La Divina Commedia Pt.1

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LA DIVINA COMMEDIA

La Divina Commedia è stata scritta d Dante nell’italiano del 300. L’opera è un poema ma allo
stesso tempo anche un romanzo poiché viene narrata una storia. Si vede infatti l’alternarsi tra
dante autore (auctor) e Dante personaggio quindi quello che agisce (agens). L’intera opera è
composta da trentatrè cantiche sia per inferno, paradiso e purgatorio, più il canto proemiale, dove
Dante parla di lui e di tutti gli uomini in generale. Il viaggio di dante infatti è un viaggio esemplare
e difatti deve essere da exemplum per tutti gli uomini che devono anche loro intrapendere un
viaggio di pentimento per togliersi dai peccati e un rifiuto totale di quest’ultimi. Quando Dante
scrive quest’opera lui sta vivendo ancora nell’autunno del medioevo in un periodo in cui sono
rimasti aloni di magia in cui si crede molto nell’oroscopo e alle presenze sia angeliche che
demoniache. Un periodo dove la realtà vera non è quella percettibile ma quella al di là degli occhi
ciò che è possibile vedere è solamente un primo livello della vera essenza dell’oggetto. E’ un
mondo dove domina l’allegoria perciò le cose non esistono solo fini a se stesse ma hanno anche
un’altra ragione per esistere. Un altro aspetto che caratterizza l’uomo del medioevo è la sua
ossessione per la fede, che se anche si perde nei peccati deve trovare la salvezza spesso viene
anche aiutato dalle persone che incontra che a loro volta vengono interpretate con un
determinato significato a volte a dirittura mandate anche da dio stesso in aiuto un’altra ossessione
era anche l’idea della salvezza (tema della salvezza) e della morte. Nella Divina Commedia non a
caso Dante incontra Virgilio che gli farà da guida attraverso l’inferno e il purgatorio il quale però
non potrà arrivare in paradiso anche se suo malincuore poiché non battezzato. Virgilio in un punto
cita l’Eneide elaborando anche una sua profezia, infatti oltre a rappresentare l’aiutante (recupero
della struttura della narrativa popolare) rappresenta anche la Ragione (virgilio allegoria della
ragione), infatti se Dante avesse ascoltato Virgilio il quale era fioco da tempo, non sarebbe caduto
nel peccato. Il canto Proemiale si apre con la descrizione della selva che rappresenta l’allegoria del
peccato mentre il colle rappresenta il passaggio verso il purgatorio e dante nonostante voglia
andarsene dall’inferno prima di giungere di là dal colle dovrà attraversarlo tutto, viene infatti
bloccato dalle tre fiere lonza, leone, lupa (fa recedere dante) rispettivamente allegorie dei tre vizi
capitali superbia, lussuria e cupidigia. La Luce al di là del colle rappresenta la luce divina e quindi
Dio, quindi il sole rappresenta l’immagine di Dio ma soprattutto di Cristo in contrapposizione col
buio che vuol rappresentare il peccato. La struttura poetica dell’opera è un canto di endecasillabi
con rime incatenate chiamate terzine dantesco. La finale finisce con un verso unico chiuso. Si apre
con termini aspri e forti che scandiscono la distanza che separa Dante dello stilnovo al Dante della
Commedia. La selva rappresenta il peccato e influisce ancora più negativamente sulla morte di un
uomo andando a procurare anche una morte spirituale e di conseguenza indulgendo alla
dannazione eterna. Per scappare dal peccato Dante parla di ciò che ha dovuto affrontare, anche se
ha avuto momenti di smarrimento come esplicita nei versi 11/12 c.1 dove si riferisce al momento
in cui aveva abbandonato lo studio della teologia (Dante incarnava l’intellettuale del medioevo,
ovvero colui dotto di tutte le discipline e l’uomo a conoscenza di tutto il sapere). Si pensa che la
selva sia quella che si trova sotto il colle Sion a Gerusalemme. Infatti il poema sembra ambientato
nella notte del 7 aprile del 1300 ovvero il venerdi santo della quaresima, lo stesso anno sembra
infatti che papa Bonifacio 8avo indusse il primo giubileo e sembra che sia l’anno giusto per
ambientare il viaggio di salvezza che segue di pari passo la passione di gesù sembra infatti che il
venerdi giorno dell’ascesa di gesù Dante incontrò Virgilio.
IL secondo canto dell’inferno, non che proemio dell’inferno, è suddiviso in due parti la prima versi
7-9 dove si trova l’invocazione alle muse, chiaro riferimento ai poemi omerici l’Iliade e l’Odissea, e
nella protasi versi 1-6 dove viene anticipato l’argomento che tratterà dante nel canto. Come è
stato fatto nell’Eneide anche qui si trova prima la protasi e poi l’evocazione. Dante si trova ai piedi
del colle e ha dei dubbi sul proprio cammino, si domanda sul perché sia stato scelto per questo
viaggio dato che lui si sente e si ritiene indegno. Virgilio gli risponde raccontandogli un antefatto
ovvero il motivo per cui era corso in suo aiuto: La Madonna vendo visto dante in crisi e che stava
per essere catturato dalle grinfie della lupa, ovvero ciò è quello che accade a livello fisico, in realtà
a livello spirituale stava per cadere nel peccato, perciò lei lo confida a Santa Lucia ( che era la santa
a cui Dante era più devoto poiché sembra che lui soffrisse di una grave malattia agli occhi e grazie
alle sue preghiere e alla sua devozione guarì e di conseguenza da quel momento pensa che lei lo
protegga) la quale lo disse a Beatrice che era già morta e che sedeva accanto a Rachele in
paradiso, lei a quel punto scese dal cielo riferì tutto a Virgilio e lo incaricò di andare ad aiutare e a
fargli da guida stesso nei meandri dell’inferno e del purgatorio, così attraverso un movimento
celeste degli astri Virgilio si ritrova davanti a Dante. Le tre donne che vegliano sullo scrittore
rappresentano la catena dell’amore soccorrevole, raffigurando un movimento circolare che si può
trovare anche alla fine della commedia. Ogni donna rappresenta una figura teogale: maria la
carità, beatrice la fede e Santa Lucia la speranza; ma ognuna di loro rappresenta anche un certo
tipo di Grazia, la Vergine rappresenta la Grazia Preveniente che agisce prima prevenendo i desideri
dell’individuo stesso e le sue azioni facendogli conoscere la verità e le bontà divine anche definita
come Grazia del podestantesimo, Beatrice viene assimilata alla Grazia cooperante ovvero che solo
attraverso lo studio dei testi sacri e della teologia si risveglia il desiderio di Grazia e quindi
guidandolo al bene, indipendentemente dalla sua collaborazione, Santa Lucia invece rappresenta
la Grazia illuminante cioè colei che illumina l’uomo riguardo alle verità soprannaturali.
VIRGILIO COME GUIDA AGLI INFERNI
Dante sceglie questo scrittore poiché era il più amato nel medioevo, come la sua opera l’Eneide. In
questo periodo Virgilio veniva ritenuto anche un po’ magico poiché nella 4* ecloga delle Bucoliche
annuncia l’evento del ritorno dell’età dell’oro riportata sulla terra da un puer miracolosus, riferito
a uno dei figli del console Asinio Pollione, ma che venne reinterpretato come Cristo, perciò Virgilio
oltre ad essere un poeta veniva anche considerato un mago.

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