Pietro Pascasio
Pietro Pascasio, in spagnolo Pedro Pascual (Valencia, 1227 – Granada, 6 dicembre 1300), fu un religioso e sacerdote mercedario spagnolo che divenne vescovo e morì martire. Il suo culto, con il titolo di beato, fu approvato da papa Clemente X nel 1670.
Beato Pietro Pascasio | |
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San Pietro Pascasio celebra la Santa Messa, olio su tela di Geronimo Giacinto Espinosa, Museo di Belle Arti di Valencia | |
Vescovo e martire | |
Nascita | Valencia, 1227 |
Morte | Granada, 6 dicembre 1300 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 14 agosto 1670 da papa Clemente X |
Ricorrenza | 6 dicembre |
Attributi | palma, libro, bastone pastorale e mitria |
Patrono di | studenti mercedari |
Pietro Pascasio vescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti | Vescovo di Jaén (1296-1300) |
Nato | 1227 a Valencia |
Nominato vescovo | 27 febbraio 1296 da papa Bonifacio VIII |
Consacrato vescovo | 1296 dal cardinale Matteo d'Acquasparta |
Deceduto | 6 dicembre 1300 a Granada |
Biografia
modificaDi lingua mozarabica, nacque a Valencia sotto il regime musulmano degli Almohadi. Si trasferì a Parigi nel 1241 per frequentare l'Università, poco prima che la città di Valencia cadesse nelle mani di Giacomo I d'Aragona. Fu compagno di studi di san Bonaventura e di san Tommaso. Si addottorò nel 1249 e venne ordinato sacerdote. Probabilmente divenne canonico presso la Cattedrale di Santa Maria a Valencia prima del 1250, quando si trasferì a Roma entrando qui nell'Ordine mercedario.
Tornato in Spagna, divenne tutore di Sancho, figlio di Giacomo I d'Aragona, divenuto nel 1266, a soli 16 anni di età, arcivescovo di Toledo ed al quale fece anche da assistente.
Divenne presto un predicatore famoso, percorse Spagna, Portogallo e Italia predicando.
Recatosi a Roma, nel 1296 venne consacrato vescovo da papa Bonifacio VIII e da questi nominato vescovo di Jaén.
Rientrato in Spagna si preoccupò di rimettere in sesto la sua diocesi, la cui titolarità era vacante ormai da sei anni, ma nel 1297 fu catturato dai musulmani di Moley Mahomed, califfo di Granada, che lo trasportarono come schiavo in quella città. Essendo Moley Mahomed tributario del re di Castiglia, Pietro godette di una certa libertà nel muoversi a confortare gli schiavi ed a sostenere i cristiani liberi. Per ben due volte il denaro raccolto nella sua diocesi e destinato alla sua liberazione venne da lui devoluto alla liberazione di donne e bambini catturati dai mori. Durante questo periodo di semilibertà ebbe anche la possibilità di scrivere opere teologiche. Tuttavia i mori, irritati dal suo proselitismo e dalle conversioni che provocava negli stessi musulmani, lo gettarono in prigione ed il 6 dicembre 1300 lo decapitarono.
Papa Clemente X, con decreto del 14 agosto 1670, ne approvò il culto con il titolo di beato.[1]
Il suo elogio si legge nel martirologio romano al 6 dicembre.[2]
Genealogia episcopale
modificaLa genealogia episcopale è:
- Cardinale Matteo d'Acquasparta, O.F.M.
- Vescovo Pietro Pascasio, O. de M.
Note
modificaBibliografia
modifica- Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, LEV, Città del Vaticano 2004.
- Congregatio de Causis Sanctorum, Index ac status causarum, Città del Vaticano 1999.
- (EN) Burns, Robert Ignatius. The Crusader Kingdom of Valencia: Reconstruction on a Thirteenth-Century Frontier. Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press, 1967. online (See page 309.)
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietro Pascasio
Collegamenti esterni
modifica- (ES) Pietro Pascasio, in Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia.
- (EN) David M. Cheney, Pietro Pascasio, in Catholic Hierarchy.
- Pietro Pascasio, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 21018952 · BAV 495/112125 · CERL cnp00401082 · LCCN (EN) n82018314 · GND (DE) 118821997 · BNE (ES) XX1090583 (data) |
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