09 01 Consulta Catone
09 01 Consulta Catone
09 01 Consulta Catone
CATONE
L
opera storica di Catone nasce
dallesigenza, ben sentita dallautore, di
superare i limiti angusti dellannalistica, la
forma tradizionale della storiografia romana,
incapace di andare oltre lo scarno resoconto delle
notizie minute riportate sulla tavola dei pontifices.
Ci che Catone si propone con le sue Origines di
scrivere per la prima volta una storia completa e
organica di Roma, celebrandone la grandezza con
il giusto rilievo, e ponendosi al fianco della grande
tradizione storiografica greca.
Catone intende la storia come celebrazione
collettiva delle gesta del popolo romano, evitando
di fare i nomi dei grandi condottieri, per
sottolineare invece il contributo dato dalla
collettivit alla creazione e al consolidamento del
dominio di Roma. Ci non toglie che come
sappiamo da varie testimonianze , nella parte
dedicata alla storia contemporanea, egli abbia dato
ampio spazio alle vicende che avevano lui stesso
come protagonista, ponendosi spesso al centro
del racconto, fino a riportare per intero alcune sue
orazioni. Insomma, Catone doveva essere
consapevole dellimportanza della sua azione
politica (ci deve essere qualcosa di vero nellironica
definizione che Tito Livio dette di lui: non certo un
denigratore dei propri meriti); forse dovuto alla
forza straordinaria di una personalit cos superba
se, con lopera di Catone, si afferma anche
unistanza autobiografica che, a quanto dato di
vedere, cosa del tutto nuova nella letteratura
latina.
Una dichiarazione programmatica (Origines, fr. 77 Peter)
Nella breve frase programmatica che apre le Origines c gi il superamento dellangu-
stia cronachistica propria della tabula dealbata (la tavoletta bianca) su cui il pontifex
maximus registrava, giorno per giorno, i fatti degni di nota.
Non lubet
1
scribere quod in tabula apud pontificem maximum est, quotiens annona cara,
quotiens lunae aut solis lumine
2
caligo aut quid obstiterit.
Non mi va di scrivere quello che c nellalbo del pontefice massimo, quante volte si avu-
ta carestia e quante volte lombra o qualcosaltro ha fatto schermo alla luce della luna o del
sole.
1. Una nuova storiografia
1
t
1. lubet = libet. 2. lumine: dativo arcaico per lumini.
G
uida
alla lettura
Carestie ed eclissi Le carestie che
determinavano laumento del prez-
zo del frumento (annona cara) ed eventi prodigiosi come
le eclissi solari o lunari, il cui significato ominoso veniva
sottoposto allinterpretazione degli indovini, esemplifica-
no il tipo di fatti registrati sulla tabula dealbata e nella sto-
riografia annalistica, rispetto alla quale Catone prende orgo-
gliosamente le distanze (Non lubet scribere).
TEMI E MOTIVI
Leroismo di un tribuno
(Origines, fr. 83 Peter)
questo il frammento pi famoso delle Origines di Catone (citato da Aulo Gellio, Notti
Attiche, 3,7,19 ss.), che si riferisce a un episodio della prima guerra punica: un esempio perfetto del-
lasciutta ed efficace prosa catoniana e insieme del suo moralismo di storico.
Dii immortales tribuno militum fortunam ex virtute eius dedere. Nam ita evenit: cum
saucius multifariam ibi factus esset, tamen vulnus capitis nullum evenit, eumque inter
mortuos defetigatum vulneribus atque quod sanguen eius defluxerat cognovere. Eum
sustulere, isque convaluit saepeque postilla operam rei publicae fortem atque strenuam
perhibuit illoque facto, quod illos milites subduxit, exercitum ceterum servavit. Sed idem
benefactum, quo in loco ponas, nimium interest. Leonides Laco, qui simile apud
Thermopylas fecit, propter eius virtutes omnis Graecia gloriam atque gratiam praecipuam
claritudinis inclitissimae decoravere monumentis: signis, statuis, elogiis, historiis aliisque
rebus gratissimum id eius factum habuere; at tribuno militum parva laus pro factis relicta,
qui idem fecerat atque rem servaverat.
2
t
Dii immortales dedere: Gli di
immortali dettero al tribuno militare una
fortuna pari al suo valore; dede re ter-
za persona plurale del perfetto indicati-
vo, alternativa alla forma pi comune
dede runt (cos, pi sotto, cognove re e
sustule re).
cum saucius evenit: bench l (sul
campo), fosse stato ferito in molte parti
del corpo, tuttavia non gli capit nessu-
na ferita mortale. multifariam (da mul-
tus e la radice di for, faris, dire, parla-
re): forma avverbiale arcaica, nel senso
di in molti punti. vulnus capitis: sta-
to mutato il testo stabilito da Peter nella
sua edizione (in cui si legge il dativo capi-
ti, non gli capit nessuna ferita alla testa);
ma capitis da intendere come genitivo
di relazione (vulnus capitis = ferita mor-
tale, come nelle formule del linguaggio
giuridico res capitis, poena capitis, que-
stione capitale, pena capitale).
eumque cognovere: lo riconobbe-
ro fra i morti, spossato dalle ferite e dal-
la gran perdita di sangue (lett. per il fat-
to che il suo sangue era scorso via);
defetigatum = defatigatum; sanguen
nominativo arcaico per sanguis.
Eum perhibuit: Lo sollevarono ed egli
si ristabil, e in seguito spesso forn allo
stato il suo forte e coraggioso contribu-
to; postilla un avverbio arcaico nel sen-
so di postea.
illoque facto servavit: e con quel-
lazione, cio laver condotto di nasco-
sto sul colle quei soldati, salv tutto il resto
dellesercito; illo facto prolettico
rispetto alla successiva frase esplicativa
quod subduxit.
Sed interest: Ma la stessa beneme-
renza ben diversa a seconda del luo-
go in cui la poni.
Leonides (= Leonidas) Laco monu-
mentis: Lo spartano Leonida, che
comp una simile impresa alle Termopili,
per il suo atto di valore (propter eius vir-
tutes) tutta la Grecia onor il suo valore
(gloriam) e lo straordinario favore (gratiam)
[di cui godeva] con monumenti di fama
eccezionale; lintera frase presenta un
forte anacoluto, con il nominativo inizia-
le Leonides che resta isolato; in omnis
Graecia da notare luso di omnis in luo-
go di tota, anche se lespressione da
intendersi nel senso di omnes Graeci,
come mostra il verbo al plurale
decorave re (= decorave runt), concorda-
to a senso con il soggetto singolare.
signis habue re (= habue runt): con
effigi, statue, iscrizioni elogiative, scritti
storici e altri riconoscimenti testimonia-
rono la loro gratitudine per la sua impre-
sa (lett. tennero gratissima quella sua
impresa).
at tribuno servaverat: ma un picco-
lo elogio, in proporzione alla sua impre-
sa, tocc al tribuno militare, che pure ave-
va fatto la stessa cosa e aveva salvato
la situazione.
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Catone Una nuova storiografia
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alla lettura
Un esempio di prosa arcaica
Questo frammento un esempio
tipico della prosa storica di Catone. Accanto alla presen-
za di arcaismi lessicali e morfologici (defetigatum per defa-
tigatum; il nominativo neutro sanguen per sanguis; luso
esclusivo della desinenza -e re per la terza persona plurale
del perfetto indicativo), emerge la netta prevalenza della
paratassi (per es. nel periodo Eum sustulere, isque conva-
luit saepeque perhibuit i fatti sono semplicemente acco-
stati luno allaltro senza gerarchizzazione logica); limpie-
go di costrutti in qualche modo irregolari, come luso di
due costrutti diversi per indicare la medesima funzione
logica (variatio) nella sequenza defetigatum vulneribus atque
quod sanguen eius defluxerat, con un ablativo di causa segui-
to da una proposizione causale, e soprattutto il forte ana-
coluto che lascia isolato il nominativo Leonides Laco.
Tratti di uno stile ancora arcaico sono il ricorso frequen-
te ai pronomi is e ille, e la presenza di ripetizioni a breve
distanza (nam ita evenit evenit; qui simile fecit
gratissimum id eius factum habuere parva laus pro fac-
tis relicta, qui idem fecerat).
La virtus del soldato romano: un
modello da tramandare Lepisodio
narrato nel frammento (come apprendiamo da Gellio, che
nel citarlo espone in dettaglio il contesto in cui era inse-
rito) risale alla seconda guerra punica, e in particolare allo
scontro in Sicilia fra il console A. Atilio Calatino e il gene-
rale cartaginese Amilcare (258 a.C.). Lesercito romano
bloccato dai Cartaginesi nel Sud della Sicilia, presso
Camarina, e sembra senza scampo. Un tribuno si offre
di occupare unaltura con i suoi quattrocento soldati, pron-
ti tutti a morire per attirare il nemico e liberare cos il
resto dellesercito; nel massacro dellintero contingente,
leroico tribuno, nonostante le molte ferite, riuscir a
sopravvivere. Facendo uno strappo alla regola che si era
imposto, Catone come sappiamo ancora da Gellio
citava in questo caso esplicitamente il nome del tribuno
protagonista delleroica azione, Quinto Cedicio; le
ragioni di una tale scelta sono da ricercare probabilmen-
te nel valore paradigmatico dellepisodio, esemplare del-
la virtus del soldato romano posta totalmente al servizio
della res publica; tanto pi che esso vedeva protagonista
non un condottiero di fama, ma un oscuro tribuno mili-
tare. Catone si proponeva cos di far meglio risaltare la
virt collettiva dellesercito romano e di opporsi alla glo-
rificazione esclusiva dei singoli generali, appartenenti, come
gli Scipioni, alle grandi famiglie aristocratiche.
Una storiografia per il popolo romano Il fatto qui nar-
rato esplicitamente accostato da Catone al celeberrimo
episodio di Leonida e del sacrificio degli Spartani alle
Termopili. Catone afferma decisamente che leroicit del
gesto la medesima, e solo la mancanza in Roma di auto-
ri capaci di esaltare la gloria delle sue gesta ha impedito
al tribuno di raggiungere una fama pari a quella di Leonida.
Nella consapevolezza che idem benefactum, quo in loco ponas,
nimium interest, che linferiorit della tradizione storio-
grafica romana rispetto a quella greca si ripercuote anche
sulla valutazione delle imprese dei due popoli, da vede-
re uno dei moventi che spinsero Catone a intraprendere
la stesura delle Origines (si tratta di unidea che sar ripre-
sa da Sallustio nel capitolo 8 della Congiura di Catilina).
CONTESTO
LINGUA E STILE
COMPRENSIONE
1. Dividi il brano in due parti: a) Dii ceterum servavit; b)
Sed idem benefactum servaverat. Quindi riassumi il
contenuto di ognuna e attribuiscile un titolo.
GRAMMATICA
2. Che valore ha la proposizione cum saucius factus esset
(righe 1-2)?
3. In che funzione usato il participio defatigatum (riga 3)?
4. Individua e spiega il forte anacoluto presente nel testo.
5. Definisci la funzione sintattica degli ablativi contenuti nel-
lultimo periodo.
LINGUA E STILE
6. Registra in una tabella gli arcaismi lessicali e morfologi-
ci ordinandoli per categoria grammaticale.
7. Individua sul testo almeno un esempio di paratassi e uno
di variatio.
8. Descrivi brevemente le caratteristiche arcaiche della lin-
gua catoniana, facendo riferimento al passo in esame.
CONTESTO STORICO-LETTERARIO
9. In quale particolare fase della seconda guerra punica si
colloca latto di eroismo del tribuno?
10. La narrazione contiene un elemento di riflessione che coin-
cide con le ragioni stesse che spingono Catone a dedi-
carsi alla composizione di unopera storiografica: indivi-
dualo e chiariscine le implicazioni. [max. 10 righe]
11. Lepisodio del tribuno emblematico del modo in cui lau-
tore concepisce la storiografia: perch? [max. 10 righe]
12. Descrivi lideale di virtus romana propugnato dallautore
facendo riferimento al brano che hai letto.
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aboratorio
di latino
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Invito alla moderazione e alla saggezza politica
(Orationes, fr. 163 Malcovati = Origines, fr. 95a Peter)
La Pro Rhodiensibus, la pi famosa, nellantichit, fra le orazioni di Catone, fu tenuta di
fronte al senato in difesa dei Rodiesi, che Roma voleva punire per la loro sospetta collusione con il re
Prseo durante la terza guerra macedonica, conclusasi con la vittoria di Lucio Emilio Paolo a Pidna (168
a.C.). Da Aulo Gellio, che ne cita diversi frammenti, sappiamo che lintero discorso (che pure circolava
anche singolarmente) era stato riportato da Catone nel libro V delle Origines. Proponiamo qui lesordio
dellorazione, un esempio dellelaborato stile oratorio di Catone.
Scio solere plerisque hominibus rebus secundis atque prolixis atque prosperis animum
excellere atque superbiam atque ferociam augescere atque crescere. Quo mihi nunc
magnae curae est, quod haec res tam secunde processit, ne quid in consulendo advorsi
1
eveniat, quod nostras secundas res confutet, neve haec laetitia nimis luxuriose eveniat.
Advorsae res edomant et docent, quid opus siet
2
facto, secundae res laetitia transvorsum
trudere solent a recte consulendo atque intellegendo. Quo maiore opere dico suadeoque
uti
3
haec res aliquot dies proferatur, dum ex tanto gaudio in potestatem nostram
redeamus.
So che alla maggior parte degli uomini, quando la situazione si evolve con esito comple-
tamente favorevole e fortunato, solitamente lanimo si inorgoglisce e superbia e crudelt
crescono in loro a dismisura. Perci ora, dato che questa impresa ha avuto esito cos bril-
lante, io ho una grande preoccupazione che nelle vostre decisioni si insinui qualche erro-
re, che faccia svanire il nostro successo, o che questa gioia ci porti a eccessiva sregolatezza.
Le disgrazie ci ammansiscono e ci insegnano quel che bisogna fare; la buona fortuna, inve-
ce, con la gioia che porta seco, tende a far deviare dalla retta comprensione dei fatti e dal-
le corrette decisioni. Perci tanto pi sostengo e consiglio caldamente che la decisione su
questa faccenda sia differita di qualche giorno, finch dalleffusione di questa gioia noi tor-
niamo ad essere padroni di noi stessi. (trad. di P. Cugusi M.T. Sblendorio Cugusi)
3
t
1. advorsi =
adversi (come
sotto advorsae =
adversae e
transvorsum =
transversum).
2. siet: forma
arcaica del
congiuntivo
presente di sum,
equivalente a sit.
3. uti = ut.
G
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alla lettura
Gli eccessi del successo
Qualit fondamentale del citta-
dino soldato lautocontrollo, il dominio razionale di di
s (il vir deve essere compos/potens sui): questo principio
etico richiamato da Catone nella contrapposizione tra
res secundae (fortuna, successo) e res advorsae (sfortu-
na, disgrazia). Le res secundae sono caratterizzate come
crescita esuberante, sregolata: nella fortuna lanimo si
inorgoglisce (ma excellere propriamente vale elevarsi in
altezza; e laggettivo prolixis designa un allungamento
eccessivo, la spinta in avanti indicata dal prefisso pro-, in
rilievo per laccostamento con lallitterante prosperis e
ripreso dal seguente verbo pro-cessit), e in questo spin-
gersi in alto dellanimo, crescono a dismisura (augescere
atque crescere, la coppia sinonimica nel rilievo della
clausola e sottolineata dal pesante omoteleuto) anche la
superbia e la crudelt. Lidea quella di una pianta lus-
sureggiante: compito di ogni buon agricoltore impedi-
re la crescita eccessiva e incontrollata della pianta, che si
ritorce a danno della produttivit; una sapienza agraria
che traspare in filigrana dal tessuto lessicale: laetitia
nimis luxuriose eveniat (laetitia e luxuria si applicano pro-
priamente alla vegetazione rigogliosa, alla crescita esube-
rante delle piante).
e la scuola delle avversit Allopposto, il valore edu-
cativo che si riconosce alle res advorsae sta proprio nella
loro capacit di mettere il giogo, domare (edomo), inse-
gnando il retto operare (quid opus siet facto), la retta com-
prensione degli eventi e quindi la retta decisione (recte con-
sulendo atque intellegendo ancora un dicolon in clausola,
sottolineato dallomoteleuto) che possono realizzarsi sol-
tanto quando in potestatem nostram redeamus.
LINGUA E STILE
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C
atone passato alla storia come il
paladino del mos maiorum e linflessibile
difensore della tradizione, contro tutte le
spinte al rinnovamento e allammorbidimento dei
costumi presenti nella societ romana a lui
contemporanea (e incarnate principalmente da
quegli intellettuali che facevano capo al circolo
degli Scipioni). Se una visione eccessivamente
rigida del suo conservatorismo rischia di travisare
la corretta interpretazione del pensiero di Catone
(nel quale una certa apertura, per esempio verso la
cultura greca, fu indubbiamente presente),
comunque pur vero che la sua figura e la sua
opera restano lespressione massima della difesa
dei valori della morale tradizionale.
Questo vale per il trattato De agri cultura (T4-T6), nel
quale, al di l dellintento precettistico che anima
lopera, emerge una visione ideologica
dellagricoltura (la tradizionale e sana attivit del
popolo romano) come lunica forma di guadagno
degna e onesta, attraverso la quale laristocrazia
romana pu mantenersi fedele a quegli ideali etico-
politici che costituiscono il fondamento del suo
potere. Ma vale anche per tanti frammenti
provenienti dalle altre opere (T7-T11), che offrono in
continuazione testimonianze di questo moralismo
catoniano: valori come la parsimonia, la duritia, il
labor sono al centro delluniverso etico di Catone.
Lagricoltura come ideologia (De agri cultura, praefatio)
La praefatio rappresenta il manifesto ideologico del vir bonus colendi peritus (vedi vo-
lume 1, p. 141), cio del proprietario-agricoltore, che per Catone il cittadino esemplare
e il principio di stabilit dello stato. Lutilit e la sicurezza economiche della produzione agricola diretta,
contrapposta alle attivit affaristiche, si fondono nel pensiero espresso da Catone in questa celebre
praefatio con lutilit e la stabilit sociali della piccola e media propriet rurale, fondamento dello stato
e garanzia di conservazione dei valori trasmessi dal mos maiorum(noi diremmo dalla tradizione).
[1] Est interdum praestare mercaturis rem quaerere, nisi tam periculosum sit, et item
fenerari, si tam honestum sit. Maiores nostri sic habuerunt et ita in legibus posiverunt,
furem dupli condemnari, feneratorem quadrupli; quanto peiorem civem existimarent
feneratorem quam furem, hinc licet existimare. [2] Et virum bonum quom laudabant, ita
laudabant: bonum agricolam bonumque colonum; amplissime laudari existimabatur qui
ita laudabatur.
2. Il difensore
del mos maiorum
4
t
1 Est interdum existimare: Est inter-
dum honestum sit: Talora pu esse-
re preferibile cercare fortuna nei commer-
ci, se non fosse tanto pericoloso, e anche
prestare a usura, se la cosa fosse altret-
tanto onorevole; est + infinito, nel sen-
so di possibile che (qui: possi-
bile che / pu essere che sia preferibi-
le) costrutto poetico e non classico.
Maiores quadrupli: I nostri ante-
nati cos ritennero e cos stabilirono nel-
le leggi, che il ladro fosse condannato al
doppio, lusuraio al quadruplo; posive-
runt il perfetto originario e regolare del
verbo pono, composto di po- (preverbio
poco rappresentato in latino) e sino; posui
forma analogica ricostruita su monui
(in base al rapporto positum / monitum);
dupli e quadrupli sono genitivi di pena
(cio condannato a pagare il doppio /
il quadruplo di quanto sottratto). quan-
to existimare: da qui si pu capire
quanto peggiore cittadino considerasse-
ro lusuraio rispetto al ladro.
2 Et laudabatur: Et colonum: E
per lodare un galantuomo lo lodavano
come un buon contadino e buon colti-
vatore; quom = cum, congiunzione tem-
porale (lett. quando lodavano un galan-
tuomo). amplissime laudabatur:
chi cos veniva lodato, si riteneva che
avesse la massima delle lodi (lett.: che
fosse grandissimamente lodato).
La morale contadina: il De agri cultura
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3 Mercatorem calamitosum: Il com-
merciante io lo giudico un uomo attivo e
teso alla ricerca del guadagno, anche se,
come ho detto prima, esposto al perico-
lo e alle disgrazie; rei quaerendae geni-
tivo del gerundivo retto da studiosum;
periculosum e calamitosum sono usati in
senso passivo.
4 at occupati sunt: at gignuntur:
ma dagli agricoltori derivano gli uomini
pi forti e i soldati pi valorosi. maxi-
meque invidiosus: e [nellagricoltura]
si consegue un guadagno del tutto one-
sto, saldissimo e per niente esposto allin-
vidia; invidiosus ancora in senso passi-
vo. minimeque sunt: e coloro che
sono occupati in questa attivit sono il
meno soggetti a pensar male.
[3] Mercatorem autem strenuum studiosumque rei quaerendae existimo, verum, ut supra
dixi, periculosum et calamitosum; [4] at ex agricolis et viri fortissimi et milites
strenuissimi gignuntur, maximeque pius quaestus stabilissimusque consequitur
minimeque invidiosus, minimeque male cogitantes sunt qui in eo studio occupati sunt.
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alla lettura
Uno stile incisivo: le ripetizioni
La praefatio del De agri cultura
caratterizzata da una struttura retorica piuttosto elabora-
ta. Certamente Catone fa ricorso ai mezzi stilistici relati-
vamente semplici della prosa arcaica, che ancora non ha
raggiunto il livello di maturit dellet cesariana e augu-
stea. Fra i tratti stilistici arcaici, poi superati nel corso del-
lo sviluppo della prosa darte latina, qui particolarmen-
te evidente la tendenza alla ripetizione, come risulta evi-
dente dai seguenti esempi: fenerari feneratorem fene-
ratorem; existimarent existimare existimabatur exi-
stimo; bonum bonum bonum; laudabant lauda-
bant laudari laudabatur; minime minime.
Parallelismi e effetti fonici La cura stilistica del passo si
rivela nellattenta costruzione in cola paralleli di alcune fra-
si (per esempio nel periodo di apertura: mercaturis rem quae-
rere, nisi tam periculosum sit, et item fenerari, si tam hone-
stum sit; oppure, al par. 4, la sequenza ternaria maxime-
que pius stabilissimusque minimeque invidiosus, con
il superlativo al centro fra due aggettivi modificati dagli
avverbi in antitesi maxime e minime) e nella presenza di
iterazioni sinonimiche (bonum agricolam bonumque colo-
num; strenuum studiosumque; periculosum et calamitosum;
et viri fortissimi et milites strenuissimi, con omoteleuto).
Molto efficace anche il ricorso a effetti di suono e in par-
ticolare allomoteleuto (cio la coincidenza nei suoni fina-
li di due parole o cola contigui), che costituisce la vera e
propria marca stilistica del passo (sic habuerunt et ita
posiverunt; peiorem civem feneratorem furem; quom
laudabant, ita laudabant; existimabatur qui ita laudaba-
tur; male cogitantes sunt qui occupati sunt).
Agricoltura, commercio e usura
Catone contrappone qui lagricoltu-
ra a due altre possibili forme di guadagno, il commercio
e lusura; se nei confronti dellusura la condanna, di carat-
tere morale, totale (egli, rifacendosi probabilmente alla
legislazione delle XII Tavole ricorda come per lusuraio fos-
se prevista una pena doppia rispetto al ladro), Catone mostra
invece una certa apertura nei confronti della mercatura (da
intendere prevalentemente come commercio marittimo),
unattivit che, con lampliarsi delle conquiste romane, sta-
va prendendo sempre pi piede e alla quale, probabilmen-
te, lo stesso Catone si dedic; egli definisce infatti il mer-
cator strenuus studiosusque rei quaerendae, e la sua unica
riserva sta nella pericolosit di tale forma di commercio,
esposto continuamente ai rischi della sorte.
Lelogio dellagricoltura Ma anche lattivit mercantile
deve comunque, nellottica catoniana, cedere il passo allagri-
coltura, il cui elogio condotto da Catone sia su basi eco-
nomiche (essa quaestus stabilissimus, la forma di guada-
gno pi stabile e sicura), ma anche, e soprattutto, mora-
li: lagricoltura lattivit pi onesta (nellepiteto pius si
coglie addirittura una sfumatura sacrale) e meno esposta
allinvidia, la base della potenza romana (in quanto pro-
prio dal ceto agricolo che provengono quei viri fortissimi
e milites strenuissimi che hanno fondato il dominio di
Roma). Rifacendosi al giudizio dei maiores, Catone cele-
bra lagricoltura come lunica attivit capace di formare a
360 gradi il buon cittadino romano; nellidentificazione
tout-court del vir bonus con il bonus agricola e bonus colo-
nus (che richiama ovviamente la celebre massima vir bonus
colendi peritus) sta il fulcro dellideologia catoniana.
CONTESTO LINGUA E STILE
Catone Il difensore del mos maiorum
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COMPRENSIONE
1. Riassumi il giudizio dato da Catone sul commercio e sul-
lusura. [max. 5 righe]
2. Riassumi il giudizio dato da Catone sullagricoltura. [max.
5 righe]
GRAMMATICA
3. Ricerca le proposizioni infinitive, le proposizioni interro-
gative indirette e le proposizioni relative.
4. Rintraccia i termini posti in caso genitivo e precisane la
funzione sintattica.
LINGUA E STILE
5. Sottolinea i cola paralleli e le coppie bimembri.
6. Rintraccia gli esempi di allitterazione e omoteleuto.
7. Ordina, disponendoli in una tabella, gli elementi nomi-
nali (sostantivi e aggettivi) impiegati per definire, rispet-
tivamente, il commercio/mercante, lusura/usuraio, lagri-
coltura/agricoltore.
8. Completa lequazione stabilita da Catone:
vir bonus =
CONTESTO STORICO-LETTERARIO
9. Quale ruolo attribuito allagricoltura nellideologia cato-
niana?
10. Lelogio dellagricoltura come attivit pienamente degna
del cittadino romano ritorna nelle opere di Cicerone.
Traduci i seguenti passi, tratti rispettivamente dal De
officiis e dal De senectute (datati entrambi al 44 a.C.; nel
De senectute, in particolare, Cicerone mette in scena
come suo portavoce Catone stesso: per questo il dialo-
go intitolato anche Cato Maior), quindi rintraccia gli
elementi di continuit con la prefazione del De agri cul-
tura e con lideologia catoniana in genere.
a) Cicerone, De officiis, 1,150-151
Primum improbantur ii quaestus, qui in odia hominum
incurrunt, ut portitorum
1
, ut feneratorum.
Mercatura autem, si tenuis est
2
, sordida putanda est; sin
magna et copiosa, multa undique apportans multisque
sine vanitate
3
inpertiens, non est admodum vituperan-
da. Omnium autem rerum, ex quibus aliquid adquiri-
tur, nihil est agri cultura melius, nihil uberius, nihil dul-
cius, nihil homine libero dignius.
b) Cicerone, De senectute, 51
Venio nunc ad voluptates agricolarum, quibus ego incre-
dibiliter delector; quae mihi ad sapientis vitam proxime
videntur accedere. Habent
4
enim rationem
5
cum terra, quae
numquam recusat imperium nec umquam sine usura
6
red-
dit, quod accepit, sed alias minore, plerumque maiore cum
faenore
7
. Quamquam me quidem non fructus modo, sed
etiam ipsius terrae vis ac natura delectat.
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aboratorio
di latino
1. portitorum: il portitor lesattore delle imposte.
2. si tenuis est: se esercitato alla spicciola.
3. sine vanitate: senza frode.
4. Habent: sogg. sott. agricolae.
5. rationem: contabilit, conto.
6. usura: interesse.
7. faenore: rendita.
Il padrone del podere e i suoi compiti (De agri cultura, 2)
Dopo i consigli sullacquisto del podere, ecco linsediamento del nuovo padrone: i com-
piti (officia) del pater familias, minutamente illustrati, lasciano trasparire, al di l della
concretezza pratica, la loro portata ideologica.
[1] Quando il padrone di casa si reca alla fattoria, dopo aver reso omaggio al lare familia-
re, faccia il giro del fondo il giorno stesso, se possibile, altrimenti il giorno successivo.
Dopo aver verificato in che modo il terreno sia stato coltivato e quali lavori siano stati com-
piuti e quali siano stati omessi, il giorno successivo convochi il fattore e chieda quanto lavo-
ro sia stato fatto, quanto ne rimanga, se i lavori siano stati effettuati in tempo, se possano
essere portati a termine quelli che restano, e quale quantit si sia raccolta di vino, di gra-
no e di tutti gli altri prodotti. [2] Una volta appurato tutto ci, deve fare il conto degli
operai e delle giornate lavorative. Se il conto del lavoro non gli torna e il fattore sostiene
di aver lavorato onestamente per la sua parte, ma che alcuni servi hanno avuto problemi
di salute, che il tempo stato inclemente, che alcuni servi sono scappati, che egli ha dovu-
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to lavorare per conto dello stato, quando dunque il fattore avr addotto questi e molti altri
motivi a giustificazione, riportalo al conto dei lavori e degli operai. [3] Nel caso di tempo
piovoso, nei momenti di pioggia avrebbero potuto compiersi i seguenti lavori: lavare le bot-
ti, spalmarle con la pece, far la pulizia della fattoria, cambiare di posto il grano, portar fuo-
ri il letame e ammucchiarlo, mondare le sementi, riparare le corde e farne di nuove; inol-
tre sarebbe stato necessario che i servi si aggiustassero le coperte e i mantelli a cappuccio.
[4] Nei giorni festivi si sarebbe potuto ripulire le fosse vecchie, provvedere alla manuten-
zione della strada pubblica, tagliare gli sterpi, zappare lorto, ripulire il prato, legare le rama-
glie, roncare le spine, pestare il farro, far le pulizie generali; in caso di malattia dei servi,
non si sarebbe dovuto dar loro porzioni tanto abbondanti. [5] Quando si sar esaminato
con animo sereno quali lavori restino da fare, bisogna farli effettuare; fare il conto del dena-
ro liquido, del grano, di ci che stato preparato per il foraggio; fare il conto del vino e
dellolio, che cosa si sia venduto, che cosa si sia riscosso e che cosa ci sia ancora da riscuo-
tere, che cosa ci sia da vendere; se ci sono garanzie affidabili da accettare, le si accettino; si
mettano in evidenza le rimanenze. [6] Se manca alcunch per completare lannata, lo si
compri; ci che avanza, lo si venda; i lavori che bene dare a cottimo, vengano dati a cot-
timo; il padrone dia ordine e lo ponga per iscritto , quali lavori voglia che si effettuino
direttamente e quali voglia che si diano a cottimo. Esamini il bestiame. [7] Faccia una ven-
dita allasta: venda lolio, se ha buon prezzo sul mercato; venda il vino e il grano che abbia
in eccedenza; venda i buoi vecchi, i capi di bestiame malandati, le pecore malandate, la
lana, le pelli, i carri vecchi, gli attrezzi ormai logori, gli schiavi vecchi e quelli ammalati, e
tutto ci che c di superfluo. Il padrone di casa deve essere sempre pronto a vendere, non
a comperare. (trad. di P. Cugusi M.T. Sblendorio Cugusi)
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alla lettura
Pietas, industria, parsimonia: i
pilastri della societ agraria Nel defi-
nire i compiti del proprietario, Catone traccia il profilo
ideale del pater familias secondo i canoni etici della tra-
dizione arcaica: sue prerogative sono la pietas, la devozio-
ne religiosa che lo spinge appena giunto alla fattoria a ren-
dere omaggio al lare familiare; lindustria, la sollecita ope-
rosit manifestata nel recarsi personalmente (possibilmen-
te il giorno stesso del suo arrivo) a controllare lo stato del-
le coltivazioni e dei lavori nella propriet.
Con cognizione di causa, il pater familias, amministrato-
re oculato dei propri beni, potr quindi procedere a esa-
minare nei dettagli il resoconto presentatogli dal fattore.
Ogni giornata lavorativa deve corrispondere a un utile in
termini di rendimento e produttivit. Quando le condi-
zioni atmosferiche non consentono il lavoro nei campi,
la manodopera deve comunque essere impiegata in atti-
vit alternative; cos come tutta una serie di lavori di manu-
tenzione pu essere destinata ai giorni festivi. Il padrone
dar a cottimo i lavori che non possibile o vantaggioso
svolgere direttamente; comprer lo stretto necessario, ven-
der al miglior offerente i prodotti in eccedenza, nonch
lattrezzatura, il bestiame e i servi (che hanno statuto giu-
ridico di cose) malandati.
Lagricoltura, unattivit imprenditoriale Pietas, indu-
stria, parsimonia appartengono al modello etico della socie-
t agraria arcaica, ma qui il pater familias non pi il padro-
ne del piccolo podere che lavora con le proprie mani (come
il dittatore Cincinnato, che abbandon laratro per ser-
vire lo stato e allaratro torn dopo la guerra), ma un lati-
fondista, un imprenditore a capo di unefficiente azienda
agricola. Il mos maiorumche Catone strenuamente difen-
de mostra gi evidenti segni di anacronismo rispetto alla
realt della societ romana contemporanea.
CONTESTO
Catone Il difensore del mos maiorum
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alla lettura
La matrona pudica e pia della
societ arcaica La virt fondamen-
tale della donna sposata era la pudicitia, a Roma diviniz-
zata e resa oggetto del culto matronale: allaltare della dea
Pudicitia in origine potevano accostarsi esclusivamente le
univirae, le matrone di specchiata castit e unite al
primo e unico marito (nulla nisi spectatae pudicitiae
matrona et quae uni viro nupta fuisset ius sacrificandi
habebat, Liv. 10,23,9); un ideale di fedelt sentita come
vincolo oltre la morte. La matrona doveva essere pia
(rispettosa dei propri doveri verso la famiglia e i suoi
culti religiosi), domiseda (restava, cio, a guardia della
casa, affidata alle sue cure di economa parsimoniosa,
senza andare in giro per feste e banchetti), lanifica (dedi-
ta alle opere del telaio: confezionava personalmente le
vesti per s e per gli altri membri della famiglia), dedita
a uno stile di vita semplice e sobrio, secondo quellidea-
le di frugalitas che caratterizzava la societ agraria arcaica
in opposizione al lusso del modello urbano, gi ampia-
mente diffuso ai tempi di Catone.
CONTESTO
I doveri della fattoressa
(De agri cultura, 143)
Nellelencare i doveri della fattoressa, moglie del contadino, Catone tratteggia lideale
della matrona pudica e pia, riservata e parsimoniosa, completamente dedita al lavoro e alla cura della casa.
Si tratta di un documento interessante sulla condizione femminile nellantica Roma, che ci presenta lim-
magine della donna arcaica e tradizionale, radicata nel mos maiorum e nella tradizione contadina della
civilt romana.
[1] Cura che la fattoressa attenda ai suoi doveri; se il padrone te lha data in moglie, sii
contento di lei; fa s che ella ti rispetti. Non sia troppo amante del lusso. Frequenti il meno
possibile le vicine o altre donne e non le riceva n in casa n presso di s; non vada a pran-
zo fuori da nessuna parte, non sia bighellona. Non faccia sacrifici agli di e non incarichi
nessuno di farne in sua vece senzordine del padrone o della padrona; ricordi che i sacrifi-
ci li fa il padrone a nome di tutti i suoi. [2] Sia pulita; tenga la fattoria ben spazzata e lin-
da; tenga il focolare ben pulito spazzandolo tutto allintorno ogni giorno prima di andare
a dormire. Alle Calende, alle Idi, alle None, inoltre nei giorni di festa collochi una coro-
na sul focolare e negli stessi giorni faccia unofferta al Lare familiare, in proporzione alle
disponibilit. Abbia cura di tener sempre pronto il cibo per te e per tutti i servi di casa.
[3] Abbia molte galline e abbondanza di uova; abbia in dispensa pere secche, sorbe, fichi,
uva passa, sorbe sotto sapa, pere, grappoli duva in giara, piccole cotogne, grappoli duva
conservati in vinaccia e in orci, interrati, e noci prenestine fresche conservate in vaso, inter-
rate; abbia infine diligentemente in provvista ogni anno mele scanziane
1
in dogli e altre
specie di mele adatte alla conservazione e anche specie selvatiche. Sappia preparare farina
buona e semola fine. (trad. P. Cugusi M.T. Sblendorio Cugusi)
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1. mele
scanziane: una
variet di mele,
coltivate in
Campania.
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I bei tempi andati (fr. 2 Jordan)
Limmagine di un mondo arcaico, in cui regnavano la modestia e la parsimonia, affiora
da questo frammento, tipica espressione del moralismo catoniano.
In pubblico era usanza vestire con decoro, a casa con quel poco che bastava. I cavalli si
compravano a maggior prezzo che i cuochi. Non era, allora, in onore larte della poesia:
chi vi si dedicava o frequentava i banchetti, era chiamato vagabondo.
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Lavorare stanca, non lavorare uccide (fr. 3 Jordan)
Il frammento un elogio del lavoro e una condanna dellozio, rovinoso per luomo come
lo la ruggine per il ferro.
Nam vita humana prope uti ferrum est. Si exerceas conteritur; si non exerceas tamen robi-
go interficit. Item homines exercendo videmus conteri; si nihil exerceas, inertia atque tor-
pedo plus detrimenti facit quam exercitio.
La vita umana somiglia un poco al ferro. A usarlo, il ferro si consuma; a non usarlo, la rug-
gine lannienta. Cos vediamo luomo logorarsi nel lavoro; ma se lo lasci in ozio, il torpo-
re e linerzia lo danneggiano assai pi del lavoro.
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La morale in pillole del Carmen de moribus
Il console esorta i soldati (Orationes, fr. 17 Malcovati)
Unesortazione del console Catone ai soldati durante limpresa di Spagna (195).
Cogitate cum animis vestris: si quid vos per laborem recte feceritis, labor ille a vobis cito
recedet, bene factum a vobis, dum vivitis, non abscedet; sed si qua per voluptatem
nequiter feceritis, voluptas cito abibit, nequiter factum illud apud vos semper manebit.
Meditate bene dentro di voi: se a prezzo di fatica otterrete un buon risultato, la fatica pre-
sto se ne andr, ma il buon risultato non vi lascer mai pi, per tutta la vita; se invece, per
un po di piacere, otterrete un cattivo risultato, il piacere ben presto se ne andr, ma il cat-
tivo risultato rester con voi, per sempre.
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Orazioni e discorsi
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alla lettura
Semplicit di vita e dedizione al
lavoro, capisaldi delletica catonia-
na In T7 la sobriet di costumi dellet arcaica invoca-
ta in polemica contro il lusso cittadino: Catone contrap-
pone implicitamente le vesti decorose del passato ai tes-
suti raffinati provenienti dallOriente, ed esplicitamente
lutilit del cavallo, nel tempo antico assai pi apprezza-
ta della raffinatezza dei cibi, allinutilit dei cuochi:
Livio, 36,6,9 osserva che solo dopo le conquiste asiatiche
il lavoro del cuoco fu elevato, nella considerazione
comune, al rango di arte (larte culinaria, appunto).
Anche la poesia considerata un disvalore, associata
allozio dei banchetti.
T8 celebra lideale del labor attraverso una similitudine
tra la vita umana e il ferro: la pigrizia (inertia) e il torpo-
re (torpedo) sono la ruggine che distrugge luomo. Un
paragone perfettamente in linea con la austera morale
arcaica.
STRUTTURA
Catone Il difensore del mos maiorum
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La formazione giovanile di Catone
(Orationes, fr. 128 Malcovati)
Il frammento proviene da un discorso di autodifesa di Catone, pronunciato contro
un suo accusatore nellanno successivo alla censura (181 a.C.).
Ego iam a principio in parsimonia atque in duritia atque in industria omnem
adulescentiam meam abstinui agro colendo, saxis Sabinis
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silicibus repastinandis
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atque
conserendis.
Io, fin dagli inizi, nella parsimonia nella durezza nellattivit tenni a freno tutta la mia gio-
vinezza, lavorando i campi, dissodando e seminando le pietre di dura selce della Sabina.
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1. saxis Sabinis: allude al podere sabino ereditato
dal padre.
2. repastinandis: da repast no, dissodo median-
te il past num, specie di zappa a due rebbi.
In difesa di uno stile di vita (Orationes, fr. 174 Malcovati)
Da un altro discorso di autodifesa contro accuse di indebito arricchimento.
Non ho edifici, vasi, vesti di pregiata fattura, n servi o ancelle di gran prezzo. Se ho qual-
cosa di utile, lo uso; se non ce lho, ne faccio a meno. Per quanto sta in me, lascio che
ognuno faccia uso e goda del suo. Sono colpevole, ai loro occhi, perch sono privo di tan-
te cose; ma per me, colpevoli sono loro, che non possono privarsene.
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alla lettura
Un campione del mos maiorum T9
un elogio della fatica (labor) contrap-
posta al piacere (voluptas) in vista di un risultato duratu-
ro: moralit e pragmatismo romani, si direbbe; e invece
Catone ha semplicemente tradotto una sentenza greca, come
documenta Gellio che cita il passo (privatamente Catone
sapeva e praticava assai pi greco di quanto dichiarasse pub-
blicamente).
Il frammento T10, tratto dallorazione indicata dagli anti-
chi con il significativo titolo di De virtutibus suis, unac-
corata rivendicazione della propria irreprensibile condot-
ta di vita, improntata fin dalla giovinezza alla frugalit e
al lavoro.
T11 proviene invece dallorazione De sumptu suo, Sul pro-
prio tenore di vita, dellanno 164.
La retorica al servizio delle idee
In T9 lantitesi tra le due idee,
labor e voluptas, elaborata in un accurato parallelismo
(si quid vos per laborem recte feceritis = si qua per volupta-
tem nequiter feceritis; labor ille a vobis cito recedet = volup-
tas cito abibit; bene factum a vobis, dum vivitis, non absce-
det = nequiter factum illud apud vos semper manebit) che
mette in luce leffemerit della fatica e del piacere rispet-
to alla permanenza dellobiettivo raggiunto, mentre la ripe-
tizione del dimostrativo ille (labor) illud (nequiter fac-
tum) sottolinea, in antitesi, il rapido svanire della fatica
rispetto al marchio indelebile della cattiva azione.
Frugalitas e industria: letica di una societ agraria In
T10 parsimonia (da parco, risparmiare, fare economia)
e duritia (resistenza, fermezza di carattere) definiscono
lideale di frugalitas, la sobriet di una vita semplice, con-
tenta dellessenziale, pertinente al sistema di virt del mos
maiorum: nella frugalitas (da frux, messe) propriamen-
te lo stile di vita del coltivatore diligente, che vive dei frut-
ti del proprio raccolto si identifica il modello da restau-
rare se si vuole risanare la crisi della res publica. Lindustria
designa invece lattivit infaticabile che il membro dellari-
stocrazia dispiega nei vari campi della vita pubblica, come
avvocato, uomo politico e capo militare. Non a caso Catone
collega espressamente questi ideali al duro lavoro dei cam-
pi, che avrebbe forgiato la sua giovent, tenendola lon-
tana dalle seduzioni del piacere (abstinui, tenni a freno):
labstinentia la capacit di resistere alla voluptas, alle mol-
te attrattive dello stile di vita agiata, reso possibile dallaf-
flusso di ricchezze e merci di lusso unaltra delle vir-
t tipiche del modello arcaico, cui Catone si aggrappa tena-
cemente.
LINGUA E STILE
CONTESTO