La Progettazione Dell'organizzazione Aziendale
La Progettazione Dell'organizzazione Aziendale
La Progettazione Dell'organizzazione Aziendale
Aziendale
Lorenzo Albano
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La progettazione dell’organizzazione aziendale
(Henry Mintzberg)
Tali meccanismi dovrebbero essere considerati come gli elementi di base dell’organizzazione, la
colla che tiene insieme un’azienda. Esaminiamo brevemente questi diversi meccanismi di
coordinamento.
- Supervisione diretta: quando un’organizzazione supera il suo stadio più semplice essa tende ad
indirizzarsi verso un secondo meccanismo di coordinamento. La supervisione diretta consegue il
coordinamento attraverso una persona che assume la responsabilità del lavoro di altri, dando loro
ordini e controllando le loro azioni.
- Standardizzazione: il lavoro viene coordinato anche senza ricorrere all’adattamento reciproco e
alla supervisione diretta; esso può infatti essere standardizzato.
y I processi di lavoro vengono standardizzati quando si specificano o si programmano i
contenuti del lavoro;
y Gli output vengono standardizzati quando si specificano i risultati del lavoro, per esempio le
dimensioni del prodotto o la performance(es. ai conducenti di taxi non viene detto come guidare
o quali strade percorrere: essi sono soltanto informati sulla destinazione dei propri clienti);
y Le capacita e le conoscenze sono standardizzate quando viene specificato il tipo di formazione
richiesto per eseguire il lavoro. Comunemente la formazione del lavoratore ha luogo prima che
egli venga assunto da un’azienda. L’università e la scuola trasmettono e fanno interiorizzare ai
futuri lavoratori i programmi di lavoro e, nel contempo, anche le basi del coordinamento.
Via via che l’attività diviene più complessa, la scelta del mezzo privilegiato di coordinamento
sembra passare dall’adattamento reciproco, alla supervisione diretta, alla standardizzazione,
preferibilmente dei processi di lavoro, ovvero degli output o altrimenti delle capacità, ritornando
infine all’adattamento reciproco. In generale le persone che lavorano fianco a fianco in piccoli
gruppi si adattano l’una all’altra in modo informale: l’adattamento reciproco diventa il mezzo
privilegiato di coordinamento. Man mano che si allarga, tuttavia, il gruppo diventa meno capace di
coordinarsi informalmente. Emerge quindi un bisogno di leadership. Il controllo del lavoro del
gruppo passa a un singolo individuo: la supervisione diretta diventa il meccanismo privilegiato di
coordinamento. A mano a mano che il lavoro diviene più interconnesso il mezzo di coordinamento
privilegiato è la standardizzazione. Tuttavia, se ci si rende conto che le attività in cui è stato
scomposto l’intero lavoro non possono essere standardizzate si può essere costretti a chiudere il
ciclo e ritornare ad un più flessibile meccanismo di coordinamento: l’adattamento reciproco. La
maggior parte delle organizzazioni combina tutti e cinque i meccanismi di coordinamento: un certo
ammontare di supervisione diretta e di adattamento reciproco è sempre richiesto a prescindere
dall’intensità del ricorso alla standardizzazione(es. nella fabbrica più automatizzata le macchine si
rompono, i dipendenti non si presentano al lavoro, i programmi devono essere modificati all’ultimo
momento: i supervisori debbono quindi intervenire e i lavoratori debbono essere liberi di affrontare
problemi imprevisti).
La figura presenta un piccolo vertice strategico collegato a un ampio e appiattito nucleo operativo
attraverso una linea intermedia a forma di campana. Queste tre parti dell’organizzazione sono
rappresentate senza soluzioni di continuità per esprimere che, in genere, esse sono collegate
attraverso un’unica linea di autorità formale. La tecnostruttura e gli staff di supporto sono
rappresentati ai lati, in posizione esterna, per indicare che essi sono separati rispetto alla linea
principale di autorità e che influenzano il nucleo operativo solo indirettamente.
Il nucleo operativo.
Il nucleo operativo dell’organizzazione comprende le persone -gli operatori- che svolgono l’attività
fondamentale direttamente legata all’ottenimento dei prodotti e dei servizi. Gli operatori svolgono
quattro funzioni principali:
a) procurano gli input per la produzione; per esempio, in un’impresa industriale il dipartimento
<<approvvigionamento>> acquista le materie prime e il dipartimento <<ricevimento>> ne cura la
ricezione e la collocazione nei magazzini;
b) trasformano gli input in output: alcune aziende trasformano materie prime(per esempio
abbattendo alberi e trasformandoli in pasta e successivamente in carta), altre trasformano parti e
componenti separate in unità complete (per esempio assemblando una macchina da scrivere) e altre
ancora trasformano informazioni o persone (scrivendo rapporti di consulenza, insegnando agli
studenti, tagliando capelli o curando le malattie);
c) distribuiscono gli output, per esempio vendendo e distribuendo fisicamente ciò che viene reso
disponibile dal processo di trasformazione;
d) forniscono un supporto diretto alle funzioni di input, trasformazione e output, per esempio
effettuando la manutenzione delle macchine e gestendo i magazzini di materie prime.
Il vertice strategico.
All’altro estremo dell’organizzazione si colloca il vertice strategico. Esso è formato dalle persone
che hanno la responsabilità globale dell’organizzazione: il direttore generale(si chiami presidente,
Papa o altro) e gli altri manager di alto livello la cui area di interesse è globale. Al vertice strategico
appartengono anche coloro che forniscono un supporto diretto ai manager indicati: segretari,
assistenti e così via. In alcuni casi il vertice strategico comprende il Comitato di direzione poiché la
sua area di interesse e la sua prospettiva sono complessive e globali anche se i suoi membri
rappresentano interessi specifici; in altri il vertice strategico comprende quello che è conosciuto
come l’ufficio del direttore generale. Il vertice strategico deve assicurare che l’azienda assolva alla
missione in modo efficace e che risponda ai bisogni di coloro che controllano o che comunque
hanno un potere sull’azienda stessa(proprietari, enti governativi, sindacati, gruppi di persone).
Ne deriva che il vertice strategico svolge tre funzioni:
a) Una funzione già discussa è quella della supervisione diretta. I manager del vertice strategico
allocano le risorse, emettono gli ordini di lavorazione, autorizzano le decisioni più importanti,
risolvono i conflitti, definiscono l’organizzazione e la dotano del personale necessario, controllano
la performance dei dipendenti, motivano e ricompensano i dipendenti stessi.
b) La seconda funzione riguarda la gestione delle condizioni di confine e cioè delle relazioni
dell’organizzazione con il suo ambiente. I manager del vertice strategico devono sviluppare contatti
ad alto livello a favore dell’organizzazione utilizzando poi questi contatti per acquisire le
informazioni necessarie, per negoziare gli accordi più rilevanti con i soggetti esterni.
c) Il terzo tipo di funzione riguarda lo sviluppo della strategia dell’azienda. La strategia può essere
vista come una forma di mediazione fra l’azienda e il suo ambiente. La formulazione della strategia
implica quindi l’interpretazione dell’ambiente e l’elaborazione di modelli coerenti nei flussi delle
decisioni organizzative (<<strategie>>) per farvi fronte.
In generale il vertice strategico è portatore della prospettiva più ampia - e di conseguenza anche
della prospettiva più astratta - dell’organizzazione.
Tra i manager del vertice strategico il meccanismo di coordinamento privilegiato è l’adattamento
reciproco.
La linea intermedia.
Il vertice strategico è collegato al nucleo operativo dalla catena di manager della linea intermedia
che detengono l’autorità formale. Questa catena si sviluppa dai manager del vertice strategico ai
capi di prima linea (come per esempio i capireparto) che hanno autorità diretta sugli operatori, ed
esprime il meccanismo di coordinamento che abbiamo denominato supervisione diretta. La maggior
parte di tali catene è scalare, in altri termini si sviluppa secondo un’unica linea che dal vertice va
alla base. Tuttavia, come vedremo successivamente, non tutte le catene sono scalari. La necessità da
parte dell’organizzazione di questa catena di manager della linea intermedia è legata alla sua
dimensione e alla misura in cui si ricorre alla supervisione diretta a fini di coordinamento. In teoria
un manager - il direttore generale al vertice strategico - può dirigere tutti gli operatori; in pratica la
supervisione diretta richiede uno stretto contatto personale fra manager e operatore con il risultato
che esiste un limite al numero di operatori che un manager può dirigere, la cosiddetta ampiezza del
controllo. Le aziende di piccola dimensione possono funzionare con un solo manager(al vertice
strategico); le aziende più grandi richiedono invece più manager (nella linea intermedia). In questa
gerarchia il manager della linea intermedia svolge alcuni compiti nel flusso di supervisione diretta al
di sopra e al di sotto di lui. Egli raccoglie informazioni di feedback sulla performance della propria
unità e le trasmette ai manager che occupano i livelli superiori spesso operandone un’aggregazione.
Egli interviene anche nel flusso delle decisioni. In senso ascendente prevengono le varianze
dell’unità, le proposte di cambiamento, le decisioni che hanno bisogno di autorizzazione: il manager
della linea intermedia interviene direttamente su alcuni di questi problemi mentre per altri ne opera
il trasferimento ai livelli più elevati della gerarchia. In senso discendente fluiscono le risorse che
egli deve allocare all’interno della sua unità, le regole e i piani che deve elaborare e i progetti che
deve realizzare. Analogamente al direttore generale, il manager della linea intermedia non deve
semplicemente assolvere a funzioni di supervisione diretta. Anch’egli deve gestire le condizioni di
confine. Ogni manager della linea intermedia deve mantenere i contatti con altri manager, analisti,
addetti allo staff di supporto e soggetti esterni la cui attività è interdipendente con quella della
propria unità. Inoltre analogamente al direttore generale, il manager della linea intermedia deve
formulare la strategia per la sua unità, anche se tale strategia è naturalmente influenzata in modo
significativo dalla strategia complessiva dell’azienda. D’altra parte l’orientamento dei compiti
manageriali si modifica via via che si discende lungo la linea di autorità: essi divengono infatti più
dettagliati e precisi, meno astratti e aggregati, più incentrati sul flusso di lavoro stesso.
La tecnostruttura.
Nella tecnostruttura troviamo gli analisti( e il relativo personale amministrativo di supporto) che
contribuiscono all’attività organizzativa influenzando il lavoro di altri. Gli analisti non sono
direttamente coinvolti nel flusso di lavoro operativo: essi possono progettarlo, pianificarlo,
modificarlo o addestrare le persone che lo svolgono ma non eseguirlo in prima persona. A formare
la tecnostruttura concorrono gli analisti incaricati di adattare e modificare l’organizzazione per far
fronte ai cambiamenti ambientali e coloro che controllano, regolarizzano e stabilizzano l’attività
nell’organizzazione. Gli analisti della tecnostruttura con funzioni di controllo realizzano alcuni tipi
di standardizzazione. Ciò non significa che gli operatori non possano standardizzare il proprio
lavoro o che i manager non possano farlo per loro. In generale, tuttavia, tanto maggiore è
l’utilizzazione della standardizzazione, tanto più elevato è il ricorso alla tecnostruttura. La
standardizzazione riduce la necessità della supervisione diretta consentendo anche che gli impiegati
svolgano quello che un tempo facevano i manager. In relazione alle tre forme di standardizzazione,
possiamo distinguere tre tipi di analisti con funzioni di controllo:
y Gli analisti del lavoro che standardizzano i processi di lavoro;
y Gli analisti di pianificazione e controllo (addetti alla pianificazione a lungo termine, addetti al
controllo di qualità, programmatori della produzione e contabili) che standardizzano gli output;
y Gli analisti di problemi del personale (compresi i formatori e i reclutatori) che standardizzano le
capacità anche se la maggior parte di questa standardizzazione ha luogo all’esterno dell’azienda,
prima che i lavoratori vengano assunti.
In una organizzazione molto articolata, la tecnostruttura può operare a tutti i livelli della gerarchia.
Per esempio, in un’impresa industriale, ai livelli più bassi della gerarchia gli analisti standardizzano
il flusso di lavoro operativo programmando la produzione, svolgendo studi di tempi e metodi sul
lavoro degli operatori e introducendo sistemi di controllo della qualità; ai livelli intermedi, essi
cercano di standardizzare le attività decisionali (per esempio addestrando i manager della linea
intermedia) e svolgono studi di ricerca operativa; rispetto al vertice strategico, infine, essi
progettano sistemi di pianificazione strategica ed elaborano sistemi economico-finanziari per
controllare gli obiettivi delle unità più importanti. Anche se la funzione degli analisti è quella di
standardizzare il lavoro degli altri, per coordinare il loro lavoro con quello di altri si ricorre
largamente all’adattamento reciproco. Gli analisti impiegano buona parte del loro tempo nello
sviluppo di comunicazioni informali.
Lo staff di supporto.
Un rapido sguardo all’organigramma di quasi tutte le aziendi di grandi dimensioni rivela la presenza
di numerose unità, tutte specializzate, che forniscono all’azienda un supporto <<esterno>> al suo
flusso di lavoro operativo. Queste unità costituiscono lo staff di supporto. Per esempio in
un’università troviamo il fondo per borse di studio, la casa editrice universitaria, la libreria, la
tipografia, l’ufficio personale, il servizio pulizie, l’ufficio spedizioni, l’ufficio pensioni, il servizio
telefonico, l’ufficio sportivo, la casa dello studente, e così via. Nessuna di queste unità fa parte del
nucleo operativo, cioè nessuna svolge attività di insegnamento e di ricerca né rappresenta un
supporto diretto a queste attività come accade invece per il centro di elaborazione dati o la
biblioteca. D’altra parte ogni unità fornisce un supporto indiretto rispetto a queste attività
fondamentali. Nell’impresa industriale le unità che compongono lo staff di supporto comprendono
una gamma che va dall’ufficio legale alla mensa di stabilimento. Le unità di supporto possono
fornire consigli in misura limitata. Esse devono svolgere funzioni specifiche. Molto unità di
supporto sono autosufficienti, in altri termini sono mini-organizzazioni con il proprio equivalente di
nucleo operativo. Le unità di supporto sono presenti a vari livelli della gerarchia in relazione al
destinatario del loro servizio.
Poiché molte unità di supporto sono altamente specialistiche e utilizzano professionisti, il
meccanismo di coordinamento più importante è la standardizzazione delle capacità.
Il funzionamento dell’organizzazione.
Anche se non rappresenta le relazioni informali, l’organigramma costituisce una rappresentazione
accurata della divisione del lavoro mostrando in modo immediato:
y Quali posizioni esistono nell’organizzazione;
y Le modalità di raggruppamento di queste posizioni in unità;
y Come l’autorità formale fluisce tra esse(descrivendo quindi in effetti l’impiego della
supervisione diretta).
Quale di queste prospettive o teorie è corretta? Singolarmente nessuna: ognuna è infatti una
larga semplificazione della realtà organizzativa. Solo combinandole, incominciamo ad apprezzare la
vera complessità che ora dobbiamo cercare di affrontare.
3. Formazione e indottrinamento.
L’organizzazione deve assicurarsi che il titolare della mansione possieda il repertorio di
comportamenti necessari prima di iniziare a svolgere il lavoro.
La formazione individua il processo attraverso il quale le capacità e le conoscenze connesse alla
mansione vengono insegnate, mentre l’indottrinamento individua il processo attraverso il quale
vengono acquisite le norme organizzative.
y Formazione. Quando una mansione implica un corpo di conoscenze o un insieme di capacità
che sono a un tempo complesse e non razionalizzate, il lavoratore deve dedicare molto tempo
per apprenderle. Per alcune mansioni queste esigenze di conoscenze e capacità non trovano
riscontro in una conoscenza formalizzata e di conseguenza debbono essere apprese durante lo
svolgimento del lavoro: il lavoratore svolge un ruolo di apprendista sotto un maestro che ha
appreso in passato a svolgere la mansione nello stesso modo. Prima di assumere la loro
posizione, i professionisti sono soggetti a un processo di formazione che dura anche periodi di
tempo molto lunghi. Generalmente questa formazione ha luogo all’esterno dell’organizzazione,
spesso in un’Università. Questo tipo di attività, complesso e non razionalizzato, ma le cui
conoscenze e capacità sono state in parte formalizzate e specificate viene denominato
“professionale”. La formazione è un parametro di progettazione in tutte le attività che definiamo
“professionali”(alcune attività non possono essere scomposte in attività più semplici). La
formazione è il parametro di progettazione per l’utilizzo del meccanismo di coordinamento che
abbiamo denominato standardizzazione delle capacità.
y Indottrinamento. Con il termine indottrinamento indichiamo il parametro di progettazione
attraverso il quale l’organizzazione socializza formalmente i suoi membri a proprio vantaggio.
La socializzazione descrive il processo attraverso il quale un nuovo membro apprende il sistema
di valori, le norme e i modelli di comportamento richiesti dalla società, organizzazione o gruppo
nel quale è entrato. Buona parte di questo processo di socializzazione ha luogo informalmente
nell’organizzazione. Buona parte di questa attività interna di indottrinamento avviene prima che
la persona inizi a lavorare per assicurarsi che sia sufficientemente socializzata da comportarsi
nel modo desiderato. I programmi di formazione contengono generalmente una buona dose di
indottrinameno accanto alla formazione in senso proprio.
Il raggruppamento in unità.
Il raggruppamento rappresenta un modo fondamentale per coordinare il lavoro nell’organizzazione.
Il raggruppamento ha quanto meno quattro importanti effetti:
1. Introduce un sistema di supervisione comune tra posizioni e unità organizzative. A ogni unità
organizzativa viene preposto un manager, un unico individuo che è responsabile per tutte le
attività dell’unità stessa. Nel contempo il collegamento di tutti questi manager in una
macrostruttura crea il sistema di autorità formale. Di conseguenza, il raggruppamento in unità è
il parametro di progettazione organizzativa attraverso il quale viene inserito nell’organizzazione
il meccanismo di coordinamento costituito dalla supervisione diretta;
2. Obbliga posizioni e unità organizzative a condividere risorse comuni. I membri o le sottounità di
un ordine superiore hanno un budget comune e spesso debbono condividere anche risorse fisiche
come impianti e attrezzature comuni;
3. Da’ luogo a indici comuni di performance. Nella misura in cui i membri o le sottounità di
un’unità condividono risorse comuni, i costi delle loro attività possono essere rilevati
congiuntamente. Inoltre, nella misura in cui membri o sottounità concorrono all’ottenimento
degli stessi prodotti o servizi, anche i loro output possono essere misurati congiuntamente. Gli
indici comuni di performance rappresentano per i membri o le sottounità un incentivo ulteriore a
coordinare le loro attività
4. Favorisce il reciproco adattamento.Al fine di condividere le risorse e di facilitare la supervisione
diretta, i membri di un’unità sono spesso obbligati ad utilizzare gli stessi spazi fisici, operando
quindi in stretta vicinanza fisica, ciò favorisce l’instaurarsi di comunicazioni frequenti e
informali.
Le diverse modalità di raggruppamento fin qui discusse possono essere sostanzialmente ricondotte a
due:
I criteri di scelta per l’utilizzo di una o l’altra base di raggruppamento sono costituiti dalle
interdipendenze:
y Nel flusso di lavoro (es: sequenzialità della produzione);
y Nei processi di lavoro (es: l’addetto a un tornio può doversi consultare con un altro addetto a un
tornio, che peraltro sta operando su una diversa linea di prodotti per stabilire quale attrezzaggio
è meglio adoperare per svolgere un certo compito).Favorisce il raggruppamento funzionale.
y Di scala: le unità organizzative vengono costituite in modo tale da raggiungere dimensioni
sufficientemente ampie da permettere loro di operare in modo efficiente(addetto alla
manutenzione deve essere polivalente, non deve esistere un addetto per ogni reparto, ma un
unico addetto).
Nei rapporti sociali (le persone preferiscono essere raggruppate sulla base dello <<stare bene
insieme>>).
Un raggruppamento può non contenere tutte le interdipendenze che debbono quindi essere
recuperate in raggruppamenti di ordine più elevato, dando luogo alla costruzione di una gerarchia. Il
problema non consiste tanto nella scelta di quale criterio usare nel raggruppamento, quanto piuttosto
nella scelta della priorità secondo la quale utilizzare i diversi criteri.
A questo punto è utile distinguere il raggruppamento di primo ordine dai raggruppamenti di ordine
più elevato. Il primo riguarda il raggruppamento di operatori, analisti e membri dello staff di
supporto, in quanto singole persone nelle loro unità lavorative di base, mentre il secondo riguarda il
raggruppamento di manager al fine di creare la gerarchia formale. Una caratteristica dei
raggruppamenti di primo ordine è che operatori, analisti e membri dello staff di supporto tendono ad
essere raggruppate in unità omogenee(operatori con operatori, analisti con analisti ecc.).
Le informazioni disponibili (organigrammi pubblicati) suggeriscono che l’utilizzo del mercato come
base di raggruppamento è più frequente ai livelli più elevati della linea intermedia piuttosto che a
quelli più bassi, in particolare nelle aziende di grandi dimensioni.
I fattori che spingono verso un aumento della dimensione delle unità organizzative comprendono:
y La standardizzazione, in tutte le sue forme;
y La similarità dei compiti svolti;
y I bisogni di autonomia e di autoattualizzazione dei dipendenti;
y La necessità di ridurre le distorsioni nel flusso di informazioni che risalgono lungo la gerarchia.
I fattori che spingono ad una diminuzione della dimensione delle unità organizzative comprendono:
y L’esigenza di una stretta supervisione diretta;
y La necessità di adattamento reciproco fra compiti complessi e interdipendenti;
y L’estensione dei compiti diversi dalla supervisione che un capo deve svolgere;
y La necessità degli appartenenti all’unità di rivolgersi frequentemente al capo per consigli e aiuto,
in relazione forse ai bisogni di sicurezza.
E’ nel nucleo operativo che ci si può attendere di trovare le unità di dimensione più elevata poiché
questa parte tende ad utilizzare in maniera spinta la standardizzazione ai fini del coordinamento.
Solo poche unità funzionali possono essere raggruppate in un’unità di ordine più elevato.
Collegamenti laterali
Lo scheletro della macrostruttura viene integrato da collegamenti di tipo laterale contrapposti a
quelli strettamente verticali. Due gruppi principali di collegamenti laterali:
y Sistemi di pianificazione e controllo(che standardizzano gli output)
y Meccanismi di collegamento(lubrificano le ruote dell’adattamento reciproco)
I sistemi di pianificazione come pure i sistemi di reporting sono progettati nella tecnostruttura da
analisti, che di volta in volta si chiamano, planner, analista di budget, controller, analista MIS,
programmatore dela produzione e analista del controllo di qualità.
Possiamo distinguere due tipi fondamentali diversi di sistemi di pianificazione e controllo:
y Il controllo delle performance;
y La pianificazione dell’azione.
Il controllo delle performance si propone di regolare i risultati complessivi di una determinata
unità organizzativa: il sistema di pianificazione fissa per ogni unità gli standard di output e il
sistema controllo delle performance valuta se tali standard sono stati raggiunti o meno. A ogni unità
organizzativa viene assegnato un budget e cioè un piano di performance che standardizza le sue
spese. Tuttavia il ricorso ai sistemi di controllo della performance è particolarmente intenso dove le
interdipendenze fra le unità organizzative sono principalmente di carattere generico e cioè dove le
unità sono raggruppate sulla base del mercato. Nelle strutture fondate sul mercato ogni unità ha
propri output distinti; di conseguenza attraverso il controllo della performance viene regolato il
comportamento generale, mentre le unità possono operare in modo autonomo la pianificazione delle
azioni. Il sistema di controllo della performance si collega a due finalità: la valutazione e la
motivazione.
La pianificazione dell’azione rappresenta il mezzo attraverso il quale, nelle aziende tipicamente su
base funzionale, le decisioni e le azioni non di routine di tutta l’azienda vengono progettate come un
sistema integrato. Il controllo della performance impone gli standard generali di performance
rispetto a un determinato periodo di tempo, senza alcun riferimento ad azioni specifiche. La
pianificazione dell’azione impone azioni e decisioni specifiche che debbono essere realizzate in
determinati momenti di tempo. La pianificazione dell’azione si applica nelle strutture funzionali. La
formalizzazione del comportamento impone i mezzi attraverso i quali devono essere realizzate
decisioni e azioni. I piani di azione precisano decisioni che richiedono azioni specifiche: introdurre
sul mercato un nuovo prodotto, costruire nuovi stabilimenti, vendere le vecchie macchine.Alcune
delle azioni proposte possono essere assunte all’interno di singole unità, ma altre possono
attraversare i confini delle unità. La pianificazione si colloca in posizioni intermedie fra la
standardizzazione degli output e la standardizzazione dei processi di lavoro:
y Controllo delle performance: impone standard generali di performance senza riferimento ad
azioni specifiche;
y Pianificazione dell’azione: impone azioni e decisione specifiche che debbono essere realizzate
in determinati momenti nel tempo;
y Formalizzazione del comportamento: impone i mezzi attraverso i quali debbono essere
realizzate decisioni e azioni.
Meccanismi di collegamento.
Anche dopo aver definito le posizioni, creato la macrostruttura e introdotto i sistemi di
pianificazione e controllo, possono restare importanti interdipendenze non regolate, il che rende
necessario il ricorso all’adattamento reciproco.
In anni recenti le aziende hanno sviluppato tutta una gamma di meccanismi per favorire i rapporti
fra le persone, meccanismi che possono essere incorporati nell’organizzazione formale. In effetti
questi meccanismi di collegamento rappresentano l’evoluzione contemporanea più significativa
nella progettazione organizzativa, invero la sola rilevante dopo l’introduzione dei sistemi di
pianificazione e controllo avvenuta uno o due decenni fa. Esistono quattro tipi fondamentali di
meccanismi di collegamento:
y le posizioni di collegamento (quando per coordinare l’attività di due unità è necessario un
ammontare considerevole di relazioni, può essere formalmente creata una posizione di
collegamento (liaison) per canalizzare le informazioni direttamente, aggirando i canali verticali).
y le task forces (è un gruppo costituito per svolgere un particolare compito e che viene
successivamente sciolto; la riunione è il mezzo principale utilizzato nelle aziende per facilitare
l‘adattamento reciproco)
y I comitati permanenti (il comitato è un gruppo interdipartimentale meno temporaneo che si
riunisce regolarmente per discutere problemi di interesse comune).
y i manager integratori - quando attraverso l’adattamento reciproco è necessario raggiungere un
coordinamento maggiore, si può inserire un manager integratore, ovvero una posizione di
collegamento con autorità formale:
Il potere formale del manager integratore riveste alcuni aspetti dei processi decisionali che
“attraversano” i dipartimenti coinvolti, ma non comprende mai, per definizione, un’autorità formale
sulle persone appartenenti a tali dipartimenti.
Struttura a matrice.
Nessuna base di raggruppamento può da sola contenere tutte le interdipendenze. Utilizzando la
struttura a matrice l’azienda evita di scegliere una base di raggruppamento a scapito di un’altra,
adottandole entrambe. In termini molto semplici la struttura a matrice rappresenta il tentativo,
organizzativamente parlando, di “avere la botte piena e la moglie ubriaca” attraverso la creazione di
un sistema duplice di autorità. Di conseguenza la struttura a matrice rinuncia al principio dell’unità
del comando.Si possono distinguere due tipologie di strutture a matrice:
y Una permanente, quando le interdipendenze sono più o meno stabili e di conseguenza la stessa
caratteristica si estende alle unità e a chi vi opera;
y Una temporanea, adatta al lavoro di progetto, quando le interdipendenze, le unità fondate sul
mercato e le persone che vi operano si modificano frequentemente.
Tanto maggiore è l’utilizzo dei meccanismi di collegamento, tanto minore sarà la dimensione media
delle unità organizzative. Alcuni meccanismi di collegamento e in particolare la struttura a matrice,
danno luogo a una proliferazione di manager. I meccanismi di collegamento caratterizzano
principalmente le organizzazioni di tipo organico. I meccanismi di collegamento vengono
generalmente utilizzati quando l’attività è, a un tempo, specializzata orizzontalmente, complessa e
molto interdipendente. I meccanismi di collegamento sembrano adattarsi meglio all’attività svolta ai
livelli intermedi della struttura, coinvolgendo manager di line e specialisti di staff, anche se, sono
particolarmente utilizzati nel caso di nucleo operativo formato da professionisti.
Decentramento verticale.
La diffusione del potere formale in senso discendente lungo la gerarchia dell’autorità di line viene
denominata decentramento verticale. (il potere discende lungo la linea di autorità. In prima istanza
il potere è affidato al direttore generale al vertice strategico; il direttore generale può conservarlo o
scegliere di diffonderlo - delega è un sinonimo molto utilizzato per indicare questo tipo di
decentramento - ai livelli sottostanti della gerarchia).
Decentramento orizzontale.
Il decentramento orizzontale esprime il controllo dei processi decisionali da parte dei non-manager.
Il potere decisionale, in questo senso principalmente informale, può essere conservato dai manager
di line nel sistema di autorità formale o può passare a persone esterne alla struttura di line: analisti,
specialisti dello staff di supporto e operatori.
Non necessariamente, tuttavia, il potere su tutte le decisioni viene assegnato, nel processo di
diffusione, a uno stesso punto della struttura. Questa circostanza dà luogo ad altri due tipi di
decentramento.
Decentramento selettivo.
Nel decentramento selettivo il potere relativo a tipi diversi di decisioni si colloca in punti diversi
dell’organizzazione; per esempio le decisioni finanziarie possono essere assunte al vertice
strategico, le decisioni di marketing nelle unità di supporto, e le decisioni di produzione alla base
della linea intermedia dai capi di prima linea.
Decentramento parallelo.
Si riferisce all’assegnazione del potere relativo a molti tipi di decisione a uno stesso punto
dell’organizzazione. Per esempio le decisioni finanziarie, di marketing e di produzione vengono
assunte dai responsabili divisionali nella linea intermedia.
Decentramento verticale.
Il decentramento verticale selettivo è logicamente associato con costellazioni di lavoro la cui base di
raggruppamento è di tipo funzionale. L’organizzazione selettivamente decentrata nella dimensione
verticale ricorre largamente al reciproco adattamento per coordinare le decisioni. Il decentramento
parallelo verticale è il solo modo per attribuire alle unità fondate sul mercato il potere necessario per
operare in modo quasi autonomo. Il decentramento parallelo nelal dimensione verticale (a unità
fondate sul mercato) è regolato principalmente attraverso il sistema di controllo delle performance.
Il decentramento verticale selettivo determina importanti interdipendenze, il che solleva il problema
del coordinamento e del controllo. In una qualche misura può essere utilizzata la supervisione
diretta, specialmente facendo autorizzare, e quindi coordinare, le decisioni di ogni costellazione di
lavoro dai manager del vertice strategico.Un eccessivo ricorso a questa forma di coordinamento
equivale però a riaccentrare i processi decisionali, annullando i vantaggi del decentramento
selettivo. Ciò accade anche se si ricorre alla standardizzazione degli output o dei processi di lavoro
poiché tale standardizzazione trasferisce il potere sui processi decisionali, dalle costellazioni di
lavoro alla tecnostruttura, dando luogo a un accentramento orizzontale invece che a un
decentramento verticale. In ultima analisi l’organizzazione selettivamente decentrata nella
dimensione verticale ricorre largamente al reciproco adattamento per coordinare le decisioni,
ponendo in particolare l’accento sul ricorso ai meccanismi di collegamento.
Il decentramento parallelo nella dimensione verticale è regolato principalmente attraverso il sistema
di controllo della performance. Alle unità vengono assegnati standard di performance e, finché li
soddisfano, esse conservano la propria autonomia.
Decentramento orizzontale.
Come già detto in precedenza, il decentramento orizzontale descrive lo spostamento di potere dai
manager ai non-manager o, più esattamente, dai manager di line ai manager di staff, agli analisti,
agli specialisti dello staff di supporto e agli operatori.
Quando parliamo di decentramento orizzontale, allarghiamo la trattazione sotto due aspetti;
innanzitutto esamindando il trasferimento di potere all’esterno della struttura di line, entriamo nel
campo del potere informale, in particolare del controllo sulla raccolta delle informazione, sulla
fornitura di consigli ai manager di line e sull’esecuzione delle loro scelte, in contrapposizione al
potere legato all’effettuazione e alla autorizzazione di tali scelte. In secondo luogo esaminando il
decentramento orizzontale. In secondo luogo, esaminando il decentramento orizzontale,
abbandonando l’ipotesi che il potere formale sia detenuto necessariamente dalla struttura di line, in
prima istanza dal vertice strategico; il potere formale può risiedere altrove, per esempio negli
operatori che abbiano il potere di eleggere i manager del vertice strategico.
Il decentramento orizzontale è configurabile come un continuum nel quale si possono individuare
quattro stadi:
y Il potere compete ad una sola persona, in forza dell’ufficio che occupa(accentramento
orizzontale);
y Il potere passa a pochi analisti della tecnostruttura, in forza dell’influenza che i loro sistemi di
standardizzazione esercitano sulle decisioni degli altri;
y Il potere passa agli esperti(analisti, specialisti dello staff, operatori professionisti), in forza delle
loro conoscenze;
y Il potere compete a tutti, in forza dell’appartenenza all’organizzazione (democrazia).
Il potere a tutti.
L’organizzazione è democratica quando tutti partecipano in modo eguale alle decisioni.
I fattori contingenti
Esiste un insieme di fattori situazionali o contingenti, e cioè di stati o condizioni organizzative che
sono associati con l’utilizzo di particolari parametri di progettazione. Essi possono essere ricondotti
a quattro punti fondamentali:
y L’età e la dimensione
y Il sistema tecnico
y L’ambiente
y Il potere e la moda
L’età e la dimensione.
I molti riscontri empirici disponibili sugli effetti che l’età e la dimensione esercitano
sull’organizzazione possono, per la maggior parte, essere sintetizzati in cinque ipotesi: due
riguardano l’età e tre la dimensione.
Hp1: maggiore è l’età dell’azienda, maggiore è la formalizzazione del comportamento.
Hp2: l’organizzazione riflette l’epoca di costituzione del settore.
Hp3: maggiore è la dimensione dell’azienda, più articolata è la sua organizzazione, e cioè maggiore
è la divisione del lavoro, maggiore è la differenziazione delle unità organizzative e più sviluppata è
la componente direzionale.
Hp4: maggiore è la dimensione dell’azienda, maggiore è la dimensione media delle unità
organizzative.
Hp5: maggiore è la dimensione dell’azienda, maggiore è la formalizzazione del comportamento.
Le aziende iniziano generalmente la loro vita con strutture organiche e semplici (stadio artigianale).
Quando cominciano a svilupparsi passano allo stadio imprenditoriale, caratterizzato dalla presenza
di forti capi che realizzano il coordinamento attraverso la supervisione diretta. Invecchiando e
sviluppandosi, esse tendono a formalizzare la propria organizzazione, passando ad uno stadio
burocratico. L’ulteriore sviluppo e invecchiamento spinge le burocrazie a diversificarsi e a
suddividersi in unità fondate sul mercato (stadio divisionale). Infine, per alcune aziende può esservi
un ulteriore stadio - della struttura a matrice - che supera la divisionalizzazione e porta ad un
parziale ritorno alla struttura organica.
Il sistema tecnico.
E’ l’insieme di strumenti e mezzi utilizzati nel nucleo operativo per trasformare gli input in output.
Hp6: maggiore è il grado di regolazione del sistema tecnico, più l’attività operativa è formalizzata e
più l’organizzazione del nucleo operativo è burocratica.
Hp7: più il sistema tecnico è sofisticato, e cioè difficile da comprendere, più articolata è la struttura
per la parte che non riguarda l’attività operativa: in particolare più ampio e professionale è lo staff di
supporto, maggiore è il decentramento selettivo a tale staff e più elevato è l’utilizzo dei meccanismi
di collegamento per coordinare l’attività di tale staff.
Hp8: l’automazione del nucleo operativo trasforma una struttura direzionale di tipo burocratico in
una di tipo organico.
L’ambiente.
L’ambiente rappresenta il contesto in cui l’azienda opera. L’ambiente è esterno all’organizzazione.
Sono quattro le dimensioni rilevanti dell’ambiente ai fini organizzativi:
y La stabilità/dinamicità, ovvero il grado di prevedibilità dei cambiamenti dell’ambiente;
y La semplicità/complessità, legata alla comprensibilità delle attività da svolgere;
y L’omogeneità/diversità dei mercati, legata alla gamma di prodotti/servizi offerti e alla
eterogeneità della clientela servita;
y La generosità/ostilità, legata alla concorrenza.
I fattori età e dimensione sembrano più rilevanti ai livelli intermedi dell’organizzazione, dove,
provocando cambiamenti nei meccanismi di coordinamento adottati, portano a un’ampia
articolazione della struttura.
Essendo collocato nel nucleo operativo, il sistema tecnico esercita la sua massima influenza in
questa parte dell’organizzazione, anche se comporta effetti selettivi importanti in altre parti, per
esempio a livelli intermedi dove, quando è sofisticato, richiede un ampio staff di supporto.
I fattori ambientali sembrano avere un effetto esattamente opposto a quello dei fattori tecnici: infatti
a essere maggiormente influenzati dalle dimensioni dell’ambiente sono i manager e gli specialisti di
staff che operano al vertice o in prossimità del vertice strategico e che, di conseguenza debbono
operare continuamente ai confini dell’organizzazione. Le dimensioni dell’ambiente influenzano
anche i livelli intermedi dell’organizzazione, mentre esercitano soltanto un effetto selettivo sul
nucleo operativo, che le altre parti dell’organizzazione cercano, tendenzialmente, di isolare
dall’influenza diretta dell’ambiente.
Infine i fattori legati al potere sembrano investire tutti i livelli dell’organizzazione, ma soltanto su
una base selettiva: il controllo esterno, i bisogni di potere dei membri, la moda e la cultura
modificano talvolta l’organizzazione che sarebbe altrimenti richiesta dalla sola considerazione dei
fattori età, dimensione, sistema tecnico e ambiente.
Configurazioni organizzative
y La struttura semplice
y La burocrazia meccanica
y La burocrazia professionale
y La soluzione divisionale
y L’adhocrazia
Il vertice strategico esercita una spinta verso l’accentramento che gli consente di mantenere il
controllo sulle decisioni e consegue questo risultato quando il coordinamento si fonda sul ricorso
alla supervisione diretta. Nella misura in cui i fattori situazionali favoriscono questa spinta, emerge
la configurazione denominata struttura semplice.
Per contro, i membri del nucleo operativo cercano di minimizzare l’influenza della direzione
(manager e analisti) sul loro lavoro, promuovendo quindi il decentramento verticale e orizzontale.
Se conseguono questo risultato, essi operano in modo relativamente autonomo, raggiungendo il
coordinamento necessario attraverso la standardizzazione delle capacità. Di conseguenza, gli
operatori esercitano una spinta verso la professionalizzazione, e cioè verso il ricorso ad una
formazione esterna che sviluppi le capacità necessarie. Nella misura in cui i fattori situazionali
favoriscono questa spinta, emerge la burocrazia professionale.
Anche i manager della linea intermedia ricercano l’autonomia ma la possono raggiungere in modo
diverso, sottraendo cioè potere al vertice strategico e, se necessario, al nucleo operativo: in effetti
essi privilegiano un decentramento verticale limitato. Di conseguenza, essi esercitano una spinta
verso la balcanizzazione dell’organizzazione e cioè verso la sua suddivisione in unità fondate sul
mercato in grado di controllare le proprie decisioni, mentre il coordinamento è limitato alla
standardizzazione degli output. Nella misura in cui i fattori situazionali favoriscono questa spinta,
emerge la soluzione divisionale.
Infine, lo staff di supporto esercita la massima influenza non quando i suoi membri godono di
autonomia ma quando, in forza della loro competenza, ne vengono richiesti la collaborazione e
l’intervento nel processo decisionale. Ciò di verifica quando l’organizzazione è articolata in
costellazioni di lavoro, con un decentramento selettivo del potere e con la possibilità di realizzare il
coordinamento intra- ed inter-costellazione ricorrendo all’adattamento reciproco. Nella misura in
cui i fattori situazionali favoriscono questa spinta, emerge l’adhocrazia.
LA STRUTTURA SEMPLICE
La struttura semplice non è “elaborata”. Tipicamente nella struttura semplice:
y La tecnostruttura è assente o molto limitata;
y Vi sono pochi addetti allo staff di supporto;
y Non vi è rigida divisione del lavoro;
y La differenziazione tra le unità organizzative è minima;
y La gerarchia manageriale è poco sviluppata;
y La formalizzazione del comportamento è limitata;
y Vi è un ricorso minimo alla pianificazione, alla formazione e ai meccanismi di collegamento.
La struttura semplice è, soprattutto, organica.
La struttura semplice minimizza la dipendenza dagli specialisti di staff: a tali specialisti, quando
necessario si ricorre attraverso contratti di consulenza piuttosto che attraverso un loro inserimento
nell’organizzazione.
Nella struttura semplice il coordinamento è assicurato in larga misura dalla supervisione diretta: in
modo più specifico, il potere su tutte le decisioni importanti tende ad essere accentrato nella mani di
chi occupa la posizione di vertice. Di conseguenza il vertice strategico costituisce la parte più
importante dell’organizzazione e, invero, la struttura semplice spesso comprende soltanto un vertice
strategico costituito da una sola persona e un nucleo operativo organizzato in modo organico.
L’ampiezza del controllo del direttore generale tende ad essere elevata.
Il raggruppamento in unità(quando presente)è prevalentemente di tipo funzionale e il coordinamento
fra le unità è assicurato dal direttore generale.
Le comunicazioni si sviluppano in modo informale e si svolgono prevalentemente fra il direttore
generale e tutti gli altri membri dell’organizzazione.
Il lavoro è flessibile e le mansioni del nucleo operativo sono regolarmente poco specializzate e
intercambiabili. Anche il processo decisionale non è flessibile e l’accentramento del potere consente
una rapida risposta. La formulazione della strategia è responsabilità esclusiva del direttore generale:
il relativo processo tende ad essere altamente intuitivo e non analitico, spesso volto a sfruttare
l’incertezza e orientato alla ricerca aggressiva di nuove opportunità. La strategia è spesso una
derivazione diretta dei convincimenti personali del direttore generale. Il potere e le informazioni
rimangono al vertice strategico(leadership).
L’ambiente della struttura semplice tende a essere a un tempo semplice e dinamico. Un ambiente
semplice può essere compreso e padroneggiato da una sola persona. Un ambiente dinamico
comporta un’organizzazione di tipo organico: l’impossibilità di prevedere le caratteristiche future
dell’ambiente non consente di realizzare il coordinamento attraverso la standardizzazione.
Condizione comune delle strutture semplici è anche un sistema tecnico non sofisticato.
Una nuova azienda tende ad adottare la struttura semplice: poiché non ha avuto il tempo di creare la
propria struttura direzionale è obbligata a fondarsi per il proprio funzionamento sulla leadership.
Negli anni iniziali, la maggior parte delle aziende passa attraverso la struttura semplice e molte
aziende di piccole dimensioni conservano la struttura semplice anche dopo aver superato questo
stadio iniziale. Alcune aziende sono così piccole che per il coordinamento possono fondarsi, quasi
in assenza della supervisione da parte dei capi, sul reciproco adattamento: tali aziende rappresentano
un ibrido che possiamo denominare struttura semplicissima.
La piccola dimensione inoltre comporta una minore ripetitività del nucleo operativo, da cui deriva
una minore standardizzazione.
La struttura semplice è soprattutto adottata quando vi è coincidenza fra proprietà e direzione: in tal
modo si esclude il controllo esterno.
Un’altra variante della struttura semplice - l’organizzazione per le crisi - si manifesta quando
un’ostilità molto elevata obbliga un’azienda, qualunque sia la sua organizzazione “abituale”, ad
accentrare il potere. La necessità di una risposta rapida è coordinata spinge il potere nelle mani del
direttore generale, contribuendo così a ridurre anche il grado di burocratizzazione. (quando le
aziende affrontano una crisi).
Uno svantaggio della struttura semplice è rappresentato dal fatto che l’accentramento, da un lato
garantisce che la risposta strategica rifletta una completa conoscenza del nucleo operativo e ne
favorisce anche la flessibilità e l’adattabilità, d’altro canto, provoca confusione tra problemi
strategici e problemi operativi. Il direttore generale può trovarsi tanto immerso nei problemi
operativi da perdere di vista le considerazioni strategiche o, alternativamente può coinvolgersi così
profondamente nei problemi strategici da compromettere l’efficacia e l’efficienza delle attività più
di routine e quindi la sopravvivenza stessa dell’impresa. La struttura semplice rappresenta anche la
configurazione più rischiosa, poiché dipende strettamente dalla salute e dalle particolarità di
un’unica persona.
Un vantaggio peculiare della struttura semplice è costituito dal suo senso della missione: nei
dipendenti si consolida un forte sentimento di identificazione con l’azienda in cui operano.
LA BUROCRAZIA MECCANICA
La burocrazia meccanica è caratterizzata da:
y Compiti operativi molto specializzati e di routine;
y Procedure molto formalizzate nel nucleo operativo;
y Una proliferazione di regole, norme e comunicazioni formalizzate in tutta l’organizzazione;
y Unità organizzative di grandi dimensioni al livello operativo;
y Il ricorso alla base funzionale con modalità di raggruppamento;
y Un relativo accentramento del potere decisionale;
y Una struttura direzionale articolata con una netta distinzione tra line e staff;
Il nucleo operativo.
Essendo i flussi di lavoro nella burocrazia meccanica altamente razionalizzati e i compiti sono
semplici e ripetitivi, richiedendo generalmente una capacità minima e un limitato
addestramento(spesso di poche ore, raramente superiore ad alcune settimane e solitamente interno).
Ciò porta nel nucleo operativo a una profonda divisione del lavoro(mansioni molto specializzate sia
verticalmente che orizzontalmente) e a porre l’accento sulla standardizzazione dei processi di lavoro
a fini di coordinamento. Di conseguenza la formalizzazione del comportamento emerge come il
parametro chiave di progettazione organizzativa. Poiché il lavoratori hanno una scarsa
discrezionalità nello svolgimento del loro lavoro, la possibilità di ricorrere all’adattamento reciproco
nel nucleo operativo è molto limitata. D’altra parte il ricorso alla supervisione diretta da parte dei
capi di prima linea è contenuto poiché la standardizzazione fa fronte alla maggior parte delle
esigenze di coordinamento: di conseguenza, nel nucleo operativo possono essere create unità
organizzative di dimensioni molto grandi, vi è peraltro la necessità di un altro tipo di supervisione
diretta.
La componente direzionale.
La struttura direzionale è molto articolata, ciò vale innanzitutto per la linea intermedia, che è molto
sviluppata, soprattutto ai livelli superiori, e che è profondamente differenziata in unità funzionali.
I manager della linea intermedia debbono svolgere tre compiti principali:
1. Gestire le varianze che si manifestano fra i lavoratori del nucleo operativo: anche se la
standardizzazione risolve la maggior parte delle interdipendenze, rimangono inevitabilmente
delle ambiguità. I conflitti che ne derivano debbono essere gestiti mediante la supervisione
diretta. Poiché molti di questi conflitti sorgono tra operatori che sono vicini l’uno all’altro nel
flusso di lavoro, la tendenza naturale è di porre tali lavoratori sotto una supervisione comune e
ciò equivale a raggruppare gli operatori in unità che trattano parti distinte del flusso di lavoro, il
che dà luogo ad un raggruppamento su base funzionale. Per lo stesso motivo il raggruppamento
su base funzionale viene riproposto a tutti i livelli superiori della gerarchia.
2. Ruolo di collegamento rispetto agli analisti della tecnostruttura per assicurare la trasmissione e
l’assunzione degli standard elaborati dalla tecnostruttura da parte delle unità operative.
3. Favorire i flussi verticali in senso ascendente attraverso l’aggregazione delle informazioni di
ritorno, e in senso discendente attraverso l’elaborazione e la precisazione dei piani di azione.
Tutti questi compiti dei manager della linea intermedia implicano contatti personali il che concorre
a limitare il numero di persone che tali manager possono dirigere. Di conseguenza le unità
organizzative al di sopra del nucleo operativo tendono a essere di dimensioni piuttosto piccole e la
struttura direzionale nel suo complesso tende ad assumere una forma piuttosto verticalizzata.
Anche la tecnostruttura deve essere molto articolata. In effetti poiché nella burocrazia meccanica il
coordinamento si fonda principalmente sula standardizzazione dei processi di lavoro, la
tecnostruttura, che è formata dagli analisti che attuano tale standardizzazione, emerge come la parte
fondamentale dell’organizzazione. Ai manager di line è delegata l’autorità formale sulle unità
operative mentre lo staff consiglia soltanto.
Il vertice strategico.
I manager del vertice strategico sono in larga misura coinvolti nella messa a punto della macchina
burocratica. Di conseguenza la funzione imprenditoriale assume contorni molto limitati. Mantenere
unita l’organizzazione nonostante i conflitti assorbe una parte rilevante dell’energia della direzione.
un’altra componente importante del ruolo del vertice strategico è costituita dalla supervisione
diretta.
I manager del vertice strategico debbono intervenire frequentemente nelle attività della linea
intermedia per assicurarne il coordinamento(tali manager sono gli unici generalisti presenti nella
struttura, i soli manager con una prospettiva sufficientemente ampia da comprendere e considerare
tutte le funzioni; tutti gli altri sono specialisti interessati a uno solo degli anelli della catena).
Nella burocrazia meccanica i manager del vertice strategico detengono un considerevole potere; in
altri termini è un’organizzazione piuttosto accentrata. A condividere con il vertice strategico un
effettivo potere informale sono soltanto gli analisti della tecnostruttura, a motivo del ruolo che
svolgono nella standardizzazione del lavoro di tutti gli altri.
Possiamo concludere che la burocrazia meccanica è accentrata nella dimensione verticale e
limitatamente decentrata nella dimensione orizzontale.
Il flusso di lavoro nella burocrazia meccanica è altamente razionalizzato e i compiti sono semplici e
ripetitivi. Attività con queste caratteristiche si riscontrano soprattutto in ambienti stabili e semplici.
La burocrazia meccanica, inoltre, si riscontra tipicamente nelle aziende mature, di dimensione
sufficientemente grande da avere il volume di attività operativa richiesto per la ripetitività e la
standardizzazione e sufficientemente “vecchie” da essere in grado di scegliere e di introdurre gli
standard. Le burocrazie meccaniche tendono anche ad essere identificate con sistemi tecnici ad alto
grado di regolazione: tali sistemi, infatti, routinizzano l’attività e ne permettono quindi la
formalizzazione. Nel caso di burocrazie meccaniche di grosse dimensioni assume una grandissima
importanza la stabilità dell’ambiente. Se l’ambiente non fosse stabile le aziende si troverebbero
obbligate a modificare i loro enormi sistemi tecnici. La stabilità dell’ambiente da variabile
indipendente diviene variabile dipendente. Se fino ad un certo momento la burocratizzazione è stata
resa possibile dalla stabilità dell’ambiente, via via che aumentano di dimensione queste aziende si
trovano obbligate a cercare di rendere stabile l’ambiente poiché sono burocratizzate. Per esempio le
grandi imprese operanti nei settori del trasporto, della lavorazione del tabacco e della
trasformazione dei metalli sono molto conosciute per i loro tentativi di controllare domanda e
offerta, per esempio attraverso la pubblicità e contratti di fornitura a lungo termine.
In conclusione quando l’attività è estremamente semplice e quasi perfettamente stabile, la
burocrazia meccanica può rinunciare a gran parte della componente direzionale.
Le imprese di produzione di grande serie sono forse le burocrazie meccaniche più note.
Alcune imprese di servizi, le burocrazie di colletti bianchi, utilizzano la burocrazia meccanica
perché la loro attività è semplice e ripetitiva (compagnie di assicurazione).
Se i compiti sono estremamente semplici e stabili, la direzione stessa può elaborare le procedure,
senza bisogno della tecnostruttura: si ottiene, così, una burocrazia semplice, caratterizzata da
accentramento, elevata burocratizzazione, ma assenza di una struttura direzionale articolata.
Una condizione che si riscontra spesso in corrispondenza della burocrazia meccanica è costituita dal
controllo esterno(Hip.14 - quanto più un’azienda è controllata dall’esterno, tanto più la sua
organizzazione è accentrata e formalizzata, e accentramento e formalizzazione rappresentano i due
principali parametri della burocrazia meccanica): è il caso della burocrazia meccanica pubblica,
enti pubblici che presentano una struttura burocratica perché sono responsabili verso il pubblico
delle proprie azioni (uffici postali). Tutti gli istituti con finalità di controllo (prigioni, corpi di
polizia) sono spinti verso una burocrazia di controllo.
Anche particolari esigenze di sicurezza spingono alla formalizzazione delle procedure per
assicurarsi che siano eseguite alla lettera: è il caso delle burocrazie di sicurezza(anziende che
gestiscono il trasporto aereo o che si occupano dello spegnimento di incedi devono minimizzare i
rischi che assumono).
Le burocrazie per le contingenze non forniscono servizi di routine, ma devono sempre essere pronte
a fornire servizi non di routine di importanza critica(vigili del fuoco), il che le spinge ad elaborare
procedure dettagliate per rispondere in modo tempestivo ed efficiente a tutte le circostanze
contingenti.
LA BUROCRAZIA PROFESSIONALE
Le organizzazioni possono essere burocratiche senza essere accentrate: la loro attività operativa è
stabile, portando a un comportamento “predeterminato o predicibile, in effetti standardizzato”, ma è
anche complessa, e deve quindi essere controllata direttamente dagli operatori che la svolgono. La
burocrazia professionale è una configurazione organizzativa che permette nello stesso tempo la
standardizzazione e il decentramento, e cioè la standardizzazione delle capacità. Tale burocrazia è
frequente nelle università, negli ospedali, nei sistemi scolastici, nelle società di revisione contabile,
ecc. La burocrazia professionale si fonda sulle capacità e sulle conoscenze dei professionisti del
nucleo operativo e tutti producono beni o servizi standard. Nella burocrazia professionale i processi
di lavoro sono troppo complessi per essere standardizzati direttamente dagli analisti della
tecnostruttura.
Il decentramento.
La burocrazia professionale è decentrata sia verticalmente che orizzontalmente.
La struttura direzionale.
La burocrazia professionale è un’organizzazione molto democratica, quanto meno per i
professionisti del nucleo operativo. I professionisti non solo controllano il proprio lavoro ma
ricercano e chiedono il controllo collettivo delle decisioni amministrative e direzionali che li
riguardano(es. decisioni riguardanti assunzioni di colleghi, promozioni e allocazione delle risorse).
Per un verso quindi, i professionisti del nucleo operativo svolgono essi stessi una parte dell’attività
direzionale e amministrativa: ogni professore universitario, per esempio, partecipa a un qualche
comitato per garantirsi un certo controllo sulle decisioni che influenzano il proprio lavoro.
Nella burocrazia professionale emergono quindi frequentemente due gerarchie direzionali parallele:
1. Una democratica e di tipo bottom-up per i professionisti;
2. Una simile alla burocrazia meccanica e di tipo top-down per lo staff di supporto;
(Ad esempio la cucina negli ospedali o la tipografia nelle università vengono dirette dal vertice
strategico).
Generalmente gli esterni alla professione attribuiscono la causa dei problemi alla mancanza di
controlli esterni e cercano quindi di realizzare il controllo delle attività professionali attraverso uno
degli altri meccanismi di coordinamento. Tipicamente essi tentano di utilizzare la supervisione
diretta, la standardizzazione dei processi di lavoro o la standardizzazione degli output.
Ma questi controlli possono ridurre l’incentivo a perfezionarsi e a innovare o anche possono turbare
la delicata relazione fra il professionista e il suo cliente.
Ne consegue che nella burocrazia professionale il cambiamento non scaturisce dalle importanti
riforme effettuato da un manager o dagli interventi della tecnostruttura, ma si può manifestare solo
gradualmente attraverso il lento processo di cambiamento dei professionisti stessi.
LA SOLUZIONE DIVISIONALE
Parametri di progettazione.
Nella soluzione divisionale il raggruppamento delle unità organizzative al vertice della linea
intermedia avviene in base al mercato; in altri termini le divisioni vengono create in relazione ai
mercati serviti e a esse viene attribuito il controllo sulle funzioni operative necessarie per servire tali
mercati. La dispersione (e duplicazione) delle funzioni operative minimizza l’interdipendenza fra le
divisioni che, di conseguenza, possono operare come entità quasi-autonome con una scarsa
necessità di coordinamento interdivisionale. L’ampiezza del controllo della direzione centrale può
essere relativamente elevata. Il decentramento richiesto dalla soluzione divisionale è tuttavia molto
circoscritto e cioè esso non va necessariamente oltre la delega da parte dei pochi manager della
direzione centrale ai manager, solo di poco più numerosi, che dirigono le divisioni. In altri termini,
la soluzione divisionale implica un decentramento verticale limitato (parallelo).
La struttura divisionale si presenta in natura come piuttosto accentrata: i responsabili divisionale
possono conservare la maggior parte del potere, impedendo un ulteriore decentramento
verticale(lungo la linea gerarchica) o il decentramento orizzontale(agli specialisti di staff o ai
membri del nucleo operativo). Se la direzione centrale delegasse tutto il suo potere ai responsabili
divisionali, questa cesserebbe di esistere ed ogni divisione emergerebbe come un’azienda
indipendente. In generale, la direzione centrale lascia alle divisioni un’autonomia quasi completa
nell’assunzione delle decisioni relative ai prodotti-mercati assegnati e controlla successivamente i
risultati di queste decisioni(controllo delle performance): profitto, crescita del fatturato, redditività
degli investimenti. Di conseguenza, il principale meccanismo di coordinamento è costituito dalla
standardizzazione degli output e, dall’altro, un parametro chiave di progettazione organizzativa
diventa il sistema di controllo della performance. Nella soluzione divisionale i manager al vertice
della linea intermedia sono “minidirettori generali” che gestiscono i mercati loro assegnati. Uno dei
compiti principali della direzione centrale è quello di formare e addestrare nel miglior modo
possibile i responsabili divisionali, in effetti di standardizzarne le capacità
manageriali(indottrinamento). I responsabili divisionali partecipano periodicamente a incontri e
riunioni con la direzione centrale, e vengono talvolta fatti ruotare fra le varie divisioni per favorire
lo sviluppo di una più ampia prospettiva dell’organizzazione.
Nella soluzione divisionale, i flussi sia di comunicazioni che di decisioni evidenziano una
caratteristica fondamentale: la rigida divisione del lavoro fra la direzione centrale e le divisioni. Le
comunicazioni fra divisioni e direzione centrale sono limitate e molto formali, limitate in buona
sostanza alla trasmissione verso le divisioni degli standard di performance e alla trasmissione dei
risultati conseguiti verso la direzione centrale. Questa comunicazione è integrata da rapporti
personali fra i manager dei due livelli, rapporti però che sono accuratamente circoscritti: una
conoscenza troppo dettagliata potrebbe infatti stimolare la direzione centrale a intervenire nelle
decisioni delle divisioni vanificando l’obiettivo di fondo della divisionalizzazione.
Alle divisioni viene attribuito il potere di gestire le combinazioni prodotto-mercato a esse assegnate,
compreso il controllo delle attività operative e la determinazione della strategia.
La divisione centrale invece:
y Gestisce il portafoglio strategico, creando, acquisendo, vendendo e chiudendo le divisioni al fine
di modificare il mix di prodotti e mercati dell’impresa;
y Decide l’allocazione delle risorse finanziarie complessive;
y Controlla le divisioni attraverso il controllo delle performance;
y Sostituisce e nomina i responsabili divisionali;
y Controlla le divisioni anche su una base personale, utilizzando in una certa misura la
supervisione diretta insieme alla standardizzazione degli output;
y Fornisce alle divisioni alcuni servizi comuni di supporto(servizi che debbono essere offerti in
modo coordinato alle divisioni e che quindi vengono centralizzati presso la direzione centrale).
Il sistema tecnico.
Il sistema tecnico esercita un ruolo non trascurabile: la divisionalizzazione è possibile solo quando
il sistema tecnico può essere efficientemente suddiviso e separato in parti, una per ogni divisione.
Quando ad essere diversificate sono le linee di prodotti, piuttosto che le aree geografiche, la
suddivisione del sistema tecnico avviene senza difficoltà, a prescindere dall’entità delle economie di
scala: linee di prodotti differenti richiedono infatti sistemi tecnici diversi.
Le imprese che debbono investire ingenti capitali in sistemi tecnici tendono a non divisionalizzare.
L’ambiente.
In altri termini, mentre il posizionamento delle altre configurazioni avviene principalmente in base
alle dimensioni generali dell’ambiente costituite dalla stabilità e dalla complessità, la soluzione
divisionale si collega invece con un’altra e più restrittiva dimensione dell’ambiente e cioè con la
diversità dei mercati, in particolare con la diversità dei prodotti, e ciò ne riduce considerevolmente,
rispetto alle altre configurazioni, il campo di applicazione. La soluzione divisionale richiede
ambienti che non siano né molto complessi, né molto dinamici, in effetti gli stessi ambienti che
favoriscono la burocrazia meccanica.
La soluzione divisionale è la risposta organizzativa per una burocrazia meccanica che opera in un
ambiente semplice e stabile(tipicamente senza forti economie di scala)e che ha diversificato
orizzontalmente le sue linee di prodotti o servizi. Quando viene effettuato il tentativo di imporre la
divisionalizzazione a unità operanti in altri tipi di ambiente, ambienti complessi o dinamici dove gli
output non possono essere misurati attraverso il controllo della performance, ne risulta solitamente
un organizzazione ibrida.
Se la direzione centrale accentua il controllo personale(supervisione diretta)delle divisioni,
attraverso contatti più frequenti con i loro manager, ne deriva un ibrido con la struttura semplice:
soluzione divisionale personalizzata.
Infine se il controllo delle divisioni viene perseguito principalmente attraverso la socializzazione, in
sostanza nominando soltanto manager che hanno seguito un ampio programma di indottrinamento
l’ibrido che ne deriva può essere denominato: soluzione divisionale socializzata.
L’età e la dimensione.
All’aumentare della dimensione le imprese sono portate a diversificare la produzione e
successivamente divisionalizzarsi, un motivo importante è rappresentato dal desiderio di protezione:
le imprese industriali di grande dimensioni tendono ad assumere la configurazione di burocrazia
meccanica, una configurazione che cerca di evitare i rischi; la diversificazione invece ripartisce i
rischi.
Come la dimensione, anche l’età è collegata con la soluzione divisionale: il trascorrere del tempo si
accompagna all’ingresso di nuovi concorrenti nelle vecchie nicchie di mercato, obbligando il
management a cercarne di nuove con un potenziale migliore. La divisionalizzazione risulta quindi
particolarmente diffusa fra le imprese più vecchie.
Il potere.
Il potere può spiegare il costituirsi di federazioni: le piccole imprese debbono unirsi per
controbilanciare il potere delle imprese più grandi, e la pubblica autorità o i proprietari utilizzano il
proprio potere per obbligare soci riluttanti a federarsi. Per quanto riguarda la moda la soluzione
divisionale è diventata sempre più popolare anche nel settore della pubblica amministrazione.
Nello stadio iniziale la grande impresa ottiene tutti i suoi prodotti attraverso un solo ciclo
produttivo, operando quindi in modo integrato e conservando un’organizzazione funzionale pura,
una burocrazia meccanica o anche un’adhocrazia. Quando incomincia a vendere alcuni prodotti
intermedi dei suoi processi produttivi, l’impresa compie il primo passo verso la divisionalizzazione:
si tratta dello stadio dell’impresa integrata con sotto-prodotti. Ulteriori spostamenti nella stessa
direzione, al punto in cui i sottoprodotti diventano più importanti dei prodotti finiti, mentre esiste
però un tema centrale nella strategia prodotto-mercato accentuano il carattere della
divisionalizzazione: si tratta dello stadio dell’impresa con prodotti correlati. Infine, la completa
frantumazione del ciclo produttivo, al punto in cui fra i diversi prodotti non esiste alcuna relazione,
porta all’impresa conglomerata e all’adozione dell’organizzazione divisionale pura.
Fase 0 – impresa integrata: l’impresa opera in modo integrato attraverso un unico ciclo produttivo.
Organizzazione funzionale pura
Fase 1 – impresa integrata con sotto-prodotti: l’impresa integrata diversifica le linee di prodotti
finiti, cercando mercati più ampi. Primo livello di divisionalizzazione
Fase 2 – impresa con prodotti correlati: i mercati dei sottoprodotti diventano più importanti del
mercato dei prodotti finiti. Si accentua la divisionalizzazione
Fase 3 – impresa conglomerata: frantumazione del ciclo produttivo, fra i diversi prodotti non vi è
più correlazione. Organizzazione divisionale
L’ADHOCRAZIA
Nel decentramento selettivo il potere relativo a diversi tipi di decisioni si colloca in punti diversi
dell’organizzazione: è distribuito a tutti i livelli gerarchici (dimensione verticale) e in tutte le
posizioni (dimensione orizzontale).
questo meccanismo prevede che il controllo sul proprio lavoro resti nelle mani di chi esegue il
lavoro.
nell’adhocrazia il lavoro è “largo e profondo” e rifiuta la standardizzazione.
il coordinamento è reso possibile attraverso il semplice processo di comunicazione informale
L’adattamento reciproco è un meccanismo utilizzato nelle strutture semplici e nelle aziende più
complesse dove l’incertezza ambientale e la criticità del prodotto o servizio innovativo da realizzare
richiedono che gli specialisti si adattino l’uno all’atro lungo un percorso scarsamente definito.
Due tipi di adhocrazia.
Adhocrazia operativa:
y Innova e risolve i problemi a favore dei suoi clienti
y Ad ogni adhocrazia operativa corrisponde una burocrazia professionale che svolge
un lavoro simile, ma con orientamento più ristretto
y L’attività direzionale e l’attività operativa tendono a fondersi
Adhocrazia amministrativa:
y Realizza i progetti per servire se stessa
y Rigida distinzione tra componente direzionale e nucleo operativo (il nucleo
operativo è separato e isolato dal resto dell’organizzazione in modo che la
componente direzionale può essere organizzata come un’adhocrazia)
MODALITA’ DI ISOLAMENTO DEL NUCLEO OPERATATIVO:
- il nucleo operativo è trattato come un’organizzazione distinta
- il nucleo operativo è soppresso e ceduto ad altre aziende
- il nucleo operativo viene automatizzato
Sia per l’adhocrazia operativa che per l’adhocrazia amministrativa la necessità che i manager di line
esercitino una stretta supervisione è scarsa.I manager diventano membri effettivi del gruppo di
progetto con la responsabilità di realizzare il coordinamento. Quindi la distinzione fra line e staff si
sfuma.
La componente direzionale dell’adhocrazia appare come un insieme organico di manager di line e di
esperti di staff (e, nell’adhoc. operativa di membri del nucleo operativo) che lavorano insieme in
una rete di rapporti sempre mutevoli su una base di progetti ad hoc.
a formulazione della strategia.
Nell’adhocrazia il controllo del processo di formulazione della strategia non è chiaramente
attribuibile al vertice strategico
Scompare la dicotomia formulazione/implementazione del processo strategico.
I ruoli del vertice strategico.
I manager del vertice strategico:
se possono non dedicare tempo alla formulazione di strategie,
devono dedicarne a gestire i conflitti per le scelte strategiche e per l’innata fluidità della
configurazione.
Le condizioni dell’adhocrazia.
y Le adhocrazie operano in un ambiente di base dinamico e complesso (es: aziende
fondate sulla ricerca)
y L’eterogeneità dell’ambiente spinge ad operare un decentramento selettivo e a creare
costellazioni di lavoro diverse per trattare i differenti aspetti dell’ambiente
y Le condizioni dinamiche che derivano da cambiamenti molto frequenti dei prodotti
spingono verso configurazioni adhocratiche
y La configurazione adhocratica è tipica di organizzazioni giovani
y Secondo le “tendenze” delle mode organizzative, l’adhocrazia si presenta come la
configurazione di domani.
Meccanismo principale di coordinamento:
Adattamento reciproco
Parti fondamentali dell’organizzazione:
Staff di supporto (adhocrazia amministrativa)
Staff di supporto e nucleo operativo (adhocrazia operativa)
Parametri di progettazione amministrativa:
Meccanismi di collegamento
Organizzazione di tipo organico
Decentramento selettivo
Specializzazione orizzontale delle mansioni
Formazione
Raggruppamento contemporaneo su base funzionale e di mercato
Fattori istituzionali:
Ambiente complesso e dinamico
Giovane
Di moda
Questioni aperte legate all’adhocrazia
y Il conflitto e l’aggressività sono elementi necessari alla gestione e alla focalizzazione sugli
obiettivi