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Scighera: La nuova nebbiosa indagine del commissario de Santis
Scighera: La nuova nebbiosa indagine del commissario de Santis
Scighera: La nuova nebbiosa indagine del commissario de Santis
E-book220 pagine2 ore

Scighera: La nuova nebbiosa indagine del commissario de Santis

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Info su questo ebook

“I condomìni sono scatenanti!” esclamò il commissario de Santis. Il Ballabanzer, come tutti i condomìni, è un affresco sociologico e antropologico, un eterogeneo spaccato di varia umanità dove s’intrecciano rapporti-non rapporti di vicinanza tra famiglie, coppie, singles, giovani e anziani, che lo abitano. “Il Ballabanzer è come una famiglia!” tuona l’ambiguo amministratore Mastretta, avocando a sé il ruolo di pater-familias. Ma al di là delle grottesche scaramucce, del chiacchiericcio, delle carnali debolezze, delle ipocrisie, delle inconfessabili passioni, che scorrono come filigrana nell’insignificanza della routine condominiale, il Ballabanzer sarà scenario di due misteriose morti. “I misteri del Ballabanzer” enfatizzano i giornali in prima pagina, affondando la penna. La doppia indagine spetterà al commissario Nino de Santis che, grazie al profondo intuito di poliziotto di razza e coadiuvato dal suo braccio destro, il milanesissimo Gianpaolo Lezzi, riuscirà a far luce su entrambi i casi squarciando la scighera che avvolge il palazzotto borghese.

Maria Rosaria Pugliese, vive e lavora a Napoli. Ha pubblicato il romanzo Pazienti smarriti (1a ediz. Robin, 2010, 2a ediz. Homo Scrivens, 2016), classificatosi al terzo posto Premio Domenico Rea (2011), finalista al Premio Giovane Holden, al Premio Salvatore Quasimodo, e semifinalista nel concorso What Women Write indetto dalla Mondadori. Nel 2014 ha pubblicato Carretera. Quattordici storie strada facendo (goWare Edizioni). Con Fontaine blanche (Homo Scrivens, 2017) è stata finalista, nella sezione inediti, al Premio Bukowski 2016. Ha partecipato all’antologia La gola (Giulio Perrone Editore, 2008). È tra gli autori dell’Enciclopedia degli scrittori inesistenti (1a ediz. Boopen Led, 2009 e 2a ediz. Homo Scrivens, 2012). Con la poesia Scetate Benino, si è classificata al terzo posto nel concorso nazionale Sinfonia Dialettale. Premio Eccellenza Letteratura Nazionale Lecce 2018. Premio Megaris 2019. Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Omicidio ad alta quota (2020) e Fuochi d’artificio per il Commissario de Santis (2021).
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788869436581
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    Anteprima del libro

    Scighera - Maria Rosaria Pugliese

    PRIMA PARTE

    Milano. Condomìnio Ballabanzer Venerdì 15 gennaio 2000

    "La città scompariva a poco a poco sotto la scighera, che, l’avvolgeva come un velo soffice e trasparente, ammorbidendo i contorni delle cose, ovattando i rumori, smorzando i colori, acuendo la malinconia."

    No, non va bene, commentò tra sé e sé Samuel Identici, autore di noir, alle prese con l’incipit del nuovo giallo, troppi gerundi appesantiscono la scrittura e quindi la lettura.

    Cancellò tutto e cominciò da capo.

    "La scighera, coltre di cenere invisibile, appannava la città, e confondendo la vista e l’udito, lasciava aperta ogni ipotesi. Un’atmosfera surreale in cui sarebbe potuto accadere di tutto: un complotto all’angolo della via, l’atterraggio di un’astronave aliena tra le guglie della Madunnin, due innamorati in lacrime che si dicono addio alla stazione, una donna brutalmente assassinata nei giardini Montanelli."

    Troppo lungo. L’abbrivio deve essere breve e arpionare come una freccia, considerò lo scrittore e riprovò.

    "La scighera si alzava lieve, ma irrequieta come il vento del Nord. "

    No! No! Non regge l’accostamento. Il vento soffia molesto, la scighera sfiora come una carezza, sbottò Samuel Identici che non riusciva a far decollare il nuovo romanzo.

    Per Samuel Identici l’incipit era fondamentale così come l’aggettivazione che usava in modo originale, a volte sfociando in veri e propri ossimori. Nella sua scrittura si ritrovavano espressioni come sorriso facinoroso, mutande introverse, magrezza corposa, malconcia eleganza, serietà vanesia.

    Quella sera, però, non riusciva a tirar fuori nulla dalla paella di parole che gli ribolliva dentro.

    Passò a invocare a voce alta i suoi maestri: "Patricia¹, John², George³, adorati mentori, vi prego, vi supplico, ispiratemi un giallo memorabile. Una storia di odio, d’amore, di sangue, di ricatti, di tradimenti, di coltellate, di soffocamenti, di strangolamenti, con puttane oneste, assassini giusti e sicari infami."

    Abbandonò la tastiera del PC e si diresse in cucina.

    Faceva sempre così quando gli si bloccava l’ispirazione o quando, rileggendo, non era convinto di aver dato giusta forma al pensiero. Era un perfezionista. Un testardo cesellatore di parole e frasi. Le brevi trasferte – venti passi dallo spazio creativo a quello culinario – quasi sempre funzionavano. Gli bastava prepararsi un caffè, sorseggiare una bibita o, nei casi più disperati, addentare un tramezzino, e all’improvviso quella parola, quella frase, quel concetto che fino ad allora gli ronzavano, inafferrabili in testa, simili ad api intorno all’alveare, diventavano chiari, ovvi, palpabili come istantanee Polaroid. E allora tornava alla scrittura con maggior consapevolezza ed entusiasmo. Tuttavia, negli anni, quell’avanti e indrè, quel piluccare continuo, sommato alle molte ore che rimaneva seduto al computer, si erano trasformati in chili di troppo, localizzati attorno all’addome, formando quelle che, con generoso eufemismo, vengono definite maniglie dell’amore.

    Anche la sera di venerdì 15 gennaio, Samuel Identici, che abitava al terzo piano del condomìnio Ballabanzer, bramoso di cibo e di parole, si appropinquava al frigorifero, ma non ebbe neppure il tempo di aprirlo, perché un insolito trambusto proveniente dalla corte del palazzo oltrepassò i doppi vetri e lo convinse a scostare i battenti della finestra.

    Sforzando lo sguardo nell’oscurità, intravide un capannello di persone che attorniava qualcosa che sembrava un sacco informe.

    Si precipitò giù per le scale, mentre alcuni condòmini si riversavano nel cortile e altri si affacciarono dalle finestre.

    Si è buttata nel vuoto!

    Un volo di almeno diciotto metri!

    Non si è sentito alcun tonfo.

    Perché un gesto così disperato? qualcuno si chiedeva con umana pietas.

    Era stato Jordan, un giovane inglese, condòmino del quinto piano a fare la terribile scoperta. Stava portando fuori il labrador per la consueta passeggiata serale quando il cane, che teneva al guinzaglio, lo aveva strattonato bruscamente costringendolo verso il corpo senza vita. Jordan si era avvicinato e con sgomento aveva riconosciuto il profilo di Vittoria Correale, che abitava al sesto e ultimo piano. Aveva il colore dell’aria avrebbe detto in seguito.

    Gli agenti della Polizia di Stato, prontamente allertati, arrivarono, al Ballabanzer mentre gli operatori del 118 constatavano il decesso della donna.

    Il commissario de Santis e il viceispettore Lezzi balzarono fuori dalla Volante e ordinarono ai poliziotti di cordonare la zona e allontanare i curiosi. Nel silenzio tombale che seguì la confusione iniziale, solo la voce di un ometto di mezza età, un po’ pingue, un po’ calvo, un tipo come ce ne sono tanti, che ripeteva, al pari di un lugubre salmo, l’inutile domanda: Respira ancora? tentando, tra spintoni e richieste di permesso, di farsi largo tra i presenti, intenzionato a conquistare il posto migliore per vedere la scena.

    de Santis gli chiese se conoscesse la vittima.

    Certo che la conoscevo. È la signora Serravalle rispose con sussiego "sono l’avvocato Mastretta, amministratore del Ballabanzer. Nel condomìnio ci conosciamo tutti. Capita d’incontrarsi ogni giorno per le scale o in ascensore. In un certo qual modo, in quanto condòmino più vecchio, sono il pater familias della comunità."

    Con chi viveva la signora?

    Per quel che ne so, abitava da sola. Era divorziata dall’ingegner Manlio Correale. Che disgrazia!

    Si avvicinò il medico legale, che aveva già effettuato un primo esame obiettivo del cadavere.

    C’è un elemento di fondamentale importanza da sottolineare subito.

    Quale?

    La causa di morte è sicuramente dovuta all’impatto violento contro il piano d’arresto, nella fattispecie il selciato, tuttavia dalla posizione del corpo emerge che la signora è precipitata di schiena, cioè buttandosi di spalle. Modalità insolita per suicidarsi. Inoltre la vittima presenta una lesione sull’avambraccio sinistro.

    Potrebbe essere stata causata dallo strusciamento o dall’urto contro oggetti o sporgenze in fase di caduta?

    Potrebbe, ma è da accertare in sede autoptica.

    Chiederò immediatamente l’autorizzazione per l’autopsia.

    Mentre gli agenti della Mortuaria ricoprivano con un telo il corpo della vittima, il commissario guardava verso l’alto per individuare la finestra spalancata da cui la donna si era lanciata.

    Tornò dal Mastretta.

    Dobbiamo fare un sopralluogo immediato. Ha le chiavi?

    Certamente! Come amministratore ho le chiavi di tutte le abitazioni. Vi accompagno.

    Il gruppetto si mosse verso l’ascensore in stile, di costruzione più recente dell’edificio, ma in linea con la raffinatezza del contesto.

    La porta e la cabina rivestite di pannelli di legno, l’abitacolo spazioso non come quello di certi impianti moderni dalle dimensioni minuscole che puoi accedervi solo obliquamente. E che se per sfortuna ti tiri dietro una valigia, devi scegliere tra te e il bagaglio. L’elevatore del condomìnio Ballabanzer superava egregiamente il problema delle barriere architettoniche permettendone l’uso anche a chi avesse ridotte capacità di movimento. Un avviso al di sopra dello specchio a tutta altezza informava che era vietato introdurre cani.

    Arrivati al sesto piano, il commissario guardò con aria interrogativa la porta che fronteggiava la casa della vittima.

    Mastretta perspicacemente intuì la domanda.

    Ah! Una volta su questo piano c’era un unico, grande, appartamento, parliamo di oltre duecentocinquanta metri quadri, nel quale abitavano i signori Correale, ma in seguito alla separazione dei coniugi fu diviso in due unità distinte. In quella più piccola restò a vivere Vittoria, l’altra fu data in locazione ad una multinazionale estera, la International Pharma, che la utilizza come residenza di rappresentanza per accogliere i propri ospiti. Al momento non c’è nessuno.

    Quindi i dirimpettai della signora cambiavano di frequente?

    Esattamente confermò l’amministratore, che aprì l’appartamento della vittima, e mostrando inopinato rispetto per la privacy, si ritirò, rinculando verso l’ascensore.

    L’ingresso introduceva direttamente in un living parquettato con venature delicate, e arredato con due divani biposto rivestiti di velluto blu notte, collocati ad elle. Sulla parete dietro uno dei sofà, alcune mensole bianche assemblate in modo asimmetrico accoglievano libri e souvenir, mentre un mobiletto basso faceva da spalla all’altra seduta. Un tappeto kilim in stile patchwork, che ricopriva quasi tutta la superficie, completava l’ambiente, che risultava caldo e accogliente. La porta finestra a due ante immetteva in un terrazzino con affaccio sulla strada. Grosse fioriere facevano da divisorio naturale con la proprietà attigua.

    Considerato che il corpo era atterrato nel cortile condominiale, il punto di lancio, non poteva essere il terrazzino, ma la finestra che si apriva in cucina, ambiente di piccole dimensioni e in continuità con la zona giorno.

    Il commissario vi s’introdusse, s’avvicinò alla finestra e, guardando verso l’esterno, visualizzò, con gli occhi della mente, il volo senza scampo che aveva compiuto la povera Vittoria.

    Si è buttata da qui osservò.

    Sul tavolo in legno massello, non c’era nulla di apparecchiato per la cena, ma predisposto ordinatamente su una tovaglietta di plastica tutto il necessaire per manicure: tagliaunghie, forbicine, limetta, smalto, che sembrava essere stato utilizzato da poco.

    Mentre gli agenti della Giudiziaria procedevano ai rilievi fotografici, e alla ricerca di eventuali tracce biologiche latenti, Lezzi osservò: È frequente che chi si suicida, lanciandosi nel vuoto, si tolga le scarpe, che a volte risultano perfettamente appaiate nel luogo da dove si compie il gesto fatale. Invece, a quanto pare, la Serravalle non le ha tolte: si è lasciata cadere perfettamente calzata.

    E con le unghie appena smaltate.

    Sotto il davanzale, incassata nella parete, una scaffalatura portabottiglie in legno, la cui base fuoriusciva leggermente dalla nicchia in cui la cantinetta era alloggiata, formando uno scalino che risultava sconnesso al centro.

    Tornarono nel saloncino, scansando una coppia di tavolinetti in vetro curvato, posizionati in modo da sembrare casuale.

    Anche la zona notte era minuscola e miracolosamente riusciva a contenere il letto matrimoniale e una cabina armadio realizzata dietro un tramezzo in cartongesso. Il comodino, ornato di motivi floreali e con i piedi in metallo, leggermente rosato conferiva un tocco di esotismo allo spazio dedicato al riposo. Sul ripiano, il libro Il mistero dell’uomo solitario di Samuel Identici con all’interno un segnalibro che indicava l’ultima pagina letta dalla donna, che non avrebbe più ripreso la lettura.

    de Santis ne sfogliò alcune pagine e lesse, a voce alta, la dedica: " Il bianco e il rosso vanno e vengono, ma il giallo rimane. Sam"

    Parole un po’ ambigue commentò "ma d’altronde, a giudicare dal titolo, deve trattarsi di un noir."

    Ritornò nel living e armeggiò tra i libri disposti sulle mensole. Facevano bella mostra altri gialli dello stesso scrittore, Samuel Identici, con dediche ispirate e confidenziali dell’autore " Alla Musa che sempre illuminerà la mia scrittura!", "Non come chi vince sempre, ma come chi non s’arrende mai…, Per tenerti compagnia!"

    La signora amava la letteratura di genere giallo, rifletté, riponendo i libri.

    Finito il sopralluogo, lasciarono l’appartamento. Non presero l’ascensore e si avviarono giù per le scale.

    Al terzo piano, la targhetta ovale sulla porta contrassegnata dal numero 6 informava che quella era la casa di Samuel Identici.

    Guarda, guarda. A meno che non si tratti di un’omonimia, lo scrittore abita qui.

    de Santis, Lezzi e Ortolani in riunione

    Due settimane dopo il tragico evento che la stampa aveva titolato Misterioso suicidio al Ballabanzer, de Santis convocò nel proprio ufficio Lezzi e Ortolani, capo della Scientifica, per fare il punto sul caso alla luce del referto autoptico, corredato da foto, pervenuto in Questura, che i funzionari avevano già visionato. Nel fascicolo erano inseriti anche i rilievi fotografici del corpo precipitato, dai quali si evinceva chiaramente che la vittima era scalza, mentre le scarpe erano atterrate in un’aiuola a cinque metri di distanza. Si soffermarono sull’autopsia. Sul corpo di Vittoria Serravalle erano stati riscontrati: trauma cranico, lesioni a carico del bacino e della schiena, fratture degli arti inferiori, mentre la ferita superficiale sull’avambraccio sinistro si riteneva compatibile con un’arma da taglio.

    Può essere che l’aspirante suicida volesse farla finita infliggendosi delle coltellate, e non essendo riuscita nell’intento successivamente abbia compiuto il volo fatale? ipotizzò Lezzi.

    Poco probabile. Le statistiche ci dicono che in caso di suicidio con armi da taglio, le sedi interessate sono la regione dell’addome o il torace, quest’ultimo con l’evidente intento di colpire il cuore, e anche perché sono zone più facilmente auto-aggredibili spiegò Ortolani inoltre, quando si vuole colpire deliberatamente un organo, gli indumenti appaiono sollevati nel punto prescelto per procurarsi la ferita mortale, mentre un taglio prodotto sulla parte dorsale dell’avambraccio, per giunta coperta, è una classica lesione da difesa.

    Però, sul corpo non sono stati riscontrati segni di colluttazione o di violenze.

    E neppure sono state rilevate impronte palmari rivenienti da eventuale polvere sul davanzale aggiunse Ortolani.

    Gli esami tossicologi escludevano che la donna facesse uso di droghe o stupefacenti.

    L’informazione più agghiacciante fornita dall’autopsia era lo stato di gravidanza della suicida. Incinta di tre mesi.

    Il fatto che fosse gravida considerò il funzionario della Scientifica potrebbe averla indotta a non colpirsi all’addome e a buttarsi di spalle, inarcando la schiena come a voler assurdamente proteggere il bambino che portava in grembo.

    Un’immagine suggestiva, nella sua drammaticità, quella della futura mamma sconvolta e determinata a precipitarsi, ma che nel contempo non vuole impattare con la pancia. Tuttavia dobbiamo attenerci ai fatti e i riscontri autoptici, i primi rilevamenti e soprattutto l’anomala modalità con la quale si è gettata oltre il parapetto offrono il fianco a dinamiche diverse da quello dello slancio intenzionale affermò de Santis, che si rivolse a Lezzi Gianpaolo cosa sappiamo della vittima?

    Risulta che dopo il divorzio dall’ingegner Correale, non ha avuto partner fissi per diversi anni. Da qualche tempo, aveva una relazione stabile con un certo Ciro Rumma, collega di lavoro. I due, però, non convivevano.

    Dobbiamo acquisire informazioni complete sulla donna. Per complete, intendo non solo la situazione familiare precedente e attuale, ma anche la condizione economica, chi frequentava, le abitudini, se aveva già tentato di togliersi la vita, se consumava alcool o era farmacodipendente. Tutto! Anche cosa mangiava a colazione, intesi?

    Senz’altro.

    "E inoltre voglio avere al più presto i nomi di tutti i condòmini. Ho bisogno di parlare con ognuno di loro. In primis, convochiamo, l’ex marito e il compagno

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