(LAT) La Satira - Persio e Giovenale

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La satira

Il genere della satira, con leccezione dellApokolokyntosis di Seneca, durante limpero romano, espresso da due poeti, Persio e Giovenale. I due poeti, sebbene non siano contemporanei (Giovenale nasce poco dopo la morte di Persio), hanno in comune la tendenza a discostarsi dalla satira tradizionale (bench ne restino influenzati); per i due autori i modelli letterari divengono Lucilio e Orazio, con le dovute differenze: mentre in questi ultimi (specialmente in Orazio) le opere erano destinate agli amici, Persio e Giovenale rivolgono le proprie satire ad un pubblico generico e perci pi adatto ad un genere letterario di critica sociale quale era la satira. Inoltre Persio e Giovenale abbandonano il tono confidenziale per dare spazio ad un linguaggio assai aspro, aggressivo e critico, proprio dellinvettiva e della denuncia ed adottano un punto di vista interno alla realt della satira, in quanto essa destinata alla declamazione. Altri elementi fondanti della satira imperiale sono la forte tendenza anticlassica e il rifiuto dei canoni tradizionali e augustei.

Aulo Persio Flacco


Aulo Persio Flacco nacque a Volterra il 34 d.C. e mor, a soli ventotto anni per una malattia improvvisa, nel 62 d.C. Le poche notizie che possediamo su di lui provengono dalla Vita di Flacco del filologo Marco Valerio Prebo. Persio visse principalmente a Roma, dove venne a contatto con personalit quali Seneca e Lucano e studi lo stoicismo presso il filosofo Lucio Anneo Cornuto. La produzione di Persio scarsa e incompleta: essa consta di sole sei satire in esametri e di un componimento in coliambi; tali opere furono pubblicate postume dallamico, maestro e grammatico Cesio Basso, che si occup della loro organizzazione e sistemazione. Le opere di Persio, come gi accennato in precedenza, sono costituite da sei satire e da un componimento in coliambi (versi giambici scazonti), il quale viene posto, secondo la critica, o come prologo o ad epilogo delle satire stesse. Nei coliambi (14 versi) Persio esordisce affermando di disconoscere i canoni della poesia tradizionale (greca) e per questo motivo definisce se stesso un semipaganus; Persio sa benissimo, infatti, come sia impossibile per i poeti a lui contemporanei fare una poesia che si ricolleghi a quella classica, in quanto vi una distanza incolmabile fra i due periodi storici: egli attacca proprio questi poeti che, per ottenere onore e gloria, tentano in vano di creare una poesia classica; al contrario, tali poeti divengono simbolo di depravazione, di cattivo gusto e di narcisismo letterari. La prima satira riprende gli stessi temi dei coliambi. La seconda satira contiene unaspra critica a coloro i quali utilizzano la religiosit, la preghiera per i propri scopi personali. La terza satira, invece, unesortazione di stampo stoico - a non sprecare la propria vita.

La quarta propone il tema della conoscenza di se stessi (secondo i principi stoici) ed esposta tramite un dialogo tra Socrate e Alcibiade. La successiva satira, la pi ampia ed divisa in due parti; in essa Persio esprime il rifiuto della poesia contemporanea e tratta il tema della libert, che, per dirla con Seneca, coincide con i liberarsi dalle passioni. La sesta satira unesortazione ad utilizzare moderatamente i propri averi e vi contenuto un forte biasimo verso gli avari. La tecnica satirica adoperata da Persio di presentare delle situazioni di vita la cui lettura suscita ripugnanza, lettura da cui emerge la condanna dei vizi. I temi non vengono mai direttamente esposti, ma scaturiscono direttamente dalle scene descritte. La lingua delle satire una lingua quotidiana (adatta proprio a criticare i vizi umani) ma anche assai sofisticata. Esse sono ricche di metafore, di accostamenti inediti e di allusioni, tutti di difficile interpretazione. Tali allusioni sono ai poeti classici quali Catullo, Orazio, Virgilio e Lucrezio, con cui condivide una vocazione per la poesia didascalica e una volont di diffondere il valore della conoscenza.

Decimo Giunio Giovenale


Decimo Giunio Giovenale nacque, probabilmente ad Aquino, nel Lazio, intorno al 50/60 d.C. (o, secondo altri studiosi, nel 67) in una famiglia benestante. Dopo aver tentato la carriera di avvocato e di declamatore, si dedic alla poesia (dopo la morte di Domiziano, nel 96). Mor, probabilmente, dopo il 127 d.C. La produzione di Giovenale consta di sedici satire in esametri, suddivise in cinque libri. Esse furono composte, probabilmente, dal 100 al 127 d.C. Giovenale convinto che la letteratura a lui contemporanea, che faceva uso di temi mitologici triti e ritriti (convinzione gi presente in Persio), non fosse adatta al suo tempo, poich risultava ridicolmente lontana dalla dilagante corruzione morale a Roma: per questo motivo egli trova la sua musa nellindignatio e d ecide di dedicarsi al genere della satira. Tuttavia la satira di Giovenale risulter fine a se stessa, in quanto lo stesso autore convinto che il comportamento degli uomini non potr mutare a causa della sua denuncia. Inoltre Giovenale si distacca totalmente dalla morale romana, di stampo cinico-stoico, per prendere un punto di vista pi concreto. Giovenale prova un vero e proprio astio verso la societ romana: egli si indigna poich gli uomini corrotti ricevono ogni genere di lode e beneficio mentre alla persona onesta non rimane nulla. Egli lamenta il decadimento dellaristocrazia, che ha abbandonato ogni suo dovere, come la protezione e promozione della cultura) e si accanisce contro i nuovi ricchi, lo strapotere assunto dai liberti e larrivismo degli orientali (specialmente Greci). proprio sugli stranieri che bisogna soffermare la propria attenzione; difatti Giovenale reputa colpevoli gli stranieri i diversi della decadenza e corruzione di Roma: I Giudei, i Greci e gli orientali vengono visti come coloro che hanno invaso Roma, hanno occupato i posti riservati agli abitanti

dellUrbe, hanno portato, con la loro immoralit, i Romani alla corruzione, la quale ha distrutto i valori in nome del dio denaro; questo punto di vista definito dal critico Maurizio Bettini proprio come un pregiudizio razziale che, secondo questi, figlio di uno schema di analisi dei problemi semplicistico e chiuso. Un altro bersaglio di Giovenale rappresentato dalle donne e in particolare dalle matrone le quali, a detta dellautore, sono troppo emancipate e libere, sfrontate e dominatrici e causa della rovina dei loro mariti e figli. Giovenale potrebbe essere considerato un democratico, poich denuncia le ingiustizie contro gli umili e reietti; tuttavia questa prospettiva illusorio, in quanto egli, per il proprio orgoglio intellettuale, mostra un profondo disprezzo per ogni tipo di lavoratore manuale, verso ogni rozzo e incolto. Questo atteggiamento, al contrario, ci suggerisce la figura di un Giovenale nazionalista, che, alla vista della propria patria corrotta, si rifugia nel passato - privo di ogni tipo di corruzione idealizzandolo e per cui prova una certa nostalgia; proprio il passato, dunque, diviene la meta della satira di Giovenale. Tuttavia la seconda parte dellopera di Giovenale contiene un ritorno alla morale stoica-romana, un abbandono dellindignatio che viene sostituita da unosservazione distaccata, pi razionale e generale della corruzione del mondo: ancora, per, questo cambiamento soltanto apparente, in quanto il poeta torner pi volte a far emergere la rabbia di un tempo. La satira creata da Giovenale, cos piena di indignazione e di violenza, necessita perci di un nuovo linguaggio, totalmente diverso da quello delle satire precedenti: tale linguaggio quello della tragedia, che tuttavia manca di ogni elemento mitico o fittizio. Questo stile tragico sempre pronto ad esplodere nelliperbole, a contrapporre toni aulici e plebei, parole alte e oscene ed utilizza molto il motto, la frase ad effetto (molte delle quali sono divenuti proverbi).

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