Mai meglio di così
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“Mai meglio di così” non è altro che l’euforica discesa giù dallo scivolo, senza preoccuparsi di cadere. È la ferita sulle ginocchia e sui palmi delle mani. E infine, la risalita coraggiosa sulla scala di metallo. Perché a volte la vita ti strizza l’occhio nella folla, regalandoti un nuovo senso di te.
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Anteprima del libro
Mai meglio di così - Virginia Ribaric
Mai meglio di così
di Virginia Ribaric
Panda Edizioni
ISBN 9788893781756
© 2019 Panda Edizioni
www.pandaedizioni.it
Foto dell'autrice: Michela Riva
Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell’editore.
I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera, nonché i nomi e i dialoghi ivi contenuti, sono unicamente frutto dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’Autore.
Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.
Il capitolo Trentasei è una citazione tratta da Pensieri e Parole
di Lucio Battisti e Giulio Rapetti, in arte Mogol, 1971.
A Natan e Zelda,
cuori giovani e pimpanti
Prefazione
di Christian Jelovaz
Sa molto di karma o di contrappasso, parola che piacerebbe di certo all’autrice, il fatto che proprio a me, uno che di solito salta a piedi pari le prefazioni dei libri, venga chiesto di scriverne una. Chissà, magari succede perché spesso le ho trovate complicate, non molto genuine oppure me ne sono capitate di poco fortunate e su quelle ho poi basato il mio giudizio. Prenderò dunque questo onore concessomi come un’occasione per scriverne una, se non altro, dal punto di vista genuino di chi conosce bene l’autrice e tutto il cammino che l’ha portata al traguardo della sua prima pubblicazione.
È passato un po’ di tempo da quando Virginia ha iniziato a descrivere il modo in cui i suoi occhi vedono l’amore e i rapporti di coppia. Un tema antico ed eterno come quello delle relazioni e dei batticuore che le accompagnano, è riuscito a raggiungere tanti lettori attraverso un canale moderno quanto quello del suo blog. Nonostante me
è stato il punto di partenza che le ha permesso di esprimere la sua passione per la passione e che ha preso forma ogni giorno di più, fino a diventare una presenza stabile nella vita di molti. Ed è proprio da questo nucleo concentrato di sentimenti che il progetto di un vero romanzo -quello che tenete tra le mani adesso- ha avuto inizio. Per quanto non sia un’autobiografia, ma una vera e propria storia da leggere con gusto, credo che nemmeno Virginia possa dire dove inizi lei e dove termini la sua fantasia creativa. Quello che è certo, è il suo modo limpido e onesto di raccontare le emozioni, le esperienze di vita, le riflessioni: come solo una donna può fare quando accede a quelle tinte espressive e a quella familiarità con gli stati interiori, solitamente più limitata nell’altra metà del cielo
. E Virginia va anche oltre a questo, perché ne parla attingendo al nocciolo dell’essenza femminile, a quell’energia avvolgente che può esprimersi pienamente con la complicità di un uomo vero che, con la sua capacità di essere totalmente presente, riesce ad esaltarla permettendole di abbandonarsi al momento.
D’altronde, dove si nota di più l’affascinante imprevedibilità dell’oceano, se non quando si incontra col solido riferimento della costa?
Ben ricordo il mio coinvolgimento mentre scorrevo le pagine del manoscritto, con l’idea di darle un’opinione sulla bontà del suo lavoro. Me lo ha domandato per amicizia, ma anche perché in virtù di essa, sapeva che le avrei detto quello che pensavo veramente. E ricordo ancor meglio di come, mentre la trama si dipanava e venivo condotto nel mondo di Sofia, diventasse via via più forte la convinzione che fosse un romanzo completo, che doveva essere letto dal vasto pubblico e che avrebbe entusiasmato lettrici e lettori. Mi rallegra immensamente sapere che ciò sia stato condiviso da una giuria di esperti, dall’editore e da chi ha voluto darle fiducia già sfogliandone queste prime pagine.
È stata l’ennesima sfida per una donna che si mette costantemente alla prova, se non altro per assaporare la gioia di essere viva. E che, alla fine, conquista sempre una crescita interiore di cui tra poche righe potrete incominciare a godere anche voi. Uso la parola godere
a proposito. È proprio un crescendo questa storia, di cui non potrete fare a meno di seguire le vicissitudini, trasportati dagli eventi assieme alla protagonista e, cosa ancor più importante, compagni di viaggio nel percorso che la porta a diventare mai meglio di così
.
Nel rileggere il romanzo per stendere questa prefazione, ho ritrovato la fragranza della prima lettura, riconfermando che questa storia meriti pienamente di stare tra le vostre mani.
Siete pronti a farvi condurre in una dimensione che alla fine avrà un posto privilegiato nei vostri cuori e a ritrovarvi migliori di quando lo avete incominciato?
Uno
Da terra tutto appare prospetticamente più appagante. Chissà se Brunelleschi dopo una sofferenza d’amore osservava la sua opera da questo punto di vista?
È uno dei pochi modi che ho in questo inizio d’estate, non tanto di combattere l’arsura, ma di sopravvivere al tuo pensiero.
La mia posizione richiede indubbiamente un’autopsia d’amore.
Da questo pavimento intravedo i piedi del divano che sostengono eroicamente un quintale di relax a buon mercato. Quante fatiche, film, libri e delusioni ha abbracciato questo sofà negli anni. Di colpo mi sento un’ingrata nei suoi confronti.
Eppure da quando ho saputo di te ho ricominciato a credere che alla mia età sia possibile innamorarmi di nuovo come quando ero un’adolescente; quando il bello della classe ti chiedeva se avessi una penna da prestargli, ma tu credevi lo facesse perché era il suo modo di dichiararti il suo amore. L’adolescenza però è evaporata da tempo e i tuoi anni sono già trentacinque.
Comunque so che tutto questo ora conta poco.
Non so quanto resterò ancora sdraiata in questa posizione. So solo che ne avrò bisogno fino a quando non vincerò questo braccio di ferro contro la gravità della mia femminilità ferita.
Eri bello, suggestivo. E tutto questo mi sussurrava guai in vista. Eppure quel giorno mi sentivo pienamente in partita e ti avrei dimostrato che me la sarei giocata fino ai rigori.
Non sapevo chi fossi, ma ci siamo avvicinati. Prima con lo sguardo, poi con le nostre ombre e lì ho realizzato che uno come te poteva avere una possibilità con una come me: una che mai si innamora e mai si sbottona.
Sei nato all’improvviso nella mia vita, come la domanda di uno sconosciuto che ti ferma per la strada. Non eri una domanda qualsiasi, ma in un’altra lingua. Una cosa semplice, mai. Eri una domanda in inglese, quelle che iniziano con il do o il does e mandano in paranoia l’italiano medio. Ora ho capito che sei sempre stato il mio do senza soggetto. Ma il verbo da declinare era senza dubbio amare
.
Due
Mi piacevi Enrico. Così iniziò tutto.
Fui sedotta ma non abbandonata. Da quel momento infatti il tuo pensiero non mi lasciò più per diventare il primo passo felice verso il mare. O il sudore sul corpo dopo l’amore.
Ma poi hai cambiato rotta.
Hai zigzagato nei miei pensieri facendomi sbandare di colpo. Nel recuperare l’equilibrio ho dovuto essere contemporaneamente Ulisse e Penelope: azione e attesa in un continuo scambio di ruoli, determinati dalla passione per te e dall’amore che cercavo, invano, di riservare ancora a me.
Il mio è stato da subito un sentimento devoto e sacrificale. Al tempo, invece, temevo che il tuo sentire fosse più un acquazzone estivo che si sarebbe esaurito negli istanti in cui cerchi un ombrello per ripararti. Ma io quel giorno non avevo nulla con me, se non la voglia di bagnarmi.
Non vorrei però pensare solamente a quanto mi manchi, piuttosto rievocare quanto mi completavi. Bisogna sempre cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno: ed è proprio questo il primo ricordo sonoro che ho di noi.
Eravamo in quel bar insieme ad altre persone e mi avevi versato da bere nel calice. Un gesto disinvolto concluso con un tocco trasparente, incastrato amorevolmente nel mio silenzio di donna già un po’ coinvolta. Quel rumore era diventato il mio piccolo grande segreto
. Il primo di una lunga serie.
Il mio grazie
, fu un’esclamazione di riconoscenza molto più ampia, ma ancora non me ne rendevo pienamente conto.
Voleva dirti "grazie per essere così normale".
La tua voce mi diceva molte più cose di quante ne raccontasse: accarezzava i miei timori e li rassicurava sul lieto fine di una storia non ancora iniziata, se non nella mia testa. Eri genuino nei tuoi racconti gesticolati e percepivi il mio sguardo saldo e curioso su di te.
Ricordo la tua frase di esordio: fu come fumare la prima sigaretta della vita. Non sai se ti piace, ma intanto fai un altro tiro, per capire come funziona.
«Piacere, Enrico. Chissà se dopo stasera le nostre vite si incroceranno ancora?»
Mi