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Grant (eLit): eLit
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E-book160 pagine1 ora

Grant (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO
Fortune's Children 10
Mercy vuole cambiare aria per qualche tempo, quindi accetta volentieri l'invito alla tenuta di Grant, fratellastro della sua migliore amica. Quando arriva lì, scopre che l'infatuazione che aveva per lui non si è esaurita con il tempo, anzi, l'attrazione tra loro è molto intensa. Ma nessuno dei due, purtroppo, sembra voler confessare i propri sentimenti.
LinguaItaliano
Data di uscita1 ott 2019
ISBN9788830504660
Grant (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Grant (eLit) - Justine Davis

    successivo.

    1

    È lei davvero tanto in gamba, oppure sono io un grande cretino?

    Grant McClure si avviò pensieroso verso la stalla, dicendosi che forse erano vere entrambe le cose. Lui si era sempre lasciato manovrare da Kristina Fortune, ma la sorellastra aveva un modo tale di porre le cose, che era impossibile dirle di no.

    Così le aveva detto di sì. E di conseguenza si trovava con un'ospite indesiderata sulle spalle, in quello che per il ranch era il periodo più difficile di tutto l'anno.

    Appoggiandosi alla porta della stalla, Grant seguì con lo sguardo il furgone che si allontanava. C'era Chipper Jenkins alla guida, il più giovane dei cowboy, e quel giorno si era offerto di andare a prelevare l'ospite al suo arrivo in città.

    «Ehi!»

    Colto di sorpresa, Grant si afferrò il cappello, che gli era improvvisamente cascato sugli occhi. Poi si girò verso il cavallo che gli stava alle spalle.

    «Maledizione, Joker, piantala con questi scherzi cretini.»

    Per tutta risposta, il meraviglioso stallone Appaloosa gli nitrì nelle orecchie e gli spinse di nuovo il cappello fin sopra gli occhi.

    Grant lo guardò torvo, e la bestia scosse la testa con vigore, facendosi cadere la criniera corvina sulla macchia bianca che gli circondava un occhio, conferendogli un'aria piuttosto clownesca.

    «Stupido cavallo» lo redarguì Grant ridacchiando, incapace di restare a lungo adirato con lui.

    Quello stallone era uno dei più belli e perfetti che avesse mai visto, dotato di una velocità e di una resistenza inaudite, nonché di un cuore grande quanto una montagna. In altre parole, era il sogno incarnato di qualsiasi esperto di cavalli.

    Ed era un sogno che Grant non avrebbe mai immaginato di potere realizzare.

    Grazie, Kate, sussurrò tra sé e sé forse per la milionesima volta. Non so perché tu lo abbia fatto, ma te ne sono infinitamente riconoscente.

    «Andiamo, scavezzacollo» disse quindi alla bestia accarezzandole la testa. «Diamoci da fare. C'è del lavoro che ci aspetta.»

    Joker gli rispose con un nitrito entusiastico, quasi a esprimere il proprio assenso, e Grant non poté che stupirsi di quel modo di fare quasi umano. A eccezione di Gambler, il pastore australiano che al ranch M Double C si adoperava quasi come gli operai, Joker era l'unico animale al quale lui attribuiva dei comportamenti quasi umani.

    Dopo due ore di duro lavoro, Joker fu lasciato libero di scorrazzare nel corral dietro le stalle. Questo significava che poi strigliarlo sarebbe stato particolarmente faticoso, ma la bestia si era guadagnata il divertimento. Senza contare che era novembre inoltrato, e che in quella zona del Wyoming il freddo sarebbe arrivato da un momento all'altro. Ben presto non si sarebbe visto in giro altro che neve, e a quel punto lui e gli altri cowboy si sarebbero ammazzati di fatica soltanto per tenere in vita il bestiame.

    In una situazione del genere, l'ultima cosa di cui Grant aveva bisogno era una ragazzina di città che...

    Il suono del clacson lo avvertì del ritorno di Chipper, strappandolo alle sue riflessioni.

    «Ecco, ci siamo» brontolò a denti stretti, gettandosi sulle spalle le briglie di Joker per avvicinarsi a salutare la nuova ospite.

    Il suo sguardo si posò prima su Chipper. Fermo accanto allo sportello del furgone, il giovanotto aveva sfoderato un sorriso a trentadue denti su un viso rosso come un pomodoro.

    Grant aggrottò la fronte, ma un attimo dopo scoprì la causa dell'espressione del giovane: era la donna che scese dal furgone, balzando a terra con la grazia di una gazzella.

    Lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo, vecchi jeans scoloriti e un giubbotto di montone, la ragazza non sembrava affatto spaventata dal rigore della temperatura.

    Si fermò di colpo non appena si accorse di lui, e Grant non poté fare a meno di fissarla a bocca aperta.

    Era piccola, questo sì, almeno dal suo metro e ottanta di altezza, e per di più aveva un visetto da ragazzina e due piedini da bambola. Da lei sprizzava un'aria di delicatezza, quasi di fragilità, confermata anche dalle profonde occhiaie che le segnavano il volto.

    Sembrava stanca, spossata da una fatica che trascendeva la fisicità. Grant fu travolto da una sensazione alquanto insolita. Anche suo padre aveva la stessa espressione negli ultimi, dolorisissimi giorni prima della morte, avvenuta cinque anni prima.

    Un paio di occhi verdi annebbiati dalla stanchezza si fissarono su di lui. «Ciao, Grant.»

    Anche in quella voce c'era una nota di spossatezza che rifletteva l'espressione stanca del viso.

    «Ciao, Mercy.»

    Un sorriso le rischiarò il volto nel sentire quel vecchio nomignolo. «Nessuno mi ha più chiamata in quel modo, da quando tu hai smesso di tornare a casa durante l'estate.»

    «Minneapolis non è mai stata casa mia. È solo la città in cui vive mia madre.»

    «Lo so. La tua vera casa è sempre stata questa, vero?»

    «Sempre.» Grant non cercò di nascondere il fervore che gli risuonava nella voce. Già da bambino aveva capito che quella terra faceva parte di lui, e non aveva mai saputo resistervi.

    Lei, intanto, si guardava intorno in silenzio. «Dunque è a questo che volevi tornare» mormorò infine. «Adesso riesco a capirti.»

    Quando Kristina gli aveva detto che Meredith Brady era diventata un'agente di polizia, Grant aveva creduto che fosse cresciuta parecchio, dall'ultima volta che l'aveva vista.

    Si sbagliava. Da quell'estate di dodici anni prima, in cui era una quattordicenne poco più alta di un soldo di cacio, Meredith era cresciuta al massimo di due o tre centimetri, e superava a stento il metro e mezzo di altezza.

    «Sei cambiata» le disse. Ed era vero. Lui ricordava una ragazzina vivace e piena di energia, ma adesso la vivacità e l'energia sembravano essere scomparse del tutto.

    «Cambiata, ma non cresciuta. È questo che vuoi dire?»

    «Perché no? È la verità.»

    «Facile parlare in questo modo, per te. Sei tu quello che è cresciuto di dieci centimetri in una sola estate.»

    Grant rabbrividì al ricordo di quella terribile estate. Fu la stagione in cui il suo corpo di quindicenne arrivò di colpo alla statura attuale, provocandogli un tremendo imbarazzo, soprattutto perché non sapeva spiegarsi l'improvviso interesse di Meredith, la migliore amica di sua sorella Kristina.

    «Mi domando ancora come ho fatto a crescere tanto, con te che mi stavi sempre alle costole, Mercy.»

    «Non smetterai mai di chiamarmi in quel modo, vero? Che nome tremendo: Mercy. Lo sai che significa pietà

    «Certo che lo so. Ed è per questo che a volte ti chiamavo No Mercy. Nessuna pietà, per l'appunto.»

    Lei gli scoccò un'occhiatina truce.

    «Be', ti stava a pennello» si giustificò Grant scrollando le spalle. «Mi stavi sempre attaccata, senza concedermi un attimo di tregua.»

    «Ci credo! Mi ero presa una cotta coi fiocchi per te. Ma non temere.» Un sorriso stanco increspò le labbra di lei. «L'ho superata da un pezzo. Quando ho scoperto di essermi innamorata soltanto di un bel faccino, ma senza sapere nulla dell'uomo che vi stava dietro, mi sono ripresa piuttosto in fretta. Grazie al cielo.»

    «Oh!»

    Grant non seppe se prendere quella spiegazione come un complimento o come un'offesa. Cosa gli importava se Meredith Brady non era più innamorata di lui, dopotutto? C'erano centinaia di donne che gli facevano il filo, e che dopo avere scoperto quanto denaro era legato al nome McClure lo trovavano ancora più irresistibile.

    Perlomeno Mercy non era mai stata uguale a loro, neanche nel periodo peggiore di infatuazione. A quell'epoca era un vero ragazzaccio, una piccola dinamo con la coda di cavallo che lo seguiva come un'ombra dovunque lui andasse.

    La coda di cavallo c'era ancora, ma il ragazzaccio era scomparso. E al suo posto c'era una bellissima donna dagli occhi grandi ed espressivi, il nasino all'insù e due labbra da incanto. Non c'era da stupirsi che Chipper se ne fosse innamorato all'istante.

    Chipper: il diciottenne che in quel momento seguiva interessatissimo quel piccolo scambio, scoccando sguardi furtivi in direzione della bella Meredith.

    Grant si disse che era arrivato il momento di intervenire. «Non startene lì impalato, Chipper» disse al ragazzo. «Ci sono quei sacchi di sale da scaricare. Penso io ad accompagnare Meredith in casa.»

    «Ma io volevo aiutarla a trasportare i bagagli» protestò il ragazzo.

    «Non preoccuparti, Chipper, posso farlo da sola» lo rassicurò lei sorridendo. Un sorriso seducente, che pure non le raggiunse gli occhi. Un sorriso che probabilmente serviva a nascondere il vuoto, la tristezza.

    Fu allora che Grant ripensò di colpo a tutto quello che Kristina gli aveva raccontato al telefono. Meredith aveva bisogno di un posto in cui andare, di un rifugio per allontanarsi dalla città dopo la morte del suo collega, Nick Corelli, che era stato assassinato sul lavoro.

    «Meredith e Nick erano molto legati» gli aveva spiegato Kristina con voce colma di dolore. «E adesso lei è devastata. Ha bisogno di riposare, Grant. Ti scongiuro, soltanto per qualche tempo. Le ci vuole un posto tranquillo, silenzioso, dove nessuno le parli in continuazione di ciò che è successo, dove dare sfogo al dolore e avere la possibilità di guarire.»

    Ecco che cosa c'era dietro il suo sorriso, si disse Grant pensieroso. Dolore. Il dolore causato dalla perdita di un uomo che evidentemente aveva amato moltissimo.

    Grant si dette dell'imbecille e si chinò a prendere le due valigie che Chipper aveva deposto accanto al furgone.

    «Ti ho detto che posso portarle da sola» gli fece notare lei.

    «Non ne dubito, ma preferisco farlo io. Il viaggio ti avrà stancata.»

    «Niente affatto» obiettò Mercy. «Sono stata seduta la maggior parte del tempo.»

    Grant, che non aveva dimenticato le lezioni di buone maniere inculcategli dalla madre, si accingeva a replicare, ma lei non gliene dette il tempo.

    «Non vorrei sembrarti scortese» gli disse infatti, come se fosse stata in grado di leggergli nel pensiero. «So bene di essere un'intrusa, qui dentro, e so altrettanto bene che mi stai facendo un enorme favore semplicemente permettendomi di restare. Ma questo non significa che devi prenderti anche cura di me e trattarmi come un'ospite, tutt'altro. Hai un intero ranch a cui pensare, e se c'è qualcosa che posso fare per rendermi utile, spero che tu me lo dica.»

    Grant le scoccò un'occhiatina perplessa. «Se non vuoi essere trattata come un'ospite, allora come vuoi che ti tratti?» le chiese.

    «Potresti ignorarmi» replicò lei con un sorriso.

    «Dubito che sia possibile, Mercy. Ci ho provato ogni estate per anni, se ben ricordi.»

    «Lo so. E quanto più tu mi ignoravi, tanto più aumentava la mia tenacia nel seguirti.»

    Grant si lasciò sfuggire un grugnito. «Come se non lo sapessi!» esclamò, poi dovette distogliere lo sguardo, per evitare che il sorriso di lei gli arrivasse diritto al cuore. «Sarai costretta a restare in casa la maggior parte del tempo, quando incomincerà a nevicare» pensò di metterla in guardia.

    «Tanto di guadagnato. Ho portato moltissimi libri.»

    «Sia chiaro, Mercy: non mi aspetto che tu lavori, ma non voglio che crei del lavoro extra per i miei uomini. L'inverno è la stagione più dura, per noi, e gli operai hanno tutti un gran daffare.»

    Quelle parole tanto dirette non la scalfirono neppure. «In realtà non potrei rendermi utile nemmeno se lo volessi» gli confessò. «Non sono mai stata in groppa a un cavallo, e non so assolutamente niente in fatto di mucche. Però almeno so badare a me stessa» concluse per rassicurarlo.

    «Bene. Tanto di guadagnato» assentì lui. «Perché né io, né gli altri avremo la possibilità di occuparci di te.»

    Per un attimo gli parve che un lampo disorientato attraversasse gli

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