In principio era la musica: Sette note per scrivere di sé
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Anteprima del libro
In principio era la musica - Norberto Lafferma
Bibliografia
Prefazione
di Ada Ascari*
Un laboratorio autobiografico non si fa per lavoro, lo si fa per passione.
Questa è l’affermazione che mi sento di condividere leggendo ciò che Norberto descrive nel suo utile libro. Una passione che si legge tra le righe nella cura che mette nel scegliere le parole, nell’attenzione che traspare nella scelta dei testi da proporre, nella precisione che fa mettere in fila parole e gesti, solo intuiti è vero, ma ugualmente sentiti.
Un laboratorio autobiografico è un pezzetto di vita incastonato nella vita. È come arrotolare il tempo come un gomitolo per poi srotolarlo piano piano, incontro dopo incontro, nel gruppo.
È una pausa nel quotidiano e nello stesso tempo un viaggio dentro se stessi, Un viaggio che non ha meta, la si troverà nel percorso, un viaggio che strappa dall’attesa e costringe a ricominciare
. I viaggiatori non sanno che cosa li attende, non lo immaginano neppure, forse lo troveranno nel tragitto, nei meandri della scrittura, nelle sollecitazioni che una guida discreta farà loro trovare.
In minuzzoli di pane che un bravo conduttore fa trovare sulla strada, come Pollicino nel bosco, oppure in mucchietti di sabbia in cui cercare il granello che, come dice Tabucchi, regge tutto il castello e in cui immergiamo le dita in infiniti ghirigori. La vita non è in ordine alfabetico, anche se lo vorremmo e il nostro viaggio non è in linea retta.
Un laboratorio autobiografico è specchio della vita in cui riconoscersi e farsi riconoscere, in cui individuare, con la scrittura, le tessere colorate di un puzzle mai finito. Un lavoro in cui si aggiunge sempre un pezzetto per capire il disegno complessivo oppure un lavoro in cui occorre cancellare qualcosa per rivelare il nascosto come fa Isgrò nei suoi quadri in cui ciò che rimane è ciò che vale.
Il libro di Norberto è una guida, al pari di quelle che si vedono in mano ai turisti nelle città d’arte, una guida discreta da consultare non solo quando si sente la necessità di approfondire qualcosa, di andare a cercare un riparo, un ancoraggio, un porto dove attraccare, un luogo in cui riposarsi o uno spazio per una escursione dentro di sé.
Il libro di Norberto è un itinerario da seguire o da lasciare, ma comunque sempre da conoscere e tenere a portata di mano. Utile a chi si avvicina alla scrittura autobiografica da profano, ma anche utile a chi già conduce laboratori per carpire spunti, sollecitazioni, per aprirsi ad altri punti di vista.
In questo volume Norberto accompagna la scrittura con la musica. Egli stesso musicista riunisce le sue due passioni con la leggerezza delle note disposte su un pentagramma e le lettere allineate sui fogli cercando di aprire spiragli di vita in entrambi i mondi. E ci è riuscito.
* Ada Ascari è collaboratrice e docente della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Laureata in informatica Umanistica è riuscita a coniugare le sue grandi passioni: informatica e scrittura, infatti si occupa dal 2002 del sito della LUA e tiene da anni laboratori di scrittura autobiografica.
Preludio
Dobbiamo rendere
l’orecchio sensibile
al meraviglioso mondo di suoni
che ci circonda.
Raymond Murray Schafer(a)
2Cellos
Un preludio strumentale era originariamente un breve brano, suonato in maniera estemporanea, prima dell’esecuzione del pezzo vero e proprio. Si sviluppò probabilmente dalla naturale tendenza di ciascun musicista di scaldare il proprio strumento suonando alcune note prima di iniziare.
Proprio così! Penso che ciò valga anche per me e dunque, prima di mettermi a scrivere un libro sulla scrittura di sé - un filo o un nastro grafico (Barthes, 1999) che narra il viaggio di un gruppo di autobiografi nel mondo musicale della propria vita – ho sentito il bisogno di digitare alcune parole sul mio strumento (computer), prima di iniziare il racconto.
Ma ora è giusto che mi fermi, scusandomi per la grafomania e, dopo la pagina della dr. Ada Ascari che molto gentilmente mi ha dedicato la prefazione e il suo competente accompagnamento editoriale, inizio con alcune indicazioni – spero utili – per le lettrici e per i lettori.
Ancora due parole: il concerto
del quale scrivo fra poco, è il risultato di un lavoro collettivo, appassionato e unico, dei partecipanti al (per)corso di scrittura di sé: li ringrazio di cuore per la generosa partecipazione, per la fiducia accordatami e per la condivisione delle loro scritture.
Senza di loro, il laboratorio non avrebbe mai avuto luogo e questo libro non avrebbe mai prodotto alcun suono…
Grazie a tutte e a tutti!
Il concerto
Che cosa intendiamo con la parola concerto? Occorrerebbero diverse pagine enciclopediche per dare definizioni, esempi, spiegazioni. Ma, in questo momento, mi diverte pensare che un laboratorio autobiografico sia simile, e al contempo dissimile, ad un concerto.
Credo che per un concerto occorrano dei musicisti, dei cantanti, dei solisti, un’orchestra o una band, partiture musicali e/o improvvisazioni. Inoltre, un pubblico presente fisicamente oppure fruitore a distanza: un ascoltatore radiofonico, uno spettatore televisivo oppure un immigrato digitale.
E allora, quali le assonanze e le dissonanze? Forse mi sto un po’ arrampicando sui vetri, come si dice, ma ecco ciò che penso. Nel caso di un laboratorio di scrittura autobiografica, i membri dell’orchestra sono al contempo le persone del pubblico che si accordano per suonare e interpretare partiture non ancora scritte, attingendo ai momenti più importanti, segnatamente alle esperienze marcatrici (peak experiences¹) della propria vita. Suonano e si ascoltano, suonano e poi ascoltano gli altri musicisti. I suoni producono risonanze, consonanze e dissonanze. Impalpabili ma indelebili. Difficili da esprimere con la parola e/o con la scrittura.
Ma quando questo succede, avviene un piccolo, grande miracolo; la memoria (ri)attivata permette di rivedere (ricordare, rievocare, rimembrare e rimemorare) il proprio vissuto. I ricordi generano altri ricordi ancora. Questa volta però immergendosi nei momenti di vita in cui la musica ha avuto una presenza significativa. Ma non solo la musica, anche i suoni naturali, anche i rumori, insomma il paesaggio sonoro nel quale abbiamo abitato.
In realtà, non è la prima volta che suoniamo (scusate, volevo dire, scriviamo) insieme; abbiamo già partecipato a diverse stagioni concertistiche (autobiografiche) e, questa volta, in forma monotematica (la musica), siamo alla sesta edizione.
Il cartellone
Tutti i (concerti) laboratori si sono tenuti presso il Centro diurno per le persone anziane che si trova a Novazzano in Canton Ticino, ognuno di loro comprendeva otto incontri settimanali di due ore, il giovedì mattina, dalle 09:00 alle 11:00:
• Il primo laboratorio (10 persone) si è svolto dal 21 febbraio all’8 maggio 2008;
• Il secondo (10 persone) dal 2 ottobre al 27 novembre 2008;
• Il terzo (9 persone) dall’8 ottobre al 3 dicembre 2009;
• Il quarto (10 persone) dal 7 ottobre al 2 dicembre 2010;
• Il quinto (10 persone) dal 4 ottobre al 29 novembre 2012;
• Il sesto - che ha dato vita a questo libro - è stato seguito da 11 persone (di cui 9 donne) e si è svolto dal 6 febbraio al 3 aprile 2014.
Il libretto
Le persone che partecipano ai corsi di introduzione al metodo autobiografico hanno la possibilità di sperimentare alcune forme di espressione (in particolare la scrittura di sé) e acquisire le competenze di base dell’approccio autobiografico.
Ogni corso ha sempre un andamento a carattere introduttivo che permetta un primo approccio concreto alla scrittura di sé come metodo di autoformazione scoprendo sin dall’inizio i vantaggi che derivano dalla realizzazione di un’autobiografia, come, ad esempio, una migliore conoscenza di sé, la possibilità di stare meglio, di prendersi cura di sé e di guardare al futuro con maggiore sicurezza e pensieri positivi.
I momenti di esperienza concreta, nella forma di laboratorio, si alternano ad altri dedicati agli approfondimenti tematici che permettono l’ampliamento del proprio orizzonte culturale e stimolano i partecipanti alla lettura e alla conoscenza in generale.
Nel pieno rispetto dell’intimità e delle sensibilità individuali è data ai partecipanti la possibilità di aprire uno spazio dentro di sé e di avviare un dialogo interiore per pensare, scrivere, disegnare e conoscersi meglio, per ascoltarsi, per ascoltare gli altri e per stare bene con la propria storia personale.
I musicisti
L’orchestra, questa volta, è formata da undici elementi (con una maggioranza di veterani
dei laboratori di scrittura di sé) che si rimettono in viaggio con due nuove musiciste: Jeannine e Vera. Tutti sono membri dell’Associazione ticinese della terza età (per la precisione della Sezione ATTE del Mendrisiotto), tutti quindi nell’età d’oro, nell’età libera, in un momento della vita in cui credo sia bello potersi ancora chiedere Che cosa farò da grande?
. Suonare lo strumento che in gioventù è rimasto solo un bel sogno, un progetto chiuso in un cassetto? Sì, anche suonare uno strumento (voce compresa), perché no? Mi sembra veramente tanto importante riaprire cassetti, scrigni, bauli polverosi e dare vita ai sogni, ai desideri, ai propositi rimasti tali. Sempre se possibile. Con un continuo apprezzamento per ciò che si può ancora fare piuttosto che tristezza e disistima per quanto non è più possibile mettere in atto.
Ora, se la narrazione dei momenti apicali della propria vita, il raccontarsi, è uno di questi progetti e la musica è il campo di esplorazione, di rivisitazione, di riattivazione dei ricordi, ebbene allora bastano veramente pochissimi strumenti
: una penna, un foglio, la memoria e la musica!
Il violino di spalla
Ho scelto deliberatamente questa definizione (violino di spalla o come spesso si dice primo violino) in alternativa a ‘direttore d’orchestra’, che evito proprio perché penso che, nell’ambito dei laboratori autobiografici sia corretto mantenere un atteggiamento propositivo piuttosto che direttivo.
Ora, in breve, due note su di me: dopo una lunga carriera di insegnamento quale docente di cultura generale, ho assunto il ruolo di esperto dell’insegnamento professionale e, nel corso degli ultimi otto anni, quale collaboratore a tempo pieno della Divisione della formazione professionale (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – Repubblica e Stato del Cantone Ticino - Svizzera), ho coordinato l’insegnamento della cultura generale e della maturità professionale (artistica, commerciale, tecnica e sanitaria e sociale) nelle scuole professionali ticinesi.
Dal 2008 sono ancora in attività in qualità di Esperto federale scolastico per la Commissione federale di maturità professionale e, in collaborazione con la Commissaria federale per il Cantone Ticino, mi occupo del riconoscimento federale dei curricoli professionali con maturità professionale, dell’implementazione dei Programmi quadro e di tutte le attività di consulenza a favore degli istituti scolastici professionali ticinesi, con uno o più curricoli di maturità professionale. Questo però, non più come dipendente del Cantone bensì come inviato
per conto della Confederazione svizzera.
A partire dal 2001 ho iniziato una formazione personale e professionale nel campo del metodo autobiografico, ciò che mi ha permesso di conseguire i titoli di esperto in metodologie auto-biografiche (2004), esperto in scrittura analitica (2006) ed esperto in consulenza autobiografica (2007). Dal 2006 sono collaboratore territoriale della Libera università dell’autobiografia di Anghiari.
Dal 2004 tengo regolarmente dei corsi di introduzione al metodo autobiografico - nella forma di laboratorio autobiografico - nell’ambito dei Corsi per adulti (organizzati dal Dipartimento dell’educazione della cultura e dello sport del Cantone Ticino), della Scuola Club Migros e dell’Associazione ticinese della terza età (ATTE).
A partire dal mese di ottobre del 2007 e per tre anni consecutivi sono stato consulente e animatore radiofonico (con il produttore Antonio Pelli) di una rubrica mensile domenicale Raccontarsi che ruotava attorno alle scritture autobiografiche (inedite) dei radioascoltatori. Ogni mese il tema era diverso e nel corso della trasmissione venivano presentate le scritture (alcune delle quali lette dagli autori), commentate e arricchite da interventi che trattavano vari aspetti del metodo autobiografico. Le emissioni sono andate in onda sulle Rete 1 della Radio svizzera di lingua italiana (studio di Lugano).
Sono anche musicista (pianoforte, tastiere e fisarmonica), compositore e scrittore e ho pubblicato una musicassetta e due compact disc che contengono le mie composizioni musicali (Emozioni, Destini e La musica della vita) come pure una raccolta di poesie e racconti brevi (Il fruscio dell’òra).
Indicazioni agogiche
Nella terminologia musicale, l’agogica o indicazione di andamento o indicazione di movimento di una composizione è il suo stile espressivo. Perdonatemi per il termine erudito che mi piace utilizzare qui (in effetti si parlerà molto di vissuti musicali) come se si trattasse di indicare una modalità di esecuzione (volevo dire… di lettura) dello spartito che avete in mano.
Andante moderato
Gli spartiti musicali (alquanto inusuali proprio perché non ancora scritti) sono la vita stessa di ogni musicista/autobiografo. Il concerto/corso ha la forma di un laboratorio dell’arte dell’autobiografia, dunque si compone soprattutto di momenti di esperienza diretta e concreta con l’aggiunta di piccole parti teoriche.
Non vi è però come obiettivo quello di scrivere la propria autobiografia, piuttosto si sperimentano alcune attività laboratoriali come possibili elementi propedeutici all’autobiografia. Sono diversi i mezzi espressivi utilizzati: soprattutto la scrittura ma anche molto l’oralità e alcune produzioni artistiche.
La forma di lavoro è individuale, pur essendo in gruppo: di gruppo sono solo alcuni momenti di libera condivisione, nel rispetto di chi si esprime, senza commenti: ci si accordano dei prestiti narrativi
e ciò procura in chi ascolta delle risonanze, per convergenza o divergenza. A volte vi saranno pure degli scambi più intensi, nei gruppi o in coppie formate in modo casuale.
Adagio
Il corso ha comunque dei limiti: infatti, non si tratta di una terapia personale e nemmeno di una terapia di gruppo, non si lavora sulla dinamica di gruppo, si condivide eventualmente quanto scritto, senza costrizioni e solo se con piacere.
Gli obiettivi minimi raggiungibili sono i seguenti: migliorare la propria capacità di ascolto, assaporare la libertà di espressione senza temere il giudizio altrui, creare un clima di accoglienza e di accettazione dell’altro.
Tutto ciò avviene ovviamente in controtendenza alla vita di tutti i