T. Carpenedo - Il Concetto Di "Maschera" Nella Didattica Del Canto
T. Carpenedo - Il Concetto Di "Maschera" Nella Didattica Del Canto
T. Carpenedo - Il Concetto Di "Maschera" Nella Didattica Del Canto
TESI DI LAUREA
IL CONCETTO DI MASCHERA
NELLA DIDATTICA DEL CANTO:
UN PROBLEMA TERMINOLOGICO
INDICE
p. 4
p. 6
Prefazione
Perch la maschera
p. 9
Il problema terminologico
p. 12
Premessa
Introduzione
La nascita di una tecnica del canto
p. 14
Il linguaggio specifico nella didattica del canto: la nascita di una scienza vocale
p. 18
p. 22
La respirazione
p. 23
La fonazione
p. 29
La risonanza
p. 36
p. 47
p. 51
p. 52
I registri e il passaggio
p. 57
p. 62
p. 67
p. 72
Maschera
Definizioni
p. 75
Suggestioni
p. 77
Prime apparizioni
p. 81
p. 96
Il Novecento
p. 106
Oggi
p. 145
3
Interviste
p. 156
Intervista a Stella Silva
p. 157
p. 168
p. 188
p. 200
Commento
p. 221
Conclusioni
p. 228
Bibliografia
p. 231
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Figura 54: Ripresa della figura di Lilli Lehmann da Carlo Meano.
Figura 55: Voce nasale a bocca chiusa (Meano).
Figura 56: Voce nasale a bocca aperta e voce nasale incompleta (Meano).
Figura 57: Movimenti del palato molle e dell'ugola (Delle Sedie).
Figura 58: Movimenti del velo palatino ascendendo all'acuto.
Figura 59: Voce ingolata (Meano).
Figura 60: Cavit di risonanza (Juvarra).
Figura 61: Muscoli della maschera.
Figura 62: Sensazioni interne del cantante (Husson): la M indica il cosiddetto punto di Mauran.
Figura 63: Produzione di un suono senza nasalizzazione e con nasalizzazione leggera (Husson).
Figura 64: Usi diversi delle cavit di risonanza, per mezzo dello spostamento del velo palatino (Husson).
Figura 65: Meccanismo di copertura secondo Juvarra.
Figura 66: Emissione timbrata secondo Juvarra.
Figura 67: Emissione morbida secondo Juvarra.
Figura 68: Rappresentazione della direzionalit verticale dal basso verso l'alto (Juvarra).
Figura 69: Rappresentazione del cosiddetto giro del fiato (Juvarra).
Figura 70: Immagine mentale in cui il suono ha direzione opposta a quella del fiato (Juvarra).
Figura 71: Punti fondamentali del metodo riportato da Caracciolo.
Figura 72: Componenti dell'impostazione riportata da Caracciolo.
Figura 73: Localizzazione precisa della zona di appoggio del suono secondo Caracciolo.
Figura 74: Rappresentazione del volume e dei colori della voce secondo Caracciolo.
Figura 75: Cavit di risonanza (Dinville).
Figura 76: I due piani di riferimento secondo Dinville.
Figura 77: Attacco del suono (Barbarossa).
Figura 78: Cassa di risonanza secondo Barbarossa.
Figura 79: Il giro dell'aria secondo Di Giacomo.
Figura 80: Muscoli della maschera (Crosatti).
Figura 81: Meccanismo per mettere il suono in maschera (Crosatti).
Figura 82: Tipi di emissione non in maschera (Crosatti).
Figura 83: Emissione in maschera (Crosatti).
Figura 84: Distribuzione della percezione dei suoni dal grave all'acuto.
Figura 85: Emissioni a risonanza faringea (Cifelli).
Figura 86: Emissioni a risonanza buccale (Cifelli).
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FONTI
Figura 1
Lapparato fonorespiratorio
Figura 2
Figura 3
Figura 4
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Figura 8
Figura 9
Figura 10
Figura 11
Figura 12
Figura 13
Figura 14
Figura 15
Figura 16
Figura 17
Figura 18
Figura 19
Figura 20
Figura 21
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Figura 23
Figura 24
Figura 25
Figura 26
Figura 27
nella
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Figura 28 Illustrazione e didascalia riportate dal testo BILANCIONI, GUGLIELMO, La voce parlata e
di Bilancioni
cantata normale e patologica: guida allo
studio della fonetica biologica, Roma, Luigi
Pozzi, 1923, p. 282
Figura 29 Immagini prese dal testo di Inama
INAMA, Il teatro antico cit., p. 151
Figura 30 Taddeo Wronski Tutta la voce
WRONSKI, THADDEUS VITONE, VITTORIO, Il
cantante e la sua arte: voce, mimica,
truccatura, Milano, Hoepli, 1921, p. 69
Figura 31 Taddeo Wronski Voce appoggiata avanti Ivi, p. 63
Figura 32 Taddeo Wronski Voce avanti maschera
Ivi, p. 81
Figura 33 Taddeo Wronski Voce dietro maschera
Ivi, p. 82
Figura 34 Taddeo Wronski Voce nasale
Ivi, p. 80
Figura 35 Voce tesa e laringea
Ivi, p. 71
Figura 36 Voce di petto
Ivi, p. 74
Figura 37 Voce profonda
Ivi, p. 75
Figura 38 Voce cavernosa
Ivi, p. 76
Figura 39 Voce gutturale o faringea
Ivi, p. 78
Figura 40 Voce indietro
Ivi, p. 79
Figura 41 Voce sbadigliata
Ivi, p. 80
Figura 42 Voce bianca
Ivi, p. 81
Figura 43 Tabella dei risuonatori secondo Rosati
ROSATI, ENRICO, Registri!? Memoria letta al
Congresso Musicale Didattico tenuto in
Milano, 14-21 Dicembre 1908 in occasione
delle Feste Centenarie del R. Conservatorio
G. Verdi. Castello Sforzesco, Milano,
Tipografia nazionale di V. Lamberti, 1908, p.
20
Figura 44 Il passaggio della voce e dellaria secondo BROWNE, LENNOX, La voix, le chant et la
Browne
parole: guide pratique du charter et de
lorateur, tradotto da Paol Garnault, Paris,
Societe deditions scientifique, 1893, p. 77
Figura 45 La macchina per cantare di Vittorio Carpi
CARPI,
VITTORIO,
Ancora
qualche
apprezzamento sullarte del canto, Milano, A.
Pigna, ?1898, in copertina
Figura 46 La maschera secondo Silvestrini
SILVESTRINI, DOMENICO, Linsegnamento del
canto fisiologico: nuovo metodo scientifico e
artistico-teorico e pratico con lausilio della
cinematografia: per le scuole pubbliche e
private, Bologna, Zanichelli, 1940, p. 89
Figura 47 Localizzazione
delle
sensazioni
del SILVA, GIULIO, Il maestro di canto; saggi di
cantante secondo Lilli Lehmann
pedagogia del canto preceduti da elementi di
acustica e di fonetica scritti dall'A. in
collaborazione con Giuseppe Gradenigo,
Torino, Fratelli Bocca, 1928, p. 306
Figura 48 Le varie emissioni vocali secondo SILVESTRINI, Linsegnamento del canto
Silvestrini
fisiologico cit., p. 64.
Figura 49 Voce ingolata e voce stretta di collo
Ivi, p. 65
Figura 50 Voce urlata e voce nasale
Ivi, p. 66
Figura 51 Voce fisiologica secondo Silvestrini
Ivi, p. 69
Figura 52 Atteggiamenti errati nella ricerca della Ivi, p. 93
maschera
Figura 53 Direzione del suono per lappoggio in COCCHI, LUIGI, Il canto artistico : fisiologia,
maschera
tecnica, estetica, didattica, igiene, storia,
Torino, Paravia, 1953, p. 60
Figura 54 Ripresa della figura di Lilli Lehmann da MEANO, CARLO, La voce umana nella parola e
Carlo Meano
nel canto: manuale di fisiologia vocale ad uso
di tutti i professionisti della voce, Milano, Cea,
1964, p. 108
Figura 55 Voce nasale a bocca chiusa (Meano)
Ivi, p. 153
Figura 56 Voce nasale a bocca aperta e voce nasale Ivi, p. 154
incompleta
8
Figura 57 Movimento del palato molle e dellugola DELLE SEDIE, ENRICO, Estetica del canto e
(Delle Sedie)
dellarte melodrammatica, Milano, Ricordi,
1885, pp. 24-25
Figura 58 Movimenti del velo palatino ascendendo DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata. La sua
all'acuto
tecnica, Milano, Masson Italia, 1984 (Collana
di logopedia a cura di Oskar Schindler), p. 32
Figura 59 Voce ingolata (Meano)
MEANO, CARLO, La voce umana cit., p. 155
Figura 60 Cavit di risonanza (Juvarra)
JUVARRA, ANTONIO, Il canto e le sue tecniche
cit., p. 26
Figura 61 Muscoli della maschera
Ivi, p. 30
Figura 62 Sensazioni interne del cantante (Husson): HUSSON, RAOUL, Le chant, Paris, Presses
la M indica il cosiddetto punto di Universitaires de France, 1962, p. 79
Mauran
Figura 63 Produzione
di
un
suono
senza HUSSON, RAOUL, La voix chantee, Paris,
nasalizzazione e con nasalizzazione Gauthier Villars, 1960, p. 139
leggera (Husson)
Figura 64 Usi diversi delle cavit di risonanza, per ID., Le chant, p. 31
mezzo dello spostamento del velo palatino
(Husson)
Figura 65 Meccanismo di copertura secondo Juvarra JUVARRA, ANTONIO, Il canto e le sue tecniche
cit., p. 44
Figura 66 Emissione timbrata secondo Juvarra
Ivi, p. 57
Figura 67 Emissione morbida secondo Juvarra
Ivi, p. 60
Figura 68 Rappresentazione
della
direzionalit Ivi, p. 72
verticale dal basso verso lalto (Juvarra)
Figura 69 Rappresentazione del cosiddetto giro del Ivi, p. 73
fiato (Juvarra)
Figura 70 Immagine mentale in cui il suono ha Ivi, p. 74
direzione opposta a quella del fiato
(Juvarra)
Figura 71 Punti fondamentali del metodo riportato da CARACCIOLO, MICHELE, La mia lezione di canto
Caracciolo
e oltre, Lecce, Ed. Del Grifo, 1992, p. 70
Figura 72 Componenti dellimpostazione riportata da Ivi, p. 75
Caracciolo
Figura 73 Localizzazione precisa della zona di Ivi, p. 76
appoggio del suono secondo Caracciolo
Figura 74 Rappresentazione del volume e dei colori Ivi, p. 78
della voce secondo Caracciolo
Figura 75 Cavit di risonanza (Dinville)
DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata cit., p. 30
Figura 76 I due piani di riferimento secondo Dinville
Ivi, p. 46
Figura 77 Lattacco del suono (Barbarossa)
BARBAROSSA, RINO, Compendio sulla tecnica
vocale cit., p. 17
Figura 78 Cavit di risonanza secondo Barbarossa
Ivi, p. 24
Figura 79 Il giro dellaria secondo Di Giacomo
DI GIACOMO, CARLO, Metodo pratico di tecnica
del canto lirico, Torino, Ed. Musica Practica,
2001, p. 16
Figura 80 Muscoli della maschera (Crosatti)
CROSATTI SILVESTRI, ROSINA, Canto bene,
Milano, Rugginenti Editore, 2003, p. 26
Figura 81 Meccanismo per mettere il suono in Ivi, p. 27
maschera
Figura 82 Tipi di emissione non in maschera
Ivi, p. 29
Figura 83 Emissione in maschera
Ivi, p. 30
Figura 84 Distribuzione della percezione dei suoni dal DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata cit., p. 34
grave allacuto
Figura 85 Emissioni a risonanza faringea (Cifelli)
CIFELLI, OVIDIO NICOLAS, Tecnical vocal: el
maximo rendimento fonatorio: resonancia
bucal, hablar y cantar con la boca, Buenos
Aires, Talleres Graficos Dorremo, 1986, p.
117
Figura 86 Emissioni a risonanza buccale (Cifelli)
Ivi, p. 116
PREFAZIONE
PERCHE LA MASCHERA
Le ragioni di questo lavoro risalgono a circa sei anni fa, quando ho iniziato a
studiare canto con il maestro Renato Bardi Barbon. Ricordo che mio padre mi
accompagnava a lezione il sabato pomeriggio a casa del maestro. La lezione durava
a volte anche pi di tre ore, durante le quali, oltre a cantare, si discuteva, si
ascoltavano registrazioni di cantanti famosi, si commentavano i vocalizzi appena
fatti, ma soprattutto si parlava di tecnica vocale e della crisi del teatro lirico. Ci si
lamentava soprattutto del fatto che raramente si riusciva ad ascoltare dal vivo voci
belle, brillanti ed espressive come quelle dei vecchi dischi del maestro.
Spesso avevo sentito cantanti parlare di maschera: nelle interviste a
cantanti famosi, oppure da colleghi, magari iscritti al conservatorio. Quando toccavo
largomento a lezione, il maestro con grande fervore mi diceva che erano tutte
sciocchezze, che quasi tutti quelli che cantano con quel metodo poi finiscono col
nasalizzare e allora non possibile far correre la voce; e che quindi non me ne
dovevo preoccupare. La mia curiosit per cresceva: volevo capire la ragione per cui
sembrava che tutto il resto del mondo seguisse una strada diversa dalla nostra.
Le prime volte che mi sono esibita capitato che venissero a complimentarsi
altri cantanti o appassionati, i quali mi dicevano: Ma che voce bene impostata! Tutta
in maschera!. Ero incredula. Quando poi rispondevo che io non mettevo la voce in
maschera, gli increduli erano loro.
In seguito mi successo di discutere con una ragazza alluniversit, che
studiava canto da un po di anni, ma facendo pochi progressi. Era veramente
disorientata dal fatto che non riusciva a capire che cosa la sua insegnante volesse.
Poteva succedere a lezione che questa le dicesse: Bene! Questo un bel suono!,
ma lei non lo riconoscesse come tale; e comunque non avrebbe potuto ripeterlo,
perch diceva non aveva idea di come lavesse prodotto. Altre volte, invece, in
cui era sicura di aver fatto un bel suono, la sua insegnante non le diceva nulla.
Quando le chiedeva: Le senti le vibrazioni sul viso, sugli zigomi?, lei annuiva, ma
in realt non aveva sentito un bel niente! Era convinta che il canto fosse tutto una
10
casualit e che quella maschera, che tanto la sua insegnante esaltava, fosse
qualcosa di aleatorio e irraggiungibile.
Ma la cosa che pi mi ha sorpreso in questi anni stato un episodio che
successo ad una carissima amica, Valentina Carraro, anche lei allieva del maestro
Bardi. Eravamo ad una lezione di arte scenica tenuta dal maestro Terrani
allauditorium del Conservatorio C. Pollini di Padova. Quel giorno Valentina
avrebbe dovuto esibirsi e aveva un po di raffreddore, niente comunque che le
impedisse di cantare. Salendo sul palco si soffi il naso e uninsegnante del Pollini,
che era seduta in prima fila, se ne accorse. Quando stava per iniziare a cantare,
questinsegnante intervenne dicendo: Ma se hai il raffreddore, non cantare!.
Valentina decisa rispose: Ma io non canto mica con il naso, ma con la bocca!. Lei
ribatt: No, si canta anche con il naso!. Valentina quel giorno cant
splendidamente.
Questi sono solo alcuni episodi in cui mi sono imbattuta nel termine
maschera, che non hanno fatto altro che aumentare il mio interesse, non solo su
questo argomento, ma anche su tutte le problematiche del linguaggio della didattica
del canto.
In questo lavoro il concetto di maschera stato solo il punto di partenza
per la ricerca. Lobiettivo era quello di capire quando e da chi fosse partito luso di
questo termine. Non avendo idea approssimativa del periodo di riferimento per lo
studio delle fonti, la ricerca si sviluppata ad ampio raggio. Ci stato utile per
unidea generale sulle problematiche proprie della disciplina, confermata anche da
altri studi recenti e alquanto illuminanti sullargomento.
Il concetto di maschera tira in ballo alcune tra le pi scottanti e delicate
problematiche terminologiche della didattica del canto, ancor oggi irrisolte o non
risolte completamente, come il problema dei registri, delle risonanze, del DO di
petto, che in fondo sono legate, come vedremo, dallo stesso equivoco
terminologico.
La didattica del canto problematica di per se stessa. Non credo ci sia
unaltra disciplina di cui il lessico sia ancora cos ambiguo e indefinito. Sebbene il
termine maschera sia relativamente recente, almeno nella definizione oggi pi
comune, esso parte da una contraddizione che ha radici molto pi profonde. La cosa
pi sorprendente che scopriremo sar il fatto che uno stesso termine, a distanza di
non molti decenni, o addirittura contemporaneamente, possa essere usato allinterno
11
RINGRAZIAMENTI
Prima di tutto un grazie sincero al prof. David Bryant per la grande disponibilit e attenzione
che mi ha dato in tutte le fasi del lavoro e per avermi guidato verso non poche chiavi di lettura; a sua
moglie, Elena Quaranta, e ai figli per lospitalit; al prof. Sergio Durante per la disponibilit e a
Leonella Grasso Caprioli per i preziosi consigli.
Ringrazio tutti i bibliotecari dei seguenti enti: Biblioteca del Conservatorio G. Verdi di
Milano; Biblioteca del Conservatorio C. Pollini di Padova; Biblioteca del Conservatorio B.
Marcello di Venezia; Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia; Biblioteca delle Fondazione G.
Cini di Venezia; Biblioteca del Dipartimento di Storia delle arti visive e della musica dellUniversit
degli studi di Padova; Biblioteca del Dipartimento di Scienze musicologiche e paleografico-filologiche
della Facolt di Musicologia dellUniversit degli studi di Pavia a Cremona; Biblioteca del Dipartimento
di Scienze del Vicino Oriente Antico dellUniversit Ca Foscari di Venezia.
Ringrazio: i miei cugini, Yuri Bosi ed Eleonora Ferrario, per avermi ospitato durante le
settimane di ricerca a Milano e per avermi fatto sentire come a casa; Gaetano Valentini, che oltre ad
essere la persona pi importante della mia vita, mi ha dato assistenza tecnico-informatica.
Ringrazio tutti gli intervistati: il dott. Franco Fussi; la cantante Stella Silva; il maestro
Sherman Lowe; ma soprattutto il mio maestro, Renato Bardi Barbon, che sempre mi d ispirazione,
sostegno e tanto affetto, e al quale questo lavoro dedicato.
Infine un grazie alla mia famiglia per avermi sopportato in questi anni.
12
PREMESSA
IL PROBLEMA TERMINOLOGICO
In ogni didattica esiste un vocabolario, una terminologia specifica che viene
usata nel rapporto-dialogo tra insegnante e allievo. Nel caso della musica
strumentale il discorso relativamente semplice. Lo strumento tangibile.
Linsegnante pu mostrare allallievo quello che deve fare (ad esempio, mostrer
qual la posizione delle mani, della bocca, delle braccia). Si parte da un semplice
metodo di imitazione.
Nella didattica del canto si ha un panorama pi complesso, in quanto il
maestro di canto deve spiegare allallievo come usare parti specifiche del proprio
corpo che sono interne, che non si vedono, che non si possono toccare.
Affermava il grande tenore Alfredo Kraus che la voce un mistero [] un
suono, non tangibile, non ha nessuna materialit [] non la possiamo n toccare
n vedere. Un pianoforte pu essere visto, la voce no: pu essere ascoltata, ed
questo il suo mistero. lo strumento pi affascinante che esista, perch noi siamo lo
strumento e noi lo maneggiamo per mezzo di sensazioni interne.1 Larte del canto
cos problematica in quanto il cantante deve imparare a gestire, a maneggiare, un
insieme di azioni, di coordinazioni, che avvengono normalmente in maniera
inconscia. Il dott. Franco Fussi ripete spesso nei suoi testi che la voce qualcosa
che facciamo non qualcosa che abbiamo.2
Certamente (almeno ce ne auguriamo) qualsiasi buon maestro comincer le
sue lezioni dallillustrazione di base delle parti anatomiche responsabili della
produzione del suono, della voce, che stanno alla base del canto. Oggi questo
possibile in modo completamente esauriente visto che si dispone in modo
approfondito di informazioni scientifiche sullapparato fonatorio.
In passato, invece, quando questa conoscenza non esisteva o era ancora
agli inizi, ci si basava soprattutto su intuizioni sensoriali, sullempirismo. In pi queste
intuizioni venivano per lo pi descritte con termini assunti dal lessico comune.
1
ALFREDO KRAUS, Una lezione di canto, tenuta al Teatro Brancaccio di Roma il 22 marzo 1990,
Bongiovanni Digital, 1990 [libretto abbinato al cd], p. 14.
2
FRANCO FUSSI, Una sottile linea dombra, in LOpera, febbraio 2000, p. 103.
13
DANIELA BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia della voce: Tecnica, tradizione, scienza del canto, Milano,
Ricordi, 2003, p. 284.
4
Ibid.
5
FRANCO FUSSI, Prendi, quest limmagine, in LOpera, marzo 2001, p. 56.
6
GABRIELA CEGOLEA, Meccanica del canto. Manuale professionale, Vera, 1990, p. 5.
14
INTRODUZIONE
RODOLFO CELLETTI, voce Canto in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti
(dora in avanti DEUMM).
8
NANDA MARI, Canto e voce. Difetti causati da un errato studio del canto, Milano, Ricordi, 1959, p. 21.
9
Ivi, p. 22.
10
Bettina Lupo, nellarticolo Voce del DEUMM, afferma che da alcune osservazioni si intuisce che
gi i latini fossero esperti dellarte vocale. Significativi sono i termini vibrissare, crispare, che
indicano larte di far ondulare la voce. Inoltre a tutti noto che limperatore Nerone si dedicasse a tale
arte.
15
16
16
17
due testi fondamentali per la didattica del canto di due diversi periodi storici. Il primo,
del Caccini, del 1601;23 il secondo, del Tosi, del 1723.24
Si nota subito un cambiamento di gusto tra il Seicento e il Settecento:
lattenzione non cade pi esclusivamente sulla parola, ma sulla voce come mezzo
espressivo. La parola si spezza sopra le note e la voce diviene il veicolo con cui
trasmettere i sentimenti e gli stati danimo dei personaggi. Il recitativo sopravvive
come elemento discorsivo.25 Momento culminante dellesecuzione diventa laria,
o comunque i pezzi chiusi, in cui il cantante d il meglio di s. Questo nuovo tipo di
virtuosismo richiede ai cantanti una competenza particolare, che non riguarda solo la
conoscenza approfondita del contrappunto, indispensabile dato che la coloratura dei
pezzi veniva quasi sempre lasciata allimprovvisazione.
con il belcanto26 che nasce una vera tradizione scritta centrata sulla
tecnica vocale. Questo uno dei motivi
considerata come il primo vero trattato di canto, oltre il fatto che con esso nasce un
nuovo genere editoriale.27 A proposito del Tosi, Rachele Maragliano Mori afferma:
Gli aforismi del Maestro sullestetica, sulla morale dellinsegnante e dellartista
racchiudono una grande saggezza e preziosi suggerimenti fra le righe, ma i problemi
tecnici fondamentali della voce sono appena sfiorati. Ci malgrado, la sua
esposizione lascia trasparire il filo conduttore di un controllatissimo sistema di
educazione vocale, risultato di pratica, di sicura esperienza e attraverso di essa ci si
pu fare una chiara idea della vocalit dellepoca.28 Ancora, quindi, non si ha un
trattato di tecnica vocale in senso stretto, che si occupi esclusivamente dei problemi
dellemissione vocale. Per questo bisogner attendere lOttocento.
23
18
Laltro grande trattatista del Settecento Giovanni Battista Mancini, che con
le sue Riflessioni del 177429 approfondisce i concetti del Tosi. Lattenzione del
Mancini verte soprattutto sulla respirazione, sulla corretta posizione della bocca
durante il canto e sul problema dei registri. A tali argomenti dedica diversi capitoli:
Della voce, Dei Registri, Della posizione della bocca, ossia della maniera di
aprire la bocca, Dellunione de due Registri. La trattazione decisamente pi
articolata e mirata rispetto a testi precedenti. Molte delle osservazioni del Mancini
sono ancor oggi universalmente accettate.
Unimpostazione simile, ma pi dettagliata, si trova anche nel testo Lart du
chant30 di Jean-Antoine Berard, che almeno parte da nozioni fisiologiche (alcune
precarie, tuttavia), descrive abbastanza bene linspirazione, intuisce, anche se molto
confusamente, limportanza dei moti della laringe, d molti chiarimenti sugli
ornamenti e sul gusto dellepoca di Rameau.31
Il successo del genere belcantistico prosegue dal Settecento fino al primo
Ottocento. Nellarco di questo lungo periodo di predominio, la trattatistica sul canto si
fa pi approfondita, insieme ai mutamenti del repertorio: la tessitura dei pezzi diventa
sempre pi ampia e i pezzi contengono salti e abbellimenti sempre pi complessi. La
tecnica si affina per venire incontro a queste nuove esigenze e i testi sullargomento
si fanno via via pi specifici sui problemi dellemissione, soprattutto nei decenni a
cavallo dei due secoli.32
GIOVANNI BATTISTA MANCINI, Pensieri e riflessioni pratiche sopra il canto figurato, Vienna, 1774.
JEAN-ANTOINE BERARD, Lart du chant, dedi a Madame De Pompadour, Paris, 1755 (facsimile
Genve, Minkoff, 1984).
31
RODOLFO CELLETTI, La grana della voce. Opere, direttori e cantanti, Milano, Baldini & Castoldi, 2000,
p. 25.
32
ELENA LINDA BERTONI, Ricerche sul lessico italiano del canto fra Sette e Ottocento, tesi di laurea
(relatore: Sergio Durante), Facolt di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia delle arti visive e della
musica, Universit degli Studi di Padova, a.a. 1999-2000.
30
19
del suo scarso tecnicismo e della sua dipendenza dal lessico comune della lingua
italiana.33
Causa della dipendenza dal lessico comune anche il fatto che la scienza
vocale, e non solo, allepoca del Tosi e del Mancini era ancora basata sullempirismo.
Tuttavia, nei secoli, qualche termine specifico (anche se non scientificamente
corretto), come voce di petto, voce di mezzo, voce di testa, falsetto e
registri, andava definendosi.34 Ci dovuto al crescente interesse dei maestri di
canto verso argomenti scientifici legati allanatomia dellapparato della voce e al suo
funzionamento.35
Secondo Marco Beghelli, in quasi tutti i trattati di canto, anche in quelli
ottocenteschi, le informazioni sulla tecnica del canto, che pur dovrebbero farla da
padrone, sono di fatto troppo spesso scarse e incomplete, se non del tutto
assenti.36
Bisogna comunque distinguere fra gli scritti di tecnica del canto redatti da
musicisti e quelli pi specifici di fisiologia vocale. Le prime valide avvisaglie di un
movimento scientifico nel campo vocale si incontrano soltanto nel Seicento37 con
Marin Mersenne (1588-1648), con un certo Jean Millet38 e soprattutto con Bnigne
de Bacilly39 (1625-1692), i quali erano nondimeno musici oltre che teorici.40
Sebbene la scuola francese sia lantesignana della fisiologia vocale, la patria
del virtuosismo vocale rimane lItalia, ed era in Italia che i cantanti, poi maestri,
33
ILARIA BONOMI, La terminologia del canto e dellopera nel Settecento fra lingua comune e tecnicismo
in Le parole della musica. Studi sulla lingua della letteratura musicale in onore di Gianfranco Folena, a
cura di Fiamma Nicolodi e Paolo Trovato, Firenze, Leo S. Olschki, 1994, p. 130.
34
Ilaria Bonomi ricorda, nel saggio appena citato (pp.123-124), che la stessa situazione si ha anche
per il lessico musicale in genere: Non pare di notare, nellambito del settore musicale, segni di quella
evoluzione in direzione tecnicistica che, preparata dalle riflessioni degli illuministi francesi, comincia a
manifestarsi in vari settori del lessico della nostra lingua, a partire da quelli pi specificatamente
scientifici, nella seconda parte del secolo, anche se in Italia bisogner aspettare il Leopardi, come
noto, per una lucida puntualizzazione della differenza tra parole e termini. E, certo, che di questi
fermenti ne risentisse ancora meno della musica nel suo complesso il settore circoscritto del canto e
dellopera, pi che logico.
35
NANCY HOCKEY, La tecnica del canto cit., p. 25.
36
MARCO BEGHELLI, I trattati di canto italiani dellOttocento: bibliografia, caratteri generali, prassi
esecutiva, lessico, tesi di dottorato (relatori: Francesco Degrada e Renato Di Benedetto), Universit
degli Studi di Bologna, a. a. 1993-94, p. 152.
37
DEUMM, articolo Voce.
38
JEAN MILLET, La belle methode ou lart de bien chanter, New York, Da Capo Press, 1973 (ristampa
della prima edizione, Lyon, 1666).
39
BENIGNE DE BACILLY, Lart de chanter (1671). Pone laccento in particolare sulla pronuncia. Passa in
rassegna tutte le vocali e spiega come pronunciare le consonanti finali. Si basa comunque sulla lingua
francese.
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Non v dubbio che la fisiologia, la fonetica sperimentale e la moderna foniatria nascono proprio
grazie allimpulso della storia della vocalit.
20
venivano ad apprendere larte canora. Questo vale anche per la pi grande scuola41
di canto dellOttocento, quella dei Garcia. Della famiglia Garcia ricordiamo il
capostipite Emanuele del Popolo Vicente (1775-1832), conosciuto come Emanuele
Garcia padre, e suo figlio Emanuele Patricio Rodrigues (1805-1906), noto come
Emanuele Garcia II. Questultimo pubblic vari testi didattici (Mmoire su la voix
humaine del 1840, Trait complet sur lart du chante del 1847 e Hints on Singing del
1884), tratti per lo pi dai manoscritti e appunti del padre. Il Garcia figlio si ricorda
inoltre per essere stato il primo a dedicarsi ad uno studio approfondito della laringe,
in quanto fu edotto delluso del laringoscopio, un apparecchio per lesame
endoscopico della laringe. Egli d ai suoi testi un taglio abbastanza scientifico per
quegli anni.
Gi nel Trattato completo sullarte del canto del Garcia si trova il primo
malinteso terminologico relativo a problemi specifici dellemissione nella storia del
linguaggio specifico per la didattica del canto. Lequivoco si ha nella definizione del
termine falsetto. Lesimio inventore della laringoscopia indiretta usa tale termine in
luogo del pi comune registro di mezzo. (In altri testi dello stesso periodo si
trover il termine falsetto al posto di registro di testa.) Per non parlare
dellespressione colpo di glottide, da lui attribuita allattacco deciso, sicuro, ma
morbido, del suono, da alcuni in seguito fraintesa nel senso di attacco con colpo di
gola. (C chi, per opporsi a ci, ha basato persino tutto un metodo di canto
sullalleggerimento dello sforzo laringeo attuato con lausilio di risonanze nasali.42)
In seguito, dopo alcuni cenni sulla fisiologia della voce, ci addentreremo
meglio nella questione dei registri, che parallela a quella di maschera.
Laltra grande scuola dellOttocento quella dei Lamperti. Francesco
Lamperti (1813-1892) e suo figlio Giovanni Battista (1839-1910), come fu per i
Garcia padre e figlio, diedero inizio ad una scuola di canto i cui risultati influenzarono
gli addetti ai lavori per molto tempo.
Molto importanti al fine di questa ricerca sono i due testi del Lamperti padre:
Guida teorico-pratica-elementare per lo studio del canto43 del 1864 e Larte del
canto44 del 1883. Il primo composto di tredici articoli sotto forma di dialogo seguiti
da una serie di solfeggi per imparare a risolvere i problemi pi comuni
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