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Il dono
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E-book94 pagine35 minuti

Il dono

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Raccolta di poesie pubblicata nel 1936, in cui la poetessa si confronta con la morte e il dono che è stato per lei la vita. Il percorso della scrittrice di avvicinamento alla fede sembra raggiungere qui la sua meta serena.
LinguaItaliano
Data di uscita16 gen 2019
ISBN9788832951028
Il dono

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    Il dono - Ada Negri

    NOTARI

    IL DONO

    Il dono eccelso che di giorno in giorno

    e d'anno in anno da te attesi, o vita,

    (e per esso, lo sai, mi fu dolcezza

    anche il pianto) non venne: ancor non venne.

    Ad ogni alba che spunta io dico: – È oggi –

    ad ogni giorno che tramonta io dico:

    – Sarà domani. – Scorre intanto il fiume

    del mio sangue vermiglio alla sua foce:

    e forse il dono che puoi darmi, il solo

    che valga, o vita, è questo sangue: questo

    fluir segreto nelle vene, e battere

    dei polsi, e luce aver dagli occhi;

    e amarti unicamente perché sei la vita.

    RIMORSO

    Vita, dono di Dio: che ho dunque fatto

    di te? Che folle e vana attesa è dunque

    la mia, se ti posseggo, anima e senso,

    corpo e pensiero, unico bene? In nome

    di qual sogno t'offersi, per qual fede

    a perderti fui pronta, a chi passai

    la tua fiaccola ardente? Sol per questo

    data mi fosti; e adesso è tardi, o vita.

    Quando, misera e sola, innanzi al Padre

    sarò, che gli dirò, qual luce in terra

    avrò lasciata, a gloria sua?

    Ma forse

    ancóra è tempo di donarti, o dono

    di Dio. Fin ch'io respiri, ancóra è tempo.

    ALBA

    Quasi ancóra nel sonno, odo parole

    gravi, materne, di campane. È l'Ave

    Maria: da San Michele, da San Luca,

    e, piú lungi, dal Carmine. Se schiudo,

    torpida, gli occhi, vedo un che di bianco

    ai vetri: lieve; e un esitar dell'ombra.

    Un altro giorno, dunque? Le campane

    mi dicono: Sei viva. – Ma nel sonno

    ero morta, ero morta – e questo lento

    rinvenire è il risorgere di Lazzaro

    dal sepolcro di pietra. Ecco: ritrovo

    me stessa: col mio corpo e col mio nome

    e il senso della mia carne profonda

    e il palpitar del mio tenace cuore

    che non s'arrende. Si rannodan fili

    di pensiero interrotto: a fior dell'anima

    torna la pena che un clemente oblio

    m'avea tolta nel sonno: tutto torna

    come fu ieri, come pur sarà

    domani. Io, sempre. Io, sola. Io, che non posso

    mutare, perché Dio cosí m'ha fatta

    nella sua volontà. Meglio era forse

    non ridestarsi: lungo l'acque cieche

    dell'immemore sonno al cieco fiume

    affluir della morte. Ma non può

    morir chi vuole. Ed è, forse, piú dolce

    ch'io non pensi il pallor di questo cielo

    ai vetri, e il suo stupor, che rassomiglia

    al mio, dinanzi alla segreta legge

    per cui s'alterna con la notte il giorno.

    Io ti prego, mio Dio, per questo giorno

    che ancor m'imponi (e pur, Tu che sai tutto,

    la mia stanchezza sai): fa ch'io l'accetti

    come una prova: fa ch'io lo trascorra

    dimentica di me, viva soltanto

    alla pietà per altri, unica forza

    che mi difenda da me stessa; e in pace

    io lo chiuda con Te, come se l'ultimo

    della mia vita fosse, e la sua notte

    piú non attenda il ritornar del sole.

    DOMANDA SENZA RISPOSTA

    Lo so. Fuggir non può nessuno il tuo

    dominio. Sei

    Ti è piaciuta l'anteprima?
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