Dispositivi Elettronici
Dispositivi Elettronici
Dispositivi Elettronici
Alberto Tibaldi
25 febbraio 2008
Indice
3 Giunzione p-n 44
3.1 Studio qualitativo del diagramma a bande della giunzione p-n 47
3.2 Studio elettrostatico della giunzione p-n . . . . . . . . . . . . 51
3.2.1 Equazione di neutralità globale . . . . . . . . . . . . . 51
3.2.2 Analisi della barriera di potenziale . . . . . . . . . . . 52
3.2.3 Analisi formale dell’andamento di campo e potenziale . 53
3.2.4 Risoluzione del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
3.3 Applicazione di una tensione esterna alla giunzione . . . . . . 57
3.3.1 Capacità di svuotamento . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
3.4 Esercizio pratico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
1
3.4.1 Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62
3.5 Effetti di una tensione su di una giunzione p-n . . . . . . . . . 65
3.5.1 Quasi-Livelli di Fermi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
3.6 Leggi della Giunzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 68
3.7 Caratteristica statica della giunzione p-n . . . . . . . . . . . . 70
3.8 Studio delle correnti nella giunzione p-n . . . . . . . . . . . . . 74
3.8.1 Polarizzazione diretta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74
3.8.2 Polarizzazione inversa: corrente inversa di saturazione . 76
3.9 Esercizio Pratico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78
3.9.1 Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
3.10 Cenni ad altri modelli della giunzione . . . . . . . . . . . . . . 81
3.10.1 Modello di ampio segnale . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
3.10.2 Modello di piccolo segnale . . . . . . . . . . . . . . . . 83
3.11 Valutazione di Vγ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
3.12 Meccanismi di rottura della giunzione . . . . . . . . . . . . . . 84
3.12.1 Effetto valanga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84
3.12.2 Effetto tunnel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
3.12.3 Diodi Zener . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
3.13 Calcolo della capacità di diffusione . . . . . . . . . . . . . . . 86
3.14 Modello a controllo di carica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
3.15 Modello di piccolo segnale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
3.16 Esercizio pratico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
3.16.1 Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
4 Il transistore bipolare 95
4.1 Analisi delle correnti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
4.2 Calcolo delle correnti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
4.3 Modello statico del transistore bipolare . . . . . . . . . . . . . 101
4.3.1 Equazioni di Ebers-Moll . . . . . . . . . . . . . . . . . 104
4.4 Modello circuitale statico del transistore bipolare . . . . . . . 106
4.4.1 Andamento della caratteristica statica . . . . . . . . . 108
4.4.2 Effetto Early . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109
4.5 Esercizio Pratico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110
4.5.1 Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
2
5.3.1 Calcolo della tensione di soglia . . . . . . . . . . . . . . 133
5.4 Il transistore MOSFET . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134
5.5 Caratteristica statica del MOSFET: Analisi a canale graduale 135
5.6 Esercizio Pratico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143
5.6.1 Risoluzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
3
Capitolo 1
Dalla fisica dello stato solido sappiamo che un solido è rappresentabile me-
diante un diagramma a bande; il diagramma a bande è un grafico in cui
si riportano sulle ascisse una posizione (ossia una coordinata spaziale, nel
reticolo diretto, o un vettore d’onda, nel reticolo reciproco), sulle ordinate
un’energia E; si noti che per buona parte della trattazione tuttavia si consi-
dereranno materiali isotropi, quindi non si considereranno in un primo tempo
variazioni delle condizioni del solido nello spazio.
I due tipi di solidi che siamo interessati a studiare in dispositivistica sono
i metalli ed i semiconduttori; diamo alcuni cenni sul loro comportamento, a
partire dallo studio del diagramma a bande.
1.1 Metalli
4
Indichiamo ora il significato dei diversi livelli energetici:
• EF : Livello di Fermi
1
f (E; T ) = E−EF
1 + e kT
La funzione di densità degli stati effettivamente occupati, ρn , sarà data
dal prodotto dei nostri due ingredienti: funzione di densità degli stati e
funzione di occupazione degli stati. Ciò è meglio motivabile con un esempio
classico: dato un numero di sedie vuote disponibili in un cinema, ed il numero
di spettatori, il prodotto delle due fornirà il numero di sedie effettivamente
occupate dai potenziali spettatori.
Esprimiamo questa nostra intuizione, formulando la funzione ρn :
5
In un metallo, accadrà graficamente qualcosa di simile:
Questo grafico raffigura una situazione che non considera effetti termici,
ossia in cui la temperatura è pari a 0 K, e quindi la funzione di Fermi-Dirac è
di fatto un impulso rettangolare; in una condizione di notevole influenza ter-
mica, con una temperatura sui 3000 K, la funzione di Fermi-Dirac cambierà
sensibilmente, e di conseguenza la densità degli stati occupati.
6
abbiamo parlato meglio di livello di Fermi, possiamo dire che il lavoro di
estrazione è la distanza energetica tra il livello di Fermi EF e il livello del
vuoto, della buca modellizzante il metallo, EB .
1.2 Semiconduttori
Il diagramma a bande di un semiconduttore è ben più articolato di quello
di un metallo; analizziamone un modello semplificato, per poter iniziare una
prima trattazione dei semiconduttori; gli elementi in esso contenuti saranno:
• EF : Livello di Fermi;
1
NBV = γp (EV − E) 2
7
Un’ulteriore convenzione: il pedice n identifica gli elettroni in banda di
conduzione; al contrario, il pedice p evidenzia le lacune lasciate dagli elettro-
ni, in banda di valenza. In un semiconduttore, vi saranno infatti due tipi di
portatori di carica, ossia gli elettroni in banda di conduzione (come ovvio,
anche dallo studio dei metalli), ma anche le lacune in banda di valenza, ossia
gli ammanchi di elettroni causati dalla transizione di questi verso livelli ener-
getici superiori ad EV (quali ad esempio la banda di conduzione). La tecnica
per trovare il numero effettivo di portatori, sarà la stessa di prima, solo che
in questo caso, avendo due contributi, si dovranno risolvere due integrali:
Z +∞
1
ni = γn (E − EC ) 2 f (E; T )dE
EC
Z EV
1
pi = γp (EV − E) 2 f (E; T )dE
−∞
ni = pi
Nel silicio, il semiconduttore per eccellenza nei nostri studi, ni = pi =
1, 45 · 1010 elettroni per cm3 , ad una condizione di temperatura di circa 300
K. Confrontando con i 1022 elettroni in un metallo, la conduzione è un evento
possibile, ma molto improbabile.
8
Continuiamo la nostra analisi fisica del comportamento elettrico dei se-
miconduttori, proponendo due equazioni fondamentali, che saranno spesso
usate nella trattazione:
Z +∞
EC −EF
n = ni = NBC (E)f (E)dE = NC,EF F e− kT
EC
Z EV EV −EF
p = pi = NBV (E)f (E)dE = NV,EF F e kT
−∞
9
Ci è ora possibile quotare il livello di Fermi intrinseco, potendo dire con
un’ottima approssimazione che esso si trova a metà del gap tra banda di
valenza e banda di conduzione. Di fatto, il livello di Fermi intrinseco perde
molto significato fisico, dal momento che raramente capita di aver a che fare
con semiconduttori intrinseci; sarà però spesso usato come punto di riferimen-
to per i nostri calcoli e le nostre congetture. Ora è veramente possibile quindi
disegnare il diagramma a bande dettagliato e quotato di un semiconduttore,
e nella fatispecie del silicio:
10
1.2.1 Calcolo di ni
Abbiamo parlato del numero di elettroni in banda di conduzione, lo abbiamo
eguagliato al numero di lacune in banda di valenza per quanto riguarda semi-
conduttori intrinseci, e abbiamo accennato al fatto che il moto dei portatori
di carica, ossia la corrente elettrica, sarà data sia dagli elettroni in banda di
conduzione, che dalle lacune in banda di valenza. Studiando un semicondut-
tore intrinseco, i fenomeni che stabiliscono la conduzione sono principalmente
due, uno in contrapposizione con l’altro:
EF −EV
i
pi = NV e− kT
Siamo stati soliti finora usare come condizione al contorno del nostro pro-
blema la neutralità; ci capiterà spesso però di studiare condizioni molto meno
favorevoli, in cui la neutralità non sarà presente nel sistema; moltiplichiamo
dunque ni e pi , tra loro, e vediamo che:
EC −EF EF −EV EV −EC
i i
ni · pi = n2i = NC NV e− kT · e− kT = NC NV e kT
Quindi:
Eg
n2i = NC NV e− kT
11
Vediamo alcune cose: sappiamo da osservazioni precedentemente fatte
3
che NC ed NV variano proporzionalmente a T 2 ; di conseguenza, la concen-
trazione dei portatori intrinseci varierà più che esponenzialmente: oltre al
contributo dell’esponenziale, c’è quello appena citato di NC ed NV . Anche
il gap energetico Eg è funzione della temperatura: aumentando T, Eg tende
a diminuire; non esistono funzioni analitiche in grado di determinare un an-
damento del gap di energia in funzione della temperatura, a meno che non
si ricavino da processi di statistica inferenziale (fitting), che studiano l’anda-
mento del passo reticolare medio al variare della temperatura; all’aumentare
della temperatura, aumenta il passo reticolare medio, e quindi il gap ener-
getico tende a ridursi. Per questo motivo, il gap è molto influenzabile dalla
temperatura, ma poichè noi consideriamo di trovarci sempre a 300 K, pos-
siamo considerare il nostro sistema invariante rispetto a problemi di questo
tipo.
12
In un semiconduttore drogato, le fenomenologie che provocheranno con-
duzione saranno tre:
• Generazione termica;
• Ricombinazione;
• Ionizzazione.
13
ottimo drogante tipo p per il silicio è il boro B. Anche nel drogaggio tipo
p avverrà un fenomeno di ionizzazione, che però agirà in senso diverso, fi-
sicamente: gli atomi idonei per il drogaggio tipo p, sono in grado, a spesa
di un minimo effetto termico, di aprirsi ed accettare elettroni dalla banda di
valenza, come dei gusci che si aprono, e catturano elettroni, anzichè liberarli
(a differenza di prima). Man mano che la temperatura aumenta, sempre più
gusci si apriranno e cattureranno elettroni. Anche qua il gap da saltare per
gli elettroni sarà infinitesimo, poichè il buon drogante posizionerà i propri
livelli accettori in prossimità del livello EV , e quindi daran vita a fenomeni
di trasporto in banda di valenza, senza avere fenomeni duali in contrapposi-
zione. Aldilà di queste osservazioni fisiche qualitative, le fenomenologie sono
del tutto analoghe a quelle descritte nel semiconduttore tipo n.
A partire da ciò che abbiamo finora descritto, facciamo alcune puntualiz-
zazioni onde evitare confusione:
• L’effetto del drogaggio non è puramente additivo: non siamo sicuri che,
aggiungendo ad esempio 1010 atomi di arsenico, gli elettroni raddop-
pieranno (dalla loro condizione iniziale a 300 K di 1, 45 · 1010 , intrinse-
ci); siamo sicuri di un miglioramento nella conducibilità, per ora non
quantificabile, a causa di fenomeni intrinseci di ricombinazione.
14
pesante per i conti che ne deriverebbero, ma si può applicare una condizione
interessantissima che ci accompagnerà spesso nella trattazione: l’ipotesi di
completa ionizzazione. Studiando l’andamento della ionizzazione al variare
della temperatura, si nota che per una temperatura intorno ai 100 K, tutte
le impurità droganti saranno ionizzate, e dunque attive, dopodichè aumen-
tando la temperatura si instaurerà un regime di saturazione, poichè non vi
sono ulteriori impurità da ionizzare. Poichè noi dunque studiamo sistemi ad
una temperatura T ∼ 300 K, potremo sempre considerare valida l’ipotesi di
completa ionizzazione, e quindi
ND+ = ND
Il livello di Fermi EF , nel drogaggio tipo n, si innalzerà rispetto alla
posizione di partenza, nel semiconduttore intrinseco, EFi . Si può dire che
infatti il livello di Fermi sia una sorta di baricentro dei livelli energetici,
come vedremo tra breve; non allontaniamoci per ora dal problema di base,
ossia il calcolo delle concentrazioni n e p. Supponiamo di conoscere EF ,
ossia il livello di Fermi alterato dal drogaggio. Consideriamo nn il numero
di elettroni in banda di conduzione in seguito al drogaggio tipo n (come
suggerisce il pedice), e pn il numero di lacune in banda di valenza sempre in
questo stato:
EC −EF
nn = NC e− kT
EF −EV
pn = NV e− kT
nn · pn = n2i
Ciò ci fa rendere conto però anche di un problema gravissimo: tecnologi-
camente non è possibile crescere una delle due concentrazioni senza andare a
scapito dell’altra: le due concentrazioni non possono crescere di pari passo,
poichè il loro prodotto sarà sempre e comunque costante.
15
Consideriamo anche un altro fatto: la carica totale del semiconduttore è
nulla: ogni lacuna in banda di valenza ha un elettrone in banda di condu-
zione corrispondente, ed ogni elettrone derivante dal drogaggio ha un livello
(accettore in drogaggio tipo p, donatore nel drogaggio tipo n) ionizzato corri-
spondente. Esisterà dunque una condizione di neutralità del semiconduttore,
ma globale: la somma di tutte le cariche del semiconduttore sarà nulla.
Appilichiamo dunque la condizione di neutralità globale del semicondut-
tore:
n2i n2
pn = =⇒ i + ND+ − n2n = 0
nn nn
Dunque, abbiamo un’equazione di secondo grado con variabile indipen-
dente nn ; risolvendola, e considerando solo la radice positiva, si ottiene:
s 2
+
ND ND
nn = + + ni
2 2
Consideriamo il fatto che le grandezze sono funzione della temperatura
T:
"s #
ND+ (T )
2ni (T )2
nn (T ) = 1+ +1
2 ND+ (T )
Però ni (T ) è nota, e di ND+ (T ) conosciamo l’andamento. Possiamo pen-
sare in modo molto qualitativo che l’andamento dei portatori maggioritari,
ossia degli elettroni in banda di conduzione nel semiconduttore drogato tipo
n, al variare della temperatura, sia il seguente:
Si possono distinguere tre regioni, associate a tre regimi particolari:
16
nella fatispecie su quelle di origine termica. Questo è il regime che
tendenzialmente si utilizza, studiando dispositivi a semiconduttore;
n2i (T )
pn (T ) =
nn (T )
Noi conosciamo bene sia l’andamento di ni (T ) che di nn (T ); la differenza
fondamentale da quest’ultima è che i portatori minoritari non hanno una zona
di saturazione, in un certo livello energetico, ma la concentrazione varierà in
modo puramente intrinseco. Non è inutile lo studio di questo andamento,
17
poichè alcuni dispositivi si basano sullo studio dell’andamento dei minoritari,
anche se ciò sarà molto meglio approfondito in seguito.
In un drogaggio tipo p, la situazione è del tutto duale a quella appena
descritta:
n2i
np = =⇒ p2p − NA− − n2i = 0
pp
Da ciò, ragionando dualmente a prima,
s
− 2
N (T ) 2ni (T )
pp (T ) = A 1+ + 1
2 NA− (T )
ND = NA−
+
p · n = n2i
+ − =⇒
q(p − n + ND − NA ) = 0 p−n=0
Si capisce che l’effetto del drogante ND compensa quello di NA , e vicever-
sa; se i due drogaggi sono dunque uguali, il semiconduttore torna semplice-
mente ad essere intrinseco. Ciò ci induce a pensare che vi sia un meccanismo
di compensazione dei droganti. Abbiamo dunque analizzato una casistica,
ossia ND = NA ; analizziamo le rimanenti due, al fine di poter studiare più
profondamente questo meccanismo di compensazione.
0
ND+ = ND+ − NA−
18
• ND < NA : situazione duale a prima, dove gli accettori prevalgono sui
0
donatori, e quindi NA− sarà:
0
NA− = NA− − ND+
19
Proponiamo ora qualcosa di diverso, ossia un metodo più globale, più sem-
plice, più generale per il calcolo del livello di Fermi EF , sia in semiconduttori
tipo n che in semiconduttori tipo p. Partiamo dalle solite:
EC −EF
n = NC e− kT
EF −EV
p = NV e− kT
EF −EV
i
pi = NV e− kT
EF −EV
i
NV = ni e kT
EC −EF EF −EV
i
p = ni e kT · e− kT
EF −EF
i
p = ni e kT
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ni , che ci è noto, e il livello di Fermi intrinseco, che si troverà esattamente a
metà dell’energy gap: quando si parlava di utilizzo del livello di Fermi intrin-
seco come punto di riferimento, si voleva proprio arrivare a questo risultato:
un’equazione in grado di fornire informazioni enormi a partire da dati mini-
mi. A partire da queste, invertendole, sarà semplicissimo calcolare il livello
di Fermi:
ND
EF − EFi = kT ln
ni
NA
EFi − EF = kT ln
ni
Dopo la formulazione delle Equazioni di Shockley, possiamo ritenere con-
clusa questa prima trattazione del comportamento fisico di un semicondut-
tore, e utilizzare i mezzi appresi per studiare una prima modellazione di un
semiconduttore.
21
Capitolo 2
In un metallo, gli elettroni come già detto si trovano tutti in banda di con-
duzione, in continuo movimento, a causa di un moto di agitazione termica.
Essi possono solo essere trascinati da un campo elettrico ε, che provoca una
corrente di drift, cioè di trascinamento.
In un semiconduttore all’equilibrio termodinamico, le correnti sono nulle.
Supponiamo di considerare un semiconduttore con contatti metallici (al fine
di disperdere resistenze parassite), i quali sono collegati ad una batteria che
fornisce una tensione Va ; all’interno del semiconduttore vi sarà un campo
elettrico direzionato nel verso dell’asse delle x da noi introdotto, Ex = ε.
Ci poniamo a questo punto una domanda legittima: che effetto provoca
l’applicazione di una tensione Va , al semiconduttore? Come varierà il suo
diagramma a bande in seguito all’applicazione di questa tensione esterna?
Supponiamo di studiare un condensatore, e di poter disporre di un volt-
metro ideale, in grado di misurare la ∆V (x), ossia la differenza di potenziale
al variare della posizione spaziale. Fissiamo l’origine del nostro sistema di
riferimento cartesiano spaziale sulla faccia sinistra del condensatore, e l’asse
delle x ortogonale alla faccia, verso positivo da sinistra a destra; posizioniamo
uno dei due puntali del voltmetro a massa sulla faccia sinistra del condensa-
tore, e muoviamo l’altro all’interno di questo sistema: avremo come risultato
una misura della differenza di potenziale al variare della posizione, in riferi-
mento alla prima faccia. La tensione avrà, al variare della x, un andamento
lineare, ossia varierà come una retta, con pendenza positiva: man mano che
ci si allontana dalla faccia cui è posta la massa, la tensione tra i due puntali
continuerà ad aumentare. Giunti al punto d, ossia dopo aver raggiunto la
seconda faccia del condensatore, la tensione sarà Va , ossia la tensione ai capi
del sistema (considerando condensatore a facce piane parallele, escludendo
22
eventuali effetti di bordo e quindi considerando un campo elettrico uniforme
su tutta la superficie del condensatore).
23
Esiste dunque un forte legame tra tensione ed energia potenziale di un
elettrone: poichè abbiamo trovato un’espressione dell’energia potenziale co-
me retta a pendenza negativa che da 0 raggiunge un livello −qVa , e poichè
il diagramma a bande altri non è che il grafico dell’energia di un elettrone,
una tensione esterna Va applicata ad un diagramma a banda, tende a ruotare
tutte le grandezze presenti all’interno del diagramma, di un certo angolo. Ef-
fettivamente sembra piuttosto stravagante come idea, ma del tutto sensata:
poichè l’energia potenziale di un elettrone di fatto, in seguito all’applicazio-
ne di una tensione esterna, è una retta a pendenza negativa, allora anche il
diagramma a bande dovrà subire una sorta di pendenza negativa, per poter
tener conto degli effetti della tensione sull’energia dell’elettrone. Fingendo
che ora al posto di un condensatore vi sia il nostro substrato semiconduttivo,
il discorso appena fatto è perfettamente valido.
Questo diagramma inclinato rappresenta dunque il punto di vista degli
elettroni: il campo elettrico provocato dalla tensione Va farà spostare verso
il basso (ossia in senso ad esso opposto) gli elettroni, e verso l’alto (ossia
in verso ad esso concorde) le lacune. Possiamo quasi immaginare, per fare
un confronto azzardato ma efficace, che l’applicazione di una polarizzazione
Va , inclinando il diagramma a bande, faccia risalire le lacune, come se fossero
bollicine d’aria, e faccia scendere gli elettroni, come se fossero palline di ferro.
In seguito a questa premessa, che ci permette di capire in modo del tut-
to qualitativo il comportamento di un semiconduttore e la variazione del
suo diagramma a bande in seguito all’applicazione di una tensione esterna,
introduciamo alcuni nuovi concetti; si consideri sempre il fatto che il semi-
conduttore è drogato in modo del tutto uniforme, e che dunque vi è una
condizione di neutralità sicuramente globale, ma anche locale: se infatti se-
zionassimo il semiconduttore, vedremmo che ogni singola fetta è localmente
neutra, ossia che la somma di tutti gli eccessi di cariche in essa presenti è
nulla. Questo perchè l’applicazione di un campo elettrico esterno non cam-
bia in alcun modo la concentrazione degli elettroni in banda di conduzione.
Possiamo immaginare che la differenza di potenziale Va esterna sposti gli
24
elettroni verso destra, dove vi è il contatto metallico nel quale gli elettroni
possono entrare liberamente; nel lato sinistro, capiterà qualcosa di duale: il
semiconduttore a causa della tensione e del campo da essa derivante preleva
dal contatto ohmico sinistro elettroni. Un elettrone, assorbito dalla lamina
destra, lascia un buco, una lacuna, che sarà poi in seguito ricombinata dalla
lamina sinistra, che fornisce elettroni al semiconduttore. Questo modello può
intuitivamente spiegare cosı̀ il trasporto di cariche.
Cerchiamo di formalizzare ora tutti questi concetti, partendo da una
definizione: vogliamo cercare di capire esattamente che cosa sia una corrente.
Una densità di corrente J è un flusso di cariche, ossia di elettroni; per
flusso possiamo intendere semplicemente il prodotto di una velocità per una
densità. Date le ipotesi precedentemente illustrate, l’unica corrente che avre-
mo a disposizione sarà quella di drift; la densità di corrente dovuta agli
elettroni in banda di conduzione sarà data da:
J− = Φx,e− (−q)
Il contributo delle correnti nel semiconduttore però sarà dato anche da
una densità di corrente di lacune, formalizzata come:
J+ = Φx,e+ (+q)
In totale, possiamo dire che la totale densità di corrente sarà data da:
Φx,e− = nvd,e−
Φx,e+ = nvd,e+
Sostituendo nell’espressione della densità totale di corrente J,
J = −qnvd,e− + qnvd,e+
Stiamo ora continuando a parlare della velocità di drift, senza però aver-
ne fornito alcuna informazione: essa è una velocità non istantanea, ma me-
dia, dell’intera popolazione: essa è un parametro fittizio che descrive, ba-
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sandosi sullo studio statistico di tutta la popolazione, la velocità media di
trascinamento di un singolo elettrone, tra un urto ed un altro con il reticolo.
Definiamo alcune nuove relazioni:
vd,e− = −µn ε
vd,e+ = µn ε
Dove µ rappresenta la mobilità dei portatori di carica, e ε è il soli-
to campo elettrico derivante dalla polarizzazione esterna. Mediante alcune
osservazioni, si può dire che:
−qτ
µn =
m∗n
qτ
µp =
m∗p
λ
τ∝
Nth
Il parametro λ ha una forte dipendenza dalla regolarità del reticolo cri-
stallino, che noi consideriamo perfetto per ipotesi.
Riassumendo ciò che abbiamo appena detto, la mobilità degli elettroni
è maggiore di quella delle lacune, poichè l’unico parametro variabile è la
massa efficace m∗ , notoriamente superiore nelle lacune che negli elettroni.
La mobilità dei portatori risente di alcune caratteristiche:
Jn,drif t = (−q)n(−µn )ε
26
Jp,drif t = qpµp ε
La densità di corrente di drift totale, J, sarà
27
dal gradiente dunque provoca un flusso di elettroni, ed anche un flusso di la-
cune, poichè anche esse tenderanno all’omogeneità nel sistema. Il campo ε è
del tutto ininfluente in questo processo, o meglio il processo è indipendente
da esso. Il campo elettrico provocava le correnti di drift precedentemente
studiate, ora avremo però due nuove correnti, provocate dalla diffusione dei
portatori:
28
∂n
Jn,dif f = qDn
∂x
∂p
Jp,dif f = −qDp
∂x
Si possono ricavare i due coefficienti Dn e Dp , mediante le Relazioni di
Einstein, e scoprire che:
kT
Dn = µn
q
kT
Dp = µp
q
Per semplicità, si definisce il termine kT
q
come equivalente in tensione
della temperatura: esso infatti dimensionalmente è una tensione, chiamata
convenzionalmente VT :
kT
VT =
q
Il valore di VT ad una temperatura di 300 K, è circa di 26 mV.
Mediante queste prime relazioni, abbiamo trovato i primi tasselli del puzz-
le rappresentante il modello matematico delle correnti in un semiconduttore:
le Relazioni di Einstein, e le equazioni del trasporto che ora esporremo in
forma ordinata:
∂n
Jn = qnµn ε + qDn
∂x
∂p
Jp = qpµp ε − qDp
∂x
29
∂n Jn (x)A
Adx =
∂t −q
Cosa abbiamo detto qui: la variazione del numero di elettroni nel tempo,
all’interno del volume del cubo, è uguale alla densità di carica diviso la carica
fondamentale, e quindi è uguale al flusso di cariche che circolano nel cubo. In
realtà, sarebbe necessario considerare, nella transizione all’interno del cubo,
altri tipi di fenomenologie, quali la generazione termica e la ricombinazione.
Formalizzando ulteriormente, possiamo aggiungere che:
∂n Jn (x)A Jn (x + dx)A
Adx = − + (Gth − R)Adx
∂t −q −q
Sviluppiamo ora in serie di Taylor troncando al primo ordine il termine
Jn (x + dx):
∂Jn (x)
Jn (x + dx) ' Jn (x) + dx
∂x
Sostituendo nell’espressione appena trovata, si trova che:
∂n Jn (x)A Jn (x)A 1 ∂Jn (x)
Adx = − + Adx + (Gth − R)Adx
∂t −q −q −q ∂x
∂n ∂Jn 1
=⇒ = − Un
∂t ∂x q
Dove si definisce Un come il tasso medio di ricombinazione:
Un = R − Gth
30
In modo del tutto analogo si può ricavare l’equazione di continuità delle
lacune, partendo dalle stesse equazioni precedentemente usate, e sfruttando
tecniche analitiche ed algebriche del tutto uguali, si ottiene:
∂p 1 ∂Jp
=− − Up
∂t q ∂x
31
gli eccessi, al variare della posizione x in cui osserviamo il semiconduttore in
questo stato:
32
Riprendendo il legame tra campo e potenziale, si arriva finalmente a dire
che:
Q
ε1 = −
0
Abbiamo trovato in questo particolare caso un’espressione del campo ε1 ,
esplicitato in funzione della carica, anche detto Legge di Gauss (in realtà essa
racchiude significati ben più profondi di quello appena mostrato, ma che non
sono utili alla trattazione). Questo è un caso molto particolare, che dovremo
estendere per ottenere la più generale formulazione del legame tra una carica
ed una differenza di potenziale, ossia l’Equazione di Poisson
∂ 2Φ ρ(x)
2
=−
∂x S
Il termine S è la costante dielettrica del semiconduttore: esso sarà il
prodotto di 0 , ossia la costante dielettrica del vuoto, e di rS , ossia la costante
dielettrica relativa del semiconduttore. ε sarà il campo elettrico provocato
dagli eccessi di carica descritti mediante la loro funzione di densità ρ(x).
Poichè sappiamo già che:
∂Φ
ε=−
∂x
Mediante l’applicazione dell’equazione di Poisson possiamo dire che:
Z
ρ(x)
ε(x) = dx
S
Dunque,
ρ(x)
ε(x) = x
S
Il campo avrà una forma di questo tipo: da −∞ a x1 il campo è costan-
temente nullo; addentrandoci nella regione di cariche, il campo crescerà, fino
all’uscita dalla regione, in x2 . Il campo ora rimarrà costante, fino a quando
non ci si addentrerà nella seconda regione di cariche, da x3 , che ridurrà il
33
campo, fino ad annullarlo in x4 . Andando da sinistra a destra, e considerando
prima una densità positiva (per x < 0), poi una positiva (in x > 0).
Integrando poi ε(x), si vedrà che:
Z
Φ(x) = − ε(x)dx
34
useremo il pedice aggiuntivo 0: esempi saranno np0 , nn0 , ni0 , pn0 , pp0 , pi0 .
Senza il pedice 0, i simboli finora utilizzati indicheranno una condizione di
non equilibrio nel semiconduttore causata da un qualche fenomeno.
Ci chiediamo però: come possiamo creare, in un semiconduttore, una
situazione di non-equilibrio?
Prendiamo un semiconduttore drogato tipo n, con un drogaggio ND , ed
esponiamolo ad un fascio di fotoni dotati di energia ~ω > Eg , ossia dotati
di un’energia superiore al gap di energia tra banda di valenza e banda di
conduzione, in modo da facilitare le transizioni di elettroni.
Irradiamo una sola faccia del nostro semiconduttore con i fotoni ~ω, in
un punto che consideriamo come origine del sistema cartesiano; il fatto che
la loro energia sia sufficiente a provocare molte transizioni di elettroni dalla
banda di valenza a quella di conduzione, permette la generazione di diverse
coppie elettrone-lacuna: esse sbilanceranno le distribuzioni dei portatori in
prossimità del punto 0, nn (0)epn (0) le quali varieranno rispetto ai valori
di equilibrio. Questo tipo di processo si può chiamare generazione termica
(Gott), e lo consideriamo come un fenomeno puramente additivo: l’unico
fenomeno ad essa contrapposto è la ricombinazione. Di fatto la generazione
ottica inietta coppie elettrone-lacuna in un semiconduttore, ma esistono due
sostanziali livelli di iniezione:
• Basso livello di iniezione: l’iniezione di coppie elettrone-lacuna altera
i portatori minoritari, ma non è abbastanza elevata da poter variare
sensibilmente i portatori maggioritari. Ad esempio, se ND = 1016 ,
nn0 = ND , pn0 = 104 , i fotoni ~ω generano 1013 coppie elettrone-
lacuna, nn ' nn0 , poichè 1016 + 1013 ' 1016 , ma pn ' G(~ω): infatti,
104 + 1013 ' 1013 .
• Alto livello di iniezione: l’iniezione di coppie elettrone-lacuna è tal-
mente elevata da riuscire ad alterare sensibilmente sia i minoritari che
i maggioritari: supponiamo di avere una situazione come prima, ossia
ND = 1016 , nn0 = ND , pn0 = 104 , i fotoni ~ω generano però 1019 coppie
elettrone-lacuna. A queste condizioni, nn ' pn ' G(~ω): la generazio-
ne termica è cosı̀ potente da compensare interamente il drogaggio ND ,
e cosı̀ annullarlo.
35
zione: supponiamo, prima di iniziare con il formalismo, di avere un semicon-
duttore all’equilibrio, e dunque nn = nn0 , e pn = pn0 . In questa situazione,
la generazione termica eguaglia la ricombinazione: per ogni generazione ter-
mica vi è la ricombinazione antagonista, che non permette il perdurare di
un’eventuale variazione della situazione. Possiamo immaginare che questo
sia un caso limite del nostro modello: vi dovrebbe essere un coefficiente di
proporzionalità α che permetta di regolare la ricombinazione, in questo modo:
R = αnn0 pn0
In altre parole, aumentare uno dei due portatori, implicherebbe aumen-
tare anche il fenomeno di ricombinazione nel nostro semiconduttore. Con-
sideriamo questa proporzionalità come un assioma, e sviluppiamo il no-
stro modello; avevamo detto che, all’equilibrio termodinamico, R = Gth,
e dunque:
R = αnn pn
Definendo Un il tasso medio di ricombinazione degli elettroni, ma soprat-
tutto Up il tasso medio di ricombinazione delle lacune, minoritarie in questo
ambito, vediamo che:
36
loro vita media sarà inferiore, in quanto in proporzione saranno molto più
colpite dalla ricombinazione degli elettroni (gli elettroni nati da ionizzazione
infatti non hanno un antagonista). Possiamo dunque finalmente terminare il
modello del tasso di ricombinazione, per le lacune, come:
pn − pn0
Up =
τp
Cosa ci dice ciò: drogando un semiconduttore, a seconda di quanto più
drogante vi immetteremo, faremo sempre più abbreviare la vita dei portatori
minoritari, poichè aumenteremo la ricombinazione, che va principalmente a
loro scapito. Considerando pn − pn0 un eccesso di lacune, si suol definire
pn − pn0 = p0n
Dove l’apice indica proprio fatto che si parla di un eccesso. In tali
condizioni, il tasso di ricombinazione netto sarà:
p0n
Up =
τp
Chiaramente, parlare di p0n e di n0p ha senso solo fuori equilibrio, in seguito
ad una perturbazione esterna, altrimenti la differenza tra il valore finale della
concentrazione di minoritario e il valore all’equilibrio sarebbe banalmente
nulla.
Le due relazioni che costituiranno il nostro modello di ricombinazione
saranno dunque:
pn − pn0
Up =
τp
np − np0
Un =
τn
Si noti che questo è un modello di ricombinazione diretta, ossia basato
su semiconduttori a gap diretto, e dove cioè le transizioni elettroniche da
un livello energetico ad un altro sono di tipo diretto, e quindi non consi-
deranti le interazioni fononiche. Esistono modelli che prevedono transizioni
indirette, ma ciò non toglie l’efficacia di questo modello, nelle situazioni che
lo riguardano.
37
(a) Disegnare diagramma a bande dettagliato all’equilibrio termodi-
namico quotando ogni dettaglio;
(b) Calcolare la resistenza sapendo che l=1mm; A = 1 mm2 .
2.7.1 Risoluzione
Disegnare diagramma a bande dettagliato all’equilibrio termodina-
mico quotando ogni dettaglio
Cerchiamo di quotare il nostro diagramma a bande, e quindi di trovare tutti
i dati che ci servono per avere un quadro completo della situazione. Siamo
in un semiconduttore drogato tipo p, e quindi, poichè ci troviamo a 300 K,
possiamo dire che la condizione di completa ionizzazione è applicabile, e non
siamo in un regime intrinseco:
pp (300) ' NA
Calcoliamo dunque il livello di Fermi, partendo dall’equazione di Shoc-
kley:
EF −EF
i NA
pp (300) ' NA = ni e− kT =⇒ EFi − EF = kT ln
ND
Poichè come abbiam già detto, kT ' 0, 026V , ed NA = 1016 , facendo i
conti troviamo che il livello di Fermi EF vale 349 meV. Possiamo considerare
noto il gap di energia Eg , e l’affinità elettronica qχ.
Il lavoro di estrazione, dunque, varrà:
38
Eg
qΦSp = qχ + + EFi − EF = 4, 05 + 0, 56 + 0, 349 = 4, 959 eV
2
σ = q(µn n + µp p)
Noi disponiamo di p, ma ci mancano sia i minoritari n, che le mobilità
relative ad n e p. Per queste ultime, è necessario consultare un grafico,
contenente la degenerazione delle mobilità al variare della temperatura e
della concentrazione di portatori NA + ND , e quindi possiamo dire che:
µn = 1050; µp = 350
Per quanto riguarda invece i minoritari, è sufficiente applicare la legge
dell’azione di massa:
n2i
np · pp = n2i =⇒ np = = 2, 1 · 104
pp
Il fatto che il numero di minoritari sia inferiore a quello di maggiori-
tari di molti ordini di grandezza, ci permette di trascurarli, calcolando la
conducibilità elettrica. Possiamo dunque dire che:
40
Potremmo pensare però ad eccessi di carica interni generati dall’iniezione ot-
tica: sarebbe un pensiero fuorviante, poichè la generazione ottica provoca la
nascita di coppie elettrone-lacuna, e quindi non viene perturbato l’equilibrio
in questo senso, dunque possiamo considerare ρ = 0, ed ε = εext + εint = 0.
Il vero problema che potrebbe nascere è il seguente: la diffusione di elettroni
e lacune avviene con una velocità differente, poichè la differenza delle masse
efficaci di elettroni e lacune fa sı̀ che queste seconde abbiano una mobilità
inferiore, ergo potrebbero generarsi campi elettrici momentanei, in seguito
a gradienti di diffusione temporanei. Al fine di prevenire questa possibilità,
consideriamo un’ipotesi aggiuntiva: la quasi neutralità del semicondutto-
re: ε ' 0: infatti il campo elettrico effettivamente potrebbe agire, ma solo
sulla corrente dei minoritari, che quindi non ci riguarda, in quanto del tut-
to trascurabile. Accettando tale ipotesi, l’equazione di trasporto si ridurrà
semplicemente a:
∂pn
Jp ' −qDp
∂x
Sostituendo l’equazione di trasporto in quella di continuità, e consideran-
do solo gli eccessi di cariche dovuti alla ricombinazione, si otterrà:
1 ∂ 2 p0 p0
0 = − Dp 2n − n
q ∂x τp
Questa di fatto rappresenta un’equazione omogenea di secondo ordine a
coefficienti costanti:
∂ 2 p0n 1 0
= p
∂x 2 Dp τp n
Considerando il polinomio caratteristico di quest’equazione, e riducendola
ad un’equazione di secondo grado, si ottiene che gli autovalori del polinomio
caratteristico avranno forma:
1 1
λ2 = =⇒ λ1,2 = ± p
Dp τp Dp τp
Potremmo ora fare quest’osservazione: il termine Dp τp è una lunghez-
za quadratica, dimensionalmente parlando. Si definisce il parametro detto
lunghezza di diffusione, relativo alle lacune, come:
p
Lp = Dp τp
Di fatto la lunghezza di diffusione è un parametro che ci permette di
capire quanto velocemente i minoritari iniettati si disperdono, man mano
41
che ci si allontana dalla zona di iniezione: se la posizione che si analizza è
lontana alcune lunghezze di iniezione, si troveranno pochissimi minoritari.
Chiaramente, vale una relazione del tutto duale, per gli elettroni iniettati in
un semiconduttore drogato p, ossia:
p
Ln = Dn τn
Tornando al nostro problema, come sappiamo dalla teoria della risoluzione
delle equazioni differenziali a coefficienti costanti, le soluzioni dell’equazione
differenziale prima esposta avrà forma del tipo:
p0n (∞) = 0 =⇒ A = 0
42
vi sono accumuli nel tempo, che violerebbero la legge di conservazione della
carica. Dato che trattiamo un semiconduttore lungo,
− Lx
p0n (x) = p0n (0)e p
43
non è possibile assimilare la lunghezza del lato a ∞. Chiaramente, i passaggi
iniziali saranno del tutto analoghi, e la soluzione dell’equazione differenziale
cui arriveremo sarà sempre della forma:
x
− Lx
p0n (x) = Ae Lp + Be p
p0n (d) = 0
p0n (0) = A + B
Partendo da ciò, troviamo che:
B = p0n (0) − A
d
− Ld
0 = Ae Lp + (p0n (0) − A)e p
d
− Ld
Ma notiamo che e Lp − e p = 2 sinh( Ldp ); quindi:
d
−
−p0n (0)e Lp
A=
2 sinh( Ldp )
Sostituiamo ora in B:
d
−
p0 (0)e Lp d − d
B= p0n (0) + n d
= 2 sinh( )p0n (0) + p0n (0)e Lp =
2 sinh( Lp ) Lp
44
d d
− − Ld
p0 (0)e Lp − p0n (0)e Lp + p0n (0)e p
= n
2 sinh( Ldp )
Quindi,
d
p0n (0)e Lp
B=
2 sinh( Ldp )
Sostituendo A e B nell’equazione di partenza, si ottiene che:
d−x
− d−x
− Ld
−p0n (0)e p
x
e + p0n (0)e
Lp
d
Lp
e
− Lx
p p0n (0) e Lp
−e L
p
sinh( d−x
Lp
)
p0n (x) = = =
2 sinh( Ldp ) 2 sinh( Ldp ) sinh( Ldp )
sinh( d−x
Lp
)
p0n (x) =
sinh( Ldp )
Esiste un caso ancora più estremo: se il lato del semiconduttore è inferiore
alla lunghezza di diffusione, e quindi d Lp , possiamo dire che d x, e
quindi possiamo riutilizzare la precedente espressione, considerandola per
un x tendente a 0. Ciò però significa che siamo in grado di semplificare
notevolmente la nostra espressione, sviluppandola in polinomio di Taylor:
45
Capitolo 3
Giunzione p-n
46
di tempo, dunque, a partire dall’istante 0, si avranno due flussi netti, ossia
due flussi che prevarranno su tutti gli altri:
1. Φx,e− BC n −→ p
2. Φx,e+ BV p −→ n
47
tutto trascurabile rispetto al numero di ioni). Gli unici elementi di carica
che considereremo in gioco, saranno gli ioni dei livelli energetici introdotti
mediante il drogaggio. Sarà dunque semplice rappresentare la distribuzione
spaziale della carica della giunzione:
48
Potremmo ora chiederci alcune domande: ma qual è la posizione del
salto? Coincide veramente con l’origine degli assi, è cioè in prossimità della
giunzione? Dove le distribuzioni di cariche iniziano ad annullarsi? La risposta
è la seguente: dove il livello di Fermi cessa di essere discontinuo.
Vogliamo capire e quantificare l’estensione delle regioni di carica, studiar-
ne la geometria, quantificare i punti −xp ed xn , e soprattutto i loro valori
una volta raggiunto l’equilibrio, −xp0 ed xn0 . Questi valori saranno ottenuti
in seguito ad una crescita temporale dei valori fuori equilibrio −xp ed xn ,
rispetto al loro stato iniziale. Nel punto di equilibrio, i flussi determinati dai
gradienti di concentrazione di carica saranno eguagliati dalla ricombinazione
e da flussi opposti, e quindi saranno nulli.
49
presentano discontinuità, bensı̀ un raccordo come quello appena descritto
qualitativamente (e che in seguito verrà calcolato analiticamente). Possiamo
dire che il lato n tenderà a scendere rispetto al lato p, che salirà relativamente
ad n. Lo spostamento di carica, determinante l’equilibrio, ha determinato il
curvarsi dei livelli energetici, nell’intorno della zona della giunzione. Il livello
di Fermi si sarà riallineato, e tutti gli altri curvati con un andamento come
quello appena descritto.
Notiamo che si viene a formare una barriera di potenziale, man mano
che si instaura l’equilibrio: più passa il tempo, più portatori tenderanno a
transire la barriera, e più diventerà difficile raggiungere l’altro lato, poichè
il campo continuerà ad aumentare. Al livello di equilibrio, i flussi sono del
tutto bilanciati: il flusso di elettroni in banda di conduzione dal lato n a
quello p equivale e bilancia quello di elettroni in banda di conduzione dal
lato p al lato n. Stesso discorso per le lacune. Possiamo esprimere con un
formalismo migliore, il fatto che si hanno in totale quattro flussi:
1. Φx,e− BC n −→ p
2. Φx,e− BC p −→ n
3. Φx,e+ BV p −→ n
4. Φx,e+ BV n −→ p
Φx,e− BC n −→ p = Φx,e− BC p −→ n
Φx,e+ BV p −→ n = Φx,e+ BV n −→ p
Quindi, si può dire che:
1=2
3=4
Le barriere di potenziale causate dalla transizione di elettroni, e quindi
dalla non-neutralizzazione degli atomi droganti ionizzati, si modulano fino a
bilanciare questi flussi. Ciò coincide esattamente con il bilanciare il livello di
Fermi. Questo fatto finora espresso facilmente però non è banale, e vediamo
come sia realmente possibile, mediante una semplice dimostrazione:
Dati due materiali, 1 e 2, essi saranno caratterizzati da una propria distri-
buzione degli stati energetici, e da una funzione di occupazione degli stati (in
questo caso poichè si parla sempre di elettroni/lacune e quindi di fermioni,
50
la Fermi-Dirac), caratterizzata proprio dal livello di Fermi del materiale. I
due materiali saran dunque cosı̀ caratterizzati:
g1 (E)
f1 (E; T ) ⇔ EF 1
g2 (E)
f2 (E; T ) ⇔ EF 2
Supponiamo ora che sia già stato raggiunto l’equilibrio termodinamico,
in seguito al contatto. Ciò significa che per ogni generico livello energetico
E, bisogna garantire un egual flusso di portatori, e cioè i flussi di lacune e di
elettroni da un lato ad un altro devono essere tra loro bilanciati. Consideria-
mo anche soltanto gli elettroni: è sufficiente come condizione per la nostra
dimostrazione: la nostra ipotesi dunque sarà:
Φx,e− 1 −→ 2 = Φx,e− 2 −→ 1
Quindi, esplicitando le funzioni caratterizzanti i flussi di portatori:
g1 f1 g2 − g1 f1 f2 g2 = g2 f2 g1 − g1 f1 f2 g2 =⇒ f1 = f2
Poichè supponiamo di trovarci ad una temperatura di 300 K come nostro
solito, e consideriamo un qualunque livello energetico E, l’unica variabile in
gioco fissate queste rimane il livello di Fermi: infatti, dire che le due funzioni
di occupazione sono uguali, implica dire che:
1 1
E−EF 1 = E−EF 2 =⇒ EF 1 = EF 2
1+e kT 1 + e kT
Questo, fissata una E qualsiasi.
Tentiamo ora di meglio definire ciò che capita, stabilendo alcune osserva-
zioni in grado di guidarci nel rappresentare un diagramma a bande (per ora
qualitativo) di una giunzione p-n. In seguito effettueremo calcoli rigorosi per
51
il calcolo dei campi dovuti agli atomi ionizzati, e per la quantificazione della
barriera di potenziale.
Se tentassimo di costruire il diagramma a bande della giunzione, con le
nostre attuali competenze, dovremmo tener conto di queste osservazioni:
1. In una condizione di equilibrio, EF (x) è una funzione costante, e dunque
EF (x) = EF :
2. Lontano dalla giunzione, i materiali si comportano come se la giunzione
non esistesse, poichè la ricombinazione elimina tutti i portatori iniettati
dall’altra parte. Si ha dunque una neutralità globale, ma anche locale;
3. I livelli energetici sono quantità tutte continue, e non presentano dun-
que salti di alcun tipo;
4. L’affinità elettronica è una caratteristica intrinseca del materiale, non
è modificabile, e quindi si può sempre considerare invariata;
5. Il gap di energia tra livello EC e livello EV è invariante, in una giunzione
p-n.
Proprietà extra, abbastanza scontata, è la seguente: se il semiconduttore
dispone di una carica positiva, il diagramma a banda in quella zona sarà
convesso; se ha carica negativa, sarà concavo.
Mediante queste cinque proprietà, si disporrà di un metodo per disegnare
il diagramma a bande, in modo qualitativo.
Possiamo ora pensare ad un’idea: potremmo applicare sul livello di Fermi
intrinseco, anch’esso variante a causa della giunzione, e quindi funzione della
posizione, EFi (x), e su EF , le equazioni di Shockley; considerando un punto
molto distante dalla giunzione come −∞ nel lato p, e +∞ molto distante nel
lato n; nel lato n, consideriamo dunque gli andamenti dei portatori in punti
distanti:
EF −EF (+∞)
i
nn (+∞) = ni e kT
EF (−∞)−EF
i
Pn (−∞) = ni e kT
52
3.2 Studio elettrostatico della giunzione p-n
Iniziamo ora uno studio dettagliato e quantitativo della giunzione p-n, in
modo da poter determinare i valori dei parametri mancanti, e poterne quotare
ogni grandezza del diagramma a bande.
Le tre incognite sono le seguenti:
2. L’analisi della barriera come differenza tra i due lavori di estrazione dei
lati;
53
3.2.2 Analisi della barriera di potenziale
Data la barriera di potenziale Φi , possiamo pensarla, come già anticipato,
come differenza dei lavori di estrazione del lato p, e del lato n:
Φi = qΦSp − qΦSn
Questa differenza si può pensare in termini della semplice differenza dei
soli livelli di Fermi intrinseci, in punti distanti dalla giunzione:
NA ND
(EFi (−∞) − EF ) + (EF − EFi (+∞)) = kT ln + kT ln =
ni ni
NA ND
= kT ln = qΦi
n2i
La barriera è l’energia positiva cosı̀ definita: qΦi . Si noti che la conven-
zione è particolare: parlando quantitativamente di potenziale, avevamo preso
come riferimento, ossia come massa, il punto −xp0 ; ora, parlando di energia,
consideriamo come punto di riferimento (ossia come una sorta di massa, par-
lando però di energia sarebbe più corretto parlare di una sorta di energia
iniziale) il punto xn0 : per questo, i segni risultano comunque essere positi-
vi, anche se in effetti il potenziale espresso in V è semplicemente l’opposto
dell’energia potenziale espressa in eV. Riassumendo dunque la convenzione:
• Φi = Φ(+∞) − Φ(−∞)
54
Φi = Φ(xn0 ) − Φ(−xp0 )
Abbiamo cosı̀ trattato anche la seconda condizione del nostro sistema. Ci
manca ancora una condizione, ossia l’applicazione dell’equazione di Poisson.
Considerando che abbiamo a che fare con una funzione definita a tratti,
possiamo calcolare il campo elettrico integrando ogni singolo intervallo: ba-
sterà sfruttare l’equazione di Poisson ed il teorema fondamentale del calcolo
integrale, nel seguente modo: considerando l’integrazione in un intervallo
[a; x],
Z x
ρ(x)
ε(x) = ε(a) +
a S
Si consideri inoltre che il campo deve ovviamente essere continuo, e che le
espressioni trovate devono essere tutte riferite alla stessa massa. Per questo,
sarà necessario calcolare il valore finale del campo in un intervallo, e porlo
uguale al valore iniziale nell’intervallo successivo. Tenendo conto di queste
cose, studiamo ora ciascuna delle quattro zone:
• Per −∞ < x < −xp0 , ρ(x) = 0, quindi il campo sarà nullo nella regione;
si noti che il valore finale di quest’espressione sarà 0, poichè la funzione
integranda sarà sempre 0, quindi possiamo tranquillamente dire anche
senza calcoli che ε(−xp0 ) = 0.
55
• Per −xp0 < x < 0, abbiamo che ρ(x) = +qND ; applicando l’espressione
prima proposta,
Z x
qNA qNA
ε(x) = ε(−xp0 ) + − dx = − (x + xp0 )
xp0 S S
qNA
ε(0) = − xp0
S
• Per −xp0 < x < 0, ρ = +qND , quindi calcoliamo che:
Z x
qND qNA qND
ε(x) = ε(0) + dx = − xp0 + x
0 S S S
Il valore finale di questo intervallo varrà:
qNA qND
ε(xn0 ) = − xp0 + xn0
S S
• Per xn0 < x < +∞, potremmo riapplicare tutti i ragionamenti ed i
risultati analitici finora ricavati, per poter ricavare il valore del campo
elettrico ε(x) nella regione. In realtà, possiamo ragionare in un modo
molto più qualitativo ma altrettanto efficace: applicando la neutralità,
se il campo elettrico è nullo a sinistra della regione di carica negativa,
se non fosse nullo a destra della regione di carica positiva, l’ipotesi di
neutralità sarebbe impossibile da applicare nella giunzione p-n. Appli-
cando in modo molto leggero l’ipotesi di neutralità, possiamo dunque
dire che
ε(x) = 0
56
A questo punto, disponiamo di una funzione a tratti del campo elettrico
ε(x): possiamo ripetere un ragionamento analogo al precedente, utilizzando
la relazione:
Z x
Φ(x) = Φ(a) − ε(x)dx
a
Consideriamo dunque ciascuna delle quattro zone:
• Per −∞ < x < −xp0 , ε(x) = 0, dunque l’integrale varrà 0 in ogni punto
di questo primo intervallo. Anche il valore finale, Φ(−xp0 ) sarà 0.
qNA 2
Φ(0) = x
S p0
Z x
qNA qND qNA 2 qNA qND 2
Φ(x) = Φ(0)− − xp0 + x dx = xp0 + xp0 x− x
0 S S 2S S 2S
57
Avremo un’espressione a tratti del potenziale:
0 −∞ < x < −xp0
qNA
(x + xp0 )2 −xp0 < x < 0
S
Φ(x) = qNA 2
x + qN
2S p0 S
A
xp0 x − qN D 2
2S
x 0 < x < xn0
qNA 2 qNA qND 2
x + S xp0 xn0 − 2S xn0
2S p0
xn0 < x < +∞
1.
qNA xp0 = qND xn0
2.
kT NA ND
Φi = ln
q n2i
3.
qNA 2 qND 2
Φi = xp0 + x
2S 2S n0
qNA 2 ND2
ND qND 2 qND NA + ND
xp0 = xn0 =⇒ Φi = xn0 2 + xn0 = x2n0
NA 2S NA 2S 2S NA
58
s
2S NA
xn0 = Φi
qND NA + ND
Possiamo ora dire di aver trovato ogni dato necessario per quotare il
diagramma a bande della giunzione p-n: ci imponiamo solo di mettere un
poco ordine nelle espressioni, esprimendo l’ultimo risultato trovato in modo
più saggio: anzichè considerare una singola ampiezza, consideriamo la totale
ampiezza (come somma delle due ampiezze) delle regioni di svuotamento,
xd0 :
s 2
ND NA + ND NA + ND NA 2S
xd0 = xn0 + xn0 = xn0 = Φi ;
NA NA NA ND + NA qND
s
NA + ND 2S
xd0 = Φi
NA qND
Esprimendo ora la funzione con il concetto di drogaggio equivalente Neq ,
definito come somma armonica dei due drogaggi:
1 NA ND
Neq = 1 1 =
NA
+ ND
NA + ND
Si ottiene che:
s
2S
xd0 = Φi
qNeq
59
saranno metallici (supponiamo ad esempio di oro Au): un accesso ad un
semiconduttore (e quindi ad una giunzione) deve essere mediato da un con-
tatto ohmico, al fine di poter eliminare resistenze parassite. Avremo a che
fare quindi sostanzialmente con tre interfacce, e tre potenziali di contatto.
Potremmo dunque ridisegnare il diagramma a bande del nostro sistema Au-
Si-Au: supponendo di trovarci in uno stato di equilibrio, il livello di Fermi
sarà ovunque costante. Il metallo non potrà, a causa della natura fluida
del suo mare di elettroni, presentare concavità in prossimità dei contatti, e
quindi solo il diagramma a bande dei semiconduttori potrà subire curvature.
Lontano dalle interfacce, i materiali si comporteranno come isolati.
Cosa possiamo osservare: il metallo Au ha un livello di estrazione supe-
riore a quello del silicio; come già detto, il raccordo sarà solo da parte dei
semiconduttori poichè la natura fluida del mare di elettroni non permette
modifiche al materiale. Oltre alla barriera Φi , avremo altre due barriere di
potenziale, causate dalla differenza tra i lavori di estrazione. Ogni tensione di
contatto si può circuitalmente rappresentare mediante una batteria: il con-
tatto Au-Sip sarà una tensione positiva rispetto a p su n, poichè è dall’alto
verso il basso. Il contatto Sin -Au sarà una tensione dal basso verso l’alto ri-
spetto a p, e quindi sarà negativa. Circuitalmente, si può pensare al sistema
come una maglia di batterie.
L’equazione di questa maglia sarà la seguente:
ΦAu,p − Φi + Φn,Au = 0
Da ciò è facilmente ricavabile la tensione Φi :
Φi = Φn,Au − ΦAu,p
60
Supponiamo di poter avere un voltmetro ideale: esso non potrebe misu-
rare niente, poichè i potenziali di contatto bilanciano la tensione interna, che
quindi sarà nulla.
Collegando finalmente la tensione esterna Va , supponendo che i contatti
metallici siano dei buoni contatti, ossia a bassissima resistenza, e che quindi
provocano una bassa caduta di tensione per le correnti che vi entrano, pos-
siamo pensare che le due resistenze serie dei contatti ohmici siano nulle, e
che quindi la tensione alla giunzione subirà una variazione, raggiungendo un
valore Vj , a noi incognito. La maglia di batterie sarà modificata, ed avrà
un’equazione associata di questo tipo:
Vj = Φn,Au − ΦAu,p − Va
Ma noi abbiamo prima detto che Φi = Φn,Au − ΦAu,p ; dunque:
Vj = Φi − Va
Quando applico una tensione positiva sul lato p, si abbassa la tensio-
ne sulla giunzione. A questo punto, in seguito a questa notevole scoperta,
introduciamo due definizioni:
61
sempre costante, ma quella che varierà sarà l’ampiezza delle regioni di svuo-
tamento, e quindi volendo dire in modo poco elegante, il punto di inizio ed
il punto di fine della funzione del potenziale (nonchè ovviamente l’altezza
della barriera, come già dimostrato mediante il calcolo delle equazioni delle
maglie): se si polarizza direttamente la giunzione, l’ampiezza della zona di
svuotamento xd diminuisce rispetto all’ampiezza di equilibrio xd0 , e la bar-
riera di potenziale, a queste condizioni, diminuisce; al contrario, con una
polarizzazione inversa, l’ampiezza xd aumenta rispetto a quella di equilibrio,
e la barriera di potenziale aumenta. Trascurando come da ipotesi cadute re-
sistive sulle interfacce metalliche, capita ciò: supponendo che le distribuzioni
di carica siano: −qNA xp (negative), e +qND xn (positive); le tensioni, data
l’ipotesi di buoni contatti, dipendono esclusivamente dagli ioni, ricavando a
partire dalla loro funzione di densità l’espressione operativa del campo e del
potenziale. Se la tensione esterna modula la barriera, allora essa modula po-
tenziale (tensione), campo e carica. Con una Va positiva ridurremo la regione
di svuotamento: l’applicazione di una tensione esterna però non è in grado di
modificare il drogaggio del semiconduttore, nella fatispecie le concentrazioni
NA ed ND , e tantomeno il valore della carica fondamentale q (quantizzata
come la carica di un protone o di un elettrone); Va quindi potrà solo varia-
re l’ampiezza della regione di svuotamento xd , ma i parametri delle curve,
ossia la pendenza delle rette che formano il triangolo (nel campo elettrico),
o la concavità del doppio andamento parabolico (nel potenziale), resteranno
sempre costanti, e in questo senso avremo sempre le stesse funzioni, con però
un’ampiezza di zona di svuotamento diversa.
Potremmo ora chiederci come calcolare, a partire dalla variazione di Φi
con l’applicazione della tensione esterna Va , la variazione della zona d’ampiez-
za xd . L’idea è semplicemente sostituire al posto della barriera di potenziale
Φi nell’espressione di xd la tensione finale sulla giunzione Vj :
s
2S
xd (Va ) = (Φi − Va )
qNeq
In realtà, l’effetto della tensione può essere molto più interessante di una
semplice variazione di xd : la tensione Va > 0 riduce la barriera di potenziale,
e cosı̀ il flusso dei portatori verrà modificato, e nello specifico verranno variate
le concentrazioni di portatori che attraverseranno la barriera, quindi generate
correnti. Dal punto di vista elettrostatico una tensione esterna fa variare le
regioni di svuotamento, e quindi la carica positiva Q+ e quella negativa Q− .
62
3.3.1 Capacità di svuotamento
Un effetto molto interessante della tensione è quello di rendere visibile una
sorta di capacità del semiconduttore: dato che Va modifica qND xn (Va ) e
−qNA xp (Va ), la situazione potrebbe ricordare quello che in elettrostatica si
studia come modello di un condensatore: rivediamolo.
Data una carica Q, si può definire una capacità C come:
dQ
C =
dV
Consideriamo come tensione la nostra Va , e come carica ad esempio quella
positiva, Q+ . Ci servirà una Q+ funzione di Va , al fine di poterne calcolare
la derivata in Va . Ma noi abbiamo già visto che:
Q+ = qND xn (Va )
s
2S NA
xn (Va ) = (Φi − Va )
qND (NA + ND )
s
2S NA q 2 ND2
q
Q+ (Va ) = (Φi − Va ) = 2qS Neq (Φi − Va )
qND (NA + ND )
63
Abbiamo scoperto una cosa molto interessante: un semiconduttore si
può comportare come un condensatore a facce piane parallele, di costante
dielettrica S , e distanza xd tra le armature. Un semiconduttore svuotato
dunque è equivalente ad un materiale dielettrico.
3. Calcolare il valore della tensione esterna Va tale per cui il campo mas-
simo raddopi.
3.4.1 Risoluzione
Disegnare il diagramma a bande dettagliato all’equilibrio
Il primo punto è già stato risolto una volta, tuttavia lo discutiamo brevemen-
te: ricordando le proprietà dei semiconduttori e dei metalli, e il fatto che il
livello di Fermi deve essere sempre costante nel semiconduttore, una raffigu-
razione qualitativa è immediata. Per però poter quotare ogni singolo punto,
mancano alcuni dati: le posizioni delle regioni di svuotamento, l’ampiezza
della barriera, e i contributi di ogni lato alla barriera.
Si ricava immediatamente che:
kT NA ND
Φi = ln
q n2i
L’ampiezza della banda di svuotamento sarà:
s
2S
xd0 = xn0 + xp0 = Φi
Neq
Sappiamo che S = 0 rS = 11, 7 · 8, 854 · 10−14 . Neq = 8, 33 · 1015 .
64
Svolgendo i conti,
xd0 = 3, 4 · 10−7
Potremmo ora ragionare in due modi diversi: uno è quello di considerare
le espressioni operative per il calcolo delle singole ampiezze xp0 e xn0 . Un
altro modo, più intelligente, è quello di considerare il fatto che le distribuzioni
di carica sono rettangolari, e quindi che:
NA xn0
=
ND xp0
Si può ricavare dunque che:
65
2xd ε(0) · 2
(Φi − Va ) = =⇒ Va = 2, 2eV
2
1 2(Φ − Va )
2
=
CDEP qS Neq
Quest’espressione è molto interessante da studiare in quanto di fatto non
è altri che una retta: la proprietà interessante è che l’intersezione con l’asse
delle ascisse di questa retta non è altri che Φi , e quindi questo metodo di
misura ci fornisce implicitamente due misure: Φi , ma anche Neq , poichè
la pendenza della retta f (Va ), e quindi è possibile calcolare con un’ottima
66
precisione entrambe le grandezze. Possiamo dunque considerare terminato
questo esercizio, e tornare a studiare gli effetti pratici dell’applicazione di
una tensione esterna, su di una giunzione p-n.
n2i n2
np (−xp )|EQ = = i = np0
pp (−xp ) NA
n2i n2
pn (xn )|EQ = = i = pn0
nn (xn ) ND
Possiamo intuire che, polarizzando la giunzione, np (−xp ) e pn (−xn ) cre-
scono notevolmente. Siamo dunque in grado di studiare l’equilibrio, ma non
67
una condizione fuori equilibrio. Possiamo qualitativamente dire, come aveva-
mo già affermato prima, che per una polarizzazione diretta l’ampiezza della
regione di svuotamento si riduce, e che Vj < Φi . Lontano dalla giunzione sap-
piamo che non abbiamo effetto della barriera, e che quindi molto a sinistra
della giunzione il semiconduttore sarà tipo p neutro, molto a destra sarà tipo
n neutro. Lontano dalla giunzione, di fatto, vi saranno le stesse condizioni
che si trovano in una condizione di equilibrio. Volendo dunque calcolare le
concentrazioni lontano dalla barriera, possiamo usare come al solito, le equa-
zioni di Shockley. Dalle parti della barriera, in un suo intorno, nascono i
nostri problemi: il livello di Fermi presenta una discontinuità, come abbia-
mo visto nel precedente grafico qualitativo. La discontinuità sarà esprimibile
come un salto di ampiezza qVa tra i due livelli EF . In regioni neutre dunque
sappiamo esattamente come comportarci, ma in prossimità della giunzione,
e quindi in una zona fuori equilibrio, non sappiamo come procedere.
68
livello di Fermi intrinseco, EFi ), possiamo calcolare sia nn che pn , median-
te una banale applicazione delle equazioni di Shockley. Facendo le stesse
osservazioni per un semiconduttore drogato p con drogaggio NA , possiamo
dunque introdurre le equazioni di Shockley:
( EF −EF
i
nn0 = ni e kT
ND0 : EF −EF
i
pn0 = ni e− kT
( EF −EF
i
pp0 = ni e kT
NA0 : EF −EF
i
np0 = ni e− kT
In questi casi in equilibrio, la legge dell’azione di massa vale:
ND0 = nn0 pn0 = n2i
NA0 = np0 pp0 = n2i
Nei casi fuori equilibrio, le equazioni di Shockley saranno:
( EF −EF
n i
nn = ni e kT
ND : EF −EF
p i
pn = ni e− kT
( EF −EF
i p
pp = ni e kT
NA : EF −EF
i n
np = ni e− kT
69
In questi casi fuori equilibrio, vediamo che le leggi dell’azione di massa
subiranno una correzione (esponenziale) rispetto a quelle classiche in casi di
equilibrio:
( EF −EF
n p
ND : nn pn = n2i e kT
EF −EF
n p
NA : np pp = n2i e kT
nn nn0 ; nn ND ; ρ ' ND
Questa è una verifica a posteriori della validità dell’ipotesi di completo
svuotamento. Si noti che nella regione di svuotamento esistono moltissimi
portatori, ma che sono in numero estremamente trascurabile rispetto a ND .
70
Stesso ragionamento, duale, per il lato p. Dire che non vi sono minoritari è un
errore gravissimo: dire che però l’ipotesi di completo svuotamento è attuabile,
può nascondere il fatto che i minoritari esistano, ma con una concentrazione
inferiore di diversi ordini di grandezza rispetto a quella dei maggioritari.
La transizione delle concentrazioni avverrà con una certa gradualità; par-
tendo dall’ipotesi di basso livello di iniezione, e dal fatto che i maggioritari
nel lato n sono descritti da EFn = EF , mentre nel lato p da EFp = EF ,
possiamo architettare le nostre congetture:
1. In equilibrio:
EF (−xp )−EF
i
np0 (−xp ) = ni e− kT
2. Fuori equilibrio:
EF (−xp )−EF
i n
np (−xp ) = ni e− kT
71
Va n2i VVa
pn (xn ) = pn0 e VT = e T
ND
Cerchiamo di comprendere l’importanza ed il significato di queste due
equazioni cosı̀ fondamentali: l’esigenza iniziale era quella di capire quale
concentrazione di carica si originasse, ossia quanti elettroni andassero dal
lato n verso il lato p, e quante lacune dal lato p verso il lato n, in seguito
ad una modulazione della barriera, in prossimità delle zone di svuotamento,
ossia per x = xn e x = −xp . Siamo arrivati a capire, mediante la formulazione
delle leggi della giunzione, che la popolazione si sposta esponenzialmente con
la barriera, ossia man mano che ci si addentra nelle regioni di svuotamento,
si vede che si ha uno svuotamento con un andamento esponenziale. Al fine
di arrivare alle leggi della giunzione, abbiamo introdotto i quasi-livelli di
Fermi: possiamo immaginare che questi, all’aumentare della distanza dalla
giunzione, tendano asintoticamente ad unirsi, fino a coincidere nel livello di
Fermi all’equilibrio EF .
La legge della giunzione infesterà con gli andamenti esponenziali qua-
si tutte le equazioni di funzionamento dei dispositivi elettronici. Ciò deriva
dall’applicazione delle equazioni di Shockley (necessarie, quindi altre applica-
zioni non cambierebbero comunque questo tipo di andamento), che a loro vol-
ta derivano dalla prima approssimazione fatta, partendo dalla distribuzione
di Fermi-Dirac, a quella di Boltzmann.
n2i
np0 =
NA
n2i
pn0 =
ND
Polarizzando direttamente la giunzione, a sinistra del punto −xp ed a de-
stra del punto xn , le concentrazioni dei minoritari saranno costanti; in questi
punti però il valore della concentrazione di portatori minoritari aumenterà
esponenzialmente con la tensione, poichè vi è un abbassamento delle barriere
di potenziale; i minoritari sul lato p (nel punto −xp ) e sul lato n (in xn )
saranno rispettivamente:
72
Va
np (−xp ) = np0 e VT
Va
pn (xn ) = pn0 e VT
Cosa succede in parole povere: mediante l’applicazione della tensione,
vengono iniettati elettricamente portatori minoritari nel lato: dal lato n gli
elettroni (che in n sono maggioritari) vengono iniettati nel lato p (dove diven-
tano minoritari), e viceversa da p ad n le lacune da maggioritarie divengono
minoritarie. Studiamo dunque, lato per lato, l’iniezione di portatori, par-
tendo dallo studio delle funzioni pn (x) ed np (x), in posizioni generiche. Per
studiare le lacune iniettate dal lato p al lato n, dovremo studiare l’andamento
dell’eccesso di lacune nel lato n al variare della posizione x, ossia la differenza
tra le lacune presenti all’equilibrio e quelle iniettate dal lato p a quello n:
Va
Va
p0n (x) = pn (xn ) − pn0 = pn0 e VT − pn0 = pn0 e VT − 1
∂ 2 p0n p0n
0 = Dp −
∂x2 τp
p
Considerando l’espressione della lunghezza di diffusione Lp = Dp τp , la
forma della soluzione dell’equazione differenziale sarà:
x
− Lx
p0n (x) = Ae Lp + Be p
73
Il semiconduttore si può considerare nell’ipotesi di lato lungo: la lunghez-
za del lato n rispetto alla lunghezza di diffusione Lp è molto elevata. Possia-
mo dunque confondere la lunghezza del lato Wn con +∞, e poter studiare le
solite condizioni al contorno:
p0n (Wn ) = 0 =⇒ A = 0
xn xn
−L
p0n (xn ) = Be p =⇒ B = p0n (xn )e Lp
Sostituendo nell’equazione i coefficienti A e B, si ottiene:
xn
− Lx − x−x n
p0n (x) = p0n (xn )e Lp e p = p0n (xn )e L p
Sul lato p, si può dimostrare con gli stessi passaggi che capita qualcosa
di completamente duale:
1 ∂Jn n0p
0= −
q ∂x τn
∂np
Jn = Jdif f = qDn
∂x
1 ∂ 2 n0p n0p
=⇒ −
q ∂x2 τn
74
√
Data Ln = Dn τ n :
x x
n0p (x) = Ae Ln + Be− Ln
Questa volta ci interesserà confondere con −∞ la lunghezza del lato −Wp :
ad annullarsi sarà questa volta però il termine B, nella prima condizione al
contorno, poichè sostituendo nell’esponenziale x → −∞, il termine di A
tenderà a 0 da solo, mentre quello di B no.
n0p (Wp ) = 0 =⇒ B = 0
xp xp
n0p (−xp ) = Ae− Ln =⇒ A = n0p (−xp )e Ln
Sostituiamo nella soluzione il coefficiente A e ricaviamo, dualmente a
prima:
Va x+xp
n0p (x) = np0 e VT − 1 e Ln
Avendo svolto i passaggi più rapidamente poichè esattamente duali a
prima.
Riassumiamo ora ciò che abbiamo ricavato da questo studio dell’andamen-
to dei portatori mediante il fenomeno di diffusione in seguito all’iniezione:
Va
n0p (−xp ) = np0 e VT − 1
− x−x n
p0n (x) = p0n (xn )e L p
Va
p0n (xn ) = pn0 e VT − 1
75
∂p0n qDp 0 − x−xn
Jp = Jp,dif f (x) = qDp = pn (xn )e Lp
∂x Lp
76
In una giunzione polarizzata direttamente, vi è un campo elettrico dovuto
alla tensione applicata ai capi del dispositivo, che non è in grado di modifi-
care la mobilità dei minoritari, ma è in grado di muovere senza problemi una
corrente di maggioritari. Dal lato neutro della giunzione dunque proverrà
una corrente di drift, di trascinamento, di portatori maggioritari, che, giunta
in prossimità della zona di svuotamento, si dividerà in due sezioni: una si
preoccuperà di ricombinare la corrente arrivata dall’altro lato, un’altra sarà
inviata all’altro lato: dualmente capiterà nell’altro lato la stessa cosa, e in
questo modo sarà motivabile sia la presenza della corrente, che la presenza
della ricombinazione a partire della zona di svuotamento: il meccanismo chia-
ve della corrente in polarizzazione diretta è questa corrente di drift portata
dal campo, che ricombina la corrente giunta per diffusione dall’altro lato.
Riassumiamo ciò che abbiamo appena detto: abbiamo in precedenza
quantificato gli eccessi di carica di minoritari iniettati in un lato dall’altro,
seguendo un modello completamente diffusivo (in quanto parliamo di minori-
tari). Matematicamente si è verificato che, poichè la corrente di diffusione ha
un modello di decadimento esponenziale, dopo alcune lunghezze di diffusione
si potrà considerare sparita tutta la corrente iniettata: ciò è dovuto ad un
fenomeno di ricombinazione con portatori maggioritari del lato trasportati
mediante il campo elettrico della polarizzazione. I minoritari verranno satu-
rati, e cosı̀ si verificherà il moto di cariche globale in tutta la giunzione, e
quindi la corrente. La somma delle due correnti esterne alla giunzione sarà
la corrente totale in essa contenuta e mossa:
qDp pn0 qDn np0 Va
Jtot = Jp,dif f (xn ) + Jn,dif f (−xp ) = + e VT − 1
Lp Ln
Questa corrente totale Jtot sarà anche coincidente con la somma delle
due correnti di drift, lontane dalla giunzione. In questo modo, studiando
semplicemente le correnti di diffusione, è possibile calcolare le correnti di
drift in un punto qualsiasi del sistema lontano dalla giunzione. Introducendo
l’effetto del campo e della ricombinazione abbiamo cosı̀ esteso le correnti
ovunque nella giunzione p-n.
Questo è il meccanismo alla base di un diodo a giunzione (o almeno, metà
di esso, poichè stiamo solo considerando la corrente in polarizzazione diretta);
studiamolo ora sotto il punto di vista di altri fenomeno, considerando la
corrente nel diodo, I: data l’area della giunzione Aj , consideriamo la corrente
I nel diodo come:
2 qDp pn0 qDn np0 VVa
I = qni Aj + e −1
T
Lp Ln
77
Passiamo ora allo studio della seconda metà del modello del nostro diodo
a giunzione, studiandolo in regime di polarizzazione inversa.
78
considerati per ora nel nostro modello, anche se dispositivi quali fotodiodi o
celle fotovoltaiche si basano proprio su di essi.
Abbiamo detto che i minoritari sono in grado di transire la barriera,
divenendo maggioritari nel lato in cui arrivano; applicando la legge della
giunzione, sappiamo che:
Va
n0p (−xp ) = np0 e VT − 1
Va
p0n (xn ) = pn0 e VT − 1
Gli eccessi di minoritari, man mano che ci si allontana dalla giunzione,
tendono ad azzerarsi. Le correnti saranno tutte negative, in quanto conside-
riamo correnti di minoritari. Potremo dire che avremo, derivando i portatori
rispetto alla variabile spaziale x (applicando nuovamente dunque un modello
diffusivo), delle correnti, ma di segno opposto alle precedenti. Potremmo
raffigurare di nuovo un diagramma delle correnti diffusive, al fine di studiare
la corrente inversa di saturazione I0 :
79
sola sorgente di cariche lontano dalla giunzione è la generazione termica, in
questo ambito, I0 sarà esigua, a meno che non ci si trovi in alte temperatu-
re o regimi di generazione ottica. La tensione di polarizzazione inoltre non
è in grado di favorire il processo, poichè non varia la produzione di coppie
elettrone-lacuna con il variare della tensione. Al contrario iniettando dunque
termicamente od otticamente coppie elettrone-lacuna, le correnti di genera-
zione aumenteranno, e quindi anche la I0 , come proposto precedentemente
in un breve cenno.
80
N (x) = ND (x) − NA (x)
Se N (x) presenta una discontinuità (che sarà ovviamente di tipo salto)
la giunzione è detta brusca; se al contrario N (x) è una funzione continua, si
parla di giunzione graduale. Lo studio del grafico di N (x) ci può ricordare
molto l’andamento delle densità di carica: mediante N (x) sarà infatti facile
dunque studiare le grandezze ρ, ε, Φ.
3.9.1 Risoluzione
Si valuti la corrente inversa di saturazione I0
Il calcolo della corrente I0 si può considerare fattibile come somma di due
contributi: il contributo del lato n, ed il contributo del lato p:
I0 = I0n + I0p
Possiamo dunque semplicemente calcolare in questo modo la corrente
inversa di saturazione:
Dn
I0n = qn2i Aj
Ln NA
Dp
I0p = qn2i Aj ND
Lp
Calcoliamo dunque i coefficienti di diffusione, mediante le relazioni di
Einstein:
kT
Dn = µn (NA ); µn (NA ) ∼ 1250 =⇒ Dn = 32, 5cm2 /s
q
kT
Dp = µp (ND ); µp (ND ) ∼ 300 =⇒ Dp = 7, 8cm2 /s
q
p
Ln = Dn τn = 40µm
p
Lp = Dp τp = 15µm
I0n = 2, 73 · 10−13 A
I0p = 0, 35 · 10−13 A
81
I0 = 3, 08 · 10−13 A
Ora che abbiamo calcolato il termine della corrente di saturazione in-
versa, quotare le correnti sarà molto semplice, in quanto possiamo usare
l’espressione della corrente del diodo:
Va
Ip,dif f = I0p e VT − 1 = 8µA
Va
In,dif f = I0n e VT
− 1 = 61µA
In toto, la corrente sul diodo con la tensione fornita dall’esercizio sarà:
Wn − xn 1 1
RSn = ρn = = = 0, 114 · 10 = 1, 14ω
Aj qµn nnv qµn ND
82
avranno un effetto non indifferente in quanto provocheranno una caduta di
tensione sempre meno trascurabile. La tensione sul diodo, sarà uguale a:
83
ad esempio la scala del mA. Volendo ora disegnare un grafico della carat-
teristica statica, vedremmo che essa vale 0 fino ad un certo valore che noi
chiameremo Vγ , ossia la tensione di accensione del diodo, leggermente positi-
va. Questa è la tensione in cui l’esponenziale inizia ad attivarsi, e a curvare
la caratteristica statica, prima di stabilizzarsi ad una retta. Un veteroelet-
tronico, ossia un elettronico esperto, dotato di manualità, affermerebbe di
getto che se Va < Vγ , il diodo sarebbe spento, e modellabile con un circuito
aperto; se Va > Vγ , il diodo si modellerebbe con un generatore di tensione
Vγ ; questo valore, Vγ , sarà in seguito argomento di discussione, in quanto ora
bisogna accennare a qualcosa di molto più interessante.
Se consideriamo una tensione di polarizzazione inversa Va 0, molto in-
feriore a 0, al di sotto di un certo valore, che noi chiameremo VZ , o detta anche
tensione Zener (nel disegno seguente indicata con VBD ), si avrà un’ingente
corrente negativa: il diagramma corretto della caratteristica I(Va ) avrebbe
in realtà una forma del tipo:
84
date in tensione) di svuotamento CDEP e di diffusione CDEP , il tutto in serie
con le resistenze serie di accesso del semiconduttore.
Questo modello ci presenterà molti problemi, in quanto esso è un circuito
fortemente non lineare, e dunque impossibile da studiare se non mediante
simulatori numerici, che effettivamente fino a vent’anni fa non esistevano.
Esistevano tecniche ingegneristiche in grado di eliminare o quantomeno ac-
cantonare la non linearità del circuito, al fine di poterlo ugualmente studiare;
ora vedremo qualche cenno su questo.
3.11 Valutazione di Vγ
Come già detto, Vγ è la tensione di accensione del diodo; il diodo sarà in
stato di polarizzazione diretta, e con una tensione sufficientemente elevata
da far attivare l’esponenziale che controlla la crescita della caratteristica del
diodo. Supponiamo di stabilire a 0, 1 mA la minima corrente sensibile da
uno strumento di misura: Vγ sarà la tensione tale per cui avremo garanzia
di poter osservare questa minima corrente (scelta in realtà arbitrariamente),
I0min . La tensione minima in questione sarà data da:
I0,min
Vγ = VT ln ∼ 0, 6V
I0
85
La scelta di I0min che noi abbiamo ipotizzato di 0, 1 mA per fare un
esempio in realtà è poco influente, poichè il logaritmo attenua molto questo
fattore. Si tratta solo di una scelta di corrente minima osservabile con un
valore sensato. Si noti che il valore che abbiamo osservato di Vγ è circa a
metà del valore dell’energy gap (1,12 eV). Questa è una regola empirica, ma
sensata, in quanto gli ingegneri di vent’anni fa potevano solo sfruttare tali
regole empiriche per semplificare i propri modelli. L’importanza storica di
Vγ è la sua caratteristica di rappresentare un limite, al di sotto del quale
non vi è crescita di corrente, al variare di Va , ma dopo il quale la crescita è
esponenziale, ossia quasi verticale potremmo dire. Poi, però, si stabilizza, e
per questo motivo un diodo è modellabile con una batteria: al di sopra di
un certo valore, la tensione resta sempre circa costante, poichè le resistenze
serie di accesso al diodo rendono circa costante la tensione.
Passiamo ora all’analisi più dettagliata del diodo a giunzione in stato di
polarizzazione inversa, analizzando i fenomeni di rottura della giunzione.
• Effetto Valanga
• Effetto Tunnel
86
come di consueto, fenomeni di generazione termica, che regoleranno la cor-
rente di saturazione inversa: questi provocheranno la nascita di una coppia
elettrone-lacuna. Il forte campo elettrico potrà accelerare verso sinistra le
lacune (secondo la nostra usuale convenzione), e verso destra gli elettroni.
L’urto con il reticolo alla velocità acquisita dall’elettrone causata dall’in-
tensità del campo elettrico sarà cosı̀ violento da riuscire a provocare effetti
termici non trascurabili con esso, che daran luogo a due nuove coppie elet-
trone lacuna (una per la lacuna scontratasi, una per l’elettrone scontratosi):
a questo punto il campo separerà ed accelererà questi due nuovi elementi,
che causeranno a loro volta nuove generazioni, che a loro volta causeranno
nuove generazioni, e in questo modo vi sarà un effetto a valanga che provo-
cherà una corrente non trascurabile nel diodo, e inversa, a causa del campo
di polarizzazione.
87
3.13 Calcolo della capacità di diffusione
Parlando del nostro modello di ampio segnale, abbiamo detto che in parallelo
al diodo vi sono due capacità variabili: la capacità di svuotamento CDEP e la
capacità di diffusione CDIF , ma non abbiamo ancora analizzato e considerato
minimamente quest’ultima. Sappiamo solo che essa è legata all’accumulo di
carica dei minoritari nei due lati.
Le distribuzioni dei minoritari saranno:
− x−x n
p0n (x) = p0n (xn )e Lp
x+xp
n0p (x) = n0p (−xp )e Ln
Le cariche Q0p e Q0n sono gli integrali delle distribuzioni nello spazio in cui
agiscono gli eccessi di carica:
+∞
qn2i Lp VVa
Z +∞
− x−xn x−xn
−
Q0p = qp0n (xn )e Lp dx = −qp0n (xn )(−Lp )e Lp 0
= qpn (xn )Lp = e −1
T
ND
xn xn
−xp
−qn2i Ln VVa
Z −xp
x+xp x+xp
Q0n = qn0p (−xp )e dx = −qn0p (−xp )Ln e = −qn0p (−xp )Ln = e T −1
Ln Ln
NA
−∞ −∞
88
qn2i Lp VVa
Q0p = e T −1
ND
Si può facilmente notare una similitudine con la corrente di diffusione nel
punto xn , di lacune:
Q0p
Jp,dif f (xn ) =
τp
In modo del tutto duale, si può verificare facilmente che:
Q0n
Jn,dif f (−xp ) =
τn
Poichè la corrente totale nel diodo è la somma dei due contributi di carica,
possiamo dire che:
Q0p Q0n
Jtot = Jp,dif f + Jn,dif f = +
τp τn
Questa è la corrente totale nella giunzione in condizioni stazionarie. Ciò ci
può far intuire che la corrente nel diodo è controllata sostanzialmente da una
ricombinazione: questa è la base del modello del diodo a controllo di carica.
Manca però un fattore fondamentale: la dipendenza dal tempo. Dobbiamo
dunque meglio definire il nostro modello a controllo di carica, introducendo
una variazione della corrente nel tempo.
89
∂p0n 1 ∂ p0 (x)
=− Jp (x) − n
∂t q ∂x τp
Risulta essere sempre e comunque valida l’ipotesi di quasi neutralità, per
quanto riguarda i portatori minoritari, e dunque possiamo dire che la corrente
nel diodo in un intorno della giunzione è puramente diffusiva:
∂p0n ∂ 2 p0 ∂ p0 (x)
Jp = −qDp =⇒ Dp 2n = p0n (x) + n
∂x ∂x ∂t τp
Integriamo dunque quest’espressione sull’asse delle ascisse spaziali x, en-
trambi i membri, a partire dal punto xn in cui inizia la ricombinazione, fino
ad una generica posizione spaziale x > xn :
∂ x 0 1 x 0
0
∂p0n
Z Z
∂pn
Dp − = p (x)dx + p (x)dx
∂x x ∂x xn ∂t xn n τ p xn n
Moltiplicando ambo i membri per la carica fondamentale q, si ottiene che
il termine con derivata temporale diventa:
∂ x 0 1 x 0
Z Z
∂ 1
qpn (x)dx + qpn (x)dx = Q0p (x) + Q0p (x)
∂t xn τp xn ∂t τp
Al primo membro, invece, per x → +∞, il primo termine si annulla,
poichè la ricombinazione avrà annullato tutta la corrente di minoritari, e
quindi, considerando l’ipoteso di diodo lungo, potremo annullare il primo
termine, mentre il secondo sarà:
∂p0n
−qDp = Jp,dif f (xn )
∂x xn
Dualmente, effettuando lo stesso processo con la corrente di elettroni
derivanti dal lato n verso il lato p, si ottiene:
∂ 0 1
Jn,dif f (−xp ) = Qn + Q0n
∂t τn
Poichè la corrente totale nel diodo Jtot sarà data dalla somma dei due
contributi di corrente, il modello a controllo di carica sarà determinato dal-
l’equazione:
∂ 0 ∂ 0 Q0p Q0n
Jtot = Qp + Qn + +
∂t ∂t τp τn
Terminiamo ora la trattazione di questo modello, cambiando argomento,
e parlando di un altro modello del diodo a giunzione.
90
3.15 Modello di piccolo segnale
Il modello a controllo di carica è un sottocaso del modello ad ampio segnale,
che non considera effetti elettrostatici (quali le capacità prima discusse); il
modello ad ampio segnale è il modello che più interamente caratterizza un
dispositivo, nella fatispecie il diodo a giunzione nel nostro caso, però come già
accennato è molto difficile da utilizzare, a causa della sua forte non linearità.
L’idea del modello di piccolo segnale è quella di studiare solo un preciso
punto di lavoro del dispositivo, linearizzandolo in un intorno di quel punto,
mediante una sorta di sviluppo in serie di Taylor troncata.
Dovremo studiare una funzione I(Va ) per una certa Va = Vop +vSS : Vop (op
sta per Operating Point) è la tensione del punto di lavoro a cui ci portiamo, al
fine di sviluppare l’espressione della I; vSS è la rappresentazione dell’intorno,
del piccolo segnale (SS sta per Small Signal), ed è la cosiddetta tensione di
piccolo segnale.
Partiamo dalla corrente del diodo, dicendo che:
Va
I = I0 e VT − 1
Poichè consideriamo Va = Vop + vSS , possiamo sviluppare fino al primo
ordine, e quindi linearmente in un intorno del punto di lavoro la funzione
della caratteristica come:
V
op ∂ h VVa i
I(Vop + vSS ) = I0 e − 1 +
VT
I0 e − 1
T
∂Va
Di fatto la tensione Vop è una componente costante, mentre vSS il suo
intorno in cui possiamo considerare valida la linearizzazione effettuata. La
derivatà della corrente I0 nel punto di lavoro Vop sarà:
Vop
∂ h VVa i I0 e VT
I0 e T − 1 = = gd
∂Va Vo p VT
Il termine gd è anche detto conduttanza differenziale; ad essa associata è
la resistenza differenziale, come il suo reciproco:
1
rd =
gd
Vop
Spesso gli elettronici scambiano tra loro il termine I0 e VT con Iop . Con-
siderando questa definizione della corrente Iop come corrente del punto di
lavoro Vop , sarà:
91
I(V (t)) = I(Vop + vSS (t)) ' Iop + gd vSS (t) = I(Vop ) + iSS (t)
In un intorno di Vop , è possibile dunque linearizzare il diodo, sostituendolo
con la resistenza differenziale rd : questa non sarà altro che la pendenza della
retta osculatrice I(Va ) nel punto di lavoro Vop , con un intorno di piccolo
segnale vSS . Il termine iSS sarà dato dall’approssimazione di I(Va ) al punto
di lavoro Vop , I(Vop ) = Iop ; possiamo dunque definire ora la corrente di piccolo
segnale come il semplice intorno-ordinata della caratteristica, ossia l’intera
caratteristica considerata in Va = Vop + vSS sottraendo la componente di
offset I(Vop ) = Iop :
92
negativa paragonabile a quella Zener, altrimenti la corrente è molto elevata
e questa semplificazione non è fattibile.
3.16.1 Risoluzione
Disegnare il diagramma a bande quotato
Per il primo punto del problema potremmo adottare le solite strategie di
risoluzione, oppure ragionare in un modo più fine: osservando i dati del pro-
blema, notiamo che Wn Wp , e che ND NA . Questi dati ci permettono
di introdurre da un lato l’ipotesi di diodo corto, e dall’altro lato la forte diffe-
renza di drogaggio fa praticamente ridurre la zona di svuotamento ad una δ
(idealizzando, poichè l’ampiezza della regione di svuotamento del lato n sarà
molto inferiore a quella nel lato p). Possiamo trascurare nei nostri conti xn ,
e dunque dire che l’ampiezza della regione di svuotamento sia:
s
2S (Φi − Va )
xd ' xd =
qNA
Poichè ci manca per ora la barriera Φi , calcoliamola, considerando questa
convenzione: poichè il lato n è un semiconduttore n+ , ossia molto drogato,
possiamo dire in buona approssimazione che il livello di Fermi coincida con
il livello di partenza della banda di conduzione EC . Dunque:
qΦSn+ ' qχ
93
Confondiamo dunque senza problemi il lavoro di estrazione con l’affinità
elettronica del silicio n+ (che è un parametro costante, e noto).
Possiamo dunque calcolare la barriera nel lato p, confrontando il livel-
lo di Fermi intrinseco in zona di neutralità, con il quasi-livello di Fermi,
aggiungendo al conto metà dell’energy gap:
Eg Eg NA
qΦi = + EFi (+∞) − EFp = + kT ln
2 2 Ni
Si può dunque trascurare il termine al lato n, e ripetere il ragionamento
geometrico fatto sul diagramma a bande della giunzione già esposto nella
teoria.
Per l’altro lato le cose si fanno più difficili, in quanto le condizioni al con-
torno abituali per la risoluzione dell’equazione di continuità non valgono. Da
un altro esercizio teorico abbiamo però già ricavato il risultato fondamentale
considerante le condizioni al contorno al fine di studiare il semiconduttore
corto, e quindi possiamo dire che:
sinh L−x
Ln
n0p (x) = n0p (xp )
sinh LLn
Poichè nel nostro caso consideriamo il fatto che la lunghezza effettiva
del lato parta aldilà della regione di svuotamento, e quindi L = Wp − xp ,
possiamo dire che, poichè x xp generalmente,
sinh WLpn−x
n0p (x) = n0p (xp )
sinh WpL−x
n
p
Partendo dalle due espressioni delle correnti ora ricavate possiamo, me-
diante la loro derivazione, ricavare le espressioni operative delle correnti:
94
∂p0n (x) −qDp n2i VVa x+xn
Jp,dif f (x) = −qDp = e T − 1 e Lp
∂x ND Lp
Ciò che si potrebbe notare facendo il grafico delle due correnti, è che Jp,dif f
è una corrente del tutto trascurabile; inoltre, la decrescita che si potrebbe
analizzare osservando l’andamento di Jn,dif f è altrettanto trascurabile, quindi
di fatto la corrente totale nel diodo è regolata dalla sola Jn,dif f , che è una
corrente praticamente costante. Possiamo a questo punto chiederci quale sia
l’andamento della caratteristica statica del diodo; dal momento che abbiamo
usato per esperienza (e tornerà utile in seguito) questa convenzione opposta
della giunzione, invertiamo il senso di percorrenza degli assi, per comodità,
considerando −Itot , ed i segni − nelle espressioni potranno essere annullati:
Wp −xp
!
−qDp n2i qDn n2i cosh Ln Wp − xp Va
I = Aj + e VT − 1
ND Lp NA Ln sinh WpL−xp Ln
n
95
La capacità di diffusione si potrà calcolare mediante il modello a controllo
di carica, calcolando la derivata parziale rispetto alla variazione di tensione di
polarizzazione esterna Va ; in questo caso l’ipotesi semplificatrice sarà quella
di grosso drogaggio: poichè il drogaggio è molto più elevato al lato n che al
lato p, possiamo dire che il contributo della carica Q0p sarà trascurabile.
0
∂Q
CDIF ' Aj n
∂Va
Possiamo inoltre, come già detto, approssimare la distribuzione degli elet-
troni ad una retta, a causa dello sviluppo in polinomio di Taylor del seno
iperbolico; possiamo dunque ulteriormente semplificare il modello a control-
lo di carica, calcolando l’area del triangolo il cui lato è il lato del diodo, e
l’altezza la carica in questione è la distribuzione di carica; quindi:
96
Capitolo 4
Il transistore bipolare
97
dall’emettitore, andranno verso il collettore passando dalla base, mediante
una corrente di tipo diffusivo. Riassumendo, la barriera bassa dall’emettitore
E alla base B permette il passaggio di elettroni; dalla base B al collettore C
questi scivoleranno dalla barriera, arrivando senza problemi alla meta. Ma
qual è il senso dell’utilizzo di questo dispositivo?
Si noti che la corrente di elettroni dall’emettitore E, alla base B è rego-
labile dalla tensione sulla prima giunzione; ciò che poi capita, è che si possa
controllare la corrente che viene iniettata dalla base al collettore (poichè essa
dipende da quanta ne è stata iniettata dalla base, e questa è regolabile dalla
tensione tra E e B), ma senza doverla riprendere tutta: di solito dobbiamo
pagare tutta la carica inviata da un semiconduttore ad un altro, con altret-
tanta carica dal secondo semiconduttore verso il primo, come abbiamo visto
nei meccanismi alla base del diodo a giunzione; di fatto, non sarà necessaria
una grossa contropartita di corrente dalla base all’emettitore, o meglio ne sarà
necessaria una quantità minima, come vedremo: vi sarà una grossa corrente
da E a B, ma infinitesima da B ad E (in un buon transistore, alle condizioni
che introdurremo). L’astuzia si basa sul fatto che, tendenzialmente, gli elet-
troni derivanti dall’emettitore E verso la base B non dovranno ricombinarsi,
ma andare verso il collettore C, dove saranno comunque maggioritari (poichè
il collettore è un semiconduttore drogato tipo n).
Riassumendo, il transistore bipolare permette di controllare una corrente
tra emettitore e collettore senza dover pagare con una corrente troppo ingente
tra base ed emettitore, bensı̀ solo con una minima corrente inversa.
98
Nel dispositivo in studio, esistono cinque correnti; analizziamole una per
una:
1. InE è una corrente di diffusione di elettroni che vengono iniettati dal-
l’emettitore E alla base B;
2. InC è la frazione di InE che non si è ricombinata nella base; essa in un
dispositivo ben funzionante deve essere più elevata possibile, poichè la
ricombinazione in base deve essere minima, e poichè essa sarà destinata
a terminare nel collettore; InE ed InC sono le due correnti fondamentali
ai fini del funzionamento del transistore bipolare;
3. IrB è una corrente di diffusione di lacune iniettata nella base a partire
dall’emettitore, che va a ricombinarsi interamente: è una frazione di
InE , che deve essere limitata, in quanto essa limita la corrente principale
InC ;
4. IpB è una corrente di diffusione di lacune iniettate nell’emettitore a
partire dalla base; questa corrente deve essere piccola, in un buon di-
spositivo, poichè dipende dalla ricombinazione di InE , che deve essere
minore possibile per garantire un buon funzionamento;
5. IpC è una corrente inversa di lacune diretta dal collettore C verso la
base B, molto ridotta, e spesso trascurabile nello studio dei transistori.
Ragioniamo ora su queste correnti: la corrente di ingresso nell’emettitore
dalla batteria, IE , è data da:
IE = InE + IpB
La corrente IE è la somma delle due correnti InE e IpB , la seconda de-
rivante dalla base. Poichè una delle due correnti principali del transistore è
quella totale che va dall’emettitore verso la base, la corrente da base a emet-
titore, IpB , sarà da limitare. Si definisce sull’emettitore un parametro γF che
determina l’efficienza del transistore, all’emettitore (F sta per Forward):
InE
γF =
InE + IpB
Il parametro γF è dunque detto efficienza di emettitore, e in un buon
dispositivo deve tendere a 1, poichè IpB dovrà tendere a 0; ciò è tecnologica-
mente fattibile, aumentando il drogaggio del lato emettitore n (come si può
facilmente verificare dalla legge della giunzione). Possiamo dunque dire che:
InE = γF IE
99
Ci interessa ora sapere, di questa γF IE , quanta finirà nel collettore, e
quindi quanta non verrà ricombinata. Possiamo ricavare facilmente che:
αF = γF αT
La corrente del collettore, IC , sarà pari a:
IC = −αF IE
Possiamo considerare il transistore come un nodo generalizzato, e dunque
studiare mediante le leggi di Kirchhoff le tre correnti su emettitore, collettore,
base: anche la base infatti avrà una corrente, che andrà ridotta mediante i
metodi tecnologici accennati, in un dispositivo valido:
IE + IB + IC = 0
Considerando l’espressione precedentemente vista in funzione di IE , so-
stituiamo nella relazione appena trovata:
IC IC
IE = − =⇒ − + IC + IB = 0
αF αF
Quindi:
IC (1 − αF ) IC αF
IB = =⇒ = = βF
αF IB 1 − αF
Questo parametro, βF , è detto guadagno in corrente. Abbiamo visto che
αF è il prodotto di due numeri vicini ad 1, e dunque βF potrebbe essere un
numero molto elevato (da 100 a 300 o anche molto più in un buon dispositivo).
100
Possiamo dire che:
IC = βF IB
Con il prezzo di una corrente di base di soli pochi mA, è possibile control-
lare correnti molto elevate, modulabili mediante la tensione tra emettitore
e base, VBE . Possiamo considerare IB come un prezzo da pagare, al fine di
poter liberamente modulare mediante la tensione la corrente del transistore.
Passiamo ora ad un calcolo più quantitativo, al fine di studiare le correnti.
n2i
V
BE
0
pn (−xdE ) = e VT
−1
NDE
n2i
V
BE
0
np (0) = e VT
−1
NAB
n2i
V
BC
0
np (WB ) = e VT
−1
NAB
101
In un transistore, i fenomeni di interesse avvengono soprattutto nella
base: in essa, ci dedicheremo allo studio dettagliato dei portatori di carica.
Supponiamo di conoscere come condizioni al contorno i portatori nei punti
0 e WB : essi saranno le grandezze appena ricavate mediante le leggi della
giunzione. Applichiamo ora alla base il modello matematico, ricordando che
ci troviamo in ipotesi di lato corto.
Consideriamo dunque le equazioni di continuità, nella base; si noti che
le nostre due equazioni al contorno sono però entrambe non nulle, quindi
avremo a che fare con conti algebrici di difficoltà non indifferente.
Dal modello matematico, sappiamo che:
n2i
V
BE
0
np (0) = e VT
− 1 =⇒ A + B
NAB
n2i
V
BC WB WB
0
np (WB ) = e VT
− 1 =⇒ Ae Ln + Be− Ln
NAB
Ora, possiamo ricavare dalla prima delle due condizioni:
B = n0p (0) − A
Sostituendo nella seconda, otteniamo che:
WB WB
n0p (WB ) = Ae Ln + (n0p (0) − A)e− Ln
Da ciò, possiamo ricavare un’espressione del coefficiente A:
WB
n0p (WB ) − n0p (0)e− Ln
A= WB WB
e Ln − e− Ln
102
Sostituiamo ora l’espressione di A nella prima equazione, trovando il
valore di B:
WB WB WB
n0p (0)e Ln − n0p (0)e− Ln − n0p (WB ) + n0p (0)e− Ln
B= n0p (0) −A= WB WB =
−
e Ln −e Ln
WB
n0p (0)e Ln − n0p (WB )
=
2 sinh W
Ln
B
x −WB +x WB −x −x
n0p (WB )e Ln − n0p (0)e Ln + n0p (0)e Ln − n0p (WB )e Ln
n0p (x) =
2 sinh W
Ln
B
103
Nel collettore C:
n2
V x−x
BC − C
p0n,C (x) = i e VT
− 1 e Lp
NDC
Partendo dalle precedenti espressioni, interessandoci nella fatispecie di
quelle concernenti la base B e l’emettitore E, ricaviamo le correnti Ip,dif f (x)
e In,dif f (x), che verranno tra poco riutilizzate in un’applicazione pratica;
ricordando le relazioni di Einstein per il calcolo delle correnti a partire dai
portatori:
∂n
In = qADn
∂x
∂p
Ip = −qADp
∂x
Ricaviamo:
x+xE
−qAE n2i e Lp
V
BE
IpE,dif f (x) = e VT − 1
Lp NDC
Per quanto riguarda invece la corrente di lacune nel collettore, C possiamo
dire che:
x−xC
qAE n2i e Lp
V
BC
IpC,dif f (x) = e VT − 1
NDC Lp
Queste espressioni delle correnti, al variare della posizione spaziale x, ci
torneranno presto utili: dal punto di vista dei soli emettitore o collettore,
il transistore non avrebbe infatti molte differenze da una comunissima giun-
zione; poichè la base è già un caso diverso, in quanto è un lato corto, e si
comporta in modo molto anomalo per una giunzione p-n. Tenendo conto
di questi fatti, vogliamo determinare un modello statico per il transistore
bipolare; sarà più complesso rispetto al modello della giunzione, in quanto
questa volta si ha a che fare con tre correnti (di cui possiamo semplicemente
studiarne due, in quanto comunque la terza è data dalla somma delle altre
due, cambiata di segno):
IC (VBE ; VBC )
IE (VBE ; VBC )
104
Dal momento che, come detto:
IB = −IC − IE
Ricavando le due caratteristiche indicate alla parentesi graffa, il modello
statico del transistore bipolare sarà di fatto completo. Come nel caso della
giunzione p-n, possiamo considerare, al posto delle correnti in zone lontane
dalla giunzione, le correnti valutate ai punti di inizio della regione di svuo-
tamento: sappiamo infatti che, lontano dalla giunzione, la corrente sarà del
tutto equivalente, in quanto sarà la corrente in grado di ricombinare i por-
tatori giunti dalle regioni di svuotamento, e quindi esattamente le correnti
valutate nei punti di inizio della regione di svuotamento, punti in cui non so-
no di fatto ancora iniziati fenomeni di ricombinazione. Per quanto riguarda
la caratteristica IE :
−qAE Dn n2i
V
BC cosh(0)
+ e VT − 1
NAB Ln sinh W
L
B
n
Ordinando l’espressione:
qAE Dn n2i
V
BC
+ e VT
−1
NAB Ln sinh W B
Ln
105
Riprendendo anche ora le espressioni delle correnti appena ricavate, pos-
siamo ottenere che:
∂n0p (x) 0
∂p n (x)
IC = AE (+q)Dn + AE (−q)Dp =
∂x WB ∂x xC
!
n2i cosh WBL−W B
1 VBE
= qAE Dn − n
e VT − 1 +
NAB sinh W
Ln
B L n
W
n2 cosh LnB 1 qAE Dp n2i
VBC
V
BC
+qAE Dn i e VT
−1 + e VT
−1
NAB sinh W
L
B L
n NDE Lp
n
Ordinando:
qAE Dn n2i
V
BE
IC = e VT − 1 +
NAB sinh W B
Ln n
L
−qAE Dn n2i WB −qAE Dp n2i
V
BC
+ cotgh + e VT
−1
NAB Ln Ln NDC Lp
Confrontando le due espressioni, vediamo che esse, ossia il modello statico
del transistore bipolare, presentano tra loro alcune similitudini.
106
qAE Dn n2i
a2,1 =
NAB Ln sinh W B
Ln
• VBE > 0, VBC < 0: è la zona che abbiamo sinora studiato: il tran-
sistore provoca fenomeni di guadagno della corrente, regolati dai vari
coefficienti γF , αT , αF , βF , dove la F significa Forward: italianizzando,
possiamo tradurre con Diretta. La regione, che è la regione di fun-
zionamento più tipica del transistore bipolare, è detta regione attiva
diretta.
107
momento che anche la tensione che modula le correnti è negativa, dun-
que, il dispositivo sarà di fatto su OFF: questa zona è detta regione di
interdizione, e nel transistore non passa corrente.
• VBE > 0, VBC > 0: è la zona più complicata da studiare, delle quattro
(anche se vedremo che essa si sdoppierà): essa è detta regione di sa-
turazione: entrambe le giunzioni sono polarizzate direttamente, ma in
questo caso esistono due ulteriori sottopossibilità:
108
semplificazioni in ciascuna zona, un modello circuitale del dispositivo elettro-
nico, partendo dall’idea che esso è interpretabile come un nodo generalizzato
in cui convergono tre lati: Base, Emettitore, Collettore. Abbiamo quattro
regioni sostanzialmente da distinguere: occupiamoci di ciascuna di esse.
• Regione attiva inversa: situazione del tutto uguale alla precedente, con-
siderando semplicemente le seguenti variazioni: al posto dell’emettitore
E vi sarà il collettore C, al posto del collettore C vi sarà l’emettitore
E, il guadagno in corrente sarà βR , ed in questo caso la giunzione as-
similabile come diodo polarizzato direttamente sarà quella tra base e
collettore, dunque il nostro generatore Vγ sarà la tensione di attivazione
VBC .
Possiamo dunque dire, per quanto scontato sia, che i modelli circuitali
valgono se e solo se ci troviamo nelle opportune condizioni di tensione: si
tratta di quattro casi singoli, che però devono essere considerati nel punto in
cui sono stati definiti.
109
4.4.1 Andamento della caratteristica statica
Abbiamo terminato la descrizione del funzionamento del transistore bipola-
re nelle quattro regioni, ci dedichiamo ora a studiarne l’andamento grafico,
facendo alcune osservazioni che ci mancano.
Avendo diverse opzioni da rappresentare, ne scegliamo una fondamentale:
l’uscita di emettitore comune, IC (VCE ), dove VCE = VBE − VBC . Algebrica-
mente, possiamo fare un’osservazione: sappiamo che VBC < 0, e VBE ∼ Vγ ;
consideriamo inoltre un parametro variabile, IB , ossia la corrente di base, che
viene amplificata dal guadagno in corrente βF . Si otterrà di fatto una serie
di curve parametriche, in funzione della tensione VCE . Possiamo considerare
in base ad osservazioni algebriche questo fatto: la caratteristica statica avrà
due zone di interesse, ossia VCE < Vγ e VCE > Vγ : se infatti VCE > Vγ , poichè
sappiamo che il valore di VBE ∼ Vγ , allora di sicuro la tensione VBC sarà suffi-
cientemente negativa da poterci permettere di essere sicuri di trovarci in una
regione attiva diretta. Secondo il modello statico, derivante dalle equazioni
di Ebers-Moll, la caratteristica statica del transistore si presenta come una
retta parallela all’asse delle x (dunque una funzione costante), all’aumentare
di VCE , poichè il guadagno in corrente resta costante, al di sopra della tensio-
ne VBE . Per valori di VCE inferiori alla tensione Vγ , si ha invece una funzione
decrescente a 0, e si noti il seguente dettaglio: al variare del parametro IB ,
le curve, da un certo punto di funzionamento VCE in indietro verso l’origine
degli assi, tendono asintoticamente allo stesso andamento: da tutte parallele
tra loro, convergono tutte a zero, asintoticamente, allo stesso modo:
Questo andamento del grafico ci potrebbe far pensare al seguente fatto:
se tutte le curve parametriche di IB al variare di VCE , parallele tra loro,
sono tutte costanti dal punto Vγ in poi, potremmo dire che mediante un
transistore bipolare si può realizzare un generatore di corrente pilotato ideale:
poichè il guadagno secondo il modello di Ebers-Moll è una costante, poichè
la caratteristica è una funzione costante, potremmo pensare di aver ottenuto
110
un componente ideale.
Osservando il grafico a sinistra del valore Vγ , osserviamo che questo an-
damento asintotico di tutte le curve parametriche al variare di IB , tendono
asintoticamente allo stesso modo ad andare a 0. Possiamo vedere algebrica-
mente che, se VCE < Vγ , allora significa che se VBE ∼ Vγ , dunque VBC > 0,
e ci troviamo in una zona di saturazione. L’andamento asintotico di tutte le
curve parametriche ci fa intuire il fatto che non ha senso definire un guadagno
in corrente in zona di saturazione non solo per il fatto che sarebbe minimo,
ma anche perchè non è possibile identificare univocamente la curva presente
in un determinato punto della suddetta zona: lo stesso livello di corrente,
può equivalere a diversi valori di IB , poichè se le curve parametriche passano
tutte per lo stesso punto di corrente alla stessa tensione, allora significa che
il guadagno non è univoco, come effettivamente lo è in regione attiva diretta,
dove le curve non si intersecano (in quanto tutte parallele tra loro).
111
diventano sempre meno trascurabili, e quindi di fatto si vedrà una pendenza
positiva. Il modello come generatore pilotato è dunque fallimentare, ma nella
cattiva notizia c’è una buona notizia: man mano che aumenta la tensione, il
transistore continua a guadagnare sempre più corrente, potremmo dire che
funziona sempre meglio, e quindi pur non avendo l’idealità, siamo riusciti a
costruire con questo dispositivo un buon amplificatore di corrente.
L’effetto che tiene conto di questa variazione delle regioni di svuotamen-
to è detto Effetto Early: esso prevede l’aumentare di facilità dei portatori
ad attraversare la barriera di potenziale, grazie all’aumento della regione di
svuotamento provocato dall’aumento della tensione VCE . Si noti che anche
per il transistore bipolare esiste un fenomeno di breakdown: esso è legato al
fatto che, alzando molto la tensione VCE (o, dualmente, abbassandola mol-
to), è possibile far toccare, sovrapporre le due regioni di svuotamento, ed in
questo modo di fatto eliminare del tutto fattori ricombinativi, far coincidere
i lati, e perdere il controllo del dispositivo, la cui caratteristica schizzerebbe
aumentando improvvisamente di pendenza.
Analizziamo ora un esercizio pratico, riguardante il transistore bipola-
re, nel quale faremo alcuni approfondimenti e tratteremo alcuni aspetti non
ancora analizzati.
112
• NAB > NDC : aumentando il drogaggio in base rispetto a quello in
collettore, si fa sı̀ che l’ampiezza della regione di svuotamento in base
sia più difficile da incrementare, in questo modo si riesce ad arginare
l’effetto Early ed anche (e soprattutto) il breakdown.
4.5.1 Risoluzione
Si determini il diagramma a bande all’equilibrio
In questo esercizio affronteremo diversi modi per calcolare alcuni parametri
del transistore, utilizzando idee di base completamente diverse. Incomincia-
mo con il calcolare, in modo classico, i valori di estrazione, in modo da poter
stimare le barriere di potenziale, all’equilibrio.
Poichè l’emettitore del transistore bipolare è un semiconduttore estrema-
mente drogato, quasi degenere, possiamo assumere alcune ipotesi semplifi-
cative: dal momento che in esso il livello di Fermi tende a coincidere con il
livello energetico EC , possiamo dire che il lavoro di estrazione coincida con
l’affinità elettronica del silicio, nell’emettitore E:
113
Che senso cercare in questo ambito le quotature del diagramma a ban-
de? Aldilà del mero esercizio, possiamo renderci conto di un fatto importante:
all’equilibrio le regioni di svuotamento permettono una zona neutra sufficien-
temente estesa; e nella base? Analizziamole: considerando che l’emettitore
è estremamente drogato, nel calcolo si potrà considerare Neq ' NAB , per le
proprietà della somma armonica di due termini: un termine molto grande e
uno molto piccolo, sommati armonicamente, daran vita ad un termine molto
vicino a quello piccolo.
s
2S Φi,BE
xdEB ' xpEB = = 0, 15µm
qNAB
s
2S Φi,BC
xdBC = = 0, 34µm
qNeq
Poichè della regione di svuotamento tra base ed emettitore sappiamo
che essa è decisamente più ampia nella base, ma non abbiamo informazio-
ni aggiuntive su quella di base-collettore, consideriamo la proporzione dei
drogaggi, con la proporzione delle ampiezze delle regioni di svuotamento: le
ampiezze delle regioni di svuotamento sono inversamente proporzionali alla
concentrazione di drogaggio:
xnBC NAB 1
= =⇒ xpBC = xdBC = 0, 057µm
xpBC NBC 6
Si noti che se sommiamo le due ampiezze di svuotamento, otteniamo:
0, 15 + 0, 057 = 0, 207µm
Dal momento che WB = 0, 2µm, già all’equilibrio abbiamo una condizio-
ne di breakdown: le regioni di svuotamento si toccano, in questo modo il
transistore ha una condizione di rottura e non vi è sostanzialmente base.
Scegliamo di modificare il testo del problema, considerando WB = 0, 4µm:
in questo modo, pur avendo allungato il lato della base, e quindi peggiorato
il fattore di efficienza, avremo un lato di base neutro pari a 400 − 207 nm.
Si valutino i parametri γF , αT , αF , βF
Consideriamo dopo queste prime osservazioni e decisioni, il calcolo dei para-
metri richiesti dal problema. Partiamo dall’efficienza di emettitore, γF :
InE Indif f |0
γF = =
InE + IpB Indif f |0 + IpB |−xE
114
Studiamo dunque queste espressioni, ricavate in precedenza:
qAE Dp n2i
V
BE
Ipdif f (−xE ) = − e VT
−1
NDE Lp
Possiamo semplificare la nostra espressione, osservando il fatto che, dal
VBE
momento che ci troviamo in polarizzazione diretta, VBE > 0, e VT
1;
sappiamo che la lunghezza di diffusione Lp è cosı̀ definita:
p
Lp = Dp τp = 6µm
Osserviamo che anche il lato di emettitore è corto: WE Lp .
Ciò può essere un bene in un transistore bipolare, in quanto lato corto
implica riduzione della resistenza di accesso al transistore, e quindi siamo
anche in grado di dire che WE ∼ Lp :
115
VBE
−qAE Dp n2i
NDE WE
e VT
γF = VBE VBE
−qAE Dp n2i −qAE Dn n2i
NDE WE
e VT
+ NAB WB
e VT
1
γF = NAB Dp WB
1+ NDE Dn WE
NAB sinh W B
L
Ln n
NAB sinh WB
L
Ln n
116
VBE
−qAE Dn n2i
WB e VT
NAB sinh Ln
Ln 1
αT = =
cosh W
W VBE
−qAE Dn n2i cosh L B B
W
n
e VT Ln
NAB Ln sinh L B
n
1 WB2
αT = 2 =1− = 0, 999994
1+ 1 WB 2L2n
2 L2n
αF = γF αT ' 0, 997
αF
βF = ' 413
1 − αF
Permettiamoci ora una divagazione, ragionando in modo diverso sul coef-
ficiente di trasporto, αT : possiamo infatti importare anche nel transisto-
re bipolare il modello a controllo di carica precedentemente studiato nella
giunzione p-n. Ciò risulta molto interessante, soprattutto poichè è possibile
linearizzare la concentrazione degli elettroni in base, n0p (x):
WB −x
n2 VBE n2 VBE
Ln x
n0p (x) ' i e VT WB
= i e VT 1−
NAB Ln
NAB WB
Abbiamo dunque ridotto ad una semplice retta la distribuzione di carica,
sfruttando l’ipotesi di lato corto, la distribuzione dei portatori minoritari in
base. Potremmo chiederci come mai non abbiamo effettuato in precedenza
una semplificazione di questo tipo: linearizzare una funzione, ossia ridurla
a retta, implica ridurre la sua derivata ad una costante, o addirittura a 0,
perdendo informazioni su di essa. Il modello a controllo di carica però non
richiede la derivazione delle distribuzioni di portatori, bensı̀ l’integrazione, al
fine di ottenere la carica totale in eccesso nel semiconduttore. Poichè siamo
in un caso di retta decrescente, la totale corrente di ricombinazione sarà
117
assimilabile al calcolo dell’area di un triangolo: considerando la lunghezza
del lato di base come base, e la concentrazione di carica come altezza:
n2i VVBE WB
Q0n= e T (−qAE )
NAB 2
Da ciò, sappiamo semplicemente che la corrente di ricombinazione in base
vale:
VBE
−qAE WB n2i
In,dif f (0) − IRB IRB 2NAB τn
e VT
WB2
αT = =1− =1− VBE =1−
In,dif f (0) In,dif f (0) −qAE Dn n2i
e VT 2Ln
2NAB WB
Poichè ci troviamo in regione attiva diretta, VBC < 0, possiamo dire che
il secondo termine sia in questo ambito del tutto trascurabile, per entrambe
le equazioni:
V
BE
IE ' a1,1 e VT − 1
V
BE
IC ' a2,1 e VT
−1
118
Si valuti il modello di piccolo segnale del transistore bipolare
Parliamo ora del terzo punto del problema, ossia lo studio di un modello di
piccolo segnale del transistore bipolare. Come dati abbiamo che VBE = 0, 6
V, che VCE = 1 V, ma poichè VCE = VBE − VBC , sappiamo che VBC = −0, 4
V. Usiamo quello che viene detto il modello a π semplificato, utile in quanto
tornerà utile in seguito nello studio di sistemi MOS. Nella regione attiva
diretta, IE dipende molto da VBE , mentre IC è rappresentabile come:
IC = −αF IE
Il modello di piccolo segnale si basa, come abbiamo già visto preceden-
temente, su piccolissime variazioni di tensione; per analzizare la variazione
di corrente IC , varieremo la tensione che la modula, indirettamente: VBE (si
discuterà meglio sul significato della parola ’indirettamente’).
Abbiamo, nel transistore bipolare, un dispositivo che dal mondo esterno si
vede come un diodo, ed un collettore che di fatto non fa altro che raccogliere
la corrente. Consideriamo, a partire dalle equazioni di Ebers-Moll, che, per
la stessa ipotesi considerata precedentemente,
VBE
IC = a2,1 e VT
119
ICop
= gm
VT
Dove questa gm rappresenta una conduttanza analoga a quella preceden-
temente studiata nel diodo a giunzione. Si noti il seguente fatto: togliendo
gli offset verticali ed orizzontali ICop e VBEop , si vedrebbe che gm rappresenta
una retta, e dunque una resistenza, o almeno potremmo pensarlo. In realtà,
VBE come già detto modula solo indirettamente il valore di gm , poichè è la
tensione di controllo, ma è la tensione sulla giunzione tra base e collettore,
mentre gm si trova tra base ed emettitore; si parla dunque di gm come di una
transconduttanza, ossia, come di un parametro che, moltiplicato per il pilota
vbe , permette di ottenere IC , anche se non vi è una relazione diretta.
Ci manca un ulteriore parametro: ciò che collega la base B all’emettitore
E. Potremmo ripetere le operazioni precedenti, considerando IB :
IC 1 ∂IC gm
IB = =⇒ =
βF βF ∂VBE VBEop
βF
Possiamo dunque definire la resistenza del nostro modello π, rπ , come:
βF
rπ =
gm
Il modello di piccolo segnale del transistore bipolare sarà semplicemente
rappresentato da un nodo generalizzato, in cui tra B ed E sta la rπ , tra E e
C il generatore pilotato di valore IC = gm vbe , dove vbe , ossia il piccolo segnale
del nostro modello, rappresenta la tensione sulla rπ .
Divaghiamo, accennando al modello di ampio segnale del transistore bi-
polare: consideriamo il fatto che ci troviamo semplicemente in una doppia
giunzione, e dunque dovremo considerare capacità di svuotamento e capacità
di diffusione per ognuna delle giunzioni. Dal momento che il punto di funzio-
namento del transistore interessante è la regione attiva diretta, e quindi in
cui VBE > 0, e VBC < 0, possiamo dire che un parametro sarà trascurabile:
CDIF (VBC ) ' 0 poichè ci troviamo in una zona di polarizzazione inversa della
giunzione base-collettore, e quindi possiamo trascurare.
Possiamo calcolare i parametri linearizzati, a partire dal modello di ampio
segnale, al fine di terminare del tutto il modello di piccolo segnale:
ICop VBEop
qAE Dn n2i qAE Dn n2i
gm = ; ICop = a2,1 e VT ; a2,1 = '
VT Ln NAB sinh W B
Ln
NAB WB
120
s s
βF qS NA qS Neq
rπ = ; CDEP (VBEop ) = ; CDEP,BC =
gm 2(Φi − VBEop ) 2(ΦBC − VBCop )
WB qn2 WB AE VVBE
Q0 = Q0p + Q0n ' Q0n = −qAE n0p (0) =− i e T
2 2NAB
Derivando:
∂Q0n qn2i WB AE VBE
CDIF = = e VT
∂VBE 2NAB VT
121
Capitolo 5
Sistemi MOS
122
che esso è in mezzo ai due, possiamo assimilare il sistema ad un condensato-
re, il cui campo è dunque costante ovunque, ed il potenziale varia in modo
intuitivamente lineare. Cosa si è originata dunque? Una struttura dota-
ta di barriere di potenziale all’interfaccia con l’ossido: conosciamo il lavoro
di estrazione del metallo, e del semiconduttore, e sappiamo che nell’ossido
qΦOX ' qχ, quindi possiamo dire che E0 − qχ = EC ; ma EC non è costante,
e anzi in prossimità delle interfacce con l’ossido presenta discontinuità, per
essere precisi di 3,3 eV (con il metallo), e di 3,25 eV (con il semicondutto-
re), come si può calcolare semplicemente mediante l’approssimazione appena
presentata del lavoro di estrazione dell’ossido con la sua affinità elettronica.
Una barriera di potenziale cosı̀ elevata non può essere saltata, e nei nostri casi
neanche attraversata per effetto tunnel, poichè i dispositivi che consideriamo
hanno strati di ossido il cui spessore TOX ' 100 amstrong.
123
poichè deve essere rispettata la neutralità globale nel semiconduttore, si può
pensare che, in prossimità dell’interfaccia metallo-ossido, vi sia una δ di ca-
rica che permetta un impulso di carica pari a qNA xd0 , e cioè in grado di
neutralizzare la carica di svuotamento del semiconduttore. Poichè vale la
legge dello spostamento dielettrico, possiamo dire che:
S S qNA
εOX = εS (0) = xd0
OX OX S
124
Per il calcolo del potenziale, introduciamo un’ulteriore convenzione: con-
sideriamo la massa del sistema in +∞, e quindi:
Z
Φ(+∞) = 0; Φ = − εdx
ΦM S = VOX + VS
Possiamo anche esprimere le due tensioni come funzioni di xd0 :
qNA 2
VS = x
2S d0
qNA
VOX = xd0 TOX
OX
Si noti che però possiamo identificare, come già detto, lo spazio compreso
tra metallo e semiconduttore come un condensatore, e dunque identificare
nell’ossido una capacità, ossia con un condensatore a facce piane parallele:
εOX qNA xd0
COX = =⇒ VOX =
TOX COX
Sostituendo, l’equazione alla maglia diverrà:
125
Risolvendo l’equazione in funzione dell’incognita xd0 , e considerando solo
la radice positiva:
s 2
OX S 2S ΦM S
xd0 = − + +
COX COX qNA
Tipicamente, la zona di svuotamento xd0 ha un valore intorno ai 0,1 µm;
nelle condizioni che stiamo studiando ora (equilibrio), ΦM S sarà per metà
dovuta a tensioni dell’ossido VOX , e per metà alla VS del semiconduttore.
Possiamo dire di aver quotato il diagramma a bande all’equilibrio di questa
prima struttura MOS.
Passiamo ora al considerare il semiconduttore MOS in situazioni fuori
equilibrio, e quindi consideriamo l’applicazione sul metallo M e sul semi-
conduttore S di una tensione esterna Va , considerando, in coerenza con la
precedente convenzione introdotta, il − sul verso del semiconduttore, e il +
verso il metallo.
Abbiamo sostanzialmente due possibilità da studiare, ossia Va < 0, e
Va > 0.
VF B , −ΦM S
126
Abbassando ulteriormente la tensione, e quindi per Va < VF B , vi è il
sorpasso del livello E0 del metallo rispetto a quello del semiconduttore: ciò
indurrà una carica positiva nel semiconduttore drogato tipo p (come si po-
trebbe anche vedere dal diagramma a bande), dando vita ad una regione
duale a quella di svuotamento: la regione di accumulo. In questo caso, la
δ di carica del metallo diventerebbe negativa, poichè dovrebbe compensare
la carica di accumulo positiva nel semiconduttore. Non ci interessa ad ogni
modo lo studio del sistema MOS in condizioni di accumulo, quindi questo
cenno sulla condizione di Va < 0 non rappresenterà il punto di funzionamento
dei dispositivi basati su tecnologie di questo tipo, o almeno non di quelle da
noi trattate.
127
Possiamo qualitativamente osservare che, se la Va flette a sufficienza le
bande al punto da far sı̀ che EFi (0) − EF = −qΦp , allora nel punto 0,
np (0) = pp (+∞). Sostituendo i dati nelle equazioni di Shockley si può
avere riscontro formale di questo fatto, straordinario: dato un drogaggio
NA = 1017 , in un semiconduttore in cui quindi gli elettroni sono minoritari,
si avrebbe una densità di elettroni pari a NA , in prossimità dell’interfaccia
con l’ossido. Questo meccanismo è detto inversione di popolazione, ed è in-
teressantissimo per creare dispositivi molto particolari: la densità enorme di
inversione np (x) si viene a formare in uno spazio ridottissimo, in una nicchia
provocata dall’estremo curvamento dei livelli energetici causato dalla tensio-
ne esterna Va : questa è di fatto una zona confinata stracolma di elettroni
(zona di inversione), e dunque fortemente conduttiva. Questa zona è alla ba-
se del funzionamento del transistore MOSFET (Metal-Oxide-Semiconductor
Field-Effect-Transistor), dispositivo cosı̀ costruito: su di un substrato droga-
to p (seguendo il nostro caso, poi ovviamente è possibile invertire i drogaggi),
vengono impiantate due zone, due pozzetti fortemente drogati tipo n+ , uno
detto source, l’altro detto drain. Metteremo a contatto ossido e metallo con
questi pozzetti, in modo che il canale scorra, per cosı̀ dire, sotto l’ossido. Il
canale è proprio questa zona di inversione, questa nicchia creata dalla for-
te tensione di cui abbiamo parlato. Vi saranno due tensioni alla base del
funzionamento di un MOSFET:
• VGS : la tensione del gate metallico, ossia quella che finora abbiamo
chiamato Va : essa è la tensione che permette la creazione di un canale
di elettroni, nel semiconduttore;
• VDS : è la tensione positiva tra drain D e source S, che sposta gli elet-
troni, passando nel canale che si viene a creare per inversione permessa
dalla VGS , appunto prendendoli dal source e spostandoli verso il drain
(poichè il + è sul drain, gli elettroni andranno in questo senso).
128
5.2 Calcolo della carica di inversione
Consideriamo d’ora in poi un’analisi più quantitativa: per poter calcolare
eventuali correnti infatti è necessario conoscere la concentrazione complessiva
della carica di inversione (di cui ora non abbiamo un’espressione operativa).
Per fare ciò, avremo a disposizione mezzi matematici molto ridotti e basilari:
equazione di continuità, equazioni di Shockley, equazione di Poisson.
Sappiamo che:
Possiamo, ora, per comodità, definire una funzione che studi il potenziale,
con riferimento a +∞:
qΦ(x) − qΦp
Ψ(x) =
−q
In un certo senso potremmo dire che Ψ(x) rappresenta il nostro voltmetro
ideale: fissata la massa in un punto di neutralità (come un ideale +∞),
spostandoci in diverse x avremo la tensione nel punto interessato. Si noti che
Ψ(0) = VS (poichè misuriamo semplicemente in questo modo il contributo
del solo semiconduttore al potenziale di contatto);
129
Possiamo dunque riscrivere ordinatamente le equazioni di Shockley, nel
seguente modo:
Ψ(x)
−
pp (x) = pp0 e VT
Ψ(x)
np (x) = pp0 e VT
NA = pp0 − np0
Sostituendo ciò nell’espressione della densità di carica, otteniamo che:
Ψ(x) Ψ(x)
− V
ρ(x) = +q pp0 e T − np0 e VT
− pp0 + np0
Quindi, ordinando:
Ψ(x) Ψ(x)
−
ρ(x) = q pp0 e VT
− 1 − np0 e VT − 1
∂ 2 Ψ(x)
q Ψ(x)
− V
Ψ(x)
=− pp0 e T − 1 − np0 e VT − 1
∂x2 S
Vogliamo dunque capire in che situazione ci verremo a trovare, in segui-
to all’integrazione. Incominciamo rappresentando qualitativamente carica e
campo elettrico: l’effetto della tensione applicata aumenta infatti progres-
sivamente l’ampiezza della zona svuotata; se Va è abbastanza positiva, si
formerà, interfacciata con l’ossido, una linguetta di carica, la famosa nicchia
che abbiamo prima nominato, ossia la zona di inversione, sottile alcuni nm.
130
Partendo da un generico x0 > xp , sappiamo per certo, avendo noi fissato
la nostra massa, che ε(x0 ) = 0, e Ψ(x0 ) = 0. Possiamo dunque applicare la
legge di Poisson, per ottenere il campo come integrale della densità di carica
ρ; consideriamo un cambio di variabili, ed una moltiplicazione membro a
2 Ψ(x)
membro per il fattore ∂Ψ(x)
∂x
, il cui differenziale sarà ∂y = ∂ ∂x2 ∂x, al fine di
∂Ψ ∂ 2Ψ
y= ; dy = ∂x
∂x ∂x2
Notiamo che dunque, sostituendo, abbiamo semplicemente, al primo mem-
bro, ydy. Integrando dunque ambo i membri, incominciamo con il discutere
il primo:
−ε(x)
y2 (−ε(x))2
Z
ydy =⇒ ydy = =
−ε(x0 ) 2 2
Gli intervalli di integrazione considerano il fatto che, per l’equazione di
Poisson,
∂Ψ
y= = −ε(x)
∂x
Risolto questo dettaglio, passiamo al secondo membro, integrato:
Z Ψ(x)
q Ψ(x)
− V
Ψ(x)
− pp0 e T − 1 − np0 e T − 1 ∂Ψ =
V
Ψ(x0 ) S
q Ψ(x)
− V
Ψ(x)
=− pp0 −VT e T + VT − pp0 Ψ(x) − np0 VT e T − VT + np0 Ψ(x) =
V
S
(−ε(x))2
q Ψ(x)
− V
Ψ(x)
=− pp0 VT 1 − e T + np0 VT 1 − e T + Ψ(x)(np0 − pp0 ) =
V
S 2
Abbiamo ottenuto un risultato molto importante: abbiamo espresso il
campo elettrico ε(x) in funzione del potenziale Ψ(x): infatti:
s
2q Ψ(x)
− V
Ψ(x)
ε(x) = ± pp0 VT 1 − e T + np0 VT 1 − e T + Ψ(x)(np0 − pp0 )
V
S
131
riguardanti lo studio di un semiconduttore. Come mai abbiamo rieffettua-
to questa operazione, complicandola oltretutto notevolmente? In effetti, le
nostre precedenti competenze erano insufficienti ad esprimere interamente
la fenomenologia nascosta dietro ciò che capita nel semiconduttore drogato
tipo p che stiamo studiando: il precedente studio, teneva esclusivamente con-
to della carica di svuotamento, ignorando totalmente la linguetta, la carica
di inversione. Questa avrà un’influenza assolutamente non trascurabile, in
quanto provocherà un picco del campo ε, in un intorno del punto x=0.
Consideriamo il seguente fatto: se applicassimo il teorema di Gauss al
sistema in studio, appoggiando un cilindro sull’ossido, vedremmo che sulla
superficie laterale del cilindro, e sulla base sospesa, il campo sarebbe nullo. Di
fatto, l’unica zona a campo elettrico non nullo è proprio la faccia appoggiata
sull’ossido. Applicando dunque anche matematicamente il teorema, vediamo
che la carica totale del semiconduttore S, è esprimibile come:
QS = −ε(0)S
QS è una funzione della carica totale nel semiconduttore, in funzione di
VS , rappresentante la carica su cm2 . Ricordando che abbiamo precedente-
mente detto che Ψ(0) rappresenta VS , ossia il contributo del semiconduttore
al potenziale di contatto, possiamo dire che il campo in 0 vale:
s
q V
− VS
VS
ε(0) = f (Ψ(0)) = f (VS ) = ± pp0 VT 1 − e T + np0 VT 1 − e VT + VS (np0 − pp0 )
S
Vedendo l’andamento del campo, vediamo che esso è funzione della tensio-
ne VS , ma dunque anche QS sarà una funzione di VS . Si è soliti rappresentare
a questo punto il modulo della funzione QS , fondamentale per lo studio di
un sistema MOS:
Quando VS = 0, ci troviamo in zona di banda piatta. Quando VS < 0,
siamo in regione di accumulo, come abbiamo precedentemente introdotto.
La parte interessante verrà dopo, quando VS > 0: quando VS ∼ 0, 45 V
siamo in una zona di equilibrio. Man mano√ che andiamo avanti, da 0 in poi,
avremo prima un regime governato da VS . Crescendo però la tensione VS ,
si attivano, dentro la radice, gli esponenziali, che instaurano il regime di in-
versione dapprima debole, per poi stabilizzarsi nel regime di forte inversione.
L’esponenziale è talmente potente che cresce praticamente verticalmente, da
una certa tensione in poi, e in questo modo blocca la tensione: aldilà di un
certo valore, si avrebbe una QS elevatissima, senza controllo, quindi abbiamo
un blocco della tensione di controllo in questione. Il valore in cui la tensione
132
si blocca è, nella fatispecie, VS = 2Φp . Questa è l’informazione fondamentale
che ci fornisce lo studio della funzione di QS .
Dall’andamento del grafico di QS possiamo dunque affermare che se un
sistema MOS entra in stato di forte inversione (SI, Strong Inversion), pos-
siamo considerare costante la tensione VS , e uguale a 2Φp . Questo accade
perchè, fino a questo limite, il semiconduttore riesce di fatto a contribuire al
potenziale di contatto, prendendosi a carico metà della sua tensione, mentre
l’altra metà andrà a carico dell’ossido (la VOX ). Aldilà del valore limite da
noi descritto, il semiconduttore continuerà a prendere in carico esclusicamen-
te VS = 2Φp , mentre continuerà a crescere la tensione a carico dell’ossido,
VOX , in grado di sostenerla, grazie alle proprie caratteristiche dielettriche.
133
L’idea che possiamo sfruttare è la seguente: studiare la distribuzione delle
tensioni in un MOS partendo dal punto di equilibrio, per arrivare al valore
critico di VS = 2Φp . Graficamente, possiamo immaginare che continui ad
alzarsi il potenziale del metallo rispetto a quello del semiconduttore, e che
al di sopra di una certa tensione, il semiconduttore non sia più in grado di
sostenere VS , e dunque Va andrà interamente a ripartirsi sull’ossido, mentre
a rimanere ferma a 2Φp sul semiconduttore.
Possiamo scrivere un’equazione alla maglia di questo dispositivo:
Va − VF B = VOX + VS
Da qui, possiamo dire che:
VOX = Va − VF B − 2Φp
Come abbiamo già affermato in precedenza, l’ossido funziona come un
condensatore a facce piane parallele dotato di un dielettrico tra le armature;
la carica sul metallo, è di fatto come già affermato una δ, di carica uguale
ed opposta a quella del semiconduttore (al fine di mantenere la neutralità
globale).
Possiamo dividere il contributo della carica totale al semiconduttore,
QS , come somma di due contributi: cariche dovute allo svuotamento, Qd ,
e cariche dovute all’inversione, Qn . Possiamo dire che:
Sappiamo che:
OX
COX =
TOX
Dunque, possiamo dire che la carica di inversione, Qn , valga:
134
qNA x2d
VS =
2S
Possiamo dunque dire che la carica di svuotamento in queste condizioni
valga:
p
QdSI = −qNA xdSI = − 2S qNA 2Φp
E quindi, la carica di inversione Qn sarà:
p
Qn = −COX (Va − VF B − 2Φp ) + 2S qNA 2Φp
Qn = −COX (Va − VT n )
Cosa abbiamo scoperto, da quest’ultima riscrittura della carica di inver-
sione? Di fatto il sistema MOS si comporta come un condensatore molto
particolare: esso richiede una tensione di attivazione, pari alla tensione di
soglia VT n , dopodichè è assimilabile a tutti gli effetti ad una capacità; nella
fatispecie, (Va − VT n ) sarà proprio la tensione presente nel dispositivo MOS
funzionante.
Alcune precisazioni sulla tensione di soglia: la tensione
1 p
VT n = VF B + 2Φp + 2qS NA 2Φp
COX
135
è di norma positiva, altrimenti il MOS sarebbe costruito male. Se abbia-
mo una tensione Va < VT n , non si ha uno strato di inversione. Valori tipici
della tensione VT n variano da 0,2 a 1 V.
Abbiamo finora trattato solo ed esclusivamente n-MOS, ossia MOS con
semiconduttore drogato tipo p, e dunque canale di inversione pieno di elet-
troni. Esiste una situazione del tutto duale, ossia il p-MOS, in cui la tensione
di soglia varrà:
1 p
VT p = VF B − 2Φn − 2qS ND 2Φn
COX
kT ND
Φn = ln
q ni
Attualmente, vengono utilizzate sia tecnologie n-MOS che p-MOS, in una
tecnologia unica chiamata CMOS (Complementary MOS): si possono rea-
lizzare dispositivi MOS cioè con inversioni sia n che p: tecnologicamente,
basandosi su di un unico substrato semiconduttivo debolmente drogato o co-
munque tendenzialmente intrinseco, si impiantano vaschette p-Well (per gli
n-MOS), o n-Well (per i p-MOS): qua si costruiranno i transistori, mediante
processi tecnologici.
Abbiamo parlato abbastanza in dettaglio del sistema MOS; descriviamo
da ora in poi una trattazione della sua più interessante applicazione, ossia il
transistore a effetto di campo basato sulla tecnologia MOS, il MOSFET.
VDS = VD − VS
Dove normalmente però VS si può anche considerare come punto a poten-
ziale 0. La tensione VDS sarà dunque sempre positiva: VDS ≥ 0. Ulteriore
136
fatto da considerare, è che tutti i transistori MOS che studieremo, avranno
una tensione VBS = 0: questa è una semplificazione che noi presentiamo,
circuitalmente introducendo un corto circuito tra il terminale B (di Bulk, o
Body), ed il terminale S del source. Circuitalmente come già detto S sarà
collegato ad una massa (anche se qua sotto non lo indichiamo, consideriamolo
come ipotesi).
VDS sarà entrante verso il drain, e dunque gli elettroni saranno spinti dal
source verso il drain: VDS > 0, IDS ≥ 0.
Trascuriamo abbastanza nella nostra trattazione dei MOS i transistori
p-MOS: possiamo velocemente dire che in un dispositivo di questo tipo, la
regola operativa è invertire le tensioni: poichè il canale di inversione è infatti
popolato da lacune, al fine di poter effettuare la transizione di carica, le
tensioni saranno invertite, ed invertite saranno anche le convenzioni:
137
IDS = f (VGS ; VDS )
In realtà vi sarebbe anche una dipendenza della corrente dalla tensione tra
bulk e source, VBS , che noi abbiamo per semplificazione annullato mediante
un cortocircuito tra i due terminali. Spesso ciò non è vero, quindi si ricordi
che ci troviamo in un’ipotesi semplificativa, ma non sempre verificabile. Non
consideriamo infatti, cosı̀ facendo, un’eventuale polarizzazione del substrato.
Sappiamo che la corrente nel canale di un MOS c’è solo con VGS > VT n :
bisogna infatti far sı̀ che il canale di inversione sia creato nel dispositivo, e
perchè ciò sia sicuramente verificato, la tensione al gate deve essere almeno
pari alla tensione di soglia, al fine di poter indurre lo stato di strong inversion
nel sistema MOS. Cosa capita ora? Vorremmo capire cosa succede con una
VDS > 0, per vedere e studiare il moto degli elettroni nel canale. Possiamo
intuire facilmente che il fatto che una tensione muova degli elettroni, significhi
che la corrente è una corrente di trascinamento, di drift, e che quindi la
tensione generi la corrente in questo modo. Si noti però un dettaglio non
trascurabile: il canale di inversione è un canale resistivo, e con una resistenza
non trascurabile, in quanto R è dell’ordine dei KΩ. Il fatto che si abbia a che
fare con resistenze cosı̀ elevate, ci fa capire che una corrente di qualche mA,
sia in grado di provocare una caduta di tensione dell’ordine dei V. Questo
problema inoltre è reso ancora più difficile da analizzare dal fatto che la
resistenza del canale non è uniforme.
Consideriamo ora il nostro sistema in due dimensioni: poichè l’asse delle
x è già stato occupato dallo spostamento sul gate per andare fino al termine
del bulk di silicio, consideriamo che la distanza tra i due canali sia su di
un asse ortogonale ad x, e chiamiamolo y. Possiamo considerare nel punto
y=0 il source, e ad una distanza L, nel punto y=L, il drain. Sappiamo solo
dire una cosa, della funzione del potenziale del canale, ΦCH : essa in 0 vale
ΦCH (0) = 0, mentre in L, punto in cui si localizza il drain, ΦCH (L) = VDS ;
non abbiamo la benchè minima idea di come vari però la tensione tra i due
punti, quindi consideriamo per ora incognita la funzione ΦCH (y).
Faremo quella che si dice analisi a canale graduale del dispositivo MO-
SFET: supponiamo di applicare una VGS > VT n , al fine di trovarci in stato
di strong inversion e dunque di aver la certezza di avere il canale di inversio-
ne aperto. Consideriamo una tensione positiva tra source e drain, e quindi
VDS > 0. Tentando di rappresentare in tre dimensioni il grafico, noteremmo
ciò: per y=0, e cioè in prossimità del source, avremmo il nostro andamento
del potenziale già noto. Al variare di y, però, il potenziale aumenta sempre
di più, poichè abbiamo applicato una tensione VDS tra drain e source. Capi-
tano alcuni effetti interessanti: se la tensione massima sopportabile al source
138
è 2Φp per y=0, questa man mano cresce spostandoci nelle y, e, arrivando a
x=0, y=L, si avrebbe 2Φp + VDS . Una tensione da sopportare per il semi-
conduttore si può interpretare come aumento dell’ampiezza della regione di
svuotamento, che quindi avrà un’ampiezza variabile con y.
L’andamento di ΦCH influenza pesantemente tutto il grafico.
Ci interesserebbe dunque esprimere un’equazione dell’andamento del po-
tenziale, ad una generica posizione y. Possiamo dire che:
VGS −VF B = VOX (y)+2Φp +ΦCH (y) =⇒ VOX (y) = VGS −VF B −2Φp −ΦCH (y)
139
svuotamento, poichè si effettua una polarizzazione di tipo inverso. La regione
di svuotamento come abbiamo detto sarà dunque crescente, per culminare
nel drain. Spostiamo dunque temporaneamente l’attenzione dalle cariche
di svuotamento, all’ampiezza delle regioni di svuotamento: vogliamo ora
determinare un’espressione di xd (y), ossia una funzione in grado di fornirci,
in una generica y, l’ampiezza della regione di svuotamento in quel punto.
Possiamo dire che xd sia una funzione non direttamente di y, quanto della
funzione del potenziale sul canale: come sappiamo il potenziale del canale è
un valore aggiunto alla tensione totale nel dispositivo, e che effettivamente
l’ampiezza della regione di svuotamento ne risenta molto:
s
2S (2Φp − ΦCH (y))
xd (y) ' xd (ΦCH (y)) =
qNA
Questo risultato è semplicemente un’applicazione dei classici studi elet-
trostatici effettuati sul semiconduttore, precedentemente.
Possiamo dire che la carica di svuotamento al variare di y sia semplice-
mente l’area del rettangolo, il prodotto tra l’altezza (carica in un punto) e
di ampiezza della regione di svuotamento, utilizzando l’ipotesi di completo
svuotamento:
q
Qd (y) = −qNA xd (y) = − 2qS NA (2Φp + ΦCH (y))
Possiamo, dunque, ora che abbiamo ottenuto un’espressione operativa
della Qd (y), ricavare la Qn , sostituendo nell’equazione ricavata in precedenza.
Ricordandola, dunque:
q
Qn (y) = −COX (VGS − VF B − 2Φp − ΦCH (y)) + 2qS NA (2Φp + ΦCH (y))
q
p p
Qn (y) = −COX (VGS −FF B −ΦCH (y))+ 2qS NA 2Φp + ΦCH (y) − 2Φp )
140
la corrente in un MOSFET è prevalentemente di trascinamento; in condizio-
ni statiche deve esserci in ogni punto del dispositivo, la stessa corrente. La
corrente che consideriamo parte dal source ed arriva al drain, quindi procede
in verso positivo sulla direzione dell’asse delle y. Consideriamo dunque tra
source e drain un punto generico y, ed un punto ad esso vicinissimo, y + dy.
Poichè la corrente in questa situazione è di drift, possiamo quantificarla in
questo punto dicendo che:
−IDS = µn Qn (y)ε(y)
Sappiamo anche un’altra cosa: il campo elettrico trascinante gli elettroni
è la derivata del potenziale di canale rispetto alla generica posizione y:
∂ΦCH (y)
ε(y) = −
∂y
Possiamo dunque dire una cosa: sappiamo, qualitativamente, che il poten-
ziale nel canale è una funzione monotona crescente, e che quindi la derivata
sarà una funzione sempre positiva. Possiamo dunque mantenere i segni come
abbiamo fatto, poichè rispetteranno la convenzione utilizzata.
Sostituiamo tutto, e vediamo che:
141
∂ΦCH (y)
−IDS = µn W (−Qn (y)) −
∂y
Integrando ambo i membri per tutta la lunghezza del canale di inversione,
e quindi da 0 ad L:
Z L Z ΦCH (L)
IDS ∂y = − Qn (y)∂ΦCH (y)
0 ΦCH (0)
Ma noi sappiamo che ΦCH (0) = 0, e che ΦCH (L) = VDS . Possiamo
dunque dire che:
Z ΦCH (L)
µn W
IDS =− Qn (y)∂ΦCH (y)
L ΦCH (0)
p q p
Qn (y) = −COX (VGS − VF B − ΦCH (y)) + 2qS NA 2Φp + ΦCH (y) − 2Φp )
142
Possiamo vedere che per piccole VDS , il MOS si comporta all’incirca come
una resistenza. Si ha, crescendo la VDS , una zona detta regione quadratica,
dove l’andamento della corrente è parabolico, ossia raffigurante una para-
bola con coefficiente quadratico negativo (parabola rivolta verso il basso).
Sappiamo che quindi la funzione dovrebbe essere monotona crescente fino al
massimo, per poi divenire decrescente. Calcoliamo dunque il massimo della
funzione, derivandola rispetto alla variabile VDS , e ponendola nulla:
∂IDS µn W COX
= 0 =⇒ [(VGS − VT n ) − VDS ] = 0
∂VDS L
Questo si verifica quando:
VDS = VGS − VT n
Sostituendo dunque l’espressione del massimo appena ricavata nella fun-
zione di IDS , si ottiene:
(VGS − VT n )2
µn W COX
IDS,M ax (VDS ) = (VGS − VT n )(VGS − VT n ) − ;
L 2
µn W COX
IDS,M ax (VDS ) = (VGS − VT n )2
2L
A seconda della tensione VGS applicata sul gate, abbiamo dunque un
diverso valore del massimo della corrente, quantificato. Dopo il massimo
però, la caratteristica dovrebbe essere decrescente.
Sperimentalmente, si verifica un andamento molto simile a quello che
effettivamente avveniva nel BJT:
Le caratteristiche crescono tutte, al variare del parametro della tensione
di gate VGS , e si passa cosı̀ dalla regione quadratica, ad una regione detta di
saturazione (si noti che non centra niente con la regione di saturazione del
BJT: quella che qua è la regione di saturazione, corrisponde alla regione attiva
diretta del BJT). Possiamo dunque dire che, per VDS > VDSM ax , IDS,Sat =
IDS,M ax . Possiamo dunque riassumere il modello statico, esprimendolo in
modo purtroppo non elegante per quanto corretto (a parte per la grossolana
approssimazione precedentemente fatta e criticata), mediante una funzione
a tratti:
143
2
µn COX W VDS
IDS = (VGS − VT n )VDS −
L 2
µn W COX
IDS = IDS,Sat = (VGS − VT n )2
2L
Possiamo ora cercare di rispondere all’ultimo dei nostri dubbi, prima di
considerare del tutto terminata la trattazione della caratteristica statica in un
MOSFET: perchè la corrente aldilà del valore di massimo diviene costante?
(Anche se si ha un effetto duale dell’effetto Early, che accenneremo).
Proviamo a pensare alla distribuzione delle cariche nel sistema n-MOS
che stiamo studiando, esaminando le varie zone che abbiamo espresso nella
definizione della funzione a tratti della caratteristica statica.
144
si ha un aumento generale della tensione, che porta anche all’aumento
della zona di svuotamento. In prossimità dei pozzetti drain e source
però non si ha una variazione sostanziale della zona di svuotamento.
• Se VGS > VT n , VDS < VGS −VT n , capita che si entra nella zona di condu-
zione del canale, le cariche si spostano dal source al drain, e cosı̀ si ha il
dispositivo in zona di saturazione. Vediamo che la zona di svuotamento
tenderà molto a crescere andando dal source verso il drain, per effetto
della tensione di canale ΦCH , o se vogliamo della VDS che polarizza il
drain. Ma ciò che sarà interessante non sarà solo la crescita della ca-
rica di svuotamento (associata alla crescita dell’ampiezza della regione
di svuotamento), bensı̀ anche la diminuzione della carica di inversione:
man mano che la tensione aumenta, la carica di inversione diminuisce,
quindi, man mano che si procede dal source verso il drain, la carica di
inversione tenderà a diminuire. Questo perchè capita il seguente fatto:
aumentando la tensione sul drain, questo per reggerla deve ridurre la
carica di inversione, e cosı̀ in prossimità del drain, l’andamento della ca-
rica andrà a strozzarsi. Per un caso limite, VGS > VT n , VDS = VGS −VT n ,
la carica di inversione si annullerà sul drain, e cosı̀ si avrà una sorta di
triangolo con base al source e vertice al drain. Considerando una ten-
sione ancora più elevata, VGS > VT n , VDS > VGS − VT n , avviene quello
che si chiama Channel Lenght Modulation (modulazione di ampiezza di
canale): questo è il duale dell’effetto Early del BJT: il punto ottenuto
dalla precedente osservazione alla tensione limite, tende ad arretrare,
cosı̀ che la lunghezza del canale resistivo anzichè L sarà L’, e la zo-
na (L-L’) restante dalla parte del drain sarà una zona ad alto campo
elettrico, causato dalla forte tensione applicata sul drain. Gli elettroni
giunti in questa zona verranno sparati nel drain da questo fortissimo
campo provocato dal forte potenziale applicato, tuttavia la corrente
non aumenterà. Questo modello si può assimilare ad un modello idro-
dinamico: data una cascata la cui pendenza aumenta, ipotizziamo come
la nostra tensione, arrivata ad un certo limite si fermerà, e non potrà
più aumentare la corrente d’acqua. Questo avviene perchè l’entità della
corrente viene regolata dalla zona resistiva, e, al di sopra di un certo
limite, il flusso di portatori non aumenterà.
145
5 · 1016 , con un lato L di 1µm, W = 5 µm, ed una mobilità elettronica
µn = 400:
5.6.1 Risoluzione
Diagramma a bande all’equilibrio quotato
Partiamo con una considerazione: al posto del gate metallico, ne abbiamo uno
di silicio policristallino. Ciò non ci provoca alcun problema, in quanto esso è
del tutto analogo ad un metallo, sotto ogni punto di vista, a parte per l’af-
finità elettronica, che al posto di 4, 1 varrà 4, 05. Possiamo immediatamente
valutare il lavoro di estrazione partendo da qΦp , come:
NA
qΦp = EFi (∞) − EF = kT ln = 0, 39eV
ni
Eg
qΦSp = qΦp + qχ + = 5eV
2
Possiamo dunque dire che il potenziale di contatto, ossia la differenza tra
i potenziali di metallo e semiconduttore, valga:
146
s 2
2S 2S ΦM S 2S
xd0 = + − = 90nm
COX COX qNA
Sappiamo che:
qNA x2d0
VS = = 0, 32V ; VOX = ΦM S − VS = 0, 63V
2S
Ci troviamo in una zona circa di equilibrio, quindi di fatto siamo in ottime
condizioni: il nostro dispositivo MOS è costruito ottimamente.
VT n = 4, 18V
147
Per quanto riguarda invece la tensione tra drain e source, VDS , è sufficiente
che essa sia maggiore o uguale del massimo:
VDS ≥ VGS − VT n = 5 − 0, 82 = 4, 18
Possiamo dunque considerare per comodità VDS = 4, 18V , e calcolare la
corrente in saturazione, come il massimo della regione quadratica:
µn COX W
IDS = (VGS − VT )2 = 230µAV −2
2L
ID,Sat = 2mA
148
Semplicemente, sarà sufficiente mettere la capacità CS in serie con la
capacità COX , per completare il modello di ampio segnale.
149