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Tristezza: Dalla rassegnazione alla creatività fragile
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Tristezza: Dalla rassegnazione alla creatività fragile
E-book168 pagine1 ora

Tristezza: Dalla rassegnazione alla creatività fragile

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Info su questo ebook

Gli autori, nel libro precedente, Restare a casa. Piccolo alfabeto del contagio, avevano affrontato la pandemia a partire dal modo con cui l’abbiamo vissuta e attraversata nel chiuso delle case. Una sorta di alfabeto delle cose come riproduzione carna­le dei codici dell’anima. In questo nuovo contributo, essi cercano di offrire al letto­re una chiave interpretativa della permanenza e della recrudescen­za del tempo pandemico alla luce di due diverse modalità di vivere la tristezza. Adesione a una tristezza ras­segnata e impotente, oppure a una tristezza intesa come creatività fragile, capace di ergersi contro l’orrore come energia di vita, di promozione della bellezza, dell’operosità, nella consapevolezza, e proprio per questo, dell’incolmabile mancanza, della irriducibile finitezza, della continua esposizione alla vulnerabilità che abitano gli umani.
LinguaItaliano
Editorela Bussola
Data di uscita15 nov 2022
ISBN9791254741955
Tristezza: Dalla rassegnazione alla creatività fragile

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    Anteprima del libro

    Tristezza - Fabio Gabrielli

    copertina_0.jpg

    NOETICAMENTE

    ANTROPOLOGIA NEO–ESISTENZIALE

    9

    Direttore

    Ferdinando

    Brancaleone

    Centro Ricerche Noetiche ‒ CRN

    Responsabile del coordinamento

    Valentina

    Tettamanti

    Centro Ricerche Noetiche ‒ CRN

    Comitato scientifico

    Gianfranco

    Buffardi

    Istituto Italiano di Scienze Umane ed Esistenziali ‒ ISUE

    Fabio

    Gabrielli

    School of Management ‒ Università LUM Jean Monnet

    Pietro

    Grassi

    ISSR all’Apollinare ‒ Pontificia Università della Santa Croce ‒ Roma

    Antonio Gioacchino

    Spagnolo

    Università Cattolica del Sacro Cuore

    Comitato editoriale

    Lisa

    De Luca

    Centro Ricerche Noetiche ‒ CRN

    Francesca

    Guercio

    Centro Ricerche Noetiche ‒ CRN

    Valeria

    Salsi

    Centro Ricerche Noetiche ‒ CRN

    NOETICAMENTE

    ANTROPOLOGIA NEO–ESISTENZIALE

    citazione1

    NoeticaMente, collana curata dal Centro Ricerche Noetiche (CRN), promuove materiale afferente all’ambito dell’antropologia neo–esistenziale; orientamento, quest’ultimo, che considera l’uomo come Singolo (quindi come essere unico e irripetibile) e, al tempo stesso, come parte di un Tutto, con il quale è costantemente interconnesso. Lo studio della natura umana, quindi, non può prescindere dallo studio dell’ambiente in cui l’uomo vive e con il quale ha un legame inscindibile. Ambiente nel quale il Singolo si trova, inevitabilmente, in relazione (oltre che con il Mondo) con l’Altro. Emerge quindi l’importanza di uno studio dell’uomo capace di coglierne la pluridimensionalità, schematizzabile nelle tre dimensioni di soma, psiche e nous.

    I più recenti studi in ambito antropologico neo–esistenziale mostrano la necessità di mantenere una prospettiva multidisciplinare che possa avvalersi, in uguale misura, del contributo delle discipline umanistiche e di quelle scientifiche per sviluppare una visione meta–disciplinare, capace di moltiplicare i punti di vista sull’uomo, evitando la settorializzazione e la staticità a cui essa può portare.

    È da sottolineare, in tale ambito di considerazioni, l’importanza della dimensione noetica dell’esistenza: essa rappresenta la caratteristica distintiva dell’uomo, quel quid in più che lo differenzia da ogni altro essere vivente.

    L’approccio neo–esistenziale ha visto inoltre la sua applicazione nei diversi ambiti delle professioni di aiuto, per i quali sono stati sviluppati strumenti in linea con i principi di tale approccio.

    Fabio Gabrielli - Valentina Tettamanti

    Tristezza

    Dalla rassegnazione alla creatività fragile

    logo labussolalabussola

    © 2023 All rights reserved.

    ISBN 979-12-5474-195-5

    ROMA GIUGNO 2023

    Sommario

    Apertura, le due forme di tristezza

    Capitolo 1

    Bìos o della durata della vita

    Capitolo 2

    Sulla nobiltà dello spirito

    Capitolo 3

    Sull’anima pirata

    Capitolo 4

    Dalla fiacchezza alla magnanimità

    Capitolo 5

    L’anima visionaria

    Capitolo 6

    Tornare ad arrossire

    Capitolo 7

    Tra irrequietezza e inquietudine

    Capitolo 8

    Il cuore che si spaura

    Capitolo 9

    La rigenerazione come resistenza

    Capitolo 10

    Beati coloro che immaginano

    Capitolo 11

    Per una burocrazia poetica

    Capitolo 12

    Ospitali come i libri

    Capitolo 13

    Voci antiche, l’enigma dello straniero

    Capitolo 14

    La gioia come sovrabbondanza di potenza

    Capitolo 15

    I numeri come pratica gioiosa

    Capitolo 16

    L’avventura umana tra Daimon ed Eros

    Capitolo 17

    Il coraggio della tristezza

    Capitolo 18

    Sulla morte della vita

    Capitolo 19

    VIR(us) versus VIR(tuale)

    Capitolo 20

    Primum non nocere

    Capitolo 21

    Comprensione intellettuale o comprensione umana?

    Capitolo 22

    Parole, parole, parole…

    Capitolo 23 82

    Il mondo a portata di click

    Capitolo 24

    Sulla follia dell’umana esistenza

    Capitolo 25

    Così lontani, così vicini

    Per concludere, una piccola biblioteca dell’anima

    Bibliografia essenziale

    Sitografia

    Autori

    citazione2

    La verità è quel che illumina il soggetto, quel che gli concede la beatitudine, quel che gli consente di ottenere la tranquillità dell’anima. Insomma, nella verità, e nell’accesso a essa, c’è qualcosa che realizza il soggetto stesso, che realizza l’essere stesso del soggetto, o che lo trasfigura.

    Michel Foucault

    Gli autori, nel libro precedente, Restare a casa. Piccolo alfabeto del contagio, avevano affrontato la pandemia a partire dal modo con cui l’abbiamo vissuta e attraversata nel chiuso delle case, alla luce di un nuovo, vitale dialogo con gli affetti e le cose quotidiane, relegate, nel tempo ordinario, nella fruibilità meccanica, irriflessa. Da qui, una sorta di alfabeto delle cose come riproduzione carnale dei codici dell’anima, delle fluttuazioni e delle traiettorie con cui decliniamo il nostro rapporto con il mondo, inteso come organismo animato, relazionale a ogni livello. In questo nuovo contributo, gli autori cercano di offrire al lettore una chiave interpretativa della permanenza e della recrudescenza del tempo pandemico alla luce di due diverse modalità di vivere la tristezza. In altri termini, si è cercato di cogliere la svolta cruciale dell’umano, la sua cifra antropologica, nell’adesione a una tristezza rassegnata e impotente, oppure a una tristezza intesa come creatività fragile, capace di ergersi contro l’orrore come energia di vita, di promozione della bellezza, dell’operosità, nella consapevolezza, e proprio per questo, dell’incolmabile mancanza, della irriducibile finitezza, della continua esposizione alla vulnerabilità che abitano gli umani.

    Apertura, le due forme di tristezza

    citazione3

    Il linguaggio fatica sempre a tenere il passo del mondo, l’evidenza del suo carattere magmatico e ambivalente. Il destino delle parole è quello di esorcizzare l’indistinto della realtà per dare un nome alle cose, esorcizzare l’angoscia di un fuori altrimenti indifferente, quando non ostile, alla nostra sorte.

    Poi, ci sono parole radicali, con cui cerchiamo di marcare i confini mondani con una particolare urgenza esistenziale, una nettezza semantica che possa assicurarci una presa vigorosa sulla realtà.

    Tra queste, spicca la parola tristezza, tra i cui significati, per esempio nel latino tristitia, c’è anche quello di rigidezza, durezza.

    In questo senso, quando siamo tristi, afflitti, sentiamo il nostro rapporto con il mondo nei termini della rigidità, della mancanza di uno spazio flessibile, plasmabile, trasformabile sulla base delle nostre qualità, dei nostri progetti.

    La tristezza ci apre alla realtà nel segno dell’inesorabile (nel latino tristis c’è anche questa sfumatura): tu, uomo, non puoi modificare il carattere di perentoria, indiscutibile pesantezza del mondo, il suo essere cupo e aspro.

    Questa aspra durezza del mondo, nel tempo pandemico, è vieppiù alimentata da un pervasivo stato di incertezza che sta determinando una sorta di angoscia del limbo.

    Pandemic fatigue è il nome che viene dato a questa crisi prolungata, in cui l’invasività delle regole anticovid nel quotidiano finisce per strutturare biografie stanche, sfi brate, prive di energia, nel se-gno di una disillusione e una sfiducia sempre più marcate.

    Ci domandiamo con sempre maggiore insistenza quale futuro sia possibile, se il presente fatica ad assicurarci anche la mera sopravvivenza biologica.

    Ci sentiamo spaesati, deconcentrati, insonni: la notte si configura ormai come una forma vuota, la cui quiete, in realtà, rimbalza sul muro di gomma di gesti e pensieri che intercettano nel domani solo un angosciante tracciato patibolare.

    Nel momento in cui l’epoca più tecnologicamente attrezzata, più scientificamente avanzata, più socialmente evoluta è stata messa sotto scacco da un virus, ci siamo ritrovati di fronte, in carne ed ossa, una fragilità prima delegata solo alle dispute filosofiche o alle raffinatezze poetiche.

    Trovarsi di fronte alla vita brutale, sorda, famelica, non nei pensieri di qualche intellettuale o nelle pagine dei libri ma nella viva carne del mondo, ha spalancato un vuoto imprevisto e doloroso sulla condizione umana.

    Ci siamo così trovati a fare i conti con un presente incerto e un futuro sempre più a corto raggio, che ha innescato una profonda crisi antropologica nella nostra natura misurante.

    Che l’uomo sia un animale misurante, è attestato dalla civiltà greca, per la quale spiegare la realtà significava ricondurre il molteplice a unità, nel segno del kósmos, dell’ordine.

    Scrive Platone:

    I sapienti dicono, o Callicle, che cielo, terra, Dei e uomini, sono tenuti insieme dalla comunanza, dall’amicizia, dall’ordine, dalla saggezza e dalla rettitudine: ed è proprio per tale ragione, o amico, che essi

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