(LAT) La Satira - Persio e Giovenale
(LAT) La Satira - Persio e Giovenale
(LAT) La Satira - Persio e Giovenale
Il genere della satira, con leccezione dellApokolokyntosis di Seneca, durante limpero romano, espresso da due poeti, Persio e Giovenale. I due poeti, sebbene non siano contemporanei (Giovenale nasce poco dopo la morte di Persio), hanno in comune la tendenza a discostarsi dalla satira tradizionale (bench ne restino influenzati); per i due autori i modelli letterari divengono Lucilio e Orazio, con le dovute differenze: mentre in questi ultimi (specialmente in Orazio) le opere erano destinate agli amici, Persio e Giovenale rivolgono le proprie satire ad un pubblico generico e perci pi adatto ad un genere letterario di critica sociale quale era la satira. Inoltre Persio e Giovenale abbandonano il tono confidenziale per dare spazio ad un linguaggio assai aspro, aggressivo e critico, proprio dellinvettiva e della denuncia ed adottano un punto di vista interno alla realt della satira, in quanto essa destinata alla declamazione. Altri elementi fondanti della satira imperiale sono la forte tendenza anticlassica e il rifiuto dei canoni tradizionali e augustei.
La quarta propone il tema della conoscenza di se stessi (secondo i principi stoici) ed esposta tramite un dialogo tra Socrate e Alcibiade. La successiva satira, la pi ampia ed divisa in due parti; in essa Persio esprime il rifiuto della poesia contemporanea e tratta il tema della libert, che, per dirla con Seneca, coincide con i liberarsi dalle passioni. La sesta satira unesortazione ad utilizzare moderatamente i propri averi e vi contenuto un forte biasimo verso gli avari. La tecnica satirica adoperata da Persio di presentare delle situazioni di vita la cui lettura suscita ripugnanza, lettura da cui emerge la condanna dei vizi. I temi non vengono mai direttamente esposti, ma scaturiscono direttamente dalle scene descritte. La lingua delle satire una lingua quotidiana (adatta proprio a criticare i vizi umani) ma anche assai sofisticata. Esse sono ricche di metafore, di accostamenti inediti e di allusioni, tutti di difficile interpretazione. Tali allusioni sono ai poeti classici quali Catullo, Orazio, Virgilio e Lucrezio, con cui condivide una vocazione per la poesia didascalica e una volont di diffondere il valore della conoscenza.
dellUrbe, hanno portato, con la loro immoralit, i Romani alla corruzione, la quale ha distrutto i valori in nome del dio denaro; questo punto di vista definito dal critico Maurizio Bettini proprio come un pregiudizio razziale che, secondo questi, figlio di uno schema di analisi dei problemi semplicistico e chiuso. Un altro bersaglio di Giovenale rappresentato dalle donne e in particolare dalle matrone le quali, a detta dellautore, sono troppo emancipate e libere, sfrontate e dominatrici e causa della rovina dei loro mariti e figli. Giovenale potrebbe essere considerato un democratico, poich denuncia le ingiustizie contro gli umili e reietti; tuttavia questa prospettiva illusorio, in quanto egli, per il proprio orgoglio intellettuale, mostra un profondo disprezzo per ogni tipo di lavoratore manuale, verso ogni rozzo e incolto. Questo atteggiamento, al contrario, ci suggerisce la figura di un Giovenale nazionalista, che, alla vista della propria patria corrotta, si rifugia nel passato - privo di ogni tipo di corruzione idealizzandolo e per cui prova una certa nostalgia; proprio il passato, dunque, diviene la meta della satira di Giovenale. Tuttavia la seconda parte dellopera di Giovenale contiene un ritorno alla morale stoica-romana, un abbandono dellindignatio che viene sostituita da unosservazione distaccata, pi razionale e generale della corruzione del mondo: ancora, per, questo cambiamento soltanto apparente, in quanto il poeta torner pi volte a far emergere la rabbia di un tempo. La satira creata da Giovenale, cos piena di indignazione e di violenza, necessita perci di un nuovo linguaggio, totalmente diverso da quello delle satire precedenti: tale linguaggio quello della tragedia, che tuttavia manca di ogni elemento mitico o fittizio. Questo stile tragico sempre pronto ad esplodere nelliperbole, a contrapporre toni aulici e plebei, parole alte e oscene ed utilizza molto il motto, la frase ad effetto (molte delle quali sono divenuti proverbi).