Le rivelazioni degli spiriti - Genesi, miracoli, profezie
Di Allan Kardec
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Le rivelazioni degli spiriti - Genesi, miracoli, profezie - Allan Kardec
INDICE
Introduzione alla prima edizione
LA GENESI SECONDO LO SPIRITISMO
Caratteri della rivelazione spiritica
Dio
Il Bene e il male
Il ruolo della scienza nella Genesi
I sistemi del mondo antichi e moderni
Uranografia generale
Schizzo geologico della terra
Teorie sulla terra
Rivoluzioni del globo
Genesi organica
Genesi spirituale
Genesi mosaica
I MIRACOLI SECONDO LO SPIRITISMO
Carattere dei miracoli
I fluidi
I miracoli del Vangelo
LE PROFEZIE SECONDO LO SPIRITISMO
Teoria della prescienza
Profezie del Vangelo
Il tempo è venuto
Cenni biografici su Allan Kardec
Allan Kardec
LE RIVELAZIONI DEGLI SPIRITI
GENESI MIRACOLI PROFEZIE
Prima Edizione digitale 2015 a cura di Anna Ruggieri
INTRODUZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE
Pubblicata nel gennaio 1868 Questa nuova opera è un altro passo avanti nelle conseguenze e nelle applicazioni dello Spiritismo. Come indica il titolo, ha come scopo lo studio di temi fino ad oggi interpretati e commentati in modi diversi: La Genesi, i miracoli e le profezie, nel loro rapporto con le leggi nuove, tratte dall’osservazione dei fenomeni spiritici. Due sono gli elementi, o se si preferisce, due sono le forze che reggono l’universo: l’elemento spirituale e l’elemento materiale: dall’azione simultanea di questi due principi nascono speciali fenomeni che sono inspiegabili naturalmente, se si fa astrazione da uno dei due elementi, esattamente come la formazione di uno dei suoi due elementi costitutivi, l’ossigeno e l’idrogeno. Lo Spiritismo, dimostrando l’esistenza del mondo spirituale e i suoi rapporti con il mondo materiale, permette di comprendere una quantità di fenomeni incompresi, e di conseguenza considerati inammissibili da una certa categoria di pensatori. Fatti del genere abbondano nelle Scritture, e non conoscendo la legge che li regola, i commentatori dei due campi opposti, aggirandosi incessantemente entro la stessa cerchia di idee, gli uni facendo astrazione dai dati positivi della scienza, gli altri facendo astrazione dal principio spirituale, non hanno potuto giungere ad una soluzione razionale. Questa soluzione sta nell’azione reciproca dello spirito e della materia. Ciò toglie, è vero, il loro carattere sovrannaturale a moltissimi di questi fatti; ma che cosa è dunque meglio: ammetterli come conseguenze delle leggi della natura, oppure respingerli completamente? Il loro rifiuto assoluto comporta anche il rifiuto della base stessa dell’edificio, mentre la loro ammissione a questo titolo sopprime soltanto i fattori accessori e lascia intatta la base. Ecco perché lo Spiritismo riconduce tanta gente alla fede nelle verità che in precedenza considerava come utopie. La presente opera è quindi, come abbiamo già precisato, un complemento delle applicazioni dello Spiritismo da uno speciale punto di vista. Il materiale era pronto, o almeno era stato elaborato, da moltissimo tempo, ma non era ancora venuto il momento di pubblicarlo. Era necessario, in primo luogo, che le idee destinate a costituirne la base fossero giunte a maturazione, e inoltre bisognava tenere conto dell’opportunità delle circostanze. Lo Spiritismo non ha ne misteri ne teorie segrete: tutto vi deve essere detto apertamente, alla luce del sole, perché ciascuno possa giudicare con conoscenza di causa; ma ogni cosa deve venire a suo tempo. Una soluzione data alla leggera, prima che la questione sia stata completamente delucidata, sarebbe una causa di ritardo, più che di avanzamento. Nel caso presente, l’importanza stessa dell’argomento imponeva di evitare ogni precipitazione. Prima di addentrarci nella discussione, abbiamo ritenuto necessario definire in modo netto il rispettivo ruolo degli Spiriti e degli uomini nell’opera della nuova dottrina: queste considerazioni preliminari, che scartano ogni idea di misticismo, costituiscono l’oggetto del primo capitolo, intitolato Caratteri della rivelazione spiritica: richiediamo, su questo punto, un’attenzione seria, perché in un certo senso questo è il nocciolo della questione. Nonostante la parte che spetta all’attività umana nell’elaborazione di questa dottrina, l’iniziativa appartiene agli Spiriti, ma non è formata dall’opinione personale di alcuni di essi; non è, e non può essere, altro che il risultato del loro insegnamento collettivo e concordante. Soltanto a questa condizione, si può dire che sia la dottrina degli Spiriti: altrimenti non sarebbe altro che la dottrina di uno Spirito, e non avrebbe che il valore di una opinione personale. La generalità e la concordanza nell’insegnamento: questo è il carattere essenziale della dottrina, la condizione stessa della sua esistenza; ne consegue che ogni principio che non abbia ricevuto la consacrazione del controllo della generalità non può essere considerato come parte integrante della dottrina stessa, ma soltanto come una semplice opinione isolata, di cui lo Spiritismo non può assumersi la responsabilità. E’ questa collettività concordante dell’opinione degli Spiriti, passata inoltre al vaglio della logica, a costituire la forza della dottrina spiritista e ad assicurarne la perpetuità. Perché essa cambiasse, sarebbe necessario che la generalità degli Spiriti cambiasse opinione, che gli Spiriti venissero, un giorno, ad affermare il contrario di ciò che hanno detto: poiché la dottrina ha origine nell’insegnamento degli Spiriti, potrebbe soccombere soltanto se gli Spiriti cessassero di esistere. E’ per l’appunto questo che la farà sempre sopravvivere ai sistemi personali, i quali non hanno, invece, radici ovunque. Il Libro degli Spiriti ha visto consolidarsi la sua credibilità solo perché è l’espressione di un pensiero collettivo generale: nel mese di aprile 1867, ha visto compiersi il suo primo periodo decennale; in questo intervallo di tempo, i principi fondamentali dei quali ha gettato le basi sono stati successivamente completati e sviluppati, grazie all’insegnamento progressivo degli Spiriti, e nessuno di essi è stato smentito dall’esperienza: tutti, senza eccezione, sono rimasti ben saldi, più vitali che mai; al contrario, di tutte le idee contraddittorie che ci si è sforzati di contrapporvi, non ve ne è stata una sola che sia riuscita a prevalere, proprio perché da ogni parte veniva insegnato il contrario. Ecco un risultato caratteristico, che noi possiamo proclamare senza vanità, poiché non ne abbiamo mai attribuito il merito, a noi stessi. Dato che gli stessi scrupoli hanno ispirato la redazione delle altre nostre opere, abbiamo potuto affermare che esse erano secondo lo Spiritismo, poiché eravamo certi che fossero conformi all’insegnamento generale degli Spiriti. E’ appunto grazie ad esso che noi possiamo, per motivi identici, presentare quest’opera come il complemento delle precedenti, con l’eccezione, tuttavia, di alcune teorie tuttora ipotetiche, che abbiamo avuto cura di indicare come tali, e che devono essere considerate soltanto opinioni personali, fino a quando saranno state confermate o smentite, per non farne ricadere la responsabilità sulla dottrina. Del resto, i lettori assidui della Revue Spirite avranno già potuto trovarvi, in abbozzo, la maggior parte delle idee che sono sviluppate nella presente opera, così come è avvenuto per quelle precedenti. La Revue Spirite è spesso, per noi, un terreno di prova, destinato a sondare l’opinione degli uomini e degli Spiriti su certi principi, prima di ammetterli come parti integranti della dottrina. Nota: I dati scientifici contenuti in quest’opera sono del 1867. Il lettore dovrà naturalmente tener conto degli ultimi progressi della scienza.
LA GENESI DELLO SPIRITISMO
CARATTERI DELLA RIVELAZIONE SPIRITICA
1 - Si può considerare lo Spiritismo come una rivelazione? In questo caso, qual è il suo carattere? Su che cosa è fondata la sua autenticità? A chi ed in che modo è stata fatta? La dottrina spiritica è una rivelazione nel senso teologico della parola, è cioè sotto ogni aspetto il prodotto di un insegnamento occulto venuto dall’alto? E’ assoluta oppure è suscettibile di modificazioni? Recando agli uomini la verità già costituita, la rivelazione non impedirà loro di servirsi delle proprie facoltà, poiché risparmierà loro il lavoro di ricerca? Quale può essere l’autorità dell’insegnamento degli Spiriti, se questi non sono infallibili e superiori all’umanità? Qual è l’utilità della morale che essi predicano, se tale morale non è altro che quella di Cristo, già nota a tutti? Quali sono le verità nuove che ci apportano? L’uomo ha bisogno di una rivelazione, e non può trovare in se stesso e nella propria coscienza tutto ciò che gli è necessario per comportarsi bene? Questi sono i problemi su cui bisogna avere le idee chiare. 2 - Definiamo, per prima cosa, il significato della parola «rivelazione». Rivelare, dal latino revelare, che ha per radice velum, velo, significa alla lettera «uscire di sotto al velo» e, figurativamente, scoprire, fare conoscere una cosa segreta o ignota. Nella sua accezione comune più diffusa, si dice di tutte le cose ignote che vengono rese di dominio pubblico, di tutte le idee nuove che mettono sulla strada di qualcosa che non si sapeva. Da questo punto di vista, tutte le scienze che ci fanno conoscere i misteri della natura sono altrettante rivelazioni, e si può dire che vi sia, per noi, una rivelazione incessante: l’astronomia ci ha rivelato il mondo delle stelle, che non conoscevamo; la geologia ci ha rivelato la formazione della terra; la chimica, la legge delle affinità; la fisiologia, le funzioni dell’organismo, ecc.: Copernico, Galileo, Newton, Laplace, Lavoisier sono altrettanti rivelatori. 3 - Il carattere essenziale di tutte le rivelazioni deve essere la verità. Rivelare un segreto significa fare conoscere un fatto: se è una cosa falsa, non è un fatto, e di conseguenza non vi è rivelazione. Ogni rivelazione smentita dai fatti non è tale; se è stata attribuita a Dio, poiché Dio non può né mentire né ingannarsi, non può promanare da lui; bisogna allora considerarla come il prodotto di una concezione umana. 4 - Qual è il ruolo del professore nei confronti dei suoi allievi, se non quello di rivelatore? Egli insegna loro ciò che non sanno, che non avrebbero né il tempo né la possibilità di scoprire da soli, perché la scienza è l’opera collettiva dei secoli e di una moltitudine di uomini ognuno dei quali ha apportato il proprio contingente di osservazioni, e di cui traggono profitto quanti vengono dopo di loro. L’insegnamento è quindi, in realtà, la rivelazione di certe verità scientifiche o morali, fisiche o metafisiche, fatta da uomini che le conoscono ad altri che le ignorano, e che senza la rivelazione le avrebbero ignorate per sempre. 5 - Ma il professore non insegna se non ciò che egli stesso ha appreso; è un rivelatore di secondo grado. L’uomo di genio insegna ciò che egli stesso ha scoperto; è un rivelatore di primo grado: apporta la luce che, a poco a poco, si divulga. Dove sarebbe l’umanità, senza le rivelazioni degli uomini di genio che appaiono di tanto in tanto? Ma che cosa sono gli uomini di genio? Perché sono uomini di genio? Da dove vengono? Che cosa diventano? Osserviamo che, in maggioranza, portano con sé, nascendo, facoltà trascendenti e conoscenze innate, che un po’ di lavoro basta a fare sviluppare. Essi appartengono veramente all’umanità, poiché nascono, vivono e muoiono come tutti noi. Ed allora, dove mai hanno attinto quelle conoscenze che non hanno potuto acquisire durante la loro esistenza? Si dovrà affermare dunque, con i materialisti, che il caso ha dato loro la materia cerebrale in quantità maggiore e di migliore qualità? In questo caso, essi non avrebbero più merito di quanto ne possa avere un legume che è più grosso e più saporito degli altri. Si dovrà dire allora, con certi spiritualisti, che Dio li ha dotati di un’anima più favorita rispetto a quella della maggior parte degli uomini? Anche questa è una supposizione estremamente illogica, poiché renderebbe Dio colpevole di parzialità e di favoritismi. L’unica soluzione razionale di questo problema sta nella preesistenza dell’anima e nella pluralità delle esistenze. L’uomo di genio è uno Spirito che ha vissuto più a lungo; che di conseguenza ha acquisito di più, ha progredito di più rispetto a coloro che sono meno avanzati. Incarnandosi, egli apporta ciò che sa, e poiché sa molto più degli altri, senza avere bisogno di apprendere, è quello che viene chiamato generalmente un uomo di genio. Tuttavia, ciò che egli sa è purnondimeno il frutto di un lavoro anteriore, non il risultato di un privilegio. Prima di rinascere, quindi, egli era uno Spirito avanzato; si reincarna, sia per fare beneficiare anche gli altri di ciò che sa, sia per acquisire nuove conoscenze. Gli uomini progrediscono incontestabilmente per merito proprio e grazie agli sforzi della loro intelligenza: ma, poiché si affidano alle loro sole forze, ottengono un progresso che è molto lento, se non vengono aiutati da uomini più progrediti, così come lo scolaro è aiutato dai suoi professori. Tutti i popoli hanno avuto i loro uomini di genio, che in epoche diverse sono venuti a dar loro un nuovo impulso ed a trarli dall’inerzia. 6 - Se si ammette la sollecitudine di Dio per le sue creature, perché non si dovrebbe ammettere che Spiriti capaci, grazie alla loro energia ed alla superiorità delle loro conoscenze, di fare progredire l’umanità, si incarnino per volontà di Dio al fine di contribuire al progresso in un senso determinato; perché non si dovrebbe ammettere che essi vengano incaricati di una missione, come un ambasciatore ne viene incaricato dal suo sovrano? Questa è per l’appunto la funzione dei grandi geni. Che cosa vengono a fare, se non ad insegnare agli uomini verità che quelli ignorano, e che avrebbero continuato ad ignorare ancora per lunghissimi periodi; se non per donare loro una base grazie alla quale potranno elevarsi più rapidamente? Questi geni, che appaiono nei secoli come stelle fulgidissime, lasciando dietro di sé una lunga scia luminosa protesa sull’umanità, sono missionari o, se si vuole, messia. Le cose nuove che essi insegnano agli uomini, sia nell’ordine fisico, sia nell’ordine filosofico, sono rivelazioni. Se Dio suscita rivelatori per le verità scientifiche, a maggior ragione egli può suscitarne anche per le verità morali, che costituiscono uno degli elementi essenziali del progresso. Costoro sono i filosofi, le cui idee hanno varcato i secoli. 7 - Nel campo particolare della fede religiosa, la rivelazione riguarda soprattutto quelle cose spirituali che l’uomo non può conoscere da solo, che non può scoprire per mezzo dei propri sensi, e la cui conoscenza gli è concessa da Dio o dai suoi messaggeri, sia per mezzo della parola diretta, sia per mezzo dell’ispirazione. In questo caso, la rivelazione è sempre fatta ad uomini privilegiati, designati sotto il nome di profeti o messia, cioè inviati, missionari, che hanno la missione di trasmettere la rivelazione stessa agli uomini. Considerata da questo punto di vista, la rivelazione implica la passività assoluta: la si accetta senza controllo, senza esame, senza discussione. 8 - Tutte le religioni hanno avuto i loro rivelatori, e benché tutti siano ben lungi dall’aver conosciuto tutta la verità, avevano la loro ragion d’essere provvidenziale; poiché erano adeguati al tempo e all’ambiente in cui essi vivevano, alla particolare mentalità dei popoli ai quali si rivolgevano, ed ai quali essi erano relativamente superiori. Nonostante gli errori contenuti nelle loro dottrine, essi hanno purtuttavia scosso gli spiriti, e di conseguenza hanno gettato i semi del progresso che più tardi dovevano svilupparsi, o che un giorno si svilupperanno, alla luce del Cristianesimo. E’ quindi un errore scagliare contro di loro l’anatema in nome dell’ortodossia, poiché verrà un giorno in cui tutte queste credenze, tanto diverse per la forma ma tutte fondate in realtà sullo stesso principio fondamentale di Dio e dell’immortalità dell’anima, si fonderanno in una grande, immensa unità, quando la ragione avrà trionfato dei pregiudizi. Sfortunatamente le religioni sono sempre state strumenti di dominazione; il ruolo di profeta ha tentato le ambizioni secondarie, e si è assistito all’avvento di una moltitudine di pretesi rivelatori o messia, i quali, grazie al prestigio di questo nome, hanno sfruttato la credulità altrui a tutto profitto del loro orgoglio, della loro cupidigia o della loro pigrizia, poiché trovavano più comodo vivere a spese delle loro vittime. A questo proposito, richiamiamo l’attenzione sul capitolo XXI del Vangelo secondo gli Spiriti, «Vi saranno falsi Cristi e falsi profeti». 9 - Vi sono state rivelazioni dirette di Dio agli uomini? una questione che noi non oseremmo risolvere, né affermativamente né negativamente, in modo assoluto. Non si tratta di una cosa radicalmente impossibile, ma non vi è nulla che ne offra la prova certa e inconfutabile. Ciò che non può essere dubbio, invece, è che gli Spiriti più vicini a Dio in fatto di perfezione si compenetrano del suo pensiero e possono trasmetterlo. In quanto ai rivelatori incarnati, a seconda dell’ordine gerarchico cui appartengono e del grado delle loro conoscenze personali, possono attingere l’insegnamento da ciò che essi sanno, oppure possono riceverlo da Spiriti più elevati, cioè da messaggeri diretti da Dio. Questi ultimi, venuti a parlare in nome di Dio, possono essere stati scambiati talvolta per Dio stesso. Questa specie di comunicazioni non ha assolutamente nulla di strano per chiunque conosca i fenomeni spiritici e il modo in cui si stabiliscono i rapporti tra gli incarnati ed i disincarnati. Le istruzioni possono venire trasmesse con mezzi diversi: per mezzo dell’ispirazione pura e semplice, per mezzo della parola, per mezzo della vista degli Spiriti istruttori nelle visioni e nelle apparizioni, sia in sogno, sia nello stato di veglia, come si vede in numerosissimi esempi ricordati nella Bibbia, nel Vangelo e nei libri sacri di tutti i popoli. E’ quindi rigorosamente esatto dire che in maggioranza i rivelatori sono medium ispirati, auditivi o veggenti; da questo non consegue affatto che tutti i medium siano anche rivelatori, e meno ancora intermediari diretti della Divinità o suoi messaggeri. 10 - Soltanto i puri Spiriti ricevono la parola di Dio e hanno la missione di trasmetterla; ma si sa benissimo che non tutti gli Spiriti sono perfetti, e ve ne sono molti che si spacciano per ciò che non sono: è appunto questo che ha fatto dire a san Giovanni: «Non credete a tutti gli Spiriti, ma per prima cosa accertate se sono Spiriti di Dio» (Ep. I, cap. IV, vs. 4). Vi possono quindi essere rivelazioni serie e autentiche, così come ve ne sono di apocrife e menzognere. Il carattere essenziale della rivelazione divina è l’eterna verità. Ogni rivelazione macchiata di errore oppure soggetta a cambiamento non può emanare da Dio. E’ per questo che i comandamenti del Decalogo hanno tutti i caratteri della loro origine, mentre le altre leggi mosaiche, essenzialmente transitorie, e spesso in contraddizione con la legge del Sinai, sono l’opera personale e politica del legislatore ebreo. Quando i costumi e le consuetudini del popolo si sono addolciti, queste leggi sono cadute in disuso da sole, mentre il Decalogo è rimasto eretto, come il faro dell’umanità. Cristo ne ha fatto la base del suo edificio, mentre ha abolito le altre leggi. Se queste ultime fossero state veramente opera di Dio, egli si sarebbe ben guardato dal toccarle. Cristo e Mosè sono i due grandi rivelatori che hanno cambiato faccia al mondo, e in questo sta la prova della loro missione divina. Un’opera puramente umana non avrebbe avuto certo un simile potere. 11 - Una rivelazione importante si compie nell’epoca attuale: è quella che ci mostra la possibilità di comunicare con gli esseri appartenenti al mondo spirituale. Questa conoscenza non è nuova, senza dubbio; ma fino ai nostri giorni è rimasta, per così dire, bloccata allo stato di lettera morta, senza che l’umanità potesse trarne alcun profitto. L’ignoranza delle leggi che reggono questi rapporti l’aveva sepolta sotto le superstizioni: l’uomo era incapace di trarne una qualsiasi deduzione salutare; spettava alla nostra epoca liberarla dei suoi accessori ridicoli, comprenderne la portata, e farne scaturire la luce che doveva illuminare la strada dell’avvenire. 12 - Lo Spiritismo, che ci ha fatto conoscere il mondo invisibile che ci circonda e in mezzo al quale noi viviamo senza saperlo, le leggi che lo regolano, i suoi rapporti con il mondo visibile, la natura e lo stato degli esseri che l’abitano, e di conseguenza il destino dell’uomo dopo la morte, è un’autentica rivelazione nell’accezione scientifica della parola. 13 - Per sua stessa natura, la rivelazione spiritista ha un duplice carattere: ha contemporaneamente della rivelazione divina e della rivelazione scientifica. Ha della prima, in quanto il suo avvento è provvidenziale, e non è il risultato dell’iniziativa e di un disegno premeditato dell’uomo; perché i punti fondamentali della dottrina sono il risultato dell’insegnamento impartito dagli Spiriti incaricati da Dio di illuminare gli uomini su cose che essi ignoravano, che non avrebbero potuto imparare da soli, e che debbono conoscere quando sono maturi per comprenderle. Ha della seconda, in quanto questo insegnamento non è il privilegio di un singolo individuo, ma è impartito a tutti con lo stesso mezzo; perché coloro che lo trasmettono e coloro che lo ricevono non sono affatto esseri passivi dispensati dall’attività di osservazione e di ricerca; perché non rinnegano affatto né il loro giudizio né il loro libero arbitrio; perché non è affatto vietato loro di effettuare il controllo, ma al contrario questo viene loro raccomandato; e infine perché la dottrina non è stata dettata tutta di un pezzo, né imposta alla fede cieca, anzi è stata dedotta, grazie al lavoro dell’uomo, dall’osservazione dei fatti che gli Spiriti gli pongono sotto gli occhi, e dalle istruzioni che essi gli impartiscono, e che egli studia, commenta, confronta, traendone poi egli stesso le conseguenze e le applicazioni. Per dirla in breve, ciò che caratterizza la rivelazione spiritista è il fatto che la sua fonte è divina, l’iniziativa appartiene agli Spiriti, e l’elaborazione è opera dell’uomo. 14 - Per quanto riguarda i mezzi di elaborazione, lo Spiritismo procede esattamente allo stesso modo delle scienze positive; vale a dire applica il metodo sperimentale. Si presentano fatti di un ordine nuovo, che non possono venire spiegati sulla base delle leggi conosciute: allora li osserva, li compara, li analizza e, risalendo dagli effetti sino alle cause, giunge a scoprire la legge che li regola; poi ne deduce le conseguenze e ne ricerca le applicazioni utili. Non stabilisce teorie preconcette: perciò non ha posto come ipotesi né l’esistenza e l’intervento degli Spiriti, né il perispirito, né la reincarnazione, né alcun principio della dottrina: ha concluso che gli Spiriti esistessero quando la loro esistenza si è imposta chiaramente attraverso l’osservazione dei fatti; e lo stesso si può dire di tutti gli altri principi. Non sono i fatti che sono venuti, a posteriori, a confermare la teoria; è la teoria che è venuta successivamente per spiegare e riassumere i fatti. E’ quindi rigorosamente esatto affermare che lo Spiritismo è una scienza d’osservazione, e non il prodotto dell’immaginazione. Le scienze possono compiere seri progressi soltanto quando il loro studio è basato sul metodo sperimentale; ma fino ad oggi si è creduto che tale metodo fosse applicabile solo alla materia, mentre lo si può applicare anche alle cose metafisiche. 15 - Citiamo un esempio. Nel mondo degli Spiriti si verifica un fatto molto singolare, che certamente nessuno avrebbe mai sospettato: vi sono Spiriti che credono di non essere affatto morti. Ebbene, gli Spiriti superiori, che conoscono perfettamente tale fenomeno, non sono mai venuti ad avvertire in anticipo: «Vi sono Spiriti i quali credono di vivere ancora la vita terrena, hanno conservato i loro gusti, le loro abitudini e i loro istinti»; hanno invece provocato la manifestazione di Spiriti appartenenti a questa categoria, perché potessimo osservarli. Quando si è visto così che vi erano Spiriti incerti della loro condizione, o convinti di appartenere ancora a questo mondo, dagli esempi è stato possibile ricavare la regola. La molteplicità dei fatti analoghi ha provato che non si trattava affatto di un’eccezione, bensì di una delle fasi della vita spiritica; ha permesso di studiare tutte le varietà e tutte le cause di quest’illusione singolarissima; di riconoscere che tale situazione è soprattutto appannaggio di Spiriti moralmente poco progrediti, e che è tipica di certi generi di morte; che è soltanto temporanea, ma può durare giorni, mesi e anche anni. E’ in questo modo che la teoria è nata dall’osservazione. Lo stesso si può dire a proposito di tutti gli altri principi della dottrina. 16 - Così come la scienza propriamente detta ha per oggetto lo studio delle leggi del principio materiale, l’oggetto speciale dello Spiritismo è la conoscenza delle leggi del principio spirituale; ora, poiché quest’ultimo principio è una delle forze della natura, che agisce incessantemente sul principio materiale, e viceversa, ne consegue che la conoscenza dell’uno non può essere completa senza la conoscenza dell’altro. Lo Spiritismo e la scienza si completano a vicenda: senza lo Spiritismo, la scienza si trova nell’impossibilità di spiegare certi fenomeni per mezzo delle sole leggi della materia; senza la scienza, lo Spiritismo sarebbe privo di appoggio e di controllo. Lo studio delle leggi della materia doveva precedere quello della spiritualità, perché è appunto la materia che colpisce soprattutto i sensi. Lo Spiritismo, se fosse venuto prima delle scoperte scientifiche, sarebbe stato un’opera abortita, come tutto ciò che precorre i tempi. 17 - Tutte le scienze si concatenano e si succedono in un ordine razionale: nascono le une dalle altre, via via che trovano un punto d’appoggio nelle idee e nelle conoscenze preesistenti. L’astronomia, una delle primissime scienze che siano state coltivate dall’uomo, è rimasta legata ai suoi errori infantili fino a quando la fisica è sopravvenuta a rivelare la legge delle forze degli agenti naturali; la chimica, che non può nulla senza la fisica, doveva succederle immediatamente, per procedere poi al suo fianco, accordandole e ricevendone un appoggio mutuo. L’anatomia, la fisiologia, la zoologia, la botanica, la mineralogia non sono diventate scienze serie se non grazie al contributo dato loro dalla fisica e dalla chimica. La geologia, che è nata da pochissimo tempo, senza l’astronomia, la fisica, la chimica e tutte le altre, sarebbe stata priva dei suoi autentici elementi di vitalità: quindi non poteva venire che dopo le altre. 18 - La scienza moderna ha fatto giustizia dei quattro elementi primitivi degli antichi, e di osservazione in osservazione è giunta alla concezione di un solo elemento generatore di tutte le trasformazioni della materia; ma la materia, di per se stessa, è inerte, non possiede né vita né pensiero né sentimento; è necessaria l’unione con il principio spirituale. Lo Spiritismo non ha scoperto né inventato questo principio; ma è stato il primo che lo ha dimostrato per mezzo di prove irrefutabili; lo ha studiato, analizzato, e ne ha reso evidente l’azione. All’elemento materiale, lo Spiritismo ha aggiunto l’elemento spirituale. Elemento materiale ed elemento spirituale: ecco i due principi, le due forze vive della natura. Per mezzo dell’unione indissolubile di questi due elementi si spiega senza fatica una quantità di fatti in precedenza inesplicabili. [1] arabo e l’elemento europeo. Poiché ha per oggetto lo studio di uno dei due elementi costitutivi dell’universo, lo Spiritismo ha contatti, per forza di cose, con la maggior parte delle scienze: non poteva venire, quindi, se non dopo la loro elaborazione ed è nato necessariamente dall’impossibilità di spiegare tutto in base alle sole leggi della materia. 19 - Si accusa lo Spiritismo di essere imparentato con la magia e con la stregoneria: ma ci si dimentica che l’astronomia ha avuto come antenata l’astrologia, la quale non è poi tanto lontana da noi; che la chimica è figlia dell’alchimia, di cui nessun uomo dotato di senso pratico avrebbe, oggi, il desiderio di occuparsi. Nessuno nega, tuttavia, che nell’astronomia e nell’alchimia vi fossero in germe verità dalle quali sono scaturite le scienze attuali. Nonostante le sue formule ridicole, l’alchimia ha messo sulla strada dei corpi semplici e della legge delle affinità; l’astrologia si basava sulla posizione e sul movimento degli astri che aveva studiato; ma nell’ignoranza delle vere leggi che reggevano il meccanismo, gli astri erano per il volgo esseri misteriosi ai quali la superstizione attribuiva un’influenza morale e un senso rivelatore. Quando Galileo, Newton, Keplero ebbero fatto conoscere quelle leggi, quando il telescopio ebbe strappato il velo ed ebbe permesso di affondare nelle profondità dell’universo uno sguardo che certuni giudicavano indiscreto, i pianeti ci apparvero come mondi simili al nostro, e tutta l’impalcatura del meraviglioso crollò. Lo stesso si può dire della posizione dello Spiritismo nei confronti della magia e della stregoneria: queste ultime si basavano a loro volta sulla manifestazione di Spiriti, come l’astrologia si basava sul movimento degli astri: ma, nell’ignoranza delle leggi che reggono il mondo spirituale, l’una e l’altra mescolavano a questi rapporti pratiche e credenze ridicole, delle quali lo Spiritismo moderno, frutto dell’esperienza e dell’osservazione, ha fatto giustizia. Certamente, la distanza che separa lo Spiritismo dalla magia e dalla stregoneria è assai maggiore di quella esistente tra l’astronomia e l’astrologia e tra la chimica e l’alchimia: volerli confondere significa dimostrare di non comprenderne proprio nulla. 20 - Già il solo fatto della possibilità di comunicare con gli esseri del mondo spirituale ha conseguenze incalcolabili, della massima gravità: è tutto un mondo nuovo che ci si rivela, e che è tanto più importante in quanto attende tutti gli uomini, senza alcuna eccezione. Tale conoscenza non può mancare di apportare, generalizzandosi, una profonda modificazione nei costumi, nel carattere, nelle abitudini e nelle credenze che hanno una influenza tanto grande sui rapporti sociali. E’ una autentica rivoluzione che si opera nelle idee: una rivoluzione tanto più grande, tanto più potente, in quanto non è circoscritta ad un solo popolo o ad una sola casta, ma giunge simultaneamente al cuore di tutti i popoli, di tutte le nazionalità, di tutti i culti. E’ quindi a ragione che lo Spiritismo viene considerato come la terza delle grandi rivelazioni. Vediamo in che cosa differiscono queste rivelazioni, e per mezzo di quale legame sono collegate l’una all’altra. 21 - MOSE’, come profeta, ha rivelato agli uomini la conoscenza di un Dio unico, sovrano Padrone e Creatore di tutte le cose; ha promulgato la legge del Sinai e ha gettato le basi della vera fede; come uomo, è stato il legislatore del popolo grazie al quale questa fede primitiva, purificandosi, doveva un giorno diffondersi su tutta la terra. 22 - CRISTO, prendendo dalla legge antica ciò che è eterno e divino, e respingendo tutto ciò che era soltanto transitorio, puramente disciplinare e di concezione umana, aggiunge la rivelazione della vita futura, di cui Mosè non aveva parlato affatto, la rivelazione delle punizioni e delle ricompense che attendono l’uomo dopo la morte. (Vedere Revue Spirite, 1861, pagg. 90 e 280). 23 - La parte più importante della rivelazione del Cristo, in quanto è la prima fonte, la pietra angolare di tutta la sua dottrina, è il punto di vista completamente nuovo dal quale mostra la Divinità. Non è più il Dio terribile, geloso, vendicativo di Mosè, il Dio crudele e spietato che bagna la terra di sangue umano, che ordina il massacro e lo sterminio dei popoli, senza eccettuare le donne, i bambini ed i vecchi, che punisce quanti risparmiano le vittime; non è più il Dio ingiusto che punisce tutto un popolo per la colpa del suo capo, che si vendica del colpevole sulla persona dell’innocente, che colpisce i figli per le colpe dei loro padri: ma un Dio clemente, sovranamente giusto e buono, pieno di mansuetudine e di misericordia, che perdona il peccatore pentito, e ripaga ciascuno secondo le sue opere; non è più il Dio di un solo popolo privilegiato, il Dio degli eserciti che presiede ai combattimenti per sostenere la propria causa contro il Dio di altri popoli, ma il Padre comune di tutto il genere umano, che estende la sua protezione a tutti i suoi figli e li chiama tutti a sé; non è più il Dio che ricompensa e punisce per mezzo dei soli beni della terra, che fa consistere la gloria e la felicità nell’asservimento dei popoli rivali e nell’abbondanza della progenitura, ma un Dio che dice agli uomini: «La vostra vera patria non è di questo mondo, è nel regno dei cieli; è là che gli umili di cuore saranno esaltati e gli orgogliosi saranno umiliati». Non è più il Dio che considera una virtù la vendetta e ordina occhio per occhio, dente per dente
; ma il Dio di misericordia che dice: «Perdonate le offese ricevute, se volete essere perdonati; rendete bene per male; non fate ad altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi». Non è più il Dio meticoloso e meschino che impone, minacciando punizioni rigorose, la maniera in cui vuole essere adorato, e che si offende per la mancata osservanza di una formula, ma il Dio grande che considera il pensiero e non si compiace della forma. Non è più, soprattutto, il Dio che vuole essere temuto, è il Dio che vuole essere amato. 24 - Poiché Dio è il perno di tutte le credenze religiose, l’oggetto di tutti i culti, il carattere di tutte le religioni è conforme all’idea che esse hanno di Dio. Le religioni che ne fanno un Dio vendicativo e crudele l’onorano con atti di crudeltà, con roghi e torture; quelle che ne fanno un Dio parziale e geloso sono intolleranti; sono più o meno meticolose nella forma, a seconda che lo credano più o meno caratterizzato da debolezze e da meschinità umane. 25 - Tutta la dottrina del Cristo è fondata sul carattere che egli attribuisce alla Divinità. Con un Dio imparziale, sovranamente giusto, buono e misericordioso, egli ha potuto fare dell’amore di Dio e della carità verso il prossimo la condizione espressa della salvezza, e dire: Amate Dio più di ogni cosa, e il vostro prossimo come voi stessi: ecco tutta la legge ed i profeti; non ve n’è altra. Su questa credenza, egli ha potuto basare il principio dell’eguaglianza degli uomini davanti a Dio e della fraternità universale. Ma era possibile amare il Dio di Mosè? No: lo si poteva soltanto temere. Questa rivelazione dei veri attributi della Divinità, unita a quella dell’immortalità dell’anima e della vita futura, modificava profondamente i rapporti reciproci tra gli uomini, imponendo loro nuovi doveri, facendo loro considerare sotto una luce diversa la vita presente; e per questa ragione doveva agire sui costumi e sui rapporti sociali. E’ incontestabilmente, per le sue conseguenze, il punto fondamentale della rivelazione del Cristo, e del quale non è compresa sufficientemente l’importanza; è doloroso riconoscerlo, ma è anche il punto dal quale ci si è maggiormente discostati, e che più d’ogni altro è stato misconosciuto nell’interpretazione dei suoi insegnamenti. 26 - Tuttavia il Cristo aggiunge: «Molte delle cose che io vi dico, voi ancora non potete comprenderle, e ne avrei molte altre che voi non comprendereste; ecco perché vi parlo in parabole; ma, più tardi, vi manderò il Consolatore, lo Spirito della Verità, che ristabilirà tutte le cose e ve le spiegherà tutte» (Giovanni, cap. XIV, XVI; Matteo, cap. XVII). Se il Cristo non ha detto tutto ciò che avrebbe potuto dire, è perché ha ritenuto di dover lasciare nell’ombra certe verità fino a quando gli uomini fossero in condizione di comprenderle. Secondo la sua stessa ammissione, il suo insegnamento era dunque incompleto, poiché annunciava la venuta di colui che deve completarlo; egli prevedeva quindi che le sue parole sarebbero state fraintese, che ci si sarebbe discostati dal suo insegnamento; per dirla in breve, che si sarebbe disfatto ciò che lui ha fatto, perché ogni cosa deve essere ristabilita; ora, non si ristabilisce se non ciò che è stato disfatto. 27 - Perché chiama Consolatore il nuovo Messia? Questo nome significativo e privo di ambiguità è tutto una rivelazione. Il Cristo prevedeva quindi che gli uomini avrebbero avuto bisogno di consolazioni, il che sottintende l’insufficienza di quelle che avrebbero trovato nella fede che si sarebbero dati. Mai, forse, il Cristo è stato più chiaro e più esplicito che in queste ultime parole, alle quali ben pochi hanno prestato attenzione, forse perché si è evitato di metterle in luce e di approfondirne il significato profetico. 28 - Se il Cristo non ha potuto sviluppare il suo insegnamento in modo completo, ciò è avvenuto perché agli uomini mancavano conoscenze che essi avrebbero potuto acquisire soltanto con il tempo, e senza le quali non potevano comprendere; si tratta di cose che sarebbero sembrate assurde, alla luce delle conoscenze di quei tempi. Completare il suo insegnamento va quindi inteso nel senso di spiegare e di sviluppare, non già nel senso di aggiungervi nuove verità, poiché tutto vi si trova già in germe; solamente, mancava la chiave per afferrare il significato delle sue parole. 29 - Ma chi osa permettersi di interpretare le sacre Scritture? Chi ha questo diritto? Chi possiede i lumi necessari, se non i teologi? Chi osa farlo? Innanzi tutto la scienza, che non chiede permesso a nessuno, per fare conoscere le leggi della natura, e annienta gli errori e i pregiudizi. Chi ha questo diritto? In questo secolo di emancipazione intellettuale e di libertà di coscienza, il diritto d’esame appartiene a tutti, e le Scritture non sono più l’arca sacra che nessuno osava toccare neppure con un dito, per la paura di rimanere folgorato. In quanto ai lumi necessari, senza contestare quelli dei teologi (e per quanto fossero illuminati quelli del medioevo, in particolare i Padri della Chiesa, essi non lo erano purtuttavia abbastanza per non condannare come eresia il movimento della terra e l’esistenza degli antipodi); e senza risalire a tempi così antichi, i teologi dei nostri giorni non hanno forse lanciato l’anatema contro i periodi della formazione della terra? Gli uomini non hanno potuto spiegare le Scritture se non con l’aiuto di ciò che sapevano, di nozioni false o incomplete circa le leggi della natura, rivelate in seguito dalla scienza; ecco perché gli stessi teologi hanno potuto ingannarsi, in buona fede, sul senso di certe frasi e di certi fatti del Vangelo. Poiché volevano trovarvi a tutti i costi la conferma di un pensiero preconcetto, continuavano a girare in un circolo vizioso, senza abbandonare il loro punto di vista, in modo da vedere soltanto ciò che volevano vedere. Benché fossero teologi dottissimi, non potevano comprendere le cause dipendenti da leggi che essi non conoscevano. Ma chi potrà giudicare le interpretazioni, diverse e spesso contraddittorie, date al di fuori della teologia? L’avvenire, la logica e il buon senso. Gli uomini, sempre più illuminati via via che verranno a rivelarsi fatti nuovi e nuove leggi, sapranno tracciare la distinzione tra i sistemi utopistici e la realtà; ora, la scienza fa conoscere certe leggi; lo Spiritismo ne fa conoscere altre; le une e le altre sono indispensabili per comprendere i testi sacri di tutte le religioni, da Confucio e Budda fino al Cristianesimo. In quanto alla teologia, non potrà eccepire giudiziosamente le contraddizioni della scienza, quando non è neppure d’accordo con se stessa. 30 - Lo SPIRITISMO, che prende come punto di partenza le parole stesse del Cristo così come il Cristo ha preso come punto di partenza Mosè, è una conseguenza diretta della sua dottrina. All’idea vaga della vita futura, lo Spiritismo aggiunge la rivelazione dell’esistenza del mondo invisibile che ci circonda e popola lo spazio, e in questo modo precisa la fede: le dà un corpo, una consistenza, una realtà nel pensiero. Lo Spiritismo definisce i legami che uniscono l’anima e il corpo, e rimuove