Archeomolise - N.4
Archeomolise - N.4
Archeomolise - N.4
LA DOMUS PUBLICA
DI PIETRABBONDANTE
di Adriano La Regina
Pietrabbondante: la domus
publica del santuario
il Mája di Acquaviva
Collecroce
Personificazioni del Maggio in Molise
di Lidia Di
Giandomenico pag. 62 pag. 70 pag. 73
3
MAGAZINE EDITORIALE
Comitato tecnico Fotografia o straordinario patrimonio archeologico del Molise rappresenta una risorsa
Sandro Arco Antonio Priston fondamentale per il territorio, sia dal punto di vista della crescita culturale che di
Angela Crolla quella economica. L’attività istituzionale della Soprintendenza per i Beni Archeologici
APRILE/GIUGNO NUMERO
4 5
DELL’ALTO MOLISE
Una panoramica
S
in dagli anni ‘50 il confine tra le attuali regioni di Abruzzo e
Molise, tra le catene delle Mainarde e della Maiella, è stato meta
di campagne archeologiche. Sono oggi inclusi nella dicitura Alto
Molise dodici comuni della provincia di Isernia. La preistoria di questi
luoghi è legata, su tutti, al nome di Antonio Mario Radmilli, decano
della paletnologia italiana del dopo-Pigorini.
8 9
oggi disponibili per un nutrito campione pro- descrittivo, esistono alcune suggestioni inter-
Pescopennataro, località Rio Verde: composizione cronologica dei diversi insiemi litici. veniente dalle aree siglate RV, RV1, RV2. Le in- pretative, come quella relativa al gruppo Pa-
Le industrie testimoniano come l’area sia stata frequentata ripetutamente nel corso del Paleolitico. Le statistiche
dustrie analizzate confermano che l’area è sta- leolitico superiore del complesso RV1: la sua
del sito denominato RV1 indicano, rispetto alla media, una maggiore incidenza delle tracce riferibili al Paleolitico
superiore ta frequentata durante il Paleolitico inferiore, composizione tecnologica sembra ricondurre
medio e superiore (gli insiemi comprendono al modello dell’officina litica, come suggerito
ORIZZONTE RV RV 1 RV 2
CRONOLOGICO (n=505) (n=1444) (n=44) infatti, oltre a molti elementi di attribuzione dal fatto che il complesso è quasi esclusiva-
incerta, tre bifacciali, industria musteriana e mente composto da nuclei, prenuclei e pro-
Paleolitico inferiore-medio 17% 7% 20%
industria laminare). dotti tecnici o scarti, mancando invece i sup-
Paleolitico superiore 17% 44% 14% È presumibile che l’area abbia ospitato, nelle porti d’uso (schegge, lame, strumenti).
Attribuzione incerta 66% 49% 66% diverse fasi, installazioni di natura e funzione
polivalenti, come sembrano indicare le stati- Capracotta
stiche tecno-tipologiche nei singoli insiemi e
sità di Ferrara, conclusosi con la pubblicazio- I primi interventi sistematici sono quelli, già orizzonti cronologici. Nei limiti imposti dalla Si deve a B. Paglione la raccolta di una discreta
ne, nel 2006, di una monografia che definisce citati, di Radmilli, il quale, tra il ‘57 e il ‘58, rin- commistione e selettività dei campioni, che quantità di manufatti litici in località Morro-
lo stato dell’arte della preistoria in provincia di viene, in località Prato Martello, un complesso consentono di rado di spingersi oltre il dato ne, nel comune di Capracotta, in un’area di pa-
Isernia. Largo spazio è dato, in questo lavoro, litico attribuito al Paleolitico inferiore-medio,
alle industrie litiche di alcune località dell’alto classificato, secondo la terminologia del tem-
Carta del Molise
Molise. po, come di tecnica “protolevalloisiana” e in- L’area numerata delimita l’alto Molise; vi appartengono i seguenti comuni (in grigio scuro sono evidenziati i
cluso nella da lui coniata cultura “abruzzese comuni noti per i ritrovamenti preistorici): 1: San Pietro Avellana; 2: Castel del Giudice; 3: Sant’Angelo del Pesco; 4:
Pescopennataro di montagna”. Quasi un trentennio più tardi, Pescopennataro; 5: Capracotta; 6: Belmonte del Sannio; 7: Agnone; 8: Vastogirardi; 9: Carovilli; 10: Castelverrino; 11:
Pietrabbondante; 12: Poggio Sannita
nel 1985, viene pubblicato uno studio di P.
L’agro di Pescopennataro, come accennato in Ucelli Gnesutta su un complesso musteriano
premessa, è da più di un cinquantennio meta proveniente da Pescopennataro. Non cessano,
d’interesse per lo studio della preistoria alto- frattanto, le raccolte degli appassionati, che
molisana. Le diverse collezioni, essenzialmen- saranno in gran parte riordinate, nel biennio
te provenienti da prospezioni di superficie, 1994-95, da S. Grimaldi nel suo lavoro sulle
formano oggi un tesoro di almeno diecimila industrie paleolitiche molisane, in cui trova-
3 4
manufatti. Circa 1600 reperti, derivanti dalle no largo spazio gli insiemi di Rio Verde. Dal- 2 6
raccolte di Pietro Patriarca e Fortuna Ciavoli- la sua sintesi risulta un range cronologico di 5
1 7
no, sono conservati nella sezione preistorica frequentazione dell’area esteso dal Paleolitico
del locale Museo Civico della Pietra; un’altra inferiore al Paleolitico superiore, con una cer- 8 10 12
11
collezione è custodita nel Museo Emiliano di ta predominanza di elementi del Paleolitico 9
Agnone, mentre un esiguo campione è esposto medio. Una più accurata disamina delle evi-
nel Museo di Etnopreistoria del CAI a Napoli; denze paletnologiche di Pescopennataro trova
il campione più nutrito è però quello scaturito posto, tra il 2005 e il 2006, nel succitato pro-
dalle raccolte trentennali di Bruno Paglione. getto di revisione e riordino delle emergenze
Il materiale proviene da diverse località (tra preistoriche della provincia di Isernia diretto
le altre, Laghi dell’Anitra, Guado Cannavina, dall’Università di Ferrara. Nel settembre del
Prato Martello, Monte Pasquale, La Morgia) 2007, infine, l’Università del Molise ha con-
gravitanti sull’area nota come Rio Verde (dal dotto, sotto la direzione di Antonella Minelli,
rio omonimo), ampio tavolato inframontano una campagna di ricognizione nelle aree di
posto ad una quota media di ca. 1000 m s.l.m., provenienza delle collezioni note, orientato
oggi coperto a bosco o pascolo e isolatamente alla mappatura dei principali rinvenimenti.
edificato. Dati sostanziali sull’industria litica sono
10 11
scolo di ca. 800 mq posta a quota 1300 m s.l.m. Prodotti e nuclei riportano a tecnologie di
La collezione, che ammonta ad un totale di 160 tipo Levallois o peu élaboré. Tra i nuclei non Nuclei laminari provenienti da Pescopennataro, insieme RV1
La sua composizione tecnologica fa pensare ad un’officina litica, ad un’area cioè di produzione più che di utilizzo
elementi, rappresenta la prima testimonianza, Levallois, si segnalano alcuni lavorati secondo
dei manufatti. Sono infatti presenti quasi esclusivamente nuclei, prenuclei e sottoprodotti di lavorazione; è dunque
in Molise, di un’occupazione musteriana d’alta uno schema unipolare a sfruttamento di volu- verosimile che i gruppi umani, abbandonati sul posto i nuclei e gli scarti di lavorazione, portassero con sé i prodotti
quota. Le analisi condotte nel 2006 hanno for- me, mirato all’ottenimento di supporti allun- finiti, destinati all’uso (disegni: D. Mengoli)
nito spunti significativi, in ragione soprattutto gati, che ricordano in parte i nuclei sublami-
della perfetta omogeneità interna dell’insie- nari del Musteriano recente di Grotta Reali a
me, univocamente riferibile al Paleolitico me- Rocchetta a Volturno.
dio. L’industria è confezionata su selce locale, Sebbene non si creda di poter usare le analisi
raccolta in forma di ciottoli fluviali. Le diffuse statistiche dell’industria per ipotesi interpre-
smussature da fluitazione presenti sul 70% dei tative su funzione e utilizzo dell’insediamen-
pezzi suggeriscono vicende post-deposiziona- to, in ragione della selettività della raccolta e
li di una certa importanza: l’accumulo sarebbe dell’assenza di contesto stratigrafico, il fatto
dovuto al trasporto operato dallo scorrimento che la catena operativa sia rappresentata in
delle acque superficiali, cui sembra associabi- tutte le sue fasi rende proponibile il modello
le anche la profonda patina bianca che copre la di base temporanea di produzione e utilizzo
totalità dei reperti. legata ad attività venatorie o di macellazione.
alta
medio-alta
media
medio-bassa
bassa
corsi d’acqua
strade
limiti zonali di studio
500 m
2 cm
12 13
A sinistra: che fronteggia a NE l’altura Pesco La Croce
A.
Schegge Levallois (A) e lame (B) da Vastogirardi, (936 s.l.m.), e quelli, sporadici e più recenti,
località Cerritelli. Dall’area provengono manufatti del complesso grotta-riparo di Cegna Ciffuni
del Paleolitico medio e, in minor misura, del
(noto anche il toponimo Cegni Ciffuni).
Paleolitico superiore
(foto: M. Arzarello). Un primo riordino delle industrie litiche
di Carovilli si deve a S. Grimaldi, che nel suo
Carovilli studio analizzò un campione di ca. 900 reper-
ti provenienti da San Mauro, per la gran parte
Il territorio di Carovilli, insieme a quello di riferibili al Paleolitico medio, con rare tracce
Pescopennataro, rappresenta oggi la maggiore del Paleolitico superiore e isolati elementi più
fonte d’informazione per lo studio della prei- antichi (tra cui due bifacciali).
storia alto-molisana, in ragione della conside- In anni recenti nuove acquisizioni sono
revole quantità di materiale da esso restituito giunte dal progetto di sistemazione delle evi-
nel corso degli anni, che ammonta attualmen- denze preistoriche molisane supervisionato
te a diverse migliaia di reperti. Si tratta, nella da Carlo Peretto, grazie al quale si dispone
B. totalità dei casi, di rinvenimenti fuori-conte- oggi di dati significativi per gli insiemi di S.
sto, provenienti da recuperi di superficie in Mauro e Fontecurelli.
larga parte dovuti alle passeggiate archeologi- Gli studi sino ad oggi condotti indicano, per
che di B. Paglione. L’area di maggiore densità è l’area di S. Mauro, un’intensa antropizzazione
l’estesa piana di San Mauro (ca. 250.000 mq), durante il Paleolitico medio, considerato che il
ubicata sulla sinistra idrografica del Trigno, 90% dell’industria litica analizzata (che com-
tra il Monte Pizzi e il Monte Ingotta, a quote prende ca. 2700 elementi) è attribuibile a tale
oscillanti intorno ai 1000 m s.l.m. Si ricorda- epoca. In seno alla componente musteriana, si
no poi i ritrovamenti di Fontecurelli, località evidenzia il predominio del metodo Levallois
Decorticazione
Vastogirardi Paleolitico medio e superiore, ricalcando in
Abbandono 10% SSDA
parte le evidenze di San Mauro e Fontecurel- Pieno débitage
46% (A piani ortogonali)
Non lontano dalla piana di San Mauro, trac- li (infra). All’orizzonte più antico si associano
ce di occupazioni paleolitiche sono presenti essenzialmente prodotti Levallois, interessati
anche nel territorio di Vastogirardi (località da profonde alterazioni delle superfici (patine,
51%
Cerritelli), poco al di là del confine con i co- pseudo-ritocchi, lustrature); all’orizzonte più
39%
muni di Carovilli e Agnone. Il contesto è in- recente, meno rappresentato, si riconducono
tensamente disturbato da interventi antropici, alcune lame (perlopiù tecniche), in gran parte
54% Levallois
tali da inficiare la comprensione delle dina- frammentate. La selce utilizzata è di prove-
miche di accumulo e limitare la significatività nienza locale e appartiene a tipi diversificati
dei rinvenimenti a un livello documentario. per orizzonte cronologico, sì da suggerire eco-
Il materiale qui recuperato (poco più di cen- nomie di approvvigionamento differenziate
to elementi) documenta frequentazioni del nel tempo.
14 15
(con una significativa incidenza delle punte); ne di selce brecciata di provenienza locale.
omogenei con tale orizzonte sono i pochi stru- Nel 2005, nell’ambito del ricordato proget-
menti presenti (raschiatoi e denticolati). Sono to dell’Università di Ferrara, è stata condotta
tuttavia documentate anche frequentazioni una prospezione (che ha previsto anche due
più recenti (Paleolitico superiore, Neolitico), saggi di scavo) in località Cegna Ciffuni, che
2 cm cui sono da riferire i pur pochi elementi che in passato aveva restituito alcuni reperti pre-
definiscono catene operative laminari (lame, protostorici, provenienti dall’interno della
lamelle, nuclei a lame e lamelle). grotta omonima e dall’area prospiciente il ri-
Bifacciale in selce dalla località Fontecurelli (Carovilli) Pur nell’impossibilità di seguire le dina- paro sotto roccia ad essa annesso. Le indagini,
Accanto alle prevalenti evidenze musteriane e alle rade tracce del Paleolitico superiore, nell’area sono
miche di occupazione e utilizzo dell’area nei che hanno svelato un contesto turbato e ten-
documentate anche fasi di occupazione più antiche, cui sono da attribuire, tra l’altro, due bifacciali
(disegno: D. Mengoli) diversi momenti, è verosimile che in tutte le denzialmente sterile, hanno restituito solo una
fasi l’economia di approvvigionamento abbia manciata di materiali, quasi esclusivamente
seguito rotte locali, giacché le materie prime ceramici.
utilizzate sembrano rapportabili agli affiora- Accanto ad alcuni elementi di ceramica a
menti selciferi noti nell’area. pareti sottili di età imperiale e a una maioli-
Anche l’area di Fontecurelli è stata interes- ca arcaica, si segnalano due reperti dell’età del
sata da frequentazioni successive nel corso del Bronzo: si tratta di una parete in ceramica ap-
Paleolitico. Come per San Mauro, a fronte di penninica e di un frammento di scodella care-
rade tracce riferibili al Paleolitico superiore- nata d’impasto.
Neolitico (una decina tra lame e nuclei), la
gran parte dell’insieme litico qui rinvenuto Nell’altra pagina:
Industria Levallois proveniente dalla piana di San
(comprendente 137 manufatti) è da attribuire
Mauro (Carovilli). Il materiale qui recuperato
al Paleolitico inferiore-medio. La tecnologia testimonia un’intensa frequentazione dell’area nel
adottata ricalca in parte quella descritta per corso del Paleolitico medio
l’industria di S. Mauro, con una prevalente
incidenza dei prodotti Levallois, cui si affian- In alto:
cano, questa volta, non pochi supporti prove- Cegna Ciffuni (Carovilli): frammento di ceramica
appenninica con decorazione a bande marginate
nienti da catene operative discoidi.
2 cm incise campite a punteggio, convergenti a festoni,
Si segnala infine la presenza, nell’insieme, di rinvenuto presso il riparo annesso alla grotta
due bifacciali, ambedue confezionati su lastri- (da Terzani, 2006)
16 17
Osservazioni generali
Bibliografia
In anni recenti, il riesame delle evidenze prei- Arzarello M. (2006): Vastogirardi (V). Cap.
4.3.2 - Le industrie litiche. In: Peretto C., Minelli
storiche dell’alto Molise, in parte già note da
A. (a cura di), Preistoria in Molise. Gli insedia-
più di un cinquantennio ma solo oggi riordi-
menti del territorio di Isernia. CERP, Collana
nate in una sintesi organica, ha aggiunto nuo- Ricerche 3, Aracne Editrice, Roma, 325-328.
ve tessere al mosaico dell’antico popolamento
Arzarello M. & Rufo E. (2006): Capracotta. Cap.
della regione, sino a ieri esclusivamente legato
4.5.2 - L’insieme litico: osservazioni preliminari.
al focale giacimento di Isernia La Pineta (cui si In: Peretto C., Minelli A. (a cura di), cit., 351-355.
sono affiancati, negli ultimi anni, gli importanti
Arzarello M., Di Nucci A., Lembo G., Minelli A.,
ritrovamenti di Colle delle Api e Grotta Reali).
Nuvoli P., Paglione B., Rufo E., Thun Hohenstein
Sebbene le collezioni di Pescopennataro, Ca-
U., Peretto C. (in stampa): From research to
pracotta, Vastogirardi e Carovilli provengano dissemination: interventions for the valorisation
essenzialmente da raccolte di superficie, non and dissemination of prehistoric evidences of
definenti contesti archeologici sensu stricto, the Isernia province (Molise, Italy): the Project
esse rappresentano una valida testimonianza LEADERPLUS-MOLI.G.A.L. Acts of the XV Con-
delle intense e ripetute frequentazioni che gress of the International Union of Prehistoric
and Protohistoric Sciences (Lisboa, 4-9 Settem-
hanno interessato quest’area nel corso delle di-
bre 2006).
verse fasi del Paleolitico (più saltuarie le tracce
riferibili a orizzonti olocenici), tale da ampliare Grimaldi S. (a cura di) (2005): Nuove ricer-
il quadro cronologico di riferimento per lo stu- che sul Paleolitico del Molise. Materie prime,
industrie litiche, insediamenti. CERP, Collana
dio della preistoria del territorio di Isernia.
Ricerche, 2, Isernia.
18 19
SITI DELL’Età L
e ricerche archeologiche in due siti interni del Molise
riferibili all’età del Bronzo, condotte negli ultimi anni
22 23
più antico insediamento durato per più fasi In questa pagina, dall’alto:
Monteroduni (loc. Paradiso) dell’età del Bronzo; tuttavia il rinvenimento è Monteroduni (loc. Paradiso): ceramica figulina,
Planimetria relativa al livello antropico superiore con evidenziati i resti strutturali e la distribuzione dei materiali tornita e dipinta di ispirazione egea, rinvenuta nei
comunque di notevole interesse in quanto l’in-
archeologici messi in luce. livelli antropici superiori;
sieme dei reperti rinvenuti sembra attestare la
frequentazione dell’area per circa mille anni, a Monteroduni (loc. Paradiso): grandi olle rotte in
partire dalla fine del III millennio. posto rinvenute nei livelli antropici superiori
Gli scavi nell’insediamento dell’età del
Bronzo della Rocca di Oratino sono iniziati
due anni dopo quelli di Monteroduni e sono
tuttora in corso. Il sito preistorico, individuato
diversi anni fa da un saggio condotto dal prof.
G. De Benedittis, è in parte interessato da pre-
senze successive, di età classica e medievale.
Nell’area prescelta per lo scavo, posta alla base
meridionale dell’emergenza naturale su cui
sorge la Rocca medievale, tali presenze sono
marginali ed è stato quindi possibile esplorare
l’insediamento dell’età del Bronzo su una su-
perficie relativamente ampia. Il deposito ar- 2 cm
cheologico, di cui non si è ancora raggiunta la
zare che le piccole comunità delle aree interne sito al disotto di un ulteriore strato di traverti-
avessero una capacità economica più elevata no, hanno consentito di individuare un livello
di quanto in genere non si pensi, probabilmen- più antico che, privo di elementi strutturali
te connessa all’allevamento e ai prodotti che si riconoscibili, ha restituito manufatti in pietra
ricavavano dagli animali. Inoltre, pur essen- scheggiata e materiali ceramici molto fram-
do presumibilmente prive di forme interne mentari che coprono l’intero arco temporale
di stratificazione sociale in rapporto alla loro dell’età del Bronzo. Il fenomeno sembra da
bassa entità demografica, esse avevano esigen- interpretare in relazione a una situazione di
ze di conservazione di una certa quantità di moderato trascinamento dei manufatti stessi
prodotti agricoli, senza che questo implicasse a opera dello scorrimento delle acque super-
forme di centralizzazione e redistribuzione. ficiali che in quest’area confluivano. Non si
Saggi in profondità, effettuati nel medesimo avrebbero, quindi, testimonianze in situ di un
24 25
1.
Oratino – La Rocca
Materiali ceramici dai livelli dell’età del Bronzo
2.
26 27
In basso: tura a tumulo (struttura 6). Quest’ultima è sta-
Oratino – La Rocca Oratino – La Rocca. ta individuata nell’ultima campagna di scavo
Esempio di distribuzione spaziale e analisi funzionale dei manufatti per uno dei piani di frequentazione legati ad Collocazione topografica del sito. e dovrà essere meglio definita. La funzione
attività di preparazione/trasformazione e consumo del cibo.
delle strutture murarie citate è anch’essa da
La selezione delle parti scheletriche attestate definire: tra le ipotesi più probabili quella che
fa ritenere che si svolgesse lì anche la macella- si tratti di opere di terrazzamento oppure di
zione degli animali. Si hanno anche tracce di fortificazione. Resta infine sostanzialmente
lavorazione sul posto del corno di cervo. da scavare tutta la depressione artificiale, che
Tali livelli coprono due piccole strutture sembra avere una forma ovaleggiante e dimen-
ovali scavate in profondità nel banco argil- sioni leggermente inferiori rispetto a quella di
loso (struttura 1 e struttura 2), due strutture Monteroduni, ma una profondità sicuramente
murarie di grandi dimensioni (struttura 4 e maggiore. Essa potrebbe essere stata destina-
struttura 5), in pietrame a secco, realizzate ta ad attività di combustione, data la notevole
in due momenti successivi, il riempimento di presenza di lembi di terreno bruciato e con-
un’ampia depressione artificiale (struttura 3) cotto nella porzione già messa in luce. È pre-
e parte di quella che sembra essere una strut- sumibile che sia stata realizzata in una fase
28 29
precedente il Bronzo Recente, ma i problemi loro volta gli elementi stilistici documentati si
Oratino – La Rocca connessi sia con l’aspetto cronologico che con ricollegano anche con contesti dell’Abruzzo,
Pianta dell’area di scavo con l’indicazione delle strutture citate nel testo.
quello della sua funzione originaria, potranno della Puglia settentrionale, del Lazio e presu-
essere affrontati e chiariti solo dopo che sarà mibilmente della Campania settentrionale (i
stata interamente messa in luce. dati sono attualmente scarsi per questo perio-
I due siti esplorati, soprattutto per quel che do in tale area).
riguarda la fase attualmente meglio documen- Il fenomeno si collega probabilmente sia
tata per entrambi (un momento avanzato del con forme di spostamento stagionale di capro-
Bronzo Recente, XII secolo a.C.), mostrano vini e bovini su breve distanza (il cui scopo era
numerose affinità nelle produzioni ceramiche sfruttare le differenze altimetriche), sia con
ed è quindi probabile che i contatti tra le due attività di scambio, grazie alle quali, come si è
aree interne (l’alta valle del Volturno e l’alta visto, le comunità dell’interno non risultavano
valle del Biferno) fossero piuttosto stretti. A del tutto isolate.
Bibliografia
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194.
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loc. La Rocca: implicazioni paleo-economiche, paleoecologiche e modalità di funzionamento delle strutture
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Recchia G., De Dominicis A. & Ruggini C. (2006): Monteroduni – loc. Paradiso (IS): nuovi dati sull’occupazione
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Centro Grafico Francescano, Foggia, 171-188.
30 31
Pietrabbondante:
la domus publica del santuario di Adriano La Regina - Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte - Roma
32 33
Fin dal momento della scoperta, avvenuta L’edificio occupa gran parte di una terrazza, nelle dimore lussuose racchiude il giardino In alto:
nel 2002 con un saggio che individuò l’im- lunga circa 110 metri, che si estende sul ver- privato. Tra il muro di recinzione del tempio Tempio e teatro; sulla sinistra la domus publica
(foto L. Scaroina)
pluvio, si comprese che l’edificio, una casa ad sante occidentale del santuario con il quale e la parete frontale della casa vi era uno spazio
atrio, poteva essere la domus publica del luogo comunica attraverso un’apertura nel muro di libero di oltre 33 metri. La parte residenziale
sacro. La prosecuzione delle ricerche rivelò recinzione. L’area della terrazza è delimitata a dell’edificio segue lo schema canonico della
che la casa, costruita verso la fine del II seco- monte dal declivio su cui è ricavata e sul lato casa con atrio, alae e tablino. Contrapposta
lo a. C. e quindi contemporanea al tempio, ri- esterno da un muro in grossi blocchi di pietra al tablino è una grande aula fiancheggiata da
produceva solamente in parte il modello della costruito per il contenimento del terreno. La ambienti con essa funzionalmente collegati.
residenza aristocratica romano-italica d’età domus ha un’ampiezza complessiva di quasi I servizi di cucina occupavano tre ambienti
repubblicana, al punto da rappresentare una 70 metri, e una superficie di circa 1260 metri dell’annesso portico e una stanza di passaggio
tipologia del tutto originale, incompatibile con quadrati; se si considerano anche le pertinen- ove venivano sistemate le vivande pronte per
una destinazione privata. Le indagini arche- ze esterne, cioè gli alloggi per gli schiavi e le essere servite nella grande aula. La cucina si
ologiche di Pietrabbondante ci restituiscono aree non coperte, la superficie complessiva è di apriva anche sulla navata esterna del portico.
così il primo esempio di domus publica chiara- 3140 metri quadrati. Nella parte posteriore la Tra la casa ed il retrostante muro di conteni-
mente riconoscibile, documentandone le pe- casa è dotata di un portico a due navate in luo- mento del terreno verso la montagna vi erano
culiarità architettoniche e funzionali. go del peristilio, il portico quadrangolare che gli alloggi per gli schiavi, una serie di celle qua-
34 35
A sinistra: Quando questo operava per commissioni si ri-
Teatro e tempio retrostante; sullo sfondo la vetta univa all’interno di edifici sacri, ed è da sup-
fortificata del Monte Saraceno; porre che anche a quest’uso fossero adibite le
In basso: celle del tempio collegato al teatro. La grande
Domus publica: oggetti votivi nella navata interna aula retrostante il tablino nella domus di Pie-
del portico trabbondante costituisce il primo esempio di
curia sacerdotale. Non sono infatti identifica-
ni ufficiali del senato. La parte inferiore della te la curia Acculeia, la curia Calabra e la curia
cavea non ha in effetti una vera e propria proe- Saliorum di Roma; è possibile che la prima di
dria, la prima fila di sedili destinati a magistra- queste si trovasse alle pendici del Palatino,
ti e sacerdoti, come di solito avveniva nei teatri verso il Foro, nel sito poi occupato dall’orato-
adibiti solo ad usi scenici, ma è costituita da rio dei Quaranta Martiri, di cui non conoscia-
ben tre ordini di sedili con spalliera riservati a mo comunque l’aspetto di epoca repubblicana.
personaggi del medesimo rango, complessiva- La domus poteva costituire la sede del som-
mente per circa 160-180 posti. Il senato poteva mo magistrato dello stato sannitico nelle oc-
riunirsi solamente in luoghi “inaugurati”, co- casioni in cui egli esercitava sul posto le pro-
stituiti come templa mediante la pratica della prie funzioni pubbliche. Questi era il meddís
disciplina augurale. D’altra parte ogni luogo túvtíks, magistrato annuale, unico, che detene-
inaugurato poteva ospitare attività del senato. va i più elevati poteri pubblici, giurisdizionali
drangolari dotate di focolari. Il rifornimento doni per l’esposizione di oggetti depositati ex
idrico era assicurato da una sorgente, a monte voto; aveva infine ambienti chiusi per la custo-
dell’edificio, da cui l’acqua fluiva attraverso un dia di cose preziose e la cucina per la prepa-
fosso tuttora esistente, anticamente regolato razione di banchetti che si tenevano sia nella
in modo da fornire alla casa acqua corrente e casa, e in particolare nella grande aula, sia nel
da consentire la formazione di riserve in una portico. Un allineamento di cinque colonne di-
cisterna per i periodi di siccità. videva la navata interna del portico da quella
Le novità sotto il profilo della tipologia edili- esterna; quest’ultima si apriva sullo spazio an-
zia sono dunque due, e riguardano entrambe la tistante attraverso un colonnato che occupava
parte posteriore dell’edificio: l’una è costituita la sua intera estensione; al posto della colonna
dal portico rettilineo, il cui colonnato si apriva centrale vi era tuttavia un pozzo rituale, non
su un’area pubblica, laddove nelle domus pri- ancora esplorato.
vate si trovava il giardino chiuso; l’altra novità L’aula rettangolare retrostante il tablino
consiste nell’ampia aula prospiciente l’area su doveva essere una curia, cioè l’ambiente de-
cui si affacciava anche il portico. Le funzio- stinato alle attività di un collegio sacerdotale
ni a cui erano destinati questi spazi rivelano ed ai relativi conviti rituali che si tenevano nei
il carattere pubblico e sacrale dell’edificio. Il giorni di festa. Sappiamo da Varrone che vi
portico era infatti usato per lo svolgimento di erano due generi di curie: nelle une i sacerdoti
attività religiose, come dimostra la presenza si occupavano di questioni divine, nelle altre
di altari, dediche e doni votivi nella navata in- il senato di affari umani. D’altronde il senato,
terna; questa comprendeva anche un piccolo quando era convocato nel santuario di Pie-
ambiente dedicato al culto di una divinità, il trabbondante, aveva come luogo di assemblea
sacrarium di Ops Consiva, di cui è stata trovata plenaria il teatro. La connessione con il tempio
la dedica all’interno del portico. Questo aveva rivela infatti non solo la sacralità dell’edificio,
lungo il muro una serie di banconi a due gra- ma anche il suo impiego come sede di riunio-
36 37
A sinistra: demandate all’edificio adiacente al santuario.
Domus publica: pavimento della prima fase Nella regia di Roma erano ospitati i sacraria
di Marte e di Ops Consiva, proprio come nella
scrizione in Varrone, edificata nell’anno 435 domus di Pietrabbondante vi è il sacrarium di
a. C. fuori del pomerio nel Campo Marzio. Vi Ops Consiva. Abbiamo così anche un concreto
si tenevano le operazioni di censimento, della esempio di cosa fosse in realtà un sacrarium.
leva militare e dell’ispezione delle armi. Cen- I caratteri dell’edificio che consentono di
sori e consoli se ne servivano quindi in queste riconoscere la sua destinazione pubblica e
particolari occasioni; inoltre vi alloggiavano i sacrale sono in primo luogo il portico conte-
comandanti prima del trionfo e gli ambascia- nente gli altari, i doni votivi ed il sacrarium,
tori stranieri. Le funzioni relative alla sfera re- poi la connessione diretta con il tempio e il
ligiosa a cui era destinata a Roma la domus pu- teatro, in un rapporto non diverso da quello
blica, e parte di quelle rimaste nell’antica reg- della domus publica di Roma con il santuario
gia, la domus regia, a Pietrabbondante erano di Vesta, e infine la presenza della grande aula
e militari, e che rappresentava il popolo negli indagini nelle aree ancora inesplorate tra i due
atti con la divinità, come è dimostrato dalla de- templi. La presenza del meddix tuticus a Pie-
dicatio del tempio minore di Pietrabbondante. trabbondante è comunque attestata da buona
Il meddís túvtíks, che i Romani designavano parte delle iscrizioni in lingua osca ivi rinve-
con il nome di meddix tuticus, era dotato di nute. Fino a questo momento non vi è peraltro
imperium e poteva essere acclamato embratur, documentata la presenza di altre cariche pub-
imperator, acquisendo così il diritto di eserci- bliche per l’affidamento e l’approvazione di
tare il trionfo, come i comandanti dell’eserci- attività edilizie o in dediche religiose, se non,
to romano. Egli aveva la facoltà di convocare forse, quella di due comandanti che depon-
il senato per proporre deliberazioni di spesa gono insieme un dono alla Vittoria durante la b.
pubblica, di cui era esecutore; poteva inoltre guerra sociale.
affidare autonomamente opere pubbliche e La domus publica di Roma, presso il Foro,
collaudarle. Il meddix tuticus era infine il ma- è nota dalle fonti ma è appena identificabile
gistrato che con il proprio nome consentiva di nella sua posizione e comunque non è ricono-
individuare l’anno in cui aveva tenuto la cari- scibile nei suoi aspetti architettonici, attestati
ca, così che l’elenco dei meddices tutici che si solamente da lacerti murari. Fu creata in età
erano succeduti nel corso del tempo costitu- repubblicana per sostituire in parte la domus
iva la cronologia ufficiale dello stato, proprio regia e divenne la sede del pontefice massimo
come avveniva a Roma con i fasti consolari. fino all’epoca di Augusto. Importanti funzioni
Per avere la certezza che la domus fosse anche pubbliche non espletabili al centro della città
la sede temporanea del meddix tuticus, come per l’esigenza di grandi spazi erano attribuite
è probabile, saranno tuttavia necessarie altre alla villa publica, di cui abbiamo una bella de-
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prospiciente l’area pubblica su cui si attestava Pompei era intesa nel senso generico di ‘edi-
anche il portico. Conosciamo la definizione di ficio pubblico’ ed era riferita ad una tipologia
domus publica in lingua osca, documentata a del tutto diversa da quella della casa ad atrio.
Pompei. Un’iscrizione dipinta sul muro ester- L’edificio era stato infatti variamente identifi-
no di una casa dava agli abitanti di quella parte cato, per esempio anche con la ‘Palestra san-
della città indicazioni sul luogo di raduno per nitica’, senza immaginare alcun collegamento
la difesa delle mura durante la guerra sociale: con una funzione specifica analoga a quella
‘alla casa pubblica presso il tempio di Miner- della domus publica del Foro a Roma. Ora pos-
va’. La domus publica compare in caso ablativo siamo identificare la domus publica di Pompei
come tríbud túv(tikad). Prima della scoperta con la Casa dell’Imperatore Giuseppe II, o
di Pietrabbondante la definizione attestata a Casa di Fusco, un edificio di età repubblicana
Pompei
Individuazione della domus publica di Pompei sulla pianta di H. Eschenbach, 1970.
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A sinistra: corso del III secolo l’area circostante il tempio
Domus publica: impluvio viene impiegata per sepolture.
(foto L. Scaroina)
La scoperta della domus publica rende anco-
ra più evidente il ruolo particolare svolto dal
da Antonio per pagare le sue legioni. È questo santuario di Pietrabbondante nel contesto del-
il periodo in cui la domus viene in proprietà ai lo stato sannitico, quindi fino alla guerra socia-
Socelli, ex militari, di cui abbiamo il mausoleo, le ed alle ultime resistenze nel Sannio, che si
l’unico di Pietrabbondante. Assegnazioni di protrassero per alcuni anni. Dobbiamo ricono-
terre a militari furono fatte anche in località scere ormai con ogni certezza nel complesso
vicine: ad Arco, per esempio, ove un Munatius monumentale di Pietrabbondante il santuario
ebbe una proprietà, ed anche un monumento nazionale dei Samnites Pentri. Una dedica a
funerario; e così anche a Cerreto di Vastogirar- Victoria e due ad Ops Consiva, le personifica-
di, ove si trovano alcuni Papii, anch’essi vete- zioni della potenza militare e dell’abbondan-
rani di Azio. L’ormai vecchia e cadente domus za, ci restituiscono i nomi di due delle divinità
publica di Pietrabbondante si trasforma nella venerate nel tempio a tre celle; la terza resta
residenza della gens Socellia, che la ristruttu- ancora sconosciuta, ma l’associazione di Ops a
ra per condurre sul posto attività produttive, Mars nella regia di Roma induce a pensare che
lasciando invece in abbandono il portico nel potrebbe trattarsi, forse, proprio di Mamerte,
frattempo crollato. Da questo momento viene il Marte sannitico.
interrotto il collegamento della domus con il Durante i restauri del teatro di Pietrabbondante, eseguiti
santuario mediante la chiusura del varco che dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise,
attraversa il muro di recinzione. Questo signi- furono svolte ricerche che nel 2002 condussero al ritro-
manutenzione, in attesa di determinazioni da presenza di Gaio Stazio Claro, noto da Appia- fica che l’area del tempio e del teatro rimane vamento della domus publica del santuario. Le successive
indagini, promosse dal Comune di Pietrabbondante, sono
parte della nuova amministrazione romana; no come Stazio Sannita, che aveva contribuito ancora per qualche tempo sotto il controllo
state finanziate dalla Regione Molise e condotte dalla So-
sembra che anche le attività cultuali siano sta- all’erezione del grande tempio, e che dopo aver pubblico, anche se in pieno decadimento. Agli printendenza con la collaborazione dell’Istituto Nazionale
te mantenute per qualche tempo su scala loca- aiutato gli insorti italici durante le prime fasi inizi del I secolo d.C. cominciano infatti a crol- di Archeologia e Storia dell’Arte. Vi hanno partecipato nu-
le, alla stregua dei santuari minori di interesse della guerra sociale passò dalla parte di Silla, lare le decorazioni in terracotta del tetto. Nel merosi studenti di diverse università.
paganico. Le devastazioni sillane nel Sannio che lo chiamò a far parte del senato romano.
sono un’invenzione moderna, che non trova Il periodo di transizione, dopo la cessazione Bibliografia
particolari riscontri archeologici negli edifici dello stato sannitico, deve essere durato a lun- Brelich A. (1949): Die geheime Schutzgottheit von Rom, Rhein-Verlag, Zürich.
pubblici, nei santuari e nelle abitazioni, quali go, almeno cinquant’anni, ossia il tempo che fu Carandini A. (a cura di) (2006): La fattoria e la villa dell’Auditorium nel Quartiere Flaminio di Roma, L’Erma di
si trovano invece frequentemente per il perio- necessario per la riorganizzazione dei territori Bretschneider, Roma.
do della guerra annibalica. Il luogo comune immessi nello stato romano in tutta la penisola Eschenbach H. (1970): Die städtebauliche Entwicklung des antiken Pompeji, Heidelberg.
delle radicali distruzioni avvenute durante la italiana dopo la guerra sociale, e per la costitu- La Regina A. (1976): Il Sannio, Hellenismus in Mittelitalien, Kolloquium in Göttingen 1974, Abhandlungen der
guerra sociale ha origine dal fraintendimento zione dei municipi, che nel Sannio ebbe luogo Akademie der Wissenschaften in Göttingen, Philol.-Hist. Kl., 97/1, Vandenhoeck & Ruprecht in Göttingen, I,
219-254;
delle notizie riguardanti la spietata condotta nell’età di Cesare. Con la fine delle guerre ci-
(1966) Rhein. Mus. 109: www.rhm.uni-koeln.de/109/La-Regina.pdf
di Silla nei confronti dei suoi nemici, tra i quali vili, per fare fronte ai gravi problemi sociali e (2006) INASA: www.inasa-roma.it/ricerca.html
vi era buona parte dell’aristocrazia e della for- per favorire la concordia civile, si creò la pres- Pouthier P. (1981): Ops et la conception divine de l’abondance dans la religion romaine jusqu’à la mort d’Augu-
za militare sannitica. Migliaia di prigionieri sante esigenza di assegnare terre ai veterani ste, BEFAR 242, Roma.
furono giustiziati a Roma, nella villa publica delle legioni di Augusto e di Antonio. In un Rix H. (2002): Sabellische Texte, Universitätsverlag C. Winter, Heidelberg.
dopo la battaglia di Porta Collina, e quelli che momento posteriore alla battaglia di Azio un Steinby E. M. (1993-2000): Lexicon Topographicum Urbis Romae, voll. I-VI, Edizioni Quasar, Roma.
non erano stati catturati furono proscritti; ma reduce alloggiò in uno degli ambienti del por-
Piranomonte M. (2001), Annae Perennae Nemus, in Lexicon Topographicum Urbis Romae, Suburbium, vol. I,
questo non riguardò tutti i Sanniti. Proprio tico a sinistra del tempio di Pietrabbondante, 59-63, Edizioni Quasar, Roma.
a Pietrabbondante, infatti, è documentata la nascondendovi un tesoretto di denari coniati
42 43
i feudi di
Clusanum
e Viperam
Insediamenti fortificati medievali scomparsi
nel territorio di Gambatesa
di Maria Teresa Lembo
“
L a città è il quadro espressivo della cultura e della civiltà…
nella quale la storia si materializza nelle pietre e negli
edifici…nelle strade e nelle case” (Piccinato, 1978)
I castelli, le torri, i palazzi di origine medie- irregolari, e di Vipera (Viperam, Guiperanum) secondo una leggenda, San Barbato, vescovo lo pezzo mangiandolo secondo un rito empio.
vale che costellano gli abitati e punteggiano di cui è rimasto soltanto il toponimo “Toppo di Benevento vissuto nel VII secolo, fece sra- Il vescovo stesso abbatté l’albero sacro e ne
il territorio molisano, si rivelano una compo- della Vipera”, coincidente con una località nei dicare l’albero di noce intorno al quale i Lon- strappò le radici facendo costruire al suo po-
nente essenziale dello scenario architettonico pressi di Gambatesa, nelle vicinanze del tor- gobardi erano soliti adorare una vipera d’oro sto una chiesa, chiamata Santa Maria in Voto e,
e del paesaggio della regione. Queste strutture rente Succida, va fatta risalire probabilmente (forse alata, o con due teste) chiamata Anfisbe- grazie alla collaborazione della duchessa Teo-
costituiscono il segno fisico delle esigenze di- all’epoca longobarda. na, molto simile all’Ouroboros, serpente che si dorada, fece fondere il simulacro d’oro della
fensive e militari, ma anche l’espressione ma- Il nome “Chiusano” deriverebbe dal lati- morde la coda, simbolo gnostico dell’infinito, vipera ottenendone un calice sacro.
teriale e simbolica dei processi di affermazio- no clausus che vuol dire chiuso, oppure da della sintesi tra il bene e il male e dell’eterno Relitti toponomastici si ritrovano a valle del
ne dei poteri feudali e signorili e di accentra- “chiusa” che indicherebbe alcune zone costi- ritorno. In onore di Wotan, padre degli dèi, i colle della Vipera nel luogo oggi denominato
mento abitativo che diedero vita al fenomeno tuite da boschi di alto fusto, ma anche topo- guerrieri erano soliti sospendere ad un albe- S. Barbato.
dell’incastellamento. nimo fondiario, costruito col suffisso –anus ro sacro una pelle di animale; tutti coloro che Durante la dominazione longobarda, nel pe-
Nel territorio di Gambatesa, l’origine degli sul nome gentilizio romano Clusius; mentre lì si erano riuniti, voltando le spalle all’albero, riodo compreso tra il IX e il X secolo, le cro-
abitati di Chiusano (Clusanum), situato sulla “toppo” significherebbe cima, sommità, colle; spronavano a sangue i cavalli e si lanciavano in nache del tempo rappresentano il paesaggio
sommità chiamata localmente “Terravecchia”, di conseguenza “Toppo della Vipera” equivar- una cavalcata cercando di superarsi a vicenda. come un territorio reso selvatico dalla bosca-
nell’attuale bosco Chiusano, di cui non resta- rebbe a Colle della Vipera. Il termine “Vipera” Ad un certo punto della corsa, girando i cavalli In alto:
no che pochi ruderi costituiti da blocchi poco è probabile che sia scaturito dal culto della all’indietro, cercavano di afferrare la pelle con Pianta del feudo prediale di S. Maria della Vittoria,
lavorati di pietra locale messi in opera in filari vipera molto diffuso tra i Longobardi. Infatti, le mani e, raggiuntala, ne staccavano un picco- Platea Orsini, 1714 (Archivio parrocchiale di Gambatesa)
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In basso: ricollegarsi al fattore difensivo e quindi al tipo se, “s’incominciarono ad edificare castella in
Rupe di Terravecchia, antica Clusanum, nel bosco di agglomerato urbano altomedievale, da alcu- luogo di tuguri, cui si applicarono i nomi de-
di Gambatesa detto di Chiusano ni chiamato borgo-forte, da altri castrum. sunti dai luoghi dove erano posti…Castella et
(foto: G. Lembo)
Anche il Duby afferma che “col nome italia- villis aedificare coeperunt, quibus ex locorum
Nell’altra pagina no d’incastellamento, Toubert descrive il pro- vocabulis nomina indiderunt…”.
“Aufisbena”, vipera a due teste, il cui culto era
cesso che, tra X e XI secolo, fece raggruppare Altri autori, invece, fanno risalire l’appari-
molto diffuso presso i Longobardi (web)
le cellule familiari. Queste, che erano sparse zione dei castra già nel paesaggio preurbano
glia e desolato di uomini a causa delle incur- nella pianura, si unirono definitivamente, per dei secoli VII-IX, nonostante essi avessero la
sioni barbariche e delle guerre: “…si vedevano lo più costrette dal potere, in un agglomerato funzione di piccoli centri artigianali o di ser-
per tutto danni sì eccessivi, e rovine sì orrende, generalmente situato sulle alture, dall’aspetto vizio; ma è nel corso del X secolo che i castra
che per lo più i luoghi giacevano abbandonati di fortezza, centro di un territorio di nuova co- assunsero un ruolo sempre più preponderante
e deserti, ed in quei, ch’erano abitanti, non era stituzione. Le case, fino ad allora sparpaglia- all’interno dell’ambito territoriale, in quan-
altro, che dolorosa afflizione e confusione…; te, si sarebbero raccolte in un’area, circondata to, in seguito alle numerose guerre interne
la vita ristagnava nei miseri agglomerati rura- talvolta da una cinta e spesso dotata di uno ed esterne alla regione, divennero dei veri e
li posti al centro di campagne vuote e deserte statuto giuridico particolare…Il nucleo della propri luoghi di rifugio-difesa per numerose
dove ormai le vigne erano senza operai, i cam- nuova cellula divenne il castrum, il castello, la comunità contadine bisognose di protezione.
pi senza coloni, i giardini senza frutti, i monti torre. Al centro dello spazio che domina, que- Sotto il profilo più strettamente socio-politi-
senza animali…”. sto edificio è, nello stesso tempo, la sede e il co, i castra divennero non soltanto luoghi di
La guerra tra i signori locali comportò, da potere di coercizione, del dovere di protegge- controllo delle zone circostanti, ma anche un
parte delle popolazioni rurali, esposte più di re, del diritto di comandare e di punire…”. mezzo attraverso il quale poter infondere sog-
ogni altro a continue depredazioni, la necessi- Scrive il Trotta che “…tutte le nuove borgate gezione nelle popolazioni dipendenti, obbli- la popolazione; per questo, il tipo di abitazione
tà di stringersi intorno a qualcuno che potesse del Molise sorsero tra la fine del dominio lon- gate a prestare omaggi e tributi. Sul piano più più diffuso fu costituito dalla capanna semin-
garantire loro una protezione. L’origine degli gobardo e l’inizio di quello dei Normanni” ed strettamente architettonico, i castra furono terrata, fatta di terra, fango e sterco con tetto
insediamenti di Chiusano e Vipera può forse aggiunge che, secondo la Cronaca Volturnen- caratterizzati da strutture molto essenziali ed di paglia o rami e fronde; i pavimenti furono
elementari e talmente precarie da offrire una realizzati in terra battuta, mentre i muri, edifi-
difesa instabile. Tutte le opere edilizie, infatti, cati in terra e legno, delimitavano, quasi sem-
furono realizzate in legno o in materiali affini pre, spazi molto angusti.
facilmente asportabili nel corso delle frequen- Non meno interessante fu, in questo perio-
ti alluvioni o attaccabili dal fuoco durante le do, il ruolo svolto da alcune strutture ecclesia-
continue guerre. La torre, posta al centro del stiche operanti, nel corso del X secolo, in tutto
recinto, era piuttosto alta e stretta ed aveva il territorio. In molte località, come Chiusano
l’ingresso molto rialzato da terra per evitare e Vipera, è probabile che le popolazioni rurali
sfondamenti con arieti; al suo interno erano preferirono trovare riparo anche presso mo-
ubicati i soli ambienti indispensabili alla vita nasteri o chiese, capaci di offrire loro una pro-
militare, tra cui i magazzini delle guardie, la tezione più efficace di quella dei signori laici.
sala comune ad uso di refettorio o corte di giu- In seguito alle continue incursioni saracene,
stizia e l’abitazione del signore. Con l’aumen- questi centri religiosi assursero a ruolo di poli
tare delle esigenze organizzative ed abitative, di aggregazione: le chiese rurali, come quelle
intorno alla torre, furono aggiunti altri corpi di poste fuori le mura, divennero gli elementi pri-
fabbrica che resero possibile ospitare un nu- mari intorno ai quali si formarono agglomerati
mero sempre crescente di vassalli, ed offrire di case. I monasteri benedettini incentivarono
una maggiore difesa. All’esterno del recinto, il formarsi di comunità monacali i cui compi-
la tipologia insediativa e l’habitat risentirono ti e i cui scopi furono apertamente sociali. Le
fortemente delle misere condizioni sociali del- varie “celle benedettine” divennero ben pre-
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A sinistra:
Località “Toppo della Vipera” nei pressi
di Gambatesa (foto: G. Lembo)
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A destra:
“Carta generale per la parte in Molise del tratturo
di Motta che dalla fittola di Castel di Sangro
conduce a Palmori grande di Lucera”, in Tratturi,
tratturelli e riposi reintegrati in forza del Real
Decreto del 9 ottobre 1826
(Archivio comunale di Gambatesa)
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A sinistra: Chiusano denominata S. Maria di Chiusanella
A Localizzazione su Carta I.G.M. 1:25.000 dei proba- e dell’abitato ormai scomparso: “…La chiesa,
bili siti su cui sorgevano gli antichi abitati di Vipera sotto il titolo di S. Maria, sta posta nelle perti-
(A) e Chiusano (B);
nenze di Gambatesa e proprio dentro la terra
Nell’altra pagina: diruta di Chiusanella, distante dalla medesima
Particolare di una struttura muraria dell’antico circa passi 1500 verso la parte occidentale ed
abitato di Chiusano (foto: B. Muttillo) è tutta diruta che appena si conoscono le pa-
vimenta. È lunga palmi 28 e larga palmi 20 e
ché inesistenti. Fonti seicentesche riferiscono confina col Bosco Baronale…”. L’abbandono
di numerose carestie e catastrofi; la peste del dei due centri deve probabilmente additarsi
1656 flagellò il territorio fino al 1658, mieten- non solo alla diminuzione demografica, ma
do innumerevoli vittime e segnando la fine di anche alle mutate esigenze politiche, di difesa
molti centri abitati. L’epidemia colpì quasi tut- ed economico-produttive di tutto il territorio.
ti i paesi, interrompendo l’incremento demo- Questi primi dati, quindi, sono utili per inizia-
grafico che aveva caratterizzato i primi decen- re a ricostruire in modo comprensibile la fre-
ni del secolo e aggravando, di conseguenza, le quentazione di un territorio che, in quanto in-
condizioni economiche delle popolazioni mo- teressato da case contadine, fattorie o piccoli
lisane. A tal proposito il Venditti afferma: “… villaggi, è stato per molto tempo ritenuto non
Venne la peste del 1656-57 che distrusse quasi interessante.
tutti gli abitanti di Salandra e Vipera...”. Si ri- Da questi primi dati emerge un quadro sto-
corda, altresì, che, nel 1688, un forte terremoto rico-territoriale piuttosto ricco e variegato an-
scosse quasi tutta la regione, contribuendo a che se, ad oggi, ritenuto scarsamente interes- Bibliografia
rendere ancora più tragica la situazione di al- sante e dunque poco studiato. Sede fin dall’an- Carocci S. (1998): Signori, castelli, feudi. In:
cuni centri molisani, tra cui Chiusano e Vipe- tichità di insediamenti sparsi, l’area è da ri- Storia medievale, Donzelli, Roma.
ra. La conferma dell’abbandono di Chiusano e tenere espressione di uno sviluppo culturale Ciarlanti G. V. (1644): Memorie historiche del
Vipera si può dedurre anche da un importante ben inserito nelle direttive commerciali più Sannio chiamato oggi Principato Ultra, Contado
B di Molisi, e parte di Terra di Lavoro, Provincie
documento, conservato nell’archivio parroc- valide. La romanizzazione, con la conseguente del Regno di Napoli, divise in cinque libri, C.
chiale di Gambatesa, la Platea del cardinale centuriazione del territorio e lo sviluppo delle Cavallo, Isernia.
salgono al periodo in cui Margherita, figlia di Orsini del 1714. vie di comunicazione e dei mercati, portò alla Duby G. (1987): Il Medioevo. Hachette, Milano
Riccardo di Gambatesa, andata sposa a Riccar- Si tratta di un insieme di documenti che of- caratterizzazione dell’area su cui in epoca me- Federici V. (1925 e 1940): Chronicon Volturnen-
do Caracciolo, nel 1330 era in possesso di al- fre la possibilità d’individuare l’amministra- dievale le fondazioni monastiche e gli insedia- se del Monaco Giovanni, Roma.
cuni feudi tra cui il “castrum Vipere”. Nel 1478 zione e la storia di alcuni luoghi pii, chiese e menti difensivi trovarono ampie possibilità di Jamison E. (1972): Catalogus Baronum, Roma.
il primogenito Angelo, figlio del conte Nicola monasteri soppressi, bilanci, rendite, affitti dei sviluppo, formando un paesaggio agrario e una Toubert P. (1995): Dalla terra ai castelli: pae-
II dei Monforte-Gambatesa, ereditò la terra fondi rustici ed urbani, lasciti e donazioni di architettura del territorio da tenere in attenta saggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale.
di Gambatesa e i casali di Chiusano, Vipera e monti frumentari, case e congreghe di carità, considerazione. Einaudi, Torino.
Valdisace, tutti posti nel Contado di Molise, ospedali ed altre istituzioni laiche o religiose. Lo studio approfondito, basato sulle fonti Trotta L. A. (1878): Sommario di una monografia
confinanti con le terre di Celenza Valfortore, La pianta del feudo prediale di S. Maria della scritte e sulla cultura materiale di questi in- della provincia del Molise, Napoli.
Pietracatella ed altre. Inoltre nel 1484 re Fer- Vittoria descrive un’ampia distesa di terra ri- sediamenti, potrà apportare apprezzabili ri- Valente F. (2003): Il Castello di Gambatesa. Sto-
ria Arte Architettura. Edizioni Enne, Ferrazzano.
rante I d’Aragona vendette il feudo di Gamba- cadente nel territorio di Gambatesa e di pro- sultati e costituire una reazione alle pressanti
tesa con Chiusano, Vipera e Valdisace, ad An- prietà del monastero di S. Aniello di Napoli urgenze di salvaguardia di tanti resti architet- Venditti D. (1957): La parrocchia di S. Bartolo-
meo in Gambatesa. Edizioni Cantagalli, Siena.
drea Di Capua, primo duca di Termoli, della in cui sono raffigurate alcune abitazioni sulla tonici di grande valore per la loro qualità edili-
Wickham C. (2000): Il Feudalesimo nell’Alto
casa dei conti d’Altavilla. Da questo momento cosiddetta “Ripa della Vipera”; mentre per zia, per la loro posizione strategica nel paesag-
Medioevo. Centro Italiano di Studi sull’Alto
in poi le testimonianze e le fonti storiche, circa quanto riguarda Chiusano la Platea riporta gio e per il loro significato nella ricomposizio- Medioevo, Spoleto.
l’esistenza dei due insediamenti, sono presso- l’esistenza di una chiesa situata nel bosco di ne di una identità storica del territorio.
52 53
Il Mája di Acquaviva Collecroce
il Mája
(web)
di Acquaviva Collecroce
Personificazioni del Maggio in Molise
di Emilia De Simoni
Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
L
e tradizioni festive del Molise si caratterizzano per un intenso
rapporto con il territorio, con una dimensione agro-pastorale che,
nonostante le trasformazioni economiche e sociali, costituisce ancora
un percorso di riferimento per l’espressione creativa di pratiche condivise,
uno spazio di memoria nel quale si riattualizzano eredità comuni.
Eredità che sono il risultato complesso di pre più deterritorializzato e privo di orizzonti
vicissitudini storiche e di influssi diversi, ri- di senso. Così, attraverso le feste, si ritrovano
elaborate con una particolare attenzione alle la corporeità dell’essere e la manualità del fare,
tracce originarie e alla trasmissione intergene- l’azione collettiva che consente di ridefinire i
razionale. La persistenza e la riemergenza del- luoghi e, nei luoghi, l’appartenenza. In questa
le tradizioni non costituiscono le derive di un prospettiva si propone come esempio la festa
passato che torna nel presente, ma le manife- del Mája di Acquaviva Collecroce, osservata
stazioni di un tentativo di opposizione all’omo- nel corso della ricerca di etnografia visiva sul
logazione culturale, attuato dalle comunità lo- patrimonio immateriale del Molise promossa
cali con la partecipazione e l’impegno per un dall’Istituto Centrale per la Demoetnoantro-
fine condiviso. La riacquisizione della propria pologia con la Direzione Regionale per i Beni
identità di gruppo localizzato consente di evi- Culturali e Paesaggistici del Molise, ricerca
tare il rischio dell’indifferenziazione, riaffer- che ha documentato, da maggio 2005 a genna-
mando la propria presenza in un mondo sem- io 2010, 68 tradizioni festive in 48 località.
54
situazioni economiche e sociali strettamente Nell’altra pagina:
ancorate al mondo naturale come fonte pri- Acquaviva Collecroce, 30-4-2007:
maria di sopravvivenza, soprattutto presso preparazione del Mája.
comunità agricole e pastorali. Questi compor- In basso:
tamenti rientrano in una “ecolatria”, intesa Acquaviva Collecroce, 1-5-2007:
sosta del Mája in piazza.
nel senso di un’ideologia non tanto “pagana”
quanto arcaica e radicata presso tutte le cul- che molti del rozzo popolo con pazza credu-
ture. La profonda avversione della chiesa si lità veneravano certi alberi, da lor chiamati
manifesterà nel tempo con strategie di sosti- Sanctivi, come se fossero cose sacre. Gran sa-
tuzione delle entità venerate, con la sovrap- crilegio avrebbero creduto il tagliarli; sembra
posizione e l’adattamento dei propri simboli. ancora che prestassero ad essi qualche segno
L’appartenenza al cristianesimo non esclude di adorazione” (Lodovico Antonio Murato-
la persistenza di atteggiamenti precristiani: ri, “Dissertazioni sopra le antichità italiane”,
“Sotto i Re Longobardi, che pure professavano 1837: LIX).
la legge Cristiana colla lor nazione, apparisce I rituali primaverili sembrano essere i per-
56 57
corsi privilegiati per l’espressione delle valen- processions the spirit of vegetation is often rep- Nell’altra pagina:
ze propiziatorie degli elementi vegetali che, resented both by the May-tree and in addition Acquaviva Collecroce, 1-5-2007: corteo del Mája.
oltre a caratterizzare la festa o il canto, diven- by a man dressed in green leaves or flowers or (foto: D. D’Alessandro)
58 59
A sinistra: tuato per propiziare la pioggia e la fertilità del- della tradizione attraverso le feste, non soltan-
Colle d’Anchise, 6-5-2007: il Pagliaro in chiesa la terra. Sulla base delle informazioni raccolte, to con il coinvolgimento e l’osservazione, ma
(foto: D. D’Alessandro)
che attestano la vitalità della festa fino al 1940 anche secondo a modalità “guidate” da asso-
Nell’altra pagina: e la sua interruzione causata dalla guerra, Al- ciazioni locali, culturali o scolastiche. Mentre
Acquaviva Collecroce: particolare della targa
berto M. Cirese cita la presenza di una croce di il corteo prosegue il suo percorso nel paese,
commemorativa di Nicola Neri posta sulla facciata
del Municipio spighe di grano, posta sulla sommità del cono, le danze e la distribuzione del cibo sciolgono
la benedizione religiosa e la distruzione finale l’iniziale compostezza e sollecitano i parteci-
primaverili propiziatorie e ha un intento di del Mája, presso i ruderi di una chiesa, eseguita panti a esprimersi più gioiosamente, cantando
rafforzamento della fraternità tra la popola- da ragazzi (“La pagliara del primo maggio nei e ballando attorno al Mája.
zione, che mantiene ancora vivo il ricordo del- paesi slavo-molisani”). La festa del Mája è do-
le proprie origini. Come avviene in manifesta- cumentata fotograficamente, dal 2001 al 2007, Questo articolo costituisce, in alcune sue parti, una rie-
zioni analoghe che hanno alla base la figura del in un sito internet dedicato ad Acquaviva Col- laborazione del testo “Mája, Acquaviva Collecroce”, pub-
pagliaio, per realizzare il Mája si riveste un te- lecroce. Dalle immagini si nota come il ciuffo blicato in Feste e Riti d’Italia. Sud 1, a cura di S. Massari, De
laio conico con elementi vegetali. La struttura, sia differente, di anno in anno, cosa che indica Luca, Roma, 2009: pp. 326-337.
alta più di tre metri, è composta da rami fles- come le feste possano, nel tempo, presentare
sibili, canne e paglia e si differenzia dalle altre alcune diversità, pur mantenendo tratti distin-
Bibliografia
composizioni per il suo aspetto antropomorfo tivi di base sui quali i protagonisti procedono Cirese A. M. (1955): La “pagliara maie maie”. La
(presenta infatti anche la testa e le braccia). La con andamenti variabili e in base alla propria Lapa, a. III, n. 1-2: 33-36.
preparazione inizia il giorno precedente la fe- creatività. Al termine della composizione, la Cirese A. M. (1955): La “pagliara” del primo
sta, con la raccolta di fiori e primizie, protratta veste vegetale viene indossata da un giovane e maggio nei paesi slavo-molisani. Slovenski Etno-
graf, 8: 207-224.
nell’affermazione che essi furono insediati fin quando è possibile per evitarne l’appassi- inizia il corteo, dapprima verso piazza Nicola
nelle località in questione nel corso della prima mento. L’addobbo viene eseguito da un gruppo Neri, poi lungo le vie del paese. Lo “spirito del- Cirese A. M. (1995-1996): Milovan Gavazzi e la
“pagliara” slavo-molisana. Studia Ethnologica
metà del XVI secolo e parlano di loro proprio di giovani e da alcuni adulti: via via che il Mája la vegetazione” continua la sua processione,
Croatica, 7-8: 47-52.
come di gente che era venuta dalla Dalmazia in prende forma, ognuno contribuisce al miglio- tra esibizioni coreutiche e musicali di gruppi
De Simoni E. (2009): Patrimonio immateriale
Italia non molto tempo prima […]” (“Le colo- ramento della composizione con proposte e in costume provenienti anche da altre località del Molise. Conoscenze, numero monografico,
nie serbocroate nell’Italia meridionale”, 1911). suggerimenti. La mattina del giorno successi- del Molise. Il primo maggio è un giorno parti- IV (1), Betagamma, Viterbo.
In questo paese ha avuto luogo una importante vo si compiono gli ultimi ritocchi; quando la fi- colare ad Acquaviva Collecroce, un giorno di Eliade M. (1949), Traité d’histoire des religions.
attività di ricerca sulla lingua “slavisana”, se- gura è completata, nel rivestimento e nelle fat- festa ma soprattutto di memoria: vi è un senti- Payot, Paris.
condo il neologismo proposto da Walter Breu tezze quasi umane accentuate nei grandi occhi mento di intensa partecipazione, specialmen- Frazer J. G. (1922): The Golden Bough. A study in
e Giovanni Piccoli, autori del locale dizionario del volto, il Mája è pronto per essere animato. te nei bambini, che si impegnano a cantare con Magic and Religion. Macmillan, New York.
croato molisano. La valorizzazione della lin- Questa personificazione presenta un aspetto l’aiuto di testi scritti nella loro “bella lingua”, Mascia G. (2006): Maggio nella tradizione
gua, che prevede anche scambi culturali con piuttosto femminile: ha una corona sulla testa, come sollecitava Nicola Neri. Tutto ciò testi- popolare molisana. Utriculus, X (38), Associa-
zione Culturale Circolo della Zampogna, Scapoli:
la Croazia, si accompagna alla rivitalizzazio- una lunga capigliatura e la parte sottostante monia quanto sia importante l’apprendimento
32-33.
ne delle tradizioni. Oltre la Smercka natalizia appare come un’ampia gonna.
Moffa S. (1938): Calendimaggio Molisano. Luci
(la notte della vigilia di Natale viene accesa, Nella rappresentazione osservata nel 2007, il
Sannite, fascicolo 3-4 (IV), maggio-luglio.
sul sagrato della chiesa, una grande torcia, Mája non porta sul capo una croce ma un ciuf-
Patavino M. (a cura di) (2006): Passaggi Sonori.
costituita da pezzi di legno e collocata su un fo vistoso, a differenza delle analoghe figure di I canti, le musiche e gli strumenti della tradizione
tronco di albero rovesciato), la festa del primo Fossalto (2005, 2006) e Colle d’Anchise (2007), orale del Medio Molise Fortore. Finis Terrae,
maggio ripresa - come ci ricorda Matteo Pata- dove inoltre il Pagliaro entra in chiesa. Ricor- Santa Croce di Magliano.
vino nel capitolo “Archetipi e trasformazioni” diamo che nella descrizione di Milan Rešetar Rešetar M. (1911): Die Serbokroatischen Kolo-
del volume “Passaggi Sonori” - dalla metà del del 1911 il Mája viene benedetto e, come la Pa- nien Süditaliens, Wien (traduzione italiana a
cura di W. Breu e M. Gardenghi (1997): Le colo-
1980, rappresenta un’occasione di condivisio- gliara di Fossalto, è innaffiato con getti d’ac-
nie serbocroate nell’Italia meridionale ,Ammini-
ne collettiva di una tradizione particolarmente qua augurali, elemento che Rešetar ricollega al strazione Provinciale di Campobasso).
sentita. Il corteo del Mája rientra nelle feste corteo delle dòdole presso i serbocroati, effet-
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SPECIALE TESI
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SPECIALE TESI
A sinistra:
Corredo vascolare a decorazione di “tipo daunio”, della tomba 56 di Contrada Porticone Armilla in bronzo dalla tomba 1 di Contrada Porti-
(da A. Di Niro, 1980) cone (da S. Capini, A. Di Niro, 1991)
via è possibile individuare una disposizione sparso, come ipotizzato negli studi di Graeme
topografica ad anello al cui interno è stata sup- Barker. Secondo lo schema individuato dall’ar-
posta la divisione in vari nuclei o gruppi fami- cheologo inglese, la popolazione dell’area si
liari, modello ampiamente diffuso anche nelle sarebbe costituita in un insediamento di tipo
coeve necropoli abruzzesi. Le principali fasi di paganico-vicano con numerosi abitati anche
vita di questa necropoli, riconosciute cronolo- relativamente vicini tra loro, ed ognuno con
gicamente in base agli oggetti del corredo, sono una propria necropoli di riferimento come
datate in un periodo compreso tra il VII e il III già documentato per l’Abruzzo settentrionale.
secolo a.C. con un picco massimo di utilizzo at- I corredi maschili rispecchiano il mondo dei
testato durante il VI a.C. Dai dati archeologici guerrieri e sono ampiamente confrontabili
disponibili non è possibile stabilire il rappor- con le comunità coeve dell’Abruzzo e del Moli-
to che intercorreva tra necropoli e abitato, né se interno. Si caratterizzano per la presenza di
l’esatta ubicazione di quest’ultimo. Tuttavia la oggetti come rasoi di bronzo, coltelli a codolo,
presenza di una seconda necropoli coeva in lo- spiedi in ferro ed armi come cuspidi di lancia,
calità Difesa Grande, posta a poca distanza e in giavellotti in bronzo e ferro del tipo comune a
condizioni geomorfologiche similari, può sug- lama foliata a sezione romboidale, con innesto
gerire la presenza di un insediamento di tipo a cannone. Si è rinvenuto un solo esempio di
66 67
SPECIALE TESI
In basso: metrica di tipo daunio, che, per l’età arcaica indica per la nostra zona una società in cui il di età romana. Un’altra rappresenta un cer-
Petacciato, particolare della torre campanaria di trova confronti con la ceramica catalogata da potere ereditario non si è ancora affermato, e vo in fuga con testa reclinata inseguito da un
S. Rocco, con la lastra decorata, nel lato est
E. M. De Juliis come “subgeometrico daunio I il ruolo sociale non è stabilito alla nascita ma cane, motivo ben conosciuto e diffuso soprat-
gli adolescenti è frequente la fibula ad arco ri- e II”. È interessante notare come nonostante i viene conquistato durante la vita. tutto nel tardo impero. La terza lastra, dispo-
vestita d’ambra od osso. I contatti e gli scambi prodotti vascolari rinvenuti nella necropoli di I corredi qui rinvenuti sono tipologicamente sta accanto a quest’ultima, reca anch’essa una
con le comunità vicine favoriscono un proces- Contrada Porticone dichiarino apertamente affini alla necropoli di Contrada Porticone, ma raffigurazione a rilievo che risulta illeggibile
so di acculturazione reciproco reso evidente l’imitazione di prodotti dauni, essa è di pro- cronologicamente successivi. Allo stato attua- perché la superficie è molto erosa. Recenti
dalle testimonianze archeologiche. Nel caso duzione locale, espressione forse di botteghe le degli studi non è possibile ricostruire even- studi topografici confermano la presenza a Pe-
della costa molisana, e di Termoli in partico- con maestranze allogene o opera di ceramisti tuali rapporti tra le due aree o stabilire a quali tacciato di siti archeologici di età romana, in
lare, i richiami vanno alla Daunia e all’Abruz- locali che hanno mutuato la tecnica grazie a siti abitativi esse facciano riferimento. particolare provengono da località Demanio e
zo. Si possono riscontrare affinità non solo possibili scambi culturali e commerciali. An- Nelle due necropoli è assente il carro, con- Spugne numerosi frammenti fittili, tra cui an-
nella cultura materiale, ma anche nei rituali. che in Contrada Difesa Grande, località a sud trariamente a quanto accade in ambiente tefisse ed ex voto attribuiti a un deposito voti-
Ad esempio, il rinvenimento di due defunti ovest dell’attuale abitato di Termoli, la Soprin- abruzzese e marchigiano, tuttavia, si teorizza vo datato tra IV e II a.C.
in posizione rannicchiata, fa pensare alla pre- tendenza Archeologica del Molise ha indivi- anche qui la presenza di gruppi armati a ca-
senza di immigrati all’interno della società. duato e scavato una necropoli situata su un vallo. Con tutta probabilità anche la tomba 139
Bibliografia
Inoltre trova diffusione anche nella necropoli terrazzo che affaccia sulla piana alluvionale di Contrada Porticone apparteneva a un cava- Barker G. (2001): La valle del Biferno. Archeo-
adriatica la presenza dell’olla con vaso-attin- del Biferno. In tutto si documentano 43 tombe liere dal momento che nel corredo sono stati logia del territorio e storia annalistica, Edizione
gitoio che richiama al rituale del banchetto e a fossa terragna, con inumato disteso supino, rinvenuti una cuspide di giavellotto di ferro e Italiana Premio “E. T. Salmon” traduzione italiana
a cura di G. De Benedittis, Campobasso.
in particolare del consumo di vino, il cui uso e riempimento costituito da terra, ciottoli e relativo sauroter, posti sul lato destro dell’inu-
Ceglia V. 1994: Termoli, in Studi Etruschi, vol. LIX
è ampiamente documentato anche nelle re- lastre di arenaria come copertura. Le tombe mato, e due gruppi di lamine di bronzo, di cui – MCMXCIII (Serie III), Bertschneider, Firenze,
gioni vicine. Tuttavia l’evidenza maggiore di infantili presenti in questa necropoli sono pri- uno all’altezza dei piedi e l’altro vicino alla te- pp. 427 – 429.
questi scambi è testimoniata dalla produzio- ve di oggetti di corredo. La scarsità di oggetti sta, considerati come elementi di calzari, ma De Juliis E. M. (1977): La ceramica geometrica
ne di ceramica depurata a decorazione geo- o la completa assenza nelle tombe di bambini che si possono leggere verosimilmente anche della Daunia, Firenze.
come parti di bardature di falere equine. D’Ercole M.C. (2002): Importuosa Italiae Litora.
Proseguendo verso nord s’incontra il mo- Paysage et échanges dans Adriatique Méridio-
nale Archaique, Études IV, Centre Jean Bérard,
derno centro abitato di Petacciato a quota
Naples.
222 m. s.l.m. e distante circa 3 km dalla costa
Di Niro A. (1980): La necropoli di Termoli, in
attuale. Dalle ricognizioni effettuate è stato Sannio: Pentri e Frentani dal VI al I sec. a.C. ,
possibile recuperare frammenti di ceramica Catalogo della mostra, Campobasso, pp. 53 – 71.
d’impasto, oltre che ceramica di tipo medieva- Faustoferri A. (1988): Nota su un gruppo di
le e moderna. La presenza di tracce antiche si lamine rinvenute nella necropoli di Termoli, in
riscontra sulla torre campanaria della chiesa Conoscenze 3, Campobasso, pp. 29 –41.
medievale di S. Rocco, costruita con materiale Morelli A., Marino L. (2000): La città sottoterra.
Nuove ricerche nel “paese vecchio” di Termoli,
di reimpiego consistente in grandi blocchi di
Verona.
arenaria di forma poligonale disposti nelle file
Sardella B. (2008): Il tempio di Petacciato (CB) –
inferiori del tessuto murario e in grandi lastre Valle San Giovanni e il deposito votivo di Dema-
di arenaria con figure a rilievo, forse pertinenti nio e Spugne, in Considerazioni di archeologia, 1,
a monumenti funerari romani. Campobasso, pp.7 – 28.
Una lastra raffigura un soldato o gladiatore Tagliamonte G. (1996): I Sanniti. Caudini, Irpini,
con elmo e scudo nella mano sinistra e forse Pentri, Carricini, Frentani, Milano.
una spada (gladio?) nella destra. L’immagine Capini S., Di Niro A. (1991): Samnium. Archeolo-
gia del Molise, catalogo della mostra, Roma.
ricorda le scene di combattimenti gladiatori
ampiamente attestati nelle rappresentazioni
68 69
AGENDA
I n apertura straordinaria un
pennello elettronico restituisce
all’Ara Pacis i suoi colori originali.
U na straordinaria mostra mette a
confronto due dei più importanti
Imperi della storia mondiale, l’Impero
P ompei e il Vesuvio, Pompei e i suoi
scavi tra scienza e mito: la storia
e le suggestioni di un sito unico al
Anche se gli oltre mille anni di Romano e le Dinastie cinesi Qin e mondo raccolte in una mostra labora-
permanenza nel sottosuolo del Han nel periodo che va dal II sec. torio che si propone come la miglior
Campo Marzio hanno cancellato a.C. al II sec. d.C. Un confronto che, introduzione alla scoperta di un sito
dal monumento ogni traccia visibi- seppur mai avvenuto concretamente archeologico visitato ogni anno, da
Aprile Settembre le di colore, non sussistono dubbi nella storia, risulta estremamente oltre due milioni di persone. La mo-
sul fatto che in origine l’altare interessante nella sua apparente stra è stata concepita con un duplice
22 20 fosse variopinto. La scelta delle
singole tinte risulta da confronti
impossibilità: in condizioni storiche
e geografiche del tutto distinte, due
intento, e in futuro si trasformerà
infatti in un punto informativo stabile.
Lungo le rotte dei con la pittura romana, da studi
condotti su monumenti più tardi
grandi culture hanno sviluppato esiti
ora del tutto diversi, ora simili, diffe-
Da un lato, attraverso una pluralità
di supporti visivi, exibit scientifici,
micenei. ma influenzati dall’Ara Pacis e da renti nelle forme esterne, ma affini manufatti e reperti archeologici,
L’insediamento ricerche cromatiche sulle architet- nella struttura funzionale. I celeber- presentare e approfondire tematiche
ture e sulla scultura greco-roma- rimi guerrieri di terracotta, drappi in connesse con la storia di Pompei
dell’età del Bronzo di na. La tecnica di proiezione è stata Febbraio Giugno seta, affreschi di epoca Han, modelli Marzo Settembre e l’evoluzione degli scavi; dall’altro
Monteroduni (Is) aggiornata e rinnovata grazie a
proiettori digitali che consentono
21 20 di case, pregiati utensili in bronzo ed
oro, testimoni di un florido impero 5 5 lato sensibilizzare e diffondere,
attraverso moderne tecnologie, una
Isernia di modificare e modulare i profili e cinese, sono solo alcuni esempi cultura della prevenzione del rischio
Museo di Santa Maria i colori in tempo reale. Egitto mai visto. dell’alto livello espositivo e saranno I Giorni di Roma: vulcanico, un rischio la cui incidenza
delle Monache Le dimore eterne di affiancati da altrettanto maestosi L’età della in tutto il territorio del Golfo di Napoli
Apertura straordinaria Assiut e Gebelein gruppi statuari in marmo, affreschi,
Conquista, Roma e il
è elevatissima.
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AGENDA EVENTI LIBRI
concerti che renderanno Il pranzo della festa. Una riescono a ricostruire gli ambienti sofferenza. Lombardi Satriani ci
ancora più speciale storia dell’alimentazione in del passato profondo e i primi svela il senso e il fascino del lin-
l’esperienza di tutti i visitatori. undici banchetti esseri umani che li abitavano. “I guaggio del sangue, la sua densità
Un’occasione imperdibile per Martin Jones lettori di ossa” esamina i fatti e i di significati e di valori simbolici
avvicinarsi alla più grande miti sull’arrivo dei primi uomini attraverso l’analisi di antichi ritua-
ricchezza del nostro Paese: il La prossima in Australia, spiega come il DNA li, formule e credenze; lo studio
Giornate di archeologia nostro patrimonio artistico e volta che ti degli attuali Aborigeni australiani degli ex-voto e degli appassionati
sperimentale culturale. siedi a tavola getti luce sulle loro origini, guida discorsi di alcune grandi mistiche;
con i tuoi alla scoperta dei misteriosi hobbit il racconto dell’opera di veggenti,
16 aprile 2010, ore 9: beniculturali.it famigliari indonesiani e indaga su chi o cosa maghi, guaritori.
Museo Sannitico di o con degli ha sterminato i marsupiali giganti Meltemi edizioni,
Campobasso, Palazzo amici, prova dell’Australia. Dalle scoperte della 2005, pp. 192, € 14
Mazzarotta, Via Chiarizia 10 a domandarti paleoantropologia australiana
il motivo il panorama si amplia quindi ai
28 aprile 2010, ore 9: I salone dell’editoria per cui gli dibattiti sulla misteriosa fine dei Rito e religione dei Romani
Museo Archeologico archeologica umani celebrano questo rito che Neanderthal, sull’evoluzione e John Scheid
di Isernia, Complesso Museo Pigorini, Roma per molte altre specie è un vero sulla diffusione della specie uma-
monumentale di Santa Maria 20 - 23 maggio 2010 anatema. La tendenza a condi- na nei diversi continenti. Come In una pro-
delle Monache, C.so Marcelli videre pacificamente il cibo è un spesso accade, su molti di questi spettiva sto-
48 Una fiera espositiva e fenomeno straordinario. È anche temi gli scienziati sono divisi: “I rico-antropo-
XII Convegno Nazionale manifestazione culturale quello che ha avuto le maggiori lettori di ossa” presenta un mon- logica, questo
5 maggio 2010, ore 9: Colloqui di Egittologia e avente come protagonista conseguenze sull’ambiente e do di coloriti personaggi, impe- breve ed
Area archeologica di Altilia Papirologia principale il libro di l’evoluzione sodale degli uomini. gnati in discussioni appassionate, utile manuale
“Egitto terra di papiri” archeologia intorno al quale Ma come questo strano e potente che comprendono anche ipotesi concepito
12 maggio, ore 9: Siracusa, 17 - 20 giugno è prevista l’organizzazione comportamento è divenuto parte veramente bizzarre. Questo libro per studenti
Area archeologica di Larino, 2010 di una serie di eventi legati del modo di vivere degli uomi- chiarisce le idee a chi è incuriosito universitari,
V. Dante Alighieri 1 all’editoria archeologica. ni? Martin Jones ricostruisce lo dalle ipotesi, spesso in contrasto sperimenta
Un ciclo di incontri aperto sviluppo del rito del pasto utiliz- tra loro, sul passato profondo un nuovo approccio alla divulga-
Prenotazione obbligatoria a tutti per discutere sulle 20 maggio: zando le più moderne tecnologie della preistoria e spiega in modo zione della religione dei Romani,
I laboratori sono gratuiti novità più rilevanti in campo Archeologia e le donne: archeologiche: dagli scimpanzè ai accessibile le basi scientifiche secondo un’impostazione che
Info: 3276886400 archeologico in Egitto, sugli da Marianna Dionigi a banchetti regali, dai romani alla delle più recenti metodologie di l’autore definisce “più strutturale
[email protected] studi e ricerche in corso e sul Margherita Guarducci cena consumata davanti alla tv. indagine e di datazione. che cronologica”. Non si tratta,
restauro e la conservazione Garzanti edizioni Springer Verlag edizioni, infatti, del consueto susseguirsi di
dei papiri. 21 maggio: 2009, pp.456, € 22 2009, pp. 284, € 24 capitoli su questo o quel secolo o
Dalla nascita alla morte: su determinati personaggi o fatti
archaeogate.org antropologia e archeologia a storici, bensì una presentazione
confronto. Incontro di studi in I lettori di ossa De sanguine in ordine tematico dei principali
onore di Claude Lévi-Strauss Claudio Tuniz , Cheryl Jones, Luigi Lombardi Satriani elementi che caratterizzarono la
XII Settimana della Richard Gillespie religione di Roma nei secoli della
Cultura 22 Maggio: Raccogliendo Repubblica e dell’Impero. Il testo
16 aprile - 25 aprile 2010 Nuova editoria archeologica. Chi possiede i risultati di è corredato da numerose schede
L’apporto dei moderni il passato? un lavoro riepilogative e strumenti didattici.
Il MiBAC apre gratuitamente, sistemi comunicativi nella Come si di ricerca L’autore, John Scheid, è professo-
per dieci giorni, tutti i luoghi divulgazione scientifica leggono le condotto re al Collège de France ed antro-
statali dell’arte: monumenti, ossa antiche? lungo l’arco pologo delle religioni del mondo
musei, aree archeologiche, 23 Maggio E cosa ci di trent’an- classico tra i più importanti del
archivi, biblioteche con dei Incontri di Archeologia Divulgare l’archeologia: dicono sulle ni, questo nostro tempo.
grandi eventi diffusi su tutto il Museo Archeologico, il ruolo dell’editoria nostre origini volume rap- Sestante edizioni,
territorio. Napoli specializzata. Didattica, i manufatti, presenta un 2009, pp. 208, € 24
Migliaia di appuntamenti: integrazione, comunicazione il polline e il contributo
mostre, convegni, aperture sba-na.campaniabeniculturali.it DNA dell’era per comprendere le modalità
straordinarie, laboratori pompeiisites.org ediarche.it glaciale? Usando tecniche sem- attraverso cui gli esseri umani
didattici, visite guidate e pre più raffinate, gli scienziati hanno tentato di trascendere la
72 73
LIBRI
L’immagine scartata delle tematiche dell’archeologia informazioni e di piacevole let-
Clive Staples Lewis contemporanea, organizzato per tura, nonostante qualche lacuna
voci e aggiornato che tiene conto bibliografica riguardante la re-
I temi cen- dell’evoluzione e dei profondi cente storia degli studi. L’ipotesi
trali del libro cambiamenti strutturali che l’ar- di fondo del volume – e cioè che
comprendono cheologia storica ha conosciuto Silla volle farla finita una volta per
la struttura negli ultimi decenni. tutte con i Sanniti, ad ogni costo
dell’universo Laterza editore, ed esemplarmente – non è né
medievale, 2003, pp. 366, € 38 nuova né di difficile intelligenza
la natura dei per chi sia avvezzo a Livio ed alle
suoi abitanti, fonti romane, ma ciò che in ultima
la nozione di Critica e arti figurative dal po- analisi dovrebbe convincere ed
un universo sitivismo alla semiologia appassionare il lettore è, più che
finito, ordi- Raffaele Mormone l’originalità delle ipotesi, il modo
nato e gestito da una gerarchia di presentare i dati da parte di un
celeste. Allo stesso tempo, Lewis Seppur da- autore palesemente mosso da
prende il lettore in un tour di alcu- tato questo spirito di partecipazione al dram-
ni dei pinnacoli del pensiero me- libro rimane ma del fiero popolo sannita.
dievale (alcuni dei quali ereditati ancora oggi Aquilonia edizioni,
dalla cultura classica del pagane- un volume 2008, pp. 343, € 30,00
simo), che sono sopravvissuti nel prezioso e
paesaggio moderno culturale e insostituibile
teologico. ai fini di un Quando i cavalli avevano le
Marietti edizioni, approccio alle dita. Misteri e stranezze
1990, pp. 198, € 15 problemati- della natura
che relative alla critica d’arte. Stephan Jay Gould
Società editrice napoletana,
Dizionario di archeologia. 1975, pp. 368 La zebra
Temi, concetti e metodi è bianca a
Riccardo Francovich, strisce nere o
Daniele Manacorda Samnites Pentri. Quadro nera a strisce
geostorico di un genocidio bianche?
Mai come in Paolo Nuvoli Perché le
quest’ultimo imperfezioni
ventennio Il volume di presenti negli
l’archeolo- Nuvoli si con- organismi
gia storica centra sulla sono prova
ha subito ricostruzione dell’evolu-
evoluzioni e dei rapporti – zione? Domande a volte bizzarre,
cambiamenti principalmen- aneddoti, mostri e meraviglie
strutturali te di natura della natura diventano occasioni
tanto profon- bellica – tra di approfondite e brillanti indagini
di. Nel corso Roma e San- nel campo della paleontologia,
dell’Ottocento e del Novecento si nio pentro. In della biologia, della storia na-
è andata consolidando, soprattut- particolare, turale, contribuendo con la loro
to nell’Europa centro-settentrio- sono accuratamente indagati i varietà a suggerire la complessità
nale, una simmetrica tradizionale presupposti e gli sviluppi della e il fascino delle problematiche
che ha allargato al Medioevo il c.d. Guerra Sociale, l’ultima vio- connesse all’evoluzionismo.
raggio di interesse. Il volume, che lenta guerra tra Italici e Romani. Feltrinelli editore,
non si presenta come manuale L’attento uso delle fonti, la strut- 2000, pp. 415, €12,50
ma con una sua organica e or- tura narrativa ed il crescendo
dinata articolazione, vuole dare drammatico che caratterizza
un’immagine della complessità il testo rendono il libro ricco di
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