07b-Dialetto Omerico
07b-Dialetto Omerico
07b-Dialetto Omerico
Il dialetto omerico
L
'
Iliade e l'Odissea, i due poemi attribuiti a Omero, ci sono giunti in una forma
scritta che presenta i caratteri linguistici propri dell'epoca in cui furono fissati
dalla scrittura. Trattandosi di una mescolanza di elementi dialettali molto diversi, e
utile esaminarne gli aspetti fondamentali, che possono aiutarci a comprendere
meglio anche le varie ipotesi formulate dagli studiosi in merito alla sua origine.
Infatti, accanto ad elementi di origine prevalentemente ionica ed eolica, si riscon-
trano nella lingua dell'epos tracce di un greco meridionale miceneo, che sarebbe
stato all'origine tanto dello ionico e dell'eolico, quanto della lingua della lirica
corale. Vi sono infine atticismi, forse legati alla diffusione dei poemi nell'Attica o
alla fissazione del testo, avvenuta nel VI secolo su iniziativa dei Pisistratidi.
1.1 Caratteri artificiali della lingua epica
1.1.1
La mescolanza
dialettale
Uno degli elementi piu evidenti per chi si accinge alla lettura dei poemi e
che in nessun modo essi possono essere ricondotti ad un unico sistema
dialettale. Gia il primo verso dell'Iliade documenta questo fenomeno: alla
forma di origine eolica 0cu , che pur ha perduto l'originaria ritrazione
dell'accento, si accosta lo ionismo Hiiu oc. Non meno evidente e l'alternanza
continua della particella ionica u v con il suo equivalente eolico xc (un caso parti-
colare e dato dalla forma alternativa xcv: dal momento che l'eolico non conosce il -v
mobile dello ionico, si e pensato ad una particella eolica modificata in bocca ad aedi
ionici), di vutoi ion. accanto all'eolico v cooi e cos via. Il fatto era gia stato
osservato dagli antichi, e qualcuno, nella convinzione che i poemi fossero opera di
un singolo poeta, aveva pensato che Omero, viaggiando attraverso le varie parti del
paese greco, avesse desunto dalle diverse regioni, dove si era trattenuto, gli elementi
linguistici differenti che aveva poi inserito nei poemi.
Nel secolo scorso non e mancato chi ha pensato ad una origine eolica dell'epos: il
Fick ha addirittura tentato di ``restituire'' l'Iliade e l'Odissea a quella che riteneva la
loro forma originaria. In qualche caso questo tentativo, per quanto ipotetico, riesce
formalmente ma per lo piu non e possibile senza far violenza al testo.
La decifrazione della lineare B, avvenuta nel 1952 ad opera di Ventris e
Chadwick, ci ha permesso di conoscere la lingua greca del II millennio ma non
ha fornito elementi risolutivi per questo problema. Alcuni elementi caratteristici
della lingua epica, come il gen. plurale in -u v per i temi in -u (prima declinazione),
il gen. sg. in -oio dei temi in -o (seconda declinazione) e la desinenza di strumentale
-i, si ritrovano gia nelle tavolette micenee, ma altri, come la desinenza di dat. pl. in
-cooi, le terminazioni di infiniti in -cv e -cvui, sono esclusivamente eolici, e cos
pure i pronomi personali u c, u c, u i; t c, t c, t i, che alternano con le
corrispondenti forme ioniche ci, iv; t ci, t iv. Nei luoghi dove ricorrono,
inoltre, le rispettive forme eoliche e ioniche non possono essere sostituite, perche
non hanno la stessa quantita, misurata in sillabe lunghe e brevi, cioe non sono
prosodicamente equivalenti.
L'unica soluzione credibile per questo problema e che molte formule, lingui-
sticamente piu antiche, risalgono a cantari micenei ed eolici, ma che lo stato
originario dei poemi che noi ora leggiamo fosse una lingua composita, mista di
forme dialettali che si possono ricondurre volta per volta al miceneo, all'eolico e
allo ionico: quindi una lingua artificiale, costituita attraverso una lunga elabora-
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1
zione da parte degli aedi e stratificata nel sistema formulare che consente la
composizione orale.
Diverso e il caso di alcuni fenomeni linguistici che possono esser stati introdotti
piu tardi, nel corso della trasmissione dei poemi ormai costituiti: vale a dire dei
numerosi atticismi e della cosiddetta ``distrazione omerica''.
Sappiamo che a partire dal VI secolo Atene costitu un centro politico e culturale
di massima importanza in Grecia: i poemi omerici erano un elemento essenziale
nelle feste panatenaiche, la cui organizzazione risale al 565 a.C., ad opera del
tiranno Pisistrato. A lui, come si e visto, una tradizione attribuisce la prima reda-
zione scritta dei poemi stessi. Dopo le guerre persiane Atene divenne il centro di un
impero e la sua egemonia economica e culturale sopravvisse al crollo del sistema
politico voluto da Pericle. Non c'e da stupirsi se in questa fase della trasmissione del
testo dei poemi molti elementi linguistici attici si sono introdotti in essi: ne abbiamo
esempi nel numerale tc ooupc, ``quattro'' (ion. tc oocpc, eol. ri otpc), nella con-
giunzione conclusiva ot v, ``dunque'' (ion. v) e nella temporale o ro tc, ``quando''
(ion. xo tc, eol. o rrotc), nella particella asseverativa v, ``certo'' e in altri elementi
fonetici e lessicali.
1.1.2
La distrazione
omerica
Un fenomeno singolarissimo del dialetto omerico e la ``distrazione omerica''.
Alcune forme di verbi in vocale aspra, che in attico sono contratte, mentre lo
ionico non contrae (forme ``aperte'' o ``sciolte'') e nell'eolico appartengono alla
coniugazione atematica, ricorrono nei poemi con un vocalismo che non e
attestato in alcun dialetto greco e non si lascia spiegare dalla grammatica storica.
Troviamo nei poemi ad es. o po , o pu uo0ui, mentre avremmo in ionico o pu , o pu c-
o0ui, in eolico o pi, o p cvui e in attico o p , o pu o0ui.
La spiegazione piu credibile, anche se non dimostrabile con certezza, e che in
origine si avessero forme ioniche sciolte (o pu , o pu co0ui), successivamente con-
tratte nella tradizione attica (o p , o pu o0ui): nella recitazione l' di o p e l'u di
o pu o0ui valevano tre tempi e non due, per rispettare la struttura metrica che
imponeva rispettivamente la prosodia aah (o pu ) e aaha (o pu co0ui). Nelle
forme ``distratte'' i gruppi -o- e -a uu- costituirebbero la rappresentazione grafica
di queste lunghe di tre tempi, corrispondenti a gruppi originari di una lunga piu
una breve. Questo fenomeno si sarebbe prodotto proprio nel corso dell'egemonia
culturale attica, che avrebbe imposto le forme contratte: gli Alessandrini, che
conoscevano bene i dialetti greci e che avrebbero potuto senz'altro ricostituire le
forme ioniche originarie, erano molto conservatori nei confronti della tradizione
testuale, ed evidentemente non vollero modificare le forme che trovavano nei
manoscritti giunti a loro.
1.1.3
Il duale
Un altro elemento di artificialita nella lingua dell'epos e l'uso del duale.
Esso e spesso usato, ma non coerentemente, e non di rado si passa da un
soggetto plurale a un verbo duale, e viceversa: gli aedi mostrano scarsa
sensibilita verso il duale, usandolo come una forma di plurale possibile per i nomi
doppi piuttosto che come un numero verbale o nominale vero e proprio. Ad es. in Il.
VI, 120 Glauco e Diomede ``si incontrarono bramosi di combattere'', otvi tv cu -
tc u _co0ui; dopo questi duali il testo prosegue, ``ma essi dopo che furono vicini,
andando l'uno verso l'altro'', con i plurali oi o(c ), ouv, u ii ioioiv, per ritornare al
duale con i o vtc, ``andando'': in due versi si incontrano tre duali e tre plurali, riferiti
alla stessa coppia di personaggi.
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2
1.2 La fonetica
1.2.1
Vocalismo
Rispetto al dialetto attico il dialetto omerico presenta alcune caratteristiche
particolari:
n u lungo originario (non derivato da allungamento di compenso) passa ad ,
secondo la fonetica ionica, anche dove l'attico conserva il cosiddetto u puro, dopo
c, i, p: cos si ha vo , u ,,cii , c p. Talvolta si ha anche al posto di u breve,
come in u i0ci ;
n le contrazioni sono di norma assenti. Anche questo fenomeno e ionico: cos
abbiamo u i,cu (4 att. u i,), c oocui (4 att. c o); rpooc vcc, ctc vcc (dove
talvolta si incontrano forme contratte: rpooc vci, ed anche u_citui). Queste
forme non contratte sono dette anche ``aperte'' o ``sciolte''. Anche le vocali -co- di
solito non contraggono: c v0co, |ot ico, iic ovtc, o pco, oc o (4 att. c v0ot,
|ot iot, iiot vtc, o pot, oot ); talvolta troviamo la contrazione ionica -ct-,
come in ,c vct, che peraltro e piu tarda, e potrebbe essere stata sostituita ad un
originario -co-;
n le preposizioni hanno spesso la forma troncata per ``apocope'': questo fenomeno e
proprio del dialetto eolico. Cos abbiamo ru p, xu t, u v per rupu , xutu , u vu . In
composizione si hanno fenomeni di successiva assimilazione come in xu rrcoc
(4 xutc rcoc), xu iiirc (4xutc iirc), u |ui vciv (4 u vu|ui vciv).
1.2.2
Consonantismo
Alcuni nomi propri, che non risultano da radici greche, come A_iiict e
`Ootooct , ricorrono talvolta con due consonanti, talvolta con una sola
( A_iict , `Ootoct ): la variazione fonetica si spiega per la necessita di
adattare la parola alla misura dell'esametro, ma anche per analogia di altre parole
in cui una forma con due i si alternava a una forma con uno, come nel caso di
c iiu|c, c iu|c, aoristo del verbo iu|u v con t. oiu|-, dove il doppio i e prodotto
per assimilazione di oi.
Talune parole, inizianti in attico per r-, ricorrono nei poemi con rt- iniziale:
rto ii, rto ico per ro ii, ro ico; queste forme ricorrono in miceneo e in arca-
dico-cipriota e quindi possono risalire alle tradizioni achee dell'epica. Di fatto anche
questa e un'alternativa utile per la metrica.
In taluni casi si trova alternanza tra -o- semplice e doppio -oo-:
n nel dat. pl. dei temi in sibilante: accanto alla forma originaria c rco-oi ricorre
quella posteriore c rcoi, che e la forma propria dell'attico;
n nei verbi: si ha il caso del fut. c o-ooui, da un t. c o-, che poi ha dato luogo a
c ooui; inoltre da alcuni temi originari in -o-, come tcico- di tcic , si sono formati
aoristi in -o-ou (c -tc ico-ou), accanto ad altri in cui il doppio sigma derivava da
dissimilazione di una dentale (ouuo-oui
D
ouu ooui, da un pres. ouu ,
E
-o-y):
questo tipo si e successivamente diffuso per analogia e si sono avute forme come
xuic ooui, o ic ooui;
n questa alternanza ricorre ancora in altre parole, in cui il doppio sigma e etimologico,
ma tende a scomparire: o ooo (
E
*o t-yo-)Oo oo, c ooo (
E
*c0yo-) Oc oo.
La lingua dell'epos impiega le forme con due sigma alternativamente a quelle
con uno solo, secondo l'opportunita metrica.
Infine la fonetica ionica non comporta la dissimilazione di 0 davanti a :
xcxopt0c vov, part. pf. pass. da xopt oo, dove l'attico ha xcxoptoc vov.
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3
1.2.3
Il digamma
Il digamma e un'antica lettera dell'alfabeto greco: la sua pronuncia e
documentata in miceneo e lo troviamo piu tardi nell'eolico. Nel nostro testo
di Omero esso non e registrato: tuttavia se ne trovano tracce evidenti, messe
in luce da R. Bentley.
In Od. XVII, 78 Telemaco si rivolge a Pireo, esprimendogli le sue perplessita
sulla situazione della sua casa:
Hci pui` ot ,u p t` i ocv o r c otui tu oc c p,u
``Pireo, noi non sappiamo che cosa avverra''.
E
evidente che la congiunzione t(c) non ha alcun senso all'inizio di una al-
locuzione
?
: tuttavia essa e necessaria per produrre l'allungamento per posizione
di ,u p. Nello stesso tempo non si comprende come mai la finale di tu oc non si elida
davanti a c p,u: se cio avvenisse pero la metrica non tornerebbe piu nell'explicit
?
dell'esametro. Se noi invece teniamo conto del fatto che oiou iniziava con un
digamma, come sappiamo dall'eolico e dalla comparazione tra il t. i o- e il lat.
vid-eo, e dall'altra parte ammettiamo il digamma in c p,u, sempre sulla scorta della
grammatica storica
1
, noi possiamo ipotizzare una forma originaria del verso:
Hci pui ot ,u p i ocv o r c otui tu oc c p,u
Ancora, in Il. XXIII, 198 i manoscritti leggono concordemente xc u o' Ipi,
con una forma che non tiene conto del digamma: Bentley suppose che la forma
originaria dovesse essere xu oc ipi, con il digamma, e questa ipotesi, formulata
nel 1713, e stata confermata alla fine del secolo scorso, quando un papiro ha
documentato la forma ipotizzata dal Bentley.
In Od. XXIV, 278, infine, si legge:
,tvuixu u t ovu c p,u i oti u
``donne perfette che conoscono lavori''.
Siamo costretti ad ipotizzare ioti u per evitare l'elisione della vocale finale di
c p,u. Ma, sapendo che anche questa parola iniziava per digamma, non sara difficile
pensare che la forma giusta dovesse essere ,tvuixu u t ovu c p,u ioti u, ``donne
che sanno fare lavori perfetti''.
Si e giunti cos a individuare numerosi termini che avevano anticamente il digam-
ma: i pronomi di seconda persona ocio (
E
cio
E
ocio), ooi, oc , oc 0cv (
E
oi, c ,
c 0cv); il pron. possessivo di terza persona o , , o v da o , , o v (
E
oo, suus); il
verbo u ,vti (
E
u ,vti ``spezzare''); u vu, u vu oo (
E
u vu, uvu oo, ``re'', ``re-
gnare''); u ott (
E
u ott, ``citta''); oixo (
E
oixo, ``casa''); oivo (
E
oivo, ``vino'').
Se in molti casi gli aedi hanno tenuto conto del digamma, spesso invece questo
non e avvenuto. In Il. I, 19 ct o oi xuo' i xc o0ui, se si restituisse il digamma, non
sarebbe piu possibile l'elisione di oc , e la metrica non funzionerebbe piu. La corre-
zione ct oixu o' i xc o0ui e invece possibile ma non dimostrabile.
In realta quindi dobbiamo limitarci a tener conto della presenza del digamma in
molti luoghi dei poemi, ma anche della sua mancata osservanza in altri.
1. L'eolico ha cp,u; in greco l'au-
mento in ci - di c p,u ,oui si spiega pre-
supponendo il residuo di un digamma
(ci p,u,o v E *c cp,u,ov): e cos
chiaro il parallelo con i termini work
(ingl.) e Werk (ted.).
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4
1.3 La declinazione
1.3.1
Temi in -a (prima
declinazione)
Il nominativo dei temi in -u esce di norma in -: Li v, ,cvc , rc tp. Esce
in - anche nelle parole formate con il suff. -y dei nomi astratti (tipo u i0ci ,
att. u i 0ciu), mentre resta in -a u nei nomi formati con il suff. -y dei nomi
femminili, tipo ot ou
2
. Alcuni nominativi in -u, come 0cu , si spiegano con
la persistenza di un vocalismo eolico.
Tra i maschili, si trovano forme di vocativo in -a u usato per il nom., come nei casi
di i rro tu, vcci,cpc tu.
Al gen. sg. maschile si hanno forme eoliche, come Atpci`ouo, Ai`ouo, accanto a ioni-
smi, come Atpci`oc: in quest'ultimo caso c e considerato una sillaba sola (sinizesi
?
).
Il gen. pl. puo uscire in -u v
3
(eolico) oppure in -c v
4
(ionico); talvolta si trova
anche la forma contratta tptuici v.
Il dat. pl. ha le forme in -oi (dativo lungo, sul tipo di quello dei temi in -o) ed
-: xoi ioi (xoi iui), xiioi (xiioi ui).
1.3.2
Temi in -o (seconda
declinazione)
Il gen. sg. della seconda declinazione alterna in misura circa uguale forme
in -oio e in -ot (contratto da -oo): roic oio e roic ot. Sappiamo che -ot e
piu recente, -oio e piu antico: di fatto le due uscite si alternano secondo
l'opportunita metrica.
Nei casi obliqui, gen. e dat., del duale si trovano le forme sciolte in -oiiv (da cui
deriva l'attico -oiv): irroiiv, oiiv.
Nel dat. pl. la desinenza piu comune e in -oioi(v), cosiddetto ``dativo lungo'',
proprio dello ionico, ma si trova anche quello in -oi: irroioiv e irroi.
1.3.3
Declinazione
atematica
(terza decli-
nazione)
La declinazione atematica e caratterizzata da due fenomeni diffusi: il gen.
e dat. duali in -oiiv, tipo roooiiv, e il dat. pl. in -cooi. Questa desinenza ha
origine dal dialetto eolico, dove il dat. pl. dei temi in o-, tipo tcico-, nom.
tc io, e regolarmente tc ico-oi; successivamente questa uscita, formata da
-co- predesinenziale 1-oi desinenziale, fu sentita come un'unica desinen-
za di dativo plurale, ed estesa anche ad altri temi, con forme come xt vco-
oiv, rui ocooiv, u vopcooiv, e perfino a temi in o- come tcic cooiv.
I temi in -o-, tipo ,c vo, |c io, hanno forme sciolte: gen. sg. ,c vco, dat. ,c vci; n.
pl. ,c vcu, gen. ,cvc v, dat. ,c vcooi e ,cvc cooi.
I nomi in -p con radice apofonica, come rut p, tp, 0t,u tp, u v p, hanno
forme sia dal grado c sia dal grado ridotto: quindi rut p ha un gen. rutc po e
rutpo , un dat. rutc pi e rutpi , un acc. rutc pu. Av p ha un gen. sg. u vc po e u vopo ,
un dat. u vc pi e u vopi , un acc. u vc pu e u vopu; al pl. presenta u vc pc e u vopc, u vc pv
e u vop v, u vopu oi e u vopcooi, u vc pu e u vopu.
Tra i nomi in-i, ro ii alterna forme dal t. roii- conaltre dal t. roi-: gen. sg. ro iio
e ro io (da cui viene poi ro ic att., per metatesi quantitativa), dat. ro ii e ro ii, acc.
ro iiv; pl. nom. ro iic, ro ic, gen. roii v, dat. roii cooi, acc. ro ii, ro iiu, ro iu.
I temi in -O-c, tipo |uoiict , hanno la seguente declinazione: |uoiict ,
|uoii o (senza la metatesi quantitativa che interviene nell'attico |uoiic ), |uoi-
i i, |uoii u, |uoii c, |uoii v, |uoiict oi, |uoii u.
Il nome ,o vt, ``ginocchio'' ha forme dal tema semplice ,ov-, gen. sg. ,otvo ,
pl. ,ot vu, ,ot vv, ,ot vcooi e dal t. ampliato ,ov-ut-: ,ot vuto, ,ot vuti ecc.;
2. L'attico ignora la differenza tra i
due suffissi, e forma sempre il nomi-
nativo in -iu: u i 0ciu, ot ou.
3. Da -a-som, cf. lat. rosarum, per ro-
tacismo.
4. Da -uv Dv Dcv, per vocali-
smo ionico in e abbreviazione della
prima vocale.
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5
cos oo pt, ``legno'' e per sineddoche
?
``lancia'' ha forme dal t. oop-, come ootpo ,
e dal t. ampliato con una dentale, come oot put-o. Cos anche ot , ``orecchio'', ha
forme da un tema ampliato: gen. sg. ot uto, pl. n. ot utu, dat. ot uoi.
Zct , ``Zeus'', ha le forme Aio , Aii , Ai u, ma anche Z v, Zvo , Zvi , Z vu.
Yi o , ``figlio'', ha forme da tre temi, ti o-, ti -, ti c-; xu pu, ``testa'', ha forme
da xup-, xput-, xpuut-, xup ut-; vt , ``nave'', ha la declinazione vo Ovco ,
vi , v uOvc u, pl. v cOvc c, v vOvc v, vtoi Ov cooiOvc cooi, v uOvc u; nel
solo strumentale vut i sopravvive il vocalismo eolico. Le forme in -c- sono
dovute ad abbreviazione davanti a vocale, propria dello ionico.
1.3.4
Aggettivi
Tragli aggettivi, roit presenta, comeinattico, alternanzadei t. roit- eroiio-:
le forme come rotit , rotit v sono dovute ad allungamento metrico in arsi.
Riguardo ai numerali, si trovano alcune forme particolari:
n per il femm. di ci, ``uno'', accanto a i u si ha i u, i , i ;
n per ``due'' si hanno le forme ot e ot o;
n per ``quattro'', come si e visto, con lo ionico tc ooupc si trovano le forme eoliche
ri otpc, ri otpu.
Nei comparativi si deve osservare che molte forme in -tcpo mantengono l'antico
valore oppositivo attestato anche nel lt. alter: cos o pc otcpo e ``montano'' e u ,po -
tcpo vale ``selvaggio''. Le forme in -iov-, -ioto- sono piu diffuse che nell'attico: cos si
trova |pu oov da |pu_t , ``corto'', |u poioto da |puot , ``lento'', ru oov, ru _ioto
da ru_t , ``grosso'', ``massiccio'' e oi xtioto da oi xtpo , ``degno di commiserazione''.
1.3.5
Pronomi
I pronomi personali hanno le seguenti forme caratteristiche, in cui si alter-
nano elementi ionici ed eolici:
1
a
pers. SINGOLARE N
G
c , , c , v
c cio, c c o, c ct , c c 0cv
DUALE NA
GD
v i, v
v iv
PLURALE N
G
D
A
ci, u c
ci v, c v
u i, iv, iv, iv
u c, c u
2
a
pers. SINGOLARE N
G
D
ot , tt v
ocio, oc o, oct , oc 0cv, tcoio
ooi , tci`v
PLURALE N
G
D
A
t c, t ci
t ci v, t c v
t iv, t iv
t c, t c u
3
a
pers. SINGOLARE G
D
A
cio, co, ct , c0cv
c oi, oi, oi
c c , c (c , iv encl.)
DUALE D
A
oiv (encl.)
oc (encl.)
PLURALE G
D
A
oci v, o v, oc v
oi oi (oi encl.)
oc u (oc, ocu, ou encl.)
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6
Le desinenze in -0cv derivano da un suffisso avverbiale che esprime al-
lontanamento. Il tema del pron. di terza persona e c, cui nel dat. plurale si e
aggiunta la desinenza di strumentale -i, che si e estesa per analogia agli altri
casi.
Il pronome dimostrativo e o , , to , che in attico ha funzioni di articolo; ha le
forme particolari del gen. sg. toio e tot per il m. e il n. Nei poemi o , , to non e mai
articolo, spesso ha funzione di anaforico, per riferirsi a persona nominata, ``colui'',
``quello'': si dice viv, ``l'ira'', mentre o 'Ootooct vale sempre ``egli, Odisseo''. In
Il. I, 54 t ocxu t si dovra intendere ``in quel (giorno che era) decimo''.
Si ha inoltre il nom. sg. m. o , residuo di un altro pronome, che ricorre in unione
con particelle: o'o , ``e quello disse''.
Il dimostrativo c xcivo, che pure e attestato, presenta la forma piu diffusa xcivo:
si pensa che in questo caso c - fosse una particella dimostrativa, come in lt. la -c finale
di hic, che in seguito si fuse con il pronome, dando luogo a c xcivo.
Il pron. relativo non presenta particolarita morfologiche: talvolta il dimostrativo
ha funzioni di relativo (caratteristica ionica).
I pronomi interrogativo ed indefinito ti , ti presentano forme dai rispettivi temi
in -i nei casi diretti (rispettivamente ti , ti; ti vu, tivu; ti vc, tivc; ti vu, tivu) ma
da temi in c per i casi obliqui (sg. gen. tc o, tct , tct, dat. tc (, tc(, t(; pl. gen. tc v).
L'indefinito relativo o oti presenta nei poemi varie forme, cioe:
Tra i pronomi possessivi si ricordi il possessivo riflessivo o (
E
*oo, suus),
nonche u o 4 c tcpo, t o 4 t c tcpo.
MASCHILE FEMMINILE NEUTRO
Singolare N o oti, o ti ti o ti, o tti
G o tct, o ttco, o ttct o tct, o ttco, o ttct o tct, o ttco, o ttct
D o tc(, o t( o tc(, o t( o tc(, o t(
A o vtivu, o tivu vtivu o ti, o tti
Plurale N oitivc uitivc u oou
G o tcv o tcv o tcv
D o tc oioi o tc oioi o tc oioi
A ot otivu u otivu u oou
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7
1.4 La coniugazione
1.4.1
Diatesi
n Attiva
Nella prima persona sg., la distinzione tipica dell'attico tra coniugazione
tematica (in -) e atematica (in -i) non e sempre seguita rigorosamente: da
verbi tematici si trovano forme con la desinenza -i: u ,u ,i accanto ad u ,u ,,
i oi accanto ad i o.
Alla seconda persona sg. si trova talvolta in tutti i tempi l'antica desinenza di
perfetto -0u (cf. oio0u) che assume la forma -o0u: ti 0o0u, oi ooio0u, c o0u.
Per la terza persona sg. del congiuntivo si hanno, accanto alle forme normali
u ,, iu |, forme analogiche u ,oi, iu |oi etc., sul tipo della rispettiva forma
atematica ti 0oi.
Per la terza pl. dei tempi principali la desinenza -vti ha subito vocalizzazione del
v e assibilazione del t: -vti > a uti > a uoi: cos dalla rad. t- si ha rct uoiv, terza
pl. del pf. atematico, da *rc-t-vti.
Nella terza pl. dei tempi storici e largamente diffusa la desinenza -ouv: c |ouv,
c otouv, c uouv.
n Media
Spesso non si ha contrazione tra la vocale tematica e le desinenze di seconda
pers. -oui, -oo dopo la scomparsa del -o- intervocalico: |ot icui, c oocui, c p_co.
Alla prima plurale si trova spesso la desinenza -co0u: c oo co0u.
Nella terza plurale, accanto alle desinenza -vtui, -vto ricorrono le forme ioniche,
con vocalizzazione della sonante, -utui, -uto: tctct _utui, |c|i uto.
n Passiva
Negli aoristi passivi, dove l'attico assume di norma la desinenza -ouv, nei poemi
si ha l'abbreviamento del suffisso e la desinenza -v per -vt: c i ,v.
1.4.2
Tempi
L'uso dell'aumento nei poemi e facoltativo: le forme con aumento equival-
gono percentualmente a quelle senza aumento, anche se nell'Odissea le prime
sono piu numerose. L'unica norma apparente e la opportunita metrica.
Una formazione di passato tipica dello ionico di Omero ed Erodoto e il cosid-
detto preterito iterativo, formato all'indicativo con il suff. -ox- in relazione a presenti
tematici ed atematici (ct ,-c-ox-c, iotu-ox-c, c oxc) o ad aoristi tematici o atematici
(otu oxc, ci rcoxc).
Nell'aoristo sono frequenti le forme tematiche (aor. forte) con raddoppiamento:
ic iu0ov (dal t. di iuv0u v), ic iu_ov (da iu,_u v). Un caso particolare e costituito
dalle forme c cirov, c circv della coniugazione suppletiva dei verbi di ``dire'': esse
derivano da un aor. raddoppiato con aumento nell'indicativo c -c-k
w
-ov, in cui il
primo digamma dilegua e il secondo si assimila in t, mentre la labiovelare
passa a -r- (c -c-k
w
-ov
D
c ctk
w
ov
D
c cir-ov). Gli infiniti aoristi tematici come
|uic civ, i oc civ sono grafie erronee per *|uiccv, *i occv davanti a consonante.
Numerose le forme atematiche con valore intransitivo o passivo: |i to (da
|u ii), ``fu gettato'', it to (da it ), ``si sciolse''.
Una forma esclusiva della lingua epica sono i cosiddetti ``aoristi misti'', sigmatici
ma anche con la vocale tematica, come ot o-c-to da ot .
Nel futuro i temi in -i, -, -v, -p presentano il fut. -c(o)o- con la caduta del -o-
intervocalico, e senza contrazione: cvc , |uic .
Nel part. perfetto si trovano talvolta antiche forme eoliche del tipo xcxi ,ovtc.
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8
1.4.3
Modi
Il congiuntivo si forma spesso con la vocale breve: |ot ictui, | oocv,
| octui; occorre pero fare attenzione a non confondere questi congiuntivi
con forme di futuro.
1.4.4
Forme notevoli
Alcuni verbi hanno forme notevoli, che si spiegano in relazione alla gram-
matica storica:
n ci i , ``sono'', t. v. c o-:
nell'ind. pres. 2
a
sg. c ooi; 1
a
pl. ci c v; 3
a
pl. ci oi e c uoi (da c -vti, con vo-
calizzazione di v ed assibilazione di -t-);
nel cong. c , c , c oi ( oi, c );
nell'imp. c ooo;
nell'inf. c cvui, c cv (con des. eolica), c cvui, c cv (con semplificazione della
geminata), civui (ionica);
nel part. c v, formato dal t. c o- con dileguo di -o-;
nell'impf. 1
a
sg. u, c u, c ov; 2
a
sg. c o0u, o0u; 3
a
sg. cv, c v; 3
a
pl. ouv,
c ouv;
nel preterito c oxov, -cv;
nel fut. c oooui 4c ooui: il -o- doppio e originario, ma tende a semplificarsi,
e le forme alternano secondo l'opportunita del metro.
n cii, ``vado'', t. v. i -, lt. i-re:
ind. pres. 2
a
sg. cio0u; cong. 2
a
sg. i o0u, 3
a
sg. i oiv, 1
a
pl. i ocv (a voc. breve);
ott. 3
a
sg. i ci ; inf. i cvui, i cv, i c vui;
impf. 1
a
sg. iu, iov; 3
a
sg. ic(v), c(v), i c(v); 1
a
pl. ocv (forma tematica);
3
a
pl. iouv, i ouv, iov (forma tematica);
fut. ci ooui.
n oiou, ``so'', pf. dal t. v. oio-Ocio-Oio-, lt. vid-eo:
1
a
pl. i o-cv (senza il mutamento fonetico dell'attico i ocv). Nel cong. si ha la
forma a voc. breve ci oocv;
inf. i ocvui, i ocv (grado ridotto, des. eolica: att. ci oc vui); part. ci o , -o to,
come in attico, ma il femm. ha il grado ridotto i otiu;
nel ppf. si ha la 1
a
sg. ocu; 2
a
oo0u; 3
a
occv; o; ci o; 3
a
pl. i ouv, con
grado ridotto.
1.4.5
La cosiddetta
tmesi
In Il. I, 68 xut'u p'c ,cto, ``si mise giu a sedere'', xut(u ) e avverbio, ``giu'': i
grammatici antichi consideravano questa forma risultante dalla divisione
(``tmesi'') di un verbo composto, separando il preverbio dal tema verbale. In
realta, invece, in Omero i preverbi mantengono la loro natura avverbiale e
possono trovarsi separati.
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9
2. La metrica dell'epos
S
ull'origine dell'esametro dattilico, il verso dell'epica, le ipotesi avanzate dagli
studiosi sono varie e difficilmente verificabili, dal momento che non abbiamo
documenti poetici di quell'eta micenea in cui fior probabilmente la poesia eroica
dei Greci.
I ricercatori si dividono in sostanza tra chi considera l'esametro una struttura
unitaria fin dalle origini e chi invece lo ritiene derivato da unita minori preesistenti.
E
0u vuto
D
u
iic
D
oii
iic
Questo allungamento e rappresentato da alcuni dittonghi apparenti, come ot -
ioc v per o ioc v (part. aor. di o iiti, t. v. o i-), ot vou per o vou, ci v u ,op
per c v u ,op , dove nessun argomento linguistico puo giustificare l'esistenza dei
gruppi ot-, ci-.
n Seconda legge di Schulze: tra due lunghe si allunga la sillaba intermedia, quando si
trova in tempo debole: i oti
, rpo0ti