Il potere della finanza e la sua autonomia morale
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Anteprima del libro
Il potere della finanza e la sua autonomia morale - Pompeo Maritati
Maritati
Introduzione
Questi due ultimi decenni sono stati caratterizzati dalla crisi economica che in un certo qual modo ha interessato un po’ tutto il mondo. Non c’è stato alcun terremoto devastante, nessun meteorite ha colpito la terra e se c’è stata qualche carestia ha interessato aree modeste del nostro pianeta. La natura, aldilà delle problematiche relative all’inquinamento atmosferico, al famigerato buco nell’ozono, nulla ha a che vedere con la crisi economica che in alcuni paesi è stata devastante. Una crisi addebitabile esclusivamente allo sciacallaggio finanziario delle lobbies della finanza che, indisturbate, senza alcun controllo, soggiogando e sottomettendo la politica, che spesso si è resa complice, hanno messo in ginocchio le economie di molti paesi e di conseguenza riducendo le condizioni sociali dei relativi popoli.
Le alchimie finanziarie hanno prevalso sulla vita di milioni di persone.
Mai come in questi ultimi decenni l’uomo ha saputo dimostrare tutta la sua indifferenza verso le povertà, le malattie, l’indigenza in genere. L’occidente opulento ha preferito e tutelato gli interessi di alcuni a scapito di altri con disgustoso cinismo. La politica ha perduto il suo ruolo diventando uno strumento al servizio della finanza, in quanto i governi al potere possono essere esautorati, non dal volere democratico dei popoli ma dallo spostamento di ingenti masse di capitali, frutto di speculazione i cui danni sono sempre pagati dai cittadini. Si ha la sensazione di essere ritornati indietro nel tempo, dove le libertà e la qualità della democrazia sono dovute alla benevolenza del proprio padrone. I cittadini in quanto liberi elettori dei propri rappresentanti politici, oramai non hanno alcun potere decisionale. I politici da eleggere, se non ancora addomesticati al volere delle strategie economiche della finanza, nulla potranno contro di esse, oramai detentrici di tutte le leve di comando.
Nel corso delle prossime pagine vedremo come questo fenomeno inquadrabile in una forma di vera e propria dittatura finanziaria, sia stata propiziata proprio dall’indifferenza e dall’apatia della gente che da tempo ha smesso di partecipare alla cosa pubblica, restando inerme di fronte a tante norme che sono state regolarmente varate da parlamenti democraticamente eletti ma che hanno fatto solo gli interessi dei manovratori di turno. Parlamenti manipolati come dei burattini.
L’Italia in questa crisi ha ampiamente pagato il suo tributo che tutt’ora sta pagando in termine di disoccupazione e povertà, ma la cosa più iniqua è stata la riduzione dei diritti dei cittadini in termini di servizi sociali, del generale accesso ai pubblici servizi e del diritto al lavoro. Precariato e lavoro mal retribuito sono le piaghe del XXI secolo, che grazie allo sciacallaggio finanziario, ha riportato la nostra società indietro di molti decenni.
Delle problematiche che hanno generato la crisi ancora in corso, ne parleremo ampiamente nella trattazione dei vari argomenti che ci porteranno per mano a comprendere come mai e perché il mondo e in particolare l’Europa e nell’Europa Italia, Spagna e Grecia, hanno dovuto pagare un alto tributo in termine, oltre che di ricchezza, soprattutto di conquiste sociali.
Ritengo, per ben inquadrare l’argomento di cui trattare in questo libro, sia doveroso iniziare facendo riferimento a quelle norme che già dal 1948 erano previste dalla nostra Costituzione, per renderci conto di come tutto il sistema politico e culturale del paese sia stato sottomesso agli interessi della finanza. La lettura degli articoli 41 e 47 della nostra Carta Costituzionale ci fanno rabbrividire. Constatare come questi articoli, fondamentali per lo sviluppo economico, culturale ed etico del nostro Paese siano stati calpestati, ci fanno sorgere un ulteriore atroce dubbio, non più sulla qualità dei nostri governanti, quanto sul profilo culturale e partecipativo del nostro popolo che, inerme e per certi versi anche apatico e indifferente, non ha saputo reagire al non corretto rispetto delle seguenti norme:
L’art. 41 della nostra Costituzione recita:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana."
L’art. 47 della nostra Costituzione recita:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.
Di conseguenza dovremmo ritenere, come affermato da Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, ideatore e realizzatore del Microcredito Moderno, ovvero un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali che:
Il Credito nella Finanza e nella Banca dovrebbe rappresentare la Democrazia Economica
Il Credito, in tutte le sue forme è un diritto umano, quindi un’attività di promozione umana, sociale ed ambientale, i cui interventi dovranno essere valutati con il duplice criterio della vitalità economica e dell’utilità sociale.
PARTE PRIMA
Evoluzione storica Della finanza e della banca
La sua autonomia morale in un contesto di degrado etico
L’etica nella banca e nella finanza
Con il capitalismo la produzione è organizzata in funzione del profitto e non della necessità. E’ la strada che porta l’economia nel solco della finanza. La differenza tra Economia e Finanza la si riscontra nell’ambito dei processi di produzione e distribuzione della ricchezza. La Finanza si occupa esclusivamente di produrre ricchezza senza entrare nel merito della sua distribuzione. Il capitalismo è al servizio del potere grazie alla rivalità che si genera tra gli individui, azzerandone i valori, motivo per cui si ha la disumanità quando si passa dall’economia alla finanza e dai bisogni al profitto.
Ma che cos'è l'etica?
Prima di iniziare il nostro approfondimento nel mondo della finanza, forse, sarà utile rammentare il significato della parola tanto usata, forse abusata e vilipesa, per meglio inquadrare la finalità di questo mio studio. Al termine ETICA, possiamo assegnare almeno quattro significati:
1. Etimologicamente, cioè nella sua origine, il termine «etica» allude a ciò che si usa fare, a ciò che si fa di solito. Dal greco «ethos» significa infatti il costume sociale, il modo di comportarsi in una determinata società.
2. Alla luce del punto uno, l'etica quindi indica i comportamenti che una società, nella sua saggezza ed esperienza, ha ritenuto necessari per la pace e l'ordine sociale, per il progresso dei cittadini, per l'aumento del benessere di tutti. A questo punto non sarebbe sbagliato affiancare al termine Etico anche Onesto.
3. Etico non è solo ciò che si usa fare in una società buona, ma tutto ciò che è buono in sé, ovvero ciò che va fatto o evitato, nell’esclusivo interesse della collettività;
4. Il quarto significato è quello dell’etica come riflessione filosofica.
È una grande conquista per l'umanità essere giunta a intuire l'esistenza di comportamenti che sono al di sopra del piacere, del guadagno e dell’interesse personale; comportamenti che non hanno prezzo perché sono al di sopra di ogni apprezzamento terreno.
Per ora, stando alle nostre conoscenze ed esperienze maturate possiamo indicativamente asserire, senza correre alcun rischio di sbagliare, che la Finanza moderna, quella che oramai regola tutte le attività quotidiane della nostra società, non possa essere inquadrata, al momento, in nessuno dei quattro punti precedentemente enunciati.
Si stava meglio quando si stava peggio?
Desidero iniziare il nostro percorso nei meandri della finanza proponendovi una breve descrizione dell’evoluzione sociale ed economica a partire dal dopo guerra. Un piccolo revival del nostro recente passato per meglio comprendere il nostro presente e come sia stato possibile in poco più di mezzo secolo, consentire alle lobbies della finanza di diventare così potenti da essere loro oggi a condizionare il nostro modus vivendi, avendo già ipotecato il futuro dei nostri figli.
I sindacati, attraverso una lotta dura ma efficace, nei primi due decenni successivi al dopoguerra, riuscirono ad ottenere numerosi risultati di ordine sociale straordinari quali: il riconoscimento del diritto alle Ferie, alla maternità, all’indennità di malattia retribuita per periodi alquanto lunghi, ai permessi per motivi sindacali, di studio, per sposarsi e per poter usufruire del ciclo di cure termali, generalmente della durata di due settimane con viaggio, alloggio e vitto pagato. In particolare fu adottata la Scala Mobile¹, cioè l’adeguamento dei salari e stipendi al costo della vita. L’università era libera, cioè chiunque poteva iscriversi a qualsiasi facoltà, senza sbarramenti, numeri chiusi e test d’ingresso.
Una conquista sociale, dai positivi risvolti economici, in quanto favoriva la fidelizzazione e la crescita professionale dei propri dipendenti, era rappresentata dall’incentivazione allo studio, che alla fine degli anni 60 primi anni 70, era attuata e sostenuta dal sistema produttivo, dove le stesse aziende incentivavano i giovani lavoratori a proseguire negli studi, concedendo permessi, pagando i libri di testo degli esami sostenuti con esito positivo, e accollandosi anche le tasse universitarie. Al termine del corso di laurea, forse il premio più ambito era l’immediato inquadramento previsto dai CCNL per i laureati.
Era alquanto frequente negli anni 60 e 70 proseguire gli studi lavorando contemporaneamente.
Erano i tempi del Boom-Economico-Italiano dove la crescita del Paese trovava riscontro nella crescita dei servizi pubblici e sociali. L’accesso alla sanità aperta a tutti, con i farmaci a totale carico dello stato², giusto per accennarne a qualcuno. Nel 1969 viene istituita la Pensione Sociale per i cittadini ultra 65enni sprovvisti di assicurazione, che non avevano un minimo di reddito.
Visto che abbiamo accennato a quello che oggi è il grande problema delle Pensioni, sappiate che questo istituto è nato nel 1939 e prevedeva l’accesso alla pensione di vecchiaia a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne e contemporaneamente veniva istituita la pensione di reversibilità a favore dei superstiti dell’assicurato e del pensionato.
Sino al 1969 il calcolo era effettuato sulla base degli effettivi contributi versati. Dal 1969 da quella che possiamo definire la riforma scellerata di Brodolini, si abbandona definitivamente ogni forma di capitalizzazione contributiva e si adotta la formula retributiva per il calcolo della pensione in forma generalizzata. Calcolo che favorisce i pensionati ma non le casse dello stato. Non possiamo non citare l’istituto delle baby pensioni, che furono inaugurate nel 1973, che consentiva di andarsene in pensione, solo ai dipendenti dello stato, dopo appena 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi, per le donne sposate con figli, 20 anni per tutti gli statali e 25 per i dipendenti degli enti locali. Le baby pensioni vennero eliminate nel 1993. Ovviamente le conseguenze e il peso sul bilancio dello stato di questo istituto iniquo e scellerato grava ancora oggi.
Ho accennato a questi fattori le cui conseguenze economiche stiamo pagando ancora oggi per cercare di capire, parlando di Etica, di come la storia moderna italiana in molte circostanze ha manifestato di esserne un po’ carente. In quegli anni si parlava di programmazione economica pluriennale.³ In ambito politico e in quello privato rivestiva ancora un ruolo importante l’Etica e la deontologia professionale condivisa dalla collettività.
Sono solo passati 4/5 decenni e in questo lasso di tempo l’organizzazione sociale ed economica della nostra società ha assunto connotazioni materialistiche degradanti, che per alcuni versi possiamo definire preoccupanti o quanto meno da non sottovalutare.
Arrivando invece ai giorni nostri, constatata l’attuale situazione di crisi, ritengo che il male peggiore, che ha contribuito a spegnere i riflettori sulla speranza di una società migliore, sia attribuibile proprio al declino dei valori portanti quali la Solidarietà, la Professionalità e l’Etica⁴. Aldilà ovviamente di quegli aspetti di macroscopico opportunismo politico, rappresentato da leggi, vedi le pensioni baby, ed il passaggio dal sistema contributivo a quello retributivo, che hanno partecipato a far lievitare il debito pubblico nei decenni precedenti, i nuovi equilibri macroeconomici hanno messo alle corde la solidarietà e attraverso l’abbandono quasi totale dell’Etica, hanno orientato il loro interesse alla Produttività e Redditività, quali elementi esclusivi dello sviluppo.
L’esasperazione di questi due fattori, giustificabili a livello privatistico, hanno finito per condizionare anche quello pubblico. L’uomo, l’individuo, comincia a non essere più il centro dell’interesse dei governi, attenti più a incrementare il loro potere, legiferando spesso, per aumentarne il consenso popolare, che ha sostanzialmente favorito solo alcuni settori socio-economici a scapito di altri. Qui potremmo aprire una parentesi, accennando molto velocemente alla contrattazione collettiva nazionale dei lavoratori, dove alcune categorie perché, forti, ottennero e continuano ancora oggi a ottenere riconoscimenti remunerativi differenziati.
Questa differenziazione retributiva e normativa del lavoro io l’addebito all’egoismo sindacale, anch’esso non scevro, pur di ottenere qualche tessera in più, di aver trascurato quell’Etica di base che avrebbe voluto tutti i lavoratori su uno stesso piano. Ritengo il sindacato in generale uno degli aspetti che non poco ha contribuito a rendere sempre più precario il sistema del lavoro. Un sindacato che lotta solo per accaparrarsi qualche lira/euro in più, proteggendo spesso l’indifendibile, anziché proteggere i lavoratori dai parassiti. Atteggiamento questo che ha contribuito a determinarne la loro scarsa credibilità e di conseguenza la forza contrattuale.
Un aspetto che ritengo opportuno segnalare, secondo il mio avviso, è il percorso di carriera di una buona parte di quei sindacalisti che, una volta finito di ricoprire la carica di segretario generale, sono catapultati in parlamento. Nulla da ridire in un contesto democratico e civile, ma a me suona strano e puzza di conflitto d’interessi questa fine carriera parlamentare.
Il sindacato non mi pare che abbia fatto molto in materia di lotta contro il potere dilagante della finanza. Non so se per miopia o per quant’altro, non abbia saputo valutare attentamente quel mondo della finanza che rapidamente stava mutando la sua pelle, alla luce del sole, e che avrebbe poi, come è realmente successo, preso le redini del potere. Non è offensivo o poco rispettoso nei confronti del sindacato odierno, affermare che le sue lance sono oramai inadeguate, spezzate in più punti, avendo peraltro perso buona parte della sua credibilità proprio tra i lavoratori.
L’abbandono dell’Etica, per perseguire la redditività a qualsiasi costo, una redditività che ha favorito solo una piccola parte della nostra società, cioè quella imprenditoria politicizzata, che ha posto in essere comportamenti deleteri quali la corruzione, concussione, falso in bilancio, peculato, becero clientelismo e appropriazione indebita. Si è consentito, attraverso il clientelismo di abbassare notevolmente il livello professionale della classe dirigente, in quanto l’individuazione dei soggetti da destinare alla gestione pubblica si è basata, oramai da decenni, solo su valori clientelari.
Il tutto ovviamente favorito da un legislatore disattento, probabilmente interessato ad altri aspetti, nonostante questi fenomeni di malcostume proliferavano, nulla ha fatto per porre degli argini. Leggi ambigue, hanno reso la vita facile al dilagante malcostume e da tempo i vari governi che si stanno succedendo, poco o nulla hanno fatto per porvi un freno.
Il grande ed abile burattinaio dell’attuale stato di fatto è la Finanza, che paradossalmente non ha mai commesso gli errori della politica, cioè di assegnare ruoli direttivi e strategici all’interno del sistema bancario e finanziario attraverso il clientelismo. Non solo, la grande lobby della Finanza nel mondo ha saputo coalizzarsi e solidarizzare, creando quello che io definisco il Potere dei Poteri
.
Corruzione, concussione, falso in bilancio⁵, peculato, becero clientelismo, evasione e appropriazione indebita hanno trovato terreno fertile in quei Paesi dove il livello culturale del rispetto dell’Etica era più fragile.
Questo succintamente il quadro internazionale. Consentitemi di esprimere una mia personale convinzione e cioè, che la base di un popolo civile è rappresentata dalla sua ricchezza culturale, non solo artistica ma la cultura intesa quale senso civico rivolto al rispetto delle regole, delle leggi e del prossimo, sentendoci tutti individualmente possessori e pertanto difensori, nel senso più lato, della proprietà pubblica, sia essa materiale che immateriale, e non invece quel becero concetto che tutto quello che è fuori dalla porta della nostra casa non ci appartenga.
Venendo ai problemi di casa nostra è da tempo che sentiamo strombazzare da tutti i settori che ci stiamo impoverendo, che lo Stato si sta sempre più indebitando, che non ci sono più i soldi per la scuola, la sanità e per tutte quelle assistenze di carattere sociale rivolte ai soggetti più disagiati.
Sentiamo ogni giorno parlare del continuo aumento del costo della vita, della disoccupazione oramai non solo giovanile, delle fabbriche che chiudono o che delocalizzano, trasferendo macchinari e now how all’est.
Nelle vostre famiglie chi sa quante volte avrete sentito parlare o più correttamente sbraitare
i vostri familiari per il peso notevole della pressione fiscale.
Come vedete, in poche parole, abbiamo anche se molto succintamente indicato una innumerevole quantità di fattori, PIL, debito Pubblico, Costo della Vita, Scuola, Sanità, Lavoro, Comunicazioni, Famiglia che indipendentemente se rientranti nella sfera pubblica o privata dei cittadini, sostanzialmente altro non sono che soggetti sottostanti ad un sistema di ECONOMIA GLOBALE
che nelle pagine seguenti vedremo come viene abilmente manipolata, ad uso e consumo di una lobby che pare abbia raggiunto l’apice della sua cinica indifferenza, verso le reali esigenze della società del XXI secolo.
¹ In Italia, la scala mobile è stata negoziata nel 1975 dal segretario della CGIL Luciano Lama assieme agli altri sindacati e a Confindustria, atto a recuperare il potere d'acquisto perso dal salario a causa dell'inflazione. La scala mobile verrà abrogata tra il 1984 e il 1992 dai governi di Bettino Craxi e Giuliano Amato, con l'accordo degli stessi sindacati, a causa del circolo vizioso che aveva generato, contribuendo alla continua crescita dell'inflazione-
² La sanità è stata regolata con la legge 23 dicembre 1978, n. 833 (in seguito oggetto di alcune modifiche) la quale ha istituito il Servizio sanitario nazionale proprio per l’attuazione del diritto alla salute, conformemente ai principi costituzionali.
³ La programmazione pluriennale, oggi è stata completamente abbandonata, avendo lasciato il posto all’estemporaneo opportunismo della politica del consenso immediato, in poche parole, non è più di moda.
⁴ Si rimanda a quanto riportato a pagina 11.
⁵ In America, in tempi brevi, hanno processato i capi della Enron, la maggiore delle multinazionali finite in crac. Le previsioni per i due capi, ex amici di Bush, sono di condanne a molti anni di galera a testa, perché i reati contestati, di frode fiscale e falso in bilancio, in America sono puniti severamente.
Evoluzione storica della finanza
Desidero proporre una breve cronistoria dell’evoluzione del sistema finanziario partendo dagli inizi del XX secolo, onde poter porre in evidenza, laddove ce ne fosse ancora bisogno, che la finanza ha sempre rappresentato un serio problema