63-Lettura 20

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L

a discussione innescata dal libro di Mau-


rizio Ferraris (Manifesto del nuovo reali-
smo) e la serie di convegni sul new rea-
lism potrebbero indurre a pensare che
la realt sia finalmente (e ufficialmente)
rientrata nel discorso filosofico.
La sua eclissi andrebbe ricondotta,
per Ferraris, soprattutto al pensiero postmoderni-
sta, le cui buone intenzioni si sono rovesciate in al-
trettanti effetti-paradosso: il sogno di una societ
pi solidale e liberata dalla tirannia della ragione
si tradotto nel populismo mediatico e nellalluci-
nazione permanente del reality; e il relativismo an-
ti-illuminista (con la verit alleggerita tra virgo-
lette ironiche) ha spianato la strada ai dogmi della
Chiesa. Su questo versante socio-politico, il Manife-
sto ha pagine taglienti e disintossicanti. Ma quando
affronta il nucleo dellequivoco postmodernista (il
credo costruttivista, per cui non ci sono fatti, ma
solo interpretazioni) per introdurre un nuovo re-
alismo fondato su una realt oggettiva indipen-
dente dagli schemi cognitivi dellosservatore, ci si
trova a disagio. Una simile prospettiva cos come
quella, recentemente proposta da Eco, di un reali-
smo negativo, fondato su uno zoccolo duro del-
lessere stata infatti disegnata molte volte pri-
ma (e meglio): soprattutto in un ambito, la biologia
evoluzionistica, che dalla filosofia continua a esse-
re ignorato e/o frainteso... Lo stesso Ferraris che
pure rivaluta loggettivit fattuale e concettuale del-
la scienza tiene a smarcarsi dalla pretesa della
scienza stessa a invadere terreni non suoi.
Eppure, basterebbe avvicinarsi senza pregiudizi
non solo allevoluzione, ma anche alle sue confer-
me e integrazioni pi recenti (genetiche, neurobio-
logiche, embriologiche), per trovare risposte davve-
ro innovative e convincenti su tante questioni filo-
sofiche e socio-psicologiche; per accorgersi che
non c nessun reingresso della realt nel discorso
filosofico, per il semplice motivo che non ne mai
uscita, e che la liquidazione del postmodernismo
(presentata come un funerale) solo la visita a una
tomba da tempo ricoperta di rampicanti.
Prendiamo due libri-chiave. Nel primo (Laltra
faccia dello specchio, 1973), Konrad Lorenz risa-
lendo a sue ipotesi degli anni Trenta inserisce la
connessione tra soggetto conoscente e oggetto
conosciuto nel profondo del processo evolutivo,
mostrando come gli schemi concettuali con cui gli
organismi viventi leggono il mondo esterno sia-
no informazioni adattative: dal paramecio che scan-
sa lostacolo ai complessi comportamenti umani
(o, come diceva Popper, dallameba a Einstein, acco-
munati dal procedere per tentativi ed errori) cono-
scere equivale a sopravvivere. Rifacendosi a Donald
Campbell, Lorenz inscrive questa attitudine entro
un realismo ipotetico. Nel secondo libro (Sulla
materia della mente, 1993), limmunologo-neuro-
scienziato Gerald Edelman parla invece di reali-
smo condizionato, riferendosi a come il nostro
corredo (neuro)fisiologico rappresenti e ridefinisca
in continuazione le vastit di un ambiente senza
etichette: proprio come levoluzione (la selezio-
ne), il nostro cervello opera in modo strutturato e
aperto. Per Edelman, un simile realismo luni-
Il suicidio
filosofia
Da biologia e neuroscienze
le risposte pi profonde
sul senso ultimo della vita
della
Le scoperte sui meccanismi della mente
superano le ambizioni del new realism
Linserto continua online
con il Club della Lettura:
una community esclusiva
per condividere idee e opinioni
di SANDRO MODEO
i
ll dibattito filosofico sul
new realism stato
avviato da Maurizio
Ferraris, autore del
Manifesto del nuovo
realismo (Laterza,
pagine 126, e 15).
I meccanismi della mente
e il rapporto tra scienza
e filosofia sono indagati da:
Konrad Lorenz, Laltra
faccia dello specchio
(Adelphi, 1973; ristampato
nel 1999); Gerald Edelman,
Sulla materia della mente
(Adelphi, 1993); Mark
Denny-Alan McFadzean,
Engineering Animals. How
Life Works, (Belknap,
Harvard University Press,
2011). Nelle foto,
dallalto: Maurizio Ferraris
e Konrad Lorenz.
La filosofia analitica (che
nasce e si sviluppa nel
mondo anglosassone) e la
filosofia continentale
(legata allEuropa) sono i
due grandi sistemi di
pensiero entro cui si sono
sviluppate le correnti
filosofiche del Novecento
apparentate per ambiti
dinteresse, forme
argomentative, metodi
dindagine. A contrapporsi
sono di fatto due diversi
modi di fare filosofia: uno
rigoroso e scientifico
(analitico), laltro creativo e
letterario (continentale)
4 La paranoia del complotto
di GIOVANNI BELARDELLI
Lincursione
La lagna dei sudisti
di ALESSANDRO LEOGRANDE
5 Come sar il futuro
di MATTEO PERSIVALE
Come stato il futuro
di MARIO PORQUEDDU
Orizzonti
6 Paternalismo e denaro
di MASSIMO GAGGI
e FEDERICO FUBINI
10 Nuovi linguaggi
Post-digitali senza nostalgia
di LEANDRO PISANO
11 Visual Data
I segreti del libro perfetto
di CRISTINA TAGLIETTI
Caratteri
13 Narrativa
Romanzi di (s)formazione
di IDA BOZZI
15 La notte a Teheran
di ALESSANDRO PIPERNO
17 Saggistica
Il marketing
della sovversione
di GUIDO VITIELLO
18 Poesia
Riscoprire Whitman
di ROBERTO GALAVERNI
19 Compleanni
Gli 80 di Ettore Mo
20 Le classifiche dei libri
La pagella
di ANTONIO DORRICO
Sguardi
22 Pasolini pittore
di VINCENZO TRIONE
Littell critico darte
di STEFANO MONTEFIORI
26 Il restauro
Quel copione di Donatello
di ARTURO CARLO QUINTAVALLE
27 Il personaggio
Birnbaum, video star
di RACHELE FERRARIO
Percorsi
28 Graphic Novel
Sognando la foresta
di MARINO NERI
30 La data
Calvino cantautore indie pop
di FRANCESCO CEVASCO
31 La biografia
Federer, lultimo campione
di MARCO IMARISIO
32 Lofficina
Cronaca di un esorcismo
di ERRICO BUONANNO
34 Patrimonio italiano
La dolce vita dei Cesari
di CARLO VULPIO
Sommario
Il dibattito delle idee
RRR corriere.it/lalettura
2 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
co ismo superstite, in un cimitero di ismi in
cui la tomba del postmoderno viene circondata da
cappelle e mausolei (monismo e dualismo, raziona-
lismo e idealismo, e cos via).
In questa prospettiva, il ruolo centrale viene assunto
dal cervello e dal sistema nervoso: nei termini di Lo-
renz, laltra faccia dello specchio, che per metafo-
ra suggestiva ma impropria, perch i substrati neurona-
li che ci permettono di accendere delle scene sul
mondo non agiscono come superfici passive, ma come
strutture attive e creative, gi a livello percettivo. Lo ve-
diamo in tutti i sistemi nervosi che hanno preceduto il
nostro. Proseguendo una distinzione tra s e non
s avviata dalle cellule grazie alla membrana 3
miliardi e mezzo di anni fa, levolversi di tali sistemi
una sequenza di modelli interni del mondo esterno,
via via pi complessi secondo le variazioni climatiche, il
mutare dellambiente, la crescente competizione tra
specie: si va dai proto-sistemi nervosi di certi vermi
(302 neuroni con schemi basici di orientamento) a quel-
li di pesci, anfibi e rettili, fino ai paleo-mammiferi (gi
capaci di emozioni e memoria episodica) e ai neo-mam-
miferi (in cui la corteccia consente di percepire la pro-
fondit e i neuroni-specchio di provare empatia).
Ma in questa successione non c un progresso: levo-
luzione, nonostante la sua storicit e fatte salve le
estinzioni sempre contemporanea: i batteri, da
cui tutto cominciato, ne sono i veri vincitori. In un
recente, straordinario libro (Engineering Animals), i bio-
logi Mark Denny e Alan McFadzean ricostruiscono nei
dettagli non solo la genesi dellanatomia e la bio-mecca-
nica di decine e decine di animali (come il volo degli
albatros), ma anche i meccanismi sensoriali e cognitivi,
cio proprio i loro modelli interni del mondo ester-
no. Tra le tante sequenze memorabili: il gusto dei pan-
da rossi (con recettori peculiari del dolce); ludito atti-
vo dei pipistrelli (i cui sonar leggono in anticipo i rilie-
vi della roccia); il campo visivo elettrico dellanguilla;
e la fitta elaborazione che presiede allorientamento dei
piccioni, con mappe cerebrali che integrano lattenzio-
ne al sole, alle stelle, ai poli, alle linee costiere.
La lezione duplice. In primo luogo, elimina il pro-
blema del noumeno kantiano, la cosa in s posta al di
l dei sensi e della ragione: il nesso tra la realt l fuo-
ri (il brulichio di atomi e molecole della materia, ani-
mata o inanimata) e quella l dentro o l dietro (il
corredo neurofisiologico) un incessante dialogo dina-
mico. Se i cervelli non sono specchi, non sono tuttavia
nemmeno proiettori su uno schermo inerte (come vor-
rebbe il costruttivismo); e il loro interagire col mondo
(secondo le predisposizioni delle specie e, in forma pi
sottile, degli individui) vanno a formare una fantasma-
goria di letture del mondo, tra loro fittamente intreccia-
te. Nello stesso tempo, tutto questo ci ricorda che tutti
noi siamo dei patchwork plasmati dal bricolage di
unevoluzione che adatta strutture remote a funzioni
nuove, mescolando le specie: e
anche qui, non soltanto a livello
anatomico (i polmoni come svi-
luppo delle branchie), ma a livel-
lo di schemi percettivi ed emoti-
vo-cognitivi: basti pensare al no-
stro cervello rettiliano, al fatto
che le proteine attive nelle nostre
connessioni neuronali siano quel-
le delladesione cellulare di anti-
chissime spugne, o che un gene
decisivo nel predisporre al lin-
guaggio (il Fox P2) sia stato e sia
adibito nelluomo e in altri ani-
mali alla funzione respiratoria, senza la cui modula-
zione non potremmo parlare.
Certo, questa continuit/contiguit delluomo col re-
sto del vivente coesiste con una netta discontinuit: pro-
prio il linguaggio e la coscienza di essere coscienti
(esiti di alte integrazioni tra aree cerebrali) ci hanno per-
messo di penetrare la realt con acquisizioni spiazzanti,
a partire da quelle contro-intuitive della scienza, da cui
abbiamo appreso a correzione dei nostri sensi che
la terra gira intorno al sole o che gli oggetti sono compo-
sti di atomi. Ma non dobbiamo sopravvalutare (n, be-
ninteso, sottovalutare) questa attitudine. Per quanto
possiamo spingere in avanti i nostri confini conoscitivi
con astrazioni teoriche e prolungamenti tecnici dei no-
stri sensi (dal telescopio al microscopio) o delle nostre
facolt cognitive (il computer), la nostra raffigurazione
del mondo sar sempre condizionata e mediata dai no-
stri vincoli evolutivi e neurofisiologici. E lo stesso vale
per le pi raffinate speculazioni teologiche e filosofi-
che, per le possibilit dellimmaginazione, per le pi az-
zardate elaborazioni linguistiche: tutte le nostre protesi
concettuali pi estreme (la Divinit e lInfinito, lEssere
e il Nulla) si perdono come frecce scagliate nellindeter-
minato, o vanno a sbattere sul mondo esterno, l fuo-
ri, perch vanno a sbattere, simultaneamente, sui limi-
ti del nostro cervello, l dentro. In questottica, anche
la dorsale pi provocatoria della proposta di Ferraris
e del newrealism tenere scissa lontologia dallepi-
stemologia, il discorso sullessere dalla teoria della cono-
scenza rischia di risultare poco pi di un elegante
sofisma, se non un mezzo improprio per proteggere
lautonomia della filosofia dalla scienza.
Edoardo Boncinelli scrive spesso come la biologia si
possa trascendere, ma non ignorare. un adagio che
pu essere rovesciato: ignorare la biologia, in fondo,
lunico modo per poter avere lillusione di trascenderla.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Sculture davanti a una chiesa
di Hvar, Croazia, fotografate
da Dario Lanzardo
(1934-2011) da Leterno
gioco del doppio (ArTema)
Monismo e dualismo, razionalismo e idealismo
appaiono come tombe in un cimitero di idee
sorpassate. Per essere efficaci, i pensatori dovrebbero
smettere di trascurare levoluzione e le sue
integrazioni pi recenti genetiche e embriologiche
Rovine
RRR
IL TEMPO UN BASTARDO
Un grandissimo romanzo: leggetelo.
Sandro Veronesi
PREMIO PULITZER
PER LA LETTERATURA 2011
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e in eBook su
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S
econdo unopinione molto diffusa, la
realt non mai come appare perch
i veri protagonisti delle decisioni
non rilasciano interviste, non vanno
in televisione, ma restano sempre
nellombra. E quel che noi crediamo di cono-
scere , invece, soltanto ci che loro voglio-
no farci conoscere. Loro, secondo questa os-
sessione del complotto che in Italia ha una cir-
colazione assai ampia, sono di volta in volta i
poteri forti, i servizi segreti pi o meno devia-
ti, la Cia e gli americani, le mafie, il Mossad
ovvero, per non mandare in pensione una del-
le versioni pi antiche della teoria del com-
plotto, puramente e semplicemente gli
ebrei. Per qualcuno la discesa in politica di
Berlusconi nel 1994 sarebbe stata preventiva-
mente concordata con la mafia, per qualcun
altro (e non un osservatore qualunque, ma
lex presidente della Repubblica Cossiga) ne-
gli eventi che di quella discesa furono causa
indiretta le inchieste di Mani pulite e la cri-
si del sistema dei partiti cera senzaltro lo
zampino degli Stati Uniti e della Cia.
Nel novembre scorso, dopo le dimissioni
del presidente del Consiglio Berlusconi, le in-
terpretazioni complottiste si diffusero a mac-
chia dolio sul Web e non solo: perfino Le
Monde vide allorigine del governo Monti
una trama maturata negli ambienti di Gold-
man Sachs. Nel 2010 lex parlamentare di An
Gustavo Selva dichiar che la rottura tra Fini e
Berlusconi nasceva dalla contiguit del presi-
dente della Camera con la massoneria (ma cin-
que anni prima La Russa, Gasparri e Matteoli
avevano addirittura ipotizzato uniniziazione
massonica di Fini da parte di Amato e Chi-
rac, membri con lui della Convenzione euro-
pea).
Se negli anni Settanta si parl delle sedi-
centi Brigate rosse, fu appunto per lidea che
dietro il terrorismo di Curcio e Franceschini vi
fossero trame e soggetti di ben altro colore e
con ben altri scopi rispetto a quelli dichiarati
nelle risoluzioni strategiche delle Br. Per anni
anche storici come Franco De Felice o Nicola
Tranfaglia hanno dato credito alla teoria di un
doppio Stato che legherebbe tutti, e tutti
spiegherebbe, i misteri della nostra storia. Na-
turalmente, non che le vicende italiane difet-
tino di misteri, di episodi oscuri, di fatti mai
chiariti in modo convincente. Ma ci che di-
stingue la sindrome del complotto un salto
di immaginazione: partendo da fatti che sono
almeno in parte veri, si d corpo allidea di
una grande cospirazione come vero motore
degli eventi storici. questo lelemento distin-
tivo di ci che lo storico Richard Hofstadter
chiam lo stile paranoico in un famoso sag-
gio di quasi cinquantanni fa (Lo stile paranoi-
co nella politica americana), finalmente tra-
dotto in italiano sullultimo numero della Ri-
vista di politica diretta da Alessandro Campi
(Rubbettino), che dedica vari articoli proprio
al tema del complotto.
Nel corso del XX secolo ricorda Hofsta-
dter lo stile paranoico riport un trionfo as-
soluto nella Germania di Hitler, che pretese di
giustificare la propria politica antisemita co-
me reazione a un complotto ebraico, ma fu
ben presente anche nei processi staliniani, do-
minati da una costante ossessione della con-
giura. Unossessione che era presente anche
in alcuni esponenti della destra americana,
convinti che, a partire dal New Deal di Roose-
velt, i vertici del governo fossero infiltrati dai
comunisti. Nel 1951 il senatore McCarthy de-
nunci una vasta cospirazione che a suo di-
re aveva tra i propri capi il segretario di Stato
George C. Marshall, le cui decisioni serviva-
no sempre e invariabilmente la politica mon-
diale del Cremlino.
Che si tratti dei deliri anticomunisti del se-
natore McCarthy, della descrizione del com-
plotto ebraico contenuta nei famigerati Proto-
colli dei Savi anziani di Sion (ancora oggi mol-
to diffusi in alcuni Paesi arabi), del ricorso a
un doppio Stato o a qualche grande vec-
chio per spiegare la vera storia dellItalia
repubblicana, limmaginario complottista uti-
lizza un modello che nella sua struttura sem-
pre lo stesso. il modello come sostiene
Raoul Girardet in un testo anchesso pubblica-
to sulla Rivista di politica che venne uti-
lizzato dallabate Barruel nelle sue Memorie
per servire alla storia del giacobinismo, del
1797. Di fronte alla necessit di spiegare quel-
levento straordinario che era la Rivoluzione
francese, Barruel la consider appunto come
il risultato di un complotto massonico volto
alla distruzione della civilt cristiana. Altri, ne-
gli anni seguenti, chiameranno in causa piut-
tosto gli ebrei o i gesuiti come veri capi del
complotto destinato alla conquista del potere
mondiale. Ma la struttura del paradigma com-
plottista restava invariata: unorganizzazione
potentissima e segreta; lutilizzazione di ogni
mezzo per il raggiungimento dei propri scopi;
limportanza attribuita al controllo dei mezzi
di informazione e del sistema finanziario in-
ternazionale; la presenza di rituali e pratiche
criminali.
Rispetto agli esempi ottocenteschi citati da
Girardet, lossessione del complotto assume
oggi altre forme ed evoca altri responsabili
(anche se non sempre, perch gli ebrei e Israe-
le rappresentano purtroppo un evergreen del-
lossessione complottista). Ma utilizza una
struttura che ancora fondamentalmente la
stessa. A determinare il costante successo del-
le teorie del complotto, anche delle pi invero-
simili che costantemente circolano sul Web,
sta infatti sempre una medesima esigenza: la
necessit di trovare spiegazioni semplici per i
fenomeni complessi, impersonali e opachi
del mondo globalizzato nel quale viviamo.
Quando la societ soffre osserv mile Du-
rkheim sente il bisogno di trovare qualcu-
no a cui attribuire il suo male, qualcuno su cui
vendicarsi delle sue delusioni. Per tanti pic-
coli negozianti francesi che a fine Ottocento
soffrivano le conseguenze della crisi economi-
ca, era di ben scarsa soddisfazione sapere che
a ridurli sul lastrico era stata una entit imper-
sonale e inafferrabile come il mercato. As-
sai meglio prendersela con le trame ordite dai
Rothschild e dai loro confratelli ebrei.
La forza di ogni teoria complottista, ci che
ne favorisce il successo, dunque il fatto che
essa fornisce una spiegazione semplice di ci
che complicato e spesso mai interamente
spiegabile (chi affetto dalla sindrome del
complotto non crede alleterogenesi dei fini,
cio al fatto che gli avvenimenti non corri-
spondono mai del tutto alle intenzioni iniziali
dei protagonisti). Ma per lItalia possiamo ipo-
tizzare che la facilit con cui molti credono a
complotti e congiure, ai grandi vecchi o ai
pezzi di Stato che tramano nellombra e tut-
to decidono, si alimenti anche di una cronica
sfiducia nelle istituzioni. probabile insom-
ma che nel nostro Paese la sindrome del com-
plotto, unendosi al dilagante sentimento anti-
politico, di questo condivida la popolarit e il
successo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
{
C
i sono i sudisti e ci sono i meridionalisti. I
due termini non sono affatto sinonimi.
Anzi, indicano due predisposizioni
mentali del tutto opposte. Il
meridionalismo storico (quello di
Salvemini, Dorso, Rossi-Doria...) non ha mai messo
in discussione lUnit dItalia e ha sempre rifiutato i
toni apocalittici, perch intimamente reazionari. Ha
sempre pensato che lanalisi dei mali del Sud
dovesse essere inquadrata in un progetto critico
razionale, e che la soluzione dei problemi potesse
venire solo allinterno di una cornice democratica e
nazionale. Salvemini era sprezzante non solo contro
gli artefici a vario titolo della disunit dItalia,
ma soprattutto contro i Coc del Mezzogiorno,
emblema di quella piccola borghesia incolta,
parassitaria, immobile, avvezza al particolare.
Oggi i Coc sono dilagati e si sono incistati nelle
amministrazioni locali. Il sudismo non ha niente a
che fare con tutto questo. Non altro che la
sempiterna ripetizione dellelogio del buon tempo
andato. Il credere che il Regno di Napoli fosse il
migliore dei regni possibili, che 150 anni di Unit
siano un cumulo di violenza e rapina ai danni di
una societ idilliaca, priva di crepe. Di contro c
unaltra variante del sudismo: linterpretare il Sud
come Inferno irredimibile. Una terra lazzarona,
dove le anime belle muoiono o vengono uccise, o
non riescono a fare un bel niente. Una terra amara
che impone sempre e comunque un aut aut:
rimanere e perire; o andarsene per sempre. Oggi il
meridionalismo pare moribondo, mentre i sudismi
sono vivi e vegeti, e hanno disseminato una fucina
di luoghi comuni difficile da estirpare. Il lamento
neoborbonico ha in Pino Aprile (autore di Terroni e
Gi al Sud) il suo maggior rappresentante. Quando
parla della conquista del Sud, Aprile fornisce
numeri da genocidio. Scambia i briganti devoti alla
triade Dio, patria (di Franceschiello) e famiglia per
martiri della libert. Ma soprattutto dimentica la
grande tradizione del repubblicanesimo
meridionale, anche con le sue sconfitte (quelle
raccontate da Martone in Noi credevamo, per
intenderci). Le rivendicazioni di Aprile rinfocolano
una furia diffusa che cova sotto la cenere. I suoi
libri agitano i sogni separatisti di una classe
dirigente locale che si crede immacolata tanto
quanto destinataria di poche risorse. Di furia parla
anche Angelo Mellone nel suo recente poema Addio
al Sud. Apparentemente siamo agli antipodi di
Aprile. Mellone si definisce un fottuto
nazionalista, e avrebbe volentieri impalato un po
di briganti. Ma, pagina dopo pagina, la sua tetra
descrizione di uno sfascio abitato da diavoli, dal
quale occorre congedarsi ora e subito in attesa di
improbabili eroici ritorni, appare come laltra faccia
della medaglia. Il sudismo nazionalista (Mellone
evoca addirittura unadesione ideale alla Repubblica
sociale) va di pari passo con il sudismo
neoborbonico, mentre sullo sfondo aleggia il solito
sudismo folclorico, calderone di tic, pregiudizi,
stereotipi come nel film Benvenuti al Sud di Luca
Miniero. Impossibile non provare una profonda
nostalgia del meridionalismo che fu: intransigente
ma lucido, riformista, attento alle analisi. In grado
di cogliere ci che si sottrae alla dissipazione per
difenderlo e irrobustirlo. A Sud si pu vivere, e
anche impegnarsi. Certo, con grandi difficolt. Ma
basta con le solite caricature e le lagne reazionarie.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di GIOVANNI BELARDELLI
RRR
di Nicola Saldutti
Dal mare, verso il mezzo dellintera isola,
cera una pianura; la pi bella e la pi fertile di
tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva
una montagna non molto alta. Crizia che
parla del mito di Atlantide. Per Diogene
Laerzio, biografo, Platone discendeva da
Poseidone, dio del mare. Da parte di padre
cera re Codro, da parte di madre, Solone.
Bello pensare che uno dei padri del pensiero
sia in qualche modo arrivato su unonda.
RRR
RRR
Tranfaglia, Gustavo Selva, perfino Le Monde
Non tramonta mai lossessione delle trame
Lincursione
Il dibattito delle idee
Cambusa
Platone e Poseidone
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CON APRILE E MELLONE
LA LAGNA REAZIONARIA
DEL SUD CHE NON C PI
di Alessandro Leogrande
Neoborbonici e repubblichini
Il pensiero meridionale oggi
pare moribondo, mentre
i sudismi hanno disseminato
una fucina di luoghi comuni
difficile da estirpare
Stereotipi
Dallabate francese Barruel
al senatore americano
McCarthy, limmaginario
cospirazionista utilizza
sempre lo stesso modello
La paranoia del complotto
Contro i ringraziamenti
alla fine dei libri (brutti)
V
orrei suggerire un altro decreto al
governo Monti: labolizione dei
ringraziamenti alla fine di un libro.
Prima, in libreria, leggevi la prima pagina
per saggiare il tono. Adesso corri
allultima pagina perch vuoi sapere in
modo morboso fatti intimi della vita
dellautore. Fidanzati, figli, mamme, amici
del cuore, editor, agenti, colleghi.
Ci sono scrittori che scrivono libri gelidi, e
poi per in quellultima pagina fanno
sciogliere lacrime. I ringraziamenti sono
avvincenti, hanno frasi bellissime. Il
romanzo ci perde sempre nel confronto
con le parole dedicate a coloro che
hanno aiutato lautore a portare a
termine lopera. Abolirli vuol dire uccidere
la tentazione di leggere soltanto quelli.
Francesco Piccolo
RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessandro Leogrande Vicedirettore del mensile Lo Straniero.
autore di Uomini e caporali (Mondadori 2008, con cui ha vinto il Premio
Napoli e il Premio Sandro Onofri) e Il naufragio (Feltrinelli 2011).
Sindromi Cia, Mossad, massoni, gesuiti: per molti ci sono loro dietro tutti i misteri
Vizi editoriali
4 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
{
Il dibattito delle idee
Infezioni da carcere
di Giuseppe Remuzzi
i
Sopra le righe
appena uscito A Plague of Prisons: the
Epidemiology of Mass Incarceration in America
di Ernest Drucker, medico esperto di salute
pubblica. Negli Usa vanno in carcere 754
persone su 100 mila pi che altrove (lAmerica
ha il 5 percento della popolazione del mondo e
il 25 percento dei carcerati). Ma i drogati per
Drucker si dovrebbero curare o almeno ci si
dovrebbe provare. Metterli in carcere e basta
serve solo a diffondere Aids e tubercolosi.
Il presente supera la fantasia: perci indagano lavvenire Aug,
Attali, Morin. E il fisico Michio Kaku: il mondo tra centanni
Come sar il futuro
Lo scaffale
Valerio Evangelisti
(Bologna, 1952), autore del
ciclo di romanzi
dellinquisitore Eymerich,
considerato il maestro
italiano della letteratura
di genere fantasy
e di fantascienza; il suo
ultimo romanzo, One Big
Union, racconta
il movimento operaio negli
Usa di inizio 900; di Tullio
Avoledo (Valvasone, Pn,
1957), altro nome di punta
della fantascienza italiana,
gli ultimi libri sono
Le radici del cielo
(multiplayer.it editore,
2012) e Un buon posto
per morire, (scritto
insieme a Davide Boosta
di Leo, Einaudi Stile libero,
2011). La mostra delle
atrocit di James G.
Ballard edito da Feltrinelli
i
Il saggio
Sintitola Fisica del futuro
(traduzione di Sergio Orrao e
Valeria Lucia Gili, Codice
editore, pp. 457,
e 29) il libro che lo studioso
e divulgatore scientifico
nippo-americano Michio
Kaku (nato in California nel
1947) ha tratto dai suoi
colloqui con circa trecento
scienziati sullavvenire
dellumanit
Il dibattito
Di recente sono usciti altri
libri sulle prospettive del
genere umano. Leditore
Raffaello Cortina ha appena
pubblicato il libro di Edgar
Morin La via (pp. 297,
e 26), mentre Futuro di
Marc Aug uscito da Bollati
Boringhieri (pp. 194, e 9). Da
segnalare anche lopera di
Jacques Attali Breve storia
del futuro (Fazi, 2007)
Evangelisti: siamo fermi al cyberpunk. Caronia: il capitalismo
ha divorato tutto. Avoledo: non vero, noi siamo gli alieni
Come stato il futuro
di MATTEO PERSIVALE
di MARIO PORQUEDDU
S
e nel 1981 mi fossi presen-
tato nellufficio di un edi-
tore con la proposta di
un romanzo di fanta-
scienza ambientato nel
2011 e in quella proposta ci fosse stata una
normale descrizione del nostro mondo
doggi, mi avrebbero detto che era impossi-
bile, che quello descritto era un mondo ridi-
colo. Privo di senso... Immaginare nel 1981
che il petrolio avr un effetto destabilizzan-
te sul clima globale, che unepidemia alta-
mente contagiosa di una malattia letale a
trasmissione sessuale avr effetti devastan-
ti sullAfrica, New York verr attaccata da
estremisti islamici che distruggono due
grattacieli e lAmerica reagisce con due
guerre in Medio Oriente e Asia Centrale?
Leditore mi avrebbe sbattuto fuori dalla
porta... Certo, avrebbero ammesso che den-
tro quella proposta cerano una mezza doz-
zina di trame avvincenti per altrettanti ro-
manzi di fantascienza, ma tutte nello stesso
romanzo? Impossibile.
Per spiegarci con sintesi ed eleganza che
il futuro non pi quello di una volta ci vo-
leva William Gibson (nella tradizionale in-
tervista che la Paris Review americana fa
agli scrittori sul loro metodo di lavoro), che
con Neuromante (Mondadori) ha battezza-
to il cyberpunk e ha creato due trilogie di
romanzi che raccontano un futuro fatto di
megalopoli, di multinazionali che si sono
sostituite ai governi, di hacker e droga a vo-
lont. Ma dal 2003 a oggi ha pubblicato
unaltra trilogia, la terza, ambientata nellan-
no precedente alluscita del libro. Perch,
appunto, il presente ha scavalcato la scien-
ce fiction.
ovvio che sempre esistita una corren-
te di autori da Ray Bradbury a J.G. Bal-
lard per arrivare a Gibson che hanno usa-
to il futuro per raccontare il presente. Ma
altrettanto ovvio che diventato molto pi
complicato annusare il futuro in un mondo
ad alto tasso di imprevedibilit che, per
esempio, se da una parte sempre pi intri-
so di scienza dallaltra manifesta sempre di
pi linfluenza della religione.
Di recente ci hanno raccontato il futuro
Jacques Attali (Breve storia del futuro, Fa-
zi), Marc Aug (Futuro, Bollati Boringhieri)
e Edgar Morin (La via. Per lavvenire del-
lumanit, Raffaello Cortina). Ma forse non
resta che fare come Michio Kaku, scienzia-
to titolare della cattedra Henry Semat di fisi-
ca teoretica al City College di New York che
con ammirevole curiosit e tenacia ha inter-
vistato in modo straordinariamente appro-
fondito trecento degli scienziati pi impor-
tanti per la Bbc, per Discovery Channel e
per Science Channel. Alla fine dei colloqui
ha scritto Fisica del futuro. Come la scienza
cambier il destino dellumanit e la nostra
vita quotidiana entro il 2100, Codice edito-
re) per aiutarci a pensare limpensabile
come ha scritto la New York Times Book
Review.
Da bambino, Kaku costru un accelerato-
re di particelle nel garage di casa e da allo-
ra, per fortuna dei suoi lettori (e dei suoi
studenti) non ha perso il gusto quasi infan-
tile dello stupore davanti alla scienza, del re-
stare a bocca aperta davanti alle possibilit
del futuro. Cos Kaku (il professore anche
su Twitter: @michiokaku) accompagna il
lettore con chiarezza ammirevole che
tutti avremmo voluto nei nostri insegnanti
ai tempi della scuola attraverso le pro-
spettive delle biotecnologie, dellintelligen-
za artificiale, chiedendo a tanti esperti di
aiutarci a immaginare lo sviluppo nel loro
campo entro i prossimi cento anni. Cartesia-
namente, ha dedicato i capitoli a Il futuro
dei computer: mente e materia, Il futuro
dellintelligenza artificiale: lavvento delle
macchine, Il futuro della medicina: oltre
i confini della perfezione, Nanotecnolo-
gia: tutto dal nulla?, Il futuro dellener-
gia: energia dalle stelle, Il futuro dei viag-
gi spaziali: verso le stelle, Il futuro della
ricchezza: vincitori e vinti (con brutte noti-
zie per i contemporanei fautori dellugua-
glianza sociale) e Il futuro dellumanit.
buffo che il futuro telecinesi, teletra-
sporto, invisibilit assomigli per certi
versi a quello che tv e cinema hanno imma-
ginato in Star Trek e Guerre Stellari, cosa
che Kaku ha serenamente ammesso in un
libro di qualche anno fa (Il futuro imiter
Star Trek). tragico che per certe malattie
da quelle terribili come alcuni tipi di tu-
more a quelle da nulla, ma comunissime co-
me il raffreddore sar difficile trovare
una cura definitiva nel prossimo secolo.
Rivelare tutte le previsioni di Kaku rovi-
nerebbe il gusto della lettura, un po come
raccontare per filo e per segno la trama di
un romanzo pieno di colpi di scena: basti
sapere che per chi, come Ray Bradbury, so-
gna la colonizzazione di altri pianeti, Kaku
ha brutte notizie: probabile che entro il
2100 saremo riusciti a mandare astronauti
sia su Marte sia nella fascia degli asteroidi,
e che avremo esplorato le lune di Giove e
mosso i primi passi per mandare una son-
da verso le stelle. Ma... avremo costruito co-
lonie spaziali? Direi di no, troppo costoso.
Poi, nel finale, il professore cede alla tenta-
zione da narratore nellultimo, gustoso capi-
tolo: Un giorno del 2100, dallalba al tra-
monto.
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I
l futuro si avverato e quindi non
pi. Abitiamo i tempi immaginati da Ja-
mes Ballard, William Gibson e Philip K.
Dick; quei loro futuri sono il nostro pre-
sente. E c un problema: oggi da qui
pensare a un futuro possibile complicato.
Per la fantascienza (e forse non solo per lei).
Pu essere un modo di vedere le cose. Da
20 o 30 anni non c un futuro da progettare
perch stato ablato, divorato da una forma-
zione economico sociale che si chiama capi-
talismo post-fordista o della conoscenza.
Antonio Caronia risponde al telefono da un
tunnel della metropolitana. Docente di Co-
municazione multimediale allAccademia di
Brera, stato (anche) curatore di opere e au-
tore di testi sulla fantascienza, oltre che tra-
duttore di Ballard (La mostra delle atrocit).
Sostiene che il media landscape, il paesaggio
mediatico preconizzato da Ballard, diventa-
to realt. Che significa? Lo scrittore in unin-
tervista del 1982 ma cera arrivato da tem-
po lo spiegava cos: La tv domina ed
vista da tutti per tutto il maledetto tempo
che gli resta libero... La pubblicit molto po-
tente... Il volume e il ricambio di immagini, il
bombardamento costante sono enormi. La
pressione della distribuzione commerciale
tremenda. Noi siamo vittime di questo so-
vraccarico informativo che ha appiattito la vi-
ta della gente. lunica realt che viviamo da
queste parti: paesaggio mediatico.
Anni prima, proprio in quel testo tradot-
to da Caronia, Ballard indagava i punti di
incontro tra i media e il nostro sistema ner-
voso, cercando di dare senso ad alcune
morti mediatiche degli anni 60: da Marilyn
a JFK. Nel libro, uscito nel 70 in Inghilterra
e nel 72 negli Usa, e l ritirato dal commer-
cio, Ballard inser lo scritto del 68 Perch
voglio fottere Ronald Reagan, in cui vatici-
nava lelezione alla Casa Bianca dellallora
governatore californiano. Intuizione fuori
tempo massimo allepoca della ristampa
del volume a San Francisco nel 90. Ecco:
per il gioco sulle profezie avverate non
vale... Ma conta davvero qualcosa?
Ammesso che un genere letterario abbia
una missione, quella della fantascienza qual
? Fare previsioni indovinate? Jules Verne
parl di viaggi sottomarini e spaziali in anti-
cipo sulla tecnologia necessaria a realizzarli
e immagin laria condizionata. H. G. Wells
scrisse di bomba atomica nel 1914 in La libe-
razione del mondo, dove trova posto anche
luso industriale dellenergia nucleare e gli
sconvolgimenti che la scoperta avrebbe
comportato. Invece chi pens a viaggi nel
tempo e teletrasporto, o diede vita a marzia-
ni e replicanti pare sbagliasse: Marte deser-
to e dei Nexus 6, ideati per terminare il loro
ciclo nel 2016 (almeno nel film Blade Run-
ner), a primavera 2012 non c traccia. In
ogni caso, Orwell o Huxley oggi paiono pro-
feti migliori di Verne. Almeno a Caronia.
Verne inventava ordigni futuri. Ma parti-
va da modelli presenti: aveva in mente idee
e prototipi che circolavano al suo tempo di-
ce Valerio Evangelisti, che con il ciclo di Ey-
merich (ma non solo) fra i pochi autori ita-
liani di fantascienza. Ma il punto, dice, un
altro. Il tratto distintivo della narrativa fanta-
scientifica il suo massimalismo, la capaci-
t di affrontare grandi temi crisi econo-
miche, imperialismo, automazione produtti-
va fornendo strumenti per interpretare
il reale, viverlo e trasformarlo. Come il cy-
berpunk, ultima grande stagione della scien-
ce fiction, ormai esaurita. Fu unindagine
sui possibili sviluppi dellinformatica come
connessione uomo-macchina dice Evan-
gelisti . La corrente estinta, ma i suoi te-
mi sono stati recepiti dalla societ. Quando
nato e si affermato il web cerano giova-
ni, forti di letture cyberpunk, gi pronti a ca-
larsi nella nuova realt, viverla, usarla per i
propri scopi e crearvi comunit. Impiegan-
do una terminologia ricavata dai romanzi.
C un verso scritto sui muri di Milano da
Ivan, poeta dassalto, che recita: Il futuro
non pi quello di una volta. Non detto
sia un male. Non per Tullio Avoledo, autore
di romanzi ai confini del genere: I tg parla-
no di clonazione, compriamo navigatori sa-
tellitari, Gareth Edwards ha fatto un film,
Monsters, ambientato in citt ridotte a cu-
muli di macerie; gli ho chiesto come aveva
ricostruito le scene e mi ha detto che si spo-
stava seguendo le previsioni degli uragani e
filmava le devastazioni. Noi non ce ne ren-
diamo conto perch ci siamo arrivati per
gradi, ma abitiamo un mondo alieno se solo
si prova a guardarlo con gli occhi di chi
vissuto qualche tempo fa. La fantascienza,
per, non finita. La capacit di immagina-
re il futuro forse manca a qualche scienzia-
to, ma chi scrive pu indicare prospettive.
Quando nacque questa letteratura, la scien-
za pareva la panacea per tutti i mali. Con Hi-
roshima emerse il lato oscuro del progresso
e la science fiction divenne pi sociale. Oggi
pu essere un vaccino nei confronti del futu-
ro, inoculare sane paure. Uno scienziato te-
desco a Norimberga disse che se Hitler aves-
se chiesto di creare enormi condotti per por-
tare sangue umano loro si sarebbero preoc-
cupati solo di problemi tecnici. Uno scritto-
re si chiede da dove viene il sangue....
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Le visioni di Ballard sono realt
Oggi la fantascienza non sogna pi
Luomo andr su Marte
ma avr sempre il raffreddore
Le illustrazioni della pagina
sono di BEPPE GIACOBBE
5 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
dal nostro inviato MASSIMO GAGGI
Videogame photography, lobiettivo entra nel gioco
Il consigliere di Obama: bisogna incentivare le scelte virtuose
di IRENE ALISON
Vi faccio fare la cosa giusta
I fotografi diventano avatar
e documentano con screenshot
le efferatezze dei war games,
metafora della guerra vera
U
na strada deserta ai confini del nulla. Il presagio di una
battaglia che, come nebbia, grava sulle cose. E un
sospetto, che incrina la perfezione sintetica
dellimmagine: tutto pi vero del vero. Dove siamo? In quale
sottomondo siamo precipitati? Questa non la realt. Perch,
allultima generazione di fotoreporter, lorizzonte del reale sta
stretto: sono sempre di pi i fotografi che esplorano luniverso
dei videogiochi, ed sempre pi forte il richiamo della
videogame photography nelle gallerie e sulle pagine delle
riviste. Se in principio erano i gamer ad attrarre lobiettivo
sono celebri i ritratti di videogiocatori di Phillip Toledano e
Robbie Cooper oggi lo sguardo documentario attraversa lo
specchio: entrando nel gioco. Fotografi come Duncan Harris,
Francois Soulignac e Iain Andrews portano avanti una ricerca
che, partendo dagli screen grab (cattura schermo) dei
videogame, diventa arte: c chi lavora sul paesaggio cogliendo
i pi suggestivi background dei giochi, chi ferma in istantanee
perfette i momenti di maggiore pathos della narrazione ludica,
chi ancora rifonda, in chiave virtuale, lesperienza della
fotografia di guerra. I pi temerari, come Brunet Thibault (nella
foto), entrano nei videogame come giocatori ma, forzando le
regole e andando contro la naturale inclinazione del proprio
avatar, si sottraggono allazione e si ritagliano il ruolo di
testimoni, documentando a colpi di screenshot le efferatezze
dei war games come metafora della guerra vera.
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Sar lo scrittore Antonio Pascale
il #twitterguest della settimana del canale
de La Lettura su Twitter. Pascale segue
lo scrittore e sceneggiatore Francesco
Piccolo, #twitterguest della scorsa
settimana. A partire da oggi, allindirizzo
@la_Lettura, lautore di Questo il paese
che non amo e collaboratore del Corriere
della Sera consiglier ogni giorno
ai nostri follower un libro da leggere.
WASHINGTON Senza regole non c una societ
che funziona, cos come senza tasse non c tutela della
libert n protezione dei diritti dei cittadini. Ma per
indurre i cittadini a fare certe scelte non sempre ne-
cessaria la coercizione. A volte basta suggerire con ap-
positi incentivi. E non affatto vero che con Barack
Obama il carico delle norme sia aumentato. George W.
Bush, nei suoi primi tre anni di presidenza, ne aveva
introdotte di pi.
Breakfast, di prima mattina in un albergo di Washin-
gton, con Cass Sunstein, un personaggio davvero fuori
del comune: giurista di Harvard, amico di vecchia data
di Barack Obama che se l portato alla Casa Bianca dan-
dogli il ruolo di zar delle regole, autore di uninfinit
di saggi di successo sui temi pi disparati, dai diritti
degli animali a Internet che indebolisce la democrazia
col suo effetto-rimbombo sullinformazione. Personag-
gio straordinario, ma anche schivo: attivissimo nella
pubblicistica accademica, lontano dai riflettori dei me-
dia. C voluto Mike Allen, fondatore di Politico.com,
uomo-chiave dellinformazione nella capitale, per con-
vincerlo ad apparire in questo piccolo evento pubblico.
la prima volta da quando, tre anni fa, sbarc alla Casa
Bianca.
In fondo alla sala la moglie, Samantha Power, sorri-
de soddisfatta senza intervenire. anche lei una presen-
za storica del team Obama. Celebre soprattutto per
quellaffermazione, Hillary Clinton un mostro, che
durante la campagna del 2008 la costrinse a dare le di-
missioni dalla squadra del candidato democratico. Tor-
nata in pista dopo la sua elezione, ora assistente di
Obama per i diritti umani e gli affari internazionali mul-
tilaterali.
Due studiosi che, per, non si sono conosciuti in un
campus universitario, ma nel bel mezzo di una campa-
gna elettorale infuocata, alla quale partecipavano da at-
tivisti democratici: Ci siamo messi insieme durante le
primarie in Iowa. La prima, sorprendente, vittoria di Ba-
rack. Samantha dice che quel giorno era talmente felice
che avrebbe potuto sposare chiunque, racconta con
un filo dironia Cass. Lappuntamento mattutino, lodo-
re del caff, lo spingono a qualche altra notazione confi-
denziale: Siamo molto diversi: lei va dove ci sono rivo-
luzioni e conflitti, io faccio fatica a uscire dal mio uffi-
cio. Nel quale, ogni tanto, scorrazza il nostro bimbo di
due anni e mezzo. Vuole sempre vedere Obama, un pa-
io di volte lho anche portato nello Studio Ovale.
Com cambiato Obama da quando vi frequentavate,
molti anni fa, allUniversit di Chicago? rimasto quel-
lo di allora spiega Sunstein. Molto alla mano. Certo,
ha pi capelli grigi. E fa un mestiere molto pi comples-
so. straordinario nella sua capacit di ascoltare, inte-
riorizzare a grande velocit un enorme volume di infor-
mazioni e pareri diversi. Poi fa la sintesi e decide: da
solo, rapidamente, senza necessariamente dare ragio-
ne alle tesi maggioritarie. Bada solo che tutti possano
esprimersi, prima, senza condizionamenti. Raramente
fa capire il suo punto di vista prima di aver sentito quel-
lo degli altri.
Coi repubblicani che accusano Obama di essere un
dirigista che soffoca leconomia in una rete di vincoli e
regole, quella di Sunstein diventa una presenza strategi-
ca per il presidente. Nei suoi comizi, ad esempio, Rick
Santorum spesso attacca una Casa Bianca che vuole
dirci che cosa dobbiamo mangiare (qui il repubblicano
pensa alle campagne contro obesit e diabete infantile
della first lady, ndr), a chi dobbiamo chiedere il mutuo
per la casa e anche quale auto dobbiamo comprare.
Chiaro riferimento allo spot di Obama per la Volt, la
(fin qui sfortunata) vettura elettrica della General Mo-
tors: Quando non sar pi presidente, tra cinque an-
ni, ne comprer una.
Sunstein per, dati alla mano, dimostra che le nor-
me introdotte dallattuale amministrazione non sono
pi invasive n costose di quelle emanate dalla presi-
denza Bush. Fin qui il governo Obama ha rivisto 886
leggi contro le 931 di Bush. Ma soprattutto sostiene
il direttore dellOira, lOffice of Information and Regula-
tory Affairs della Casa Bianca i benefici economici
netti di questi interventi sono molto pi alti rispetto al
passato: 91 miliardi di dollari di risparmi in tre anni.
Per i repubblicani, allergici a ogni tipo di regolamen-
tazione, si tratta solo di giochi contabili di un burocra-
te, sia pure molto raffinato. Ma Sunstein reagisce con
veemenza: Sono cresciuto allUniversit di Chicago,
dove il modello non era certo quello di una societ in-
gessata dalle normative. E poi le regole non sono tutte
uguali: ci sono anche quelle che vengono introdotte
per liberalizzare il sistema, riducendo i vincoli. I no-
stri non sono calcoli arbitrari, assicura Sunstein. Del re-
sto lanalisi costi-benefici che alla base di queste misu-
razioni, risale alla presidenza Reagan. E le severe nor-
me di sicurezza per le automobili non sono certo nate
con la presidenza Obama: sono sessantanni che gli Usa
hanno il pi basso tasso di mortalit per gli incidenti
sulle loro autostrade.
Un altro esempio che luomo delle regole della Ca-
sa Bianca ama citare quello dei suggerimenti per lali-
mentazione. In America, si sa, si sono imposti troppi
cibi industriali economici e spesso appetitosi, ma ecces-
sivamente ricchi di grassi, sale, zucchero. I tentativi di
cambiare rotta non sono mancati, ma in un Paese che
Strategie politiche Il giurista
Cass Sunstein lo zar delle regole
alla Casa Bianca: la sua tesi che
una certa dose di paternalismo
non autoritario possa migliorare
i comportamenti sociali. Le norme
da noi introdotte hanno fatto
risparmiare 91 miliardi di dollari
in tre anni. E sono molto meno
invasive di quelle di Bush
RRR
Orizzonti
Su Twitter i consigli di Lettura
FUTURAMA
i
Nuovi linguaggi, scienze, religioni, filosofie
Cass Sunstein, giurista nato
nel 1954, dirige lUfficio per
gli affari dellinformazione e
delle regole alla Casa
Bianca. Tra i suoi libri usciti
in Italia: Republic.com (Il
Mulino, 2003); Il diritto
della paura (Il Mulino
2010); Voci, gossip e false
dicerie (Feltrinelli, 2010)
{
Non vero che abbiamo aumentato
il potere della burocrazia. E poi le regole
non sono tutte uguali: ci sono anche quelle
che servono a liberalizzare il sistema,
riducendo i vincoli
RRR
6 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
F
ra i tanti modi in cui si pu catalogare
il mondo, uno sempre pi diffuso
dividerlo fra scala orizzontale e verti-
cale. Non che abbia molto senso defi-
nire tutto in termini cos astratti,
pi pratico sperimentare le applicazioni. Nelle
telecomunicazioni, per esempio, verticale il
sistema delle vecchie compagnie telefoniche
che distribuiscono tutte le nostre chiamate.
Orizzontale invece il protocollo Internet
Skype con cui ci si chiama da computer a com-
puter, o da uno smartphone allaltro, senza lin-
termediazione di unautorit centrale. Nellin-
formazione verticale questo o molti altri
grandi quotidiani internazionali, dal New
York Times a El Pas; verticali sono la
Cnn o Al Jazeera. Orizzontale invece
Twitter, dove linformazione si scambia fra pa-
ri da punto a punto della rete del social
network. In entrambi i casi la dimensione oriz-
zontale venuta dopo e fa con-
correnza a quella verticale.
E nella finanza? Verticale, da
decine di secoli, sono il dolla-
ro, leuro e le monete da cui en-
trambi discendono. Unautori-
t non a caso chiamata banca
centrale crea la valuta e ne re-
gola la circolazione; ognuno di
noi la accetta dal prossimo
non sulla base della fiducia ver-
so quella persona, ma verso la
banca centrale e soprattutto
verso il governo o i governi da
cui questa espressa. Verticale
sono la banca privata o la socie-
t di carte di credito attraverso
cui passano tutti i nostri paga-
menti al prossimo.
Ma questo non esaurisce il mondo della fi-
nanza. Non pi. La differenza rispetto agli ulti-
mi 30 secoli circa, adesso che esistono i com-
puter e la Rete, che nata e si diffonde anche
una finanza orizzontale. E anchessa sta di-
mostrando una capacit di competere con
quella verticale che fino a poco tempo fa era
lunica ritenuta possibile.
Lesempio pi dirompente, bench niente
affatto lunico, bitcoin: sta al dollaro, e alleu-
ro, come Skype sta a Tim o a Vodafone. Esiste
una mappa (online) dei beni e dei servizi che
oggi si possono pagare in bitcoin, una qua-
si-moneta che esiste solo in forma elettronica
ed prodotta da un algoritmo crittografato an-
zich da una banca centrale. Si pu comprare
una notte alle Urban Living Suites di Toronto,
Ontario, o al B&B Del Corso in Corso Garibaldi
340/c a Napoli; si pu cenare al Carena Bar di
Cefalonia, pranzare a Manhattan o a Brooklyn,
o prenotare una vacanza con lagenzia di viag-
gi ufficiale della Corea del Nord. Sul sito (crip-
tato) Silk Road, con bitcoin si pu comprare
un chilo di eroina, una partita di hashish e poi
dare un voto sulla qualit e i tempi di conse-
gna come su Amazon e eBay.
Bitcoin uno strumento di pagamento ano-
nimo, creato da una persona che non d pi
notizie di s da un anno e di cui non si cono-
sce lidentit, solo lo pseudonimo: Satoshi
Nakamoto. Un bitcoin oggi vale circa 5 dollari,
dopo aver debuttato a pochi cents ed essere ar-
rivato a un picco di 29 dollari nella primavera
dellanno scorso; a questo tasso di cambio, il
circolante ha un valore totale di circa 40-45 mi-
lioni di dollari. Ma pi che il valore, sono lano-
nimato e la sfida implicita alle monete ufficiali
a risultare attraenti per i paria nella comunit
globale come i trafficanti di droga o il governo
di Pyongyang.
Anche i pionieri erano gente che non si fa-
ceva la doccia tutti i giorni commenta Denis
Roio, in arte Jaromil . Luso iniziale di bi-
tcoin da parte di soggetti marginali normale.
Ma non si proibiscono i coltelli da cucina per-
ch ci si pu uccidere una persona. Jaromil,
35 anni, abruzzese, sviluppatore di software in
Olanda, dottorando al Planetary Collegium di
Plymouth, uno dei pochi (e dei pi anziani)
che sia stato capace di contribuire alla pro-
grammazione di bitcoin. Jaromil la vede come
una moneta peer-to-peer, da pari a pari:
Avvicina alle persone la possibilit di conclu-
dere transazioni senza bisogno di istituzioni.
Non c pi una banca centrale protetta da mol-
ta polizia allesterno, un caveau e un segreto su
come si fanno le banconote allinterno. Basta
un algoritmo molto potente.
Tra le qualit che Satoshi Nakamoto ha infu-
so nel sistema di bitcoin due spiccano e ne fan-
no un potente mezzo peer-to-peer, proprio
come Skype o Twitter. La prima che la rete
bitcoin estremamente resistente agli attacchi
degli hacker: Satoshi deve essere un grande
professionista di software e crittografia con
esperienza nella finanza, capace di costruire
un enigma matematico quasi inattaccabile. La
seconda qualit vitale di bitcoin che le transa-
zioni in questa critpo-moneta sono verifica-
bili e non falsificabili: in sostanza, come non si
pu pagare lo stesso euro a due persone diver-
se, cos non si pu trasferire loro (elettronica-
mente) lo stesso bitcoin. Nel caso dei normali
bonifici online la societ delle carte di credi-
to o pagamento, Mastercard, Visa o PayPal, a
garantire che qualcuno non paghi con euro o
dollari che non ha o ha gi dato ad altri. Per
bitcoin invece questa funzione viene svolta in
"peer-to-peer" da garanti decentrati detti mi-
ner, spiega Arturo Filast, un programmato-
re italiano residente negli Stati Uniti che in pas-
sato stato un miner lui stesso. Questi garanti
vengono remunerati in bitcoin, con i quali
spesso finanziano cause politicamente scor-
rette come Wikileaks: molti di loro hanno vi-
sto nellembargo delle banche e societ di car-
te di credito sul gruppo di Julian Assange una
vera e propria ingiustizia.
Bitcoin abita una zona grigia ai margini del-
la legge, sul filo di una sfida P2p alla sovrani-
t degli Stati. Ma non il solo caso nel suo ge-
nere, solo il pi estremo di unepoca in cui In-
ternet e la crisi rimettono in discussione i pila-
stri del sistema. Come un messaggio nella botti-
glia, Satoshi ha iscritto nellalgoritmo di cui
padre il titolo di un articolo del Times di Lon-
dra sul ruolo delle banche nei crolli degli ulti-
mi anni. E proprio gli istituti privati sono sotto-
posti a una sfida per certi aspetti simile da par-
te di un sistema diffuso in Africa (specie in Ken-
ya) prima ancora che nel mondo avanzato. Si
chiama M-Pesa ed un sistema di pagamenti
da cellulare a cellulare gestito da una compa-
gnia telefonica (Safaricom) per proprio conto,
non per conto delle banche come nel caso del-
lamericana Square. La perdita di questa fun-
zione per le banche equivale alla perdita di po-
tere sulla moneta da parte degli Stati, spiega
Jon Matonis, un blogger americano che a lun-
go stato in contatto con Satoshi. Lo chiamo
de-central banking del futuro, dice Matonis.
Vincer? Skype non ha chiuso Vodafone.
Twitter non ha chiuso n il New York Times
n il Corriere. solo iniziata una nuova con-
vivenza che, alla lunga, beneficia sia chi vive in
orizzontale sia chi preferisce ancora il buon
vecchio asse verticale.
Twitter @federicofubini
RIPRODUZIONE RISERVATA
di FABRIZIO GORIA
di FEDERICO FUBINI
Anche la moneta un tweet:
cos bitcoin sfida euro e dollaro
i
ha il culto di tutte le libert, anche quella di farsi del
male, chi inveisce contro lo Stato-balia trova sempre
platee pronte ad applaudire.
Ma qui nessuno impone nulla, obietta Sunstein,
perch il ministero dellAgricoltura si limitava a forni-
re una serie di informazioni nutrizionali inquadrate nel-
la cosiddetta "piramide del cibo". Indicazioni non sem-
pre facili da comprendere, che ora il governo ha sostitu-
ito con un nuovo schema, molto pi semplice, a forma
di piatto.
unapplicazione della teoria della spinta gentile
sviluppata da Sunstein, insieme alleconomista compor-
tamentale Richard Thaler, in Nudge. La spinta gentile,
un saggio del 2008, edito in Italia da Feltrinelli nel
2009, che stato un grande successo mondiale. Alcu-
ni interventi correttivi dei governi sono leciti spiega
Sunstein perch i comportamenti economici del-
luomo non sono sempre pienamente razionali. Ma per-
ch imporre la gabbia degli obblighi quando certi risul-
tati si possono ottenere con accorgimenti non vincolan-
ti?. Lesempio classico di quello che Sunstein chiama
paternalismo libertario riguarda la pensione, quan-
do non c un fondo obbligatorio. Per assicurarsi che la
grande maggioranza dei lavoratori metta da parte qual-
cosa in vista della vecchiaia, basta che al momento del-
lassunzione il dipendente, in luogo di un obbligo, si
trovi davanti a uniscrizione automatica al fondo, man-
tenendo, per, il diritto di opt out, cio di dire no,
grazie.
Checch ne dicano i candidati repubblicani, si tratta
di un tipo di paternalismo accolto con entusiasmo an-
che da leader conservatori come il britannico David Ca-
meron, che ha addirittura creato un nudge team per in-
corporare questo metodo nel lavoro del governo di Lon-
dra. Un metodo che, invece, piace poco alla sinistra libe-
ral americana (sospetta che sia il cavallo di Troia di
una nuova stagione di deregulation). Intanto, mentre la
politica discute, il metodo viene adottato da organizza-
zione extragovernative come le assicurazioni sanitarie
Usa o il Danish Nudging Network, un organismo misto
pubblico-privato che lo vuole diffondere nella societ
danese.
RIPRODUZIONE RISERVATA
JOHN TAFT
Stewardship
WILEY
Pagine 218, $ 27,95
Finanza orizzontale
Rischi
Lanonimato e la
competizione con Washington
attirano alcuni paria della
comunit globale: trafficanti
di droga e governi canaglia
Qualit
resistente agli attacchi
degli hacker: lenigma
matematico inattaccabile.
Le transazioni sono
verificabili e non falsificabili
Contro la favola morale del mercato
U
n mondo senza finanza
non pi possibile. Da
quando, nella primavera
del 2007, iniziata la crisi legata
ai mutui subprime statunitensi,
luniverso bancario diventato il
nemico pubblico numero uno
per opinione pubblica e politici.
E a cinque anni di distanza,
manca ancora un modello in
grado di rendere sostenibile il
sistema. Una soluzione la
propone John Taft, numero uno
di Royal Bank of Scotland
Wealth Management, in
Stewardship: Lessons Learned
from the Lost Culture of Wall
Street.
Scritto insieme a Charles Ellis,
ex banchiere, e John Bogle,
fondatore di Vanguard, uno dei
maggiori fondi dinvestimento
americani, il saggio propone di
rivedere il concetto di fiducia fra
gli operatori di Wall Street. Del
resto, come scritto, con le
interconnessioni presenti nei
mercati, se salta uno di noi,
saltiamo tutti.
Il crollo di Lehman Brothers, la
quarta banca statunitense,
avvenuto nel settembre 2008, ha
cambiato i confini dentro i quali
si muove la finanza. Ma non ha
cancellato la finanza stessa. Per
Taft non si pu tornare indietro.
Questo modello finanziario
ancora quello vincente. Ma a
differenza del passato, non
bisogna trincerarsi dietro
alletica per cambiare il sistema.
I proclami politici saranno
anche utili a smuovere le masse,
come testimonia il movimento
Occupy Wall Street, ma hanno
poca incisivit nella realt dei
fatti. Bisogna invece spiegare al
meglio come mai lattivit
bancaria utile alla societ.
Scrive Taft: Le banche non
sono enti di beneficenza e
devono fare profitti. E ha
ragione.
La via di Taft, Ellis e Bogle passa
per tre punti: meno incentivi
legati ai meri risultati aziendali,
pi turnover del personale e,
soprattutto, pi valutazioni da
parte dei clienti. Il concetto di
fondo che il rispetto della
clientela deve essere il primo
degli scopi, dato che se frodi
un cliente, lo perdi per sempre.
Una nozione, ricorda Taft,
completamente dimenticata
dai banchieri mondiali. Il
pensiero non pu che andare a
Greg Smith, il dipendente di
Goldman Sachs dimessosi due
settimane fa con una lettera di
accuse alla casa madre,
pubblicata sul New York
Times. Muppet, cio
burattini, pupazzi: cos i vertici
di Goldman Sachs chiamavano i
clienti, secondo Smith. Il tutto
senza rendersi conto che il male
di un cliente il male della
banca e, date le ramificazioni,
del sistema. Mentre Wall Street
cerca di adottare una
regolamentazione sempre pi
stringente, la ricetta proposta da
Taft pu risultare
controcorrente. Ma il ritorno alla
fiducia reciproca pu essere
lunica via. Lehman Brothers ha
messo in evidenza un fatto
spaventoso: perfino gli operatori
non sanno cosa ci sia dentro
alcuni mercati e non si fidano
luno dellaltro, scrive. Il
riferimento ai mercati
over-the-counter, non
regolamentati. La proposta
quindi quella di creare una
controparte centrale in grado di
registrare ogni singola
transazione finanziaria. Unidea
simile a quella della
Commissione Europea, ma su
questo punto il saggio scettico:
I politici utilizzerebbero questa
opportunit per i propri
interessi particolari, come le
elezioni. Proprio come stanno
dimostrando di fare da cinque
anni a questa parte.
Twitter @FGoria
RIPRODUZIONE RISERVATA
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Banche Un saggio propone di rivedere il concetto di fiducia tra gli operatori finanziari. Evitando la retorica di Occupy Wall Street
I sistemi di pagamento peer-to-peer costringono
banche centrali e Stati a un ripensamento
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7 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
C
hieder al Parlamento
di abolire la parola raz-
za dalla nostra Costitu-
zione: questa la pro-
messa che Franois
Hollande, candidato alla Presidenza fran-
cese, ha solennemente assunto in campa-
gna elettorale. Di per s non una gran-
de novit, se vero che gi negli anni
Cinquanta del secolo scorso, Claude
Lvi-Strauss propose allUnesco di sosti-
tuire razza con etnia o cultura (Razza
e storia. Razza e cultura, Einaudi). La di-
chiarazione del candidato socialista allE-
liseo tuttavia sintomatica del fatto che
il razzismo, in questo primo scorcio di
millennio, tornato prepotentemente al-
la ribalta in tutta Europa. Le stragi di
Oslo e Utoya in Norvegia; gli omicidi di
Firenze; il recente eccidio di Tolosa e
uno sciame di episodi pi o meno violen-
ti, testimoniano lintensificarsi di quella
che si potrebbe definire razzializzazio-
ne delle differenze culturali. Lapparte-
nenza religiosa o etnica, lorigine territo-
riale, persino le abitudini alimentari (la
carne halal, il kebab) e labbigliamento
(il velo) divengono marchi indelebili,
gabbie di ferro in cui racchiudere intere
categorie di persone, relegandole in ruo-
li marginali, in ghetti residenziali (le
banlieues parigine, i campi rom), negli
innumerevoli spazi degradanti dellim-
maginario collettivo (gli altri integrali-
sti, barbari, antidemocratici).
La proposta di Hollande, in realt, an-
drebbe invertita, perch non la razza a
dar vita al razzismo bens viceversa: il ve-
nir meno del razzismo e delle sue molte-
plici metamorfosi renderebbe privo di si-
gnificato il termine razza e altri concetti
come etnia e popolo che, con buona pa-
ce di Lvi-Strauss, sono spesso usati con
un significato equivalente. Labolizione
del razzismo smaschererebbe la finzio-
ne e il mito della razza che, trasfigu-
rato in termini etnici, torna oggi a vagare
per lEuropa.
Numerose false credenze circondano,
pi o meno consapevolmente, la questio-
ne del razzismo. In primo luogo, lidea
secondo cui lostilit verso laltro un
tratto comune a tutte le societ umane.
In realt laltro, il totalmente-al-
tro-da-noi che diviene oggetto di atteg-
giamenti razzisti, non un dato di natu-
ra, ma una costruzione sociale che pu
basarsi su tratti fisici, su abitudini cultu-
rali, sulla lingua o il dialetto parlato, su
credenze professate o presunte, sul fatto
di essere considerati o meno cittadini
di un certo territorio. In epoca precolo-
niale, gli Hutu e i Tutsi (Ruanda e Burun-
di) non costituivano affatto razze o
etnie differenti: la loro distinzione era
legata a forme di specializzazione allin-
terno di un comune regno, di cui i Tutsi
erano gli aristocratici allevatori di bestia-
me e gli Hutu i contadini a cui erano affi-
date speciali prerogative rituali (Ugo Fa-
bietti, Lidentit etnica, Carocci). La di-
stinzione era il frutto di un patto tra
gruppi di origine differente che avevano
dato vita a ununit politica, riconoscen-
dosi reciprocamente come portatori di
differenza: ununit fondata, come in al-
tre societ indagate dagli antropologi,
sulla complementarit, sullammissione
della propria incompletezza, sulla sim-
biosi, sullinterdipendenza (Francesco
Remotti, Cultura, Laterza). Furono il co-
lonialismo tedesco e, in seguito, quello
belga a trasformare la differenza in
alterit, innescando unetnicizzazione e
una razzializzazione dei due gruppi, che
ha avuto il suo ultimo, tragico epilogo
nel genocidio ruandese del 1994.
In secondo luogo, il razzismo un fe-
nomeno istituzionale pi che indivi-
duale. questa la tesi sostenuta dalla giu-
rista Clelia Bartoli in un libro appena
pubblicato da Laterza (Razzisti per leg-
ge). Parlare di razzismo istituzionale non
significa in alcun modo giustificare o
sminuire la responsabilit degli atti indi-
viduali, ma guardare al fenomeno dal
punto di vista delle radici piuttosto che
delle fronde. La domanda a cui cerca di
rispondere il saggio di Bartoli non per-
ch si spara, bens perch si spara a
ebrei, senegalesi, omosessuali, donne?
Il razzismo contemporaneo istituziona-
le perch nasce e si consolida con prov-
vedimenti legislativi, delibere di ammini-
strazioni locali, dichiarazioni di politici
influenti. Esso si nutre non tanto dei fat-
ti eclatanti di violenza di cui abbondano
le cronache, ma di piccoli eventi quoti-
diani: amministratori che proibiscono ci-
bi etnici, burocrazie che rallentano le
concessioni di permessi di soggiorno, ta-
gli di risorse che impediscono linsegna-
mento dellitaliano ai bambini stranieri,
leggi che trasformano gruppi eterogenei
di persone in clandestini, lultima del-
le neo-razze prodotte in Italia dalla conte-
stata legge che ha dichiarato reato la
clandestinit.
In terzo luogo, la violenza razzista non
di per s frutto di indigenza e povert,
bens di politiche dellemarginazione e
della chiusura che nascono dallalto e
tendono a preservare i vantaggi di grup-
pi egemoni. Lestrema povert pu scate-
nare lotte violente per le risorse, ma non
necessariamente su base razzista. infat-
ti quantomeno curioso che il razzismo
scientifico sia il prodotto di una delle so-
ciet e delle epoche pi opulente che la
storia dellumanit abbia conosciuto.
Come si esce dal razzismo, in specie
dal razzismo istituzionale? Il saggio di
Clelia Bartoli propone, tra laltro, di tra-
sformare lenfasi sulle culture in attenzio-
ne ai contesti, la segregazione dei campi
e delle banlieues in convivenza abitativa,
lassimilazione e lintegrazione in condi-
visione, lemarginazione in coinvolgi-
mento e cittadinanza attiva. Come per la
Francia, non baster abolire il termine
razza e i suoi equivalenti. Anche il lin-
guaggio, tuttavia, ha la sua responsabili-
t nella costruzione del razzismo. Parla-
re di follia, istinto omicida, barba-
rie, come molti giornali italiani hanno
fatto commentando recenti fatti di crona-
ca, equivale a naturalizzare il razzismo,
perdendo di vista le sue profonde radici
storiche e sociali.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella foto sopra: Claude
Lvi-Strauss (1908-2009)
autore del fondamentale
testo Race et histoire,
incluso nel volume Razza
e storia. Razza e cultura
(Einaudi, 2002). Alcuni saggi
usciti di recente
sullargomento: Clelia Bartoli,
Razzisti per legge (Laterza,
pp. 190, 12); Gianfranco
Biondi e Olga Rickards,
L'errore della razza
(Carocci, pp. 200, 18,50).
A destra: unimmagine
tratta da Tintin in Congo,
fumetto accusato
di razzismo
{
i
Lavoratori, non automi
di ADRIANO FAVOLE
di CHIARA LALLI
di Marco Del Corona
Le differenze etniche non sono un dato di natura ma una costruzione sociale
Alla quale oggi contribuiscono le scelte istituzionali mirate a discriminare i diversi
I
o sono i miei geni?.
Come dico a mio figlio
che sono malato e che
rischia di esserlo anche lui?.
Posso provare ad avere bambi-
ni o pi sicuro adottare?. So-
no solo alcune delle domande
che potremmo farci se scoprissi-
mo di avere una mutazione ge-
netica correlata a una malattia.
Robert Klitzman, psichiatra e
professore alla Columbia Univer-
sity di New York, ha intervistato
64 persone alle prese con una
diagnosi genetica di qualche ti-
po, in un percorso tortuoso tra
paura, ansia e fatalismo. Il libro
si intitola Am I My Genes? Con-
fronting Fate and Family Se-
crets in the Age of Genetic Te-
sting (Oxford University Press)
e racconta le reazioni di chi si
sottoposto a un test genetico.
I test sono sempre pi diffu-
si, economici e fai da te. Co-
me sempre i vantaggi si portano
dietro i rischi: se alcune infor-
mazioni genetiche ci permetto-
no di ampliare la sfera della dia-
gnosi e di individuare precoce-
mente alcune mutazioni geneti-
che negative, le stesse informa-
zioni possono essere usate ma-
le. Leventuale uso discriminato-
rio da parte di datori di lavoro e
compagnie assicurative ha por-
tato gli Stati Uniti a promulgare
nel 2008 il Genetic Information
Nondiscrimination Act.
I rischi non si limitano per
alleventuale abuso di una infor-
mazione: come leggiamo un
test genetico e che cosa ci pu
dire? Se non abbiamo abbastan-
za strumenti per interpretarlo,
rischiamo di non capire nulla.
Sarebbe come pretendere di leg-
gere un testo in una lingua che
non conosciamo. Le informazio-
ni genetiche hanno poi una ca-
ratteristica tutta speciale: sono
condivise. Se scopro qualcosa
su di me, quasi inevitabilmente
sapr qualcosa sui miei genito-
ri, i miei fratelli e i miei figli, an-
che nascituri. Questa caratteri-
stica ci pone davanti a questioni
che non riguardano solo noi: a
chi rivelo i risultati del test? Se
scopro di avere una predisposi-
zione a una patologia, chi devo
informare e come vivr con que-
sto peso?
Per rispondere a queste do-
mande dobbiamo evitare errori
grossolani, come il riduzioni-
smo genetico o interpretazioni
affrettate del rischio come un fu-
turo gi scritto.
Klitzman ci ricorda che il Dna
stato scoperto sol o ci n-
quantanni fa: un terreno gio-
vane in cui facile forzare la no-
stra conoscenza, trasformando
linformazione genetica in una
specie di oroscopo o in un desti-
no immutabile.
Nella maggior parte dei casi
la scoperta di una mutazione ge-
netica associata a una patologia
da interpretare come una pre-
disposizione, valutata in termi-
ni probabilistici e su cui poi lo
stile di vita, lambiente e altre va-
riabili incideranno. Ma ci sono
alcuni casi in cui il futuro cer-
to: il caso della Corea di Hun-
tington, la cui mutazione stata
scoperta nel 1986 e la cui tra-
smissione autosomica domi-
nante. Se scopro di essere mala-
ta, i miei figli avranno la possibi-
lit di esserlo al 50 per cento.
una malattia asintomatica fino
a 40-50 anni, ma se ho la muta-
zione i primi sintomi insorge-
ranno e la neurodegenerazione
irreversibile e incurabile.
Le domande che ci porrem-
mo riguardo alla scoperta di
una predisposizione esplodono
in presenza di un verdetto indu-
bitabile, e allangoscia della sco-
perta si sommano domande
strazianti: come lo dico a mio fi-
glio? Lo condanno a convivere
con questombra o esiste un di-
ritto a non sapere? A che et
giusto informarlo? Lo informo
solo se e quando decider di
avere a sua volta un figlio? Le re-
azioni, racconta Klitzman, sono
determinate da molti fattori: le
nostre credenze e conoscenze,
la nostra capacit di convivere
con una malattia attuale o fu-
tura, certa o probabile. Quegli
stessi fattori concorrono a farci
decidere se sottoporci al test op-
pure no, in un intreccio di rifles-
sioni razionali e di reazioni emo-
tive. Forse lunico elemento co-
mune che nessuno vorrebbe
mai trovarsi a dover rispondere
a simili domande.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Dna, la paura e gli equivoci
di un destino scritto nei geni
Inchiostro di Cina
Orizzonti Scienze
La razza? Un prodotto del razzismo
Etica
Leslie T. Chang smaschera la falsa coscienza
di occidentali inclini a ridurre il lavoro nelle
fabbriche cinesi a una relazione tra la fatica
e il prodotto, con senso di colpa (nostro)
incluso. Sul New Yorker lautrice di
Operaie (Adelphi) mostra invece
esperienza alla mano come per i migranti
conti migliorare la propria vita, realizzarsi.
Negare questa loro consapevolezza significa
negare la realt. E la loro umanit.
Le cause profonde
La violenza xenofoba
di per s non frutto di
indigenza e povert, bens
di politiche della chiusura
che nascono dallalto
Antropologia Perch non sufficiente cancellare le parole del pregiudizio dal lessico comune
Il caso Ruanda
In epoca precoloniale Hutu
e Tutsi non si ritenevano
etnie ostili. Furono
gli europei a trasformare
la loro differenza in alterit
Le mutazioni associate a malattie pongono gravi dilemmi
che non riguardano solo il singolo. Ma anche i suoi parenti
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8 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
I
l primo a parlare di post digitale
Nicholas Negroponte, autore del
bestseller planetario Essere digitali
e fondatore del prestigioso Media
Laboratory del Mit di Boston. il
1999 e il guru americano afferma: La ri-
voluzione digitale finita, denuncian-
do il rischio che lassuefazione renda le
tecnologie digitali sempre pi banali, fi-
no a decretarne la scomparsa. Nella sua
forma letterale dichiara la tecnolo-
gia comincia gi a essere data per sconta-
ta, e la sua connotazione diventer doma-
ni concime commerciale e culturale per
nuove idee. Come laria e lacqua da be-
re, ci si accorger del digitale solo per la
sua assenza, non per la sua presenza.
Le riflessioni di Negroponte, che se-
gnano un distacco dal fluire inarrestabi-
le delle culture digitali, sarebbero diven-
tate di l a qualche anno il punto di
riferimento per una serie di iniziative cul-
turali di resistenza alluso incondiziona-
to e acritico del digitale, dallarte al suo-
no fino al design.
Queste affondano le radici in una visio-
ne critica delle nuove tecnologie che si
sviluppa su diversi piani, dalla cultura al-
leconomia, come suggerisce gi nei pri-
mi anni del Duemila lanalisi del compo-
sitore Kim Cascone: Con il commercio
elettronico, una parte consistente della
fabbrica di affari del mondo occidentale
e di Hollywood stanno sfornando giga-
byte di fuffa digitale: la tecnologia perde
sempre pi fascino per gli artisti.
Cascone, gi assistant music editor
del regista David Lynch ai tempi della se-
rie Twin Peaks, uno dei teorici che rie-
scono pi efficacemente a dare conto
dellondata (a cui partecipa direttamente
da musicista) di nuovi trend che invado-
no la computer music a cavallo del nuo-
vo millennio: il glitch e i microsuoni, per
esempio. Artisti come Carsten Nico-
lai/Alva Noto, Ryoji Ikeda, Oval e Chri-
stian Fennesz, non musicisti nel vero
senso della parola, ma esperti conoscito-
ri di software musicali, o provenienti dal
campo delle arti visive, focalizzano la
propria attenzione sui processi di errore,
sui bug (letteralmente: errori nella scrit-
tura di un software), sui crash di sistema
delle macchine digitali, adoperandoli co-
me materiali vivi, come suoni da incor-
porare allinterno delle proprie composi-
zioni musicali.
Il loro lavoro ci ricorda, per citare an-
cora Kim Cascone, che il controllo della
tecnologia che pretendiamo di avere
unillusione: gli strumenti digitali sono
perfetti, precisi ed efficienti, allo stesso
modo in cui lo sono gli esseri umani che
li hanno creati.
Se il dilagare del flusso digitale ha alte-
rato irrimediabilmente lorizzonte socia-
le, culturale ed economico in cui si trova-
no a operare gli artisti, c chi non rinun-
cia al tentativo di forzare dallinterno il
dominio delle nuove tecnologie, senza
tuttavia riuscire ad affrancarsi completa-
mente. il caso degli artisti che decido-
no di servirsi di un approccio low-tech, a
basso impatto tecnologico, o di chi scon-
fina nellanalogico: le nuove forme darte
che emergono al di l della frontiera, nel
post-digitale.
Rispolverare le vecchie tecnologie o
riesumare strumenti e linguaggi risalen-
ti alle origini del digitale, significa per lo-
ro evocare i simboli di una tecnologia
non invasiva, libera da ogni aspetto com-
pulsivo e ossessivo. Linstallazione Ran-
dom Screen (2005) di Aram Bartholl
un buon esempio di low tech: venti pixel
giganti si illuminano a turno e a interval-
li di tempo variabili su uno schermo mul-
ticolore.
I pixel e le forme poligonali, che aveva-
no rappresentato in qualche modo la mo-
dernit negli anni Ottanta, per scompari-
re definitivamente nel corso del decen-
nio successivo, riemergono in questo la-
voro come un flashback che dal passato
si proietta nellepoca delle tecnologie
pi avanzate dei display digitali.
C poi chi si spinge al punto di dichia-
rare in maniera pi o meno provocatoria
che analogue is the new digital, lana-
logico il nuovo digitale, come da titolo
di una mostra tenutasi a Manchester nel
2010, in cui diciannove artisti avvezzi ai
linguaggi dei nuovi media (video, com-
puter art, fotografia digitale), vengono
invitati a confrontarsi con il tema delle
reti invisibili di dati che permeano la no-
stra comunicazione quotidiana. In que-
sto caso, lapproccio al tema ad essere
diverso: non pi lavori a schermo o sof-
tware art, n installazioni tecnologica-
mente complesse, ma opere fisiche, fat-
te a mano e scolpite, che rispecchiano i
pi recenti processi tecnologici, dal map-
ping attraverso libridazione mediale e i
dispositivi mobili, fino alle distorsioni
del corpo e ai modelli di coinvolgimento
virtuale del pubblico, come afferma la
curatrice del progetto Andrea Zapp.
Anche quando le forme di resistenza
al digitale da parte degli artisti sembrano
assumere i contorni netti di una presa di
posizione attivista e radicale, esse non
riflettono mai un atteggiamento nostalgi-
co o di chiusura acritica, ma trovano la
loro ragion dessere nellopposizione ai
modelli di consumo di massa che si sono
affermati attraverso i media digitali negli
ultimi anni. il caso di Terre Thaemlitz,
teorico e musicista che tiene a distingue-
re tra cultura online e cultura digitale, ri-
tenendo la prima pericolosamente conta-
minata dagli stereotipi e dalle degenera-
zioni dei sistemi di distribuzione di con-
tenuti digitali dalla piattaforma iTu-
nes al sito YouTube in rete. Anche
quando Internet esisteva solo per scopi
governativi e per uso didattico, mi sono
considerato sempre un produttore di me-
dia digitali, spiega Thaemlitz, che im-
pegnato in una serie di progetti che pun-
tano ad analizzare in maniera critica le
logiche di distribuzione dei contenuti au-
dio-video dettate dai giganti dellindu-
stria e le relative pratiche dascolto.
Con Soulnessless, album in uscita a
maggio, Thaemlitz spinge la sua ricerca
oltre i limiti fisici del formato digitale,
proponendo oltre 30 ore di musica per
pianoforte compresse fino a saturare la
capienza massima del formato Mp3, e
cio 4Gb a un bitrate di 320Kb/s. Si trat-
ta di un album non esportabile fisica-
mente in rete e non fruibile attraverso i
lettori Mp3, a causa degli attuali limiti
tecnologici di riproduzione. solo un
primo passo, chiosa Thaemlitz, per crea-
re una comunit di ascoltatori pronti a
partecipare a un modello alternativo di
consumo rispetto a quelli imposti dai
modelli di business diffusi in rete. Rima-
ne esplicitamente un prodotto digitale,
che mescola in maniera romantica la cul-
tura digitale offline con quella online.
Twitter @leandropisano
RIPRODUZIONE RISERVATA
{
di LEANDRO PISANO
L
a marcia di WikiLeaks una
sorta di sfida lanciata alla filo-
sofia politica e morale. Ad
affermarlo Peter Singer, uno dei pi
influenti e controversi pensatori con-
temporanei, docente a Princeton, in
una lunga e non convenzionale conver-
sazione con Julian Assange, il fondatore
del sito che raccoglie e diffonde docu-
menti coperti dal segreto di Stato, com-
parsa in esclusiva sul magazine france-
se Philosophie. E in effetti i temi af-
frontati sono tipicamente filosofici, a co-
minciare da quelli concernenti i rappor-
ti fra democrazia e trasparenza e fra li-
bert e sicurezza, fino ad arrivare a que-
stioni etiche generali su cos il bene o
il male e su quali caratteristiche dovreb-
be avere un mondo migliore (il collo-
quio intitolato: Cambiare il mondo,
istruzioni per luso).
Assange, che ha anche studiato filoso-
fia oltre a fisica e matematica, sostiene
che Internet non solamente uno spa-
zio di libera espressione. anche il siste-
ma di sorveglianza pi sofisticato che
sia mai esistito. E giustifica la necessit
di violare i dati segreti proprio con lesi-
genza di controllare il potere che a sua
volta ci controlla. Singer cerca di formu-
lare criteri normativi, ad esempio quan-
do afferma che ogni informazione di
cui la divulgazione rappresenta una mi-
naccia chiara e reale dovrebbe essere te-
nuta segreta. Ad esempio, dice, rende-
re nota lesistenza di alcune armi batte-
riologiche potrebbe servire a bioterrori-
sti per propagare unepidemia mortale.
Assange ha buon gioco a controbattere
che il consequenzialismo, cio letica
della responsabilit, spesso un prete-
sto per mettere il bavaglio alla libert.
Singer afferma poi che andrebbero inter-
dette tutte le violazioni della vita priva-
ta che non servono linteresse genera-
le. Deducendone, fra laltro, che la pri-
vacy di chi esercita alcune professioni
pubbliche molto in vista meno sa-
cra di quella dei comuni cittadini.
Limpressione alla fine che, pur
avendo sia Singer sia Assange buone ra-
gioni, la prospettiva del primo si imbat-
ta in alcune contraddizioni teoriche che
a malapena sono coperte dal buon sen-
so empirico. Oltre a sembrare un po da-
tate: come voler richiudere la porta
della stalla dopo che i buoi sono gi fug-
giti. Il fatto che concetti come privacy,
trasparenza, segreto di Stato, apparten-
gono ad unepoca, quella della prima
modernit, che ormai irrimediabil-
mente alle nostre spalle. Del tutto obso-
leta ci sembra, nella nostra societ, la
netta distinzione, su cui si era afferma-
to il liberalismo, fra vita pubblica e vita
privata. La domanda sottesa alla conver-
sazione allora pi generale: come con-
servare lo spirito del liberalismo nel
nuovo contesto aperto da Internet, rifor-
mulando il nostro stesso lessico politi-
co. Compito immane, ma direi ordina-
rio: il liberalismo, diceva Nicola Mat-
teucci, vive come risposta a sfida,
cio ridefinendosi ogni volta nelle diver-
se situazioni storiche.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Post-digitali senza nostalgia
di Chiara Maffioletti
Anche su Twitter capitano cose che non ti
aspetti. Fenomeni allapparenza poco
spiegabili. Succede per esempio che Kanye
West, rapper ormai entrato nella storia della
musica americana, nella scarnissima lista di
persone che segue sul social network
soltanto undici abbia inserito anche John
McCain. Di Barack Obama invece, a cui ha
anche regalato un brano per il disco Yes
we can, non c proprio traccia.
I protagonisti
A sinistra: Christian
Fennesz, 50 anni, guru
della musica elettronica
contemporanea
e cofondatore delletichetta
discografica Mego. A destra:
Terre Thaemlitz, alias DJ
Sprinkle, 44 anni, musicista,
produttore e proprietario
delletichetta Comatonse
Recordings. In alto: The
transfinite, linstallazione
sonoro-visiva dellartista
giapponese Ryoji Ikeda
Lautore
Leandro Pisano, 39 anni,
curatore e media producer,
studia estetica e design dei
nuovi media. coinvolto
anche nel progetto
di strategie Ict per le aree
interne e rurali
(www.leandropisano.it)
Analogico, installazioni lowtech, modelli di consumo alternativi
Gli artisti promuovono una visione critica della tecnologia
RRR
Un nuovo
liberalismo
per arginare
Assange
Orizzonti Nuovi linguaggi
Follower
Kanye West, il rapper che non taspetti
La sfida
Il compositore Thaemlitz
lancer un albumdi 30
ore, oltre i limiti fisici del
formato Mp3, impossibile
da esportare sul web
i
Tendenze
Lanalisi
Per il musicista Cascone,
collaboratore di David
Lynch, con il commercio
elettronico ora Hollywood
sforna gigabyte di fuffa
Il dibattito
Il filosofo Peter Singer
in difficolt nel sostenere
le ragioni della privacy
di fronte allelogio della
trasparenza dellattivista
Il confronto
RRR RRR
di CORRADO OCONE
10 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
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DensityDesign Lab
Visual data
Orizzonti Nuovi linguaggi
E Chabrol diresse i fantasmi di Simenon
La visualizzazione dati a cura del
DensityDesign Lab del Politecnico
di Milano guidato da Paolo Ciuccarelli.
La realizzazione di oggi di Federica
Bardelli, Gabriele Colombo, Carlo De
Gaetano, Giorgio Caviglia.
di CRISTINA TAGLIETTI
D
i che cosa ha parlato la letteratura
italiana dal secondo dopoguerra?
La visualizzazione propone una
radiografia dei 65 vincitori del riconosci-
mento letterario pi rappresentativo: lo
Strega. Le galassie dei temi ricorrenti
collegano autori lontani mettendo in ri-
lievo influssi e filiazioni, mentre la rela-
zione tra lanno duscita del romanzo e il
periodo in cui si svolge la storia mostra
come gli anni dallUnit al secondo do-
poguerra abbiano nutrito la nostra lette-
ratura (anche se il Duemila ha prediletto
il presente). Da notare che alcuni roman-
zi (quelli collegati al punto interrogati-
vo), non hanno indicazioni temporali.
Ledizione numero 66 del premio si
avvia verso le fasi ufficiali. Entro l11 apri-
le i candidati devono essere presentati
da due Amici della domenica e il 17 si
riunir il comitato direttivo che sceglie-
r la rosa dei 12. Una competizione che
dovrebbe riguardare, come al solito, so-
prattutto gli autori presentati dai grandi
gruppi editoriali. Bench la gestione di
Tullio De Mauro abbia rinnovato la giu-
ria anche con il potenziamento di voti
collettivi e lettori forti, questi continua-
no ad avere la possibilit di gestire cospi-
cui pacchetti di voti. Il gruppo di Segra-
te, almeno nella prima parte, si sdoppia
con Mondadori che punta su Inseparabi-
li del favorito Alessandro Piperno ed Ei-
naudi su Marcello Fois con Nel tempo di
mezzo. Mentre il gruppo Rcs, vincitore
lo scorso anno con Storia della mia gen-
te di Edoardo Nesi (Bompiani), si affida
a Il silenzio dellonda (Rizzoli) di Gianri-
co Carofiglio. Parte con quotazioni alte
Emanuele Trevi con Qualcosa di scritto,
edito da Ponte alle Grazie e bandiera del
gruppo Gems, mentre si attende la deci-
sione di Feltrinelli che potrebbe presen-
tare Tutti i colori del mondo di Giovanni
Montanaro. Ci sar Newton Compton,
con La colpa di Lorenza Ghinelli, men-
tre Dalai porta Cos in terra di Davide
Enia. Sicura la partecipazione di Giorgio
Manacorda con Il corridoio di legno (Vo-
land), Carlo Pedini con La sesta stagio-
ne (Cavallo di ferro), Gaia Manzini con
La scomparsa di Lauren Armstrong
(Fandango), Emanuele Tonon con La lu-
ce prima (Isbn), Amos Mattio con Luna
di notte (Gremese), Gabriella Guidi Gam-
bino con Lultima passeggiata (Mursia),
Marosia Castaldi con La fame delle don-
ne (Manni). Nutrimenti quasi certamen-
te ci sar con Malacrianza di Giovanni
Grieco, mentre si attende che altri sciol-
gano le riserve per unedizione molto af-
follata.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di Maurizio Porro
I segreti del libro stregato
Titoli di coda
Epoca di fantasmi. Quelli di Ozpetek, di
Eduardo e ora tornano anche per Adelphi I
fantasmi del cappellaio di Simenon, il vero
realismo magico della patologia in giallo.
Vengono in mente i fantasmi del cinema
francese di marca, che ha amato sempre la
parola, come la riduzione del romanzo di
Simenon diretta dal Claude Chabrol nell82
(un groviglio di vipere di provincia e un pizzico
di Hitchcock) con Serrault splendida star.
Paesaggi e temi dei 65 vincitori del pi importante
premio dItalia. Mentre partita la battaglia per la nuova
edizione. Tra i favoriti Piperno, Carofiglio e Trevi
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I
l romanzo di formazione (in tedesco Bildungsro-
man) il romanzo in cui si segue la crescita di uno o
pi personaggi, da una condizione o et acerba fino
a una maturit che non necessariamente let adul-
ta (in genere lazione si svolge in poche ore, o giorni,
o mesi), ma lattraversamento di unesperienza fondativa
che trasforma il personaggio, lo cresce, lo indurisce; spes-
so (anche se non necessariamente) lo delude, lo ferisce, e
a volte, perfino, lo distrugge. In generale, un confronto
con il mondo che difficilmente lascia identici e anche pi
difficilmente trova gli esseri umani preparati ad affrontar-
lo. In questo, molto simile alla vita. Proprio in ci sta la
formazione, nellattraversare (goffamente, e sbagliando
tutti i passi) quellesperienza e nel trovarvi compagni, ne-
mici, pericoli, brevi oasi di sopravvivenza, sonore lezioni e
guide eccezionali nel bene e nel male; ma anche, sempre,
perfino nelle storie a lieto fine, un retrogusto di disincan-
to, la percezione che il mondo si sia mostrato per quel che
davvero, e che lepoca delle illusioni sia finita.
Sono le ore di fuga solitaria del giovane Holden di Salin-
ger, sono le violenze subite e le dissipatezze del ragazzo
Malcolm di Purdy, o la vita di orfano tra ladri e assassini di
Oliver Twist. Per venire a casi pi vicini, sono i ragazzi di-
sorientati, luminosi e perdenti raccontati da Silvia Balle-
stra, oppure i protagonisti di Ammaniti, o quelli del Vasta
de Il tempo materiale. Allinizio ingenui, o entusiasti, o ap-
pena un po sconnessi, poi sorpresi dal confronto con il
mondo come da una scossa elettrica.
Insomma, parrebbe ovvio: a formarsi il personaggio,
non il lettore.
Limpressione per, da qualche anno a questa parte,
che alcuni protagonisti dei romanzi di formazione parta-
no gi imparati, che nascano granitici e assai poco biso-
gnosi di crescita, al pi di un po di compagnia nella disav-
ventura o di un orecchio cui raccontarla (il lettore) non
senza qualche vanteria. Guarda come me la cavo, io. Po-
co innocenti. Poco disponibili a formarsi e anzi gi dotati
di caratteri immutabili, e di convinzioni formidabili che
essi stessi tentano di comunicarci di continuo. Pulcini che
danno limpressione di saperla gi cos lunga, con buona
pace dellinesperienza di cui parla Antonio Scurati.
E viene il sospetto che chi si tenta di formare davvero
sia qualcun altro: il lettore. E che non ci si trovi davvero
davanti a romanzi di formazione (o bildung, costruzione),
bens a storie di edificazione. Si tratta, diremmo scherzan-
do, di ben altra edilizia.
Un esempio significativo il romanzo pur ben scrit-
to, avvincente e originale Il bambino che parlava con i
cani (Piemme) di Eva Hornung. la storia di un orfano di
quattro anni che viene allevato dai cani: quattro anni sono
pochi per essere sicuri di s, eppure il bambino riesce a
esserlo. Non sono i cani a insegnare al bambino a vivere,
il bambino insieme ai cani a insegnare a noi lettori co-
me ci si barcamena nelle difficolt.
Un altro caso recente Il quaderno di Maya (Feltrinelli)
di Isabel Allende: Maya unex tossicodipendente ombro-
sa, dolente, ferita, ma la sua formazione gi avvenuta al-
trove; ecco perch il suo soggiorno nel villaggio dellisola,
in fuga da oscuri nemici, sembra avere le caratteristiche di
un racconto edificante, con ospiti e vicini che la circonda-
no di attenzioni, in una dimensione di convalescenza e
non di crescita. Proprio questa dimensione, tra edificazio-
ne (del lettore) e convalescenza, si ritrova nel romanzo Il
mio inverno a Zerolandia (Rizzoli) di Paola Predicatori, in
cui il lutto per la morte della madre e la storia damore con
lultimo della classe, linquieto Gabriele, non pare occasio-
ne di formazione per il personaggio, che fin dalle prime
pagine si muove nellabisso del lutto con una familiarit
sospetta, come guidato da una mano adulta (quella della
scrittrice?). Ci che accade in un altro romanzo italiano,
La vita accanto (Einaudi) di Mariapia Veladiano, dove fin
dalle prime righe la protagonista Rebecca mostra di sape-
re tutto ci che c da sapere sulla vita di una donna brutta.
Il che pare un paradosso, come certe inserzioni di lavoro
lette qua e l: Cercasi apprendista con esperienza.
La stessa mano sicura, anche se lautrice unaltra, pare
guidare i passi di Ida Maria, protagonista del romanzo Do-
ve finisce Roma (Einaudi Stile libero) di Paola Sriga: la
ragazza una staffetta partigiana nascosta in una cava alle
porte di Roma, a pochi giorni dallarrivo degli Alleati, ma
fin dalle prime pagine si muove come se fosse la sorella
maggiore di tutti gli altri personaggi, dei genitori che le
impediscono di vivere la storia damore con il suo profes-
sore nel nato paese sardo, della sorella e del cognato che
la portano a Roma, dei bambini di strada della capitale,
dellamore Antonio. Un po la stessa luce gi matura del
piccolo Zeno in Lestate alla fine del secolo (Dalai) di Fabio
Geda, dove pi del presente ci che conta il racconto
dellesperienza di formazione del nonno nelle persecuzio-
ni razziali alla vigilia della guerra. Per queste storie per
occorre considerare che si tratta di un passaggio difficile,
probabilmente, per la letteratura: la necessit di consegna-
re un passato tragico alle nuove generazioni. Ci prova an-
che, con soluzioni irregolari e ambivalenti, il libro Salta,
corri, canta! (Giuntina) di Lizzie Doron, una ricerca del pa-
dre dopo gli orrori della Shoah per la piccola Lizzie che a
Tel Aviv cresce circondata dal silenzio sui segreti familiari,
e diviene unadulta tormentata. Un compromesso tra lec-
cessiva sapienza del personaggio edificante e linnocenza
necessaria del personaggio in formazione forse lo trova un
libro come La sognatrice bugiarda (Piemme) di Harry Ber-
nstein, in cui a raccontare la storia di formazione della so-
rella Rose il fratello maggiore, che osserva la piccola in-
ventare genealogie nobiliari, eroismi guerreschi e altre bu-
gie fantasiose quali rifugio per una realt infelice.
Per chiudere, segnaliamo invece alcune autentiche sto-
rie di formazione, in cui non impastata alla scrittura alcu-
na spinta edificante estranea al romanzo ma si sente il gu-
sto di raccontare, di dubitare insieme ai protagonisti, di
condurre il lettore nellinconosciuto, anche nei territori
della morte. Ladolescenza crudele e distruttiva di Niente
(Feltrinelli) di Janne Teller; il piccolo mago e giocatore di
Uccidere il padre (Voland) di unAmlie Nothomb un po
in sorvolo ma capace di punte acutissime; gli adolescenti
post-pasoliniani doggi in Ivan il terribile (Rizzoli) di Alci-
de Pierantozzi, ladolescenza di faide e banditi nella Sarde-
gna di Da qui a centanni (Frassinelli) di Anna Melis.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di Carla DAlessio
E
ra estate e la cesoia, nonostante la
ruggine, tagliava ancora bene. Il sangue
infatti le inzupp subito una crepa nella
mano, lallarg in varco e, con leuforia di
un ergastolano, evase veloce.
Smezziamoci la colpa biascic lui. Lei pens
che potevano pure ripartirsela, farsene carico un
po per uno e guardare avanti. Nasconderla
dietro le spalle stavolta, per, non sarebbe
bastato, e, nemmeno i cerotti.
Il fiotto sfil davanti le vetrate
dellappartamento sottostante, dove un bambino
stava colorando dinosauri, ma, di solito, nella
forma delle nuvole indovinava pecore. Coi
polpastrelli macchiati di verde, laddit e disse:
Mamma, oggi piove rosso.
Cesoie
Caratteri
Adolescenti, ragazzini, perfino bimbi di 4 anni: tutti vogliono educare il lettore
Un romanzo
di cento parole
di IDA BOZZI
Il doppio invito di Francesco de Sanctis a
esplorare il nostro petto e a rifare il sangue
degli italiani fu raccolto da pochi scrittori. Tra
questi, due siciliani: Luigi Capuana e Giuseppe
Antonio Borgese. la premessa da cui parte Il
cantiere Italia: il romanzo, un saggio di Ambra
Carta (:duepunti, pagine 246, e 12). Capuana e
Borgese vengono riletti come esempi-chiave
di una riflessione responsabile sulla modernit
e sulla ricerca di una cultura unitaria.
LINEDITO
di Paolo Di Stefano
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I giovani Holden
oggi nascono
gi imparati
E non crescono
Carla DAlessio nata
a Caserta nel 1978.
Ha pubblicato i romanzi
Laltra Agata (LAncora
del Mediterraneo)
e Le sette vite
dellamore (Mondadori)
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Qui sopra, dallalto:
Eva Hornung,
Paola Sriga (dal sito
www.finzionimagazine.it)
e Lizzie Doron. Nel disegno
in alto sono rappresentate
Isabel Allende
e Mariapia Veladiano
Il clandestino
Il sangue degli italiani
Lezione dimenticata
Quanta nostalgia per gli errori
di Oliver Twist e delleroe
di Salinger: da Isabel Allende
a Paola Predicatori,
lautore ingessa il suo personaggio
I romanzi di (s)formazione
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I libri: narrativa, saggistica, poesia, classifiche
13 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
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V
errebbe da dire: Stirpe atto secon-
do, con riferimento al precedente
romanzo di Marcello Fois, Stirpe,
del 2010, il cui arco temporale si
stendeva dal 1889 al 1943. Ed da
qui, dal 1943 che prende le mosse Nel tempo
di mezzo, titolo che fa intravedere un possibi-
le Stirpe atto terzo che dal 1978 su cui si chiu-
de questo nuovo romanzo possa giungere al-
loggi. Un tempo di mezzo che prende le
mosse soprattutto da una situazione che il
caso di richiamare per chi non conosca il pre-
cedente romanzo, ossia la storia di Mercede e
Michele Angelo Chironi e dei loro figli, rac-
contata attraverso tre Cantiche disposte come
Paradiso (il loro amore), Inferno (i lutti,
con le diverse morti di quattro figli, genero e
nipote), chiudendosi nel Purgatorio della
speranza, in quel 1943 in cui alla porta dei ve-
dovi Michele Angelo e Marianna ormai rasse-
gnati al terrore di estinguersi bussa un ni-
pote sin l ignorato, frutto dun amore friula-
no di Luigi Ippolito, il figlio morto in guerra.
Ed da quel figlio ventisettenne, Vincenzo
Chironi, che sbarca in Sardegna proveniente
dal lontano Friuli e che si fa perno della narra-
zione che riparte Nel tempo di mezzo. Con
una prima parte segue Vincenzo nel cammi-
no verso quel niente sulla cartina geografica
che per lui Nuro, giungendovi dopo
aver attraversato linterno dellisola, evitando
la costa dove la malaria sta facendo strage;
per gran parte a piedi e solo verso la fine con
passaggi di chi appunto a Noro si reca, in-
contrando personaggi assai ben delineati co-
me Prete Virdis e la vedova Podda.
Un Vincenzo che rievoca la sua infanzia, la
scoperta di non essere orfano, il timore di la-
sciare lorfanotrofio per recarsi dallaltra par-
te del mondo tra parenti sconosciuti, e che ha
quale coprotagonista il paesaggio. Un raccon-
to che lascia il tono pi epico di Stirpe a favo-
re dellinteriorit, s da costituirsi nella secon-
da parte in spazio quasi teatrale, una volta
che Vincenzo ha bussato alla sua nuova casa.
Se infatti la prima tutta di esterni, la se-
conda di interni, in cui si muovono Michele
Angelo, la zia Marianna, Vincenzo, la moglie
Cecilia e lamico Mimmu: dove, se epica si re-
spira, quella bassa da lotta di sterminio di
cavallette e zanzare. E dove il riaggancio a
Stirpe soprattutto nella storia damore tra
Vincenzo e Cecilia, ma in una Noro che sta
cambiando, dove a essere sconvolti sono il pa-
esaggio, la tradizione e una civilt che va al
tramonto, qui ancora incarnata dai memora-
bili toni ancestrali di nonno Michele Angelo
col suo vivere nel segno della moglie Merce-
de scomparsa nel nulla anni prima, e delle
preveggenze di zia Marianna: in un dopoguer-
ra di riflesso locale della storia, di piccole sto-
rie dun paese chiamato citt qual Noro,
tra ricostruzioni, appalti, sfruttamento, affari
e lotte sindacali. Che restano sullo sfondo,
perch il dramma centrale quello di Vincen-
zo e Cecilia, vissuto soprattutto nella prospet-
tiva di lui: il dramma di due maternit finite
tragicamente che incrinano il loro amore si-
no al gesto folle di Vincenzo; e una terza ma-
ternit a Vincenzo ignota perch muore il
giorno stesso in cui ingravida Cecilia con rab-
biosa violenza, che, subito assunto a vergo-
gna, lo condurr alla tragica scelta finale.
Perch ancora una volta quella dei Chironi
storia duna stirpe ricca ma sfortunata, per
gran parte affidata a unaffabulazione orale
da cantastorie coi suoi andirivieni tra presen-
te e passato duna terza persona che parla
dallinterno, ma con stile assai diverso da
quello di Stirpe, stante anche linsorgere
duna diversa realt. Storia di orfani. Perch
lo era Michele Angelo. Lo Vincenzo. Lo sar
Cristian, il figlio nel nome del quale si chiude
il romanzo lasciando aperta la porta al prossi-
mo (Cristian e Maddalena genereranno Lui-
gi Ippolito).
Un Cristian che ha la medesima et di Fois
e che si fa voce narrante (peraltro un po trop-
po insistita) nellultima parte, dopo che per
un momento, nella penultima, voci corali
ora anonime ora riconoscibili, si susseguiva-
no a narrare della morte di Vincenzo: la crea-
tura pi addolorata di questa terra; luomo
pi affamato damore che (lamico Mimmu)
avesse conosciuto.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di ROBERTA SCORRANESE
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I soldati e i padroni che succhiano il sangue
di ERMANNO PACCAGNINI
Q
uando Ninnu nasce in
Sardegna, la famiglia Mele gi
numerosa e lo diventer, nel
tempo, ancora di pi. lui stesso a
raccontarlo ripercorrendone le sorti
negli anni Cinquanta come voce narrante
di Da qui a centanni, romanzo desordio
di Anna Melis emerso tra i finalisti
dellultimo premio Calvino. Al centro
della storia, il legame tra Ninnu e il
fratello maggiore Graziano, un bel
ragazzo che vuole
essere balente,
che crede nellonore
e nella faida con la
nemica famiglia
Corrias. il
testimone di una
mentalit arcaica,
affascinante ma
perdente, che il
narratore segue da
vicino,
ricostruendone gli
aspri contrasti con
la famiglia e lamore
difficile e
indistruttibile per la
cugina Marietta. Una
relazione istintiva e che ignora le
convenienze, nonostante il passare del
tempo e il matrimonio della cugina. Il
mondo dei sentimenti per Graziano e
per tutti i personaggi non trova
unespressione normale, ma sempre
trattenuto, nascosto, fino a esplodere
con conseguenze destabilizzanti tra fucili
spianati e figli illegittimi con colpi di
scena, verso il finale, un po insistiti.
Lunica voce che ne svela una parte
quella di Ninnu: ha uno sguardo timido,
diverso dai suoi parenti. Sta al lettore
scoprire se sia vincente seguendolo
mentre cresce. Il libro rientra a pieno
titolo nella corrente della narrativa sarda,
per ambientazione, temi e stile: una
storia familiare sotto il sole della
Barbagia scritta in una lingua colorata da
termini isolani. C del manierismo, ma
giustificato dallaffetto con cui lautrice,
nata nel 1975 a Cagliari, dipinge un
mondo che ha conosciuto solo
indirettamente.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Centanni
sotto il sole
in Barbagia
Povero Linus: Lucy vuole disintossicarlo
dalla dipendenza da coperta, la fa sparire
e lui va in panico, finch... Peanuts.
La felicit una coperta calda, Charlie Brown
(Bao Publishing) il primo graphic inedito
della serie dalla morte di Charles Schulz
nel 2000, ben disegnato da Bob e Vicky
Scott. Altro passo, altra verve (pochina),
con la chicca del monologo finale
del bimbo con la maglia a righe.
Stile
Storia
Copertina
Impegno civile Il primo romanzo di Stefania Scateni racconta una gente faticatora
i
Lepica (bassa) della famiglia Chironi
uno sterminio di cavallette e zanzare
Stile
Storia
Copertina
Esordi Anna Melis,
una saga di maniera
C
eleste e Filippo.
Contadini, gente dura,
faticatora. Cresciuta tra
monti n alti n bassi, con la
schiena piegata perch quello
scritto, un destino che si
accavalla al quotidiano e ne
scrive una giustificazione. Il
lavoro che spezza la schiena, le
umiliazioni. E anche quando
arriva una parvenza di riscatto,
il trasferimento in citt, nulla
cambia: fabbriche, salari da
fame, vicoli stretti e rumorosi.
il destino dei dannati della
terra.
Quello raccontato da Stefania
Scateni in Dove sono un diario
dellinevitabile: la condanna di
chi nato dal lavoro e per il
lavoro, dove il riscatto (quando
c) non pu che essere monco,
innaturale. Come lo stato per
migliaia di contadini italiani,
specie del centro sud, mondo
che lautrice (nata a Citt di
Castello) ben conosce. Celeste
ha paura di tutto: dei soldati
che gravitano intorno alla zona,
dei padroni che succhiano il
sangue. Ovviamente anche del
marito, che a lei preferisce il
vino quale sollievo alla fatica. Ci
sono le figlie, Tosca e Delfa,
bellissime e altere nonostante
gli stracci e i calli alle mani.
Troppo belle per resistere a
quella sorte segnata.
Un mondo a parte, sepolto nei
ricordi e nelle antiche
rivendicazioni, eppure cos
vicino. Eppure cos
emotivamente presente,
curiosamente contingente.
Leggendo le storie di Dove sono
monta un leggero stupore:
perch la rassegnazione di
Celeste sembra scritta oggi?
Perch la rabbia di Filippo,
contadino la cui bellezza
fatalmente abbrutita dallalcol,
pare tanto fresca? La risposta
nella lettura: la storia che
ritorna, leterna dialettica tra
comando e ubbidienza che si
incarna in persone e tempi e
modi diversi ma che ha sempre
lo stesso sapore asprigno. la
stessa illusione delle cose che
cambiano ma che poi restano
uguali: dai campi alla
manifattura di tabacco (dove
finisce Celeste e la sua
famiglia), dalla campagna alla
citt, dal cotone ruvido ai
tessuti sintetici. Un tragitto
chiuso, una trappola subdola e
costante, che con il tempo
affina le tecniche.
Quella narrata da Scateni
(giornalista, responsabile delle
pagine culturali de lUnit)
una storia moderna perch
infinita. Scrittura elegante ed
evidentemente allenata alle
belle letture, sceglie
lespediente narrativo
dellinnesto, il racconto del
passato per spiegare un
presente fatto di
incomunicabilit tra due
persone. La storia della propria
famiglia per esorcizzare i
fantasmi di oggi. E che non
finisce oggi, perch ad un certo
punto Chiara, voce narrante in
prima persona, esclama: Io
sono lultima di quelle donne
sfortunate. Perch ho tutte
quelle donne dentro. Meglio:
abbiamo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di Alessandro Trevisani
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Anna Melis
Da qui a
centanni
FRASSINELLI
PP. 224, e 17.50
Caratteri Narrativa italiana
Segnali di fumo
Il panico di Linus
Stefania Scateni
Dove sono
NOTTETEMPO
PP. 190, e 14
Limpossibile riscatto dei contadini italiani: una storia moderna perch infinita
MARCELLO FOIS
Nel tempo di mezzo
EINAUDI
Pagine 270, 20
Storie corali
Stile
Storia
Copertina
Bianciardi, fortuna agra
facile annotare la longevit del mito di
Luciano Bianciardi. Passano gli anni ma
linteresse per la sua opera e la sua figura
non accenna a scemare. Pi difficile
cercare un perch che non si limiti solo a
ribadire la genuinit letteraria dello
scrittore grossetano. Azzardo e dico che
Milano manca di un racconto dei suoi
intellettuali lato sensu che non sia
gelidamente borghese. Anche quando ha
prodotto genio puro, penso alla moda e al
design, la temperatura rimasta bassa. Da
qui al bisogno di Bianciardi il passo breve.
Dario Di Vico
Tiromancino
Con Nel tempo di mezzo Marcello Fois d un seguito a Stirpe
Amori e violenze a Nuoro dal 43 al 78. In vista di un terzo, ultimo atto
di ALESSANDRO BERETTA
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14 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
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F
u Roberto Saviano il primo a se-
gnalarmi con entusiasmo Ron
Leshem. Devi leggerlo, mi disse.
roba tua, insisteva. Mi bast as-
saggiare qua e l Tredici soldati
il primo fortunato libro dellallora per
me sconosciuto Ron Leshem per capi-
re che pi che mia era roba sua: roba di
Saviano. Un romanzo-inchiesta sulla con-
vivenza di un gruppo di giovani soldati a
Beaufort, avamposto bellico ai confini
con il Libano. Una ricostruzione emozio-
nata e terribile della claustrofobica vita
in trincea di un drappello di militari israe-
liani massicci e iper-addestrati. Unesi-
stenza assurda, spaventosa, scandita dal
tempo diluito della guerra e dal terrore
di essere accoppati, riscaldata dal sacro
fuoco dellamicizia virile e della nostalgia
di casa. Quel cocktail di disincanto e ro-
manticismo era davvero emozionante.
Lafflato savianesco non stava solo nel
modo spregiudicato di mescolare i dati
reali a quelli fittizi con effetti che non
stento a definire epici. Il savianismo si
esprimeva soprattutto nellambivalenza
del punto di vista.
indubbio, infatti, che Tredici soldati
sia un libro deliberatamente antimilitari-
sta, scritto da un ragazzo di Tel Aviv di
chiara ascendenza liberal, la cui esperien-
za militare, per altro, fu, a suo tempo, de-
cisamente meno avventurosa di quella
vissuta dai suoi eroi. Eppure... Eppure,
linteresse di Leshemper i suoi personag-
gi la vita che conducono, i rischi che
corrono, lideologia spartana che li ispira
cos morbosamente empatico che il
punto di vista antibellico svanisce, la-
sciando il campo al sentimento di so-
spensione che distingue la letteratura se-
ria.
E ora eccomi qui, dopo qualche anno
di attesa, alle prese con la seconda prova
di Leshem. Frattanto la sua spavalderia,
lamore del rischio si sono fatti ancor pi
insostenibili. Niente pi Israele. Addio
trincee puzzolenti. Ora tocca allIran. Ov-
vero il Paese in cui, con un po di fatica,
chiunque pu entrare, tranne un israelia-
no. No, gli israeliani non li vogliamo. Gli
israeliani qui non esistono.
Converrete con me che lo shock seman-
tico prodotto dal fatto che un israeliano
abbia cercato di immedesimarsi in un per-
sonaggio iraniano gi di per s un otti-
mo motivo per leggere Underground ba-
zar. Quello che non potete sapere quan-
to la vostra fiducia verr ripagata.
Nella postfazione Leshem racconta co-
me Underground bazar sia nato da due
anni di clandestini contatti telematici (so-
cial network) con alcuni ragazzi iraniani.
Niente di strano: Leshem, per divertirsi,
ha bisogno di materiale esplosivo. Non sa-
prebbe che farsene di un adulterio a Pari-
gi, o dellennesimo omicidio a Oslo o a
Stoccolma. Ora, impossibile per noi sta-
bilire se i contatti in Iran da lui rivendica-
ti nella postfazione esistano davvero, o se
siano anchessi uninvenzione romanze-
sca. evidente che tale ambiguit non
meno avvincente di tutto il resto.
Vi risparmio volentieri la trama. Quello
che posso dirvi che si tratta delleduca-
zione sentimentale di Kami, un ragazzo
di campagna giunto in citt (la Teheran
dei nostri giorni) per studiare: la sua ini-
ziazione e la sua scoperta del mondo av-
vengono attraverso Internet. Il fulcro del
romanzo tutto nellipocrita distanza che
corre tra le istituzioni vetero-khomeiniste
ansiose di proibire qualsiasi cosa, e la
prassi del dissoluto mondo giovanile in
cui Kami si ritrova invischiato. Non c
esperienza proibita ed estrema che si ri-
sparmi: dal lusso alla droga al sesso, senza
soluzione di continuit.
Come tutti i libri intimamente riusciti
Underground bazar pieno di magagne:
forzature, inverosimiglianze, didascalie
(ci sono momenti in cui la sentenziosa in-
dignazione dellAutore nei confronti del
regime iraniano prende decisamente il so-
pravvento sulle pi modeste perplessit
del Narratore). Ma, mi verrebbe da dire, la-
sciamo il culto dellarmonia e della verosi-
miglianza agli scrittori senza talento! E
concentriamo la nostra attenzione su ci
che pi conta: laria che si respira nel ro-
manzo. Leshem non cambiato, in qual-
che misura maturato. La cosa che gli vie-
ne meglio raccontare lestremo con liri-
smo adolescenziale. C in lui una specie
di romanticismo fitzge-
raldiano. Un tono di vo-
ce che avremmo difficol-
t a perdonare a chiun-
que. Ma non a uno scrit-
tore israeliano. E tanto
meno a uno scrittore
israeliano che ambienta un libro in Iran.
E qui siamo al punto.
A un certo punto Kami, il Narratore, rie-
vocando lestenuante guerra contro lIraq,
scrive: Una guerra divampata e conclusa-
si con i due Paesi accampati quasi sugli
stessi confini e sulle stesse posizioni. Nien-
te cambiato. Teheran viveva sotto una
tempesta incessante di missili, e le sirene,
i funerali, le notti interminabili, le strade
ce lo ricordano ancora oggi, ovunque le
targhe che commemorano il lutto e la glo-
ria degli eroi si mescolano alle insegne
pubblicitarie della Sony e della Samsung.
difficile, leggendo, non pensare ad Israe-
le. No, non voglio enfatizzare le curiose
corrispondenze che legano la societ israe-
liana a quella iraniana. Naturalmente mi
guardo bene dal confondere uno stato tota-
litario (come altro definirlo?), controllato
da unoligarchia religiosa oscurantista e
violenta con una democrazia moderna in
cui vigono i diritti civili e dove a tutti con-
cesso di esprimersi liberamente e sincera-
mente e, nel caso, di svignarsela.
Lanalogia di cui parlo anzitutto emoti-
va. Il senso di belligerante immobilit, il
fremito alla schiena che d il pericolo
scampato e il pericolo in agguato, per non
dire del rancore del lutto che trova un con-
traltare nel pantagruelico appetito di vita.
E soprattutto la lacerante contraddizione
di un Paese in cui lintegralismo convive
con la pi secolarizzata e diffusa deprava-
zione.
Questo mi pare un punto determinante.
Negli ultimi anni mi accaduto pi di
una volta (soprattutto per ragioni profes-
sionali) di ritrovarmi alla stessa tavola con
uno scrittore israeliano. Ebbene, non ne
ho trovato uno solo che non si lamentasse
(a diritto) della situazione politica e socia-
le in cui versa Israele. Allo stesso tempo pe-
r non ne ho trovato uno che da me in-
terrogato sullopportunit di andare a vive-
re altrove non mi abbia guardato come
se fossi impazzito. Altrove? Di quale altro-
ve andavo farneticando? Non esiste altro-
ve. Esiste solo Israele.
Ecco, mi chiedo se non sia questa spe-
cie di patriottismo implicito e disperato,
unito a un incombente sensazione di disfa-
cimento, a donare al libro iraniano di Le-
shem un tono cos euforizzante.
Perch stupirsi? Niente pi della lettera-
tura specula sulle umane disgrazie.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di ANTONIO DEBENEDETTI
La scelta avventata di Sophia
{
Memoir Brevi capitoli per il libro di Comyns che si regge sulla leggerezza espositiva
RON LESHEM
Underground bazar
CARGO
Traduzione di Cinzia Bigliosi
Pagine 406, e 20
L
a ricetta, che ha garantito
la riuscita di questo breve
romanzo, tanto semplice
quanto efficace: condisce la
miseria pi nera, nel presentarla
al lettore, con il pi
irragionevole ottimismo. Il
risultato pu definirsi senzaltro
insolito e stuzzicante. Guai se
lautrice, dotata dun eccellente
senso della misura, avesse per
aggiunto anche una sola pagina!
Tutto si regge infatti sulla
brevit dei capitoli, sulla
leggerezza dellesposizione. Un
racconto da fruire come un
balletto? Forse s. Londra, terzo
decennio del ventesimo secolo.
La Recessione sta infuriando e
oggi tutti sappiamo che cosa
questo possa significare. I miei
anni a rincorrere il vento
dellinglese Barbara Comyns ci
conduce, intrecciando
autobiografia e romanzo, nel
mondo degli artisti falliti e dei
bohmien. Quelli che, crollino o
non crollino le borse, sono
costretti a campare di
espedienti. Non potremmo,
dunque, essere pi lontani di
cos da Bloomsbury, da Virginia
Woolf e dagli altri mostri sacri di
quello straordinario circolo
letterario. Sophia, la
protagonista di queste pagine,
incontra in treno un giovane
pittore. Si chiama Charles e non
ha un soldo. Fulmineo
fidanzamento e matrimonio
(azzardato). Quando lei rimane
incinta lui non esita a chiamarla
Polpettina, inducendola a
specchiarsi ansiosamente nelle
vetrine per controllare di quanto
siano cresciute la sua pancia e il
suo didietro. Concita De
Gregorio a notare
opportunamente, nella
postfazione, che la successiva
descrizione del parto
nellospedale pubblico vale da
sola la lettura del libro. Il
ritorno a casa di Sophia? Un
inferno. Disseminando le pagine
di giustificati accenni alla sua
ritrovata bellezza e al suo
successo quale modella di pittori
e scultori, la nostra ce la mette
tutta riuscendo a dimostrare che
Charles negato alla paternit.
Le sue argomentazioni
giustificheranno, poco pi
avanti, uninevitabile relazione
extraconiugale. Quellamorazzo
non durer a lungo, per.
Sophia lascer lamante, un
critico darte alto scuro e
tetro, con queste parole:
Peregrine, devo dirti una cosa
orribile. Ecco. Non ti amo pi e
non voglio essere unadultera.
Quando il racconto si conclude,
dopo una maternit, due aborti
e un secondo matrimonio,
siamo a conoscenza che Sophia
indossa quale unica biancheria
le mutandine ma ignoriamo
come pettini i capelli e di quale
colore abbia gli occhi! Che farci?
Lironia e lunderstatement sono
daltronde componenti
essenziali alla riuscita dun
romanzo come I miei anni a
rincorrere il vento, opera in
qualche modo enigmatica e
fuori dogni contesto di
unautrice scomparsa dieci anni
fa dopo una lunga vita non
esente (sembra) da avventurosi
misteri.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Caratteri Narrativa straniera
Con Garca Lorca nei circoli del 900
Storie parallele
Barbara Comyns
I miei anni a rincorrere il vento
Traduzione di Francesca Cosi
e Alessandra Repossi
BUR
Pagine 230, e 10
La bohme di una giovane tra gli artisti di Londra durante la Grande depressione
di ALESSANDRO PIPERNO
Stile
Storia
Copertina
di Andrea Nicastro
Leshem: tenera la notte a Teheran
Busca libros
Il romanzo biografico una moda, daccordo,
per a volte aiuta. El amante uruguayo,
(Lamante uruguaiano, di Santiago
Roncagliolo, edizioni Alcal) racconta di
Enrique Amorim, scrittore, milionario,
comunista, amante di Garca Lorca e amico di
Borges. Amorim il sospetto per la
scomparsa del corpo del poeta andaluso, ma
al di l del giallo, il libro spia nei circoli artistici
del primo 900 che ancora fanno parte di noi.
Una scena dal
film I gatti
persiani girato
da Bahman
Ghobadi
nel 2009
Un giovane iraniano tra Internet, alcol, droga, libri proibiti e voglia di libert
Lo scrittore israeliano racconta lestremo con un lirismo che ricorda Fitzgerald
i
Stile
Storia
Copertina
Neutrino e mandolino
I neutrini hanno rispettato la legge in
Svizzera e hanno accelerato dopo essere
entrati in Italia. A prenderci in giro il
Nobel per la fisica Sheldon Glashow. Una
battutaccia che fa pi male di una
confutazione. Un giornalista del New
York Times riporta e rincara:
lesperimento non fa neppure parte del
Cern, il Gran Sasso italiano. Ecco:
spaghetti, mafia e particelle farlocche.
Dopo Schettino, il neutrino.
Anna Meldolesi
Tiromancino RRR
15 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
D
elle strade attorno alla sua abita-
zione nel quartiere arabo di Bet
Hanina illustra con insistenza i
cassonetti onnipresenti della
spazzatura sempre stracolmi.
Sin dalle prime vignette la sporcizia e le ca-
renze dei servizi municipali di Gerusa-
lemme est contrastano crudamente con la
pulizia e lefficienza delle zone ebraiche.
Nella vicinissima e ben amministrata colo-
nia ebraica di Pisgat Zeev scopre un super-
mercato fornitissimo. Vorrebbe fare la spe-
sa subito, acquistare gli Shredded Whe-
at, i suoi cereali preferiti per la mattina,
ma rinuncia in obbedienza allossessivo po-
litically correct degli operatori internaziona-
li che lavorano per le organizzazioni umani-
tarie nelle zone palestinesi e del tab che
vieta di incoraggiare leconomia delloccu-
pazione. Salvo poi scoprire divertito che
le donne musulmane del vicinato ne esco-
no regolarmente cariche di sacchetti di pla-
stica stracolmi di ogni ben di Dio e senza
alcun pudore.
Dopo pochi mesi confessa candidamen-
te di essersi adattato alla maleducazione im-
perante tra gli israeliani, tanto da suonare
regolarmente il clacson non appena il sema-
foro diventa verde. Ma non ha alcun proble-
ma nel raccontare i continui, piccoli e gran-
di episodi di intolleranza islamica nei con-
fronti delle donne in Cisgiordania. E non
smette di stupirsi del fanatismo separatista
degli ebrei ortodossi contro tutto ci che
non kasher (compresi i non ebrei). Come
del resto non dimentica di illustrare le divi-
sioni laceranti e ridicolmente remote per il
grande pubblico tra le Chiese che si conten-
dono i Luoghi Santi, oltre allodio antiarabo
crescente tra i fondamentalisti cristiani in
pellegrinaggio dagli Stati Uniti.
Guy Delisle, non come Joe Sacco. Cerca
persino di spiegarlo alle autorit israeliane
che gli negano il permesso di visitare Gaza.
I fumetti del celebre cartoonist canadese so-
no ben diversi da quelli politicamente schie-
rati del collega americano che sono diventa-
ti la bandiera dei sostenitori della causa pa-
lestinese nel mondo e le letture preferite de-
gli attivisti della sinistra occidentale pronti
a imbarcarsi sulle flottiglie per la pace al-
la volta della striscia della disperazione.
Proprio qui la forza del suo Cronache di
Gerusalemme, in uscita mercoled, 4 aprile,
da Rizzoli e gi anticipato a puntate su cor-
riere.it. La denuncia sta nella fedelt alla
cronaca, nellironia dissacrante, nel partico-
lare colto con franca leggerezza (non neces-
sariamente per condannare, bens per dire:
Guardate un po cosa succede qui!), nella
capacit laica e spinta da instancabile curio-
sit di cogliere il paradossale dei suoi incon-
tri quotidiani, che diventano, nel suo genui-
no stupore, affreschi rigorosi dellinfinito
labirinto arabo-israeliano. E molto di pi: ri-
tratti di vita, fotografie di una realt ormai
talmente analizzata nei decenni da migliaia
di commentatori, esperti e giornalisti da ap-
parire spesso banalizzata, appiattita in una
ripetitivit monotona.
Le Cronache raccontano del suo anno tra-
scorso a Gerusalemme assieme ai figli e al-
la moglie, che lavora per Medici Senza Fron-
tiere, tra il 2008 e 2009. Comprendono la
ventina di giorni della Piombo Fuso, la
violenta operazione militare israeliana con-
tro Gaza tra fine dicembre e gennaio. Ma
quei massacri restano nel sottofondo. Co-
me gi nei suoi ormai classici Pyongyang e
Cronache Birmane, la potenza del messag-
gio nei dettagli. Chi ha vissuto a Gerusa-
lemme, o anche solo visitato brevemente il
Paese, non mancher di ritrovarsi. Non so-
lo per la noia dei controlli minuziosi e intru-
sivi allaeroporto. Il suo leale riconoscimen-
to per la grande libert di critica dei media
israeliani contro governo e militari non
comune. Pi che unirsi a chi grida la con-
danna per loccupazione, dopo aver visto il
libro viene voglia di tornare a visitare il Pae-
se con occhi pi aperti.
RIPRODUZIONE RISERVATA
{
i
di LORENZO CREMONESI
Israele, un labirinto a fumetti
di Edoardo Vigna
Perch in un remoto villaggio del Marocco
Oucha Mbarbk, che non ha abbastanza da
dare da mangiare ai figli, ha per la tv
satellitare? Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo
hanno passato 15 anni tra i poveri del
mondo. Il loro libro un punto di riferimento:
Leconomia della povert. Arriver
(finalmente) a maggio (Feltrinelli). La risposta
: rendere la vita meno noiosa prioritario
rispetto al cibo. E (non) ho detto tutto.
In Cronache di Gerusalemme la vita del canadese Guy Delisle tra ebrei e palestinesi
Un reportage originale, dissacrante e senza pregiudizi, a differenza di quello di Joe Sacco
Caratteri Reportage
Pandemie
Non si ha fame soltanto di pane
GUY DELISLE
Cronache di Gerusalemme
Traduzione di Francesca
Martucci e Andrea Merico
RIZZOLI LIZARD
Pagine 336, e 20
Stile
Rigore
Copertina
Graphic journalism
Luoghi sacri
Sopra: il Muro del Pianto visto
da Delisle, vincitore del premio
Angoulme 2012, il Pulitzer
del fumetto. Lautore il 14 aprile
inaugura a Tolentino la mostra
Nuvole di confine. Larte del
reportage a fumetti. ( Guy
Delcourt Productions 2011)
16 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
T
re poeti Cendrars, Apollinaire e
Barzun si accapigliarono, alla
vigilia della Prima guerra mondia-
le, per stabilire chi avesse per pri-
mo ideato la poesia simultanea.
La contesa aveva del surreale, se si pensa
che a fondamento del simultaneismo stava
lidea che i viaggi aerei e il radiotelegrafo
avessero abolito il tempo. Paradossi di que-
sto genere punteggiano la vita di Anony-
mous, linafferrabile movimento-nebulosa
protagonista di attacchi informatici ai siti di
governi, banche e istituzioni. Sul sito Anon-
News detto che nessuno ha lautorit per
dirvi se siete Anonymous oppure no, tranne
voi stessi. Senonch, a fine febbraio, in ri-
sposta a unoperazione fatta a nome di
Anonymous e in cui il movimento non si ri-
conosceva, comparso in rete un video dove
un uomo con la maschera-simbolo di Guy
Fawkes sconfessava gli usurpatori: You are
not Anonymous. Non siete anonimi, che
suona un po come il Ceci nest pas une pi-
pe di Magritte o come il suo equivalente fi-
losofico, il paradosso di Epimenide di Creta:
I cretesi sono tutti bugiardi (dunque lui
per primo e la sua affermazione).
Da questo paradosso prende le mosse un
pamphlet tanto breve quanto fulminante,
Anonymous. La grande truffa. Lo si pu
comprare su Amazon come ebook a poco
meno di un euro, e il suo lancio avvenuto
per mezzo di un marketing virale burlesco,
con tanto di finte presentazioni di Manuela
Arcuri sul calco di quelle dei libri di Alfonso
Luigi Marra. A firmarlo tanto per alimen-
tare il paradosso Anonymous, ma in
questo caso si tratta di un anonimato di Pul-
cinella: lautore si chiama Raffaele Alberto
Ventura ed un giovane filosofo prestato al
marketing culturale. Dellidra di Anony-
mous ha deciso di acciuffare una sola testa,
quella dellimmaginario che nutre lideolo-
gia del movimento: romanzi, fumetti e film
che hanno ispirato Anonymous, combinan-
dosi con teorie della guerriglia urbana ed
elucubrazioni antagoniste di varia estrazio-
ne. Sotto questo aspetto, il caso Anonymous
emblematico del paradossale rapporto
che lindustria culturale intrattiene con lan-
tagonismo politico.
Le pagine di Ventura sono fitte di esempi,
dai Sex Pistols a Luther Blissett. Prendiamo
il film che pi ha influenzato Anonymous, V
per Vendetta, prodotto dalla Warner nel
2005, tratto dalla graphic novel di Alan Moo-
re ma sceneggiato dai fratelli Wachowski,
gli autori di Matrix. Ebbene, dietro la ma-
schera di Guy Fawkes, il cospiratore papista
che nel 1605 tent di far saltare il Parlamen-
to inglese e che oggi licona di Anony-
mous, cera lattore Hugo Weaving, lo stesso
che in Matrix interpretava lagente Smith, il
proteiforme emissario del Sistema. Che il so-
billatore di moltitudini e lagente dellimpe-
ro siano una cosa sola? La grande truffa
proprio questa, ed una truffa in cui tutti
sono al contempo truffatori e truffati. I
"persuasori occulti" della Warner sono con-
vinti di avere venduto una patacca ai ragazzi-
ni, e gli hacktivisti sono convinti di avere sov-
vertito la patacca per trasformarla in unar-
ma contro il sistema. Credono di aver fatto
quel che i situazionisti chiamavano dtour-
nement, una riappropriazione sovversiva dei
simboli del potere. Dal canto suo, la Warner
ha compiuto un riuscitissimo esperimento
di marketing neopopulista, al punto che lo
slogan I popoli non dovrebbero avere pau-
ra dei propri governi, sono i governi che do-
vrebbero avere paura dei popoli che ri-
suona in V per Vendetta e che stato fatto
proprio da Anonymous non appartiene a
Thomas Jefferson, come si crede, e neppure
ad Alan Moore: Questa citatissima frase,
che ormai vediamo persino sugli striscioni
in piazza, esiste solo nel film e appare come
baseline in tutto il suo materiale promozio-
nale. Ragazzi, attenti: questo il primo mot-
to rivoluzionario che viene da uno slogan
pubblicitario.
Anonymous, la grande truffa un piccolo
tentativo di dipanare un grande intreccio (lo
stesso o quasi in cui cerc di mettere ordine
Alessandro Dal Lago con Eroi di carta), che
lega assieme la guerriglia e il guerrilla
marketing, la maschera di Guy Fawkes e il
passamontagna di Marcos, lImpero di Toni
Negri e quello di Star Wars: una grande
ubriacatura ideologica. Gli Alcolisti Anoni-
mi hanno inventato la terapia dei dodici
passi. Per riaversi dallintossicazione di
Anonymous, il libro di Ventura potrebbe es-
sere il primo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di STEFANO GATTEI
di GUIDO VITIELLO
Laudacia di spingersi oltre Euclide
{
Parmenide poeta
i
Il marketing della sovversione
dietro la maschera di Anonymous
Scienze Il terzo problema proposto da David Hilbert e la soluzione di Max Dehn
L
a matematica, scriveva
Robert Musil, abbraccia
alcune delle avventure pi
appassionanti e incisive
dellesistenza umana. La frase
risale al 1913, in un breve
intervento ripreso poi nellUomo
senza qualit e dedicato alla
conversione di Ulrich alla
matematica. Siamo in piena
belle poque, che si apre
speranzosa al nuovo secolo
ripensando con nostalgia al
mondo di ieri appena
conclusosi. Segnato dalla vita
brillante nelle grandi capitali
europee, dalle molteplici
esperienze artistiche e letterarie,
lOttocento stato anche il
secolo in cui la matematica
nasce come scienza quale oggi
noi la conosciamo:
indipendente, articolata, ricca di
connessioni interne. Cos, nel
clima di fiducioso ottimismo
che pervade lEsposizione
universale del 1900, Parigi
accoglie il secondo Congresso
internazionale dei matematici.
In un celebre intervento, David
Hilbert presenta i 23 problemi
che orienteranno la ricerca nei
decenni successivi. Il terzo
riguarda una questione
apparentemente marginale,
ovvero se sia possibile
specificare due tetraedri di basi
uguali e altezze uguali che non
possano in alcun modo essere
scomposti in tetraedri
congruenti. il punto di
partenza di Claudio Bartocci in
Una piramide di problemi. Storie
di geometria da Gauss a Hilbert
(Raffaello Cortina). Il problema
ha radici antiche: Euclide ne d
una soluzione nel piano, e
Hilbert si chiede se sia possibile
estenderla alle tre dimensioni.
La risposta, negativa, viene
trovata nel 1902 da un suo
allievo, Max Dehn. Bartocci
descrive e contestualizza il
discorso di Hilbert in apertura
del libro, illustrando poi in
dettaglio la soluzione di Dehn
nellultimo capitolo. Per farlo
ripercorre le tappe
fondamentali dello sviluppo
della geometria ottocentesca,
quali la nascita delle geometrie
non euclidee, consentendo di
comprendere in profondit il
rilievo e la portata del terzo
problema. Il lettore guidato
con straordinaria competenza
storica e matematica (oltre che
proustiana flnerie) attraverso
un groviglio concettuale
estremamente intricato, di cui
non si pretende di trovare un
filo conduttore lineare. Come
gi aveva fatto nei quattro
volumi di La matematica curati
per Einaudi, Bartocci intende
piuttosto suggerire una visione
policentrica della matematica
come attivit culturale e
pratica di pensiero, esito
fragile di stratificazioni
concettuali complesse, di
tradizioni culturali e sociali
diverse, di contaminazioni
feconde, di trasformazioni
continue della propria struttura,
del proprio oggetto e dei propri
metodi. Solo il matematico,
osservava ancora Musil, pu
provare sensazioni cos
fantastiche.
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
di Dino Messina
di Armando Torno
Stile
Rigore
Copertina
storia
Parmenide di Elea (VI-V secolo a. C.) ha lasciato
19 frammenti. Su di essi sono state scritte
biblioteche. Ora Magali Anne, con il suo studio
noncer le verbe tre, premesso a Parmnide.
Fragments Pome (Vrin, Parigi, pp. 216, e 12),
ne indaga laspetto poetico, senza ricorrere a
metafisica, logica e ontologia. Riappare nelle
sue pagine una poesia arcaica che risente di
tradizioni orali, con ununit linguistica che os
sfidare il cosmo e il tempo: il verbo essere.
Caratteri Saggistica
Va pensiero
ANONIMO
Anonymous.
La grande truffa
disponibile su Amazon
e 0,89
Formato Kindle
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Claudio Bartocci
Una piramide di problemi
RAFFAELLO CORTINA
Pagine 387, e 29
Icone
Claudio Bartocci racconta la reinvenzione ottocentesca della geometria
Stile
Rigore
Copertina
N
el 1961 Italo Calvino si
interrogava sulle ragioni del
movimento beat, rappresentato
da Allen Ginsberg, Jack Kerouac,
Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti
e basato sul rifiuto della societ del
benessere. Jerry Rubin in Fallo! (Do it)
del 1970 (edito in Italia da Mimesis)
argomentava che, per la prima volta
nella storia, dagli Stati Uniti era
partito un movimento rivoluzionario
generato dalla ricchezza, non dalla
povert. Come le sue correnti
culturali si siano innestate sul tronco
del marxismo italiano una storia
complessa, su cui si cimenta con
grande capacit lo storico Angelo
Ventrone nel bel saggio che la
citazione di un famoso romanzo di
Nanni Balestrini: Vogliamo tutto.
Perch due generazioni hanno creduto
nella rivoluzione 1960-1988 (Laterza,
pp. 382, e 24). Lo sforzo di Ventrone
non semplicemente raccontare i fatti
che hanno portato ai movimenti di
contestazione e ai gruppi minoritari di
sinistra e di destra protagonisti degli
anni di piombo (le statistiche del
ministero dellInterno sulla violenza
politica ci dicono che tra il 1969 e il
1987 ci sono stati 491 morti e 1.181
feriti), quanto spiegare le loro origini
culturali, con unanalisi puntuale. Il
punto di partenza cruciale la nascita
nel 1961 della rivista Quaderni rossi,
animata da personalit come Vittorio
Foa, Mario Tronti, Alberto Asor Rosa.
La concezione di questi intellettuali
era il rifiuto di qualsiasi
collaborazione e contrattazione con il
capitalismo, che nella sua versione
riformista tuttal pi forniva catene
dorate alla classe operaia. La bibbia
di questa visione radicale fu il libro di
Mario Tronti, Operai e capitale,
considerato da Valerio Morucci, uno
dei leader delle Brigate rosse, un
vademecum pi bello di un
romanzo. Il fenomeno curioso che
da parte di quegli intellettuali stata
avviata unaccorta opera di
mistificazione che tende a negare, o
quanto meno a minimizzare, ogni
legame tra la riflessione sviluppata
allinterno della galassia operaista e la
successiva esperienza della lotta
armata. Rimozione e mistificazione
su cui Ventrone fa chiarezza.
lanostrastoria.corriere.it
RIPRODUZIONE RISERVATA
IL VADEMECUM
RIMOSSO
DEI BRIGATISTI
La nostra
Risentimenti nel Nirvana
Guido Ceronetti ci informa che Elmire
Zolla e Cristina Campo detestavano il
povero Sergio Quinzio, ex guardia di
finanza, biblista, cristiano inquieto. Apper
questi mistici, questi nirvanizzati, questi
trappisti della perfezione, anche loro
finivano per detestare. Come noi, poveri
imperdonabili.
Aldo Grasso
Tiromancino
Un pamphlet mette in rilievo lintreccio paradossale e truffaldino
che lega lindustria culturale allantagonismo politico antisistema
RRR
17 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
S
enza dubbio stata unidea brillante pubblicare le Fo-
glie derba di Walt Whitman nella prima edizione del
1855, uscita da poco da Feltrinelli nella traduzione
eccellente di Alessandro Ceni. Nella forma originaria
del libro non figurano ancora, vero, alcune poesie
tra le pi importanti del poeta americano, i testi compaiono in
una veste non definitiva, la stessa architettura si presenta sen-
za un aspetto pi che vagamente definito. Eppure nelle dodici,
lunghissime poesie che compongono il primo nucleo delle Fo-
glie derba, si pu dire che ci sia gi tutto Whitman, con i suoi
picchi di forza e le sue cadute, i versi pi sublimi, le riuscite
pi incontestabili, ma anche i passaggi pi rutilanti, pi condi-
zionati dalla sua vocazione profetica e declamatoria. Non esi-
ste, si pu dire, un poeta fin da subito cos grande con cos
grandi difetti. Ma, soprattutto, in quel primo dirompente volu-
metto si riconoscono per intero, come liberate allo stato puro,
tutta la novit e la provocazione non esteriore di un inedito
sentimento della lingua poetica in relazione a un altrettanto
particolare, esaltato e insieme esaltante, sentimento delluo-
mo e della creazione. Fluidit, freschezza, sensibilit, esube-
ranza, pienezza, fiducia, versi che sembrano nati con la sponta-
neit della prosa ma che pure, al contrario, nella prosa sembra-
no sfociare: si trova qui il sen-
so di qualcosa che nasce e
che si afferma con unenergia
a cui sembra impossibile resi-
stere. Non si tratta di una que-
stione di grandezza, ma se esi-
ste un poeta che nellOttocen-
to ha fatto poesia in modo
davvero nuovo, questo poeta
stato pi di ogni altro Walt
Whitman.
Questo non un libro. /
Chi tocca questo, tocca un uo-
mo, scriver solo qualche
anno pi tardi, a significare
la volont di totale coinciden-
za di se stesso in quanto uo-
mo, un semplice uomo con
la sua nuda vita, con il pro-
prio libro di versi. significa-
tivo che per volont del poe-
ta la prima edizione di Foglie
derba sia uscita senza lindi-
cazione dellautore, ma con
una sua fotografia anonima
posta accanto al frontespizio.
Cos sarebbe stato pi giusto non legare il libro (in copertina
viene riprodotta una celebre fotografia della Libreria del Con-
gresso) allimmagine del vecchio poeta dalla lunga barba bian-
ca, grande padre di benevolenza e comprensione. Anche que-
sto Whitman esiste, certo. Ma vero che gi Pavese ricordava
come nelle Foglie derba definitive il Whitman che davvero
conta sia un poeta di superba virilit, uno scrittore vibrante
quantaltri mai di giovanile salute e baldanza di vita. Tanto
pi questo varr per la prima edizione. Nel 1855 Whitman ha
poco pi di trentacinque anni, un giovane uomo nel pieno
possesso delle sue facolt fisiche; un uomo che desidera, ala-
cre, curioso, partecipe, pienamente complice di quello spetta-
colo mirabile che per lui il continuo farsi e disfarsi della vita
e del mondo.
Del resto, la novit pi grande portata dal fiume subito po-
deroso delle Foglie derba, va trovata proprio nellintegrale
fisicit: delle rappresentazioni e della lingua, ma, in misura
ancora pi radicale, della voce e del ritmo poetico. Lincande-
scenza e insieme lumanit della poesia di Whitman sono in-
fatti riportabili alla voce di un uomo che dice e dice parole.
Sono la pienezza e la concretezza di questa voce il nerbo della
poesia di Whitman. il canto della voce che detta la forma.
Quando si affida alla determinazione in atto dei sensi, alla
ricettivit delle percezioni, o ancora, detto nel senso pi am-
pio, al sentire, Whitman non sbaglia mai. Si pu perfino
dire, annichilendo per questo riguardo la grande questione
della prosasticit delle Foglie derba, che sia la presenza della
voce lelemento poetico, quello che inequivocabilmente fa la
poesia di questi versi.
Cosa significa per una tradizione poetica avere un poeta co-
s? Avendo in mente la sua capacit didentificazione con
lenergia della vita, Pavese aveva parlato di una poesia del far
poesia. Ho detto che lanima non pi del corpo, / E ho
detto che il corpo non pi dellanima: ad ogni livello Whit-
man dichiara lintegrit del corpo e dello spirito, della persona-
lit individuale e del suo rapporto con ci che esiste. Realt e
ideale tendono a identificarsi in un tuttuno estatico ed esplosi-
vo. E questo in modo opposto rispetto ad altri grandi padri
fondatori quali ad esempio Leopardi o Baudelaire, la cui poe-
sia vive e sintensifica proprio facendosi carico della divergen-
za tra vero e sogno, come se fossero luno il mirino per mette-
re a fuoco la distanza dellaltro. Con poeti come questi, dove il
no premessa e condizione di qualsiasi s, bisogner lottare
per disinnescare gli anticorpi che la poesia, e tanto pi nei mo-
menti pi alti, di continuo attiva contro se stessa. Molto nostro
Novecento si spiega proprio cos, del resto. Al contrario con
Whitman, ecco lanomalia del suo retaggio, chi verr dopo do-
vr preoccuparsi di contenerne lentusiasmo affermativo, di
rallentare quella corrente della poesia che sembra spingere fin
troppo forte e possente. Talvolta, vero, anche per lui.
RIPRODUZIONE RISERVATA
{
P
arole scagliate come un urlo improvviso:
cos il grande attore Klaus Kinski defin i
versi della sua raccolta poetica Febbre.
Diario di un lebbroso. Composta alla fine della Seconda
guerra mondiale, quando Kinski (nato nel 1926) aveva
poco pi di ventanni, poi smarrita, Febbre fu venduta
allasta nel 1999 e pubblicata nel 2001. La poesia di
Kinski nasceva da un dolore irredimibile, e risentiva
dellinflusso dei poeti maledetti che leggeva,
soprattutto Villon e Rimbaud. Visioni, deliri,
unimpossibile salvezza, facevano del poeta un
lebbroso, perso in una solitudine infinita, da dove si
poteva solo urlare tra le mani, seguitando a piangere.
Rimbaud aveva scritto: Il poeta deve farsi veggente
mediante una lunga, immensa e ragionata
sregolatezza. In Febbre Kinski gi si identificava con
Cristo, e continu a farlo per tutta la vita. Un Cristo
quasi isterico, incompreso e folle. Ma folle Kinski lo era
davvero: a 26 anni aggred alcuni funzionari di un
teatro di Berlino e fu internato in un ospedale
psichiatrico, dove scrisse versi come questi:
Impudenti fino al fondo del cuore gli uomini! / che
cosa volevano da me! io non avevo fatto niente!! /
avevo solo lacerato la mia vita. Sulla cartella clinica,
ritrovata pochi anni fa, i medici annotarono: Diagnosi
temporanea: schizofrenia. Definitiva: psicopatia. La
stagione allinferno di Kinski dur tutta la vita: Io vado
in cerca di me stesso e quando mi trovo, io sono il
mio peggior nemico. Mor per un infarto nel 1991. Le
sue ceneri furono disperse nellOceano Atlantico.
RIPRODUZIONE RISERVATA
WALT WHITMAN
Foglie derba
La prima edizione del 1855
Traduzione e cura
di Alessandro Ceni
Testo originale a fronte
FELTRINELLI
Pagine 304, 8
di ROBERTO GALAVERNI
di ANGELA URBANO
La voce esplosiva del profeta Whitman
di Luigi Accattoli
Fidel infine ha incontrato il Papa, lultimo
giorno della visita di Benedetto XVI a Cuba.
Il Lder Mximo di nuovo a tu per tu con
un Pontifex Maximus. Da antico cronista
delle cose papali direi che fosse
un appuntamento predestinato: cerano
buone questioni da trattare, cera
il precedente quasi normativo dellincontro
di Fidel con Wojtyla, cera imponderabile
lattrazione di tutte quelle x.
La prima edizione di Foglie derba annuncia un nuovo modo di fare poesia
In quei testi non definitivi c tutta la maestosit del padre fondatore americano
Caratteri Poesia
Due parole in croce
Lattrazione fatale tra le x
La Febbre dopo Rimbaud
Classici
Traduzione
Copertina
i
Sopra: la foto di Walt
Whitman, allepoca un volto
sconosciuto, usata dal
poeta come unica firma alla
prima edizione di Foglie
derba; non vi era altra
indicazione che riportasse
allautore. Fu lui a comporre
a mano il testo in tipografia.
A destra: una giovane con
scritte sulle mani due frasi
tratte da Song for Myself
di Whitman (dal sito
www.realmagick.com).
Foglie derba ebbe dieci
edizioni, continuamente
aumentate con aggiunte
durante tutta la vita di Walt
Whitman (Long Island,
1819-Camden, 1892)
La stagione
allinferno
di Klaus Kinski
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Lentusiasmo dellesordiente
Nel 1855 Whitman ha poco pi di 35
anni, nel pieno possesso delle sue
facolt fisiche; un uomo che desidera,
alacre, curioso, complice di quello
spettacolo mirabile che il mondo
Lesordio
RRR
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18 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
Mirwaiz,
traduttore
ucciso
La camera
oscura
a Peshawar
I
l taxista continuava a gridare che dovevamo andarcene
perch i kataeb (le milizie cristiane libanesi)
sarebbero tornati. Io ero teso e cercavo di individuare
qualunque rumore potesse indicare che stavano tornando
sul luogo della strage. Ettore Mo piangeva sconsolato. Con
lo sguardo vagava sui mucchi di cadaveri di donne e
bambini, e piangeva. Fu la prima volta, credo, che vidi un
giornalista piangere mentre lavorava. Era il 18 settembre
1982. Eravamo i primi a scoprire il massacro di circa 2
mila civili palestinesi nei campi profughi di Sabra e
Shatila, a sud di Beirut. Io e il taxista eravamo preoccupati
innanzitutto per la nostra sicurezza. Lui piangeva.
RIPRODUZIONE RISERVATA
G
li occhi di Ettore
sono rimasti quelli
di un bambino, con
una luce trasparente, non
appannati dalle miserie
che ha visto per il mondo.
Anche la sua voce, quando
riemerge dopo un lungo
periodo di silenzio, ha
quel tono impunito e
disarmante di un monello
che si attardato troppo a
giocare. Una volta uno
sconosciuto, emerso da
chiss dove, che sembrava
il suo gemello, lo avvolse
in una discussione
surreale, lieve e divertita,
per distinguere tra uomini
piccoli e uomini corti. Lo
sconosciuto gli offriva
anche i suoi abiti, come i
bambini quando si
scambiano i giocattoli.
Questi e altri episodi
compongono un unico
ritratto, quello di una
innocenza scapestrata e
generosa, messa dentro
una barca e lasciata in
balia delle correnti. La
curiosit disarmata stata
il suo lasciapassare. Per
questo ha saputo
guadagnare la confidenza
di uomini e donne in ogni
Paese, e trovare nei suoi
scritti quelle due parole
che gli altri rincorrono ma
non trovano mai. Come in
Tibet dove le donne
festose di un mercato per
lui profumavano di neve e
di stalla. Nonostante sia
un pessimo viaggiatore
ansioso, con il passaporto
scaduto, con il portafogli
dimenticato e il bagaglio
perduto sempre
arrivato a destinazione.
Miracolosamente. Protetto
da una entit impalpabile
che i bambini chiamano
angelo custode. Da
qualche parte ho sentito
lespressione innocence
abroad. Traduco male,
pensando allinnocenza
senza et, libera in mare
aperto.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Innocente
negli occhi
senza et
Il primo
che vidi
piangere
R
icordo benissimo
Ettore Mo. Un
giorno, penso fosse
lestate del 1993, Ettore
capit nellufficio locale
della Bbc. Aveva con lui
Sharif, un autista trovato
allHotel Intercontinental,
e mi offr di andare
assieme a intervistare
Gulbuddin Hekmatyar,
uno dei leader
mujaheddin nella
guerriglia contro i
sovietici. Ma ero
occupato. Ettore se ne
dispiacque. Lo aiutai a
trovare allora un altro
traduttore, Mirwaiz Jalil,
noto collaboratore della
Bbc. Dovevano uscire
solo 40 km da Kabul.
Ettore mi raccont pi
tardi che caddero in
unimboscata nella zona
di Rishkor sulla via del
ritorno. Un gruppo di
uomini armati
costrinsero Mirwaiz a
scendere. Appurato che
Mo era italiano lo
lasciarono andare. Il
giorno dopo
apprendemmo che
Mirwaiz era stato
assassinato. Con Ettore ci
vedemmo ancora tre
giorni dopo. Era triste,
ma calmo, controllato.
Ancora adesso non
sappiamo chi siano stati i
veri assassini di Mirwaiz.
RIPRODUZIONE RISERVATA
B
uon compleanno,
mio caro maestro!
Fonte di saggezza,
umanit e generosit
durante la selvaggia
guerra afghana, quando i
mujaheddin fiancheggiati
dallOccidente ci
raccontavano il loro
sogno di entrare a Kabul
per violentare tutte le
donne perch erano
comuniste e se lo
meritavano. Quanto ho
imparato dalla tua
enorme sensibilit nel
capire a fondo i soldati di
Allah che sapevano molto
del paradiso e cos poco
di questo mondo. Quante
cose mi hai insegnato
sulle vittime dei conflitti.
Quante risate ci siamo
fatti, dopo aver finito di
lavorare, insieme allo
sparuto gruppo di
giornalisti italiani che ti
seguivano come un guru,
nella camera oscura
dellalbergo di Peshawar,
dove ci raccontavamo le
esperienze della giornata
davanti a una birra o a un
whisky, mentre nella hall
o nei saloni, spie, mullah
e commercianti
portavano avanti alla luce
del sole le grandi
transazioni di armi,
droga, soldi e religione.
Auguri di lunga vita!
Te la sei meritata.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Generoso
guerriero
dacciaio
Caratteri Compleanni
(
E
ttore, innanzitutto
non riesco a
credere che tu
abbia ottantanni, e
secondo, non riesco a
credere che tu stia
lavorando ancora in quei
Paesi cos difficili e
spesso pericolosi.
Lultima guerra che ho
seguito stata quella tra
India e Pakistan nel 1999,
e confesso di portare
bene i miei
settantacinque anni. Ma
tu sei davvero un grande
guerriero.
Mi ricordo benissimo di
te. Quel piccoletto
dacciaio che sbucava
fuori negli eventi pi
tragici e sanguinosi. A
cominciare dallHotel
Intercontinental di
Teheran, quando lo Sci
fu deposto e i sostenitori
di Khomeini si
precipitarono nelle
strade urlando Morte
agli americani, e ai loro
occhi eravamo tutti
americani, anche gli
italiani come te e gli
australiani come me.
Tu mi sei stato di grande
aiuto in quei giorni
drammatici e spaventosi.
Tu avevi contatti che io
non potevo sognarmi di
avere, perch in tutto il
Medio Oriente in quei
giorni difficili nessuno si
fidava degli americani e
nessuno parlava con me,
perch lavoravo per
Newsweek, che
americana. Ma si
fidavano di un europeo
come te e tu mi hai
riferito cose che la gente
non avrebbe mai detto a
me. Tu con me non ti sei
tirato indietro.
Ti ringrazio perci di
tutti i tuoi consigli e
laiuto che mi hai dato. E
ti ammiro moltissimo,
nel saperti ancora oggi
impegnato nella ricerca
della verit.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Afghanistan/1 Afghanistan/2
Tibet
Sabra e Shatila
Iran
I libri di una vita randagia
Ettore Mo, giornalista e scrittore, compie oggi
80 anni. Tra i suoi libri, il primo era gi una
denuncia: La peste la fame e la guerra
(Hoepli,1987). Poi Lontano da qui (Rizzoli) e
Kabul, Gulag e altri inferni, Sporche guerre, I
dimenticati (tutti Bur). Mo si racconta in Ma
nemmeno la malinconia. Storia di una vita
randagia (Rizzoli) e ci porta in navigazione
con Fiumi o in viaggio sui binari in Treni. Nove
viaggi ai confini del mondo (entrambi Rizzoli).
Il maestro degli inviati
viene festeggiato
dagli amici del fronte
80ettore mo
B
uon compleanno, Ettore! Mentre tu te ne stavi ancora una volta in
qualche angolo sperduto del pianeta, a cercare storie per il Corrie-
re, assieme al fotografo Luigi Baldelli, qui, in via Solferino, si
complottato per riunire alcuni dei grandi corrispondenti internazionali
che negli ultimi quarantanni hanno attraversato il fronte, decine di fron-
ti, assieme a te. Qualcuno stato difficile da rintracciare, ma non lo
stato ottenere la loro adesione al nostro progetto: una festa a sorpresa
oggi, 1aprile, per i tuoi ottantanni, nel tuo, nel vostro ambiente ideale,
una pagina di giornale. E non soltanto perch la trib degli inviati in pri-
ma linea ama ritrovarsi, conflitto dopo conflitto, a cementare i ricordi e i
sodalizi; ma anche per la tua rara capacit di generare amicizia e stima,
laddove di solito spuntano maldicenze, slealt e competizione.
Per te, si mobilitato lintero staff internazionale di Newsweek, de-
terminato a ritrovare nel suo ritiro australiano lo storico corrispondente
dal Medio Oriente, Tony Clifton, che avevi incontrato nel 1979, al tuo bat-
tesimo del fuoco nella rivoluzione iraniana. Obiettivo raggiunto: da Roma
via New York, Parigi, Pechino, Islamabad e Nuova Delhi, fino a Melbour-
ne. Hanno risposto allappello Ignacio Cembrero e Georgina Higueras, tut-
tora inviati di punta di El Pas, con i quali avevi condiviso rispettiva-
mente lorrore della strage nei campi di Sabra e Shatila, Libano 1982, e
le fatiche dellinterminabile campagna afghana, nellera ante gsm e satelli-
tari, quando qui si restava senza tue notizie per settimane. E Amir Shah,
della Bbc, primo testimone del tuo dolore e della tua rabbia per il voltafac-
cia del leader filotalebano Gulbuddin Hekmatyar, che aveva fatto assassi-
nare un giovane reporter della tiv inglese, Mirwaiz Jalil, poco dopo che
lo avevate intervistato, nel 1994.
Certo non poteva mancare Valerio. Valerio Pellizzari, concorrente s (il
tuo omologo al Messaggero), ma soprattutto amico incondizionato da
un quarto di secolo, denso di avventure comuni dallo Sri Lanka alla Bo-
snia, la Cina, la Cambogia, la Birmania, il Golfo Persico, lIrlanda. Alla pros-
sima, Ettore!
La redazione del Corriere della Sera
di AMIR SHAH
di VALERIO PELLIZZARI
Nella foto grande: Ettore Mo con Ahmad
Shah Massoud (foto Luigi Baldelli).
A sinistra: il reporter italiano in Cecenia.
A destra: Ettore Mo a Turbo, in Colombia
(foto Danilo De Marco)
di IGNACIO CEMBRERO
Linviato speciale
del Corriere della
Sera Ettore Mo in un
ritratto del fotografo
Luigi Baldelli
di GEORGINA HIGUERAS
di TONY CLIFTON
19 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
di VINCENZO TRIONE
Elegiaco e senza rabbia
dipinse soprattutto se stesso
Pasolini
pittore fragile
di GIOVANNA POLETTI
Omaggi Riunite per la prima volta a Novate
Milanese (in un dialogo con Testori) le opere dello
scrittore di Casarsa: oli su faesite e ritratti su carta,
sacchi, cellophane. Il debito verso Roberto Longhi
Sguardi
Antichi disegni, mania contemporanea
Opere
Roberto Longhi
(1890-1970) in un disegno
di Pier Paolo Pasolini
(1922-1975). A fianco:
il regista e scrittore disegna
nella torre di Chia.
In alto, da destra, Ninetto
e Laura Betti (1967)
e, sotto, un Autoritratto
(1943). A fianco: Ragazzo
che si lava (1943)
La mostra
Pasolini a Casa Testori,
dal 20 aprile al 1 luglio,
Casa Testori (Largo Testori
13), Novate Milanese (MI).
Info: tel 02 55 22 98 371;
www.associazionetestori.it;
www.casatestori.it.
Orari: marted-venerd,
18-22; sabato, 10-23;
domenica e festivi, 10-20.
Biglietto intero: e 7
L
edizione del Salon du Dessin di
Parigi, che chiude domani i battenti
dopo 7 giorni di importanti vendite,
ribadisce ancora una volta che il
collezionismo di disegni antichi
straordinariamente attivo e che la piazza
francese la pi importante al mondo per
questo genere di scambi. Frequentato non
solo da appassionati, ma anche da curatori
e conservatori di musei, il Salon richiama
ogni anno oltre 10 mila visitatori. Il mercato
dei disegni antichi (a sinistra, una Figura
drappeggiata di Antonio Canova), ormai
sempre pi di eccellenza, vive grazie a un
collezionismo intimo, alimentato da una
passione divorante, paragonabile solo a
quella dei bibliofili, che sfugge alle normali
logiche di acquisto del mercato. Per i grandi
collezionisti, i disegni non sono opere da
esporre o sfoggiare, ma delicatissimi fogli
da amare, conservare e studiare. La formula
vincente dellappuntamento parigino
legata alla rigorosa selezione imposta dagli
otto mercanti parigini che fondarono il
Salon nel 1995. Come da tradizione, a
Parigi, non solo si vende ma si fa anche
cultura: il Museo di Bergues espone
questanno alcuni pezzi della sua
straordinaria raccolta, mentre un grande
stand consacrato a fogli anonimi che
aspettano, a volte con successo, che esperti
e appassionati scrivano le loro proposte di
paternit su un apposito quaderno. Sul
nostro personale cahier de dolance,
notiamo invece che, nonostante i disegni
pi richiesti siano proprio quelli italiani, su
39 espositori, 21 gallerie sono straniere e
solo una arrivata dal nostro Paese.
RIPRODUZIONE RISERVATA
i
SEGNALI
U
niversit di Bologna, anno accademico 1940-41.
Da qui muove lantologica dedicata a Pier Paolo
Pasolini, curata da Davide DallOmbra e Giovan-
ni Agosti, che sar inaugurata il 20 aprile pres-
so Casa Testori (a Novate Milanese), nella quale
verr presentato per la prima volta il corpus completo del-
la produzione pittorica dello scrittore friulano: cinquanta
opere (dipinti e disegni), insieme con appunti autografi e
corrispondenze inedite. Bologna 1940, dunque. Roberto
Longhi sta tenendo il corso sui Fatti di Masolino e di Ma-
saccio. Unapparizione, per il timido diciassettenne Paso-
lini. Di fronte a lui, un Maestro. Carismatico, ironico, cu-
rioso, privo di ogni pesantezza accademica. Quando spie-
ga, sguainato come una spada. Il
suo lessico avvolgente. Per un ragaz-
zo oppresso, umiliato dalla cultura sco-
lastica, dal conformismo della societ fa-
scista, questa era la rivoluzione, rac-
conter Pasolini, il quale resta colpito
soprattutto dagli artifici di cui amava
servirsi Longhi per catturare lattenzio-
ne degli studenti: proiettare riproduzio-
ni dei dipinti di Masolino e di Masaccio
in maniera serrata, accostandole in un
involontario documentario.
Ad assistere a quelle lezioni, il pri-
mo assistente di Longhi, Francesco Ar-
cangeli. A lui Pasolini non senza esi-
tazioni e timori mostrer il suo se-
greto: i quadri eseguiti durante lestate
precedente. Sono oli su faesite e dipinti
realizzati su supporti come carte, cel-
lophane e sacchi. In quelle prove adole-
scenziali, motivo ricorrente Casarsa, ri-
scoperta nella sua bellezza rurale, abitata da unumanit
arcaica. Dinanzi a quegli immaturi esercizi di stile, Arcan-
geli pronuncia giudizi di apprezzamento: al punto che Pa-
solini inizia a scorgere per s un possibile avvenire da pit-
tore o da critico darte. Ambizioni che, ben presto, vengo-
no disattese da Longhi, al quale il futuro autore di Ragazzi
di vita proporr, in una lettera del 12 agosto 1942, diversi
argomenti da sviluppare per la tesi: una ricerca sulla Gio-
conda nuda (attribuita a Leonardo), uno studio sul pittore
del Cinquecento Pomponio Amalteo e una ricostruzione
della pittura italiana contemporanea.
Il Maestro accetta lipotesi pi militante. Ma Pasolini
riuscir a redigere solo i primi capitoli della tesi, smarren-
done il manoscritto nel settembre del 1943. Da allora, si
determina un allontanamento dalla storia dellarte. Sorret-
to dalla necessit di aprirsi a una sorta di espressivit to-
tale, Pasolini sceglie di sperimentare linguaggi diversi:
letteratura, teatro, cinema, giornalismo. Eppure, per lui, la
pittura resta sempre una presenza implicita. In particola-
re, sono costanti gli omaggi al Professore, di cui loda la
sapienza nellattenersi alla logica interna delle forme.
Nel 1961 esce Mamma Roma, dedicato proprio a Longhi,
cui scrive sono debitore della mia folgorazione figu-
rativa. Influenzato anche dal ricordo delle emozionanti
lezioni universitarie bolognesi, si comporta come un pitto-
re impegnato a girare film: ne Il Decameron, interpreta il
ruolo di Giotto e riprende le visioni della Cappella degli
Scrovegni; ne Il Vangelo secondo Matteo, ricrea situazioni
tratte dalla Storia della vera croce di Piero della Francesca;
in Mamma Roma, infine, fa un potente omaggio al Cristo
morto di Mantegna.
Longhi un po il Virgilio di Pasolini, che, nel 1974, ne
recensisce prontamente la raccolta di saggi Da Cimabue a
Morandi. Un modo per ribadire lintensit di un rapporto
ontologico. Sulla copertina di quel volume, appare una
fotografia dello storico dellarte, colto di profilo. Pasolini
resta sedotto da quellimmagine, che decide di declinare
tra il 1974 e il 75 in una serie di variazioni sullo stes-
so motivo. Quel piccolo ciclo pu essere considerato come
lapprodo del tardivo ritorno alla pittura del poeta, che risa-
le alla primavera del 1970, dopo una pausa trentennale.
Un enigma. Ecco chi il Pasolini pittore. Non ha niente
in comune con lapocalittico frequentatore delle malebol-
ge del nostro tempo, che incontriamo nellinestricabile Pe-
trolio. Non ha nessuna analogia con il disperato cineasta
che, in Sal, mette in scena il male radicale, mostrando
unumanit corrotta dal consumismo, dominata dal pote-
re. E non ha neanche alcuna consonanza con il polemista
che, negli scritti corsari, d vita a una requisitoria segnata
da colori lividi, da un disarmato oblio della speranza.
Quando dipinge, Pasolini non ha rabbia. un anti-avan-
guardista, lontano dalle decostruzioni cubiste. Talvolta, re-
cupera echi espressionisti. Guarda a Bonnard. E, soprattut-
to, alla tradizione italiana: Masaccio e Giotto. E, poi, Carr
e Morandi. E de Pisis, di cui ammira la raffinatezza nel far
sorgere un universo crepuscolare, lambito da vibranti tra-
sparenze. Sulle orme di questi artisti, Pasolini compone
fragili idilli. Elabora uno stile elegiaco, ingenuo, pascolia-
no, denso di richiami alle atmosfere delle Poesie a Casar-
sa. lo stile di un artista che dice di s: Io sono una forza
del Passato. Solo nella tradizione il mio amore. Un lin-
guaggio impolitico, lirico, che rivela sempre un profondo
legame con il visibile, con temi famigliari, quotidiani, te-
neri. Ogni quadro, per Pasolini, si d come strategia per
sfiorare la lingua vivente della realt. E anche come oc-
casione per non cancellare la bellezza dellincanto, dello
stupore. Per sottrarsi alle miserie della cronaca. E risalire a
un tempo lontano e purissimo.
Vi audacia, invece, nella scelta di materiali e tecniche.
Pasolini preferisce non servirsi di matite, pastelli e chine.
Spesso, dipinge con la colla. A volte, definisce i volti solo
con le dita sporche di colore. In molti casi, interviene diret-
tamente su materie difficili come sacchi e cellophane.
Tra rispetto della tradizione e amore per le sperimenta-
zioni, Pasolini si misura in particolare con due generi. I
ritratti. E, soprattutto, gli autoritratti. Egli ama ritrarsi. Di-
pinge per farsi vedere. Per ribadire il suo egotismo. Per
conoscere meglio le ferite e le lacerazioni del suo io. Per
lasciare una memoria di s. E sfidare il tempo, la morte.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Salon du Dessin di Parigi
premia lItalia nelle richieste.
Ma tra gli espositori solo
uno arriva dal nostro Paese
RRR
Arte, fotografia, architettura, design, mercato
22 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
Il tema Le tante ricorrenze tra la
sua analisi e il romanzo che gli
valso il Goncourt mostrano come
chi scrive parli del suo percorso
di PAOLO MANAZZA
dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI
Il libro Il narratore ha pubblicato
in Francia un saggio in tre parti,
come i celebri trittici del
maledetto irlandese che studia
Indagine sulla violenza del reale:
in Bacon come nelle Benevole
PARIGI Dopo gli scritti di Gilles Deleu-
ze, Philippe Sollers e David Sylvester, lopera
di Francis Bacon non smette di affascinare
gli scrittori. Jonathan Littell, premio Gon-
court nel 2006 per Le Benevole, ha studiato
lartista irlandese in occasione della grande
retrospettiva del 2009-2010 in Spagna, Inghil-
terra e Stati Uniti, e ha avuto accesso al suo
atelier a Dublino. Triptyque. Trois tudes sur
Francis Bacon (Gallimard, uscir in Italia per
Einaudi) strutturato come uno dei celebri
trittici del pittore: nella prima parte, Littell
descrive una giornata passata al museo del
Prado a Madrid a osservare i quadri di Bacon
comparandoli a quelli dei suoi grandi ispira-
tori, Velzquez e Goya; nella seconda, Littell
trova ricorrenze nei soggetti dipinti da Bacon
attraverso il filo conduttore dei ritratti di Ge-
orge Dyer, lamante suicida nel 1971; nella ter-
za parte del trittico, Littell affronta la questio-
ne della rappresentazione della verit nellar-
te figurativa.
Chi ha letto il romanzo di Littell sulla Se-
conda guerra mondiale, amandolo o dete-
standolo, ricaver dal Triptyque una certa im-
pressione di familiarit, a partire dai temi del-
la violenza, e della carne. Littell parla dei nu-
merosi dispositivi che Bacon sperimentava
via via allo scopo di afferrare la cosa della
quale era alla continua ricerca: la violenza del
reale, incarnata nella pittura. La violenza del-
la pittura.
Ricorre anche la morte, e il riferimento a
Maurice Blanchot, lo scrittore letto dal prota-
gonista delle Benevole, Max Aue. Bacon sa-
peva senza dubbio ancor prima di comincia-
re a dipingere che un cadavere, come dice
Blanchot, gi unimmagine, scrive Littell,
grazie allo strumento principe della pittura
occidentale che la pittura a olio, uno stru-
mento cos fluido e curioso.
Littell cerca di descrivere con le parole
quello che Bacon ha fatto con il pennello:
Francis Bacon ha passato la vita intera a cer-
care di cogliere le sensazioni pi segrete del
corpo umano, di rappresentare precisamen-
te che cosa significa abitare un dato corpo in
un dato giorno. E spesso, in virt della sua
immaginazione tecnica e del suo abbandono
al caso, della sua infinita tenerezza e del suo
amore spogliato di ogni piet nello sguardo e
nellapplicazione della pittura, c riuscito: e
ci che si vede su una tela di Bacon non
quel che un corpo sembra, cosa che non ave-
va alcun interesse per lui, ma quel che un cor-
po sente, sente nella sua pelle e ossa e fibre
mentre fa quel che fa in quel preciso momen-
to, stare in piedi, camminare, fumare, defeca-
re, copulare, torcersi di angoscia su un mate-
rasso o di disperazione su una sedia, mori-
re.
per questo, scrive Littell, che Bacon il
pi grande pittore della carne dopo Rem-
brandt. Perch deforma furiosamente i
protagonisti dei suoi quadri, ma queste de-
formazioni sono indispensabili per trasfor-
mare delle belle persone in bei dipinti. E le
persone ritratte da lui lo capivano, come di-
mostrano le parole di Henrietta Moraes, una
delle principali modelle di Bacon negli anni
Sessanta: Nei suoi quadri c esattamente
me stessa, la mia personalit. C un sopracci-
glio, o una parte di occhio, che di colpo sono
come me. So che sono io.
Lo stile di Littell piano, la descrizione del-
lorrore stavolta non della Shoah ma quoti-
diano priva di pathos, come nelle Bene-
vole. Francis Bacon era un uomo disperata-
mente lucido scrive Littell , che viveva
con una acuta consapevolezza della futilit
delle imprese umane, della fragilit della car-
ne, della contingenza delle emozioni pi in-
tense, della violenza infernale della quale
imbevuto il tessuto quotidiano della vita.
Spiega Littell che per Bacon la pittura era
un modo per dare una forma materiale al-
limmensa assenza di senso che infetta la vi-
ta, unassenza di senso che senza questa atti-
vit quotidiana avrebbe finito per sommer-
gerlo e annegarlo. Un Max Aue, privo del gu-
sto di uccidere, dotato di pennello e colori a
olio. La gente trovava le opere di Bacon orro-
rifiche, ma lui ripeteva che non cercava mai
lorrore, in base allassunto che niente pu es-
sere pi orribile della vita stessa.
Littell ha ritardato la pubblicazione del li-
bro di oltre un anno per scegliere personal-
mente le decine di illustrazioni che accompa-
gnano il testo, e la loro collocazione nelle pa-
gine. Ecco cos la giustapposizione della pri-
ma versione dei Tre studi di figure ai piedi di
una crocifissione, che risale al 1944, con la se-
conda, eseguita da Bacon nel 1988, come fe-
ce Glenn Gould che registr di nuovo nel
1981 le sue Variazioni Goldberg del 1955. Il
pittore, allapprossimarsi della morte, ha vo-
luto rivisitare il momento della sua nascita ar-
tistica, per mostrare tutta la vastit della stra-
da compiuta, e come il pianista sacrifica vo-
lontariamente la crudezza, la collera bruta e
palpitante e lenergia selvaggia delloriginale
a favore di una grande eleganza lirica, oscura
e voluttuosa: dimostrazione perfetta di pa-
dronanza.
Attraverso lanalisi di uno dei pi grandi
pittori del XX secolo, Littell inevitabilmente
parla di s e del suo percorso artistico. A qua-
rantaquattro anni, ancora pieno di promesse.
twitter @Stef_Montefiori
RIPRODUZIONE RISERVATA
Littell critico darte
Bologna, 12 - 8 - 1942
Egregio professore,
vogliate scusarmi se mi presento cos, per lettera, ma i molti
dubbi e i molti pentimenti, mi hanno impedito di rivolgermi
a Voi a viva voce, quando, durante lanno accademico, mi si
sarebbe presentata loccasione. Del resto, stato il prof.
Arcangeli a consigliarmi di rivolgermi a Voi per lettera. Io
vorrei qui sottoporre al Vostro consenso un argomento per la
tesi di laurea in Storia dellArte, che fra i molti altri, mi si
presenta come pi consono alle mie possibilit, e, vista la
mia sempre probabile chiamata sotto le armi, il breve tempo
ecc., anche il pi agevole, possedendo io gi intorno ad esso
un buon materiale in fotografie, studi ecc.; largomento
sarebbe: Intorno alla "Gioconda ignuda" di Leonardo. Vi
accludo qui la fotografia della Gioconda ignuda che vorrei
particolarmente studiare e che fa parte della raccolta del
dottor Weiss, a Roma. Spero vivamente che Voi vogliate dare
il Vostro consenso a questa mia
proposta; ma, se per qualche
ragione questo non fosse
possibile, altri due argomenti,
bench tra loro lontani, mi
starebbero parimenti a cuore:
uno sul pittore veneto
Pomponio Amalteo, e laltro
sullodierna pittura italiana.
(...)
Rispettosi ossequi
La mia tesi di laurea
sulla Gioconda ignuda

Picasso, Mir
e Soutine:
le passioni
di un affarista
Aste La collezione di Theodore J. Forstmann in vendita a maggio da Sothebys a New York. Incasso previsto: 75 milioni di dollari

di PIER PAOLO PASOLINI


I
barbari sono alle porte. Una
frase lapidaria. Che racchiude
unepoca intera. Era il 1980 e
laffarista americano Theodore J.
Forstmann stava giocando a golf con
Richard L. Gelb, poi divenuto
presidente della Bristol Myers. A un
tratto Gelb gli chiese: Che significa
questo vertiginoso aumento delle
acquisizioni societarie da parte delle
imprese?. Forstmann sollev lo
sguardo dalla pallina e rispose
Significa che i barbari sono alle
porte, Richard. E tu sarai il prossimo
dal quale andranno.
Intelligentissimo, volitivo,
repubblicano e filantropo (per anni
sostenitore di progetti per la
scolarizzazione di bimbi disagiati),
Forstmann (1940-2011) ha perso la sua
ultima battaglia contro un cancro al
cervello lo scorso novembre. Aveva
pure capito in anticipo larrivo dello
tsunami finanziario. Nel 1988 a
proposito del boom di private equity
scrisse sul Wall Street Journal che
osservare il numero delle offerte in
circolazione come guardare un
branco di automobilisti ubriachi
prendere lautostrada a Capodanno.
Cos Forstmann aveva cominciato a
collezionare opere darte. Ora la sua
collezione verr messa allasta da
Sothebys nelle Evening Sale
newyorchesi del 2 e 9 maggio. Tra i
capolavori un ritratto di Dora Maar di
Picasso (20-30 milioni di dollari), due
magnifici Cham Soutine (a sinistra, Le
Chasseur de Chez Maxim) e ancora
opere di Mir, Lichtenstein e Basquiat.
Incasso previsto, 75 milioni di dollari.
RIPRODUZIONE RISERVATA
La richiesta a Roberto Longhi
Da sinistra: Jonathan Littell (New York, 1967),
autore del romanzo Le benevole con cui ha vinto
il Premio Goncourt nel 2006, pubblicato
in Italia lanno dopo da Einaudi; lo scrittore,
naturalizzato francese, ha scritto anche
Triptyque. Trois tudes sur Francis Bacon, uscito
in Francia nel 2011 nella collana LArbalete
(pp. 140, e 22); una fotografia di Francis Bacon
(1909-1992); un suo Autoritratto del 1976
La lettera
Lo scrittore e il pittore
23 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
E
cos Joaqun Sorolla (1863-1923)
approda in Italia per la prima vol-
ta, con una mostra intitolata Giar-
dini di luce, a Palazzo dei Diaman-
ti di Ferrara: una sessantina di di-
pinti, un certo numero di disegni e una
buona documentazione, a cura di Tomas
Llorens, Bianca Pons-Sorolla, Maria Lopez
Fernndez e Boye Llorens. Presentato co-
me straordinario interprete della pittura
spagnola moderna, esponente di spicco
della Belle poque, celebrato ritrattista ac-
canto a Sargent e Boldini, e cos via, in re-
alt Sorolla delude parecchio.
Di maestro ha ben poco. , invece, cer-
tamente uno straordinario artigiano della
tavolozza. Comunque sempre straordina-
rio , potrebbe dire qualcuno. S, ma co-
me un artigiano, che conosce i segreti
del colore forse meglio di chi ha frequenta-
to lAccademia. E anche come pittore proli-
fico: ha dipinto circa 2.200 opere. Parlando
di qualit, per, il paragone con Sargent e
Boldini non sta in piedi. Sorolla ha anche
dipinto dei buoni quadri; soprattutto dopo
essersi bagnato i panni nella Senna, gli
rimasto addosso il profumo degli impres-
sionisti. Lartista spagnolo un eclettico:
guarda a Monet e compagni e dalle sue ma-
ni escono lavori gradevoli, con personaggi
sfumati, quasi impalpabili, dipinti en plein
air. Guarda a Velzquez e, ispirandosi alle
Meninas, dipinge La mia famiglia, col pro-
prio ritratto riflesso in uno specchio.
Per il resto, si ha limpressione di avere
davanti le solite cartoline-ricordo che ven-
dono per le strade di Napoli o di Amalfi.
Sia chiaro: anche Picasso si impossessava
delle cartoline partenopee, ma le rivoluzio-
nava con un colpo di genio. Nelle mani di
Sorolla, le cartoline restano cartoline, an-
che se con una certa eleganza e uno stile
gradevole e, talvolta, pure accattivante. Il
problema , come suole dirsi, che qui
manca il marchio di fabbrica. Per carit,
questo succede a migliaia di altri pittori.
Solo che non vengono esibiti come mae-
stri.
Nota biografica. Joaqun Sorolla nasce a
Valencia. Orfano, frequenta una scuola se-
rale di disegno per artigiani e, mentre lavo-
ra da uno zio, anche una scuola di belle ar-
ti. Nel gennaio del 1885, a 22 anni, va a Ro-
ma con una borsa di studio triennale. Qui
fa amicizia con il banchiere Pedro Gil More-
no de Mora, coetaneo e pittore dilettante,
che vive fra Roma e Parigi.
Quando lamicizia fra i due diventa pi
stretta, Pedro invita Joaqun nella sua casa
di Parigi. Il tuffo nella capitale francese ha
un forte impatto sul giovane artista. Che re-
sta affascinato dalla luce che gli impressio-
nisti riescono a fermare sulla tela, man ma-
no che essa muta durante il giorno. Sar la
luce, appunto, la grande attrattiva e la sua
grande scoperta. E sar la luce a caratteriz-
zare, da quel momento, tutta la sua produ-
zione. Sorolla preferisce dipingere dal ve-
ro.
Rientrato in Spagna, si porta cavalletto e
colori in strada, per dipingere paesaggi;
sulla spiaggia per ritrarre ragazzine, guar-
date a vista dalle loro madri, che giocano
sul bagnasciuga; o ragazzi nudi, distesi sul-
la sabbia; o anche su un binario morto alla
stazione di Valencia, per scorci sulla citt.
Quando decide di trasferirsi a Madrid, par-
tecipa a diverse esposizioni e porta a casa
un gran medagliere: di prima, seconda e
terza classe. Resta un cruccio: non riuscire
a sfondare, anche se espone a Monaco,
Dsseldorf, Colonia e in America del Sud.
Lamicizia con il pittore Aureliano de Be-
ruete apre a Sorolla le porte dellalta bor-
ghesia e della nobilt madrilena. Una foto-
grafia del tempo lo coglie alla Granja di san
Ildefonso detta la piccola Versailles
di Spagna, costruita nel 1721 da Filippo V,
sullesempio della magione reale francese
mentre ritrae re Alfonso XIII, in unifor-
me da ussaro. Una certa soddisfazione, in-
vece, gli viene dalla rassegna parigina del
1906, dove presenta quasi 500 lavori. Lami-
co Pedro Gil gli compra Mara vestita da
contadina valenciana.
Ferrara presenta una scelta di oli e dise-
gni dellultimo periodo di Sorolla, a partire
dal 1906. Soggetti: ritratti (soprattutto dei
familiari), personaggi e vedute andaluse, il
giardino di casa Sorolla a Madrid dise-
gnato in ogni particolare, come da un archi-
tetto, e costruito dallartista che aveva anco-
ra negli occhi i modelli islamici di Granada
(Alhambra) e di Siviglia (Alczar) tra-
sportato in decine di quadri, con altrettan-
te varianti. Proprio ai patii e giardini di Sivi-
glia e di Granada e, di questultima, alla
catena montuosa della Sierra Nevada so-
no dedicati la maggior parte dei quadri fer-
raresi.
Sorolla subisce il fascino orientaleggian-
te andaluso, soprattutto di quei patii ispa-
no-musulmani i quali, destate pieni di gel-
somini, emanano un profumo fortissimo e
gradevole, che in strada si mischia allodo-
re dello sterco dei cavalli. Ma, come detto,
l dove riesce a dare una lettura impressio-
nistica, il quadro ha una sua grazia e attrat-
tiva; quando, invece, Sorolla dipinge la stra-
da dei gitani a Sacromonte, i fichi del Gene-
ralife o vari angoli di Granada, ci troviamo
dinanzi a delle cartoline; e neppure tanto
interessanti.
Un discorso a parte meritano i cosiddet-
ti tipi andalusi (ritratti di gitane) e delle
cerimonie sacre (processioni, penitenti in-
cappucciati, ecc.); e cos pure il giardino di
casa Sorolla a Madrid, una sorta di giardi-
no dartista attorno al quale si sviluppa-
va la sua casa-studio con alberi da frut-
ta, statue, fontane, piante andaluse, le tipi-
che piastrelle bianche e blu decorate a ma-
no (azulejos). Insomma, un giardino di Si-
viglia trapiantato in piena Madrid, dove la
forte luce permetteva il passaggio dei colo-
ri dalla tavolozza alla tela.
RIPRODUZIONE RISERVATA
La mostra
Joaqun Sorolla. Giardini
di luce rimarr aperta
a Ferrara, Palazzo dei
Diamanti, fino al 17 giugno.
Catalogo Ferrara arte,
pagine 226, e 47
(Info: tel. 0532 24 49 49;
www.palazzodiamanti.it)
Le opere
Esposti circa 60
dipinti e un buon
numero di disegni
dellartista di Valencia
(1863-1923), realizzati
in particolare nellultimo
periodo della sua vita.
Sopra: Il giardino
di Casa Sorolla a Madrid
(1916). A destra,
dallalto: Autoritratto
(1909) e Mara
vestita da contadina
valenciana (1906)
i
Ma perch il patrimonio storico-artistico
dellAquila ancora cos disastrato?
Semplice: mancata una regia, almeno
fino a oggi, in grado di decidere le priorit e
le modalit. C stata dispersione delle
risorse economiche disponibili, poche e male
indirizzate. Parola di Luca Maggi,
soprintendente dei Beni architettonici e
paesaggistici per l'Abruzzo. Superfluo
aggiungere altro.
Sguardi Le mostre
{
di SEBASTIANO GRASSO
di Paolo Conti
Un talento eclettico e molto prolifico, avvicinato (a torto) a Boldini e Sargent
Nellultimo periodo scelse di raccontare personaggi e vedute della sua Andalusia
Beni confusionali
LAquila senza progetto
Nel giardino segreto di Sorolla
Allestimento
Rigore scientifico
Catalogo
Riscoperte A Ferrara lantologica dedicata al pittore spagnolo
24 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
U
n uomo e una donna parlano sot-
tovoce, consapevoli che il luogo
nel quale si trovano non un mu-
seo comune. In un angolo, una ra-
gazza sembra perduta: ha le lacri-
me agli occhi. Tutto avvolto da una miste-
riosa atmosfera, al tempo stesso accogliente
e inquietante. Le tende chiuse impediscono
alla luce di filtrare; intorno, oggetti di elegan-
te intimit domestica: antiche stampe alle pa-
reti, tappeti, una grande libreria di volumi an-
tichi, una scrivania ricolma di reperti dellan-
tico Egitto, e poi, un divano avvolto da cusci-
ni e da un tappeto caucasico con i simboli
della fertilit. Ma sopra il divano, sospesa nel-
laria, quasi fosse uno sconosciuto animale
preistorico, qualcosa di inaspettato e difficile
da comprendere al primo sguardo: una
scultura in bronzo, ricoperta di lamina doro.
La scultura di un membro maschile.
In questa piccola casa al numero 20 di Ma-
resfield Gardens a Londra, il pensiero che ha
rivoluzionato la storia del Novecento si pre-
senta con la potenza sacrale di una immensa
cattedrale laica, un monumento alla Ragione
che emoziona e incute rispetto, come se una
insondabile energia avvolgesse questo luogo
denso di memoria e di umane tragedie. la
casa londinese di Sigmund Freud. Qui il pa-
dre della psicoanalisi ha trovato rifugio nel
1938, dopo essere fuggito da una Vienna mi-
nacciata dai nazisti. Freud aveva 82 anni e
qui ha ricreato il suo studio, esattamente co-
me quello di Bergasse 19: mor in questa casa
il 23 settembre 1939, tre settimane dopo lo
scoppio della Seconda guerra mondiale.
Se si voleva creare un corto circuito sul va-
lore e il senso dello sguardo interiore non si
poteva fare di meglio: Louise Bourgeois, una
delle voci piu alte dellarte americana, gran-
de scultrice, interprete raffinata e provocato-
ria dei temi della sessualit e dellidentit
femminile, poco prima della morte (2010)
stata invitata a preparare una mostra nella ca-
sa di Freud. nata cosi The return of the re-
pressed (Il ritorno del rimosso), emozio-
nante esposizione curata da Philip Lar-
ratt-Smith, nata dalla scoperta nel 2004 di
due scatole contenenti oltre mille fogli che
costituiscono un archivio sulle reazioni di
Louise Bourgeois al trattamento psicoanaliti-
co iniziato nel 1951 con Henry Lowenfeld, me-
dico freudiano.
La mostra presenta questi documenti e cir-
ca una decina di sculture, sparse nelle stan-
ze, lungo i corridoi, sulle scale, in dialogo
con gli arredi dellabitazione, ma soprattutto
con la memoria della casa di Freud.
Ogni cosa esiste attraverso il significato
che gli diamo, ricorda il padre della psicoa-
nalisi. Cos, nel percorrere la mostra tra i ri-
cordi personali di Freud e osservando le oni-
riche e surreali sculture di Louise Bourgeois,
si ha limpressione che nessun altro artista
avrebbe potuto creare una relazione cosi
stretta tra pensiero psicoanalitico e creazio-
ne artistica. Non solo: si resta come ipnotizza-
ti in un gioco di rimandi. Ogni singolo ogget-
to, comprese le sculture della Bourgeois, ap-
pare impregnato dallo sguardo di Freud co-
me se anche le opere dellartista si trasfor-
massero in una macchina del tempo capace
di superare ogni confine.
Cos, se la prima opera che accoglie il visita-
tore una vecchia stampa che riproduce Mo-
s con le tavole della legge (Freud dichiar:
Sono un ebreo senza dio), la prima scultu-
ra della Bourgeois un fulminante richiamo
alla tormentata dimensione della sua arte: il
corpo di una donna disteso, una gamba am-
putata, una lama sospesa minacciosa e forie-
ra di nuove ferite (Femme Couteau, 2002).
Louise Bourgeois nata a Parigi nel 1911 e
ha vissuto negli Stati Uniti dal 1938 sino alla
morte: da sempre ha affrontato le tematiche
dellidentit femminile e la complessa relazio-
ne tra vita e arte. In una grande opera (I am
afraid, 2009) su un telo ricamato a mano scri-
ve: Ho paura del silenzio. Ho paura del buio.
Ho paura di cadere. Ho paura dellinsonnia.
Ho paura del vuoto. Mancare cosa ti man-
ca? Niente. Sono imperfetta ma non mi man-
ca nulla, mia madre forse, forse qualcosa
manca ma non lo so, per questo non ne sof-
fro....
Ma lopera cardine della mostra sta pro-
prio nel luogo simbolico della casa: c da
chiedersi che cosa avrebbe detto Freud di
fronte alla scultura cos dichiaratamente
esplicita (Janus Fleuri, 1968) che incombe og-
gi sul suo lettino. Unopera allinterno di un
ciclo importante (Janus, la divinit della mito-
logia romana bifronte) e che esplora le figure
di un corpo frammentato, mettendo in luce
le contraddizioni, le divisioni, le lacerazioni
della psiche.
Una cosa certa: in que-
sto contesto tutta lopera del-
la Bourgeois assume un mes-
saggio di intima rivelazione.
E cos con lopera Cell XXIV,
Portrait (2001) vediamo rap-
presentata la difficolt nel
suo essere contemporanea-
mente artista, madre e mo-
glie. Tutto questo trova for-
ma in una scultura (una gab-
bia di ferro) in cui una figura
femminile di pezza con tre
teste bifronti sollevata al
centro di quattro specchi
che riflettono i diversi volti:
metafora dei diversi punti di vista intorno al-
lidentit femminile. Lopera va diretta al cuo-
re, senza mediazioni: quante donne si trova-
no oggi con le stesse domande, gli stessi dub-
bi? Il pensiero intorno a questo tema uno
dei punti centrali del lavoro della Bourgeois
che ritroviamo anche nel piccolo giardino:
qui, un grande ragno nero sembra impedire
lo sbocciare della primavera. Ma oggi, lope-
ra Spider (1994) sembra soccombere alla na-
tura e ai fiori di un ciliegio che cadono dolce-
mente sullanimale di metallo, come se, anco-
ra una volta, la forza di questo luogo, il giardi-
no dove Freud trovava il piacere della con-
templazione nei suoi ultimi giorni, avesse il
potere di lenire le ferite dellesistenza.
Forse, la semplice sintesi di questa magi-
ca relazione tra i due protagonisti del pensie-
ro e dellarte sotto gli occhi di tutti, sul qua-
derno dei visitatori. Qui, Samiha Abdel
Djeba con una biro blu e con una grafia sicu-
ra annota: Freud avrebbe amato Louise
Bourgeois.
RIPRODUZIONE RISERVATA
La mostra
Louise Bourgeois.
The return
of the repressed,
a cura di Philip
Larratt-Smith, Londra,
Freud Museum,
fino al 27 maggio
(Tel. +44 20 74 35 20 02;
www.freud.org.uk).
Catalogo Violette Editions
(due volumi,
pp. 500, 49.95)
I personaggi
Louise Bourgeois
(1911-2010), dopo
gli esordi come pittrice
astratta vicina a Lger,
si era dedicata alla scultura
(anche di grandi
dimensioni), giocando
tra sperimentazione dei
materiali, espliciti riferimenti
sessuali e psicoanalisi
i
Pois, cibo, sesso, specchi. Ossessioni di Yayoi
Kusama, lartista giapponese che vive in una
casa di cura psichiatrica ed protagonista di
un'antologica alla Tate Modern di Londra
(fino al 5 giugno). Genio e allucinazioni. Ma
follia, kyoki, anche il male oscuro narrato
da Kenzaburo Oe in Insegnaci a superare la
nostra pazzia (Garzanti, trad. di Nicoletta
Spadavecchia). Quella privata e della societ.
I fantasmi pi cupi del Sol Levante.
TORINO
Tra informale e pop
Sessanta opere di artisti stranieri
(Picasso e Hartung, Chillida e
Wesley ma anche le fotografie di
Penn) che raccontano una
collezione di arte moderna e
contemporanea (quella della Gam
appunto) anche attraverso le sue
acquisizioni. Con una sezione
dedicata ai linguaggi artistici
internazionali sbarcati a Torino
negli Anni Cinquanta-Settanta.
GAM
Fino al 10 giugno
Tel 011 44 29 518
CHIETI
Ritratti di donne
Una piccola galleria di ritratti, dal
gusto retr. Donne che sembrano
guardare soprattutto allet del
Romanticismo, di Victor Hugo e di
George Sand. Gigino Falconi
(1933) torna a mettere in scena
la sua comdie humaine al
femminile. Giocando ancora una
volta sulla passione e su quadri di
piccolo formato tutti (o quasi)
illuminati da frammenti di luce.
Galleria Trifoglio Arte
Fino al 10 aprile
Tel 0871 33 03 44
PARIGI
La bellezza degli animali
Gli occhi degli artisti (antichi e
contemporanei) come Brueghel e
Jeff Koons, passando attraverso
Leonardo da Vinci, Degas e
Matisse per celebrare la bellezza
di buoi al lavoro, cavalli da corsa
e fiere rubate alla foresta.
Unoccasione per scoprire anche
autori meno conosciuti come lo
scultore Franois Pompon, con il
suo bellissimo orso bianco.
Grand Palais
Fino al 16 luglio
Tel +33 1 44 13 17 17
NEW YORK
In principio era Haring
Una grande mostra con 155
lavori su carta e altrettanti tra
oggetti darchivio e testimonianze
varie. Keith Haring (1958-1990)
torna a raccontare il suo mondo
variopinto in cui si intrecciano
sperimentazione e mondanit
(nel segno di Warhol o Grace
Jones). Lennesima riscoperta per
un artista a lungo ignorato (o
quasi) dalla critica ufficiale.
Brooklyn Museum
Fino all8 luglio
Tel +1 718 63 85 000
Sguardi Le mostre
{
di GIANLUIGI COLIN
a cura di STEFANO BUCCI
MODENA
Scatti da altri mondi
In molti casi sono nomi nuovi,
almeno per i non addetti ai
lavori (come Adriana Bustos,
Priyanka Dasgupta, Mauro
Restiffe, David Zink Yi).
Tradizioni, rituali, testimonianze
spesso legate a un passato
doloroso (come quello coloniale)
per descrivere luniverso della
fotografia contemporanea di
India e Sudamerica.
Ospedale SantAgostino
Fino al 29 aprile
Tel 059 23 98 88
di Annachiara Sacchi
Nella casa museo di Londra un corto circuito perfetto tra pensiero e creazione
Con le provocanti sculture dellartista americana sospese sul celebre lettino
Sushi style
Se il genio sposa la pazzia
Louise Bourgeois ama Freud
Documenti
Lesposizione nata
dalla scoperta di mille fogli
che testimoniano
le reazioni della donna
al trattamento psicoanalitico
Calendario
POSSAGNO (TV)
La Danzatrice ritrovata
Tutto ruota attorno al gesso
della Danzatrice con i cembali
(1812) di Antonio Canova
(1757-1822), oggi conservato
al Bode Museum di Berlino e
integrato delle braccia
mancanti. Accanto al gesso
anche una cinquantina di dipinti
sullo stesso soggetto, molti dei
quali restaurati proprio in
occasione della mostra.
Museo e Gipsoteca
Fino al 30 settembre
Tel 0423 54 43 23
Allestimento
Rigore scientifico
Catalogo
Confronti Una riflessione comune sulla vita e la morte
RRR
A sinistra: il
bronzo Janus
Fleuri sospeso
sopra il lettino di
Freud. A destra:
Louise Bourgeois
nel 1967
al lavoro sulla
sua scultura
Sleep. Sotto,
da sinistra:
Cell XXIV e
The dangerous
obsession
25 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
Q
uesta una storia che fa capire
il bello del mestiere degli stori-
ci dellarte. Siamo nel 2001, a Ci-
terna, dalle parti di Citt di Ca-
stello, nella chiesa di San Fran-
cesco: una giovane studentessa, Laura Ci-
ferri, che gira per il territorio alla ricerca di
sculture rinascimentali da catalogare per la
sua tesi, trova una Madonna in stucco com-
pletamente ridipinta, ma che a lei, dopo
aver tenuta la foto sul tavolo a lungo, sem-
bra sia di Donatello.
La scultura in terracotta e di dimensio-
ni significative ( alta 114 centimetri, 34 per
38 di base), ma stata orrendamente ridi-
pinta da tal Amato da Citerna nel 1839:
volti rifatti, manto di un grigio sporco con
cadute di colore sotto le quali appaiono al-
tre tracce di pittura. Intuire cosa poteva es-
sere nascosto sotto quelle che si riveleran-
no tre diverse ridipinture non deve essere
stato semplice; ma, adesso che lattribuzio-
ne, grazie ai notevoli risultati del restauro,
certa, si pongono altri problemi. Lopera
infatti si inserisce nel dibattito complesso
sulle origini di Donatello, e sul periodo fra
primo e secondo decennio del Quattrocen-
to a Firenze, quando gli scultori, come Nan-
ni di Banco e lo stesso Donatello, guidano
una rivoluzione delle immagini che per
stata iniziata da altri. per primo Lucia-
no Bellosi, di recente scomparso, a capi-
re limportanza di Filippo Brunelle-
schi, determinante per la rivoluzione
della scultura in quegli anni, dun-
que prima degli inizi di Masaccio.
Il pezzo di Citerna nato per es-
sere collocato su un basamento
rettangolare forse addossato a un
pilastro. Il restauro ha fatto scopri-
re un modellato finissimo: sotto il
grigiastro apparso un manto co-
lor avorio con imprimiture e orlo
doro; sono dorati i capelli della Ma-
donna e del Bambino; rosso labito
della Madonna e spiega Laura Spe-
ranza che ha diretto il restauro il
risvolto del manto sembra nero ma era
argento e blu di lapislazzuli; i volti, ripu-
liti da rifacimenti, tornano ad avere equili-
brio e concentrata espressione.
Confronti con altre opere di Donatello?
Evidenti con il David del Bargello (1408-09)
per il volto, per il panneggio col Profeta
barbuto del Museo dellOpera del Duomo a
Firenze (1415-20), e ancora con le Storie del-
la Genesi del Victoria and Albert di Londra,
con la Madonna col Bambino di Detroit e
molte altre opere. La qualit della scultura
la senti nellintreccio della mano della Ma-
donna con il piede e la gamba del Bambi-
no, nellampiezza dei gesti, nella densit
dei panneggi, nello sporgere dal basamen-
to del piede sinistro mentre il destro, pri-
ma completamente coperto, riapparso
col restauro.
La scultura non un multiplo, non rica-
vata da uno stampo, come nei casi di molte
Madonne di Donatello destinate alla vene-
razione privata, ma unopera lavorata di-
rettamente sulla terra: lo si vede da partico-
lari intriganti, come la decorazione graffita
nella parte del manto in basso, dove cadu-
to il colore originale.
A questo punto occorre fare un passo in-
dietro, e tornare al problema posto da Lu-
ciano Bellosi: che cosa ha fatto Filippo Bru-
nelleschi, dopo il celebre concorso che lo
vede sconfitto nel 1401, quello per la secon-
da porta del Battistero di Firenze, vinto da
Lorenzo Ghiberti? Di lui si sa poco o nulla
fino a quando progetta le sue architetture,
a cominciare dalla Cupola di Santa Maria
del Fiore e dal portico dellOspedale degli
Innocenti, dunque attorno al 1417-1419. Bru-
nelleschi, che era nato nel 1377, avviato
dal padre allarte dellorefice e fa opere
di bassorilievi, dove mostr intendersi tan-
to di quel mestiero, che era forza che il suo
ingegno passasse i termini di quellarte,
cos scrive Giorgio Vasari nelle Vite (1568),
fissando subito, per Brunelleschi, un per-
corso da architetto e mettendo fra parente-
si la sua attivit di scultore.
Antonio Manetti (1423-1497), che ha co-
nosciuto personalmente Brunelleschi, nel-
la sua Vita dellartista ricorda il viaggio a
Roma dove questi ebbe in questa stanza
di Roma quasi continovamente Donatello
scultore, e originariamente vandarono
daccordo respetto alle cose di scultura
schiettamente, ed a quelle attendevano
continovamente e poi aggiunge che
luno e laltro erano buoni maestri dellar-
te dellorafo. Dunque erano tutti e due
scultori. Ma il biografo Manetti, che deve
sottolineare la ricerca di Brunelleschi sulle
architetture romane per spiegare poi lin-
venzione della cupola del Duomo di Firen-
ze, distingue le parti: Brunelleschi misura
soprattutto le strutture antiche, Donatello
studia le sculture.
Vasari rafforza questa distinzione forse
per un motivo, quello che conosce di Do-
natello giovane non gli interessa, perch
lavoro in stucco, in terracotta, non in mar-
mo o bronzo. Una sua frase parla chiaro:
Donatello lavor nella giovent sua mol-
te cose, delle quali perch furono molte,
non si tenne gran conto. La forza del
Bambino di Citerna, la volumetria del man-
to della Madonna, la ricca policromia ritro-
vata che quasi non ha riscontro nelle ope-
re mature di Donatello, hanno invece pre-
cise radici in opere attribuite a Brunelle-
schi da Bellosi: la Madonna col Bambino
di Fiesole degli inizi del XV secolo, la Ma-
donna col bambino di Pontorme (1410 cir-
ca), il San Pietro di Orsanmichele (1410 cir-
ca) bello come una scultura romana repub-
blicana mentre, in questa Madonna di Ci-
terna, Donatello evoca, nel volto, larte au-
gustea.
Insomma, Brunelleschi crea un linguag-
gio allantica che determina la ricerca di
Nanni di Banco ne I Santi quattro coronati
a Orsanmichele e anche le scelte del giova-
ne Donatello. Vasari, che ama la scultura
in marmo e in bronzo, dimentica, salvo
pochi pezzi, tutto il primo periodo dello
scultore. Ebbene, la Madonna di Citerna,
che si potr datare attorno al 1415, aiuta a
chiarire un nodo importante, il peso di
Brunelleschi scultore per la esperienza di
Nanni di Banco e di Donatello.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Lattribuzione
La Madonna di Citerna
(Perugia), viene scoperta
nel 2001 nella chiesa
di San Francesco da una
studentessa, Laura Ciferri;
sullattribuzione donatellesca
convengono Corrado Fratini,
Giancarlo Gentilini e Alfredo
Bellandi che, con la Ciferri,
pubblicano un articolo
in un fascicolo nel 2004.
Il Corriere della Sera ne d
notizia il 19 aprile 2005
Lintervento
Cristina Acidini Luchinat
prende liniziativa di portare
lopera allOpificio delle pietre
dure di Firenze: il restauro,
durato 4 anni, concluso
sotto il coordinamento del
sovrintendente Marco Ciatti
Lesposizione
Il restauro dellopera viene
diretto da Laura Speranza
e la restauratrice, Rosanna
Moradei, si avvale della
collaborazione di Akiko
Nishimura. Lopera
sar esposta allOpificio
dal 7 al 27 giugno e quindi
portata a Citerna e collocata
in luogo appropriato
Riscoperta la scultura in terracotta che era stata orrendamente ridipinta nellOttocento
La Madonna di Citerna tornata allantico splendore
testimonia il debito dello scultore con il Brunelleschi
di ARTURO CARLO
QUINTAVALLE
i
{
Sguardi Il restauro
Passo falso
di Paolo Fallai
Le muse in fuga da Roma
Ai piedi di un tempio intatto allingresso del
Foro non vi un cartello che dica Tempio di
Antonino e Faustina. Ma come possibile!.
Lurlo di Andrea Carandini, lennesimo per
cercare di scuotere una citt che non merita
il suo passato. Tra le poche reazioni,
qualcuno ha avuto limpudenza di ripetere la
stanca tiritera: Roma non un museo.
vero: museo vuol dire luogo delle Muse. Si
sono trasferite da tempo.
Quel copione del giovane Donatello
La Madonna di
Donatello dopo
il restauro; a
destra, nella foto
quadrata: la
Madonna di
Fiesole di
Brunelleschi.
Nelle foto
pi a destra:
la scultura
di Donatello con
i colori applicati
nell800. Sotto: il
volto di Ges
Bambino prima
e dopo il
restauro
Il recupero
26 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
R
acconta Dara Birnbaum che la
gente andava al Rio shopping
and entertainment Center di At-
lanta in Georgia per svagarsi e
fuggire ai notiziari; ma allin-
gresso vedeva la propria immagine nei vi-
deo sovrapporsi e scomparire dentro le no-
tizie mandate in onda dalla Cnn, che aveva
il suo quartier generale proprio l vicino.
Era il 1989 e quella era la prima installazio-
ne pubblica del genere. Oggi le metropoli
sono invase da schermi luminosi e da tele-
camere a circuito chiuso che rimandano le
nostre immagini: ma allora leffetto era av-
veniristico.
Dara Birnbaum, classe 1946, americana
di New York, pioniera nelluso del video
fin dagli anni Settanta. S ispirata alle so-
ap opera, ai programmi di intrattenimen-
to, alle notizie. stata consacrata due volte
a Documenta di Kassel, e da unantologica
allo Smak di Gand, sottotitolata The dark
matter of media light, che svelava cosa si
cela dietro la luce dei mezzi di comunica-
zione. Ora Dara Birnbaum apre convegni
sullimmagine prima e dopo il cinema a
Stoccolma, e alla Rockfeller Foundation si
confronta con altri studiosi su come pen-
sare al mondo di oggi. Negli ultimi tren-
tacinque anni cambiato molto nellimma-
ginario televisivo, ma tanto rimasto inva-
riato racconta al Corriere . Predomi-
nano sempre i giochi a premi tipo Hollywo-
od square e Dancing with the stars, ma c
pi competizione nel set e negli effetti lu-
minosi. La novit il reality.
La Birnbaum guarda poco la televisione,
a parte la serie Criminal minds, anche se
non ne va fiera: Le sceneggiature sono
scritte bene, con personaggi a tutto ton-
do. Ci che cambiato oggi la comunica-
zione: Ormai noto che non passa pi dal-
la tv. Molti giovani negli Stati Uniti non ce
lhanno nemmeno, la guardano dai loro
computer o dagli smartphone. una rivolu-
zione che incide sulle nostre vite. Per que-
sto i network non possono essere sottovalu-
tati. I giovani egiziani hanno usato la Rete
per la rivolta. Le chiedo se lo slogan Ogni
rivoluzione ha bisogno di una tv, coniato
dal leader hippie Jerry Rubin per le proteste
studentesche americane del 64, valga per
Internet. Risponde convinta: S, la Rete
la pi grande forma di comunicazione og-
gi, la primavera araba ne ha mostrato la
potenzialit. Quando i governi cercano di
reprimere i diritti e la libert di pensiero,
per prima cosa bloccano laccesso a Inter-
net e ai media in genere. Come a Pechino
nel 1989? Lesercito del governo cinese in
piazza Tienanmen andato contro i giorna-
listi di Cbs e Cnn, che a loro volta cercavano
di "aggirare" la censura. nata cos Tianan-
men Square: break in transmission, in cui
mostravo il momento in cui le tv satellitari
erano state oscurate. Lordine del governo
cinese precedeva di pochi minuti lattacco
contro gli studenti. In quattro monitor rac-
contavo cosera successo dopo che le teleca-
mere erano state spente, luso dei fax con le
immagini di violenza e il canto dei ragazzi
di Taiwan, in difesa degli universitari.
Il suo lavoro contiene aspetti politici: in
Hostage il protagonista Martin Schleyer,
lindustriale rapito dalla Raf negli anni Set-
tanta. Quando la Birnbaumproduce linstal-
lazione il 1994. Vuole indagare come agi-
scono i media per divulgare le notizie. Ho
realizzato video con il sonoro stereo. Il pi
importante per me era quello in cui Sch-
leyer era costretto a dichiararsi nemico del-
lo Stato. Poco dopo questapparizione tv
era stato ucciso. Per i terroristi il valore del-
la sua vita coincideva con la
dichiarazione televisiva con-
tro il potere che lui stesso
rappresentava. Dopo, per la
Raf, quelluomo non valeva
pi nulla. Il mio era un atto
politico. Ma anche i lavori
recenti come Erwartung,
ispirato a Schnberg, o Ara-
besque, a Schumann, han-
no a che fare con il genere
politico o con la politica dei
sessi. Daltra parte lei s
formata negli anni Settanta
a Berkeley: Berkeley era la
Mecca dellattivismo pro-
gressista. Cerano Herbert
Marcuse e Angela Davis,
fondamentali per la mia po-
sizione marxista dellepoca.
Allora mi occupavo di design ambientale,
prima di entrare allArt Institute di San Fran-
cisco, dove il dibattito sui temi dellidentit
di genere e sulla libert di parola era ancora
pi vivace.
Licona che lha resa famosa al grande
pubblico, per, quella di Wonder Wo-
man, interpretata da Lynda Carter, cui Dara
Birnbaum dedica una sorta di parodia della
donna dai superpoteri. Nel 78 espone il vi-
deo Technology / Transformation: Wonder
Woman in un salone di parrucchiere a
Soho. Un successo. la prima volta che vie-
ne esposto un video in vetrina. Si fermano
gruppi di persone incuriosite. Volevo mo-
strare il mio lavoro in uno spazio pubblico
e quel negozio era il solo a Soho con una tv
in vetrina. Il proprietario era daccordo e ho
esposto anche Kiss the girls: make them
cry. I passanti vedevano lo schermo e senti-
vano laudio dalla strada. Ho pensato: crede-
ranno di vedere la vera serie tv, a quel tem-
po molto popolare. Avevo esagerato i gesti
del linguaggio televisivo: se la trasformazio-
ne di Wonder Woman sullo schermo avve-
niva in un lampo, qui era prolungata in mol-
te ripetizioni, che alteravano il modo in cui
il pubblico percepiva la trasformazione da
segretaria a donna prodigio.
Le chiedo cosa significa oggi essere una
donna artista, se lemancipazione femmini-
le passa da un modo di esprimersi diverso
e dalluso di materiali nuovi: un luogo
comune quello per cui molte donne si sono
dedicate allarte quand arrivato il video ne-
gli anni Sessanta e Settanta risponde .
Nam June Paik ancora il padre della video
arte, per cui non credo che lemancipazio-
ne dipenda dal linguaggio e dai mezzi. Oggi
ci sono molte pi donne che scelgono la pit-
tura, la fotografia, la performance e i nuovi
media. La loro presenza nei musei cresciu-
ta: basti pensare al successo di Marina Abra-
movic al Moma o a quello di Cindy Sher-
man e di Jenny Holzer. Certo sono protago-
niste, ma il loro successo un passo a favo-
re di tutte le altre. Quando nell82 ho parte-
cipato a Documenta 7 le artiste erano il 2%.
Dieci anni dopo tornai ed erano il 4%. Non
conosco la percentuale delle edizioni pi re-
centi, ma senzaltro pi alta e la prossima
sar curata da Carolyn Christov-Bakargiev.
Non credo, invece, che le donne abbiano
raggiunto la libert e luguaglianza comera
negli ideali del femminismo.
Una delle ultime installazioni a cui Dara
Birnbaum affezionata, Arabesque, narra il
faccia a faccia tra Robert Schumann, il fa-
moso compositore, e la moglie Clara, che a
sua volta componeva e suonava: Quando
ho cercato su YouTube la musica di Robert
Schumann cerano pi di un centinaio di
pianisti che avevano caricato la loro versio-
ne di Arabesque, ma poche composizioni
di Clara, pi conosciuta come pianista. I
miei video sovrappongono il ritratto stereo-
tipato di Hollywood nel film sugli Schu-
mann una donna fragile, a tratti infanti-
le e devota a quello del suo diario da cui
emerge la vera personalit di Clara che s
fatta carico della carriera del marito e della
famiglia con otto figli che ha mantenuto
quando Robert impazzito. Ho voluto dare
voce alla solitudine, alla rinuncia e al dolo-
re. E alla sua grandezza. Unidea di femmi-
nilit e di forza valida ancora oggi.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Storie
Dara Birnbaum (1946,
nella foto) una delle prime
artiste a essersi cimentata
in video e installazioni. Vive
e lavora a New York, dove
(la scorsa estate, negli spazi
della Marian Goodman
Gallery New York) ha
proposto il video Arabesque
dedicato a Clara Schumann
Contrapposizioni
Accanto ai lavori legati
allutilizzo di materiale
come quiz televisivi, soap
opera e programmi sportivi,
Dara Birnbaum ha realizzato
installazioni di carattere
pi spiccatamente politico
come Hostage (1994)
incentrato sulla figura
di Martin Schleyer,
lindustriale tedesco
rapito e ucciso dalla Raf
nel 1977. La Birnbaum
da tempo impegnata
nelle battaglie del movimento
femminista americano
Testimoni Il racconto di una dei pionieri: la manipolazione dei telefilm per farne nuovi mezzi espressivi
i
{
di RACHELE FERRARIO
di Gianna Fregonara
Per la classifica di Art Newspaper i primi dieci
musei al mondo sono: Louvre (Parigi),
Metropolitan (New York), British Museum,
National Gallery e Tate (Londra), National
Gallery (Washington), Palazzo Nazionale
(Taipei), Centre Pompidou (Parigi), Museo
Nazionale della Corea (Seul) e Muse dOrsay.
Il parametro il numero di visitatori. Discutibile,
ma non incoerente. Di musei italiani non c
traccia. Forse per non solo nella classifica.
Ho trasformato Wonder Woman in unicona pop
Ma la realt diventata molto pi avveniristica
Sguardi La protagonista
Make up
Assenti dalla classifica
Lettura fulminea
Il poeta Giuseppe Conte ha salutato
Antonio Tabucchi sul Secolo XIX con
queste parole: Ho in grande evidenza nel
mio studio due suoi libri, che stavo
cominciando a leggere. Uno di questi
Racconti con figure. Lo stesso giorno il
poeta Conte Giuseppe ha salutato
Tabucchi Antonio sul Giornale con
queste parole: Lultimo libro che ho letto
di lui Racconti con figure.
Evidentemente, tra linvio del primo
articolo e del secondo, riuscito a finirlo.
Pierenrico Ratto
Tiromancino
Sopra: Technology / Transformation: Wonder
Woman, video ispirato dalla serie televisiva di
grande successo che aveva come protagonista
Lynda Carter (nei panni delleroina dei fumetti
della DC Comics) esposto per la prima volta in
un salone di parrucchiere a Soho nel 1978.
In alto: Tiananmen Square: break in transmission
(1990) in cui Dara Birnbaum metteva in scena
loscuramento delle tv satellitari durante la
rivolta degli studenti cinesi del 1989. Nella foto
grande: Erwartung, linstallazione multimediale
della Birnbaum (1995-2001) ispirata a
Schnberg (Courtesy of the artist and Marian
Goodman Gallery, New York / Parigi)
RRR
Dara Birnbaum: larte un video
27 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
P
rimo maggio 1958. Italo Calvino fa il suo
esordio come cantautore. Ma cantauto-
re per davvero. E aveva pure la voce da bari-
tono, finto baritono, quello da troppe siga-
rette. Al corteo della Cgil a Torino gli alto-
parlanti gracchiano la canzone Dove vola
lavvoltoio, scritta da Calvino, musicata da
Sergio Liberovici. una canzone con i partigiani buoni,
o perlomeno dalla parte giusta, e i nazisti-avvoltoi catti-
vi. E contro la guerra. E per dire che non era, quella
canzonetta, una divagazione ludica di un gi grande
scrittore (aveva ormai pubblicato Il barone rampante e
Il visconte dimezzato) leggete il confronto tra i versi del
pi grande cantautore italiano, Fabrizio De Andr, e
quelli di Calvino.
De Andr, La guerra di Piero, 1964: Lungo le sponde
del mio torrente/ Voglio che scendano i lucci argenta-
ti/ Non pi i cadaveri dei soldati/ Portati in braccio dal-
la corrente.
Calvino, Dove vola lavvoltoio, 1958: Nella limpida
corrente/ Ora scendon carpe e trote/ Non pi i corpi
dei soldati/ Che la fanno insanguinar.
Era successo che un gruppo di scrittori e musicisti
non ne potevano pi delle canzonette che spopolavano
a Sanremo, le definivano figlie di una musica gastro-
nomica e avevano inventato una combriccola che si
chiamava Cantacronache. Il loro slogan era: Evade-
re dallevasione. Se lerano inventato limpiegato Rai
Straniero, larchitetto Amodei e lavvocato Jona. Erano
giovani intellettuali torinesi, torinesi di cultura Einaudi
per intenderci, che serano messi in testa di scrivere
canzoni come testimonia Francesco Giuffrida in
cui la realt, i problemi grandi e piccoli di tutti i giorni,
fossero il nucleo centrale della composizione, con buo-
na pace delle mamme piangenti, dei vecchi scarponi,
delle casette in Canad, dei papaveri e papere.
A Calvino, come a Franco Fortini, lidea piace da mo-
rire e scrive abbastanza in fretta un pugno di canzoni:
Dove vola lavvoltoio, Canzone triste, Oltre il ponte, Il
padrone del mondo, Sul verde fiume Po, Turin-la nuit.
Canzoni lunghe, a volte con ritornelli ossessionanti, di
impegno politico, sociale, civile, dove c di mezzo la
guerra, la pace, la Resistenza, la giustizia, lingiustizia,
ma anche la fantasia delle favole che ti fanno tornare in
mente le Fiabe italiane. Forse lo sa, o forse no, ma an-
che il Re degli Ignoranti, Adriano Celentano, debitore
a Calvino. La struggente favola di Celentano: Chi non
lavora non fa lamore evoca la Canzone triste di Calvino
che a sua volta evoca la leggenda di Lady Hawk. Erano
sposi, lei salzava allalba/ prendeva il tram, correva al
suo lavoro./ Lui aveva il turno che finiva allalba/ entra-
va in letto e lei ne era gi fuori.
Calvino fa tutto questo per passione, non saspetta
mai pi al mondo che dallaltra parte del mondo qual-
cuno si accorga delle sue canzonette. E invece...
Invece ecco che cosa succede in un caff di New York
nel 1959 dove incontra le allieve di un corso ditaliano e
la loro professoressa. Vogliono cantarmi, le ragazze
scrive Calvino in una lettera a Liberovici una can-
zone italiana. Bene, dico io, gi rassegnato a sentire la
solita canzonetta napoletana o radiofonica in omaggio
allitaliano di passaggio. Una ragazza ha
una chitarra, suona, le altre cantano e cosa
cantano? Eravamo in sette... in sette linci-
pit di Sul verde fiume Po... E poi tutte le
strofe, una dopo laltra... Questo per dimo-
strarti come Cantacronache sia popolare an-
che oltreoceano.
Bella soddisfazione per quellaccrocchio
(molto snob ma molto sincero) di giovani
intellettuali, musicisti, scrittori, salottieri
abituali che si incontravano da Giulio Einau-
di, da Luciano Foa, da Elsa de Giorgi e can-
tavano, senza paura di essere abbastanza
stonati, le canzoni da loro scritte e musica-
te. Presa confidenza, il gruppo che, tra gli
altri, comprendeva Fausto Amodei, Franco
Fortini, Ignazio Buttitta, Valentino Bucchi,
Margherita Galante Garrone, Giovanni Arpi-
no, Gianni Rodari, cominci a girare per lItalia riem-
piendo quelle salette da cinquanta, cento quando anda-
va bene, posti che erano i circoli culturali, le sedi sinda-
cali, i ritrovi ricreativi ma anche i teatri veri per portare
un emozione pi forte ma meno facile di ro-
se-fior-amor alla Nilla Pizzi e successori. Per Calvino
lesperienza di Cantacronache fu anche una terapia. Era
immalinconito perch sentiva la frustrazione di essere
inutile rispetto al progetto gramsciano di cambiare la
societ attraverso il ruolo di scrittore. Forse con le can-
zoni...
Ma le prime esperienze discografiche non furono un
grande successo. Ricordano Giovanni Straniero e Carlo
Rovello nel libro Cantacronache, i cinquantanni della
canzone ribelle (Zona editore) che dopo la delusione di
un grande spettacolo mancato in un grande teatro il
gruppo ripieg sullidea di fare un vero disco di vinile.
E ricordano cos la presunta soluzione del dilemma:
Quello spettacolo di cronaca cantata con il quale il
gruppo avrebbe dovuto esibirsi, alla fine naufrag, an-
che per mancanza di spazi adeguati. In quegli anni non
erano ancora sorti i locali di cabaret. A quel punto, Libe-
rovici e compagni pensarono di affidare lesecuzione
delle loro prime canzoni a cantanti professionisti. A tale
scopo si fecero ricevere presso la casa editrice Cetra di
Torino, senza per ottenere alcun risultato. Il primo di-
sco, intitolato Cantacronache sperimentale, fu quindi in-
ciso con mezzi di fortuna, in un negozio di dischi. Libe-
rovici contatt una giovane cantante, Franca di Rienzo,
che si esibiva con i Quattro del muretto di Alassio, la
quale prest la sua voce ai testi dei torinesi. Anche in
questo caso il Cantacronache fece scuola. Nasceva lidea
dellautoproduzione, che avrebbe aperto la strada alle
etichette discografiche indipendenti. Un altro tentativo
di lanciarsi sul mercato discografico fu esperito a Mila-
no, dove il gruppo present le sue composizioni alla ca-
sa discografica Ricordi. Lesito fu ancora negativo, ma lo
stesso Nanni Ricordi, sentendo quei brani, cominci a
concepire lidea di una canzone diversa. Nonostante
questi insuccessi discografici, Italo Calvino e altri lettera-
ti che gravitavano attorno allEinaudi incoraggiarono il
Cantacronache a proseguire la sua attivit. Lesordio da-
vanti a un pubblico veramente numeroso avvenne al
Premio Viareggio. In quella circostanza, i membri del
gruppo eseguirono personalmente le loro composizio-
ni, riscuotendo un certo successo.
E ancora oggi, Cantacronache pu rivendicare di aver
inventato la figura del cantautore: Da quel giorno, rin-
francati da quellesperienza gli Amici Torinesi decisero
che avrebbero cantato da soli le loro canzoni, non aven-
do trovato cantanti professionisti disposti a farlo.
In realt i cantanti che amano portare in giro le paro-
le di Calvino ci sono ancora oggi. I Modena City Ram-
blers, un gruppo che piace non soltanto ai vecchi rim-
bambiti ma anche ai giovani svegli, ancora adesso canta-
no Oltre il ponte, di Calvino, naturalmente. E Grazia Di
Michele, che ha partecipato per tre volte al Festival di
Sanremo, dice: Quando con Maria Rosaria Omaggio ab-
biamo inventato lo spettacolo Chiamalavita per lUni-
cef, che aveva il senso di far qualche cosa per i bambini
pi sfortunati del mondo, ci venuto in mente Calvino
con e per le sue canzoni. Le abbiamo cantate e alla fine
molti ci hanno chiesto: ma davvero quei testi erano di
Calvino? E chi poneva questa domanda era anche chi co-
nosceva i libri di Calvino. Immaginate quanto sarebbe
contento lui, adesso, a sapere quanto siano ancora emo-
zionanti le sue "canzonette".
RIPRODUZIONE RISERVATA
di FRANCESCO CEVASCO
La rivolta dello scrittore
alla musica di Sanremo
{
01.05.1958
Lo scrittore
Italo Calvino, nato a Santiago
de Las Vegas (Cuba) nel
1923, nel 1958 aveva scritto,
tra gli altri, Il sentiero dei
nidi di ragno, Il visconte
dimezzato e Il barone
rampante con cui vinse
il Viareggio nel 57, mentre
Il cavaliere inesistente
sarebbe uscito lanno dopo.
Ex partigiano, collaborava con
lEinaudi, presso la quale
sarebbero usciti quasi tutti
i suoi libri, ora raccolti nei
Meridiani Mondadori.
Calvino morto nel 1985
Lomaggio
Limmagine sopra tratta
dalla locandina dello
spettacolo di Maria Rosaria
Omaggio e Grazia Di Michele
portato in tourne per lItalia
nel 2004 e poi divenuto un
cd con le canzoni scritte da
Calvino. Lidea delle due
artiste era quella di
raccogliere fondi per i
bambini poveri del mondo;
disco e spettacolo,
patrocinato dallUnicef,
sintitolano Chiamalavita
di Ranieri Polese
Musica classica, musica leggera. Aldo
Nove, nel suo libro su Giancarlo Bigazzi
(Bompiani), scrive che Herbert von Karajan
ferm unintervista per ascoltare Gloria
alla radio. E Maria Callas, lo sapete cosa
ascoltava? Dacia Maraini (La grande festa,
Rizzoli) ci regala il ricordo della Divina, in
un viaggio in Africa con Moravia e Pasolini,
che ascoltava seria e misteriosa Claudio
Villa.
ITALO CALVINO, CANTAUTORE INDIE POP
Percorsi La data
Incanti
E Karajan si interruppe per Umberto Tozzi
Long seller
Cantacronache pu rivendicare daver
inventato la figura del cantautore.
I Modena City Ramblers hanno tuttora
in repertorio Oltre il ponte e anche
Grazia Di Michele lo ha cantato
In tourne
Con Franco Fortini, Galante Garrone,
Giovanni Arpino, Ignazio Buttitta e altri
cominci a girare lItalia: circoli, sedi
sindacali e teatri, ma il grande pubblico
fu quello del Premio Viareggio
Quel giorno intona Dove vola lavvoltoio a un corteo,
anticipando di sei anni La guerra di Piero di De Andr
Altre ne vennero. Lui e gli amici le chiamavano Cantacronache
Ma non convinsero i discografici. Cos si autoprodussero
i
I
L
L
U
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30 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
R
oger Federer si ritirato, dal tennis e dal
mondo. Le sconfitte per mano di avversari
pi muscolosi, adepti del cyber-tennis che
avanza, lo hanno consegnato a un crepusco-
lo da semidio. Un giornalista si appassiona
al mistero della sua improvvisa sparizione.
Entra nella sua villa di Basilea. Lo trova sdra-
iato nella sala dei trofei, in posizione fetale. Sulla scrivania,
i libri dei suoi filosofi preferiti. Il campione discepolo del
trascendentalismo di Henry David Thoreau, il rapporto con
la natura come possibilit per lindividuo di ritrovare se stes-
so in una societ che non rappresenta i suoi valori, e della
metafisica della qualit di Robert Pirsig, la presenza del divi-
no non solo nella bellezza del paesaggio ma anche negli in-
granaggi del cambio di una Harley Davidson.
Il seguito di Je suis une aventure, romanzo esistenzial-fi-
losofico del francese Arno Bertina (Editions Verticales) un
viaggio delirante che comprende il tentativo di furto della
sua statua di cera al Madame Tussauds di Londra, e si con-
clude sulle rive del Niger, epilogo conradiano della traversa-
ta nel cuore di tenebra dellidolo caduto.
Lo stiamo perdendo, la verit questa.
Non importa quanti tornei vincer ancora:
guardarlo significa ormai prepararsi alla
sua assenza. Ci saranno ancora fiammate,
come avvenuto in queste settimane. Lo aiu-
teranno a illudersi che tutto come prima,
che si pu inchiodare a fondo campo anche
let che avanza, non solo gli avversari. Ma il
risveglio sar inevitabilmente amaro. Per lui, per noi. In que-
sto tennis, Federer postumo in vita. Lo sempre stato,
forse, con quella bellezza estetica desueta e veloce. Il primo
a capirne il potenziale mistico fu il mai troppo compianto
David Foster Wallace, che in Roger Federer come esperienza
religiosa (Edizioni Casagrande) tent di spiegare lelemento
quasi esoterico nascosto in quei gesti leggeri. E dopo sono
arrivati gli studiosi di filosofia, attirati dal paradosso di Fe-
derer, essere cos moderno e cos fuori dal suo tempo.
Lo stile e la presenza di Roger portano il tennis in unal-
tra direzione rispetto a quella tracciata dagli imperativi tec-
nici, economici e mediatici. Rivelano lesistenza di una via
di fuga. Andr Scala, uno dei pi importanti studiosi del-
lopera di Spinoza, ne convinto. In Silences de Federer (di-
tions de la Diffrence) afferma che Roger Federer non sta-
to un monarca, ma un legislatore che tenta una impossibile
restaurazione, o rivoluzione, neoclassica.
A questo punto necessario un passo indietro. Non pu
essere solo una coincidenza. Sia Scala che lepistemologo
Hans Ulrich Gumbrecht nel suo In praise of Athletic Beauty
(Harvard University press) identificano con certezza lora e
il giorno in cui tutto cambi, e il tennis clas-
sico dovette cedere il passo a un nuovo ordi-
ne. Alle 19.08 del 10 giugno 1984, finale del
Roland Garros, John McEnroe, il pi geniale
e creativo tennista di sempre, mette in rete
una facile vole di dritto. Dallaltra parte
esulta lincredulo Ivan Lendl, il suo esatto
contrario, sportivo e non solo. Game, set,
match. In quel momento barbaro, sostiene Scala, il ten-
nis entra nellera della sua riproducibilit tecnica. Gumbre-
cht invece piange sulla vittoria del gesto ripetuto sempre
pi forte, il concetto di forza come mercificazione dello
sport.
Abbiamo vissuto anni bui. Le poche luci, come quella
emanata da Stefan Edberg, erano bagliori di una classe trop-
po leggera per essere definitiva. Il tennis diventato cy-
ber-tennis, luogo di forzuti e di parossismo atletico. Poi
arrivato Federer. Dice David Baggett, autore di tomi poco
leggeri come Il buon Dio, ovvero la fondazione teistica della
moralit nonch curatore di un monumentale Tennis and
philosophy (edizioni Liberty University), che il suo avvento
obbliga a riplasmare i concetti di eccellenza ed estetica ap-
plicati allera tecnologica.
Linconsapevole neoclassicismo di cui portatore si riflet-
te sul personaggio. Frigidaire, re Indesit, questi sono i nomi-
gnoli che nel tempo hanno sottolineato una innegabile ba-
nalit espressiva. Andre Agassi, lo abbiamo letto in Open,
odia il tennis. Anche Rafael Nadal e Nole Djokovic potrebbe-
ro giungere a conclusioni simili, una volta spente le luci del-
la ribalta. Troppo sforzo, troppa sofferenza.
Federer diverso. Gioca con un senso storico scrive
Scala , convinto che il nobile passato del suo sport non
sia materia da archivio. Si accosta a esso senza nostalgia,
ma convinto di poterne realizzare le potenzialit mai espres-
se.
Il tennis tutto per lui, il tennis gli basta. Il suo modo
dessere imperturbabile sostiene Baggett altro non
che lomaggio a una storia dalla quale si sente rappresenta-
to.
Nessuno sfugge alla propria nemesi, e non si pu parlare
di Federer senza citare Rafael Nadal, il Grande Restauratore,
un Metternich spagnolo che ha interrotto la sua opera di
umanizzazione, umiliandolo a pi riprese e dimostrando co-
s al mondo che un altro tennis non era pi possibile. An-
che qui viene in soccorso la storia del pensiero, grazie a Car-
lo Magnani, professore allUniversit di Urbino, autore di Fi-
losofia del tennis (Edizioni Mimesis), libro di rara intelligen-
za e leggerezza, almeno a parere di chi scrive.
Nel tennis Federer occupa la posizione di Heidegger nel-
la storia del pensiero. Un uomo estremamente poco compli-
cato si ritrovato nel ruolo del Profeta, colui che porta final-
mente la Reincarnazione e la Luce in un mondo compro-
messo e sconsacrato. Con il suo tremendismo agonistico,
Rafael Nadal invece non esprime la metafisica della bellez-
za, ma quella della forza vitale. Il riferimento, anche in que-
sto caso a sua insaputa, lanticartesiano Henri Bergson.
Pure lui immerso in una raffigurazione che mira a tra-
scendere lesistente per non dal lato estetico ma da quello
della espressione di pura energia. Tutto spirito e forza vita-
le, perch a prevalere il moto interiore e la volont.
La finale degli ultimi Australian Open dimostra chi sia il
vincitore finale. Quasi sei ore di battaglia muscolare tra Na-
dal e Nole Djokovic, portatori di un tennis inumano ed estre-
mo, segnato dallo sforzo fisico. Federer non cera, non pote-
va esserci. E in fondo questo elenco di romanzi e saggi filo-
sofici pi o meno seriosi sul suo conto non sono altro che
un anticipo del rimpianto. Quando arriver il giorno del suo
ritiro, dal tennis se non dal mondo, ci mancher moltissi-
mo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
lartista del tennis
Dopo di lui, i cyborg
{
Federer
come
esperienza
filosofica
Percorsi La biografia
Il valore delle bolle (e delle parole)
di MARCO IMARISIO
di Stefano Righi
Per lui lo sport unestetica: sublime, desueta e veloce. Il primo a capirlo fu
David Foster Wallace, che svel lesoterismo nascosto nei suoi gesti leggeri
Oggi i filosofi indagano il mistero di un atleta moderno eppure fuori dal tempo
Ma sul campo la forza estrema di Nadal e Djokovic ha sconfitto la sua bellezza
RRR
RRR
Post it
Il significato delle parole: scoppiata la
bolla. Nei bilanci dellesercizio 2011, appena
presentati, le prime quattro banche italiane
hanno iscritto svalutazioni per complessivi
27,6 miliardi di euro a titolo di avviamenti,
i cui valori non hanno oggi riscontro
sul mercato. Insomma, aria fritta, fuffa.
Cancellate quei 27,6 miliardi: sono il valore
della bolla, dell'economia intangibile,
del peso, oltrech del significato, delle parole.
Linevitabile declino
del pi grande di tutti
Interpretazioni
Per Andr Scala, uno dei maggiori
studiosi di Spinoza, questo atleta
non mai stato un monarca, ma un
legislatore che tenta una impossibile
restaurazione neoclassica
Modelli
lultimo
campione umano:
di lui si occupano
pensatori e
filosofi, spingendo
la riflessione
alla visione
trascendentale
di Thoreau e alla
metafisica della
qualit di Pirsig
In alto: Roger Federer
(Basilea, 1981) in azione;
qui sotto, da sinistra:
insieme al suo storico
antagonista, lo spagnolo
Rafael Nadal; sua moglie
Mirka, ex tennista
professionista, con le loro
figlie gemelle; Nole Djokovic
mentre festeggia la vittoria
dellultimo Australian Open.
Il tennista serbo, atleta
dalla straordinaria forza
fisica, attualmente
il numero uno nella
classifica mondale Atp.
Federer, considerato
la massima espressione
del tennis classico, stato
al primo posto del ranking
Atp per 285 settimane:
ininterrottamente dal
2 febbraio 2004 al 17
agosto 2008 e poi dal
6 luglio 2009 al 6 giugno
2010. Oggi occupa la terza
posizione (foto Corbis)
La sfida infinita
31 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
U
n sogno. Una sfida. Unossessio-
ne. Probabilmente tutte e tre le
cose insieme, in anni formidabi-
li per slancio e ottimismo, per
voglia di vivere e di ricomincia-
re. Fu questa la congiunzione
astrale favorevole, individuale
e collettiva, che consent di riportare alla luce
negli anni Cinquanta lantica Stabiae e il
suo tesoro di ville romane, patrizie e rustiche,
facendole conoscere al mondo.
Furono il sogno, la sfida e lossessione di Li-
bero dOrsi un preside di scuola media con
la passione per larcheologia e dellintera co-
munit di Castellammare di Stabia che gli si
strinse intorno, per sostenerlo in unimpresa
che larcheologia ufficiale e le istituzioni cultu-
rali consideravano salvo qualche isolata ecce-
zione infondata, incredibile, impossibile.
Come tutto ci sia stato invece possibile, lo
ha spiegato bene alcuni anni fa un altro presi-
de, Antonio Carosella, che succedette a dOrsi
nella guida del pionieristico Comitato scavi di
Stabia, costituitosi il 4 aprile 1952. In quegli an-
ni annota Carosella si ebbe una rara mani-
festazione di civismo, che segn una delle pi
belle stagioni, ma anche lultima, del tradiziona-
le vivace spirito pubblico della citt.
Parole che riecheggiano la confessione pub-
blica che lo storico dellarte Giulio Carlo Argan
nel 1989 affid a un opuscolo intitolato Stabiae:
le ville. Ogni visita a Castellammare mi entusia-
sma e mi delude scrive Argan . Mi entusia-
sma la splendente bellezza dei dipinti provenien-
ti dalle ville, di una pittura che non saprei chia-
mare antica tant moderna, e mi delude la po-
vert, linadeguatezza, linsalubrit del museo in
cui sono, pi che ordinati, pigiati. Questa condi-
zione di penosa inferiorit rispetto a Ercolano e
a Pompei non soltanto ingiusta, ma deviante.
Vogliamo riprendere il nostro viaggio da qui,
dallentusiasmo di Argan, poich, come vedre-
mo, ville e affreschi di Stabiae lo meritano, per
quanto sono meravigliosi e ancor pi belli delle
ville e degli affreschi di Pompei e di Ercolano.
Non sarebbe per onesto omettere i motivi
di delusione. Per quel museo che non un mu-
seo, per esempio, ma un deposito in cui sono
appunto pigiati ottomila reperti affreschi
e opere di grande valore , che sono l provvi-
soriamente da sessantanni. Per un museo
che in realt un magazzino, ma si chiama uffi-
cialmente Antiquarium dal 1959, quando lo
inaugur lallora ministro della Pubblica istru-
zione, Giuseppe Medici e proprio nelledifi-
cio che ospita la scuola media e il liceo classico
di cui furono presidi dOrsi e Carosella , con
la solenne promessa che sarebbe migrato in al-
tra e pi degna sede. Per un museo, infine,
chiuso al pubblico e a chiunque altro forse
perch non se ne veda la vergogna a causa di
non meglio specificate ragioni di sicurezza.
Devessere una coazione a ripetere, questa del-
la burocrazia che di fronte allantica Stabiae ten-
de a defilarsi. Accadde anche a Libero dOrsi. I
burocrati lo derisero, lo presero per matto e lo
scoraggiarono. Quando poi i fatti dimostrarono
che dOrsi aveva ragione a insistere nel volere
scavare proprio l, sulla collina di Varano che do-
mina i golfi di Castellammare e di Napoli, dove
oggi sorgono le magnifiche Villa Arianna e Villa
San Marco, cercarono di sminuirne il ruolo e
persino di emarginarlo.
Dicevano, i dotti, che l sotto non cera pi
nulla. Che a radere al suolo la citt, che era stata
citt etrusca, greca e sannitica, ci avevano pensa-
to prima Silla, nell89 a.C. durante la guerra
sociale tra Roma e i popoli della Lega italica che
reclamavano la cittadinanza romana , poi il
terremoto del 63 d.C. e infine leruzione del Ve-
suvio del 79 d.C., che distrusse anche Ercolano e
Pompei. Non solo. Aggiungevano, i dotti, che
non cera nullaltro da scoprire, poich le campa-
gne di scavi dei Borbone (due, dal 1749 al 1762 e
{
di CARLO VULPIO
Nuove frontiere
Le ville dei piaceri narrate da Cicerone
aspettano da 60 anni di diventare museo
La dolce vita dei Cesari
02 87387707
[email protected]
La magnifica Stabiae
sul golfo di Napoli,
cancellata dal Vesuvio,
scoperta da un preside
negli anni Cinquanta:
ottomila reperti
chiusi in un deposito
Percorsi Patrimonio italiano
Fondazione
Corriere della Sera
2 aprile, Sala Buzzati ore 10.30 (via Balzan 3), per lApertura dellanno IAP
2012, si parla di Nuove frontiere della comunicazione commerciale e il
ruolo degli organismi di controllo. Intervengono Giorgio Floridia, Antonio
Gambaro, Vincenzo Guggino, Mario Libertini, Piergaetano Marchetti,
Giovanni Pitruzzella, Michele Polo, Marina Tavassi. Coordina Dario Di Vico.
Beni culturali
minacciati
In alto, nella foto verticale: La Primavera
(al museo Archeologico di Napoli); pi
in basso: una veduta di villa San Marco;
qui sopra: il Planisfero, nel magazzino
34 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
dal 1775 al 1782) avevano completato lopera.
In realt, quella dei Borbone fu unopera pi
di distruzione e di saccheggio che non di recupe-
ro delle ville stabiane, dato che i loro tecnici
agirono pi da ingegneri militari che non da ar-
cheologi, tanto che due studiosi del calibro di
Amedeo Maiuri e monsignor Francesco Di Ca-
pua quando dOrsi cominci a picconare sen-
za lasciarsi irretire definirono quella borboni-
ca una sciagurata campagna di scavi, condotta
con metodo bestiale.
DOrsi fece un ragionamento semplice. Era
impossibile, diceva, che Silla avesse distrutto
tutto, poich nemmeno i bombardamenti aerei
dellultima guerra bomba atomica a parte
erano riusciti a cancellare totalmente una intera
citt. Qualcosa dunque doveva ancora esserci.
Quanto al punto in cui cercarla, dOrsi sosteneva
che se lui fosse stato un patrizio romano avreb-
be costruito la propria villa nel posto pi bello,
cio sulla collina che domina i due golfi. Quindi
era l che bisognava scavare.
Il 9 gennaio 1950, dOrsi e due suoi assisten-
ti, un meccanico disoccupato e un bidello del-
la sua scuola, cominciarono a lavorare. E nel gi-
ro di qualche anno tutto il mondo conobbe lan-
tica Stabiae. Giunsero a Castellammare il capo
dello Stato, Antonio Segni, il re Gustavo di Sve-
zia e la regina, gli ex sovrani di Romania, le
scuole archeologiche tedesca, americana e fran-
cese, e poi artisti, studiosi ed enti di alta cultura
come lamericana Vergilian Society , luni-
versit di Roma e la Tufts University del Massa-
chusetts. Finalmente, la ricca Stabiae, il luogo
della dolce vita dei veri ricchi e dei potenti della
Roma tardo-repubblicana usciva dal cono dom-
bra in cui lavevano relegata Pompei ed Ercola-
no, citt ricche e dalle bellissime ville, senza
dubbio, ma provinciali rispetto a Stabiae e
prive del suo sfarzo e della sua magnificenza.
Villa Arianna, cos chiamata per laffresco
che ritrae Arianna abbandonata da Teseo sul-
lisola di Nasso, mentre si addormenta tra le
braccia di Hypnos, misura tredicimila metri
quadrati. Ma, ci fa notare Vincenzo Sabini, un
altro che come dOrsi ama le pietre e le fre-
quenta fin da quando era bambino, la villa
non ancora stata completamente riportata al-
la luce, come dimostrano le evidenti tracce di
un peristilio di 110 metri ancora in gran parte
sepolto. Villa San Marco, che prende il nome da
una vicina cappella omonima del XVIII secolo, e
villa del Pastore, che deve la denominazione al-
la statua, intatta, di un pastore con un agnello
sulle spalle, misurano rispettivamente seimila e
undicimila metri quadrati. Dimensioni che dan-
no lidea di come queste ville, pi le altre cin-
que simili in questarea (collegate a una rete di
altre cinquanta ville rustiche), erano dei veri e
propri palazzi, con enormi giardini, grandi im-
pianti termali, fontane e ninfei per i giochi dac-
qua, amplissimi peristili per il gioco e le attivit
sportive. Erano ville di otium, in cui, scrive Cice-
rone, ci si poteva abbandonare a libidini, amo-
ri, adulteri, dolce vita, banchetti, festini, canti,
musiche, gite in barca.
Ma erano anche ville in cui larte del tempo
esprimeva il meglio di s attraverso sculture, ce-
ramiche, bronzi, oggetti preziosi in vetro, ma so-
prattutto attraverso gli affreschi, che decorava-
no anche i soffitti. I pi noti ritraggono Perseo
con in mano la testa della Medusa, e poi Cassan-
dra, lErmafrodito, Il ratto di Europa, il Planisfe-
ro e La Flora, detta anche La Primavera, che
un po il simbolo delle ville stabiane e si trova
nel museo archeologico di Napoli come molti al-
tri reperti. Tutti di una raffinatezza e di una bel-
lezza che paralizza. E che hanno fatto dire al cri-
tico darte Ettore Cozzani: Con questi dipinti
che dopo venti secoli vedono la luce, limpressio-
nismo e il macchiaiolismo retrocedono di due-
mila anni.
Questa ricchezza nascosta si trasformata per
la prima volta in una mostra organica e accessibi-
le a tutti, chiamata In Stabiano, undici anni fa.
Ma n la mostra n il bel volume dal titolo omo-
nimo che la accompagna pubblicato da Nico-
la Longobardi, piccolo editore che coltiva la me-
moria di quella Campania felix avrebbero con-
tinuato a vivere in giro per il mondo se nel frat-
tempo non avessero incontrato sul proprio cam-
mino la Restoring Ancient Stabia, una fondazio-
ne nata a Castellammare di Stabia su impulso
delle summer school organizzate qui ogni anno
dallUniversit del Maryland, che in seguito di-
ventata unico esempio in Italia socio fonda-
tore della Ras. La quale ha nel Vesuvian Interna-
tional Institute per lArcheologia e le Scienze
umane il suo braccio operativo ed , sottolinea il
direttore Ferdinando Spagnuolo, lunico esem-
pio di fondazione privata legalmente riconosciu-
ta dai governi italiano e statunitense per la pro-
mozione e la valorizzazione dellantica Stabiae.
stato grazie a questa collaborazione che Ita-
lia e Stati Uniti hanno stipulato un Memoran-
dum of Understanding in base al quale gli Usa
(dove non esiste lincauto acquisto come da
noi) si impegnano a non comprare pi nulla che
non sia di provenienza certificata e a restituire
ci che illegalmente finito nei loro musei, otte-
nendo in cambio prestiti di opere darte italiane
anche a lungo termine (massimo per dieci anni)
e la partecipazione a progetti comuni di scavo.
Ed stato sempre grazie a questa collaborazio-
ne che la mostra In Stabiano sbarcata negli
States, dov rimasta per tre anni, dal 2005 al
2008, con tappe in Arkansas, Nevada, California,
Georgia, Wisconsin e Florida. Visto il successo,
ne stata organizzata subito unaltra, con il pi
accattivante titolo Otium ludens, che tra il 2008
e il 2009 si fatta ammirare allHermitage di San
Pietroburgo, allHong Kong Museum of Art e
nel complesso di San Nicol a Ravenna. Per poi
approdare in Canada, Stati Uniti, Australia e, a
maggio prossimo, in Brasile.
La vera ambizione per di riuscire a realizza-
re a Stabiae un grande parco archeologico, per il
quale gi pronto un bellissimo progetto. Ma
qui si apre un altro, dolentissimo capitolo, mol-
to poco artistico, fatto di soldi che sono sempre
pochi o male impiegati e di istituzioni pubbli-
che che quasi sempre latitano.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Paese dispari La particella di Dio
RRR
Una sequenza di volti
assorti in una
dimensione senza
spazio n tempo: lopera
di Marina Abramovic
realizzata per la Lettura
la rappresentazione
del suo ultimo grande
progetto: The Abramovic Method, la
performance realizzata al Padiglione
dArte contemporanea di Milano dove,
per la prima volta, lartista serba
(Belgrado, 1946), sicuramente oggi
lesponente pi rappresentativa della
Body Art nel mondo, non si messa
personalmente in gioco ma ha guidato
lazione ribaltando le parti, lasciando
completo spazio al pubblico. Per
la Abramovic sicuramente una svolta:
una trasformazione arrivata dopo una
vita di straordinarie esperienze e il
clamoroso successo del MoMa con The
Artist is Present in cui per 7 ore al giorno
per 75 giorni di seguito ha fissato negli
occhi, senza mai muoversi, chiunque si
sedesse davanti. Donna autentica, capace
di affrontare ogni tipo di sofferenza,
carismatica sciamana dellarte, Marina
Abramovic sembra oggi assumere una
nuova dimensione spirituale: arte come
assenza. Comunque sia, unarte dove ci
che prevale sempre la traccia dellidea,
seppur nella poetica esperienza
del nulla, della luminosit e del vuoto.
(gianluigi colin)
4 aprile, in Sala Buzzati alle ore 18 (via Balzan 3, Milano), si parla del Paese
dispari. Disuguaglianze sociali, politiche e professionali in tempo di crisi.
Intervengono Pippo Civati, Alessandro Rosina, Chiara Saraceno, Marina Terragni.
Coordina Dario Di Vico. Tutti gli incontri sono ad ingresso libero previa
prenotazione allo 02 87387707 oppure [email protected]
3 aprile, in Sala Buzzati alle ore 18 (via Balzan 3, Milano), avr luogo
il primo appuntamento del ciclo I segreti della materia. Si parler
degli scienziati Alla ricerca della particella di Dio. I miracoli
del mondo subatomico. Intervengono Fabiola Gianotti, Giulio Giorello,
Guido Tonelli. Coordina Giovanni Caprara.
Una copertina
unartista
Lassenza di Marina
Argan ha scritto: Mi entusiasma la bellezza dei dipinti,
di una pittura che non saprei chiamare antica tant
moderna, e mi delude linsalubrit del luogo in cui sono
pigiati. La condizione di penosa inferiorit rispetto
a Ercolano e Pompei non solo ingiusta, ma deviante
Nella foto grande: un interno di villa San Marco;
alla sua destra, nella foto verticale: Perseo
che regge il gladio e la testa di Medusa. Nelle
altre immagini sono ritratti alcuni affreschi
custoditi in quello che ufficialmente si chiama
Antiquarium ed era nel 1959 la sistemazione
provvisoria; questo magazzino oggi chiuso
al pubblico (Servizio fotografico di Tony Vece)
RRR
Supplemento della testata Corriere della Sera
del 1 aprile 2012 - Anno 2 - N. 13 ( #20)
Direttore responsabile Ferruccio de Bortoli
Condirettore
Vicedirettori
Luciano Fontana
Antonio Macaluso
Daniele Manca
Giangiacomo Schiavi
Barbara Stefanelli
Supplemento a cura
della Redazione cultura Antonio Troiano
Pierenrico Ratto
Paolo Beltramin
Stefano Bucci
Antonio Carioti
Serena Danna
Dario Fertilio
Cinzia Fiori
Luca Mastrantonio
Pierluigi Panza
Cristina Taglietti
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