissuto delle due donne, senza sovrastrutture ideologiche, ma in maniera esistenziale, molto umana. Molto efficace il richiamo a Joyce, con la neve che stende un velo bianco su tutte le cose, sui vivi e sui morti, a ricordarci il destino comune. Splendida la fotografia. Un film da vedere!
PS. unica cosa che mi ha lasciata perplessa: le didascalie in lingua italiana sugli scaffali di una biblioteca americana (chiaro che � per la versione italiana, ma mi pare inopportuno)
[-]
[+] un altro bellissimo film di pedro almodóvar
(di antonio montefalcone)
[ - ] un altro bellissimo film di pedro almodóvar
|
|
[+] lascia un commento a francesca meneghetti »
[ - ] lascia un commento a francesca meneghetti »
|
|
d'accordo? |
|
angelo umana
|
marted� 17 dicembre 2024
|
archiviamo
|
|
|
|
Due ex giornaliste – che sono state anche in “teatri” di guerra - si reincontrano quando una di esse sta firmando copie di un libro dopo averlo presentato a dei lettori. L'occasione è buona per ripercorrere loro momenti del passato, una mostra maggior necessità di confidarsi all'altra: un rapporto problematico con una figlia che non vede più, un “abisso di silenzio” (testuale) dalla pubertà di lei, che le rimproverava di non averle mai parlato del papà con cui fu concepita, lei che divenne mamma da quasi adolescente. Ora è pronta ad “abbandonare la festa”, a questo modo confessa il tumore che la condanna: i medici vogliono che continui a “combattere”, lei che di cure non ne vuole più.
[+]
Due ex giornaliste – che sono state anche in “teatri” di guerra - si reincontrano quando una di esse sta firmando copie di un libro dopo averlo presentato a dei lettori. L'occasione è buona per ripercorrere loro momenti del passato, una mostra maggior necessità di confidarsi all'altra: un rapporto problematico con una figlia che non vede più, un “abisso di silenzio” (testuale) dalla pubertà di lei, che le rimproverava di non averle mai parlato del papà con cui fu concepita, lei che divenne mamma da quasi adolescente. Ora è pronta ad “abbandonare la festa”, a questo modo confessa il tumore che la condanna: i medici vogliono che continui a “combattere”, lei che di cure non ne vuole più. I corpi delle persone sono pure dei “teatri” dove i medici sperimentano la loro arte. Ma una pillola procuratasi nel “dark web” le consentirà di andarsene quando la sofferenza diverrà insopportabile.
E' un film insolito da parte del 75enne Almodovar, tratto da un romanzo di Sigrid Nunez (What are you going through), non contiene quasi alcuno dei temi che lo hanno interessato e con cui ci ha intrattenuto nella sua lunga carriera: è stato, dice un critico cinematografico, “viscerale, sfacciato, pacchiano e perfino volgare” e i suoi temi sono stati abbondantemente “su aspetti vivaci e immediati della vita: amore, sesso, desiderio, rimpianto” (appunti copiati dal testo di esperti addetti ai lavori). Da anziani succede di considerare la morte come un “avvenimento” un poco più vicino o probabile.
Ricorda una fase analoga per un'altra protagonista, quella di Plan 75, film più espressivo e toccante, di sensazioni trasmesse e sentite dallo spettatore. Questo invece è molto parlato, tra una scrittrice e una giornalista del resto c'è da aspettarsi un profluvio di parole, troppe: la morte spiegata, attesa, preparata. E anche qualcosa che c'entra poco, in un film riempito di qualche cianfrusaglia non proprio attinente: come l'amica che sta accanto alla moritura in una casa che ha preso in affitto e sfiora, ma solamente sfiora, la possibilità che un istruttore di palestra possa improvvisamente abbracciarla; o come l'inquisizione poliziesca finale che si conviene ai film americani, perché nel film siamo in America.
Lo archiviamo?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angelo umana »
[ - ] lascia un commento a angelo umana »
|
|
d'accordo? |
|
cardclau
|
venerd� 6 dicembre 2024
|
il probema dell''uguaglianza di fronte alla morte
|
|
|
|
Sebbene potremmo essere d’accordo che non è vero che la legge sia uguale per tutti, potremmo avere difficoltà a pensare che anche di fronte alla morte non siamo poi così tutti uguali. Ma differenziamo il momento della morte fisica, vero e proprio, da quello che lo precede, l’agonia, il dolore, lo smarrimento delle proprie facoltà, il piombare nel buio prima che sia divenuto assoluto. Soprattuto quando non avendo raggiunto i limiti dell’esistenza umana, e non essendo ancora così fragili, si potrebbe essere costretti a dover affrontare disarmati un periodo breve, sì, ma percepito sempre troppo lungo. Penso che questo sia quello che ci angoscia, e che il regista abbia avuto difficoltà a riconoscere, se non nelle tre amiche che, interpellate da Martha se la sarebbero sentita di accompagnarla, si sono rifiutate inorridite.
[+]
Sebbene potremmo essere d’accordo che non è vero che la legge sia uguale per tutti, potremmo avere difficoltà a pensare che anche di fronte alla morte non siamo poi così tutti uguali. Ma differenziamo il momento della morte fisica, vero e proprio, da quello che lo precede, l’agonia, il dolore, lo smarrimento delle proprie facoltà, il piombare nel buio prima che sia divenuto assoluto. Soprattuto quando non avendo raggiunto i limiti dell’esistenza umana, e non essendo ancora così fragili, si potrebbe essere costretti a dover affrontare disarmati un periodo breve, sì, ma percepito sempre troppo lungo. Penso che questo sia quello che ci angoscia, e che il regista abbia avuto difficoltà a riconoscere, se non nelle tre amiche che, interpellate da Martha se la sarebbero sentita di accompagnarla, si sono rifiutate inorridite. Per cui Pedro Almódovar ha scelto di ambientare il “terribile” evento, nella New York opulenta, con due protagoniste dell’alta società le quali non solo durante la loro vita non si sono mai trovate di fronte al problema di non riuscire ad arrivare a fine mese, ma anche in grado di raggiungere una consapevolezza senza cedimenti. Martha ha potuto affittare una bellissima villa in campagna, circondata da un trionfo della natura. E Ingrid alla fine della tenzone si può permettere di avere l’assistenza di un’avvocata per essere scagionata dall’accusa di aver perpetrato un crimine. Freud nel film Freud, l’ultima analisi, non sembra mai separarsi dalla sua pillola di cianuro (secondo il regista). E François Ozon nel film Tout s'est bien passé descrive un industriale francese che si può permettere la morte assistita in Svizzera.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cardclau »
[ - ] lascia un commento a cardclau »
|
|
d'accordo? |
|
johnny1988
|
luned� 16 dicembre 2024
|
un almodovar che rischia molto fra morte e design
|
|
|
|
Martha e Ingrid sono due scrittrici newyorkesi coltissime e pubblicatissime. Ma mentre la prima (il cui nome non va erroneamente confuso con il significato etimologico di "morte", diffidate da certi articoli) scrive romanzi narrativi e il suo ultimo libro parla della propria difficoltà ad accettare la fine dell'esistenza, la seconda è un'affermata corrispondente di guerra che rammenta con costanza cosa abbia sempre significato nella sua professione il distacco emotivo. Il caso e la notizia tragica del cancro di Ingrid riuniscono le due vecchie amiche che decidono di comune accordo, malgrado la refrattarietà di Martha ad accettare il destino di Ingrid, di passare gli ultimi giorni insieme in una villa nel bosco lontano dalla metropoli: la "stanza accanto" è per l'appunto la camera che occuperà Martha durante il soggiorno nella dimora.
[+]
Martha e Ingrid sono due scrittrici newyorkesi coltissime e pubblicatissime. Ma mentre la prima (il cui nome non va erroneamente confuso con il significato etimologico di "morte", diffidate da certi articoli) scrive romanzi narrativi e il suo ultimo libro parla della propria difficoltà ad accettare la fine dell'esistenza, la seconda è un'affermata corrispondente di guerra che rammenta con costanza cosa abbia sempre significato nella sua professione il distacco emotivo. Il caso e la notizia tragica del cancro di Ingrid riuniscono le due vecchie amiche che decidono di comune accordo, malgrado la refrattarietà di Martha ad accettare il destino di Ingrid, di passare gli ultimi giorni insieme in una villa nel bosco lontano dalla metropoli: la "stanza accanto" è per l'appunto la camera che occuperà Martha durante il soggiorno nella dimora.
Sconcerta il film se si pensa che Almodòvar, che si porta a casa il Leone d'Oro, per la prima volta si cimenta in un territorio per lui poco battuto come gli Stati Uniti e l'eutanasia. Se è vero che l'autore calzadese ha già affrontato più volte il topos del caso e dell'imprevisto, ora con toni picareschi ora hitchockiani, è vero anche che entrare nel dibattutissimo e scomodo tema del suicidio "assistito" è frutto di una intraprendenza sia morale che intellettuale, per non dire politica, di un certo rilievo. E va detto che Almodòvar restituisce al pubblico una prova intrigante sia di scrittura che di pudore nel mostrare apertamente nessuna mezza verità.
Ma stupisce al tempo stesso - e questo purtroppo non valorizza la pellicola, semmai, al contrario, la indebolisce - come il film si sbilanci tanto sulla figura della Swinton, secondo una logica narrativa a dire il vero scontata, quando invece il vero punto di interesse con cui il pubblico dovrebbe fare i conti sono Martha e i personaggi satelliti che accompagnano direttamente o postuma la paziente, senza che vengano sviscerati dubbi, amarezze, giudizi, retaggi culturali, né che venga mai mostrata una vacillanza nella loro coscienza, se non a parole, tutte bellissime quanto volatili e dotte, forse troppo dotte. Così come spiazza la metafora cromatica così "vitale" quanto scontata ed estetizzante: ogni inquadratura, che sia della clinica, così come degli appartamenti che della casa nella foresta, è un deliziosissimo moodboard di una rivista di interni (non è la prima volta che Almodòvar eccede nella ricerca dell'arredamento e trascura chi li abita quegli spazi).
Ma quello che sconvolge più di tutto è leggere i recensori più adulatori che al di là di commentare: "ogni battuta è come soppesata e ridotta all’essenziale", "evita qualsiasi concessione alla retorica e al melodramma" - come se questi critici avessero accidentalmente sbagliato sala - non si sono nemmeno accorti forse di uno dei momenti più "interessanti" di tutta l'opera. In una scena particolare si confrontano Martha e l'ex amante Damian (J.Turturro) sul pessimismo ideologico di quest'ultimo che non vede speranza in un'umanità che a lui pare votata a estinguersi grazie ai neoliberismi estremi, e tutto il dialogo avviene sulle rive di un'oasi lacustre al tavolo di un bar sciccoso dove servono dietetici aperitivi a base di fragole. Se questa vuole essere la sottilissima accusa contro le ipocrisie di classe, allora tutto il film andrebbe rivisto sotto una lettura che non può escludere il peso del denaro nell'orientamento del pensiero che della vita, sia in senso etico che concreto. Solo così infatti si potrebbe risolvere, in gran parte, il grande quesito: "Ma io la dignità di fronte alla morte la troverei anche senza i milioni sul conto corrente, sacrificando le mie aspirazioni, anche senza citare Faulkner e Joyce?". Non che questo voglia indurre a credere che per "morire" dignitosamente bisogna farlo seguendo l'umiltà "francescana", ma semmai comunque a chiedersi "cosa potrebbe preparare al meglio la mia dipartita?". Tutto il film è in effetti una preparazione, ma quanto è verosimile, quanto e per quanti ciò è possibile? È contingente la Swinton quando sospira "come mi mancherà il mio Skyline" parlando con nostalgia della parete finestrata che dà su Central Park o è volutamente naif? Sebbene, alla lontana, le due scrittrici potrebbero al tempo stesso riflettere due stati della ragione, quella emotiva (di matrice spirituale cristiana) e quella razionale (illuminista), quella occidentale e quella orientale, tuttavia il film, compreso Il finale, non risolve molto la domanda, e rimane purtroppo in superficie, malgrado la sceneggiatura così prescrittiva e serrata - con volute declinazioni che non possono non ricordare il cinema di Hitchcock (a partire dal gusto per le simmetrie così come per le musiche onnipresenti e vivide). Ma bisogna vedere se anche questa non sia una sottilissima provocazione o un estremo gesto di delicatezza da parte di Almodòvar.
Bisogna avere pazienza e aspettare cosa e quanto rimarrà di questa pellicola che, checché se ne possa dire - si apre giustamente al confronto.
[-]
[+] un film da leggere
(di stefano59)
[ - ] un film da leggere
|
|
[+] lascia un commento a johnny1988 »
[ - ] lascia un commento a johnny1988 »
|
|
d'accordo? |
|
paul hackett
|
venerd� 3 gennaio 2025
|
almodovar fa scendere soffice neve sull''universo
|
|
|
|
Da tempo Almodovar attraversa una fase introspettiva nella sua produzione cinematografica, il giro di boa nel viaggio dell’esistenza cambia evidentemente la prospettiva nel vedere la vita. Qui confeziona un bellissimo film sul tema del suicidio assistito senza lacrime facili, senza drammi, ma con estrema eleganza, rigore e dignità. Mi sorprende e affascina l’atmosfera hitchcockiana dell’opera e la totale emancipazione e distanza dalle atmosfere latine tipiche della sua filmografia. Le due protagoniste appartengono all’upper class, alla borghesia colta newyorchese, il loro contesto è sofisticato con discrezione e a qualcuno può forse infastidire questo, può risultare snob: certi temi richiedono una cultura e un’istruzione differente, esperienze di vita non alla portata di tutti che consentano di maturare una consapevolezza aliena da pregiudizi e reazioni di pancia.
[+]
Da tempo Almodovar attraversa una fase introspettiva nella sua produzione cinematografica, il giro di boa nel viaggio dell’esistenza cambia evidentemente la prospettiva nel vedere la vita. Qui confeziona un bellissimo film sul tema del suicidio assistito senza lacrime facili, senza drammi, ma con estrema eleganza, rigore e dignità. Mi sorprende e affascina l’atmosfera hitchcockiana dell’opera e la totale emancipazione e distanza dalle atmosfere latine tipiche della sua filmografia. Le due protagoniste appartengono all’upper class, alla borghesia colta newyorchese, il loro contesto è sofisticato con discrezione e a qualcuno può forse infastidire questo, può risultare snob: certi temi richiedono una cultura e un’istruzione differente, esperienze di vita non alla portata di tutti che consentano di maturare una consapevolezza aliena da pregiudizi e reazioni di pancia. Ci confrontiamo quotidianamente con risposte a temi drammatici guidate da processi mentali rozzi ed elementari, le cause non sono nell’essere più o meno intelligenti degli altri ma nell’avere avuto o meno opportunità di crescita, ed è il caso di Ingrid e Martha. Una piccola menzione per l’omaggio poetico e questo sì molto commovente che Almodovar regala a “Gente di Dublino” sia come opera di Joyce che come film di John Huston. "...La sua anima si dissolse lentamente nel sonno, mentre ascoltava la neve cadere lieve su tutto l’universo, come la discesa della loro ultima fine, su tutti i vivi e su tutti i morti..”
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paul hackett »
[ - ] lascia un commento a paul hackett »
|
|
d'accordo? |
|
imperior max
|
luned� 9 dicembre 2024
|
quando il suicidio assistito non diventa pi� tale...
|
|
|
|
LA STANZA ACCANTO.
Prima volta per me in sala con Pedro Almodovar. E prima sua volta in versione inglese dopo una carriera interamente iberica. Senza per� rinunciare al suo stile e a delle tematiche ormai insite.
Ingrid, una scrittrice affermata, viene a sapere che una la vecchia amica Martha, una reporter di guerra, � ricoverata all�ospedale per un tumore al terzo stadio alla cervice. Una volta ritrovate e parlato dei vecchi tempi e di relazioni familiari troncate, ormai consumata dalla malattia, Martha convince una dubbiosa Ingrid ad aiutarla col suicidio assistito. Durante la permanenza in una villetta isolata dalla citt� le due avranno modo di riflettere sull�importanza della vita, sul suo canto del cigno e anche sul valore della morte.
[+]
LA STANZA ACCANTO.
Prima volta per me in sala con Pedro Almodovar. E prima sua volta in versione inglese dopo una carriera interamente iberica. Senza per� rinunciare al suo stile e a delle tematiche ormai insite.
Ingrid, una scrittrice affermata, viene a sapere che una la vecchia amica Martha, una reporter di guerra, � ricoverata all�ospedale per un tumore al terzo stadio alla cervice. Una volta ritrovate e parlato dei vecchi tempi e di relazioni familiari troncate, ormai consumata dalla malattia, Martha convince una dubbiosa Ingrid ad aiutarla col suicidio assistito. Durante la permanenza in una villetta isolata dalla citt� le due avranno modo di riflettere sull�importanza della vita, sul suo canto del cigno e anche sul valore della morte. A bordo campo di questa partita particolare c�� Damian, loro amico ed ex amante in comune, che giocher� un jolly rilevante.
Una regia posata con inquadrature fisse, movimenti lenti e primi piani che seguono molto i personaggi. Una fotografia che esalta molto i colori caldi, anche e specialmente in situazioni molto fredde e malinconiche e un montaggio buono che presenta almeno un paio di dissolvenze incrociate a cambio scena veramente notevoli. Molto buone le interpretazioni degli attori con Julianne Moore e John Turturro ben calati, ma soprattutto Tilda Swinton che regala una performance lodevole. Specie in un doppio ruolo particolare.
La storia potrebbe sembrare banale e dare l�impressione di una giustificazione al suicidio assistito, ma pi� che altro vuol raccontare proprio la banalit� della compassione nei confronti del malato e nella sua dignit� nel diritto di poter morire in pace e senza soffrire. Certo, il modo in cui si ottiene la possibilit� di farlo non � proprio legale e non mancano le diverse frecciatine al sistema sanitario e ai timorati di Dio sulla questione.
Inoltre i personaggi hanno una loro caratterizzazione specifica: Martha che elabora il suo passato di grande reporter aperta a nuove culture e pensieri, ma di pessima madre in quanto assente e la figlia che non ha mai conosciuto il padre per un malinteso. Ingrid intenta a promuovere un libro sulla sacralit� della vita con grande avversione per la morte in quanto angosciosa e brutale, ma che scoprir� un lato ben diverso stando accanto a Martha. Damian che ha avuto delle relazioni con entrambe e che � disposto a supportarle in quanto riconosce con cinismo la futilit� del mondo moderno con le sue ipocrisie e dalle fondamenta ormai fallaci. Ultimo, ma non meno importante, tutta la retorica piagnona e melassata che solitamente permea questo tipo di genere viene completamente raschiata.
Sicuramente un film molto riflessivo, poetico in diversi punti e con un finale per certi versi di candida ascesa.
[-]
[+] non � suicidio assistito
(di mauro.t)
[ - ] non � suicidio assistito
|
|
[+] lascia un commento a imperior max »
[ - ] lascia un commento a imperior max »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
domenica 5 gennaio 2025
|
delicata geografia dell''anima
|
|
|
|
Ad Almodovar sono sempre piaciuti i contrasti, le dicotomie tra anima e corpo, tra vita e morte, rifiuto e accettazione, anche in quest'ultimo lavoro affianca due bravissime attrici diverse sia per aspetto fisico che caratteriale, Martha( Tilda Swinton) , reporter di guerra malata di cancro e Ingrid (Julianne Moore),romanziera che si ribella al fatto che qualcosa di vivente debba morire. Le due donne, amiche di vecchia data, s'incontrano dopo diversi anni, e Martha rivela all' amica il desiderio di porre fine ai suoi giorni tramite una pillola recuperata sul dark web e di accompagnarla gli ultimi giorni fino al capitolo finale, in un luogo che sceglierà, lontano da ambienti conosciuti, e di occupare la stanza accanto alla sua.
[+]
Ad Almodovar sono sempre piaciuti i contrasti, le dicotomie tra anima e corpo, tra vita e morte, rifiuto e accettazione, anche in quest'ultimo lavoro affianca due bravissime attrici diverse sia per aspetto fisico che caratteriale, Martha( Tilda Swinton) , reporter di guerra malata di cancro e Ingrid (Julianne Moore),romanziera che si ribella al fatto che qualcosa di vivente debba morire. Le due donne, amiche di vecchia data, s'incontrano dopo diversi anni, e Martha rivela all' amica il desiderio di porre fine ai suoi giorni tramite una pillola recuperata sul dark web e di accompagnarla gli ultimi giorni fino al capitolo finale, in un luogo che sceglierà, lontano da ambienti conosciuti, e di occupare la stanza accanto alla sua. Nei giorni di permanenza nella casa tra il verde, le due amiche si confronteranno, si sosterranno, condivideranno segreti e confidenze, compreso l'uomo che entrambe hanno amato , Damian ( John Turturro), ma anche le cose irrisolte, come i dissapori di Martha con la figlia Michelle che non vede da anni , il bisogno del perdono, il rimpianto delle mancanze. L’ estraneità del luogo si rivela l’ unica soluzione per andare incontro all’ estraneità della morte, le architetture degli spazi assumono un linguaggio determinante, ( la porta rossa) i colori spiccano in vibranti armonie. Così come la vicinanza di Ingrid in un momento fatidico risulta la scelta migliore, le due donne sono amiche, ma il tempo e gli anni intercorsi tra loro non hanno permesso una conoscenza intima, che però riescono a crearsi, Martha nel raccontarsi e Ingrid nell’ascoltare. Il film del regista castigliano parla di eutanasia, ma non ne fa un manifesto, ciò che gli interessa è il confronto con la vecchiaia e la fine , inevitabile, è il cambiamento, la maturità artistica di chi ha dominato in eccessi barocchi e sfacciati, verso uno stile più asciutto, impalpabile e leggero come neve che cade.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
nino pellino
|
domenica 8 dicembre 2024
|
il tema dell''autonasia trattato con rigore
|
|
|
|
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere. E' un film soprattutto di grande solidarietà e di reciproco sostegno da parte di due amiche che desiderano isolarsi dallle consuetudini della vita quotidiana per ritagliarsi uno spazio ambientale e vitale tutto loro in cui condividere l'estremo desitno che è stato riservato ad una delle due. Martha difatti convive da tempo con un male incurabile e ha deciso di non morire da sola, scegliendo Ingrid, la sua amica scrittrice che non vedeva più da tanto tempo, per trovare il giusto conforto solidale e l'adeguata compagnia per poter vivere con serenità gli ultimi giorni della propria esistenza, avvertendola che prenderà prima o poi una pillola particolare per evitare le future sofferenze che inevitabilmente la devasteranno.
[+]
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere. E' un film soprattutto di grande solidarietà e di reciproco sostegno da parte di due amiche che desiderano isolarsi dallle consuetudini della vita quotidiana per ritagliarsi uno spazio ambientale e vitale tutto loro in cui condividere l'estremo desitno che è stato riservato ad una delle due. Martha difatti convive da tempo con un male incurabile e ha deciso di non morire da sola, scegliendo Ingrid, la sua amica scrittrice che non vedeva più da tanto tempo, per trovare il giusto conforto solidale e l'adeguata compagnia per poter vivere con serenità gli ultimi giorni della propria esistenza, avvertendola che prenderà prima o poi una pillola particolare per evitare le future sofferenze che inevitabilmente la devasteranno. Questa pellicola l'ho trovata senza dubbio "spogliata" da qualsiasi orpello inutile e che presenta pertanto una sceneggiatura essenziale che va diritta al punto della questione. I dialoghi tra le due amiche sembrano a tratti abbondare di tanti particolari, forse anche frivoli, ma che servono comunque ad ingannare il tempo e appunto ad occupare la mente con delle riflessioni e soprattutto dei ricordi. Uno dei rimorsi che si porta da sempre Martha è stato quello di non essere stata una buona madre per la propria figlia, in quanto troppo assente e troppo dedita al suo lavoro di inviata giornalista per fatti di cronaca all'estero. Il film forse soffre a tratti anche di una certa lentezza che comunque viene ben ripagata da un finale toccante che prende spunto dal famoso romanzo "Gente di Dublino" dello scrittore James Joyce e in modo particolare dalla parte del racconto in cui si accenna alla neve rosa che cade sui palazzi a cui fa da contraltare, nelle scene conclusive, il simbolico ritorno della figlia che testimonia comunque una riconciliazione ed una suadente pace ritrovata
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nino pellino »
[ - ] lascia un commento a nino pellino »
|
|
d'accordo? |
|
nino pellino
|
domenica 8 dicembre 2024
|
il tema dell''autanasia trattato con rigore
|
|
|
|
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere. E' un film soprattutto di grande solidarietà e di reciproco sostegno da parte di due amiche che desiderano isolarsi dallle consuetudini della vita quotidiana per ritagliarsi uno spazio ambientale e vitale tutto loro in cui condividere l'estremo desitno che è stato riservato ad una delle due.
[+]
Questo film di Pedro Almodovar è caratterizzato da una trama che spinge a fare delle riflessioni sul senso della vita, sui ricordi, sui traguardi raggiunti e inesorabilmente anche di fare prima o poi un bilancio sulla propria esistenza da parte di chi, come il caso della protagonista, scopre all'improvviso che non resta molto da vivere. E' un film soprattutto di grande solidarietà e di reciproco sostegno da parte di due amiche che desiderano isolarsi dallle consuetudini della vita quotidiana per ritagliarsi uno spazio ambientale e vitale tutto loro in cui condividere l'estremo desitno che è stato riservato ad una delle due. Martha difatti convive da tempo con un male incurabile e ha deciso di non morire da sola, scegliendo Ingrid, la sua amica scrittrice che non vedeva più da tanto tempo, per trovare il giusto conforto solidale e l'adeguata compagnia per poter vivere con serenità gli ultimi giorni della propria esistenza, avvertendola che prenderà prima o poi una pillola particolare per evitare le future sofferenze che inevitabilmente la devasteranno. Questa pellicola l'ho trovata senza dubbio "spogliata" da qualsiasi orpello inutile e che presenta pertanto una sceneggiatura essenziale che va diritta al punto della questione. I dialoghi tra le due amiche sembrano a tratti abbondare di tanti particolari, forse anche frivoli, ma che servono comunque ad ingannare il tempo e appunto ad occupare la mente con delle riflessioni e soprattutto dei ricordi. Uno dei rimorsi che si porta da sempre Martha è stato quello di non essere stata una buona madre per la propria figlia, in quanto troppo assente e troppo dedita al suo lavoro di inviata giornalista per fatti di cronaca all'estero. Il film forse soffre a tratti anche di una certa lentezza che comunque viene ben ripagata da un finale toccante che prende spunto dal famoso romanzo "Gente di Dublino" dello scrittore James Joyce e in modo particolare dalla parte del racconto in cui si accenna alla neve rosa che cade sui palazzi a cui fa da contraltare, nelle scene conclusive, il simbolico ritorno della figlia che testimonia comunque una riconciliazione ed una suadente pace ritrovata
[-]
[+] eutanasia
(di alceste perrone)
[ - ] eutanasia
|
|
[+] lascia un commento a nino pellino »
[ - ] lascia un commento a nino pellino »
|
|
d'accordo? |
|
|