T. Carpenedo - Il Concetto Di "Maschera" Nella Didattica Del Canto

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Universit Ca Foscari di Venezia

Facolt di Lettere e Filosofia


Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali

TESI DI LAUREA

IL CONCETTO DI MASCHERA
NELLA DIDATTICA DEL CANTO:
UN PROBLEMA TERMINOLOGICO

RELATORE: Prof. David Bryant


LAUREANDA: Tatiana Carpenedo, matricola 776514
ANNO ACCADEMICO: 2002-2003

Venezia, febbraio 2004

INDICE

Elenco delle illustrazioni


Fonti

p. 4
p. 6

Prefazione
Perch la maschera

p. 9

Il problema terminologico

p. 12

Premessa

Introduzione
La nascita di una tecnica del canto

p. 14

Il linguaggio specifico nella didattica del canto: la nascita di una scienza vocale

p. 18

Cenni di fisiologia vocale


Definizione di voce

p. 22

La respirazione

p. 23

La fonazione

p. 29

La risonanza

p. 36

La formante del cantante e lamplificazione del suono

p. 47

Il problema dei registri


Il collegamento con il concetto di maschera

p. 51

Percorso storico del termine registro

p. 52

I registri e il passaggio

p. 57

Il doppio equivoco terminologico

p. 62

Il caso del Do di petto

p. 67

Lapproccio didattico e il concetto di appoggio

p. 72

Maschera
Definizioni

p. 75

Suggestioni

p. 77

Prime apparizioni

p. 81

Nuove esigenze, nuove tendenze

p. 96

Il Novecento

p. 106

Oggi

p. 145

3
Interviste

p. 156
Intervista a Stella Silva

p. 157

Intervista a Sherman Lowe

p. 168

Intervista a Renato Bardi Barbon

p. 188

Intervista a Franco Fussi

p. 200

Commento

p. 221

Conclusioni

p. 228

Bibliografia

p. 231

ELENCO DELLE ILLUSTRAZIONI

Figura 1: L'apparato fonorespiratorio.


Figura 2: Posizione del diaframma nella gabbia toracica.
Figura 3: Muscoli addominali.
Figura 4: Muscoli intercostali.
Figura 5: Diaframma visto dalla sua faccia convessa.
Figura 6: Le cartilagini laringee.
Figura 7: Corde vocali in fonazione e a riposo.
Figura 8: Disegno esemplificativo dell'azione dei muscoli intrinseci.
Figura 9: I muscoli intrinseci.
Figura 10: Il ciclo glottico.
Figura 11: Testa-collo in sezione sagittale.
Figura 12: Zona articolatoria.
Figura 13: I nove foni vocalici dell'italiano neutro.
Figura 14: Posizione delle labbra nelle nove articolazioni vocaliche neutre.
Figura 15: Quadrilatero vocalico.
Figura 16: Conformazione della laringe nelle diverse vocali.
Figura 17: Tabella delle consonanti dell'italiano neutro.
Figura 18: Posizioni delle consonanti.
Figura 19: Cavit nasali.
Figura 20: Lingua e muscoli faringei.
Figura 21: Muscoli sovraioidei e sottoioidei.
Figura 22: Muscoli della regione laterale del collo, superficialmente.
Figura 23: I registri delle voci maschili secondo Lablache.
Figura 24: I registri delle voci femminili secondo Lablache.
Figura 25: I registri secondo Lamperti.
Figura 26: Il muscolo cricotiroideo in azione.
Figura 27: Riproduzione di una maschera del teatro antico.
Figura 28: Illustrazione e didascalia riportate dal testo del Bilancioni.
Figura 29: Immagini prese dal testo di Inama.
Figura 30: Taddeo Wronski - Tutta la voce.
Figura 31: Taddeo Wronski - Voce appoggiata avanti.
Figura 32: Taddeo Wronski - Voce in maschera (avanti maschera).
Figura 33: Taddeo Wronski - Voce in maschera (dietro maschera).
Figura 34: Taddeo Wronski - Voce nasale.
Figura 35: Voce tesa e laringea.
Figura 36: Voce di petto.
Figura 37: Voce profonda.
Figura 38: Voce cavernosa.
Figura 39: Voce gutturale o faringea.
Figura 40: Voce indietro.
Figura 41: Voce sbadigliata.
Figura 42: Voce bianca.
Figura 43: Tabella dei risuonatori secondo Rosati.
Figura 44: Il passaggio della voce e dell'aria secondo Browne.
Figura 45: La macchina per cantare di Vittorio Carpi.
Figura 46: La maschera secondo Silvestrini.
Figura 47: Localizzazione delle sensazioni del cantante secondo Lilli Lehmann.
Figura 48: Le varie emmissioni vocali secondo Silvestrini.
Figura 49: Voce ingolata e voce stretta di collo.
Figura 50: Voce urlata e nasale.
Figura 51: Voce fisiologica secondo Silvestrini.
Figura 52: Atteggiamenti errati nella ricerca della maschera.
Figura 53: Direzione del suono per l'appoggio in maschera.

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Figura 54: Ripresa della figura di Lilli Lehmann da Carlo Meano.
Figura 55: Voce nasale a bocca chiusa (Meano).
Figura 56: Voce nasale a bocca aperta e voce nasale incompleta (Meano).
Figura 57: Movimenti del palato molle e dell'ugola (Delle Sedie).
Figura 58: Movimenti del velo palatino ascendendo all'acuto.
Figura 59: Voce ingolata (Meano).
Figura 60: Cavit di risonanza (Juvarra).
Figura 61: Muscoli della maschera.
Figura 62: Sensazioni interne del cantante (Husson): la M indica il cosiddetto punto di Mauran.
Figura 63: Produzione di un suono senza nasalizzazione e con nasalizzazione leggera (Husson).
Figura 64: Usi diversi delle cavit di risonanza, per mezzo dello spostamento del velo palatino (Husson).
Figura 65: Meccanismo di copertura secondo Juvarra.
Figura 66: Emissione timbrata secondo Juvarra.
Figura 67: Emissione morbida secondo Juvarra.
Figura 68: Rappresentazione della direzionalit verticale dal basso verso l'alto (Juvarra).
Figura 69: Rappresentazione del cosiddetto giro del fiato (Juvarra).
Figura 70: Immagine mentale in cui il suono ha direzione opposta a quella del fiato (Juvarra).
Figura 71: Punti fondamentali del metodo riportato da Caracciolo.
Figura 72: Componenti dell'impostazione riportata da Caracciolo.
Figura 73: Localizzazione precisa della zona di appoggio del suono secondo Caracciolo.
Figura 74: Rappresentazione del volume e dei colori della voce secondo Caracciolo.
Figura 75: Cavit di risonanza (Dinville).
Figura 76: I due piani di riferimento secondo Dinville.
Figura 77: Attacco del suono (Barbarossa).
Figura 78: Cassa di risonanza secondo Barbarossa.
Figura 79: Il giro dell'aria secondo Di Giacomo.
Figura 80: Muscoli della maschera (Crosatti).
Figura 81: Meccanismo per mettere il suono in maschera (Crosatti).
Figura 82: Tipi di emissione non in maschera (Crosatti).
Figura 83: Emissione in maschera (Crosatti).
Figura 84: Distribuzione della percezione dei suoni dal grave all'acuto.
Figura 85: Emissioni a risonanza faringea (Cifelli).
Figura 86: Emissioni a risonanza buccale (Cifelli).

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FONTI

Figura 1

Lapparato fonorespiratorio

Figura 2

Posizione del diaframma


toracica
Muscoli addominali

Figura 3
Figura 4
Figura 5
Figura 6
Figura 7
Figura 8
Figura 9

Figura 10
Figura 11
Figura 12
Figura 13
Figura 14
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Figura 20
Figura 21
Figura 22
Figura 23

Figura 24
Figura 25
Figura 26
Figura 27

nella

BARBAROSSA, RINO, Compendio sulla tecnica


vocale, Parma, Azzali Editori, 1994, p. 10
cassa Ivi, p. 13

JUVARRA, ANTONIO, Il canto e le sue tecniche.


Trattato, Milano, Ricordi, 1987, p. 29
Muscoli intercostali
BATTAGLIA DAMIANI, DANIELA, Anatomia della
voce: Tecnica, tradizione, scienza del canto,
Milano, Ricordi, 2003, p. 59
Diaframma visto dalla sua faccia convessa Ivi, p. 32
Le cartilagini laringee
MARAGLIANO MORI, RACHELE, Coscienza della
voce nella scuola italiana di canto, Milano,
Curci, 1970, p. 16
Corde vocali in fonazione e a riposo
BARBAROSSA, Compendio cit., p. 15
Disegno esemplificativo dellazione dei BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia cit., p. 144
muscoli intrinseci
I muscoli intrinseci
MENICUCCI, DELFO, Scuola di canto lirico e
moderno: indagine sulla tecnica di affondo da
Mario del Monaco ad Andrea Bocelli, Torino,
Omega, 2002, p. 26
Il ciclo glottico
BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia cit., p. 148
Testa-collo in sezione sagittale
JUVARRA, Il canto cit., p. 23
Zona articolatoria
CANEPARI, LUCIANO, Il MaPI, seconda
edizione. Manuale di pronuncia italiana,
Bologna, Zanichelli, 1999, p. 48
I nove foni vocalici dellitaliano neutro
Ivi, p. 52
Posizione delle labbra nelle nove Ivi, p. 55
articolazioni vocaliche neutre
Quadrilatero vocalico
Ivi, p.54
Conformazione della laringe nella diverse BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia cit., p. 219
vocali
Tabella delle consonanti dellitaliano neutro CANEPARI, Il MaPI cit., p. 73
Posizioni di percezione delle consonanti
BARBAROSSA, Compendio cit., p. 23
Cavit nasali
AA.VV., Enciclopedia della medicina Garzanti,
Milano, Garzanti, 1998, p. 940
Lingua e muscoli faringei
BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia cit., p. 143
Muscoli sovraioidei e sottoioidei
Ivi, p. 142
Muscoli della regione laterale del collo, Ivi, p. 141
superficialmente
I registri delle voci maschili secondo LABLACHE, LUIGI, Metodo completo di canto
Lablache
ossia analisi ragionata dei principi sui quali
dirigere gli studi per isviluppar la voce,
renderla pieghevole e formar il gusto: con
esempi dimostrativi, esercizi e vocalizzi
graduati; con una introduzione di Rodolfo
Celletti, Milano, Ricordi, 1997 Ripr. facs.
delled.: Milano, Ricordi, 1842, p. 8
I registri delle voci femminili secondo Ibid.
Lablache
I registri secondo Lamperti
LAMPERTI, FRANCESCO, Guida teorico pratica
elementare per lo studio del canto, Milano,
Ricordi, 1864, p. 2
Il muscolo cricotiroideo in azione
MENICUCCI, Scuola di canto cit., p. 26
Riproduzione di una maschera del teatro INAMA, VIGILIO, Il teatro antico greco a romano,
antico
Milano, Hoepli, 1910, p. 152

7
Figura 28 Illustrazione e didascalia riportate dal testo BILANCIONI, GUGLIELMO, La voce parlata e
di Bilancioni
cantata normale e patologica: guida allo
studio della fonetica biologica, Roma, Luigi
Pozzi, 1923, p. 282
Figura 29 Immagini prese dal testo di Inama
INAMA, Il teatro antico cit., p. 151
Figura 30 Taddeo Wronski Tutta la voce
WRONSKI, THADDEUS VITONE, VITTORIO, Il
cantante e la sua arte: voce, mimica,
truccatura, Milano, Hoepli, 1921, p. 69
Figura 31 Taddeo Wronski Voce appoggiata avanti Ivi, p. 63
Figura 32 Taddeo Wronski Voce avanti maschera
Ivi, p. 81
Figura 33 Taddeo Wronski Voce dietro maschera
Ivi, p. 82
Figura 34 Taddeo Wronski Voce nasale
Ivi, p. 80
Figura 35 Voce tesa e laringea
Ivi, p. 71
Figura 36 Voce di petto
Ivi, p. 74
Figura 37 Voce profonda
Ivi, p. 75
Figura 38 Voce cavernosa
Ivi, p. 76
Figura 39 Voce gutturale o faringea
Ivi, p. 78
Figura 40 Voce indietro
Ivi, p. 79
Figura 41 Voce sbadigliata
Ivi, p. 80
Figura 42 Voce bianca
Ivi, p. 81
Figura 43 Tabella dei risuonatori secondo Rosati
ROSATI, ENRICO, Registri!? Memoria letta al
Congresso Musicale Didattico tenuto in
Milano, 14-21 Dicembre 1908 in occasione
delle Feste Centenarie del R. Conservatorio
G. Verdi. Castello Sforzesco, Milano,
Tipografia nazionale di V. Lamberti, 1908, p.
20
Figura 44 Il passaggio della voce e dellaria secondo BROWNE, LENNOX, La voix, le chant et la
Browne
parole: guide pratique du charter et de
lorateur, tradotto da Paol Garnault, Paris,
Societe deditions scientifique, 1893, p. 77
Figura 45 La macchina per cantare di Vittorio Carpi
CARPI,
VITTORIO,
Ancora
qualche
apprezzamento sullarte del canto, Milano, A.
Pigna, ?1898, in copertina
Figura 46 La maschera secondo Silvestrini
SILVESTRINI, DOMENICO, Linsegnamento del
canto fisiologico: nuovo metodo scientifico e
artistico-teorico e pratico con lausilio della
cinematografia: per le scuole pubbliche e
private, Bologna, Zanichelli, 1940, p. 89
Figura 47 Localizzazione
delle
sensazioni
del SILVA, GIULIO, Il maestro di canto; saggi di
cantante secondo Lilli Lehmann
pedagogia del canto preceduti da elementi di
acustica e di fonetica scritti dall'A. in
collaborazione con Giuseppe Gradenigo,
Torino, Fratelli Bocca, 1928, p. 306
Figura 48 Le varie emissioni vocali secondo SILVESTRINI, Linsegnamento del canto
Silvestrini
fisiologico cit., p. 64.
Figura 49 Voce ingolata e voce stretta di collo
Ivi, p. 65
Figura 50 Voce urlata e voce nasale
Ivi, p. 66
Figura 51 Voce fisiologica secondo Silvestrini
Ivi, p. 69
Figura 52 Atteggiamenti errati nella ricerca della Ivi, p. 93
maschera
Figura 53 Direzione del suono per lappoggio in COCCHI, LUIGI, Il canto artistico : fisiologia,
maschera
tecnica, estetica, didattica, igiene, storia,
Torino, Paravia, 1953, p. 60
Figura 54 Ripresa della figura di Lilli Lehmann da MEANO, CARLO, La voce umana nella parola e
Carlo Meano
nel canto: manuale di fisiologia vocale ad uso
di tutti i professionisti della voce, Milano, Cea,
1964, p. 108
Figura 55 Voce nasale a bocca chiusa (Meano)
Ivi, p. 153
Figura 56 Voce nasale a bocca aperta e voce nasale Ivi, p. 154
incompleta

8
Figura 57 Movimento del palato molle e dellugola DELLE SEDIE, ENRICO, Estetica del canto e
(Delle Sedie)
dellarte melodrammatica, Milano, Ricordi,
1885, pp. 24-25
Figura 58 Movimenti del velo palatino ascendendo DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata. La sua
all'acuto
tecnica, Milano, Masson Italia, 1984 (Collana
di logopedia a cura di Oskar Schindler), p. 32
Figura 59 Voce ingolata (Meano)
MEANO, CARLO, La voce umana cit., p. 155
Figura 60 Cavit di risonanza (Juvarra)
JUVARRA, ANTONIO, Il canto e le sue tecniche
cit., p. 26
Figura 61 Muscoli della maschera
Ivi, p. 30
Figura 62 Sensazioni interne del cantante (Husson): HUSSON, RAOUL, Le chant, Paris, Presses
la M indica il cosiddetto punto di Universitaires de France, 1962, p. 79
Mauran
Figura 63 Produzione
di
un
suono
senza HUSSON, RAOUL, La voix chantee, Paris,
nasalizzazione e con nasalizzazione Gauthier Villars, 1960, p. 139
leggera (Husson)
Figura 64 Usi diversi delle cavit di risonanza, per ID., Le chant, p. 31
mezzo dello spostamento del velo palatino
(Husson)
Figura 65 Meccanismo di copertura secondo Juvarra JUVARRA, ANTONIO, Il canto e le sue tecniche
cit., p. 44
Figura 66 Emissione timbrata secondo Juvarra
Ivi, p. 57
Figura 67 Emissione morbida secondo Juvarra
Ivi, p. 60
Figura 68 Rappresentazione
della
direzionalit Ivi, p. 72
verticale dal basso verso lalto (Juvarra)
Figura 69 Rappresentazione del cosiddetto giro del Ivi, p. 73
fiato (Juvarra)
Figura 70 Immagine mentale in cui il suono ha Ivi, p. 74
direzione opposta a quella del fiato
(Juvarra)
Figura 71 Punti fondamentali del metodo riportato da CARACCIOLO, MICHELE, La mia lezione di canto
Caracciolo
e oltre, Lecce, Ed. Del Grifo, 1992, p. 70
Figura 72 Componenti dellimpostazione riportata da Ivi, p. 75
Caracciolo
Figura 73 Localizzazione precisa della zona di Ivi, p. 76
appoggio del suono secondo Caracciolo
Figura 74 Rappresentazione del volume e dei colori Ivi, p. 78
della voce secondo Caracciolo
Figura 75 Cavit di risonanza (Dinville)
DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata cit., p. 30
Figura 76 I due piani di riferimento secondo Dinville
Ivi, p. 46
Figura 77 Lattacco del suono (Barbarossa)
BARBAROSSA, RINO, Compendio sulla tecnica
vocale cit., p. 17
Figura 78 Cavit di risonanza secondo Barbarossa
Ivi, p. 24
Figura 79 Il giro dellaria secondo Di Giacomo
DI GIACOMO, CARLO, Metodo pratico di tecnica
del canto lirico, Torino, Ed. Musica Practica,
2001, p. 16
Figura 80 Muscoli della maschera (Crosatti)
CROSATTI SILVESTRI, ROSINA, Canto bene,
Milano, Rugginenti Editore, 2003, p. 26
Figura 81 Meccanismo per mettere il suono in Ivi, p. 27
maschera
Figura 82 Tipi di emissione non in maschera
Ivi, p. 29
Figura 83 Emissione in maschera
Ivi, p. 30
Figura 84 Distribuzione della percezione dei suoni dal DINVILLE, CLAIRE, La voce cantata cit., p. 34
grave allacuto
Figura 85 Emissioni a risonanza faringea (Cifelli)
CIFELLI, OVIDIO NICOLAS, Tecnical vocal: el
maximo rendimento fonatorio: resonancia
bucal, hablar y cantar con la boca, Buenos
Aires, Talleres Graficos Dorremo, 1986, p.
117
Figura 86 Emissioni a risonanza buccale (Cifelli)
Ivi, p. 116

PREFAZIONE

PERCHE LA MASCHERA
Le ragioni di questo lavoro risalgono a circa sei anni fa, quando ho iniziato a
studiare canto con il maestro Renato Bardi Barbon. Ricordo che mio padre mi
accompagnava a lezione il sabato pomeriggio a casa del maestro. La lezione durava
a volte anche pi di tre ore, durante le quali, oltre a cantare, si discuteva, si
ascoltavano registrazioni di cantanti famosi, si commentavano i vocalizzi appena
fatti, ma soprattutto si parlava di tecnica vocale e della crisi del teatro lirico. Ci si
lamentava soprattutto del fatto che raramente si riusciva ad ascoltare dal vivo voci
belle, brillanti ed espressive come quelle dei vecchi dischi del maestro.
Spesso avevo sentito cantanti parlare di maschera: nelle interviste a
cantanti famosi, oppure da colleghi, magari iscritti al conservatorio. Quando toccavo
largomento a lezione, il maestro con grande fervore mi diceva che erano tutte
sciocchezze, che quasi tutti quelli che cantano con quel metodo poi finiscono col
nasalizzare e allora non possibile far correre la voce; e che quindi non me ne
dovevo preoccupare. La mia curiosit per cresceva: volevo capire la ragione per cui
sembrava che tutto il resto del mondo seguisse una strada diversa dalla nostra.
Le prime volte che mi sono esibita capitato che venissero a complimentarsi
altri cantanti o appassionati, i quali mi dicevano: Ma che voce bene impostata! Tutta
in maschera!. Ero incredula. Quando poi rispondevo che io non mettevo la voce in
maschera, gli increduli erano loro.
In seguito mi successo di discutere con una ragazza alluniversit, che
studiava canto da un po di anni, ma facendo pochi progressi. Era veramente
disorientata dal fatto che non riusciva a capire che cosa la sua insegnante volesse.
Poteva succedere a lezione che questa le dicesse: Bene! Questo un bel suono!,
ma lei non lo riconoscesse come tale; e comunque non avrebbe potuto ripeterlo,
perch diceva non aveva idea di come lavesse prodotto. Altre volte, invece, in
cui era sicura di aver fatto un bel suono, la sua insegnante non le diceva nulla.
Quando le chiedeva: Le senti le vibrazioni sul viso, sugli zigomi?, lei annuiva, ma
in realt non aveva sentito un bel niente! Era convinta che il canto fosse tutto una

10

casualit e che quella maschera, che tanto la sua insegnante esaltava, fosse
qualcosa di aleatorio e irraggiungibile.
Ma la cosa che pi mi ha sorpreso in questi anni stato un episodio che
successo ad una carissima amica, Valentina Carraro, anche lei allieva del maestro
Bardi. Eravamo ad una lezione di arte scenica tenuta dal maestro Terrani
allauditorium del Conservatorio C. Pollini di Padova. Quel giorno Valentina
avrebbe dovuto esibirsi e aveva un po di raffreddore, niente comunque che le
impedisse di cantare. Salendo sul palco si soffi il naso e uninsegnante del Pollini,
che era seduta in prima fila, se ne accorse. Quando stava per iniziare a cantare,
questinsegnante intervenne dicendo: Ma se hai il raffreddore, non cantare!.
Valentina decisa rispose: Ma io non canto mica con il naso, ma con la bocca!. Lei
ribatt: No, si canta anche con il naso!. Valentina quel giorno cant
splendidamente.
Questi sono solo alcuni episodi in cui mi sono imbattuta nel termine
maschera, che non hanno fatto altro che aumentare il mio interesse, non solo su
questo argomento, ma anche su tutte le problematiche del linguaggio della didattica
del canto.
In questo lavoro il concetto di maschera stato solo il punto di partenza
per la ricerca. Lobiettivo era quello di capire quando e da chi fosse partito luso di
questo termine. Non avendo idea approssimativa del periodo di riferimento per lo
studio delle fonti, la ricerca si sviluppata ad ampio raggio. Ci stato utile per
unidea generale sulle problematiche proprie della disciplina, confermata anche da
altri studi recenti e alquanto illuminanti sullargomento.
Il concetto di maschera tira in ballo alcune tra le pi scottanti e delicate
problematiche terminologiche della didattica del canto, ancor oggi irrisolte o non
risolte completamente, come il problema dei registri, delle risonanze, del DO di
petto, che in fondo sono legate, come vedremo, dallo stesso equivoco
terminologico.
La didattica del canto problematica di per se stessa. Non credo ci sia
unaltra disciplina di cui il lessico sia ancora cos ambiguo e indefinito. Sebbene il
termine maschera sia relativamente recente, almeno nella definizione oggi pi
comune, esso parte da una contraddizione che ha radici molto pi profonde. La cosa
pi sorprendente che scopriremo sar il fatto che uno stesso termine, a distanza di
non molti decenni, o addirittura contemporaneamente, possa essere usato allinterno

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della stessa disciplina con unaccezione diametralmente opposta e per riferirsi a


qualcosa di diverso.
Linterpretazione dei singoli termini del lessico della didattica del canto
potrebbe sicuramente portare, come in alcuni casi ha gi fatto, ad una nuova
interpretazione della storia della vocalit. Dopotutto lo studio della prassi esecutiva
vocale parte dalla stessa problematica degli altri studi musicologici: non disponiamo
di fonti, se non di un passato relativamente recente, che ci restituiscano il suono.
Oltre a ci, nel caso della voce, si aggiunge un ulteriore problema: se per uno
strumento, attraverso i moderni studi di organologia, possibile ricostruire quello che
era il suo timbro, per la voce la faccenda si complica, in quanto il timbro vocale , per
sua natura, assolutamente variabile. Questo per non deve ingannarci: bisogna
sempre tener presente che lorgano vocale, almeno in tempi per i quali possibile
fare uno studio, era ed sempre lo stesso. Perci il suono che pu produrre oggi lo
stesso che poteva produrre in passato. Quindi non potremo parlare di un progresso
della vocalit, ma semplicemente di cambiamenti di gusto.

RINGRAZIAMENTI
Prima di tutto un grazie sincero al prof. David Bryant per la grande disponibilit e attenzione
che mi ha dato in tutte le fasi del lavoro e per avermi guidato verso non poche chiavi di lettura; a sua
moglie, Elena Quaranta, e ai figli per lospitalit; al prof. Sergio Durante per la disponibilit e a
Leonella Grasso Caprioli per i preziosi consigli.
Ringrazio tutti i bibliotecari dei seguenti enti: Biblioteca del Conservatorio G. Verdi di
Milano; Biblioteca del Conservatorio C. Pollini di Padova; Biblioteca del Conservatorio B.
Marcello di Venezia; Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia; Biblioteca delle Fondazione G.
Cini di Venezia; Biblioteca del Dipartimento di Storia delle arti visive e della musica dellUniversit
degli studi di Padova; Biblioteca del Dipartimento di Scienze musicologiche e paleografico-filologiche
della Facolt di Musicologia dellUniversit degli studi di Pavia a Cremona; Biblioteca del Dipartimento
di Scienze del Vicino Oriente Antico dellUniversit Ca Foscari di Venezia.
Ringrazio: i miei cugini, Yuri Bosi ed Eleonora Ferrario, per avermi ospitato durante le
settimane di ricerca a Milano e per avermi fatto sentire come a casa; Gaetano Valentini, che oltre ad
essere la persona pi importante della mia vita, mi ha dato assistenza tecnico-informatica.
Ringrazio tutti gli intervistati: il dott. Franco Fussi; la cantante Stella Silva; il maestro
Sherman Lowe; ma soprattutto il mio maestro, Renato Bardi Barbon, che sempre mi d ispirazione,
sostegno e tanto affetto, e al quale questo lavoro dedicato.
Infine un grazie alla mia famiglia per avermi sopportato in questi anni.

12

PREMESSA

IL PROBLEMA TERMINOLOGICO
In ogni didattica esiste un vocabolario, una terminologia specifica che viene
usata nel rapporto-dialogo tra insegnante e allievo. Nel caso della musica
strumentale il discorso relativamente semplice. Lo strumento tangibile.
Linsegnante pu mostrare allallievo quello che deve fare (ad esempio, mostrer
qual la posizione delle mani, della bocca, delle braccia). Si parte da un semplice
metodo di imitazione.
Nella didattica del canto si ha un panorama pi complesso, in quanto il
maestro di canto deve spiegare allallievo come usare parti specifiche del proprio
corpo che sono interne, che non si vedono, che non si possono toccare.
Affermava il grande tenore Alfredo Kraus che la voce un mistero [] un
suono, non tangibile, non ha nessuna materialit [] non la possiamo n toccare
n vedere. Un pianoforte pu essere visto, la voce no: pu essere ascoltata, ed
questo il suo mistero. lo strumento pi affascinante che esista, perch noi siamo lo
strumento e noi lo maneggiamo per mezzo di sensazioni interne.1 Larte del canto
cos problematica in quanto il cantante deve imparare a gestire, a maneggiare, un
insieme di azioni, di coordinazioni, che avvengono normalmente in maniera
inconscia. Il dott. Franco Fussi ripete spesso nei suoi testi che la voce qualcosa
che facciamo non qualcosa che abbiamo.2
Certamente (almeno ce ne auguriamo) qualsiasi buon maestro comincer le
sue lezioni dallillustrazione di base delle parti anatomiche responsabili della
produzione del suono, della voce, che stanno alla base del canto. Oggi questo
possibile in modo completamente esauriente visto che si dispone in modo
approfondito di informazioni scientifiche sullapparato fonatorio.
In passato, invece, quando questa conoscenza non esisteva o era ancora
agli inizi, ci si basava soprattutto su intuizioni sensoriali, sullempirismo. In pi queste
intuizioni venivano per lo pi descritte con termini assunti dal lessico comune.
1

ALFREDO KRAUS, Una lezione di canto, tenuta al Teatro Brancaccio di Roma il 22 marzo 1990,
Bongiovanni Digital, 1990 [libretto abbinato al cd], p. 14.
2
FRANCO FUSSI, Una sottile linea dombra, in LOpera, febbraio 2000, p. 103.

13

In questo modo si creato un bagaglio terminologico molto vario e allo


stesso tempo vago. Ogni scuola, ogni maestro nei decenni ha aggiunto qualcosa di
suo, di personale e allo stesso termine ognuno poteva aggiungere accezioni diverse.
Nel tempo si sono stratificati i termini della tradizione didattica del canto
(quelli misteriosi ed empirici), con i termini della scienza (quelli tecnici e difficili da
comprendere per il profano).3 Quindi ci sono pi termini per indicare la stessa cosa.
Questo sommarsi di vocaboli provenienti da due discipline diverse ha creato
una confusione terminologica a tuttoggi riscontrabile. Infatti, scrive Daniela Battaglia
Damiani, parlare di canto diventato sempre pi complicato: chi vuole farlo con un
minimo di competenza deve leggersi qualche libro sulla tradizione e qualche libro
sulla scienza, col risultato che tutto si fatto pi difficile e misterioso, pi oscuro per il
povero principiante, ma non solo.4
Un altro grave problema che i vari testi, di tradizione e non, hanno dato
luogo a interpretazioni diverse anche dello stesso termine, aumentando il numero dei
casi in cui si riscontra una mancanza di univocit semantica e creando spesso una
ambiguit tale che anche un addetto ai lavori potrebbe trovarsi in forte imbarazzo nel
comprendere di che cosa si stia parlando nelluno o nellaltro caso.
Alla sinonimia e alla polisemia, si aggiunge un altro aspetto problematico che
peculiare dellinsegnamento del canto: luso frequente di immagini metaforiche nel
tentativo di creare suggestioni che mettano in moto, si spera, comportamenti
fisiologici corretti.5 Infatti il gergo del cantante generato dalle sensazioni che
d il cantare:6 lambiguit ha quindi radici profonde. La metafora d adito a varie
interpretazioni: la realt di un cantante pu essere molto diversa da quella di un altro.

DANIELA BATTAGLIA DAMIANI, Anatomia della voce: Tecnica, tradizione, scienza del canto, Milano,
Ricordi, 2003, p. 284.
4
Ibid.
5
FRANCO FUSSI, Prendi, quest limmagine, in LOpera, marzo 2001, p. 56.
6
GABRIELA CEGOLEA, Meccanica del canto. Manuale professionale, Vera, 1990, p. 5.

14

INTRODUZIONE

LA NASCITA DI UNA TECNICA DEL CANTO


Il canto esiste da sempre, da quando lessere umano ha iniziato a produrre
suoni, ad usare la propria voce, il proprio apparato fonatorio, evolutosi anchesso nei
millenni. Ci sono diverse teorie su questo argomento, tanto che alcuni, a seconda
della definizione che si d di canto, affermano che esso sia nato prima della parola,
del discorso.
La questione si fa pi complessa se cominciamo a distinguere tra canto in
senso lato o canto naturale7 e canto artistico. In qualsiasi disciplina artistica, se si
vuole raggiungere un risultato espressivo, necessaria lacquisizione di una tecnica
che permetta di dare professionalit al proprio lavoro.
Senza tecnica non si pu esprimere nulla, o quasi nulla; senza tecnica
nemmeno un grande artista pu essere veramente tale. La tecnica liberazione
perch conduce alla padronanza assoluta e al dominio del proprio strumento; poich
il canto non creazione musicale, ma interpretazione, abbisogna, come tutte le arti
interpretative, di una tecnica assolutamente completa.8 E ancora: se vero che
una tecnica senza arte non serve a niente, pur vero che unarte interpretativa
senza tecnica non pu sussistere n elevarsi a mete supreme.9
necessario capire innanzitutto, ai fini di questa ricerca, in quale momento
della storia del canto si sentito il bisogno di teorizzare quello che esisteva soltanto
nella pratica.
Sebbene si ritenga che anche nelle societ primitive esistesse una figura
specializzata addetta al canto e se ne abbia notizia anche riguardo allantico Egitto,
nemmeno al tempo dei Greci e dei Romani10 si pu affermare con certezza che
esistesse una vera tradizione tecnica in senso stretto.
7

RODOLFO CELLETTI, voce Canto in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti
(dora in avanti DEUMM).
8
NANDA MARI, Canto e voce. Difetti causati da un errato studio del canto, Milano, Ricordi, 1959, p. 21.
9
Ivi, p. 22.
10
Bettina Lupo, nellarticolo Voce del DEUMM, afferma che da alcune osservazioni si intuisce che
gi i latini fossero esperti dellarte vocale. Significativi sono i termini vibrissare, crispare, che
indicano larte di far ondulare la voce. Inoltre a tutti noto che limperatore Nerone si dedicasse a tale
arte.

15

Larte del canto una tradizione che si trasmette collesempio.11 In


passato, se esisteva una didattica per il canto, questa era basata sullesempio e
sullimitazione,12 come per tutte le altre competenze che riguardano la storia
delluomo. E cos rimasto, si pu dire, fino a pochi secoli fa.
La storia della didattica del canto viaggia a pari passo con la storia delle
forme musicali vocali. Se pensiamo al Medioevo dobbiamo porre parallelamente
lattivit trobadorica con il canto gregoriano. Di quel periodo per non ci sono giunte
teorizzazioni approfondite per quel che riguarda strettamente la tecnica vocale.
La storia della didattica del canto legata anche alla storia della professione
del cantante. Nella seconda met del Cinquecento si hanno i primi cantanti
celebri13 di cui a noi sia giunta notizia. Allora i bravi cantanti erano anche, nella
maggior parte dei casi, i maestri di canto, anche se la loro figura era compresa in
quella del maestro di musica in genere, o meglio del maestro di cappella.
Finch non possediamo una teorizazzione specifica scritta, non possiamo
compiere ricerche che riguardino il lessico della tecnica vocale. Prima del
Cinquecento gli scritti riguardanti il canto si riferiscono soprattutto al canto fermo o
piano e riguardano soprattutto lesecuzione del repertorio gregoriano. Rachele
Maragliano Mori, nel suo studio Coscienza della voce nella scuola italiana di canto,
afferma che anche nel canto gregoriano non difficile riscontrare un modo di cantare
che non si realizza senza [] una tecnica magari elementare, ma indubitabile. A
questo proposito cita, ad esempio, la voce alta, chiara, suavis, di cui parla Guido
dArezzo: la vox pectoris e vox capitis di Giovanni da Garlandia (XII sec.).14 Da ci
abbiamo la conferma che anche allora esisteva una tecnica vocale, anche se, dalle
fonti scritte, non abbiamo ancora la definizione di un linguaggio.
Con il canto fiorito (cio ornato) e passeggiato (cio basato su passaggi
vocalizzati) del polifonismo, abbiamo la certezza dellesistenza di una pratica
virtuosistica,15 contrassegnata dalla denominazione di canto di gorgia o di
garganta (cio gorgheggiato) oppure da quella di canto colorito (da cui il termine
11

FRANOIS-JOSEPH FTIS, Metodo dei metodi di Canto, Milano, Lucca, ?1870


NANCY HOCKEY, in La tecnica del canto: strumenti e mezzi della comunicazione didattica, tesi di
laurea discussa presso la Scuola di Paleografia e Filologia Musicale (Cremona) dellUniversit di
Pavia (a.a. 1998-1999), p. 8., parla di studio empirico fondato sulla pratica orale/aurale.
13
DEUMM, voce Canto.
14
RACHELE MARAGLIANO MORI, Coscienza della voce nella scuola italiana di canto, Milano, Curci,
1970, p. 123.
15
Non vogliamo certo dire che prima non esistessero forme di virtuosismo. Lo studio delle fonti
medievali sta facendo enormi progressi a riguardo, ma non ancora cos approfondito da poter
affermare con certezza la pratica virtuosistica riguardo alla voce.
12

16

coloratura, ancor oggi usato per indicare il canto di agilit).16 Cominciano a


comparire scritti specifici sul canto, che riguardano per quasi esclusivamente i
problemi di esecuzione relativi al solfeggio dei diversi tipi di ornamentazione.
Possiamo citare: Utile e breve regule di canto del 1510 di Giovanni Spataro (Spatarii
o Spadarius; Bologna, 1458/59-1514), maestro di cappella a S. Petronio di
Bologna;17 Trattato della natura et cognitione di tutti gli tuoni di canto figurato [non da
altrui pi scritti] del 1525 di Pietro Aaron (Firenze, ?1490-Venezia 1545), maestro di
cappella a Imola;18 e, ancora di Aaron, Compendio di molti dubbi segreti et sentenze
intorno al canto del 1547.19
Con il Discorso della voce e del Modo dapparar di cantar di Garganta senza
maestro (1562) di Giovanni Camillo Maffei da Solfora si ha un tentativo di
organizzare un metodo che venisse incontro alle esigenze di quel particolare modo di
cantare. Ci sono persino alcuni cenni di anatomia dellapparato vocale20 e alcune
indicazioni sulle caratteristiche di emissione della voce, il tutto accompagnato da
esercizi mirati alla pratica dellornamentazione, comprese ricette mediche per la cura
ed il mantenimento della voce.21
Nel Seicento si ha un nuovo cambiamento del gusto compositivo. Con le
prime forme di teatro musicale nasce lo stile del recitar cantando. Punto di
riferimento di questo genere musicale la parola: si vuole paragonare la voce
cantata alla voce parlata, in quanto lobbiettivo la perfetta comprensione del testo
poetico, e si punta lattenzione sulla espressivit. Il cantante diventa soprattutto
attore.
Nel testo I maestri del bel canto22 di Rachele Maragliano Mori, che contiene
La prefazione alle nuove musiche di Giulio Caccini (1550-1615) e Opinioni de cantori
antichi e moderni di Pier Francesco Tosi (1653/54-1732), sono messi a confronto

16

DEUMM, voce Canto.


JOHANNIS SPATARII, Utile e breve regule di canto, 1510 (ms. GB-Lbl, add. 4920), (rist. anast.
Bologna, Universit degli Studi, 1962).
18
PIETRO AARON, Trattato della natura et cognitione di tutti gli tuoni di canto figurato [non da altrui pi
scritti], Bologna, Forni, 1970 ( ripr. facs.delled. Venezia 1525).
19
ID., Compendio di molti dubbi segreti et sentenze intorno al canto, Ristampa anastatica, Bologna,
Forni, 1970 (Ed. orig.: Milano: Io. Antonio da Castellino, ?1547).
20
I primi studi di anatomia vocale risalgono a Leonardo Da Vinci, che per primo osserv le corde
vocali di un cadavere.
21
NANCY HOCKEY, La tecnica del canto cit., p. 9.
22
RACHELE MARAGLIANO MORI, I maestri del bel canto: La prefazione alle nuove musiche di Giulio
Caccini(1550-1615); Opinioni de cantori antichi e moderni di P. Tosi/ riduzione in lingua moderna del
Caccini e commenti di Rachele M. Mori, Roma, Ed. De Santis, 1953.
17

17

due testi fondamentali per la didattica del canto di due diversi periodi storici. Il primo,
del Caccini, del 1601;23 il secondo, del Tosi, del 1723.24
Si nota subito un cambiamento di gusto tra il Seicento e il Settecento:
lattenzione non cade pi esclusivamente sulla parola, ma sulla voce come mezzo
espressivo. La parola si spezza sopra le note e la voce diviene il veicolo con cui
trasmettere i sentimenti e gli stati danimo dei personaggi. Il recitativo sopravvive
come elemento discorsivo.25 Momento culminante dellesecuzione diventa laria,
o comunque i pezzi chiusi, in cui il cantante d il meglio di s. Questo nuovo tipo di
virtuosismo richiede ai cantanti una competenza particolare, che non riguarda solo la
conoscenza approfondita del contrappunto, indispensabile dato che la coloratura dei
pezzi veniva quasi sempre lasciata allimprovvisazione.
con il belcanto26 che nasce una vera tradizione scritta centrata sulla
tecnica vocale. Questo uno dei motivi

per cui lopera del Tosi viene da molti

considerata come il primo vero trattato di canto, oltre il fatto che con esso nasce un
nuovo genere editoriale.27 A proposito del Tosi, Rachele Maragliano Mori afferma:
Gli aforismi del Maestro sullestetica, sulla morale dellinsegnante e dellartista
racchiudono una grande saggezza e preziosi suggerimenti fra le righe, ma i problemi
tecnici fondamentali della voce sono appena sfiorati. Ci malgrado, la sua
esposizione lascia trasparire il filo conduttore di un controllatissimo sistema di
educazione vocale, risultato di pratica, di sicura esperienza e attraverso di essa ci si
pu fare una chiara idea della vocalit dellepoca.28 Ancora, quindi, non si ha un
trattato di tecnica vocale in senso stretto, che si occupi esclusivamente dei problemi
dellemissione vocale. Per questo bisogner attendere lOttocento.

23

GIULIO CACCINI, Le nuove musiche, 1601.


PIERFRANCESCO TOSI, Opinioni de cantori antichi e moderni, o sieno osservazioni sopra il canto
figurato, Bologna, 1723.
25
DEUMM, voce Canto.
26
Ricordiamo che tale locuzione stata assegnata a posteriori dai teorici ottocenteschi.
27
MARCO BEGHELLI, Il contributo dei trattati di canto ottocenteschi al lessico dellopera in Le parole
della musica. Studi sulla lingua della letteratura musicale in onore di Gianfranco Folena, a cura di
Fiamma Nicolodi e Paolo Trovato, Firenze, Olschki, 1994, p. 177.
28
RACHELE MARAGLIANO MORI, Coscienza della voce nella scuola italiana di canto, Milano, Curci, 1970,
p. 128.
24

18

Laltro grande trattatista del Settecento Giovanni Battista Mancini, che con
le sue Riflessioni del 177429 approfondisce i concetti del Tosi. Lattenzione del
Mancini verte soprattutto sulla respirazione, sulla corretta posizione della bocca
durante il canto e sul problema dei registri. A tali argomenti dedica diversi capitoli:
Della voce, Dei Registri, Della posizione della bocca, ossia della maniera di
aprire la bocca, Dellunione de due Registri. La trattazione decisamente pi
articolata e mirata rispetto a testi precedenti. Molte delle osservazioni del Mancini
sono ancor oggi universalmente accettate.
Unimpostazione simile, ma pi dettagliata, si trova anche nel testo Lart du
chant30 di Jean-Antoine Berard, che almeno parte da nozioni fisiologiche (alcune
precarie, tuttavia), descrive abbastanza bene linspirazione, intuisce, anche se molto
confusamente, limportanza dei moti della laringe, d molti chiarimenti sugli
ornamenti e sul gusto dellepoca di Rameau.31
Il successo del genere belcantistico prosegue dal Settecento fino al primo
Ottocento. Nellarco di questo lungo periodo di predominio, la trattatistica sul canto si
fa pi approfondita, insieme ai mutamenti del repertorio: la tessitura dei pezzi diventa
sempre pi ampia e i pezzi contengono salti e abbellimenti sempre pi complessi. La
tecnica si affina per venire incontro a queste nuove esigenze e i testi sullargomento
si fanno via via pi specifici sui problemi dellemissione, soprattutto nei decenni a
cavallo dei due secoli.32

IL LINGUAGGIO SPECIFICO NELLA DIDATTICA DEL CANTO:


LA NASCITA DI UNA SCIENZA VOCALE
Perch si parli di tecnica, o meglio di scienza, si deve poter riconoscere un
linguaggio specifico. La terminologia del canto si era formata nelle scuole ed aveva
avuto tradizione unicamente orale fino a che, appunto con Tosi e Mancini, non era
stata codificata in trattati, e ci costituisce sicuramente una delle ragioni fondamentali
29

GIOVANNI BATTISTA MANCINI, Pensieri e riflessioni pratiche sopra il canto figurato, Vienna, 1774.
JEAN-ANTOINE BERARD, Lart du chant, dedi a Madame De Pompadour, Paris, 1755 (facsimile
Genve, Minkoff, 1984).
31
RODOLFO CELLETTI, La grana della voce. Opere, direttori e cantanti, Milano, Baldini & Castoldi, 2000,
p. 25.
32
ELENA LINDA BERTONI, Ricerche sul lessico italiano del canto fra Sette e Ottocento, tesi di laurea
(relatore: Sergio Durante), Facolt di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Storia delle arti visive e della
musica, Universit degli Studi di Padova, a.a. 1999-2000.
30

19

del suo scarso tecnicismo e della sua dipendenza dal lessico comune della lingua
italiana.33
Causa della dipendenza dal lessico comune anche il fatto che la scienza
vocale, e non solo, allepoca del Tosi e del Mancini era ancora basata sullempirismo.
Tuttavia, nei secoli, qualche termine specifico (anche se non scientificamente
corretto), come voce di petto, voce di mezzo, voce di testa, falsetto e
registri, andava definendosi.34 Ci dovuto al crescente interesse dei maestri di
canto verso argomenti scientifici legati allanatomia dellapparato della voce e al suo
funzionamento.35
Secondo Marco Beghelli, in quasi tutti i trattati di canto, anche in quelli
ottocenteschi, le informazioni sulla tecnica del canto, che pur dovrebbero farla da
padrone, sono di fatto troppo spesso scarse e incomplete, se non del tutto
assenti.36
Bisogna comunque distinguere fra gli scritti di tecnica del canto redatti da
musicisti e quelli pi specifici di fisiologia vocale. Le prime valide avvisaglie di un
movimento scientifico nel campo vocale si incontrano soltanto nel Seicento37 con
Marin Mersenne (1588-1648), con un certo Jean Millet38 e soprattutto con Bnigne
de Bacilly39 (1625-1692), i quali erano nondimeno musici oltre che teorici.40
Sebbene la scuola francese sia lantesignana della fisiologia vocale, la patria
del virtuosismo vocale rimane lItalia, ed era in Italia che i cantanti, poi maestri,

33

ILARIA BONOMI, La terminologia del canto e dellopera nel Settecento fra lingua comune e tecnicismo
in Le parole della musica. Studi sulla lingua della letteratura musicale in onore di Gianfranco Folena, a
cura di Fiamma Nicolodi e Paolo Trovato, Firenze, Leo S. Olschki, 1994, p. 130.
34
Ilaria Bonomi ricorda, nel saggio appena citato (pp.123-124), che la stessa situazione si ha anche
per il lessico musicale in genere: Non pare di notare, nellambito del settore musicale, segni di quella
evoluzione in direzione tecnicistica che, preparata dalle riflessioni degli illuministi francesi, comincia a
manifestarsi in vari settori del lessico della nostra lingua, a partire da quelli pi specificatamente
scientifici, nella seconda parte del secolo, anche se in Italia bisogner aspettare il Leopardi, come
noto, per una lucida puntualizzazione della differenza tra parole e termini. E, certo, che di questi
fermenti ne risentisse ancora meno della musica nel suo complesso il settore circoscritto del canto e
dellopera, pi che logico.
35
NANCY HOCKEY, La tecnica del canto cit., p. 25.
36
MARCO BEGHELLI, I trattati di canto italiani dellOttocento: bibliografia, caratteri generali, prassi
esecutiva, lessico, tesi di dottorato (relatori: Francesco Degrada e Renato Di Benedetto), Universit
degli Studi di Bologna, a. a. 1993-94, p. 152.
37
DEUMM, articolo Voce.
38
JEAN MILLET, La belle methode ou lart de bien chanter, New York, Da Capo Press, 1973 (ristampa
della prima edizione, Lyon, 1666).
39
BENIGNE DE BACILLY, Lart de chanter (1671). Pone laccento in particolare sulla pronuncia. Passa in
rassegna tutte le vocali e spiega come pronunciare le consonanti finali. Si basa comunque sulla lingua
francese.
40
Non v dubbio che la fisiologia, la fonetica sperimentale e la moderna foniatria nascono proprio
grazie allimpulso della storia della vocalit.

20

venivano ad apprendere larte canora. Questo vale anche per la pi grande scuola41
di canto dellOttocento, quella dei Garcia. Della famiglia Garcia ricordiamo il
capostipite Emanuele del Popolo Vicente (1775-1832), conosciuto come Emanuele
Garcia padre, e suo figlio Emanuele Patricio Rodrigues (1805-1906), noto come
Emanuele Garcia II. Questultimo pubblic vari testi didattici (Mmoire su la voix
humaine del 1840, Trait complet sur lart du chante del 1847 e Hints on Singing del
1884), tratti per lo pi dai manoscritti e appunti del padre. Il Garcia figlio si ricorda
inoltre per essere stato il primo a dedicarsi ad uno studio approfondito della laringe,
in quanto fu edotto delluso del laringoscopio, un apparecchio per lesame
endoscopico della laringe. Egli d ai suoi testi un taglio abbastanza scientifico per
quegli anni.
Gi nel Trattato completo sullarte del canto del Garcia si trova il primo
malinteso terminologico relativo a problemi specifici dellemissione nella storia del
linguaggio specifico per la didattica del canto. Lequivoco si ha nella definizione del
termine falsetto. Lesimio inventore della laringoscopia indiretta usa tale termine in
luogo del pi comune registro di mezzo. (In altri testi dello stesso periodo si
trover il termine falsetto al posto di registro di testa.) Per non parlare
dellespressione colpo di glottide, da lui attribuita allattacco deciso, sicuro, ma
morbido, del suono, da alcuni in seguito fraintesa nel senso di attacco con colpo di
gola. (C chi, per opporsi a ci, ha basato persino tutto un metodo di canto
sullalleggerimento dello sforzo laringeo attuato con lausilio di risonanze nasali.42)
In seguito, dopo alcuni cenni sulla fisiologia della voce, ci addentreremo
meglio nella questione dei registri, che parallela a quella di maschera.
Laltra grande scuola dellOttocento quella dei Lamperti. Francesco
Lamperti (1813-1892) e suo figlio Giovanni Battista (1839-1910), come fu per i
Garcia padre e figlio, diedero inizio ad una scuola di canto i cui risultati influenzarono
gli addetti ai lavori per molto tempo.
Molto importanti al fine di questa ricerca sono i due testi del Lamperti padre:
Guida teorico-pratica-elementare per lo studio del canto43 del 1864 e Larte del
canto44 del 1883. Il primo composto di tredici articoli sotto forma di dialogo seguiti
da una serie di solfeggi per imparare a risolvere i problemi pi comuni
41

Termine qui usato nel senso di tradizione didattica.


Nei capitoli relativi alla maschera parleremo anche di Jean de Reszke e di H. Holbrook Curtis.
43
FRANCESCO LAMPERTI, Guida teorico pratica elementare per lo studio del canto, Milano, Ricordi,
1864 (data dellintroduzione di Lauro Rossi)
44
ID., Larte del canto. Norme tecniche e consigli agli allievi ed agli artisti, Milano, Ricordi, 1883?.
42

21

dellesecuzione. La stessa struttura si ritrova in molti altri trattati dellepoca: questa


forma colloquiale rende la trattazione pi semplice e, inoltre, permette allautore di
puntualizzare su certe parti che egli ritiene pi importanti. Il linguaggio usato
abbastanza semplice.
A proposito dei registri, anche il Lamperti usa il termine falsetto, ma
spiegando la corrispondenza con il termine pi comunemente usato di registro di
mezzo:45 cos non ci sono equivoci. A differenza del Garcia, per, vi meno ricerca
di scientificit: si tratta invece di una chiara esposizione di un metodo, o meglio di
alcune certezze fondamentali, derivate dallesperienza, ma non per questo meno
utili. Il secondo testo del Lamperti si presenta in forma di trattazione libera, senza
esercizi esemplificativi. Questi due lavori dello stesso autore, redatti a distanza di
circa ventanni, testimoniano gli enormi passi avanti compiuti dalla trattatistica del
canto a met del secolo.
Garcia e Lamperti sono le due grandi scuole di canto dellOttocento, ma
durante tutto il secolo le pubblicazioni sullarte del canto sono innumerevoli,46
soprattutto verso la fine, quando quasi tutti gli autori lamentano una grande crisi del
canto in Italia e cominciano a moltiplicarsi testi sempre pi ad impronta scientifica.
Prima di entrare nel cuore di questa ricerca, necessario dare alcuni cenni di
fisiologia vocale, per meglio comprendere i termini che verranno in seguito usati. Non
possibile studiare il linguaggio della didattica del canto, senza una conoscenza
minima delle parti anatomiche di cui costituito lorgano vocale e del loro
funzionamento.

45

ID., Guida teorico pratica cit., p. 1.


MARCO BEGHELLI, Il contributo dei trattati di canto ottocenteschi cit., p.177: [] solo nellOttocento il
trattato di canto diverr un genere editoriale di larga produzione e diffusione, con un numero di titoli
sufficientemente ampio da consentire unindagine lessicografica di un certo respiro.

46

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