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Con il contributo di:

I numeri, il quadro normativo, il punto sullimpatto economico


e ambientale dellattivit estrattiva nel territorio italiano.
Il Rapporto stato curato dallUfcio Urbanistica di Legambiente
Edoardo Zanchini, Gabriele Nanni, Marco Valle
Copertina: Cava di Pietra nel comune di Apricena (Fg) - foto di Marco Valle
Progetto graco: Luca Fazzalari
Stampa CSR - Roma
Stampato su carta ecologica
Febbraio 2014
I numeri, il quadro normativo, il punto sullimpatto economico
e ambientale dellattivit estrattiva nel territorio italiano.
PREMESSA 5
I NUMERI 5
I GUADAGNI 8
LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE PER IL FUTURO DELLE ATTIVIT ESTRATTIVE IN ITALIA 11
I NUMERI SULLE CAVE E LE QUANTIT ESTRATTE 19
FUORI DAI PIANI E DALLE LEGGI: LE INFRASTRUTTURE 24
IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE E LE DIRETTIVE EUROPEE 26
IL RECUPERO IN EDILIZIA E INFRASTRUTTURE 28
LE NORMATIVE REGIONALI ED I PIANI CAVA 42
3.1 SANZIONI, RIPRISTINO AMBIENTALE ED AREE ESCLUSE NELLE REGIONI ITALIANE 48
3.2 I CANONI DI CONCESSIONE 53
COSA SUCCEDE NEL RESTO DEUROPA 58
RIDURRE IL PRELIEVO: RICICLARE E RIUTILIZZARE I RIFIUTI INERTI DEL SETTORE EDILIZIO 58
LA DISTRUZIONE DEL PAESAGGIO 62
LE CAVE/DISCARICHE IN PROVINCIA DI BRESCIA 62
IL BACINO MARMIFERO DI BRESCIA 64
GLI INERTI ESTRATTI NEL TICINESE 66
LE CAVE IN VENETO 67
IL MARMO DELLE ALPI APUANE 69
LA DISTRUZIONE DELLE COLLINE A CAMPI GLIA MARITTIMA (LI) 71
LA MINACCIA DI UN NUOVO SITO ESTRATTIVO A SAN GEMINI (TR) 73
LA RIAPERTURA DELLA CAVA DI GUALDO TADINO (PG) 73
A SUD DI ROMA SCOMPAIONO LE COLLINE 74
LA GROVIERA A NORD DI ROMA 76
LA DEVASTAZIONE DEL PAESAGGIO A CASERTA 76
I GUASTI DELLATTIVIT ESTRATTIVA IN PUGLIA 79
APRICENA 81
TRANI 82
IL FAR WEST CALABRIA 82
LE ATTIVIT ESTRATTIVE ILLECITE IN SICILIA 85
LO SCEMPIO PAESAGGISTICO A MONASTIR (CA) 85
LE BUONE PRATICHE 86
IL FOTOVOLTAICO NELLE EX CAVE 88
IL PROGETTO SARMA 89
IL PREMIO EUROPEO IN PIEMONTE 91
UNA CAVA PER ASSOCIAZIONI ED EVENTI CULTURALI A MAZARA DEL VALLO (TP) 91
CAVA BOMBA ED I COLLI EUGANEI 92
IL RIFUGIO DI MONTAGNA NELLA EX-CAVA DI MARMO 92
IL PARCO DELLE CAVE A MILANO 93
CAP. 1
CAP. 2
CAP. 3
CAP. 4
CAP. 5
CAP. 6
INDICE
5 RAPPORTO CAVE di Legambiente
PREMESSA
La crisi sta mostrando tutti i suoi effetti
anche nel settore delle attivit estrattive.
Come conseguenza della contrazione
degli investimenti nelle costruzioni si ri-
ducono il numero delle cave attive, i pre-
lievi di sabbia e ghiaia (-43% dal 2009),
i consumi di cemento (-22% dal 2011),
il numero dei cementici e delle imprese
attive. Di sicuro per la crisi non pu
essere una scusa per rinviare interventi
indispensabili a cancellare nalmente
condizioni di illegalit, di devastazione del
territorio, di speculazione ai danni di beni
comuni che caratterizzano larga parte
delle Regioni italiane. Inoltre se si guarda
con attenzione ai cambiamenti che stan-
no avvenendo nel settore delle costruzioni
si comprende come oggi vi siano tutte
le condizioni per cambiarlo nella direzio-
ne di una innovazione ambientale che
lunica possibilit di uscita dalla crisi
con pi lavoro e un diverso rapporto con
il territorio e le comunit intorno. Va in
questa direzione la Direttiva 2008/98
che ssa al 2020 di raggiungere per il
recupero dei materiali inerti quota 70%
(oggi siamo sotto il 10%), ma anche
la domanda di un mercato sempre pi
attento alla sostenibilit e tracciabilit dei
materiali da costruzione, e lo pretende un
paesaggio devastato da migliaia di cave
attive e abbandonate.
Questo rapporto di Legambiente ha
lobiettivo di fornire un quadro aggiornato
della situazione nelle diverse regioni ita-
liane, per evidenziare problemi ma anche
opportunit, e per accendere nalmente
i riettori su un tema di cui troppo poco
si parla. Di cave in Italia non si occupa
infatti nessuno ed evidente linteresse
e la pressione afnch che la situazione
non cambi. La legislazione nazionale in
materia risale al 1927 e non si ricordano
interventi dei ministeri da decenni sul
tema, n c una chiara consapevolezza
da parte delle Regioni, che dal 1977 han-
no le competenze in materia, del ruolo
che dovrebbero svolgere per indirizzare il
settore senza subire il peso degli inte-
ressi delle lobby come avvenuto no ad
oggi. Lo studio costruito attraverso un
questionario inviato alle Regioni ed alle
Province competenti, incrociando i dati
con studi europei e di settore. Si occupa
nello specico dellattivit di cava, non
delle miniere o dellestrazione negli alvei
uviali in quanto vietata dalla maggior
parte delle Autorit di Bacino fatta ecce-
zione per speciche esigenze idrauliche.
I NUMERI
La fotograa aggiornata della situazione
italiana impressionante. Le cave attive
sono 5.592 mentre sono 16.045 quelle
dismesse nelle Regioni in cui esiste
un monitoraggio. Se infatti dovessimo
sommare le cave abbandonate di Cala-
bria e Friuli Venezia Giulia, che non hanno
un monitoraggio, il dato arriverebbe a
sorare le 17 mila cave dismesse.
Negli ultimi anni la crisi del settore edili-
zio ha ridotto i dati delle quantit estratte
per tutti i materiali lapidei, ma i numeri
rimangono comunque enormi. Sono infat-
ti 80 i milioni di metri cubi estratti nel
2012 solo per sabbia e ghiaia, materiali
fondamentali nelle costruzioni, ma elevati
sono anche i quantitativi di calcare (31,6
milioni di metri cubi) e di pietre ornamen-
6 RAPPORTO CAVE di Legambiente
tali (oltre 8,6 milioni di metri cubi).
Lestrazione di sabbia e ghiaia rappre-
senta il 62,5% di tutti i materiali cavati in
Italia; ai primi posti Lazio, Lombardia,
Piemonte e Puglia, tutte Regioni con ol-
tre 10 milioni di metri cubi di inerti cavati
nel 2012 e che da sole raggiungono oltre
il 62,8% del totale estratto ogni anno con
circa 50 milioni di metri cubi.
RIPARTIZIONE DELLE CAVE
PER GRUPPI DI MATERIALI ESTRATTI
Legambiente, Rapporto Cave 2014
Sabbia e ghiaia Pietra ornamentali Torba
Calcare Argilla Gesso
24,8%
62,2%
6,6%
0,1%
5,4%
0,9%
A governare un settore cos delicato per
gli impatti e gli interessi a livello nazio-
nale un Regio Decreto del 1927, con
indicazioni chiaramente improntate a un
approccio allo sviluppo dellattivit oggi
datato e che non tiene in alcun modo
conto degli impatti provocati al territorio.
Purtroppo ancora in molte Regioni, a
cui sono stati trasferiti i poteri in materia
nel 1977, si vericano situazioni di grave
arretratezza e rilevanti problemi legati a
un quadro normativo inadeguato, a una
pianicazione incompleta e una gestione
delle attivit estrattive senza controlli
pubblici trasparenti. La situazione si pu
giudicare leggermente migliore al centro-
nord, perch almeno qui il quadro delle
regole in maggioranza completo, i piani
cava sono periodicamente aggiornati
anche se quasi sempre per rispondere
alle richieste di una lobby dei cavatori
organizzata. Mancano piani cava in
Veneto, dove in fase di approvazione
in questi mesi, Abruzzo, Molise, Sarde-
gna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Sicilia,
Calabria e Basilicata, tutte Regioni
che non hanno un Piano Cave, a cui
si deve aggiungere il Piemonte che ha
solamente Piani di Indirizzo e rimanda
alle Province lapprovazione del Piano
Cave. Lassenza dei piani particolar-
mente preoccupante perch in pratica si
lascia tutto il potere decisionale in mano
a chi concede lautorizzazione. E se si
considera il peso che interessi economici
e la criminalit organizzata (le Ecomae)
hanno nella gestione del ciclo del cemen-
to e nel controllo della aree cava, parti-
colarmente preoccupante una situazione
in troppe aree del Paese praticamente
priva di regole. Delicata poi la situa-
zione quando si progettano e realizzano
infrastrutture, perch in quei casi anche
nelle Regioni provviste di Piani si esce
dalle previsioni per cercare siti di cava
ulteriori e lesito quasi sempre quello
cui siamo abituati a vedere intorno alle
principali strade e ferrovie italiane, con
ai margini enormi buchi nelle colline. In
generale tutte le Leggi Regionali risultano
indietro rispetto a una idea di moderna
gestione del settore compatibile con il
paesaggio e lambiente, in particolare per
quanto riguarda le aree da escludere per
lattivit, il recupero delle aree, la spinta
al riuso di inerti provenienti dalle demoli-
zioni edili.
7 RAPPORTO CAVE di Legambiente
TABELLA RIASSUNTIVA, LA SITUAZIONE NELLE REGIONI ITALIANE
REGIONI E PROVINCE
AUTONOME
CAVE ATTIVE CAVE DISMESSE E/O
ABBANDONATE
PIANI CAVA
(REGIONALI E/O PROVINCIALI)
Abruzzo 246 844 NO
Basilicata 61 32 NO
Pr. Bolzano 120 42 NO
Calabria 237 - NO
Campania 264 691 SI*
Emilia-Romagna 268 188 SI
Friuli Venezia Giulia 68 - NO
Lazio 288 475 NO*
Lombardia 674 2.895 SI
Liguria 95 380 SI
Marche 187 1.002 SI
Molise 65 545 NO
Piemonte 473 224 NO*
Puglia 415 2.579 SI
Sardegna 366 492 NO
Sicilia 504 862 NO*
Toscana 390 1.496 SI
Pr. Trento 178 1.107 SI
Umbria 97 77 SI
Valle dAosta 33 39 SI
Veneto 563 2.075 NO
TOTALE 5.592 16.045
Legambiente, Rapporto Cave 2014
*Per le Regioni contrassegnate da asterisco si rimanda allanalisi dei Piani Cava nel Capitolo 3.
TRA I PRIMATI ALLA ROVESCIA DI CUI POSSIAMO VANTARCI
C ANCHE QUELLO DI ESSERE I MAGGIORI PRODUTTORI-CONSUMATORI
DI CEMENTO NEL MONDO, DUE-TRE VOLTE GLI STATI UNITI,
IL GIAPPONE, LUNIONE SOVIETICA: 800 CHILI PER OGNI ITALIANO.
Antonio Cederna (da Brandelli dItalia)
Qualcosa cambiato rispetto a quanto
scriveva Cederna, mentre guardava a uno
sviluppo squilibrato tipico del dopoguerra
in cui ledilizia rappresentava il motore
delleconomia? Almeno in questo settore
lItalia continua a detenere un vero e pro-
prio primato continentale con una media
di oltre 432 chili di consumo pro capite
di cemento per ogni cittadino a fronte di
una media europea di 314.
8 RAPPORTO CAVE di Legambiente
PRODUZIONE DI CEMENTO IN EUROPA E CONSUMO PRO-CAPITE
PAESI PRODUZIONE 2010
(IN MIGLIAIA DI
TONNELLATE)
CONSUMO PRO-CAPITE 2010
(IN KG PER ABITANTE)
PRODUZIONE 2012
(IN MIGLIAIA DI
TONNELLATE)
CONSUMO PRO-CAPITE 2012
(IN KG PER ABITANTE)
Italia 34.408 565 26.244 432,2
Germania 30.150 301 32.338 395,7
Spagna 26.020 532 15.830 342,4
Francia 19.300 313 18.018 275,3
Regno Unito 8.000 159 7.932 126,4
Fonte: Rapporto Annuale 2012 AITEC
Le ragioni di un uso cos elevato di
cemento sono diverse, una di quelle pi
assurde nei ritardi culturali e normativi
della progettazione rispetto agli altri Paesi
europei che ne utilizzano molto meno a
parit (o maggiori) di interventi realizzati.
Non a caso quindi le estrazioni di mate-
riali pi consistenti in Italia riguardano
inerti e calcari, utilizzati per le infrastrut-
ture e per la produzione di cemento, che
insieme raggiungono circa l80% dei
prodotti cavati.
I GUADAGNI
A fronte di numeri cos impressionanti i
canoni di concessione pagati da chi cava
sono a dir poco scandalosi. In media
nelle Regioni italiane si paga il 3,5%
del prezzo di vendita degli inerti.
Ancora pi incredibile la situazione
delle Regioni dove si cava gratis:
Basilicata e Sardegna. Ma anche Valle
dAosta, Lazio e soprattutto Puglia dove
si chiedono pochi centesimi di euro per
cavare inerti.
Le entrate degli enti pubblici dovu-
te allapplicazione dei canoni sono
ridicole in confronto ai guadagni del
settore. Il totale nazionale di tutte le
concessioni pagate nelle Regioni, per
sabbia e ghiaia, arriva nel 2012 a 34,5
milioni di Euro rispetto a 1 miliardo di
Euro lanno ricavato dai cavatori dalla
vendita, un dato che rimane sbalorditi-
vo. In Puglia nel 2012 si sono cavati di
soli inerti 10,3 milioni di metri cubi che
fruttano 129 milioni di euro di introiti ai
fortunati cavatori che rendono al territo-
rio solamente 827mila euro lanno! Ma
anche dove si paga canoni leggermente
superiori, come nel Lazio ed in Valle
dAosta il rapporto tra le entrate regionali
e quelle delle aziende di 1 a 40. Per
fare esempi concreti nel Lazio la Regione
ricava meno di 4,5 milioni di euro contro
quasi 190 milioni del volume daffari con
i prezzi di vendita. Nonostante possano
vericarsi differenze sensibili dei prezzi
degli inerti nelle varie realt del Paese,
quello che emerge la netta differenza
tra ci che viene richiesto dagli enti pub-
blici ed il volume daffari generato dalle
attivit estrattive.
In molte Regioni le entrate dovute al
canone richiesto non arrivano nem-
meno ad un decimo del loro prezzo
9 RAPPORTO CAVE di Legambiente
di vendita come in Piemonte, Provincia
di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Emilia-
Romagna, Toscana ed Umbria. Ma anche
in Campania, Abruzzo e Molise, dove i
canoni sono pi alti, il margine di guada-
gno dei cavatori enorme, soprattutto se
si considerano i prezzi di vendita. Inne
in Sicilia e Calabria, nonostante lintro-
duzione per il primo anno del canone di
concessione, le Regioni ricavano rispetti-
vamente 208 e 420mila euro per lestra-
zione di sabbia e ghiaia; decisamente
ancora troppo poco rispetto ai 10 milioni
in Sicilia ricavati dai cavatori ai prezzi di
vendita ed ai quasi 15 milioni in Calabria.
ENTRATE DAI CANONI E GUADAGNI DALLA VENDITA DI SABBIA E GHIAIA
REGIONE ENTRATE ANNUE
DERIVANTI DAI CANONI
(IN EURO)
VOLUME DAFFARI ANNUO DA
ATTIVIT ESTRATTIVE CON
PREZZI DI VENDITA* (IN EURO)
% ENTRATE DERIVANTI DAI CANONI
RISPETTO AL PREZZO DI VENDITA PER
SABBIA E GHIAIA
Abruzzo 2.119.326 20.069.375 10,5
Basilicata 0 10.051.250 0
Bolzano 471.350 11.783.750 3,9
Calabria 420.000 14.975.000 2,9
Campania 118.950 1.486.875 7,9
Emilia-Romagna 3.593.716 78.809.562 4,5
Friuli Venezia Giulia 420.338 9.553.137 4,4
Lazio 4.494.150 187.256.250 2,4
Liguria 0 0 -
Lombardia 9.728.796 173.728.500 5,6
Marche 811.718 14.290.812 5,6
Molise 414.886 5.186.075 7,9
Piemonte 5.384.980 137.371.962 3,9
Puglia 827.410 129.282.887 0,7
Sardegna 0 59.625.000 0
Sicilia 208.337 10.416.875 2,1
Toscana 1.434.554 37.358.187 3,8
Trento nd 10.875.000 -
Umbria 229.867 7.662.250 2,9
Valle d'Aosta 62.400 2.600.000 2,3
Veneto 3.786.891 76.348.625 4,9
TOTALE 34.527.669 998.731.372
Legambiente, Rapporto Cave 2014
*esclusi i costi di trasporto e mano dopera. Si considerato come prezzo di vendita dei materiali inerti la media tra quelli indicati dalle Camere di Commercio, stesso
valore indicato dalla European Environment Agency, circa: 12,50 /m
3
.
10 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Un ragionamento specico va fatto per
le pietre ornamentali dove a fronte di un
peso ridotto nella quantit estratta vi sono
enormi guadagni a fronte, anche qui, di
canoni irrisori. In Italia esistono territori
famosi in tutto il mondo per la qualit e
la particolarit delle tipologie di materiale
estratto. Proprio lunicit e la limitatezza
del bene genera costi elevati di vendita.
Per fare degli esempi concreti dei gua-
dagni sono stati calcolati gli introiti dei
bacini di tre materiali di un certo pregio:
la pietra di Luserna a Bagnolo Piemonte
(CN), del marmo a Carrara e della pietra
di Apricena (FG).
In tutti e tre i casi risulta evidente la spro-
porzione tra quanto le casse pubbliche
(Regioni, Province e Comuni) incassano
con i canoni applicati sui materiali pregia-
ti e quanto le stesse aziende di estrazione
guadagnino con la vendita dei prodotti
lavorati. Addirittura se in Puglia per gli
inerti la Regione e i Comuni incassano lo
0,7% rispetto ai guadagni delle aziende,
per la famosa pietra di Apricena questo
valore scende a 0,2%, praticamente nulla
rispetto ai 7,8 milioni di euro annui del
volume daffari di questo materiale (e i
dati sono evidentemente sottostimati).
I GUADAGNI SULLE PIETRE ORNAMENTALI
COMUNE QUANTIT ESTRATTA
2012 (m
3
)
CANONI RICHIESTI
(EURO/m
3
)
% ENTRATE DERIVANTI DAI CANONI
RISPETTO AL VOLUME DAFFARI
GUADAGNI CON PREZZI
DI VENDITA (EURO)
Bagnolo Piemonte 234.000 0,81 0,9 19.620.000
Carrara 590.000 5,09 8,8 168.000.000
Apricena 120.000 0,13 0,2 7.860.000
Fonte: Legambiente su dati Regioni e Comuni
In un contesto di questo tipo possono
cantare vittoria solo gli operatori del
settore, coloro che ogni anno vedono un
giro di affari di miliardi di euro per il solo
comparto degli inerti. Pensiamo a una
delle Regioni pi importanti per il peso
del settore estrattivo, come la Puglia.
Dopo una dura discussione politica e
polemiche da parte dei cavatori nalmen-
te nel 2011 si superata lincredibile
gratuit ma solo introducendo canoni
basati sulle superci delle aree estratti-
ve (in pratica non importa quanto scavi
e quanto in profondit!). Poi nel 2012
nalmente sono state introdotte tariffe
legate alla quantit di materiale estratto,
ma con canoni bassissimi addirittura
soltanto 0,08 /m
3
per materiali quali
sabbia e ghiaia e da 0,08 a 0,13 /m
3

per il calcare, ossia lo 0,3% del prezzo
medio di vendita! Ragionamenti analoghi
si possono fare per Regioni dove lattivit
di cava ancora gratuita (Basilicata e
Sardegna) o pi in generale al Sud, dove
il peso delle Ecomae nellintero ciclo del
cemento gi preponderante e si rafforza
proprio in assenza di regole chiare, certe
e di controlli e sanzioni ancor pi urgenti.
Ma non sono da meno le situazioni di
tante Regioni del centro-nord, con canoni
insignicanti e che non vanno ad intacca-
re gli enormi ricavi dei cavatori.
11 RAPPORTO CAVE di Legambiente
EMILIA-ROMAGNA: LA PROMESSA TRADITA
Abbiamo gi deciso di adeguarli [..] Si prevede laggiornamento dei canoni
allinterno della revisione normativa [..]
Vasco Errani, governatore della Regione Emilia-Romagna Rai 3, Report
03/04/2011, in una trasmissione dedicata alle cave.
Ed invece i canoni in Emilia-Romagna sono ancora fermi a quanto ssato nel
lontano 1992 ad eccezione di quelli per sabbia e ghiaia. Anche in questo caso per si
persa unoccasione: dopo un dibattito sui possibili aumenti portato avanti per pi di 2
anni e nonostante una risoluzione approvata dallAssemblea Legislativa Regionale che
prevedeva un canone medio di 2 /m
3
, la nuova tariffa per gli inerti nel 2014 passata
da 0,57 /m
3
a 0,70 /m
3
. Ossia dal 4,5% al 5,6% del prezzo di vendita.
LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE
PER IL FUTURO DELLE ATTIVIT
ESTRATTIVE IN ITALIA
Occorre promuovere una profonda
innovazione nel settore delle atti-
vit estrattive, ridurre il prelievo di
materiali e limpatto delle cave nei
confronti del paesaggio quanto mai
urgente e oggi anche possibile. Lo
dimostrano i tanti Paesi europei dove
si riduce la quantit di materiali estratti
attraverso una politica incisiva di tutela
del territorio, una adeguata tassazione
e la spinta al riutilizzo dei riuti inerti
provenienti dalle costruzioni. Questa
sda va percorsa coinvolgendo il mondo
delle costruzioni oggi in profonda crisi,
ed lunica strada possibile per dare un
futuro a tante aree altrimenti condannate
a vedere progressivamente degradata la
propria identit e qualit del paesaggio.
Il settore delle attivit estrattive oggi
un crocevia importante, dove il nostro
Paese ha la possibilit di scegliere di
disegnare il proprio futuro e di percorrere
una strada che tiene assieme identit e
innovazione. Perch un attivit che ha
accompagnato la storia urbana, riguarda
da vicino tanti settori tradizionali delleco-
nomia come edilizia e infrastrutture -,
incrocia alcuni marchi del Made in Italy
nel Mondo, come la ceramica e i ma-
teriali pregiati. E interessa fortemente il
paesaggio e la qualit dei territori in cui
le attivit si svolgono, sollecita ragiona-
menti che riguardano il rapporto con una
risorsa non rinnovabile come il suolo e di
gestione dei beni comuni.
Governo e Regioni devono guardare
nalmente con attenzione al settore,
promuovere una innovazione capace
di fare dellattivit estrattiva un settore
allavanguardia, creare green jobs nel
recupero degli inerti, e garantire la tutela
del paesaggio. Gli obiettivi prioritari per
muovere questo cambiamento sono:
12 RAPPORTO CAVE di Legambiente
1) RAFFORZARE TUTELA
DEL TERRITORIO E LEGALIT
Occorre adeguare il quadro delle regole
per garantire tutela e trasparenza. In
troppe aree del Paese siamo fermi a
situazioni da dopoguerra in una incertez-
za che favorisce gli appetiti speculativi,
ancora troppi Piani spingono lattivit
estrattiva invece di regolarne una cor-
retta gestione. Si deve porre molta pi
attenzione a quello che succede nel
territorio in materia di gestione dellatti-
vit estrattiva per eliminare leccessiva
discrezionalit da parte di chi concede i
permessi e il peso degli interessi legali e
delle ecomae.

Lo Stato deve esercitare le proprie
competenze in materia di tutela
dellambiente e di indirizzo al settore
aggiornando nalmente il quadro
normativo nazionale fermo al 1927
per arrivare a denire per tutto il terri-
torio nazionale alcune regole di base,
attraverso una nuova Legge Quadro, che
riguardino: le aree in cui lattivit di cava
vietata (aree protette e boschi, corsi
dacqua, aree sottoposte a vincolo idro-
geologico e paesaggistico, ecc.) e quelle
in cui condizionata a pareri vincolanti
di amministrazioni di tutela ambientale;
i criteri per il recupero delle aree una
volta dismessa lattivit e le garanzie che
avvenga realmente lintervento; lesten-
sione della VIA per tutte le richieste di
cava senza limiti di dimensione (per cui
oggi viene sistematicamente aggirata), e
i termini delle compensazioni ambientali.
In modo da ssare dei riferimenti per
la normativa regionale, per esercitare
nalmente un controllo di quanto avviene
nei territori e vericare che le Regioni
che gi hanno delle regole le aggiornino
o che entrino direttamente in vigore in
tutti quei territori sprovvisti dei piani in
attesa dei nuovi riferimenti regionali.
La nuova legge dovr inoltre prevedere
indicazioni precise sulle modalit di
coltivazione dei siti di cava funzionali al
contesto ambientale e paesaggistico e al
suo ripristino contestuale. Lavanzamento
del fronte di cava determina fortemente
limpatto delle cave, e non pu essere
discrezione dellimpresa ma deve seguire
o dipendere dalla geomorfologia locale
in modo da limitare limpatto visivo e
permettere la ricostruzione del prolo
topograco preesistente. La metodolo-
gia di estrazione, ad esempio, dovrebbe
procedere dallalto verso il basso con la
possibilit di realizzare progressivamente
quinte di mascheramento (con pian-
tumazione di specie arboree autoctone) e
opere di recupero contestuale anticipabili
per lotti. Oppure in caso di rilievi con
basse pendenze si dovrebbe procedere
con la creazione di un piazzale discen-
dente, con il progredire della coltivazione,
facilitando cosi il recupero ambientale e il
mascheramento del sito di cava.
Fondamentale la spinta che pu
venire da un maggiore coordinamen-
to e controllo delle attivit di cava sul
territorio. Ad oggi nessuno se ne occupa
a livello statale, invece essenziale per
responsabilizzare le Regioni allesercizio
delle loro funzioni monitorare levoluzio-
ne del fenomeno in termini quantitativi
e qualitativi, e anche esercitare i poteri
13 RAPPORTO CAVE di Legambiente
sostitutivi in assenza di Leggi e di Piani.
E promuovere un ottica che permetta di
leggere assieme le questioni legate alla
difesa del suolo e al paesaggio non solo
in termini di tutela ma anche di recupero
attraverso un programma nazionale per le
cave abbandonate di maggior impatto. Il
controllo della legalit una condizione
essenziale per tutti questi ragionamenti
e il coordinamento delle informazioni
sullattivit estrattiva utile anche per
mettere a sistema le informazioni delle
Forze dellordine e garantire chi lavora
bene e onesto.
2) AUMENTARE I CANONI
DI CONCESSIONE
Per uscire nalmente da una situazione
di grandi guadagni privati e di rilevanti
impatti nel paesaggio, a fronte di canoni
irrisori, occorre introdurre in tutta Italia
canoni di concessione che siano almeno
come quelli in vigore in Gran Bretagna,
ossia pari ad almeno il 20% del prezzo
di vendita. E una questione di giustizia,
di tutela e equilibrato utilizzo dei beni co-
muni, ma anche di innovazione perch in
tutti i Paesi europei laumento in parallelo
dei canoni per le attivit estrattive e per
il conferimento a discarica degli inerti
stato il volano per la riorganizzazione e
modernizzazione del settore.
Nonostante il sensibile calo di materiale
prelevato dalle cave, risulta evidente
quanto nel nostro Paese il sistema avvan-
taggi i cavatori a danno della collettivit.
Nel confronto proposto per lestrazione di
sabbia e ghiaia gli introiti delle Regioni
risultano di soli 34,5 milioni di euro
contro gli oltre 239 milioni risultanti
dallipotesi di applicazione del canone
attualmente presente nel Regno Unito,
un incremento pari a sette volte i livelli
attuali. Un divario enorme, che risulta
ancor pi evidente nelle Regioni dove
cavare gratuito, ed comunque sotto-
stimato perch sono pochissimi i controlli
su quanto realmente avviene in cantiere.
Ad esempio in Sardegna potrebbero
entrare nelle casse regionali quasi 17
milioni di euro ed in Basilicata oltre 2,4
milioni di euro. In totale possiamo dire
che i nostri territori hanno regalato
nel 2012 circa 205 milioni di euro ai
cavatori, nel 2010 erano stati 231 milioni
e cos anno dopo anno rinunciamo a una
tassazione giusta.
Comune di Montichiari (Bs)
14 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Legambiente, Rapporto Cave 2014
*La Regione Liguria non presenta sul proprio territorio cave di sabbia e ghiaia.
**In Provincia di Trento il canone viene applicato caso per caso.
REGIONE QUANTIT ESTRATTA
SABBIA E GHIAIA
(m
3
)
ENTRATE ANNUE DERIVANTI
DAI CANONI (IN EURO)
IPOTESI CON CANONE GRAN
BRETAGNA
(IN EURO)
Abruzzo 1.605.550 2.119.326 4.816.650
Basilicata 804.100 0 2.412.300
Bolzano 942.700 471.350 2.828.100
Calabria 1.198.000 420.000 3.594.000
Campania 97.500 118.950 292.500
Emilia-Romagna 6.304.765 3.593.716 18.914.295
Friuli Venezia Giulia 764.251 420.338 2.292.753
Lazio 14.980.500 4.494.150 44.941.500
Liguria* 0 0 0
Lombardia 13.898.280 9.728.796 41.694.840
Marche 1.143.265 811.718 3.429.795
Molise 414.886 414.886 1.244.658
Piemonte 10.989.757 5.384.980 32.969.271
Puglia 10.342.631 827.410 31.027.893
Sardegna 4.770.000 0 14.310.000
Sicilia 833.350 208.337 2.500.050
Toscana 2.988.655 1.434.554 8.965.965
Trento** 870.000 nd 2.610.000
Umbria 612.980 229.867 1.838.940
Valle d'Aosta 208.000 62.400 624.000
Veneto 6.107.890 3.786.891 18.323.670
TOTALE 79.877.060 34.527.669 239.631.180
Con oneri di concessione per lattivit
estrattiva cos bassi lItalia continuer
a essere devastata dalle cave. Senza
considerare che si rinuncia a pro-
muovere un settore innovativo come
quello del recupero degli inerti prove-
nienti dalle demolizioni in edilizia che
pu sostituire quelli di cava - come
sta avvenendo in molti Paesi europei - e
che consente di avere molti pi occupati
(per una cava da 100mila metri cubi
lanno gli addetti in media sono 9 mentre
per un impianto di riciclaggio di inerti gli
occupati sono pi di 12) e di risparmiare
il paesaggio.
Sappiamo gi la risposta dei cavatori:
cos aumenta il costo del cemento
ed in generale delle costruzioni, si
avrebbe un effetto a catena in un
periodo di crisi del settore edilizia.
A parte che il prezzo degli inerti solo
una delle minori componenti del costo di
CONFRONTO TRA REGIONI CON IPOTESI DI APPLICAZIONE DEL CANONE ADOTTATO NEL REGNO UNITO
15 RAPPORTO CAVE di Legambiente
costruzione, pagare il 20% della cifra
a cui si vende persino troppo poco
per gli impatti che lattivit produce
nel territorio. E leffetto sullaumento del
prezzo delle costruzioni sarebbe sempli-
cemente impercettibile, potrebbe esserlo
del tutto se i cavatori invece di scaricarlo
sul prezzo nale rinunciassero a una
parte dei loro enormi guadagni. Invece
proprio i cavatori potrebbero avere tutto
linteresse a orientare la propria attivit
economica verso il settore del recupero
degli inerti in edilizia.
LItalia pu scegliere questa strada,
seguire i Paesi europei che intorno a una
moderna gestione delle attivit estrattive
hanno creato un settore economico capa-
ce di legare ricerca e innovazione nel
recupero dei materiali. Nei casi europei in
cui ci stato fatto, come nel Regno Uni-
to, si intervenuto da subito tassando
seriamente il conferimento dei riuti
C&D in discarica, aumentando i canoni
di concessione ed incentivando le aree
di riciclo dei materiali creando in questo
modo nuovi posti di lavoro. Come ultimo
esempio in ordine di tempo basti pensare
ad i lavori per realizzare il Crossrail, un
nuovo e lunghissimo passante ferroviario,
dove il 20% dei materiali utilizzati deri-
vano da processi di riutilizzo e dal riciclo
mentre i materiali estratti per la realiz-
zazione delle gallerie, circa 5,6 milioni di
metri cubi, verranno riciclati per almeno
il 95%; processo purtroppo non avvenuto
per realizzare la linea C della metropoli-
tana di Roma. Non un caso che questo
processo veda i migliori risultati in questo
Paese, perch proprio qui che si deci-
so di ssare nuove norme e nuovi indirizzi
anche sulledilizia sostenibile, in anticipo
rispetto alle Direttive Europee. Risalgono
infatti al 2007 i provvedimenti, riassunti
nel Climate Changes Act, con i quali
venivano incentivate le energie rinnovabili
in edilizia; ma soprattutto grazie a questa
norma il governo britannico ha introdot-
to una rigida certicazione energetica
(simile a quella presente nella Provincia
di Bolzano) secondo la quale gli edici
residenziali vengono valutati in base alla
loro efcienza energetica, ma anche
rispettando criteri di sostenibilit dellin-
tero ciclo di costruzione per cui anche
lutilizzo di aggregati riciclati rientra nei
parametri considerati.
In Danimarca, invece, da oltre 20 anni ci
si posto il problema di come ridurre le
estrazioni da cava e promuovere il recu-
pero dei riuti da costruzione e demoli-
zione, con una politica di tassazione che
arriva a far pagare 50 a tonnellata per il
conferimento in discarica degli inerti. Un
risultato che ha premiato visto che oggi si
fa ricorso per il 90% ad inerti riciclati
invece che di cava.
Intervenire in questo campo deve signi-
care al tempo stesso dare slancio a una
fondamentale attivit di ricerca e sviluppo
che sono lasciate troppo spesso alla vo-
lont di singoli imprenditori e ricercatori.
Solo in questo modo seguir una corretta
informazione di ci che di nuovo si sta
realizzando nel settore legato alle attivit
estrattive e solo con strumenti adeguati
le Regioni, e gli Enti preposti, potranno
gestire correttamente il settore. Troppo
spesso infatti si registrano gravi man-
canze strutturali negli organi competenti,
16 RAPPORTO CAVE di Legambiente
ad esempio per il mancato sviluppo di
sistemi quali i GIS (sistemi informativi ter-
ritoriali) che permetterebbero un visione
precisa del fenomeno estrattivo, di quello
degli insediamenti antropici (e delle cri-
ticit ambientali che ne derivano) e della
situazione delle risorse naturali presenti.
Quello delle cave un argomento che
non solo deve essere messo in evidenza
in ogni discussione che riguardi la tutela
e la pianicazione, ma deve diventare uno
dei punti chiave su cui capire e ragionare
delle trasformazioni complessive che si
stanno vericando nel nostro Paese, in
particolare per alcune aree dItalia dove
rappresentano una fonte di reddito per
le attivit illegali, ma che potenzialmente
possono diventare un volano economico
e di sostenibilit ambientale. E se ad
oggi il nostro Paese ha visto i principali
soggetti del settore ragionare come
se sabbia, ghiaia e marmi fossero una
risorsa illimitata e facilmente reperibile,
nel prossimo futuro dovranno prevalere le
ragioni dell innovazione, delloccupazione
e del rispetto per lambiente.
3) SEGUIRE LA STRADA EUROPEA:
RIDURRE IL PRELIEVO DA CAVA AT-
TRAVERSO IL RECUPERO DEGLI INERTI
PROVENIENTI DALLEDILIZIA
Occorre accelerare la crescita nel nostro
Paese di una moderna liera in cui siano
le stesse imprese edili a gestire il pro-
cesso di demolizione selettiva degli inerti
provenienti dalle costruzioni in modo da
riciclarli invece che conferirli in discarica.
Governo e Regioni devono aiutare questo
processo con leggi che obblighino a
utilizzare una quota di inerti provenienti
dal recupero in tutti gli appalti pubbli-
ci. Le quantit pi rilevanti di materiali
estratti ogni anno in Italia sono utilizzate
per ledilizia e le infrastrutture, oltre il
62,5% di quanto viene cavato sono inerti,
principalmente ghiaia e sabbia, e calcare
(quasi il 25%) per il cemento. Secondo
i dati raccolti negli ultimi anni gli inerti
estratti (sabbia, ghiaia, pietrisco per
calcestruzzo e cemento) in Italia sono
stati oltre 140 milioni di metri cubi nel
2009, circa 90 milioni nel 2010 e 80
milioni nel 2012. E in parallelo i riuti
da costruzione e demolizione hanno vi-
sto una crescita, arrivando a 45milioni di
tonnellate lanno, il 90% dei quali ven-
gono collocati in discarica. E evidente
lo spreco di una gestione caratterizzata
da un uso eccessivo sia delle cave che
delle discariche e che potrebbe costruire
un circuito virtuoso. Occorre allargare la
quota di mercato degli aggregati riciclati,
che oggi grazie allinnovazione tec-
nologica e allapplicazione da anni
nei principali Paesi europei hanno le
stesse prestazioni degli aggregati na-
turali per impieghi nel settore edilizio,
prezzi competitivi, e possono sostitui-
re in tutti gli usi sabbia, ghiaia e inerti.
Ridurre il numero di cave e i quantitativi
estratti possibile.
Il settore italiano delle costruzioni si
trova a fronteggiare una nuova sda
lanciata dallUnione Europea: entro il
2020, come stabilisce la Direttiva Euro-
pea 2008/98/CE, il recupero di mate-
riali inerti dovr raggiungere quota
70%. Non abbiamo neanche cominciato
come Paese a denire le scelte per
17 RAPPORTO CAVE di Legambiente
andare in quella direzione, dunque serve
unaccelerazione rapida se si considera
che ogni anno vengono prodotte quasi
45 milioni di tonnellate di riuti inerti e
che la capacit di recupero sora a mala
pena il 10%, anche se con differenze
signicative tra Regione e Regione.
LItalia si trova cos ad inseguire altri stati
europei che gi da tempo hanno politiche
di riciclo che coinvolgono questa parti-
colare categoria di riuti: lOlanda con il
90% dei materiali recuperati la nazione
pi virtuosa, seguita da Belgio (87%) e
Germania (86,3%).
E evidente la necessit di fare chiarez-
za nel quadro normativo per spingere
il settore al passo con questi obiettivi e
con le migliori esperienze europee, ma
un tema anche culturale che riguarda il
mondo della progettazione perch oggi
non vi sono ragioni tecniche o normative
a impedire lutilizzo di materiali prove-
nienti dal riciclo. E necessario rimuo-
vere le barriere che ancora esistono nel
riutilizzo dei materiali di scavo e di
demolizione come aggregati riciclati per
tutti gli usi compatibili, ssando obiettivi
nel tempo di progressivo utilizzo dal 2014
al 2020 e per superare ogni barriera
ancora presente nei capitolati di appalto
o nella discrezionalit da parte di stazioni
appaltanti e responsabili dei cantieri nel
preferire materiali di origine naturale. La
prima scelta fondamentale di ssare
un obbligo nei capitolati di utilizzo
degli aggregati riciclati minimo e
crescente no al 70% al 2020 in modo
da costruire le condizioni per raggiunge-
re gli obiettivi europei. Un obiettivo che
deve interessare non solamente gli Enti
pubblici e le societ a prevalente capitale
pubblico, come previsto attualmente per
il solo 30% dei materiali, dal Decreto
Ministero dellAmbiente 203/2003, ma
tutte le opere senza distinzione. Ed al
tempo stesso si deve prevedere nei bandi
di gara che a parit di altre condizioni
debba preferirsi lofferta che proponga
la pi alta percentuale di impiego dei
materiali riciclati, come avviene gi dal
1998 in Toscana. La seconda scelta
importante stabilire che nei capi-
tolati deve valere solo un principio
prestazionale rispetto ai materiali
e non di provenienza e quindi da
cava. Troppo spesso da parte delle
stazioni appaltanti si utilizzano diverse
scuse per continuare a utilizzare
materiali da cava e come dimostrano
le risposte avute in quattro grandi
cantieri e pubblicate nel Rapporto. Ci
per fortuna non avviene in Veneto, dove
si producono in media oltre 5.500.000 di
tonnellate allanno di riuti da C&D, di cui
pi dell 80% vengono avviati a recupero
e utilizzato anche in infrastrutture stradali.
Oggigiorno esiste unampia disponibilit
di aggregati non convenzionali certi-
cati che in termini di prestazioni sono
del tutto equivalenti agli inerti naturali. Si
tratta di materiali come gli inerti di scarto
da lavorazioni industriali o da processi
produttivi oppure ottenuti mediante il
riciclo di materiali da C&D, il cui riutiliz-
zo trova giusticazione in convenienze
economiche, tecnologiche e ambientali.
Da tutto ci emerge la necessit di fare
chiarezza nei Capitolati Speciali di Ap-
palto, in tal senso si devono sensibilizza-
re stazioni appaltanti, aziende pubbliche e
18 RAPPORTO CAVE di Legambiente
private, amministrazioni e tecnici nel dare
concretezza e legittimit a procedure e
materiali ampiamente in uso allestero
ma ancora senza una denita disciplina
nel nostro Paese.
Bisogna poi ragionare di un modello
diverso dei cantieri per le infrastrutture
in modo da ridurre fortemente il ricor-
so a cave e discariche, perch non ha
senso gettare in discarica materiali che
potrebbero essere facilmente riutilizzati al
posto di materiali cavati apposta. Come
e quanto si possa intervenire senza uti-
lizzare materiali di cava nel campo delle
infrastrutture ce lo raccontano gli esempi
positivi e le buone pratiche presenti nel
Rapporto. Occorre utilizzare un approccio
nuovo anche nei territori - in cui possono
svolgere un ruolo decisivo Province e Co-
muni per individuare in prossimit delle
aree urbane spazi in cui collocare gli
impianti di trattamento dei riuti inerti da
recuperare. E allo stesso modo individua-
re delle aree per collocare i materiali non
riutilizzabili per recuperare aree degrada-
te, cave dimesse, realizzare parchi (una
sorta di banca della terra).
Comune di Gubbio
19 RAPPORTO CAVE di Legambiente
I numeri rilevati dal Rapporto 2014 di
Legambiente, come per i monitoraggi
effettuati negli anni 2009 e 2011, risulta-
no allarmanti, con poco meno di 5.600
cave attive in Italia, pi precisamente
5.592. Rispetto alle passate analisi si
riusciti a delineare un quadro ben pi
completo dei numeri sulle attivit estrat-
tive non pi attive ma che comunque
rappresentano un vero e proprio allarme
ambientale in alcune Regioni, portando la
stima nazionale ad oltre 16.045 le cave
dismesse e abbandonate. Un dato
sicuramente impressionante conside-
rando che solamente una piccola parte
destinata a vedere un concreto ripristino
ambientale e che al totale necessario
aggiungere le cave abbandonate di Friuli
Venezia Giulia e Calabria, dove in entram-
bi i casi non presente un monitoraggio.
Tra le Regioni che presentano un mag-
gior numero di aree destinate alle attivit
estrattive si trovano Lombardia, Veneto
e Sicilia, tutte con pi di 500 cave attive
allinterno del proprio territorio. Ma non
sono da sottovalutare le situazioni di
Piemonte (473), Puglia (415), Toscana
(390) e Sardegna (366). Esistono poi
realt territoriali particolarmente critiche
per la concentrazione di numerose aree
I NUMERI SULLE CAVE
E LE QUANTIT ESTRATTE 1
Cave attive Cave dismesse e/o abbandonate
3.000
2.500
2.000
1.500
1.000
500
0
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NUMERO DI CAVE ATTIVE E ABBANDONATE NELLE REGIONI ITALIANE
Legambiente, Rapporto Cave 2014
20 RAPPORTO CAVE di Legambiente
di estrazione, come in Campania dove
su 264 cave attive circa l80% situato
nelle province di Caserta e di Napoli.
Agli ultimi posti per cave in funzione,
tutte sotto i 100 siti, si trovano le Regio-
ni con minore estensione: Umbria (97
cave), Liguria (95), Friuli Venezia Giulia
(68), Molise (65), Basilicata (61) e Valle
dAosta con 33 cave attive.
Per le cave dimesse sicuramente grave
la situazione di 6 aree su tutte. Si tratta
di Lombardia, Puglia, Veneto, Toscana,
Provincia di Trento e Marche, tutti territori
dove il dato supera le 1.000 cave, ma
addirittura in Lombardia arriva a quasi
2.900 cave dimesse o abbandonate ed
in Puglia a circa 2.600. Anche in que-
sta edizione del Rapporto sulle attivit
estrattive non si in grado di fornire il
dato completo a livello nazionale a causa
delle mancanze di alcune Regioni come
Calabria e Friuli Venezia Giulia.
REGIONE CAVE
ATTIVE
CAVE DISMESSE E/O
ABBANDONATE
Abruzzo 246 844
Basilicata 61 32
Pr. Bolzano 120 42
Calabria 237 -
Campania 264 691
Emilia-Romagna 268 188
Friuli Venezia Giulia 68 -
Lazio 288 475
Lombardia 674 2.895
Liguria 95 380
Marche 187 1.002
Molise 65 545
Piemonte 473 224
NUMERO CAVE ATTIVE
E DISMESSE NELLE REGIONI
Legambiente, Rapporto Cave 2014
REGIONE CAVE
ATTIVE
CAVE DISMESSE E/O
ABBANDONATE
Puglia 415 2.579
Sardegna 366 492
Sicilia 504 862
Toscana 390 1.496
Pr. Trento 178 1.107
Umbria 97 77
Valle dAosta 33 39
Veneto 563 2.075
TOTALE 5.592 16.045
Come viene evidenziato dalla successiva
cartina dellItalia, le attivit estrattive
riguardano tutte le aree del Paese. Sono
2.183 i Comuni con almeno una cava
attiva presente sul proprio territorio (il
27,6% dei Comuni italiani) e ben 1.081
Comuni quelli con almeno 2 cave,
addirittura il 13,3% del totale. Al vertice
di questa classica sono da segna-
lare due realt, non cos note come ad
esempio Carrara, ma in cui la quantit di
cave presenti raggiunge livelli di con-
centrazione impressionanti. Si tratta di
SantAnna dAlfaedo, in Provincia di
Verona, con 76 cave attive e Bagnolo
Piemonte, in Provincia di Cuneo, con
70 cave attive. In questultimo caso gli
introiti per il Comune derivanti dal settore
estrattivo nel 2010 hanno sorato i 2,5
milioni di euro (di cui solo 69mila euro
derivati dal canone stabilito dalla Regione
Piemonte) ma fanno riettere in negativo
le quasi 700mila tonnellate di materiale
lapideo prelevato ogni anno. Nel 2011 i
ricavi hanno raggiunto cifre mai incassate
prima: 2.469.449,71 euro. In aggiunta
a questa situazione c da segnalare la
21 RAPPORTO CAVE di Legambiente
vicinanza con un altro Comune noto per
le estrazioni di materiale di pregio come
Luserna San Giovanni (TO), che annovera
sul suo territorio altre 7 cave attive.
In questo contesto va segnalata anche la
condizione del Comune di Roma. Sono
infatti ben 32 le cave attive sul territorio
capitolino, quasi tutte concentrate nelle
colline situate tra la Capitale ed il Co-
mune di Fiumicino (vedi capitolo I casi
emblematici in Italia).
Pi in generale si nota la presenza di at-
tivit estrattive in quasi la totalit dei Co-
muni di alcune Regioni, Puglia e Sicilia su
tutte, ma anche Lazio, Toscana, Umbria,
Veneto e Sardegna mostrano una larga
diffusione di cave nel proprio territorio.
DIFFUSIONE DELLE CAVE NEI COMUNI ITALIANI
da 1 a 5 cave
da 6 a 20 cave
pi di 20 cave
22 RAPPORTO CAVE di Legambiente
In questa edizione del Rapporto Cave si
voluto aggiungere un dato importan-
te, seppur parziale, della diffusione per
Comune delle cave dismesse e/o abban-
donate. Nonostante questa informazione
non sia disponibile per tutte le Regioni
impressionante osservare comunque la
cartina sottostante. In questo caso sono
1.687 i Comuni italiani con almeno una
cava dismessa presente sul proprio terri-
torio, di cui 1.152 sono quelli con almeno
2 siti abbandonati. Si tratta del 14,3%
dei Comuni italiani. Tra i territori pi
interessati troviamo Isola Vicentina, con
addirittura 142 cave dismesse, Custonaci
(116) e molti capoluoghi di provincia
come Trento (91), Roma (59), Prato (56),
Perugia (41), Genova (38) e Firenze (37).
Sulle quantit di materiale cavato il
primo dato importante quello relativo
al totale nazionale di sabbia e ghiaia
estratta, che costituiscono il 62,2%
dei materiali estratti in Italia. Si assiste,
infatti, ad un calo consistente rispetto al
2009 ed al 2010, arrivando nel 2012 a
sorare gli 80 milioni di metri cubi ca-
vati (contro gli 89 milioni di 2 anni fa ed i
142 milioni del 2009). Nonostante il calo
lItalia resta comunque il terzo produttore
europeo di aggregati, dopo Germania e
Francia. Questo fenomeno da ricolle-
gare alla crisi economica, ed a quella in
particolare del mercato edilizio che ne
seguita, che ha interessato tutti gli Stati
membri dellUE.
A questo ragionamento per devono
afancarsi alcune considerazioni spe-
ciche dellindustria estrattiva italiana.
Rimangono infatti impressionanti i
numeri relativi alle estrazioni nel Lazio
ed in Lombardia, le prime due Regioni
per quantit cavata di sabbia e ghiaia,
rispettivamente con 15 e 13,9 milioni di
metri cubi estratti. Si tratta delle aree del
Paese dove il mercato delle costruzioni e
delle infrastrutture costituisce una delle
fonti principali delle economie regionali
e dove risulta quindi difcile osservare
un inessione degli inerti estratti ancor
pi decisa, anche in periodi di crisi come
quello degli ultimi 3 anni. Uno degli
esempi pi recenti che si pu portare
alla luce quello dellautostrada Broni-
Mortara, in Provincia di Pavia, per la cui
realizzazione si apriranno 21 nuove cave,
per una produzione totale di 13,6 milioni
di metri cubi di inerti!
Seguono, anchesse Regioni con numeri
impressionanti, il Piemonte (quasi 11
milioni di metri cubi) e la Puglia (10,3
milioni). Proprio in questultima Regione
si registra uninversione di tendenza
rispetto ai 7,3 i milioni di metri cubi di
inerti estratti nel 2010, segno che lin-
troduzione del canone di concessione in
questo territorio non ha inciso sullindu-
stria estrattiva, visti i livelli irrisori previsti.
Per quanto riguarda gli altri tipi di
materiali estratti da sottolineare come
per le pietre ornamentali le aree con il
maggior prelievo siano Piemonte, To-
scana, Lazio e la Provincia Autonoma
di Trento, che insieme costituiscono il
54% del totale nazionale estratto, in va-
lori assoluti 5 milioni di metri cubi sui 8,6
milioni totali. Si tratta di zone del Paese
dove la qualit delle pietre cavate ha
una fama mondiale ed una storia secola-
re, basti pensare al pordo trentino, alla
23 RAPPORTO CAVE di Legambiente
pietra di Luserna in Piemonte, al marmo
di Carrara ed al travertino della provincia
di Roma.
Se la quantit di torba estratta in Italia
pu essere ritenuta trascurabile (meno
di 132 mila metri cubi) i dati rilevati
per il calcare risultano sicuramente
pi impressionanti, nonostante un calo
sensibile negli ultimi anni. Si tratta infatti
di circa 31,6 milioni di metri cubi. Tra
le Regioni con maggiori quantit cavate si
ritrova il Lazio che, insieme alla Sicilia,
superano singolarmente quota 4 milioni
di metri cubi annui estratti, a cui seguono
la Lombardia (3,6 milioni) e la Campa-
nia (2,2 milioni).
Per largilla da sempre lEmilia-
Romagna a mostrare i dati pi ele-
vati con pi di 1,4 milioni di metri cubi
estratti, su un totale nazionale di circa 7
milioni. In questa edizione del Rapporto
si voluto estrarre i dati relativi al gesso,
la cui estrazione legata al ciclo del
cemento anche se si tratta di un mate-
riale che pu essere sostituito in maniera
virtuosa con lutilizzo di scarti industriali.
Anche se i dati risultano parziali lestra-
zione annuale di gesso supera i 620 mila
metri cubi.
QUANTIT ANNUE ESTRATTE PER TIPO DI MATERIALE (m
3
)
REGIONE SABBIA E GHIAIA PIETRE ORNAMENTALI TORBA CALCARE ARGILLA GESSO
Abruzzo 1.605.550 16.350 0 1.107.130 78.270 0
Basilicata 804.100 34.000 0 0 375.000 0
Pr. Bolzano 942.700 562.194 67.130 61.755 0 0
Calabria 1.198.000 102.000 0 1.055.000 420.000 0
Campania 97.500 1.015 0 2.224.727 140.959 0
Emilia-Romagna 6.304.765 19.685 0 504.663 1.417.024 100.930
Friuli Venezia Giulia 764.251 172.198 0 1.539.091 68.058 0
Lazio 14.980.500 687.674 0 4.360.675 230.400 0
Liguria 0 29.880 0 1.167.410 6.207 0
Lombardia 13.898.280 482.134 64.800 3.608.425 351.278 49.890
Marche 1.143.265 28.175 0 1.477.468 135.206 0
Molise 414.886 1.000 0 1.638.870 290.976 0
Piemonte 10.989.757 868.642 0 1.883.743 603.567 190.220
Puglia 10.342.631 658.160 0 1.197.619 783.466 11.000
Sardegna 4.770.000 310.000 0 510.000 181.000 0
Sicilia 833.350 348.320 0 4.069.572 468.492 0
Toscana 2.988.655 2.332.080 0 1.296.918 431.446 143.091
Pr. Trento 870.000 1.187.000 0 155.000 9.000 0
Umbria 612.980 271.918 0 1.834.200 611.046 75.000
Valle dAosta 208.000 23.000 0 0 0 0
Veneto 6.107.890 461.306 0 1.990.529 352.306 50.000
TOTALE 79.877.060 8.596.731 131.930 31.682.795 6.953.701 620.131
Fonte: Legambiente, 2014
24 RAPPORTO CAVE di Legambiente
FUORI DAI PIANI E DALLE LEGGI:
LE INFRASTRUTTURE
Vale la pena di rimarcare unimportante
eccezione che riguarda le attivit estratti-
ve per la realizzazione di opere pubbliche.
I Piani Cava infatti sono pensati per una
gestione ordinaria del settore, ma nel
caso di opere pubbliche si esce dalla
programmazione per ampliare quanto
previsto dai Piani data la grande necessi-
t di inerti e materiali necessari allindu-
stria delle costruzioni. Questo vale nelle
Regioni in cui i Piani sono in vigore, nelle
altre semplicemente chi propone lope-
ra che indica dove vuole aprire le nuove
cave o dove pensa di prendere i materiali
e depositare quelli di scavo.
E evidente la necessit di coordinare tut-
ta la fase di progettazione e di denizione
delle necessit legate ai materiali. Perch
senza senso non considerare lintero
ciclo dei materiali, considerando che vi
sono materiali estratti nei cantieri (per
le gallerie e i modellamenti dei terreni),
materiali che vengono richiesti da cave
nel territorio e cave abbandonate che
sarebbe possibile recuperare. In Italia,
come pi volte ripetuto, non esiste una
normativa in materia ma nellesperienza
di alcuni grandi cantieri si introdotta la
pratica delle cave di prestito ossia di
nuove aree da utilizzare per le esigenze
e il periodo del cantiere, senza la possi-
bilit di commercializzare in altro modo i
materiali.
Un esperienza interessante di pro-
gettazione integrata degli aspetti
ambientali e di gestione del cantiere
riguarda lAlpTransit, ossia le due gran-
di gallerie in fase di realizzazione sotto le
Alpi dal Governo svizzero per potenziare
il trasporto ferroviario e che entreranno
in funzione nel 2016. I circa 100 km di
gallerie scavate sotto le montagne del
Gottardo e del Ltschberg hanno pro-
dotto una quantit di materiali prossima
ai 42 milioni di tonnellate. Nei cantieri
delle gallerie stata fatta una selezione
dei materiali per destinarli parte alla
produzione di aggregati per gli utilizzi di
cantiere, parte come materiale da costru-
zione per imprese esterne e inne quello
di scarsa qualit stato utilizzato per la
bonica di cave a cielo aperto. In questo
modo si permesso il massimo riutilizzo
del materiale scavato, si riuscito ad otti-
mizzare economicamente la gestione del
materiale e si sono ridotti notevolmente i
carichi sullambiente.
Il tema di piena attualit in ragione dei
lavori per lalta velocit e per le numerose
autostrade, purtroppo, previste sul terri-
torio nazionale. Basti pensare a quanto si
prevede per le due nuove autostrade la
cosiddetta TI.BRE. (da Parma a Verona)
e la Cremona-Mantova che formano
una grande croce in un territorio agricolo
di grande pregio. Solo per la prima sono
circa 6 i milioni di m
3
di ghiaia che si
dovrebbero estrarre, tutti ricavati da un
nuovo polo estrattivo previsto a servizio
dellAutostrada Tirreno-Brennero fra Goito
e Volta Mantovana, che costituir unec-
cezione all attuale piano cave provin-
ciale. Per quanto riguarda lautostrada
Mantova-Cremona sono 5 i milioni di m
3

di materiali inerti richiesti che verranno
ricavati dallarea di Rocca Bertana, al
conne fra i Comuni di Curtatone, Rodigo
25 RAPPORTO CAVE di Legambiente
e Castellucchio, dove imprese di cavatori
hanno proposto di effettuare una boni-
ca di 700.000 m
3
di inerti in unarea di
inestimabile valore archeologico e idrau-
lico di origine gonzaghesca, risalente al
1400, e ci sempre allo scopo di evitare
i vincoli autorizzativi previsti dal vigente
piano cave.
Senza dimenticare la Broni-Mortara,
piccola autostrada regionale per la quale
per sono previsti oltre 13 milioni di metri
cubi di sabbia e ghiaia da prelevare nel
territorio con lapertura di 21 nuove cave
ed un impatto devastante per larea.
Un problema diverso ma altrettanto
rilevante in assenza di una politica del
territorio riguarder le opere previste in
Liguria. Perch sia lAlta Velocit tra
Genova e Milano che la nuova auto-
strada la Gronda di Genova prevedono
lunghissimi tratti in galleria e la necessit
di smaltire decine di milioni di metri cubi
di materiali estratti e al contempo di inerti
e materiali per il cemento armato.
Comune di Mazzano (Bs)
26 RAPPORTO CAVE di Legambiente
IL QUADRO NORMATIVO NAZIONALE
E LE DIRETTIVE EUROPEE 2
Come pi volte ripetuto, la disciplina delle
attivit estrattive in Italia regolata an-
cora oggi dal Regio Decreto 29 Luglio
1927 n 1443. Da allora non vi pi
stato un intervento normativo nazionale
che determinasse criteri unici per tutto
il Paese. A partire dalla ne degli anni
70 sono gradualmente state approvate
normative regionali a regolare il settore
ma signicativo che non si sia sentita
lesigenza di intervenire in un settore
tanto delicato e critico per il paesaggio,
lambiente e la salute dei cittadini. E al-
trettanto evidente come il testo del 1927
possedeva una chiara impronta: quella
di una Nazione in fase di costruzione e
che quindi necessitava un prelievo enor-
me di materiali destinati a realizzare citt
ed infrastrutture. Purtroppo questo tipo di
impostazione tuttora diffuso in molte
aree del Paese e ne sono una dimostra-
zione le costanti alterazioni sul paesaggio
Attivit estrattiva in Puglia
27 RAPPORTO CAVE di Legambiente
italiano ed il sempre pi precario equili-
brio idrogeologico di molti territori.
Almeno per quanto riguarda limpatto
ambientale delle cave intervenuta lEu-
ropa a imporci regole pi attente. Con la
Direttiva Europea 85/337 si stabilito
che lapertura di nuove cave deve essere
condizionata alla procedura di Valuta-
zione di Impatto Ambientale. Il recepi-
mento della Direttiva avvenuto in Italia nel
1996 prevede che le cave e le torbiere
con pi di 500.000 m
3
di materiale
estratto o unarea interessata superiore a
20 ettari siano sottoposte alla procedura
di V.I.A., sotto il controllo delle Regioni.
Non vanno per sottovalutate le modalit
di applicazione che sono seguite alla
norma perch in molte Regioni questo
passaggio avvenuto con estremo ritar-
do, ma soprattutto si di fatto aggirato il
limite imposto richiedendo pi concessio-
ni per aree pi piccole di 20 ettari o per
quantit di materiale estratto inferiori a
quanto previsto dalla Legge, aprendo cos
la strada al proliferare di micro aziende
che aggrediscono in maniera indiscrimi-
nata lintero territorio.
LItalia a questo riguardo rappresenta un
caso emblematico. Secondo uno studio
condotto dallUniversit Bicocca di Milano
nel 2012 il nostro Paese presenta oltre
1.574 imprese nel campo delle attivit
estrattive, di cui il 99,5% di dimen-
sioni da piccolissime a medie e che
quindi, oltre a non rientrare nei parametri
per la VIA vista la grandezza delle cave,
presentano minori garanzie per la corret-
ta gestione dei siti e per la loro ricompo-
sizione ambientale.
E quindi evidente la necessit di cancel-
lare subito i riferimenti previsti dal DPR
del 1996 ed obbligare tutte le richieste di
nuove cave o di ampliamenti alla proce-
dura di VIA. E pi in generale di offrire
una nuova cornice normativa in Italia
allattivit estrattiva. Considerando che
la materia stata trasferita alle Regioni
con il DPR 616/1977 ma che, come ha
pi volte ribadito la Corte Costituzionale,
spetta allo Stato il compito di ssare
standard di tutela uniforme dellambiente
sullintero territorio nazionale e dunque
anche intervenire per ssare limiti e crite-
ri per lattivit estrattiva in materia di aree
da tutelare, di recupero dei siti, di proce-
dure per le aree sottoposte a vincolo.
Un altro aspetto fondamentale quel-
lo affrontato dalla Direttiva 21/2006.
Il provvedimento infatti ha prescritto
per tutti gli Stati membri ladozione di
severe misure sulla gestione dei riuti
derivati da attivit estrattiva. Tra gli
obblighi richiesta la redazione di un
piano di gestione dei riuti per la riduzio-
ne al minimo degli stessi, il trattamento,
il recupero e lo smaltimento dei riuti
di estrazione, nel rispetto del principio
dello sviluppo sostenibile. Lintenzione
chiaramente quella di spingere il settore
verso linnovazione, comportando cos
un forte recupero del materiale di cava
nonch lutilizzo sempre pi massiccio,
in particolare per gli inerti, di materiale
riciclato.
In Italia, molto spesso, si assiste ad una
mancanza di pianicazione e di una
visione pi globale del settore estrattivo.
A conferma di ci ad Ottobre 2010 la
28 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Commissione Europea ha rilasciato un
documento di orientamento per ridurre al
minimo i conitti territoriali e per chiarire
la procedura atta a risolvere tali conitti. I
cosiddetti piani minerari possono infatti
aiutare il comparto e le autorit a prepa-
rarsi in vista di unestrazione sostenibile a
lungo termine, specialmente quando sono
integrati in piani per luso del territorio.
Allo stato attuale per solo pochi Stati
li utilizzano, tra cui la Francia e alcuni
land della Germania, mentre altri Paesi
possono tuttora dettare le condizioni per
lestrazione. Nel Regno Unito le proposte
estrattive vengono esaminate nellam-
bito di piani territoriali regionali, i quali
sono sempre soggetti a valutazione di
impatto ambientale.
Un punto chiave riguarda il rispetto di una
norma gi in vigore da anni: il Decreto del
Ministero dellAmbiente 203/2003. Con
questa norma infatti sono state ssate le
regole afnch negli enti pubblici e nelle
societ a prevalente capitale pubblico,
venissero utilizzati, a copertura di almeno
il 30% del fabbisogno annuale, ma-
nufatti e benirealizzati con materiale
inerte riciclato.
Il che signicherebbe diminuire sensibil-
mente il prelievo da cava per realizzare
infrastrutture stradali, ferroviarie ed edici
pubblici.
Purtroppo ancora oggi tale obbligo non
viene soddisfatto a causa della poca
informazione da parte degli Enti Locali
sulla elevata qualit che i prodotti riciclati
hanno raggiunto e preferendo quindi
utilizzare materiali vergini ed estratti dalle
cave.
IL RECUPERO IN EDILIZIA
E INFRASTRUTTURE
Nelledizione 2014 del Rapporto Cave
abbiamo voluto dare ancora pi risalto a
quanto gi accade nel campo del riciclo
di aggregati ed al potenziale ancora da
sviluppare nel nostro Paese.
Le informazioni sul numero di frantoi
presenti e sulla quantit di materiale
recuperato risultano insufcienti per poter
fornire un quadro della situazione italiana.
Secondo le stime si pu comunque
affermare che nel nostro Paese si trovano
circa 100 impianti ssi autorizzati.
Si tratta di impianti di maggiori dimen-
sioni rispetto a quelli mobili, che invece
vengono stimati in oltre 300. Le Regioni
con maggiore presenza di questi impianti
sono situate nel Centro-Nord: Marche,
Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e
Lombardia.
Nonostante la scarsit di dati in questo
settore la creazione di un mercato per i
prodotti derivanti dalle operazioni di rici-
clo rappresenta un obiettivo fondamenta-
le della normativa comunitaria e lam-
pliamento del mercato dei manufatti e
beni ottenuti da materiale riciclato una
componente fondamentale delle attivit
di gestione dei riuti. In questi ultimi anni
sono stati diversi i tentativi per dare slan-
cio al settore del riciclaggio degli inerti,
a partire dagli accordi di programma che
non hanno dato i risultati sperati.
Tra queste la marcatura CE prevista
anche per gli aggregati riciclati, le nuove
modalit di test di cessione previste dal
nuovo Decreto Ministeriale sul recupero
dei riuti non pericolosi e soprattutto il
DM 203/2003 sugli acquisti verdi per le
29 RAPPORTO CAVE di Legambiente
pubbliche amministrazioni e la relativa
circolare sui riuti inerti.
Con la marcatura CE, prevista dalle
norme comunitarie sui materiali da
costruzione secondo la direttiva euro-
pea 89/106/CE, gli aggregati non sono
pi distinti in base alla loro provenienza
(naturale, articiale o da riciclaggio) ma
secondo le loro prestazioni tecniche.
Con questa novit saranno premiati gli
industriali del riciclaggio di inerti che
pi investono in tecnologia impiantistica
e controlli di qualit del prodotto e del
processo, abbandonando lapproccio
artigianale che contraddistingue ancora
diversi impianti, e sar meno faticoso
accreditare laggregato riciclato nel mer-
cato dei prodotti da costruzione, nora
monopolizzato dai materiali di origine
naturale. Secondo gli operatori del setto-
re, altrettanti beneci dovrebbero essere
garantiti dal nuovo test di cessione
previsto dal DM 186/2006 sul recupero
dei riuti non pericolosi, pi semplicato
rispetto a quello previsto dal precedente
DM 5/2/1998.
Ma la novit pi importante rimane
limpulso alla domanda di inerti riciclati
che dovrebbe seguire allemanazione da
parte del Ministero dellambiente e della
tutela del territorio della circolare n. 5205
del 15 luglio 2005 secondo il cosiddetto
decreto del 30%. Con questa circolare
(Indicazioni per loperativit nel settore
edile, stradale e ambientale, ai sensi del
Dm 8 maggio 2003, n. 203) le ammini-
strazioni pubbliche e le societ a preva-
lente capitale pubblico devono prevedere
nella stesura dei capitolati dappalto per
la costruzione, tanto per fare qualche
esempio, di rilevati, sottofondi o strati di
fondazione di opere stradali, autostra-
dali, ferroviarie o aeroportuali, lobbligo
di impiego di aggregati riciclati. Questi
ultimi dovranno per essere iscritti al
Repertorio del riciclaggio presso lOsser-
vatorio nazionale sui riuti: per ottenere
liscrizione i produttori di inerti riciclati
devono fare domanda allOsservatorio
con relativa documentazione tecnica che
attesti il rispetto delle rigorose caratte-
ristiche previste per gli aggregati negli
allegati alla circolare.
Inoltre, con il D.lgs 152/2006, il Codice
dellAmbiente, i riuti costituiti da late-
rizi, intonaci e conglomerati di cemento
armato e non, comprese le traverse e i
traversoni ferroviari e i pali in calcestruz-
zo armato provenienti da linee ferrovia-
rie potranno essere utilizzati, previo
trattamento di messa in riserva, anche
per operazioni di recupero ambientale e
per la realizzazione di rilevati e sottofondi
stradali, ferroviari e aeroportuali oltre
che per piazzali industriali. La novit pi
importante introdotta dal decreto 152
linserimento della nuova tipologia di riu-
to costituita dalle terre e rocce da scavo
fra le tipologie di scarti recuperabili.
Grazie a queste novit le potenzialit di
sviluppo per gli aggregati riciclati nel
prossimo futuro saranno sempre pi
concrete. Sar una grande occasione per
la crescita dellindustria del riciclaggio dei
riuti inerti, per la riduzione dei conferi-
menti nelle tante discariche, controllate o
abusive, attive in Italia e soprattutto degli
impatti ambientali e visivi delle cave attive
o dismesse che deturpano tanti paesaggi
del nostro Paese.
30 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Gli esempi di recupero portati da altre
realt europee, se applicati al nostro
Paese, porterebbero ad un notevole recu-
pero di materiale ed eviterebbero anche
la continua apertura di cave di sabbia e
ghiaia. Un esempio concreto dellimpor-
tanza del recupero di materiale C&D
dato da alcune opere pubbliche realizzate
con aggregati riciclati, censite dallAn-
par, come ad esempio la costruzione del
rilevato autostradale tra Santo Stefano di
Magra e Viareggio (400mila m
3
di inerti
recuperati), di tre banchine del porto di
La Spezia (270mila), dei rilevati di diverse
strade comunali nellhinterland milanese
(78mila), di quello ferroviario tra Lucca e
Aulla (75mila) o del raccordo autostradale
nei pressi della nuova Fiera di Milano
(45mila).
OPERE PUBBLICHE REALIZZATE CON AGGREGATI RICICLATI
OPERA PUBBLICA ANNO m
3
UTILIZZATI
Rilevato autostradale Santo Stefano di Magra-Viareggio 2004/05/06 400.000
Discariche RU del Comune di Pinerolo e Cambiano (TO) 2002/03/04 100.000
Molo Ravano nel porto di La Spezia 2000/01 100.000
Molo Fincantieri Spa nel Porto di La Spezia 2001/02 95.000
Rilevati stradali nellhinterland milanese 2003/04 78.000
Rilevato ferroviario sulla tratta Lucca - Aulla 2002/03 75.000
Molo Ferretti nel Porto di La Spezia 2003/04 75.000
Strada di collegamento tra autostrada A8 e polo eristico di Milano 2004 50.000
Rilevati autostradali nei pressi del polo eristico Rho-Pero 2004 45.000
Zona industriale di Vad Moncalieri (TO) 2004/05 25.000
Strade di servizio dei cantieri dellalta velocit Novara-Milano 2005/06 20.000
Pista di pattinaggio olimpionica del Palazzo del Ghiacchio Oval 2004 20.000
Nuovo interporto e scalo ferroviario Zona Industriale a San Vito al Tagliamento (PN) 2009/2010 12.000
Tangenziale di Limena (PD) 2002/2004 10.000
Fonte: Anpar e materiale internet
LA NORMATIVA PER IL RICICLO DEGLI INERTI
DM 203/2003 OBBLIGO DI IMPIEGO DEL 30% IN OPERE
PUBBLICHE
OBIETTIVO: RAGGIUNGERE IL 70% DI
RICICLO DA C&D ENTRO IL 2020
DIRETTIVA 2008/98
D.LGS 205/2010
CIRCOLARE MINISTERO
DELLAMBIENTE 15/07/2005, N. 5205
DEFINISCE TIPOLOGIE DI INERTI RICICLABILI
E RELATIVI CAMPI DI APPLICAZIONE
REGOLAMENTO UE 305/2011 TUTTI I PRODOTTI DA COSTRUZIONE DEVONO
ESSERE ACCOMPAGNATI DALLA MARCATURA
DOP CHE NE CERTIFICA LE PRESTAZIONI
31 RAPPORTO CAVE di Legambiente
In Provincia di Trento, dove si ricicla
quasi il 20% degli aggregati, con la
Delibera n.1333 del 2011, sono stati ap-
provati due documenti tecnici a supporto
della rete di strutture e di impianti funzio-
nali al riciclaggio e al recupero dei riuti
speciali non pericolosi inerti derivanti
dalle attivit di costruzioni e demolizione,
dove vengono stabiliti i criteri di selezione
e di lavorazione degli aggregati.
Unesperienza italiana interessante per il
riutilizzo dei materiali inerti anche quel-
la proposta in Toscana con un vademe-
cum su come reimpiegare le materie di
risulta (che derivano da attivit di costru-
zione e demolizione) nella realizzazione
di strade, ferrovie, piazzali portuali con
ottimi standard di qualit. Il vademecum
contiene norme tecniche prescrittive e
prestazionali molto speciche. Anche la
Puglia stabilisce con un regolamento le
modalit dei riuti di cantiere (i mate-
riali provenienti da scavi, costruzioni e
demolizioni), con lobiettivo di evitare il
conferimento nelle discariche. La novit
principale riguarda terre e rocce di scavo
che non rientreranno pi nella denizio-
ne di riuto quando verranno utilizzate
direttamente in cantiere. Ci che non pu
essere riutilizzato dovr invece essere
trattato secondo le norme in materia di
riuti. Il salto di qualit potr avvenire
solo per con una normativa nazionale
che ssi obiettivi quantitativi e regole
vincolanti per tutte le Regioni.
Da sottolineare come in Veneto, Regio-
ne leader da anni per la produzione di
aggregati riciclati in Italia con livelli di
recupero dei materiali C&D pari all80%
(circa 8 milioni di tonnellate di riuti
C&D), con la Delibera 1773/2012 sono
state specicate le modalit operative di
selezione e di gestione dei riuti da C&D
rendendo chiaro e certo il percorso di chi
lavora in questo settore. In Veneto sono
gi oltre 700 gli impianti di recupero di
materiali inerti, tra ssi e mobili.
Conoscendo la complessit del sistema
normativo che dovrebbe regolare ed
incentivare lutilizzo di aggregati riciclati
almeno nella realizzazione di infrastruttu-
re Legambiente ha chiesto se venissero
utilizzati questi materiali in alcuni grandi
cantieri italiani. Purtroppo in tutti i casi le
risposte sono state negative e con moti-
vazioni differenti: mancanza di conoscen-
za della qualit degli aggregati riciclati
e poche informazioni sul reperimento
dei materiali stessi sono tra le principali
cause.
32 RAPPORTO CAVE di Legambiente
33 RAPPORTO CAVE di Legambiente
34 RAPPORTO CAVE di Legambiente
35 RAPPORTO CAVE di Legambiente
36 RAPPORTO CAVE di Legambiente
37 RAPPORTO CAVE di Legambiente
38 RAPPORTO CAVE di Legambiente
39 RAPPORTO CAVE di Legambiente
40 RAPPORTO CAVE di Legambiente
41 RAPPORTO CAVE di Legambiente
42 RAPPORTO CAVE di Legambiente
LE NORMATIVE REGIONALI
ED I PIANI CAVA 3
La legislazione delle diverse Regioni sulle
attivit estrattive quanto mai eteroge-
nea e mostra intere aree del Paese
in assenza di pianicazioni adeguate
e che invece dovrebbero denire norme
chiare per un settore quanto mai delica-
to viste le problematiche ambientali ad
esso collegate. Nonostante negli ultimi
anni si possa nalmente parlare anche in
Calabria dellapprovazione di una Legge
Regionale di riferimento, in realt nulla
cambiato e sono purtroppo ancora 11
le Regioni sprovviste di PRAE, inclusa
la Sicilia che ha visto annullato il proprio
PRAE e considerando anche il Piemonte,
Regione che ha emanato un documento
programmatico a cui devono far seguito
dei piani provinciali, che al momento
sono stati adottati soltanto dalle Provin-
ce di Torino e Verbania ed in vigore in
Provincia di Novara. Si aggiunge poi la
Provincia di Bolzano, per un totale di 12
territori senza pianicazione sul tema.
Lintero Mezzogiorno rimane ancora
sprovvisto di regole chiare che indichino
quanto, come e dove prelevare i vari tipi
di materiali. Da ultimo da segnalare la
bocciatura del PRAE in Sicilia da parte
del Consiglio di Giustizia Amministrativa
che ha accolto, nel settembre 2012, il
ricorso presentato da Legambiente Sici-
lia. Lillegittimit del Piano Cave riguarda
proprio limpatto ambientale che questa
attivit crea, ed in particolare specica la
impossibilit di estrarre materiali in aree
della Rete Natura 2000 (SIC, ZPS etc..),
come gi ampiamente sottolineato dalle
prescrizioni della Comunit Europea ed al
contrario previsto dal PRAE siciliano.
In questo contesto la Puglia rimane luni-
ca Regione del Sud ad avere un PRAE,
mentre in Campania, nonostante lap-
provazione dello stesso PRAE nel 2006,
si assiste a continui contenziosi, per
motivi puramente ambientali, che la dico-
no lunga sullapproccio con il quale viene
programmata lattivit estrattiva in Italia.
Da ultimo sempre in questa Regione
da segnalare lennesima bocciatura da
parte del Consiglio di Stato (avvenuta il
16 Settembre 2013) che reputa illegit-
tima la parte del PRAE in cui si sostiene
che la partecipazione dei Comuni al
procedimento di formazione del Piano
non pu ridursi alla mera facolt collabo-
rativa di presentare proprie osservazioni,
ma deve sussistere il principio di leale
cooperazione e quindi un coordinamento
vero e proprio tra le competenze comu-
nali e regionali.
E stato invece impugnato dalla Provin-
cia di Latina il PRAE nel Lazio, atteso
alla sua approvazione ormai da molti
anni. Il provvedimento diventa ancora pi
urgente visti i trend di questa Regione
sulle quantit cavate che non mostrano
un deciso calo quantitativo nonostante un
contesto di crisi del settore.
43 RAPPORTO CAVE di Legambiente
IL QUADRO DELLE REGOLE NELLE REGIONI ITALIANE
REGIONI PROVINCE LEGGI REGIONALI ADOZIONE DI PIANI
Piemonte Lr. 69/1978 Lr. 44/2000
Piani Provinciali che devono
seguire il DPAE (Documento di
Programmazione delle Attivit
Estrattive)
Alessandria No
Asti No
Biella No
Cuneo No
Novara Si
Torino Si (adottato)
Verbania Si (adottato)
Vercelli No
Valle dAosta Lr. 5/2008 3 piani (inerte-pietrame-marmi)
Lombardia Lr. 14/1998 Piani Provinciali (PPAE)
Bergamo Si
Brescia Si
Como Si
Cremona Si
Sondrio Si
Pavia Si
Mantova Si
Milano Si
Lodi Si
Lecco Si
Varese Si
Provincia Autonoma di Trento Lp. 24 ottobre 2006, n. 7 Si
Provincia Autonoma di Bolzano Lp 7/2003 Lp 10/2009 No
Veneto Lr. 44/1982 - Lr. 15/1983 No*
Friuli Venezia Giulia Lr. 35/1986 Lr. 25/1992 Lr. 6/2011 No
Emilia-Romagna Lr. 17/1991 - Lr. 20/2000 Piani infraregionali
Modena Si
Piacenza Si
Parma Si
Reggio Emilia Si
Bologna Si
Forl-Cesena Si
Ferrara Si
Ravenna Si
Rimini Si
44 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Fonte: Legambiente, 2014
* Al momento della stampa del Rapporto Cave 2014 la Regione Veneto non ha ancora approvato il PRAC.
REGIONI PROVINCE LEGGI REGIONALI ADOZIONE DI PIANI
Liguria Lr. 12/2012 Si
Toscana
Lr. 78/1998 (Nel settembre 2012 la Giun-
ta regionale ha approvato il documento
preliminare di modica e aggiornamento
della Lr 78/98)
Si e Piani Provinciali
Firenze Si (adottato)
Prato No
Pistoia Si
Lucca No
Massa Carrara No
Pisa Si (adottato)
Livorno Si
Grosseto Si
Siena Si
Arezzo Si
Umbria Lr. 2/2000 Lr. 34/2004 Si
Marche Lr. 71/1997 Si e Piani Provinciali
Ascoli Piceno Si
Ancona Si
Pesaro-Urbino Si
Macerata Si
Lazio
Lr. 27/1993 - Lr. 17/2004 e Delibera
Consiglio Regionale del 20/04/2011
No
Abruzzo
L.R. n. 54/1983 e s. m. (LL.RR. nn.
10/85, 48/86, 67/87, 57/88, 78/89,
8/95, 120/96, 15/04, 6/05, 29/06, 1/11,
1/12, 63/12)
No
Molise Lr. 11/2005 No
Campania Lr. 54/1985 Lr.17/1995
Si (alcune parti del PRAE sono
oggetto di contenzioso)
Puglia Lr. 37/1985 Lr. 21/2004 Si
Basilicata
Lr. 12/1979 (modiche nel la Lr.
17/2005)
No
Calabria
Lr. 40/2009 Regolamento di Attuazione
12/2012
No
Sicilia
Lr 127/1980 Lr 19/1995 - Lr 25/1999
Lr 5/2010
No
Sardegna Lr. 30/1989 Lr. 28/1991 No
Un altro aspetto fondamentale da analiz-
zare nelle normative regionali sulle cave
quello relativo alle aree in cui sono
fortemente limitate o impedite del tutto le
attivit estrattive.
Sono pochissime purtroppo le Regioni
45 RAPPORTO CAVE di Legambiente
che escludono dallattivit estrattiva
aree di rilevante interesse ambientale.
Ma soprattutto esistono ancora casi in cui
la Legge Regionale in materia rimanda
alle norme di attuazione del PRAE senza
che questultimo sia stato approvato. E la
situazione della Sicilia e della Calabria.
Quelle virtuose, almeno da questo
punto di vista, sono Provincia di Trento,
Umbria, Marche, Molise e Basilicata, che
ssano con chiarezza le aree da esclude-
re per motivi ambientali e paesaggistici.
E quindi con tutta evidenza una condizio-
ne ancora allarmante quella della localiz-
zazione dei siti estrattivi in molte aree del
Paese.
Risulta sicuramente positivo il caso del
Veneto, dove viene ssato un limite
percentuale di aree estrattive rispetto
allestensione dei territori comunali: il
3% nel caso di cave di inerti ed il 5%
nel caso delle cave di argilla. Allopposto
sembra a dir poco vaga la prescrizione
prevista in Sardegna, dove le aree vietate
per lattivit estrattiva risultano tutte quel-
le dove possibile compromettere rile-
vanti interessi pubblici connessi al regime
idrogeologico () nonch ad eccezionali
interessi naturalistici, di carattere pale-
ontologico, paletnologico e speleologico.
Positivo il caso della Valle dAosta dove
la nuova L.R. 17 del 2008 stabilisce che
per lapertura di nuove cave deve essere
la Giunta a rilasciare il permesso solo
dopo una oculata valutazione dei vincoli
paesaggistici, idrogeologici e ambientali
presenti e, sostanzialmente, vieta laper-
tura di nuove cave se non previste dal
PRAE.
Per quanto riguarda la competenza
sullautorizzazione allattivit estrattiva
questa varia da Regione a Regione, ed
rappresenta un punto estremamente
delicato. La situazione pi grave per
le autorizzazioni in quelle Regioni
come Abruzzo e Calabria che han-
no trasferito il potere ai Comuni in
assenza di piani per le attivit estrattive e
di norme che escludessero aree, perch
evidente la discrezionalit nel dare lau-
torizzazione e la debolezza nei confronti
delle pressioni dei cavatori.
AREE ESCLUSE PER LAPERTURA DI CAVE ED ORGANI INTERESSATI
AL RILASCIO DELLAUTORIZZAZIONE
REGIONI AREE ESCLUSE PER LAPERTURA DI CAVE ORGANI INTERESSATI
NEL RILASCIO
DELLAUTORIZZAZIONE
Piemonte
Da individuarsi nel piano cave.
La Provincia di Novara fa espressamente divieto di cavare nelle aree a
rischio idrogeologico e rimanda alle Norme Tecniche dAttuazione del Piano
Territoriale Regionale.
La Provincia di Torino specica il divieto in aree naturali protette (nazionali,
regionali e provinciali), in aree SIC, ZPS, SIR e SIP, aree a rischio idrogeo-
logico, aree di frana. Vengono considerate potenzialmente idonee ma con
condizioni le aree con piante di pregio, quelle sottoposte a vincoli dei beni
culturali e ambientali e aree agricole in contesto metropolitano.
Commissione tecnico-consulti-
va Amministrazione comunale
Valle dAosta
Le zone allinterno delle quali risulta possibile aprire o ampliare una cava sono
unicamente quelle inserite nel Piano regionale delle attivit estrattive, rimanen-
do esclusa ogni altra porzione del territorio regionale.
Giunta Regionale
46 RAPPORTO CAVE di Legambiente
REGIONI AREE ESCLUSE PER LAPERTURA DI CAVE ORGANI INTERESSATI
NEL RILASCIO
DELLAUTORIZZAZIONE
Lombardia
Non menzionate ma da individuarsi nei piani cave provinciali. E comunque
vietata lestrazione di materiale nei corsi dacqua e nel demanio uviale
e lacuale.
Provincia
Provincia Autono-
ma di Trento
Aree ad elevato pericolo idrogeologico (risulta possibile la coltivazione solo nei
casi in cui larea estrattiva nalizzata alla mitigazione del pericolo).
Aree di protezione delle risorse idriche: aree di rispetto dei laghi, aree di
protezione uviale.
Aree di protezione di pozzi e sorgenti.
Aree ad elevata naturalit: siti e zone della rete Natura 2000, parchi
nazionali e provinciali, riserve naturali provinciali.
Beni del patrimonio dolomitico.
Area soggetta a vincolo di: beni ambientali, beni archeologici rappresentati-
vi, beni architettonici e artistici rappresentativi.
Aree agricole di pregio.
Comune
Provincia Autono-
ma di Bolzano
Valutazione da parte della Conferenza di Servizi in materia ambientale che
decide rispetto alle norme vigenti in materia di tutela dellambiente.
Ripartizione provinciale
industria
Veneto
La parte di territorio comunale interessata dallattivit di cava non pu
essere in alcun caso superiore alle seguenti percentuali della supercie
totale della zona E del Comune:
- 3% nel caso di cave di ghiaia e sabbia;
- 5% nel caso di argilla.
Provincia
Friuli Venezia
Giulia
Parchi regionali, comunali e intercomunali, fatta eccezione per le cave di
pietre ornamentali.
Regione e Comune
Emilia-Romagna
- Sono vietate le aperture di cave in aree caratterizzate da gravi alterazioni
degli equilibri ecologici nei corpi idrici, nellatmosfera e nel suolo che
comportano rischio per lambiente e la popolazione.
- E comunque vietata lestrazione di materiale nei corsi dacqua e nel
demanio uviale e lacuale.
- Zone di riqualicazione costiera.
- Aree di interesse archeologico.
Comune
Liguria
- SIC e ZPS.
- Territori individuati nella Rete ecologica regionale e zone umide.
- Aree di interferenza con i corsi dacqua appartenenti allo stesso bacino
imbrifero in cui si trovano siti Rete Natura.
Regione
Toscana
Il divieto si applica nei casi di vincoli e limitazioni duso del territorio
derivanti da disposizioni di legge con particolare riferimento alla tutela e
valorizzazione del paesaggio; viene prescritto inoltre il divieto di provocare
trasformazioni irreversibili delle falde idriche e dellassetto idrogeologico.
Ulteriori prescrizioni vengono rimandate alle Province.
Comune
Umbria
- Fiumi e torrenti e no a 100m dal piede dellargine o dalla sponda,
nei laghi e no a 100m dalla linea corrispondente alla quota del massimo
invaso.
- Aree archeologiche.
- Ambiti di coltivazione di acque minerali e termali.
- SIC, ZPS, SIR.
- Parchi ed aree naturali protette.
- Boschi di latifoglie di alto fusto, nei castagneti da frutto e nei boschi
planiziali.
- Aree con acquiferi a vulnerabilit molto elevata.
- Aree oggetto di interventi nanziati con fondi comunitari, statali e regionali.
Comune
47 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Fonte: Legambiente, 2014
REGIONI AREE ESCLUSE PER LAPERTURA DI CAVE ORGANI INTERESSATI
NEL RILASCIO
DELLAUTORIZZAZIONE
Marche
- Sedi degli alvei e zone golenali dei corsi dacqua, spiagge, fondali lacustri.
- Aree archeologiche.
- In falda e nelle aree di protezione delle sorgenti perenni, pozzi e captazio-
ni a scopo acquedottistico.
- Aree oristiche.
- Boschi di alto fusto.
- Aree bio-italy di interesse comunitario, nazionale e regionale, parchi,
riserve naturali, oasi di protezione della fauna.
- Foreste demaniali.
Comune
Lazio
- SIC, ZPS ed aree naturali protette.
- Aree a vincolo idrogeologico.
- Aree classicate a rischio per frane e inondazioni.
- Boschi aventi nalit di conservazione della biodiversit.
Comune
Abruzzo
- Parchi nazionali e regionali.
- Riserve naturali.
- Aree nei pressi di corsi uviali e a rischio idrogeologico.
- Aree di interesse archeologico.
Comune
Molise
- Aree protette a carattere nazionale o regionale.
- Zone di protezione esterna.
- Aree sottoposte a vincolo paesistico di valore eccezionale o elevato.
- Siti di interesse comunitario.
- Riserve MAB.
- Aree archeologiche.
Regione
Campania
- Aree soggette a vincolo paesistico e archeologico.
- Parchi ed aree protette, SIC e ZPS.
- Comuni privi di piano regolatore e quando i nuclei abitati si trovano a
500 metri dalle cave.
Regione
Puglia
- Aree protette a carattere nazionale e regionale e nelle relative zone di
protezione esterna.
- SIC e ZPS.
- Corsi dacqua e demanio uviali e lacuale.
- Aree prescritte dal Piano Paesaggistico Regionale e dal Piano di Assetto
Idrogeologico.
Regione
Basilicata Localit soggette a vincoli paesaggistici, archeologici e dei beni culturali. Regione e Comuni interessati
Calabria Non menzionate ma da individuarsi nel piano cave (in fase di elaborazione).
Comune (Province per il dema-
nio uviale)
Sicilia Non menzionate ma da individuarsi nel piano cave. Distretto minerario competente
Sardegna
Aree nelle quali lattivit estrattiva possa compromettere rilevanti interessi
pubblici connessi al regime idrogeologico, allassetto statico del territorio,
nonch ad eccezionali interessi naturalistici, di carattere paleontologico,
paletnologico e speleologico.
Regione
La Regione Veneto ha adottato dopo 35
anni di attesa un Piano regionale per le
attivit di cava (Prac), ancora non appro-
vato in via denitiva. Stupisce per come
in un contesto socio economico di crisi in
questa Regione non venga considerata
la diminuzione della richiesta di ghiaia e
sabbia per la crisi del comparto edilizio.
In pi c da sottolineare come la re-
alizzazione di grande opere pubbliche
48 RAPPORTO CAVE di Legambiente
come la Pedemontana, la Valdastico, il
tunnel delle Torricelle, libereranno una
quantit enorme di metri cubi di ghiaia,
pari a circa 20 milioni, tale da non dovere
far pensare allapertura di altri siti per
lescavazione.
3.1) SANZIONI, RIPRISTINO
AMBIENTALE ED AREE ESCLUSE
NELLE REGIONI ITALIANE
Lassenza dei piani cava e di una
corretta e moderna legislazione ha
come principale conseguenza quella di
determinare una enorme discrezionalit
in chi deve autorizzare le nuove cave
e nello stesso controllo del territorio,
creando un contesto in cui si fa sentire
tutto il peso delle lobby dei cavatori e
delle ecomae. In generale lesigenza di
una cornice di regole nazionali che ssi
limiti e criteri per lattivit estrattiva si
percepisce in tuta la sua urgenza anche
dallanalisi delle Leggi Regionali che pon-
gono pochissimi limiti allattivit estrattiva
e anche da piani che spesso fotografano
semplicemente le richieste dei cavatori.
Per quanto riguarda il recupero delle
aree una volta cessata lattivit di cava
in tutte le Regioni previsto a carico del
proponente. Il progetto di coltivazione
deve essere comprensivo di quello di
recupero una volta dimessa lattivit. Fi-
nalmente almeno questo aspetto stato
affrontato in maniera completa da tutte le
Regioni, ultima la Calabria con il Regola-
mento 12/2012 in attuazione alla Legge
Regionale 40 del 2009.
E emblematico il caso di molte Regioni
dove non previsto nessun piano di
recupero per le aree di cave dismes-
se, purtroppo ancora molte in Italia, dal
Piemonte alla Valle dAosta, dalla Pro-
vincia di Bolzano al Friuli Venezia Giulia,
per continuare con Liguria, Campania,
Basilicata e Puglia. Si tratta di quelle
aree abbandonate prima dellintervento
normativo da parte delle Regioni, per le
quali sarebbero necessari un censimen-
to ed una conseguente riqualicazione
ambientale. Alcune Regione, ad esempio
la Sardegna e recentemente la Cala-
bria, stanno intervenendo proprio con
bandi specici per recuperare le aree
dismesse ormai da anni.
Ancor pi imbarazzanti sono le sanzioni
previste dalle Leggi Regionali nei casi di
coltivazione illegale, abusivismo, inos-
servanza delle prescrizioni previste dalle
suddette leggi e per la mancata comu-
nicazione dei dati. Per lapertura non
autorizzata di una cava infatti si passa dal
range previsto in Piemonte (una multa
compresa tra 500 e 25.000 euro) a quel-
lo dellAbruzzo (da 516 a 10.329 euro)
per arrivare a sanzioni pi elevate come
quelle della Valle dAosta (che ha raddop-
piato recentemente queste cifre portan-
do le multe ad essere comprese tra i
3.000 ed i 18.000 euro) no agli importi
richiesti in caso di coltivazione illegale
in Umbria (tra 30.000 e 300.000 euro)
e Lazio (tra 35.000 e 350.000 euro).
Unica variazione negli ultimi 2 anni
stata quella della Liguria, dove per sono
ancora decisamente basse le ammende
in caso di coltivazione abusiva: da 5.000
a 10.000 euro. Ancor pi in negativo la
Calabria, che in questo caso prevede una
sanzione che varia tra il doppio ed il triplo
49 RAPPORTO CAVE di Legambiente
ESAME DELLE LEGGI REGIONALI:
SANZIONI, PIANI DI RECUPERO E OBBLIGO DEL RIPRISTINO AMBIENTALE
REGIONI SANZIONI PIANI DI
RECUPERO
AMBIENTALE
CAVE
DISMESSE
OBBLIGHI
RIPRISTINO
AMBIENTALE
CAVE IN
ESERCIZIO
Piemonte
Coltivazione illegale di cava: da 500 a 25.000
Inosservanza delle prescrizioni emanate: da 500 a 15.000
No Si
Valle dAosta
Coltivazione illegale: da 3.000 a 18.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 2.000 a 12.000
No Si
Lombardia
Coltivazione illegale: > 10.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 2.500 a 10.000
Si Si
Provincia Autonoma
di Trento
Ricerca e coltivazione di cave illegale e discariche per i materiali di
scarto: tra 1.000 e 6.000
Mancato rispetto delle norme di autorizzazione: tra 400 e 2.400 e
tra 1.000 e 6.000 per una maggiore gravit dellinfrazione
Installazione di impianti non autorizzati: tra 300 e 1.800
Omessa o errata comunicazione dei dati statistici: da 400 a 2.400
Si Si
Provincia Autonoma
di Bolzano
Coltivazione illegale: da 3.200 a 25.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 1.000 a 6.000
No Si
Veneto
Coltivazione illegale: > di 3.000
Inosservanza delle prescrizioni: > di 500
Si Si
Friuli Venezia Giulia
Coltivazione illegale: da 3.000 a 18.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 1.000 a 6.000
Omessa o errata comunicazione dei dati statistici: da 1.000 a 6.000
No Si
Emilia-Romagna
Coltivazione illegale: sanzione nella misura minima del doppio e massima
del decuplo del valore commerciale del materiale abusivamente scavato e
comunque > di 2.500
Inosservanza delle prescrizioni: da 1.500 a 10.000
Si Si
Liguria
Coltivazione illegale: da 5.000 a 10.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 1.000 a 10.000
Installazione di impianti non autorizzati: da 1.000 a 10.000
Errata comunicazione dei dati: da 1.000 a 10.000
No Si
Toscana
Coltivazione illegale: da 5.000 a 50.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 2.500 a 10.000
Si Si
Umbria
Coltivazione illegale: da 30.000 a 300.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 5.000 a 50.000
Si Si
Marche
Coltivazione illegale: sanzione amministrativa tra il doppio ed il quintuplo
del valore commerciale del materiale abusivamente estratto ma comunque
non inferiore a 25.000 e no ad un massimo di 250.000
Si Si
del valore economico del materiale cava-
to; un tipo di ammenda che certamente
non andr ad intaccare i guadagni di chi
cava abusivamente.
Per le altre illegalit riscontrabili la situa-
zione non varia e le ammende comminate
rimangono estremamente basse rispetto
al danno ambientale che ne scaturisce.
Per fare un esempio imbarazzante
pensare che, come avviene in Provincia
di Trento, per il mancato rispetto delle
norme autorizzative vengano applicate
multe tra i 400 ed i 2.400 euro, a mag-
gior ragione nei casi di maggiore gravit
dove la sanzione sale tra i 1.000 ed i
6.000 euro!
50 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Fonte: Legambiente, 2014
REGIONI SANZIONI PIANI DI
RECUPERO
AMBIENTALE
CAVE
DISMESSE
OBBLIGHI
RIPRISTINO
AMBIENTALE
CAVE IN
ESERCIZIO
Lazio
Ricerca illegale: tra 10.000 e 100.000
Coltivazione illegale: tra 35.000 e 350.000
Mancato permesso di vigilanza: tra 3.000 e 30.000
Inosservanza delle prescrizioni e dei vincoli contenuti nellautorizza-
zione regionale/provinciale: no a revoca autorizzazioni.
Installazione di impianti non autorizzati: no a revoca autorizzazioni.
Si Si
Abruzzo
Coltivazione illegale: da 516 a 10.329
Ricerca illegale: da 516 a 10.329
Inosservanza delle prescrizioni: da 516 a 10.329
Errata comunicazione dei dati: da 516 a 10.329
Si Si
Molise
Coltivazione illegale: > di 10.329
Inosservanza delle prescrizioni: da 2.582 a 10.329
Si Si
Campania
Coltivazione illegale ed attivit di ricerca non autorizzate: da 3.000 a
10.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 500 a 2.500
Omessa o errata comunicazione dei dati statistici: da 500 a 1.500
No Si
Puglia
Coltivazione illegale: da 1.500 a 10.000
Errata o mancata comunicazione dei dati statistici: da 100 a 1.000
Mancata cessazione dellattivit con autorizzazione scaduta: da
1.500 a 10.000
No Si
Basilicata
Coltivazione illegale: da 1.000 a 20.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 100
No Si
Calabria
Coltivazione illegale: tra il doppio ed il triplo del valore del materiale
cavato, oltre ad una somma da stabilire per il danno ambientale arrecato.
Si Si
Sicilia Coltivazione illegale: 20.710 (aggravanti con recidiva) No Si
Sardegna
Coltivazione illegale: da 2.500 a 10.000
Inosservanza delle prescrizioni: da 1.500 a 7.500
Si Si
Andando ad analizzare in dettaglio ci
che viene previsto per il ripristino
delle aree estrattive si notano molteplici
differenze di approccio.
In Valle dAosta, ad esempio, dallentrata
in vigore delle nuove norme (in particolare
con la L.R. 5 del 2008) le imprese estrat-
tive hanno dovuto presentare un progetto
di recupero ambientale molto dettagliato.
I nuovi progetti presentati devono tenere
conto di alcuni principi di base come
tecniche di coltivazione e macchinari atti
a minimizzare gli impatti ambientali gi in
fase di coltivazione, lacoerenza tra il pia-
no di coltivazione della cava e il progetto
di recupero del sito, la consultazione ed
ilrecepimento delle esigenze del territorio
e delle comunit locali e lutilizzo per i re-
cuperi ambientali di materiali compatibili
con le aree da recuperare e di essenze
vegetali e arboree adatte al contesto
ambientale. Il Piemonte al contrario non
specica molto nella propria normativa
rimandando ai Piani Provinciali e alle
Linee Guida regionali approvate nel 2002
le speciche per il recupero ambientale
delle cave anche se al momento solo la
Provincia di Novara ha un Piano Cave
51 RAPPORTO CAVE di Legambiente
1 Disegno di Legge Regionale n. 364 Misure urgenti di semplicazione delle norme regionali sulle attivit estrattive. Modiche alle leggi regionali in materia di cave
e torbiere
approvato ed in vigore. Inoltre il nuovo
disegno di legge
1
presentato a settembre
dallamministrazione regionale presenta
diverse criticit in quanto prevede sconti
sui canoni concessori per alcuni progetti
di ripristino, esclude dal pagamento del
diritto di escavazione gli interventi na-
lizzati a sistemazioni agrarie o fondiarie
(nonch al miglioramento agrario o mes-
sa in sicurezza) per determinate volume-
trie. Inserisce nella normativa regionale
listituto della proroga per le attivit che
non hanno ultimato i lavori nei termini
temporali previsti premiando di fatto chi
non ha ultimato i lavori come previsto dal
progetto e dallautorizzazione rilasciata.
Esclude losservanza delle norme a tutela
delle acque (meteroriche di dilavamento e
di lavaggio).
Demanda ai Comuni la quasi totalit delle
funzioni relative allesercizio di funzioni
in materia di cave e torbiere, facendo
venir meno qualsiasi intento pianicato-
rio sovracomunale e mettendo in seria
difcolt le amministrazioni comunali,
spesso di piccoli Comuni gi in difcolt
di risorse e competenze. Situazione simile
quella della Liguria dove nonostante
la recente approvazione di una nuova
legge in materia di attivit estrattive non
vengono specicati metodi e criteri per il
ripristino ambientale.
In Lombardia, invece, nella L.R. 14 del
1998, sono previste sia norme speci-
che per il recupero contestuale delle
attivit di cava (oltre ad essere presenti
le Linee Guida per il recupero delle aree
dismesse), sia si rimanda ai Piani Cave
provinciali, tutti approvati ed aggiornati.
Ad esempio nel Piano della Provincia di
Cremona (tra gli ultimi ad essere stato
aggiornato) vengono previsti incentivi per
il recupero delle aree estrattive a seconda
delle nalit, premiando maggiormente i
recuperi naturalistici rispetto a quelli che
prevedono la creazioni di aree sportive.
Inoltre in questa Regione qualora il pro-
getto interessi aree di particolare rilevan-
za ambientale quali ambiti di parco e di
riserva naturale deve essere stipulata una
convenzione tra lEnte gestore e lazienda
che si occupa del ripristino.
Il Friuli Venezia Giulia, con la L.R. 8 del
2008, prevede che il recupero nale delle
aree interessate dallattivit estrattiva sia
realizzato a ni naturalistici e a condizio-
ne che sia conseguita la positiva valu-
tazione di incidenza dei singoli progetti,
rimandando sostanzialmente allanalisi
caso per caso.
In Emilia-Romagna, ad esempio, dove
la normativa di settore prevede una forte
decentralizzazione, in capo alle Provin-
ce lintero tema del recupero delle aree
estrattive. Le stesse Province prevedo-
no non solo tutte le ipotesi di ripristino
ambientale con varie nalit (agricolo,
fruibilit per il pubblico, rinaturalizzazione
etc) ma specicano nei propri Piani
Cave quali sono le aree che necessita-
no un intervento specico. Il recupero
agricolo prevede la ricomposizione
di uno spessore di terreno di almeno
1 metro e la completa risistemazione
fondiaria e idraulica di riconnessione al
territorio circostante. Per assicurare un
52 RAPPORTO CAVE di Legambiente
riequilibrio paesaggistico, la copertura del
suolo attraverso limpianto di soprassuolo
arbustivo e arboreo in prevalenza autoc-
tono deve risultare non inferiore al 5%
dellarea disponibile. La rinaturalizzazione
deve avvenire mediante linsediamento e
lo sviluppo di una diffusa copertura ve-
getazionale arbustiva e arborea naturale,
stabile e autoportante, al ne di consen-
tire il riavvio di tutti i cicli biologici che
sottendono alla fertilit e alla biodiversit,
vegetale e animale. Presuppone inoltre
la massima conoscenza delle relazioni
ecologiche esistenti ante operam. Il recu-
pero a ni legati alla fruibilit pubblica dei
luoghi deve avvenire comunque con un
uso compatibile, ecologicamente soste-
nibile e in grado di estendere i beneci
ambientali ricostruiti alle aree e ai sistemi
ambientali circostanti. Si realizzano quindi
tutte le opportune sinergie, ad esempio
coordinando la gestione idraulica dei
bacini irrigui con lopportunit di creare
ambiti ricreativi e didattici (ecomusei,
parchi tematici, sport acquatici), e ambiti
di recupero forestale e agronaturalistico
(agriturismo, escursionismo equestre
ecc.), in grado di garantire leconomicit
complessiva dellimpresa.
LUmbria una di quelle Regioni che
meglio dettaglia le opere di recupero
delle aree dismesse. E specicato nella
L.R. 2 del 2000 come si devono attuare
le azioni di recupero sia durante sia in
seguito alla conclusione dei lavori di
coltivazione di cava. Lo scopo quello di
riportare larea a condizioni di naturalit
preesistenti e con un assetto nale dei
luoghi coerente e compatibile con il con-
testo paesaggistico e ambientale locale. Il
progetto deve prevedere la sistemazione
geomorfologica, idro-geologica e idraulica
dellarea, il reinserimento paesaggistico,
la destinazione nale del terreno agli usi
preesistenti o compatibile con le carat-
teristiche oggettive dei luoghi originari.
Viene specicato che per la coltivazione
di cave nelle aree boscate, oltre alla ri-
composizione ambientale, devono essere
effettuati interventi di compensazione
ambientale (con un imboschimento per
una supercie pari a quella interessata
dallintervento). Inne vengono specicati
anche i materiali adatti per il recupero
delle cave dismesse, quali terre e rocce
da scavo, materiali da scavo provenienti
dalle attivit estrattive, materiali prove-
nienti dalla prima lavorazione (frantuma-
zione, selezione-lavaggio) di materiale di
scarto.
Tra le caratteristiche della normativa
presente nelle Marche, che prevede
comunque il recupero contestuale delle
attivit estrattive, c quella che prevede,
nel caso di abbattimento di siepi e piante
appartenenti alle specie tutelate isolate,
che lautorizzazione dellattivit di cava
dovr comprovare linesistenza di soluzio-
ni tecniche alternative allabbattimento ed
il progetto di recupero dovr prevedere il
reimpianto di almeno un numero qua-
druplo delle essenze ed una supercie di
siepi pari a quella abbattuta.
La Regione Calabria, con la norma del
2009, prevede un recupero contestuale
delle aree estrattive con il coordinamen-
to tra le fasi di escavazione, riassetto e
recupero paesaggistico e ambientale del
sito. E prevista un esaustiva relazione
iniziale di tutti gli elementi conoscitivi
53 RAPPORTO CAVE di Legambiente
dellarea ed una ricomposizione dell
assetto topograco, geomorfologico,
idraulico e vegetazionale delle aree inte-
ressate dallattivit di coltivazione, idoneo
ad accogliere gli usi e le destinazioni
preesistenti e programmati dalla piani-
cazione vigente. Gli interventi privilegiano
sostanzialmente la ricostituzione della
funzionalit degli ecosistemi.
In Sardegna la L.R. 30 del 1989 non
permette di realizzare semplici opere di
mascheramento o di copertura della cave
dismesse, ma obbliga a ristabilire la fun-
zionalit ecologica e faunistica dellarea
ante operam con lavori di ripristino sia
durante sia dopo lescavazione.
Sono richieste conoscenze speciche
sullarea interessata dallattivit estrattiva
quali una base conoscitiva oristica e
tosociologia, un esame delle caratteri-
stiche climatiche e microclimatiche, la
composizione del suolo ed unaccurata
selezione delle specie vegetali preferibil-
mente autoctone.
Nonostante questo approccio positivo
molto viene rimandato al PRAE, attual-
mente non in vigore in questa Regione.
Nelle altre Regioni purtroppo non sono
specicati criteri e linee guida per il re-
cupero contestuale delle aree estrattive.
Si tratta di situazioni in cui le valutazioni
dei progetti di recupero vengono fatte
caso per caso senza entrare nel detta-
glio, come in Veneto, Lazio, Campania e
Abruzzo.
3.2) I CANONI DI CONCESSIONE
In Italia le tariffe richieste alle societ di
estrazione variano da Regione a Regione
e nella maggior parte dei casi vengono
differenziate in base al tipo di materiale
estratto. Come illustrato dalla tabella
successiva risulta evidente che laspetto
pi negativo riguarda la condizione di 2
Regioni del Sud (Basilicata e Sardegna)
che permettono il prelievo di qualsiasi
tipo di roccia senza incassare un solo
Comune di SantAnna dAlfaedo (Vr)
54 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Proprio per le quantit cavate la situazio-
ne degli inerti forse la pi drammatica,
con Regioni come Lombardia e Lazio,
dove il prelievo di materiale enorme,
che applicano canoni rispettivamente
di 0,70 e 0,30 /m
3
. Nel caso della
Lombardia comunque da sottolineare
laumento sensibile avvenuto nel corso
degli ultimi anni, visto il precedente cano-
ne di 0,44 /m
3
. Per quanto riguarda le
Legambiente 2014
REGIONE SABBIA E GHIAIA PIETRE
ORNAMENTALI
TORBA CALCARE ARGILLA
Abruzzo
1,474 Sabbia
1,179 Ghiaia
10,257 - da 0,636 a 0,956 0,652
Basilicata Gratuita Gratuita Gratuita Gratuita Gratuita
Bolzano
0,50 (0,30
pietrisco)
0,7 0,6 0,5 0,5
Calabria
0,35 (2,50 per
sabbia e ghiaia in
alveo uviale)
da 0,6 a 1,50 0,3 da 0,35 a 0,45 0,45
Campania 1,22 1,63 0 0,99 0,93
Emilia-Romagna
0,57 (no al 2013)
0,70 (da gennaio
2014)
0,26 1,03 da 0,46 a 0,52 0,46
Friuli Venezia Giulia 0,55 0,65 - 0,67 0,2
Lazio 0,3 2 0,3 0,5 0,3
Liguria 1,3 0,16 - 0,24 0,3
Lombardia 0,7 5,3 1,65 0,49 0,55
Marche 0,71 da 0,60 a 1,00 - da 0,60 a 1,40 0,42
Molise 1 2 0,5 0,3 0,5
Piemonte 0,49 0,81 0,54 0,54 0,54
Puglia 0,08 0,11 0,08 da 0,08 a 0,13 0,07
Sardegna Gratuita Gratuita Gratuita Gratuita Gratuita
Sicilia 0,25 0,4 0,3 0,3 0,3
Toscana 0,48
0,48 (marmo di
Carrara 3,60 a
tonnellata)
0,29 0,48 0,22
Trento
Deciso caso per
caso
Pordo 7,19
Deciso caso per
caso
Deciso caso per
caso
Deciso caso per
caso
Umbria 0,375 0,45 - 0,525 0,375
Valle d'Aosta 0,3 Gratuita Gratuita Gratuita Gratuita
Veneto 0,62 0,36 0,62 0,36 0,52
I CANONI NELLE REGIONI SUDDIVISI PER MATERIALE (EURO/m
3
)
Euro. Stessa situazione presente anche
in Valle dAosta fatta eccezione per il
canone applicato agli inerti, mentre la
Puglia mostra canoni talmente irrisori
da rendere lestrazione in cava quasi
gratuita.
55 RAPPORTO CAVE di Legambiente
altre aree del Paese si passa dagli 0,375
/m
3
dellUmbria agli 0,71 /m
3
delle
Marche, mentre una grande opportunit
si persa in Valle dAosta, Regione che
ha introdotto solo 2 anni fa il canone per
questo materiale, ma che lo ha ssato ad
una quota decisamente bassa: 0,30 /
m
3
. In una condizione emblematica sono
situate alcune aree del Mezzogiorno,
visto che in Basilicata e Sardegna si pu
cavare, senza distinzione di materiale,
del tutto gratuitamente, mentre in Puglia
nonostante il lungo dibattito tenutosi a
riguardo si applica ancora un canone
ridicolo, pari a 0,08 /m
3
.
In positivo bisogna segnalare il Moli-
se con 1 /m
3
richiesto per gli inerti;
interessante laumento introdotto nel
2009 dalla Regione Campania dove,
nonostante le problematiche sollevate dai
contenziosi sul P.R.A.E. e dalla necessit
di aggiornare la Legge che regolamenta
le attivit estrattive, si arrivati allintro-
duzione di canoni decisamente pi elevati
rispetto al passato con 1,22 /m
3
per
gli inerti. Al vertice in Italia si colloca la
Regione Abruzzo che grazie allulteriore
incremento dei canoni dovuto allade-
guamento ISTAT richiede per lestrazione
di sabbia 1,474 /m
3
e per la ghiaia
1,179 /m
3
. In Abruzzo interessante
anche il dibattito venutosi a creare negli
ultimi mesi sulla proposta di tassare le
attivit estrattive anche in relazione alle
aree superciali occupate, come avviene
in altri Paesi europei.
Soprattutto le novit positive riguardano
Sicilia e Calabria, dove nalmente sono
stati stabiliti i canoni per lestrazione di
tutti i tipi di materiali. In Sicilia, anche qui
dopo un lungo dibattito, il canone al mo-
mento di 0,25 /m
3
per sabbia e ghia-
ia, ma nellultima Finanziaria Regionale
viene stabilito il raddoppio del canone dal
2014. In Calabria il canone per questi
materiali stabilito a 0,35 /m
3
. In que-
sto caso per i cambiamenti sembrano
essere lenti: ancora non vengono effet-
tivamente riscossi gli introiti dei canoni,
non esiste un quadro chiaro e certo delle
quantit estratte e delle cave dismesse.
In negativo da sottolineare quanto
accaduto in Emilia-Romagna. Dellau-
mento dei canoni di concessione (ad oggi
fermi ai livelli del 1992 ad eccezione
degli inerti), si discute ormai da oltre 2
anni e, nonostante una risoluzione appro-
vata dal Consiglio impegna la Regione ad
adottare canoni di 2 /m
3
come valore
medio di riferimento, lunico cambia-
mento laumento da 0,57 a 0,70 /
m
3
per sabbia e ghiaia. Anche in Puglia,
come detto, si introdotto un canone in
seguito al raggiunto accordo tra le parti
interessate. Inizialmente le tariffe richie-
ste erano proporzionate allestensione dei
siti di cava, successivamente nel 2012
sono state introdotte tariffe basate sulla
quantit prelevata, ma con livelli irrisori.
Per quanto concerne gli altri materiali
la situazione dei canoni sicuramen-
te variegata ma anche in questo caso
presenta esempi sconcertanti; il caso
delle pietre ornamentali in aree come la
Provincia di Bolzano, con un canone di
0,70 /m
3
, dellUmbria, 0,45 /m
3
, o del
Piemonte con 0,81 /m
3
. Ancora peggio
in Puglia, 0,11 /m
3
, in Liguria, 0,16 /
m
3
, ed in Emilia-Romagna con 0,26 /
m
3
.
56 RAPPORTO CAVE di Legambiente
QUANTIT ESTRATTA DI INERTI PER REGIONE E CANONE RICHIESTO
REGIONE QUANTIT ESTRATTA (m
3
) CANONE RICHIESTO (/m
3
)
Abruzzo 1.605.550 Sabbia 1,474; Ghiaia 1,179
Basilicata 804.100 Gratuita
Bolzano 942.700 0,50
Calabria 1.198.000 0,35
Campania 97.500 1,22
Emilia-Romagna 6.304.765 0,57 (no al 2013) 0,70 (da gennaio 2014)
Friuli Venezia Giulia 764.251 0,55
Lazio 14.980.500 0,30
Liguria 0 1,30
Lombardia 13.898.280 0,70
Marche 1.143.265 0,71
Molise 414.886 1,00
Piemonte 10.989.757 0,49
Puglia 10.342.631 0,08
Sardegna 4.770.000 Gratuita
Sicilia 833.350 0,25
Toscana 2.988.655 0,48
Trento 870.000 Varia in funzione della cava
Umbria 612.980 0,375
Valle d'Aosta 208.000 0,30
Veneto 6.107.890 0,62
TOTALE 79.877.060
Fonte: elaborazione Legambiente 2014 su dati Regioni, Arpa ed Agenda 21 locali.
Le Regioni con il prelievo maggiore, come
visto, sono il Lazio e la Lombardia con
circa 15 e 13,9 milioni di metri cubi ri-
spettivamente estratti ogni anno. Queste
In quasi la totalit dei casi il canone
riscosso va a far parte del bilancio dei
singoli Comuni dove lattivit estrattiva ri-
cade, mentre in Piemonte, in Liguria e nel
Lazio il ricavato suddiviso tra Regione e
Comune, e solo nelle Marche, in Emilia-
Romagna, in Umbria ed in Lombardia
sono anche le Province a riscuotere parte
delle entrate.
Una Regione che mostra serie criticit
il Lazio, dove i livelli dei canoni risultano
ancora minimi (solo 30 centesimi a metro
cubo per sabbia e ghiaia) e pare anco-
ra lontana una politica di gestione del
territorio attenta agli aspetti paesaggistici
e naturalistici, che renda possibile il re-
cupero di cave abbandonate da decenni
e limiti lapertura di nuove, rispetto agli
interessi di chi opera nel settore.
57 RAPPORTO CAVE di Legambiente
due Regioni da sole producono oltre
il 35,3% di sabbia e ghiaia del totale.
Nonostante le enormi quantit di prelievo
esistenti in queste Regioni, il canone di
estrazione richiesto in particolare nel
Lazio estremamente basso, purtroppo
in linea con il resto del Paese. Del tutto
inadeguate risultano le richieste applicate
in territori chiave per il prelievo di inerti
come la Puglia, con oltre 10 milioni di
metri cubi estratti annualmente ed un
canone di 0,08 /m
3
, il Piemonte, quasi
11 milioni di metri cubi estratti e 0,49 /
m
3
e lEmilia-Romagna con 0,57 /m
3
e
6,3 milioni di metri cubi cavati ogni anno.
Nel panorama nazionale la tariffa pi alta
risulta quella dellAbruzzo (1,474 sabbia
e 1,179 ghiaia per metro cubo), seguito
dalla Campania (1,22 /m
3
) e dal Molise
(1 /m
3
), escludendo la Liguria (1,30 /
m
3
) che al momento non vede cave di
inerti attive presenti nel proprio territorio.
Un ragionamento a parte va fatto per le
pietre ornamentali e gli enormi guadagni
che questo mercato genera, a fronte di
spese decisamente basse anche in que-
sto caso da parte delle aziende.
Come gi segnalato esistono territori
famosi nel mondo per la tipologia di
materiale estratto. Per fare un esem-
pio concreto si deciso di calcolare gli
introiti dei bacini della pietra di Luserna
a Bagnolo Piemonte (CN), del marmo a
Carrara e della pietra di Apricena (FG).
In tutti e tre i casi risulta estremamente
evidente la sproporzione tra quanto le
casse pubbliche (Regioni, Province e
Comuni) incassano con i canoni applicati
sui materiali pregiati e quanto le stesse
aziende di estrazione guadagnano con la
vendita dei prodotti lavorati.
In particolare sorprendono i canoni irrisori
applicati in Piemonte, 0,81 euro a metro
cubo, e soprattutto in Puglia, dove a
pietre come quella di Apricena vengo-
no imposti canoni ridicoli: 0,13 euro a
metro cubo. Un caso a parte quello del
marmo di Carrara, dove solo in questo
Comune lestrazione produce quasi 15
milioni di entrate per le casse pubbliche
ma genera ben 168 milioni di euro per le
aziende. Proprio recentemente il Comune
di Carrara si vista bocciata la proposta
di aumento del canone da parte del TAR
toscano, che ha deciso quindi di lasciare
la situazione invariata. Ma in questo caso
dobbligo fare una distinzione sui ma-
teriali lavorati e venduti. Si tratta infatti di
prodotti con notevoli differenze di prezzo,
che partono da 100 euro a metro cubo
per arrivare a 1.500/2.000 euro a metro
cubo.
I GUADAGNI SULLE PIETRE ORNAMENTALI
COMUNE QUANTIT
ESTRATTA
2012 (m
3
)
CANONI
RICHIESTI
(EURO/m
3
)
ENTRATE
DERIVATE DAI
CANONI (EURO)
PREZZO DI VENDITA
PRODOTTO LAVORATO
(EURO A METRO CUBO)
VOLUME DAFFARI
ANNUO CON PREZZI DI
VENDITA (EURO)
Bagnolo Piemonte 234.000 0,81 189.540 83,85 19.620.000
Carrara 590.000 5,09 14.800.000 284,61 168.000.000
Apricena 120.000 0,13 15.600 65,5 7.860.000
Fonte: Legambiente su dati Regioni e Comuni
58 RAPPORTO CAVE di Legambiente
COSA SUCCEDE
NEL RESTO DEUROPA 4
RIDURRE IL PRELIEVO: RICICLARE
E RIUTILIZZARE I RIFIUTI INERTI
DEL SETTORE EDILIZIO
Per ridurre lestrazione di materiali di
cava bisogna guardare a quanti riuti
inerti ogni anno vengono posti in disca-
rica nel nostro Paese. La quantit pari
a circa 45 milioni di tonnellate (su circa
850-900 del totale europeo) che, corret-
tamente lavorati possono diventare una
eccellente alternativa agli inerti e agli ag-
gregati per il cemento. E questa la strada
intrapresa nei principali Paesi vicini. Dove
una politica di progressiva riduzione del
conferimento degli scarti edili in discarica
accompagnata da un attenta incentiva-
zione del riciclo per tutti gli usi compatibili
sta consentendo di ridurre il prelievo di
materiali nelle cave e di aumentare ogni
anno la quantit di materiale riciclato e
riutilizzato nellindustria delle costruzioni.
PRODUZIONE DI RIFIUTI DA COSTRUZIONE E DEMOLIZIONE NEI PAESI MEMBRI E RELATIVE PERCEN-
TUALI DI RICICLAGGIO E CONFERIMENTO IN DISCARICA
PAESE PRODUZIONE DI C&D
(TONNELLATE PRO CAPITE)
% MATERIALE RICICLATO
O RIUTILIZZATO
% MATERIALE CONFERITO IN DISCARICA O
INCENERITORE
Olanda 1,47 95 5
Danimarca 0,83 93 7
Germania 0,88 91 9
Belgio 1,06 86 14
Regno Unito 0,91 82 18
Irlanda 0,63 80 20
Austria 0,81 76 24
Finlandia 1,00 54 46
Francia 0,99 45 55
Svezia 1,14 21 79
Spagna 0,74 14 86
Italia 0,80 9 91
Media UE 27 1,09 46 64
Fonte: Eurostat 2009 e UEPG 2011
Dalla Tabella si pu osservare come lIta-
lia sia molto indietro nel recupero di riuti
da Costruzioni e Demolizioni mentre
in altri Paesi dEuropa siano ormai una
59 RAPPORTO CAVE di Legambiente
realt affermata le tecniche di riutilizzo
e riciclaggio degli stessi materiali; ci
permette di arrivare a quote elevatissime
come nei casi di Germania, Olanda e
Danimarca che secondo i dati pi ag-
giornati riciclano tra il 90 e il 97% dei
riuti C&D. Ancora pi clamorosi i dati di
Paesi, come il Regno Unito ed in parte di
Francia e Spagna, che sino a 10 anni fa
mostravano percentuali bassissime. Nel
Regno Unito la percentuale di riuti C&D
nel 1999 era pari al 40%, mentre addi-
rittura in Francia si fermava al 15% ed in
Spagna a meno del 5%; a dimostrazione
che gli interventi normativi ed il mercato
hanno generato una liera importante in
termini di numeri.
Il caso di Copenaghen rappresenta
lesempio pi emblematico nellambito
del recupero e del riciclaggio dei riu-
ti inerti di costruzione e demolizione
(compresi anche i materiali di scavo); una
legge del 1988 ha imposto alle imprese
edili e industriali di adottare sistemi di
demolizione selettiva e di riciclaggio, e ai
Comuni lobbligo di assicurare impianti in
grado di trattare i quantitativi di materiali
recuperati sul territorio. Per incentivare il
mercato dei materiali recuperati, stata
introdotta sia una tassa sulla discarica
(pari al 10-15% del costo di messa a
discarica), sia una tassa sullestrazione
dei materiali primari. Gi nel 1996 si
raggiunto lobiettivo di riciclare materiali
pari al 90% dei riuti prodotti, coprendo
in questo modo il 20% della domanda di
aggregati. Inoltre, stata fatta la scelta
di localizzare gli impianti di trattamento
in prossimit degli agglomerati urbani
in modo da ottimizzare i ussi di traf-
co imputabili al sistema di recupero e
riciclaggio.
Gli esempi che provengono dai Paesi del
vecchio continente aprono la discussione
a due temi fondamentali: quello dei cano-
ni di concessione e quello della riduzione
di prelievo del materiale vergine.
Il contesto europeo pone in evidenza
alcune realt che hanno stabilito nor-
me stringenti nel settore estrattivo. Il
tema delle tariffe, come visto stret-
tamente legato alle quantit cavate ed
alla possibile innovazione del comparto
estrattivo, viene affrontato in molti casi
in modo nettamente diverso dal caso
italiano. Il Regno Unito in particolare pu
vantare livelli di tassazione decisamente
allopposto rispetto a quanto accade in
Italia. Gi nellAprile del 2002 stata
introdotta limposta sullestrazione di
sabbia e ghiaia da cava (Aggregate Levy)
a livello nazionale. Inizialmente limporto
corrispondeva a 3,26 /m
3
, lequivalente
del 20% del prezzo medio di mercato.
Lobiettivo primario di questo canone,
che pone il Regno Unito al primo posto
in Europa per la tassazione sulle attivit
estrattive, stato quello di ridurre i costi
ambientali connessi alle operazioni di
estrazione, come rumore, polveri, limpat-
to visivo, perdita di comfort e danni alla
biodiversit, andando a formare un fondo
unico nazionale per tutti gli interventi
di ripristino e manutenzione ambientali
(Aggregates Levy Sustainability Fund).
Un altro esempio virtuoso quello della
Svezia. Nel 1996 stato introdotto un
60 RAPPORTO CAVE di Legambiente
canone di circa 0,74 /m
3
su sabbia e
ghiaia; in seguito a due aumenti, uno nel
2003 ed uno nel 2006, questa tassa
arrivata a circa 1,91 /m
3
. Un obiettivo
ssato dal Governo centrale per diminuire
costantemente il prelievo di materiale da
cava quello di arrivare al massimo a 16
milioni e 200 mila metri cubi di materiale
estratto ogni anno a partire dal 2010,
obiettivo solo in parte raggiunto e rivisto
per il 2020.
Per quanto riguarda i risultati raggiunti
in Europa sul riciclo di materiale inerte
anche in questo caso esistono esempi
virtuosi. La Danimarca rappresenta un
caso interessante a cui fare riferimento.
Il Paese scandinavo si mette in evidenza
per il massiccio utilizzo di aggregati rici-
clati, grazie alla normativa introdotta nel
1987 per cui ogni tonnellata di riuti da
Costruzione e Demolizione (C&D) portati
in discarica o inceneriti veniva tassata per
5,3 . Gli effetti sono stati immediati ed
i riuti C&D in discarica sono passati dal
82% del 1985 al 6% del 2004. Nel 1993
inoltre la tassazione stata aumentata e
per i riuti portati in discarica si arrivati
a 45 per tonnellata per terminare que-
sto processo nel 1998 quando il canone
arrivato a 50 per tonnellata. Grazie
a questa attenta politica le stime sul
riciclaggio di aggregati mostrano per la
Danimarca i migliori risultati continentali
con oltre il 90% di inerti riciclati. Il ciclo
virtuoso cos generato ha portato ad una
minore richiesta di apertura di cave vista
leconomicit degli aggregati riciclati
e lindiscutibile vantaggio generato in
termini ambientali per tutto il Paese.
Sotto questo aspetto drammatica la si-
tuazione italiana, in cui i riuti da C&D,
oltre a non essere recuperati, vedono un
costante aumento: nel 2007, 52 milioni
di tonnellate, nel 2008, 53,2 milioni di
tonnellate, nel 2009 si arrivati addirittu-
ra a 56,7 milioni (Fonte: ISPRA).
Un altro caso positivo viene sempre dal
Regno Unito. Con lintroduzione della
tassa si ridotta sensibilmente la do-
manda di aggregati vergini e si incorag-
giato luso di materiali alternativi, come
aggregati secondari o riciclati. In questo
modo si raggiunto e superato in pochi
anni il 90% del riciclo dei materiali da
Costruzione e Demolizione (C&D), quota
che in Italia ferma da tempo al 10%. Un
altro elemento che ha reso possibile que-
sto cambiamento stato quello dellin-
troduzione della tassa sul conferimento in
discarica del materiale C&D gi nel 1996
(oltre 22 a tonnellata) unitamente allo
sviluppo concreto di aggregati articiali
che, grazie ai miglioramenti tecnici degli
ultimi anni, hanno permesso una consi-
stente riduzione del materiale impiegato
per la realizzazione delle infrastrutture
ponendo questo Paese allavanguardia
nella ricerca del settore.
In Europa sono stimati tra gli 850 ed
i 900 milioni di tonnellate i riuti da
costruzione e demolizione prodotti,
pari al 35% della produzione totale di
riuti europei. La media dellUE di
1,09 tonnellate/anno pro-capite ma con
molte variazioni nazionali: per i Paesi con
unalta produzione di riuti da costruzione
e demolizione pro-capite, come Francia,
Germania e Irlanda, corrisponde un al-
61 RAPPORTO CAVE di Legambiente
trettanto elevato livello di riciclaggio (tra 2
e 3,5 ton/ab./anno). Mentre Nazioni con
una minore produzione, come Austria, il
Belgio, Danimarca, Estonia, Regno Unito
e Olanda, mantengono, comunque, un
buon livello di riciclaggio, che oscilla tra
le 0,5 e le 1,5 ton/ab./anno.
Dai dati percentuali della quantit di riuti
da C&D riciclati nei Paesi europei, emer-
ge come siano soprattutto quelli del Nord
(a cui aggiungere la Norvegia) a registra-
re una percentuale di riciclaggio supe-
riore del 60%. Addirittura in Germania,
Danimarca, Irlanda, Olanda, ma anche in
Estonia, la media supera l80%.
La condizione italiana ancor pi grave
rispetto ad alcuni obiettivi ben precisi s-
sati dallUE; una recente Direttiva infatti,
la 98/2008, ssa per il 2020 lobiettivo
di riciclare almeno il 70% dei riuti
inerti. In questo quadro ancor pi
urgente intervenire nellincentivare le
aziende che lavorano nel campo del re-
cupero e riciclo di questo tipo di materiali
ed al contrario scoraggiare il prelievo da
cava con canoni di concessione adeguati
al disagio ambientale ed ai guadagni
dellindotto estrattivo. A livello ambientale
tutto ci fondamentale se si pensa che
occorrono no a 400 tonnellate di inerti
per costruire una casa, 30.000 per un
chilometro di strada e 300.000 per uno
stadio. Nel mercato attuale due terzi degli
inerti sono impiegati per la costruzione
di fabbricati, mentre il rimanente terzo
suddiviso tra trasporti e infrastrutture.
La possibilit di riciclare materiale inerte
deve essere vista come una grande
opportunit per le imprese del settore
anche per la naturale localizzazione dei
macchinari necessari proprio nellambito
dei poli estrattivi, vista la loro ubicazione
e le vie di trasporto a cui sono gi legate
per il passaggio del materiale di cava.
Comune di Caserta
62 RAPPORTO CAVE di Legambiente
LA DISTRUZIONE
DEL PAESAGGIO 5
Per comprendere meglio il degrado
provocato dalla cattiva gestione delle
attivit estrattive e dal numero purtroppo
sempre costante di siti in attivit sono
emblematici alcuni casi che coinvolgono
tutto il territorio italiano, dalla Toscana al
Piemonte, dalla Campania al Lazio, dalla
Lombardia al Veneto.
LE CAVE/DISCARICHE
IN PROVINCIA DI BRESCIA
Uno dei Comuni della Lombardia con
maggiore concentrazione di cave
Montichiari. Lattivit estrattiva qui si
concentra nella zona Nord-Ovest della
citt, nella brughiera, dove la particolare
conformazione morfologica del sotto-
suolo, composto da uno strato di 20-30
metri di ghiaia e sabbia e una falda ad
una profondit di 30-35 metri, la ren-
de particolarmente adatta allattivit di
escavazione. La presenza di cave dette di
fossa ha consentito a partire dagli anni
80 linsediamento di 11 discariche,
di cui attualmente 7 risultano esau-
rite e 4 attive, trasformando unarea
consistente, inizialmente destinata ad
essere ripristinata a territorio agricolo,
in un ricettacolo di riuti da 10 milioni di
metri cubi stimati. Ai problemi di trafco,
polveri, inquinamento degli impianti di
escavazione delle 12 aziende presenti
Impianti di produzione di sabbia e ghiaia nel Comune di Montichiari (Bs)
63 RAPPORTO CAVE di Legambiente
sul territorio si aggiungono quindi quelli
derivanti dalle discariche, nelle quali ven-
gono depositate ogni giorno riuti urbani
e assimilabili, speciali pericolosi, non
pericolosi e tossico-nocivi. In un periodo
di crisi di tutta la liera edilizia il pericolo,
gi concreto nel territorio di Montichiari,
che diventi ancora pi conveniente,
anche per i cavatori, sostituire il ripristino
ambientale e contestuale previsto dalle
convenzioni con i Comuni e dalla legge,
con lattivit di discarica, economicamen-
te molto vantaggiosa, con conseguente
sfruttamento dello stesso suolo per due
attivit ambientalmente molto impattanti.
Senza considerare la crescente preoccu-
pazione della popolazione di Montichiari e
della vicina frazione di Vighizzolo, confer-
mata da uno studio epidemiologico della
ASL di Mantova che rileva un numero
crescente di alcune patologie importanti
avvicinandosi al conne della Provincia
di Brescia. Analisi questa riportata per
altro dalla relazione di inizio 2013 della
Commissione Parlamentare dinchiesta
sulle attivit illecite connesse al ciclo dei
riuti.
A tutto ci si deve aggiungere la grande
quantit di estrazioni autorizzate dallulti-
mo Piano Cave della Provincia, con 10,7
milioni di metri cubi previsti per il decen-
nio di validit del Piano solo per sabbia
e ghiaia, ed una estensione complessiva
delle aree interessate pari a 2,57 milioni
di metri quadrati.
Cava di sabbia e ghiaia nel Comune di Montichiari (Bs)
64 RAPPORTO CAVE di Legambiente
IL BACINO MARMIFERO
DI BRESCIA
Unaltra area storica del marmo, meno
conosciuta probabilmente del distretto
di Massa Carrara ma del tutto simile per
intensit di escavazioni e problematiche
ambientali, si trova a ovest della citt di
Brescia allinterno di un territorio collinare
dove nel corso degli anni si sviluppata
oltre allattivit estrattiva anche tutta
una liera di lavorazione secondaria del
marmo. Una struttura produttiva caratte-
rizzata da piccole-medie aziende e grandi
produzioni industriali che si snoda tra i
Comuni di Botticino passando per la valle
di Nuvolera per giungere al Comune di
Vallio Terme attraversando un paesaggio
ormai lunare caratterizzato da enormi
crateri che come ferite aperte fram-
mentano il paesaggio di questo lembo
di fronte Retico Prealpino. Nel Comune
di Botticino si situano 10 cave attive, in
quello di Nuvolera addirittura 37.
Le regole stabilite dalla Legge della
Regione Lombardia n.14/1998, per cui
lesercizio dellattivit di escavazione
costituisce attivit temporanea e transi-
toria rispetto alla normale destinazione
Cava di Calcare nel comune di Mazzano (Bs)
65 RAPPORTO CAVE di Legambiente
naturalistica ed alla trasformazione del
territorio e che continua asserendo
che non consentita alcuna attivit di
escavazione senza piani di restituzione e
fruibilit del territorio sembrano essere
state sconfessate.
Nellattenta osservazione del territorio
infatti si verica che questo importante
enunciato, per una concomitanza di
interessi non quasi mai stato applicato
e costantemente disatteso. Da un lato
infatti la lobby dei cavatori si sempre
attivata ad ogni revisione decennale
del piano provinciale cave per ottenere
sempre maggiori quantitativi da escava-
re, dallaltra parte gli enti locali, a cui
demandato dalla Legge Regionale il solo
compito di vigilanza e di controllo, conti-
nuano a trarre le risorse economiche per
incrementare le entrate dei loro bilanci.
Allinterno di queste dinamiche si crea-
to un corto-circuito nel quale ovviamente
Mazzano (Bs)
66 RAPPORTO CAVE di Legambiente
a prevalere sono gli interessi di natura
economica a scapito del consumo del
territorio. Aggravati ulteriormente dalla
stagnazione del settore lapideo tradi-
zionale, dovuta alla crisi economica di
questi ultimi anni, che ha portato ad uno
strisciante slittamento del bacino estrat-
tivo da materiale ornamentale a sito per
ricavare carbonato di calcio e frantoiati.
Attivit queste portate avanti con modali-
t ed intensit estrattive caratterizzati da
tempi rapidi di esaurimento della placca
marmifera soprattutto se rapportati alla
tradizionale escavazione della pietra
ornamentale da taglio.
Questo fenomeno testimoniato dallin-
gresso di grandi gruppi industriali sul
territorio e dai loro tentativi di insediare
impianti per produrre premiscelati per
ledilizia piuttosto che nuovi cementi-
ci o lutilizzo di questo materiale per
creare fondi stradali per la BRE-BE-MI,
lautostrada direttissima Brescia-Milano.
Impianti che, data la gravit dellinquina-
mento dovuto alla polveri sottili, precipi-
terebbe gli abitanti che devono convivere
con queste realt economiche in una
situazione insostenibile.
Le indagini ambientali ed epidemiologi-
che, commissionate dagli Enti Locali su
richiesta delle associazione ambientaliste
presenti sul territorio fra cui Legam-
biente, hanno evidenziato che le polveri
sottili attualmente rilevate PM10 PM2,5,
costituiscono un gravissimo pericolo per
la salute pubblica, ed in particolare per i
soggetti pi deboli, quali anziani e bambi-
ni, che si traduce nellaumento di malat-
tie polmonari, cardiovascolari e tumori.
GLI INERTI ESTRATTI
NEL TICINESE
In Piemonte sono presenti 473 cave
attive e 224 tra siti dismessi ed abbando-
nati. Si tratta quindi di una Regione con
una notevole quantit di attivit estrattive,
diffuse sia nelle zone di collina sia in
quelle di pianura.
Nellarea golenale del Ticino, tra le
province di Novara e Varese, sono stati
scavati negli ultimi anni milioni di metri
cubi di terreno ed i conseguenti crateri
creati sono stati utilizzati per il conferi-
mento di riuti speciali. Si tratta di una
procedura purtroppo lecita e comune ad
altre aree del Paese, e che vedr un sicu-
ro proseguimento se il Piano delle attivit
estrattive della Provincia di Novara (Paep)
consentir, come previsto, nei prossimi
dieci anni di cavare 18 milioni di metri
cubi di materiale in tre aree ben denite:
il bacino dellAgogna, quello dellEst Se-
sia e quello dellOvest Ticino. Le principali
localit interessate dalle attivit estrattive
sono quelle di Romentino, Trecate e
Cerano, tutti Comuni del novarese, da cui
si preleva il 70% del materiale dellintera
Provincia.
Il Comune di Romentino rappresenta un
esempio lampante di ci che lattivit
estrattiva ha creato nel corso dei decen-
ni. Si tratta di un piccolo paese di poco
pi di 5.000 abitanti che popolano una
supercie di circa 17 chilometri quadrati
occupati, per la maggiorparte, da siti
estrattivi. Una foto satellitare o, pi sem-
plicemente, una passeggiata in bicicletta
per la campagna in direzione ume Ticino
67 RAPPORTO CAVE di Legambiente
conferma la proiezione: buchi, laghetti,
montagne di terra, processioni di mezzi di
trasporto.
Anche a Cameri la situazione non
migliore visto che una delle cave presenti
sta per essere ampliata passando dagli
attuali 188 mila metri cubi annui cavati a
quota un milione di metri cubi.
Si tratta quindi di una cava che decuplica
il suo volume di scavo. Allesame della
Provincia arrivata infatti la richiesta di
ampliamento della cava di inerti con con-
testuale recupero ambientale che preve-
de la realizzazione di unarea naturalistica
con possibilit di fruizione pubblica.
Spostandoci di pochi chilometri, sul
lato lombardo in Provincia di Varese,
si registra una situazione analoga, con
numerose cave di inerti attive e progetti
di ampliamenti.
In particolare nella Valle della Bevera,
nelle vicinanze di Cantello, nato un co-
mitato di protesta che raggruppa decine
di associazioni in seguito alla decisione di
Provincia e Regione di ripristino ambien-
tale della cava situata sulla collina Tre
Scali, inattiva da ben 25 anni. In realt il
piano prevede una sistemazione ambien-
tale che permette lescavazione di 1,5
milioni di metri cubi di ghiaia per realiz-
zare dei gradoni di 8 metri daltezza luno
per 4 di larghezza che partono dai 418
metri sul livello del mare no a 320 metri.
Questopera contestata anche per il
concreto pericolo di danneggiamento del-
le falde acquifere che riforniscono oltre il
60% del fabbisogno idrico del capoluogo
Varese.
Ma risalendo il percorso del Ticino ed
osservando le sponde del Lago Mag-
giore si incontrano altre gravi situazioni
di degrado paesaggistico derivato dalle
attivit estrattive, sia in Lombardia sia in
Piemonte. Si tratta di cave di marmo ed
altre pietre ornamentali non pi in attivit
e lasciate ad uno stato di completo ab-
bandono.
LE CAVE IN VENETO
Lattivit estrattiva in Veneto il prodotto
di una normativa regionale incompleta
che risale alla Legge 44 del 1982 e che
per effetto della mancata redazione del
Cava di Calcara nella provincia di Verona
68 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Piano per le Attivit Estrattive, non ha
mai ottenuto efcacia e vive tuttoggi in
regime transitorio.
Lassenza di una reale pianicazione del
settore ha dato il via ad uno sviluppo
diffuso e irregolare delle attivit di colti-
vazione, fuori da quelle che erano le reali
esigenze produttive e di tutela ambienta-
le, che ad oggi, in un periodo caratteriz-
zato dalla crisi del settore estrattivo, si
tradotta in decine se non centinaia di siti
inattivi o dismessi.
Negli ultimi quarantanni in Veneto si
sono autorizzate oltre 1.500 cave tra
sabbia, ghiaia, detriti e pietre lucidabili.
A queste si devono sommare inoltre le
cave cos dette di prestito per lattua-
zione di opere di interesse nazionale e le
estrazioni abusive perpetrate negli alvei
dei umi e dei torrenti che, in assenza di
sanzioni incisive (la camera di commercio
ssa indicativamente in sei euro il prezzo
di vendita di un metro cubo di ghiaia e la
multa per un metro cubo estratto illeci-
tamente pari a soli 2 euro), hanno reso
conveniente lelusione dei diversi iter
autorizzativi.
Sono circa 600 invece i siti di cava in
montagna nelle due provincie vene-
te occidentali, Verona (in particolare
basterebbe pensare alle 76 cave attive
presenti nel solo Comune pedemontano
di SantAnna dAlfaedo) e Vicenza, distri-
buiti in ambienti prevalentemente boscati
che, per effetto dellassenza di regole
sulle modalit di escavazione, hanno
Cava di marmo nel comune di SantAnna dAlfaedo (Vr)
69 RAPPORTO CAVE di Legambiente
prodotto nel tempo fronti no a 50-100
metri di altezza, di fatto irripristinabili
se non attraverso nuove trasformazioni.
Non a caso nelle due recenti proposte
di PRAC (Piano Regionale per le Attivit
di Cava) si introdotta una trasforma-
zione del concetto di ripristino delle
attivit estrattive dismesse a favore del
recupero ambientale, nella convinzione
dichiarata che non sia pi ripristinabile
un luogo modicato nella sua morfo-
logia dalle attivit di coltivazione. Se
tale concetto valido signica che, per
il legislatore, con il termine recupero
ambientale si intende qualcosa daltro
dal riconsegnare alle attivit agricole la
porzione di territorio provvisoriamente
utilizzata con altre funzioni, dato che solo
nelle aree agricole possono sussistere le
attivit estrattive.
IL MARMO DELLE ALPI APUANE
Le Alpi Apuane rappresentano un caso
emblematico di convivenza fra il pi
grande comprensorio estrattivo di pietre
ornamentali del mondo e il principale
Parco Naturale della Regione Toscano.
Ogni anno infatti nel solo distretto di
Carrara si estraggono circa 1 Mln di
tonnellate di marmo in blocchi e 4 Mln
di detriti con effetti impressionanti non
solo al livello paesaggistico. Il risultato
dellattivit dei circa 100 siti estrattivi
presenti tuttaltro che invisibile: cime
mozzate, crinali incisi, discariche
minerarie (ravaneti) visibili a chilometri di
distanza, milioni di tonnellate di terre di
cava abbandonate, inquinamento delle
falde acquifere. A questo si aggiunga la
difcile convivenza a cui sottoposta la
Alpi Apuane - Distretto marmifero del marmo di Carrara
70 RAPPORTO CAVE di Legambiente
popolazione dei comuni limitro esposta
a polveri, rumore e vibrazioni causate
dellintenso trafco di mezzi pesanti.
Oggi il Comune di Carrara incassa dal
marmo circa 15 milioni di euro lanno:
una bella cifra che per sarebbe 2-3
volte superiore se venissero introdotte
modiche ad un Regolamento, quello
degli agri marmiferi, che impone canoni
slegati dal valore di mercato del materiale
estratto e permette di fatto la totale esen-
zione per circa un terzo delle cave oggi
considerate praticamente private.
Ai tentativi di modica dellattuale quadro
normativo infatti si oppone una lobby,
quella dei cavatori del marmo, estrema-
mente agguerrita e contraria a perdere
vantaggi che risalgono addirittura al
1751. In queste settimane in atto un
durissimo scontro per le previsioni del
nuovo Piano Paesaggistico Regionale che
prevede lestensione degli ambiti di tutela
nellarea delle Apuane. I violenti attacchi
nei confronti dellassessore allUrbanisti-
ca Marson e delle associazioni ambienta-
liste sono la riprova di quanto sia delicata
la questione paesaggistica e economica
in questa area dItalia e quanto sia urgen-
te intervenire.
In positivo va detto che dallaprile 2012,
grazie allapertura della strada dei marmi,
il trafco pesante non attraversa pi la
Sito estrattivo del marmo di Carrara
71 RAPPORTO CAVE di Legambiente
citt di Carrara: un grande sollievo per
la popolazione, ma pagato a caro prezzo
(120 milioni di euro), e interamente a
carico dei cittadini nonostante la strada
sia ad uso esclusivo del marmo.
Insomma, il marmo di Carrara non ge-
stito come bene comune, ma arricchisce
pochi: ecco perch, nonostante il suo oro
bianco, Carrara il secondo Comune
capoluogo pi indebitato dItalia. (Dato
pubblicato dalla Cgia di Mestre).
LA DISTRUZIONE DELLE COLLINE
A CAMPIGLIA MARITTIMA (LI)
Nel resto della Toscana la situazione
rimane comunque di forte presenza di
attivit estrattive a causa delle 390 cave
in funzione e circa 1.500 tra abbandona-
te e dismesse.
Continua ad essere uno dei casi pi cla-
morosi, per la devastazione paesaggistica
ed ambientale che ne deriva, quello delle
Cava di calcare osservata dal sito archeologico della Rocca San Silvestro nel comune di Campiglia Marittima (Li)
72 RAPPORTO CAVE di Legambiente
cave sulle colline di Campiglia Marittima
e di San Vincenzo, in Provincia di Livorno,
con 5 cave presenti. Larea interessata
ricade allinterno di un SIC (Monte
Calvi di Campiglia) e di unarea naturale
protetta istituita proprio dal Comune di
Campiglia Marittima per la particolare
importanza naturalistica del territorio. Ad
aggravare il contesto la presenza, mes-
sa a rischio, del Parco Archeo-minerario
La cava di Monte Valerio nel comune di Campiglia Marittima (Li)
73 RAPPORTO CAVE di Legambiente
di San Silvestro e della Rocca medievale,
entrambi siti culturali di notevole im-
portanza ormai circondati dalle cave. La
prima denuncia per questa condizione
decisamente critica era arrivata gi nel
2007 da parte dellarcheologo Riccardo
Francovich: La cava di Monte Calvi di
Campiglia Marittima va chiusa, lattivit
estrattiva non pi compatibile con la
fruizione del Parco archeominerario di
San Silvestro.
Si tratta di una battaglia aperta tra
ambientalisti e fautori del Parco con-
tro i piani di cava di Monte Calvi
dellAmministrazione, che prevedono
che lattivit estrattiva del calcare per le
acciaierie di Piombino prosegua no al
2018. La cava in questione contigua al
perimetro del Parco, due attivit giudica-
te incompatibili anche per le mine fatte
brillare che affermava ancora Franco-
vich - hanno provocato lesioni nellantica
Rocca di San Silvestro e, con la caduta
dei sassi, messo a repentaglio il pas-
saggio dei visitatori lungo di itinerari del
parco archeologico e minerario.
Laspetto pi assurdo che la cava
inizialmente sfruttata solo per le neces-
sit allinterno del ciclo siderurgico delle
fabbriche di Piombino, cresciuta no a
oltre 1 milione di tonnellate di materiale
allanno dopo la decisione nel 1998 di
liberalizzare la vendita del calcare da par-
te del Comune. Presidente della Societ
che opera nella cava oggi lex Sindaco
di Campiglia. La concessione prevede
che lattivit estrattiva non si fermi prima
del 2018, ma con i ritmi attuali facile
immaginare che la collina alle spalle di
Campiglia per quella data non esista pi.
LA MINACCIA DI UN NUOVO SITO
ESTRATTIVO A SAN GEMINI (TR)
Anche a San Gemini, in Provincia di Terni,
incombe la minaccia dellapertura di una
nuova cava, tra laltro in un periodo stori-
co in cui la richiesta di materiale risulta in
netto calo. Il sito dovrebbe vedere estratti
sabbia e argilla e subito si formato un
comitato cittadino contrario al progetto,
che va ad intaccare unarea di campagna
incontaminata. Il Comune di San Gemini
ha espresso parere negativo al progetto
ma lultima parola spetta alla Conferen-
za di Copianicazione della Provincia di
Terni.
I cittadini ritengono che San Gemini abbia
gi dato il proprio contributo avendo gi
nel proprio territorio una cava mentre un
secondo sito estrattivo, della grandezza di
5 ettari, rappresenterebbe una ferita in-
delebile poich larea boscosa interessata
rappresenta uno degli ultimi residui della
foresta primaria che in tempi preistorici
ricopriva gran parte della zona collinare
della bassa Umbria ma soprattutto per-
ch il lavoro di estrazione del materiale
ed il passaggio dei mezzi di trasporto
in strade di campagna causerebbe un
serio pericolo alla pubblica incolumit per
lelevato rischio di incidenti stradali, per
la notevole emissione di polveri nelle aree
interessate e lalto grado di inquinamento
acustico.
LA RIAPERTURA DELLA CAVA
DI GUALDO TADINO (PG)
Anche in una Regione poco estesa come
lUmbria la presenza di numerose cave, in
questo caso 97 attive e 77 tra dismesse
74 RAPPORTO CAVE di Legambiente
ed abbandonate, genera criticit notevoli
nel territorio su cui ricadono.
Come in molte aree dItalia il proble-
ma cave ha interessato e coinvolto un
numero crescente di cittadini che si sono
uniti formando veri e propri comitati. E
il caso del Comitato No Cave di Gualdo
Tadino (PG), dove sono al momento attive
7 cave, nato contro la variante al Piano
Regolatore del Comune che prevede
la riapertura di alcune cave di montagna
dismesse (in localit Vaccara), e che ha
visto lapporto di Legambiente Umbria. In
questo caso quello previsto non pu es-
sere considerato unintervento di ripristi-
no o risanamento ambientale, bens una
vera epropria riapertura dei siti di cava,
tra laltro rappresentando una pratica
non ammessa dalla normativa regionale.
La vertenza del comitato, culminata nel
febbraio del 2010 con la presentazio-
ne del ricorso al TAR e della richiesta
di sospensiva,ha messo in evidenza
come, se questo progetto andr in porto,
potranno essereestratti da un unico sito
2.700.000 metri cubi di materiale nei 10
anni di attivit programmati.
In unterritorio montano come quello in
questione,gi ampiamente sfruttato da
attivit estrattive e che si trova in prossi-
mit di sorgenti e punti di captazione di
acqua ad uso civile di interesse regiona-
le,come il pozzo Vaccara ed il torrente
del Rio Vaccara, e nelle vicinanza delsito
archeologico di Colli dei Mori, il riavvio
delle attivit estrattive senzaltro da
considerare come fenomeno dannoso
per la collettivit. Tra gli altri aspetti la
riapertura di queste aree non portereb-
be beneci economici al territorio vista
lesiguit dei canoni di concessione della
Regione Umbria, tra gli 0,37 e gli 0,52
euro a metro cubo a seconda del mate-
riale estratto, mentre dal punto di vista
ambientale i danni sarebbero notevoli,
soprattutto se si considera che il ripristi-
no delle aree, obbligatorio da parte del
proponente, troppo spesso non viene
rispettato.
A SUD DI ROMA
SCOMPAIONO LE COLLINE
E impressionante limmagine per chi
oggi percorre le strade ed il Grande
Raccordo Anulare, sta scomparendo un
territorio di colline letteralmente divorato
da un attivit estrattiva vorace. Come se-
gnalato gi nel 2008 dal dossier Il punto
sulle cave in Italia, nella zona tra Ponte
Galeria e Malagrotta, nelle immediate vi-
cinanze di Roma, lestrazione di sabbia e
ghiaia sta facendo diventare pianeggiante
un territorio originariamente caratterizzato
dalla presenza di dolci colline.
Non a caso nel Comune di Roma risul-
tano attive 32 cave di cui buona parte
concentrata in questarea che presenta
un numero elevatissimo di aziende e di
concessioni ma di cui nessuno sembra
rendersi conto del devastante effetto
complessivo che si sta generando. Ancor
pi allarmante il dato sulle cave dismes-
se con addirittura 59 siti.
Questi enormi sbancamenti di mate-
riali per usi edili come la sabbia e la
ghiaia appaiono quanto mai assurdi
in una citt come Roma che se orga-
nizzasse il riciclo degli inerti potrebbe
tranquillamente ridurre il prelievo da
cava, magari innescando anche un serio
75 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Foto satellitare dellarea compresa tra Ponte Galeria e Malagrotta - 2012
processo di rinnovamento del parco
edilizio esistente, puntando quindi sui
riuti da Costruzione&Demolizione. Una
impostazione e attenzione al ciclo dei
materiali che dovrebbe coinvolgere gli
stessi cantieri in corso della Linea C della
metropolitana, perch la grande quantit
di materiali estratti potrebbe rappresen-
tare una opportunit, se correttamente
programmata, di riutilizzo per altri usi dei
materiali prodotti o di recupero di cave
dismesse.
La drammatica situazione ha origine dalla
Legge Regionale (la 27/93) che regola le
attivit estrattive e secondo cui il Comune
di Roma stato autorizzato a predisporre
un Piano stralcio su un area di circa
6.000 ettari per lescavazione di ghiaie e
sabbie utilizzate come inerte nel settore
edilizio. Lattivit estrattiva, esercitata in
modo intensivo nellarea, ne ha profon-
damente modicato la geomorfologia,
lidrograa, lidrogeologia e gli equilibri
biologici, pertanto a tuttoggi circa 800
ettari del territorio della Magliana sono
costituiti da aree non recuperate e forte-
mente degradate. Il dato pi allarmante
che nel Comune di Roma le aree destina-
te allescavazione sono il 4,6% dellintero
territorio comunale.
76 RAPPORTO CAVE di Legambiente
LA GROVIERA
A NORD DI ROMA
Un altro territorio del centro Italia in cui la
pressione portata dalle attivit estrattive
ormai enorme quello laziale, oltre i gi
citati casi del Comune di Roma.
A Civita Castellana (VT) il Comando
Stazione Forestale competente per
territorio ha denunciato lo scorso Agosto
all Autorit Giudiziaria lAmministratore,
Direttore dei lavori ed un terzo soggetto
che operava per conto della societ per
lampliamento di una cava in assenza
della prescritta autorizzazione paesaggi-
stica e del nulla osta idrogeologico.
Larea sottoposta a sequestro si estende
per oltre 13 ettari. Nella zona di estrazio-
ne vige il vincolo paesaggistico in quanto
contribuisce a pieno titolo a comporre il
quadro paesistico di insieme del com-
prensorio Valle del Tevere e che per la
sua non comune bellezza merita lappli-
cazione delle norme di tutela ambientale.
Le sanzioni previste in questo caso, per
violazioni amministrative in materia di
cave, che vanno dai 35.000 ai 350.000
euro.
Situazione simile, di attivit estrattiva
illecita, stata scoperta sempre dalla
Forestale nel Comune di Sutri (VT).
Anche in questo caso la cava era stata
ampliata in assenza dellautorizzazione
paesaggistica, e nonostante esistesse
una ordinanza comunale di sospensione
dei lavori. I lavori proseguivano senza
sosta e parte della zona sequestrata a
Sutri era stata inclusa nellanno 2000 in
area vincolata dal punto di vista archeolo-
gico per il ritrovamento di un sito ritenuto
di notevole interesse pubblico. I soggetti
individuati, oltre a rischiare sanzioni
penali da uno a quattro anni di reclusio-
ne, dovranno provvedere al ripristino dello
stato dei luoghi.
Ad Anguillara Sabazia (RM), Comune
che si affaccia sul Lago di Bracciano a
nord di Roma, continua lo sfruttamento
delle cave di basalto. Lattivit estratti-
va di basalto nel territorio di Anguillara
rischia di determinare conseguenze
per la salute per migliaia di cittadini
esposti alle polveri oltre a compromet-
tere anche la stabilit delle abitazioni.
Nel 2009 stata data la concessione per
lapertura di una nuova cava in localit
Quarticillo, per unestensione di oltre 270
mila metri quadrati, mentre altre 3 cave
(anchesse di dimensioni importanti e per
un totale di 500 mila metri quadrati di
supercie interessata) hanno gi conclu-
so liter necessario per lapertura. Oltre
allimpatto derivato dalle attivit estrat-
tive, polveri ed inquinamento acustico
determinato dalle esplosioni, sempre
pi allarmante lintensit del trafco
pesante per il trasporto del materiale
cavato. Anche dal punto di vista econo-
mico il caso di Anguillara pone seri dubbi
sulla gestione del territorio visto il grande
valore commerciale di pietre come il
basalto per il quale le aziende autorizzate
allestrazione versano solamente 2 euro
al metro cubo nelle casse pubbliche.
LA DEVASTAZIONE
DEL PAESAGGIO A CASERTA
317 cave abbandonate, 59 chiuse e 46
autorizzate: sono questi i numeri sulle
attivit estrattive nei 104 comuni che
compongono la provincia di Caser-
77 RAPPORTO CAVE di Legambiente
ta che detiene cosi il triste primato sia
per numero di cave presenti sia per la
pressione che tali attivit generano sul
territorio.
Per rendersene conto basta osservare
lo stato dei monti Tifatini, nellarea fra
Capua e Maddaloni, una zona gi nota
come La citt Continua, oggi profon-
damente segnata dai 20 siti estrattivi
presenti, con fronti di cava enormi, visibili
da ogni punto della citt.
Come la cava Vittoria della Cementir,
a Maddaloni, a cui nel 2010 stata
concessa la possibilit di proseguire le
attivit estrattive no al 2017, attualmen-
te nito in Tribunale per lopposizione
di molte Associazione fra cui anche
Legambiente Caserta in quanto larea
soggetta a numerosi vincoli, ambientali,
archeologici, paesaggistici ed idrogeo-
logici. Ne un esempio la cava Statuto,
nel Comune di San Prisco (CE), dove per
estrarre calcare sono stati strappati di
fatto porzioni di montagna senza creare
le strutture necessarie per il ripristino
dellhabitat naturale se non attraverso
Cava di calcare abbandonata nel comune di San Prisco (Ca)
78 RAPPORTO CAVE di Legambiente
nuovi prelievi di materiale.
Il problema paesaggistico non dunque
lunico elemento di evidenza: ad esso
si aggiungono le modalit con il quale
alcune coltivazioni di cava sono state
portate avanti e oltre che linuenza
esercitato dalle attivit dai clan camorri-
stici della zona che proprio dalle attivit
estrattive fanno il punto di partenza per i
loro trafci legati al ciclo del cemento e
a quello dei riuti. In Campania e nella
provincia di Caserta, recita infatti il
testo della Commissione parlamentare di
inchiesta sulle attivit illecite connesse
al ciclo dei riuti del febbraio 2013 il
problema particolarmente sentito
per lelevato numero di cave e per il
massiccio utilizzo illecito che negli
anni ne stato fatto [..] Cave abusive,
citt abusive, discariche abusive: nella
Cava Statuto nel comune di San Prisco (Ca)
79 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Regione Campania ed in particolare nella
provincia di Caserta ogni segmento con-
nesso con lutilizzo delle risorse naturali
ed ambientali attiva ed alimenta un ciclo
illecito, in relazione al quale straordinari
sono gli interessi delle organizzazioni
criminali.
Alle 20 cave di cui 7 tuttora in attivit
inne si aggiungono le problematiche
relative ai due cementici, (Moccia e
Cementir), le cui strutture, altamente inci-
denti sulla qualit dellaria, sono saldate
al tessuto urbano di Maddaloni e Caserta,
posti a circa 500 metri di distanza luno
dallaltro, e a poche centinaia di metri dal
sito in cui si sta realizzando il nuovo Poli-
clinico della seconda Universit di Napoli.
I GUASTI DELLATTIVIT
ESTRATTIVA IN PUGLIA
La Puglia si pone ai primi posti tra le
Regioni italiane per quantit di ma-
teriale lapideo estratto e per numero
di cave. La sua vocazione nel settore
estrattivo legata alla natura geologi-
Sito estrattivo della pietra di Trani nel comune di Apricena (Fg)
80 RAPPORTO CAVE di Legambiente
ca del territorio che ben si presta alla
coltivazione di pietra da taglio per uso
ornamentale: un primato che si riette
per negativamente sulle criticit am-
bientali amplicate per decenni dalla
mancanza del PRAE, del catasto cave,
e dallestrazione senza titolo oneroso. I
canoni applicati ai 415 siti estrattivi
attivi sul territorio pugliese vanno da
0,13 centesimi a metro cubo di mate-
riale da taglio a 0,08 per il calcare: un
costo irrisorio considerato che il prezzo
alla vendita della pietra di Trani varia da
500 a 2.000 euro al metro cubo.
A questo si aggiunga un proliferare
incontrollato dellattivit estrattiva che ad
oggi conta per le sole cave dismesse le
3.961 unit (1 cava ogni 4.9 Km
2
) con
la Provincia di Barletta-Andria-Trani che
detiene il primato di provincia con la pi
elevata concentrazione di cave in rela-
zione allestensione del proprio territorio
(cava ogni 8,1 Km
2
). La meccanizzazione
dei processi estrattivi ha di fatto cambiato
profondamente il paesaggio modicando
assetti idrogeomorfologici, penetrando
Apricena (Fg)
81 RAPPORTO CAVE di Legambiente
in profondit sino a raggiungere falde
acquifere, creando nuovi promontori
composti dagli scarti di lavorazione e
fronti di scavo enormi: tutto senza tenere
conto di quelle che dovevano e devono
essere le opere di ripristino e messa in
sicurezza del territorio.
Nellambito della regione pugliese i due
principali bacini estrattivi, che pongono
per evidente consequenzialit, anche
rilevanti impatti ambientali, sono Apricena
(FG) e Trani (BT).
APRICENA
Il bacino della Pietra di Apricena, tra i
principali poli estrattivi italiani per quan-
tit di materiali che vi si estraggono, si
estende ai piedi del Gargano tra i comuni
di Apricena, Poggio Imperiale e Lesina.
Su un esteso territorio leggermente so-
praelevato (100-150 metri sul li vello del
mare) si presentano grandi cave a fossa
delimitate da cumuli di inerti ed informi in
continuo movimento per lattivit estratti-
Lavorazione secondaria della pietra di Trani
82 RAPPORTO CAVE di Legambiente
va in avanzato stato di sviluppo.
Dopo il boom degli anni 60, quando
ancora lattivit estrattiva era afdata alla
manualit dei cavamonti, lo sviluppo
tecnologico degli anni 90, ha introdotto
nuove macchine per la movimentazione e
sosticate attrezzature e strumentazioni
per il taglio delle bancate che hanno, in
breve tempo, sostituito del tutto i tradizio-
nali sistemi di estrazione non pi efcaci
per le difcolt di raggiungere profondit
oggi assolutamente semplicate (siamo
passati in pochi anni, infatti, al raddoppio
delle iniziali fosse di coltivazione dai 30-
40 metri iniziali agli attuali 80-100 metri).
Bronzetto, Biancone, Fiorito, Filettato, On-
dagata, Moganato e Serpeggiante sono
tra le variet pi diffuse di questo bacino.
Lintensit con il quale si cavato nel
Comune di Apricena ha creato veri e
propri comprensori innaturali, rimodellan-
do completamente assetto, topograa e
morfologia del paesaggio.
Le maggiori criticit ambientali infatti
sono rappresentate dai giganteschi rava-
neti: enormi colline disordinate e soggette
a fenomeni dinstabilit gravitazionale,
costituite dai materiali di sfrido formati
anche da blocchi di grandi dimensioni.
Altre criticit sono legate alla presenza
di altissimi fronti di scavo alti anche 80
metri e privi di gradonate che rendono
quasi impossibile la messa in pristino
dellarea e sottopongono a gravi rischi le
maestranze impegnate sul fondo cava.
TRANI
Tra i Comuni di Trani, Andria, Bisceglie,
Corato, Ruvo, Minervino Murge e Canosa
si estende il bacino della Pietra di Trani,
storicamente il pi vasto giacimento
calcareo pugliese, almeno no a alla
ne degli anni 80, caratterizzato da
una pietra diffusa in ogni dove nei centri
storici della Puglia centrale dallaltopiano
delle Murge no ai primi rilievi della Valle
dItria.
Il settore estrattivo qui comprende cave
utilizzate anche per prodotti da macina-
zione come pietrisco e sabbie calcare e
concentra al suo interno gran parte delle
aziende pugliesi di trasformazione dei
prodotti lapidei (40% circa del totale).
Le maggiori criticit ambientali sono
connesse allenorme numero di cave
dismesse prima della normativa che
impone lobbligo di recupero ambientale
di ne attivit. La presenza di cave in
prossimit di lame (torrenti efmeri) o
della costa ha fatto emergere importanti
impatti ambientali connessi sia alla modi-
ca dellassetto idrogeomorfologico che
alla emersione della falda acquifera (loca-
lit Ponte Lama, tra Trani e Bisceglie).
IL FAR WEST CALABRIA
Nella Regione Calabria no ad oggi si
potuto cavare senza che fosse vigente
alcuna Legge Regionale che regolasse
il settore. Nonostante a ne 2009 si sia
colmato questo importante buco nor-
mativo approvando la L.R. 40/2009 e
siano stati introdotti i canoni di estrazio-
ne, al momento le informazioni relative
al settore estrattivo di questa Regione
sono ancora troppo poco dettagliate. Ad
esempio le cave attive risultano essere
237 mentre non esiste un censimento
di quelle abusive n tantomeno dei siti
abbandonati.
83 RAPPORTO CAVE di Legambiente
IL CONFRONTO
MAIERATO (VV)
2008
2010
84 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Il problema pi sentito in questo territorio
riguarda il controllo che le ecomae
esercitano sullattivit di cava, che
permette di tenere sotto controllo il ciclo
del cemento e di riutilizzare le aree ab-
bandonate come discariche abusive con
presenza di riuti pericolosi.
Gli effetti sono evidenti nel paesaggio
calabrese, con torrenti e umi deviati
(come il Torbido e il Neto), boschi e aree
Sic cancellati.
Una delle vicende pi note quella che
riguarda ben quattro cave abusive nel
territorio di Dune di Rovereto, nel Comu-
ne di Isola Capo Rizzuto, una zona Sic
(Sito di interesse comunitario), partico-
larmente pregiata e a ridosso dellarea
marina protetta. Le buche, in questo
caso, venivano ricoperte con terra per
simulare una coltivazione agricola. Un
altro esempio importante che evidenzia
la condizione di queste attivit in Calabria
quella del cantiere di lavorazione degli
inerti, situato nel Comune di Rocca di
Neto. Questo sito, prima dellavvenuto
sequestro, veniva costantemente alimen-
tato con lattivit di estrazione illegale,
causando in questo modo vere e proprie
voragini nel terreno. Impressionante per
dimensioni unaltra cava, ormai nota
alle cronache, nita sotto sequestro nel
giugno 2005: quella di inerti realizzata
a Lamezia Terme, che sarebbe per mate-
riale estratto (1,4 milioni di metri cubi) la
pi grande della Calabria e una delle pi
estese del Mezzogiorno.
Ma per parlare di ci che avvenuto
negli ultimi mesi si pu fare riferimento
al sequestro della cava in localit Sciacca
nel Comune di Monterosso Calabro (VV)
avvenuto nel marzo del 2011. Qui il Nu-
cleo Investigativo di Polizia Ambientale e
Forestale del Corpo Forestale dello Stato,
nellambito di un servizio di controllo del
territorio nalizzato alla prevenzione e
repressione di illeciti ambientali nei pressi
dellOasi Naturale del Lago Angitola, ha
scoperto la ripresa dellattivit estrattiva
in una cava di circa 30.000 metri quadri,
gi sottoposta parzialmente a sequestro
penale pochi mesi prima. I materiali
estratti venivano trattati mediante un
vecchio impianto per il lavaggio e la
selezione degli inerti.
Sempre nel 2011 il Corpo Forestale
dello Stato di Montalto Uffugo (CS) ha
posto sotto sequestro una cava abusiva
usata per lestrazione di materiale inerte.
Larea posta sotto sequestro, in Contrada
Insidia, una propriet privata di 3.500
metri quadrati, sottoposta a vincolo
idrogeologico e paesaggistico, dalla quale
veniva cavata sabbia e ghiaia senza alcu-
na autorizzazione comunale e regionale,
senza lutilizzo delle obbligatorie misure
di sicurezza.
Ci che accaduto in Calabria nel corso
dei decenni evidente ancor di pi
in alcuni territori della Regione, come
nel caso del Comune di Maierato (VV)
evidenziato dalle riprese satellitari suc-
cessive. In questo caso nel 2008 si pu
vedere il nucleo urbanizzato del piccolo
centro mentre nella rilevazione successi-
va del 2010 risalta lenorme area estrat-
tiva a pochissimi metri dalle abitazioni.
Ci potuto accadere solo a causa di
un catastroco mix tra la presenza della
malavita e lassenza delle norme che
dovevano regolare il settore.
85 RAPPORTO CAVE di Legambiente
LE ATTIVIT ESTRATTIVE
ILLECITE IN SICILIA
Una delle Regioni al vertice della triste
classica per numero di cave attive nel
proprio territorio la Sicilia, con 504 siti,
mente il monitoraggio per quelle dismes-
se ed abbandonate parla di 862 siti.
Tra le zone pi colpite della Regione
per la presenza di centinaia di cave, in
particolare di calcare e marmi, spicca la
Provincia di Trapani. Qui la concentrazio-
ne delle attivit maose viene evidenziata
dai numerosi sequestri di cave aperte
abusivamente, come nel caso di unarea
in contrada Ma nel Comune di Val-
derice. Il sito in questione si estende su
unarea di 45.000 mq che in precedenza
aveva visto presentato un progetto, e le
relative autorizzazioni, per un attivit di
bonica dellarea, mentre in realt veniva
esercitata una vera e propria attivit
estrattiva in dispregio di tutte le norme
esistenti in materia di tutela ambientale.
Al riguardo importante sottolineare
come proprio i territori di questa Provin-
cia, almeno per buona parte, perime-
trate come zone SIC e ZPS con tutte le
limitazioni che ci comporta alle attivit
estrattive, e che il recente Piano Forestale
va proprio a contrapporsi con quanto
presente attualmente sul territorio.
LO SCEMPIO PAESAGGISTICO
A MONASTIR (CA)
Anche laltra grande isola, la Sardegna,
presenta al suo interno una grande quan-
tit di cave attive, 366, e quasi 492 siti
abbandonati e dismessi.
Un esempio clamoroso di come sia
devastante lattivit estrattiva viene da
Monastir, piccolo Comune della Provincia
di Cagliari. Qui una collina con insedia-
menti prenuragici e nuragici di grande
interesse archeologico stata sventrata
per ricavare ghiaia e sabbia per ledilizia.
La Guardia di Finanza ha sequestrato la
cava nel 2010 mentre lattivit prose-
guiva da 36 anni. Inizialmente larea di
cava interessata era di circa 6.500 metri
quadrati mentre il sequestro ha fatto
emergere una supercie di estrazione di
140.000 metri quadrati, il tutto in unarea
sottoposta a vincolo archeologico e,
ovviamente, in assenza di autorizzazione.
Laspetto ancor pi clamoroso che il
proprietario dellazienda che effettuava gli
scavi rischia, oltre allarresto no a due
anni, un ammenda compresa fra 15.000
e 51.000 euro, senza dubbio una cifra
iniqua rispetto al disastro ambientale e
paesaggistico creato.
86 RAPPORTO CAVE di Legambiente
LE BUONE PRATICHE 6
Il recupero di aree dismesse per usi
ricreativi, turistici e naturalistici sta
diventando una pratica diffusa in molte
realt, sia attraverso un intervento degli
stessi cavatori che da parte di pubbli-
che amministrazioni in aree dimesse e
abbandonate.
Nel caso di una cava in unarea pia-
neggiante, larea escavata pu essere
riempita in parte con lo stesso terreno
vegetale in precedenza asportato e rico-
perta con humus agricolo o trasformata
in lago. Nel caso di una cava impiantata
sul pendio di un monte, il restauro am-
bientale risulta pi complesso e delicato
dato limpatto che quasi sempre questi
interventi esercitano sullambiente e il
paesaggio circostante. Lesigenza princi-
pale quella di reinserire larea coltivata
nel paesaggio circostante e nello stesso
tempo assicurare la stabilit del pendio
su cui si operato.
Come abbiamo visto lattivit estrattiva
inevitabilmente legata al mutamento
sostanziale (a volte allo stravolgimento)
degli equilibri naturali del territorio in cui
viene insediata, in quanto ne modica in
misura rilevante lorograa, la geomorfo-
logia, gli equilibri idraulici, le componenti
naturali, la qualit dellaria e delle acque
sotterranee. Si basa fondamentalmente
sullo sfruttamento intensivo del suolo,
una materia prima non rinnovabile che
necessita inoltre di lavorazioni secon-
darie, comunque impattanti, per essere
utilizzato come matrice nellattivit edile
nella sua accezione pi generale.
Pianicare in maniera integrata le moda-
lit di individuazione dei siti di cava, i si-
stemi estrazione utilizzati, lo sfruttamento
delle risorse idriche, lo smaltimento o il
riutilizzo degli scarti di lavorazione e le
modalit di trasporto il solo modo per
mitigare le ripercussioni sullecosistema
naturale e sulle comunit che convivono
con questo tipo di attivit. soprattutto
lunico sistema poter ripristinare le aree
di cava riportandole come previsto per
legge alle funzione e fruizione precedenti
alle operazioni di scavo. Come noto ci
avviene di rado nel nostro Paese nono-
stante esistano da tempo esempi virtuosi
di gestione e recupero.
Scopo del ripristino della miniera di
marna presente nel Comune di Merone,
in provincia di Como, stata invece la
creazione di un oasi naturale attraverso
con caratteristiche simili a quelle del pae-
saggio circostante attraverso un recupero
naturalistico della depressione risultante
dalla coltivazione della miniera, andando
a creare due laghetti articiali alimentati
dalla roggia Cavolto, piccolo afuente
del ume Lambro, attraverso gli interventi
di manutenzione delle opere di recupero
ambientali completate nei primi anni
Ottanta. La sistemazione delle vie di ac-
87 RAPPORTO CAVE di Legambiente
cesso e dei percorsi interni, linstallazione
di barriere di protezione, lattrezzatura
di aree di pesca hanno contribuito alla
fruibilit pubblica del sito negli anni suc-
cessivi. Per questo motivo, a conclusione
dellAnno per lAmbiente 1987-1988 una
giuria internazionale ha assegnato alla
societ il I Premio per aver trasformato la
miniera esaurita di Baggero in un Parco
Naturale.
Un esempio fra tutti la cava di marna
e calcare di Ponte Oliveti, in Trenti-
no Alto Adige, ubicata in un contesto
ambientale e paesaggistico caratteristico,
riette un esempio di progettazione modi-
cata per minimizzare gli impatti visivi ed
attuare il graduale recupero ambientale. Il
progetto iniziale prevedeva la coltivazione
della cava a gradoni, dal basso verso lal-
to, con pi di scavo aperti con un note-
vole impatto visivo. Negli anni 90 stato
rivisto il progetto di coltivazione della
cava riprendendo la coltivazione dallalto
verso il basso e realizzando, al posto dei
gradoni, delle scarpate con pendenza
variabile in modo da armonizzare la mor-
fologia con il paesaggio circostante.
Un altro esempio la Cava Valle Oscu-
ra, nel Comune di Galbiate (LC), situata
allinterno del conne del Parco Natu-
rale del Monte Barro dove il progetto di
recupero ha lobiettivo di creare un nuovo
ambiente con caratteristiche simili a
quelle delle aree circostanti non interes-
sate dallattivit estrattiva attraverso un
rimodellamento naturale dellarea ed il
potenziamento dei valori di biodiversit
presenti nellarea del Parco Naturale con
il coinvolgimento del Consorzio Parco
Monte Barro.
Nei Comuni di Robilante e di Rocca-
vione, in provincia di Cuneo, il recupero
ambientale della cava Gavota Noisa
stato incentrato sulla creazione di due
specchi dacqua articiali e il rimboschi-
mento con latifoglie caratteristici dellarea
con lo scopo di creare un ambiente
capace di accogliere le specie animali
caratteristiche della zona del piano mon-
tano. Le presenze animali sono caratte-
rizzate infatti dal moscardino, la faina, la
donnola, il falco pecchiaiolo, la capinera,
il cuculo; sono presenti anche popola-
menti faunistici di specie appartenenti ad
ambienti acquatici (torrente Vermenagna,
fossi e stagni) come la trota comune, la
trota marmorata, il rospo comune, la rana
montana, lairone cinerino, etc.. Il proget-
to di recupero della cava ha lobiettivo,
oltre quello di raggiungere il graduale
reinserimento dellarea nel contesto
territoriale, di incrementare il grado di
biodiversit ed il valore naturalistico del
sito con un incremento del 160% della
supercie forestale rispetto allo stato
attuale e la costituzione di due specchi
dacqua.
Altri esempi di ripristino e rinaturalizza-
zione delle aree di cava sono presenti
a Spoleto (TR), Teramo, Sciacca (AG),
Florinas (SS) e Lamezia Terme (CZ). Le
aree in questione erano e in alcuni casi
sono ancora siti estrattivi attivi di calca-
re, argilla o sabbia silicea con fronti di
scavo ad elevata pendenza e proble-
mi, soprattutto nel caso delle sabbie, di
dissesto idrogeologico locale, impatti
visivi ed erosione causata dallassenza di
specie arboree e una matrice consolidata.
88 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Gli interventi di piantumazione realizzate
con specie arboree, arbustive, oristiche
autoctone hanno permesso la messa in
sicurezza delle aree reinserendole nel
contesto naturale nonostante i fronti di
cava fossero caratterizzati da pareti di
calcare quasi verticali (40-70 di pen-
denza) o in condizioni ambientali a con-
torno critiche (versanti esposti a forti venti
o piogge torrenziali) e importanti avan-
zamenti dei fenomeni di deserticazione,
instabilit delle scarpate con scollamenti
e cedimenti che la rinaturalizzazione
eseguita attraverso tecniche di ingegneria
naturalistica riuscita ad arrestare.
IL FOTOVOLTAICO
NELLE EX CAVE
Limpianto fotovoltaico realizzato dal Co-
mune di Montechiarugolo (PR) a monte
delle casse di espansione del ume Enza,
sorge in una ex-cava abusiva dove, pa-
rallelamente alla posa dei pannelli stata
avviata la rinaturalizzazione dei luoghi
circostanti. Il parco solare da 1,94 MW
di potenza copre il 135% dei consumi
energetici comunali e sorge ai margini
di una zona Sic-Zps in un luogo risultato
difcile da recuperare ad altri usi ma che
ben si adattava ad accogliere un impian-
Parco fotovoltaico allinterno di ex cava a Premariacco (UD)
89 RAPPORTO CAVE di Legambiente
to fotovoltaico a terra di medie-grandi
dimensioni. La centrale stata realizzata
secondo modalit avanzate, con i pannelli
installati su pali, senza pesanti opere di
fondamenta, in modo da lasciare libero
il terreno. Nellarea intorno allimpianto
stato realizzato un progetto di rinaturaliz-
zazione, preceduto da un attento studio di
osservazione sullavifauna e la microfau-
na, che ha portato alla creazione di una
zona umida e di una valorizzazione di un
boschetto ripariale con piantumazioni e
posa di necromasse. La realizzazione del
parco fotovoltaico, iniziata nellautunno
2010, ha visto un costo di oltre 7 milio-
ni di euro nanziato per 400mila euro
dalla Regione Emilia-Romagna, 46mila
euro dal Comune e per la parte restante
tramite un leasing in costruendo, i cui
canoni decorreranno dal completamento
della struttura.
Anche in provincia di Modena nel Co-
mune di Guiglia si scelto di riutilizzare
i 20 ettari di un ex sito estrattivo per la
produzione di energia elettrica attraverso
listallazione di un impianto fotovoltaico
da 6 MW. La centrale, entrata in eser-
cizio nel secondo quadrimestre 2011,
contribuisce a soddisfare il fabbisogno
energetico corrispondente al consumo
annuale di circa 2.000 famiglie, evitando
limmissione in atmosfera di circa 5.000
tonnellate di anidride carbonica allanno.
Altro esempio di riqualicazione e valo-
rizzazione di una ex cava di ghiaia sorge
a Premariacco (UD) su una supercie
di ben 50.000 metri quadrati. Limpianto
fotovoltaico installato qui riesce a soddi-
sfare il fabbisogno di energia elettrica di
700 famiglie, grazie ad una potenza di
2 MW di picco ed una produzione di 2,2
milioni di kWh.
IL PROGETTO SARMA
La Regione Emilia-Romagna, unita-
mente alle Province ed in particolare a
quella di Parma, si resa protagoni-
sta negli ultimi anni dello sviluppo del
progetto Europeo SARMa (acronimo
di Sustainable Aggregates Resource
Management). Il progetto, nanziato
dallUnione Europea, nato con lobietti-
vo di promuovere la gestione sostenibile
delle risorse inerti mediante il contrasto
alle illegalit, la riduzione degli impatti
ambientali ed una futura armonizzazione
della normativa tra gli Stati europei. La
Provincia di Parma stata coinvolta in
tutte le fasi del progetto, che prevedeva
una fase di informazione, la realizzazione
di una guida sulle tematiche affrontate,
ma soprattutto la messa in pratica di
tecniche innovative per il recupero
delle aree di cava abbandonate (tra cui
le aree golenali del ume Po) e lo svilup-
po di sistemi per il riciclo del materiale
inerte.
Tra le decine di aree recuperate in tutta la
Regione, disseminate in tutte le provin-
ce, spicca la zona di Collecchio (PR). In
particolare unarea estrattiva, quella di
Madregolo situata ai margini del torrente
Taro, ha visto nel corso degli ultimi anni
una evoluzione, passando dalla tradizio-
nale attivit di cava alla localizzazione di
uno dei principali siti regionali in cui ven-
gono riciclati i materiali inerti. Quando
terminata lattivit estrattiva, nel corso del
2008, sono rimasti nel sito gli impianti
per il trattamento delle rocce cavate che,
90 RAPPORTO CAVE di Legambiente
con lacquisto di materiale da altre cave,
sono successivamente stati riattivati per
la produzione di aggregati da utilizza-
re nelle operazioni di manutenzione di
strade ed autostrade. I risultati anche in
questo caso sono estremamente positivi,
grazie alla produzione annuale di 25.000
tonnellate di aggregati riciclati e circa
32.000 tonnellate di asfalto riciclato.
Unaltra riuscita esperienza, che riguarda
il recupero di aree dismesse, quella
della ex cava di gesso nel Comune di
Brisighella (RA). La cava di Monticino
vede linizio dellattivit estrattiva gi nel
1920 e verso la met degli anni 80 si
sono succedute notevoli scoperte scienti-
Area recuperata della cava Settepolesini di Bondeno (FE)
91 RAPPORTO CAVE di Legambiente
che (in particolare di fossili di 40 specie
di mammiferi). Grazie a questi reperti nel
1988 venne evidenziata a livello interna-
zionale limportanza del sito e successi-
vamente venne proposta la realizzazione
di un parco-museo allinterno dellarea
estrattiva, che per ha visto il termine
dellattivit di cava nel 1990. Il proget-
to denitivo, concordato tra Regione e
Comune, ha visto la luce nel 2006 ed
diventato uno dei pi importanti musei
geologici allaperto dItalia.
Tra le cave di pianura interessante
evidenziare il caso di Bondeno (FE). In
questo Comune lestrazione di materiale
sabbioso inizi nel 1984 con unarea
interessata di oltre 100 ettari. Mentre
lattivit estrattiva ancora in corso
viene contestualmente recuperata una
parte adibita a zona ricreativa (spiaggia,
esposizioni darte) mentre in altre porzioni
del sito sono state ricreati gli habitat na-
turali con penisole ed isolotti che hanno
favorito il ritorno della ora spontanea e
della fauna.
IL PREMIO EUROPEO IN PIEMONTE
LAssociazione Europea che riunisce i
Produttori di Aggregati, UEPG, annual-
mente premia le migliori pratiche del
settore, a testimoniare quanto pu essere
fatto di positivo anche in unattivit per
denizione impattante per il territorio. In
particolare sono le opere di ripristino a
vedere grandi opportunit di migliora-
mento delle aree in precedenza utilizzate
per lestrazione. E il caso del progetto
delle Cave Germaire tra i Comuni di
Carignano e Carmagnola (TO) vincitore
del premio 2010. Questo sito, che ricade
allinterno del Parco del Po Torinese, ha
visto linizio delle attivit estrattive nel
1985 in un piccolo lago gi in prece-
denza sfruttato per la presenza di ghiaie
alluvionali. Nel 2000 una convenzione
tra la Societ concessionaria, la Regione
Piemonte, i Comuni e lEnte di gestione
del Parco del Po porta ad avviare un
progetto denitivo, della durata di 20
anni, per un volume complessivo di circa
8 milioni di metri cubi estraibili. La parte
signicativa riguarda il meccanismo di
compensazione integrata allinterno di
un programma di coltivazione delle aree
estrattive di ghiaia e sabbia che il Parco
ha inserito in un pi vasto programma
di valorizzazione del territorio legato
al marchio turistico Po Confulenze Nord
Ovest, allinterno del quale si svolge
anche una specica azione di riqualica-
zione dellarea che stata denominata
Il Po dei Laghi. Tra le principali opere di
riconversione ambientale vi quella della
salvaguardia della limitrofa Lanca di San
Michele, unarea originatasi nel 1977 a
seguito di un salto di meandro da parte
del Po e che ad oggi mostra un particola-
re ecosistema dove trovano rifugio molte
specie di uccelli, favoriti da una ricca e
tipica vegetazione palustre, che annovera
canne, ontani, salici e pioppi neri.
UNA CAVA PER ASSOCIAZIONI
ED EVENTI CULTURALI
A MAZARA DEL VALLO (TP)
Nei quartieri periferici di Mazara del
Vallo da decenni veniva estratto tufo e
inerti per le costruzioni. Il territorio che
circonda il centro storico si presenta
92 RAPPORTO CAVE di Legambiente
quindi disseminato di grandi e piccole
cave ai lati delle strade che uniscono
la citt alle aree agricole. Negli anni le
attivit estrattive sono in parte scomparse
lasciando spazio a nuovi edici in fase di
realizzazione.
Con lobiettivo di rigenerare questo patri-
monio di cave abbandonate ma con uno
scopo di aggregazione culturale e sociale
lAssociazione Corda ha vinto il premio
Ri.u.so 2013 indetto dal Consiglio na-
zionale degli architetti. Il progetto prevede
la riconversione diuna delle cave per
lanciare un modello ripetibile nelle altre,
invitando aragionare sullalternativa di
costruire nuovi immobili e su come sfrut-
tare invece questi nuovi spazi per sempli-
ce svago, iniziative socio-culturali,servizi
per il quartiere. Tra le cave del quartiere
Macello stata scelta una di forma
irregolare, accessibile dalla strada, con
una supercie di3.000 mq. Durante il
Festival Periferica la cava verr conver-
tita in uno spazio polifunzionale per larte
e la cultura. Tra le iniziative, attraverso un
Workshop di allestimento verranno co-
struire delle strutture per ospitare eventi
e servizi per il quartiere.
Alla ne del festival gli spazi della cava
saranno messi a disposizione di asso-
ciazioni culturali senza sede, a patto che
presentino un programma dettagliato di
iniziative concrete per il 2014 in maniera
tale da creare un vero e proprio avam-
posto culturale allinterno del quartiere.
Alla ne dei festival, le strutture realizzate
rimarranno nel quartiere, cos da riquali-
care nel giro di pochi anni, un quartiere
dopo laltro, lintera fascia periferica di
Mazara.
CAVA BOMBA
ED I COLLI EUGANEI
Allinterno del parco dei Colli Euganei, in
Provincia di Padova, lex cava di calcare
da calce del Monte Cinto diventa un
parco paleontologico a fruizione pubbli-
ca ed un ottimo esempio di architettura
industriale risalente al 1800 oltre che di
recupero di un sito storico per lattivit
estrattiva. La ristrutturazione delle fornaci
per la cottura della calce, i carrelli per
il trasporto dei materiali e gli utensili
per lavorare la pietra sono diventati un
percorso didattico, immerso in un parco a
fruizione pubblica, per studenti e geologi
che grazie alla collezione di minerali e
fossili hanno la possibilit di approfondire
allinterno di un percorso museale tutti i
temi legati alle scienze della terra.
IL RIFUGIO DI MONTAGNA
NELLA EX-CAVA DI MARMO
Ancora diverso il caso di recupero
dellex cava Buscada nel Comune di
Erto e Casso in Provincia di Pordeno-
ne. Inaugurata nel Luglio 2010 la zona,
che no al 1994 vedeva lestrazione
ed il taglio di blocchi di marmo, stata
trasformata in area turistica. La cava
stata recuperata dalla famiglia di con il
contributo della Regione ed stata adi-
bita a rifugio escursionistico con 21 posti
letto e percorsi dinteresse archeologico e
geopaleontologico.
Le operazioni di bonica hanno previsto
la ripulitura di antri e piazzali, lasciando
per intatti gli ultimi blocchi tagliati dai
minatori nel 1994, ultimo anno di attivit
della cava, e mai portati no a valle. In
93 RAPPORTO CAVE di Legambiente
realt il recupero stato poco invasivo e
fatto in modo da evitare di spersonaliz-
zare la cava: i locali hanno infatti mante-
nuto la loro destinazione duso ma sono
stati messi in sicurezza. La presenza di
percorsi museali stata individuata non
da cartelli ma da pi discreti indicatori
di dimensioni contenute e apposti sui
blocchi di marmo rimasti abbandonati.
IL PARCO DELLE CAVE A MILANO
La zona ovest di Milano era, dagli anni
Venti agli anni Sessanta del secolo scor-
so, occupata da cave di sabbia e ghiaia
che furono poi abbandonate a uno stato
di degrado. Nel 1986 nata lidea della
creazione di un progetto di parco peri-
urbano e si costituito il Comitato di
Ex tunnel utilizzato per il trasporto e lestrazione di marmo ad Erto e Casso (PN)
94 RAPPORTO CAVE di Legambiente
Salvaguardia del Parco, che ha intrapreso
diverse azioni per assicurare la fruibilit
dellarea, per presidiare il territorio e
per coinvolgere gli abitanti della zona.
In particolare ha organizzato giornate di
pulizia, di piantumazione e di festa rivolte
ai cittadini, alle scuole, alle altre associa-
zioni ed ai comitati di quartiere. Il risultato
stato la rinascita del Parco delle Cave
come luogo di svago restituito alla citt
ed attualmente tale parco comprende
quattro laghi, boschi, corsi dacqua,
orti urbani, unarea agricola e antiche
cascine.
Tra le buone pratiche da segnalare laltro
grande tema quello del riciclo degli
inerti.
Un bellesempio di recupero e riutiliz zo
di materiale derivato dalla demoli zione
di strutture esistenti portato dal nuovo
Stadio della Juventus. La sua realiz-
zazione ha infatti visto il recupe ro dei
materiali dismessi del vecchio Stadio
Delle Alpi che sono stati poi reimpiegati
nel nuovo cantiere. Si tratta di 40.000
metri cubi di calce struzzo, frantumati
ed utilizzati come sottofondo del rilevato
strutturale del nuovo impianto, a cui si
aggiungono 5.000 tonnellate di accia-
io, 2.000 metri quadrati di vetro e 300
tonnel late di alluminio. Il tutto ha portato
anche un notevole risparmio economi co
stimato in circa 2 milioni di euro.
Un altro esempio concreto di quanto
linnovazione del settore pu portare ad
un vero sviluppo sostenibile, accompa-
gnato dalla crescita occupazionale,
quello dellazienda veneta Eco.Men.,
del Gruppo Me.Fin.. Linizio dellattivit
risale agli inizi degli anni 50, e la cono-
scenza del territorio e dei suoi materiali,
del mercato e delle sue esigenze fa
evolvere lattivit indirizzandola verso la
produzione di calcestruzzo e alla gestione
dei trasporti, no al recupero di mate-
riali inerti e alla loro riqualicazione.
Lazienda ha iniziato il suo percorso
proprio dalla formazione per addetti del
settore privato e pubblico sul recupero
materiali inerti, organizzando convegni
con le Universit di Padova e Udine sulle
potenzialit dei materiali riciclati e
svolgendo attivit associativa in Veneto
per la diffusione delle corrette pratiche
per lutilizzo di questi materiali.
Lunit Eco.Men. di Carmignano di
Brenta (PD) dotata di un impianto per
la riqualicazione di riuti. Lattivit, che
prevede il riutilizzo di diversi tipi riuti
inerti (tra i quali materiali da costruzione
e demolizione, scorie di acciaieria, sabbie
di fonderia), autorizzata al trattamento
di 730.000 tonnellate allanno di riuti e
garantisce il proprio prodotto nito da una
serie di procedure di controllo aziendali
e ambientali che permettono il monito-
raggio costante del materiale in impianto.
Questi materiali, che derivano dal recupe-
ro di riuti inerti, devono infatti
necessariamente passare attraverso
un processo di recupero debitamente
autorizzato.
Per quanto concerne lambito di gestio-
ne dei riuti vengono effettuate veriche
a monte (che comprendono la classi-
cazione del riuto come non pericoloso
e non tossico, in funzione dellautoriz-
zazione dellimpianto) e veriche a valle
95 RAPPORTO CAVE di Legambiente
del processo di recupero condotte per
accertare la rispondenza dei parametri
delle analisi rispetto allautorizzazione.
Tra gli esempi pi importanti in cui sono
stati utilizzati i materiali riciclati ci sono
alcune infrastrutture stradali come il
Passante di Mestre, la Variante della SS
246 a Montecchio Maggiore, la Tan-
genziale di Limena (PD) e lInterporto di
Padova.
Uno degli esempi pi curiosi quello
relativo alla storia della nascita della Tan-
genziale di Limena. Tutti i materiali utiliz-
zati per realizzare il sottofondo di questa
infrastruttura, completata nel 2004, sono
stati ricavati dalla demolizione dellex
mangimicio Sole di Cittadella (PD),
edicio che era in disuso dal 1990. I
4.000 metri cubi di macerie ottenuti, pari
a 5.500 tonnellate di cotto e calcestruz-
zo, sono stati lavorati per ottenere uno
stabilizzato granulometrico ottimale, il che
ha permesso di non avvalersi di materiale
altrimenti estratti in natura ed evitare
inoltre linutile sfruttamento di discariche.
Uno dei prodotti pi importanti di questa
azienda, soprattutto per le sue appli-
cazioni, denominato Econcrete, che
deriva dal recupero di riuti di lavorazioni
industriali e di materiali da demolizione
e costruzione limitando cos lutilizzo e
lestrazione di materiale naturale dalle
cave. Nel caso del Passante di Mestre
lutilizzo di Econcrete ha garantito un
risparmio di materiale naturale del
71%, una riduzione delle deformazioni
del materiale sottoposto a sollecitazioni
veicolari variabile dal 10 al 37%, un au-
mento della vita utile della strada pari
a 88% e un sensibile abbattimento dei
costi complessivi dellopera.
I dati che riguardano il Passante di Me-
stre parlano chiaro: il calcolo del volume
del materiale da cava risparmiato di
circa 320.000 m
3
, corrispondente alla
produzione annuale di una cava di medie
dimensioni. Ad afancarsi a questo gi
enorme benecio ambientale ci sono
i viaggi di camion per il trasporto del
materiale che sono stati quindi evitati,
circa 40.000, come se per un intero
giorno non circolasse nel Passante di
Mestre alcun mezzo e di conseguenza
un deciso risparmio di emissioni di CO
2

ottenuto dalla minor quantit di energia
elettrica per lestrazione e la lavorazione
di materiale inerte, dal minor utilizzo di
conglomerato bituminoso e dal minor
numero di viaggi di trasporto effettuati, e
che corrisponde a circa 11.400 tonnella-
te di CO
2
.
Da soli non si pu!
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e culturale, denunciamo abusi, lottiamo contro le ecomae, luso
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