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Anna Melis
Da qui a
centanni
FRASSINELLI
PP. 224, e 17.50
Caratteri Narrativa italiana
Segnali di fumo
Il panico di Linus
Stefania Scateni
Dove sono
NOTTETEMPO
PP. 190, e 14
Limpossibile riscatto dei contadini italiani: una storia moderna perch infinita
MARCELLO FOIS
Nel tempo di mezzo
EINAUDI
Pagine 270, 20
Storie corali
Stile
Storia
Copertina
Bianciardi, fortuna agra
facile annotare la longevit del mito di
Luciano Bianciardi. Passano gli anni ma
linteresse per la sua opera e la sua figura
non accenna a scemare. Pi difficile
cercare un perch che non si limiti solo a
ribadire la genuinit letteraria dello
scrittore grossetano. Azzardo e dico che
Milano manca di un racconto dei suoi
intellettuali lato sensu che non sia
gelidamente borghese. Anche quando ha
prodotto genio puro, penso alla moda e al
design, la temperatura rimasta bassa. Da
qui al bisogno di Bianciardi il passo breve.
Dario Di Vico
Tiromancino
Con Nel tempo di mezzo Marcello Fois d un seguito a Stirpe
Amori e violenze a Nuoro dal 43 al 78. In vista di un terzo, ultimo atto
di ALESSANDRO BERETTA
RRR
14 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
F
u Roberto Saviano il primo a se-
gnalarmi con entusiasmo Ron
Leshem. Devi leggerlo, mi disse.
roba tua, insisteva. Mi bast as-
saggiare qua e l Tredici soldati
il primo fortunato libro dellallora per
me sconosciuto Ron Leshem per capi-
re che pi che mia era roba sua: roba di
Saviano. Un romanzo-inchiesta sulla con-
vivenza di un gruppo di giovani soldati a
Beaufort, avamposto bellico ai confini
con il Libano. Una ricostruzione emozio-
nata e terribile della claustrofobica vita
in trincea di un drappello di militari israe-
liani massicci e iper-addestrati. Unesi-
stenza assurda, spaventosa, scandita dal
tempo diluito della guerra e dal terrore
di essere accoppati, riscaldata dal sacro
fuoco dellamicizia virile e della nostalgia
di casa. Quel cocktail di disincanto e ro-
manticismo era davvero emozionante.
Lafflato savianesco non stava solo nel
modo spregiudicato di mescolare i dati
reali a quelli fittizi con effetti che non
stento a definire epici. Il savianismo si
esprimeva soprattutto nellambivalenza
del punto di vista.
indubbio, infatti, che Tredici soldati
sia un libro deliberatamente antimilitari-
sta, scritto da un ragazzo di Tel Aviv di
chiara ascendenza liberal, la cui esperien-
za militare, per altro, fu, a suo tempo, de-
cisamente meno avventurosa di quella
vissuta dai suoi eroi. Eppure... Eppure,
linteresse di Leshemper i suoi personag-
gi la vita che conducono, i rischi che
corrono, lideologia spartana che li ispira
cos morbosamente empatico che il
punto di vista antibellico svanisce, la-
sciando il campo al sentimento di so-
spensione che distingue la letteratura se-
ria.
E ora eccomi qui, dopo qualche anno
di attesa, alle prese con la seconda prova
di Leshem. Frattanto la sua spavalderia,
lamore del rischio si sono fatti ancor pi
insostenibili. Niente pi Israele. Addio
trincee puzzolenti. Ora tocca allIran. Ov-
vero il Paese in cui, con un po di fatica,
chiunque pu entrare, tranne un israelia-
no. No, gli israeliani non li vogliamo. Gli
israeliani qui non esistono.
Converrete con me che lo shock seman-
tico prodotto dal fatto che un israeliano
abbia cercato di immedesimarsi in un per-
sonaggio iraniano gi di per s un otti-
mo motivo per leggere Underground ba-
zar. Quello che non potete sapere quan-
to la vostra fiducia verr ripagata.
Nella postfazione Leshem racconta co-
me Underground bazar sia nato da due
anni di clandestini contatti telematici (so-
cial network) con alcuni ragazzi iraniani.
Niente di strano: Leshem, per divertirsi,
ha bisogno di materiale esplosivo. Non sa-
prebbe che farsene di un adulterio a Pari-
gi, o dellennesimo omicidio a Oslo o a
Stoccolma. Ora, impossibile per noi sta-
bilire se i contatti in Iran da lui rivendica-
ti nella postfazione esistano davvero, o se
siano anchessi uninvenzione romanze-
sca. evidente che tale ambiguit non
meno avvincente di tutto il resto.
Vi risparmio volentieri la trama. Quello
che posso dirvi che si tratta delleduca-
zione sentimentale di Kami, un ragazzo
di campagna giunto in citt (la Teheran
dei nostri giorni) per studiare: la sua ini-
ziazione e la sua scoperta del mondo av-
vengono attraverso Internet. Il fulcro del
romanzo tutto nellipocrita distanza che
corre tra le istituzioni vetero-khomeiniste
ansiose di proibire qualsiasi cosa, e la
prassi del dissoluto mondo giovanile in
cui Kami si ritrova invischiato. Non c
esperienza proibita ed estrema che si ri-
sparmi: dal lusso alla droga al sesso, senza
soluzione di continuit.
Come tutti i libri intimamente riusciti
Underground bazar pieno di magagne:
forzature, inverosimiglianze, didascalie
(ci sono momenti in cui la sentenziosa in-
dignazione dellAutore nei confronti del
regime iraniano prende decisamente il so-
pravvento sulle pi modeste perplessit
del Narratore). Ma, mi verrebbe da dire, la-
sciamo il culto dellarmonia e della verosi-
miglianza agli scrittori senza talento! E
concentriamo la nostra attenzione su ci
che pi conta: laria che si respira nel ro-
manzo. Leshem non cambiato, in qual-
che misura maturato. La cosa che gli vie-
ne meglio raccontare lestremo con liri-
smo adolescenziale. C in lui una specie
di romanticismo fitzge-
raldiano. Un tono di vo-
ce che avremmo difficol-
t a perdonare a chiun-
que. Ma non a uno scrit-
tore israeliano. E tanto
meno a uno scrittore
israeliano che ambienta un libro in Iran.
E qui siamo al punto.
A un certo punto Kami, il Narratore, rie-
vocando lestenuante guerra contro lIraq,
scrive: Una guerra divampata e conclusa-
si con i due Paesi accampati quasi sugli
stessi confini e sulle stesse posizioni. Nien-
te cambiato. Teheran viveva sotto una
tempesta incessante di missili, e le sirene,
i funerali, le notti interminabili, le strade
ce lo ricordano ancora oggi, ovunque le
targhe che commemorano il lutto e la glo-
ria degli eroi si mescolano alle insegne
pubblicitarie della Sony e della Samsung.
difficile, leggendo, non pensare ad Israe-
le. No, non voglio enfatizzare le curiose
corrispondenze che legano la societ israe-
liana a quella iraniana. Naturalmente mi
guardo bene dal confondere uno stato tota-
litario (come altro definirlo?), controllato
da unoligarchia religiosa oscurantista e
violenta con una democrazia moderna in
cui vigono i diritti civili e dove a tutti con-
cesso di esprimersi liberamente e sincera-
mente e, nel caso, di svignarsela.
Lanalogia di cui parlo anzitutto emoti-
va. Il senso di belligerante immobilit, il
fremito alla schiena che d il pericolo
scampato e il pericolo in agguato, per non
dire del rancore del lutto che trova un con-
traltare nel pantagruelico appetito di vita.
E soprattutto la lacerante contraddizione
di un Paese in cui lintegralismo convive
con la pi secolarizzata e diffusa deprava-
zione.
Questo mi pare un punto determinante.
Negli ultimi anni mi accaduto pi di
una volta (soprattutto per ragioni profes-
sionali) di ritrovarmi alla stessa tavola con
uno scrittore israeliano. Ebbene, non ne
ho trovato uno solo che non si lamentasse
(a diritto) della situazione politica e socia-
le in cui versa Israele. Allo stesso tempo pe-
r non ne ho trovato uno che da me in-
terrogato sullopportunit di andare a vive-
re altrove non mi abbia guardato come
se fossi impazzito. Altrove? Di quale altro-
ve andavo farneticando? Non esiste altro-
ve. Esiste solo Israele.
Ecco, mi chiedo se non sia questa spe-
cie di patriottismo implicito e disperato,
unito a un incombente sensazione di disfa-
cimento, a donare al libro iraniano di Le-
shem un tono cos euforizzante.
Perch stupirsi? Niente pi della lettera-
tura specula sulle umane disgrazie.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di ANTONIO DEBENEDETTI
La scelta avventata di Sophia
{
Memoir Brevi capitoli per il libro di Comyns che si regge sulla leggerezza espositiva
RON LESHEM
Underground bazar
CARGO
Traduzione di Cinzia Bigliosi
Pagine 406, e 20
L
a ricetta, che ha garantito
la riuscita di questo breve
romanzo, tanto semplice
quanto efficace: condisce la
miseria pi nera, nel presentarla
al lettore, con il pi
irragionevole ottimismo. Il
risultato pu definirsi senzaltro
insolito e stuzzicante. Guai se
lautrice, dotata dun eccellente
senso della misura, avesse per
aggiunto anche una sola pagina!
Tutto si regge infatti sulla
brevit dei capitoli, sulla
leggerezza dellesposizione. Un
racconto da fruire come un
balletto? Forse s. Londra, terzo
decennio del ventesimo secolo.
La Recessione sta infuriando e
oggi tutti sappiamo che cosa
questo possa significare. I miei
anni a rincorrere il vento
dellinglese Barbara Comyns ci
conduce, intrecciando
autobiografia e romanzo, nel
mondo degli artisti falliti e dei
bohmien. Quelli che, crollino o
non crollino le borse, sono
costretti a campare di
espedienti. Non potremmo,
dunque, essere pi lontani di
cos da Bloomsbury, da Virginia
Woolf e dagli altri mostri sacri di
quello straordinario circolo
letterario. Sophia, la
protagonista di queste pagine,
incontra in treno un giovane
pittore. Si chiama Charles e non
ha un soldo. Fulmineo
fidanzamento e matrimonio
(azzardato). Quando lei rimane
incinta lui non esita a chiamarla
Polpettina, inducendola a
specchiarsi ansiosamente nelle
vetrine per controllare di quanto
siano cresciute la sua pancia e il
suo didietro. Concita De
Gregorio a notare
opportunamente, nella
postfazione, che la successiva
descrizione del parto
nellospedale pubblico vale da
sola la lettura del libro. Il
ritorno a casa di Sophia? Un
inferno. Disseminando le pagine
di giustificati accenni alla sua
ritrovata bellezza e al suo
successo quale modella di pittori
e scultori, la nostra ce la mette
tutta riuscendo a dimostrare che
Charles negato alla paternit.
Le sue argomentazioni
giustificheranno, poco pi
avanti, uninevitabile relazione
extraconiugale. Quellamorazzo
non durer a lungo, per.
Sophia lascer lamante, un
critico darte alto scuro e
tetro, con queste parole:
Peregrine, devo dirti una cosa
orribile. Ecco. Non ti amo pi e
non voglio essere unadultera.
Quando il racconto si conclude,
dopo una maternit, due aborti
e un secondo matrimonio,
siamo a conoscenza che Sophia
indossa quale unica biancheria
le mutandine ma ignoriamo
come pettini i capelli e di quale
colore abbia gli occhi! Che farci?
Lironia e lunderstatement sono
daltronde componenti
essenziali alla riuscita dun
romanzo come I miei anni a
rincorrere il vento, opera in
qualche modo enigmatica e
fuori dogni contesto di
unautrice scomparsa dieci anni
fa dopo una lunga vita non
esente (sembra) da avventurosi
misteri.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Caratteri Narrativa straniera
Con Garca Lorca nei circoli del 900
Storie parallele
Barbara Comyns
I miei anni a rincorrere il vento
Traduzione di Francesca Cosi
e Alessandra Repossi
BUR
Pagine 230, e 10
La bohme di una giovane tra gli artisti di Londra durante la Grande depressione
di ALESSANDRO PIPERNO
Stile
Storia
Copertina
di Andrea Nicastro
Leshem: tenera la notte a Teheran
Busca libros
Il romanzo biografico una moda, daccordo,
per a volte aiuta. El amante uruguayo,
(Lamante uruguaiano, di Santiago
Roncagliolo, edizioni Alcal) racconta di
Enrique Amorim, scrittore, milionario,
comunista, amante di Garca Lorca e amico di
Borges. Amorim il sospetto per la
scomparsa del corpo del poeta andaluso, ma
al di l del giallo, il libro spia nei circoli artistici
del primo 900 che ancora fanno parte di noi.
Una scena dal
film I gatti
persiani girato
da Bahman
Ghobadi
nel 2009
Un giovane iraniano tra Internet, alcol, droga, libri proibiti e voglia di libert
Lo scrittore israeliano racconta lestremo con un lirismo che ricorda Fitzgerald
i
Stile
Storia
Copertina
Neutrino e mandolino
I neutrini hanno rispettato la legge in
Svizzera e hanno accelerato dopo essere
entrati in Italia. A prenderci in giro il
Nobel per la fisica Sheldon Glashow. Una
battutaccia che fa pi male di una
confutazione. Un giornalista del New
York Times riporta e rincara:
lesperimento non fa neppure parte del
Cern, il Gran Sasso italiano. Ecco:
spaghetti, mafia e particelle farlocche.
Dopo Schettino, il neutrino.
Anna Meldolesi
Tiromancino RRR
15 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
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D
elle strade attorno alla sua abita-
zione nel quartiere arabo di Bet
Hanina illustra con insistenza i
cassonetti onnipresenti della
spazzatura sempre stracolmi.
Sin dalle prime vignette la sporcizia e le ca-
renze dei servizi municipali di Gerusa-
lemme est contrastano crudamente con la
pulizia e lefficienza delle zone ebraiche.
Nella vicinissima e ben amministrata colo-
nia ebraica di Pisgat Zeev scopre un super-
mercato fornitissimo. Vorrebbe fare la spe-
sa subito, acquistare gli Shredded Whe-
at, i suoi cereali preferiti per la mattina,
ma rinuncia in obbedienza allossessivo po-
litically correct degli operatori internaziona-
li che lavorano per le organizzazioni umani-
tarie nelle zone palestinesi e del tab che
vieta di incoraggiare leconomia delloccu-
pazione. Salvo poi scoprire divertito che
le donne musulmane del vicinato ne esco-
no regolarmente cariche di sacchetti di pla-
stica stracolmi di ogni ben di Dio e senza
alcun pudore.
Dopo pochi mesi confessa candidamen-
te di essersi adattato alla maleducazione im-
perante tra gli israeliani, tanto da suonare
regolarmente il clacson non appena il sema-
foro diventa verde. Ma non ha alcun proble-
ma nel raccontare i continui, piccoli e gran-
di episodi di intolleranza islamica nei con-
fronti delle donne in Cisgiordania. E non
smette di stupirsi del fanatismo separatista
degli ebrei ortodossi contro tutto ci che
non kasher (compresi i non ebrei). Come
del resto non dimentica di illustrare le divi-
sioni laceranti e ridicolmente remote per il
grande pubblico tra le Chiese che si conten-
dono i Luoghi Santi, oltre allodio antiarabo
crescente tra i fondamentalisti cristiani in
pellegrinaggio dagli Stati Uniti.
Guy Delisle, non come Joe Sacco. Cerca
persino di spiegarlo alle autorit israeliane
che gli negano il permesso di visitare Gaza.
I fumetti del celebre cartoonist canadese so-
no ben diversi da quelli politicamente schie-
rati del collega americano che sono diventa-
ti la bandiera dei sostenitori della causa pa-
lestinese nel mondo e le letture preferite de-
gli attivisti della sinistra occidentale pronti
a imbarcarsi sulle flottiglie per la pace al-
la volta della striscia della disperazione.
Proprio qui la forza del suo Cronache di
Gerusalemme, in uscita mercoled, 4 aprile,
da Rizzoli e gi anticipato a puntate su cor-
riere.it. La denuncia sta nella fedelt alla
cronaca, nellironia dissacrante, nel partico-
lare colto con franca leggerezza (non neces-
sariamente per condannare, bens per dire:
Guardate un po cosa succede qui!), nella
capacit laica e spinta da instancabile curio-
sit di cogliere il paradossale dei suoi incon-
tri quotidiani, che diventano, nel suo genui-
no stupore, affreschi rigorosi dellinfinito
labirinto arabo-israeliano. E molto di pi: ri-
tratti di vita, fotografie di una realt ormai
talmente analizzata nei decenni da migliaia
di commentatori, esperti e giornalisti da ap-
parire spesso banalizzata, appiattita in una
ripetitivit monotona.
Le Cronache raccontano del suo anno tra-
scorso a Gerusalemme assieme ai figli e al-
la moglie, che lavora per Medici Senza Fron-
tiere, tra il 2008 e 2009. Comprendono la
ventina di giorni della Piombo Fuso, la
violenta operazione militare israeliana con-
tro Gaza tra fine dicembre e gennaio. Ma
quei massacri restano nel sottofondo. Co-
me gi nei suoi ormai classici Pyongyang e
Cronache Birmane, la potenza del messag-
gio nei dettagli. Chi ha vissuto a Gerusa-
lemme, o anche solo visitato brevemente il
Paese, non mancher di ritrovarsi. Non so-
lo per la noia dei controlli minuziosi e intru-
sivi allaeroporto. Il suo leale riconoscimen-
to per la grande libert di critica dei media
israeliani contro governo e militari non
comune. Pi che unirsi a chi grida la con-
danna per loccupazione, dopo aver visto il
libro viene voglia di tornare a visitare il Pae-
se con occhi pi aperti.
RIPRODUZIONE RISERVATA
{
i
di LORENZO CREMONESI
Israele, un labirinto a fumetti
di Edoardo Vigna
Perch in un remoto villaggio del Marocco
Oucha Mbarbk, che non ha abbastanza da
dare da mangiare ai figli, ha per la tv
satellitare? Abhijit V. Banerjee e Esther Duflo
hanno passato 15 anni tra i poveri del
mondo. Il loro libro un punto di riferimento:
Leconomia della povert. Arriver
(finalmente) a maggio (Feltrinelli). La risposta
: rendere la vita meno noiosa prioritario
rispetto al cibo. E (non) ho detto tutto.
In Cronache di Gerusalemme la vita del canadese Guy Delisle tra ebrei e palestinesi
Un reportage originale, dissacrante e senza pregiudizi, a differenza di quello di Joe Sacco
Caratteri Reportage
Pandemie
Non si ha fame soltanto di pane
GUY DELISLE
Cronache di Gerusalemme
Traduzione di Francesca
Martucci e Andrea Merico
RIZZOLI LIZARD
Pagine 336, e 20
Stile
Rigore
Copertina
Graphic journalism
Luoghi sacri
Sopra: il Muro del Pianto visto
da Delisle, vincitore del premio
Angoulme 2012, il Pulitzer
del fumetto. Lautore il 14 aprile
inaugura a Tolentino la mostra
Nuvole di confine. Larte del
reportage a fumetti. ( Guy
Delcourt Productions 2011)
16 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
T
re poeti Cendrars, Apollinaire e
Barzun si accapigliarono, alla
vigilia della Prima guerra mondia-
le, per stabilire chi avesse per pri-
mo ideato la poesia simultanea.
La contesa aveva del surreale, se si pensa
che a fondamento del simultaneismo stava
lidea che i viaggi aerei e il radiotelegrafo
avessero abolito il tempo. Paradossi di que-
sto genere punteggiano la vita di Anony-
mous, linafferrabile movimento-nebulosa
protagonista di attacchi informatici ai siti di
governi, banche e istituzioni. Sul sito Anon-
News detto che nessuno ha lautorit per
dirvi se siete Anonymous oppure no, tranne
voi stessi. Senonch, a fine febbraio, in ri-
sposta a unoperazione fatta a nome di
Anonymous e in cui il movimento non si ri-
conosceva, comparso in rete un video dove
un uomo con la maschera-simbolo di Guy
Fawkes sconfessava gli usurpatori: You are
not Anonymous. Non siete anonimi, che
suona un po come il Ceci nest pas une pi-
pe di Magritte o come il suo equivalente fi-
losofico, il paradosso di Epimenide di Creta:
I cretesi sono tutti bugiardi (dunque lui
per primo e la sua affermazione).
Da questo paradosso prende le mosse un
pamphlet tanto breve quanto fulminante,
Anonymous. La grande truffa. Lo si pu
comprare su Amazon come ebook a poco
meno di un euro, e il suo lancio avvenuto
per mezzo di un marketing virale burlesco,
con tanto di finte presentazioni di Manuela
Arcuri sul calco di quelle dei libri di Alfonso
Luigi Marra. A firmarlo tanto per alimen-
tare il paradosso Anonymous, ma in
questo caso si tratta di un anonimato di Pul-
cinella: lautore si chiama Raffaele Alberto
Ventura ed un giovane filosofo prestato al
marketing culturale. Dellidra di Anony-
mous ha deciso di acciuffare una sola testa,
quella dellimmaginario che nutre lideolo-
gia del movimento: romanzi, fumetti e film
che hanno ispirato Anonymous, combinan-
dosi con teorie della guerriglia urbana ed
elucubrazioni antagoniste di varia estrazio-
ne. Sotto questo aspetto, il caso Anonymous
emblematico del paradossale rapporto
che lindustria culturale intrattiene con lan-
tagonismo politico.
Le pagine di Ventura sono fitte di esempi,
dai Sex Pistols a Luther Blissett. Prendiamo
il film che pi ha influenzato Anonymous, V
per Vendetta, prodotto dalla Warner nel
2005, tratto dalla graphic novel di Alan Moo-
re ma sceneggiato dai fratelli Wachowski,
gli autori di Matrix. Ebbene, dietro la ma-
schera di Guy Fawkes, il cospiratore papista
che nel 1605 tent di far saltare il Parlamen-
to inglese e che oggi licona di Anony-
mous, cera lattore Hugo Weaving, lo stesso
che in Matrix interpretava lagente Smith, il
proteiforme emissario del Sistema. Che il so-
billatore di moltitudini e lagente dellimpe-
ro siano una cosa sola? La grande truffa
proprio questa, ed una truffa in cui tutti
sono al contempo truffatori e truffati. I
"persuasori occulti" della Warner sono con-
vinti di avere venduto una patacca ai ragazzi-
ni, e gli hacktivisti sono convinti di avere sov-
vertito la patacca per trasformarla in unar-
ma contro il sistema. Credono di aver fatto
quel che i situazionisti chiamavano dtour-
nement, una riappropriazione sovversiva dei
simboli del potere. Dal canto suo, la Warner
ha compiuto un riuscitissimo esperimento
di marketing neopopulista, al punto che lo
slogan I popoli non dovrebbero avere pau-
ra dei propri governi, sono i governi che do-
vrebbero avere paura dei popoli che ri-
suona in V per Vendetta e che stato fatto
proprio da Anonymous non appartiene a
Thomas Jefferson, come si crede, e neppure
ad Alan Moore: Questa citatissima frase,
che ormai vediamo persino sugli striscioni
in piazza, esiste solo nel film e appare come
baseline in tutto il suo materiale promozio-
nale. Ragazzi, attenti: questo il primo mot-
to rivoluzionario che viene da uno slogan
pubblicitario.
Anonymous, la grande truffa un piccolo
tentativo di dipanare un grande intreccio (lo
stesso o quasi in cui cerc di mettere ordine
Alessandro Dal Lago con Eroi di carta), che
lega assieme la guerriglia e il guerrilla
marketing, la maschera di Guy Fawkes e il
passamontagna di Marcos, lImpero di Toni
Negri e quello di Star Wars: una grande
ubriacatura ideologica. Gli Alcolisti Anoni-
mi hanno inventato la terapia dei dodici
passi. Per riaversi dallintossicazione di
Anonymous, il libro di Ventura potrebbe es-
sere il primo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
di STEFANO GATTEI
di GUIDO VITIELLO
Laudacia di spingersi oltre Euclide
{
Parmenide poeta
i
Il marketing della sovversione
dietro la maschera di Anonymous
Scienze Il terzo problema proposto da David Hilbert e la soluzione di Max Dehn
L
a matematica, scriveva
Robert Musil, abbraccia
alcune delle avventure pi
appassionanti e incisive
dellesistenza umana. La frase
risale al 1913, in un breve
intervento ripreso poi nellUomo
senza qualit e dedicato alla
conversione di Ulrich alla
matematica. Siamo in piena
belle poque, che si apre
speranzosa al nuovo secolo
ripensando con nostalgia al
mondo di ieri appena
conclusosi. Segnato dalla vita
brillante nelle grandi capitali
europee, dalle molteplici
esperienze artistiche e letterarie,
lOttocento stato anche il
secolo in cui la matematica
nasce come scienza quale oggi
noi la conosciamo:
indipendente, articolata, ricca di
connessioni interne. Cos, nel
clima di fiducioso ottimismo
che pervade lEsposizione
universale del 1900, Parigi
accoglie il secondo Congresso
internazionale dei matematici.
In un celebre intervento, David
Hilbert presenta i 23 problemi
che orienteranno la ricerca nei
decenni successivi. Il terzo
riguarda una questione
apparentemente marginale,
ovvero se sia possibile
specificare due tetraedri di basi
uguali e altezze uguali che non
possano in alcun modo essere
scomposti in tetraedri
congruenti. il punto di
partenza di Claudio Bartocci in
Una piramide di problemi. Storie
di geometria da Gauss a Hilbert
(Raffaello Cortina). Il problema
ha radici antiche: Euclide ne d
una soluzione nel piano, e
Hilbert si chiede se sia possibile
estenderla alle tre dimensioni.
La risposta, negativa, viene
trovata nel 1902 da un suo
allievo, Max Dehn. Bartocci
descrive e contestualizza il
discorso di Hilbert in apertura
del libro, illustrando poi in
dettaglio la soluzione di Dehn
nellultimo capitolo. Per farlo
ripercorre le tappe
fondamentali dello sviluppo
della geometria ottocentesca,
quali la nascita delle geometrie
non euclidee, consentendo di
comprendere in profondit il
rilievo e la portata del terzo
problema. Il lettore guidato
con straordinaria competenza
storica e matematica (oltre che
proustiana flnerie) attraverso
un groviglio concettuale
estremamente intricato, di cui
non si pretende di trovare un
filo conduttore lineare. Come
gi aveva fatto nei quattro
volumi di La matematica curati
per Einaudi, Bartocci intende
piuttosto suggerire una visione
policentrica della matematica
come attivit culturale e
pratica di pensiero, esito
fragile di stratificazioni
concettuali complesse, di
tradizioni culturali e sociali
diverse, di contaminazioni
feconde, di trasformazioni
continue della propria struttura,
del proprio oggetto e dei propri
metodi. Solo il matematico,
osservava ancora Musil, pu
provare sensazioni cos
fantastiche.
[email protected]
RIPRODUZIONE RISERVATA
di Dino Messina
di Armando Torno
Stile
Rigore
Copertina
storia
Parmenide di Elea (VI-V secolo a. C.) ha lasciato
19 frammenti. Su di essi sono state scritte
biblioteche. Ora Magali Anne, con il suo studio
noncer le verbe tre, premesso a Parmnide.
Fragments Pome (Vrin, Parigi, pp. 216, e 12),
ne indaga laspetto poetico, senza ricorrere a
metafisica, logica e ontologia. Riappare nelle
sue pagine una poesia arcaica che risente di
tradizioni orali, con ununit linguistica che os
sfidare il cosmo e il tempo: il verbo essere.
Caratteri Saggistica
Va pensiero
ANONIMO
Anonymous.
La grande truffa
disponibile su Amazon
e 0,89
Formato Kindle
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Claudio Bartocci
Una piramide di problemi
RAFFAELLO CORTINA
Pagine 387, e 29
Icone
Claudio Bartocci racconta la reinvenzione ottocentesca della geometria
Stile
Rigore
Copertina
N
el 1961 Italo Calvino si
interrogava sulle ragioni del
movimento beat, rappresentato
da Allen Ginsberg, Jack Kerouac,
Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti
e basato sul rifiuto della societ del
benessere. Jerry Rubin in Fallo! (Do it)
del 1970 (edito in Italia da Mimesis)
argomentava che, per la prima volta
nella storia, dagli Stati Uniti era
partito un movimento rivoluzionario
generato dalla ricchezza, non dalla
povert. Come le sue correnti
culturali si siano innestate sul tronco
del marxismo italiano una storia
complessa, su cui si cimenta con
grande capacit lo storico Angelo
Ventrone nel bel saggio che la
citazione di un famoso romanzo di
Nanni Balestrini: Vogliamo tutto.
Perch due generazioni hanno creduto
nella rivoluzione 1960-1988 (Laterza,
pp. 382, e 24). Lo sforzo di Ventrone
non semplicemente raccontare i fatti
che hanno portato ai movimenti di
contestazione e ai gruppi minoritari di
sinistra e di destra protagonisti degli
anni di piombo (le statistiche del
ministero dellInterno sulla violenza
politica ci dicono che tra il 1969 e il
1987 ci sono stati 491 morti e 1.181
feriti), quanto spiegare le loro origini
culturali, con unanalisi puntuale. Il
punto di partenza cruciale la nascita
nel 1961 della rivista Quaderni rossi,
animata da personalit come Vittorio
Foa, Mario Tronti, Alberto Asor Rosa.
La concezione di questi intellettuali
era il rifiuto di qualsiasi
collaborazione e contrattazione con il
capitalismo, che nella sua versione
riformista tuttal pi forniva catene
dorate alla classe operaia. La bibbia
di questa visione radicale fu il libro di
Mario Tronti, Operai e capitale,
considerato da Valerio Morucci, uno
dei leader delle Brigate rosse, un
vademecum pi bello di un
romanzo. Il fenomeno curioso che
da parte di quegli intellettuali stata
avviata unaccorta opera di
mistificazione che tende a negare, o
quanto meno a minimizzare, ogni
legame tra la riflessione sviluppata
allinterno della galassia operaista e la
successiva esperienza della lotta
armata. Rimozione e mistificazione
su cui Ventrone fa chiarezza.
lanostrastoria.corriere.it
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IL VADEMECUM
RIMOSSO
DEI BRIGATISTI
La nostra
Risentimenti nel Nirvana
Guido Ceronetti ci informa che Elmire
Zolla e Cristina Campo detestavano il
povero Sergio Quinzio, ex guardia di
finanza, biblista, cristiano inquieto. Apper
questi mistici, questi nirvanizzati, questi
trappisti della perfezione, anche loro
finivano per detestare. Come noi, poveri
imperdonabili.
Aldo Grasso
Tiromancino
Un pamphlet mette in rilievo lintreccio paradossale e truffaldino
che lega lindustria culturale allantagonismo politico antisistema
RRR
17 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
S
enza dubbio stata unidea brillante pubblicare le Fo-
glie derba di Walt Whitman nella prima edizione del
1855, uscita da poco da Feltrinelli nella traduzione
eccellente di Alessandro Ceni. Nella forma originaria
del libro non figurano ancora, vero, alcune poesie
tra le pi importanti del poeta americano, i testi compaiono in
una veste non definitiva, la stessa architettura si presenta sen-
za un aspetto pi che vagamente definito. Eppure nelle dodici,
lunghissime poesie che compongono il primo nucleo delle Fo-
glie derba, si pu dire che ci sia gi tutto Whitman, con i suoi
picchi di forza e le sue cadute, i versi pi sublimi, le riuscite
pi incontestabili, ma anche i passaggi pi rutilanti, pi condi-
zionati dalla sua vocazione profetica e declamatoria. Non esi-
ste, si pu dire, un poeta fin da subito cos grande con cos
grandi difetti. Ma, soprattutto, in quel primo dirompente volu-
metto si riconoscono per intero, come liberate allo stato puro,
tutta la novit e la provocazione non esteriore di un inedito
sentimento della lingua poetica in relazione a un altrettanto
particolare, esaltato e insieme esaltante, sentimento delluo-
mo e della creazione. Fluidit, freschezza, sensibilit, esube-
ranza, pienezza, fiducia, versi che sembrano nati con la sponta-
neit della prosa ma che pure, al contrario, nella prosa sembra-
no sfociare: si trova qui il sen-
so di qualcosa che nasce e
che si afferma con unenergia
a cui sembra impossibile resi-
stere. Non si tratta di una que-
stione di grandezza, ma se esi-
ste un poeta che nellOttocen-
to ha fatto poesia in modo
davvero nuovo, questo poeta
stato pi di ogni altro Walt
Whitman.
Questo non un libro. /
Chi tocca questo, tocca un uo-
mo, scriver solo qualche
anno pi tardi, a significare
la volont di totale coinciden-
za di se stesso in quanto uo-
mo, un semplice uomo con
la sua nuda vita, con il pro-
prio libro di versi. significa-
tivo che per volont del poe-
ta la prima edizione di Foglie
derba sia uscita senza lindi-
cazione dellautore, ma con
una sua fotografia anonima
posta accanto al frontespizio.
Cos sarebbe stato pi giusto non legare il libro (in copertina
viene riprodotta una celebre fotografia della Libreria del Con-
gresso) allimmagine del vecchio poeta dalla lunga barba bian-
ca, grande padre di benevolenza e comprensione. Anche que-
sto Whitman esiste, certo. Ma vero che gi Pavese ricordava
come nelle Foglie derba definitive il Whitman che davvero
conta sia un poeta di superba virilit, uno scrittore vibrante
quantaltri mai di giovanile salute e baldanza di vita. Tanto
pi questo varr per la prima edizione. Nel 1855 Whitman ha
poco pi di trentacinque anni, un giovane uomo nel pieno
possesso delle sue facolt fisiche; un uomo che desidera, ala-
cre, curioso, partecipe, pienamente complice di quello spetta-
colo mirabile che per lui il continuo farsi e disfarsi della vita
e del mondo.
Del resto, la novit pi grande portata dal fiume subito po-
deroso delle Foglie derba, va trovata proprio nellintegrale
fisicit: delle rappresentazioni e della lingua, ma, in misura
ancora pi radicale, della voce e del ritmo poetico. Lincande-
scenza e insieme lumanit della poesia di Whitman sono in-
fatti riportabili alla voce di un uomo che dice e dice parole.
Sono la pienezza e la concretezza di questa voce il nerbo della
poesia di Whitman. il canto della voce che detta la forma.
Quando si affida alla determinazione in atto dei sensi, alla
ricettivit delle percezioni, o ancora, detto nel senso pi am-
pio, al sentire, Whitman non sbaglia mai. Si pu perfino
dire, annichilendo per questo riguardo la grande questione
della prosasticit delle Foglie derba, che sia la presenza della
voce lelemento poetico, quello che inequivocabilmente fa la
poesia di questi versi.
Cosa significa per una tradizione poetica avere un poeta co-
s? Avendo in mente la sua capacit didentificazione con
lenergia della vita, Pavese aveva parlato di una poesia del far
poesia. Ho detto che lanima non pi del corpo, / E ho
detto che il corpo non pi dellanima: ad ogni livello Whit-
man dichiara lintegrit del corpo e dello spirito, della persona-
lit individuale e del suo rapporto con ci che esiste. Realt e
ideale tendono a identificarsi in un tuttuno estatico ed esplosi-
vo. E questo in modo opposto rispetto ad altri grandi padri
fondatori quali ad esempio Leopardi o Baudelaire, la cui poe-
sia vive e sintensifica proprio facendosi carico della divergen-
za tra vero e sogno, come se fossero luno il mirino per mette-
re a fuoco la distanza dellaltro. Con poeti come questi, dove il
no premessa e condizione di qualsiasi s, bisogner lottare
per disinnescare gli anticorpi che la poesia, e tanto pi nei mo-
menti pi alti, di continuo attiva contro se stessa. Molto nostro
Novecento si spiega proprio cos, del resto. Al contrario con
Whitman, ecco lanomalia del suo retaggio, chi verr dopo do-
vr preoccuparsi di contenerne lentusiasmo affermativo, di
rallentare quella corrente della poesia che sembra spingere fin
troppo forte e possente. Talvolta, vero, anche per lui.
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{
P
arole scagliate come un urlo improvviso:
cos il grande attore Klaus Kinski defin i
versi della sua raccolta poetica Febbre.
Diario di un lebbroso. Composta alla fine della Seconda
guerra mondiale, quando Kinski (nato nel 1926) aveva
poco pi di ventanni, poi smarrita, Febbre fu venduta
allasta nel 1999 e pubblicata nel 2001. La poesia di
Kinski nasceva da un dolore irredimibile, e risentiva
dellinflusso dei poeti maledetti che leggeva,
soprattutto Villon e Rimbaud. Visioni, deliri,
unimpossibile salvezza, facevano del poeta un
lebbroso, perso in una solitudine infinita, da dove si
poteva solo urlare tra le mani, seguitando a piangere.
Rimbaud aveva scritto: Il poeta deve farsi veggente
mediante una lunga, immensa e ragionata
sregolatezza. In Febbre Kinski gi si identificava con
Cristo, e continu a farlo per tutta la vita. Un Cristo
quasi isterico, incompreso e folle. Ma folle Kinski lo era
davvero: a 26 anni aggred alcuni funzionari di un
teatro di Berlino e fu internato in un ospedale
psichiatrico, dove scrisse versi come questi:
Impudenti fino al fondo del cuore gli uomini! / che
cosa volevano da me! io non avevo fatto niente!! /
avevo solo lacerato la mia vita. Sulla cartella clinica,
ritrovata pochi anni fa, i medici annotarono: Diagnosi
temporanea: schizofrenia. Definitiva: psicopatia. La
stagione allinferno di Kinski dur tutta la vita: Io vado
in cerca di me stesso e quando mi trovo, io sono il
mio peggior nemico. Mor per un infarto nel 1991. Le
sue ceneri furono disperse nellOceano Atlantico.
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WALT WHITMAN
Foglie derba
La prima edizione del 1855
Traduzione e cura
di Alessandro Ceni
Testo originale a fronte
FELTRINELLI
Pagine 304, 8
di ROBERTO GALAVERNI
di ANGELA URBANO
La voce esplosiva del profeta Whitman
di Luigi Accattoli
Fidel infine ha incontrato il Papa, lultimo
giorno della visita di Benedetto XVI a Cuba.
Il Lder Mximo di nuovo a tu per tu con
un Pontifex Maximus. Da antico cronista
delle cose papali direi che fosse
un appuntamento predestinato: cerano
buone questioni da trattare, cera
il precedente quasi normativo dellincontro
di Fidel con Wojtyla, cera imponderabile
lattrazione di tutte quelle x.
La prima edizione di Foglie derba annuncia un nuovo modo di fare poesia
In quei testi non definitivi c tutta la maestosit del padre fondatore americano
Caratteri Poesia
Due parole in croce
Lattrazione fatale tra le x
La Febbre dopo Rimbaud
Classici
Traduzione
Copertina
i
Sopra: la foto di Walt
Whitman, allepoca un volto
sconosciuto, usata dal
poeta come unica firma alla
prima edizione di Foglie
derba; non vi era altra
indicazione che riportasse
allautore. Fu lui a comporre
a mano il testo in tipografia.
A destra: una giovane con
scritte sulle mani due frasi
tratte da Song for Myself
di Whitman (dal sito
www.realmagick.com).
Foglie derba ebbe dieci
edizioni, continuamente
aumentate con aggiunte
durante tutta la vita di Walt
Whitman (Long Island,
1819-Camden, 1892)
La stagione
allinferno
di Klaus Kinski
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Lentusiasmo dellesordiente
Nel 1855 Whitman ha poco pi di 35
anni, nel pieno possesso delle sue
facolt fisiche; un uomo che desidera,
alacre, curioso, complice di quello
spettacolo mirabile che il mondo
Lesordio
RRR
Agisci prima che
il nostro pianeta
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contributo di
18 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
Mirwaiz,
traduttore
ucciso
La camera
oscura
a Peshawar
I
l taxista continuava a gridare che dovevamo andarcene
perch i kataeb (le milizie cristiane libanesi)
sarebbero tornati. Io ero teso e cercavo di individuare
qualunque rumore potesse indicare che stavano tornando
sul luogo della strage. Ettore Mo piangeva sconsolato. Con
lo sguardo vagava sui mucchi di cadaveri di donne e
bambini, e piangeva. Fu la prima volta, credo, che vidi un
giornalista piangere mentre lavorava. Era il 18 settembre
1982. Eravamo i primi a scoprire il massacro di circa 2
mila civili palestinesi nei campi profughi di Sabra e
Shatila, a sud di Beirut. Io e il taxista eravamo preoccupati
innanzitutto per la nostra sicurezza. Lui piangeva.
RIPRODUZIONE RISERVATA
G
li occhi di Ettore
sono rimasti quelli
di un bambino, con
una luce trasparente, non
appannati dalle miserie
che ha visto per il mondo.
Anche la sua voce, quando
riemerge dopo un lungo
periodo di silenzio, ha
quel tono impunito e
disarmante di un monello
che si attardato troppo a
giocare. Una volta uno
sconosciuto, emerso da
chiss dove, che sembrava
il suo gemello, lo avvolse
in una discussione
surreale, lieve e divertita,
per distinguere tra uomini
piccoli e uomini corti. Lo
sconosciuto gli offriva
anche i suoi abiti, come i
bambini quando si
scambiano i giocattoli.
Questi e altri episodi
compongono un unico
ritratto, quello di una
innocenza scapestrata e
generosa, messa dentro
una barca e lasciata in
balia delle correnti. La
curiosit disarmata stata
il suo lasciapassare. Per
questo ha saputo
guadagnare la confidenza
di uomini e donne in ogni
Paese, e trovare nei suoi
scritti quelle due parole
che gli altri rincorrono ma
non trovano mai. Come in
Tibet dove le donne
festose di un mercato per
lui profumavano di neve e
di stalla. Nonostante sia
un pessimo viaggiatore
ansioso, con il passaporto
scaduto, con il portafogli
dimenticato e il bagaglio
perduto sempre
arrivato a destinazione.
Miracolosamente. Protetto
da una entit impalpabile
che i bambini chiamano
angelo custode. Da
qualche parte ho sentito
lespressione innocence
abroad. Traduco male,
pensando allinnocenza
senza et, libera in mare
aperto.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Innocente
negli occhi
senza et
Il primo
che vidi
piangere
R
icordo benissimo
Ettore Mo. Un
giorno, penso fosse
lestate del 1993, Ettore
capit nellufficio locale
della Bbc. Aveva con lui
Sharif, un autista trovato
allHotel Intercontinental,
e mi offr di andare
assieme a intervistare
Gulbuddin Hekmatyar,
uno dei leader
mujaheddin nella
guerriglia contro i
sovietici. Ma ero
occupato. Ettore se ne
dispiacque. Lo aiutai a
trovare allora un altro
traduttore, Mirwaiz Jalil,
noto collaboratore della
Bbc. Dovevano uscire
solo 40 km da Kabul.
Ettore mi raccont pi
tardi che caddero in
unimboscata nella zona
di Rishkor sulla via del
ritorno. Un gruppo di
uomini armati
costrinsero Mirwaiz a
scendere. Appurato che
Mo era italiano lo
lasciarono andare. Il
giorno dopo
apprendemmo che
Mirwaiz era stato
assassinato. Con Ettore ci
vedemmo ancora tre
giorni dopo. Era triste,
ma calmo, controllato.
Ancora adesso non
sappiamo chi siano stati i
veri assassini di Mirwaiz.
RIPRODUZIONE RISERVATA
B
uon compleanno,
mio caro maestro!
Fonte di saggezza,
umanit e generosit
durante la selvaggia
guerra afghana, quando i
mujaheddin fiancheggiati
dallOccidente ci
raccontavano il loro
sogno di entrare a Kabul
per violentare tutte le
donne perch erano
comuniste e se lo
meritavano. Quanto ho
imparato dalla tua
enorme sensibilit nel
capire a fondo i soldati di
Allah che sapevano molto
del paradiso e cos poco
di questo mondo. Quante
cose mi hai insegnato
sulle vittime dei conflitti.
Quante risate ci siamo
fatti, dopo aver finito di
lavorare, insieme allo
sparuto gruppo di
giornalisti italiani che ti
seguivano come un guru,
nella camera oscura
dellalbergo di Peshawar,
dove ci raccontavamo le
esperienze della giornata
davanti a una birra o a un
whisky, mentre nella hall
o nei saloni, spie, mullah
e commercianti
portavano avanti alla luce
del sole le grandi
transazioni di armi,
droga, soldi e religione.
Auguri di lunga vita!
Te la sei meritata.
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Generoso
guerriero
dacciaio
Caratteri Compleanni
(
E
ttore, innanzitutto
non riesco a
credere che tu
abbia ottantanni, e
secondo, non riesco a
credere che tu stia
lavorando ancora in quei
Paesi cos difficili e
spesso pericolosi.
Lultima guerra che ho
seguito stata quella tra
India e Pakistan nel 1999,
e confesso di portare
bene i miei
settantacinque anni. Ma
tu sei davvero un grande
guerriero.
Mi ricordo benissimo di
te. Quel piccoletto
dacciaio che sbucava
fuori negli eventi pi
tragici e sanguinosi. A
cominciare dallHotel
Intercontinental di
Teheran, quando lo Sci
fu deposto e i sostenitori
di Khomeini si
precipitarono nelle
strade urlando Morte
agli americani, e ai loro
occhi eravamo tutti
americani, anche gli
italiani come te e gli
australiani come me.
Tu mi sei stato di grande
aiuto in quei giorni
drammatici e spaventosi.
Tu avevi contatti che io
non potevo sognarmi di
avere, perch in tutto il
Medio Oriente in quei
giorni difficili nessuno si
fidava degli americani e
nessuno parlava con me,
perch lavoravo per
Newsweek, che
americana. Ma si
fidavano di un europeo
come te e tu mi hai
riferito cose che la gente
non avrebbe mai detto a
me. Tu con me non ti sei
tirato indietro.
Ti ringrazio perci di
tutti i tuoi consigli e
laiuto che mi hai dato. E
ti ammiro moltissimo,
nel saperti ancora oggi
impegnato nella ricerca
della verit.
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Afghanistan/1 Afghanistan/2
Tibet
Sabra e Shatila
Iran
I libri di una vita randagia
Ettore Mo, giornalista e scrittore, compie oggi
80 anni. Tra i suoi libri, il primo era gi una
denuncia: La peste la fame e la guerra
(Hoepli,1987). Poi Lontano da qui (Rizzoli) e
Kabul, Gulag e altri inferni, Sporche guerre, I
dimenticati (tutti Bur). Mo si racconta in Ma
nemmeno la malinconia. Storia di una vita
randagia (Rizzoli) e ci porta in navigazione
con Fiumi o in viaggio sui binari in Treni. Nove
viaggi ai confini del mondo (entrambi Rizzoli).
Il maestro degli inviati
viene festeggiato
dagli amici del fronte
80ettore mo
B
uon compleanno, Ettore! Mentre tu te ne stavi ancora una volta in
qualche angolo sperduto del pianeta, a cercare storie per il Corrie-
re, assieme al fotografo Luigi Baldelli, qui, in via Solferino, si
complottato per riunire alcuni dei grandi corrispondenti internazionali
che negli ultimi quarantanni hanno attraversato il fronte, decine di fron-
ti, assieme a te. Qualcuno stato difficile da rintracciare, ma non lo
stato ottenere la loro adesione al nostro progetto: una festa a sorpresa
oggi, 1aprile, per i tuoi ottantanni, nel tuo, nel vostro ambiente ideale,
una pagina di giornale. E non soltanto perch la trib degli inviati in pri-
ma linea ama ritrovarsi, conflitto dopo conflitto, a cementare i ricordi e i
sodalizi; ma anche per la tua rara capacit di generare amicizia e stima,
laddove di solito spuntano maldicenze, slealt e competizione.
Per te, si mobilitato lintero staff internazionale di Newsweek, de-
terminato a ritrovare nel suo ritiro australiano lo storico corrispondente
dal Medio Oriente, Tony Clifton, che avevi incontrato nel 1979, al tuo bat-
tesimo del fuoco nella rivoluzione iraniana. Obiettivo raggiunto: da Roma
via New York, Parigi, Pechino, Islamabad e Nuova Delhi, fino a Melbour-
ne. Hanno risposto allappello Ignacio Cembrero e Georgina Higueras, tut-
tora inviati di punta di El Pas, con i quali avevi condiviso rispettiva-
mente lorrore della strage nei campi di Sabra e Shatila, Libano 1982, e
le fatiche dellinterminabile campagna afghana, nellera ante gsm e satelli-
tari, quando qui si restava senza tue notizie per settimane. E Amir Shah,
della Bbc, primo testimone del tuo dolore e della tua rabbia per il voltafac-
cia del leader filotalebano Gulbuddin Hekmatyar, che aveva fatto assassi-
nare un giovane reporter della tiv inglese, Mirwaiz Jalil, poco dopo che
lo avevate intervistato, nel 1994.
Certo non poteva mancare Valerio. Valerio Pellizzari, concorrente s (il
tuo omologo al Messaggero), ma soprattutto amico incondizionato da
un quarto di secolo, denso di avventure comuni dallo Sri Lanka alla Bo-
snia, la Cina, la Cambogia, la Birmania, il Golfo Persico, lIrlanda. Alla pros-
sima, Ettore!
La redazione del Corriere della Sera
di AMIR SHAH
di VALERIO PELLIZZARI
Nella foto grande: Ettore Mo con Ahmad
Shah Massoud (foto Luigi Baldelli).
A sinistra: il reporter italiano in Cecenia.
A destra: Ettore Mo a Turbo, in Colombia
(foto Danilo De Marco)
di IGNACIO CEMBRERO
Linviato speciale
del Corriere della
Sera Ettore Mo in un
ritratto del fotografo
Luigi Baldelli
di GEORGINA HIGUERAS
di TONY CLIFTON
19 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
di VINCENZO TRIONE
Elegiaco e senza rabbia
dipinse soprattutto se stesso
Pasolini
pittore fragile
di GIOVANNA POLETTI
Omaggi Riunite per la prima volta a Novate
Milanese (in un dialogo con Testori) le opere dello
scrittore di Casarsa: oli su faesite e ritratti su carta,
sacchi, cellophane. Il debito verso Roberto Longhi
Sguardi
Antichi disegni, mania contemporanea
Opere
Roberto Longhi
(1890-1970) in un disegno
di Pier Paolo Pasolini
(1922-1975). A fianco:
il regista e scrittore disegna
nella torre di Chia.
In alto, da destra, Ninetto
e Laura Betti (1967)
e, sotto, un Autoritratto
(1943). A fianco: Ragazzo
che si lava (1943)
La mostra
Pasolini a Casa Testori,
dal 20 aprile al 1 luglio,
Casa Testori (Largo Testori
13), Novate Milanese (MI).
Info: tel 02 55 22 98 371;
www.associazionetestori.it;
www.casatestori.it.
Orari: marted-venerd,
18-22; sabato, 10-23;
domenica e festivi, 10-20.
Biglietto intero: e 7
L
edizione del Salon du Dessin di
Parigi, che chiude domani i battenti
dopo 7 giorni di importanti vendite,
ribadisce ancora una volta che il
collezionismo di disegni antichi
straordinariamente attivo e che la piazza
francese la pi importante al mondo per
questo genere di scambi. Frequentato non
solo da appassionati, ma anche da curatori
e conservatori di musei, il Salon richiama
ogni anno oltre 10 mila visitatori. Il mercato
dei disegni antichi (a sinistra, una Figura
drappeggiata di Antonio Canova), ormai
sempre pi di eccellenza, vive grazie a un
collezionismo intimo, alimentato da una
passione divorante, paragonabile solo a
quella dei bibliofili, che sfugge alle normali
logiche di acquisto del mercato. Per i grandi
collezionisti, i disegni non sono opere da
esporre o sfoggiare, ma delicatissimi fogli
da amare, conservare e studiare. La formula
vincente dellappuntamento parigino
legata alla rigorosa selezione imposta dagli
otto mercanti parigini che fondarono il
Salon nel 1995. Come da tradizione, a
Parigi, non solo si vende ma si fa anche
cultura: il Museo di Bergues espone
questanno alcuni pezzi della sua
straordinaria raccolta, mentre un grande
stand consacrato a fogli anonimi che
aspettano, a volte con successo, che esperti
e appassionati scrivano le loro proposte di
paternit su un apposito quaderno. Sul
nostro personale cahier de dolance,
notiamo invece che, nonostante i disegni
pi richiesti siano proprio quelli italiani, su
39 espositori, 21 gallerie sono straniere e
solo una arrivata dal nostro Paese.
RIPRODUZIONE RISERVATA
i
SEGNALI
U
niversit di Bologna, anno accademico 1940-41.
Da qui muove lantologica dedicata a Pier Paolo
Pasolini, curata da Davide DallOmbra e Giovan-
ni Agosti, che sar inaugurata il 20 aprile pres-
so Casa Testori (a Novate Milanese), nella quale
verr presentato per la prima volta il corpus completo del-
la produzione pittorica dello scrittore friulano: cinquanta
opere (dipinti e disegni), insieme con appunti autografi e
corrispondenze inedite. Bologna 1940, dunque. Roberto
Longhi sta tenendo il corso sui Fatti di Masolino e di Ma-
saccio. Unapparizione, per il timido diciassettenne Paso-
lini. Di fronte a lui, un Maestro. Carismatico, ironico, cu-
rioso, privo di ogni pesantezza accademica. Quando spie-
ga, sguainato come una spada. Il
suo lessico avvolgente. Per un ragaz-
zo oppresso, umiliato dalla cultura sco-
lastica, dal conformismo della societ fa-
scista, questa era la rivoluzione, rac-
conter Pasolini, il quale resta colpito
soprattutto dagli artifici di cui amava
servirsi Longhi per catturare lattenzio-
ne degli studenti: proiettare riproduzio-
ni dei dipinti di Masolino e di Masaccio
in maniera serrata, accostandole in un
involontario documentario.
Ad assistere a quelle lezioni, il pri-
mo assistente di Longhi, Francesco Ar-
cangeli. A lui Pasolini non senza esi-
tazioni e timori mostrer il suo se-
greto: i quadri eseguiti durante lestate
precedente. Sono oli su faesite e dipinti
realizzati su supporti come carte, cel-
lophane e sacchi. In quelle prove adole-
scenziali, motivo ricorrente Casarsa, ri-
scoperta nella sua bellezza rurale, abitata da unumanit
arcaica. Dinanzi a quegli immaturi esercizi di stile, Arcan-
geli pronuncia giudizi di apprezzamento: al punto che Pa-
solini inizia a scorgere per s un possibile avvenire da pit-
tore o da critico darte. Ambizioni che, ben presto, vengo-
no disattese da Longhi, al quale il futuro autore di Ragazzi
di vita proporr, in una lettera del 12 agosto 1942, diversi
argomenti da sviluppare per la tesi: una ricerca sulla Gio-
conda nuda (attribuita a Leonardo), uno studio sul pittore
del Cinquecento Pomponio Amalteo e una ricostruzione
della pittura italiana contemporanea.
Il Maestro accetta lipotesi pi militante. Ma Pasolini
riuscir a redigere solo i primi capitoli della tesi, smarren-
done il manoscritto nel settembre del 1943. Da allora, si
determina un allontanamento dalla storia dellarte. Sorret-
to dalla necessit di aprirsi a una sorta di espressivit to-
tale, Pasolini sceglie di sperimentare linguaggi diversi:
letteratura, teatro, cinema, giornalismo. Eppure, per lui, la
pittura resta sempre una presenza implicita. In particola-
re, sono costanti gli omaggi al Professore, di cui loda la
sapienza nellattenersi alla logica interna delle forme.
Nel 1961 esce Mamma Roma, dedicato proprio a Longhi,
cui scrive sono debitore della mia folgorazione figu-
rativa. Influenzato anche dal ricordo delle emozionanti
lezioni universitarie bolognesi, si comporta come un pitto-
re impegnato a girare film: ne Il Decameron, interpreta il
ruolo di Giotto e riprende le visioni della Cappella degli
Scrovegni; ne Il Vangelo secondo Matteo, ricrea situazioni
tratte dalla Storia della vera croce di Piero della Francesca;
in Mamma Roma, infine, fa un potente omaggio al Cristo
morto di Mantegna.
Longhi un po il Virgilio di Pasolini, che, nel 1974, ne
recensisce prontamente la raccolta di saggi Da Cimabue a
Morandi. Un modo per ribadire lintensit di un rapporto
ontologico. Sulla copertina di quel volume, appare una
fotografia dello storico dellarte, colto di profilo. Pasolini
resta sedotto da quellimmagine, che decide di declinare
tra il 1974 e il 75 in una serie di variazioni sullo stes-
so motivo. Quel piccolo ciclo pu essere considerato come
lapprodo del tardivo ritorno alla pittura del poeta, che risa-
le alla primavera del 1970, dopo una pausa trentennale.
Un enigma. Ecco chi il Pasolini pittore. Non ha niente
in comune con lapocalittico frequentatore delle malebol-
ge del nostro tempo, che incontriamo nellinestricabile Pe-
trolio. Non ha nessuna analogia con il disperato cineasta
che, in Sal, mette in scena il male radicale, mostrando
unumanit corrotta dal consumismo, dominata dal pote-
re. E non ha neanche alcuna consonanza con il polemista
che, negli scritti corsari, d vita a una requisitoria segnata
da colori lividi, da un disarmato oblio della speranza.
Quando dipinge, Pasolini non ha rabbia. un anti-avan-
guardista, lontano dalle decostruzioni cubiste. Talvolta, re-
cupera echi espressionisti. Guarda a Bonnard. E, soprattut-
to, alla tradizione italiana: Masaccio e Giotto. E, poi, Carr
e Morandi. E de Pisis, di cui ammira la raffinatezza nel far
sorgere un universo crepuscolare, lambito da vibranti tra-
sparenze. Sulle orme di questi artisti, Pasolini compone
fragili idilli. Elabora uno stile elegiaco, ingenuo, pascolia-
no, denso di richiami alle atmosfere delle Poesie a Casar-
sa. lo stile di un artista che dice di s: Io sono una forza
del Passato. Solo nella tradizione il mio amore. Un lin-
guaggio impolitico, lirico, che rivela sempre un profondo
legame con il visibile, con temi famigliari, quotidiani, te-
neri. Ogni quadro, per Pasolini, si d come strategia per
sfiorare la lingua vivente della realt. E anche come oc-
casione per non cancellare la bellezza dellincanto, dello
stupore. Per sottrarsi alle miserie della cronaca. E risalire a
un tempo lontano e purissimo.
Vi audacia, invece, nella scelta di materiali e tecniche.
Pasolini preferisce non servirsi di matite, pastelli e chine.
Spesso, dipinge con la colla. A volte, definisce i volti solo
con le dita sporche di colore. In molti casi, interviene diret-
tamente su materie difficili come sacchi e cellophane.
Tra rispetto della tradizione e amore per le sperimenta-
zioni, Pasolini si misura in particolare con due generi. I
ritratti. E, soprattutto, gli autoritratti. Egli ama ritrarsi. Di-
pinge per farsi vedere. Per ribadire il suo egotismo. Per
conoscere meglio le ferite e le lacerazioni del suo io. Per
lasciare una memoria di s. E sfidare il tempo, la morte.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Salon du Dessin di Parigi
premia lItalia nelle richieste.
Ma tra gli espositori solo
uno arriva dal nostro Paese
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Arte, fotografia, architettura, design, mercato
22 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
Il tema Le tante ricorrenze tra la
sua analisi e il romanzo che gli
valso il Goncourt mostrano come
chi scrive parli del suo percorso
di PAOLO MANAZZA
dal nostro corrispondente STEFANO MONTEFIORI
Il libro Il narratore ha pubblicato
in Francia un saggio in tre parti,
come i celebri trittici del
maledetto irlandese che studia
Indagine sulla violenza del reale:
in Bacon come nelle Benevole
PARIGI Dopo gli scritti di Gilles Deleu-
ze, Philippe Sollers e David Sylvester, lopera
di Francis Bacon non smette di affascinare
gli scrittori. Jonathan Littell, premio Gon-
court nel 2006 per Le Benevole, ha studiato
lartista irlandese in occasione della grande
retrospettiva del 2009-2010 in Spagna, Inghil-
terra e Stati Uniti, e ha avuto accesso al suo
atelier a Dublino. Triptyque. Trois tudes sur
Francis Bacon (Gallimard, uscir in Italia per
Einaudi) strutturato come uno dei celebri
trittici del pittore: nella prima parte, Littell
descrive una giornata passata al museo del
Prado a Madrid a osservare i quadri di Bacon
comparandoli a quelli dei suoi grandi ispira-
tori, Velzquez e Goya; nella seconda, Littell
trova ricorrenze nei soggetti dipinti da Bacon
attraverso il filo conduttore dei ritratti di Ge-
orge Dyer, lamante suicida nel 1971; nella ter-
za parte del trittico, Littell affronta la questio-
ne della rappresentazione della verit nellar-
te figurativa.
Chi ha letto il romanzo di Littell sulla Se-
conda guerra mondiale, amandolo o dete-
standolo, ricaver dal Triptyque una certa im-
pressione di familiarit, a partire dai temi del-
la violenza, e della carne. Littell parla dei nu-
merosi dispositivi che Bacon sperimentava
via via allo scopo di afferrare la cosa della
quale era alla continua ricerca: la violenza del
reale, incarnata nella pittura. La violenza del-
la pittura.
Ricorre anche la morte, e il riferimento a
Maurice Blanchot, lo scrittore letto dal prota-
gonista delle Benevole, Max Aue. Bacon sa-
peva senza dubbio ancor prima di comincia-
re a dipingere che un cadavere, come dice
Blanchot, gi unimmagine, scrive Littell,
grazie allo strumento principe della pittura
occidentale che la pittura a olio, uno stru-
mento cos fluido e curioso.
Littell cerca di descrivere con le parole
quello che Bacon ha fatto con il pennello:
Francis Bacon ha passato la vita intera a cer-
care di cogliere le sensazioni pi segrete del
corpo umano, di rappresentare precisamen-
te che cosa significa abitare un dato corpo in
un dato giorno. E spesso, in virt della sua
immaginazione tecnica e del suo abbandono
al caso, della sua infinita tenerezza e del suo
amore spogliato di ogni piet nello sguardo e
nellapplicazione della pittura, c riuscito: e
ci che si vede su una tela di Bacon non
quel che un corpo sembra, cosa che non ave-
va alcun interesse per lui, ma quel che un cor-
po sente, sente nella sua pelle e ossa e fibre
mentre fa quel che fa in quel preciso momen-
to, stare in piedi, camminare, fumare, defeca-
re, copulare, torcersi di angoscia su un mate-
rasso o di disperazione su una sedia, mori-
re.
per questo, scrive Littell, che Bacon il
pi grande pittore della carne dopo Rem-
brandt. Perch deforma furiosamente i
protagonisti dei suoi quadri, ma queste de-
formazioni sono indispensabili per trasfor-
mare delle belle persone in bei dipinti. E le
persone ritratte da lui lo capivano, come di-
mostrano le parole di Henrietta Moraes, una
delle principali modelle di Bacon negli anni
Sessanta: Nei suoi quadri c esattamente
me stessa, la mia personalit. C un sopracci-
glio, o una parte di occhio, che di colpo sono
come me. So che sono io.
Lo stile di Littell piano, la descrizione del-
lorrore stavolta non della Shoah ma quoti-
diano priva di pathos, come nelle Bene-
vole. Francis Bacon era un uomo disperata-
mente lucido scrive Littell , che viveva
con una acuta consapevolezza della futilit
delle imprese umane, della fragilit della car-
ne, della contingenza delle emozioni pi in-
tense, della violenza infernale della quale
imbevuto il tessuto quotidiano della vita.
Spiega Littell che per Bacon la pittura era
un modo per dare una forma materiale al-
limmensa assenza di senso che infetta la vi-
ta, unassenza di senso che senza questa atti-
vit quotidiana avrebbe finito per sommer-
gerlo e annegarlo. Un Max Aue, privo del gu-
sto di uccidere, dotato di pennello e colori a
olio. La gente trovava le opere di Bacon orro-
rifiche, ma lui ripeteva che non cercava mai
lorrore, in base allassunto che niente pu es-
sere pi orribile della vita stessa.
Littell ha ritardato la pubblicazione del li-
bro di oltre un anno per scegliere personal-
mente le decine di illustrazioni che accompa-
gnano il testo, e la loro collocazione nelle pa-
gine. Ecco cos la giustapposizione della pri-
ma versione dei Tre studi di figure ai piedi di
una crocifissione, che risale al 1944, con la se-
conda, eseguita da Bacon nel 1988, come fe-
ce Glenn Gould che registr di nuovo nel
1981 le sue Variazioni Goldberg del 1955. Il
pittore, allapprossimarsi della morte, ha vo-
luto rivisitare il momento della sua nascita ar-
tistica, per mostrare tutta la vastit della stra-
da compiuta, e come il pianista sacrifica vo-
lontariamente la crudezza, la collera bruta e
palpitante e lenergia selvaggia delloriginale
a favore di una grande eleganza lirica, oscura
e voluttuosa: dimostrazione perfetta di pa-
dronanza.
Attraverso lanalisi di uno dei pi grandi
pittori del XX secolo, Littell inevitabilmente
parla di s e del suo percorso artistico. A qua-
rantaquattro anni, ancora pieno di promesse.
twitter @Stef_Montefiori
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Littell critico darte
Bologna, 12 - 8 - 1942
Egregio professore,
vogliate scusarmi se mi presento cos, per lettera, ma i molti
dubbi e i molti pentimenti, mi hanno impedito di rivolgermi
a Voi a viva voce, quando, durante lanno accademico, mi si
sarebbe presentata loccasione. Del resto, stato il prof.
Arcangeli a consigliarmi di rivolgermi a Voi per lettera. Io
vorrei qui sottoporre al Vostro consenso un argomento per la
tesi di laurea in Storia dellArte, che fra i molti altri, mi si
presenta come pi consono alle mie possibilit, e, vista la
mia sempre probabile chiamata sotto le armi, il breve tempo
ecc., anche il pi agevole, possedendo io gi intorno ad esso
un buon materiale in fotografie, studi ecc.; largomento
sarebbe: Intorno alla "Gioconda ignuda" di Leonardo. Vi
accludo qui la fotografia della Gioconda ignuda che vorrei
particolarmente studiare e che fa parte della raccolta del
dottor Weiss, a Roma. Spero vivamente che Voi vogliate dare
il Vostro consenso a questa mia
proposta; ma, se per qualche
ragione questo non fosse
possibile, altri due argomenti,
bench tra loro lontani, mi
starebbero parimenti a cuore:
uno sul pittore veneto
Pomponio Amalteo, e laltro
sullodierna pittura italiana.
(...)
Rispettosi ossequi
La mia tesi di laurea
sulla Gioconda ignuda
Picasso, Mir
e Soutine:
le passioni
di un affarista
Aste La collezione di Theodore J. Forstmann in vendita a maggio da Sothebys a New York. Incasso previsto: 75 milioni di dollari
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30 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
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oger Federer si ritirato, dal tennis e dal
mondo. Le sconfitte per mano di avversari
pi muscolosi, adepti del cyber-tennis che
avanza, lo hanno consegnato a un crepusco-
lo da semidio. Un giornalista si appassiona
al mistero della sua improvvisa sparizione.
Entra nella sua villa di Basilea. Lo trova sdra-
iato nella sala dei trofei, in posizione fetale. Sulla scrivania,
i libri dei suoi filosofi preferiti. Il campione discepolo del
trascendentalismo di Henry David Thoreau, il rapporto con
la natura come possibilit per lindividuo di ritrovare se stes-
so in una societ che non rappresenta i suoi valori, e della
metafisica della qualit di Robert Pirsig, la presenza del divi-
no non solo nella bellezza del paesaggio ma anche negli in-
granaggi del cambio di una Harley Davidson.
Il seguito di Je suis une aventure, romanzo esistenzial-fi-
losofico del francese Arno Bertina (Editions Verticales) un
viaggio delirante che comprende il tentativo di furto della
sua statua di cera al Madame Tussauds di Londra, e si con-
clude sulle rive del Niger, epilogo conradiano della traversa-
ta nel cuore di tenebra dellidolo caduto.
Lo stiamo perdendo, la verit questa.
Non importa quanti tornei vincer ancora:
guardarlo significa ormai prepararsi alla
sua assenza. Ci saranno ancora fiammate,
come avvenuto in queste settimane. Lo aiu-
teranno a illudersi che tutto come prima,
che si pu inchiodare a fondo campo anche
let che avanza, non solo gli avversari. Ma il
risveglio sar inevitabilmente amaro. Per lui, per noi. In que-
sto tennis, Federer postumo in vita. Lo sempre stato,
forse, con quella bellezza estetica desueta e veloce. Il primo
a capirne il potenziale mistico fu il mai troppo compianto
David Foster Wallace, che in Roger Federer come esperienza
religiosa (Edizioni Casagrande) tent di spiegare lelemento
quasi esoterico nascosto in quei gesti leggeri. E dopo sono
arrivati gli studiosi di filosofia, attirati dal paradosso di Fe-
derer, essere cos moderno e cos fuori dal suo tempo.
Lo stile e la presenza di Roger portano il tennis in unal-
tra direzione rispetto a quella tracciata dagli imperativi tec-
nici, economici e mediatici. Rivelano lesistenza di una via
di fuga. Andr Scala, uno dei pi importanti studiosi del-
lopera di Spinoza, ne convinto. In Silences de Federer (di-
tions de la Diffrence) afferma che Roger Federer non sta-
to un monarca, ma un legislatore che tenta una impossibile
restaurazione, o rivoluzione, neoclassica.
A questo punto necessario un passo indietro. Non pu
essere solo una coincidenza. Sia Scala che lepistemologo
Hans Ulrich Gumbrecht nel suo In praise of Athletic Beauty
(Harvard University press) identificano con certezza lora e
il giorno in cui tutto cambi, e il tennis clas-
sico dovette cedere il passo a un nuovo ordi-
ne. Alle 19.08 del 10 giugno 1984, finale del
Roland Garros, John McEnroe, il pi geniale
e creativo tennista di sempre, mette in rete
una facile vole di dritto. Dallaltra parte
esulta lincredulo Ivan Lendl, il suo esatto
contrario, sportivo e non solo. Game, set,
match. In quel momento barbaro, sostiene Scala, il ten-
nis entra nellera della sua riproducibilit tecnica. Gumbre-
cht invece piange sulla vittoria del gesto ripetuto sempre
pi forte, il concetto di forza come mercificazione dello
sport.
Abbiamo vissuto anni bui. Le poche luci, come quella
emanata da Stefan Edberg, erano bagliori di una classe trop-
po leggera per essere definitiva. Il tennis diventato cy-
ber-tennis, luogo di forzuti e di parossismo atletico. Poi
arrivato Federer. Dice David Baggett, autore di tomi poco
leggeri come Il buon Dio, ovvero la fondazione teistica della
moralit nonch curatore di un monumentale Tennis and
philosophy (edizioni Liberty University), che il suo avvento
obbliga a riplasmare i concetti di eccellenza ed estetica ap-
plicati allera tecnologica.
Linconsapevole neoclassicismo di cui portatore si riflet-
te sul personaggio. Frigidaire, re Indesit, questi sono i nomi-
gnoli che nel tempo hanno sottolineato una innegabile ba-
nalit espressiva. Andre Agassi, lo abbiamo letto in Open,
odia il tennis. Anche Rafael Nadal e Nole Djokovic potrebbe-
ro giungere a conclusioni simili, una volta spente le luci del-
la ribalta. Troppo sforzo, troppa sofferenza.
Federer diverso. Gioca con un senso storico scrive
Scala , convinto che il nobile passato del suo sport non
sia materia da archivio. Si accosta a esso senza nostalgia,
ma convinto di poterne realizzare le potenzialit mai espres-
se.
Il tennis tutto per lui, il tennis gli basta. Il suo modo
dessere imperturbabile sostiene Baggett altro non
che lomaggio a una storia dalla quale si sente rappresenta-
to.
Nessuno sfugge alla propria nemesi, e non si pu parlare
di Federer senza citare Rafael Nadal, il Grande Restauratore,
un Metternich spagnolo che ha interrotto la sua opera di
umanizzazione, umiliandolo a pi riprese e dimostrando co-
s al mondo che un altro tennis non era pi possibile. An-
che qui viene in soccorso la storia del pensiero, grazie a Car-
lo Magnani, professore allUniversit di Urbino, autore di Fi-
losofia del tennis (Edizioni Mimesis), libro di rara intelligen-
za e leggerezza, almeno a parere di chi scrive.
Nel tennis Federer occupa la posizione di Heidegger nel-
la storia del pensiero. Un uomo estremamente poco compli-
cato si ritrovato nel ruolo del Profeta, colui che porta final-
mente la Reincarnazione e la Luce in un mondo compro-
messo e sconsacrato. Con il suo tremendismo agonistico,
Rafael Nadal invece non esprime la metafisica della bellez-
za, ma quella della forza vitale. Il riferimento, anche in que-
sto caso a sua insaputa, lanticartesiano Henri Bergson.
Pure lui immerso in una raffigurazione che mira a tra-
scendere lesistente per non dal lato estetico ma da quello
della espressione di pura energia. Tutto spirito e forza vita-
le, perch a prevalere il moto interiore e la volont.
La finale degli ultimi Australian Open dimostra chi sia il
vincitore finale. Quasi sei ore di battaglia muscolare tra Na-
dal e Nole Djokovic, portatori di un tennis inumano ed estre-
mo, segnato dallo sforzo fisico. Federer non cera, non pote-
va esserci. E in fondo questo elenco di romanzi e saggi filo-
sofici pi o meno seriosi sul suo conto non sono altro che
un anticipo del rimpianto. Quando arriver il giorno del suo
ritiro, dal tennis se non dal mondo, ci mancher moltissi-
mo.
RIPRODUZIONE RISERVATA
lartista del tennis
Dopo di lui, i cyborg
{
Federer
come
esperienza
filosofica
Percorsi La biografia
Il valore delle bolle (e delle parole)
di MARCO IMARISIO
di Stefano Righi
Per lui lo sport unestetica: sublime, desueta e veloce. Il primo a capirlo fu
David Foster Wallace, che svel lesoterismo nascosto nei suoi gesti leggeri
Oggi i filosofi indagano il mistero di un atleta moderno eppure fuori dal tempo
Ma sul campo la forza estrema di Nadal e Djokovic ha sconfitto la sua bellezza
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Post it
Il significato delle parole: scoppiata la
bolla. Nei bilanci dellesercizio 2011, appena
presentati, le prime quattro banche italiane
hanno iscritto svalutazioni per complessivi
27,6 miliardi di euro a titolo di avviamenti,
i cui valori non hanno oggi riscontro
sul mercato. Insomma, aria fritta, fuffa.
Cancellate quei 27,6 miliardi: sono il valore
della bolla, dell'economia intangibile,
del peso, oltrech del significato, delle parole.
Linevitabile declino
del pi grande di tutti
Interpretazioni
Per Andr Scala, uno dei maggiori
studiosi di Spinoza, questo atleta
non mai stato un monarca, ma un
legislatore che tenta una impossibile
restaurazione neoclassica
Modelli
lultimo
campione umano:
di lui si occupano
pensatori e
filosofi, spingendo
la riflessione
alla visione
trascendentale
di Thoreau e alla
metafisica della
qualit di Pirsig
In alto: Roger Federer
(Basilea, 1981) in azione;
qui sotto, da sinistra:
insieme al suo storico
antagonista, lo spagnolo
Rafael Nadal; sua moglie
Mirka, ex tennista
professionista, con le loro
figlie gemelle; Nole Djokovic
mentre festeggia la vittoria
dellultimo Australian Open.
Il tennista serbo, atleta
dalla straordinaria forza
fisica, attualmente
il numero uno nella
classifica mondale Atp.
Federer, considerato
la massima espressione
del tennis classico, stato
al primo posto del ranking
Atp per 285 settimane:
ininterrottamente dal
2 febbraio 2004 al 17
agosto 2008 e poi dal
6 luglio 2009 al 6 giugno
2010. Oggi occupa la terza
posizione (foto Corbis)
La sfida infinita
31 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
U
n sogno. Una sfida. Unossessio-
ne. Probabilmente tutte e tre le
cose insieme, in anni formidabi-
li per slancio e ottimismo, per
voglia di vivere e di ricomincia-
re. Fu questa la congiunzione
astrale favorevole, individuale
e collettiva, che consent di riportare alla luce
negli anni Cinquanta lantica Stabiae e il
suo tesoro di ville romane, patrizie e rustiche,
facendole conoscere al mondo.
Furono il sogno, la sfida e lossessione di Li-
bero dOrsi un preside di scuola media con
la passione per larcheologia e dellintera co-
munit di Castellammare di Stabia che gli si
strinse intorno, per sostenerlo in unimpresa
che larcheologia ufficiale e le istituzioni cultu-
rali consideravano salvo qualche isolata ecce-
zione infondata, incredibile, impossibile.
Come tutto ci sia stato invece possibile, lo
ha spiegato bene alcuni anni fa un altro presi-
de, Antonio Carosella, che succedette a dOrsi
nella guida del pionieristico Comitato scavi di
Stabia, costituitosi il 4 aprile 1952. In quegli an-
ni annota Carosella si ebbe una rara mani-
festazione di civismo, che segn una delle pi
belle stagioni, ma anche lultima, del tradiziona-
le vivace spirito pubblico della citt.
Parole che riecheggiano la confessione pub-
blica che lo storico dellarte Giulio Carlo Argan
nel 1989 affid a un opuscolo intitolato Stabiae:
le ville. Ogni visita a Castellammare mi entusia-
sma e mi delude scrive Argan . Mi entusia-
sma la splendente bellezza dei dipinti provenien-
ti dalle ville, di una pittura che non saprei chia-
mare antica tant moderna, e mi delude la po-
vert, linadeguatezza, linsalubrit del museo in
cui sono, pi che ordinati, pigiati. Questa condi-
zione di penosa inferiorit rispetto a Ercolano e
a Pompei non soltanto ingiusta, ma deviante.
Vogliamo riprendere il nostro viaggio da qui,
dallentusiasmo di Argan, poich, come vedre-
mo, ville e affreschi di Stabiae lo meritano, per
quanto sono meravigliosi e ancor pi belli delle
ville e degli affreschi di Pompei e di Ercolano.
Non sarebbe per onesto omettere i motivi
di delusione. Per quel museo che non un mu-
seo, per esempio, ma un deposito in cui sono
appunto pigiati ottomila reperti affreschi
e opere di grande valore , che sono l provvi-
soriamente da sessantanni. Per un museo
che in realt un magazzino, ma si chiama uffi-
cialmente Antiquarium dal 1959, quando lo
inaugur lallora ministro della Pubblica istru-
zione, Giuseppe Medici e proprio nelledifi-
cio che ospita la scuola media e il liceo classico
di cui furono presidi dOrsi e Carosella , con
la solenne promessa che sarebbe migrato in al-
tra e pi degna sede. Per un museo, infine,
chiuso al pubblico e a chiunque altro forse
perch non se ne veda la vergogna a causa di
non meglio specificate ragioni di sicurezza.
Devessere una coazione a ripetere, questa del-
la burocrazia che di fronte allantica Stabiae ten-
de a defilarsi. Accadde anche a Libero dOrsi. I
burocrati lo derisero, lo presero per matto e lo
scoraggiarono. Quando poi i fatti dimostrarono
che dOrsi aveva ragione a insistere nel volere
scavare proprio l, sulla collina di Varano che do-
mina i golfi di Castellammare e di Napoli, dove
oggi sorgono le magnifiche Villa Arianna e Villa
San Marco, cercarono di sminuirne il ruolo e
persino di emarginarlo.
Dicevano, i dotti, che l sotto non cera pi
nulla. Che a radere al suolo la citt, che era stata
citt etrusca, greca e sannitica, ci avevano pensa-
to prima Silla, nell89 a.C. durante la guerra
sociale tra Roma e i popoli della Lega italica che
reclamavano la cittadinanza romana , poi il
terremoto del 63 d.C. e infine leruzione del Ve-
suvio del 79 d.C., che distrusse anche Ercolano e
Pompei. Non solo. Aggiungevano, i dotti, che
non cera nullaltro da scoprire, poich le campa-
gne di scavi dei Borbone (due, dal 1749 al 1762 e
{
di CARLO VULPIO
Nuove frontiere
Le ville dei piaceri narrate da Cicerone
aspettano da 60 anni di diventare museo
La dolce vita dei Cesari
02 87387707
[email protected]
La magnifica Stabiae
sul golfo di Napoli,
cancellata dal Vesuvio,
scoperta da un preside
negli anni Cinquanta:
ottomila reperti
chiusi in un deposito
Percorsi Patrimonio italiano
Fondazione
Corriere della Sera
2 aprile, Sala Buzzati ore 10.30 (via Balzan 3), per lApertura dellanno IAP
2012, si parla di Nuove frontiere della comunicazione commerciale e il
ruolo degli organismi di controllo. Intervengono Giorgio Floridia, Antonio
Gambaro, Vincenzo Guggino, Mario Libertini, Piergaetano Marchetti,
Giovanni Pitruzzella, Michele Polo, Marina Tavassi. Coordina Dario Di Vico.
Beni culturali
minacciati
In alto, nella foto verticale: La Primavera
(al museo Archeologico di Napoli); pi
in basso: una veduta di villa San Marco;
qui sopra: il Planisfero, nel magazzino
34 LA LETTURA CORRIERE DELLA SERA DOMENICA 1 APRILE 2012
Codice cliente: 98695
dal 1775 al 1782) avevano completato lopera.
In realt, quella dei Borbone fu unopera pi
di distruzione e di saccheggio che non di recupe-
ro delle ville stabiane, dato che i loro tecnici
agirono pi da ingegneri militari che non da ar-
cheologi, tanto che due studiosi del calibro di
Amedeo Maiuri e monsignor Francesco Di Ca-
pua quando dOrsi cominci a picconare sen-
za lasciarsi irretire definirono quella borboni-
ca una sciagurata campagna di scavi, condotta
con metodo bestiale.
DOrsi fece un ragionamento semplice. Era
impossibile, diceva, che Silla avesse distrutto
tutto, poich nemmeno i bombardamenti aerei
dellultima guerra bomba atomica a parte
erano riusciti a cancellare totalmente una intera
citt. Qualcosa dunque doveva ancora esserci.
Quanto al punto in cui cercarla, dOrsi sosteneva
che se lui fosse stato un patrizio romano avreb-
be costruito la propria villa nel posto pi bello,
cio sulla collina che domina i due golfi. Quindi
era l che bisognava scavare.
Il 9 gennaio 1950, dOrsi e due suoi assisten-
ti, un meccanico disoccupato e un bidello del-
la sua scuola, cominciarono a lavorare. E nel gi-
ro di qualche anno tutto il mondo conobbe lan-
tica Stabiae. Giunsero a Castellammare il capo
dello Stato, Antonio Segni, il re Gustavo di Sve-
zia e la regina, gli ex sovrani di Romania, le
scuole archeologiche tedesca, americana e fran-
cese, e poi artisti, studiosi ed enti di alta cultura
come lamericana Vergilian Society , luni-
versit di Roma e la Tufts University del Massa-
chusetts. Finalmente, la ricca Stabiae, il luogo
della dolce vita dei veri ricchi e dei potenti della
Roma tardo-repubblicana usciva dal cono dom-
bra in cui lavevano relegata Pompei ed Ercola-
no, citt ricche e dalle bellissime ville, senza
dubbio, ma provinciali rispetto a Stabiae e
prive del suo sfarzo e della sua magnificenza.
Villa Arianna, cos chiamata per laffresco
che ritrae Arianna abbandonata da Teseo sul-
lisola di Nasso, mentre si addormenta tra le
braccia di Hypnos, misura tredicimila metri
quadrati. Ma, ci fa notare Vincenzo Sabini, un
altro che come dOrsi ama le pietre e le fre-
quenta fin da quando era bambino, la villa
non ancora stata completamente riportata al-
la luce, come dimostrano le evidenti tracce di
un peristilio di 110 metri ancora in gran parte
sepolto. Villa San Marco, che prende il nome da
una vicina cappella omonima del XVIII secolo, e
villa del Pastore, che deve la denominazione al-
la statua, intatta, di un pastore con un agnello
sulle spalle, misurano rispettivamente seimila e
undicimila metri quadrati. Dimensioni che dan-
no lidea di come queste ville, pi le altre cin-
que simili in questarea (collegate a una rete di
altre cinquanta ville rustiche), erano dei veri e
propri palazzi, con enormi giardini, grandi im-
pianti termali, fontane e ninfei per i giochi dac-
qua, amplissimi peristili per il gioco e le attivit
sportive. Erano ville di otium, in cui, scrive Cice-
rone, ci si poteva abbandonare a libidini, amo-
ri, adulteri, dolce vita, banchetti, festini, canti,
musiche, gite in barca.
Ma erano anche ville in cui larte del tempo
esprimeva il meglio di s attraverso sculture, ce-
ramiche, bronzi, oggetti preziosi in vetro, ma so-
prattutto attraverso gli affreschi, che decorava-
no anche i soffitti. I pi noti ritraggono Perseo
con in mano la testa della Medusa, e poi Cassan-
dra, lErmafrodito, Il ratto di Europa, il Planisfe-
ro e La Flora, detta anche La Primavera, che
un po il simbolo delle ville stabiane e si trova
nel museo archeologico di Napoli come molti al-
tri reperti. Tutti di una raffinatezza e di una bel-
lezza che paralizza. E che hanno fatto dire al cri-
tico darte Ettore Cozzani: Con questi dipinti
che dopo venti secoli vedono la luce, limpressio-
nismo e il macchiaiolismo retrocedono di due-
mila anni.
Questa ricchezza nascosta si trasformata per
la prima volta in una mostra organica e accessibi-
le a tutti, chiamata In Stabiano, undici anni fa.
Ma n la mostra n il bel volume dal titolo omo-
nimo che la accompagna pubblicato da Nico-
la Longobardi, piccolo editore che coltiva la me-
moria di quella Campania felix avrebbero con-
tinuato a vivere in giro per il mondo se nel frat-
tempo non avessero incontrato sul proprio cam-
mino la Restoring Ancient Stabia, una fondazio-
ne nata a Castellammare di Stabia su impulso
delle summer school organizzate qui ogni anno
dallUniversit del Maryland, che in seguito di-
ventata unico esempio in Italia socio fonda-
tore della Ras. La quale ha nel Vesuvian Interna-
tional Institute per lArcheologia e le Scienze
umane il suo braccio operativo ed , sottolinea il
direttore Ferdinando Spagnuolo, lunico esem-
pio di fondazione privata legalmente riconosciu-
ta dai governi italiano e statunitense per la pro-
mozione e la valorizzazione dellantica Stabiae.
stato grazie a questa collaborazione che Ita-
lia e Stati Uniti hanno stipulato un Memoran-
dum of Understanding in base al quale gli Usa
(dove non esiste lincauto acquisto come da
noi) si impegnano a non comprare pi nulla che
non sia di provenienza certificata e a restituire
ci che illegalmente finito nei loro musei, otte-
nendo in cambio prestiti di opere darte italiane
anche a lungo termine (massimo per dieci anni)
e la partecipazione a progetti comuni di scavo.
Ed stato sempre grazie a questa collaborazio-
ne che la mostra In Stabiano sbarcata negli
States, dov rimasta per tre anni, dal 2005 al
2008, con tappe in Arkansas, Nevada, California,
Georgia, Wisconsin e Florida. Visto il successo,
ne stata organizzata subito unaltra, con il pi
accattivante titolo Otium ludens, che tra il 2008
e il 2009 si fatta ammirare allHermitage di San
Pietroburgo, allHong Kong Museum of Art e
nel complesso di San Nicol a Ravenna. Per poi
approdare in Canada, Stati Uniti, Australia e, a
maggio prossimo, in Brasile.
La vera ambizione per di riuscire a realizza-
re a Stabiae un grande parco archeologico, per il
quale gi pronto un bellissimo progetto. Ma
qui si apre un altro, dolentissimo capitolo, mol-
to poco artistico, fatto di soldi che sono sempre
pochi o male impiegati e di istituzioni pubbli-
che che quasi sempre latitano.
RIPRODUZIONE RISERVATA
Paese dispari La particella di Dio
RRR
Una sequenza di volti
assorti in una
dimensione senza
spazio n tempo: lopera
di Marina Abramovic
realizzata per la Lettura
la rappresentazione
del suo ultimo grande
progetto: The Abramovic Method, la
performance realizzata al Padiglione
dArte contemporanea di Milano dove,
per la prima volta, lartista serba
(Belgrado, 1946), sicuramente oggi
lesponente pi rappresentativa della
Body Art nel mondo, non si messa
personalmente in gioco ma ha guidato
lazione ribaltando le parti, lasciando
completo spazio al pubblico. Per
la Abramovic sicuramente una svolta:
una trasformazione arrivata dopo una
vita di straordinarie esperienze e il
clamoroso successo del MoMa con The
Artist is Present in cui per 7 ore al giorno
per 75 giorni di seguito ha fissato negli
occhi, senza mai muoversi, chiunque si
sedesse davanti. Donna autentica, capace
di affrontare ogni tipo di sofferenza,
carismatica sciamana dellarte, Marina
Abramovic sembra oggi assumere una
nuova dimensione spirituale: arte come
assenza. Comunque sia, unarte dove ci
che prevale sempre la traccia dellidea,
seppur nella poetica esperienza
del nulla, della luminosit e del vuoto.
(gianluigi colin)
4 aprile, in Sala Buzzati alle ore 18 (via Balzan 3, Milano), si parla del Paese
dispari. Disuguaglianze sociali, politiche e professionali in tempo di crisi.
Intervengono Pippo Civati, Alessandro Rosina, Chiara Saraceno, Marina Terragni.
Coordina Dario Di Vico. Tutti gli incontri sono ad ingresso libero previa
prenotazione allo 02 87387707 oppure [email protected]
3 aprile, in Sala Buzzati alle ore 18 (via Balzan 3, Milano), avr luogo
il primo appuntamento del ciclo I segreti della materia. Si parler
degli scienziati Alla ricerca della particella di Dio. I miracoli
del mondo subatomico. Intervengono Fabiola Gianotti, Giulio Giorello,
Guido Tonelli. Coordina Giovanni Caprara.
Una copertina
unartista
Lassenza di Marina
Argan ha scritto: Mi entusiasma la bellezza dei dipinti,
di una pittura che non saprei chiamare antica tant
moderna, e mi delude linsalubrit del luogo in cui sono
pigiati. La condizione di penosa inferiorit rispetto
a Ercolano e Pompei non solo ingiusta, ma deviante
Nella foto grande: un interno di villa San Marco;
alla sua destra, nella foto verticale: Perseo
che regge il gladio e la testa di Medusa. Nelle
altre immagini sono ritratti alcuni affreschi
custoditi in quello che ufficialmente si chiama
Antiquarium ed era nel 1959 la sistemazione
provvisoria; questo magazzino oggi chiuso
al pubblico (Servizio fotografico di Tony Vece)
RRR
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del 1 aprile 2012 - Anno 2 - N. 13 ( #20)
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