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GIORGIO PERLASCA
La storia maestra di vita
Bibliograa: Enrico Deaglio, La banalit del bene. Storia di Giorgio Perlasca, Feltrinelli Giorgio Perlasca, Limpostore, Il Mulino Dalbert Hallenstein e Carlotta Zavattiero, Giorgio Perlasca, un italiano scomodo, Editore Chiarelettere 1 Quella di Giorgio Per- lasca la straordinaria vicenda di un uomo che, pressoch da solo, nel- linverno del 1944-1945 a Budapest riusc a salva- re dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inven- tandosi un ruolo, quello di Console spagnolo, lui che non era n diplo- matico n spagnolo. Tornato in Italia dopo la guerra la sua storia non la racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, semplicemente perch riteneva daver fatto il proprio dovere, nulla di pi e nulla di meno. Se non fosse stato per alcune donne ebree ungheresi da lui salvate in quel terribile inverno di Budapest la sua storia sarebbe andata dispersa. Il destino decise che la storia di Giorgio Perlasca venisse conosciuta e ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i Giusti fra le Nazioni, e un albero a suo ricordo piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem. La storia di Giorgio Perlasca dimostra come per ogni individuo sempre possibile fare delle scelte alternative anche nelle situazioni peggiori, in cui lassassinio legge di stato e il genocidio parte di un progetto politico. A chi gli chiedeva perch lo aveva fatto, rispondeva semplicemente: . . . ma lei, avendo la possibilit di fare qualcosa, cosa avrebbe fatto vedendo uomini, donne e bambini massacrati sen- za un motivo se non lodio e la violenza? 2 La Shoah in Ungheria La persecuzione verso gli ebrei ha inizio solo nel marzo del 1944. Prima subivano con le leggi razziali una profonda discriminazione civile. Hitler preme per la soluzione nale anche in Ungheria e con loperazione Margarethe I (12 marzo) impone un governo gradito. Eichmann arriva in Ungheria e il 28 aprile partono i primi convogli: in meno di tre mesi oltre 300.000 ebrei vanno ai campi di sterminio. A ne agosto lArmata rossa raggiunge la Transilvania e lUngheria tenta una pace separata ma i nazisti ungheresi, le croci frecciate, spalleggiati dai tedeschi, depongono Horthy, il reggente, e continuano la guerra. A Budapest si trovano oltre 150.000 ebrei e altrettanti sopravvivono ancora nel resto dellUngheria. Squadre di nylas iniziano a rastrellare casa per casa gli ebrei della capitale. Molti sono impegnati in lavori disumani in citt, altri organizzati in 70 battaglioni di lavoro e man- dati in Germania, a piedi, oltre 200 chilometri in 7 giorni, al freddo e senza cibo. Chi non resisteva era ucciso. Altri inviati nei campi di sterminio, altri uccisi e gettati nel Danubio, altri concentrati nel Ghetto a morire di stenti. Alla liberazione dei 786.555 ebrei ungheresi (censi- mento del 1941) solo 200.000 sopravvissero. 3 La vita Giorgio Perlasca nasce a Como il 31 gennaio 1910. Dopo qualche mese, per motivi di la- voro del padre Carlo, la famiglia si trasferisce a Maser in provin- cia di Padova. Negli anni Venti aderisce con entusiasmo al fascismo, in par- ticolar modo alla versione dan- nunziana e nazionalista. Parte volontario prima per lAfrica Orientale e poi per la Spagna, dove combatte in un reggimen- to di artiglieria al anco delle truppe del generale Franco. Nel 1938 tornato in Italia entra in cri- si il suo rapporto con il fascismo. Essenzialmente per due motivi: lalleanza con la Germania con- tro cui lItalia aveva combattuto solo ventanni prima e le leggi razziali del 1938 che sancivano la discri- minazione degli ebrei italiani. Scoppiata la seconda guerra mondiale, inviato nei paesi dellEst per comprare carne per lEsercito italiano. LArmistizio tra lItalia e gli Alleati (8 settembre 1943) lo coglie a Budapest: sentendosi vincolato dal giuramento di fedelt prestato al Re riuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e viene internato per alcuni mesi in un castello riservato ai diplomatici. A ottobre 1944 fugge a Budapest e grazie a un documento rice- vuto al momento del congedo in Spagna trova rifugio presso lAmba- sciata spagnola. 4 Diventa cittadino spagnolo con un regolare passaporto intestato a Jorge Perlasca, e inizia a collaborare con Sanz Briz, lAmbasciato- re spagnolo. La Spagna assieme alle altre potenze neutrali presenti (Svezia, Portogallo, Svizzera e Citt del Vaticano) sta gi rilasciando salvacondotti per proteggere i cittadini ungheresi di religione ebrai- ca. A ne novembre Sanz Briz lascia Budapest e lUngheria per non riconoscere de jure il governo lo nazista di Szaiasi. Il giorno dopo, il Ministero degli Interni ordina lo sgombero delle case protette perch venuto a conoscenza della partenza di Sanz Briz. qui che Giorgio Perlasca prende la sua decisione: Sospendete tutto! State sbagliando! Sanz Briz si recato a Berna per comunicare pi facilmente con Madrid. La sua una missione diplomati- ca importantissima. Informa- tevi presso il Ministero degli Esteri. Esiste una precisa nota di Sanz Briz che mi nomina suo sostituto per il periodo della sua assenza. E creduto e le operazioni di rastrellamento sospese. Il giorno dopo su car- ta intestata e con timbri auten- tici compila la sua autonomina a rappresentante diplomatico spagnolo, la presenta al Ministero degli Esteri e viene creduto. Nelle vesti di diplomatico regge pressoch da solo lAmbasciata spagnola, organizzando lincredibile impostura che lo porta a proteggere, sal- vare e sfamare giorno dopo giorno migliaia di ungheresi di religione ebraica ammassati in case protette lungo il Danubio. Li tutela dalle incursioni delle Croci Frecciate, si reca alla stazione per cercare di recuperare i protetti, tratta ogni giorno con il Governo ungherese e le autorit tedesche di occupazione, rilascia salvacondotti che recitano parenti spagnoli hanno richiesto la sua presenza in Spa- 5 gna; sino a che le comunicazioni non verranno ristabilite ed il viaggio possibile, Lei rester qui sotto la protezione del governo spagnolo. Li rilascia utilizzando una legge del 1924 di Miguel Primo de Rivera che riconosceva la cittadinanza spagnola a tutti gli ebrei di ascendenza sefardita (di antica origine spagnola, cacciati alcune centinaia di anni addietro dalla Regina Isabella la Cattolica) sparsi nel mondo. La legge Rivera dunque la base legale dellintera operazione organizzata da Perlasca, che gli permette di portare in salvo 5218 ebrei ungheresi. E salvare negli ultimi giorni dellassedio di Budapest dalla distruzione il ghetto dove vivevano in condizioni inumane 60/70.000 persone. Dopo lentrata in Budapest dellArmata Rossa, Giorgio Perlasca vie- ne fatto prigioniero, liberato dopo qualche giorno, e dopo un lungo e avventuroso viaggio per i Balcani e la Turchia rientra nalmente in Italia. Da eroe solitario diventa un uomo qualunque: conduce una vita normalissima e chiuso nella sua riservatezza non racconta a nessuno, nemmeno in famiglia, la sua storia di coraggio, altruismo e solidariet. 6 Gli anni ottanta Grazie ad alcune donne ebree ungheresi, ragazzine allepoca del- le persecuzioni, che attraverso il giornale della comunit ebraica di Budapest ricercano notizie del diplomatico spagnolo che durante la seconda guerra mondiale le aveva salvate, la vicenda di Giorgio Per- lasca esce dal silenzio. Le testimonianze dei salvati sono numerose, arrivano i giornali, le televisioni, e lo stesso Perlasca si reca nelle scuole per raccontare quel che aveva compiuto. Non certo per protagonismo, ma proprio perch ritiene necessario rivolgersi alle giovani generazioni afnch tali follie non abbiano mai pi a ripetersi. Giorgio Perlasca morto il 15 agosto del 1992. sepolto nel cimitero di Maser a pochi chilometri da Padova. Ha voluto essere sepolto nella terra con al an- co delle date ununica frase: Giusto tra le Nazioni, in ebraico. Il suo testamento spirituale pu essere riassunto in una frase: vorrei che i giovani si interessassero a questa mia storia unicamente per pensare, oltre a quello che successo, a quello che potrebbe succedere e sape- re opporsi, eventualmente, a violenze del genere. 7 Le onorecenze Una volta emersa la vicenda, Giorgio Perlasca riceve numerose onoricenze, a cominciare da Israele che, concedendogli la cittadinan- za onoraria, nel 1989 lo proclama Giusto tra le Nazioni e lo invita a Gerusalemme a piantare nel Giardino dei Giusti lalbero che porta il suo nome. A ruota seguono altri Paesi: lItalia gli conferisce la Meda- glia dOro al Valor Civile ed il titolo di Grande Ufciale della Repubbli- ca; lUngheria gli assegna la massima onoricenza nazionale, la Stella al Merito, durante una sessione speciale del Parlamento; la Spagna, lonoricenza di Isabella la Cattolica; gli Stati Uniti nel 1990 lo invita- no a posare la prima pietra del Museo dellOlocausto di Washington. Innumerevoli sono anche i riconoscimenti di associazioni e fondazioni private, cos come in moltissime citt italiane vi sono vie e piazze che portano il suo nome. 8 I Giusti Il titolo di Giusto viene dato dal mu- seo dellOlocausto di Gerusalemme (lo Yad Vashem), dalla Commissione dei Giusti, una sorta di tribunale del bene dove il processo non si conclude con una assoluzione o una condanna ma semplicemente con la concessione del titolo di Giusto fra le Nazioni. La denizione di uomo Giusto: un non ebreo che ha rischiato la pro- pria vita per aiutare degli ebrei duran- te la Shoah. A ciascuno di questi uomini lo Yad Vashem ha dedicato un albero nel Giardino dei Giusti delle Nazioni. Uno di questi porta il nome di Giorgio Perlasca. Un racconto della tradizione ebraica da il vestito su misura a queste persone, i Giusti: esistono al mondo sempre 36 Giusti, nessuno sa chi sono e nem- meno loro sanno desserlo. Ma quando il male sembra prevalere esco- no allo scoperto e si prendono sulle loro spalle la sofferenza altrui. E questo uno dei motivi perch Dio non distrugge il mondo Finito questo periodo tornano tranquillamente alla vita di tutti i giorni per un solo motivo: ritengono daver fatto solo il proprio dovere di uomo, nulla di pi e nulla di meno. E chi fa il proprio dovere non necessita di una ricompensa. Fondazione Giorgio Perlasca Via Monte Frassenelle, 3 - 35143 Padova cell. 328 1483639 www.giorgioperlasca.it - E-mail [email protected] Vorrei che i giovani si interessassero a questa mia storia unicamente per pensare, oltre a quello che successo, a quello che potrebbe succedere e sapere opporsi, eventualmente, a violenze del genere.