Spedizione dei Mille
La spedizione dei Mille è un celebre episodio del Risorgimento italiano del 1860, nel quale un corpo di volontari al comando di Giuseppe Garibaldi sbarcarono nel Meridione.
La spedizione parte il 6 maggio 1860 dallo scoglio di Quarto (vicino a Genova). Circa mille volontari (alcuni dicono che per l'esattezza fossero 1089, di cui una donna) si imbarcano sulle navi Il Piemonte e Il Lombardo. Dopo una breve sosta per rifornirsi di armi, il 7 maggio, allo scoglio di Talamone, le navi ripartono per la Sicilia. Le navi sbarcano a Marsala l'11 maggio, con qualche aiuto da parte delle navi inglesi presenti nel porto per eludere le navi da guerra borboniche.
Il 14 maggio a Salemi Garibaldi assume la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele re d'Italia.
I mille vincono la prima battaglia a Calatafimi il 15 maggio contro circa 2000 soldati borbonici. Nel frattempo i mille erano diventati circa 1200 con l'arrivo di popolazione locale.
Aiutato da un'insurrezione popolare, dal 27 al 30 maggio Garibaldi conquista Palermo.
Il 20 luglio le truppe borboniche vengono sconfitte a Milazzo.
Il (primo?) 19 agosto Garibaldi sbarca in Calabria, in netto contrasto con Cavour, ma con il tacito assenso di Vittorio Emanuele II. Garibaldi dispone ormai di circa 20 000 soldati. In Calabria non viene incontrata resistenza significativa.
Il 7 settembre Garibaldi entra a Napoli, dove viene accolto da liberatore, pur essendo ancora presenti abbondanti truppe borboniche.
In seguito avviene la decisiva battaglia del Volturno, dove Garibaldi sconfigge definitivamente l'esercito borbonico. La battaglia termina il 1 ottobre (altri dicono il 10 ottobre).
L'impresa dei mille si può considerare terminata con l'incontro di Teano tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi del 26 ottobre 1860, oppure - secondo altri - con l'ingresso del re a Napoli il successivo 7 novembre. Garibaldi chiede al re di restare ancora per un anno come dittatore nel Regno delle Due Sicilie. A seguito del rifiuto del re, si ritira nell'isola di Caprera.
Importanza della spedizione
Alcuni ritengono che la spedizione dei mille sia un episodio per certi aspetti sopravvalutato, o quantomeno narrato in modo "agiografico", della storiografia tradizionale; il rischio sarebbe quello di attribuire un’importanza eccessiva ad un episodio che coinvolse un migliaio di soldati irregolari, trascurando quella fase ben più significativa che va normalmente sotto il nome di “repressione del brigantaggio” ed arrivò a coinvolgere fino a 140.000 soldati piemontesi (Rif. Villari).
Nell’iconografia tradizionale, la discussa figura di Garibaldi assume facilmente le sembianze dell’eroe che combatte e vince contro un esercito ben più numeroso, mentre i tanti “briganti” che in seguito combatterono contro un ben più organizzato esercito piemontese ebbero il torto di essere dalla parte che perse la guerra. Insomma il mito di Garibaldi sarebbe stato funzionale agli assetti di potere vincenti.
Lo storico Mack Smith ne "I re d'Italia", con riferimento al periodo storico che comincia dall'unità d'Italia (1861) scrive: "La documentazione di cui disponiamo è tendenziosa e comunque inadeguata. ... gli storici hanno dovuto essere reticenti e, in alcuni casi, restare soggetti a censura o imporsi un'autocensura".
Molti ritengono che la spedizione dei mille sia un passaggio obbligato per capire la storia dello stato unitario italiano, che ebbe la sua influenza su fenomeni come il brigantaggio, lo squilibrio nord-sud e la cosiddetta "Questione meridionale".
I latifondisti del Meridione favorirono l'impresa dei mille, a condizione che la proprietà terriera non venisse toccata. Come sintetizzato dalla famosa frase del romanzo Il gattopardo: "Tutto deve cambiare affinchè non cambi niente". Molti contadini siciliani si unirono invece alla spedizione contando in una distribuzione di terre demaniali a chi le lavorava. Le tragiche conseguenze si ebbero quando il generale Nino Bixio ebbe l'ordine di reprimere nel sangue la pretese dei contadini, con un esempio particolare a Bronte (4 agosto 1860).
Va considerato che nel 1860 parecchi stati europei avevano raggiunto l’unità nazionale ed in Europa veniva generalmente vista con favore la nascita di uno stato unitario italiano. Inoltre le finanze dello stato sabaudo, perennemente impegnato in guerre, erano disastrate se confrontate alla floridità economica del Regno delle due Sicilie, dove si trovavano significativi distretti industriali ed il primo esempio di ferrovia in Italia.
Da rimarcare la scarsa fiducia di Cavour in Garibaldi, che quindi fece più spesso riferimento a Vittorio Emanuele II nel corso dell'impresa.
Dopo la spedizione
Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele viene proclamato primo re d'Italia. (Convenzionalmente viene ancora usata la notazione "Vittorio Emanuele II", anche se, come fa notare Mack Smith, si tratta del primo re del nuovo stato).
"Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani". Questo è il motto che ispirò la politica successiva alla spedizione dei Mille. Mentre agli ufficiali dell'esercito del Regno delle due Sicilie entrarono nell'esercito del Regno D'Italia con lo stesso grado che avevano in precedenza, per gli ufficiali di Garibaldi il grado fu riconosciuto in pochissimi casi (Rif. Bianciardi). Tra i pochi che mantennero il grado ci fu il generale Nino Bixio, che aveva avuto il compito di reprimere i disordini contadini.
Bibliografia
- Sugli argomenti economici che spingevano alla conquista del Regno delle due sicilie da parte del Regno di Sardegna: Nicola Zitara - L’unità d’Italia. Nascita di una colonia. (1971) Jaka book
- Giuseppe Tomasi di Lampedusa - Il gattopardo (1958) Feltrinelli
- Denis Mack Smith - I re d’Italia - (1990) Rizzoli
- Denis Mack Smith - Cavour (1984) Bompiani
- Luciano Bianciardi - Daghela avanti un passo (1969)
- Rosario Villari - Corso di Storia - Laterza
- Giuseppe Cesare Abba - Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille (1880)
Cinema
- Il gattopardo (1963) - regia di Luchino Visconti
- Bronte: cronaca di un massacro (che i libri di storia non hanno raccontato) (1972) - regia di Florestano Vancini
- Briganti (1999) - regia di Pasquale Squitieri