65 mesi con le stellette
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Durante la prigionia Lino nasconde con coraggio la bandiera del 231° Reggimento Fanteria della Divisione Brennero con la speranza di riportarla in Patria: per questo gli verrà tributato un encomio solenne il 20 dicembre 1945. Il suo diario è una importante testimonianza di soldato prima e di prigioniero poi; un insegnamento per le giovani generazioni che come scrive Lino “…non conoscono quasi niente di quanto successo durante la seconda guerra mondiale”.
Nei suoi ricordi non manca l’attenzione alla famiglia, che sopporta privazioni, angherie e sofferenze pur non stando al fronte. Il suo racconto e le sue riflessioni sono un monito contro la guerra, contro tutte le guerre ancora in corso in tutto il mondo: è un significativo messaggio di pace.
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Anteprima del libro
65 mesi con le stellette - Lino Marignoni
Tavola dei Contenuti (TOC)
Titolo pagina
Premessa
Giuliana Cova
Sindaca del Comune di Predaia
Introduzione
Maurizio Tomasi
Giornalista, figlio di IMI
Ricordi
Giuliana Marignoni
Nipote
Incipit storico
Orlando Materassi
Silvia Pascale
12 marzo 1940- 16 agosto 1945
di Lino Marignoni
Conclusione
Appendice storica
Bibliografia
cover.jpgLINO MARIGNONI
65 MESI CON LE STELLETTE
A cura di
SILVIA PASCALE
ORLANDO MATERASSI
(Su autorizzazione formale degli Eredi)
img1.pngISBN versione digitale
978-88-6660-449-5
65 MESI CON LE STELLETTE
Autore: Lino Marignoni
Curatori: Silvia Pascale e Orlando Materassi
© CIESSE Edizioni
www.ciesseedizioni.it
[email protected] - [email protected]
I Edizione stampata nel mese di luglio 2024
Impostazione grafica e progetto copertina: © CIESSE Edizioni
Immagine di copertina fornita dagli eredi di Lino Marignoni
img2.pngCollana: Le nostre Guerre
Editing a cura di: Silvia Pascale, Orlando Materassi
Direttore di Collana: Silvia Pascale
Coordinatore storico-scientifico di Collana: Orlando Materassi
Editore e Direttore Editoriale: Carlo Santi
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Tutti i diritti sono riservati.
È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale, pertanto nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza che l'Editore abbia prestato preventivamente il consenso.
Premessa
Giuliana Cova
Sindaca del Comune di Predaia
Predaia, dicembre 2023
Sono particolarmente lieta e orgogliosa di contribuire a far conoscere la vita del nostro concittadino di Smarano Lino Marignoni, protagonista e testimone delle drammatiche vicende della Seconda guerra mondiale. Egli ha saputo conferire un valore inestimabile alla sua esperienza scrivendo un diario dei suoi ricordi, un patrimonio che sarà a disposizione della comunità, delle scuole, dei nostri giovani.
Tale testimonianza ci porta a ricordare il valore della lotta e del sacrificio di donne e uomini per ottenere il rispetto e il riconoscimento di diritti e valori fondamentali quali la pacifica convivenza fra i popoli, la solidarietà e la coesione. Narrazione quanto mai attuale quella di Lino, in un mondo il nostro dilaniato da tanti conflitti, nel quale la libertà e la democrazia, conquistate dopo la Seconda guerra mondiale anche a prezzo della vita, non vanno date per scontate, ma hanno bisogno di essere rivitalizzate con nuova linfa.
Sono certa che questa preziosa testimonianza potrà contribuire a coltivare il delicato fiore della libertà e per questo ringrazio l’autore, il direttore di collana Silvia Pascale, il coordinatore storico-scientifico Orlando Materassi, il direttore editoriale Carlo Santi e tutti gli sponsors.
Introduzione
Maurizio Tomasi
Giornalista, figlio di IMI
La pubblicazione di questo libro è una buona notizia, perché con l’inevitabile scomparsa di coloro che sono stati protagonisti della tragedia dell’internamento in Germania, c’è assoluto bisogno di testi che aiutino a preservare quella memoria. In tempi come quelli attuali, nei quali grazie alle nuove tecnologie le informazioni circolano in quantità esorbitante e ad una velocità impressionante, la parola scritta è lo strumento migliore per fissare concetti ed idee che possano, come punti cardinali, orientare in direzione positiva il pensiero e le azioni delle persone.
Conoscere la drammatica realtà di quanto è successo agli italiani che vestivano la divisa dell’esercito italiano dopo l’8 settembre 1943, è utile per comprendere come il rispetto della dignità umana sia il fondamento della convivenza civile, della democrazia, della pace.
L’internamento è stato per tutti un periodo di sofferenze, privazioni, sfruttamento, cancellazione dell’identità personale. Lino Marignoni lo racconta molto bene, ad esempio quando descrive l’arrivo nello Stammlager VI J a Fichtenhain, vicino al confine olandese: "ci venne assegnato un numero di matricola e da quel momento cessammo di essere chiamati per nome, solo per numero. Il mio era 72609. Anche questo faceva parte delle umiliazioni inflitte ai prigionieri di guerra".
Umiliazioni che avvenivano tutti i giorni. Al mattino ed alla sera, nel momento dell’appello: "dovevamo sostare inquadrati nel cortile, in attesa della conta, quando andava bene per una decina di minuti e, qualche volta, anche per mezz’ora, d’inverno al freddo e qualche volta sotto la pioggia o la neve".
Proseguivano sul lavoro "molto duro che spezzava le reni e a fine turno si era morti per la stanchezza e nel momento del rancio:
ci veniva dato un pane da un chilo ogni dieci persone al giorno, pane nero fatto con grano misto a paglia tritata fine e cinquanta grammi di margarina in settimana. A mezzogiorno e la sera un mestolo di brodaglia di rape che, oltretutto, aveva un odore nauseabondo. Solo la fame di costringeva a mangiarla".
Lino racconta che era arrivato a pesare 42 chili: "Verso metà dicembre (del 1943) ci portarono a fare la doccia per poi sottoporci a visita medica. E disinfezione. Quando mi sono visto nudo dopo tanti mesi mi spaventai: si contavano le costole".
Sono descrizioni che si ritrovano in tutti i racconti fatti dagli Internati Militari Italiani. Si calcola che quelli trentini furono circa diecimila, ottocento dei quali non fecero ritorno: questi sono i numeri riportati sulla lapide realizzata nel 1955 dalla sezione di Trento dell’ANEI e che si trova sulla facciata del palazzo che ospita la sede della Provincia Autonoma di Trento in piazza Dante a Trento.
In base ai dati raccolti per la tesi intitolata "Per un censimento degli IMI trentini (1943-45): dai fogli matricolari alle fonti soggettive conservate in archivi pubblici e privati", con la quale Alessandro Giovannini nel 2011 si è laureato in scienze storiche presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Trento, risulta che, oltre a Lino c’erano altri venticinque IMI, delle classi di leva 1916-1925, nati a Coredo. Va chiarito che dal 1° gennaio 1929 (e fino al 1953) i comuni di Tavon, Sfruz e Smarano (dove Lino era nato) erano stati accorpati nel comune di Coredo. Pertanto, nel momento del loro arruolamento sono stati tutti registrati come nati a Coredo.
I ventisei IMI di Coredo rilevati da Giovannini erano due del 1917, uno del 1918, due del 1919, sette del 1920, sei del 1921, due del 1922, tre del 1923 e tre del 1924. Ci sono diciannove diversi cognomi: Biasi, Brentari, Casari, Dallatina, Erlicher, Fedrizzi, Forno, Leonardelli, Mancher, Marignoni, Mariotti, Ossanna, Pancheri, Poli, Recla, Schwarz, Sicher, Stancher, Tavonatti.
Come chiarito in precedenza, i dati raccolti per la tesi di laurea si riferiscono solo ai militari delle classi di leva 1916-1925: per cui gli IMI che sui fogli matricolari risultano nati a Coredo, sono ancora di più.
Li abbiamo però voluti riportare ugualmente per ricordare i compaesani di Lino che hanno condiviso la sua sorte, con la speranza anche di sollecitare l’interesse dei loro discendenti a riprendere il filo della memoria e magari riportare alla luce le storie dei loro cari, come è stato meritoriamente fatto da chi ha reso possibile la pubblicazione di questo libro.
Ricordi
Giuliana Marignoni
Nipote
Lino Marignoni è nato il 1° settembre del 1919 a Smarano, un piccolo paesino della Valle di Non nel Trentino. Il padre era fabbro e maniscalco e, come la maggior parte delle famiglie di allora, aveva un po’ di campagna ed una piccola stalla. Lino era il secondogenito di tre figli. La sorella maggiore Ines, si è sempre dedicata alla casa ed alla cura dei genitori, mentre il fratello minore Aurelio si dedicava alla stalla e alla coltivazione dei campi.
A differenza dei fratelli, Lino non era appassionato al lavoro di campagna e avrebbe voluto studiare, ma a quei tempi era un lusso che pochi potevano permettersi. Lui però seguì dei corsi di ragioneria per corrispondenza: abbiamo recentemente trovato i suoi quaderni. Questa sua passione allo studio lo ha sempre accompagnato. Amava fare lunghe passeggiate e ascoltare musica classica e leggere. È stata proprio questa sua passione per il sapere che lo ha aiutato negli ultimi anni a scrivere, oltre ai ricordi di guerra, anche altri racconti e poesie.
Era il primo di settembre del 1999. Lo zio Lino aveva invitato tutti i suoi cari per festeggiare i suoi 80 anni. Come in tutte le occasioni in cui si poteva chiacchierare, mio fratello maggiore Roberto chiedeva allo zio di raccontargli "di una volta".
Fu in quell’occasione che gli chiedemmo di scrivere questi racconti perché non andassero persi, soprattutto quelli sulla guerra. Quasi per battuta, gli proponemmo di sostituire la sua vecchia macchina da scrivere con un "moderno PC. Benché avesse sorriso dicendo che era troppo vecchio per queste cose, per il Natale successivo aveva già scritto a computer il libretto
Ricordi di guerra". Visto poi l’apprezzamento di tutti per il suo scritto, fatto