Lavoro Di Studio Laura Picchi Letteratura Italiana
Lavoro Di Studio Laura Picchi Letteratura Italiana
Lavoro Di Studio Laura Picchi Letteratura Italiana
Letteratura italiana
Parte 1
La storia della Letteratura in generale
Capitolo 1 L'Iliade , l'Odissea e l'Eneide
Prima di iniziare a scrivere di Storia della Letteratura italiana si riportano le sintesi dell'Iliade e
Odissea di Omero, dell'Eneide di Virgilio perch nel programma del Liceo Classico.
Sintesi Iliade
Libro I Per non aver restituito Criseide al padre, sacerdote di Apollo, Agamennone ha provocato
l'ira del dio, che con un'epidemia devasta il campo acheo. Costretto a restituire la fanciulla,
Agamennone prende in cambio Briseide, l'ancella dono onorifico di Achille. Irato, Achille giura che
non parteciper pi alla guerra e chiede aiuto alla madre Teti che ottiene da Zeus la promessa che i
Troiani avranno la meglio fin quando il figlio non avr ottenuto riparazione all'affronto subito. La
pestilenza si placa.
Libro II Zeus con un sogno ingannevole incita Agamennone ad attaccare Troia. Prima, per, il
capo acheo vuole mettere alla prova l'esercito e, convocata l'assemblea, propone ai soldati che lo
desiderino di tornare in patria. Il finto invito viene accolto e Odisseo insieme ad altri capi deve
ristabilire l'ordine. Segue il catalogo delle forze greche e di quelle dei Troiani.
Libro III Paride propone di mettere fine al conflitto sfidando a duello Menelao. Viene stipulata
una tregua. Dalle porte Scee Priamo, re di Troia, con gli anziani ed Elena assiste allo scontro. Paride
sta per essere trafitto da Menelao, ma viene tratto in salvo da Afrodite che costringe Elena a recarsi
da lui. Mentre Elena giace con Paride, Agamennone proclama la vittoria di Menelao e la guerra
sembra cos terminata.
Libro IV Nell'Olimpo Zeus promette a Era la caduta di Troia e manda Atena tra le schiere troiane
per indurre Pandaro a rompere la tregua lanciando una freccia che colpisce Menelao. Ritorna ad
infuriare la guerra.
Libro V Atena d forza al greco Diomede, figlio di Tideo, che fa strage di Troiani e ferisce
Afrodite mentre protegge il figlio Enea. Afrodite piangente fugge sull'Olimpo e chiede conforto alla
madre Dione. Apollo salva Enea e i troiani, con l'aiuto di Ares, avanzano vittoriosi. Ares, ferito da
Diomede, si ritira sull'Olimpo.
Libro VI I Troiani cominciano ad avere la peggio. Sul campo si incontrano intanto Glauco e
Diomede, i quali, scoprendo di essere legati da vincoli di ospitalit, si scambiano le armature.
Ettore, ordinati i sacrifici alle donne, si reca in citt per ricondurre Paride a combattere, e alle porte
Scee saluta con un commosso addio la moglie Andromaca e il figlio Astianatte. Ettore e Paride si
avviano sul campo di battaglia.
Libro VII Duello tra Ettore e Aiace Telamonio. Sopraggiunge la sera e gli araldi sospendono lo
scontro, si decide una tregua per raccogliere e cremare i morti. Il giorno seguente gli Achei
costruiscono un muro a difesa delle navi.
Libro VIII Zeus, dopo aver proibito agli altri dei di intervenire, pone il destino dei due popoli
sulla bilancia. La sorte favorevole ai Troiani che, guidati da Ettore, respingono gli Achei.
Libro IX In una riunione di capi dell'esercito, il greco Nestore consiglia una riconciliazione con
Achille. Agamennone d'accordo e disposto a concedere doni ricchissimi. Odisseo, Aiace e Fenice
sono inviati come ambasciatori alla tenda di Achille che, seppure commosso dai loro discorsi, non
pu dimenticare l'offesa ricevuta e rifiuta di tornare a combattere.
Libro X Durante la notte Odisseo e Diomede vanno a esplorare il campo troiano. Intercettano
Dolone, la spia mandata da Ettore, e lo uccidono, dopo aver saputo da lui dell'arrivo del re di Tracia,
Reso, con i suoi magnifici cavalli. Penetrati nell'accampamento dei Traci, rubano gli splendidi
animali e tornano indietro.
Libro XI Ha inizio il terzo giorno di combattimento, dominato dal valoroso Agamennone che
respinge i Troiani fino alle porte Scee. La situazione peggiora e Nestore chiede a Patroclo di
convincere Achille a riprendere il combattimento oppure a cedere le sue armi all'amico.
Libro XII I Troiani incalzano e assaltano il muro. Con l'aiuto di Sarpedonte, figlio di Zeus, lo
sfondano. Gli Achei fuggono.
Libro XIII Nonostante il divieto di Zeus, Poseidone assiste gli Achei che resistono
valorosamente. Aiace Telamonio sfida Ettore.
Libro XIV Mentre Era distrae Zeus prima seducendolo poi facendolo cadere in un sonno
profondo, Poseidone aiuta i Greci a respingere i Troiani. Ettore tramortito da una pietra scagliata
da Aiace.
Libro XV Quando Zeus si sveglia ordina a Poseidone di lasciare la battaglia e invia Apollo da
Ettore perch si rianimi. Ettore riprende a combattere alla testa dei Troiani e appicca il fuoco vicino
alle navi achee.
Libro XVI Patroclo, indossate le armi e presi i cavalli immortali Balio e Xanto dall'amico
Achille, fa strage di nemici (uccide anche Sarpedonte) spingendosi fin sotto le mura di Troia e qui,
colpito prima alle spalle da Apollo, viene trafitto da Ettore.
Libro XVII Si combatte ferocemente intorno alla salma di Patroclo, gli Achei con difficolt ne
difendono il cadavere. Menelao pu trascinare il corpo verso le navi mentre Balio e Xanto piangono
la morte di Patroclo.
Libro XVIII Il pianto di Achille per la morte dell'amico Patroclo tanto disperato che la madre
Teti accorre dalle profondit del mare e gli promette nuove armi. Ingigantito da Atena, Achille si
mostra e atterrisce tutti con un orribile grido. Durante la notte Efesto, pregato da Teti, forgia nuove
armi per Achille e in particolare uno scudo sul quale sono effigiati quadri di vita quotidiana.
Libro XIX Teti porta al figlio le armi. Convocata un'assemblea dell'esercito, Achille e
Agamennone si riconciliano, poi tutti si preparano a riprendere il combattimento e Achille si arma.
Libro XX Zeus consente agli dei di partecipare all'ultima e decisiva battaglia. Poseidone salva
Enea, Apollo salva Ettore, mentre Achille fa una strage.
Libro XXI Achille riempie di cadaveri il fiume Xanto, ma Apollo, assunta la figura del troiano
Agenore, respinge Achille e consente ai Troiani di rifugiarsi entro le mura.
Libro XXII Ettore rimasto fuori dalle mura fugge di fronte ad Achille e per tre volte corre intorno
alle mura della citt. Zeus pesa il destino dei due avversari e la sorte di Ettore segnata. Apollo lo
abbandona e Atena, nelle sembianze del fratello Deifobo lo inganna promettendogli aiuto. Achille lo
uccide. Invano Ettore morente gli chiede di restituire il suo corpo al padre Priamo. L'ira di Achille
non si placa ed egli, legato il cadavere del nemico al carro, lo trascina nella polvere sotto lo sguardo
di Priamo, Andromaca e della madre Ecuba.
Libro XXIII Banchetto e giochi funebri celebrati in onore di Patroclo, la cui ombra appare
all'amico Achille e chiede sepoltura.
Libro XXIV Priamo, per volere degli dei, si reca da Achille per chiedere la restituzione della
salma del figlio, offrendo in cambio ricchi doni. L'eroe, pensando al proprio padre, accetta l'offerta,
restituisce il cadavere di Ettore e assicura una tregua di dodici giorni. La salma di Ettore viene arsa
su una grande pira e riceve i dovuti onori dai suoi.
Sintesi Odissea
Libro I Odisseo trattenuto per volere di Poseidone, irato con l'eroe che gli ha accecato il figlio
Polifemo, nell'isola Ogigia presso la ninfa Calipso. Ottenuto il consenso di Zeus, Atena, protettrice
di Odisseo, si reca ad Itaca dove si sono insediati i Proci, un gruppo di pretendenti che da tempo
aspirano alla mano di Penelope, e, sotto mentite spoglie, induce Telemaco a partire alla ricerca del
padre Odisseo.
Libro II Telemaco chiede aiuto agli itacesi contro i Proci. Antinoo, il loro capo, gli rammenta la
promessa di Penelope: terminata la tessitura di una tela per il suocero Laerte, ella sceglier come
sposo uno dei pretendenti; in realt la donna di notte sfila tutto ci che ha tessuto durante il giorno.
Senza informare nessuno, se non la nutrice Euriclea, Telemaco si procura una nave con l'aiuto di
Atena e parte.
Libro III Telemaco giunge a Pilo dove il re Nestore lo accoglie affettuosamente, senza per
potergli dare notizie del padre. Telemaco parte quindi alla volta di Sparta insieme al figlio di
Nestore.
Libro IV A Sparta il re Menelao e la moglie Elena raccontano le imprese compiute a Troia da
Odisseo e anche il suo soggiorno a Ogigia. Intanto a Itaca i Proci tramano contro Telemaco.
Libro V Dopo una nuova assemblea, Zeus decide di inviare Ermes da Calipso per chiederle di
lasciar partire l'eroe che finalmente, pu lasciare l'isola di Ogigia a bordo di una zattera. Dopo
diciotto giorni di navigazione Poseidone scatena una tempesta. Odisseo si salva e raggiunge
naufrago la spiaggia dell'isola di Scheria, la terra dei Feaci, dove cade addormentato.
Libro VI Nausicaa, figlia del re dei Feaci Alcinoo, indotta da un sogno mandato da Atena, si reca
con le ancelle alla spiaggia. Svegliato dalle voci, si presenta loro Odisseo. Colpita dalla prestanza di
lui, lo invita a seguirla in citt.
Libro VII Avvolto da Atena in una nube, Odisseo giunge al palazzo di Alcinoo. Il re e la regina
Arete gli offrono ospitalit promettendogli di ricondurlo a Itaca.
Libro VIII Durante un banchetto offerto in onore dell'eroe, l'aedo Demodoco canta le imprese
della guerra di Troia. Odisseo turbato fa interrompere il canto e si commuove. Alcinoo chiede
all'eroe chi egli sia.
Libro IX Odisseo si rivela e racconta. Dopo la caduta di Troia, sfuggito agli attacchi dei Ciconi,
Odisseo e i suoi compagni giungono presso i Lotofagi, il cui cibo toglie la memoria. Arrivano poi
nella terra dei Ciclopi, giganti pastori con un solo occhio in mezzo alla fronte. Prigioniero del
ciclope Polifemo, Odisseo con l'astuzia riesce a liberare s e i compagni. Stordisce Polifemo
offrendogli un vino delizioso e mentre il gigante addormentato con un palo infuocato lo acceca.
Polifemo invoca l'ira del padre Poseidone su Odisseo.
Libro X Favoriti da un vento propizio mandato da Eolo, Odisseo e compagni si rimettono in
navigazione. I compagni aprono per l'otre dei venti che l'eroe portava con s, scatenando cos una
tempesta che li spinge nel paese dei Lestrigoni. Qui perdono le navi e, con l'unica rimasta, fuggono
verso l'isola di Aia dove Circe trasforma in porci un gruppo di compagni di Odisseo. Avuta da
Ermes un'erba magica, Odisseo salva i compagni e resta un anno presso Circe, che si innamorata
di lui. Quando Odisseo le esprime il desiderio di tornare in patria, la dea lo manda prima negli
Inferi.
Libro XI Odisseo raggiunge il paese dei Cimmeri. Compiuti i sacrifici scende negli Inferi dove
incontra il vate Tiresia, che gli svela il motivo dell'ira di Poseidone, il difficile ritorno in patria e la
morte in terra straniera; vede poi la madre Anticlea, Agamennone, Achille e mitici eroi come
Tantalo e Sisifo.
Libro XII Odisseo ritorna da Circe, ma riparte subito non prima di aver saputo dalla dea come
superare le prove che lo attendono. Giunto per mare presso le Sirene, Odisseo per sfuggire al loro
irresistibile canto ottura con la cera le orecchie dei compagni e lega se stesso all'albero della nave.
Attraversa lo stretto di Scilla e Cariddi: costeggia il promontorio di Scilla, abitato dal mostro a sei
teste, per evitare i gorghi di Cariddi. Sbarca in Trinacria, dove i compagni, tormentati dalla fame,
uccidono alcune giovenche della mandria del Sole. Essi periscono poi in mare durante una tempesta
suscitata dal dio. Odisseo naufrago approda all'isola Ogigia.
Libro XIII Terminato il racconto, Odisseo con una rapidissima navigazione ricondotto dai Feaci
nella sua Itaca. Atena si presenta all'eroe in veste di pastore e insieme dicidono come affrontare i
Proci. Odisseo viene trasformato in un vecchio mendicante e si reca dal porcaio Eumeo.
Libro XIV Da Eumeo l'eroe riceve ospitalit e viene informato delle prepotenze dei Proci e della
fedelt di Penelope.
Libro XV Intanto, a Sparta, Atena suggerisce a Telemaco di tornare a Itaca e recarsi da Eumeo.
Libro XVI Odisseo si svela al figlio Telemaco. Eumeo va da Penelope ad annunciarle il ritorno
del figlio.
Libro XVII L'indomani Eumeo, Odisseo e Telemaco si recano alla reggia. Odisseo viene
riconosciuto dal vecchio cane Argo, che dopo averlo salutato muore ai suoi piedi. Odisseo mendica
tra i Proci e Antinoo lo colpisce con uno sgabello.
Libro XVIII Odisseo vince al pugilato il mendicante Iro. Penelope si mostra e riceve ricchi doni.
Libro XIX Mentre la vecchia nutrice Euriclea lava i piedi di Odisseo, lo riconosce, ma l'eroe la
costringe a tacere. Penelope svela al mendicante la decisione di proporre ai Proci una gara con l'arco
per scegliere il pretendente alle nozze.
Libro XX Durante la notte Odisseo, sdegnato per quanto avviene nella sua casa, medita la
vendetta.
Libro XXI Penelope porta l'arco di Odisseo perch i Proci si sfidino nel far passare una freccia
attraverso gli anelli di dodici scudi. I Proci tentano invano di tendere l'arco ma la gara vinta da
Odisseo. Telemaco impugna la spada.
Libro XXII Si compie la vendetta. Uno dopo l'altro tutti i Proci cadono. Le ancelle che avevano
frequentato i loro letti sono impiccate. Solo il cantore Femio e l'araldo Medonte vengono
risparmiati.
Libro XXIII Penelope non riesce ancora a credere che Odisseo sia tornato ma quando l'eroe,
lavato e reso pi bello da Atena, svela alla moglie il segreto della costruzione del loro letto nuziale, i
suoi dubbi svaniscono.
Libro XXIV Odisseo si reca dal padre Laerte e lo riconduce con s alla reggia. Il padre di
Antinoo per vendicare il figlio suscita una rivolta degli itacesi, ma Atena ristabilisce la pace tra
Odisseo e il suo popolo.
Sintesi Eneide
I - Una tempesta scatenata da Eolo, istigato da Giunone ostile ai Troiani, sorprende la flotta di Enea
in navigazione dalla Sicilia verso l'Italia. L'intervento di Poseidone e di Venere consente a Enea,
naufrago con sole sette navi, di approdare presso Cartagine. Didone, regina e fondatrice della citt,
accoglie benevolmente i profughi Troiani e offre loro un banchetto.
II - Durante il banchetto Enea racconta le sue vicende: l'inganno del cavallo di legno che
consente ai Greci di penetrare entro le mura di Troia e incendiare e distruggere la citt; la
fuga nella notte con il vecchio padre Anchise, il figlioletto lulo, la moglie Creusa e pochi
altri; la perdita di Creusa e la partenza in cerca di una nuova patria.
III - Prosegue il racconto di Enea: i Troiani arrivano in Tracia, dove conoscono la sorte di
Polidoro, ultimo figlio di Priamo, ucciso dal re Polimestore, a cui era stato affidato;
approdano a Delo, dove l'oracolo d un responso sulla nuova sede, erroneamente
individuata da Anchise in Creta; a Creta un sogno svela a Enea che la terra destinata
l'Esperia (o Ausonia); partono da Creta e giungono alle isole Strofadi, da dove le Arpie
scacciano Enea; a Butroto in Epiro incontrano Andromaca ed Eteno; poi in Sicilia
sfuggono il pericolo di Scilla e Cariddi e di Polifemo, e qui a Drepano muore
Anchise.Salpati dalla Sicilia li assale la tempesta e naufraghi sulle spiagge libiche saio
accolti dai Cartaginesi. Termina cos il lungo racconto.
IV- Didone s'innamora di Enea e lo confida alla sorella Anna.
Giunone e Venere li fanno incontrare soli in una grotta.
Entrambi cedono alla dolcezza dell'amore e s'illudono di poter trovare la felicit. Ma Giove
invia Mercurio, che richiama Enea alla sua missione. L'eroe obbedisce e parte, nonostante
le preghiere di Didone, che per la disperazione s'uccide, dopo oscure maledizioni e
previsioni di futura vendetta.
V - Enea naviga verso l'Italia. Si ferma in Sicilia dove celebra i ludi in memoria di Anchise.
Qui le donne Troiane incendiano le navi per porre fine alle peregrinazioni. Solo quattro
per vanno perdute grazie alla pioggia provvidenziale mandata da Giove. Enea convinto in
sogno da Anchise a lasciare le donne e i vecchi in Sicilia. Per loro fonda Segesta e sul monte
Enea innalza un tempio a Venere. Poi riprende la navigazione, durante la quale cade in mare
il nocchiero Palinuro.
VI - Giunto a Cuma Enea, dopo aver compiuto i riti prescritti, guidato dalla Sibilla
nell'Averno. Passato il fiume Stige sulla barca di Caronte e placato dalla Sibilla il cane a
molte teste Cerbero, Enea s'inoltra nel regno dei morti. Nei "campi del pianto" incontra
Didone. Chiusa nel suo dolore la regina non risponde alle parole dell'eroe che cerca di
giustificarsi. Giunge al Flegetonte, alla reggia di Plutone e infine ai "campi Elisi", sede dei
beati, dov' Anchise. Questi gli indica presso il fiume Lete le anime che purificate
incarneranno i discendenti di Enea, da Remolo a Marcello, giovanissimo nipote di Augusto.
Tornato dai compagni Enea pronto a ripartire.
VII- Nel Lazio Enea accolto dal re Latino che gli promette in sposa la figlia Lavinia.
Giunone manda la furia Aletto a suscitare l'ira di Amata, moglie di Latino, che s'oppone e
vuole sia mantenuta la promessa di nozze fatta a Turno, re dei Rutuli. Scoppia la guerra.
Rassegna dei guerrieri latini e italici, chiusa dalla vergine guerriera Camilla, fra le schiere
dei Volsci.
VIII - Enea risale il Tevere per cercare alleati. Giunge da Evandro, re di un'umile colonia di
Arcadi sulle rive del fiume presso il Palatino, edificata negli stessi luoghi su cui sorger
Roma.
Evandro manda con Enea il figlio Pallante e cento cavalieri. Venere porta al figlio le armi
fabbricate da Vulcano e lo scudo sui quale sono effigiati gli episodi della storia futura di
Roma sino alla vittoria di Augusto ad Azio.
IX - Turno attacca e da fuoco alte navi troiane che s trasformano in ninfe. Eurialo e Niso,
audaci guerrieri di Enea, vengono uccisi mentre tentano una pericolosa azione nel campo
nemico. La guerra cruenta e molti cadono da entrambe le parti.
X - Nel concilio degli di Giove dichiara che nessuno, neppure lui stesso, pu opporsi ai
destino. Arriva Enea con gli alleati e la battaglia si fa sempre pi aspra. Cadono Pallante
ucciso da Turno e Mezenzio con il figlio Lauso, uccisi da Enea.
XI - Una tregua permette la sepoltura dei morti e le spoglie di Pallante vengono restituite a
Evandro. Si torna a combattere e muore eroicamente Camilla. I Troiani hanno la meglio.
Turno decide di sfidare Enea a duello.
XII - Prima che il duello cominci Giunone provoca un tumulto nel quale Enea resta ferito.
Tratto in salvo da Venere guarito e torna a combattere. I Troiani vittoriosi s'avvicinano alla
citt di Laurento e la regina Amata si toglie la vita. Enea affronta Turno in duello e l'uccide.
Canto IV
Dante si risveglia nel Limbo, dove stanno i non battezzati privi di
colpe. Virgilio lo conduce ad un castello luminoso, al cui interno lo
salutano Orazio, Ovidio e Lucano. In un prato verde all'interno delle
mura sono radunati gli "spiriti magni", tra cui Enea, Ettore, Cesare,
Aristotele, Platone e Cicerone. I poeti si allontanano dal Limbo
nell'oscurit.
Canto V
All' entrata del secondo cerchio Minosse assegna ai peccatori il
luogo in cui sconteranno la loro pena. Al suo interno gli spiriti dei
lussuriosi sono trascinati da una tempesta incessante. Paolo e
Francesca, amanti infelici uccisi dal marito di lei, raccontano a
Dante la loro storia; questi si commuove e sviene nuovamente.
Canto VI
Al risveglio Dante si ritrova nel terzo cerchio, dove i dannati per il
Canto IX
Sulle torri delle citt appaiono le Erinni, che chiamano Medusa
affinch tramuti Dante in pietra. Interviene per un messo celeste,
che apre le porte di Dite e fa entrare i poeti. All'interno delle mura,
gli eretici giacciono in sepolcri infuocati posti in una pianura
sconfinata.
Canto X
Uno dei dannati, Farinata degli Uberti, riconosce Dante e lo chiama
a s; egli avverte il poeta che il suo ritorno a Firenze sar molto
travagliato. Da un altro sepolcro Cavalcante de' Cavalcanti chiede a
Dante notizie del figlio Guido. Poi i due poeti riprendono il cammino.
Canto XI
Dante e Virgilio, per assuefarsi al puzzo intollerabile, si riparano
dietro la tomba del papa Anastasio II. Approfittando della sosta,
Virgilio spiega a Dante lordinamento dellinferno. Restano ancora
tre cerchi da attraversare, il VII, lVIII e il IX, dove sono puniti
rispettivamente i violenti, i fraudolenti e i traditori . Fuori dalla citt
di Dite vi sono i peccatori per incontinenza. Questo ordinamento
corrisponde allesame dei vizi fatto da Aristotele nellEtica.
Canto XII
Siamo nel primo girone del settimo cerchio, custodito dai Centauri.
Qui i violenti contro il prossimo giacciono nel Flegetonte, un fiume
di sangue bollente. Il centauro Nesso mostra a Dante alcuni dei
dannati, tra cui Alessandro Magno, Guido di Monfort, Attila e Pirro.
Canto XIII
Nel secondo girone, custodito dalle Arpie, stanno i violenti contro se
stessi, ovvero i suicidi, tramutati in piante, e gli scialacquatori,
inseguiti e morsi da cagne affamate. Dante strappa un ramoscello
da una pianta, che comincia a parlare: Pier delle Vigne, che prega
Dante di riabilitare la sua memoria.
Canto XIV
Nel terzo girone, in un deserto infuocato, i violenti contro Dio nella
persona, ovvero i bestemmiatori, sono sdraiati a terra sotto una
pioggia di fuoco; tra essi c' il gigante Capaneo. Dante e Virgilio
Canto XVI
Dante riconosciuto da tre fiorentini, che gli chiedono se sono vere
le brutte notizie su Firenze apprese da un dannato appena arrivato
all'inferno, Guglielmo Borsiere; Dante risponde con un'aspra
invettiva contro la corruzione della propria citt. Proseguendo nel
viaggio, i due poeti arrivano all'abisso in cui precipita il Flegetonte,
e vedono salire da esso un orribile mostro: Gerione, simbolo della
frode.
Canto XVII
Gerione custodisce il terzo girone, quello dei violenti nell'arte, cio
usurai, seduttori e adulatori. I primi siedono al limite del deserto,
presso l'abisso, con al collo delle borse recanti lo stemma della loro
famiglia. Dante e Virgilio salgono in groppa a Gerione che li porta al
fondo dell'abisso.
Canto XVIII
CANTO XVIII
Luogo: VIII cerchio: I bolgia: seduttori -
II bolgia: adulatori
Gerione ha lasciato scendere Dante e Virgilio allingresso dellottavo
cerchio, detto Malebolge perch suddiviso in dieci fossati concentrici
- le bolge appunto - collegati da ponticelli di roccia: il luogo tutto
dominato dal colore ferrigno della pietra e al centro termina in un
profondo pozzo. Nella prima bolgia i dannati sono divisi nelle due
schiere dei ruffiani e dei seduttori, che procedono ordinatamente in
senso opposto come fanno sul ponte Angelico a Roma i pellegrini
durante il Giubileo; camminando sullargine Dante pu riconoscere
fra i ruffiani il bolognese Venedico Caccianemico, che brevemente
gli espone la sua colpa. Dal ponte possibile vedere in volto anche i
dannati dellaltra schiera, fra i quali Virgilio indica Giasone, capo
degli Argonauti e seduttore di Isifile e Medea. Nella seconda bolgia
gli adulatori sono immersi nello sterco: qui Dante riconosce il
lucchese Alessio Interminelli e, grazie al suggerimento di Virgilio,
pu vedere Taide, prostituta della commedia classica, mentre si
graffia con le unghie lorde.
Canto XIX
Nella terza bolgia i simoniaci sono conficcati a testa in gi nella
pietra; lingue di fuoco bruciano loro le piante dei piedi. Dante ne
interroga uno, papa Niccol III; questi scambia il poeta per
Bonifacio VIII, che dovrebbe prendere il suo posto nella buca
spingendolo pi in basso, ed inveisce contro di lui. Dante pronuncia
un discorso contro i papi simoniaci.
Canto XX
Luogo: VIII cerchio: IV bolgia: maghi e indovini
Nella quarta bolgia il contrappasso punisce la presunzione umana di
divinare il futuro: gli indovini hanno la testa e il collo girati al
contrario, cos che, non potendo guardare avanti, sono costretti a
camminare allindietro procedendo lentamente e bagnando di
lacrime il dorso. Anche Dante non trattiene il pianto alla vista della
figura umana cos deturpata, ma aspramente rimproverato della
sua immotivata compassione di fronte alla giustizia divina; quindi
Virgilio gli mostra i maghi e gli indovini dellantichit, Tiresia,
Arunte, e Manto che gli offre il modo di narrare lorigine della citt
di Mantova. Su richiesta di Dante, la guida indica altri indovini,
Euripilo, Michele Scotto, Guido Bonatti e Asdente, solo accennando
a maghe e fattucchiere. Infine, Virgilio esorta lallievo a riprendere
il cammino, perch la luna sta per tramontare sotto Siviglia e quindi
Canto XXI
Luogo: VIII cerchio: V bolgia: barattieri
Dante e Virgilio sono sul ponte che attraversa la quinta bolgia,
colma di pece bollente entro la quale sono immersi, invisibili, i
barattieri. Improvvisamente appare sul ponte un diavolo che porta
sulla spalla un dannato: gettandolo nella pece, fa sapere ai suoi
compagni e ai due spettatori che si tratta di uno degli Anziani di
Lucca, citt ricca di pubblici amministratori che si arricchiscono
vendendo per denaro le prerogative concesse ai loro uffici. Il
lucchese cerca di liberarsi dalla pece, emergendo alla superficie, ma
i diavoli preposti alla custodia dei dannati minacciano di straziarlo
con i loro uncini se non si terr ben nascosto entro la pece. Dopo
aver fatto nascondere Dante, Virgilio arriva sul sesto argine per
trattare con i diavoli che nel frattempo sono sbucati dalla loro tana
sotto il ponte: dal capo Malacoda ottiene lassicurazione
allincolumit sua e del suo allievo, che quindi richiama dal
nascondiglio. Malacoda offre ai due una scorta di dieci diavoli fino al
prossimo passaggio per la bolgia successiva, dato che il sesto ponte
crollato a seguito del terremoto concomitante alla morte di Cristo.
Il diavolo mescola verit e menzogna, perch il terremoto ha fatto
crollare tutti i ponti e non esiste nessun passaggio praticabile sulla
sesta bolgia. Costretti a malincuore ad accettare lofferta, Dante e
Virgilio si incamminano sullargine in compagnia della minacciosa e
tragicomica scorta.
Canto XXII
Il barattiere Ciampolo di Navarra rivolge la parola a Dante; i diavoli
tentano di uncinarlo, ma egli fugge tuffandosi nella pece. Due
diavoli, Alichino e Calcabrina, si azzuffano rinfacciandosi la mancata
preda e cadono nella pece. Dante e Virgilio approfittano del
trambusto per fuggire.
Canto XXIII
Luogo: VIII cerchio: VI bolgia: ipocriti
Per paura che i dieci diavoli, beffati da Ciampolo e umiliati dal tuffo
nella pece, possano inseguirli e attentare alla loro incolumit,
Virgilio corre precipitosamente verso la sesta bolgia portando Dante
Canto XXIV
Luogo: VIII cerchio: VII bolgia: ladri
Dante e Virgilio giungono alla rovina del ponte crollato, tanto erta
da essere impraticabile al vivo; dopo liniziale turbamento della
guida e di riflesso anche dellallievo per la difficolt della risalita,
Virgilio esorta Dante e lo aiuta nellimpresa che infine, dopo molta
fatica e qualche rischio, li conduce sullargine della settima bolgia.
Dal nuovo fossato si leva una voce incomprensibile: dato che
loscurit non permette di vedere dal ponte quello che succede sul
fondo, i due scendono nella bolgia. Il luogo infestato da ogni tipo
di serpenti, con i quali sono legate dietro la schiena le mani dei
peccatori, i ladri. Uno di questi, trafitto fra il collo e le spalle da una
serpe, viene incenerito allistante, ma, subito dopo, riprende
sembianze umane risorgendo dalle sue ceneri come laraba fenice.
A compiere la metamorfosi il pistoiese Vanni Fucci, ladro
sacrilego, che, per vendicarsi della curiosit di Dante, gli profetizza
lascesa dei guelfi neri a Firenze e la rovinosa sconfitta della parte
bianca a Pistoia.
Canto XXV
Luogo: VIII cerchio: VII bolgia: ladri
Canto XXVI
Dante trasforma il suo sdegno per i tanti fiorentini incontrati
allInferno in unaspra invettiva contro la sua citt, per la quale
pronostica le sciagure che le augurano tutti i comuni toscani
sottomessi al suo dominio. Quindi Dante e Virgilio risalgono il
dirupo, fino a raggiungere largine da dove visibile lottava bolgia.
Il fossato disseminato di fiamme in movimento, simili a lucciole in
una sera destate, e ciascuna di esse custodisce un peccatore,
colpevole di un aver suggerito e consigliato una frode. Restando
sulla sommit del ponte, Dante nota una fiamma biforcuta ed
esprime il desiderio di sapere chi cela; dopo aver saputo che vi
sono puniti insieme Ulisse e Diomede, corresponsabili sia
dellinganno del cavallo che permise ai greci di espugnare Troia sia
del furto fraudolento della statua di Pallade, prega la sua guida di
far avvicinare la fiamma. Virgilio acconsente al desiderio, ma
riserva a s il compito di interrogarla: dalla lingua di fuoco Ulisse gli
parla della sua sete di conoscenza del mondo e degli uomini, che lo
condusse a lasciare la patria per intrapprendere un viaggio oltre le
Colonne dErcole. Sfidando i divieti divini, Ulisse con un ristretto
gruppo di compagni giunse in mare aperto: ma, ormai in vista della
montagna del Purgatorio, un turbine inabiss la loro nave prima che
potessero raggiungere la meta del loro desiderio di sapere.
Canto XXVII
(Dante incontra l'anima di Guido da Montefeltro, che un diavolo
scarsa luce Dante crede di vedere le torri di una citt che sono
invece, gli spiega Virgilio, giganti conficcati attorno al pozzo dalla
vita in gi: via via che si avvicinano diminuisce lerrore e aumenta
la paura di Dante. Giunti ai margini del pozzo Virgilio mostra al suo
allievo Nembrot, il gigante responsabile della costruzione della torre
di Babele, reso ora incapace di parlare una lingua comprensibile,
poi Fialte che sfid Giove tentando di scalare lOlimpo e ora
incatenato in modo da non potersi muovere, mentre Briareo, di cui
Dante ha chiesto notizie, immobilizzato pi lontano e non
visibile. Accanto a Nembrot conficcato Anteo, il gigante ucciso da
Ercole, libero da catene perch non prese parte alla rivolta contro
Giove: dopo averlo blandito, Virgilio gli chiede di trasportarlo sul
fondo del pozzo. Anteo non pu opporsi alla richiesta, quindi
distende la mano e afferra Virgilio, che a sua volta stringe a s
Dante; infine depone i due sulla distesa ghiacciata di Cocito.
Canto XXXII
Cocito diviso in zone: nella Caina i traditori dei parenti stanno
immersi nel ghiaccio fino al capo, tenuto abbassato; nella Antenora
i traditori della patria hanno invece il capo rivolto in alto: tra essi
Bocca degli Abati e Gano di Maganza. Dante vede un dannato che
rode la testa di un altro, e chiede a Bocca il nome di entrambi.
Canto XXXIII
Il dannato che rode la testa all'altro il conte Ugolino della
Gherardesca, la sua vittima l'arcivescovo Ruggeri. Dante e Virgilio
passano poi nella zona detta Tolomea, dove i traditori degli amici
tengono il capo talmente all'ins che le lacrime gli si congelano
sugli occhi: tra essi frate Alberigo e Branca Doria.
Canto XXXIV
L'ultima zona di Cocito la Giudecca, dove i traditori dei benefattori
sono completamente immersi nel ghiaccio. Ora Dante e Virgilio
sono di fronte a Lucifero, infisso nel ghiaccio dalla vita in gi. Esso
ha tre teste, e ciascuna delle tre sue bocche dilania un peccatore:
la prima Giuda, la seconda Bruto, la terza Cassio. I due poeti si
aggrappano al corpo di Lucifero e lo ridiscendono, passando
nell'emisfero terrestre meridionale. Attraverso uno stretto budello
riescono a ritornare in superficie in corrispondenza degli antipodi.
Sintesi Purgatorio
Canto I
Venuti fuori dalla voragine infernale, Dante e Virgilio si trovano sulla spiaggia
di un'isola situata nell'emisfero antartico, nella quale si eleva la montagna del
purgatorio. Inizia il secondo momento del viaggio di Dante nell'oltretomba,
durante il quale argomento del suo canto sar la purificazione delle anime
prima di salire in paradiso: necessaria perci la protezione delle Muse, che
egli invoca prima che la sua poesia affronti il tema dell'ascesa alla beatitudine
eterna. L'alba prossima e i due pellegrini procedono in un'atmosfera ormai
limpida e serena; dove brillano le luci delle quattro stelle che furono viste solo
da Adamo ed Eva prima che fossero cacciati dal paradiso terrestre, situato
per Dante sulla vetta del monte del purgatorio. Volgendo lo sguardo verso il
polo artico Dante scorge accanto a s la figura maestosa di un vecchio:
Catone Uticense, che Dio scelse a custode del purgatorio. Poich egli li crede
due dannati fuggiti dall'inferno, Virgilio spiega la loro condizione e prega che
venga loro concesso di entrare nel purgatorio, promettendo a Catone di
ricordarlo alla moglie Marzia, che si trova con Virgilio nel limbo. Il vecchio
risponde che una legge divina separa definitivamente le anime dell'inferno da
quelle ormai salve; ma non necessaria nessuna lusinga, dal momento che il
viaggio voluto da una donna del cielo. Infine Catone ordina a Virgilio di
cingere Dante con un giunco (simbolo d'umilt) e di detergergli il volto da ogni
bruttura infernale. I due pellegrini si avviano verso la spiaggia del mare per
compiere i due riti prescritti da Catone
Canto II
Dante e Virgilio si trovano ancora sulla riva del mare quando
vedono approdare sul lido una piccola imbarcazione a bordo della
quale si trovano l'Angelo nocchiero e le anime degli espiandi che in
coro intonano il salmo In exitu Israel). Dopo aver ricevuto la
benedizione dell'Angelo, gli spiriti scendono sulla spiaggia, e ignari
della strada da prendere per raggiungere la montagna del
Purgatorio, chiedono informazioni ai due poeti. Virgilio risponde loro
confessando di essere anch'egli inesperto del luogo. A quel punto,
le anime si rendono conto che Dante ancora vivo e la loro
meraviglia tale che per guardar lui dimenticano quasi di andarsi a
purificare. Una di loro si fa avanti e pochi versi dopo apprendiamo
che si tratta di Casella, il musico, amico di Dante. Quest'ultimo si
mostra stupito di trovarlo in quel luogo e in quel momento, dato
che molto tempo ormai passato dalla morte di costui. Il dubbio
del poeta non sar sciolto che parzialmente dalle parole di Casella,
il quale ricorda che alle foci del Tevere che si raccolgono le anime
destinate al Purgatorio. Dante che prima lo aveva pregato di
fermarsi a parlare con lui adesso gli chiede di consolare il suo
spirito con il canto, come faceva un tempo. Casella intona allora un
testo dello stesso Dante, la canzone Amor che ne la mente mi
ragiona, e la dolcezza del suo canto ammalia tutti, Virgilio
compreso, distogliendoli dal loro dovere. A scuoterli dall'oblio
interviene Catone, riapparso all'improvviso, che rimprovera la loro
negligenza e incita le anime all'espiazione: esse allora, simili a
colombe spaventate, fuggono verso il pendio del monte. E i due
poeti riprendono il cammino.
Canto III
Dopo il rimprovero di Catone, mentre Dante e Virgilio si avviano
verso il monte, il poeta latino in una lunga esortazione invita gli
uomini ad accettare il mistero di cui avvertono l'esistenza: i saggi
antichi che vollero spiegarlo, scontano ora nel limbo il loro folle
desiderio. Mentre sostano ai piedi dell'erta. parete rocciosa,
compare una schiera che avanza lentamente e verso la quale essi si
dirigono, per chiedere informazioni. Sono le anime di coloro ch
morirono nella scomunica della Chiesa, pentendosi solo in fine d
vita, e che devono restare fuori della porta del purgatorio, nella
zona chiamata antipurgatorio, trenta volte il tempo durante il quale
vissero scomunicati. Esse invitano i due pellegrini, a procedere
davanti a loro, verso destra, mentre una si rivolge direttamente al
Poeta: lo spirito di Manfredi di Svevia, morto nella battaglia di
Benevento nel 1266. Egli prega Dante di riferire alla figlia Costanza
la vera storia della sua morte; ricevute le due ferite che ancora
deturpano la sua figura, si affid pentendosi, prima di morire, alla
misericordia divina. Ebbe dapprima sepoltura sotto un cumulo di
sassi, secondo l'uso guerriero, ma i suoi nemici guelfi; e in
particolare il vescovo di Cosenza Bartolomeo Pignatelli, legato del
papa Clernente IV, vollero disseppellire il suo corpo e lo
abbandonarono fuori del territorio della Chiesa (dove gli
scomunicati non potevano essere sepolti), lungo le rive Garigliano.
Chiede infine che Costanza preghi per lui, perch le preghiere dei
vivi aiutano ed abbreviano il tempo della purificazione.
Canto IV
Tre ore sono trascorse dall'apparizione dell'angelo nocchiero quando
Dante e Virgilio, in seguito all'indicazione delle rime degli
scomunicati, iniziano la salita lungo uno stretto sentiero, la cui
Canto X
Varcata la porta, i due poeti salgono su un cornicione del monte la
cui parete sul lato interno colma di bassorilievi in marmo bianco
riproducenti esempi di umilt. Qui i superbi camminano curvi sotto
il peso di enormi macigni, studiando gli esempi dei bassorilievi.
Canto XI
Tra i superbi ci sono nobili senesi come Umberto Aldobrandeschi,
conte di Santafiore, e Provenzan Salvani, ma ci sono soprattutto gli
artisti: il miniatore Oderisi da Gubbio considera quanto breve sia la
fama terrena: Cimabue superato da Giotto, Guinizzelli da
Cavalcanti. La vita un attimo in confronto all'eternit, la fama
appassisce come l'erba (Salmo 89).
Dante attento all'evoluzione dell' arte e alla gloria dei grandi, ma
bada soprattutto alle conseguenze psicologiche e morali che
travolgono chi nel mondo raggiunge tale gloria.
Canto XII
Pi avanti, i bassorilievi mostrano esempi di superbia punita:
Lucifero, i Giganti, Saul, Ciro, Troia ed altri ancora. L'Angelo
dell'Umilt cancella la prima P dalla fronte di Dante. I due poeti
arrivano ad una scala piuttosto stretta.
Canto XIII
Siamo nella seconda cornice, dove spiriti volanti e invisibili gridano
esempi di carit e invidia punita agli invidiosi che, seduti col cilicio e
le palpebre cucite da fil di ferro, cantano litanie dei Santi; tra essi la
senese Sapia.
Canto XIV
Guido del Duca chiede a Dante la sua provenienza, e Dante
risponde con una perifrasi. Rinieri de' Calboli chiede perch il poeta
non abbia dato una risposta diretta, ma risponde Guido sostenendo
che giusto che la Val d'Arno non si nomini pi e lanciandosi in
un'aspra invettiva contro la Toscana e la Romagna.
Canto XV
Sono le tre del pomeriggio, e i due poeti si trovano ancora nel
secondo girone, quando Dante viene colpito da una luce
abbagliante che lo costringe a schermarsi il volto con la mano per
Canto XXV
Stazio spiega come si genera l'uomo e come si formano le ombre
dopo la morte corporea. Nella settima cornice i lussuriosi avvolti da
fiamme cantano, ascoltano esempi di castit e si danno baci
fraterni.
Canto XXVI
Dante trova tra i lussuriosi Guido Guinizelli, per il quale mostra
grande ammirazione; ma questi si schermisce, dicendo che assieme
a lui c' un poeta ben pi grande, Arnaldo Daniello, che canta
piangendo i propri eccessi di un tempo.
Canto XXVII
Un angelo invita i poeti ad attraversare un parete di fiamme;
Virgilio vince la paura di Dante dicendogli che oltre quelle fiamme
trover Beatrice. davanti alla scala per il paradiso Terrestre,
l'Angelo della Castit cancella l'ultima P dalla fronte di Dante. Cala
la notte, e Dante sogna Lia che raccoglie dei fiori. All' alba Virgilio
dichiara Dante guarito dai suoi mali.
Canto XXVIII
Nell'Eden i poeti incontrano Matelda che raccoglie fiori; essa spiega
come nell'Eden vi siano acqua e vento; la prima viene da una
sorgente divina e forma il Lete, che cancella le colpe, e l'Euno, che
predispone al bene; il secondo originato dal movimento del Primo
Mobile.
Canto XXIX
I quattro risalgono le sponde del Lete. Viene verso di loro una
meravigliosa processione: nella scia di sette candelabri dorati
avanzano ventiquattro vegliardi, seguiti da quattro strani animali;
tra essi un grifone tira il carro trionfale, affiancato a destra da tre
donne e a sinistra da quattro. Infine seguono due vecchi, quattro
personaggi di aspetto dimesso, e un vecchio che cammina
dormendo.
Canto XXX
I 24 vegliardi cantano mentre la processione si arresta davanti a
Dante e ai suoi compagni. Appare Beatrice, che racconta ai presenti
la storia del traviamento di Dante; questi si volta verso Virgilio, ma
Sintesi Paradiso
Canto I: Senza accorgersene Dante sale al cielo. La luce della sfera
del fuoco e l'armonia delle sfere celesti lo riempiono di meraviglia.
Beatrice gli spiega che nell'ordine naturale dell'universo che egli
purificato delle colpe ascenda verso il cielo.
Canto II: D. e Beatrice arrivano nel cielo della Luna e Beatrice
spiega al poeta la ragione delle macchie lunari. La diversa
luminosit dei pianeti deriva dal diverso grado in cui si manifesta la
virt delle intelligenze motrici.
Canto III: Spiriti evanescenti appaiono a D. Piccarda Donati gli
spiega che essi hanno un grado inferiore di beatitudine perch
mancarono ai voti, ma si piegano lieti alla volont di Dio. Racconta
poi del suo rapimento dal chiostro e gli mostra l'imperatrice
Costanza.
Canto IV: Beatrice informa D. che queste anime non dimorano nel
cielo della Luna, ma gli sono venute incontro dall'Empireo loro sede
per manifestare sensibilmente il loro grado inferiore di beatitudine.
Spiega inoltre che Piccarda demerit per non essersi opposta alla
violenza subita. D. chiede se le opere meritorie possano soddisfare i
voti mancati.
Canto V: Beatrice risponde che il voto un libero sacrificio e non
pu essere commutato. Salgono nel cielo di Mercurio. Uno spirito si
fa incontro a D.
Canto VI: Rivela di essere l'imperatore Giustiniano e traccia un
quadro delle glorie dell'aquila romana, simbolo dell'impero, da
Costantino a se stesso, che affid le armi a Belisario e riordin le
leggi nel grande Corpus luris. Il sacrosanto segno fu sempre degno
di reverenza, da Pallante sino a Carlo Magno; ora i guelfi e i
ghibellini ne fanno scempio. Giustiniano informa poi D. che gli spiriti
del cielo di Mercurio in terra furono attivi per desiderio di gloria. Gli
presenta l'anima di Romeo di Villanova.
Canto VII: Beatrice scioglie due dubbi di D. nati dalle parole di
Giustiniano. Spiega che pot essere gloria dell'impero romano sia la
condanna di Cristo, in quanto uomo che espiava il peccato di
Adamo, sulla vendetta, con la distruzione di Gerusalemme, di quella
condanna che era stata comunque inflitta al figlio di Dio. Spiega in-
scendono per una scalea d'oro. San Pier Damiano insiste sul
mistero della predestinazione e, accennando al suo cardinalato a
Fonte Avellana, inveisce contro il lusso dei moderni prelati. Un grido
degli altri spiriti accoglie queste parole.
Canto XXII: Quel grido, spiega Beatrice, annunzio della prossima
vendetta di Dio. Anche san Benedetto, dopo aver accennato al suo
Ordine, ne rimprovera la corruzione in alcuni monasteri. Attraverso
la scalea D. e Beatrice giungono nel cielo stellato, nella costellazione dei Gemelli, e di qui il poeta contempla il sistema planetario.
Canto XXIII: D. resta abbagliato alla vista di un'immensa turba di
anime illuminate da una luce intensissima: Cristo. Risalito Cristo
all'Empireo, D. vede tra le anime quella radiosa di Maria Vergine,
una corona luminosa le cinge il capo. Mentre ella risale al cielo gli
spiriti cantano "Regina coeli".
Canto XXIV: Beatrice prega gli Apostoli di concedere a D. un po'
della loro sapienza e i beati mostrano letizia ruotando lucenti su se
stessi. Poi prega san Pietro di esaminare D. su vari punti della fede.
Terminato l'esame san Pietro manifesta la sua approvazione e
benedice il poeta.
Canto XXV: D. pensa nostalgicamente alla patria ed esprime la
speranza di poter ottenere col poema l'incoronazione di poeta e il
ritorno a Firenze. Un altro spirito, San Jacopo di Galizia, si avvicina
a D., lo esamina sulla Speranza e manifesta la sua approvazione.
S'avvicina l'anima luminosissima di San Giovanni Evangelista che
conferma di essere puro sprito e che anch'egli riavr il corpo nel
giorno del Giudizio. D. resta abbagliato dallo splendore del santo.
Canto XXVI: San Giovanni esamina D. sulla carit. I beati
esprimono la loro approvazione. Beatrice ridona a D. la vista, che
ora risulta rafforzata. Vede un quarto lume: Adamo che risponde
alle domande del poeta, quando fu creato, quanto rest nel
Paradiso, quale fosse la natura del suo peccato e che lingua
parlasse.
Canto XXVII: I beati intonano il Gloria. San Pietro inveisce contro i
papi corrotti e preannunzia l'intervento di Dio. Tornati i beati
nell'Empireo, D. e Beatrice salgono al Primo Mobile. Beatrice
apostrofa severamente l'umanit traviata e profetizza un rimedio
non lontano.
Canto XXVIII: Negli occhi di Beatrice D. vede riflessa una luce. Si
volge e scorge Dio, un punto luminoso in mezzo a nove cerchi
lucenti, le intelligenze celesti, giranti a velocit proporzionale alla
distanza dal punto. Beatrice spiega che l'ordine dei cerchi inverso
a quello dei cieli, ma ad esso perfettamente corrispondente, se si
guarda non all'ampiezza di essi, ma al grado di virt che li muove. I
cerchi sfavillano. Beatrice enumera le gerarchie celesti secondo la
spiegazione che Dio concesse a Dionigi Areopagita: la prima,
Serafini, Cherubini, Troni; la seconda, Dominazioni, Virt e Potest;
la terza, Principati, Arcangeli e Angeli.
Canto XXIX: Beatrice parla degli angeli, creati da Dio come atto
d'amore. Una parte di essi si ribell a causa della superbia di
Lucifero. Gli altri rimasti fedeli cominciarono a girare intorno a lui.
Precisa quali siano le facolt degli angeli e accusa i falsi predicatori,
accenna infine al numero enorme degli angeli.
Canto XXX: D. e Beatrice, bella com'egli non l'aveva mai vista,
giungono all'Empireo. D. sente crescere le proprie facolt. Vede un
fiume di luce tra due rive di fiori e faville. La visione si trasforma: il
fiume diviene un tondo formato da una scalinata circolare. I fiori
divengono beati, vestiti di bianco e seduti su pi di mille gradini; le
faville diventano angeli volanti. Un seggio vuoto, su cui la corona
imperiale, segna il posto di Enrico VII di Lussemburgo.
Canto XXXI: I beati formano una candida rosa nella quale D.
stato condotto da Beatrice. Quando il poeta si volge a lei al suo
posto trova san Bernardo. Beatrice ha raggiunto il suo posto in uno
dei seggi pi alti. D. le rivolge un commosso ringraziamento. San
Bernardo invita D. a contemplare la candida rosa e la bellezza di
Maria circondata da mille angeli.
Canto XXXII: San Bernardo spiega la distribuzione dei beati nella
rosa celeste. Da Maria scendendo stanno va, Rachele, Sara,
Rebecca, Giuditta, Rum e altre donne ebree. Esse formano una
divisione tra i beati del Vecchio e del Nuovo Testamento. Dall'altra
parte della rosa la linea di divisione formata dall'alto da san Giovanni Battista, san Francesco, san Benedetto, sant'Agostino e altri.
In basso stanno i bambini. L'arcangelo Gabriele vola davanti alla
Vergine cantando l'Ave Maria. San Bernardo indica le pi eccelse
Capitolo 3 Il Petrarca
Petrarca Canzoniere
Il testo integrale si trova al link:
www.liberliber.it/mediateca/libri/p/petrarca/canzoniere/pdf/canz
on_p.pdf
In lingua volgare, accompagnandolo con costanti correzioni,
modifiche, il Petrarca scrisse il Canzoniere (1330-65), una raccolta
di 366 componimenti (il titolo dato del Petrarca Rerum vulgarium
fragmenta), la maggior parte dei quali si riferisce all'amore per
Laura, da lui conosciuta nella chiesa di S. Chiara in Avignone il 6
aprile 1327 e morta durante la peste del 1348. Le rime sono un
nuovo modello di lirica d'amore che non pu essere confrontato con
gli schemi trovatorici e le loro derivazioni in Italia: per
approfondimento psicologico di stati d'animo, di situazioni, per le
perplessit esistenziali del Petrarca in mezzo a cui fiorisce il
sentimento d'amore. Il poeta ama Laura come donna terrena e ne
descrive le bellezze del corpo (gli occhi neri, i capelli biondi e crespi,
le man bianche e sottili, il bel giovenil petto), la descrive nel
paesaggio a Valchiusa vicino alle acque del fiume Sorga, la vede
passare in barca, in cocchio, sorridente, piangente. Al desiderio di
amore si oppone nell'animo del poeta il sentimento religioso: in
questi elementi di contrasto, che il Petrarca sent per tutta la vita,
simboli dell'uomo vecchio e dell'uomo nuovo che erano in lui, si
svolge la lirica del Canzoniere.
Incertezza, esitazione, timori non rappresentano mai stati d'animo
definitivi o espressione della risoluzione della crisi, ma punteggiano
in modo nuovo la storia d'amore. Il fondo di tutto esistenziale: il
descrittivo, il retorico, il realistico sono assenti. La voluptas
dolendi meglio espressa nella musicalit, nell'onda lirica il
sentimento trova la sua forma. Le parole comuni sono travolte in
suoni di minore immediatezza, natura e quotidiano sono sublimati
nella sfera esistenziale; pare che il poeta con la sua infelicit, con il
sentimento di caducit non tocchi il reale o crei soltanto tonalit
smorzate. Petrarca manifesta la propria vita interiore, il
fantasticare, l'illusione vista come realt, il contrasto che abbiamo
visto nel Secretum. Il contrasto si attenua nelle rime scritte per
Laura morta dominate dal rimpianto della donna amata che consola
le sue notti dolenti, gli asciuga le lacrime, sospira dolcemente e
che mai nascesse. Egli un falsario pronto ad utilizzare tutti i suoi mezzi per contorcere la realt,
un abile bugiardo e uno spietato disseminatore di litigi e contrasti allinterno di parenti e amici;
assassino, bestemmiatore, traditore della Chiesa e della religione (che naturalmente non segue),
ladro, ruffiano nei confronti di uomini e donne , oltretutto, un accanito bevitore di vino: un uomo,
quindi, non estraneo al peccato.Egli viene assunto da Musciatto Franzesi per la gestione dei suoi
intricati affari sparsi in innumerevoli regioni. Durante il suo viaggio, trova accoglienza in casa di
due fratelli usurai e qui vittima di un malore. I due proprietari sono timorosi delle ripercussioni
che la diffusione della notizia della morte di un personaggio simile nella loro abitazione senza
lestrema unzione avrebbe comportato. Il loro dialogo, per, non sfugge a Ser Ciappelletto, che
rassicura i suoi ospiti garantendo loro nessuna preoccupazione futura. Per questo, fa venire il pi
santo tra i parroci, per una sua prima ed ultima confessione. Durante la visita del prete,
Ciappelletto gli fa credere di essere un uomo perfetto, che non abbia mai commesso un peccato,
quasi un santo. Il frate, stupito da una simile purezza, dopo la morte delluomo, raccoglie tutti i suoi
fratelli in riunione con il solo obiettivo di lodare il defunto. Al funerale partecipa un gran numero di
persone che, convinte che ci che stato detto riguardo il morto sia del tutto vero, adorano la sua
salma proprio come se si trattasse di un individuo degno di essere beatificato ed adorato.
SECONDA NOVELLA (NEIFILE)
La vicenda ha per protagonisti due mercanti: Giannotto, cristiano e Abraam, ebreo. I due nonostante
la differenza di religione sono legati da una profonda amicizia. Giannotto insiste a lungo con
l'amico per convincerlo a convertirsi al cristianesimo, ma questo, anche se attratto dalle motivazioni
dategli, rimane fedele alla sua religione fino a che un giorno comunica al cristiano che stava per
compiere un viaggio a Roma per vedere da vicino lo stile di vita del Papa e del clero e che se ne
fosse rimasto colpito si sarebbe fatto battezzare. Giannotto ormai convinto che vedendo il
comportamento vergognoso del clero Abraam si convinca per sempre a non accettare la sua
religione. Infatti Abraam si accorge da subito della vita peccaminosa dei chierici e quando torna da
Giannotto questo ha ormai perso la speranza nella conversione dell'amico. A sorpresa Abraam gli
annuncia invece che nessuno potr ostacolargli il battesimo perch proprio durante il proprio
viaggio si accorto che lo Spirito Santo con il Cristianesimo e con nessuna altra religione, perch,
pensa, solo in questo modo avrebbe potuto sopravvivere in mezzo a tanto peccato e ad accrescere di
giorno in giorno il numero dei fedeli, nonostante coloro che hanno il compito di guidare il gregge
facciano di tutto per disperderlo.
TERZA NOVELLA (FILOMENA)
Questa novella, narra che Saladino, sultano d'Egitto e di Siria, era molto ricco, potente e saggio ma
ultimamente, stava affrontando una carenza economica. Siccome Saladino era una persona molto
avara, cerc di rivolgersi all'ebreo Melchisedech con l'astuzia affinch riuscisse ad ottenere ci che
voleva con una parvenza di giustizia. Cos fece venire Melchisedech che era un usuraio di
Alessandria, e gli domand quale tra la religione giudaica, quella saracena e la cristiana, secondo lui
fosse quella vera. Melchisedech per, oltre ad essere un fedele dell'ebraismo, era anche molto astuto
e cap subito che con una sua risposta poteva andare contro il sultano. A questo punto l'usuraio,
siccome doveva per forza dare una risposta, gli raccont una novelletta che esprimeva un paragone.
Infatti questa novelletta raccontava che un uomo ricco possedeva una pietra preziosa e che alla sua
morte la doveva dare in eredit a un figlio che doveva essere molto fedele e responsabile. Questa
pietra preziosa fu tramandata per molte generazioni fino a quando, un discendente non sapeva a chi
dei tre figli dare la pietra preziosa, poich erano tutti e tre meritevoli dell'eredit. Cos fece rifare
due copie perfette della pietra autentica da un abile orefice. Alla sua morte, ognuno dei tre figli
ricevette un anello e lo prese per vero, ma non si pot scoprire mai quali dei tre figli avesse ricevuto
la pietra autentica. Tutta questa novella serv per far capire al sovrano che come l'eredit dell'uomo
ricco era toccata a chiss chi fra i tre figli, ancora oggi non si poteva sapere quale, tra le tre religioni
prevalenti, fosse quella autentica. Questa novella si conclude bene: Saladino ammir l'intelligenza
di Melchisedech e gli disse francamente la verit. L'ebreo prest i soldi che servivano al sovrano.
Saladino gli restitu poi l'intera somma, aggiunse grandissimi doni e lo fece diventare suo amico.
QUARTA NOVELLA (DIONEO)
Un frate, colpito dalla bellezza di una giovane ragazza, decide di condurla nella sua cella dove i
due, attratti luno dallaltra, si sollazzano. Il frate capisce di essere scoperto dallabate, decide
perci di uscire lasciando la porta della sua cella aperta per far cadere anche labate nella colpa. Il
superiore, inizialmente scandalizzato dal peccato, non appena vede la ragazza nella cella del frate,
viene subito pervaso anche lui da desideri peccaminosi: cede alla tentazione e li soddisfa. Il frate lo
coglie sul fatto e non pu venire condannato da colui che ha commesso lo stesso peccato. Cos la
cosa rimase nascosta, e la fanciulla continu a frequentare tutti e due.
QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA)
La marchesa di Monferrato , partito il marito per la terza crociata, si trova ad affrontare le attenzioni
del re di Francia Filippo Augusto. Questo aveva sentito parlare della marchesa come una donna
bellissima e, senza averla mai vista, se ne innamor. Per questo si fece invitare da lei a pranzo. La
donna accett lietamente linvito e ordin che venissero radunate e cucinate tutte le galline del
luogo. Il re fu ricevuto con calore dalla donna, ma si accorse che, bench le bevande fossero
costituite da vini vari e pregiati, le portate erano composte esclusivamente da galline. Il re allora
chiese alla marchesa se in quel luogo venivano allevate solamente galline. La donna gli rispose di
no e aggiunse che le donne, anche se sono differenti in onore e virt, sono tutte uguali. Il re,
compresa la metafora, cap che il suo amore era mal concepito ed era da spegnersi. E cos, finito di
pranzare, la ringrazi e si affrett a ripartire dirigendosi a Genova.
SESTA NOVELLA (EMILIA)
Un frate minore, bench fosse un inquisitore era anche un raffinato buongustaio dedito ai banchetti.
Un giorno, avendo sentito parlare di un uomo molto ricco, il quale da ubriaco aveva detto di avere
un vino cos buono che anche Cristo lo vorrebbe bere, and da quest'uomo e lo accus di aver
definito Dio come un ubriacone e per penitenza gli disse che doveva desinare in convento e andare
tutte le mattine a messa in chiesa. L, un giorno, l'uomo ud dire dal predicatore: Voi riceverete per
ogni vostro dono cento volte tanto e possederete la vita eterna. Parlando poi col frate, disse: "Da
quando frequento questo convento, ho potuto constatare che donate molta minestra ai poveri e
quindi nellaldil ne avrete talmente tanta da affogarci". Il frate allora per ira gli rispose che da quel
momento in poi poteva fare ci che pi gli piaceva senza pi presentarsi davanti al suo cospetto.
SETTIMA NOVELLA (FILOSTRATO)
Bergamino, novellatore, in seguito ad un ingaggio da parte del signore di Verona Can Grande della
Scala, ricevette in dono solo tre vesti. E cos Bergamino quando si trov al cospetto di Can Grande,
lo rimprover della sua avarizia narrandogli la storia di Primasso e dellabate di Clign. L'abate non
volle ricevere Primasso, che essendosi portato con s tre pani, se ne nutr fino a che non fu ricevuto.
Quando labate alla fine cap che il giovane era venuto solamente per onorare e osservare la sua
magnificenza, si vergogn e, per scusarsi, gli don denari, un cavallo da viaggio e vestiti. Can
Grande, avendo udito ci, pag loste di Bergamino e diede al novellatore, come nella storia, denari,
vestiti pregiati e un palafreno (cavallo da viaggio).
Cera a Perugia un noto mercante di cavalli, Andreuccio, che un giorno part per Napoli con una
borsa di fiorini doro. La stessa sera, arrivato nei pressi di Napoli, mentre cenava in unosteria,
trasse fuori la borsa con i soldi che furono subito notati da due scaltre donne. La sera dopo, la pi
giovane di queste due, invit Andreuccio a casa sua e, piangendo, gli disse che lei era sua sorella.
Dopo aver convinto Andreuccio, lo costrinse a rimanere la sera e la notte a casa sua. Il povero
commerciante cadde in una botola, che si trovava nel bagno, e la donna pot cos rubargli la borsa;
uscito fuori della casa ed avendo cominciato a capire linganno, buss, inferocito, pi volte alla sua
porta ma, ovviamente, nessuno rispondeva. Perse le speranze, sincammin verso losteria e sulla
strada incontr due contadini che, ascoltata la storia, sembrava volessero aiutarlo; cos lo
condussero ad un pozzo per farlo lavare dal fetore che aveva addosso. Ma, una volta calato
Andreuccio nel pozzo, scapparono impauriti da alcune persone che stavano arrivando al pozzo; lo
sfortunato ragazzo, dopo aver risalito il pozzo, salt fuori terrorizzando tutti e, corse via. Ma
incontr nuovamente i due astuti contadini che lo obbligarono a rubare un rubino che si trovava al
dito di un cardinale sepolto recentemente nella chiesa del paese.Andreuccio trovato lanello se
linfilo in tasca e diede il resto delle pietre, sotterrate con il cadavere, ai due loschi individui, che lo
chiusero nella cripta assieme al morto. Il giorno dopo, un prete, incuriosito dal tombino aperto, si
cal nellipogeo e cos, Andreuccio potescappare dopo aver spaventato a morte il prete, e ritornare
a Perugia con il rubino.
SESTA NOVELLA (EMILIA)
Poich il re Manfredi fu costretto a partire per combattere Carlo, affid il regno ad Arrighetto
Capece, un nobile di Napoli, il quale, venuto a conoscenza della morte del re, non fidandosi della
fedelt dei Siciliani, decise di fuggire dallisola con la moglie incinta Beritola Caracciola e il figlio
Giuffredi, ma i Siciliani lo scoprirono e lo imprigionano insieme ad altri servitori del vecchio re.
Tuttavia, la moglie riusc a salvarsi a Lipari, dove partor un altro maschio e lo chiam Scacciato; da
l decisa a ritornare a Napoli dalla sua famiglia, la donna si imbarc su una nave con i figli e una
balia, ma sfortunatamente un forte vento li spinse a Ponza, dove decisero di rimanere finch non si
fossero placate le acque. Sullisola Madama Beritola pass il tempo a piangere il marito ma, non
appena si allontan dai suoi cari per questo, una galea di corsari genovesi rap i suoi figli e la balia e
rub la loro barca. Mentre Madama Beritola continuava le ricerche dei suoi cari, trov per caso una
grotta in cui si erano riparati due caprioli e la madre e subito offr loro il suo latte. Alcuni mesi pi
tardi, approd sullisola una nave pisana, sulla quale viaggiava Currado dei Malaspina. Durante una
battuta di caccia, questo insegu i due caprioli fino alla grotta dove trov la donna che, gli raccont
ci che le era accaduto. Allora Currado decise di imbarcarla con i caprioli sulla sua nave. I corsari
intanto avevano portato i figli di Beritola e la balia a Genova, dove erano stati dati come bottino a
Guasparin Doria. La balia, temendo per la vita dei bambini, gli ordin di fingersi suoi figli e cambi
il nome del pi grande in Giannotto da Procida affinch non fosse riconosciuto. Raggiunti i sedici
anni, Giannotto inizi ad imbarcarsi sulle galee del suo. Un giorno arriv in Lunigiana e l si mise al
servizio di Currado Malaspina della cui figlia ben presto si innamor; ma dopo lunghi mesi furono
scoperti da Currado che, grazie alle preghiere di sua moglie, invece di ucciderli, li incarcer. Mentre
ci accadeva, il re Pietro dAragona liber la Siciliane, venutolo a sapere Giannotto, decise di
rivelare la sua vera identit al carceriere, che subito raccont tutto a Currado. Questultimo, memore
del racconto di Beritola, liber il ragazzo e la figlia e permise loro di sposarsi. Dopo che Beritola
ebbe riconosciuto il figlio, Currado mand due ambasciatori a Genova e in Sicilia per aver notizie
di Scacciato e di Arrighetto. Quando arriv a Genova, lambasciatore rivel la vera identit di
Scacciato a Guasparin Doria, il quale, gli diede in moglie la figlia per scusarsi per averlo trattato
come un servo. Riunitisi tutti da Currado per festeggiare i ritrovati parenti e le nozze dei due fratelli,
arriv durante il pasto, laltro ambasciatore e raccont che Arrighetto era vivo e che era stato
liberato dai Siciliani una volta scacciato Carlo dAngi. Dopo i festeggiamenti, partirono tutti per
Palermo dove, accolti da Arrighetto fecero una grande festa e vissero l felici per anni.
riusciva a capire ci che causasse il malore del ragazzo, ma un giorno, mentre un medico tastava il
polso dellammalato, Giannetta entr nella stanza e subito i battiti del ragazzo aumentarono. Il
medico intu ci di cui soffriva il ragazzo e lo raccont alla madre, che, acconsent alle nozze dei
due ragazzi. Il che avvenne dopo poco tempo. In Galles, invece si abbatt una pestilenza e
fortunatamente Perotto riusc a salvarsi insieme con una contadina, ma il maresciallo e il resto della
famiglia mor lasciando a lui tutti i possedimenti. Allora Perotto, innamoratosi della contadina la
spos e ottenne dal re il titolo di maresciallo. Passati 18 anni da quando si era trasferito in Irlanda, il
conte decise di andare a vedere come stavano i figli. And prima in Galles dove, senza farsi
riconoscere, scopr la felice situazione del figlio Luigi poi, si rec a Londra dalla figlia, anche l non
facendosi riconoscere,dove scopr che Violante aveva avuto dei bei bambini. Un giorno
elemosinando davanti la loro casa fu accolto dentro per riscaldarsi e subito i figli di Giannetta lo
abbracciarono e lo coccolarono pur non sapendo chi fosse veramente. Con la morte del vecchio re
di Francia e lascesa del nuovo, la guerra tra le due potenze si inaspr a tal punto che il monarca
francese dovette chiedere aiuto al re dInghilterra, il quale invi in guerra i suoi marescialli. Dunque
Perotto, Giacchetto e il conte che serviva il genero in qualit di scudiero furono costretti a partire.
Mentre la guerra infuriava, la regina di Francia si ammal e in punto di morte chiam il vescovo per
lultima confessione, al quale rivel il crudele gesto che aveva compiuto contro il conte dAnversa.
Questa notizia giunse rapidamente al nuovo re che proclam una grida nella quale si diceva che
chiunque avesse riportato al cospetto del re il conte e i suoi figli, avrebbe avuto come ricompensa
una grande somma di denaro. Saputo ci il conte subito rivel a Giannetto e Perotto la sua identit e
disse a Giacchetto di portarlo dal re perch ricevesse la ricompensa come dote per la figlia. E cos
fu: Giacchetto ricevette il denaro e al conte furono restituite le proprie terre insieme ad altri doni.
NONA NOVELLA (FILOMENA)
A Parigi in una locanda vi erano molti mercanti italiani che discorrevano sui loro affari e sul fatto
che, se avessero avuto loccasione, non avrebbero esitato a tradire le proprie mogli con una
scappatella, poich essi ritenevano che anchesse lo facessero. Soltanto uno, di nome Bernab
Lomellin da Genova non concordava su ci: infatti, si fidava ciecamente ed era cos innamorato di
sua moglie Ginevra (Zinevra nel testo) che non lavrebbe mai tradita e che lei avrebbe fatto
altrettanto. Udendo questo, un altro mercante, Ambruogiuolo da Piacenza, volle dimostrare che,
come tutte le donne, anche Ginevra era volubile, scommettendo con Bernab che lavrebbe sedotta
in tre mesi e che gli avrebbe portato le prove di ci che aveva fatto; la posta era 5000 fiorini doro
se avrebbe vinto, altrimenti ne avrebbe dati 1000 a Bernab. Fatto ci, subito part per Genova e
trov la casa della donna. Accordatosi con una domestica, si nascose in un baule e si fece portare
nella stanza da letto di Ginevra. La notte, usciva dal baule, memorizzava la stanza, rubava alcuni
anelli e vestiti della donna. Una sera, uscito come suo solito dal baule, scopr Ginevra e not che
sotto la mammella sinistra aveva un neo un po grande con dei peli biondi intorno; essendo questo
sufficiente per vincere la scommessa, la mattina seguente usc dal baule e ritorn di corsa a Parigi,
dove, raccontato ci che aveva visto e mostrato a Bernab ci che aveva rubato, non gli rimase che
intascare la posta. A quel punto al povero Bernab non rimase che ritornare a Genova e, gonfio
dira, stando da alcuni suoi parenti incaricare un suo amico di uccidere Ginevra per punirla cos
delladulterio che non aveva commesso. Secondo gli ordini di Bernab, quello condusse Ginevra in
un luogo isolato e stava per ucciderla ma sotto le preghiere della donna, gli raccont laccaduto e
non la uccise; si fece per dare i suoi vestiti per portarli a Bernab in modo da fargli credere che
laveva uccisa. Ginevra subito fugg da Genova, si travest da maschio tagliandosi i capelli e
schiacciando il seno e si imbarc sulla nave del catalano En Cararh come marinaio, facendosi
chiamare Sicuran de Finale. Ben presto riusc ad accattivarsi il capitano ed ad avere incarichi pi
importanti. Un giorno la sua nave approd ad Alessandria per consegnare un suo carico al sultano,
al quale, piacendogli molto le capacit di Silurano, convinse En Cararh a lasciarglielo ai suoi ordini.
Dopo poco tempo, a Silurano fu affidato il compito di vigilare durante i mercati tra cristiani e arabi
in Acri; mentre perlustrava i mercati, not che un mercante (Ambruogiuolo da Piacenza) aveva dei
vestiti che le appartenevano, subito gli chiese come faceva ad averli; Ambruogiuolo rise e gli
raccont ci che aveva gi raccontato a Bernab. Allora Silurano, fingendo di apprezzare quella
storia, port Ambruogiuolo affinch la raccontasse al sultano e fece anche convocare Bernab,
anchegli l per affari. Allora smascher linganno del mercante facendolo minacciare dal sultano e
rivelando la sua vera identit al marito e agli altri. Il sultano allora obblig Ambruogiuolo a risarcire
Bernab e inoltre regal alla coppia ritrovata ori, gioielli e molti 10000 denari: la coppia pot cos
ritornare a Genova. Ambruogiuolo fu invece cosparso di miele, legato ad un palo e lasciato nel
deserto alla merc degli insetti.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Un giudice pisano di nome Ricciardo di Chinzica, era uomo fisicamente gracile. Piuttosto ricco di
famiglia, volle sposarsi una donna molto giovane e bella di nome Bartolomea Gualandi. La festa
nuziale fu fastosa, ma gi dall'inizio questo marito mostr scarsa propensione a frequentare la
moglie. Il giudice, allora, sentendosi a disagio, cominci a spiegare alla moglie come certi giorni
del calendario vietassero le intimit coniugali; ad essi aggiungeva i giorni di digiuno, le vigilie di
apostoli e altri santi; i venerd, i sabati e la domenica, tutta quanta la quaresima e persino i giorni in
cui la luna occupava determinate posizioni. Tutto questo rattristava la sposa, che era anche
attentamente sorvegliata dal marito, il quale temeva che qualche altro uomo le insegnasse un
calendario senza tutte quelle feste. Ora, un giorno estivo di grande calura, il giudice Ricciardo
organizz una bella gita di pesca; su una barca salirono Ricciardo e i pescatori, mentre sopra
un'altra si sistemarono alcune donne assieme alla giovane Bartolomea. Nell'entusiasmo per la pesca
si allontanarono un po' troppo dalla riva e furono sorpresi dalla nave corsara di Paganino da Mare
che, bloccata la barca dove erano le donne, e, notata la bella Bartolomea, la sequestr sotto gli occhi
di messer Ricciardo che non pot far nulla per evitare la cattura della moglie. Tornato a Pisa il
giudice si diede molto da fare per avere notizie della moglie scomparsa, ma nulla. Costei, nel
frattempo, era stata portata afflitta e piangente fino a Monaco, sulla Costa Azzurra, che era appunto
la sede dei pirati. Paganino, intanto, cercava di consolarla e tanto bene vi riusc che la sera stessa
Bartolomea dimentic il giudice e le sue leggi e cominci a vivere lietamente con Paganino il
pirata. Dopo qualche tempo messer Ricciardo venne finalmente a sapere dove si trovava la moglie
e, imbarcatosi, raggiunse Monaco nella ferma speranza di poter riavere la moglie, pagando anche un
costosissimo riscatto. Incontratosi con Paganino, messer Ricciardo venne presto al dunque e
Paganino disse che, se veramente la donna che lui aveva sequestrato nel mare di Pisa era sua
moglie, pagando il riscatto da lui deciso, messer Ricciardo, poteva riprendersela liberamente.
Ricciardo accett, sicuro che la moglie, rivedendolo, gli avrebbe certo gettato le braccia al collo;
invece, giunti in casa di Paganino, Bartolomea guard il marito facendo finta di non riconoscerlo.
Lo stupefatto Ricciardo, colpito da quell'indifferenza, insistette con la donna affinch riconoscesse
in lui il suo legittimo marito, ma lei rispose che sarebbe stato poco conveniente guardare troppo un
uomo sconosciuto, ma che, per quanto guardasse, non riconosceva nessun marito. Ricciardo allora
pens che la donna facesse cos perch temeva Paganino che era l presente e perci preg il
padrone di casa di farlo parlare con la moglie a quattrocchi. Paganino acconsent e i due andarono
nella camera della donna dove Ricciardo, con tono appassionato e affettuoso, insistette perch la
moglie lo riconoscesse. Bartolomea inizialmente rise in seguito gli rivel di averlo riconosciuto da
subito, ma gli rimprover anche sfrontatamente il fatto che lui, con la storia delle vigilie, della
quaresima e delle altre festivit, l'aveva costantemente ignorata, gli ricord, inoltre, che, se avesse
imposto tante festivit a coloro che lavoravano le sue terre, non avrebbe raccolto neanche un chicco
di grano. E gli disse anche che si era imbattuta in un uomo gagliardo che non conosceva festivit di
sorta, che era sempre presente con la sua donna e che lei era ben lieta di vivere cos; i digiuni e le
festivit religiose le avrebbe rispettate quando fosse stata vecchia. Messer Ricciardo, scandalizzato
da tanta franchezza, prov a insistere ancora, ricordandole i doveri di moglie e le promise che, se
fosse tornata a Pisa con lui, avrebbe trovato un marito del tutto diverso, capace di farla contenta.
Bartolomea rispose che il suo onore era affar suo e si chiese anche come avrebbe potuto mai
cambiare suo marito, visto che era un uomo freddo, indifferente alla sua sposa e che, per quanto si
fosse ingegnato, sarebbe stato sempre un disastro. Lei se ne sarebbe stata col suo Paganino e, se poi
fosse stata abbandonata, a Pisa non sarebbe tornata di sicuro, perch, tanto, qualunque soluzione
sarebbe stata sempre pi vantaggiosa di quella di un ritorno al talamo maritale; di conseguenza lo
invitava a ripartirsene per Pisa da dove era venuto. Ricciardo se ne torn cos a Pisa dove gli venne
una specie di fissazione e, quando incontrava qualche conoscente, si lamentava con lui, che una
giovane donna non vuole mai rispettare le solennit religiose; questo stato d'animo lo fece
ammalare di un male che lo port presto a morte. Paganino, saputa la cosa, fu cos lieto di sposare
regolarmente la vedova e i due, finch poterono, non rispettarono mai le festivit religiose.
giorno dopo questa and dal frate a confessarsi e disse che questo suo amico la importunava anche
se lei era sposata; quando il frate rivide l'uomo, lo redargu per il gesto ma egli si meravigli perch
non aveva mai fatto una cosa di simile e cos and sotto casa della donna a chiedere spiegazioni e
quella si scus e mostr a lui tutto il suo interesse e prov a sedurlo; una volta tornato a casa, la
donna riand dal frate e le disse che quel suo amico le aveva fatto delle proposte indecenti. Questi
chiam il giovane e lo sgrid di nuovo, allorch egli cap subito che la donna si serviva del frate per
invitarlo; and quella notte stessa da lei che lo aspettava nella sua camera e si sollazzarono insieme
con l'impegno di ritrovarsi altre volte senza pi ricorrere al frate.
QUARTA NOVELLA (PANFILO)
Un uomo chiamato Puccio di Rinieri era molto devoto al Signore e dal momento che non poteva
avere figli volle farsi terziario dellordine francescano. Conobbe un monaco di nome Don Felice
che inizi a frequentare la casa di Puccio e si invagh della moglie Isabetta. Allora disse a Puccio
che poteva indicargli una penitenza che facevano anche il papa e i prelati per raggiungere il
Paradiso pi velocemente e cio stare in preghiera tutta la notte in una stessa stanza della casa da
dove si vedesse il cielo, sdraiato per terra e con le mani a guisa di crocifisso. Egli accett e tutte le
sere successive Don Felice lo invit a eseguire la penitenza e nel frattempo in unaltra stanza egli
poteva tranquillamente giacere con sua moglie per tutta la notte.
QUINTA NOVELLA (ELISSA)
Francesco Vergellesi era un cavaliere ricco ma molto avaro e aveva bisogno di un cavallo per partire
alla volta di Milano, cos and da un giovane ricco che ne possedeva uno e che era follemente
innamorato di sua moglie. Questultimo acconsent a donarglielo in cambio di una chiacchierata con
la moglie, e il cavaliere stupito che non gli avesse chiesto soldi accett senza battere ciglio. Il
giovane manifest alla donna tutto il suo amore per lei e le disse che comprendeva la sua situazione
per se avesse voluto, in assenza del marito, avrebbe potuto stendere due asciugamani alla finestra e
lui vedendoli sarebbe accorso subito. Cos durante lassenza del marito lei cadde in tentazione e
facendogli il segno stabilito lo fece venire e si abbracciarono e baciarono tutta la notte.
SESTA NOVELLA (FIAMMETTA)
Un giovane ricco di nome Ricciardo a Napoli si innamor di Catella che dicevano essere la pi
bella di Napoli, per essendo questa sposata non faceva caso al corteggiamento di questultimo, il
quale decise di ricorrere allastuzia; sapendo che era molto gelosa, la chiam e le disse che il marito
se la intendeva con sua moglie e che avrebbero avuto appuntamento in un bagno il giorno dopo e
disinteressatamente le consigli di presentarsi lei al posto di sua moglie, che era gi stata avvisata,
cos avrebbe potuto smascherarlo. Il giorno seguente Ricciardo and lui nel bagno prestabilito ed
essendo una camera oscurissima si mise a letto e quando venne Catella goderono molto insieme;
dopo il rapporto Ricciardo spieg che era tutta una messinscena e Catella comprendendo che aveva
fatto tutto per amore suo, lo am e si divertirono altre notti insieme.
SETTIMA NOVELLA (EMILIA)
Cera a Firenze un giovane di nome Tedaldo che amava Monna Ermellina, moglie di Aldobrandino
Palermini, la quale ricambiava questo amore per un giorno non ne volle pi sapere di lui. Tedaldo
non capendo il perch, se ne rattrist molto e fugg ad Ancona al servizio di un signore, per
sentendo cantare una canzone che lui una volta aveva dedicato alla sua amata, gli tornarono in
mente i bei ricordi e torn a Firenze. Nel frattempo si era sparsa la voce della sua morte e lui cap
che si trattava di Faziuolo al quale somigliava molto, allora si travest da pellegrino per non essere
riconosciuto e introdottosi in casa di lei si fece credere religioso e la costrinse a confessare perch
aveva costretto allesilio Tedaldo. Quando questa gli disse che era colpa di un frate che le aveva
detto di on tradire il marito, questi gli rispose con abile discorso che era molto pi grave mandare in
esilio una persona che tradire, e vedendola pentita si tolse il mantello e si manifest a lei e dopo le
spiegazioni dovute si riconciliarono e ritornarono amanti come una volta.
OTTAVA NOVELLA (LAURETTA)
In un monastero vi era un abate a cui piaceva molto la moglie di un certo Ferondo, che per era
molto geloso. Allora riusc a parlare con la donna che era stanca di questa gelosia e finse di dirle un
segreto: che il marito per guarire doveva morire, purificarsi in Purgatorio e dopo con determinate
preghiere sarebbe ritornato in vita, per in cambio del segreto lei doveva donare allabate il suo
amore. La donna fiduciosa nelle sue parole accett e pass molte notti con lui che nel frattempo
teneva il marito sotto leffetto di droga in una cella sotterranea. Ogni tanto andava dietro la cella e
camuffando la voce gli fece credere di essere in Purgatorio e che era stato punito per la gelosia, e
che in pochi giorni sarebbe tornato in vita. Nel frattempo la donna rimase incinta, cosicch labate
disse al giovane che sarebbe tornato in vita e che Dio gli avrebbe regalato un figlio. Egli ne fu molto
contento, ritorn con la moglie e non smisero mai di ringraziare il frate.
NONA NOVELLA (NEIFILE)
Vicino Parigi vi era una donna, Giletta, figlia di un medico, che si era innamorata del conte di
Rossiglione e sapendo che egli era alla corte del Re e che il re stava in fin di vita, prepar una
pozione insegnatale dal padre e disse al re che in cambio della guarigione le doveva dare in sposo
quel suo cortigiano. Cos fu e sebbene controvoglia si sposarono per il conte si rec a Firenze e
disse alla moglie che non la amava e che voleva che la sua futura moglie si presentasse a lui con il
suo anello magico al dito e con un suo figlio in braccio. In seguito la donna scopr la donna che
amava e le disse se poteva chiedere al re farsi inviare in segno del suo amore lanello e se un giorno
si sarebbe potuta sostituire a lei in cambio di una forte somma. Questa che era povera accett, e cos
nove mesi dopo si present con lanello e il figlio piccolo e il re riconosciutola e apprezzata la sua
tenacia la rispos.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Nella citt di Capsa un signore ricco aveva una figlia quattordicenne bella e avvenente che non
essendo cristiana e avendo visto i suoi concittadini che erano felici poich servivano Dio, si ritir
nel deserto e and da un eremita, chiedendogli quale fosse il servigio pi gradito da Dio; egli si
invagh di questa, cedette alle tentazioni e le disse che il modo pi indicato per servire Dio era
rimettere il diavolo nellinferno e questo voleva dire che dovevano avere un rapporto. Alla ragazza
questo modo piacque molto e lo volle fare molte altre volte e fu talmente contenta che raccont ai
suoi concittadini che questo era un servigio molto gradito a Dio e tutti si sollazzarono convinti di
rendere omaggio al Signore.
mangiato nella camera della figlia per discorre con lei. Un giorno vi entr e non trovando la figlia,
si addorment sul suo letto sotto le lenzuola. Fu svegliato dallincontro dei due amanti. Voleva
reagire dimpulso, ma gli venne in mente una vendetta pi raffinata. Il giorno seguente cattur il
giovane e poi and dalla figlia per dirle che aveva scoperto la sua tresca amorosa e che Guiscardo
era suo prigioniero. La fanciulla disse che si sarebbe suicidata se il suo amato fosse morto.
Guiscardo fu ucciso dopo il colloquio. Il padre le invi in una coppa doro il cuore dellamante che
la fanciulla baci pi volte. La fanciulla bevendo una pozione velenosa si suicid e fu sepolta dal
padre nel sepolcro di Guiscardo.
SECONDA NOVELLA (PAMPINEA)
Un certo Berto protagonista di cattive azioni, ad un certo punto, preso dal rimorso e divenuto
cattolico si fece frate con il nome di Alberto. In principio era morigerato nei costumi ma pian piano
ripristin gli antichi vizi. Un giorno confess una donna che vanagloriava la sua bellezza. Il frate si
accorse della stupidit della donna e le disse che non era cos bella come diceva di essere. Qualche
giorno dopo si present a casa della donna chiedendole perdono per le parole dette. Infatti durante
la notte era stato picchiato dallangelo Gabriele che gli aveva anche detto di essere innamorato della
donna. La donna fu molto contenta e allora il frate le disse che la notte seguente si sarebbe
presentato langelo sottoforma laspetto di frate Alberto. I due passarono numerose notti insieme.
Un giorno discorrendo con unamica la donna le rivel laccaduto e presto tutti lo seppero e anche
frate Alberto. Una sera questultimo and dalla donna per rimproverarla ma i parenti della donna
che si erano appostati per sorprenderlo lo videro ed egli, nudo si gett dalla finestra che dava sul
Canal Grande; nuot e si rifugi nella casa di un signore. Questi aveva capito che luomo era il
misterioso angelo e lo port ad una festa mascherata dove il signore rivel lidentit di frate Alberto
che fu imprigionato.
la fanciulla per andare a Granata venne raggiunta e assaltata dalle due navi di Gerbino; ma la
fanciulla fu uccisa e gettata in mare dai marinai della sua stessa nave. Ci provoc lira di Gerbino
che, salito sulla nave avversaria uccise molti uomini. Il re di Tunisi venuto a conoscenza
dellepisodio,fece decapitare Gerbino in presenza di suo nonno Guglielmo come simbolo della
fedelt che egli gli aveva promesso.
QUINTA NOVELLA (FILOMENA)
Nella citt di Messina vi abitavano tre fratelli, ricchi mercanti, con la sorella minore Elisabetta,
fanciulla molto bella che loro non avevano ancora maritato. Questa si innamor di un giovane di
nome Lorenzo che lavorava presso il fondaco dei tre fratelli. Anche Lorenzo si innamor di
Elisabetta e i due incominciarono frequentarsi segretamente. Il fratello maggiore accortosi della
relazione ne parl agli altri due fratelli e tutti e tre , dopo aver portato Lorenzo in luogo solitario lo
uccisero e lo seppellirono. Una notte comparve in sogno a Elisabetta Lorenzo che le diceva di
essere stato ucciso dai suoi fratelli e le rivel dove era seppellito. Le fanciulla vi si rec, scav e
taglio la testa dal corpo che dopo averla fasciata mise in un vaso e ricopr di terra e vi piant delle
piante. Spesso la fanciulla riversava lacrime sul vaso e i fratelli avvertiti dai vicini, le tolsero il vaso
e scoperta la testa la sotterrarono. Dopo i tre fratelli partirono per Napoli affinch non si sapesse la
storia e la sorella continuando a versare amare lacrime mor.
SESTA NOVELLA (PANFILO)
Messer Negro da Pontecarraro aveva una figlia di nome Andreuola, giovane e molto bella, la quale
era innamorata di Gabriotto, un uomo di bassa condizione. I due, scoprendosi innamorati, si
sposarono segretamente. Una notte, Andreuola sogn la morte di Gabriotto. Cos il giorno dopo, lei
cerc di convincerlo a rinunciare al loro incontro segreto, ma lui non lascolt. Una volta insieme,
Andreuola gli disse del sogno, ma lui la confort, dicendole che non doveva porre fede nei sogni e
raccont il suo anche lui, spiegandole che se avesse dovuto credere ai sogni quella notte non
avrebbero proprio dovuto incontrarsi. Andreuola, spaventata, lo abbracci e lo baci e lui
improvvisamente mor tra le sue braccia. Disperata e piangendo, la ragazza chiam la sua fante, che
le consigli di portare il corpo davanti alla porta della casa di Gabriotto, per consegnarlo ai parenti.
E cos fecero. Ma mentre camminavano, incontrarono il podest per strada, che trovatele con un
morto, le port davanti alla signoria. Qui, esaminato il corpo, si pens che la ragazza lo avesse
affogato e fu ritenuta colpevole, ma il podest le disse che lavrebbe lasciata andare, se avesse
acconsentito di diventare sua moglie, e lei rifiut. Messer Negro, saputa la cosa, corse a liberare la
figlia. Tornati a casa, messer Negro ordin che fossero preparati i funerali per Gabriotto. Passati
alcuni giorni, il podest continu ad insistere sulla proposta fatta alla figlia, ma lei, insieme alla sua
fante, decise di farsi monaca.
SETTIMA NOVELLA (EMILIA)
Una giovane e bella ragazza, chiamata Simona viveva a Firenze ed era innamorata di un ragazzo di
nome Pasquino. I due si conoscevano perch lui vendeva la lana e lei la filava per il suo maestro. I
ragazzi, anche se molto timidi, riuscirono a fissare un incontro in un giardino per poter stare
insieme. Cos lei, accompagnata dalla sua amica Lagina, e lui ,accompagnato dal suo amico
Puccino, si incontrarono e nacque un nuovo amore anche tra i due amici. Pasquino e Simona, dopo
aver mangiato, andarono a sedersi vicino ad un cesto pieno di salvia, perch Pasquino voleva
strofinarsene un po sui denti per renderli pi puliti, e cos fatto, il ragazzo allimprovviso mor.
Sentendo le urla, Lagina e Puccino corsero a vedere cosa fosse successo e visto Pasquino a terra e
senza vita, il ragazzo cominci ad accusare Simona di averlo avvelenato e fu portata dal podest.
Ma questo volle vedere il corpo e il luogo in cui era avvenuto il fatto. Cos Simona cominci a
raccontare e quando fece vedere cosa aveva fatto Pasquino con la salvia(strofinandosela sui denti)
cadde a terra senza vita anche lei. Il podest, stupefatto, prese la salvia e cap che era stata
avvelenata. I due furono seppelliti insieme nella chiesa di San Paolo.
OTTAVA NOVELLA (NEIFILE)
Girolamo abitava a Firenze ed era il figlio di un grandissimo mercante. Crescendo insieme a
Salvestra, la figlia di un sarto, questo a poco a poco si innamor di lei. La madre di Girolamo si
accorse di questo amore e subito non fu daccordo cos decise di far allontanare il figlio da quella
ragazza, dicendo ai tutori di convincere il ragazzo a partire per Parigie insistettero cos tanto che
alla fine il ragazzo acconsent. Lo fecero stare a Parigi molti anni e alla fine, ritornato pi
innamorato di prima, trov Salvestra gi sposata. Girolamo decise di parlarle, ed entrato di notte in
casa di nascosto, dopo essersi assicurato che il marito dormisse, and da lei. Spaventata, la donna
stava per gridare ma non appena si accorse che era Girolamo, lo preg di andarsene ma lui non
volle e cominci a dormire vicino a lei. Ma luomo, quella notte, mor per il gran dolore. La donna,
accortasi dopo poco tempo che il giovane era morto, and dal marito e gli confess tutto. Preso dal
panico, luomo pens che sarebbe stato meglio riportare il corpo a casa e cos fecero. Il giorno del
funerale, i due decisero di andarci, coperti in modo che nessuno li avrebbe riconosciuti, per capire
se qualcuno sospettava di loro. Ma la donna non appena vide il corpo morto, a viso scoperto si gett
su di lui per piangere e mor di crepa cuore. Le donne che andarono a prenderla per consolarla, la
riconobbero e la trovarono morta. La notizia arriv anche al marito di Salvestra che pianse molto e
raccont la verit, cos tutti capirono il motivo della morte dei due ragazzi e furono seppelliti
insieme.
NONA NOVELLA (FILOSTRATO)
Messer Guiglielmo Rossiglione e messer Guiglielmo Guardastagno erano due nobili cavalieri di
Provenza. A entrambi piacevano le armi e amavano molto sfidarsi in gare o tornei. Nonostante
abitassero molto distanti luno dallaltro, Guardastagno si innamor della moglie di Rossiglione e
dopo diversi incontri fece in modo che questa se ne accorgesse. Lei, conoscendolo, cominci ad
innamorarsene, e quando il marito se ne accorse, pens ad una maniera per vendicarsi e uccidere il
rivale. Loccasione si present con un torneo in Francia. Rossiglione invit Guardastagno ad andarci
insieme. Mentre Guardastagno si stava avvicinando al castello, disarmato ma accompagnato da due
servitori, laltro cavaliere sbuc allimprovviso da un cespuglio, lo uccise e gli strapp il cuore. La
sera, lo dette al cuoco affinch lo cucinasse e una volta pronto la moglie lo mangi di gran gusto. A
quel punto il marito confess alla moglie che quello che aveva appena mangiato era il cuore del suo
amato Guardastagno. La donna, in preda al disgusto e alla disperazione, si gett dalla finestra e
mor. Il giorno dopo la cosa si seppe per tutto il paese e i due furono seppelliti insieme nel castello
di Rossiglione.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Un chirurgo, Mazzeo della Montagna, che viveva a Salerno, aveva finalmente deciso di sposarsi. Si
spos con una affascinante ragazza. Essa per sentendosi trascurata dal marito, ebbe molti amanti
finch si innamor di uno di loro, Ruggeri dAieroli, uomo mal visto in citt. Un giorno fu affidato
al medico un paziente al quale doveva essere operata la gamba e avendo deciso di operarlo la sera,
prepar lacqua con una soluzione che lo addormentasse e la pos nella sua stanza. Poi part per
Amalfi. La donna, approfittando dellassenza del marito, invit Ruggeri a passare la notte con lei.
Quella sera, la donna ebbe ospiti e cos rinchiuse il suo amante nella sua stanza. Essendo assetato,
luomo bevve lacqua lasciata la sera prima dal marito, e cadde in un sonno talmente profondo che
quando la donna rientr, pens che quello fosse morto e chiamando la sua fante, insieme decisero di
portarlo in un arca di un legnaiuolo l vicino. Quando Ruggeri si svegli, muovendosi
rumorosamente fu scambiato per un ladro e portato dal rettore, dove decisero di impiccarlo.
Finalmente il medico rientr dal suo viaggio ma corse subito dalla moglie a lamentarsi che lacqua
per far addormentare il suo pazienta non cera pila donna cap tutto.Inoltre la fante le disse che
aveva saputo che avrebbero impiccato Ruggeri. Cos la donna mand la fante a visitare il
prigioniero, e arrivata l, fu dimostrata allo stradic (giudice criminale napoletano) linnocenza di
Ruggeri. Luomo cos fu liberato.
vecchietti nel bosco, sfugge a una razzia di briganti e viene portata in un castello, che si scoprir
essere di alcuni suoi amici; i due si ritrovano e tornano a Roma dove si sposeranno.
QUARTA NOVELLA (FILOSTRATO)
Lizio da Valbona ebbe una sola figlia, Caterina, che ben presto ricambi lamore di un certo
Ricciardo Manardi, frequentatore della casa del padre; lunico problema era il luogo dove potersi
incontrare e la soluzione venne in mente al giovane innamorato. I due si videro per la prima volta
sul balcone della casa di lei e, dopo molti baci, passarono la notte assieme. Sfortunatamente per si
addormentarono nudi e, quando si fece giorno, Lizio li scopr; questo, uomo molto costumato, non
fece alcuna scenata, anzi acconsent il loro amore purch si fossero sposati. E cos avvenne.
QUINTA NOVELLA (NEIFILE)
Nella citt di Fano lormai attempato Guidotto da Cremona, sul punto di morire, affida la giovane
Agnesa al suo coetaneo Giacomin da Pavia, affinch la crescesse e la educasse ; ben presto questa
divenne la pi bella della citt cos che due concittadini, Giannole e Manghino, se ne innamorarono.
Giannole decise di introdursi, grazie al fante Crivello, nella casa della fanciulla per rapirla ma, due
informatori, riferirono la cosa a Minghino che, grazie ad un servitore, si introdusse anchegli nella
casa di Agnesa. Non riuscendo i due innamorati a porre fine alla discussione, la lite sfoci in una
rissa. La fanciulla fu messa in salvo in casa mentre i contendenti furono arrestati. Crivello e
Giacomino decisero di maritare la fanciulla con Giannole; quando i parenti dei due sposi chiesero a
Giacomino cosa voleva per ricompensa, egli spieg tutta la storia e si venne a conoscenza del fatto
che la fanciulla era figlia di Barnabuccio e quindi sorella di Giannole. Tutti fecero pace e la
fanciulla si spos con Minghino.
SESTA NOVELLA (PAMPINEA)
NellIsola di Ischia viveva marin Bulgaro con la sua bellissima figlia Restituta. Gianni, abitante di
procida si innamor perdutamente della bella Restituta e andava tutti i giorni a Ischia persino a
nuoto pur di vederla. Un giorno per ella venne rapita da un gruppo di ragazzi che la portarono al re
Federigo dAragona che la chiuse nel palazzo arabo-normanno che ha nome Cuba. Sulle tracce
della donna amata, Gianni arriv a Palermo e intravide Restituta dietro una finestra del palazzo.
Durante la notte Federigo scopr i due amanti addormentati e ordin che fossero legati ed esposti
nudi sulla pubblica piazza, prima di essere arsi vivi. Grazie alla testimonianza dellammiraglio
Ruggeri di Lauria, i due giovani furono perdonati, perch identificati come il nipote di Gian di
Procida, un partigiano degli Aragonesi e uno dei capi della rivolta dei Vespri (1282), e come la
figlia del famoso Marin
Blgaro.
Un nobile ravennate, Nastagio degli Onesti, nonostante fosse ancora molto giovane, si ritrov
ricchissimo in seguito alla morte del padre e dello zio; presto s'innamor di una ragazza di
un'ancora pi nobile famiglia, quella dei Traversa, e per attirare la sua attenzione, cominci a
spendere smisuratamente in banchetti e feste. La giovane per non si mostr mai interessata
all'amore del ragazzo, e per questo lui pi volte si propose di suicidarsi, di odiarla o di lasciarla
stare, ma mai riusc nei suoi propositi. Vedendo che, seguendo questo suo sogno, Nastagio si stava
consumando nella persona e nel patrimonio, i suoi amici e parenti gli consigliarono allora di
andarsene da Ravenna, in modo che riuscisse poi a dimenticare il suo amore inappagato; il ragazzo,
non potendo continuare ad ignorare questo consiglio, si trasfer a Classe, poco lontano dalla sua
citt. Un venerd all'inizio di Maggio, Nastagio, addentratosi nella pineta, vide una ragazza correre
nuda e in lacrime, inseguita da due cani che la mordevano e da un cavaliere nero che la minacciava
di morte: lui si schier a difesa della fanciulla ma l'uomo a cavallo, dopo essersi presentato come
Guido degli Anastagi, disse a Nastagio di lasciarlo fare in quanto, essendo in realt gi morto per
essersi suicidato, stava solo scontando la propria pena infernale, accanendosi su colei che
disprezzando il suo amore lo aveva portato a togliersi la vita. Rassegnatosi al volere divino, assist
allo strazio del corpo della giovane da parte del cavaliere, al termine del quale i due furono costretti
a ricominciare da capo il loro inseguimento, fino a fuggire dalla vista di Nastagio. Il ragazzo decise
allora di approfittare di questa situazione, e perci invit i propri parenti e la sua amata con i suoi
genitori a banchettare in quel luogo il venerd seguente. Come Nastagio aveva previsto, alla fine del
pranzo si ripet la scena straziante alla quale lui aveva assistito una settimana prima, e questa ebbe
l'effetto sperato, infatti, la giovane Traversa, ricordandosi di come aveva sempre calpestato l'amore
che il padrone di casa provava nei suoi confronti, per paura di subire la stessa condanna acconsent
immediatamente a sposare Nastagio, tramutando il proprio odio in amore.
NONA NOVELLA (FIAMMETTA)
Federico degli Alberighi, un ricchissimo nobile di Firenze si innamor di monna Giovanna, una
delle donne pi belle della Toscana. Per sedurla organizz feste in suo onore e le fece doni fino a
sperperare tutti i suoi averi e senza suscitare in lei nessuna attrazione. Si ridusse cos a possedere
solo un piccolo podere ed un falcone, uno dei migliori del mondo che gli permettevano di
sopravvivere. Avvenne per che il marito di monna Giovanna mor e questa and a trascorrere
l'estate con il figlio in una tenuta vicino a quella di Federico. Questo e il ragazzo fecero presto la
conoscenza, grazie al grande interesse del giovane per il falcone. Il figlio di Giovanna si ammal e
quando gli chiese cosa lui desiderasse, quello rispose che se avesse avuto l'uccello di Federico
sarebbe sicuramente guarito. Il giorno dopo la madre si rec da Federico con una altra donna, non
senza vergogna di andare a chiedere a lui che a causa sua si era ridotto in miseria una cosa cos
preziosa. L'accoglienza fu calda, le donne dissero che si sarebbero fermate per la colazione, ma
l'uomo non trovando niente da cucinare tir il collo al falcone e lo serv a tavola. Il pasto trascorre
piacevolmente, fino a quando monna Giovanna, raccolto il coraggio, chiede il falcone per il figlio
moribondo. Federico scoppia a piangere davanti a lei e le spiega che glielo avrebbe donato
volentieri se non lo avesse usato come vivanda per la colazione uccidendolo proprio perch non
aveva niente altro di adatto ad una donna come lei. Giovanna torna a casa commossa per il gesto
dell'uomo ma sconsolata e nel giro di pochi giorni il suo unico figlio muore, forse per la malattia,
forse per il mancato desiderio dell'uccello. Essendo per ancora giovane viene spinta dai fratelli a
rimaritarsi per dare un erede ai beni acquisiti dal defunto marito. La donna non vorrebbe altre
bozze, ma essendo obbligata sceglie come sposo Federico per la sua generosit, facendolo
finalmente ricco, felice e pi accorto nelle questioni finanziarie.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Pietro di Vinciolo omosessuale, ma per nasconderlo, si sposa. Sua moglie non soddisfatta della
loro vita matrimoniale, ma capisce che l'unico modo per ricevere soddisfazioni tradire il marito.La
moglie chiede consiglio ad una donna ritenuta santa che le d ragione e che la aiuta a trovarsi gli
amanti.Una sera Pietro va a cena da un suo amico, Ercolano, e la moglie fa venire a casa sua uno
degli amanti, ma, quando stanno per cominciare la cena, Pietro torna a casa e la donna nasconde
l'amante nella stalla. Pietro racconta alla moglie di essere tornato cos presto perch, prima di
mettersi a tavola, Ercolano ha trovato l'amante della moglie nascosto in un ripostiglio e la cena
andata a monte.La moglie di Pietro biasima il comportamento della moglie di Ercolano, ma proprio
in quel momento un asino calpesta le dita del suo amante che lancia un grido di dolore. Pietro va
nella stalla e trova l'amante della moglie che era un garzone che piaceva anche a lui e alla richiesta
di spiegazioni del marito, la donna dice chiaramente i motivi del suo comportamento e lui non trova
nulla da obiettare perch sa che la moglie ha pienamente ragione. Pietro decide di non interferire
pi nella vita sentimentale della moglie, fa servire la cena per il garzone, la moglie e lui e poi i tre
passano la notte insieme.
organizzare un banchetto in onore degli ambasciatori che stavano per ripartire, e per questo mand
un suo servo dal fornaio a prendere un po di quel vino. Il servo si present allora da Cisti con un
recipiente talmente grande che quando il fornaio lo vide, ridendo, disse al ragazzo che certo il suo
padrone non lo aveva mandato da lui. Riferito questo, Geri disse al servo di tornare dal fornaio e
chiedergli a chi dunque lo aveva mandato, e Cisti rispose che sicuramente lo aveva mandato a
prendere acqua nellArno. Geri comprese dunque che era a causa della grandezza eccessiva del
fiasco e cos, dopo aver rimproverato il servo lo invi di nuovo dal fornaio, stavolta con un fiasco
adeguato. Cisti allora glielo riemp senza problemi e il giorno stesso si rec da Geri per spiegare il
suo comportamento.
TERZA NOVELLA (LAURETTA)
Viveva a Firenze il vescovo Antonio dOrso, il quale aveva un fratello. Questultimo aveva una
nipote sposata ad un uomo cattivo ed avaro. Accadde che un giorno, venne a Firenze un maniscalco
giovane e bello, che pagando al marito 500 fiorini falsi, pot giacere con la nipote del fratello del
vescovo, il quale, venuto a conoscenza di ci, finse di non saperne nulla. Il prelato un giorno,
cavalcando col maniscalco, incontr Madonna dePulci alla quale domand se avesse voluto
trascorrere la notte con quel bel giovine accanto a lui; a questa domanda essa rispose che molto
volentieri lavrebbe fatto se fosse poi stata sicura di venir ricompensata con monete vere.
QUARTA NOVELLA (NEIFILE)
Viveva a Firenze Currado Gianfigliazzi, un gran signore, ricco e amante della caccia. Avendo un
giorno catturato una bella gru, la diede al suo cuoco, Chichibio. Mentre la gru coceva sullo spiedo si
spanse tuttintorno un profumo di arrosto che attir una servetta del rione di cui Chichibio era
invaghito. Questa allora chiese a Chichibio una coscia del volatile ma Chichibio le rispose che non
poteva regalargliela. Quella allora lo minacci sul piano affettivo e al cuoco non rimase che
accontentarla. Quella sera si tenne una bella cena con degli ospiti, e Currado, vedendo che alla gru
mancava una coscia, chiese spiegazioni, al che il cuoco per difendersi disse che le gru avevano una
sola gamba, non due. Allora Currado decise di sfidare il cuoco a dimostrargli, allalba del giorno
seguente, la veridicit delle sue parole. Cos al mattino si recarono al lago dove le gru riposavano
poggiate su una sola zampa. Proprio mentre Chichibio cominciava a credersi salvo Currado lanci
un forte grido a causa del quale tutte le gru presero il volo mostrando cos entrambe le zampe. Al
che il cuoco rispose al suo padrone che, se avesse lanciato un urlo simile la sera prima, anche quella
gru avrebbe mostrato entrambe le zampe. Currado sorpreso e divertito di quella battuta decise allora
di perdonare il cuoco.
QUINTA NOVELLA (PANFILO)
A Firenze avevano vissuto due uomini, capacissimi nella loro arte, ma di aspetto quasi turpe: Giotto,
e Forese da Rabatta: il primo il pi grande dei pittori, il secondo grande conoscitore della
giurisprudenza. Accadde un giorno che di ritorno dal Suggello si ritrovassero a fare la strada
insieme, ma ben presto un grande acquazzone li colp e furono costretti a rifugiarsi presso dei
conoscenti. Quando la pioggia si fu placata, allora insieme ripresero il cammino, discutendo
amichevolmente. Mentre ancora parlavano, Forese disse che chi non avesse conosciuto Giotto di
persona e le sue opere, avrebbe con difficolt creduto che fosse il pi grande dei pittori. A ci
Giotto, a sua volta, rispose che chiunque non avesse conosciuto di persona Forese avrebbe di certo
dubitato che fosse cos dotto.
SESTA NOVELLA (FIAMMETTA)
Viveva tempo fa a Firenze un certo Michele Scalza, un giovane molto spiritoso che un giorno si
trov con un'allegra brigata sulla collinetta di Montughi. Tra i giovani nacque una discussione su
quale fosse la famiglia pi antica di Firenze. Allora lo Scalza, afferm che secondo lui gli uomini
pi antichi del mondo erano quelli del casato dei Baronci. Come risposta vi fu una risata generale,
ma lo Scalza insistette e disse che si sarebbe rimesso ad un giudice, e che se avesse perso, avrebbe
pagato la cena a tutti. Un certo Neri Mannini accett la sfida e, scelse come arbitro il padrone di
casa Piero di Fiorentino. Il giudice ascolt prima le ragioni del Neri e poi dette la parola allo Scalza.
Lo Scalza difese la sua posizione affermando che Dio, quando ancora non aveva imparato a
disegnare bene, aveva creato i Baronci, solo in seguito, quando aveva preso pratica con la matita,
aveva creato tutti gli altri uomini, e ci si poteva constatare osservando bene tutti i difetti estetici
che i Baronci avevano. A questa conclusione tutti sentenziarono che lo Scalza aveva vinto la cena.
SETTIMA NOVELLA (FILOSTRATO)
A Prato accadde che una donna di nome Filippa, fu sorpresa dal marito fra le braccia di Lazzarino
dei Guazzagliotri, un nobile giovane di quella citt. Il marito, Rinaldo, denunci allora la moglie e
la trascin in tribunale. Qui, Filippa confess con franchezza di essere stata sorpresa dal marito tra
le braccia del suo amante. Aggiunse per che quando era stata approvata la legge che condannava a
morte le adultere, le donne non erano state chiamate a dire la loro e che quindi si trattava di una
legge radicalmente ingiusta. Inoltre chiese al marito se mai aveva mancato ai suoi doveri di moglie.
Rinaldo rispose allora che mai gli si era rifiutata. La donna quindi afferm che se il marito aveva
sempre ricevuto da lei ci di cui aveva avuto bisogno, cosa avrebbe dovuto fare lei di ci che lui le
aveva lasciato, avrebbe dovuto gittarlo a cani? In seguito a ci, dopo una grande risata fu deciso
di condannare al rogo le donne che avessero commesso adulterio per denaro.
la moglie incontrava Giannello nella sua casa, ma un giorno inaspettatamente torn a casa prima e
una volta bussato alluscio, Peronella fece nascondere Giannello dentro un tino. Lei si finse sorpresa
del suo arrivo e chiedendo spiegazioni seppe che aveva concluso un affare vendendo un tino per
cinque gigliati, cos lei, per non farsi credere meno furba disse che anche lei aveva venduto un tino
per a sette gigliati a un uomo che aveva voluto entrarci dentro per vedere se era sano. In quel
momento usc Giannello fingendosi il compratore e disse che gli sembrava un po sporco, perci la
donna fece entrare il marito per pulirlo e nel frattempo se la spass con il giovane, poich per
larrivo improvviso del marito non aveva potuto farlo la mattina e quando fin, Gianello pag i sette
gigliati e se ne and via felice.
TERZA NOVELLA (ELISSA)
Cera a Siena un giovane bello e di nobile famiglia, il quale si innamor di una sua vicina, moglie di
un ricco uomo; con il tempo, essendo la donna incinta, la andava a visitare parecchie volte e
divenne presto amico dei due coniugi, tanto che fu scelto da loro come futuro padrino del nascituro.
Una volta nato, il giovane si fece frate ma non per questo perse il suo desiderio nei confronti della
donna e cos un giorno si incontrarono in camera di lei mentre il marito era assente e convinse la
donna a soddisfare i propri piaceri, per allimprovviso torn il marito e la donna, non perdendosi
danimo apr e disse che dovevano ringraziare Dio che era venuto il loro amico frate perch il
piccolo aveva dei vermicelli che in poco tempo sarebbero giunti al cuore, provocandone la morte
per egli conosceva alcune orazioni per liberarlo e lo aveva prontamente guarito. In seguito il
marito, molto felice di aver scelto il frate come padrino organizz una festa in suo onore.
QUARTA NOVELLA (LAURETTA)
Ad Arezzo vi era un bel giovane di nome Tofano che era molto geloso della moglie la quale mal
sopportava la sua gelosia e decise di andare con un altro uomo e tutte le sere, puntualmente lo
faceva ubriacare e lo metteva a dormire cos se la poteva intendere con il suo amante talvolta in casa
sua, talvolta in casa di lei. Un giorno il marito, capendo qualcosa, finse di ubriacarsi e quando la
donna and a casa del suo amante, la chiuse fuori e al suo ritorno non la faceva entrare. Cosicch la
donna minacci di buttarsi dentro al pozzo cos la gente avrebbe creduto che lavesse buttata lui
mentre era ubriaco e direttasi verso il pozzo butt una grande pietra, provocando un tonfo enorme.
Lui credendo che si fosse buttata, usc di corsa per salvarla, per lei, che si era nascosta dietro la
porta, entr in casa e a sua volta lo chiuse fuori, giustificando la sua azione come una punizione per
la sua gelosia, cos si riconciliarono e lui le promise che non sarebbe pi stato geloso.
QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA)
A Rimini cera un mercante molto ricco che era geloso oltre ogni misura della moglie e non la
faceva uscire di casa, n affacciarsi alla finestra. Ella, poich sapeva che accanto a loro viveva un
giovane, per vendicarsi, quando il marito usciva ispezionava tutta la casa finch riusc a trovare una
fessura dalla quale parlare al giovane. Avvicinandosi il Natale, la donna disse al marito che si
doveva confessare ed egli indicatole un confessore, si travest lui stesso da prete. Per la donna,
capito linganno raccont in confessione che tutte le notti se la intendeva con un prete che ella
amava e che con orazioni particolari, faceva addormentare il marito ed entrava dalla porta. Il marito,
avendo udito tutto ci fu molto indignato e si mise di guardia tutte le notti fuori dal cancello, e nel
frattempo lei chiamava il giovane dalla fessura e si giaceva con lui tutte le notti. Dopo molto tempo
che non era riuscito a scorgere nessuno, interrog la donna, la quale le disse che aveva capito il
travestimento e per punire la sua gelosia si era inventata la storia del prete, e dal quel giorno in
avanti il marito non fu pi geloso e le concesse di uscire quando ne avesse avuto voglia.
caccia con quello piuttosto che una notte damore con lei; poi gli strapp una ciocca della barba e
infine dicendogli che gli puzzava la bocca e che secondo lei la causa era di un determinato dente,
glielo estirp e lo sped al suo amato. Cos egli convinto dellamore di lei fu disposto a giacersi con
lei tutte le volte che il re si fosse assentato.
Luomo si infuri e inizi a rincorrere Pinuccio. Nel frattempo la moglie si accorse del suo sbaglio
e, per rimediare al suo errore, convinse il marito che Pinuccio stava farneticando nel sogno e che lei
aveva dormito con la figlia. Pinuccio stette al gioco e finse di svegliarsi. In questo modo non
accadde alcuno scandalo.
SETTIMA NOVELLA (PAMPINEA)
La settima novella dimostra come a volte i sogni possono diventare realt. Protagonista di questa
storia Talamo dImolese, che da giovane aveva sposato Margherita, una giovane molto bella ma
sgarbata e scontrosa. Una notte Talamo sogn che la moglie il giorno seguente passeggiando per il
bosco sarebbe stata aggredita da un lupo. Il mattino dopo Talamo, dopo aver raccontato il sogno alla
moglie, la preg di non andare nel bosco, ma lei non si preoccup del triste presagio. Pensava anzi
che quella fosse solo una scusa per incontrare nel bosco unaltra donna indisturbato. Cos, entrata
nel bosco per spiare il marito, venne sorpresa da un lupo che la attacc e le sfigur il viso.
Fortunatamente dei pastori che si trovavano nelle vicinanze la riconobbero e la salvarono. Purtroppo
per la sua bellezza and perduta e non os mai pi farsi vedere in giro.
OTTAVA NOVELLA (LAURETTA)
Ciacco un uomo molto ghiotto, non potendo sostenere le spese della sua ingordigia si mise a fare il
cortigiano per mangiare a spese degli altri. Un giorno incontr al mercato del pesce Biondello che
come lui si industriava per mangiare. Incuriosito dalle due lamprede che stava comprando, Ciacco
gli chiese per chi fossero ed egli rispose che quel pesce era per la cena che Corso Donati avrebbe
offerto quella stessa sera ad alcuni suoi nobili amici. Cos Ciacco si diresse verso la casa di
questultimo e incontrandolo prima del desinare si autoinvit a cena. Si accorse per della beffa di
Biondello dal momento che il pesce non era di ottima qualit come lui aveva pensato. Decise allora
di fargliela pagare e chiese quindi ad un vagabondo di recarsi da messer Filippo Argenti, uomo
scontroso e irascibile, con un fiasco vuoto. Gli raccomanda inoltre di chiedere del buon vino rosso
per rallegrare la compagnia di Biondello. Filippo Donati sentendosi preso in giro lo cacci via. Il
giorno seguente Ciacco incontr Biondello e gli dice che Filippo Argenti lo stava cercando.
Accadde poi che Biondello salutasse Filippo il quale per ricordatosi della beffa del giorno
precedente lo picchi in malo modo. Biondello intu la vendetta di Ciacco e decise che mai pi si
sarebbe beffato di lui.
era in realt un atto di vanagloria e lunico modo per essere amato era che lui stesso amasse gli altri.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
La decima novella narra delle imprese di Donno Gianni di Barolo un prete di Barletta che viaggiava
per la Puglia vendendo la sua mercanzia per racimolare qualche soldo. Durante uno dei suoi viaggi
incontra Pietro da Tresanti con il quale diventa amico.Volendo questi ripagare lospitalit di Donno
Gianni lo invita nella propria casa ma non avendo posto per dormire decide di mandare la moglie da
una sua vicina. Donno Gianni per allofferta risponde che preferisce rimanere a dormire nella
stalla con la sua cavalla dicendo che la pu trasformare in una bella zitella. La moglie meravigliata
per questo fatto chiede al marito di far si che donno Gianni trasformi anche lei in una cavalla per
guadagnare cos pi soldi. Donno Gianni accetta la proposta e ordina ai due sposi di fare tutto ci
che lui avrebbe ordinato. Raccomanda inoltre a Pietro di non pronunciare parola durante il rito
altrimenti sarebbe andato tutto a monte. Durante per la messa in scena, nel momento in cui Donno
Gianni attacca la coda, Pietro si lamenta di non volere una cavalla con la coda; cos sia la moglie
sia Donno Gianni si arrabbiano con Pietro accusandolo di aver mandato tutto allaria. Tuttavia il
giorno seguente riprendono a viaggiare in cerca di nuove fiere.
trasportarla a casa sua per curarla. Qui Catalina e il bambino nel suo grembo guariscono
completamente e la fanciulla partorisce un bel figlio maschio. Gentile decide allora di invitare a
pranzo alcuni amici per mostrare loro Catalina, la cosa pi cara che aveva, perch aveva saputo che
questa fosse unusanza dei Persi per onorare gli amici cari. Prima di chiamare Catalina, Gentile
chiede un parere agli amici, domanda loro se fosse giusto che un uomo richiedesse indietro un suo
servo, che aveva abbandonato perch malato, alluomo che laveva trovato e curato. Un uomo
risponde per tutti che non era legittimo perch, abbandonando il suo servo, il primo uomo non
aveva pi nessun diritto su di lui. Luomo che aveva risposto era proprio Niccoluccio Caccianimico,
il marito di Catalina e quando questa viene mostrata agli invitati e avendo Gentile sottolineato che il
servo della domanda precedente rappresentava la fanciulla, capisce che rispondendo aveva perso
tutti i diritti sulla moglie e sul figlio. Ma Gentile, notando il dispiacere e le lacrime sul viso di
Niccoluccio, decide di rinunciare a Catalina, porgendola al marito, guadagnandosi lamicizia della
coppia e dei loro parenti.
QUINTA NOVELLA (EMILIA)
Nella citt di Udine viveva insieme al marito Gilberto, donna Dianora, la quale era desiderata
ardentemente da messer Ansaldo Gradense. La donna, stanca delle incessanti proposte e regali fatti
da Ansaldo, decide di porre fine a questo tormento: riferisce ad Ansaldo che, se fosse riuscito, nel
mese di gennaio in cui erano, a far fiorire il suo giardino come nel mese di maggio, lei lo avrebbe
amato, mentre se non riusciva nellintento, avrebbe dovuto per sempre dimenticarla. Il povero
innamorato, dopo infinite ricerche, riesce a trovare un negromante capace di tale magia e cos
vedendo il giardino in fiore, Dianora si rassegna e racconta la promessa al marito. Gilberto, sebbene
avesse reagito con lira, capisce che Dianora aveva fatto la promessa innocentemente e, conoscendo
la purezza dellanimo della moglie, la invita a recarsi da Ansaldo per scogliere la promessa, ma se
questo non fosse accaduto, lavrebbe lasciata andare via con lui. Recatasi Dianora da Ansaldo e
riferitegli le parole del marito, questi comprendendo la magnanimit di Gilberto e non volendo
privare la sua amata dellamore del marito, scoglie la promessa e la lascia andare. Lepisodio
sembra coinvolgere anche il negromante l presente che, di fronte a tanta liberalit, segue lesempio
e rifiuta la ricompensa pattuita per far fiorire il giardino.
Questa novella narra di una giovane fanciulla che nel giorno in cui il vittorioso re Pietro d una
festa in paese, affacciandosi dalla finestra della sua casa, vede e si innamora pazzamente del re, non
sapendo che quello fosse tale. Venutolo a sapere cade in malattia peggiorando periodicamente.
Quando la sua situazione si sta facendo critica, pensa che non vuol morire senza aver prima fatto
sapere al re del suo amore, e cos chiede di vedere un cantore che possa riferire a corte quanto detto:
cos va a trovarla Minuccio e dopo appena tre giorni che era andato dalla fanciulla, aveva creato una
canzone da presentare al re. Cos la canta al re che, colpito dalla volont della fanciulla, chiede di
vederla e dopo averci parlato, preso dalla compassione, si impegna a farla sposare con un giovane
barone cos da farla felice.
OTTAVA NOVELLA (FILOMENA)
Questa la storia di due amici molto cari, Gisippo e Tito,cresciuti insieme e molto legati. A Gisippo
viene promessa in sposa la bella Sofronia. I due un giorno vanno a trovare la ragazza mai vista, e
avviene che Tito si innamora della futura sposa dell amico, ma non lo dice a Gisippo. Dopo alcuni
giorni in cui Gisippo vede che Tito in condizioni pessime decide di parlarci e scopre che Tito
molto innamorato, e decide di cedergli la donna, ma non pu farla sposare a lui altrimenti i genitori
di lei e i suoi si sarebbero opposti. Comunque Tito parla con i genitori di Sofronia e la porta con s a
Roma. Intanto Gisippo diventa molto povero e ritorna anche lui a Roma dove viene riconosciuto dal
vecchio amico Tito che lo accoglie calorosamente salvandolo da una condanna a morte
autoaccusandosi. Viene per assolto anche lui da Ottaviano e accoglie Gisippo dandogli poi in
moglie la sorella e condividendo i suoi beni con lui.
NONA NOVELLA (PANFILO)
La novella parla della storia di messer Torello che ospita il Saladino facendolo passare per mercante
a Pavia, per saperne di pi sui preparativi delle crociate; al momento di partire per le Crociate da un
termine ultimo alla moglie per risposarsi. Durante la Crociata viene fatto prigioniero, ma viene
riconosciuto dal Saladino che lo libera. A questo punto Torello deve tornare a casa per impedire alla
moglie di risposarsi, e cos si affida ad un negromante del Saladino che con la magia lo trasferisce
in un attimo a Pavia, e Torello riesce ad arrivare al matrimonio della moglie che lo riconosce e cos
tornano insieme a casa. Ha impedito che si risposasse.
DECIMA NOVELLA (DIONEO)
Nell'ultima novella viene raccontata la storia del marchese di Saluzzo che sposa Griselda
malvolentieri seguendo le preghiere dei suoi uomini. Griselda, figlia di un villano, viene sottoposta
dal marchese a struggenti prove di fedelt: il marchese finge di avergli ucciso i figli, finge di non
essere pi innamorato di lei e le porta dentro casa una donna facendola passare per la sua amante e
finge addirittura di risposarsi. Dopo addirittura dodici anni, con i figli ormai grandi e maritati, svela
tutto a Griselda e con lei trascorre la vecchiaia.
(unorca gigante) che stava per divorare Olimpia (canto 11). Orlando e Ruggiero (che insegue un
gigante che ha rapito Bradamante) vengono imprigionati nel castello magico di Atlante, dove
credono di vedere in ogni luogo le donne da loro amate. Angelica scatena il duello tra Orlando e
Ferra, che rocambolescamente entra in possesso dellelmo del paladino cristiano, che poi fa strage
di nemici con la sua spada Durindana (canto 12).
Canti 13-16
Orlando libera la saracena Isabella, mentre la maga Melissa indirizza Bradamante al castello per
liberare Ruggiero (canto 13). Cristiani e saraceni riorganizzano gli eserciti: Dio, attraverso
larcangelo Michele, favorisce larrivo dei rinforzi di Rinaldo, mentre il saraceno Rodomonte
spezza la resistenza della citt di Parigi e ne conquista le mura (canto 14). Astolfo, sul velocissimo
cavallo Rabicano, attraversa lIndia, lAfrica e la Terra Santa, compiendo imprese eroiche (canto
15). Rodomonte e Rinaldo si scontrano alle porte di Parigi con i rispettivi eserciti, e la battaglia
imperversa. Carlo dirige le truppe contro Rodomonte (canto 16).
Canti 17-22
In oriente, Grifone partecipa ad una giostra indetta da re Norandino (canto 17). Mentre a Parigi
lesercito cristiano ha la meglio (anche per lintervento dellarcangelo Michele che spinge la
Discordia ad aggirarsi tra le schiere dei nemici). Dopo unulteriore giostra, i guerrieri cristiani in
oriente si recano in Europa, dove Carlo ha ribaltato le sorti del conflitto. Cloridano e Medoro, per
vendicare la morte di Dardinello ucciso da Rinaldo, si recano nellaccampamento cristiano (canto
18). Mentre il primo ucciso, il secondo si trascina, gravemente ferito, in un bosco, dove Angelica,
colpita da una freccia di Amore, si innamora perdutamente di lui: i due partono per il Catai. La
nave di Astolfo e di altri guerrieri approda in una citt di donne assassine, che li sottopongono ad
una serie di prove per aver salva la vita (canto 19). Con laiuto di Guidon Selvaggio, i cavalieri
fuggono in nave, mentre Astolfo suona il suo corno magico, che mette in fuga tutti i nemici (canto
20). Zerbino ed Ermonide si scontrano a duello, e questultimo racconta la sua storia (canto 21).
Astolfo entra nel castello di Atlante e ne spezza lincantesimo: Bradamante e Ruggiero possono cos
riunirsi. I due poi si scontrano con il malvagio Pinabello, e nella battaglia i due si separano di nuovo
(canto 22).
Canti 23-26
Mentre Bradamante torna verso la natia Vallombrosa, Orlando salva Zerbino dalla morte e poi si
scontra con Mandricardo. Inseguendolo, scopre in un bosco delle incisioni che celebrano lamore
di Angelica e Medoro. Avuto conferma da un pastore di ci che avvenuto, Orlando impazzisce
damore (canto 23). Zerbino giunge nei luoghi devastati dalla rabbia folle di Orlando e, dopo uno
scontro con Mandricardo (che si impossessato della spada del paladino), muore tra le braccia
dellamata Isabella. La donna vorrebbe suicidarsi, ma un eremita la convince a ritirarsi in un
monastero. Mandricardo e Rodoonte si scontrano per il possesso di Doralice (canto 24). Ruggiero,
che vuole battezzarsi e sposare Bradamante, salva dalla morte Ricciardetto, fratello di lei e di
Rinaldo (canto 25). Ruggiero, Rodomonte e gli altri guerrieri pagani tornano a Parigi, dove fanno
indietreggiare lesercito di Carlo ma, per lazione di Superbia e Discordia, sorgono subito conflitti
tra Mandricardo, Ruggiero, Rodomonte e Marfisa, guerriera pagana (canto 26).
Canti 27-30
Proseguono i duelli tra i quattro campioni saraceni per capire chi sia il pi valoroso, e Doralice alla
fine sceglie Mandricardo quale proprio amante, scatenando lira di Rodomonte (canto 27).
Rodomonte si ferma da un oste, che lo intrattiene su un apologo sulla scarsa fedelt femminile. Il
mattino successivo, Rodomonte incontra Isabella e il monaco che lha accolta dopo la morte di
Zerbino (canto 28). Il guerriero saraceno, ubriacatosi, causa la morte di Isabella, che aveva fatto
voto di castit; il pagano costruisce cos un sepolcro in suo onore e lo difende da tutti i cavalieri che
passano di l, sottraendo loro le armi. Al sopraggiungere di Orlando, lo scontro tremendo, ed
entrambi cadono nel fiume. Orlando raggiunge la Spagna, da dove Angelica e Medoro stanno per
partire per loriente. La donna pu sfuggire alla follia di Orlando solo indossando lanello fatato. Il
paladino, del tutto impazzito, parla con la cavalla di lei come se fosse una persona reale (canto 29).
Orlando devasta Malaga, raggiunge Gibilterra e da l lAfrica a nuoto. Nel campo pagano, si
scontrano Ruggiero e Mandricardo per il possesso di Durindana e dellinsegna con laquila bianca:
il primo resta gravemente ferito, il secondo viene ucciso (canto 30).
Canti 31-34
Rinaldo, con un gruppo di guerrieri cristiani, attacca i saraceni e compie una strage (canto 31). A
Bradamante sono riportate le dicerie secondo cui, durante la convalescenza, Ruggiero e Marfisa si
sono innamorati; la donna parte cos per riunirsi allesercito di Carlo (canto 32). Gradasso e
Rinaldo si scontrano per il possesso di Durindana e del cavallo Baiardo. Astolfo, in Etiopia,
combatte con lippogrifo contro le arpie (canto 33). Astolfo, inseguendo le arpie, giunge sulla Luna,
dove ammira la bellezza del paradiso terrestre e incontra san Giovanni, che gli racconta della follia
di Orlando e lo manda a recuperare lampolla con il suo senno (canto 34).
Canti 35-38
Bradamante incontra Fiordiligi. donna di Brandimarte tenuto prigioniero da Rodomonte; in un
duello con lui lo sconfigge grazie ad una lancia magica, che disarciona qualsiasi nemico. La
donna, gelosa dei presunti amori di Ruggiero, lo sfida a duello, sconfiggendo altri cavalieri saraceni
(canto 35). Dopo Marfisa, Bradamante si scaglia contro Ruggiero, ma la guerriera pagana si rigetta
anchessa nella mischia. La voce del mago Atlante, morto per il senso di colpa per non aver
protetto a dovere Ruggiero dalla profezia sul suo destino, rivela che la guerriera e Ruggiero sono
fratelli e discendenti della stirpe troiana. Essende re Agramante lassassino di loro padre, Ruggiero
promette che abbandoner i saraceni e si convertir alla fede cristiana (canto 36). Ruggiero,
Marfisa e Bradamante vendicano le crudelt inflitte alla popolazione da re Manganorre (canto 37).
Astolfo attraversa lEtiopia e, secondo le indicazioni dellapostolo Giovanni, trasforma dei sassi in
soldati semplicemente lanciandoli dalla cima di un colle: il nuovo esercito mette in crisi i pagani,
che propongono cos di risolvere la guerra in un duello tra Ruggiero e Rinaldo (canto 38).
Canti 39-42
Per interrompere la contesa (che in ogni caso sarebbe motivo di lutto per Bradamante), la maga
Melissa, trasformatasi in Rodomonte, chiede a re Agramante di porre fine al duello e di attaccare i
cristiani col suo esercito. Sopraggiunge Astolfo dallEtiopia e pure i cavalieri prima imprigionati da
Capitolo 6 Macchiavelli
Sintesi il Principe di Macchiavelli
- Capitolo 1
Traccia una sintesi rapidissima di tutta la trattazione. Distinte le forme di governo in repubbliche e
principati, viene brevemente delineata la tipologia dei principati. Possono essere ereditari oppure
nuovi, e questi a loro volta possono essere del tutto nuovi oppure misti, cio formati dallaggiunta di
nuove conquiste a un nucleo preesistente. I nuovi domini vengono a loro volta suddivisi fra quelli
gi abituati a vivere sotto un principe e quelli abituati ad essere liberi. Infine vengono elencati i
mezzi per realizzare la conquista, le armi altrui o quelle proprie, la fortuna o la virt.
- Capitolo 2
Si apre con un riferimento implicito al primo libro dei discorsi dove era stata trattata lanalisi delle
repubbliche, per dichiarare che in questopera di occuper solo di principati. Accenna agli stati
ereditari, pi facilmente conservabili dei nuovi, a meno che non intervenga qualche forza
straordinaria. Basta continuare lungo la linea seguita dagli antenati e temporeggiare con le possibili
rivolte, e qualora dovesse perdere il governo, lo riacquister non appena una disgrazia qualsiasi si
abbatta sul nuovo occupatore.
- Capitolo 3
Difficolt del principato nuovo che gli uomini cambiano volentieri signore credendo di
migliorare: l'esperienza li delude. Probabilit maggiori di successo alla seconda conquista. I
principati misti sono facili a mantenersi purch si spenga il sangue dell'antico signore e non se ne
alterino le istituzioni. I principati lontani e disformi di lingua e costumi per mantenerli occorre
fortuna e industria: necessario che il principe vi risieda; che vi mandi colonie; che si faccia amici
meno potenti senza accrescere troppo il loro potere.
- Capitolo 4
Perch tutta lAsia, alla morte di Alessandro, non si ribell ai suoi successori? I Principati si
governano in due modi diversi: 1.Principe e Servi, cio i Servi aiutano il Governo del regno per
concessione del Principe 2.Principe e Baroni, cio i Baroni aiutano il Governo del regno non per
concessione, ma per nobilt. I Baroni hanno Stati propri e sudditi propri all'interno dei confini del
regno del Principe. Lo Stato di tipo 1) quello che ha il Principe con maggiore autorit perch non
c nessun altro superiore a lui e tutti obbediscono solo a lui e a nessun altro, se non come Ministri.
Si vede bene allora che pi difficile conquistare lo Stato di tipo 1) ma, una volta vinto, si ha
grande facilit a mantenerlo. Perch difficile corrompere i suoi sudditi, essendo questi molto
obbligati. Ma una volta vinto ed estinta la sua stirpe, non si deve temere daltri. Negli Stati di tipo 2)
avviene il contrario: si puoi entrare e acquistarvi la amicizia di un Barone, specialmente se c del
malcontento, e questo ti pu spianare la strada alla conquista. Ma una volta vinto (facilmente)
estremamente difficile mantenere il regno: non basta estinguere la stirpe regale, perch ci saranno
sempre Baroni che alzeranno la testa. Ognuno ha i suoi desideri, e non potendo accontentarli tutti, si
perder quello Stato. Di che natura era il regno di Dario di Persia? Della specie 1) perci ad
Alessandro occorsero tutte le sue forze durto per conquistarlo. I successori di Alessandro lo
avrebbero potuto tenere in tutta tranquillit se non fossero nate delle discordie che alla fine lo
smembrarono.
- Capitolo 5
Ci sono tre modi di governare questo tipo di Principati: 1.Distruggerli 2.Andare ad abitarci
3.Lasciarli vivere secondo le loro leggi, ma tenendoci una oligarchia legata al Signore. Il migliore
metodo sarebbe il 1) perch chi diviene padrone di una citt abituata ad essere libera, e non la rende
totalmente obbligata, prima o poi deve aspettarsi la ribellione. Perch i vecchi ordinamenti, anche se
molto vecchi, non si dimenticano. Quando le citt sono abituate a vivere sotto una stirpe e questa
viene spenta, il nuovo Principe con pi facilit pu guadagnarsi la loro fedelt, perch non hanno
pi lappoggio del vecchio Principe, non trovano laccordo per eleggerne uno fra loro e perci sono
pi lenti alla ribellione. Nelle repubbliche maggiore lodio, la vendetta; e vi sempre la memoria
dellantica libert: la via pi sicura per possederle ancora il 1). o anche il 2).
- Capitolo 6
Illustra la situazione di coloro che al principato pervengono con virt e armi proprie. Si avvia la
discussione sui principati del tutto nuovi, sia per dinastia che per tipo di governo. Lattenzione si
sposta dalla classificazione dei principati alla corretta azione politica per conquistare uno stato
nuovo. Occorre per questo ispirarsi ai grandissimi esempi di Mos, di Ciro, Romolo e Teseo che
seppero istituire nuovi ordini. Come esempio negativo viene indicato Savonarola che non ricorse
alluso della forza, necessario per istituire nuovi ordinamenti. Infatti il capitolo si caratterizza per
lappello a riconoscere limportanza della violenza in campo politico.
- Capitolo 7
Chi conquister lo stato con la fortuna e le armi altrui lo far facilmente, ma lo manterr con
grandissime difficolt. Questo tipo di stato paragonato a un albero cresciuto troppo in fretta, privo
delle radici e vulnerabile alla prima tempesta. Esempio di stato acquistato con la fortuna Cesare
Borgia, indicato come modello per chi voglia conquistare e mantenere un principato, ma fondandosi
sulla fortuna e le armi altrui, anchegli ruina. Con linganno era riuscito ad eliminare i capi orsini a
Senigallia e aveva fatto uccidere il proprio luogotenente, Ramiro de Lorqua, aveva cercato di essere
previdente e per fare eleggere un papa non ostile come successore al padre tent di ingraziarsi
laristocrazia romana e di controllare il collegio dei cardinali, tent di conquistare la toscana per
realizzare un vasto stato centroitaliano. Ma la morte del padre e la sua malattia si opposero e il suo
tentativo fall. Lunico suo errore fu lelezione a Papa di Giulio. Perch non potendo creare un Papa
a suo modo, poteva almeno sceglierlo e non doveva acconsentire che uno di quei Cardinali che
aveva offeso diventasse Pontefice. Chi crede che nuovi benefici facciano dimenticare le offese
ricevute, sbaglia.
- Capitolo 8
Si prende in considerazione il principato governato esclusivamente con la crudelt, come nei casi di
Agatocle tiranno di Siracusa e di Oliverotto da Fermo: la condanna della gratuita crudelt viene
pronunciata non in base a norme etiche, ma alla diminuzione del consenso che produce. Riflessioni
sull'efficacia politica della crudelt: essa bene usata se risponde a una reale necessit di sicurezza
e non si protrae nel tempo, male usata se praticata come sistema e il principe finisce per diventare
un tiranno.
- Capitolo 9
Si contrappone al precedente in quanto si analizza il caso in cui un privato diventi principe perch
nominato dai concittadini. Si ascende a questo titolo col favore del popolo o col favore dei grandi,
perch in ogni citt ci sono queste due tendenze diverse, le quali nascono da questa considerazione,
che il popolo non desidera n essere comandato, n oppresso dai grandi, mentre i grandi desiderano
comandare e opprimere il popolo. Chi arriva al potere col favore dei grandi lo mantiene con pi
difficolt di chi gode del consenso popolare e questo viene ripreso nella confutazione del luogo
comune che chi fonda sul popolo fonda sul fango. invece il principato assoluto ad essere
sconsigliato rispetto a quello civile.
- Capitolo 10
Nellesaminare le qualit dei Principati si distingue il Principe che indipendente nella milizia da
altri (1) e il Principe che invece ha sempre bisogno dellaiuto di altri (2). I Principi appartenenti al
tipo (1) possono radunare un esercito adeguato e sostenere una battaglia campale con chiunque. I
Principi appartenenti al tipo (2) non possono sostenere battaglie campali, ma hanno necessit di
rifugiarsi dentro le mura e farsi difendere da esse. L'Autore esorta questi Principi a fortificare le loro
citt e non preoccuparsi del contado circostante.
- Capitolo 11
Tratta dei principati ecclesiastici , che fondano la propria forza sulla religione. Si acquistano per
virt o per fortuna e si mantengono senza n luna n laltra perch sorretti e convalidati dai dogmi
antichi della religione che sono cos forti che fanno mantenere al Principe lo Stato in qualsiasi modo
Egli lo governi. Questi Principi sono gli unici ad avere Stati e a non difenderli, ad avere sudditi e a
non comandarli. Machiavelli ironizza contro lo stato della Chiesa, gi denunciato nei discorsi come
responsabile della disunione dItalia e dice che questo tipo di stato posto fuori dal campo di
indagine perch retto da ragioni superiori, a cui la mente umana non arriva.
Capitoli 12-14 dedicati allordinamento militare e volti a contrastare la tesi favorevoli alle truppe
mercenarie, in favore delle armi proprie.
- Capitolo 12
Gli eserciti possono essere dei seguenti tipi: (A) Proprio (B) Mercenario (C) Ausiliario (D) Misto. I
tipi (B) e (C) sono inutili, anzi pericolosi, perch i loro componenti sono spesso disuniti, ambiziosi,
senza disciplina, infedeli. Uno Stato non si potr mai reggere su di essi perch essi non hanno altro
amore che quel poco di denaro che ottengono, e ci non basta perch i soldati vogliano offrire la
loro vita per te. Essi vogliono essere tuoi soldati in tempo di pace, ma andarsene in tempo di guerra.
- Capitolo 13
Le milizie ausiliarie, anche queste inutili, sono quelle per le quali si chiama un potente vicino in
aiuto. Queste milizie possono anche essere sufficienti, ma danneggiano alla fine colui che le ha
chiamate perch se, si vince, si resta prigioniero di loro. Queste milizie sono pi pericolose delle
mercenarie, perch queste sono unite e compatte e ubbidienti a un solo capitano. Un Principe savio
si sapr rivolgere alle proprie milizie, perch non giudicher essere vera vittoria quella acquistata
con le milizie altrui. Anche le armi miste, sebbene superiori sia alle mercenarie che alle ausiliarie,
sono dannose e di molto inferiori alle proprie. La ragione prima della rovina dellImpero Romano?
Lassunzione di soldati Goti. L'Autore conclude dicendo che chi non ha milizie proprie non ha di
norma uno Stato sicuro, perch tutto nelle mani della sola fortuna e non della virt che nelle
avversit lo possa efficacemente difendere.
- Capitolo 14
La ragione prima della perdita di uno Stato non conoscere larte della guerra, e quello che li fa, al
contrario, acquistare esserne pratico. Il Principe deve esercitarsi sempre nella guerra, pi in pace
che in guerra: ci lo pu fare in due modi: con la mente (1) o con le opere (2). (1) Il Principe deve
leggere le storie antiche e meditare le azioni di antichi uomini eccellenti, esaminare i motivi delle
vittorie e delle sconfitte per potere imitare le vittorie e sfuggire le sconfitte. Il Principe in pace non
deve stare mai ozioso, ma star preparato alle avversit. (2) Tenere sempre ben esercitata la milizia,
star sempre a caccia, a simulare azioni di guerra.
Capitoli 15-23 trattano le qualit e le accortezze necessarie a un principe per governare.
- Capitolo 15
Inizia la riflessione riguardante la prassi politica e termina quella sulle tipologie dei principati e
sulle modalit di conquista. Machiavelli si contrappone agli specula principis per il richiamo alla
verit effettuale. Il principe deve saper essere buono o non buono a seconda della necessit. In
ambito di prassi politica ci che a volte qualit pu diventare vizio, da respingere il catalogo
delle qualit da perseguire e dei vizi da respingere. Il vizio usato per difendere lo stato una
necessit collettiva e quindi coincide con la sicurezza e il benessere dello stato stesso, la virt
morale usata a sproposito risultano rovina.
- Capitolo 16
Apre la rassegna delle doti individuali necessarie al principe per dirigere lo stato. Il primo problema
affrontato se sia pi utile essere liberale o parsimonioso. La liberalit la disponibilit a spendere
con noncuranza, ma Machiavelli suggerisce la parsimonia, con la quale si evita di sperperare le
ricchezze dello stato e quindi di opprimere fiscalmente i sudditi. La parsimonia finir per farlo
apprezzare da molti, dal popolo, e sar pi efficace della liberalit che soddisfa solo i pochi che
possono godere dei benefici. Le azioni del principe sono quindi rapportate al problema del
consenso.
- Capitolo 17
Il tema affrontato se sia pi utile la crudelt o la piet, essere amati o temuti. Si vorrebbe essere
entrambi ma, siccome difficile, meglio essere temuti perch gli uomini sono di questa natura:
mentre gli fai del bene e in tempo di pace sono pronti ad offrire la loro vita per te, quando arrivano
le avversit si ribellano. Un Principe deve farsi temere fuggendo per lodio, e lo far stando attento
alla roba daltri, perch gli uomini dimenticano presto la morte del padre piuttosto che la perdita del
loro patrimonio. Il principe savio deve saper utilizzare la crudelt ed essere temuto, e saper evitare
di incorrere nellodio, che mina il consenso ed pericoloso per la stabilit dello stato.
- Capitolo 18
Parte dal rovesciamento secondo cui la fedelt e la lealt sono virt lodevoli. Ci sono due modi di
combattere: con la legge (modo proprio delluomo), o con la forza (modo proprio delle bestie). Ma
siccome il primo molte volte non basta, occorre ricorrere al secondo. Ad un Principe necessario
sapere usare la bestia e luomo. E siccome il Principe deve saper bene usare la parte animale, deve
prendere di questo la qualit della volpe e del leone, immagini dellastuzia e dellimpeto violento,
con i quali possibile evitare i tranelli e vincere la violenza degli avversari. Perci un Principe
savio non deve essere fedele se tale fedelt gli ritorna contro, perch siccome gli uomini non la
porterebbero bene a lui, anche lui non la deve portare a loro. Della natura di volpe necessario
prendere il saper ingannare gli uomini. Ad un Principe non necessario avere tutte lequalit, piet,
fedelt, umanit, lealt, ma sembrare di averle. Anzi, avendole tutte, gli sono dannose, ma parendo
di averle, tornano invece utili. Se lo sei non ti puoi mutare col cambiamento della sorte, ma se lo
fingi soltanto, puoi temporeggiare e destreggiarti. E in generale gli uomini giudicano pi in
apparenza che in sostanza perch ognuno sa vedere quello che sembri, ma pochi sentono quello che
sei in realt e quei pochi non osano dire li contrario, mettendosi contro la maggioranza. In questo
capitolo la realt dellesperienza viene contrapposta allidealismo e al moralismo dei precedenti
trattati. Per far fronte allimprevedibile variet delle situazioni storiche il principe deve essere
disposto a ricorrere agli strumenti dellanimalit come inganno e astuzia. Fare ci e violare la
morale una dura necessit della politica per Machiavelli quindi inutile fingere che non si tratti di
male quello che siamo obbligati a compiere per la sicurezza e il benessere dello stato.
- Capitolo 19
Riassunto di tutte le caratteristiche che un principe deve avere per farsi ben volere: non deve
appropriarsi delle cose del popolo, non deve essere superficiale, ma deve apparire coraggioso,
grande e con molta forza di carattere. Qualora non offrisse questa immagine di s, deve avere due
paure: i sudditi e le potenze straniere. Dalle congiure l'unico aiuto pu venire dal popolo, in quanto
non sempre i congiurati rispecchiano il volere di tutti, invece per sconfiggere un nemico devi
possedere un buon esercito. Il Principe deve tenere in poco conto le congiure quando il popolo gli
fedele, ma quando gli nemico deve temere di qualsiasi persona.
- Capitolo 20
Si parla di quanto possa essere utile disarmare i sudditi o alimentare le fazioni popolari o costruire
fortezze. Il disarmo dei sudditi si pu rivelare positivo quando si di fronte a un principe nuovo con
un nuovo principato, invece quando un principe conquista un provincia necessario disarmarla,
escludendo naturalmente quelli che sono stati dalla tua parte, ma col tempo indebolendo anche
quest'ultimi. Passando alle fazioni, per l'autore, le divisioni interne non sono state mai qualcosa di
positivo, anzi rendono le citt pi fragili di fronte al nemico. Continuando con le fortezze dice che
chi ha pi paura del popolo che dei nemici costruisce fortezze, chi il contrario non le costruisce e
ribadisce dicendo che la fortezza pi sicura il non essere odiati dal popolo.
- Capitolo 21
Parla ancora di come un principe possa dare una buona immagine di s. In politica interna deve
essere deciso, deve premiare o castigare in maniera esemplare. In politica estera deve farsi
ammirare e deve stupire i sudditi con grandi imprese come Ferdinando d'Aragona, ma soprattutto
deve sempre schierarsi a favore di qualcuno e mai restar neutrale. Molto importante anche la
scelta dei ministri. Si nota da questa selezione l'intelligenza di un signore. Questi ministri devono
essere cos devoti al loro signore da pensare prima a lui che a loro stessi e se un principe ha la
fortuna di trovarne uno cos se lo deve mantenere con doni e elogi.
- Capitolo 22
Riguardo a come il principe debba scegliere i collaboratori e come lavorarci. C un modo
infallibile per conoscere le qualit di un ministro: quando vedi il Ministro pensare pi a s che a te,
ricercando in ogni azione lutile suo, questo non sar mai un buon Ministro. Ma daltra parte il
Principe, per tenerselo obbligato, deve pur pensare al Ministro onorandolo e facendolo ricco.
Principe e il Ministro devono avere fiducia luno dellaltro; altrimenti sar sempre dannoso, o per
luno o per laltro.
- Capitolo 23
Parla degli adulatori. Un principe deve fidarsi solo di poche persone sincere e veritiere che avr
scelto all'interno del suo Stato. Solo queste dovr ascoltare, e comunque la sua virt non dovr
essere sostituita da quella di consiglieri e cortigiani e l'ultima decisione spetter sempre a lui. Infatti
i buoni consigli da qualsiasi persona vengano, devono nascere dalla prudenza del Principe, e non la
prudenza del Principe dai buoni consigli.
- Capitolo 24
Se il principe seguir tutte le indicazioni suggeritegli far sembrare antico il suo stato nuovo,
conferendogli la stessa stabilit degli stati ereditari. Se si considerano le ragioni per cui in Italia i
Principi hanno perso si trover che, in primo luogo, non hanno saputo amministrare le loro armi, poi
che avranno avuto nemici fra il popolo. Perci questi Principi non accusino la sorte di un brutto tiro,
ma la loro stessa ignavia, perch non pensarono mai nei tempi di pace che quelli possano mutare e
quando vennero le avversit pensarono a fuggire e non a difendersi, sperando che i popoli,
infastiditi dai vincitori, li richiamassero.
- Capitolo 25
La fortuna arbitra di met delle azioni umane mentre l'altra met resta nelle mani degli uomini;la
fortuna paragonata ad un fiume rovinoso che allaga le pianure e distrugge gli alberi e le case,
quindi sconvolge lordine sociale come la peste per Boccaccio: gli uomini previdenti devono
disporre per tempo gli argini. LItalia, contrariamente alle monarchie europee, appare come una
pianura priva di ogni difesa e riparo. Tuttavia si possono vedere principi salire al potere o rovinare
senza che essi abbiano modificato il proprio comportamento, Machiavelli ricorre alla mutevolezza
continua delle circostanze storiche e della fortuna, quindi non ruina colui che riesce a mettersi in
sintonia con la qualit dei tempi, con la specificit della storia in cui vive. Se vero che la fortuna
mutevole mentre la natura umana immodificabile, quindi gli uomini sono destinati a fallire non
appena natura e fortuna discordano, tuttavia lautore si oppone ad ogni forma di rassegnazione e
fatalismo, anche perch la fortuna donna, perci si lascia vincere da chi giovane, deciso e
coraggioso.
- Capitolo 26
Si accosta allo stile dellesortazione. Le condizioni attuali sono favorevoli a rendere degno di onore
un principe nuovo e linvocazione rivolta ai Medici perch si mettano a capo della redenzione
dellItalia. Per imitare gli uomini eccellenti che liberarono i loro paesi occorre prima di tutto dotarsi
di armi proprie e cercare di sconfiggere le fanterie svizzere e spagnole, che hanno anche loro un
punto debole. assegnato il compito di chiudere il trattato con speranza profetica ai versi della
canzone di Petrarca AllItalia. Il capitolo si stacca dagli altri per il tono vibrante e appassionato,
al contrario della procedura logica e deduttiva.
Il testo integrale del Principe di Macchiavelli al link:
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_4/t324.pdf
essere data a Rinaldo. Si diffonde intanto la notizia del ritrovamento del cadavere di Rinaldo e la
furia Aletto sobilla Arginano ad accusare Goffredo della morte dell'eroe. Scoppia un tumulto che
Goffredo riesce a domare con l'aiuto di un angelo guerriero.
Canto IX - Solimano assale il campo cristiano aiutato da Clorinda e Argante, si scatena una grande
battaglia alla quale partecipano le forze infernali, che Goffredo, con l'intervento provvidenziale
dell'arcangelo Michele, riesce a scacciare, e con l'arrivo dei cinquanta guerrieri prigionieri di
Armida, tra cui Tancredi liberato da Rinaldo erroneamente creduto morto, mette in fuga i saraceni.
Canto X - II mago Ismeno conduce su un carro nella reggia di Aladino lo sconfitto Solimano. Nel
campo crociato i cinquanta guerrieri raccontano la loro prigionia nel castello di Armida e la
liberazione ad opera di Rinaldo.
Canto XI - I cristiani per propiziarsi il favore del cielo fanno una processione sul monte Oliveta.
Goffredo ordina l'assalto di Gerusalemme, che viene sospeso per il sopraggiungere della notte.
Canto XII - Nella notte Clorinda e Argante incendiano la grande torre mobile usata dai cristiani
come mezzo d'assalto. Durante l'azione Clorinda viene affrontata e uccisa in duello da Tancredi, che
la riconosce dopo averla ferita a morte e ha solo il tempo di darle il battesimo ch'ella chiede. Il
vecchio tutore Arsete le aveva infatti rivelato le sue origini cristiane.
Canto XIII - Ismeno getta un incantesimo nella selva di Saron, che fornisce ai cristiani il legno per
le macchine da guerra. I cavalieri cristiani non riescono a superare i fantasmi che popolano il bosco
e le loro forze sembrano insufficienti. Una terribile siccit aggrava la situazione. Goffredo invoca
l'aiuto di Dio che manda la pioggia.
Canto XIV - Dio manda a Goffredo una visione indicandogli in Rinaldo il guerriero capace di
sciogliere gli incantesimi della selva. Carlo e Ubaldo sono mandati in cerca di Rinaldo. Il mago
cristiano di Ascalona racconta loro dell'amore di Rinaldo e Armida.
Canto XV - Sulla nave della Fortuna essi varcano le colonne d'rcole e giungono alle isole
Fortunate nel mezzo dell'Oceano, dove Rinaldo e Armida vivono dimentichi di tutto nel castello
della maga al cui centro v' un giardino di eterne delizie. Carlo e Ubaldo guidati dal mago di
Ascalona vincono mostri e insidie dei sensi e arrivano nel palazzo di Armida.
Canto XVI - Qui trovano Rinaldo schiavo d'amore, al quale mostrano la sua immagine riflessa nello
scudo adamantino che ha dato loro il mago di Ascalona. La semplice immagine della sua
degradazione e pochi rimproveri bastano a far ravvedere l'eroe che lascia il giardino incantato. Non
valgono le preghiere e le seduzioni di Armida, che sola e disperata resta sulla spiaggia dell'isola e
poi per vendicarsi raggiunge l'esercito egiziano che a Gaza si prepara all'attacco decisivo contro i
cristiani.
Canto XVII - Armida giunge a Gaza e chiede aiuto al califfo d'Egitto. Rinaldo riceve dal mago di
Ascalona una nuova armatura e da Carlo la spada del re Sveno.
Canto XVIII - Tornato al campo, Rinaldo confessa le proprie colpe a Pier l'Eremita che gli impone
un rito di purificazione sul monte Olivete. Purificato, Rinaldo pronto a sciogliere gli incantesimi
della selva di Saron. I cristiani possono ora preparare nuove macchine e con esse l'assalto finale a
Gerusalemme. Inviano nottetempo nel campo egizio in avanscoperta la spia Vafrino e all'alba
sferrano l'attacco che si conclude con l'ingresso dei crociati in citt.
Canto XIX - Tancredi e Argante si fronteggiano in un duello decisivo; il saraceno muore e il
cristiano sviene per le numerose ferite. Lo soccorre amorevolmente e lo salva Erminia. La battaglia
infuria dentro le mura della citt e Solimano e Aladino trovano riparo nella torre di David.
Canto XX - L'esercito egiziano giunge sotto Gerusalemme e all'alba del nuovo giorno Goffredo da
inizio alla battaglia finale. Rinaldo fa strage di nemici, uccide anche Solimano uscito dalla torre.
Ritrova Armida che vuole ucciderlo, ma poi fugge e tenta il suicidio. L'eroe la dissuade e si
riconcilia con lei invitandola a farsi cristiana. Lo scontro sempre pi cruento, anche Tancredi vi
partecipa. Raimondo da Tolosa espugna la torre di David e uccide Aladino. Quando Emireno, capo
dell'esercito egiziano ucciso da Goffredo, la battaglia ha termine. Goffredo pu porre il simbolo
della croce sulla citt riconquistata e raccogliersi in preghiera sul Santo Sepolcro.
Alla promessa assistono Smeraldina, giovane serva di Clarice a casa di Pantalone e Brighella,
locandiere veneziano che fa da testimone. Inaspettatamente, nella scena irrompe Truffaldino, il
giovane servo venuto per annunciare il suo padrone; si tratta proprio di Federigo Rasponi, venuto in
Venezia per incontrare la sua futura sposa e per chiarire gli affari sulla dote della ragazza. In realt,
colui che si presenta in casa degli allibiti personaggi Beatrice Rasponi, sorella del defunto in vesti
da uomo, per poter andare in cerca di Florindo Aretusi, suo amante fuggito a Venezia in seguito al
colpo mortale inferto di sua mano proprio a Federigo e che lei sta inseguendo.
Brighella riconosce Beatrice ma non svela l'inganno dinanzi ai presenti e, anzi, sta al gioco
facendosi da garante per assicurare tutti che lo sconosciuto che si trovavano di fronte fosse proprio
Federigo Rasponi. Neanche Truffaldino, incontrato da Beatrice nel Bergamasco, sa nulla della vera
identit del suo padrone. Il suo unico obiettivo riempire la pancia, essendo perennemente
tormentato dalla fame e dall'ingordigia. Non soddisfatto del trattamento di Beatrice, che trascura gli
orari del pranzo e lo lascia spesso da solo, per uno scherzo del destino si trova a servire un altro
padrone, che si rivela essere Florindo Aretusi sotto il falso nome di Orazio Ardenti.
Beatrice e Florindo sono vittime delle bugie, dell'ingordigia e della scaltrezza dell'abile servitore e
si ritrovano alloggiati nella locanda di Brighella in cerca l'uno dell'altro. Per svincolarsi da
situazioni critiche, Truffaldino non fa altro che creare guai su guai. Per non farsi scoprire, addossa
tutte le responsabilit sul fantomatico Pasquale, servo che in realt non esiste. Anche quando
Beatrice e Florindo si rincontreranno, Florindo creder che il servitore di Beatrice sia Pasquale e
viceversa. Truffaldino soffre la fame, mente, corteggia, ama, finge di saper leggere, serve
acrobaticamente due padroni in stanze diverse, pasticcia la trama e la risolve, tutto ci mentre lo
pseudo-Federigo Rasponi complica la vita dei due amanti Silvio e Clarice e delle rispettive
famiglie.
La finzione di Truffaldino porta al culmine dell'imbarazzo nel momento in cui egli scambia il
contenuto di due bauli, uno di Beatrice e l'altro di Florindo. Il servitore deve giustificare a Beatrice
come mai sia entrato in possesso di lettere che appartengono a Florindo. A quest'ultimo, viceversa,
Truffaldino viene invece obbligato a spiegare perch ha con s un ritratto di propriet di Beatrice.
La scusa che Truffaldino racconta ad entrambi quella di avere ereditato questi oggetti da un
precedente padrone defunto.
Quando la situazione sembra irrimediabile, e Beatrice e Florindo minacciano di suicidarsi convinti
che i rispettivi amanti siano morti, Truffaldino riesce a risolvere ogni cosa. I due padroni innamorati
si ritrovano per caso e sono condotti a nozze, Clarice e Silvio con le rispettive famiglie si
riappacificano, non appena viene svelato l'inganno di Beatrice, Truffaldino e Smeraldina ottengono
il permesso di sposarsi. Il servo scaltro si svela solo per amore della servetta. "Ho fatto una gran
fadiga, ho fatto anca dei mancamenti, ma spero che, per rason della stravaganza, tutti si siori me
perdoner" e vissero tutti felici e contenti.
Il frappatore non c'e' riassunto
I due gemelli veneziani
Zanetto, figlio sciocco di un mercante cresciuto a Bergamo, si reca a Verona per incontrarsi con la
sua futura sposa, Rosaura, figlia del dottor Balanzoni. Zanetto ha un fratello gemello, Tonino, che
cresciuto a Venezia e che si distingue da lui perch dotato di grande intelligenza e fascino. Il caso
vuole che nello stesso periodo anche Tonino si trovi a Verona, poich deve incontrarsi con la sua
amante Beatrice, affidata alle cure dell'amico Florindo affinch la difenda dalla corte insistente di
un certo Lelio. Nel frattempo l'anziano Pancrazio, amico di Balanzoni, ha messo gli occhi su
Rosaura e cerca di convincerla a mandare a monte le nozze; allo stesso tempo Colombina, la serva
di casa Balanzoni, cerca di farsi dare in sposa al servitore di Zanetto, Arlecchino. Una serie di
coincidenze ed equivoci d luogo ad uno scambio fra i due gemelli Zanetto e Tonino, che si
ritrovano quindi al centro di varie peripezie.
L'uomo prudente non c'e' riassunto
La vedova scaltra
Rosaura Lombardi, una giovane e ricca vedova veneziana che vorrebbe risposarsi, ha quattro
pretendenti di quattro diverse nazionalit: milord Runebif (inglese), il cavalier Le Bleau (francese),
Don Alvaro di Castiglia (spagnolo), e il Conte di Bosco Nero (italiano). Ciascuno dei quattro le fa
una corte assidua. L'inglese le fa avere come regalo un diamante, il francese un ritratto, lo spagnolo
l'albero genealogico della sua famiglia, mentre l'italiano le invia una lettera d'amore con accenni di
gelosia. Per far recapitare i loro messaggi o regali, i pretendenti si servono dei rispettivi servitori
oppure di Arlecchino. Rosaura indecisa: trova l'inglese generoso, il francese galante, lo spagnolo
rispettabile, l'italiano appassionato. Decide pertanto di mettere alla prova i loro sentimenti
presentandosi a ciascuno di loro mascherata nelle vesti di una connazionale attraente e disposta
all'avventura amorosa. L'unico dei quattro che le risulter fedele sar il conte italiano, e pertanto il
matrimonio avverr con quest'ultimo. La commedia si conclude con Runebif e Le Bleau che si
congratulano col Conte, mentre Don Alvaro se ne va indispettito.
La putta onorata non c' riassunto
La buona moglie
Bettina, madre di famiglia, disperata perch da giorni suo marito, Pasqualino, lha abbondonata
sola in casa. A nulla sembrano servire gli sforzi e gli aiuti di sua sorella Catte e di suo suocero
Pantalone, che cerca di intervenire come pu.
Pasqualino, ingenuo e istigato dallamico Lelio, ha dato uno schiaffo a sua moglie e da allora resta
lontano da casa cercando di darsi alla bella vita. Ben presto per viene adescato in casa del
Marchese e della Marchesa che, ridotti sul lastrico, gli spillano parecchio denaro barando alle carte
oppure ottenendo prestiti da lui.
In seguito Pantalone, sulle tracce di suo figlio Pasqualino, lo trova in osteria mentre si sta dando ai
piaceri della vita e quasi riesce a rimetterlo in carreggiata. Tuttavia, allultimo momento, Lelio
interviene e lo convince con la sua malizia a mandare al diavolo il padre per preferire, ancora una
volta, una vita di divertimento e senza impegni.
Dal canto suo, Catte va a raccontare alla sorella che Pasqualino oramai avrebbe sperperato tutti i
suoi averi e che la Marchesa sarebbe la sua amante. A giudizio di Catte, a questo punto basterebbe
che Barbara andasse a letto con il Marchese, suo vecchio spasimante, per vendicarsi tanto di
Pasqualino quanto della Marchesa. Barbara crede alle esagerazioni della sorella, ma rifiuta
categoricamente questo tipo di soluzione.
Dopo che Catte ha cercato di intrecciare un rapporto con il Marchese, la situazione precipita:
quest'ultimo arrestato per via dei debiti non pagati, mentre Lelio viene ucciso in una rissa, per cui
Pasqualino comincia lentamente ad aprire gli occhi. Disperata e competamente priva di mezzi in
seguito all'arresto del marito, la Marchesa viene a chiedere aiuto a Barbara, che accetta
generosamente di ospitarla in casa sua nonostante l'opposizione di Catte e i torti subiti dalla
Marchesa.
Il ritorno a casa di Pasqualino introduce comunque il lieto fine: squattrinato, Pasqualino chiede
perdono al padre e alla indulgente Barbara, che felicissima per il ritorno a casa del marito e per
l'oramai insperato ripristino della vita familiare.
Il cavaliere e la dama
Dopo l'esilio del marito accusato di omicidio, Donna Eleonora, virtuosa signora dell'aristocrazia
napoletana, si trova a fare i conti con l'insistenza dei suoi spasimanti e i pettegolezzi dei maldicenti
che scommettono sui suoi cedimenti. Aiutata dal vecchio mercante Anselmo, Donna Eleonora
riuscir a trovare l'amore nel goffo cavaliere Rodrigo.
Tutte gli altri riassunti dell'opera di commedia goldoniana:
L'avvocato veneziano
Il padre di famiglia
La famiglia dell'antiquario
L'erede fortunata
Il teatro comico
Le femmine puntigliose
La bottega del caff
Il bugiardo
L'adulatore
Il poeta fanatico
La Pamela
Il cavaliere di buon gusto
Il giuocatore
Il vero amico
La finta ammalata
La dama prudente
L'incognita
L'avventuriere onorato
La donna volubile
I pettegolezzi delle donne
Il Molire
La castalda
L'amante militare
Il tutore
La moglie saggia
Il feudatario
Le donne gelose
La serva amorosa
I puntigli domestici
La figlia obbediente
I mercatanti
La locandiera
Le donne curiose
Il contrattempo o sia Il chiacchierone imprudente
La donna vendicativa
Il geloso avaro
La donna di testa debole
La cameriera brillante
Il filosofo inglese
Il vecchio bizzarro
Il festino
L'impostore
La madre amorosa
Terenzio
Torquato Tasso
Il cavaliere giocondo
Le massere
I malcontenti
La buona famiglia
Le donne de casa soa
La villeggiatura
La donna stravagante
Il campiello
L'avaro
L'amante di s medesimo
Il medico olandese
La donna sola
La pupilla
Il cavaliere di spirito o sia La donna di testa debole
La vedova spiritosa
Il padre per amore
Lo spirito di contraddizione
Il ricco insidiato
Le morbinose
Le donne di buon umore
L'apatista o sia L'indifferente
La donna bizzarra
La sposa sagace
La donna di governo
La donna forte
I morbinosi
La scuola di ballo
Gl'innamorati
Pamela maritata
L'impresario delle Smirne
La guerra
I rusteghi
Un curioso accidente
La donna di maneggio
La casa nova
La buona madre
Trilogia della villeggiatura
Le smanie per la villeggiatura
Le avventure della villeggiatura
Il ritorno dalla villeggiatura
La scozzese
Il buon compatriotto
Sior Todero brontolon o sia Il vecchio fastidioso
Le baruffe chiozzotte
Una delle ultime sere di carnovale
L'osteria della posta
L'amore paterno o sia La serva riconoscente
Il matrimonio per concorso
Trilogia di Zelinda e Lindoro
Gli amori di Zelinda e Lindoro
La gelosia di Lindoro
L'inquietudini di Zelinda
Gli amanti timidi o sia L'imbroglio de' due ritratti
Il ventaglio
La burla retrocessa nel contraccambio
Chi la fa l'aspetti o sia I chiassetti del carneval
Il genio buono e il genio cattivo
Le bourru bienfaisant
Il burbero di buon cuore
L'avare fastueux
L'avaro fastoso
Il buon padre
La cantatrice
Capitolo 9 Beccaria
Il testo dei delitti e delle pene di Beccaria al link:
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_7/t157.pdf
Capitolo 10 Parini
Il testo delle Odi di Parini al link:
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_7/t199.pdf
Il testo del Giorno di Parini al link:
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_7/t365.pdf
Antefatto
Erope, che ama Tieste ed era gi stata a lui felicemente promessa in sposa, viene costretta dal padre
Cleonte - poi mandato a morte - a sposare suo fratello, il re Atreo. Quando per mancava un giorno
alle nozze Tieste ed Erope cedono alla passione, concependo un figlio. Atreo, saputa la cosa e con
l'animo pieno di rancore, sottrae il bambino alla madre e lo consegna ai custodi.
Atto I
Sono passati cinque anni: Erope strappa ai custodi il figlio muovendoli a piet. Conscia che il figlio
frutto della colpa vorrebbe ucciderlo e sottrarlo cos a un destino infame. La madre di Atreo e di
Tieste, Ippodamia, la convince per a consegnarle il bambino con la promessa di salvarlo.
Atto II
Intanto Tieste, che era stato mandato in esilio dal fratello, dopo cinque anni ritorna ad Argo spinto
dalla falsa notizia che Erope morta. Giunto ad Argo chiede alla madre di farlo incontrare con
Erope. Ippodamia lo nasconde nel tempio mentre sopraggiunge Atreo, che sostiene di voler
perdonare Erope e Tieste, nonostante i torti subiti. Ribadisce le sue intenzioni nel confronto con la
moglie, la quale tuttavia impetra la morte, unica via d'uscita per lei, tormentata dai sensi di colpa e
non disposta a lasciare la sua vita e quella del figlio nelle mani di un uomo aborrito e malvagio.
Atto III
Ippodamia ed Erope convincono Tieste, al quale rivelano la nascita del figlio, a fuggire, ma Atreo
sopraggiunge e avendo compreso dal pianto della madre che il fratello nascosto nella reggia, la fa
circondare dai soldati armati.
Atto IV
Erope e Tieste, durante la notte, s'incontrano nel tempio. Tieste vuole uccidere il fratello ma la
donna lo prega ancora una volta di fuggire e di non tentare un gesto sconsiderato che metterebbe in
pericolo, oltre all'amato, anche il figlio. Tieste per non si placa; posseduto dalla rabbia e colto da
una tremenda visione - un' ombra gigante col sangue che le sgorga dalla bocca -, si avventa
contro il fratello appena lo vede uscire dalla reggia. Atreo, vigile, lo previene consegnando alle
guardie Tieste ed Erope. Ippodamia, saputo quanto successo, accorre ma invano domanda al figlio
Atreo qual la sorte destinata al fratello.
Atto V
Atreo, che deciso a vendicarsi, chiama al suo cospetto Erope e Tieste il quale dichiara di preferire
la morte piuttosto di rinunciare ad Erope. Ippodamia intanto prega disperatamente il crudele figlio
di risparmiare Tieste e di avere piet. Atreo allora finge di esaudirla e abbracciato il fratello gli offre
una coppa. Tieste l'avvicina alle labbra ma si accorge che essa non contiene vino ma il sangue del
figlioletto che Atreo ha ucciso e fatto svenare. Allora, in un impeto di dolore e maledicendo il
fratello, si uccide. Erope invasa da tale dolore che cade a terra tramortita
informato che Lucia a Milano da donna Prassede, lascia Bergamo. Arriva in citt quando il
contagio al colmo. Scambiato per un untore si salva saltando su un carro di monatti che lo portano
al Lazzareto. Qui ritrova padre Cristoforo, che si prodiga per i malati nonostante sia anch'egli vicino
alla fine, don Rodrigo morente e finalmente Lucia. L'ultimo ostacolo alla felicit dei due giovani
il voto di castit pronunciato da Lucia nel terrore della prigionia al castello dell'Innominato. Padre
Cristoforo scioglie la giovane dalla sua promessa, che per quanto nobile e sincera, era stata fatta in
un momento di grande agitazione e senza tener conto che lei s'era gi promessa a Renzo. Una
pioggia purificatrice segna la fine dell'epidemia. Tornati al paese, Renzo e Lucia sono sposati da
don Abbondio. Dopo il matrimonio si trasferiscono altrove. Li attendono le normali difficolt della
vita, che pi maturi e consapevoli sapranno affrontare.
Il testo dei Promessi Sposi al link:
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t337.pdf
Le Poesie di Manzoni sono al link:
https://www.google.it/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&ved=0CCEQFjAAahUKEwik5Ly8y_IAhWH0xoKHRSMDvE&url=http%3A%2F%2Fwww.liberliber.it%2Fmediateca%2Flibri
%2Fm%2Fmanzoni%2Ftutte_le_poesie%2Fpdf
%2Ftutte__p.pdf&usg=AFQjCNFaqbI7JvvwUEqdm0JwxlORphgBCg&
Capitolo 13 Leopardi
Capitolo 14 Verga
Storia di una capinera Verga
La pagina introduttiva spiega il perch della scelta del titolo. La storia narrata, di una giovane
costretta dalla famiglia a scegliere la vita monacale, viene paragonata alla vicenda di una
povera capinera, rinchiusa in una gabbia, muore di dolore e malinconia per la libert perduta.
La protagonista, Maria, entrata in convento a soli sette anni, in seguito alla morte della madre,
una novizia destinata per volont della famiglia a una vita monacale.
La vicenda comincia a Monte Ilice, dove la famiglia di Maria (suo padre, la matrigna e i fratelli,
Giuditta e Gigi, nati dal secondo matrimonio del padre) si rifugiata per scampare all'epidemia di
colera che imperversava su Catania. Anche leducanda viene allora allontanata dal convento per
evitare il contagio e lascia temporaneamente, per la prima volta, il convento, a diciannove anni, per
trasferirsi con la famiglia in campagna dove la sua famiglia ha una casetta.
E un romanzo epistolare e la vicenda viene narrata attraverso le lettere che Maria scrive alla sua
amica Marianna, una consorella che durante il periodo dellepidemia si trasferisce anchella presso
la famiglia.
Nelle sue prime lettere Maria manifesta una gioia ed una felicit quasi infantile di trovarsi libera di
godere a pieno della bellezza della natura nella spensieratezza tipica della giovent che non aveva
mai vissuto in convento.
Ella trascorre le sue giornate correndo e saltando per i verdi prati ed intrattenendosi con la famiglia
insieme ai signori Valentini, ed i loro due figli, Annetta e Nino.
Al tempo stesso, Maria, dimostra paura e disagio per quella vita mondana nella quale si trova
improvvisamente: ha paura di ballare, trema se solo qualcuno la guarda, arrossisce per ogni parola
che i signori Valentini, vicini di casa e amici dei suoi, le rivolgono.
Col passare dei giorni tuttavia la vita fuori dal convento le appare cos sempre pi bella, pi degna
di essere vissuta: avere una famiglia, crescere dei figli, non sentirsi imbarazzata al cospetto di un
uomo.
Nello scenario rigoglioso della campagna siciliana, Maria scopre sensazioni ed emozioni mai
vissute prima, il piacere di passeggiare nei campi, di giocare, di godere della bellezza della natura
ed anche di provare la gioia dellamore, seppur pudicamente vissuta, per Nino, suo vicino di casa.
I sentimenti che lei prova per lui sono ricambiati; Nino si innamora dellingenuit e della semplicit
di Maria.
Fra due nasce l'amore, un amore fatato di sguardi, di sorrisi e parole non dette che, per in qualche
modo mette in allarme i suoi famigliari e la famiglia Valentini, perch Maria destinata, per
decisione della famiglia alla vita monacale, per non disperdere un patrimonio destinato ai due
fratelli pi giovani.
Maria, dopo qualche settimana felice, deve confessare a se stessa e a Marianna di essere attratta da
Nino ma non trova il coraggio di ribellarsi ai suoi familiari che l'hanno costretta a monacarsi. La
felicit di quei giorni, dunque, dura poco. Questa passione e la consapevolezza di essere destinata
alla clausura mettono in moto forti sentimenti di colpa, e inutilmente la ragazza tenta di negare a se
stessa quello che prova. Tutto ci le creer forti tensioni che la porteranno ad ammalarsi e ad
isolarsi.
Isolamento accentuato dalla matrigna che, resasi conto di quello che sta accadendo, la esclude da
feste e giochi e da ogni occasione di incontro con Nino.
Lunico sfogo di Maria sono le lettere a Marianna, sempre pi impetuose e disperate, divise tra
laccettazione del proprio destino ed il desiderio di amare e di essere amata.
I due giovani vengono completamente e definitivamente isolati. Le loro occasioni di incontro
vengono accuratamente evitate, e Maria, la cui malattia andr aggravandosi non potr pi rivedere,
Capitolo III: Di notte si scatena la tempesta. Tutti al villaggio pensano alla barca con il carico di
lupini e, pur criticando i Malavoglia nella bettola di suor Mariangela la Santuzza, poco dopo si
ritirano in chiesa a pregare. Zio Crocifisso vuole che padron Ntoni, davanti a testimoni, ammetta
che i lupini li ha presi a credito. Nel frattempo tutti i Malavoglia - in particolare la Longa,moglie di
Bastianazzo - si disperano. Il naufragio della Provvidenza, che preannuncia la rovina economica
della famiglia Toscano, viene raccontato in maniera indiretta, attraverso le voci e le reazioni di
questo coro popolare.
Capitolo IV: Sono passati tre giorni e ormai chiaro anche ad Aci Trezza che la barca e il suo carico
sono affondati e cheBastianazzo morto affogato. Alla commemorazione per Bastianazzo tutti si
interessano alla sventura dei Malavoglia (per compassione o per ineteresse) e ognuno ha qualcosa
da dire sulla loro situazione. Infatti i Malavoglia con la morte di Bastianazzo, il carico di lupini da
ripagare a zio Crocifisso e la Mena da maritare, per non parlare dellinfelice annata per colpa
dellassenza di pioggia, si trovano in grandi difficolt economiche. Nel frattempo, in paese si
intersecano le trame tra i personaggi per guadagnarsi un matrimonio vantaggioso.
Capitolo V: Alfio Mosca fa sapere a Mena che ha sentito che i Malavoglia, per far fronte ai
problemi economici, vogliono farla sposare a Brasi Cipolla, figlio di padron Fortunato, che
possiede barche, chiuse e vigne. Viene nel fratempo ritrovata sulla spiaggia la Provvidenza: la barca
distrutta ma si pensa di ripararla. Ntoni riesce ad ottenere la lettera di congedo e a tornare a casa
e il fratello Luca decide di partire per la leva al posto suo.
Capitolo VI: Ntoni, tornato ad Aci Trezza per aiutare economicamente la famiglia, scopre che Sara
di comare Tudda, la ragazza che egli amava, si sposata con un vedovo. Tutti Malavoglia, nel
frattempo, si mettono a lavorare per ripagare il debito che viene provvisoriamente rimandato e che
lo zio Crocifisso, per non inimicarsi tutto il paese, finge di cedere il credito a Tino Piedipapera. Se
i Malavoglia (che lavorano assiduamente per riparare le perdite del naufragio) non ripagheranno il
debito, zio Crocifisso potr prendersi la barca e la casa del nespolo; tuttavia, un avvocato di citt cui
i Malavoglia si sono rivolti assicura che non devono nulla allusuraio, dato che non ci sono
documenti ufficiali e che la casa costituisce la dote della Longa (quindi non pu essere espropriata).
Tuttavia, padron Ntoni, per un superiore senso dellonore, vuole rispettare la parola data. La
Longa, convinta dallipocrita Don Silvestro (che odia Ntoni per faccende sentimentali), alla fine
rinuncia alla dote.
Capitolo VII: Luca Malavoglia parte per il servizio militare. Nel frattempo la Provvidenza
finalmente riparata da compare Zuppiddu e pu di nuovo prendere il largo: i Malavoglia sperano
quindi di far buona pesca e non dover vendere la casa. Pare anche che Mena possa sposarsi con il
ricco Brasi Cipolla. Ntoni, scontratosi violentemente con Piedipapera per il debito da estinguere,
chiede di sposare Barbara Zuppidda, ma padron Ntoni gli nega il permesso, sia a causa dei
problemi economici sia perch prima deve sposarsi Mena. In paese invece si assiste a una ribellione
contro la dirigenza (e in particolare contro Don Silvestro) per laumento il prezzo del sale della
pece.
Capitolo VIII: Mena sa che manca poco al saldo del debito e poi dovr sposare Brasi Cipolla,
mentre lei ama Alfio Mosca, che, prima di partire per lavorare a Bicocca (dove c la malaria) le
confessa i propri sentimenti. Gli altri pretendenti di Barbara Zuppidda (cio il brigadiere don
Michele e Vanni Pizzuto) decidono di unirsi contro Ntoni, che uneffettiva minaccia, infatti i due
giovani sognano di poter scappare e sposarsi. I Malavoglia organizzano un incontro tra Mena e
Brasi Cipolla, il ragazzo molto interessato, mentre Mena visibilmente triste.
Capitolo IX: Mena e Brasi Cipolla si stanno per sposare, ma durante la cerimonia della spartizione
dei capelli della sposa giunge la notizia che una nave italiana affondata durante la battaglia di
Lissa. Nei giorni successivi il silenzio di Luca rende evidente che successo qualcosa: i Malavoglia
si recano alla capitaneria e scoprono che effettivamente Luca morto nella battaglia di Lissa.
Padron Ntoni cerca di ritardare ancora il pagamento ma Tino Piedipapera rifiuta: i Malavoglia
devono cos cedere la casa del nespolo e ritirarsi a vivere in affitto nella casupola di un beccaio.
Padron Cipolla rompe il fidanzamento di Mena col figlio e anche Ntoni perde le simpatie di
Barbara.
Capitolo X: Una tempesta coglie padron Ntoni e Alessi mentre sono sulla Provvidenza.
Naufragano contro gli scogli e padron Ntoni batte la testa, ma dopo giorni di cure riesce a
sopravvivere. I Malavoglia lavorano e si impegnano per ripagare il debito e riscattare la casa del
nespolo: da un lato, alcuni affari fortunati fanno tornare la speranza, ma dallaltro Ntoni, che passa
sempre pi tempo allosteria, comincia ad estraniarsi dalla vita familiare e della religione della
casa di suo padre.
Capitolo XI: Ntoni desidera partire da Aci Trezza per cercare fortuna, ma le preghiere della
Longa riescono a dissuaderlo. A Catania per scoppia unepidemia di colera che presto arriva anche
ad Aci Trezza; vecchia e stanca, la Longa si ammala e muore rapidamtne. Senza pi nessuno che
lo trattenga, Ntoni decide di partire. La Lia nel frattempo cresciuta ed diventata bella.
Capitolo XII: Padron Ntoni decide di vendere la Provvidenza allo zio Crocifisso; lui e il figlio
Alessi lavoreranno sulle barche di padron Cipolla. I Malavoglia sono ancora ridotti allo stato di
povert ma fantasticano su come riscattare la casa del nespolo. Ntoni torna, pi povero di prima:
passa il suo tempo allosteria, stanco di lavorare ed invidioso di chi ha molti soldi e non deve
fare nulla.
Capitolo XIII: Ntoni passa il tempo a bere alla bettola della Santuzza, con cui ha una relazione.
Padron Ntoni riesce a farlo ragionare e per una settimana il ragazzo torna a lavorare, ma poi
riprende a bere. Don Michele corteggia la Lia e spesso passa da casa dei Malavoglia, e qui un
giorno informa Mena che il fratello si lasciato trascinare in un affare di contrabbando. Inoltre
Ntoni finisce in mezzo in una brutta rissa allosteria con il brigadiere Don Michele, che, essendo il
precedente amante di Santuzza, le permetteva di svolgere traffici di contrabbando con Rocco Spatu
e Cinghialenta. Zio Crocifisso e la Vespa si sposano, e la donna comincia a dilapidare il suo
patrimonio
Capitolo XIV: Qualche notte dopo la rissa del capitolo precedente, Ntoni, sopreso dalle guardie,
pugnala al petto Don Michele, pur senza ucciderlo. Viene arrestato e padron Ntoni spende ogni
risparmio per assicurargli una difesa al processo. Al processo per lavvocato difensore per
minimizzare laccaduto sostiene che Ntoni non abbia pugnalato Don Michele per questioni di
contrabbando ma per difendere lonre di Lia, dopo una tresca con Don Michele. Padre Ntoni sviene
e si dispera, mentre Ntoni viene condannato a cinque anni di carcere e Lia, non resistendo di
fronte al disonore, scappa da Aci Trezza. Si dar alla prostituzione a Catania e non torner mai pi.
Capitolo XV: Padron Ntoni ormai vecchio e malato, ma Mena e Alessi non vogliono portarlo in
ospedale e farlo morire lontano da casa sua. Comprendendo la situazione padron Ntoni chiede ad
Alfio Mosca, che ritornato in paese, di portarlo in ospedale in un momento in cui i due nipoti sono
assenti. Alessi si sposa con la Nunziata, che amava sin da ragazzino e riscatta la casa del nespolo,
pur a prezzo di durissimi sacrifici. Padron Ntoni muore prima che possano portarlo a casa. Alfio
Mosca chiede la mano di Mena ma la ragazza rifiuta perch ormai ha gi ventisei anni e la storia di
Lia ha fatto sprofondare la famiglia nel disonore. Cos Mena si ritira a curare i figli di Alessi e
Nunziata. Una notte si presenta a casa Ntoni, da poco uscito dal carcere, Alessi gli propone di
restare ma Ntoni sceglie amaramente di andarsene prima del sorgere del sole.
Il testo al link: www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_9/t350.pdf
Sintesi Mastro don Gesualdo
Il romanzo, diviso in quattro parti, si apre in medias res, su un "colpo di scena" che ci
introduce direttamente nel pieno degli eventi: un incendio sta devastando la casa dei Trao
(nobili ma decaduti) di Vizzini, tra Catania e Ragusa, e tutto il paese si mobilita per i soccorsi.
Nel caos generale, don Diego, esponente di spicco della famiglia, scopre nella camera della
sorella Bianca don Nin Rubiera, suo cugino. Tra i vari personaggi che accorrono alla casa, si
distingue un ex muratore arricchitosi grazie alla propria intraprendenza e ad unindefessa
etica del lavoro: appunto, Mastro-don Gesualdo Motta, come viene definito dal "coro"
popolare che gestisce la narrazione e il punto di vista sui fatti. La doppia apposizione rimanda
dispregiativamente al vecchio lavoro manuale (quello del "mastro"), ma allude pure, con
ipocrita deferenza, al nuovo status borghese, che il protagonsita s' guadagnato con la
redditizia costruzione di mulini. Gesualdo, che intervenuto soprattutto per tutelare dal fuoco
la propria propriet, vicina a quella che sta bruciando, partecipa qualche giorno pi tardi ad
un ricevimento in casa Sganci, imparentati con i Trao; egli destinato a sposare Bianca,
nonostante questa si sia compromessa con don Nin e bench gli altri nobili del paese irridano
i suoi modi plebei e rozzi. Segue poi il racconto di una giornata tipo dellinfaticabile
Gesualdo: dallattenta cura dei suoi affari e delle sue terre ai difficili rapporti familiari con il
fratello sfaticato, la sorella che mira solo alle sue ricchezze e il padre, fino ai pochi momenti di
pace e serenit con Diodata, una donna che gli ha dato due figli ma che egli non vuole sposare
ufficialmente per non compromettere la propria ascesa sociale.
Anche il matrimonio con Bianca segue una logica utilitaristica: Gesualdo, coinvolto nella difficile
costruzione di un ponte, spera, allinizio della seconda parte dellopera, di trovare lappoggio dei
notabili del paese acquistando ad unasta comunale le terre del barone Zacco, in cambio di un
sussidio del comune. La situazione per sconvolta dallo scoppio dei moti del 1820, che da
Palermo si diffondono a macchia dolio anche nellentroterra; Gesualdo partecipa alla riunione dei
carbonari solo per tutelare i suoi averi, ma deve rifugiarsi presso Diodata (sposatasi con Nanni
l'Orbo, che ricatta Gesualdo sapendo dei suoi sentimenti per la moglie) mentre la moglie Bianca
(che disprezza il mastro, e lo tratta in maniera distaccata, sia per l'amore che nutre per don Nin
sia per la lontananza sociale e culturale che li separa) d alla luce Isabella, probabile frutto di una
relazione adulterina con don Nin, scialacquatore e donnaiolo di professione, indebitato con lo
stesso Gesualdo.
La parte terza del romanzo si apre con lingresso di Isabella in collegio, dove per le coetanee
altolocate la escludono in quanto figlia di un manovale; tornata a Vizzini per lepidemia di colera
del 1837, la giovane a disagio per la mediocrit del mondo contadino. In pi, il padre Gesualdo,
che mira attraverso di lei a proseguire la propria arrampicata sociale, le impedisce di frequentare
Corrado (povero ed orfano), e, dopo la sua fuga damore, le impone un matrimonio riparatore col
duca di Leyra, che per pretende una cospicua dote dal genitore. La crisi interna al mondo
familiare (Bianca per giunta malata di tisi) si salda, in apertura del quarto capitolo, a quella nel
mondo degli affari e della roba, sempre gestiti attraverso trame occulte dai potenti del paese, tra
cui don Nin, il barone Zacco, il canonico Lupi e donna Giuseppina Alsi. Linizio della fine per il
combattivo mastro coincide allora con i moti rivoluzionari del 1848: la morte di Bianca, il
rifiuto a partecipare allinsurrezione popolare (come invece fanno nobili e borghesi del paese, per
salire sul carro del vincitore e goderne i benefici...), lassalto ai suoi magazzini costringono il
protagonista a rifugiarsi prima nei possedimenti in campagna e poi, ormai minato da un cancro
incurabile, ad accettare lospitalit del duca di Leyra, in un signorile palazzo palermitano. questa
la resa dei conti di un altro vinto verghiano: incapace di ricostruire un qualsivoglia rapporto con
la figlia Isabella e spettatore passivo del crollo del suo piccolo impero ad opera del genero,
Gesualdo muore solo.
Il testo al link: www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_9/t351.pdf
Capitolo 16 Carducci
Juvenilia di Carducci al link: https://www.google.it/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0CCAQFjAAahUKEwiTmb6
86fHIAhUF8Q4KHRmrAuk&url=http%3A%2F%2Fwww.aiutamici.com%2Fftp%2FeBook
%2Febook%2FGiosue%2520Carducci%2520%2520Juvenilia.pdf&usg=AFQjCNG0Hudek7WcLkPFXGqyQ
Capitolo 17 D'Annunzio
D'annunzio
Canto Novo Intermezzo di Rime D'Annunzio - Versi D'Amore - Liber Liber
Primo Vere www.classicitaliani.it/D'annunzio/poesia/primo_vere_1907.htm
Il Piacere www.classicistranieri.com/liberliber/D'Annunzio,%20Gabriele/il_pia_p.pdf
L'Innocente L'innocente - Liber Liber
Il trionfo della morte Il trionfo della morte - Liber Liber
Le Vergini delle Rocce Le vergini delle rocce - Liber Liber
La citt morta Full text of "La citt morta: tragedia di Gabriele d'Annunzio"
La Gioconda La Gioconda, by Gabriele d'Annunzio
Il Fuoco https://archive.org/stream/ilfuocod00dannuoft#page/n9/mode/2up
Laudi Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi - Liber Liber
Capitolo 18 Pascoli
Pascoli
Primi Poemetti Testo - Liber Liber
Myricae Myricae - Letteratura Italiana
Canti di Castelvecchio Pascoli - Canti di Castelvecchio - Letteratura Italiana
Poemi conviviali ]Testo - Liber Liber
Odi e inni Giovanni Pascoli - Odi e Inni - Biblioteca dei Classici Italiani
Fogazzaro Piccolo Mondo Antico ]Piccolo mondo antico - Letteratura Italiana