L’agire monetario: Un’analisi sull’operare combinato delle monete convenzionali e delle monete complementari
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Alessio Lofaro espone un excursus dettagliato dell’evoluzione delle diverse categorie di moneta, spiegando gli elementi dei molteplici circuiti monetari, combinando l’analisi economica con alcuni metodi tipici della sociologia e guardando alle caratteristiche dell’agire monetario tentando di coglierne la ricchezza delle differenze sia di idee che di mezzi disponibili. La moneta convenzionale, infatti, è gravata da vincoli di gestione che la rendono poco idonea a soddisfare tutte le funzioni che costituiscono il campo d’azione del rinnovato agire monetario. Ma esistono sistemi di pagamento alternativi, monete altre, strumenti nuovi che a poco a poco acquisiscono una maggiore fruibilità, migliorano la loro efficienza e rappresentano un passo avanti nell’evoluzione del concetto di moneta, in sintonia con le esigenze delle comunità e, più in generale, del mondo che cambia: i sistemi di pagamento complementari a quelli tradizionali e le loro monete potranno dunque giocare un ruolo decisivo nell’immediato futuro, aiutando a creare occupazione, a ripopolare aree altrimenti destinate all’abbandono e al dissesto, a restituire a ciascun territorio l’identità e l’indipendenza che oggi appaiono negate o minacciate.
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Anteprima del libro
L’agire monetario - Alessio Lofaro
Alessio Lofaro
L’agire monetario
EDIFICARE
UNIVERSI
© 2019 Europa Edizioni s.r.l. | Roma
www.europaedizioni.it
I edizione elettronica aprile 2019
ISBN 978-88-5508-179-5
Distributore per le librerie Messaggerie Libri
Ancora un poco
e scorgeremo i mandorli fiorire
brillare i marmi al sole
e fluttuare il mare.
Ancora un poco
solleviamoci ancora un po’ più su.
Giorgio Seferis¹
1 G. Seferis, Le opere, Poesia, Leggenda.
Premessa
La politica monetaria dell’Unione Europea è demandata al Sistema delle Banche Centrali, che agisce tramite la BCE; agli Stati membri è riconosciuta la titolarità delle scelte di politica economica; in tale ambito hanno il compito e la libertà di organizzare nel loro territorio la produzione e la circolazione delle merci e dei servizi, con la finalità di realizzare gli obiettivi stabiliti dal Trattato², primo fra tutti il raggiungimento del benessere dei cittadini.
La BCE persegue l’obiettivo, parziale, di garantire la stabilità del valore dell’euro e ha scelto di farlo realizzando una sorta di metallismo senza metallo³. Per quanto concerne gli aspetti monetari, gli Stati membri realizzano la loro politica economica, fermo restando che: (i) la moneta di conto è l’euro; (ii) non possono coniare moneta legale diversa dall’euro e fuori dal controllo della BCE; (iii) la moneta è cosa diversa dai sistemi di pagamento impiegati per trasferirla; e (iv) i sistemi di pagamento, nazionali e locali, pubblici e privati, sono sottoposti alla sorveglianza della BCE e delle Banche centrali, soprattutto per evitare che nella gestione dei debiti/crediti si determinino condizioni pericolose d’inadempienza da parte di qualche partecipante (rischio effetto domino
)⁴.
Lo scambio, in qualunque forma avvenga, è compensazione. Il modo più antico di creare un credito ed estinguere un debito consiste nel trasferimento fisico di un bene in cambio di un altro, considerato equivalente al primo (corrispondenza dei bisogni, presupposto sia del baratto, sia dell’economia -non formalmente quantificata- del dono). I sistemi di pagamento sono tecniche più evolute di scambio che aiutano a superare le limitazioni derivanti dalla non corrispondenza dei bisogni. Il loro funzionamento esprime l’agire monetario dei singoli operatori e delle collettività; uno dei sistemi di pagamento è, molto semplicemente, l’accordo di compensazione (o credito reciproco) da realizzare attraverso lo scambio incrociato di merci, non contestuale e non bilaterale. Il documento che comprova l’esistenza del rapporto di debito/credito non è necessariamente moneta coniata, spesso è una registrazione contabile o una ricevuta, la cui forma e la cui validità sono stabilite e garantite dal circuito che le certifica. Questa è la logica con la quale agiscono le centrali di compensazione complementari.
In altre mie pubblicazioni ho già trattato il tema del finanziamento dell’economia di un Paese attraverso le centrali di compensazione private; riprendo e ricompongo alcuni argomenti⁵, ampliandoli, in modo che aiutino a collocare le monete complementari nel quadro più ampio dei sistemi di pagamento e dei sistemi monetari complessivi; in questo caso, dopo avere ricondotto a quattro categorie i tipi concreti di moneta, già operanti sotto varie forme, provo a illustrare la loro capacità di risolvere, in tandem con l’euro, tre problemi: quello della rigidità delle regole, quello della rarità della moneta disponibile, e quello dell’idoneità della moneta europea a svolgere le funzioni alle quali è chiamata nel quadro degli accordi sottoscritti a Maastricht.
Com’è mia abitudine, combino l’analisi economica con alcuni metodi tipici della sociologia, e guardo alle caratteristiche dell’agire monetario evitando accuratamente di verificare la loro coerenza con le teorie che si propongono di predirne o influenzarne l’evoluzione: questo è un dramma che si compie in altre sedi; tento, invece, di cogliere la ricchezza delle differenze; differenze sia d’idee sia di mezzi disponibili.
Il dramma si compie quando si vuole piegare
la realtà a qualche teoria, oppure quando si trattano come se fossero uguali due o più sottosistemi disuguali, incaricati di missioni differenti. Sono convinto che questa propensione si registri con una certa sistematicità nelle sedi in cui è decisa la politica economica; ad esempio, quando si confonde la moneta con il sistema di pagamento e s’impongono un solo tipo di moneta e il rispetto degli stessi vincoli, all’economia internazionale e all’economia domestica, la cui efficienza è condizionata al fatto che possano agire con le differenti logiche e con i differenti mezzi loro appropriati.
Mi hanno guidato queste convinzioni: (i) non è l’economia che salva il mondo; semmai, se oscura gli altri aspetti della complessità che caratterizzano le relazioni tra le persone, le famiglie, le aziende, e gli Stati, aiuta a danneggiarlo; (ii) la globalizzazione⁶ è un processo articolato ineludibile, a prescindere dalle preferenze; lo alimentano in misura determinante le nuove tecnologie applicate nel mondo della produzione, nella comunicazione, e nei sistemi della mobilità; le stesse tecnologie, e un’avidità mai sopita, spingono le organizzazioni economiche e politiche verso forme di globalismo, ovvero verso attività di conquista su vasta scala, praticate dai soggetti forti nei confronti di quelli deboli (finanziarizzazione dell’economia); (iii) la globalizzazione riguarda tutti i settori ma non tutte le produzioni; l’ottimo si ottiene affiancando al globale un locale rigenerato, e da rivalutare, soprattutto rispetto a ciò che appare a basso costo
, o con più elevati livelli di produttività: questo diventa agevole se si considerano le esternalità negative in materia di pieno impiego delle risorse, di ambiente, di riproduzione del capitale sociale, e di diritti negati, tipiche delle produzioni di massa; è facile dimostrare, infatti, che le presunte alte produttività degenerano, trasformandosi in diseconomie di scala e in perdita di qualità, e che i costi totali (quindi diretti più indiretti) sono assai maggiori di quanto appaiano; (iv) la globalizzazione che si proponga di ricondurre i comportamenti dei popoli a un unico modello, nega se stessa; o fallisce o condanna l’umanità a morire di entropia; scattano, perciò, meccanismi spontanei di autodifesa (feedback negativo) difficilmente contenibili, che va di moda confondere con altro e chiamare populismi⁷. L’Europa sta vivendo questi momenti, e per evitare che si sfasci (o generi fasci), la politica deve abbandonare gli obiettivi di omologazione, e gestire le diversità, in attesa che il tempo breve aiuti ad assimilare le modalità di socializzazione prodotte dalle nuove tecnologie, dalle nuove forme organizzative, e dai rapporti di potere conseguenti; aspettando che il tempo lungo attenui le ragioni di conflitto e le diffidenze che i popoli europei hanno ereditato da millenni di guerre.
Complice l’evoluzione delle tecnologie, viviamo in condizioni di precarietà e di disagio solitario, che si diffondono anche attraverso la rete, a segnalare la coesistenza sia del rischio di omologazione su alcuni aspetti rilevanti della vita sociale, sia le differenze trascurate, sia le disuguaglianze ingiuste e tollerate. Sono condizioni che comportano la spersonalizzazione, e lo sconfinamento dal sé, alla dipendenza di qualche ignoto
; e sono ben diverse da quelle tipiche di un’altra società e di un’altra economia, ora irripetibili, ma replicabili con gli adattamenti richiesti dal mutare dei contesti: quelle degli artigiani, delle piccole e medie imprese, dei distretti produttivi, e delle comunità solidali⁸. Stiamo perdendo la nostra cultura originaria e il piacere di viverla che erano garantiti dalla riproduzione del capitale sociale, dalla reciprocità, e dal trovare la felicità in un cantuccio (come dicevano i primi sociologi), in compagnia dei propri vicini
⁹. L’ignoto e il vicino stanno assumendo nuovi significati e l’ulteriore evoluzione delle tecnologie, la metamorfosi del mercato e del lavoro¹⁰, e un nuovo modo di utilizzare la rete e di strutturare le relazioni umane e sociali, producono effetti al momento destabilizzanti, ma non tarderanno a fornire nuovi mezzi di emancipazione e a determinare trasformazioni rilevanti sull’impiego del tempo, sull’occupazione nel mondo globalizzato, sui contenuti dei rapporti di proprietà e sulle disuguaglianze; in tal modo ci condurranno a ripensare un mondo basato sulla condivisione, a non ragionare avendo in mente la contrapposizione globale/locale, a sviluppare la capacità d’integrarli, trasformarli e condividerli¹¹.
Le tappe della transizione non saranno neutrali; il loro numero, la rapidità del loro succedersi, e le modalità di ripartizione dei costi e dei vantaggi, determineranno i contenuti delle politiche economiche, rispecchiando i rapporti di potere. Da questo discenderanno tensioni sociali dagli effetti talvolta dirompenti, come nel caso dell’accentuarsi della controversia sull’euro e della questione irrisolta degli immigrati. I sistemi di pagamento complementari e le loro monete potranno giocare un ruolo decisivo in questo processo, aiutando a creare occupazione, a ripopolare aree altrimenti destinate all’abbandono e al dissesto, a restituire a ciascun Paese, a ciascun territorio, e a ogni persona, la dignità, l’identità, e l’indipendenza che oggi appaiono negate o minacciate.
2 Art. 103 del Trattato di Maastricht: 1. Gli Stati membri considerano le loro politiche economiche una questione di interesse comune e le coordinano nell’ambito del Consiglio, conformemente alle disposizioni dell’articolo 102 A.
. L’art. 102 A dispone che: Gli Stati membri attuano la loro politica economica allo scopo di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità.
3 Si parla di metallismo senza metallo
quando l’emissione di qualsiasi tipo di moneta, anche non metallica, è soggetta a vincoli di quantità rigidi, analogamente a quanto avviene quando la moneta coniata (ad esempio in oro) trova una limitazione naturale nella quantità di metallo disponibile.
4 Così si esprime la BCE: Rischio di effetto domino
– L’incapacità di un partecipante a un sistema di pagamento al dettaglio di far fronte ai suoi obblighi può comportare gravi ripercussioni per gli operatori adempienti, ai quali potrebbero essere trasmessi i problemi di un singolo partecipante. Nella peggiore delle ipotesi, queste difficoltà potrebbero investire tutti gli aderenti al sistema. Il rischio di effetto domino
è più evidente in un sistema di compensazione, ma anche in un sistema di regolamento lordo in cui l’inadempienza di un partecipante può causare una carenza di liquidità. Gli elementi suscettibili di contribuire al prodursi di tale effetto sono il rapporto di concentrazione o l’effetto compensativo di un sistema, nonché l’entità delle posizioni debitorie nette dei partecipanti. BCE, Standard di sorveglianza per sistemi di pagamento al dettaglio in euro
, 2003.
5 A. Lofaro, Eppure si può.
6 Utilizzo i vocaboli globalizzazione/globalizzata e globalismo/globalista nell’accezione dovuta a Beck, associando al primo la moneta unica e al secondo i sistemi di pagamento complementari. Per Beck il globalismo ha connotazioni esclusivamente economiche; il mercato mondiale prevale sull’azione politica e riduce tutto alla propria dimensione. La globalizzazione rinvia all’abolizione di qualsiasi tipo di spazio chiuso, economico, culturale, politico; rappresenta spazi e legami sociali transnazionali, rivaluta le culture locali, e stimola le culture terze. Il globalismo evoca un’attività predatoria, la globalizzazione implica forme d’integrazione, di cooperazione, e l’estensione delle reti di relazioni globali e regionali. U. Beck, Che cos’è la globalizzazione.
7 Il Presidente della Repubblica francese, Macron, ha parlato dei populismi come di una lebbra che si diffonde per l’Europa; il Presidente del Consiglio dei ministri italiano, Conte, ha esposto in Parlamento la sua idea di populismo, e vi si è riconosciuto. Il primo accusa i populisti di atteggiamenti demagogici e di parlare alla pancia
delle popolazioni; il secondo sottolinea, invece, la loro capacità di rappresentare i cittadini comuni. Questo fenomeno può essere letto in termini sistemici; allora si dovrà concludere che: nella versione Macron, si è di fronte a un feedback positivo, alimentato dalla spirale delle regole europee, che rischia di provocare il collasso del sistema; mentre nella versione Conte si tratta di un provvidenziale feedback negativo, che contrasta la tendenza in atto, costringe a cambiare quelle regole, e favorisce la rigenerazione del sistema. Per un approfondimento sul tema