Manuale Rilievo Del Danno - Chiese PDF
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Manuale per la compilazione della scheda per il rilievo del danno ai beni culturali, Chiese
MODELLO A DC
Manuale per la compilazione della scheda per il rilievo del danno ai beni culturali, Chiese MODELLO A DC A cura di Simona Papa, Giacomo Di Pasquale
cd allegato a cura di Stefano Podest, Anna Brignola Attivit revisionata e validata nellambito del Gruppo di Lavoro Interistituzionale istituito con Decreti n. 2178/2011 e n. 4602/2011, costituito da : prof. M. Dolce (Presidente - DPC), prof. F. Doglioni (IUAV), arch. R. Garufi (Regione Siciliana), ing. P. Iannelli (MiBAC), prof. C. Modena (UNIPD), arch. S. Papa (DPC), ing. S. Podest (UNIGE), ing. C. Rubino (MiBAC), ing. R. Tonellato (Regione Veneto)
Manuale per la compilazione della scheda per il rilievo del danno ai beni culturali, Chiese
Indice
1. Introduzione...5 2. Istruzioni generali..7 2.1. Organizzazione dei sopralluoghi7 2.2. Composizione delle squadre... 8 2.3. Modalit di svolgimento del sopralluogo ..8 2.4. Generalit sulla compilazione delle schede 9 3. Contenuti della scheda 11 3.1. Prima sezione 11 3.1.1. Data (A1). ..11 3.1.2. Riferimento verticale (A2) 11 3.1.3. Localizzazione geografica amministrativa (A3) 11 3.1.4. Coordinate UTM (A4) 12 3.1.5. Oggetto (A5) . 12 3.1.6. Destinazione duso attuale (A6) 12 3.1.7. Caratteristiche del sito (A7) .12 3.1.8. Contesto urbano e posizione (A8) 13 3.1.9. Infrastrutture (A9) .13 3.1.10. Presenza di rischio (A10) 13 3.1.11. Tipologia dei beni artistici presenti (A11) .14 3.1.12. Documentazione fotografica allegata (A12) .. 14 3.1.13. Compilatore scheda (A13) . .14 3.2. Seconda sezione .. .15 3.2.1. Riferimento scheda di vulnerabilit delle Chiese(A14) 15 3.2.2. Stato di manutenzione generale (A15) .15 3.2.3. Danno sismico (A16) 16 3.2.4. Indice di danno (A17) . ..17 3.2.5. Agibilit (A18) ..18 3.2.6. Tipo di visita (A19) ...21 3.2.7. Provvedimenti di P.I. suggeriti (A20) .. .21 3.2.8. Danni all'apparato decorativo e alle opere darte (A21) . .21 3.2.9. Descrizione e stima sommaria delle opere (A22) .. ......23 3.2.10. Note (A23) ........................................................... .......24 3.2.11. Dati dimensionali (A24) ....................................... ..........24 3.2.12. Elaborati grafici (A25) .....................................................25 3.2.13. Documentazione allegata (A26) .......................................25 3.2.14. Squadra che ha eseguito il rilievo (A27) .........................25 3.3. Procedura standardizzata per la stima dei costi delle chiese..26
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3.3. Abaco dei Meccanismi di collasso delle Chiese .........................27 4. Meccanismi di danno......................................................................30 5. Abaco dei provvedimenti di pronto intervento..........................106 5.1. revisione manto di copertura.............................................. ........106 5.2. copertura provvisoria ..................................................................106 5.3. puntellamenti..............................................................................106 5.4. rimozione delle macerie.............................................................107 5.5. transennamenti, recinzioni, protezioni......................................107 5.6. consolidamenti localizzati..........................................................107 5.7. messa in opera di cerchiature e/o tiranti .....................................108 5.8. ripristino smaltimento acque meteoriche..................................108 5.9. monitoraggio..............................................................................108 5.10. protezioni o consolidamenti su opere darte fisse....................1 08 5.11. catalogazione e smontaggio delle parti pericolanti..................109 5.12. sgombero opere darte mobili ...................................................109 5.13. raccolta sistematica dei frammenti...........................................110 5.14. ricovero e protezione dei frammenti........................................110 6. Rilievi, stato di conservazione ed evoluzione storica delle chiese in muratura.......................................................................................111 6.1. Rilievo materico costruttivo e stato di conservazione................111 6.2. Analisi storica delle trasformazioni subite................................112 6.3. Casi rappresentativi....................................................................113 7. Glossario........................................................................................122 Bibliografia........................................................................................136 La scheda per il rilievo del danno ai beni culturali Chiese Modello A-DC...................................................................................140
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1. Introduzione
Il comportamento delle chiese in muratura a seguito di terremoto pu essere rappresentato attraverso una serie di meccanismi predefiniti che si manifestano correntemente seppure si tratti di manufatti realizzati in epoche, con tecnologie, dimensioni e forme differenti. Losservazione dei danni post-terremoto ha infatti portato nel 1987 alla formulazione di una prima scheda (GNDT - Modello S3), che ha sintetizzato i diversi modi di danno delle Chiese attraverso un certo numero di meccanismi di collasso fondamentali. Tale scheda stata sperimentata in Emilia Romagna nel 1987 dopo il terremoto di Parma del 1986 e successivamente, affinata ed integrata, stata utilizzata anche per i rilievi successivi ai terremoti del 1996 in Emilia Romagna, del 1997 in Umbria e Marche e del 1998 nel Pollino. Successivamente nellambito di questo Dipartimento stato promosso un gruppo di lavoro incaricato della predisposizione di modelli di rilevamento e censimento delle condizioni, risorse e vulnerabilit del patrimonio culturale nazionale (DPCM n.4236 del 24/11/1999 e n.133 del 23/01/2001). Al termine delle attivit le schede di rilevamento dei danni ai beni mobili ed immobili appartenenti al patrimonio culturale nazionale sono state approvate con Decreto Interministeriale del 3 maggio 2001, pubblicato sulla G.U. del 21 maggio 2001 n. 116. Le schede sono state utilizzate per i rilievi successivi ai terremoti del 2002 in Molise e Puglia e nel 2004 in provincia di Brescia. Il Gruppo di lavoro ha poi proposto degli aggiornamenti e delle integrazioni alle schede di rilievo che sono state nuovamente approvate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 febbraio 2006, pubblicato sulla G.U. del 7 marzo 2006 n. 55. In particolare la scheda Chiese (denominata Modello A DC) stata modificata nella sezione relativa ai meccanismi di danno che da n.18 sono passati a n.28. Il presente manuale articolato tenendo conto delle due sezioni in cui suddivisa la schedaModello A DC. La prima parte contiene
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lillustrazione ed i suggerimenti per la corretta compilazione delle parti di carattere generale, mentre la seconda parte contiene schemi grafici e fotografie per aiutare il riconoscimento di tutti i 28 meccanismi di danno.
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spesso possibile visionare il manto di copertura. E' preferibile, in linea di massima, completare l'ispezione, acquisire un'idea generale dello stato di fatto sull'edificio e formulare una prima ipotesi di giudizio. Solo successivamente, compilando tutta la scheda e ripercorrendone tutte le sezioni, si pu addivenire al giudizio finale. In alcuni casi pu essere utile, l dove possibile, effettuare piccoli saggi sulle malte delle murature, o asportare porzioni di intonaco per esaminare l'andamento delle lesioni e valutarne la datazione e la loro effettiva dimensione. Per la massima efficacia dei sopralluoghi e per la sicurezza dei rilevatori, che devono avere una specifica formazione in materia, occorre disporre di unattrezzatura minima, in particolare: - dispositivi di protezione individuale cos come previsto dal D. Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 e s.m.i; - un binocolo per esaminare dettagli lontani; - una macchina fotografica digitale corredata di un adeguato numero di schede di memoria; - una torcia elettrica per esaminare locali senza luce (p.e. cripte e sottotetto); - un metro/distanziometro, per una stima di massima delle dimensioni della fabbrica; - un doppio decimetro per misurare le lesioni pi significative; - una livella o un filo a piombo per valutare i fuori piombo; - materiale per lesecuzione di descrizioni grafiche speditive delledificio e dei principali fenomeni di danno e meccanismi;
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di dettaglio, che rallenterebbe le operazioni di verifica senza apportare sostanziali incrementi di conoscenza della risposta strutturale, ma prediligendo l'interpretazione dei meccanismi di danno attivati dal sisma. Questo metodo di rilievo del danno rappresenta quindi una vera e propria diagnosi preliminare della risposta sismica del manufatto. La scheda segue la gerarchia del complesso architettonico prevista dagli standards catalografici del MiBAC, che prevedono la seguente articolazione: bene complesso, bene componente e bene individuo. A tal fine la scheda suddivisa in due sezioni: la prima contiene informazioni riferite allintero complesso; la seconda riferita invece ai singoli beni componenti. Quando la chiesa oggetto del rilievo costituita da un insieme di opere interconnesse (beni componenti), andr compilata la prima sezione, specificando che si tratta di un bene complesso, mentre la seconda sezione andr compilata per ognuno dei beni componenti (chiesa, canonica, ecc.). Quando la chiesa oggetto del rilievo costituita da unopera isolata, andr compilata la prima sezione, specificando che si tratta di un bene individuo, mentre la seconda sezione andr compilata una sola volta (unico bene componente). Il rilevatore deve compilare la scheda in parte scrivendo alcune informazioni in spazi predefiniti, in parte marcando alcune caselle di opzione attenendosi, a seconda dei casi, alle modalit di seguito riportante: - La selezionare pi scelte tra quelle previste (multiscelta); - La presenza di caselle rotonde O indica la possibilit di selezionare una sola opzione tra quelle previste (monoscelta); - Nelle caselle contrassegnate da __|__| il rilevatore deve scrivere le informazioni richieste; - I campi con fondo grigio, non essendo riferiti a dati da rilevare necessariamente in campo, possono essere pre-compilati o compilati al rientro del sopralluogo.
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3.1.1.
Data (A1)
In tale sezione deve essere indicata la data del sopralluogo ed il numero progressivo delle schede compilate dalla squadra nella tal data. Il numero della scheda viene assegnato direttamente dal centro di coordinamento.
3.1.2.
In tale sezione viene richiesto di indicare se la struttura che si sta analizzando un Bene complesso o individuo. La definizione di Bene complesso riferita ad aspetti architettonici piuttosto che a quelli strutturali; per Bene complesso si intende, per esempio, una Chiesa facente parte di un complesso religioso pi ampio (monastero, convento, ecc.). Solo nel caso si tratti di un Bene complesso deve essere indicata la denominazione, il numero di schede compilate per i singoli beni componenti, specificandone, con criterio multiscelta, la tipologia (chiesa, canonica, palazzo, etc.) e, con criterio monoscelta, la forma in pianta, (regolare, con cortili, ad ali aperte, lineare, altro).
3.1.3.
In tale sezione viene richiesto di compilare i campi "Regione", "Provincia", "Comune" e "Localit" ed il campo "Codice Istat Comune". Nel campo "Indirizzo" deve essere riportato l'indirizzo completo dell'opera (via, viale, piazza, corso, etc.) comprensivo di numero civico. Nel campo "Dati catastali" occorre riportare i dati catastali di sezione censuaria: foglio, particelle e subalterni dell'opera.
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3.1.4.
In questa sezione devono essere riportate le coordinate dellingresso principale dell'edificio, indicate nel sistema European Datum ED50 proiezione Universale Trasversa di Mercatore (UTM), fuso 32-33. Nei campi Quadrante va indicato il numero del quadrante di riferimento allinterno del Foglio; i quadranti sono indicati con numeri romani e sono a loro volta suddivisi in quattro tavolette indicate con un toponimo e con la posizione geografica allinterno del quadrante (NE, NO, SO, SE). Nei campi "Longitudine Est (x)" e "Latitudine Nord (y)" vanno rispettivamente indicate le coordinate Est e Nord (espresse in gradi). E possibile segnalare, tramite la relativa opzione, che i dati sono stati anche acquisiti con un sistema GPS.
3.1.5.
Oggetto (A5)
Nel campo "Denominazione Bene" devono essere riportate la denominazione del Bene (es. Chiesa di S. Francesco), e la sua Denominazione Storica e deve essere indicata la datazione (anno, secolo, epoca, ultima trasformazione). Nei campi "Proprietario" e "Utilizzatore", occorre riportare rispettivamente il nome del proprietario o del legale rappresentante dell'Ente proprietario dell'edificio e, se diverso dal precedente, il nome dell'utilizzatore.
3.1.6.
Con criterio multiscelta deve essere indicata la destinazione duso (Cattedrale/Duomo, Chiesa, Oratorio, etc.). Per ciascuna di esse necessario indicare lutilizzo temporale se continuo, saltuario oppure non utilizzato. Occorre inoltre evidenziare tramite la spunta della casella Affollamento, se il luogo usualmente soggetto ad un particolare affollamento.
3.1.7.
Con criterio monoscelta deve essere individuata la conformazione morfologica del sito su cui la chiesa stata realizzata:
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3.1.8.
Con criterio monoscelta occorre indicare il contesto urbano in cui si trova la Chiesa e la sua posizione in relazione agli altri edifici (isolato, connesso ad altri edifici e su quanti lati, oppure altro).
3.1.9.
Infrastrutture (A9)
In tale sezione devono essere indicate le tipologie di accesso alla chiesa (pedonale, stradale, altezza inferiore a 4 metri, per mezzi pesanti); inoltre, deve essere indicata la presenza di infrastrutture e spazi adiacenti ai fini delle operazioni di evacuazione e/o soccorso. Tale sezione pu essere compilata prima o dopo il sopralluogo attingendo le informazioni richieste da mappe o banche dati disponibili presso i centri di coordinamento, o altre fonti certificate.
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Relativamente ai rischi antropici da considerare la presenza di attivit industriali soggette alla normativa nazionale relativa ai rischi di incidente rilevante, per esempio: stabilimenti soggetti al D.Lgs n. 334/99, successivamente modificato con Decreto Legislativo 21 settembre 2005 n. 238, o al D.Lgs n. 624/96 (industrie estrattive per trivellazione). Tale sezione pu essere completata dopo il sopralluogo attingendo le informazioni richieste da banche dati esistenti.
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Normalmente tale campo riferito a chi ha materialmente compilato la scheda, e quindi alla persona a cui riferirsi in caso di informazioni sul sopralluogo, che rimane nelle responsabilit di tutta la squadra, i cui componenti e le relative professionalit sono specificati nella sezione A27 al paragrafo 3.2.14.
3.2.1.
Indicare il numero della scheda di vulnerabilit associata, se esistente, la data e lente che lha compilata. La scheda Chiese di secondo livello per la valutazione del danno e della vulnerabilit stata realizzata dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT) dellINGV e dal Dipartimento di ingegneria strutturale e geotecnica (DISEG) dellUniversit degli studi di Genova. E stata utilizzata per la prima volta in occasione del terremoto del Molise del 2002 ed ufficializzata con Decreto del 9 marzo 2004 n26 nel Bollettino Ufficiale della Regione Molise, Supplemento ordinario n1 al B.U.R.M., 1 settembre 2004, n17 .
3.2.2.
Uno degli elementi pi importanti da valutare nei sopralluoghi lo stato di conservazione e di integrit del bene, sia dal punto di vista manutentivo, sia dal punto di vista del danno pregresso (lesioni o deformazioni) che pu essere stato causato da eventi sismici o dai soli carichi gravitazionali o da cedimenti fondali. Le lesioni pregresse sono facilmente riconoscibili se per esempio al loro interno sono presenti
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altri elementi come vegetazione e fuliggine. In caso di terremoto ovviamente tali lesioni tendono ad aggravarsi. In tale sezione deve essere quindi espresso un giudizio sullo stato di manutenzione generale graduato su quattro livelli buono, discreto, scadente, pessimo. E inoltre possibile segnalare se sono in corso lavori e se presente un quadro fessurativo pregresso indicandone la gravit (lesioni esistenti limitate, estese, gravi).
3.2.3.
Nella sezione sono elencati i 28 meccanismi di collasso caratteristici per le Chiese; per ogni meccanismo sono riportate le pi frequenti modalit di danno, illustrate di seguito. I 28 meccanismi di danno sino ad ora riscontrati e descritti si possono suddividere in: - 4 meccanismi relativi alla facciata; - 5 meccanismi relativi allaula; - 3 meccanismi relativi al transetto; - 1 meccanismi relativi allarco trionfale; - 2 meccanismi relativi alla cupola; - 3 meccanismi relativi allabside; - 3 meccanismi relativi alla copertura; - 4 meccanismi relativi alle cappelle e corpi annessi; - 3 meccanismi relativi agli aggetti ed al campanile. Nella compilazione della scheda il rilevatore deve indicare la possibilit di attivazione del meccanismo di collasso anche nel caso in cui ad esso non sia associato un danno. In definitiva la sola presenza di ciascuno degli elementi sopra indicati (facciata, arco trionfale, cupola campanile ecc.) sufficiente a far ritenere possibile lattivazione del meccanismo di collasso ad esso associato. La presenza dei vari elementi va segnalata mediante una croce nella casella della prima riga; se si riscontra invece lattivazione dei meccanismi occorre formulare il giudizio sulla loro entit. Il giudizio dellentit del danno graduato su 5 livelli, analoghi a quelli presenti nelle scale macrosismiche europee EMS98 ed utilizzati nei metodi di rilievo di vulnerabilit di I livello per gli edifici ordinari (GNDT): 0-danno nullo; 1-danno lieve; 2-danno moderato; 3danno grave; 4-danno molto grave; 5-crollo.
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Il danno NULLO (D0) rappresenta lassenza di danno. Il danno LIEVE (D1) rappresenta la prima evidenza di dissesti connessi alliniziale attivazione di meccanismi visibili ad una osservazione accurata, di limitata estensione. Il danno MODERATO (D2) rappresenta levidenza di dissesti e leggibilit complessiva di meccanismi attivati nellinsieme del macroelemento, ma in fase iniziale di sviluppo, con dissesti di limitata entit. Il danno GRAVE (D3) rappresenta la marcata evidenza di dissesti e leggibilit complessiva di meccanismi compiutamente attivati che interessano linsieme del macroelemento in fase inter media di sviluppo. Il danno MOLTO GRAVE (D4) rappresenta levidenza macroscopica dei dissesti e dei meccanismi prossimi alla fase di ultimo spostamento con parti al limite del crollo, a seguito di dissesti complessivi di forte e fortissima entit. Il CROLLO (D5) rappresenta il crollo prevalente quanto a entit del macroelemento. La possibilit di potere graduare il proprio giudizio su 5 livelli diversi permette, infatti, di poter rilevare la gravit di uno stato fessurativo con maggior accuratezza. Un giudizio su pi livelli consente di disporre di dati pi omogenei, in cui anche il possibile errore, legato allinevitabile soggettivit di giudizio, ha un peso minore sulla valutazione globale della gravit del danneggiamento dellopera. E inoltre possibile indicare se il danno osservato causato dal sisma o pregresso o si tratta di un aggravamento di un quadro fessurativo preesistente. Il danneggiamento pu essere influenzato da diversi fattori quali ad esempio levoluzione storica subita dalla struttura.
3.2.4.
Lelaborazione dei dati rilevati consente di ricavare un indice di danno, un numero compreso tra 0 e 1, che quantifica il livello medio di danno subito dalla chiesa. Lindice di danno si ottiene tramite una media normalizzata del livello di danno rilevato per ciascun meccanismo sulla base del numero di meccanismi possibili nella chiesa. In particolare lindice di danno si valuta con la relazione:
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id
d 5n
d k 1 d k
n
dk il livello di danno associato a ciascun meccanismo possibile e pu assumere i valori interi compresi fra 0 ed 5. L'indice di danno vale 1 se il livello di danno risultato grave in tutti i meccanismi possibili. Il parametro n rappresenta il numero di meccanismi possibili (n 28), e la dk la somma su tutti i meccanismi dei livelli di danno. Per una corretta valutazione dellindice di danno importante che venga individuato correttamente il numero di meccanismi potenzialmente attivabili. L'indice di danno risulta utile nel definire le opere di messa in sicurezza, nel programmare i primi interventi e nella pianificazione del recupero definitivo.
3.2.5.
Agibilit (A18)
In tale sezione, il rilevatore dovr esprimere una valutazione in merito allagibilit della chiesa sulla base dei dati acquisiti durante il rilievo. La valutazione di agibilit in emergenza post-sismica una valutazione temporanea e speditiva vale a dire formulata sulla base di un giudizio esperto e condotta in tempi limitati, in base alla semplice analisi visiva ed alla raccolta di informazioni facilmente accessibili volta a stabilire se, in presenza di una crisi sismica in atto, gli edifici colpiti dal terremoto possano essere utilizzati restando ragionevolmente protetta la vita umana. Tale definizione presuppone la conoscenza della massima intensit che pu verificarsi nel sito nel corso della crisi sismica, e cio dellevento di riferimento rispetto al quale formulare il giudizio di agibilit. Qualora tale evento non sia quantificato esplicitamente, si assumer quello che ha determinato la scossa che ha motivato le ispezioni. In questo modo il solo danno prodotto dal sisma pu essere il principale, se non lunico, indicatore di sicurezza, in quanto
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testimonianza di una pi o meno importante modificazione di uno stato gi collaudato dal sisma. Nel formulare il giudizio di agibilit preferibile ripercorrere tutte le sezioni della scheda ed in particolare quanto indicato nelle sezioni relative alla presenza di ulteriori rischi (sez. A10), allo stato di manutenzione generale (sez. A15), al numero di meccanismi attivati ed al relativo danno sismico (sez. A16). La presenza di accentuati fenomeni disgregativi dovuti a scarsa capacit meccanica delle murature, a forti mancanze manutentive o a diffuse discontinuit murarie dovute ad articolati processi di trasformazione, oltre ad essere segnalata nelle note, va considerata come elemento prudenziale nella valutazione dellagibilit. Un supporto nellosservazione di questi elementi il capitolo 6 di questo manuale. Nella sezione sono previste sei diverse possibilit, di cui: - 5 esprimono una valutazione sullesito intrinseco del fabbricato (agibile (A), inagibile (I), parzialmente agibile (PA), agibile con provvedimenti (AP), temporaneamente inagibile (TI)); - 1 esprime una valutazione connessa a cause esterne (inagibile per cause esterne (IE)). La compilazione della scheda deve concludersi nella sezione A18 con lattribuzione di un esito intrinseco al manufatto oggetto di valutazione (da individuare tra i 5 di cui al punto precedente), che deve essere assolutamente univoca, senza possibilit di tipo multi scelta. In aggiunta, qualora il manufatto presenti anche condizioni di rischio connesse a cause esterne al bene, va barrata in multi scelta anche la casella IE, corrispondente allinagibilit per cause esterne. Ci consente, una volta rimosse le eventuali condizioni di rischio esterno, di non perdere linformazione sullesito intrinseco del manufatto. Tale informazione va riportata anche nelle Note (sez. A23). Se il giudizio AGIBILE (esito A) la chiesa utilizzabile. La presenza di eventuali piccole lesioni non comporta problemi di sicurezza della struttura, restando ragionevolmente protetta la vita umana. E equivalente dellesito A della scheda di agibilit degli edifici ordinari.
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Se il giudizio INAGIBILE (esito I) la chiesa non e utilizzabile. Il Sindaco ordina lo sgombero della Chiesa con divieto di accesso e duso. E equivalente dellesito E della scheda di agibilit degli edifici ordinari. Se il giudizio PARZIALMENTE AGIBILE (esito PA) la chiesa e agibile solo parzialmente, quindi non totalmente utilizzabile. Il Sindaco ordina lo sgombero parziale della chiesa con divieto di accesso e duso nella zona interdetta, che non compromette comunque la stabilit delle altre parti della struttura e lincolumit delle persone. I tecnici rilevatori devono quindi chiaramente indicare la zona della chiesa non agibile (ad esempio la sacrestia). E equivalente dellesito C della scheda di agibilit degli edifici ordinari. Se il giudizio AGIBILE CON PROVVEDIMENTI (esito AP) la chiesa non utilizzabile, quindi non e agibile finch non vengono eseguiti i provvedimenti di pronto intervento, cio realizzabili in breve tempo. A valle del sopralluogo, con tale esito conclusivo, il Sindaco ordina lo sgombero del bene, condizionando il ripristino dellagibilit allesecuzione dei lavori di pronto intervento che vanno sommariamente descritti dai tecnici rilevatori nella scheda. Effettuati gli interventi sar compito del Comune valutarne lefficacia e decidere se rimuovere linagibilit con un ulteriore atto ufficiale. Non possono intendersi come provvedimenti di pronto intervento quelli provvisionali urgenti (es. puntellamenti) volti alla messa in sicurezza del bene o delle aree pubbliche adiacenti. In sostanza lesito AP equivalente dellesito B della scheda di agibilit degli edifici ordinari. Se il giudizio TEMPORANEAMENTE INAGIBILE (esito TI) significa che il giudizio di agibilit sospeso in quanto si sono verificate difficolt di rilievo oppure occorre il giudizio di professionalit diverse (es. geologo). Deve essere eseguito un nuovo sopralluogo con una nuova squadra di tecnici rilevatori. La chiesa rimane precauzionalmente chiusa. E equivalente dellesito D della scheda di agibilit degli edifici ordinari. Se il giudizio INAGIBILE PER CAUSE ESTERNE (esito IE) significa che la chiesa seppur poco danneggiata, non pu essere utilizzata in quanto fattori esterni ne comportano linagibilit, come ad esempio costruzioni limitrofe in condizioni precarie o possibili frane. La chiesa resta inagibile fino a quando non sono risolte le situazioni al contorno. Come gi precisato, questo esito va espresso in modalit
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multi scelta in aggiunta ad uno dei 5 esiti precedenti che esprimono lesito intrinseco del manufatto. Ci consente, una volta rimosse le eventuali condizioni di rischio esterno, di non perdere linformazione sullesito intrinseco del manufatto. In sostanza lesito IE equivalente allesito F della scheda di agibilit degli edifici ordinari.
3.2.6.
Viene richiesto di indicare laccuratezza della visita: completa, parziale, solo dallesterno, nonch gli eventuali motivi ostativi che non hanno reso possibile il sopralluogo.
3.2.7.
La messa in sicurezza delle Chiese, con provvedimenti di pronto intervento, rappresenta uno degli aspetti problematici nella gestione dellemergenza. Spesso infatti ci si trova nella necessit di dover intervenire senza una completa conoscenza della struttura (materiali, particolari costruttivi) e nella eventualit che si verifichi una replica. Gli interventi sono necessari ovviamente per ridurre il rischio per le persone, tenuto conto del contesto emergenziale in cui si opera,ma anche per contrastare il progressivo peggioramento del danno e consentire il maggior grado possibile di conservazione del valore storico artistico della chiesa nel suo insieme e di sue singole componenti architettoniche. Lesperienza ha dimostrato per che lintento di preservazione incondizionata della struttura e di quanto in essa contenuto ha portato ad interventi molto cautelativi, privilegiando ladozione di puntellature complessive della Chiesa, inibendone la fruizione, a discapito di soluzioni che avrebbero potuto garantire, seppur in via transitoria lutilizzo della struttura da parte della collettivit. Come dimostrato nei recenti terremoti il progetto per la messa in sicurezza di un edificio storico deve rispettare i principi di conservazione del bene, efficacia dal punto di vista strutturale e fattibilit da parte degli operatori. Nella scelta dellopera provvisionale importante, quindi, considerare tre aspetti fondamentali: - rendere fruibile la struttura; - preservare la struttura;
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salvaguardare lincolumit pubblica. Validi criteri per la progettazione degli interventi di pronto intervento riguardano principalmente: - la realizzazione di opere che non coinvolgano strutture prospicienti (p.e. puntellamenti a contrasto); - che non invadano le sedi stradali; - che non siano di impedimento per lintervento definitivo; - che consentano il rapido reperimento dei materiali e la facilit di esecuzione delle opere oltre alla durabilit dei presidi realizzati. Nella scelta dei provvedimenti di pronto intervento, deve essere prestata particolare attenzione che gli stessi possano poi essere riutilizzati nellintervento di recupero definitivo. Inoltre nella scelta del tipo di provvedimenti di pronto intervento deve essere tenuto in conto anche quanto indicato nella sezione 10 relativa alla Presenza di Rischio, per gli aspetti relativi alla realizzabilit e durabilit dellintervento. Nella scheda vengono riportati i pi frequenti provvedimenti di pronto intervento. Il tecnico rilevatore dovr indicare quelli che si ritiene indispensabile mettere in atto. L'elenco proposto non ha carattere esaustivo, il rilevatore pu proporre altri provvedimenti, purch di pronto intervento, descrivendoli, nello spazio riservato alle note nella sezione A23. In modo analogo, nel caso si ritenga necessaria una descrizione pi ampia del provvedimento proposto, si potr fare riscorso allo spazio per note. Per un maggior approfondimento sulla tipologia dei pi usuali provvedimenti di pronto intervento, si rimanda al cap. 5. -
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I possibili danni diretti ed indiretti provocati dal sisma sono: lesioni: indicare, in presenza di lesioni, se sono passanti, profonde o superficiali; - deformazioni: indicare se lopera presenta deformazioni dovute allumidit o a sollecitazioni meccaniche; - frammentazione: indicare se sono visibili parti staccate o frammentate; E importante segnalare la posizione dellopera nella chiesa (tramite foto, ubicazioni planimetriche e descrizioni), per agevolare le operazioni di recupero o intervento sul posto. E richiesto inoltre di segnalare la tipologia del provvedimento di pronto intervento da effettuare sugli apparati decorativi, oppure se necessario lo sgombero delle opere darte mobili, e nel caso, di segnalare se necessario lintervento dello storico dellarte. Sulla base del danno e della tipologia dellopera gli interventi pi opportuni oltre a quelli gi segnalati nella sezione A20 (dal n. 10 al n. 14) sono: - lo spostamento, da attuarsi nei casi in cui la stabilit della chiesa non garantisce la sicurezza dellopera dal punto di vista della conservazione ambientale, di stabilit dei beni immobili o di preservazione dal rischio di furti; - la messa in sicurezza in loco dei beni da attuarsi tramite coperture, puntellamenti, velinature, nei casi in cui le condizioni non ne consentano lo spostamento. In tale sezione viene anche richiesto una stima del costo dellintervento per la salvaguardia delle opere darte presenti. -
3.2.9.
Viene richiesta una descrizione e stima economica degli interventi che andrebbero eseguiti su tutta la fabbrica. La stima dei costi viene effettuata, successivamente al sopralluogo, supportata da una procedura standardizzata (vedi parag. 3.3) basata sui dati di rilievo e su costi determinatisi per opere simili. Tuttavia il rilevatore pu anche definire i costi sulla base della sua esperienza specifica sul campo. La stima sommaria dei costi ha lo scopo di orientare le prime scelte che devono essere prese a livello governativo centrale. La sezione suddivisa in:
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Descrizione opere di ripristino strutturale (nuovi danni e danni pregressi aggravati), e stima del relativo costo; - Descrizioni opere finitura, impiantistica e miglioramento sismico collegate, e stima del relativo costo; - Descrizioni opere di pronto intervento, e stima del relativo costo. Per costo del ripristino strutturale si intende la stima delle opere necessarie per riportare il bene nel suo originario assetto strutturale . Per costo di miglioramento sismico si intende la stima delle opere necessarie per migliorare la sicurezza dellimmobile comprese il costo delle opere di finitura ed impiantistica. La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 febbraio 2011 Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008, pubblicata in G.U. n. 47 del 26/2/2011 S.O. n. 54, fornisce al cap. 6, criteri per il miglioramento sismico e tecniche di intervento.
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3.3. Procedura standardizzata per la stima dei costi delle chiese (A22)
La metodologia di rilievo del danno delle chiese, finalizzata al riconoscimento dei meccanismi di collasso che si possono attivare nella chiesa, consente di definire, in maniera speditiva, una stima dei costi per il ripristino strutturale e miglioramento sismico, nonch il ripristino della funzionalit degli impianti. Lobbiettivo quello di ottenere una valutazione se non pi oggettiva almeno omogenea per tutto il campione, attraverso una procedura standardizzata in grado di fornire un elenco delle lavorazioni ed una stima delle quantit e dei costi, direttamente correlato ai dati rilevati con la schedatura del manufatto: meccanismi di danno attivati e livello di danno (A16); dati dimensionali (A24). Il modello di stima dei costi automatico individua una o pi tipologie di intervento di ripristino e miglioramento sismico per ognuno dei 28 meccanismi di danno previsti dalla scheda, definendo le soluzioni progettuali pi idonee a contrastare il particolare cinematismo di collasso. Tali interventi tipo sono graduati in funzione del livello di danno e dell'intensit macrosismica rilevata nel sito aggiungendo, in caso di danno grave (4), allintervento di ripristino e miglioramento anche le opere di provvisionali per la messa in sicurezza. Il considerare lintensit macrosismica, parallelamente al danno riscontrato, permette di poter tenere in conto della diversa vulnerabilit associata ai manufatti e di graduare opportunamente la stima associata allintervento di miglioramento. Lo stesso livell o di danno, infatti, riscontrato nell'area epicentrale o in nelle zone meno colpite indice di chiese diversamente vulnerabili; a parit di danno, il costo deve essere maggiore nelle zone meno colpite, in quanto la chiesa, a parit di livello di sicurezza, necessiter di un pi impegnativo intervento di miglioramento. Risultano, invece, non computati gli interventi necessari alla riparazione del danno agli apparati decorativi e alle opere darte (A 21). In tale caso una valutazione accurata da parte di uno specialista pu risultare assolutamente necessaria, in relazione alla specificit del patrimonio culturale che pu essere presente nella chiesa.
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4. MECCANISMI DI DANNO
I 28 meccanismi di danno presenti nella scheda, caratteristici per le chiese, permettono di descrivere i danni subiti dallintero complesso, attraverso la suddivisione della fabbrica in macroelementi. Lanalisi per macroelementi consente, infatti, di indirizzare meglio la modellazione del comportamento sismico delle chiese. E importante sottolineare che affinch possa attivarsi un meccanismo di collasso come quelli descritti nellabaco, necessario che la muratura sia di buona qualit, in caso contrario (p.es. paramenti non collegati con sacco interno) il meccanismo pu essere preceduto dallo sgretolamento del materiale. Si pu definire macroelemento una parte costruttivamente riconoscibile e compiuta del manufatto, che pu coincidere, ma non necessariamente coincide, con una parte identificabile anche sotto laspetto architettonico e funzionale (es. facciata, abside, cappelle). Si intende quindi la parte edilizia nellambito della quale e osservabile e compiutamente descrivibile un comportamento unitario e riconoscibile nei meccanismi di insieme a seguito delle azioni sismiche. Il macroelemento facciata costituito dal pannello murario di facciata ed ha come zone di sovrapposizione una parte delle pareti laterali, in caso di chiese ad aula unica, ed anche parte delle pareti della navata centrale in caso di chiese a tre navate. Il macroelemento aula la parte compresa tra la facciata e larco trionfale; pu essere a una o pi navate, e racchiusa dalle pareti laterali. Le fasce di sovrapposizione sui lati sono da individuarsi in met facciata da un lato, e met arco trionfale dall'altro. Anche le coperture e, se presenti, le volte, interagendo con le pareti laterali, vengono comprese in queste zone di sovrapposizione. Il macroelemento transetto costituito da una o pi navate che intersecano trasversalmente la chiesa. Il macroelemento arco trionfale costituito dal pannello murario opposto alla facciata. Le fasce di sovrapposizione per questo pannello sono sia le pareti laterali che il presbiterio e sono fissate in parti di larghezza pari alla met dell'altezza. Il macroelemento cupola una struttura di copertura di vani a pianta quadrata, circolare o poligonale. Pu essere a calotta o
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strutturata come una volta. Alla sommit possibile trovare la lanterna, piccola costruzione simile ad unedicola (tempietto). Il macroelemento abside costituito da una nicchia a pianta semicircolare, rettangolare o poligonale, coperta da una calotta (linterno chiamato conca o catino) posta nella parte terminale della chiesa. Il macroelemento copertura costituito generalmente da unorditura principale a capriate lignee, su cui si innesta unorditura secondaria anchessa lignea con sovrastante listellatura e manto in coppi. Il macroelemento cappelle costituito da piccole strutture in muratura poste in adiacenza alla chiesa. Il macroelemento campanile pu essere in genere o del tipo a vela, costruito in continuit con la facciata, oppure pu essere costituito da torri campanarie in senso stretto, collocate in posizioni diverse rispetto alla chiesa (isolate, accostate, accorpate). I macroelementi protiro e nartece sono: un piccolo portico posto a protezione e copertura dell'ingresso principale di una chiesa; mentre laltro collega le navate con l'esterno della chiesa, ed ha la funzione di un corto atrio, largo quanto la chiesa stessa.
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Di seguito sono descritti i 28 meccanismi di danno. Ogni meccanismo di danno stato descritto in termini di attivazione e di quadro fessurativo atteso. Sono inoltre contemplati gli elementi e/o condizioni sia migliorativi che peggiorativi del comportamento di ciascun macroelemento sotto lazione sismica, cos come suggerito anche allAllegato C Modello per la valutazione della vulnerabilit sismica delle chiese, alla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 febbraio 2011 Valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale con riferimento alle Norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 14 gennaio 2008, pubblicata in G.U. n. 47 del 26/2/2011 S.O. n. 54.
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M1. Ribaltamento della facciata Formazione di cerniera cilindrica ad asse orizzontale Il meccanismo si attiva con la rotazione fuori piano della facciata. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni pressoch verticali e con la formazione di una cerniera cilindrica ad asse orizzontale, in corrispondenza della discontinuit costituita dalla presenza di grandi aperture posizionate nella fascia bassa della facciata. La presenza di catene longitudinali, di efficaci elementi di contrasto (contrafforti, corpi addossati, altri edifici), di un ammorsamento di buona qualit tra la facciata ed i muri della navata, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di elementi spingenti (puntoni di copertura, volte, archi), di grandi aperture nelle pareti laterali in vicinanza del cantonale, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D4
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Livello di danno D4
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M1. Ribaltamento della facciata Scollegamento della facciata dalla copertura e dalle pareti laterali Il meccanismo si attiva con la rotazione fuori piano della facciata a causa dello scollegamento della facciata dalla copertura e dalle pareti laterali dellaula. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato dalla rottura della murature delle pareti laterali o da lesioni pressoch verticale. La presenza di catene longitudinali, di efficaci elementi di contrasto (contrafforti, corpi addossati, altri edifici), di un ammorsamento di buona qualit tra la facciata ed i muri della navata, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di elementi spingenti (puntoni di copertura, volte, archi), di grandi aperture nelle pareti laterali in vicinanza del cantonale, favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D4
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M2. Meccanismi nella sommit della facciata Ribaltamento del timpano: cerniera orizzontale Il meccanismo si attiva con lo spostamento fuori piano, per flessione, della parte sommitale della facciata, corrispondente al timpano. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da una lesione pressoch orizzontale. La presenza di collegamenti efficaci con la copertura (travi-catene), di controventi di falda, di cordoli leggeri, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro lassenza di collegamenti efficaci con la copertura, la presenza di una sommit a vela di grande dimensione e peso, di cordoli rigidi, di una trave di colmo in c.a., di una copertura pesante in c.a., favorisce lattivazione del meccanismo.
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Assisi
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Nocera Umbra
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Livello di danno D5
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M2. Meccanismi nella sommit della facciata Ribaltamento del timpano: cerniere inclinate Il meccanismo si attiva con la rotazione fuori piano della sommit della facciata a seguito di formazione di cerniere cilindriche ad assi obliqui. La parte maggiormente coinvolta quella compresa fra la sommit ed il rosone o lapertura superiore. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da una lesione verticale a partire dal vertice del timpano fino all'apertura e la contemporanea formazione di due cerniere inclinate. La presenza di collegamenti puntuali con la copertura (travicatene), di controventi di falda, di cordoli leggeri, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro, lassenza di collegamenti efficaci con la copertura, la presenza di grandi aperture (rosone o altro), poste in sommit dove generalmente si ha una riduzione dello spessore della muratura, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D2
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Livello di danno D5
Livello di danno D5
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Livello di danno D5
Livello di danno D3
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M3. Meccanismi nel piano della facciata Deformazioni per rottura a taglio Il meccanismo si attiva con deformazioni nel piano per rottura a taglio della muratura. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni ad andamento obliquo nella muratura. La presenza di catene in controfacciata, di un contrasto laterale fornito da corpi addossati o la facciata inserita in aggregato, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di grandi aperture (anche tamponate) e di elevata snellezza (rapporto altezza/larghezza) favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D4
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M3. Meccanismo nel piano della facciata Deformazioni per rottura a trazione Il meccanismo si attiva con deformazioni nel piano per rottura a trazione della muratura. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da una lesione sub-verticale al centro, dove si localizza una zona di debolezza, mentre i pannelli ai lati del portale si lesionano con andamento diagonale per azioni fuori dal piano. Tale meccanismo tipico di facciate alte, con un grande rosone o con architrave debole sopra al portale o con aperture tamponate tra portale e rosone che rappresentano un indebolimento per la facciata. La presenza di catene in controfacciata, di un contrasto laterale fornito da corpi addossati o la facciata inserita in aggregato, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di grandi aperture (anche tamponate) e di elevata snellezza (rapporto altezza/larghezza) favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D3
Livello di danno D5
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Livello di danno D3
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M4. Protiro e Nartece Il meccanismo si attiva con lo spostamento fuori piano del protiro o del nartece. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni negli archi o nella trabeazione per rotazione delle colonne, dal distacco dalla facciata, oppure dal martellamento del protiro con la facciata. La presenza di catene o di colonne di adeguata rigidezza, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di elementi spingenti (archi, volte) favorisce lattivazione del meccanismo.
Sellano
Livello di danno D2
Sellano
Livello di danno D3
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Livello di danno D5
Livello di danno D3
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M5. Risposta trasversale dellaula Il meccanismo dovuto principalmente allo spostamento fuori piano di una o di entrambe le pareti laterali dellaula, e comporta deformazioni e abbassamento in chiave degli archi o delle volte, ove esistenti, la formazione di cerniere plastiche; a questo si accompagna lo sfilamento e la perdita di appoggio delle capriate di copertura, o il punzonamento localizzato (vedi anche meccanismo M19 relativo agli elementi di copertura). Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni negli arconi ed eventuale prosecuzione nella volta, e fuori piombo e/o schiacciamento delle colonne. La presenza di catene trasversali, paraste o contrafforti esterni, di corpi annessi adiacenti, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di elementi spingenti (archi, volte), di pareti con elevata snellezza o di volte in foglio, favorisce lattivazione del meccanismo.
Assisi
Livello di danno D2
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Livello di danno D4
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Livello di danno D2
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M6. Meccanismi di taglio delle pareti laterali Il meccanismo si attiva con deformazioni per taglio dovuto allazione nel piano delle pareti. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni inclinate sia singole che incrociate. La presenza di muratura regolare e di buona qualit, di buoni architravi nelle aperture, di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di grandi aperture (anche tamponate), di muratura di limitato spessore, di cordoli in c.a. molto rigidi, di una copertura pesante in c.a., favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D2
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Livello di danno D2
Livello di danno D2
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M7. Risposta longitudinale del colonnato Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio dovute ad azioni nel piano del colonnato. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni negli archi o architravi longitudinali, ed eventuale lesionamento delle volte delle navate laterali e dallo schiacciamento e/o lesioni alla base delle colonne. La presenza di catene longitudinali, di contrafforti in facciata o di corpi annessi, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di volte pesanti in pietra o in laterizio di spessore significativo, di cappe armate sullestradosso delle volte, di una copertura pesante in c.a., favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D2
Livello di danno D3
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Livello di danno D3
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M8. Volte dellaula o della navata centrale Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio delle volte dellaula. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nelle volte soprattutto in corrispondenza delle parti pi rigide (facciata ed arco trionfale) o da sconnessioni dagli arconi. La presenza di catene efficaci (per posizione, tiro, tipologia di ancoraggio, diametro) contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di volte eccessivamente ribassate e/o snelle (disposizione dei mattoni di piatto), di lunette di dimensioni considerevoli, di carichi concentrati trasmessi dalla copertura, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D5
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Livello di danno D5
Livello di danno D3
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Livello di danno D2
Livello di danno D5
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M9. Volte delle navate laterali Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nelle volte delle navate laterali ed eventuale sconnessione dagli arconi o dalle pareti laterali. La presenza di catene efficaci (per posizione, tiro, tipologia di ancoraggio, diametro) contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di volte eccessivamente ribassate e/o snelle (disposizione dei mattoni di piatto, con campate di grande luce), di lunette di dimensioni considerevoli, di carichi concentrati trasmessi dalla copertura favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D2
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Livello di danno D3
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M10. Ribaltamento pareti del transetto Il meccanismo si attiva con la rotazione fuori piano delle pareti del transetto a causa dello scollegamento della parete dalla copertura e dalle pareti laterali dellaula. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da distacchi delle pareti frontali dalle pareti laterali oppure ribaltamenti o disgregazioni del timpano in sommit favorite da un ammorsamento scadente tra la parete frontale e le pareti laterali. La presenza di catene longitudinali, efficaci elementi di contrasto (contrafforti, corpi addossati,altri edifici), un buon collegamento con la copertura (travi-catene, controventi), un ammorsamento di buona qualit tra la parete frontale ed i muri laterali, di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di cordoli rigidi, di travi di colmo in c.a., di una copertura pesante, di grandi aperture nella parete frontale (rosone) o in quelle laterali, di una sommit a vela di grande dimensione e peso, favorisce lattivaz ione del meccanismo.
Livello di danno D5
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M11. Meccanismi di taglio del transetto Il meccanismo si attiva con deformazioni per taglio dovute ad azioni nel piano del transetto. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni inclinate (singole o incrociate), che possono attraversare discontinuit locali. La presenza di una muratura regolare e di buona qualit, di buoni architravi nelle aperture, di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di cordoli rigidi, di grandi aperture (anche tamponate), di una muratura di limitato spessore, di una copertura pesante, favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D5
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M12. Volte del transetto Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio delle volte del transetto. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nelle volte o da sconnessioni dagli arconi. La presenza di catene efficaci (per posizione, tiro, tipologia di ancoraggio, diametro), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura, di lunette di dimensioni considerevoli, di volte in foglio, con campate di grande luce, favorisce lattiv azione del meccanismo.
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M13. Archi trionfali Il meccanismo si attiva generalmente con deformazioni per rottura a taglio nel piano dellarco trionfale. Le deformazioni fuori piano sono generalmente contrastate sia dalla copertura che dalle pareti laterali dellaula e dellabside. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nellarco, dallo scorrimento di conci e dallo schiacciamento o lesioni orizzontali alla base dei piedritti. La presenza di pareti di contrasto efficaci (rapporto luce/larghezza aula), di catene, di conci di buona fattura e/o adeguato spessore, di un timpano superiore, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di una copertura pesante in c.a., di una cupola o un tiburio,lassenza di incatenamento, la presenza di pareti di taglio deboli, lo spessore inadeguato dellarco stesso e la qualit della muratura favorisce lattivazione del meccanismo. .
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M14. Cupola e tamburo/tiburio Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio della cupola. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nella cupola (con andamento ad arco) con eventuale prosecuzione nel tamburo. La presenza di pareti di cerchiatura esterna, anche a pi livelli, la presenza nel tamburo di contrafforti esterni o paraste, di cupola direttamente impostata sugli archi trionfali (assenza del tamburo), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di una copertura pesante in c.a., di grandi aperture nel tamburo, di carichi concentrati trasmessi dalla copertura, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D3
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Livello di danno D3
Livello di danno D5
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Livello di danno D4
Livello di danno D2
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M15. Lanterna Il meccanismo si attiva con deformazione per rottura per taglio del cupolino o per rottura per torsione delle imposte dei piedritti. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nel cupolino della lanterna, rotazioni o scorrimenti dei piedritti. La presenza di pareti di cerchiatura esterna, di paraste o contrafforti, di dimensioni contenute rispetto a quelle della cupola, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di una lanterna di elevata snellezza, con grandi aperture e piccoli piedritti, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M16. Ribaltamento dellabside Il meccanismo si attiva con la rotazione fuori piano dellabside a causa dello scollegamento dalla copertura e dalla parete dellaula . Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni subverticali o arcuate nelle pareti dellabside, lesioni sub-verticali negli absidi poligonali, lesione ad U negli absidi semicircolari. La presenza di cerchiatura (semicircolare e poligonale) o catene (rettangolare), di efficaci elementi di contrasto (contrafforti, corpi addossati, altri edifici), di copertura controventata, non spingente, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di indebolimento nelle pareti per la presenza di aperture, di volte spingenti, di cordoli rigidi, di una copertura pesante, di puntoni di falda in c.a., favorisce lattivazione del meccanismo.
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M17. Meccanismi di taglio nellabside Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio dovute ad azioni nel piano dellabside. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni inclinate (singole o incrociate), lesioni in corrispondenza di discontinuit murarie. La presenza di muratura regolare e di buona qualit, di buoni architravi nelle aperture, di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di cordoli rigidi, di una copertura pesante, di grandi aperture (anche tamponate), di muratura di limitato spessore, favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D2
Livello di danno D2
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M18. Volte del presbiterio o dellabside Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio delle volte del presbiterio o dellabside. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nelle volte o da sconnessioni dagli arconi o dalle pareti laterali. La presenza di catene efficaci (posizione, tiro, tipologia di ancoraggio, diametro), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura, di lunette di dimensioni considerevoli, di volte in foglio con campate di grande luce, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D2
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Livello di danno D3
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M19. Meccanismi negli elementi di copertura Pareti laterali dellaula Il meccanismo si attiva con rotazioni fuori piano delle pareti laterali dellaula. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni vicino alle teste delle travi lignee, scorrimento delle stesse, sconnessioni tra cordoli e muratura. In questo meccanismo di danno vengono ricompresi anche i movimenti significativi del manto di copertura dellaula. La presenza di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), di collegamenti efficaci delle travi di copertura (puntoni e/o arcarecci) alla muratura, di controventi di falda (tavolato incrociato o tiranti metallici), di buone connessioni tra gli elementi di orditura della copertura, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di copertura staticamente spingente, di cordoli rigidi, di copertura pesante, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M20. Meccanismi negli elementi di copertura Transetto Il meccanismo si attiva con rotazioni fuori piano delle pareti del transetto. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni vicino alle teste delle travi lignee, scorrimento delle stesse, sconnessioni tra cordoli e muratura. In questo meccanismo di collasso vengono ricompresi anche i movimenti significativi del manto di copertura del transetto. La presenza di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), di collegamento puntuale delle travi alla muratura, di controventi di falda (tavolato incrociato o tiranti metallici), di connessioni tra gli elementi di orditura della copertura, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di copertura staticamente spingente, di cordoli rigidi, copertura pesante, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M21. Meccanismi negli elementi di copertura Abside Il meccanismo, sovente favorito dalla configurazione a spinta non contrastata delle orditure di copertura e/o delle volte, si attiva con rotazioni fuori piano delle pareti dellabside. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni vicino alle teste delle travi lignee, scorrimento delle stesse, sconnessioni tra cordoli e muratura. In questo meccanismo di danno vengono ricompresi anche i movimenti significativi del manto di copertura dellabside. La presenza di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), di collegamenti efficaci delle travi di copertura (puntoni e/o arcarecci) alla muratura, di controventi di falda (tavolato incrociato o tiranti metallici), di connessioni tra gli elementi di orditura della copertura, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di copertura staticamente spingente, di cordoli rigidi, di una copertura pesante, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M22. Ribaltamento delle Cappelle Il meccanismo si attiva con rotazioni fuori piano delle pareti delle cappelle. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da distacco della parete frontale dalle pareti laterali. La presenza di efficaci elementi di contrasto (contrafforti, edifici addossati), di cerchiatura o incatenamento, di ammorsamento di buona qualit tra la parete frontale ed i muri laterali, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di un indebolimento nelle pareti per la presenza di aperture, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D4
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M23. Meccanismi di taglio nelle pareti delle cappelle Il meccanismo si attiva con rottura per taglio nel piano con formazione di lesioni oblique nelle pareti delle cappelle. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni inclinate (singole o incrociate) e lesioni in corrispondenza di discontinuit murarie. La presenza di una muratura regolare e di buona qualit, di buoni architravi nelle aperture, di cordoli leggeri (metallici reticolari, muratura armata, c.a. sottili), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di cordoli rigidi, di una copertura pesante, di grandi aperture (anche tamponate), di una muratura di limitato spessore, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M24. Volte delle cappelle Il meccanismo si attiva con deformazioni per rottura per taglio delle volte delle cappelle. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni nelle volte o sconnessioni dalle pareti laterali. La presenza di catene efficaci (per posizione, tiro, tipologia di ancoraggio, diametro), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di carichi concentrati trasmessi dalla copertura, di lunette di dimensioni considerevoli, di volte in foglio con campate di grande luce, favorisce lattivazione del meccanismo.
Livello di danno D5
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M25. Interazioni in prossimit di irregolarit plano-altimetriche (corpi adiacenti, archi rampanti) Il meccanismo si attiva con deformazioni dovute allinterazione della muratura di corpi adiacenti. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da movimenti in corrispondenza di discontinuit costruttive, da lesioni nella muratura per martellamento. La presenza di un'adeguata connessione tra le murature costruite in fasi diverse, di catene di collegamento, riduce linsorgenza di un tale quadro fessurativo; di contro la presenza di un'elevata differenza di rigidezza tra i corpi adiacenti, di azioni concentrate trasmesse degli elementi di collegamento, favorisce lattivazione del meccanismo. Nel caso specifico di campanili accostati alla chiesa ma non ammorsati, va considerato positivamente il comportamento indipendente anche quando da luogo a lesioni di distacco, in quanto in grado di ridurre gli effetti del martellamento tra le due strutture.
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M26. Aggetti (vela, guglie, pinnacoli, statue) Il meccanismo si attiva con rotazioni fuori piano e spostamenti degli aggetti o parti di essi. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni, da rotazioni permanenti o da scorrimenti. La presenza di perni di collegamento tra gli aggetti (es. statue) e la muratura o elementi di ritegno tra guglie, pinnacoli e muratura sottostante, di una muratura regolare e di buona qualit, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di elementi di elevata snellezza, di posizione asimmetrica rispetto allelemento sottostante, favorisce lattivazione del meccanismo.
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M27. Torre campanaria Il meccanismo si attiva o con rotazioni della torre o con deformazioni nel piano delle pareti perimetrali della torre campanaria. Il quadro fessurativo che ne deriva pu essere rappresentato o da rotazione verso lesterno della parte sommitale della torre campanaria conseguente ad unazione di contrasto o di ritegno svolta dai vincoli al contorno; possono anche verificarsi lesioni nel piano delle pareti della torre stessa. La presenza di una muratura regolare e di buona qualit, di catene ai diversi ordini, di adeguata distanza dalle pareti della chiesa (se adiacente), di un buon collegamento con le pareti della chiesa (se inglobata), contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di aperture significative su pi livelli, di un vincolo asimmetrico sulle murature alla base (torre inglobata), di muratura fino a terra solo su alcuni lati (presenza di portico), di torre su pilastri murari, favorisce lattivazione del meccanismo.
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Livello di danno D4
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M28. Cella campanaria Il meccanismo si attiva con deformazione nel piano negli archi o alle estremit dei piedritti. Il quadro fessurativo che ne deriva rappresentato da lesioni negli archi e/o da rotazioni o scorrimenti dei piedritti. La presenza di piedritti tozzi e/o archi di luce ridotta, di catene o cerchiature, contribuisce ad un buon comportamento di questo macroelemento; di contro la presenza di copertura pesante o di altre masse significative, di copertura spingente, favorisce lattivazione del meccanismo.
Torre di Foligno
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5.3. puntellamenti
I puntelli sono dispositivi tali da surrogare la capacit portante dell'elemento compromesso dal terremoto svolgendo una funzione sostitutiva dell'elemento stesso; quando la costruzione resiste ancora ma si teme un cedimento improvviso possono svolgere una funzione cautelativa o, in presenza del rischio del distacco di qualche parte o frammento, svolgere una funzione protettiva. I puntellamenti sono interventi di pronto intervento frequentemente utilizzati a seguito di un terremoto perch molto rapidi da eseguire e realizzabili anche solo esternamente alledificio. Di contro per la loro esecuzione pu comportare diverse controindicazioni come ad esempio loccupazione spesso invadente della sede stradale, casistica molto frequente nei centri storici. Inoltre, nel caso in cui vengono realizzati a contrasto fra edifici comportare possono attivarsi interazioni spesso svantaggiose per ledificio integro. Tali interventi finiscono spesso per essere utilizzati per lunghi periodi finendo per deteriorarsi e perdere di efficacia.
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5.9. monitoraggio
Il monitoraggio pu aiutare a comprendere meglio il fenomeno del dissesto e la sua evoluzione. Il monitoraggio pu risultare significativo nellemergenza postterremoto, su strutture fortemente danneggiate di cui si volesse verificare levoluzione del meccanismo attivato dal sisma e la risposta ad eventuali scosse di replica. Il monitoraggio consente il controllo periodico dellaggravamento del quadro fessurativo o di fenomeni di degrado, attraverso la lettura dei parametri ritenuti significativi in relazione alla tipologia di dissesto quali ad esempio il movimento delle lesioni, gli spostamenti assoluti o relativi di punti della costruzione, o la rotazione di pareti o di altri elementi.
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sovrapponendo un telo di plastica. Alcuni manufatti sono molto difficili da recuperare e particolarmente fragili, come le grandi vetrate policrome delle cattedrali. Una tecnica per la messa in sicurezza o di protezione in caso di crollo di parti della fabbrica, la scocciatura con carta gommata adesiva; questa tecnica oltre ad aumentare la resistenza, evita che il materiale vitreo, in caso di rottura, cada e si frantumi ulteriormente. Altre opere sono difficili da rimuovere o da proteggere in loco, perch posizionate molto in alto e fortemente ancorate alla struttura, come gli altari, organi o le decorazioni in stucco aggettanti. Le operazioni di protezione sono volte a non far disperdere i frammenti nel caso lopera venga colpita dal distacco di parti della struttura. Vengono pertanto protette le parti pi esposte attraverso un imballo e legandole allopera in maniera tale che nel caso di un distacco, il frammento resti appeso allopera stessa. Ulteriori interventi sono volti ad assicurare lopera alla struttura tramite staffe con ganci e sistema meccanico di tiraggio automatico, al fine di evitare la caduta.
smontaggio
delle
parti
Le rimozioni vanno eseguite con le dovute cautele, limitandole a parti pericolanti di modesta estensione, per non ricadere nella demolizione.
5.12.
Data lestrema delicatezza delle opere darte, lo spostamento in un altro sito rappresenta una soluzione estrema, che viene eseguita soltanto quando non possibile intervenire in un altro modo. Infatti, anche la pi leggera variazione delle condizioni climatiche in cui lopera inserita da secoli e a cui si ambientata pu rappresentare un trauma. Lo spostamento delle opere darte mobili unoperazione spesso molto difficoltosa, soprattutto quando si hanno materiali pesanti come, ad esempio, manufatti realizzati in pietra, in legno o in metallo. Queste operazioni vanno effettuate secondo le indicazioni fornite dai tecnici della soprintendenza ed eventualmente dal restauratore. Le
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difficolt maggiori si incontrano nel trasportare unopera con parti aggettanti o fragili, come nel caso di opere scultoree composite.
5.13.
Per il recupero di un cumulo di frammenti di una parete muraria decorata che ha subito un crollo o di libri e documenti darchivio caduti a terra, importante non perdere lordine in cui si trovano, anche se effettivamente la disposizione originaria chiaramente perduta. Per questo tipo di intervento necessario procedere con il sistema di documentazione e prelievo utilizzato in archeologia. Il metodo prevede una quadrettatura della superficie da prelevare, in cui ad ogni quadrato viene assegnato un numero; il materiale recuperato viene collocato, ordinatamente secondo la posizione di prelievo, in un cassetta contrassegnata con lo stesso numero della griglia. Tutto ci agevoler in seguito la ricostruzione, come un puzzle, della decorazione con i frammenti recuperati o la ricollocazione nel giusto posto dei documenti darchivio.
5.14.
Il materiale depositato sul pavimento in seguito al crollo deve essere suddiviso in aree e selezionato grazie allutilizzo di un nastro trasportatore. Le macerie, avvicinate al nastro con delle carriole, devono essere attentamente scandagliate durante lo scorrimento dagli operatori, che prelevano i frammenti. Gli elementi di interesse storicoartistico sono raccolti in cassette di plastica forata, fotografati, schedati e depositati in loco.
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qualit dei collegamenti tra orizzontamenti (solai volte e coperture) e pareti, presenza di cordoli, catene per lassorbimento delle spinte orizzontali, etc.; qualit dellammorsamento delle capriate lignee, e stato di manutenzione degli elementi lignei; presenza di carichi concentrati; presenza di elementi, anche non strutturali, ad elevata vulnerabilit (eccessiva snellezza); gravi carenze nelle fondazioni;
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Muratura degradata
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Discontinuit muraria
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Carichi concentrati Sottotetto: Volte strutturali con carico concentrato trasmesso da pilastri in muratura degradata o legno, snelli e fuori piombo. Assenza di collegamento tra copertura e appoggi. Appoggio su pilastrini e assenza di collegamento alla muratura
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Eccessiva snellezza
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7. Glossario
ABSIDE Nicchia coperta da una calotta (conca o catino). Labside nella maggior parte dei casi costituito da una parete curva di forma semicircolare (a. circolare), ma pu anche essere realizzato con le tre pareti ortogonali di fondo (a. rettangolare), o con pareti disposte con pianta poligonale (a. poligonale), o che presentano una configurazione polilobata (a. polilobata). Absidi posso essere poste al termine dei due bracci del transetto o delle navate laterali (schema planimetrico detto triconco). AFFRESCO Pu ricoprire ampie superfici lungo le pareti e le coperture voltate della chiesa e, in taluni casi, intere cappelle; sono realizzati con una tecnica di pittura murale che, sfruttando un processo di carbonatazione, impiega colori diluiti in acqua, su una superficie muraria coperta con pi strati di intonaco e mantenuta umida. ALTARE L'altare maggiore si colloca, elevato da terra, presso l'abside centrale, ma altari laterali possono essere presenti anche nelle absidi laterali e nelle eventuali cappelle della chiesa. Nella sua configurazione pi semplice l'altare costituito da un piano orizzontale (la mensa) e due sostegni verticali poggiati su un basamento sopraelevato (grado). Realizzato in pietra o altri materiali pu essere riccamente decorato (vedi il paliotto o frontale). L'intera area dell'altare pu assumere una configurazione monumentale con un ciborio in forma di edicola architettonica a pianta circolare quadrata o poligonale con quattro sostegni verticali (colonne o pilastri) e una copertura a volta o a calotta dalla quale, appesa ad una catenella, pende una pisside. In et barocca il ciborio sar di frequente sostituito con un baldacchino, edicola aperta sui quattro lati, realizzata spesso in pietra o marmo, con copertura a falde o cupolata, posta al di sopra dell'altare.
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AMBONE Tribuna rialzata per la lettura e per la predicazione, collocata usualmente nella navata centrale, chiusa da tre lati da un parapetto ed aperta su una scala nel quarto lato. ARAZZO Tessuto figurato, lavorato a telaio e composto da lana seta e oro, che pu essere composto in grandi pannelli ancorati alle pareti longitudinali di una chiesa. ARCO Struttura architettonica a linea curva formata da una sequenza di conci o mattoni disposti di coltello, collegati con malta e poggiati su piedritti. Parti costitutive dell'arco sono l'imposta (sezione di appoggio sui piedritti), la corda (la distanza tra i due punti estremi dell'arco, detta anche luce o portata), la chiave (concio o mattone al centro dell'arco), la freccia (distanza tra il concio di chiave e la corda), l'intradosso (superficie interna dell'arco detta anche sottarco, imbotte o centina), l'estradosso (la superficie esterna), la ghiera o archivolto eventualmente presente (sagoma visibile dello spessore di un arco con estradosso a rilievo). In relazione alla diversa forma (sesto) l'arco pu essere con fornice a tutto sesto o pieno centro (con curvatura semicircolare), a sesto ribassato o scemo (corda minore del diametro), a sesto acuto o ogivale (dalla congiunzione di cerchi con centri diversi), a sesto rialzato (i piedritti continuano oltre la linea di corda), tudor (a sesto acuto ribassato), rampante (con i piedritti su quote diverse), moresco (dove il cerchio della curva superiore alla corda), inflesso (carena, fiamma, gotico), lobato (monolobato o a pi lobi). Le spinte orizzontali possono essere contrastate da tiranti a vista posizionati opportunamente in corrispondenza delle reni. Attraverso gli archi le volte possono essere suddivise in campate, fungendo cos da nervature di irrigidimento della volta stessa e di collegamento e controventatura delle pareti perimetrali, contribuendo ad impedire a queste ultime possibilit di ribaltamento verso l esterno.
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ARCO TRIONFALE Pannello murario opposto alla facciata, che divide laula dal presbiterio o dallabside. Caratteristica di questo macroelemento la presenza dellampia apertura ad arco che in alcuni casi raggiunge percentuali notevoli dellintero pannello. Esso collegato alle pareti laterali dellaula e del presbiterio o dellabside. Non sono infrequenti i casi di contatti con i campanili o corpi annessi. ARREDI SACRI Suppellettili, arnesi ed altri oggetti utilizzati nelle funzioni religiose. AULA E la parte compresa tra la facciata e larco trionfale; pu essere a una o pi navate. BALAUSTRA Recinzione costituita da colonnette, pilastrini, lastre o transenne, in genere poste su un base e sorreggenti un architrave con funzione di divisorio, parapetto o coronamento. Separa il presbiterio della navata centrale, oppure una cappella dalla navata o dal deambulatorio. BATTISTERO Edificio ubicato a ridosso della chiesa e destinato ad accogliere in posizione centrale il fonte battesimale, vasca contenente lacqua per il rito battesimale che, solitamente, ubicata in un'area appartata all'interno della chiesa e, talvolta, in un'apposita cappella prossima all'ingresso. Il battistero caratterizzato da una pianta centrale, con cupola che in taluni casi pu essere nascosta all'esterno da murature e copertura a falde (tiburio). CAMPANILE E una struttura a torre a pianta poligonale o circolare che pu essere parte integrante delledificio o essere isolato da esso . Il campanile a vela realizzato con un unico setto murario. La suddivisione non scontata, del campanile in due macroelementi distinti
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(torre e cella) trova giustificazione nei possibili differenti meccanismi che per le due parti si possono attivare. Spesso la cella campanaria stata oggetto di trasformazioni, rifacimenti o superfetazioni che la rendono decisamente disomogenea rispetto alla torre sia sotto il profilo architettonico che sotto quello dei materiali impiegati e della qualit costruttiva. CAMPATA Spazio compreso fra due sostegni (colonne, pilastri, muri) successivi, collegati da architravi o archi; una parte della navata della chiesa. CANTORIA Luogo della chiesa, a forma di tribuna, dove stanno i cantori; non ha posizione fissa, pu essere nell'abside, nel transetto e sopra l'ingresso assieme all'organo. CAPPELLA Piccola struttura in muratura posta in adiacenza alla Chiesa o isolata. Negli edifici di culto a partire dal rinascimento una sequenza di cappelle pu caratterizzare le pareti laterali dellaula. CAPRIATA Orditura principale del tetto, formata da incastellature triangolari di travi, generalmente lignee, sulle quali insiste una copertura spiovente. Nella sua configurazione pi essenziale costituita da un elemento orizzontale (catena), due obliqui (puntoni) e un elemento verticale (monaco) sul quale appoggiano i puntoni e i saettoni. CATENA Asta metallica che corre da parete a parete, conclusa all'estremit da bolzoni e ancorata alle murature per assorbirne le spinte. CELLA CAMPANARIA E la parte sommitale del campanile dotata di aperture.
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CENTINE IN LEGNO Sostegno di legno sagomato ad arco per seguire la curva dellintradosso, utilizzata sia in fase costruttiva sia nella realizzazione di armature provvisorie. CHIESA BASILICALE Tipologia edilizia dell'edificio di culto derivata dal modello della basilica romana, che aveva funzione pubblica. Si intende con basilica una chiesa a pianta longitudinale, preceduta all'esterno da un portico (quadriportico o nartece o protiro), articolata in tre o pi navate,e conclusa dal transetto e l'area absidale. CHIESA ABBAZIALE Edificio di culto inglobato all'interno di un monastero, diretto da un abate, che comprende al suo interno altri importanti edifici come la sala capitolare, articolati intorno ad uno o pi chiostri. CHIESA CATTEDRALE Chiesa principale della diocesi dove la liturgia officiata dal vescovo e dove ha sede la cattedra episcopale, ovvero il seggio destinato al vescovo nelle funzioni religiose, realizzato in numerosi materiali (legno, marmo, avorio) e di frequente riccamente decorato. COLONNA Elemento architettonico verticale, rastremato verso l'alto e per lo pi a sezione circolare,con funzione portante nel sostenere gli elementi sovrastanti. costituita di un plinto a base parallelepipeda che pu essere posto al di sotto della base articolata in pi elementi; su questa parte si eleva il fusto (monolitico o a pi elementi) concluso dal capitello, che pu eventualmente prevedere l'interposizione di un abaco o, come avviene nelle chiese bizantine e ravennate, di un pulvino, configurato a tronco di piramide rovescia e spesso lavorato ad intaglio. Il fusto pu essere monolitico o composto da cilindri, detti rocchi, sovrapposti e la sua forma pu assumere molteplici configurazioni (liscia, scanalata, rudentata, tortile, etc.).
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COLLEGIATA Chiesa che dispone di un capitolo, ovvero di un collegio di canonici ad essa addetti. COMPORTAMENTO Modo caratteristico di una costruzione di resistere, deformarsi ed eventualmente dissestarsi fino al crollo a fronte delle sollecitazioni indotte dai propri carichi o da azioni esterne. CONTRAFFORTE Struttura architettonica a pianta generalmente quadrangolare, addossata trasversalmente al muro esterno di un edificio con funzione di sostegno e controspinta. In un impianto planimetrico a pi navate pu essere sormontato da un arco rampante, che assolve il medesimo compito relativamente alla navata centrale. COPERTURA E spesso costituita da unorditura principale a capriate lignee, su cui si innesta unorditura secondaria anchessa lignea con sovrastante listellatura e manto in coppi; tali elementi spesso non sono ben collegati tra di loro. Lorditura di copertura pu essere lasciata a vista nellaula o essere celata da un cassettonato (motivo decorativo costituito da serie regolari di piani ribassati ripartiti da incavi, detti cassettoni o lacunari, che seguono il profilo dell'orditura principale dei soffitti piani o voltati). Esternamente, lungo le pareti perimetrali, le falde di copertura possono concludersi con doccioni, elementi in aggetto, funzionali al convogliamento dell'acqua piovana dalla grondaia al pluviale o canale di scarico, spesso modellati in forma di figura grottesca, umana o animale. CORDOLO Elemento costruttivo orizzontale, facente parte dello spessore dei muri. CORNICE Terzo elemento della trabeazione, ne costituisce la parte pi sporgente, sotto il tetto; pi comunemente membratura architettonica in
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rilievo che serve a coronare la parte superiore di un muro; nelle arti figurative detta cos la fascia dipinta o modellata che inquadra un dipinto. CORNICIONE Grossa cornice aggettante a pi modanature, orizzontalmente a coronamento della facciata di un edificio. CORO Area della chiesa che originariamente era riservata ai cantori, solitamente ubicata presso il presbiterio (chiese pertinenti un monastero) o l'abside (chiese secolari). In questarea sono usualmente concentrate alcune delle opere darte pi significative delledifici. E generalmente arredata con un grande leggio per i corali ubicato in zona centrale e si dispongono in file simmetriche lungo i muri laterali del coro su un podio, una o pi file di sedili, detti stalli, realizzati in legno con spalliera e braccioli riccamente decorati e dotati di misericordia (mensola fissa del sedile rialzabile per consentire l'appoggio a chi resta a lungo in piedi). A partire dal XIV secolo con questo termine si intende la zona intorno all'altare maggiore. CRIPTA Ambiente che accoglie la sepoltura di santi e martiri, talvolta articolato in pi vani e gallerie di collegamento, di frequente con coperture voltate. Generalmente posto sotto la zona del presbiterio (che per tale motivo pu essere rialzata rispetto alla quota delle navate) la cripta nelle fasi storiche pi recenti si progressivamente estesa, fino a formare chiese ad una o pi navate al di sotto dell'edificio di culto principale. CUPOLA Forma particolare di copertura voltata che usualmente impostata su una struttura poligonale o circolare (tamburo) ed sostenuta dalla struttura muraria o da pilastri. Nasce idealmente dalla rotazione di un arco sull'asse verticale e pertanto la sua configurazione (emisferica, ribassata, rialzata, archiacuta, paraboloide, ovoide etc.) relativa al sesto dell'arco stesso. E' posta superiormente a vani di pianta quadrata, circolare o poligonale, e qualora la struttura portante e la
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disposta
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cupola abbiano piante diverse il raccordo tra loro garantito dall'interposizione di elementi architettonici in forma di triangolo sferico (pennacchi) o di cono (trombe). La cupola pu avere una configurazione a calotta o essere strutturata come una volta con costoloni. Una struttura parallelepipeda a base poligonale o circolare coperta a tetto (tiburio) pu celare all'esterno la cupola. La chiave di volta della cupola pu essere sostituita da un'edicola, detta lanterna. DIPINTO Composizione pittorica che pu essere realizzata su una molteplicit di supporti mobili (principalmente tele e tavole lignee) o direttamente sui paramenti murari. EDICOLA Struttura architettonica di piccole dimensioni a forma di tabernacolo, nicchia o tempietto, che generalmente accoglie una statua o un dipinto. ESTRADOSSO Superficie esterna della struttura di un arco o di una volta. Il termine si contrappone ad intradosso. FACCIATA Pannello murario, sul quale si apre lingresso principale, che presenta usualmente nella parte alta un timpano ed concluso da un cornicione di coronamento. Il pannello di facciata collegato alle pareti laterali; nel caso di chiese con aula a tre navate, anche parte della navata centrale entra a far parte del macroelemento. Lo stesso dicasi per parte delle volte, nel caso di aule con copertura voltata. FINESTRA Si aprono sull'intero perimetro murario con dimensioni, passo e configurazioni strettamente legate alla fase stilistica. Possono essere con unica apertura (f. monofora), suddivise verticalmente in due parti uguali da una colonnina o un pilastrino (f. bifora), a tre luci separate da due colonnine o esili pilastrini (f. trifora), ripartite regolarmente in pi aree da arcatelle poggiate su colonnine o pilastrini (f. polifora). Sono usualmente chiuse da vetri trasparenti ma, a partire dall'et gotica,
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questi possono essere sostituiti da grandiosi apparati decorativi realizzati in tasselli vitrei multicolori (vetrate). FONTE BATTESIMALE Vasca contenente lacqua per il rito battesimale. FRONTONE Elemento architettonico triangolare che pu caratterizzare in chiave monumentale la facciata. Definito perimetralmente da una cornice sporgente che racchiude al centro il timpano, pu presentare alle estremit elementi scultorei decorativi. GUGLIA Elemento architettonico di forma piramidale, poligonale o conica, posto a coronamento di strutture verticali come campanili, torri, contrafforti. E' costituita da una parte inferiore, detta corpo, e da quella soprastante di forme piramidale, detta gigante. In apparenza decorativa la guglia ha funzione strutturale perch contribuisce, con l'aumento del peso sui ritti, a contenere le spinte trasversali. Pu anche essere detta cuspide o pinnacolo. INTRADOSSO Superficie interna concava di un arco o di una volta. E' anche detto sottarco, imbotte o centina. LANTERNA Piccola edicola in larga parte finestrata a pianta circolare o poligonale. Simile ad unedicola (tempietto) pu trovarsi alla sommit della cupola ed spesso conclusa da una piccola cupola in asse con la prima. LESENA Nella sua forma pi semplice un pilastro appena sporgente dalla parete stessa, che pu essere decorato da capitello e base assumendo la foggia di semipilastro o semicolonna. A differenza della parasta, ha funzione esclusivamente decorativa per spezzare estese superfici ed animarne l'effetto monotono.
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MACROELEMENTO Parte costruttivamente riconoscibile e compiuta del manufatto, che pu coincidere, ma non necessariamente coincide, con una parte identificabile anche sotto laspetto architettonico e funzionale (es. facciata, abside, cappelle). Si intende quindi la parte edilizia nellambito della quale e osservabile e compiutamente descrivibile un comportamento unitario e riconoscibile nei meccanismi di insieme a seguito delle azioni sismiche. MATRONEO Galleria sovrastante le navate laterali che si affaccia sulla navata centrale. MECCANISMO Modello di rappresentazione cinematica con cui si interpreta e si descrive il comportamento al sisma di una parte strutturale unitaria (denominata macroelemento) e il danno conseguente. NARTECE Portico addossato alla facciata che collega la navata con l'esterno della chiesa, ed ha la funzione di atrio, stretto e lungo. E detto anche ardica o esonartece per distinguerlo dallendonartece, collocato allinterno della chiesa ad occupare la prima parte delle navate ed separato dalla chiesa da transenne. NAVATA CENTRALE Spazio longitudinale di una chiesa, compreso tra due file di colonne o pilastri o, quando la chiesa ad unica navata, tra due muri. La navata centrale pi ampia e pi alta rispetto alle navate laterali, illuminata da finestre sulle pareti (cleristorio) e si conclude all'inizio del presbiterio o all'incrocio con il transetto che, se presente, posto trasversalmente alla navata. NAVATE LATERALI Spazio longitudinale di una chiesa compreso tra una fila di colonne e un muro o, se la chiesa a cinque o pi navate, tra due file di colonne o pilastri. Le navate laterali si distribuiscono simmetricamente
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rispetto a quella centrale in una o pi coppie e si concludono con un muro rettilineo o, pi di frequente, con absidi. Nelle chiese dall'et paleocristiana a quella romanica al di sopra delle navate laterali corre un loggiato detto galleria, illuminato da grandi finestre, che si affaccia mediante colonnati sulla navata centrale, ed assume una funzione strutturale di controspinta nei confronti della volta della navata centrale. Questa galleria nelle basiliche paleocristiane e del primo medioevo detta matroneo; in fase medievale le sue aperture sulla navata centrale assumono la configurazione di trifore, da cui la nuova denominazione di triforio, che pu anche essere cieco, perch privo della galleria dietro le arcatelle. Nelle chiese medievali le navate laterali possono prolungarsi oltre il transetto, evolvendo in un corridoio detto ambulacro o deambulatorio, che avvolge il coro e diviene di fatto un'intercapedine percorribile tra questo e le pareti dell'abside, dove vi si possono aprire cappelle disposte radicalmente; questarea anche detta capocroce. NERVATURA Costola o risalto di una struttura architettonica in grado di resistere alle sollecitazioni di flessione. Se visibile all'esterno, come nel caso dei pilastri a fascio polistilo o delle volte, diviene un motivo architettonico. PARASTA Pilastro di sostegno a profilo piatto (talvolta scanalato) leggermente sporgente dalla parete. Funge da irrigidimento strutturale delle pareti della navata unica, ovvero dei pilastri di separazione tra navata centrale e laterale e pu riportare le forme degli ordini classici. Da non confondere con le lesene che hanno solo scopi decorativi. PARETI LATERALI Costituite da pannelli murari piani di forma rettangolare, sono collegate lateralmente alla facciata e allarco trionfale ed in sommit alla copertura, che nella quasi totalit dei casi presenta unorditura primaria realizzata con capriate. Spesso unazione di contrasto svolta anche dalle cappelle laterali, presenti in molte chiese.
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PIANTA E' possibile individuare alcuni tipi di pianta che connotano l'edificio di culto: centrale (dove ogni punto dell'edificio simmetrico di un altro rispetto al centro), longitudinale (edificio simmetrico rispetto all'asse centrale che corrisponde alla massima dimensione della costruzione) e cruciforme (con pianta a croce, latina se un asse maggiore dell'altro, o a croce greca se gli assi hanno uguale dimensione). PIEDRITTO Denominazione generica di tutte le strutture verticali portanti (pilastri, colonne, paraste ecc.) su cui poggiano architravi, archi o volte. PILASTRO Elemento architettonico di sostegno di archi, volte, architravi, a sezione quadrangolare, circolare, cruciforme, a fascio. PINNACOLO Piccola guglia che funge da elemento terminale di un arco rampante o si pone a lato di una cuspide. PORTALE Porta esterna della chiesa, particolarmente ampia, di frequente monumentale e riccamente decorata. PRESBITERIO Campata della chiesa che, ove presente, posta tra labside e larco trionfale e costituisce lelemento di connessione fra labside e laula. Fra le due parti costruttive esiste una sostanziale differenziazione in termini geometrici, costruttivi (si pensi ad esempio alla copertura) e in ultima analisi, anche nei meccanismi che insorgono, tanto da far ritenere il comportamento del presbiterio pi simile, anche se non identico, a quello dellaula.
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PROTIRO Piccolo portico con configurazione a cuspide e copertura voltata, posto a protezione e copertura dell'ingresso principale di una chiesa, usualmente sorretto da colonne e aperto sui lati. PULPITO Tribuna o palco sopraelevato, in marmo, pietra o legno, collocato fuori del presbiterio e destinato alla predicazione. ROSONE Grande apertura circolare a raggiera posta in alto, sulle facciata della chiesa, in asse con il portale d'ingresso. SACRESTIA Luogo annesso alla chiesa, situato per lo pi a fianco dell'altare maggiore, in cui si preparano le funzioni e si conservano gli arredi sacri. Pu essere ubicata in un corpo edilizio del tutto autonomo dalledificio della chiesa ed adiacente a questo. SPERONE Risalto murario usualmente presente lungo i muri perimetrali per contrastare le spinte. TAMBURO Struttura muraria a sviluppo circolare o poligonale, sulla quale si imposta la cupola per raccordare la calotta e i piedritti. TIBURIO Struttura muraria cilindrica o poligonale che pu racchiudere la cupola. Generalmente coperto da un tetto a spioventi pu essere concluso da una lanterna. TIMPANO Spazio triangolare o curvo posto superiormente ad una nicchia, ad una cappella, alla facciata di una chiesa.
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TRABEAZIONE L'insieme degli elementi orizzontali di un sistema trilitico, poggianti su mensole aggettanti, colonne, pilastri o piedritti. La trabeazione composta, nella sua interpretazione classica dal basso verso l'alto, dall'architrave o epistilio, elemento architettonico orizzontale poggiato sugli elementi verticali di sostegno (colonne o pilastri), dal fregio, che costituisce usualmente il motivo ornamentale particolarmente ricco di decorazioni, e dalla cimasa, sporgente dalla trabeazione con modanatura a gola rovescia. TRANSETTO Presente nelle chiese a pianta longitudinale, una navata, , che si dispone trasversalmente allaula o alle navate longitudinali principale della chiesa che in tal modo assume la forma di croce latina.. In corrispondenza di tale intersezione si colloca, ove esistente, la cupola. Il transetto pu essere costituito da pi navate ed essere absidato. VOLTA Struttura architettonica che separa laula dalla struttura di copertura e consente di scaricare lateralmente le spinte, contenendole nei suoi appoggi. I tipi pi frequenti sono le volte a botte, a tutto sesto o pieno centro, a sesto acuto o ogivale, a vela, ma vi un'ampia gamma di volte complesse derivanti dall'intersezione dei tipi semplici. La volta pu essere realizzata in laterizi posti in foglio o di coltello e in alcuni casi in arelle e gesso e si pu appoggiare su peducci, elementi architettonici lapidei aggettanti dalla parete, talvolta in forma di capitello pensile.
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La scheda per il rilievo del danno ai beni culturali Chiese Modello A-DC
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