Vision è la prima mostra fotografica in Italia del fotografo Francis Giacobetti. Oltre 100 grandi ritratti in bianco e nero, affiancati alle iridi a colori, dei visionari del Novecento
Per la prima volta in Italia, dal 17 novembre al 14 gennaio 2024 sarà possibile ammirare, negli spazi rinnovati delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, l’ultimo progetto del grande fotografo francese Francis Giacobetti, con la curatela di Thomas Sorrentino.
Oltre 100 immagini, i ritratti in bianco e nero e le iridi colorate dei visionari del XX secolo: artisti, scienziati, governanti, operatori di pace o, come Giacobetti li definisce: i Tesori Universali contemporanei. Nelson Mandela, Dalai Lama, Aung San Suu Kyi, Stephen Hawking, Mikhail Gorbačëv, Barack Obama, Rita Levi Montalcini, solo per citare alcuni delle donne e degli uomini che più hanno ispirato con le loro idee, scoperte, ideali e valori la nostra epoca.
La mostra si articola in 15 sezioni al secondo piano delle Procuratie Vecchie, per quasi mille mq di esposizione: immagini gigantesche accompagnate da didascalie e citazioni a corredo delle foto stesse, che spiegano la vita e l’impatto che ogni personaggio ha avuto nel quotidiano vivere di ognuno di noi.
L’obiettivo è vedere attraverso gli occhi di chi ha realizzato la sua vision, permettendo al visitatore di immergersi nel mondo profondo del visionario, entrando nel flusso di riflessioni e meditazioni che possono emergere dal percorso espositivo.
Cosa dicono di noi i nostri occhi?
Francis Giacobetti ha intrapreso per tutta la vita una ricerca volta ad anatomizzare, nei minimi dettagli, personaggi famosi e le loro parti del corpo. Gli occhi, dicono, sono le finestre dell’anima. “Sì dice che a 50 anni abbiamo il volto che meritiamo, a meno che, come il Dorian Gray di Oscar Wilde, non possediamo un macabro ritratto nascosto in soffitta che porta le rughe negate dal volto che mostriamo al mondo al piano di sotto”, ricorda il fotografo francese.
Una lode agli dei ed eroi
I soggetti che ha fotografato, provenienti da tutte le parti del mondo, hanno una cosa in comune: ognuno guarda profondamente alla propria materia con una formidabile intelligenza e grande passione. Nessuno potrebbe mai essere accusato di superficialità.
“Trent’anni della mia vita per un dialogo con l’orizzonte – afferma Francis Giacobetti – Darwin, Mozart, Michelangelo, Marie Curie sono identici a Crick e Watson che hanno scoperto il DNA, a Francis Bacon, Kurosawa e tutti gli altri che onorano queste pagine. È stato un privilegio incontrarli, piantare un albero di mimosa a Cuba con Gabriel Garcia Marquez, essere ospite di Dalai Lama nella sua casa a Dharamsala, visitare Roma con Federico Fellini tra tanti altri momenti. Senza le duecento donne e uomini di questo progetto, se non fossero mai esistiti, saremmo ancora all’Età della Pietra e alla ricerca del fuoco. Considerando che ci sono più atomi in una goccia d’acqua che stelle nell’universo, quanto sono fortunato a mescolarmi con gli angeli! Questa mostra è una canzone, una poesia per lodare gli dei e gli eroi. Mi è stato chiesto: “Sono davvero i loro occhi?”. La risposta è “sì”. Un ritratto in bianco e nero, un’iride colorata, pianeti. La luce degli uomini.”
Quindi come fa?
“Ho inventato un mio apparecchio per fotografare gli occhi“, dice Giacobetti, al telefono dal suo studio di Parigi. “È un piccolo segreto, ma ciò che fa, più o meno, è far brillare la luce ai lati degli occhi anziché direttamente dentro di essi. In questo modo possiamo vedere il disegno degli occhi in rilievo, cosa che non è possibile se li illumini direttamente con la luce. Naturalmente, questo non è uno strumento ottico. Le mie immagini non hanno nulla a che fare con la scienza, la medicina o l’anatomia; il mio interesse è solo nella loro bellezza.”
I visionari sono ritratti in bianco e nero insieme alla foto a colori della loro iride. “Il nostro occhio è fatto della stessa materia del sole. È stato modellato dal sole, ed è per questo che vediamo. L’atomo nella stella parla all’atomo nell’occhio, usando il linguaggio della luce” (Adouze, Cassé, Carrière, Conversazioni sull’invisibile, Parigi, P. Belfond, 1988).
VISION. Master Minds of our Time di Francis Giacobetti
La mostra sarà a Venezia al secondo piano delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco dal 18 novembre 2023 al 14 gennaio 2024. Porterà poi il suo messaggio di pace nel mondo per 5 anni, iniziando da Parigi nel 2024.
La rassegna è organizzata da Baluze ed Encore Productions in collaborazione con Civita Mostre e Musei.
Un catalogo edito da Iris Galerie accompagna l’esposizione.
Orari
Lunedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica dalle 10 alle 18. Martedì chiuso.
La biglietteria chiude alle 17:30.
Durante le festività natalizie
24 e 31 dicembre la chiusura è anticipata alle 16:30. Il 25 e 26 dicembre è chiuso.
Biglietti
Intero € 15. Ridotto € 12 per gruppi di massimo 25 partecipanti, over 65 e studenti under 25.
Gratuito per i minori di 6 anni, guide turistiche, giornalisti con tesserino ODG, disabili e soci ICOM.
Diritto di prenotazione: € 1,50 a persona.
Per informazioni scrivere a [email protected].
Biografia del fotografo
Francis Giacobetti è considerato uno dei fotografi più rivoluzionari di tutti i tempi ed è principalmente noto per le sue immagini di nudi femminili e ritratti di numerose celebrità tra cui Brigitte Bardot, Jane Birkin, Grace Jones e Francis Bacon.
È nato a Marsiglia nel 1939 ed è completamente autodidatta. Ha scattato la sua prima fotografia all’inizio del Rally di Montecarlo quando aveva solo 12 anni. Giacobetti è cresciuto tra l’austerità oppressiva della Francia del dopoguerra e ricorda di aver trascorso gli anni dell’adolescenza girovagando per le strade di Parigi con l’amico Jean-Paul Goude. Ben presto il risveglio tanto atteso da questi giovani fotografi colpì con tutta la sua forza, poiché gli anni ’60 portarono con sé il boom liberale che incoraggiava la libertà di espressione, aprendo la strada alla carriera di Giacobetti. Ha lavorato per una vasta gamma di pubblicazioni, tra cui Life, Look, Paris Match e Lui.
La vera maestria di Giacobetti si trova nel controllo della luce. La sua innata capacità di usarla per incorniciare, evidenziare e illuminare la pelle è eccezionale, sia sotto il sole cocente su una spiaggia delle Bahamas, sia nei confini di uno studio chiuso. Le sue tecniche sperimentali richiamano alla mente i primi fotogrammi surrealisti, utilizzando sorgenti luminose colorate per ingrandire i contorni del corpo, i cui risultati sono serviti da ispirazione per una nuova generazione di fotografi. L’approccio poco convenzionale di questo autodidatta alla tecnica, alla luce e all’ombra gli ha procurato copertine in molteplici immagini e formati, e ha elevato il nome di Giacobetti al pantheon dei grandi della fotografia.
Trent’anni fa, un libro cult pubblicato da Phaidon Press Limited fece scalpore nel mondo della fotografia. Techniques des grands photographes du monde includeva Francis Giacobetti nel ristretto circolo dei quaranta più grandi fotografi del mondo dalla nascita della fotografia, coloro il cui stile è immediatamente riconoscibile. Daguerre, Henry Fox Talbot, Nadar, Roger Fenton, Lewis Carroll, Eadweard Muybridge, Alfred Stieglitz, Atget, Baron de Meyer, Edward Steichen, August Sander, Edward Weston, Paul Strand, Weegee, Man Ray, Kertész, Blumenfeld, Cartier-Bresson, Brassaï, Bill Brandt, Helmut Newton, Richard Avedon, Robert Frank, Irving Penn, Joel Meyerovitz, e Francis Giacobetti.
In teoria, questi fotografi non hanno nulla in comune, tranne il fatto che sono inventori di immagini: “Fissare un istante della vita per racchiuderlo in un’immagine“. E che modo meraviglioso di vivere, osservando donne, uomini e bambini muoversi all’interno di un piccolo rettangolo.
Nel 1992 al Grand Palais per il Salon des Artistes Français, creato da Colbert nel 1663 secondo il desiderio del re Luigi XIV, Francis Giacobetti condivise il palco con Camille Claudel per la scultura, Edouard Detaille per la pittura, Dunoyer de Segonzac per l’incisione e Roland Schweitzer per l’architettura.
Nel 1993 fu scelto dal dipartimento edile del Grand Louvre, insieme agli artisti César, Buren e Jean-Pierre Reynaud per introdurre l’arte contemporanea nel museo dei musei. Ventiquattro delle sue opere sono ancora appese nell’antico ufficio del Ministero delle Finanze, nell’ala Richelieu del Louvre.
Il 1994 è l’anno di Francis Bacon per opera di Francis Giacobetti con una mostra monumentale presso la Marlborough Gallery di Londra, che ha visto un totale di 200 fotografie pubblicate su Independent Magazine e Art Newspaper. Successivamente, è stata realizzata un’altra mostra su Francis Bacon presso il Sainsbury Centre for Visual Art, University of East Anglia, Norwich. Infine, nel 2008, Francis Bacon par Francis Giacobetti è stato presentato alla Kings Place Gallery di Londra.
Immagine di copertina: iride di Jacques-Yves Cousteau. Foto di Francis Giacobetti.
Press kit della mostra: https://bit.ly/3FRRvRS.