Diana degli Andalò
Diana degli Andalò (o di Andalò) (Bologna, 1201[1][2] – Bologna, 9 gennaio 1236[1][2]) è stata una religiosa italiana. È venerata come beata dalla Chiesa cattolica.
Beata Diana degli Andalò | |
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Vergine | |
Nascita | 1201 |
Morte | 9 gennaio 1236 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 1888, da papa Leone XIII |
Ricorrenza | 9 giugno[1] |
Biografia
Nacque a Bologna in seno ad una famiglia nobile e politicamente attiva; il padre Andrea Lovello (da cui il soprannome Andalò) apparteneva alla consorteria dei Carbonesi; suoi fratelli erano Castellano, Loderingo e Brancaleone degli Andalò. Non vi sono informazioni sulla sua infanzia, se non che era bella, allegra e intelligente[1]. Ammiratrice del beato Reginaldo d'Orléans, lo aiutò nel marzo 1219 nell'acquisto della località di Vigne (dove sorgeva il convento di San Nicolò, e dove sorge l'attuale Basilica di San Domenico)[2]. Nell'agosto dello stesso anno si unì ai domenicani, accolta da Domenico di Guzmán in persona[1][2], ma la famiglia era contraria e la costrinse a restare a casa[1]. Il 22 luglio 1221 si unì allora alle monache agostiniane dell'Eremo di Ronzano: anche stavolta i familiari cercarono di impedirglielo, arrivando perfino a rapirla (evento durante il quale si ruppe una costola)[2]; Domenico le inviò delle lettere per consolarla, oggi perdute[2]. La giovane, comunque, poi fuggì e fece ritorno a Ronzano[1], dove rimase fino al giugno 1223[2].
Il beato Giordano di Sassonia incontrò dunque la famiglia di Diana, e li convinse che l'unico modo per averla vicino era quello di fondare un convento: nel 1222 così, Diana, aiutata dalla famiglia e da Giordano, fondò il monastero di sant'Agnese di Bologna, su un appezzamento di terra di proprietà del padre[1][2]. Diana passò il resto della sua vita nel monastero, di cui divenne superiora, assieme ad altre monache oggi venerate come beate come Cecilia e Amata di Bologna[1][2].
Diana mantenne per anni corrispondenza con Giordano di Sassonia, e molte delle loro lettere sono tuttora esistenti[1].
Culto
Venne beatificata da papa Leone XIII, l'8 agosto 1888[1]. Nelle icone è raffigurata come suora domenicana, che tiene in mano dei gigli, simbolo di purezza, e una rappresentazione del suo monastero[1]. La ricorrenza è il 9 giugno[1] (anche se vengono occasionalmente indicati anche l'8 e il 10 dello stesso mese[2]).
Note
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