Giacomo Leopardi

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I PRIMI ANNI

Nacque a Recanati nel 1798 in una famiglia della nobilt clericale di provincia: il padre,
conte Monaldo, era un erudito bibliofilo di idee reazionarie; la madre, Adelaide dei
marchesi Antici, una donna dispotica, religiosa fino al fanatismo. Primogenito di dieci figli
(ne sopravvissero cinque), Giacomo nutr un affetto profondo per il fratello Carlo e per la
sorella Paolina. Ebbe come istitutori il gesuita Giuseppe Torres e labate Sebastiano
Sanchini; ma fu soprattutto un autodidatta, esploratore febbrile della ricca biblioteca
paterna. Nel 1809 scrisse la prima poesia, il sonetto La morte di Ettore, cui seguirono altri
componimenti in italiano e in latino, traduzioni da Orazio, dissertazioni filosofiche e due
tragedie.
Nel luglio del 1812 Giacomo inizi sette anni di studio matto e disperatissimo che
contribuirono al peggioramento delle sue gi precarie condizioni di salute: impar da s il
greco e lebraico, intraprese lavori filologici di eccezionale impegno, stese una Storia
dellastronomia (1813) e un Saggio sopra gli errori popolari degli antichi (1815),
interessante per le pagine sugli stupori infantili, sui sogni e sugli incubi notturni, sulla
quiete dellora meridiana, sul terrore dei fulmini e delle tempeste. Dopo la sconfitta di
Gioacchino Murat a Tolentino, scrisse, con spirito antifrancese, AglItaliani. Orazione per la
liberazione del Piceno (1815). Non interrompeva intanto il suo esercizio poetico,
componendo fra laltro, nel 1816, lInno a Nettuno (che finse di tradurre da un originale
greco), le due Odae adespotae (in greco e in latino) e lidillio funebre Le rimembranze. Pi
importanti furono le traduzioni dei classici: gli Idilli di Mosco e la Batracomiomachia
pseudo-omerica nel 1815, il I libro dellOdissea e il II dellEneide nel 1816,
la Titanomachia di Esiodo nel 1817.
LA CONVERSIONE LETTERARIA
Allo studio appassionato di queste grandi opere Leopardi fece in seguito risalire la sua
conversione letteraria, ossia la scoperta della vocazione poetica che, rivelatasi tra il
1815 e il 1816, fu in realt il risultato di profondi turbamenti interiori che coinvolsero le
esperienze letterarie. Da un lato langoscia per laggravarsi della malattia, il timore della
morte, il rammarico per una giovinezza che appassiva gi al suo primo fiorire: stati
danimo espressi in modi tumultuosi, ma personali, nella cantica Appressamento della
morte (1816). Dallaltro unansia di evasione, una volont fremente di liberarsi dalla
prigionia di Recanati. Nel 1816 tent di inserirsi nella polemica tra classicisti e romantici
con una Lettera (rimasta inedita) in cui contestava lesortazione di Madame de Stal a
rinnovare la letteratura italiana attraverso la traduzione e lo studio degli scrittori stranieri.
Nel 1817 inizi la corrispondenza con Pietro Giordani, letterato classicista e liberale, che
riconobbe per primo il genio del giovane poeta. Ancora nel 1817 prov limprovvisa
fiammata damore per la ventiseienne cugina di Monaldo, Geltrude Cassi Lazzari, che da
Pesaro era venuta in visita a Recanati e che gli ispir lElegia I(poi intitolata Il primo
amore), lElegia II e il bellissimo Diario del primo amore, dove gli stadi e gli effetti
dellinnamoramento sono analizzati in una prosa rapida, estremamente limpida.
Lo Zibaldone
Il 1817 fu un anno di svolta. Tra il luglio e lagosto fiss le prime annotazioni
dello Zibaldone di pensieri, che crescer a dismisura fino alla data 4 dicembre 1832,
raggiungendo la mole di 4526 pagine manoscritte. In generale la voce indica una
mescolanza confusa e senza criterio, in riferimento a oggetti ,persone, cibi ecc.

Lo Zibaldone uno sterminato laboratorio in cui si alternano pensieri filosofici e abbozzi di


studi, pagine di compiuta poesia e fulminei appunti introspettivi, analisi minuziose dei
congegni della memoria, dei sensi e dei sentimenti, riflessioni sui rapporti tra individuo e
societ, dissertazioni filologiche, considerazioni sulle lingue e sulle letterature antiche e
moderne.
. Il pensiero di Leopardi appare nello ZIBALDONE un pensiero in progress, cio in
evoluzione continua in quanto i temi sono si ricorrenti ma sono per affrontati con
disponibilit nel tentativo di ottenere via via ipotesi pi solide e meglio corrispondenti
all'esperienza della realt. Sono celebri le indagini minuziose sulla percezione dei suoni e
sulla vista di spazi e oggetti che suggeriscono linfinito; quelle sulla noia, sulla malinconia,
sul riso, sulla giovinezza e sullamore, un materiale che alimenter la poesia dei Canti.
Lopera fu pubblicata per la prima volta negli anni 1898-1900, a cura di Carducci con il
titolo Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura; ma dal 1845 si conoscevano i
111 Pensieri, che Leopardi stesso aveva preparato per la stampa ricavandoli in gran parte
dallo Zibaldone.
LA CONVERSIONE FILOSOFICA
La crisi personale tocc lapice nel 1819, allorch alle altre sofferenze si aggiunse una
malattia agli occhi che lo costrinse a rinunciare anche alla lettura. Nel luglio un tentativo di
fuga dalla casa paterna (per un viaggio a Roma) venne subito scoperto e sventato da
Monaldo. Intanto lansia e lo scetticismo filosofico radicalizzavano la scoperta del nulla (Io
era spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentiva come
soffocare, considerando e sentendo che tutto nulla, solido nulla, Zibaldone). Che la
realt sia il nulla e che il nulla sia solido, sia fatto di materia, abbia un corpo, il tragico
paradosso alla base del pensiero leopardiano, in cui si generano a catena altri paradossi:
lenigma che il nulla-materia nasconde in s provocando dolore un gigantesco
interrogativo pietrificato che la natura dissemina in mille frammenti, coinvolgendo nella
sua inquietante domanda lesistenza dei mortali. E dallarcano mirabile e spaventoso
racchiuso nel nulla nasce il bisogno disperato delle illusioni, anchesse concepite e
sentite nella sfera della corporeit, piaceri vani ma solidi. Nellorizzonte del nulla
Leopardi affront i grandi temi che erano stati al centro del pensiero settecentesco e che
riemergevano, con soluzioni diverse, nel dibattito romantico: in solitaria meditazione, mise
a fuoco una serie di antitesi. La prima antitesi quella, risalente a J.-J. Rousseau, tra
natura e ragione: la natura tende alla felicit, la ragione la distrugge; la natura il regno
del bello, delle illusioni, della poesia, mentre la ragione, portatrice del vero, inaridisce il
cuore e dissolve i sogni. Il dualismo poesia-filosofia si tradurr dunque nel contrasto fra
poesia di immaginazione e poesia sentimentale. Per Leopardi la poesia autentica
soltanto la prima, perch prodotta dalla fantasia creatrice di miti; ma i moderni, immersi
nell'arido vero, non sono capaci che di poesia sentimentale, una sorta di filosofia. Il
riconoscimento dellinevitabilit di una poesia nutrita di pensiero avvicinava Leopardi ad
alcune posizioni dei romantici, ma con precisi limiti e insanabili dissensi. Nel Discorso di un
italiano intorno alla poesia romantica (iniziato nel 1818) egli accettava i postulati critici
della scuola romantica (il rifiuto dellimitazione degli antichi e dellabuso della mitologia),
mentre dei principi costruttivi condivideva soltanto linteresse per il patetico,
interpretando per questa categoria come una dolorosa necessit, una rinuncia, senza
adeguato compenso, al conforto della fantasia.
I PRIMI CANTI

Constatato il nulla universale, la poesia di Leopardi nasceva nel segno della precariet,
come paradosso, scommessa, tentazione: nasceva nel momento stesso in cui il poeta
aveva decretato la morte della poesia. Dopo il fallimento di alcuni esperimenti romantici, la
vera poesia leopardiana cominci e si svilupp su due registri distinti: le nove canzoni
(1818-23) e i cinque idilli (1819-21), che costituiscono il primo nucleo di quello che diverr
il libro dei Canti, un libro che prender forma attraverso pubblicazioni parziali,
incrementi, correzioni assidue del lessico e dello stile, passando per tre tappe
fondamentali: ledizione Piatti (Firenze, 1831), con 23 poesie; ledizione Starita (Napoli,
1835) con 39 poesie; ledizione postuma Le Monnier (Firenze, 1845), con 41 poesie.
Le canzoni
Il periodo di composizione delle Canzoni quello compreso tra il 1818 e il 1823. Come
gli Idilli, le Canzoni sono legate al pessimismo storico, ma rispetto alla prima raccolta
affrontano riflessioni storico-esistenziali, da cui emergono il patriottismo del poeta e
l'esortazione all'impegno civile (soprattutto nei primi due testi, le canzoni "civili", che si
distaccano da quelle di vena pi intima e personale). Sono poesie giovanili d'ispirazione
classicista di tono alto e retorico, in cui i temi esistenziali, trattati in maniera pi intimistica
negli Idilli, assumono dimensione mitico-storica, con esempi provenienti dal passato e
dalla tradizione letteraria. Sul piano metrico Leopardi modifica la struttura
della canzone petrarchesca, radicata da secoli nella tradizione letteraria, inserendo
versi non in rima, che permettono una variet di ritmo maggiore. Questo sar un lascito
fondamentale della poesia leopardiana.
Dallesaltazione del passato al pessimismo leopardiano
Nel 1818 Leopardi compone due canzoni civili, All'Italia e Sopra il monumento di Dante;
in questi due componimenti viene presentata la crisi politico-sociale italiana
dell'epoca, contrapponendola allagrandezza del passato: viene espressa l'esigenza di
incitare gli italiani a rinnovare i fasti della Roma imperiale, che Leopardi rimpiange
nostalgicamente. Nelle due canzoni evidente l'invito a seguire l'esempio degli
antichi. Questo confronto tra la felicit del passato e la decadenza presente si sviluppa
anche in altre canzoni, come Ad Angelo Mai, in cui al tema patriottico si aggiungono
riflessioni filosofico-esistenziali, Nelle nozze della sorella Paolina e A un vincitore nel
pallone. La Natura in queste odi appare come madre benigna che si prende cura degli
esseri da lei generati, facendo sorgere piacevoli illusioni nelluomo. Questo tema
presente anche in Alla primavera (1822) e in Inno ai patriarchi (1821).
A partire dal 1819 si affiancano alle canzoni civili anche componimenti in cui sono centrali
un profondo pessimismo e il tema della vanit delle cose e della disillusione. In Bruto
Minore (1821) viene presentato il suicidio di Bruto, uccisore di Cesare e sconfitto a Filippi
nel 42 a.C.. Il suicidio rappresenta il crollo degli ideali repubblicani nella Roma dell'epoca e
una protesta contro il "destino invitto e la ferrata necessit" (v. 31). In chiave
contemporanea esso pu essere visto come la decadenza della civilt attuale rispetto a
quella classica. La disillusione di Leopardi si incarna nella figura di Bruto e nella sua
strenua, quanto fallimentare, lotta contro il fato. Il tema del suicidio presente anche in
un'altra canzone del 1822, L'ultimo canto di Saffo. Questo componimento appare

fortemente autobiografico. Il profondo senso di esclusione dalla felicit e dalla


bellezza della natura, a causa del suo aspetto fisico e di una forte delusione d'amore, porta
la poetessa greca Saffo al suicidio. In Alla sua donna, canzone del 1823, si riaffaccia la
tematica amorosa, venata sempre dalla coscienza dell'illusione e del destino di
dolore che aspetta ogni uomo.
Gli idilli
Per Leopardi - com'egli dir nei Disegni letterari del 1828 - gli Idilli sono componimenti
che esprimono "situazioni, affezioni, avventure storiche del mio animo".
Delledizione degli Idilli del 1826 fanno parte cinque testi: L'infinito, La sera del d di
festa, Alla luna, Il sogno, La vita solitaria.
Il termine "idillio" deriva dal greco, e letteralmente significa "piccola scena" o "piccola
poesia", indicando un breve componimento poetico di ambientazione pastorale,
come quelli di Teocrito, autore greco di et ellenistica. Leopardi si basa per il titolo su
quello omonimo della raccolta di Mosco, un poeta greco del II secolo a.C. da lui tradotto
nel Discorso sopra Mosco del 1815. Tuttavia lautore innova la tradizione idillica,
modificando innanzitutto l'ambientazione e dando ai suoi versi una dimensione intima e
personale. Negli Idilli lautore abbandona i modelli antichi e classici, e si concentra in una
forma di puro lirismo sui moti dell'animo e dei propri sentimenti. La scelta formale
dell'endecasillabo sciolto, pi adatto a rendere i ritmi e la pieghe intime dell'animo
rispetto a metri pi tradizionali, segno esteriore di questo profondo cambiamento del
tono poetico e del modo stesso di intendere la poesia.
La poetica dellindefinito al centro della raccolta degl Idilli e nasce dalle riflessioni
di Leopardi sul piacere. Secondo il poeta l'uomo prova un desiderio infinito - e quindi
inappagabile - di piacere. Le gioie quotidiane sono soddisfazione effimere, prodotte dalla
cessazione temporanea del dolore. Questa tragica realt viene celata all'uomo dalla
Natura, che benevola riesce ad affievolire la contraddittoriet insita nel genere umano. In
epoca antica e durante l'infanzia l'individuo era ed meno infelice perch pi
disposto a lasciarsi illudere grazie a una forte immaginazione. L'et moderna e
l'et adulta allontanano invece l'uomo dalla natura e dalla fantasia, creando una
condizione di infelicit e angoscia.
Leopardi, quindi, vede come una unica possibilit di fuga da questa condizione il riprodurre
la sensazione di indefinitezza e immaginazione propria dell'infanzia, attraverso
una poetica dell'indefinito e del vago. L'aspetto principale di questa il ricordo della
fanciullezza o di un passato relativamente lontano, ricordo che rende pi indefinito e
poetico il dolore, attenuandolo. La percezione della realt si modifica e le cose si
confondono o si mascherano di nuove sensazioni attraverso la lontananza nello spazio e
nel tempo. Per lautore l'uomo moderno non pu riscoprire del tutto
l'immaginazione, ma deve accontentarsi di rievocare nostalgicamente le illusioni

e le fantasie che da bambini si soliti avere.


Negli Idilli con episodi della sua vita personale Leopardi introduce i temi chiave dei suoi
componimenti, incentrati sul pessimismo storico: il destino infelice del poeta causato da
un profondo senso diesclusione dalla gioia; la caducit delle cose; l'impossibilit di un
rapporto tra uomo moderno e natura; il ricordo e la sua permanenza nel presente; la
contemplazione dell'infinito.
IL SILENZIO POETICO
Tra il 1822 e il 1828 la poesia leopardiana tacque, con due sole eccezioni: la canzone Alla
sua donna (1823) un addio alla donna ideale irraggiungibile, simbolo della poesia che
fugge; lepistola Al conte Carlo Pepoli (1826) un componimento finissimo, in tono tra
oraziano e pariniano, che imprime nuovo suggello a una stagione creativa che Leopardi
ritiene definitivamente conclusa (nel finale egli dichiara di abbandonare la poesia per gli
studi dell'acerbo vero). Furono sei anni tuttavia, questi del silenzio, di esperienze vive
che portarono il poeta lontano dal natio borgo selvaggio. Nel novembre del 1822 and a
Roma, presso lo zio Carlo Antici, ma la citt e il suo ambiente erudito-archeologico lo
delusero profondamente: soltanto la visita allumile tomba del Tasso lo commosse fino alle
lacrime. Tornato a Recanati nel 1823, ne ripart nel 1825, accettando lofferta di curare per
leditore milanese Antonio Fortunato Stella unedizione delle opere di Cicerone. Poi fu a
Bologna, a Firenze (dove frequent il Gabinetto Vieusseux e il gruppo dei liberali toscani) e
a Pisa, che gli offr il soggiorno pi gradito e salutare.
LE OPERETTE MORALI
In seguito al deludente soggiorno a Roma, Leopardi, in piena crisi esistenziale, abbandona
per sei anni (1822-1828) la poesia. Gi dalle ultime canzoni, come L'ultimo canto di
Saffo, evidente un'evoluzione nella concezione pessimistica del poeta; in questi
anni si assiste quindi al passaggio dal pessimismo storico, in cui Leopardi rimpiange il
tempo passato come un periodo ricco di immaginazione e fantasia, al pessimismo
cosmico. La Natura non pi madre benigna, che si prende cura dell'uomo e gli
nasconde con piacevoli illusioni la crudele realt della vita, ma diviene matrigna
crudele, che ha generato l'uomo per poi abbandonarlo alle sue sofferenze. Leopardi
assume una visione meccanicistica dell'universo - idea mutuata dall'Illuminismo - ma, al
contrario dei filosofi del Settecento, la sua una visione profondamente negativa, prova
dell'impotenza dell'uomo di fronte alle leggi della Natura e della sorte (idea in parte
presente nel Bruto Minore e L'ultimo canto di Saffo). La Natura non caritatevole, si
muove in un ciclo incessante di distruzione e creazione, con il solo intento di
autoconservarsi; l'uomo non centrale, ma una vittima di questo ciclo eterno.
Questa nuova concezione filosofica viene sviluppata in un'opera in prosa, scritta per lo pi
nel 1824 e con aggiunte successive: si tratta delle Operette morali. Le Operette sono 24
testi (per lo pi di stampo satirico e di stile ironico), sviluppati in forma
dialogica, e di argomento filosofico. In questa opera Leopardi sistema in forma
unitaria i pensieri e le riflessioni sparsi dello Zibaldone, donando veste letteraria ai
contenuti filosofici con ironia e distacco. Viene abbandonata la prospettiva soggettiva,
autobiografica e della protesta civile, propria delle Canzoni e degli Idilli, per poter mostrare

la realt dell'esistenza e della condizione umana, svelando cos le illusioni con cui l'uomo
riesce a rendere pi accettabile la sua vita. La sua esperienza personale assume un valore
esemplare. La forma del dialogo ironico mutuata dalla letteratura classica (si
considerino i dialoghi platonici), ma in particolare da Luciano di Samosata, tardo scrittore
greco del II secolo d.C., autore di dialoghi satirici e polemici di contenuto filosofico, morale
e religioso.
Le Operette morali sono caratterizzate da una grande variet di temi; in particolare
Leopardi si concentra nella dura critica delle ottimistiche concezioni filosofiche
ottocentesche: l'idea di un progresso continuo, l'illusione della felicit e l'immortalit
dell'anima. Critica soprattutto le teorie antropocentriche, che vedono luniverso come
creato con il solo fine della soddisfazione umana. Le Operette morali sono apparse come
lespressione di un ateismo che negava insieme la religione e il progresso: che si
opponeva, quindi, totalmente allo spirito del secolo (Sebastiano Timpanaro, Classicismo
e Illuminismo nellOttocento italiano, Pisa, Nistri Lischi, 1965). Qui sono evidenti
il pessimismo cosmico e la presa di coscienza della esistenziale infelicit umana.
L'uomo non al centro del cosmo, ma solo una particella; la Natura opera in
maniera autonoma, indifferente all'uomo. Collegato a questa concezione anche il tema
della morte, sviluppato in diversi dialoghi: la morte l'unica liberazione possibile per
l'uomo e, in quanto cessazione del dolore della vita, assume una connotazione
positiva 1. La vita, in gran parte delle Operette, pare assurda e priva di senso,
caratterizzata dalla noia da cui si cerca invano di fuggire (anche se Leopardi,
lontano in questo dalle correnti nichiliste, non abbandona mai la ricerca di un possibile
senso al dolore umano): se non fossimo in su queste navi, in mezzo di questo mare, in
questa solitudine incognita, in istato incerto e rischioso quanto si voglia; in quale altra
condizione di vita ci troveremmo essere? in che saremmo occupati? in che modo
passeremmo questi giorni? Forse pi lietamente? o non saremmo anzi in qualche maggior
travaglio o sollecitudine, ovvero pieni di noia? Quando altro frutto non ci venga da
questa navigazione, a me pare che ella ci sia profittevolissima in quanto che per un tempo
essa ci tiene liberi dalla noia, ci fa cara la vita (Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro
Gutierrez).
I GRANDI IDILLI
Durante il soggiorno a Pisa, nel 1828, Leopardi scrisse alla sorella Paolina parole che
annunciavano la sua rinascita alla poesia: Dopo due anni, ho fatto dei versi questAprile;
ma versi veramente allantica, e con quel mio cuore duna volta. I versi erano Il
risorgimento e A Silvia. Seguirono i canti Il passero solitario, Le ricordanze, La quiete dopo
la tempesta, Il sabato del villaggio, il Canto notturno di un pastore errante dellAsia,
composti tra il 1829 e il 1830 a Recanati, dove il poeta era stato costretto a ritornare nel
novembre del 1828, perch gli era stato sospeso lassegno dello Stella e perch le sue
condizioni di salute erano peggiorate. Si trattenne poco meno di un anno e mezzo,

soffocato da una malinconia che era oramai poco men che pazzia; in quella disperazione
nacque la maggior parte dei cosiddetti grandi idilli, la cui composizione era stata
preceduta da un lungo approfondimento teorico della poesia come pura lirica svincolata
dallimitazione, dalle regole, da fini pratici. Canto la denominazione che si afferma in
questo periodo, e Canti sar il titolo delledizione del 1831, sancito in quella del 1835: un
titolo senza precedenti, nella tradizione letteraria italiana, che cancella ogni indicazione di
genere e sottogenere per esaltare la poesia senza nome, la poesia in assoluto.
Il risorgimento una singolare celebrazione della rinascita del cuore composta in
strofette metastasiane. Su tuttaltro registro i capolavori successivi: A Silvia, canto alla
giovinezza perduta e non goduta; Le ricordanze, canto che nasce dalla memoria di un
mondo e di unet popolati di fantasie e illusioni; Il canto notturno di un pastore errante
dellAsia rivolto al mistero della natura e dellesistenza. Il sabato del villaggio e La quiete
dopo la tempestaformano il dittico degli apologhi del borgo e per situazioni e stile
possono essere avvicinati solo al Passero solitario, in cui rifluisce la rimembranza, tema
dominante, nella prospettiva limpida e mitica del villaggio e della casa paterna: il
paesaggio e la memoria diventano improvvisamente luoghi e figure da favola, in cui si
condensa una struggente nostalgia di sogni e fantasie della fanciullezza. Nel Canto
notturno la meditazione e la liricit si fondono entro pi vasti orizzonti: lo spazio del borgo
sostituito da uno spazio desertico, ignoto e sconfinato; la voce del poeta diventa quella
di un misterioso pastore errante che interroga la luna con una serie di incalzanti
domande sul perch della propria esistenza, sul perch della vita e delluniverso.
LA NUOVA POETICA E GLI ULTIMI CANTI
Nel 1830, accettato un prestito dagli amici fiorentini, Leopardi lasci per sempre Recanati.
A Firenze riallacci antichi rapporti e altri ne strinse, fra cui quello con lesule napoletano
Antonio Ranieri (che diverr linseparabile sodale degli ultimi anni) e quello con
laffascinante Fanny Targioni Tozzetti, che gli accese una violenta e sfortunata passione.
Dal 1833 visse, sempre pi malato, a Napoli, dove mor il 14 giugno 1837.
Tutta lultima fase della vita di Leopardi caratterizzata dal rifiuto del suo passato di
sdegnosa o malinconica solitudine. Nel dissolversi dellenergia fisica, egli avvertiva un
prepotente bisogno di affermare il proprio io, la propria filosofia disperata ma vera contro
ogni facile visione ottimistica della realt. Di qui il suo disprezzo per le filosofie
spiritualistiche del tempo e la derisione dellingenuo entusiasmo dei liberali (nella Palinodia
al marchese Gino Capponi del 1835, nella satira I nuovi credenti e nel
poemetto Paralipomeni della Batracomiomachia, dello stesso periodo). Di qui, soprattutto,
gli ultimi canti del cosiddetto ciclo di Aspasia (composti fra il 1832 e il 1835), ispirati da
un amore negato (la passione per Fanny) eppure interamente vissuto e sofferto con i sensi
e con lanima; le due canzoni sepolcrali (Sopra un bassorilievo antico sepolcrale e Sopra
il ritratto di una bella donna, 1834-35), cos ricche di pietas nella dolente ma ferma
meditazione sulla morte.
Il ciclo di Aspasia la storia completa di un amore, dalla fase positiva (Il pensiero
dominante, Consalvo, Amore e Morte) a quella negativa di rivelazione dellinganno (A se
stesso, Aspasia). sorretto, per lintera durata, dal binomio inscindibile di ideologia e
canto, nel senso che alla rappresentazione della vicenda passionale si associa
costantemente il ragionamento su di essa.
Il tramonto della luna celebra le esequie dell'inganno idillico: il paesaggio lunare viene

ridescritto con le parole tenere di un tempo, ma solo come quadro di paragone, appunto
per essere posto in simmetrico contrasto con la vita mortal che, a differenza delle
collinette e piagge, una volta sopraggiunta la notte (la vecchiaia), non si colorer
daltra aurora.
La chiusura del libro (escludendo Imitazione, Scherzo e i cinque Frammenti, che
costituiscono una sorta di appendice) invece affidata alla Ginestra, una poesia di ampia e
potente orchestrazione, che non suona affatto congedo, al contrario riprende motivi
antichi, ora rimeditati, con formulazioni e cadenze nuove, ideologiche e stilistiche. Domina
il tema cosmico, il paesaggio desertico, vulcanico, con rovine, che spalanca un devastato
spazio terrestre in opposizione al sovrastante spettacolo delle stelle che fiammeggiano in
un purissimo azzurro riflettendosi nel mare. Viene inoltre ripresa la polemica contro il
secol superbo e sciocco che crede nelle magnifiche sorti e progressive, ignorando la
ferocia ineluttabile della natura distruttrice. Ma una polemica che perde qualsiasi punta
di animosa asprezza, perch il titanismo leopardiano si sposa ora interamente alla piet,
risolvendosi in un messaggio di fratellanza tra gli uomini, accomunati da un medesimo
destino di infelicit.