Le Leggi Di Manu
Le Leggi Di Manu
Le Leggi Di Manu
LE LEGGI DI MANU
ISTITUZIONI RELIGIOSE E CIVILI
DELL INDIA PRIMITIVA
MILANO
SOCIET EDITRICE SONZOGNO
14 - Via Pasquirolo 14
PREFAZIONE
LIBRO I.
La Creazione.
1. Manu era seduto, il pensiero intento ad un unico ob-
lietto, quando i Maharchis (1) gli si avvicinarono e, saluta
tolo con rispetto, cos parlarono:
2. Signore, voglia rivelarci con esattezza o seguendo
lordine fissato, le leggi-che riguardano tutte le classi pri
mitive (2) e quelle (3) che sono nate dal connubio loro.
3. Tu solo, o maestro, conosci le opere, il principio ed il
senso ascoso di questa regola universale, esistente di per
s, inconcepibile, di cui la ragione umana non pu abbrac
ciare i confini.
4. Cos interrogato dai magnanimi, colui che infinita
mente potente, disse: Ascoltate. -
5. Tutto ci (luniverso) non era che tenebre; non poteva
n essere percepito, n conosciuto; non poteva esser sco
perto dal ragionamento n essere rivelato: sembrava im
merso nel sonno.
6. Allora il potere chesiste-di'per s e non alla portata
dei sensi esteriori, rendendo visibile questo mondo con i
cinque elementi e gli altri grandi principi risplendenti dello
splendore pi puro, apparve e dissip le tenebre.
7. Colui che solo lo spirito pu concepire, che sfugge ai
sensi, che senza parti visibili, eterno, lanima di tutte le
cose, che nessuna creatura pu comprendere, apparve in
tutto il suo splendore.
(1) La classe fra qnelle dei Ridite, pi alta : saggi e santi altissimi.
(2) Tedi avanti il distico 31 e 87 e segg.
(3) Tedi libro 10 dal distico lin aranti.
8. Avendo stabilito, nel suo pensiero, di far sorgere dalla
sua sostanza le diverse creature, gener dapprima le acque,
nelle quali pose un germe,
9. Che divenne un uovo brillante come oro, cos risplen
dente conio lastro dai mille raggi: nel quale nacque egli
stesso, Brahm, capostipite di tutti i mondi.
10. Le acque furono chiamate figlie dell uomo (Nar)
e Tacque essendo state la sede prima (ayann) di Naca
fu questi chiamato Narayana (colui ohe sta sopra le
acque).
11. Da questa oausa impercettibile, eterna, ohe insieme
Tessere e il non essere, fu generato quel maschio divino
ch celebrato nel mondo con il nome di Brahma.
12. Dopo essere rimasto un anno (1) nelluovo primitivo,
con un atto della sua volont, lo divise in due parti.
13. E con esse form il cielo e la terra; pose in mezzo lat
mosfera, (2) le otto regioni celesti ed il serbatoio perma
nente delle acque.
IL Egli trasse dallAnima suprema, la Mente che esiste
per sua natura e non pei sensi; e prima del sentimento T*'o,
la coscienza consigliatrice e reggitrice sovrana,
15. Ed il grande principio intellettuale e ci elio riceve
le tre qualit, (3) ed i cinque organi (4) destinati a perce
pire gli oggetti esterni.
16. Avendo messo insieme particelle impercettibili di
questi sei principi, (5) dotate di grande energia con altre
particelle di questi stessi principi, ne form tutti gli esseri.
17. E perch le sei molecole impercettibili dellEssere
per prender forma, si congiungono a queste, perci, i saggi
hanno designato tal forma visibile con il nome di Sarira,
(combinazione dei sei elementi, corpo).
18. Gli elementi vi penetrano con funzioni che sono loro
proprie, cos come la Mente (Manas), fonte perenne degli
esseri, con attributi infinitamente sottili e penetranti.
(1) Vedi avanti verso 67 e seg.
(2) Si deve intendere qui per annester lo, spazio fra la terra ed il sole.
(3) Sono! la bont (sattwa), la passione (Kagia) l oscurit (tamas)
(4) Undici sono gli organi dei sensi per i fi ics e fi indiani; dieci esterni
e uno interno. I primi cinque delti organi dell'intelligenza sono; rocchio
lorecchio, il naso, la lingua, la pelle; gli altri cimine, detti organi dei-
razione, sono; lorgano della parola, le mani, i piedi, la parto inferiore
del tubo intestinale e gli organi della generazione. li senso interno il
sentimento (Jfanas), ohe partecipa dellintelligenza e dell'azione.
(5) Gli atomi, le particelle sottili che producono i cinque grandi elemen
ti letere, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra ed il principio intellet
tuale, (iiahat).
19. Per mezzo di queste particelle sottili, dotate di forma,
di queste sette principi (Puruchas) forniti di grande ener
gia, stato formato questo universo perituro, da quello
ohe non perisce.
20. Ogni elemento (1) acquista la qualit di quello elio
lo precede d guisa che. pi lontano nella serie, maggior
numero di qualit ha in s.
21. LEssere Supremo assegn cosi fin dal principio, ad
ogni creatura, un nome, degli atti, c un modo di vita, a
seconda delle parole del Veda.
22. Il Supremo ordinatore produsse una classe di Dei
(Dvas) (2) essenzialmente attivi, dotati di vita, cd unin
finit impercettibile di Geni (Sdhyas) ed il sacrificio
eterno.
23. Dal fuoco, dallaria, dal sole, trasse fuori per il compi
mento del sacrificio, i tro Veda eterni, detti Ritch, Ya-
gius, e Sma (3).
24. Cre, il tempo e le sue divisioni, le costellazioni,
i pianeti, i fiumi, i mari, le montagne, le pianure, le
vaili.
25. La devozione austera, la parola, il piacere, lamore,
la collera: e tal creazione oper perch egli voleva dar vita
agli esseri.
26. Per porre una differenza frale azioni, distinse il giusto
dallingiusto e sottomise le creature sensibili al piacere ed
al dolore ed allo altro condizioni contrarie.
27. Con le molecole dei cinque clementi, che divengono
periture, tutto stato creato ordinatamente.
28. Poich il sommo ordinatore ha destinato luno o laltro
degli esseri animati ad una data occupazione, questo essere
la compir di per s tutte le volte che ritorni al mondo.
29. Qualunque sia stata la qualit chegli ha concessa a
lui nellistante della creazione, la crudelt o la bont, la
dolcezza o lasprezza, la virt o il vizio, la verit o la men
zogna, Tessero la ritrover naturalmente.
30. Come lo stagioni, nel loro periodico avvicendarsi,
(1) Letere ha ima sola qualit, il suono: l'aria ne ha due, il suono, e
la tangibilit; il fuoco tre. cio vagginng il calore; lacqua ha ancora
in pi, il sapore ; la terra ha le quattro suaccennato o lodore.
(j) (leni one hanno per capo ladra.
(3) Questi sono i tre libri sucri (Veda) per eccellenza in cui ai raccol
gono le preghiere da usarsi nei riti solenni: in prosa quelle dello Vagina
In versi quello del Richt, da cantarsi quello del Sama.
Oltre questi v ne un quarto rAthar vana, (veda) contenente solo riti
propiziatori delle divinit: nelle leggi di lann non fatta menzione.
riprendono le loro speciali caratteristiche, cos le creature
animate riprenderanno le proprie occupazioni.
31. Inoltre per la prosperit deUuniverso dalla sua bocca,
dal braccio, dalla coscia, dal piede, cav fuori il Br&hmana,
lo Kshatrya, il Vaisya, il Sdra.
32. Avendo diviso il corpo in due parti il sommo ordi
natore divenne met masohio e met femmina, e unendosi
a questa parte femminile, gener Viragi.
33. Imparate, nobili Brhmani, che colui che il divin
maschio Virgi, ha creato, intento in austera divozione,
sono io, Manu, creatore di tutti.
34. Ed io volendo dar vita al genere umano, dopo aver
durato le pi aspre penitenze, ho creato dieci altissimi
santi (Maharchis) signori delle creature:
35. Marsi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu,
Prascetas, Vasichta, Bhrigu c Nrada.
36. Questi esseri onnipotenti crearono sette altri Man,
gli dei e lo loro classi, ed altri saggi dotati dimmenso
potere;
37. Crearono i gnomi (Yakchas) (1) i giganti ((Rkchasas)
(2) i vampiri (Pistehas) (3), i musici celesti (Gandharbas)
(4) le Ninfe (Apsaras), (5) i titani (Asuras), (6) i dragoni
(Ngas) (7), i serpenti (Sarpas) (8), gli uccelli (Suparnas),
(9) e le differenti trib degli avi divini, (10);
38. I lampi, le folgori, le nubi, gli arcobaleni, le meteore,
gli uragani, le comete e le stelle di varia grandezza;
39. I Kinnara, (11) le scimie, i pesci, le diverse specie
duccelli, il bestiame, le fiere, gli uomini, i carnivori a doppia
fila di denti;
40. I vermi, le cavallette, i pidocchi, le mosche, le ci
mici ed ogni sorta di insetti che pungono ed infine gli og
getti privi di movimento.
(1) Servi (li Kuvera, ilio delle ricchezze, guardano i suoi giardini ed i
suoi tesori.
(2) Geni malefci, talora giganti nemici dogli dei, tal'altra vampiri a-
vidl di sangue umano.
(3) Spirili malvagi superiori ai Rakhsasas.
( 1 1 Sono i musici della corte d India, re dui Armamento.
(;">) Donne bellissimo che in cielo allietano i beati con le loro danze.
(fi) I geni avversi ai Dvas, con i quali combattono continuamente.
(7) Semidei dal viso umano, dalla coda di serpente, dal collo avvolto
da colubri, abitano nelle regioni infernali.
(8) Sono divinit internali di specie affine ai Xagas.
(9) Uccelli divini.
(10) Sono i Mani divinizzati,'! progenitori del genere ornano ed abitano
l orbita della luna.
(11) Sono musici addetti al dio delle ricchezz, Kuvera.
41. Cos, per mia volont, questi magnanimi saggi crea
rono, in virt delle loro penitenze, tutta questa accolta di
esseri viventi e senza vita a seconda delle opere.
42. Io voglio ora mettervi innanzi le opere che sono
state assegnate quaggi a ciascuno di questi esseri ed in
qual modo vengano al mondo.
43. Il bestiame, lo fiere, i carnivori a doppia fila di denti,
i giganti, i vampiri e gli uomini nascono dalla matrice.
44. Gli uccelli nascono da un uovo come i serpenti, i coc
codrilli, i pesci, le tartarughe e altre specie di animali ter
restri o acquatici.
45. Le zanzare (?), i pidocchi, le mosche, le cimici nascono
dal vapore caldo: sono prodotti dal calore, come tutto ci
che loro assomiglia.
46. Tutti i corpi privi di movimento, cho sorgono o
da un granello o da un ramo, hanno origine dallo sviluppo
di una gemma; lo erbe producono una grande quantit di
fiori e di frutti e periscono quando i frutti sono giunti a
maturit.
47. I vegetali chiamati Vanaspati (re delle foresto) non
hanno fiori ma portano frutti; e sia ohe essi portino doi fiori
o pur solamente dei frutti, in entrambe queste forme,
prendono il nome di alberi.
48. Vi sono differenti specie di arbusti che crescono in
cespuglio od in macchia, poi altre di gramigna, di piante
rampicanti e striscianti; tutti questi vegetali nascono da
un some o da un ramo.
49. Circondati da una Oscurit manife3tantcsi sotto
una infinit di forme, in causa delle loro azioni precedenti,
tutti questi esseri sono dotati duna coscienza interiore;
sentono il piacere ed il dolore.
50. Sono cos stabilite da Brahma fino ai vegetali, le tras
migrazioni (1) che hanno luogo in questo mondo orribile,
che si distrugge senza tregua.
51. Dopo aver creato luniverso e me stesso, Colui chila
il potei e incommensurabile, disparve di nuovo, assorbito
nellanima suprema, sostituendo il tempo della creazione
col tempo del dissolvimento.
52. Quando Do si desta, subito luniverso si muove c
compie lopere sue; quando egli dorme, lo spirito si profonda
nella calma assoluta, ed allora il mondodesiste dallopere sue.
(1) tino dei dogmi della teologia indiana quello della metempsicosi:
l'anima stimata a passar per pih corpi, rinascendo, finch meriti (Tesser
conipenetrai a in Brahma. Ved* Lib. &IJ.
53. Perch durante il suo queto sonno, gli essere animati
forniti dei principi dellazione cessano dalle loro funzioni,
la Mente cade nellinerzia, come gli altri sensi:
54. E quandessi si sono disciolti insieme nellanima
uprema, allora questanima di tutti gli esseri giace nel ri
poso pi calmo e profondo.
55. Quando essa entrata nclFoscurit vi rimane per
lungo tempo dotata degli organi della sensazione senza per
compierne lo funzioni: priva dogni forma corporea.
56. Quando, riunendo di nuovo i sottili principi elemen
tari, essa sintroduce in una semenza vegetale od animale
allora riprende forma novella.
57. Cos, alternando il risveglio e il sonno, lEnte immu
tabile fa rivivere o morire eternamente tutto questo vasto
complesso di creature mobili e immobili.
58. Dopo aver composto questo libro delia legge, Egli
stesso nel principio me lapprese a mente ed io linsegnai a
Martchi ed agli altri saggi.
59. Ecco Bhrigu che ve ne apprender completamonto
il contenuto, poich questo Mun (1) lha imparato tutto
intiero da me.
CO. Allora il Maliarda Brigu cos interrogato da Manu
disse benevolmente a tutti i Richi: Udite.
61. Da questo Manu sorto dall Ente eh esisto per
s discendono sei altri Manu i quali dieder vita a lo crea
ture. Erano essi dotati danima nobile e di suprema
potenza:
62. Svrokicha. Ottami, Tmasa, Raivata, il glorioso,
Kkchoucha ed il figlio di Visvasvat (2).
63. Questi setto Manu onnipotenti, di cui Svayam-
bhuva il primo, hanno ognuno durante il loro periodo
prodotto o diretto questo mondo composto desseri mobili
ed immobili.
64. Diciotto nimechas (batter di ciglio) fanno una kilt-
citt; trenta ktchts una kala; trenta kalas, una muhurta,
altrettante muhurta fanno un giorno od una notte.
65. Il sole il segno di distinzione fra il giorno e la notte
per gli uomini e per gli Dei; la notte per il sonno degli
esseri, il giorno per il lavoro.
(1) Con questo nome si chiama un personaggio pio ed istruito ebe s'
con le sue pratiche austero elevato sopra la natura umana.
(2) K dettoVaisaswata (figliodel soie). il personaggio favoloso culi
ihri indiani riattaccano la storia deHultimo dei diluvi, che sono nei loro
libri dellorigine deli-universo.
06. Un mese dei mortali un giorno ed una notte dei
Pitri; si divide in due quindicine: (1) la nera il giorno
destinato allo opere, la bianca la consacrata al sonno.
07. Un anno dei mortali un giorno eduna notte dogli Dei.
Eccone la divisione: il giorno corrisponde al corso setten
trionale del solo e la notte a quello meridionale.
68. Ed ora imparate per ordine ed in breve, quale sia
la durata duna notte e dun giorno di Brahm e di ciascuna
dolio quattro et delluniverso (Yugas) (2).
69. Quattromila anni degli Dei. compongono al dir? doi
saggi, il Kvita-yuga; il crepuscolo che lo precede dal
trettante centinaia danni e cos queilo che segue.
70. Nellaltro tre et, pur esse precedute dal crepuscolo,
le migliaja e lo centinaia danni sono diminuito successi
vamente duna unit.
71. Queste quattro et chabbiamo detto assieme urite
danno la somma di dodicimila anni, ch let degli Dei.
72. Ora sappiamo che lunione di mille et degli Dei, (3),
compongono un giorno di Brahm e che la notte ha una
egual durata.
73. Quelli che sanno che il Giorno Santo di Brahm
non finisce che dopo mille et e che egual tempo abbraccia
la notte, conoscono veramente il giorno e la notte.
74. Quando questa sar trascorsa, Brahm sorger dal
suo sonno: nel suo svegliarsi emana lo spirito divino (Manas)
che per s esisto e non esiste.
75. Mosso dal desiderio di dar vita, crea e d natura al
letere che i saggi considerano dotato della qualit del
snono.
76. Dalletere per mezzo duna trasformazione nasce
laria, veicolo di tutti gli odori, puro e pieno di forza, di
cui la propriet conosciuta la tangibilit.
77. Da una trasformazione dellaria, nasce la luce,
che rischiara, dissipa loscurit, brilla e di cui qualit
la forma apparente.
78. De un trasformazione della luce, si sviluppa lacqua
(t) La quindicina lunare chiara finisce con il giorno di plenilunio e la
quindicina oscura comincia il giorno della luna nuova.
(2) Sono queste quattro et dette Krita, Treta, Dvpara S ali: ritor
nano periodicamente per infinite volte. Secondo gii Indiani noi oi troviamo
ora nel Kali-iuga, cominciato 8101 anni prima di Cristo.
(3) Dopo compiuto questo periodo si ha la dissoluzione del mondo (Pra-
lava). Dopo cento anni, di 30 o giorni di Brahma ognuno, lia luogo il
Maha-Praiaya, distruzione generale dell'universo, in cui Brahma stesso
svanisce. Sono gi trascorsi cinquanta di questi anni.
che lia per qualit il sapore; dallacqua proviene la terra
che ha lodore. Questa la creazione ab aeterno.
79. Let degli Dei, chabbiamo or visto abbracciare do
dicimila anni divini, ripetuta settantuna volte, vien detta
periodo dun Man (Mauvantara).
80. I periodi dei Manu sono innumerevoli, come la crea
zioni ed i dissolvimenti del mondo e lEnte Supremo li rin-
novella come per giuoco invariabilmente.
81. Nella Krita-yuga la giustizia sta salda come toro
sui quattro piedi; la verit regna e nessun bene dei mor
tali pu aver principio dalliniquit.
82. Ma ncllaltre et, per lillecito acquisto delle ric
chezze e del sapere, la giustizia perde lun dopo laltro i
suoi piedi, det in et, ed a cagione del furto del falso della
frode, diminuiscono gradatamente, a quarto r. quarto,
i beni onesti.
83. Gli uomini, liberi da malattie, conseguono ogni loro
desiderio e vivono quattrocento anni durante la prima et;
nella Tret-yuga e nelle successive lesistenza loro scema
a quarto a quarto, gradatamente.
84. La vita dei mortali dichiarata nei Veda, le ricom
pensi dei sacrifici ed i poteri degli esseri divini, danne al
mondo frutti proporzionati allet.
85. Talune virt sono particolari allet Krita, talaltre
alla Tret, altre alla Dwapra, ed altre infine alla Kali, in
proporzione decrescente.
86. Lausterit domina nella prima, la scienza divina
nella seconda, il compimento del sacrificio nella terza; al
dire dei saggi, la liberalit sola nella quarta.
87. Per la conservazione di tutto il creato, lEnte su
premamente glorioso stabil diversi offici a quelli chaveva
creato dalla sua bocca, dal suo braccio, dalla sua coscia,
dal suo piede.
88. Diede in retaggio ai Brhmana lo studio e linsegna
mento dei libri sacri, il compimento del sacrificio e la dire
zione di quelli offerti dagli altri, il dritto di donare e quello
di ricevere;
89. Impose per dovere al Kchatrva di proteggere il po
polo, desercitare la carit, di sacrificare, di leggere i libri
sacri e di non abbandonarsi ai piaceri dei sensi.
90. Curar il bestiame, far lelemosina, sacrificare, studiare
i libri sacri, esercitar il commercio, far prestiti ad interesse,
lavorar la terra, sono le funzioni stabilite pel Vaisya.
91. Ed un solo ufficio assegn il Signore sommo al Sudra:
quello di servir tutte laltre classi, senza torre loro alcun
merito.
92. Sopra l'ombellico il corpo dell'uomo fu proclamato
pi puro e la bocca fu dichiarata la parte purissima dal
lEnte chesiste per s.
93. Per lorigine sua chegli trae dal membro pi nobile
perch egli nato primo dogni altro, perch, possiede la
Santa Scrittura, il Brahmano per diritto il Signore della
creazione.
94. Infatti egli fu creato dalla bocca dellEnte ch'esiste
per s, dopo aspra penitenza, perch compiesse le offerte
al Signore cd ai Mani, per la conservazione dogni cosa.
95. Infatti colui por la bocca del quale gli abitanti del
Paradiso si oibano sempre del burro chiarificato ed i Mani
del banchetto funerario, qual essere mai dovrebb avere
sopra di s?
96. Fra tutti gli esseri, i primi sono quelli animati; fra
gli animati coloro che si tengono in vita merc lintelligenza:
gli uomini sono i primi fra gli esseri intelligenti e i Brah
mani fra gli uomini.
97. Fra i Brahmani i pi nobili sono quelli che posseg
gono la scienza sacra; fra i sapienti quelli che conoscono
il loro dovere; fra costoro gli uomini che ladempiono esat
tamente; fra questultimi coloro che lo studio dei libri
santi mena alla beatitudine.
98. La nascita del Brahmano lincarnazione eterna
della giustizia, perch il Brahmano nato per dar forma
alla giustizia, destinato ad identificarsi con Brahma (1).
99. li Bramano, venendo al mondo, posto nel primo
luogo su questa terra; supremo signore di tutti gli esseri
egli deve vegliare alla conservazione del tesoro delle leggi.
100. Tutto ci che il mondo ha in s propriet del Brah
mano; per la sua primogenitura, per la nascita sua nobi
lissima, ha diritto a tutto ci che esisto.
101. Il Brahmano non fa che mangiare il nutrimento
che gli appartiene, vestirsi degli abiti che sono suoi, do
nare ci che suo; se anche gli altri uomini fruiscono dei
beni di questo mondo solo per generosit del Brahmano.
102. Per distinguere le occupazioni del Brahmano e
(1) Brahma l'essere supremo, il dio nnco, princpio ed essenza del
inondo, donde hanno origine tutti gli esseri, nel quale tornano. I/iden*
ficazione oon Brahma produce la liberazione dei vincoli corporei (Mokcha):
1auiina, esente da ogni trasmigrazione assorbita nella divinit. Questo
finale dissolvimento stimato la felicit suprema da ogni indiano.
quelle delle altre classi nel loro ordine rispettivo, il saggio
Manu che procede dallEnte che per s ha composto questo
codice di leggi.
103. Questo libro deve essere studiato con intensit da
gni Brahmano e spiegato da lui ai discepoli, non mai da
alcun altro uomo.
104. Leggendo questo libro, il Brahmano che compie
esattamente i suoi doveri, non pu macchiarsi di alcun pec
cato n di pensiero n di parola, n dopera.
105. Egli purifica una adunanza, sette dei suoi avi o
sette desuoi discendenti e merita egli solo di posseder tutta
la terra.
106. Questo libro meraviglioso fa ottener ogni cosa de
siderata, accresce lintelligenza, procura la gloria e una lunga
vita e conduce alla suprema beatitudine.
107. La legge si trova qui completamente esposta cos
corno il bene c il m ale dello opere e i costum i antichissimi
dello quattro classi.
108. Il costume antichissimo la principal legge appro
vata dalla rivelazione (Sruti) ? dalla tradizione (Smriti); (1)
perci colui che desidera il bene della sua anima deve con
formarsi sempre con perseveranza ad esso.
109. Il Brahmano che si stacca dal costum e non gusta
i frutti della santa scrittura, ma segli losserva esattamente
ottiene un raccolto abbondante.
110. Cos i Mun, avendo conosciuto ohe la legge de
riva dal costume antichissimo, hanno adottati questi co
stumi sanciti per baso dogni pia austerit.
111. La creazione del mondo, la regola dei sacramenti,
(Sanskras) i doveri e la condotta duno scolaro di teologia
(Brahmatchri) limportante cerimonia del bagno;
112. La scelta duna sposa, i cinque diversi riti nuziali,
il modo di compiere le grandi oblazioni (Mah-Yaginas
e la celebrazione dellufficio funebre (Srddha) (2) istituito
ab aeterno;
113. I differenti modi di sostenersi in vita, i doveri dun
padron di casa, i cibi leciti cd illeciti, la purificazione degli
uomini e degli oggetti;
(1) La Sruti ia scrittura, il Veda: la Saniti fi la legge ispirata dai
legislatori ai loro allievi e da questi raccolta.
(2) Ha quostn cerimonia lnfllcio di facilitare allanima ilei morto l'ac
cesso al cielo e la divinizzazione fra i Mani; se gli nomini cessassero
di celebrale lo Srddha, le animo del loro avi sarchi ero precipitate dal
soggiorno dei Aleni nell'inferno.
114. I regolamenti riguardanti le donno, i doveri austeri
che menano alla beatitudine (Mokcha), la rinuncia al mondo,
tutti i doveri dun re, la decisione dogli affari giudiziari;
115. Gli statuti che rogolano le testimonianze e le infor
mazioni, i doveri della sposa e dello sposo, le proibizioni
del giuoco, i castighi dei delinquenti;
116. I doveri dei Vaisya e dei Sdra, lorigine dello
classi miste, le regolo di condotta di tutte le classi in casi
di calamit, ed i modi despiazione;
117. Lo tre specie di trasmigrazione che sono nel mondo
il risultato delle opere, la felicit suprema riservata alle
opere buone, lesame del bene e del male;
118. Ed infine le leggi eterne delle differenti contrade,
delle classi, delle famiglie, gli usi delle diverse stte di ere
tici o delle compagnie di mercanti, sono state esposte in
questo libro di Manu.
119. Come gi una volta assecondando la mia preghiera,
Manu ha dichiarato ci clic in questo libro, cos appren
detelo voi da me.
LIBRO IL
1 Sacramenti: il noviziato.
1. Imparate quali sieno i doveri degli uomini virtosL-
non dediti allira ed allamore sfrenato, doveri impressi nel
cuore.
2. Lamor di s stessi non lodevole, tuttavia nessuno al
mondo n esento. In realt lo studio della Santa Scrittura
ha per causa lamore di s stesso e la pratica delle opere che
i libri santi prescrivono.
3. Dalla speranza di un vantaggio nasce limpulso ad
operare; i sacrifici hanno per motivo la speranza; le pratiche
daustera divozione e le pie consuetudini palese che pro
vengono dalla speranza di una ricompensa.
g 4. Non si vede mai quaggi che unopera qualsiasi venga
fatta da chi non ne abbia voglia: il motivo dogni atto
sempre un desiderio.
5. Compiendo perfettamente i doveri prescritti, senza m i
rare a ricompense, luomo consegue limmortalit e,-nel
mondo, fruisce del compimento di tutti i desideri che gli
nascono.
I 6. La legge ha per base il Veda, le imposizioni o le pra
tiche morali di coloro che la posseggono, il costume imme
morabile della gente buona c la soddisfaziore della sua
coscienza.
i 7. Qualunque sia il dovere imposto da Manu a questo o
a quellaltro individuo, esso completamente dichiarato
nel Libro Santo, perch Manu possiede tutta la scienza
divina.
8. II saggio, dopo aver sin nel fondo esaminato questo
completo sistema di leggi con locchio del pio sapere, cono
scendo lautorit della rivelazione, deve rinchiudersi nel
dovere.
9. Certo, luomo ohe si conforma allo regolo prescritte
dalla Rivelazione e dalla Tradizione, consegue la gloria in
questo mondo e la perf tta felicit nellaltro.
10. CoDvien sapere che la Rivelazione nel Libro Santo
(Veda) e la Tradizione nel Codice delle leggi (Dharmasstra);
una e laltra non devono essere in nessun luogo contestate
perch il complesso dei doveri ne emana tuttintero.
11. Ogni nomo delle tre prime classi che, per le opinioni
di libri increduli, disprezza queste due basi fondamentali
deve essere escluso dalla compagnia degli uomini dabbene
come ateo e spregiatore dei Libri Sacri.
12. Il Veda, la Tradizione, le buone consuetudini e la sod
sfazione interiore son definite dai saggi le quattro fonti
del sistema dei doveri.
13. La conoscenza del dovere basta a quelli che non sono
attaccati alla ricchezza o al piacere; per quelli che cercano
di conoscere i doveri, in vista di ricompensa, lautorit
somma la Rivelazione.
i 14. Ma quando la Rivelazione offre due precetti, in appa
renza contradditori, stimateli come legge entrambi, ch
queste due leggi dai saggi son state dichiarate perfettamente
valide. *
15. Si dice, per esempio, nel Libro Santo, che il sacrifcio
deve essere compiuto dopo il levar del sole, prima che sorga,
quando non si veda n sole n stelle; di conseguenza, il
sacrifcio si pu fare nelluno o nell'altro di questi momenti.
16. Colui poi quale, dalla cerimonia della concezione
fino a quella funebre, si oompiono tutti i riti e le preghiere
duso, deve esser riconosciuto degno del privilegio di leggere
questo codice: nessun altro potr averlo.
17. Fra i due fiumi divini di Sarasvati (1) e di Driclia-
dvati (2) si trova racchiuso un tratto di torra: questa con
trada, ciegna degli di, ha ricevuto ilnomediBrhmavaita.
18. La oonsuetudino che s perpetuata in questo paese
per tradizione immemorabile, fra le classi originarie e quelle
misto, dichiarata buona consuetudine.
19. Kurunkchetra (3), Matsya, Pantchla (4), Sura-
(1) Questo fiume, detto Sanniti ai nostri giorni deriva dallo montagne
che delimitano a Nord-Ovest la provincia di Dehli o si perdo a sud-est
nella regione d Iihatti, nel gran deserto. Secondo gli Indiani, conti
nuandoli corso sotto terra va il Sarasvati a conglangers col Gange.
(2) Fiume che scende dal nord-est del Dehli.
(3) 'territorio vicino al Dehli, teatro della battaglia fra Pandavas e
Korava.
(4) Ripiani circostanti al Dolili.
snaka (1), formano la contrada chiamata Brhinarchi,
vicino a quella di Brlimavarta.
20. Dalla bocca dun Brahmano nato in questo paese
devono tutti gli uomini della terra apprender le loro parti
colari regole di condotta.
21. La regione tra il monte Himavat (2) e Vindhya (3),
alloriente di Vinasana (4). ad occidente di Prayaga (5),
chiamata Madhyadesa (paese mediano).
22. Dal mare orientale lino a quello doccidente lo spazio
compreso fra queste montagne chiamato dai saggi Ary-
varta (soggiorno degli uomini venerandi).
23. Ogni luogo in cui soggiorni naturalmente la gazzella
rera conveniente per la celebrazione del sacrificio; il paese
dei M16ttchha(doi barbari, degli stranieri) non lo .
24. Quelli che appartengono alle tre prime classi devono
cercar ogni modo por stabilirsi nei luoghi chabbiamo desi
gnato: un Sudra chabbia pena a procurarsi il suo sosten
tamento, pu dimorare in qualsiasi luogo.
25. Lorigine della legge ed il prodursi delluniverso sono
stati ormai esposti sommariamente; ascoltate ora lo leggi
che riguardano le classi.
26. Con i riti propiziatori stabiliti dal Veda, devono
esser compiuti i sacramenti (6) (Sanskras) che purificano il
corpo degli Luigia (7), da quello della concezione agli
altri clic tolgono ogni macchia in questo mondo e nellaltro.
27. Con le offerte al fuoco per la purificazione del feto,
con la cerimonia compiuta alla nascita, con quella della
tonsura e del conferimento dol cordone sacro, tutte le impu
rit elio il contatto del seme o della matrice ha potuto
metter negli Dwigia sono cancellate intieramente.
28. Lo studio dei Veda, le pie osservanze, lo offerto al
fuoco, la lettura e lo studio del Veda le offerte, la pro
creazione della prole, le cinque grandi oblazioni ed i sacri
fici solenni preparano il corpo al compenetramento nel
lEssere Divino.
(1) Citt nel territorio <VAgrama.
(2) l-Hiuilaya (soggiorno delle nevi) catena di montagne che sepa
rano l'India dal paese dei Tartari, a nord. Da questi monti scendono i
fiumi pih importanti quali, il Gange, l'Indo, il Brahmapntra.
(3) Monti che separano l'India centrale <lal Dekan.
(1) Territorio presso i Dehli, il moderno Pannipnt.
(5) Regione al confluente del Gange ejel Gemila, detta oggi Allahabad.
(6) Cerimonie di puri filiazione particolari alle Ire prime classi ; sono
enumerate nella strofa seguente. Nota che Taltinio il matrimonio.
(7) Dwigia significa nato due volte, rigenerato . Sono cosi chiamati gli
uomini delle tre classi, vestiti del cordone sacro. Vedi versetto 169 e 170.
29. Prima della recisione del cordone om belicale pre
scritta una cerimonia allorquando il nato sia un masehio:
si deve fargli gustare del miele, del burro sacrificalo in
uno strumento doro recitando lo parole di rito.
30. Il padre compia o la faccia compier da altri la ceri
monia di dar il nome al figlio il decimo od il duodecimo
giorno dopo la nascita in un giorno lunare propizio, in un
momento favorevole, sotto una buona stella.
31. Il nome dun Brahmano esprima, nella prima parto
il favore propizio, quello dun Kehatriya 'a potenza, quello
dun Vaisya la ricchezza, quello dun Sdra labjezione.
32. Il nome dun Brahmano indichi, nella seconda parto,
la felicit, quello dun guerriero la sicurezza, quello dun
mercante la liberalit, quello dun Sdra la soggezione.
33. Sia il nome di una donna dagevole pronuncia, dolce,
chiaro, gradevole, propizio; termini in vocali lunghe ed as
somigli a parole di benedizione.
34. Il quarto mese, si porti il fanciullo fuor di casa a
veder il sole, il sesto gli si dia da mangiar del riso o si segua
luso adottato dalla famiglia come pi fausto.
35. La cerimonia della tonsura (1) devo, per tutti gli
Dwigfas esser fatta conformemente alla legge il primo od il
terzo anno, come dico la Scrittura.
36. Si faccia lottavo anno, dal concepimento, linizia
zione di un Brahmano, quella di un Kohatriya lundecimo,
di un Vaisya il duodecimo.
37. Per un Brahmano chaspiri al lustro che d la scienza
divina pu la cerimonia compiersi il quinto anno, per uno
Kehatriya che tenda alla gloria il sesto, per un Vaisya che
voglia dedicarsi agli affari commerciali lottavo.
38. Pino al sedicesimo anno per un Brahmano, fino al
ventesimo secondo per uno Kehatriya, fino al ventesimo
quarto per un Vaisya il tempo della Svitri, non trascorso.
39. Ma dopo tale termine quelli delle tre classi cho non
hanno ricevuto il sacramento nellepoca fissata, indegni del
liniziazione, scomunicati, sono lasciati al disprezzo della
gente onsta.
40. Con questi uomini ohe non hanno ricevuto la purifi
cazione secondo le regolo proscritte, un Brahmano nemmeno
in caso di calamit non contragga mai legame per lo studio
della Scrittura, n di famiglia.
41. Gli scolari di teologia devono poi-taro por mantello,
(1) Consiste nel radere tutto il capo, lasciandovi al sommo nn ciuffo.
pelli eli gazzella nera, di cervo o eli becco; per tunica,
tessuti di canapa, (l)d i lino, di lana a seconda della loro
classe.
42. La cintura dun Brahmano deve essere di mungia
(Saccharum munja) composta eli tre corde uguali e lisce
al tatto, quello duno Kehatriya deve essere una corda
d'arco fatta di murva, (senoeviera zevlanica), quella dun
Vaisya di tre spaghi di canapa.
43. In mancanza delle libre chabbiamo nominate sicno
fatte di kusa, (pao ejnosuroides) dasmntaca (spondias
mangifera), di balbagia (saccharum cylindricum), in tre
corde, dun sol nodo, di tre o di cinque.
44. Il cordone sacro portato sulla parte superiore del
corpo deve essere di cotone a tre fili per un Brahmano,
dun sol filo, e di canapa, per un Kehatriya, di lana filata
per un Vaisya.
45. Un Brahmano deve, secondo la legge, portar un ba
stone di bilva (aegle marmelos) odi palsa (butea frondosa);
quello dun guerriero deve essere di vatha (ficus indioa)
o di khadira (mimosa catoehu), e di pilu (carena arborea)
o dudombara (ficus glomerata) quello dun mercante.
46. Sia quello del- Brahmano cos lungo da arrivargli
ai capeeli, quello dnn guerriero alla fronte, quello dnn mer
cante al naso.
47. Devono questi bastoni esser diritti, dun sol pezzo,
belli a vedersi, non paurosi, con la corteccia, non toccati
dal fuoco.
48. Munito del bastone designato, dopo essersi posto di
fronte al sole ed aver fatto il giro del fuoco movendosi da
sinistra a destra, il novizio vada elemosinando il suo sosten
tamento come proscrive la regola.
49. Liniziato (colui elio investito del cordono sacro) che
appartiene alla prima delle tre classi rigenerate deve do
mandando lelemosina ad una donna cominciare con la
parola: Signora: liniziato della classe dei Kehatriya la porr
in mezzo alla frase, ed il Vaisya in fine.
50. Alla madre, alla sorella, alla sorella di sua madre
egli deve dapprima richiedere il nutrimento oppure ad
unaltra donna da cui non possa essere respinto.
51. Dopo aver cos raccolto alimenti in quantit suffi
ciente, ed averlo mostrato al suo direttore (Guru) senza
(1) Il testo dice - sana - (Cannabis nativa) che per pu applicarsi a
parecchie piante tossili: ad esempio alla crotalaria (crotalaria juncea)
alcuna frolle, purificatosi e lavata la bocca, prenda il suo
pasto con il viso rivolto ad oriente.
52. Quegli che mangia rivolto ad oriente prolunga la sua
vita, rivolto a mezzogiorno acquista la gloria, volgendosi
ad occidente, arriva alla felicit, riguardando al settentrione
ottiene la verit.
53. Lo D vi gi, dopo aver fatto una abluzione deve pren
dere il cibo in un perfetto raccoglimento; finito il pasto deve
lavarsi convenientemente la bocca e bagnar con lacqua
le sei parti rientranti della sua testa (gli occhi, le orecchie,
le narici).
54. Onori sempre il suo cibo c lo mangi senza repugnanza;
vedendolo si rallieti e si consoli e faccia voto daverne
sempre altrettanto.
55. Infatti un nutrimento costantemente venerato d
la forza muscolare e lenergia virile; quando si prenda senza
onorarlo, si distruggono questi due vantaggi.
56. Si guardi dal donarne i resti, di non mangiare nel-
lintervallo dal pasto mattutino al serale, di non mangiare
in troppa quantit, e dandar in qualche luogo, dopo il
pasto, prima daver lavata la bocca.
57. Mangiar troppo nuoce alla salute, alla durata della
vita, alla felicit in cielo; per limpurit oharreca biasimato
dal mondo; conviene adunque astenersene con ogni cura.
58. Il Brahmano faccia sempre labluzione con la parte
consacrata delle mani, secondo il Veda, o con quella ohe
trae il suo nome dal Signor del Croato, o con quella consa
crata agli Dei, ma non mai con quella parte cui deriva il
nome dai Mani (Pitris).
59. Si chiama parto consacrata al Veda quella situata
alla radice del pollice, al Creatore quella alla radico del
mignolo, agli Dei in sulla punta delle dita, ai Mani quella
tra il pollice e lindice.
60. Egli beva lacqua in tre riprese, nel cavo della mano,
sasciuglii duo volte la bocca, con la base del pollice, e si
tocchi poi le sei parti rientranti, il petto, la testa.
61. Chi conosco la legge e cerca la purit deve far sempre
labluzione con la parte monda delle sue mani, servendosi
dacqua che non sia calda n schiumosa, tenendosi in luogo
appartato, rivolto il viso ad oriente o a tramontana.
62. Un Brahmano purificato dallacqua che gli scende
petto, uno Kchatriya da quella che gli va nellesofago,
un Vaisya da quella che riceve nella bocca, un Sdra da
quella chegli tocca con la lingua e le labbra.
63. Uno Dvigia dotto Upaviti quando la sua mano
destra alzata, Prtohfnvlti quando tien alto la sinistra,
Ni viti quando il cordone gli pende dal oollo.
fii. Quando la sua cintura, la pollo olio gli servo da man
tello, il bastono, il cordono, il vaso dellacqua sono in cat
tivo stato, li gotti nellacqua e se ne procuri dogli altri be
nedetti.
65. La cerimonia del Kesnta (tonsura) fissata pel se
dicesimo anno dalla concezione per i Brahmani, a ventidue
per gli Kchatriya, due anni dopo por i Vaisya.
66. Le stesse cerimonie, senza le preghiere (Mantra)
devono esser compiute per le donne nel tempo e nellor
dine designato, per purificare i loro corpi.
67. La cerimonia nuziale riconosciuta valida al posto
delliniziaziono prescritta dal Veda, lo zelo nel servir lo
sposo tien luogo di soggiorno presso il padre spirituale o la
cura della casa di quella del fuoco sacro.
68. Tale , come io lho esposta, la legge di lliniziazionc
degli Dvigia, che il sogno della rinascita e della santifi
cazione. Ascoltate ora a quali doveri debbano assogget
tarsi.
69. Il padre spirituale (guru) dopo aver iniziato il
discepolo, gli insegni le regole della purit, i buoni costumi,
la cura del fuoco sacro, le divozioni del mattino, del mezzo
giorno, della sera,
70. Quando si mette allo studio, il novizio, dopo aver
fattar una abluzione secondo la legge, rivolga al Libro Santo
il saluto domaggio (1), rivolto il viso verso settentrione,
ed ascolti la lozione vestito dun abito puro e signore dei
suoi sensi.
71. Al principio ed alla fine della lettura del Veda
tocchi rispettosamente i piedi del padre spirituale: legga
a mani giunto, perch cos si rende omaggio al Libro
Santo.
72. Quando tocca i piedi del suo padre spirituale incroci
le mani cos che porti la mano sinistra sul piede sinistro,
la destra sul destro.
73. Quando sacoinge a leggere, dica il vigile padre:
Ors, studia; e lo distolga dicendo: Riposati.
74. Egli pronunci sempre,' in principio od in fine, la pa
rola sacra della Scrittura; ogni lettura cho non sia preceduta
(1) il saluto letto Angioli, consiste nelt'inclinare leggermente la
testa, conglungeiulo le palmo, ed alzandole fino in mezzo alla fronte.
da Auul (1) si cancella a poco a poco e quella che non ne sia
seguita non lascia tracce nello spirito.
75. Seduto su degli steli di kusa, ch'abbian la punta
rivolta ad oriente o tenendo in mano questerba purifica
trice, libero da ogni impedimento fermando tre volto il
respiro per la durata ciascuna di cinque vocali brevi, allora
pronunci la sillaba Aum.
76. Le lettere A, U, M sono state espresse dai tre Libri
Santi come le tre grandi parole Binili, Buvah, Swali (2).
77. Dai tre Veda lAltissimo, Signore delle Creature,
versetto per versetto linvocazione detta .VAvitri che inco
mincia con la parola tru (3).
78. Pregando a bassa voce il monosillabo e la preghiera
che abbiamo detto precedute dalle tre parole, ogni Brahmano
che conosca intimamente i libri Sacri ottiene la santit
che il Veda procura.
79. Ripetendo mille volte, in luogo appartato questa
triplice invocazione, uno Dvigia liberasi in un mese anche
duna grave colpa, come un selciente della sua pelle.
80. Ogni membro della classe sacerdotale, militare,
commerciante che trascuri tale preghiera e non compia nel
tempo stabilito le pio osservanze, condannato al disprezzo
della gente onesta.
. 81. Le tre grandi parole, procedute dal monosillabo
Aum e seguito dalla Savitri che si compone di tre distici,
dovono esser riconosciuto come la pringipal parto del
Veda.
82. Collii che durante tre anni ripete tutti i giorni questa
preghiera, andr a trovar la Divinit suprema, agile come
il vento, in forma immortale.
83. Il monosillabo mistico il Dio Supremo; le tre soste
del respiro sono lespressione dellausterit pi perfetta:
nulla sopra la Svitr, La verit preferibile al silenzio.
(1) Aun il monosillabo sacro.il nome (lolla divinit che si (love far
preceder a tutto lo invocazioni. Per gli adoratori della trimurti (triade
divina), Aum esprime l'Anm dei tre dei in uno, A di Violimi, U di
Siva, i, di Bralmin
(2) Queste tre parole sono 1 nomi dei tre mondi e per significano terra,
atmosfera, ririo.
(i!) fj la seconda strofa dellinno.di Visvamitra, in tre distici:
1 Meditiamo sulla luce mirabile ilei Sole (Siivitri) risplendente; diriga
la nostra intelligenza.
2 Avidi di nutrimento, sollecitiamo eoa ornili preci i doni del sole
adorabile a spendente.
il I sacerdoti ed i Brahmani, con sacrifici e canti sacri, onorano il sole
risplendente, guidati dalla loro intelligenza.
84. Tutti gli atti di piet prescritti dal Veda come le
offerte al fuoco ed i sacrifici passano senza risultato, ma il
monosillabo inalterabile, il simbolo di Brahma, il Si
gnore delle Creature.
85. Lofferta che consiste in questa preghiera fatta a bassa
voce, dieci volte preferibile ad un regolare sacrificio:
quando la preghiera recitata in modo che nessuno possa
udirla, vale cento volte di pi, m ille volte pi di merito ha
quella fatta mentalmente.
86. Le quattro oblazioni domestiche, congiunte al sacri
ficio regolare, non valgono la sedicesima parto dellofferta
che consiste nella preghiera a bassa voce.
87. Con la preghiera a bassa voce un Brahmano pu,
senza dubbio, pervenire alla beatitudine faccia o no altri
atti di piet; essendo amico delle creature detto congiunto
con Brahma (Brahmano).
88. Quando gli organi dei sensi si trovano in rapporto
con oggetti piacevoli, luomo saggio deve fare ogni sforzo
por padroneggiarli, come uno scudiero che regga i cavalli.
89. Questi organi, fissati dagli antichi saggi nel numero
di dodici, li enumerer esattam ente nellordine che loro
conviene:
90. Le orecchie, la pelle, gli occhi, la lingua ed in quinto
luogo il naso; lapertura inferiore del tubo intestinale,
le parti sessuali, la mano, il piede, l'organo della voce,
che il decimo.
91. I cinque primi, lorecchio e quelli che seguono, sono
detti organi dellintelligenza e quelli che seguono, dal foro
intestinale in poi, sono dotti organi dellazione.
92. Conviene distinguere lundicesimo, la Mento (Ma-
nas) che per la sua qualit partecipa dellintelligenza
e dellazione; quando esso assoggettato, le due classi pre
cedenti, composte ciascuna di cinque organi, sono egual
mente soggette.
93. Dando adito alle tendenze degli organi verso la sen
sualit non pu mancare di cader in fallo, ma imponendo
loro un freno si arriva alla felicit suprema.
94. Certo, il desiderio non si soddisfa nel godimento
delloggetto desiderato; simile al fuoco in cui si spanda il
burro chiarifioato, non fa che infiammarsi di pi.
95. Confrontate colui che gode di tutti i piaceri dei sensi
con colui chi vi rinuncia totalmente: questi gli ben sopra,
perch labbandono completo di tu tti i desideri prefe
ribile al loro conseguimento.
90. Non 6 solamente con levitare di blandirli ohe si pos
sono domare gli organi proclivi alla sensualit, ma piut
tosto dandosi allo studio dei Libri Sacri.
97. Il- Veda, la carit, i sacrifici, le pie usanze, le morti
ficazioni, non possono menare alla felicit colui del quale
tutti i sensi sono corrotti.
98. Luomo che ode, tocca, vede, mangia, ebe sente ogni
cosa, senza piacere o dolore, questi solo pu esser stimato
padrone dei suoi organi..
99. Ma se uno solo di tutti gli organi gli sfugga dal pos
sesso. la scienza divina deHuomo sfugge pur essa, come lac
qua da un vaso bucato.
100. Dopo essersi fatto padrone dei suoi organi e daver
sottomesso il senso interiore, luomo deve attendere alle
sue occupazioni senza macerar il suo corpo con le austerit.
101. Dal crepuscolo del mattino fino al tramonto del sole,
stando in piedi, ripeta a bassa voce la Svitrl e dal crepu
scolo vespertino sinch appajano lucide le stelle ih cielo le
ridica.
102. Recitando la preghiera il mattino, stando in piedi,
egli cancella i peccati che, insciente, ha potuto commettere
la notte, recitandola la sera, seduto, distrugge ogni macchia
contratta, insciente, durante il giorno.
103. Ma colui che non fa, in piedi, la sua preghiera il
mattino e non la ridice, seduto, la sera, deve essere escluso
come una Sudra da ogni atto delle tre classi rigenerate.
104. Uno Dvigia, allorch non possa darsi allo studio
dei Libri Sacri, ritirandosi in una foresta presso ima fonte
pura, imponendo un freno ai suoi sensi ed osservando stret
tamente la regola della preghiera ripeta la Svitr con le
parole sacre in perfetto raccoglimento.
105. Per lo studio dei libri accessori (Vdangas) (1) per
la preghiera quotidiana non v necessit della sospensione
della lettura, come anche per le formule sacre che accom
pagnano lofferta del fuoco.
100. La recitazione della preghiera quotidiana non pu
esser sospesa: essa detta loblazione della Santa Scrittura
(Brahmasattra); il sacrificio in cui il Veda serve dofferta
sempre meritorio, anche quando sia fatto allorch la let
tura del Libro Sacro deve essere sospesa.
(I) I Yedanga o Aliga, sono le nei scienze sacre accessoriedei Teda e
trattano rispettivamente della pronuncia, delle cerimonie religiose, di
grammatica, di prosodia, dastronomia e la sesta dell* interpretazione
dei paesi dii'dcili dei Veda.
107. La preghiera a bassa voce, ripetuta un anno intero
da un uomo signore dei suoi sensi e sempre puro, eleva le
sue offerto di latte sciolto e quagliato, di burro chiarito e di
miele agli Dei, ai Mani cui sono destinate.
108. Lo Dvigia iniziato deve alimentare il fuoco sacro
ininterrottamente, mendicare il suo cibo, sedersi su un letto
bassissimo, ed essor soggetto al suo padre spirituale fino al
termine del noviziato.
109. Il figlio di questi, un allievo assiduo e docile, colui
che pu comunicare unaltra scienza, colui che giusto,
colui che potente, colui che liberale, colui che virtuoso,
colui che ha legami di sangue, sono appunto i dieci giovini
che possono, per diritto, esser ammessi allo studio del
Veda.
110. L'uomo saggio non deve parlare senzessere inter
rogato o rispondere a domande luor di luogo; deve com
portarsi in tal caso come se fosse muto.
111. Delle due persone di cui una risponde mal a propo
sito a una domanda fatta mal a proposito da unaltra,
una morr o sar odiata.
112. Dove non si trova n la virt n'la ricchezza n lo
zelo n la sommissione conveniente, la Santa Dottrina non
deve esser seminata, come il buon grano, in terreno sterile.
113. Val meglio por un interprete della Scrittura morire
con la sua scienza, anche quando si trovi nella miseria pi
spaventosa, che di seminarla in suolo ingrato.
114. La scienza divina dice al Brahmano: Io sono il
tuo tesoro; conservami, non comunicarmi ad un detrattore;
in questo modo io avr sempre la mia forza .
115. Ma quando tu troverai un discepolo puro e signore
dei suoi sensi fammi conoscere a questo Dvigia, come a un
vigile guardiano dun tale tesoro.
11(5. Colui che senza averne il permesso acquista la cogni
zione dei Libri Sacri, colpevole di furto e discende nella
dimora infernale (Naraka).
117. Chiunque siasi colui dal quale il giovine acquista
la sapienza delle coso di questo mondo, il senso della Santa
Scrittura o la cognizione deHBnto Supremo, egli deve ono
rarlo quale maestro.
118. Un Brahmano di cui tutta la scienza consista nella
Svitri, ma cho sappia dominare i suoi sensi, proferibile
a quegli che non li sa dominare e mangia e fa meroato
dogni cosa, quantunque conosca i Libri Sacri..
HO. Non devo sedersi sul letto o su un sedile nellistesso
tempo ohe il suo superiore e quando sia coricato o seduto,
salzi per rendergli onore.
120. Gli spiriti vitali dun giovine pajono sul punto di
sfuggirgli allavvicinarsi dun vegliardo; alzandosi e salu
tandolo egli li rattiene.
121. Colui ohe ha labitudine di salutare i vecchi e che
usa loro dei riguardi, saccrescer quattro cose: la durata
della vita, la scienza, il buon nome, la forza.
122. Dopo la formula del saluto il Brahmano che in
contra un uomo avanti det, dica il suo nome cos: Io sono
il tale.
123. A quelli che per ignoranza della lingua non conoscono
il significato del saluto accompagnato dal nome, luomo
istruito devo dire: Sono io: nello stesso modo sagisca con
la donne.
124. Salutando deve pronunziare linteriezione: Ho, dopo
il suo nome: i Santi stimano che Ho ha la propriet di rap
presentare il nome della persona cui sindirizza.
125. Possa tu viver lungamente, o santuomo, si risponde
al saluto dun Brahmano, o la vocale finale del suo nome
con la consonante che la precede deve esser prolungata
del tempo di tre brevi.
126. Il Brahmano che non conosco il modo di rispondere
ad un saluto non merita desser riverito dal sapiente:
simile ad una Sdra.
127- Si deve domandare ad un Brahmano, incontrandolo,
se la sua divozione prospera, ad uno Kchatriya se sia in
buona salute, ad un Vaisya se riesca nei suoi commerci,
ad un Sdra so non ammalato.
128. Colui che ha appena compiuto un sacrificio solenne,
per giovine chegli sia, non deve esser chiamato per nome;
colui che conosco la legge por indirizzargli la parola usi la
parola Ho! oppure Signore! *
129. Parlando alla sposa dun altro o ad una donna non
congiunta per sangue, si dica: Signora, o buona sorella .
130. Agli zii materni e paterni, al suocero, ai celebranti
(Ritvigis), ai padri spirituali, quando sieno pi giovini, si
deve dire, alzandosi: Sono io.
121. La sorella della madre, la moglie dello zio materno,
la madre della moglie, la sorella del padre, hanno diritto
agli stessi omaggi della moglie del padre spiritila le c le sono
eguali.
132. Dove prostrarsi tutti i giorni ai piedi della sposa del
fratello, sella della sua classe e pi vecchia, tutti i giorni:
ma solo tornando da un viaggio ha il dovere di salutare i
suoi parenti paterni o materni.
133. Con la sorella del padre e della madre tenga lo stesso
contegno ohe oon la madre: questa per pi degna di vene
razione di esse.
134. Leguaglianza non distrutta fra conoittadini da
una differenza d'et di dieci anni; fra artisti, di cinque;
fra Brahmani, versati nei Veda, di tre: leguaglianza tra
membri duna stessa famiglia non sussiste che per esiguo
divario det.
135. Un Brahmano di dieci anni ed un guerriero di cento
devono essere considerati come padre e figlio: dei due il
Brahmano il padre.
136. La ricchezza, la parentela, let, gli atti religiosi
ed in quinto luogo, la scienza divina, sono titoli di rispetto;
gli ultimi gradatamente sono i pi alti.
137. Quelluomo dello tre prime classi chabbia il pi gran
numero ed il pi importante, di queste cinque qualit ono
revoli, ha il dritto maggiore al rispetto: persino un Sdra
se sia entrato nella decima decade dellet sua.
138. Si deve cedere il passo ad un uomo sul carro, ad
un vecchio di pi di novantanni, a un malato, ad un uomo
che porti un carico, a un Brahmano chabbia compiuto i
suoi studi, ad uno Kohatriya, ad un fidanzato.
139. Ma fra questi personaggi, se essi si trovino uniti
tuttassieme, il Brahmano chha finito il noviziato e lo Kcha-
triya hanno il diritto di preferenza e dessi due il Brah
mano deve esser trattato con maggior rispetto del guer
riero.
140. Il Brahmano ohe dopo aver iniziato il suo discepolo
gli fa conoscere il Veda oon la regola del sacrificio e la parte
misteriosa (Oupanichad) designato col nome di maestro
spirituale (Atchariya).
141. Colui che per guadagnarsi la vita insegna solo una
parte del Veda o le scienze accessorie (Vedngas) chia
mato sottomaestro (Oupdhyya).
142. Il Brahmano o chi oompie i riti della cerimonia
della concezione e gli altri e che primo d al fanciullo il
riso per nutrimento chiamato direttore (Guru).
143. Colui che addetto al servizio di qualcuno per ali
mentare il fuoco sacro, far le oblazioni domestiche, lAgni-
chtoma e gli alti sacrifici, detto laccolito di colui che lha
a servizio.
144. Colui ohe oon parole di verit fa penetrar nello-
rocchio la Scrittura, deve essere reputato come un padre,
come una madre; il suo allievo non deve mai arrecargli
dispiacere.
145. Un maestro (1) pili venerabile di dieci sottomaestri;
un padre, di cento istitutori; una madre pi di mille padri.
146- Fra colui che d la vita e quegli ohe comunica i
dogmi sacri, questi il padre pi venerabile, poich la na
scita spirituale per lo Dvigia eterna in questo e nellaltro
mondo.
147. Quando un padre ed una madre, congiungendosi
per amore, danno vita ad un figlio, questa nascita non deve
considerarsi pi di un fatto umano; perch il figlio si forma
nella matrice.
148. Ma la vita che gli comunrca il maestro, che ha letto
tutti i Libri Sacri, secondo la legge, per mezzo della Svitri,
la vera e non soggetta n a veccliiaja n a morte.
149. Quando un precettore procura ad un allievo un van
taggio di qualohe fatta, grande o piccolo, per mezzo della
comunicazione del libro rivelato, si sappia che in questo
codice egli considerato come un padre spirituale, a ca
gione del beneficio della dottrina.
150. Il Brahmano autore della rinascita spirituale che
insegna il dovere, , secondo la legge, anche quando sia fan
ciullo, il padre delluomo adulto.
151. Kavi, figlio dAngira, fanciulletto ancora, insegn
la Sacra Scrittura ai suoi zii paterni ed ai cugini: Figli miei,
diceva loro. Perch la sua sapienza gli dava su di essi lau
torit dun padre.
152. Pieni di corruccio essi chiesero agli Dei ragione di
queste parole e gli Dei, radunatisi, dissero: Bene ha parlato
quel fanciullo.
153. In realt lignorante un fanciullo; chi insegna la
Santa dottrina un padre perch i Saggi hanno dato il nome
di fanciullo alluomo indotto e di padre al maestro.
154. Non sono gli anni, n i capelli bianchi, n le ric
chezze, n il parentado che dnno grandezza. I Santi hanno
stabilita questa legge: Colui che conosce i Veda e gli Angas
grande per noi.
155. La preminenza regolata dal sapere fra i Brahmani,
dal valore fra gli Kchatriya, dalla ricchezza fra i Vaisya,
dallet fra i Sudra.
(1) Maestro od anche istitutore detto colili che al momento deU'ini-
zi&zione Insegna al fanciullo la Savit.
30
b i s b l i i U V l A1 I3.JJI U
156. Un uomo non vecchio perch la sua testa incanu
tisce, ma quegli che. ancor giovine, ha letta la Sacra Scrit
tura. riguardato dagli Dei come un vecchio.
157. Un Brahmano che non ha studiata la Scrittura,
paragonabile ad un elefante di legno, ad un cervo impa
gliato; tu tti e tre non portano che un vano nome.
158. Nello stesso modo che il connubio dun eunuco con
una donna sterile, che una vacca sterile con unaltra
vacca, che il dono fatto ad un ignorante non porta frutto,
cos un Brahmano che non ha letto i Veda non raccoglie
alcun frutto.
159. Ogni dettam e che ha per oggetto il bene, deve esser
comunicato senza alcun maltrattam ento del discepolo, od
il maestro ohe vuole esser giusto deve usare parole dolci
e gradevoli.
160. Colui che puro di lingua e di spirito ed in ogni caso
ne sa usare, raccoglie tu tti i frutti che traggon vita dalla
cognizione del Vedanta.
161. Non si devo mai far mostra di malumore, quandan
che si sia afflitti; non dar noja od incomodo ad alcuno e nem
meno concepirne il pensiero; non si deve proferire parola a-
mara contro nessuno, perch si chiuderebbe lentrata in cielo.
162. Un Brahmano abbia in orrore ogni onoranza mon
dana conio il veleno e des;dcri sempre il disprezzo come
lambrosia (1).
163. In fatti, anche dispreizato, egli si corica e si desta
con il cuore in pace; e vive felice in questo mondo, mentre
luomo orgoglioso non tarda a perire.
164. Lo Dvigia, di cui lanima stata purificata con le
prescritte cerimonie, deve, finch rimanga con il suo ret
tore, dar opera allo pratiche che preparano mano a mano
allo studio della Scrittura.
165. Dopo essersi sottom esso alle diverse pratiche di
devozione ed alle pie usanze prescritte dalla legge, allora
solo lo Dvigia potr darsi alla lettura del Veda, completo e
dellOupaniehad.
166. Tl Brahmano che vuole darsi allausterit rigida,
deve applicarsi continuamente allo studio della Scrittura,
poich questo studio stim ato nel mondo come latto di
devozione pi alta per un Brahmano.
(1) T/ambrosia (amr-t:i) il cibo e la bevanda die mantiene immortali gli
dei: ne serbatojo In lima dove il sole laccumula nei quindici giorni
elio la luna cresco. 1 aauti, i inani, gli Dei uo bevono uu kala (dito)
tutti i giorni finch esausta: il sole poi la riempie.
107. Certo, egli sottomette il suo corpo, fino alFunghie,
allausterit, quandanche sia adorno duna ghirlanda,
allora elio quotidianamente con ogni possa si dedica alla
lettura del Libro Sacro.
108. Lo Dvigia clic, senza aver studiato il Veda, attendo
ad altre cime, abbassato tosto, per tutta la sua vita, alla
condizione di Sdra; lo stesso avverr de suoi discendenti.
169. La prima nascita delluomo rigenerato (Dvigia)
nel seno della madre, la seconda avviene per il conferi
mento della cintura, la terza per la celebrazione del sacri
ficio. Cos detto nel libro della Rivelazione.
170. In quella delle tre nascite, distinta dalla cintura
impostagli, che l'introduee nella cognizione della Scrit
tura, la Svitr sua madre, il maestro suo padre.
171. LAtcharya chiamato suo padre perch gli insegna
il Veda: nessun officio religioso permesso ad un uomo
prima che abbia ricevuto il cingolo.
172. Sastenga, fino allora, dal pronunciar formule sacre,
tranne le formule dello Sraddha: egli per nulla differisce
da un Sdra finch non sia stato rigenerato dal Veda.
173. Quando ha ricevuta liniziazione, si esige da lui lub
bidienza alle regole prescritte, lo studio ordinato della Scrit
tura, dopo daver compiuto le usanze prestabilite.
174. Il mantello di pelle, il cordone, la cintura, il ba
stone, la tunica imposte ad ogni discepolo, in ragione della
classe, devono essere rinnovate in certe pratiche religiose.
175. Il novizio, quando dimora presso il rettore, si con
formi alle pie costumanze qui sotto stabilite, raffrenando i
sensi, per accrescere la sna piet.
176- Tutti i giorni dopo il bagno faccia una libazione
dacqua freschissima agli Dei, ai Santi, ai Mani, onori
le divinit, abbia cura del fuoco sacro.
177. Sastenga dal miele, dalla carne, dai profumi, dalle
ghirlande, dai succhi estratti dai vegetali, da ogni sostanza
inacidita, dal maltrattare gli esseri viventi.
178. Dagli unguenti pel suo corpo, dai colliri per gli occhi,
dal portar sandali e parasoli, dai desideri sensuali, dalla col
lera, dalla cupidigia, dalla danza, dal canto, dalla musica.
179. Dal giuoco, dai litigi, dalla maldicenza, dalla ipo
crisia, dal guardare o dallabbracciare le donne con pas
sione, dal far male altrui.
180. Si corichi in disparte e non isparga il liquore semi
nale: se cedendo al desiderio, lo spande, va contro la re
gola del suo stato.
181. Lo Dvigia novizio che durante il sonno abbia invo
lontariamente lasciato sfuggire il seme, deve far unablu
zione, adorare il sole, ripetendo tre volte la formula: La mia
semenza ritorni a me!
182. Porti al maestro dellacqua, dei fiori, del fimo di
vacca, della terra, della kusa, quanto ne possa occorrere,
c tutti i giorni vada mendicando il suo sostentamento.
183. Il novizio abbia cura di richiederlo nelle case delle
persone che non trascurano di compiere i sacrifici prescritti
dal Veda e che sono stimati perch praticano i loro doveri.
184. Non deve chieder elemosina alla famiglia del suo
direttore e nemmeno presso gli zii paterni e materni di lui:
se laccesso alle altre case gli vietato, questi ultimi sono
quelli che deve massimamente evitare.
185. Oppure, percorra elemosinando tutto il villaggio,
se non trova alcuna delle case chabbiamo detto sopra,
perfettamente puro, in silenzio, eviti la gente di cattiva
fama.
186. Portando del legno sacro (1) da un luogo lontano, lo
metta allaria aperta e la sera e il mattino se ne serva per
fare offerta al fuoco, senza mancarvi mah
187. Quando, senza esser ammalato, abbia mancato di
chieder lelemosina e di alimentar con della legna il fuoco
sacro, per sette giorni, egli deve subire la pena imposta a
chi violi i voti di castit.
188. Il novizio non cessi mai dal mendicare, non riceva
tutto il suo cibo sempre dalla stessa persona o da una sola;
vivere delemosina per il discepolo tanto meritorio quanto
il digiuno.
189. Tuttavia quando invitato ad una cerimonia in
onore degli Dei e dei Mani pu mangiare a suo talento,
sempre per conformandosi alle regole dastinenza, come un
asceta devoto: in tal caso non avviene violazione della regola.
190. Ma, secondo la parola del Signore, ci conviene solo
l Brahmano, ma non allo Kchatriya, non al Vaisya.
191. Abbia o no ricevuto l'ordine dal maestro, il novizio
deve applicarsi con zelo allo studio e cercar di accontentare
il maestro.
192. Signoreggiando il suo corpo, la sua voce, i suoi sensi,
il sentimento, con le mani giunte tenga gli occhi fissi sul
maestro.
(1) Di ficu s iidica, (li butea fro n d o sa , (li m im osacatechu e d'altri pochissi
mi alberi : deve esser tagliato in pezzi corti, non pi grossi di nn pogno.
LE LE G G I D I M ANU 33
193. Abbia sempre la destra scoperta, un contegno ri
spettoso, una veste conveniente: quando riceve linvito di
sedere, segga di fronte al maestro.
194. Il suo cibo, i suoi abiti, il suo aspetto sieno umili
di fronte al maestro: deve alzarsi prima ed entrare dopo
di lui.
195. Egli non deve rispondere agli ordini del maestro
n intrattenersi con lui o coricato o seduto o mangiando o
lontano o guardando da un altra parte.
196. Lo faccia invece quando il maestro seduto, o an
dandogli incontro se fermo, o mettendoglisi a paro se cam
mini, correndo se quegli corra.
197. Ponendosi di fronte a lui se volga il capo, andan
dogli dietro se sallontani, chinandosi se giace o gli sta vicino.
198. Il letto, il sedile devono esser molto bassi; quando
sia presente il maestro non deve sedersi a suo agio fin quando
sia a portata degli sguardi di lui.
199. Non pronunci mai il nome del padre spirituale
senza un onorevole epiteto, anche in sua assenza, c non con
traffaccia miai il suo modo di camminare, di parlare, di
gestire.
200. Dovunque oda parole maldicenti o calunniose in
torno al maestro, si turi le orecchie o s allontani.
201. S egli parla male del suo rettoro diverr un asino,
dopo morte; se lo calunnia, un cane; se usa i di lui beni senza
permesso, un insetto; se lo gi arda oon ocohio dinvidia, un
verme.
202. Non deve rendergli onore quando sia lontano, o
in collera, o in presenza d una donna: s egli su un carro
0 su un sedile quando passa il maestro, ne discenda per
salutarlo.
20-'i. Non segga contro vento, quando vi sia il maestro,
n sotto il vento, e nc n parli quando non alla portata di
farsi ascoltalo.
204. Pu sedersi con il venerabile maestro su di un carro
trascinato da buoi, da'cavalli o da camelli, su una ter
razza, su un luogo lastricato, su una stuoja intrecciata, su
una roccia, su un banco di legno, su un battello.
205. Quando il padre spirituale del suo rettore sia pre
sente, l onori come il proprio maestro; non potr salutare
1 parenti chhanno diritto al suo omaggio se non sia invitato
dal maestro.
206. Questa la condotta inalterabile ohe egli deve te
nere coi maestri che gli insognano la Sacra dottrina, con i
parenti eli parte del padre, con le persone che lo tengono lon
tano dallerrore con buoni suggerimenti.
207. Tratti gli uomini virtuosi come il maestro e cos i
tigli del maestro, che per et lo meritino, ed i parenti per
parto di padre del suo venerabile maestro.
208. 11 figlio del suo rettore, sia pi giovine o dellet sua.
o anohesso attenda allo studio, tuttava se si trova iu con
dizione di poter insegnare la Sacra Scrittura, ha diritto agli
stessi onori resi al maestro, allorch assiste al sacrificio.
209. Ma egli non deve strofinare con profumi il corpo del
tglio del maestro, servirlo nel bagno, mangiare gli avanzi
del suo cibo, lavargli i piedi.
210. Lo donne del suo maestro, quando sono della sua
classe, devono essere onorate da lui; so appartengono a
classe diversa, il novizio non deve loro altro omaggio oltre
il levarsi in piedi ed il salutarlo.
211. Il discepolo non si pigli lofficio di spander sul corpo
della donna del maestro Tolio profumato, di servirla nel
bagno, di strofinarle le membra, eli acconciarle i capelli.
212. Egli non deve nemmeno prostrarsi davanti la gio
vino donna del suo venerabile maestro toccandole i piedi
con rispetto, sabbia compiuto i ventanni e sappia distin
guere il bene dal male.
213. E nella natura della donna cercar di corrompere gli
omini, quaggi, ed perci cho i Saggi non dovranno mai
abbandonarsi alle seduzioni femminili.
.214. Perch nna donna pu distrarre dalla diritta ria non
solo luomo insensato, ma anche quello fornito desperienza
e sottometterlo al giogo dellamore e della passione.
215. Non conviene appartarsi con la madre, con la so
ella, o con la figlia; i sensi riuniti sono troppo potenti,
essi trascinano luomo pi saggio.
216. Ma un discepolo, se giovinetto ancora, pu pro
strarsi, secondo luso, davanti le giovini donne del suo ret
tore dicendo: Io sono il tale.
217. Ritornando da un viaggio, il giovine novizio deve
toccare rispettosamente i piedi della donna del suo rettore
ed ogni giorno prostrarsi davanti ad essa, conservando il
contegno della gente per bene.
218. Nellistesso modo cho un uomo scavando con un
piccone giunge ad una sorgente dacqua, cos il discepolo,
attento e docile, giunge alla scienza che saccoglie nello
spirito del suo rettore.
219. Abbia la testa rasa, o i capelli lunghi e cadenti sulle
spalle, o riuniti in ciuffo sul sommo della testa, il sole al
lorch si corica o si leva non lo trovi mai addormentato
nel villaggio.
220. Perch se il sole si leva o si corica senza chegli
10 sappia, mentre egli in braccio deliziosamente al sonno,
egli dovr digiunare un giorno intero, recitando a bassa voce
la Svitri.
221. Colui che si leva o si corica senza regolarsi col sole
e non compie questa penitenza si rende colpevole di una
grave colpa.
222. Dopo aver fatta l'abluzione, puro ed in perfetto rac
coglimento, in un luogo mondo da impurit, il discepolo
compia, seguendo la regola, le pie devozioni al sorgere
ed al cader del sole, recitando a bassa voce la Svitri.
223. Se una donna o un Sdra cerchino, con qualsiasi
modo, di conseguire il sommo bene, vi sapplichino con ri
stesso ardore, o come meglio loro piaccia, secondo la legge.
224. Per molti uomini di senno il bene sovrano consisto
nella virt e nella ricchezza, e, per altri, nel piacere o nella
ricchezza, per altri ancora unicamente nella virt; ed infine,
per alcuni nella sola ricchezza. Solo lunione di queste tre
doti costituisce il vero bene: questo il criterio pi sicuro.
225. Il maestro limagine di Brahma, il padre l'imagLno
del Signor dello Creature (Pragipati), la madre, della terra,
i fratello, dellanima.
226. Il maestro, il padre, la madre, il fratello maggiore,
non. devono mai esser trattati con disprezzo, sopratutto da
un Brahmano, anche se nabbia ricevuta molestia.
227. Molte centinaia danni non potrebbero compensare
le pene che soffrono un padre ed una madre nel metter al
mondo e nellallevare i figliuoli.
228. Il giovine facoia in ogni occasione ci ohe pu pia
cere ai suoi genitori, al maestro. Quando questo tre persone
sono soddisfatte, tutte le pratiche devote sono compiuto
con felice esito.
229. La sommissione rispettosa ai voleri di queste tre
persone latto devoto per eccellenza; senza loro permesso
11 discepolo non deve compiere nessun dovere di piet.
230. Infatti essi rappresentano i tre inondi, i tre ordini,
i tre Libri Sacri, i tre fochi.
231. Il padre il fuoco sacro perpetuamente conservato
dal Signore della casa; la madre, il fuoco dello cerimonie;
il maestro, il fuoco dei sacrifici: questa triade di fuochi me
rita la pi alta venerazione.
232. Colui ohe non li trascura, diventato signore della
casa, perverr al possesso dei tre mondi, ed il suo corpo
briller di un puro fulgore e fruir nel cielo duna felicit
divina.
233. Merc il rispetto per la madre ottiene questo basso
inondo, merc quello verso il padre il mondo intermedio del
latmosfera. merc q nello verso il maestro, egli conseguir
il mondo celeste di Brahma.
234. Colui che rispetta queste tre persone adempie ai suoi
doveri; per chiunque trascuri di onorarle ogni opera pia
sar senza frutto.
235. Finch queste tre persone vivano egli non potr
attendere, per volont propria, ad altre cure: egli dimostri
loro sempre una soggezione rispettosa, cercando di far
piacere e di riuscir loro utile.
230. Qualunque dovere abbia compiuto, di pensiero, di
parola, dopera, senza mancare d obbedienza o in vista del
mondo superno, tosto vada a farlo conoscere ad essi.
237. Merc l omaggio reso a queste tre sole persone si
compiono tutti gli atti prescritti dalla Scrittura; in verit
questo il primo dei doveri, gli altri vengono poi.
238. Colui che ha la fede, pu ricevere una scienza utile
anche da un Sdra, la cognizione della virt da un uomo
di nessun conto, e la perla dello donne da una famiglia di
sprezzata.
239. Si pu separare lAmbrosia (Amrital anche dal
veleno; si pu ricovero un buon consiglio da un fanciullo,
apprender da un nemioo come ci si comporti giustamente,
ed estrarre l oro da una materia impura.
240. Le donne preziose come giojelli, la scienza, la virt,
la purezza, un buon consiglio, le diverse arti, devono esser
ricevute, da qualsiasi parte vengano.
241. K dovere, in caso di necessit, di studiare la Scrit
tura sotto un maestro che non sia Brahmano: l allievo dovr
servirlo con rispetto e sommissione per tutto il tempo del
noviziato.
242. Non soggiorni per tutta la vita con un rettore
che non appartenga alla classe sacerdotale, od anche presso
un Brahmano che non conosca il Veda ed i Vednga, segli
vuol conseguire la suprema felioit.
243. Tuttavia, segli desidera di restar fino alla fin della
sua vita presso il suo rettore, lo serva con zelo fino alla sepa
razione del suo corpo.
244. Colui che si sottomette docilmente ai voleri del
maestro, fino al termine della sua esistenza, sinalza, tosto,
alleterna dimora dell Ente divino.
245. Il novizio ohe conosce il suo dovere non devo far
alcun dono al suo maestro prima del distacco, ma nel mo
mento in cui, ricevuto il congedo, sul punto di compiere
la cerimonia del bagno, offra al venerabile maestro quei
doni chegli potr.
246. Gli dia un podere, dell oro. una vacca, un cavallo.
un parasole, dei sandali, un sedile, del riso, dell'orbe mange
recce, degli abiti per conciliarsi il suo affetto.
247. Dopo la morte del maestro, il discepolo deve com
portarsi cos verso il figlio di lui, se sia virtuoso, verso la
moglie, o i parenti di parte del padre come verso il venera
bile maestro.
248. Se nessuna di queste persone in vita, egli entri in
possesso della casa, della'sedia e del posto negli esercizi
religiosi del maestro spirituale; mantenga acceso il fuoco
con la pi grande cura e si sforzi di rendersi degno della
liberazione finale.
249. Il Brahmano che continua a comportarsi in tal
guisa senza violare i voti, arriver alla felicit suprema e
non rinascer pi sulla terra.
LIBRO IIL
(1) T7n Knntchi vale otto muditi opugni di grano: un pnncbkala. otto
kont hift; un adhaka. qnattro pnnchkala ; nn drona quattro adhaka.
L adhaka corrisponde a kg. 3,486 gr. per alenai: secondo altri equivale
a kg. 72. 546 gr. ! Venti drona formano una cambha, misura die circa
un ettolitro.
135. Dopo essersi assicurato dello sue cognizioni di teo
logia o della purezza della sua condotta, il re gli assicuri una
condizione onorevole, lo protegga contro tutti, come fa un
padre con il suo legittimo figlio.
136. I doveri religiosi compiuti ogni giorno da questo
Brahmano sotto la protezione del re, prolungano la durata
dellesistenza del sovrano ed accrescono le sue ricchezze ed
i suoi stati.
137. Il re faccia pagare come imposta, una modicissima
somma annua agli uomini del suo regno che appartengono
all ultima classe e vivono di un commercio poco rimune
rativo.
138. Quanto agli operai, agli artigiani, ai Sdra che si
guadagnano il vitto con grande pena li faccia lavorare, un
giorno il mese a testa.
139. Non tagli la sua radice rifiutando le imposte, n
quelle degli altri esigendo tributi esorbitanti, mosso da ava
rizia: tagliando la propria radice c la loro, riduce s stesso
c gli altri in uno stato compassionevole.
140. Il re sia severo o affabile secondo le circostanze: un
re mite e severo a proposito tenuto in generale conside
razione.
141. Quando stanco di esaminare gli affari degli uomini
confidi questo incarico ad un ministro versato nelle leggi,
istruito, padrone delle sue passioni, appartenente a buona
famiglia.
142. Protegga cos i suoi popoli con zelo e vigilanza, com
piendo nel modo prescritto tutti i doveri che gli sono imposti.
143. Il sovrano, gli sfortunati sudditi del quale sono
portati via dai ladroni di fuori del suo regno, sotto i suoi
occhi e quelli de suoi ministri, veramente un morto, pi
che un essere vivente.
144. Il principale dovere di un Kchatriya di difendere i
popoli ; ed il re che gode dei vantaggi suaccennati obbligato
a compiere questo dovere.
145. Alzatosi lultima vigilia della notte, dopo dessersi
purificato, rivolga in un profondo raccoglimento le offerte
al fuoco e gli omaggi ai Brahmani, ed entri nella sala d u
dienza convenientemente addobbata.
146. La si compiaooia dei suoi sudditi, poi li congedi;
dopo averli cos rinviati, tenga consiglio con i suoi ministri.
147. Salendo in alto, su una montagna, o in segreto, su
una terrazza, o in un cantuccio nascosto della foresta, de
liberi senza essere osservato da loro.
148. Il re di cui le risoluzioni segrete 'non sono 'cono-
sciute dagli altri uomini che si riuniscono tra di loro,
stende il suo potere su tutta la terra anche quando non
abbia tesori.
149. Gli uomini stolti, muti, ciechi, sordi, gli uccelli chiac
chieroni, come il papagallo, le persone vecchie, le donne, i
barbari, i malati, gli storpi devono esser tenuti lontani
durante una deliberazione.
150. Gli nomini sfortunati tradiscono una risoluzione se
greta, come gli uccelli ciarloni, ed in ispecie le donne: perci
si deve aver cura di escluderli.
151. A met del giorno o della notte quando 'iibero da
ogni inquietudine o stanchezza, d accordo con i ministri,
od anche solo, rifletta sulla virt, sul piacere, sulla ricchezza;
152. Sui mezzi di acquistar nello stesso tempo queste
cose che sono per lo pi opposte l una all altra; sul matri
monio delle sue figlie e sulleducazione dei figli;
153. Sull opportunit di inviare degli ambasciatori, sulle
probabilit di successo delle sue imprese; sorvegl-' la condotta
delle donne nel'appartamento interiore, e la condotta dei
suoi emissari.
154. Rifletta sulle otto cure del re: le entrate, le spese,
le cure dei ministri, la difesa, le decisioni nei casi dubbi, gli
affari giudiziari, le pene, le espiazioni, sulle cinque sorta
di spie che deve usare segretamente giovani astuti, ana
coreti degradati, lavoratori sfortunati, mercanti rovinati,
falsi penitenti sulle intenzioni benevoli od ostili dei vicini
e sulle disposizioni degli Stati circostanti.
155. Sulla condotta di un principe straniero di esigua
potenza; sui preparativi del re desideroso di conquiste;
sulla condotta di quello che resta neutrale e particolarmente
su quella del proprio nemico.
156. Queste quattro potenze designate sotto il nome di
ceppo dei paesi cicostanti con altre otto che sono detti
rami, sono state definite le dodici principali potenze.
157. Cinque altri poteri secondari, cio i ministri, i ter
ritori, le fortificazioni, i tesori, gli eserciti, aggiunti ad o-
gnuno di questi dodici, costituiscono i settantadue poteri
che converr esaminare.
158. Il re deve considerare come nemico ogni principe
che suo vicino immediato, cos come lalleato di questo
principe: cme amico il vicino .del suo amico; come neutrale
quello che non si trova in nessuna di queste situazioni.
159. Prenda ascendente su tutti questi principi per via
I.E r.ECtOI DT MA NT 12
di trattati\e e dogli a ltr i tre m e z z i, aieao separati, sieno
riuniti: sopratutto con il suo v a lo r e o la sua politica.
160. Mediti senza tregua le sei risorse date dal fare un
trattato di paca o dalleanza, dall intraprender la guerra,
dal mettersi in marcia, dal porre il campo, dal dividere le
sue forze, dal mettersi sotto la protezione d un monarca
potente. '
161. Dopo aver considerato lo stato delle cose, si decida,
secondo le circostanze, ad aspettar il nemico, a mettersi
in marcia, a far la pace o la guerra, a dividere le sue forze
o a cercare un appoggio.
162. Un re deve sapere che vi sono due sorta di alleanze
e di guerre, che vi sono egualmente due maniere di accam
pare e di mettersi in marcia, dottenere la protezione d un
altro sovrano.
163. Si devono conoscere due sorta di alleanze come su
scettibili di procurar vantaggi, al momento, o in seguito:
quella per cui due principi si decidono ad agire insieme o
quella per cui devono farloTseparatamente.
164. La guerra pu essere di due specie: si pu farla per
proprio conto o per vendicare una itigiuria fatta ad un al
leato, affine di vincere il nemico, sia nella stagione oppor
tuna, sia in un altra.
165. Ed ora il re si mette solo in campagna per distrug
gere il nemico a suo talento, ed ora si unisce al suo alleato:
il modo di maroiare dunque riconosciuto di due sorta.
160. L accampare^ stabilito aver luogo in due circo
stanze: o quando si stati successivamente indeboliti sia
dai colpi della sorte, sia per colpe commesse in questa vita,
o quando si vuol favorire lalleato.
167. Per assicurare la riuscita di un impresa, larmata
ed il re devono dividersi in due parti: questo il sistema
della divisione in due parti delle forze, e fu vantato da quelli
che apprezzano i vantaggi delle sei risorse.
168. Un re si mette sotto la protezione di un re potente
in due circostanze: quando oppresso'dal nemico, per es
sere al riparo degli attacchi o perch la nuova di questa al
leanza si spanda a timore altrui.
169. Quando un re riconosce che perci la sua vittoria
certa e che, al presente, non si tratta ohe di sopportare
un lieve incomodo, ricorra alle trattative pacifiche;
170. Ma quando vede che tutti i membri dello Stato sono
nella condizione pi florida e che egli stesso s elevato al
pi alto grado di potere, intraprenda allora la* guerra.
171. Quando perfettamente sicuro che l'esercito ben
approvvigionato e che il contrario avviene presso i suoi
nemici, entri in campagna contro i suoi avversari.
172. Ma se debole per provvigioni e soldati, scelga con
cura una posizione vantaggiosa e determini a poco a poco
i nemici a far la pace.
173. Quando un re pensa che il nemico fe, sotto ogni rap
porto, pi potente di lui, allora dividendo le sue forze in
due parti, cerchi di pervenire allo scopo darrestar i pro
gressi del nemico.
174. Ma quando pu essere attaccato da ogni banda dalle
forze del suo avversario, allora cerchi prontamente la pro
tezione d un sovrano giusto e potente.
175. Colui elio tiene in rispetto i suoi sudditi e le forze
nemiche, deve costantemente essere da lui onorato con ogni
riguardo, come un Guru.
176. Tuttavia , se in questa condizione di cose, saccorge
che tale protezione ha degli inconvenienti, qualunque sieno
le sue sciagure, faccia una guerra vigorosa senza star tanto
a pensare.
177. Un re, profondo politico, deve metter in opera tutti
i mezzi indicati, affinch i suoi alleati, le potenze neutrali,
i suoi nemici, non abbiano nessuna superiorit su di lui.
178. Esamini maturamente lesito presumibile di tutte
le imprese, la situazione presente dello cose, i vantaggi e
gli svantaggi di tutto ci che avvenuto.
179. Colui che sa prevedere nellavvenire lutilit o lin
conveniente di un suo atto, che nelloccasione presente si
decide con prontezza, che quando un avvenimento acca
duto sa apprezzarne le conseguenze, non sar mai rovesciato
dai nemici.
180. Disponga ogni cosa in tal modo, che i suoi alleati,
i principi neutrali, i suoi nemici non possano avere su di lui,
nessun vantaggio: questa , in breve, la somma della politica.
181. Quando un re si motte in campo per invadere il
territorio nemico, deve avanzarsi a poco a poco, come
detto pi sotto, dirigendosi verso la capitale del suo avver
sario.
182. Cominci la spedizione nel mese favorevole di mr-
gsirclia, o verso quello di phlguna, o di tchaitra, accom
pagnato dalle milizie.
183. Anche nelle altre stagioni, quando vede che la vit
toria certa e che accaduta qualche sfortuna al nemico,
si metta in cammino per combattere.
184. Avendo preso tutte le precauzioni necessarie per
la sicurefea del suo regno e fatto tutti i preparativi della
sua impresa' essendosi procurato tutto ci che necessario
per il soggiorno nef paese nemico ed avendo inviato perci,
degli esploratori;
185, Avendo fatto aprire tre sorte di strada traverse
fe pianure, le foreste, i faoghi inondati e disposti i set
corpi della Sua arnfata gli elefanti, la cavalleria.i carri,-
fanti, gli.ufficiali/ i serventi secondo le regole della
tattica militare, si diriga verso la capitale nemica.-
180. Si tenga in guardia contro quei falsi amici cl.te sono
in segreti rapporti col nemico e contro lo persone ohe sono
tornate al suo servizio dopo averlo abbandonato; costoro
sono i pi dannosi nemici.
187. Durante la marcia, disponga le sue truppe in or
dine avente la forma d un' bastono, d un carro, d'un verro,,
d un mostro marino, dun Ago di Garura (1).
188. Da qualsiasi lato avverta il pericolo, l stenda le
sue truppe e si ponga sempre al centro dun gruppo disposto
come un fioro di loto.
189. Ponga un capitano cd un generale in tutte le dire
zioni: ogni volta che teme un attacco.da una parte, verso
quella rivolga lesercito.
190. Ponga da ogni parte dei corpi di guardia di soldati
fedeli, ohe conoscono i differenti segnali, atti a sostenere
un attacco ed a caricare il nemico, intrepidi, incapaci di
disertare.
191. Faccia combattere riuniti e in una sola falange dei
soldati poco numerosi; distenda, se vuole, forze considere
voli; dopo d averle disposte in forma dago o di fulmine,
dia battaglia.
192. Combatta in piano con i carri cd i cavalli; in un luogo
(1) IVan bastone : in testa nn generale, in mezzo il re. alla retroguardia
un generale, li fianco gli elefanti e i cavalli ; poi i fanti. la disposi
zione cni si ricorre quando si tenie no attacco d ambo le parti.
D un carro: la tosta allungata, la coda allargata: quando si teme un
attacco alle spalle.
D un verro: centro largo, stretta Avanguardia e la retroguardia:
quando si temo nn attacco ai fianchi.
D un mostro: centro esiguo, retro ed avanguardia poderose: quando
c pericolo Vesser assaltati alle due estremit.
D un ago: il nerbo dellesercito in testa duna lunga colonna, quando
c timore d un attacco aU'avangnardia.
Garura il cocchiere del sole ed raffigurato con l ali e la testa
duccello
La disposizione dell'esercito che piglia nome da lui simile a quella
detta del verro, con i fianchi ancor piti allargati.
coperto dacque con elefanti e battelli armati; su un terreno
coperto dalberi e di sterpi, con degli archi, in un luogo sco
perto con delle sciabole, degli scudi ed altre armi.
193. Devo porre nelle prime schiere degli uomini nati
nelle regioni di Kurukchetra, di Matysa, di Pantchla,
di Srasena o daltri uomini, alti ed agili.
194. Incoraggi l esercito dopo averlo disposto in ordine
di battaglia ed esamini con cura i soldati: sia edotto della
maniera con la qualo si comportano quando sono alle mani
col nemico.
195. Quando venuto a contatto col nemico, deve porro
il campo, devastare il territorio avverso e rovinare lerba
dei pascoli, le provviste alimentari, l acqua o la legna da
ardere del nemioo.
196. Distrugga i serbatoi dacqua, i ripari, i fossati:
molesti il nemico di giorno e rattaoohi improvvisamente
la notte.
197. Attiri a s tutti quelli che ne possono assecondare
i disegni; sia informato di tutto ci che fanno: quando il
cielo si mostra favorevole combatta per far delle conquiste,
libero da ogni timore.
!. 198. Faccia ogni sforzo per abbattere i suoi nemici,
oon negoziati, oon doni, fomentando i dissensi: impieghi
tutti questi mezzi, volta a volta, o contemporaneamente,
prima di ricorrere al combattimento.
199. Siccome non si prevedo mai con certezza per quale
dei due eserciti sar la disfatta o la vittoria in una battaglia,
il re deve, fin che possibile, evitare di venir alle mani.
200. Ma quando non pu servirsi dalcuno dei tre succi
tati spedienti, combatta valorosamente per vincere il ne
mico.
201. Dopo aver conquistato un paese, il re onori le di
vinit ed i Brahmani; faccia doni e proclami atti ad al
lontanare ogni paura.
202. Quando si completamente assicurato delle dispo
sizioni di tutti i vinti, metta a capo di questo paese un prin
cipe di stirpe regia, imponendogli certe condizioni.
203. Faccia rispettare le leggi di quella nazione come sono
state promulgate ed offra al principe ed ai cortigiani doni
di pietre preziose.
204. Portar via dei giojelli, il che procaccia odio, o darli
il che concilia lamicizia, pu esser lodevole o Inasinir.volo
a seconda delle circostanze.
205. Lesito di tutte le impreso del mondo dipende dal
Fato, e dalla condotta degli uomini: i decreti del Fato sono
un mistero: bisogna dunque ricorrere ai mezzi di cui di
spone luomo.
206. 11 vincitore pu anche conchiudere un trattato di
pace con l avversario, e prenderlo per alleato, considerando
che i tre frutti d una spedizione sono o un amico, o del
danaro, o un accrescimento di territorio.
207. Esamini dapprima le disposizioni di un re che po
trebbe approfittare della sua assenza per invadere il suo
regno, e quelle del principe che tiene in rispetto questi re:-
tragga quindi il frutto della sua spedizione sia che contrag
ga o no un trattato d alleanza con lavversario.
208. Acquistando ricchezze ed un aumento di territorio
un re non accresce tanto i suoi profitti quanto concilian
dosi un amico fedele, ohe oggi debole, pu domani divenire
potente.
09. Un alleato poco temibile, ma virtuoso, riconoscente,
che faccia il bene de suoi sudditi, devoto e saldo nelle im
prese, degno di alta considerazione.
210. I saggi considerano come nemico invincibile quel
re che istruito, di nobile stirpe, coraggioso, abile, liberale,
pieno di gratitudine, e irremovibile dai suoi disegni.
211. La bont, l arte di conoscere gli uomini, il valore,
la compassione, la liberalit magnifica, sono le doti che
fanno l ornamento di un principe neutrale.
212. Un re deve abbandonare senza esitazione, per salva
re la sua persona, anche un territorio salubre, fertile e fa
vorevole aHacorescimento del bestiame.
213. Per rimediare allinfortunio, abbia cura delle ric
chezze, sacrifichi le sue ricchezze per salvar la moglie, sa
crifichi la moglie e le sue ricchezze per salvar s stesso.
214. Un principe saggio, che vede ogni sorta di calamit
cadere su di lui nello stesso tempo, deve metter in opera
tutti questi mezzi.
215. Immerso nellesame di questi tre problemi, che sono:
colui che dirige limpresa s stesso lo scopo che si
propone, i suoi mezzi, si sforzi di giungere allo scopo dei
suoi desideri.
216. Dopo d aver deliberato con i suoi ministri sopra
tutto ci che concerne lo Stato, nel modo prescritto, dopo
aver dato opera ad esercitazioni degne di un guerriero, dopo
fatto il bagno di mezzod, si ritiri nellinterno del suo ap
partamento per prender cibo.
217. L mangi alimenti preparati da servi a lui devoti,
ohe conoscono il tempo adatto, di fedelt inalterabile: que
sti cibi devono esser provati con la pi grande cura (1) e
consacrati da preghiere che neutralizzano l azione del veleno.
218. Mescoli a tutti i suoi alimenti degli antidoti, che
avr cura di portar sempre con s, delle pietre preziose
che distruggono Pefletto del veleno.
219. Delle donne, sorvegliate con cura, di cui gli abiti
e gli ornamenti sono stati minuziosamente osservati perch
non nascondano armi o veleni devono fargli vento e span
dere sul suo corpo dellacqua e dei profumi, con ogni cura.
220. Deve prendere le stesse precauzioni andando in
carrozza, coricandosi, sedendosi, mangiando, nel bagno,
vestendosi, adornandosi.
221. Dopo d aver mangiato, si diverta con le donne,
nell appartamento interno, e quando s goduto a sufficienza,
s occupi di nuovo dei pubblici affari.
222. Armatosi, passi in rivista le milizie, gli elefanti, i
cavalli, i carri, le armi, gli ornamenti.
223. La sera dopo aver compiuti i doveri di piet, vada
armato in un luogo recondito del suo palazzo ad ascoltare
i rapporti degli spioni.
224. Poi, congedatili, per tornar in unaltra parte del
suo palazzo, torni, oiroondato dalle donne che lo servono,
nell appartamento interno, per il pasto della sera,
225. L avendo mangiato un poco per la seconda volta,
ricreato dal suono degli strumenti, si metta a riposare a
tempo, s da levarsi libero dalla stanchezza.
226. Sono queste le regole che deve osservare un re per
ben comportarsi: quando malato confidi ai suoi ministri
la oura degli affari.
(1) S fa la prova dei cibi oou una pernice : in vista di un cibo con
tenente veleno gli occhi della pernice diventano rossi.
LIBRO V ili.
(1) Vale, come peso fattizio, <lue grani e un quarto (146 milligrammi).
(2) Il macha varrebbe quindi 720 milligrammi; quello duso comune
vale per 1 grammo e 101 milligrammi.
(3) Dovrebbe posare 11 gr. 656 milligr. iua variato d'assai.
(4) llkarchca di rame pesa cio HO krichnala: oggi vale ottanta cauri
L43. Ma se un pegno, come del terreno o una vacca,
gli stato dato, con diritto dusufruirne, non deve ricevere
interesse per la somma prestata, n dopo un grande inter-
valb di tempo, pu donarli altrui o venderlo.
IH- Non si deve usare, contro la volont del proprie-
tarii, di un pegno dato a titolo di deposito; colui che ne usa
non pu chiedere interesse e deve soddisfare il proprietario
pagandoglielo, nel caso che l oggetto depositato si sia gua
stato con luso, altrimenti detto ladro di pegni,
145. Un pegno e un deposito non possono esser perduti
dal proprietario in seguito allesser trascorso un grande in
tervallo di tempo: devono poter essere ricuperati per quanto
tempo sia passato.
146. Una vacca che d latte, un camello, un cavallo da
sella, un animale dato per esser addestrato al lavoro ed
altre cose di cui il proprietario permette luso per amicizia,
non devono mai esser da questi considerati come perduti.
147. Quando un proprietario vede, senza protestare,
altre persone fruire sotto i suoi occhi, per dieci anni, dun
bene qualsiasi di sua appartenenza, non pu ricuperarne
la propriet tranne nei casi accennati sopra.
148. Se egli non n un idiota, n un fanciullo al di sotto
dei sedici anni o che non abbia sedici anni compiuti e se il
godimento del bene ha luogo sotto i suoi occhi, questo bene
perso, secondo la legge da lui, e colui che ne fruisce pu
conservarlo.
149. Un pegno, il limite d un terreno, il bene di un fan
ciullo, un deposito aperto o sigillato, delle donne, la pro
priet dun re e quella d un teologo, non sono affatto perse,
per il fatto che un altro n abbia usato.
150. Limprudente che usa un pegno in deposito, senza
lassenso del possessore, deve condonare la met dellinte
resse, in riparazione di questo uso.
151. L interesse di una somma prestata, ricevuto in una
sola volta, non pu sorpassare il doppio del debito; per
del grano, delle frutta, della lana, delle bestie da soma,
linteresse deve essere, al massimo, elevato a tanto quanto
il quintuplo del debito.
152. Un interesse che supera il tasso legale e si scosta
dalla regola suaccennata, non valido; i sapienti lo chia
mano procedimento da usurajo; il prestatore non deve rice
vere, al pi, che il cinque per cento.
153. Un prestatore non riceva lo stesso interesse tra
scorso l anno; n alcun interesse disapprovato, n Finte-
resse dellinteresse, n un interesse mensile che finisca per
superare il capitale, n un interesse estorto al debitore
in occasione di estrema necessit, n profitti esorbitanti da
un pegno di cui luso tiene luogo dinteresse.
154. Colui che non pu pagare un debito all epoca fis
sata, e desidera rinnovare il contratto, pu rifare la scrit
tura, pagando linteresse dovuto.
155. Ma se si trova impossibilitato ad offrire il pagamento
dell interesse, iscriva come capitale, nel contratto eie rin
nova, linteresse che avrebbe dovuto pagare.
156. Colui che si incaricato del trasporto di date mer
canzie, con il profitto di un interesse fissato preventiva
mente, in un certo luogo, in un tempo determinato e non
compie le condizioni relative al tempo e al luogo, non ha
diritto di ricevere il prezzo convenuto.
157. Quando uomini esperti in fatto di viaggi per mare
e per terra, che sanno proporzionare il beneficio alla distanza
di luogo e di tempo, fissano un interesse qualunque per
quanto riguarda dei trasporti la loro decisione ha forza
legale per quanto riguarda l interesse stabilito.
158. L uomo che si rende quaggi mallevadore della
oomparsa di un debitore e non pu presentarlo, deve pagare
il debito del suo.
159. Ma un figlio non tenuto a pagar le somme dovute
dal padre per essersene fatto mallevadore o per averle
egli stesso promesse senza motivo, a cortigiane, a musici
al pari del danaro perduto al giuoco o dovuto per liquori
spiritosi, n il resto di un ammenda o di una imposta.
160. Tale la regola stabilita nel caso di malleveria di
una comparsa in giudizio; ma quando un uomo che ha fatto
garanzia di un pagamento muore, il giudice deve farsi pa
gare dagli eredi.
161. Tuttavia in ' quale circostanza pu accadere mai;
ohe dopo la morte di un uomo che ha fatto da mallevadore,
ma non per il pagamento di un debito, e di cui sono noti
gli affari, il creditore reclami il debito dall erede?
162. Se il mallevadore ha ricevuto danaro dal debitore
e possiede abbastanza da pagare, il figlio di colui che ha ri
cevuto questo danaro paga il debito col fondo dei beni ohe
eredita; cos vuole la legge.
163. Ogni contratto fatto da una persona ubriaca o
pazza o malata o interamente soggetta, da un fanciullo, da
un veoohio, da una persona non autorizzata, di effetto nullo.
164. L'impegno preso da una persona di fare una cosa,
anche se confermato da prove, non valido, se incompa
tibile con le leggi stabilite ed i costumi antichissimi.
165. Quando il giudice vede della frode, in un contratto
o in una vendita, in un dono, nell accettazione di una cosa,
dovunque riconosce della furberia, deve annullare laffare.
166. Se il mutuatario viene a morire ed il danaro stato
speso per la sua famiglia, la somma deve esser pagata dai
parenti, divisi o non divisi, del loro.
167. Quand anche uno schiavo addivenga ad una tran
sazione qualsiasi per la famiglia del suo padrone, costui,
sia stato presente o no, non deve rifiutare di riconoscerla.
168. Ci che stato dato per forza, o posseduto per forza,
0 scritto per forza, dichiarato nullo da Manu, come ogni
cosa fatta per imposizione.
169. Tre sorta di persone soffrono per cagion daltri: i
testimoni, i mallevadori, gli istruttori delle oause; e quattro
altre s arricchiscono rendendosi utili altrui: il Brahmano,
il banchiere, il mercante e il re.
170. Un re, per povero che sia, non si impadronisca di
ci che non deve prendere; e per ricco che sia non abban
doni niente di ci che deve prendere, nemmeno la pi pic
cola cosa.
171. Prendendo ci che non deve prendere, e rifiutando
ci ohe gli spetta di diritto, il re d prova di debolezza ed
perduto in questo e nellaltro mondo.
172. Prendendo ci ohe gli dovuto, prevenendo le
confusioni delle classi, proteggendo il debole, il re acquista
forza e prospera in questo e nell altro mondo.
173. Perci il re, al pari di Yama, rinunciando a tutto
ci ohe pu piacergli o spiaoergli, deve seguire la regola di
oondotta del giudice degli uomini, reprimendo la oollera
ed imponendo un freno ai suoi organi.
174. Ma il re dal cuore perverso, ohe nella sua follia pro
nuncia delle sentenze ingiuste, cade tosto sotto la dipen
denza dei suoi nemici.
175. Al contrario, quando un re, reprimendo lamore
delle volutt e della collera, esamina le cause con equit,
1 popoli corrono verso di lui, come i fiumi si precipitano
all Ooeano.
176. Il debitore che viene a lamentarsi dal re perch il
creditore cerca di riavere ci ohe gli dovuto, deve essere
forzato dal re a pagare, come ammenda, il quarto della som
ma ed a rendere quanto deve al oreditore.
177. Un debitore pu soddisfare il suo creditore con del
lavoro, se della stessa classe o d una classe inferiore; ina
se di una classe superiore, paghi il suo debito poco a poco.
178. Queste sono le regole secondo le quali un re deve
decidere secondo giustizia le cause tra due parti conten
denti, dopo che le testimonianze e le altre prove hanno
chiarito ogni dubbio.
179. Ad una persona di onorevole famiglia, di buoni
costumi, che conosce le leggi, abbia un gran numero di pa
renti, sia riooa, onesta, luomo assennato pu affidare mi
deposito.
180. Qualunque sia l oggetto ed in qualunque modo
sia stato deposto nelle mani di una persona, si deve riaver
questo oggetto nello stesso modo: come depositato, cos
ripreso.
181. Colui al quale viene richiesto un pegno, se non'lo rid
alla persona che glielo aveva confidato, deve essere interro
gato davanti al giudice in assenza del richiedente.
182. In mancanza di testimoni il giudice faccia depositar
loro, o qualsiasi oggetto prezioso, con ragioni plausibili,
dal convenuto, nelle mani di emissari che abbiano passati
i sedici anni e di maniere.piaeevoli.
183. Se il depositario ritorna loggetto confidato nel me
desimo stato e nella stessa forma con il quale gli stato dato,
non v ragione di ammettere le imputazioni fattegli da
altre persone.
184. Ma se non rid a questi emissari l oro confidatogli,
cos come dovrebbe, sia arrestato e costretto a restituire
entrambi i depositi; cos vuole la legge.
185. Un deposito, suggellato o no, finch vive colui che
l ha confidato non deve esser rimesso a chi ne lerede pre
suntivo, poich in caso di morte di quest ultimo, il deposito
perduto se non sia stato da questi consegnato al proprie
tario; nel caso che non muoja non perduto.
186. Ma se un depositario d spontaneamente il depo
sito affidatogli in caso di morte del proprietario al
lerede del defunto, non deve essere esposto a nessun re
clamo da parte del re o dei parenti.
187. L oggetto affidato deve essere reclamato senza in
trighi allamichevole; dopo essersi assicurati del carattere
del proprietario, si deve finir la faccenda amichevolmente.
188. Tale la regola che bisogna seguire nel reclamare
tutti gli oggetti dati in pegno; nel caso di un pegno suggel
lato, colui che l ha ricevuto non deve essere molestato,
se non ha nulla sottratto.
189. Se un pegno stato rubato dai ladri, portato via
dalle acque o consumato dal fuoco, il depositario non
tenuto a rifonderne il valore, se non n abbia detratto
nulla.
190. Il re esamini con ogni sorta di espedienti e con le
ordalie prescritte dai Veda, colui che si appropriato un
pegno e colui che reclama ci che non ha depositato.
191. Luomo che non riconsegna un oggetto confidatogli
e colui ohe domanda un deposito che non ha mai fatto,
devono essere puniti come ladri, e condannati ad una am
menda del valore delloggetto in questione.
192. Il re faccia pagare un ammenda del valore dell og
getto a colui che ha stornato un deposito ordinario e cos
pure a colui che ha sottratto un deposito suggellato, senza
distinzione.
193. Colui che per mezzo di false offerte di servigi, sim
padronisce del denaro altrui, deve subire pubblicamente,
al pari dei suoi complici, diverse sorta di supplizio.
194. Un deposito consistente di dati oggetti, affidato da
qualcuno in presenza di certe persone, deve essere resti
tuito nello stesso modo e nelleguale stato..
195. Il deposito fatto e ricevuto in segreto deve esseie
restituito in segreto: oome dato, cos Restituito.
196. Il re decida in tal guisa le cause riferentisi ad un
pegno'o ad un oggetto prestato in via damicizia, senza
maltrattare il depositario.
197. Colui che vende il bene di un altro, senza lassenso
di colui che n il proprietario, non deve essere dal giudice
ammesso a testimoniare come un ladro che crede di non
aver rubato.
198. Se parente stretto del proprietario, deve essere
condannato ad unammenda di seicento pana; se non
parente e non ha nessuna ragione da far valere, colpevole
di furto.
199. Una donazione od una vendita fatta da altri che
non sia il vero proprietario, deve essere considerata come
nulla; questa regola di procedura.
200. Per ogni Cosa di cui uno ha usato senza poter pro
durre nessun titolo, la legge ha stabilito che solo i titoli
fanno autorit e non luso.
201. Colui che in pieno mercato, davanti ad un gran nu
mero di persone,fcompera un bene qualunque, ne acquista,
a giusto titolo, la propriet pagando il prezzo stabilito.
202. Ma se il venditore, che non ora il proprietario, non
pu esser prodotto in giudizio, il compratore che prova che
il contratto stato stipulato pubblicamente lasciato libero
senza pena alcuna, e l antico proprietario riprende la pro
priet di quel bene.
203. Non si deve vendere nessuna mercanzia mescolata
con un altra, come pura, n una mercanzia di cattiva qua
lit, come buona, n una mercanzia che manchi di peso, n
una cosa lontana, e della quale si sieno nascosti i difetti.
204. Se dopo aver mostrata al pretendente una ragazza,
glie se ne d un altra per isposa, questi diventa marito di
tutte e due per lo stesso prezzo che ha pagato per una:
cos ha deciso Manu.
205. Colui il quale d in matrimonio una fanciulla e ne
fa conoscere prima i difetti, dicendo che essa pazza, od
affetta da elefantiasi, od ha avuto commercio con un altro,
non passibile di pena.
206. Se un sacerdote officiante, scelto per fare un sacri
ficio, abbandona il suo compito, solo una parte degli onorari
in proporzione di ci che ha fatto, deve essergli data dai
celebranti.
207. Dopo la distribuzione degli onorari, se egli obbli
gato ad abbandonar la cerimonia per ragioni di malattia,
s abbia intera la sua parte e faccia da un altro sacerdote
compiere quello che ha cominciato.
208. Quando in una cerimonia religiosa sono fissate per
ogni parte dellufficio divino gratificazioni particolari,
colui ohe ha compiuto una data parte deve avere quello
ohe assegnato, o i sacerdoti devono dividersi in comune
gli onorari?
209. In certe cerimonie l Andwaryu (lettore dello
Yagiur-Veda) prenda il carro, il Brhma (officiante)
prenda un cavallo, lHotri (lettore del Ris-Veda) prenda un
altro oavallo e l Udgtri (cantore del Sama Veda) il car
retto sul quale sono stati portati gli strumenti del sacri
ficio.
210. Dovendosi divider cento vacche tra sedici sacer
doti, i quattro principali hanno diritto alla met circa, a
quarantotto vacche; i quattro che seguono alla met di que
sto numero, la terza serie al terzo; la quarta al quarto.
211. Quando degli uomini si uniscono per cooperare,
ognuno col proprio lavoro, ad una stessa impresa, questo
il modo con il quale deve esser fatta la distribuzione delle
parti.
212. Quando del danaro stato donato o promesso da
qualcuno ad una persona ohe lo chiedeva per dedicarlo a
cerimonie religiose, il dono considerato nullo, nel caso che
l atto non sia compiuto.
213. Ma se, per orgoglio o per avarizia, luomo che ha
ricevuto in tal caso del denaro si rifiuta di restituirlo, deve
essere condannato dal re all ammenda di un suvarna,
come pena per questo furto.
214. *Tale , cos come stata esposta, la maniera legale
di riprendere una cosa data; ora enumerer il caso in cui si
pu non pagar dei salari.
215. Il salariato che,'senza essere malato, rifiuta per or
goglio di fare il lavoro convenuto, sar punito con un am
menda di dieci krichnala d oro e il salario non gli sar
pagato.
216. Ma se, dopo esser stato ammalato, quando sia rista
bilito, oompie l opera sua a seconda della convenzione,
deve ricevere il salario, anche dopo molto tempo.
217. Tuttavia se, malato o sano, l opera contrattata
non viene fatta, il salario non deve essergli dato, quandan
che manohi pochissimo ad esser oompiuta.
218. Questo il regolamento concernente ogni opera in
trapresa per salario; ora vi esporr la legge ohe si riferisce
a quelli ohe rompono il contratto.
219. Il re bandisca dal regno colui che avendo fatto con
dei mercanti o dei cittadini di una borgata, di un distretto, un
contratto sotto giuramento manchi per avarizia alle promesse;
220. E di pi il re, fatto arrestare quest uomo di mala
fede, lo condanni a pagar quattro suvarna o sei nichka,
o un satamana dargento.
221. Questa la regola secondo la quale un re giusto deve
infliggere punizioni a quelli che non mantengono i contratti,
fra tutti i cittadini e tutte le classi.
222. Colui che avendo comprata o venduta una cosa,
se ne pente entro dieci giorni, pu rendere o riprenderla.
223. Ma passato il decimo giorno non pu pi resti
tuirla o costringere altrui a restituirla; colui che ripiglia
per forza, o obbliga a riprendere, deve essere punito dal re
con unammenda di seicento pana.
224. Il re stesso faccia pagare unammenda di novantasei
pana a colui che d in matrimonio una ragazza che abbia
dei difetti senza prevenire il pretendente.
225. Ma colui che, per cattiveria dice: Questa ragazza non
vergine, deve subire una ammenda di cento pana se non
prova eh essa stata contaminata.
226. Le preci nunziali sono stabilite soltanto per le ver
gini e non mai per quelle che hanno perduta la virginit;
tali donne sono escluse dalle cerimonie legali.
227- Le preghiere nunziali sono la sanzione necessaria
del matrimonio e gli uomini istruiti devono sapere che esso
perci completo ed irrevocabile al settimo passo fatto dalla
sposa assieme al marito che le d la mano.
228. Quando una persona prova rincrescimento dopo
aver concluso un affare qualsiasi, il giudice deve, secondo la
regola enunciata, farla rientrare sulla diritta via.
229. Ora decider convenientemente, secondo i principi
della legge, le contestazioni che possono insorgere tra i
proprietari di bestiame ed i pastori.
230. Di giorno la responsabilit riguardante la sicurezza
del bestiame tocca al pastore; di notte, al padrone, se il
bestiame in casa; ma se altrimenti, la responsabilit
del guardiano.
231. Il mandriano che ha per paga delle razioni di latte,
deve mungere la pi bella vacca ogni dieci, previo il con
senso del padrone; questa la paga del guardiano che non
ha salario d altra sorta.
232. Quando un animale si perde, ucciso dai rettili
o dai cani, o cade in un precipizio e tutto ci per negli
genza del guardiano, questi tenuto a darne un altro.
233. Ma quando dei ladri hanno rubato un animale,
egli non obbligato a sostituirlo, se ha annunciato il furto
e se ha cura, a tempo e luogo, d avvertirne il padrona.
234. Quando un animale muore, ne porti al padrone le
orecchie, la pelle, la coda, la pelle del basso ventre, i tendini,
la rotchan (la bile secreta della vacca) e ne mostri le
membra.
235. Quando un branco di capre o di pecore assalito
dai lupi, ed il pastore non accorre, se un lupo ruba una
capra o una pecora, la colpa del pastore.
236. Ma se, mentre le sorveglia ed esse passano tutte
assieme per un bosco, un lupo salta fuori allimprovviso
e ne uccide una, il pastore non colpevole.
237. Si lasci per pascolo attorno al villaggio uno spazio
incolto largo quattrocento braccia o tre getti di bastone,
e tre volte questo spazio attorno ad una citt.
238. Se il bestiame che vi pascola danneggia il grano di
un campo non cintato, il re non deve infliggere alcuna pu
nizione ai guardiani.
239. Il proprietario contorni il suo campo d'una siepe
di spino, sopra la quale non possa alzar la testa un camello,
o turi con ogni cura i buchi donde potrebbe passar la testa
un cane od un poroo.
240. Il bestiame accompagnato da un mandriano, se
danneggi vicino alla strada maestra o ad un villaggio,
o in un terreno chiuso, deve esser multato di una ammenda
di cento pana; se non abbia il guardiano, il proprietario
del campo lo cacci lontano.
241. Per altri campi, il bestiame deve pagare lammenda
di un pana e un quarto; dovunque per deve esser pagato
al proprietario il grano sciupato: cos ha deciso Manu.
242. Una vacca, nei dieci giorni che s svitellata, i tori,
il bestiame oonsaorato agli Dei, accompagnati o no dal guar
diano, sono stati da Manu dichiarati esenti da ammenda.
243. Quando il campo stato devastato per negligenza
del proprietario, questi deve esser punito con una multa
eguale a dieci volte il valore della parte del re, o soltanto
della met di questa ammenda se il danno dipendente
dai suoi servi, senza che egli n abbia colpa.
244. Queste sono le regole che deve osservare un re
giusto in tutti i casi di trasgressione alla legge da parte
dei proprietari del bestiame e dei guardiani.
245. Quando insorge contestazione di limite fra due vil
laggi, il re scelga il mese di gyaichtha per determinare
questi limiti, essendo pi facile distinguerli.
246. Stabiliti i confini deve piantarvi dei grandi alberi
come dei nyagrodhas, degli aswattha, dei kinsuka, dei
slmali, dei sia, dei tla e degli alberi abbondanti di latte,
come lUdombrarar
247. Degli arboscelli a macchia, dei bamb di diverse
sorta, dei sami, delle liane, dei sara, dei kubgiaka fronzuti;
si accumulino dei monticelli di terra. In tal modo il limite
non si potr pi distruggere.
248. Dei laghi, dei pozzi, delle vasche dacqua, jdei ru
scelli devono essere stabiliti su limiti comuni, al pari delle
cappelle consacrate agli Dei.
249. Ed inoltre si devono fare per i limiti altri segni se
greti, vedendo che sulla determinazione dei confini gli
uomini sono continuamente nell incertezza.
250. Delle grosse pietre, delle ossa, delle code di vacca,
delle pagliuzze di riso, della cenere, dei cocci, dello sterco
di vacca seccato, delle tegole, del carbone, dei sassi, della
sabbia;
251. Ed infine, sostanze dogni sorta chela terra non cor
roda ohe in lungo tempo, devono essere deposte e nascoste
sotto terra dove sono i limiti comuni.
252. Per mezzo di questi segni il re deve determinare
il confine tra due parti contendenti e per mezzo dellanti
chit del possesso e del corso del ruscello;
253. Ma per poco che vi sia dubbio nellesame di questi
segni, sono necessarie per decidere le contestazioni riguar
danti il confine, le dichiarazioni dei testimoni.
254 I testimoni devono essere interrogati sui segni dei
limiti, in presenza di un gran numero di abitanti e delle
parti contendenti.
255. Quando una dichiarazione unanime c positiva
data da questi uomini interrogati sui limiti, sieno questi
determinati, per iscritto, con il nome di tutti i testimoni,
256. Costoro, mettendosi della terra sul capo, portando
ghirlande di fiori rossi, ed abiti rossi, dopo aver giurato per
le loro buone azioni, fissino esattamente i limiti.
257. I testimoni veritieri che fanno le loro deposizioni
in conformit delle leggi, sono purificati da ogni delitto;
ma quelli che fanno una deposizione falsa, devono essere
condannati a duecento pana dammenda.
258. In mancanza di testimoni, quattro uomini dei vil
laggi vicini, dalle quattro parti, sieno invitati a portare la
decisioife sui confini, dopo essersi convenientemente pre
parati, e in presenza del re.
259. Ma se non vi sono n vicini n gente di cui gli ante
nati abbian vissuto nel villaggio da quando stato edifi
cato, capaci di far testimonianza, il r-, deve chiamare questi
uomini che passano la loro vita nei boschi :
260. Dei cacciatori, degli uccellatori, dei guardiani di
vacche, dei pescatori, della gente che strappa le radioi,
dei cercatori di serpenti, degli spigolatori e degli altri uomini
che vivono nelle foreste.
261. Dopo ohe oostoro sono stati consultati, a seconda
del responso dato sui segnali dei limiti comuni, il re deve
far stabilire con giustizia il limita tra i due villaggi.
262. Per dei campi, dei pozzi, dei serbatoi dacqua,
dei giardini, delle case, il miglior mezzo per decidore la
testimonianza dei vicini.
263. Se i vicini fanno una dichiarazione falsa quando
due uomini sono in lite por i limiti delle loro propriet,
essi devono essere condannati, singolarmente, all ammenda
media.
264. Colui ohe simpadronisce di una casa; di un serba-
tojo dacqua, dun giardino, dun campo, deve essere con
dannato a cinquecento pana d ammenda, e soltanto a due
cento se lha fatto per errore.
205. Se i limiti non possono essere' determinati in tal
guisa, un re giusto s incarichi egli stesso, nell interesse delle
parti, di fissar il limite delle terre; questa la regola stabilita
266. Ho finito di enunciare la legge relativa alla deter
minazione dei limiti: ora vi far conosoere le decisioni oon-
oernenti gli oltraggi di parole.
267. Uno Kcliatriya, per aver ingiuriato un Brahmano,
merita un ammenda di cento pana; un Vaisya di centocin
quanta e di duecento; un Sudra una pena corporale.
268. Un Brahmano sar condannato all ammenda di
cinquanta pana per aver oltraggiato un uomo della classe
militare; di venticinque per un Vaisya; di dodici per un
Sdra.
269. Per aver ingiuriato un uomo della sua classe, uno
Dvigia sar condannato a dodici pana; per dei discorsi in
famanti, la pena deve essere in generale raddoppiata.
270. Un uomo dellultima classe ohe insulta degli Dvigia,
con invettive, merita d aver la lingua tagliata: perch
egli stato prodotto dalla parte inferiore di Brahma.
271. Se egli li chiama per i loro nomi e per le loro classi,
beffandoli, uno stiletto di ferro, lungo dieci dita, dovr
essere conficcato rovente nella sua bocca.
272. Il re gli facoia versare dellolio bollente nella bocca
e nellorecchie, s egli ha l impudenza di dar consiglio ai
Brahmani sull adempimento del loro dovere.
273. Colui che nega a torto, per orgoglio, le cognizioni
teologiche, il paese natale, la classe ed i sacramenti di un
uomo, deve essere costretto a pagare duecento pana.
274. Se un uomo rimprovera ad un altro desser guercio,
zoppo, o una infermit di questa fatta, anche se dice la
verit, deve pagare lammenda di un krch&pana.
275. Colui che maledice sua madre, suo padre, la moglie,
il fratello, il figlio o il padre spirituale, deve subire una am
menda di cento pana, come quegli che rifiuta di cedere il
passaggio al suo rettore spirituale.
276. Un re giudizioso deve imporre la seguente ammenda
ad un Brahmano e ad uno Kchatriya, che si sieno insultati
reciprocamente; il Brahmano deve essere condannato alla
ammenda inferiore e lo Kchatriya alla media.
277. La stessa applicazione di pena deve aver luogo
nel caso di un Vaisya e di un Sdra che si sieno ingiuriati
reciprocamente, secondo le loro classi, senza mutilazione:
cos vuole la legge.
278. Ho finito di esporre quali sono i modi di punizione
degli oltraggi di paiola; ora esporr la legge che concerne
i maltrattamenti.
279. Di qualsiasi membro si serva un uomo di bassi natali
per colpire un superiore, tal membro deve essere reciso;
questo l ordine di Manu.
280. Se ha alzato la mano o il bastone su un superiore,
la mano deve esser tagliata; se in un movimento di collera
gli ha dato un calcio, si tagli il piede.
281. Un uomo dellultima classe che ardisce di prender
posto accanto ad un uomo appartenente alla classe pi
alta, deve esser marcato sotto la coscia, e bandito; oppure
il re deve ordinare che gli sia fatto un taglio sulle natiche.
282. Se sputa insolentemente su un Brahmano, il re
gli faccia tagliare le due labbra; se urina, il pene; se lascia
andare una correggia in faccia a lui, l ano;
283. Se lo prende per i oapelli, per i piedi, per la barba,
per il cello, per lo scroto, il re gli faccia tosto fagliare le
mani.
284. Se un uomo graffia la pelle d una persona, della sua
classe, e ne fa colar il sangue, deve essere condannato a
duecento pana d ammenda; per una ferita penetrata nella
carne a sei nichka; per la frattura d un osso, al bando.
285. Quando si danneggiano alberi dalto fusto, si deve
pagare unammenda proporzionata alla utilit ed al valore
loro; cos ha deciso Manu.
286. Quando una percossa seguita da viva angoscia
stata data a degli uomini o a degli animali, il re deve inflig
ger una pena al percuotitele, in ragione del dolore pi o
meno grande che il colpo ha potuto causare.
287. Quando un membro stato ferito e ne consegue una
piaga o lemorragia, chi ha causato il male deve pagare
le spese della guarigione; deve, in caso di rifiuto, pagare
un ammenda, oltre le spese.
288. Colui ohe danneggia i beni di un altro, scientemente
o per isbadataggine, deve soddisfarlo e pagare al re una am
menda uguale al danno.
289. Per avere guastato del cuojo o dei sacchi di cuojo,
degli utensili di terra o di legno, dei fiori, delle radici, delle
frutta, lammenda di cinque volte il loro valore.
260. I saggi hanno ammesso dieci circostanze relative
ad una carrozza, al cocchiere, ed al padrone della carrozza.
nelle quali rammenda non ha vigore; in tutti gli altri casi
rammenda imposta.
291. Quando si rompe la briglia, quando il gioco si spezza,
quando il carro sarrovescia o va contro qualche cosa,
quando lasse si rompe o la ruota si fracassa,
292. Quando le cigne, la cavezza, le redini si rompono;
quando il cocchiere ha gridato: Largo, Manu ha stabilito
ohe nessuna ammenda deve essere imposta, se avviene qual
che accidente funesto.
293. Ma quando una carrozza va gi di strada per la
inabilit del cocchiere, se suooede qualche danno, il padrone
deve essere condannato a duecento pana dammenda.
294. Se il cocchiere abile, merita lammenda; se in
vece maldestro, le persone che stanno nella vettura devono
pagare ciascuna cento pana.
295. Se un cocchiere che simbatte su la strada in un branco
d animali o in un altra carrozza, uocide degli esseri animati,
deve essere, senza dubbio alcuno, condannato all ammenda.
296. Per un uomo ucciso, un ammenda pari a quella che
si paga per un furto tosto deve essere imposta; una ammenda
della met per degli animali di grossa taglia, come vacche,
elefanti, camelli, cavalli;
297. Per bestiame di poco prezzo l ammenda di duecento
pana e di cinquanta per bestie selvaggio e per uccelli di
piacere: il pappagallo, il cigno;
298. Per un asino, un capro, un ariete, lammenda
di cinque madia dargento e d un solo per un cane o un porco.
299. Una moglie, un figlio, un domestico, un allievo,
un fratello, dello stesso letto, possono essere percossi quando
commettano qualche colpa, con una corda o una verga di
bamb.
300. Ma sempre sulle parti posteriori e mai su quelle
nobili; colui che percuote in altro modo passibile della
stessa pena che un ladro.
301. La legge che concerne i maltrattamenti cos esposta
completamente: ora vi esporr le regole delle pene sancite
contro il furto.
302. Il re applichi ogni cura a reprimere i ladri: per
questo fatto la sua gloria ed il suo regno saccrescono.
303. Certo, il re che mette al sicuro d ogni timore deve
essere onorato; egli compie in tal guisa un sacrificio in per
manenza di cui i doni sono la protezione contro i pericoli.
304. La sesta parte del merito di tutte le azioni virtuose
va al re che protegge i suoi popoli; il sesto delle azioni in
giuste la parte di colui che non veglia alla sicurezza dei
sudditi.
305. La sesta parte delle letture di piet, dei sacrifici,
dei doni e degli onori resi agli Dei, appartiene di diritto al re,
per la protezione chegli accorda.
306. Proteggendo tutte le oreature oon equit e punendo
i colpevoli, un re compie ogni giorno un sacrificio con cen
tomila doni.
307. 11 re che non protegge i popoli e riscuote le entrate,
il sesto del frutt( dei terreni, le imposte, i diritti sulle mer
canzie, i doni quotidiani e le multe va tosto all inferno.
308. Questo re che senza essere il protettore dei suoi sog
getti prende la sesta parte dei frutti della terra, consi
derato dai saggi tale che attira sopra di s tutte le colpe
del popolo.
309. Si sappia che un sovrano che non ha rispetto ai
precetti dei Libri Sacri, che nega laltro mondo, che si pro
cura le ricchezze con mezzi iniqui, che non protegge i suoi
sudditi e divora le loro sostanze, destinato alle regioni
infernali.
310. Per reprimere i perversi il re impieghi costantemente
questi tre mezzi: la detenzione, i ferri e le diverse pene
corporali.
311. Reprimendo i cattivi e favorendo la gente dabbene
i re sono sempre purificati al pari dei Brahmani che sacri
ficano.
312. Il re che desidera il bene dell anima sua, deve per
donare senza tregua ai litiganti, ai fanciulli, ai vecchi, ai
malati, che inveiscono con parole contro di lui.
313 Colui che perdona alle persone afflitte che lingiu
riano, perci onorato in cielo; colui che, per orgoglio della
propria potenza, conserva dell astio, andr perci allin
ferno.
314. Colui che ha rubato dell oro a un Brahmano, deve
correre in gran fretta dal re, oon i oapelli sparsi a dichiarare
il suo furto, dicendo: Io ho commesso il tal delitto: puni
scimi.
315. Deve portar sulle spalle un fascio darmi, una mazza
di legno di khadira (mimosa cateehu) o un ferro di lancia
a due tagli, o una barra di ferro.
316. Il ladro, sia ohe muoja sul oolpo percosso dal re
o sia lasciato per morto e sopravviva, purgato dal suo
delitto; se il re non lo punisce la colpa del ladro ricade su
di lui.
317. 1. autore della morte di un feto comunica la sua
colpa a colui elle mangia del cibo che egli ha apprestato;
una donna adultera-al marito, un allievo al suo direttore,
colui che offre un sacrifcio con negligenza, al sacrificatore,
un ladro al re che perdona.
318. Ma gli uomini che hanno commesso un delitto che
il re ha castigato, vanno al cielo esenti da ogni macchia;
cos puri come le persone che hanno fatte del le buone azioni.
319. Colui che ruba la corda o la secchia da un pozzo e
colui che guasta una fontana pubblica, devono esser con
dannati allammenda d una macha d oro ed a restituire
le cose nel pristino stato.
320. Una pena corporale deve essere inflitta a colui che
ruba pi di dieci kumba di grano; per meno deve esser
condannato ad una ammenda di undici volte il valore
dell oggetto rubato ed a restituire al proprietario quel che
gli appartiene.
321. Una pena corporale sar egualmente inflitta, per
aver rubato pi di cento paja d oggetti preziosi che si ven
dono a peso, come dell oro o dell argento, o dei ricchi abiti.
322. Per un furto di pi di cinquanta paja d oggetti
suaccennati, si deve aver la mano tagliata; per meno il re
deve applicare un ammenda di undici volte il valore del
l oggetto.
323. Per aver rubato a uomini di buona famiglia o spe
cialmente a donne, dei giojelli di gran prezzo, il ladro me
rita la pena capitale.
324. Per furto di bestiame grosso, d armi, di medica
menti, il re deve infliggere una pena dopo di aver consi
derato il tempo ed il motivo.
325. Per aver rubato delle vacche appartenenti a dei
Brahmani ed aver loro bucato le narici; infine per aver
rubato del bestiame a dei Brahmani, il malfattore deve
aver tosto tagliata la met del piede.
326. Per aver preso del filo, del cotone, delle semenze atte
a favorire la fermentazione dei liquori spiritosi, del fieno,
di vacca, dello zucchero greggio, del caglio, del siero di latte,
dellacqua, dell erba,
327. Dei cesti di bamb, del sale, dei vasi di terra,
dell argilla, delle ceneri,
328. Dei pesci, degli uccelli, dell olio, del burro chiarito,
della carne, del miele od ogni altra cosa proveniente dagli
animali;
329. O altre sostanze di pooo oonto, dei liquori spiri
tosi, del riso bollito o delle vivande dogni sorta, rammenda
del doppio dell oggetto rubato.
330. Per aver rubato dei fiori, del'grano ancor verde,
dei cespugli, delle liane, degli arboscelli o delle granaglie
non mondate, l ammenda di cinque krichnala.
331. Per del grano vagliato, per delle erbe mangereccio,
delle radici, delle frutta, l ammenda di cento pana se non
v alcuna parentela tra il ladro ed il derubato; di cinquanta
se v relazione.
332. Latto di prendere una cosa per violenza sotto gli
occhi del proprietario, rapina; in sua assenza un furto
come il negare ci che si ricevuto.
333. Il re imponga la prima ammenda all uomo che ruba
gli oggetti enumerati, quando sono stati messi in ordine
per servire a certi scopi; come a colui che ruba il fuoco da
una cappella.
334. Qualunque sia il membro di cui un ladro si serve,
in un modo o nell altro, per nuocere altrui, il re deve farlo
tagliare per impedirgli di commettere di nuovo lo stesso
delitto.
335. Un padre, un istitutore, un amico, una madre,
una sposa, un consigliere spirituale non devono essere la
sciati impuniti dal re, quando non adempiano ai loro
doveri.
336. Nel caso in cui un uomo di bassi natali sia punito
d una ammenda di un krchpana, un re deve essere assog
gettato ad unammenda di mille pana: cos ha deciso Manu.
337. L ammenda di un Sdra per un furto qualsiasi,
deve essere otto volte pi considerevole che la pena ordi
naria; quella di un Vaisya sedici volte; quella di uno Kcha-
triya trentadue volte.
338. Quella di un Brahmano sessantaquattro o cento,
od anche centoventotto volte pi considerevole, quando
ciascuno dessi conosce perfettamente il bene o il male delle
sue azioni.
339. Prendere delle radici o delle frutta a dei grandi l
beri, o del legno per un fuoco sacro o dell erba per nutrire
delle vacche, stato dichiarato da Manu non costituire
furto.
340. 11 Brahmano che per prezzo di un sacrificio o del
linsegnamento dei dogmi sacri, riceve dalla mano dun
uomo una cosa che questi ha presa, ma non gli stata do
nata, come un ladro.
341. Lo Dvigia che in cammino ed ha provviste esigue.
se prende due canne da zucchero o due piccole radioi nel
oampo altrui, non deve pagar ammenda.
342. Colui che attacca animali liberi, daltrui, e mette
in libert quelli che sono attaccati, colui che prende uno
schiavo, un cavallo, un carro, sono passibili della stessa
pena che un ladro.
345. Quando un re, con l applicazione di queste leggi,
reprime il furto, ottiene gloria in questo mondo e dopo
morte la felicit suprema.
344. Il re che aspira alla sovranit in questo mondo e
cos pure alla gloria eterna ed inalterabile, non soffra un
solo istante l uomo che commette violenze.
345. Colui che si d ad azioni violente deve esser ricono
sciuto come ben pi colpevole di un diffamatore, di un ladro,
o dun uomo che percuote col bastone.
346. Il re ohe sopporta un uomo che commette violenze
va verso la sua perdita ed incorre nellodio di tutti.
347. Mai, n per motivi damicizia o per la speranza
di guadagno considerevole, il re non deve lasciar liberi gli
autori dazioni violente, che diffondono il terrore fra tutte
le creature.
348. Gli Dvigia possono prender l armi quando si im
pedisce di compiere il loro dovere e quando, d un tratto,
le olassi rigenerate sono afflitte da un disastro.
349. Per la propria sicurezza, in una guerra a difesa dei
diritti sacri o per proteggere una donna o un Brahmano,
colui che uccide giustamente non colpevole.
350. Un uomo deve uccidere, senza esitazione, chiunque
gli salti addosso per ucciderlo, quand anche questi sia il
suo rettore, un fanciullo, un vecchio o un Brahmano ver
sato nella Scrittura.
351. Luccidere un uomo che tenta dassassinare, in pub
blico o in privato, non d colpa di omicidio: il furore alle
prese col fuoco.
352. Il re bandisca, dopo averli puniti con mutilazioni
infamanti, coloro che seducono le donne degli altri.
353. Poich dalladulterio nasce il miscuglio delle classi
e dal miscuglio delle classi discende la violazione dei do
veri, distruggitrice della razza umana, causa della rovina
delluniverso.
354. Luomo" che si trattiene segretamente con la donna
dun altro e che stato aocusato gi di cattivi costumi,
deve esser condannato alla prima ammenda.
355. Ma colui contro il quale non mai stata mossa fuori
1B 0 LE LE G G I D I M ANU
una simile accusa e si trattiene con una donna per un mo
tivo valido, non deve subir alcuna pena; non ha punto tras
gredita la legge.
356. Colui che parla alla moglie d un altro, in un luogo
remoto, in una foresta, in un bosco o verso il confluente
di due corsi d acqua, incorre in pena d adulterio.
357. Usar premure ad una donna, inviandole fiori, pro
fumi, trastullarsi con lei, toccar la sua acconciatura od i
suoi abiti, sedersi con lei sullo stesso letto, sono pratiche
considerate come prove di amore adultero.
358. Toccare una donna maritata con modi illeciti,
lasciarsi toccare da lei in tal guisa, sono azioni risultanti
dall adulterio per consentimento reciproco.
359. Un Sdra deve subir la pena capitale per aver
fatto violenza alla moglie di un Brahmano; e in tutte le
classi le donne devono essere sorvegliate senza tregua.
360. Dei mendicanti, dei panegiristi, delle persone che
hanno cominciato un sacrificio, degli artigiani d infimo
grado, possono intrattenersi con donne maritate senza op
posizione.
361. Nessun uomo rivolga la parola a donne straniere
quando stato proibito da coloro da cui esse dipendono;
se parla loro, ad onta della proibizione, deve pagare una
suvarna dammenda.
362. Queste regole non si riferiscono alle mogli dei dan
zatori e dei cantanti, n a quelle degli uomini che vivono
del frutto del disonore delle loro donne; queste persone sol
lecitano gli uomini e ne procurano il congiungimento con
le mogli loro o si tengono nascosti per favorire colloqui
amorosi.
363. Tuttavia colui che ha relazioni o con queste donne o
con serve dipendenti da un padrone o con religiose, duna setta
eretica, deve essere condannato ad una ammenda leggiera.
354. Colui che fa violenza ad una giovinetta, deve su
bire una pena corporale; ma se gode di costei, perch essa
acconsente, ed della sua classe, non incorre in punizione.
365. Se una giovinetta ama un uomo duna classe supe
riore alla sua, il ro non deve fargli pagare la menoma am
menda, ma se essa s attacca ad un uomo di bassa origine,
deve esser tenuta chiusa con ogni cura in casa.
366. Un uomo di bassi natali che rivolge suoi pensieri
ad una donna dalti natali, merita una pena corporale; se
corteggia una ragazza della sua stessa classe, dia il dono
duso, se il padre acconsente, e se la sposi.
367. L uomo ohe, per orgoglio, contamina violentemente
una ragazza, dovr aver tagliate due dita, e merita un am
menda di seicento pana.
368. Quando la ragazza ha acconsentito, colui che l ha
macchiata, se della stessa classe, non deve aver tagliate
le due dita: si deve per fargli pagare duecento pana dam
menda per impedirgli di tornare.
369. Se una ragazza contamina un altra ragazza, sia
condannata a duecento pana d ammenda e paghi al padre
della ragazza il doppio del dono nunziale e riceva dieci
colpi di verga.
370. Ma ad una donna che in tal guisa attenta al pudore
d una ragazza, deve esser rasa la testa e tagliate le dita:
sar poi condotta per le vie a cavalcioni di uh asino.
371. Se una donna, superba della sua famiglia e delle
sue doti, infedele allo sposo, il re la faccia mangiar dai
cani in un luogo molto frequentato.
372. Condanni l adultero complice ad esser bruciato
su un ltto di ferro rovente: gli eseoutori alimentino senza
tregua il fuoco con legna finch il perverso bruciato,
373. Un uomo gi una volta incolpato di adulterio
so'in capo ad un anno lo ancora, deve pagare una ammenda
doppia; cos pure per aver coabitato con la figlia di un
Vrtya (scomunicato) o con una Tchndal.
374. Il Sdra che ha commercio carnale con una donna
delle tre prime classi, la quale sia guardata o no in casa,
sar privato del membro e di tutto il suo avere se non era
guardata; se lera, perde tutto: sostanza e vita.
375. Per l adulterio con una donna, tenuta in casa, della
classe dei Brahmani, un Vaisya sar privato di tutta la
sua sostanza dopo la detenzione di un anno; uno Kchatriya
sar condannato a mille pana ed avr la testa rasa e bagnata
di piscia d asino.
376. Ma se un Vaisya o uno Kchatriya ha relazioni c o l
pevoli con una Brahmana non tenuta chiusa in casa dal
marito il re faccia pagare al Vaisya cinquecento pana dam
menda e mille allo Kchatriya.
377. So entrambi commettono adulterio con una donna
di un Brahmano che la tien guardata, devono esser puniti
come Sdra e bruciati con un fuoco di sterpi.
378. Un Brahmano deve essere condannato a mille
pana dammenda se usa di una donna della sua classe ben
guardata, non ne deve pagaie che cinquecento se ella s
prestata ai suoi desideri.
379. Una tonsura ignominiosa stabilita per il Brahmano
in luogo della pena capitale, nel caso in cui la punizione
delle altre classi la morte.
380. Il re si guardi dalluccidere un Brahmano quan
danche questi abbia commesso tutti i delitti possibili.:
lo bandisca dal regno, lasciandogli tutte le sue sostanze
e senza fargli aloun malo.
381. Non v al mondo iniquit pi grande deHuoci-
sione di un Brahmano: il re non deve nemmeno concepire
l idea di mettere a morte un Brahmano.
382. Un Vaisya che abbia relazioni colpevoli con una
donna custodita in casa, appartenente alla classe militare,
ed uno K 9 hatriya con una donna della classe commer
ciante, devono subire entrambi la stessa pena che nel caso
di una Brahmana non custodita in casa.
383. Un Brahmano deve essere condannato a pagar
mille pana se ha relazioni peccaminose con donne sorve
gliate appartenenti a quelle due classi; per adulterio oon
una donna Sdra uno Kchatriya e un Vaisya subiranno
una ammenda di mille pana.
384. Per adulterio oon una donna Kchatriya non custo
dita, l ammenda di un Vaisya di cinquecento pana; uno
Kchatriya deve avere la tosta rasata e cosparsa di piscia
d asino, oppure pagar lammenda.
385. Un Brahmano che ha commercio carnale con una
donna non custodita, sia della classe militare, sia della com
merciante, sia della servile, merita un ammenda di cinque
cento pana; di mille se la donna di classe mista.
386. Il principe nel cui regno non si incontra n un ladro,
n un adultero, n un diffamatore, n un uomo colpevole
datti violenti o di maltrattamenti, partecipa del soggiorno
di Sakra.
387. La repressione di quelle cinque persone nel paese sog
getto al potere di un re, procura a lui la preminenza sugli
uomini della sua condizione e diffonde la sua gloria pel mondo.
388. Il sacrificatore elio abbandona il celebrante ed il
celebrante che abbandona il sacrificatore, essendo ognuno
dessi capace di compiere il proprio dovere e non avendo
commesso nessun delitto, sono passibili di una ammenda
di cento pana ciascuno.
389. Una madre, un padre, una sposa, un figlio, non de
vono essere abbandonati: colui che abbandona l un dessi
quando non sia colpevole di qualche grande delitto, deve
subire una ammenda di seicento pana.
LE l e g g i d i ma.n o ' 163
300- Quando degli Dvigia sono in contestazione sa una
cosa riferentesi al loro ordine, il re si guardi bene di farsi
egli interprete della legge, se desidera la salute dellanima sua.
391. Dopo aver .reso loro gli onori dovuti ed averli cal
mati con parole benevoli, il re, assistito da parecchi Brah
mani, facoia conoscere il loro dovere.
392. Il Brahmano che d un banohotto a venti Dvigia
e non invita n il vicino che ha la 'casa allato alla sua, n
quello che abita presso la dimora del vicino, se sono degni
di essere invitati, merita una ammenda di un macha d ar
gento.
393. Un Brahmano versato nella Sacra Scrittura che non
invita un Brahmano, suo vicino, egualmente savio e vir
tuoso, in occasione di festa, deve esser condannato a pa
gare a questo Brahmano il doppio del valore del banchetto
ed un macha d oro al re.
394. Un cieco, un idiota, un uomo rattrappito, un settua
genario, un uomo che rende dei buoni uffici alle persone
versate nella Sacra Scrittura, non devono essere assogget
tati ad imposte da alcuno.
395. 11 re onori sempre un teologo sapiente, un malato,
un uomo afflitto, un fanciullo, un vecchio, un povero,
un uomo di nobil nascita ed un uomo rispettabile per le
sue virt.
396. Un lavandaio deve lavare poco a poco su una ta
vola liscia, di legno di s&lmali (Bombax heptaphillum);
non deve mescolar gli abiti di una persona con quelli di
un altra, n farli portare.
397. Il tessitore a cui sono state date dieci libbre di filo
di cotone, deve rendere un tessuto pesante un pala di pi a
cagione dell acqua di riso ohe ventra; se opera in altra guisa
paghi un ammenda di dodici pana.
398. Uomini che conoscano bene in qual caso si possano
imporre gabelle, e pratici di ogni sorta di mercanzie, valu
tino il prezzo delle merci ed il re prelevi il ventesimo del
lutile.
399. TI re confischi tutta la sostanza di un negoziante
che per cupidigia esporta le mercanzie di cui il commercio
dichiarato monopolio del re o delle quali proibita le
sportazione.
400. Colui che froda lo gabelle, o vende o compera in
ora indebita, o d una falsa valutazione delle sue mercanzie,'
deve subire un ammenda di otto volte il valore delle merci.
401. Dopo aver considerato, per tutte le mercanzie.
da olie distanza sono apportate, a che 'distanza devono es
sere mandate, quanto tempo si sono tenute, il guadagno
che se ne pu trarre, la spesa ohe s fatta, il re'stabilisca
delle regole per la compera e la vendita.
'402. Ogni cinque giorni, od ogni quindici, il re regoli il
prezzo dello merci in presenza di quelle persone pratiche
che abbiamo nominato.
403. Il valore dei metalli preziosi, al pari dei pesi e delle
misure, sieno esattamente determinati da lui ed ogni sei
mesi li esamini di nuovo.
404. Il pedaggio per traversar un corso d acqua, di
una pana per una carrozza, vuota, di un mezzo per un uomo
carico dun fardello, di un quarto per una bestia o per una
donna, di un ottavo per un uomo senza carico.
405. T carri ohe portano balle di mercanzie devono pa
gare il diritto in ragione del loro valore; quelli che non por
tano che casso vuote, poco, al pari degli uomini mal ve
stiti.
406. Per un lungo traghetto sul battello, il prezzo del
trasporto sia proporzionato ai luoghi ed alle epoche; questo
si deve intendere per il passaggio di un fiume: per il mare
il prezzo non stabilito.
407. Una donna incinta di due mesi o pi, un mendi-
cante ascetico, un anacoreta, e dei Brahmani che portano
le insegne del noviziato, non devono pagare alcun diritto
per il loro passaggio.
408. Quando in un battello, un oggetto qualsiasi viene
a perdersi per colpa dei battellieri, costoro devono unirsi
insieme per restituirne uno simile.
" 409. Questo il regolamento che ooncerne coloro che
vanno in battello, quando accadono dei malanni per colpa
del battelliere durante il viaggio; per un accidente inevita
bile non si puafar pagar nulla.
410. Il re imponga ai Vaisya di far il commercio, di.'prestar
denaro ad interesse, di lavorare la terra, o di allevare del
bestiame; ai Sdra di servire gli Dvieia.
411. Quando uno Kchatriya o un Vaisya si trovano in
bisogno, un Brahmano per compassione l ajuti, facendo
compiere loro le funzioni convenienti.
412. Il Brahmano che, per cupidigia, impiega ad opere
servili degli Dvigia che hanno ricevuto gli ordini, oontro
lor voglia, abusando del suo potere, deve essere punito dal
re confina ammenda di seicento pana.
413. Ma obblighi un Sdra, comperato o no, ad ose-
guire le funzioni servili; questi stato creato per il ser
vigio dei Brahmani dall Essere che esiste di per s.
414. Un Sudra, quantunque affrancato dal suo padrone,
non peroi liberato dallo stato di servit; poich essendo
gli questo stato naturale, ohi potrebbe esentarlo?
415. Vi sono sette specie di servi: il prigioniero fatto
sotto una bandiera, in battaglia, il domestico che si mette
al servizio di una persona per essere mantenuto, il servo
nato nella casa del padrone, quello che stato comprato,
o donato, quello ohe passa da padre a figlio, quello che
schiavo per punizione, non potendo pagare una ammenda.
416. Una sposa, un figlio, uno schiavo, sono dalla legge
dichiarati inabili a possedere; tutto ci che essi possono
acquistare propriet di colui dal quale dipendono.
417. Un Brahmano pu senza rimorsi appropriarsi i
beni di un Sdra suo servo: uno schiavo non ha nulla
che gli appartenga e non possiede niente di cui non possa
impadronirsi il suo padrone.
418. Il re metta ogni cura nell obbligare i Vaisya ed i
Sdra a compiere i loro doveri; se questi uomini si disto-
gliessero dai loro doveri, sarebbero capaci di mettere sos-
sopra il mondo.
419. Tutti i giorni il re dia opera a compiere gli affari
in oorso, si informi dello stato dei suoi equipaggi, delle ren
dite e delle sue spese fisse, del prodotto delle miniere, del
suo tesoro.
420. Dooidendo tutti gli affari nella maniera prescritta,
il re evita ogni colpa e perviene alla felicit suprema.
LIBRO IX .
Penitenze ed espiazioni.
1. Quegli che vuol aver figli, quegli che deve fare un sa
crificio, quegli che viaggia, quegli che da dato tutta la sua
sostanza per una pia cerimonia, quegli che vuol ajutare il
rettore spirituale, il padre, la madre, quegli che ha bi
sogno egli stesso di soccorso quando studia i libri sacri per
la prima volta, colui che afflitto da malattia.
2. Sieno questi nove Brahmani considerati come men
dicanti virtuosi detti sntaka: quando non hanno nulla,
bisogna offrir loro dei doni, proporzionati alla scienza loro.
3. Si deve dare a questi eminenti Brahmani del riso as
sieme a dei doni nel recinto consacrato all offerta; a tutti
gli altri sia il riso condito dato fuori del terreno consacrato.
4. Il re offra, come conveniente, ai Brahmani versati
nella Scrittura, giojelli d ogni specie e la ricompensa - do
vuta - per la loro presenza al sacrificio.
5. Colui che ha moglie e, dopo aver chiesto del danaro
a qualcuno, sposa unaltra donna, non ne trae altro van
taggio che il piacere sensuale: i figli appartengono a colui
che ha dato il denaro.
6. Ogni uomo, secondo i suoi mozzi, faccia dei doni a
Brahmani versati nella scrittura e staccati dalle cose di
questo mondo; dopo la morte, consegue il cielo.
7. Colui che ha provviste di grano sufficienti per nu
trirsi per tre anni e pi quelli che la legge gli impone di so
stentare, pu bere il succo della soma - in un sacrificio v o
lontario, diverso da quello obbligatorio;
8. Ma lo Dvigia che, avendo una esigua provvista di
grano, bevo il succo dellasclepiade, non ricever alcun
frutto dal primo sacrificio nel quale ha bevuto tale liqu ore
9. Golui che fa dei doni agli estranei, mentre la sua fa
miglia vive negli stenti, quantunque egli abbia i mezzi
di mantenerla - assapora miele e trangugia veleno: non pra
tica che una falsa virt;
10. Gi che egli fa in danno di quelli che dover suo s
stentare, per desiderio di felicit futura, finir per cagio
nargli una condizione miserabile in questo mondo e nel
l altro.
11. Se il'sacrificio offerto da uno Dvigia e specialmente
da un Brahmano, viene arrestato per mancanza di qualche
cosa, regnante un principe conoscitor delle leggi:
12. Il sacrificatore prenda quest oggetto - con la forza
o con lastuzia - per compiere il sacrificio, nella casa di un
Vaisya ohe possiede molto gregge, ma non sacrifichi,-:n
beva il succo di soma.
13. Pigli, se vuole, i due o tre oggetti necessari dalla casa
di un Sdra; perch un Sdra non ha nessun rapporto con
ci che concerne gli affari religiosi.
14. Li prenda egualmente senza esitare dalla casa di uno
Kchatriya che non ha fuoco consacrato e possiede cento
vacche; o di quello che ne ha mille e non offre sacrifici,
con la soma.
15. Li prenda parimenti da un'Brahmano che riceve con
tinuamente doni e non d mai nulla, se questi non glieli
concede - dietro richiesta -; per questa azione la sua fama
s estende e la virt s accresce.
16. Cos un Brahmano che ha passato sei pasti - tre
giorni senza mangiare - deve, al momento del settimo pasto
prendere da un uomo senza carit - di che nutrirsi - senza
preoccuparsi del domani.
17. Pu prendere - ci di cui ha bisogno - dal granajo
della casa, da un qualsiasi altro luogo: deve dirne la ragione
al proprietario, se questi ne lo richiede;
18. Uno Kchatriya non deve mai appropriarsi ci
che appartiene ad un Brahmano, ma se i> in miseria pu
prendere ci che di un uomo che opera male e di colui
che non osservi i suoi'dover religiosi.
19. Colui che si impadronisce delle cose appartenenti a
dei cattivi per darle a gente dabbene, si trasforma in una
barca con la quale fa passar gli uni e gli altri (trae di pena
gli uni e gli altri).
20. La ricchezza degli uomini che com piono'i sacrifici
con esattezza detta dai saggi il bene degli di; ma la ric
chezza degli uomini che non fanno sacrifici detto il bene
dei cattivi geni.
21. Un re giusto non infligga nessuna ammenda a quel
luomo - che ruba ci che gli necessita per un sacrificio
- per la follia di un principe che un Brahmano muore di
bisogno.
22. Dopo essersi informato del numero delle persone
che il Brahmano obbligato a mantenere; dopo aver esa
minato le sue cognizioni teologiche e la sua condotta mo
rale. il re gli assegni, sulle spese di casa, dei mezzi desi
stenza convenienti;
23. E dopo avergli assicurato i mezzi di sostentamento,
il re lo protegga di fronte e contro tutti; perch il re ottiene
la sesta parte delle opere meritorie del Brahmano che egli
protegge.
24. Un Brahmano non implori mai la piet di un Sdra
per sovvenire alle spese di un sacrificio, perch se egli fa
un sacrificio dopo aver mendicato in questo modo, rinasce,
dopo morto, nella condizione di Tchandala.
25. Il Brahmano che ha chiesto qualche cosa per fare un
sacrificio e non impiega mai a quest uso tutto ci che ha
ricevuto, diverr nibbio o cornacchia per centanni.
26. Ogni uomo dall anima perversa che per cupidigia
rapisce il bene degli di o dei Brahmani, si ciber nell altro
mondo dei resti di un avoltojo.
27. Loblazione detta Vaiswnari deve costantemente
esser compiuta al rinnovarsi dogni anno, per espiare la
omissione - involontaria - dei sacrifici danimali e di ceri
monie in cui si impiega la soma.
28. Lo Dvigia che, senza necessit urgente, compie un
dovere nella forma prescritta in caso di miseria, non ne
trae alcun frutto nell altra vita: cos stato deciso.
29. Gli Dei Viswa, i Sadhya e i Santi eminenti della
classe sacerdotale hanno seguito la regola secondaria in
luogo della principale, quanno avevado a temere per la vita
loro, in circostanze'critiche,
, 30. Nessuna ricompensa riservata nell altro mondo allo
stolto, che avendo possibilit di conformarsi al precetto
principale, segue il precotto secondario.
'31. Un Brahmano che conosce la legge non deve inviar
nessun reclamo al re: si'serva delle sue forze per punire gli
nomini che l offendono.
32. Le forze sue confrontate con quelle del re sono pi
forti: un Brahmano non deve dunque ricorrere che al pro
prio potere per prostrare i suoi nemici.
33. Impieghi senza esitare le preghiere magiche d At-
hawa e di Aangira:, la parola l arma del Brahmanoj' con
il soccorso di questa" che~deve distruggere gli oppressori.
34. " Lo Kchatriya si "tragga di pericolo con la forza d
braccio; il Vaisya, col mezzo delle ricchezze, e cos il Sdra;
il Brahmano con le preghiere e le offerte - di sacrifici magici.
35. Colui che compie i suoi doveri, che corregge - a pro
posito - che d consigli salutari, ed ha riguardo - per tutte
le creature - a buon diritto si chiama Brahmano: non si
deve nulla dirgli di sgradito o dingiurioso.
36. Una ragazza, una giovine donna, un uomo poco istrui
to ed uno stolto non facciano oblazione al fuoco: al pari
di un uomo afflitto, n un uomo privo del sacramento - del
liniziazione.
37. In realt quando persone di tal fatta dedicano una
oblazione, sono precipitati neHinferno con colui pel quale
questa oblazione dedicata; in conseguenza, un Brahmano
che conosca perfettamente i precetti sacri ed abbia letto i
Veda, deve solo esibir delle offerte al fuoco sacro.
38. Il Brahmano che non possiede ricchezze e non dona
a colui che santifica il suo fuoco un cavallo consacrato a
Pragiapati uguale a colui che non ha fuoco sacro.
39. Colui che ha la fede ed signore dei suoi sensi, com
pia altre pratiche di piet e non sacrifichi mai a'questo mondo
so non pu offrir che mediocri remunerazioni.
40. Un sacrificio in cui non si distribuicono che esigue
rimenerazioni annienta gli organi dei sensi, la buona fama,-
la felicit celeste, la vita, la gloria - dopo morte - i figli,
gli armenti: perci luomo poco ricco non faccia sacrifici.
41. Il Brahmano che dove attendere al fuoco consacrato
e lha invece trascurato volontariamente, deve fare la pe
nitenza di Tchandrayana, per un mese: la sua colpa uguale
alluccisione di un figlio.
42. Coloro che dopo aver ricevuto dei doni da un Sdra,
fanno oblazioni al fuoco, son considerati come i sacerdoti
dei Sdra e disprezzati dagli uomini che recitano la scrit-
turia.
43. Colui che fa loro un dono, mettendo ilsuo piede sulla
fronte di questi uomini ignoranti ohe onorano il fuoco, per
mezzo di ci che da un Sdra, non riescir mai a sormon
tare le pene - dell altro mondo.
-14. Ogni uomo che] non] compie le opere prescritte, o
si dedica a pratiche proibite o si abbandona ai piaceri dei
sensi, obbligato a fare una penitenza espiatoria.
45. Alcuni saggi teologi considerano le espiazioni come
soltanto applicabili alle colpe involontarie; ma altri le esten
dono alle colpe commesse volontariamente, per, prove de
dotto dalla scrittura.
46. Una colpa involontaria cancellata recitando la
scrittura; ma la colpa che stata commessa volontaria
mente, e in un trasporto di collera, di odio, per mezzo di
penitenze austere di varie forme.
47. Lo Dvigia che obbligato a far lespiazione di una
colpa commessa, sia durante la vita attuale, sia nella pre
cedente, non deve aver rapporti con la gente dabbene fin
ch la penitenza non compiuta.
48. Per delitti commessi in questa vita o per colpe di
una esistenza precedente, alcuni uomini dal cuore perverso
sono afflitti da certe infermit.
49. Colui che ha rubato dell oro - a un Brahmano - ha
una malattia dellunghie; il bevitore di bevande proibite,
i denti neri; luccisore di un Brahmano afflitto da consun
zione polmonare ; l uomo che ha macchiato il talamo del
suo rettore spirituale, privato del prepuzio;
50. Colui che si compiace di divulgare le opere cattive
emana fetore dal naso; il calunniatore, un fiato pestilen
ziale; il ladro di grano, ha un membro di meno; chi fa dei
miscugli, un membro di pi.
51. Colui ha che rubato del grano preparato affetto da
mal di stomaco; il ladro della dottrina sacra (chi ha studiato
senza averne il diritto) muto; il ladro dabiti, ha la lebbra
bianca; il ladro di cavalli, zoppo.
52. In questa guisa, secondo la differenza delle azioni,
nascono degli uomini spregiati dalla gente dabbene, idioti,
muti, ciechi, sordi e deformi.
53. In conseguenza, bisogna sempre far penitenza per
purificarsi: quelli che non avranno espiati i loro peccati
rinasceranno con qusti segni ignominiosi.
54. Uccidere un Brahmano, bere liquori proibiti, rubar
loro dun Brahmano, commettere adulterio con la moglie
del padre - naturale o spirituale - sono stati dichiarati de
litti altissimi dai legislatori, al pari dogni vincolo con gli
uomini che li hanno commessi.
55. Vantarsi falsamente di essere di condizione distinta,
fare al re rapporti malintenzionati, accusare a torto un padre
spirituale, sono delitti simili a quello d uccidere un Brail
li mano.
56. Dimenticare la scrittura, mostrar dello sprezzo per
i Veda, portar una falsa testimonianza, uccidere un amico,
mangiar coso proibite, o cose le quali non si debbono assa
porare, sono sei delitti simili a quelli del bere bevande spi
ritose.
57. Portar via un deposito, una creatura umana, un ca
vallo, dellargento, un campo, dei diamanti od altre pietre
preziose pari al rubar delloro a un Brahmano.
58. Ogni commercio carnale con le sorelle della madre,
con ragazze o donne della pi vile delle classi miste, o con
la sposa di un amico o d un figlio, considerato dai saggi
come eguale alla contaminazione del talamo paterno.
59. Uccidere una vacca, celebrare in un sacrificio fatto
da uomini indegni di Sacrificare, commettere un adulterio,
vendersi, abbandonare il padre spirituale, la madre, il padre,
trascurare la recitazione della scrittura, o trascurare il fuoco
o trascurar un figlio;
60. Lasciar ammogliare prima - se il maggiore - il fra
tello giovine, prender moglie prima del primogenito - 66
fratello minore - dar una figlia a uno^di questi due fratelli,
e fare per loro il sacrificio nuziale;
S 61. Contaminare una giovane donna, esercitar lusura,
infrangere le regole di carit - del noviziato vendere uno
stagno consacrato, un giardino, una donna, un fanciullo;
62. Trascurare il sacramento dell investitura, abbando
nare un parente, insegnar il Veda per salario, studiarlo sotto
un maestro salariato, vendere mercanzie che non devono
essere vendute;
63. Lavorare nelle miniere, intraprendere grandi opere
di costruzione, sciupare delle piante medicinali, vivere duna
donna, fare dei sacrifici per causare la morte di un innocente,
ricorrere a degli allettamenti e a delle droghe magiche;
64. Abbattere degli alberi ancor verdi per far delle legna
da bruciare, compiere un atto religioso con intenzioni per
sonali, mangiar dei cibi proibiti - una sol volta e senza in
tenzioni -;
65. Trascurare il fuoco sacro, rubare - oggetti che non
sieno doro -, non soddisfare i debiti, leggere opere irreli
giose, amare con passione la danza, il cantone la musica
istrumentale;
66. Rubar del grano, dei metalli - di poco peso - e del
bestiame, trattar con donne dedite alle bevande spiritose,
uccidere - per errore - una donna, un Sudra,: un Vaisya o
uno Kchatriya, negare una vita futura; sono' delitti secon
dari.
67. Far del male ad un Brahmano,, assaggiar cose delle
quali non si dovrebbe nemmeno sentir lodore, o dei liquori
spiritosi, ingannare, congiungersi carnalmente con un uomo
sono delitti tali da produrre la perdita della classe.
68. Uccidere un asino, un cavallo, un camello, un cervo,
un elefante, un capro, un ariete, un pesce, un serpente,
un bufalo, reputato azione che abbassa ad una classe
mista.
69. Ricevere dei doni da uomini spregevoli, far un com
mercio illecito, servir un padron Suora, dir menzogne,
devono essere considerati come motivi desclusione dalla
societ delle persone dabbene.
70. Uccidere un insetto, un verme, un uccello, mangiare
ci che stato posto assiemo ad un liquore spiritoso - in
uno stesso paniere - rubar delle frutta, del legno, dei fiori,
esser pusillanime, sono colpe che cagionano impurit.
71. Sappiate ora completamente per mezzo di quali pe
nitenze particolari tutti questi peccati che sono stati enu
merati lun dopo laltro possono esser cancellati.
72. Luccisore di un Brahmano deve edificarsi una ca
panna nella foresta e dimorarvi dodici anni (1), non vivendo
che delemosine, per la purificazione dell anima sua, avendo
preso, come segno della sua colpa, il cranio del morto - od
un altro qualsiasi.
73. Oppure_ (2) si offra spontaneamente a degli arcieri
abili, o si getti tre volte con la_ testa in avanti nel fuoco
finch muoja;
74. Oppure se il Brahmano stato ucciso volontaria
mente - luccisore compia il sacrificio dellAswamedha,
dello Swarget del Gosava, dedAbhingit, del Viswagit, del
Tritwrit, del o dellAgnichtut;
75. Oppure se il Brahmano stato ucciso involontaria
mente ed poco oommendevole - il colpevole faccia a piedi
cento yogianas (3) recitando il testo di uno dei Veda, man-1 3
2
(1) Due Kichi, cui furono ispirato certe preghiere lei Yel.
l'Havichyantrya o il Natamanha, o ripetendo fra s linno
Purucha, colui che ha contaminato il letto del suo rettore
spirituale assolto dalla sua colpa.
252. Luomo che desidera despiare i suoi peccati segreti
grandi o piccoli, deve ripetere una volta il giorno, per
un anno la preghiera che comincia per Ava o il Yatkin-
tehida.
253. Dopo aver ricevuto un dono reprensibile e dopo aver
mangiato cibi proibiti, ripetendo la Taratsamangia, si
purificati in tre giorni.
254. Colui che ha commesso molte colpe segrete puri
ficato con recitare per un mese la Somarodra o le tre pre
ghiere che cominciano per Ayrama e facendo il bagno in
un corso dacqua.
255. Colui che ha commesso una colpa grave deve ripe
tere le sette strofe che cominciano con Indra per un mezzo
anno e colui che ha con qualche impurit contaminata
lacqua, non deve vivere che delemosine un mese intero.
25fi. Lo Dvigia che offrir del burro chiarito per un anno
con le preghiere delle oblazioni detto Sakala o recitando
linvocazione che comincia per Nama, canceller la colpa
la pi grave.
257. Colui che ha commesso un gran delitto segua una
mandra di vacche, in perfetto raccoglimento, ripetendo le
preghiere dotte Pvmni e non nutrendosi che di cibi
avuti in elemosina, sar assolto in capo ad un anno.
258. Oppure anche, se recita tre volte una Sanhita dei
Veda, ritirato nel folto di un bosco, in perfetta disposizione
di spirito e di corpo, purificato da tre Paraka, otterr las
soluzione dogni suo delitto.
259. Oppure digiuni tre giorni di seguito dominando i
suoi organi, facendo un bagno tre volto il giorno, e ripetendo
tre volte l Agamarchana, tutti i suoi delitti saranno espiati.
200. Come lAswamedha (sacrificio del cavallo), re dei
sacrifici, toglie ogni peccato, cos l inno Agamarchana can
cella tutte le colpe.
261. Un Brahmano che possegga tutto il Rig-Veda non
pu esser macchiato d alcun delitto, quand anche uccida
tutti gli abitanti dei tre mondi ed accetti il cibo delluomo
pi vile.
262. Dopo aver tre volto recitato nel raccoglimento pi
profondo una Sanhita del Ritch, dello Yagius, o del Sa
ma, con gli Upeniohad, un Brahmano liberato da ogni
sua colpa.
263. Como una zolla di terraabuttata in un gran lago vi
sparisce, cos ogni atto colpevole sommerso nel triplice
Veda.
264. Le preghiere del B.itch, quelle dello Yagius, e le
differenti parti del Sama, devono essere reputate quelle
che compongono il triplice Veda; colui che lo conosce, co
nosce la Scrittura.
265. La santa sillaba primitiva, composta di tre lettere,
nella quale la triade Vedica compresa, deve esser tenuta
segreta come un altro triplice Veda; colui che conosce il
valore misterioso della sillaba, conosce il Veda.
LIBRO XII.
PINE.
I NDI CE