Le Leggi Di Manu

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Esce ogni mese. Periodico postale.

SOCIET EDITRICE SONZOfiNO IN MILANO.


MANATA-DHAEMA-SASTR

LE LEGGI DI MANU
ISTITUZIONI RELIGIOSE E CIVILI
DELL INDIA PRIMITIVA

Traduzione con note di CARLO VICENZI

MILANO
SOCIET EDITRICE SONZOGNO
14 - Via Pasquirolo 14
PREFAZIONE

IL libro dello leggi di Manu indubbiamente da anno


verarsi fra gli antichissimi dei codici che luomo s im
posto per raffrenare le sue cattive passioni, per indirizzare
al bene le sue attitudini, attribuendone il contenuto alla
divinit perch la sanzione fosso pi efficace; insieme
uno dei testi sacri piti venerati ed antichi della m iste
riosa India dove corre sotto la denominazione di Jlattava
Dharmasastra, (libro delle leggi di Manu) di Dharmasastra
(libro delle leggi) di Manu-Sanhila (raccolta di Manu).
Nell opera di Narada si dice che il divino Manu comp
il libro delle leggi in 1000000 slo t a ed in 1080 capi, che
Narada lo compendi in 12000 soltanto, ristretto ancora
da Murkaudeya in 8.00 c qnfndi in 4000 dal saggio Sa
mati : il testo di Manu che noi possediamo consta invece
di circa 2680 sloka.
La critica moderna ha sfrondato molto di quella aureola
onde la credenza dei Brahmani e la opinione dei primi
studiosi europei laveva circonfuso ed ha ridotto dassai
l et in cni si supponeva esser stato composto dodici
secoli prima di Cristo e la divinit della sua origine.
Dei lunghi ed intricati dibattiti noi ci accontenteremo di
esporre soltanto le conclusioni che hanno per s il suf
fragio dei maggiori e pih recenti indagatori e maggiori
probabilit desser prossime al vero.
Nella mitologia vedica la figura di Manu complessa- das
sai, non per oscura. Egli leroe eponimo del genero
umano e partecipa insieme della natura duomo c di dio.
Nato dall Essere che esiste per s stesso, Signore dello
cose create, Inventore elei rito sacrificalo, Progenitore dei
re, Padre Mann, Saggio altissimo, souo le indigitazioni
pi frequenti della sna essenza. Talvolta identificato
con Braliraa, epper tutto ci che esiste detto progenie
di Mann.
4 p r e f a z io n e
Dovette esservi da et remota un nucleo rii massime che
la tradizione (Smriti) attribuiva a Manu; attorno ad essa
si svolse per lungo tempo lattivit dei saggi Brahmani
che diedero forma organica di trattato alle ditiusc cre
denze. Ed al Mann ideale, appunto per le sne caratteri
stiche di fondatore dell ordine morale e sociale fn attri
buita spontaneamente, ed ebbe credito la fama dellopera.
Incocrenze formali del libro delle quali il lettore at
tento s avvedr, senza dubbio elementi intrinseci
fatti o nomi storici accennati testimonianze della let
teratura vediea, concorrono a dimostrare che la redazione
del codice di Mann da noi posseduto, pur contenendo molti
frammenti arcaici che non si trovano nei Veda, s ve
nuta sviluppando dal 6 al 2J secolo avanti Cristo, e
rappresenta, con grande probabilit, un manuale ad uso
delle scuole sacerdotali.- Questo certo ad ogni modo che
esso non la compilazione di un Yyasa (raccoglitore) come
vorrebbe la tradizione, ma lopera assidua di molte gene
razioni di Brahmani.
Pur ridotto a queste proporzioni esigue, il libro delle
leggi di Manu non perde nulla del suo valore, come mi
rabile pittura delle antiche consuetudini indostaniche,
come libro ripieno di massime morali altissime e di con
cezioni grandiose quelle, ad esempio, del rinnovarsi dei
mondi e della trasmigrazione delle anime.
La versione che presentiamo stata con la pih grande
cura confrontata con le migliori che sono state fatte in
questi ultimi anni da quella dello Jones a quella del
Biihler ; s cercato con la grafia di reudere il pih possi
bile date le esigenze tipografiche la fonia originale;
nel teste sovente s tradotta, (love pareva opportuna,
qualche glossa di Xulluku-Bliatta, che 6 il pih stimato
dei Commentatori indiani, come parto integrante del te
sto, nei primi libri, distinta da trattine separative, negli
ultimi.
11 lettore giudicher se abbiamo fatto opera utile.
C. V.
LE LEGGI DI MANU

LIBRO I.
La Creazione.
1. Manu era seduto, il pensiero intento ad un unico ob-
lietto, quando i Maharchis (1) gli si avvicinarono e, saluta
tolo con rispetto, cos parlarono:
2. Signore, voglia rivelarci con esattezza o seguendo
lordine fissato, le leggi-che riguardano tutte le classi pri
mitive (2) e quelle (3) che sono nate dal connubio loro.
3. Tu solo, o maestro, conosci le opere, il principio ed il
senso ascoso di questa regola universale, esistente di per
s, inconcepibile, di cui la ragione umana non pu abbrac
ciare i confini.
4. Cos interrogato dai magnanimi, colui che infinita
mente potente, disse: Ascoltate. -
5. Tutto ci (luniverso) non era che tenebre; non poteva
n essere percepito, n conosciuto; non poteva esser sco
perto dal ragionamento n essere rivelato: sembrava im
merso nel sonno.
6. Allora il potere chesiste-di'per s e non alla portata
dei sensi esteriori, rendendo visibile questo mondo con i
cinque elementi e gli altri grandi principi risplendenti dello
splendore pi puro, apparve e dissip le tenebre.
7. Colui che solo lo spirito pu concepire, che sfugge ai
sensi, che senza parti visibili, eterno, lanima di tutte le
cose, che nessuna creatura pu comprendere, apparve in
tutto il suo splendore.
(1) La classe fra qnelle dei Ridite, pi alta : saggi e santi altissimi.
(2) Tedi avanti il distico 31 e 87 e segg.
(3) Tedi libro 10 dal distico lin aranti.
8. Avendo stabilito, nel suo pensiero, di far sorgere dalla
sua sostanza le diverse creature, gener dapprima le acque,
nelle quali pose un germe,
9. Che divenne un uovo brillante come oro, cos risplen
dente conio lastro dai mille raggi: nel quale nacque egli
stesso, Brahm, capostipite di tutti i mondi.
10. Le acque furono chiamate figlie dell uomo (Nar)
e Tacque essendo state la sede prima (ayann) di Naca
fu questi chiamato Narayana (colui ohe sta sopra le
acque).
11. Da questa oausa impercettibile, eterna, ohe insieme
Tessere e il non essere, fu generato quel maschio divino
ch celebrato nel mondo con il nome di Brahma.
12. Dopo essere rimasto un anno (1) nelluovo primitivo,
con un atto della sua volont, lo divise in due parti.
13. E con esse form il cielo e la terra; pose in mezzo lat
mosfera, (2) le otto regioni celesti ed il serbatoio perma
nente delle acque.
IL Egli trasse dallAnima suprema, la Mente che esiste
per sua natura e non pei sensi; e prima del sentimento T*'o,
la coscienza consigliatrice e reggitrice sovrana,
15. Ed il grande principio intellettuale e ci elio riceve
le tre qualit, (3) ed i cinque organi (4) destinati a perce
pire gli oggetti esterni.
16. Avendo messo insieme particelle impercettibili di
questi sei principi, (5) dotate di grande energia con altre
particelle di questi stessi principi, ne form tutti gli esseri.
17. E perch le sei molecole impercettibili dellEssere
per prender forma, si congiungono a queste, perci, i saggi
hanno designato tal forma visibile con il nome di Sarira,
(combinazione dei sei elementi, corpo).
18. Gli elementi vi penetrano con funzioni che sono loro
proprie, cos come la Mente (Manas), fonte perenne degli
esseri, con attributi infinitamente sottili e penetranti.
(1) Vedi avanti verso 67 e seg.
(2) Si deve intendere qui per annester lo, spazio fra la terra ed il sole.
(3) Sono! la bont (sattwa), la passione (Kagia) l oscurit (tamas)
(4) Undici sono gli organi dei sensi per i fi ics e fi indiani; dieci esterni
e uno interno. I primi cinque delti organi dell'intelligenza sono; rocchio
lorecchio, il naso, la lingua, la pelle; gli altri cimine, detti organi dei-
razione, sono; lorgano della parola, le mani, i piedi, la parto inferiore
del tubo intestinale e gli organi della generazione. li senso interno il
sentimento (Jfanas), ohe partecipa dellintelligenza e dell'azione.
(5) Gli atomi, le particelle sottili che producono i cinque grandi elemen
ti letere, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra ed il principio intellet
tuale, (iiahat).
19. Per mezzo di queste particelle sottili, dotate di forma,
di queste sette principi (Puruchas) forniti di grande ener
gia, stato formato questo universo perituro, da quello
ohe non perisce.
20. Ogni elemento (1) acquista la qualit di quello elio
lo precede d guisa che. pi lontano nella serie, maggior
numero di qualit ha in s.
21. LEssere Supremo assegn cosi fin dal principio, ad
ogni creatura, un nome, degli atti, c un modo di vita, a
seconda delle parole del Veda.
22. Il Supremo ordinatore produsse una classe di Dei
(Dvas) (2) essenzialmente attivi, dotati di vita, cd unin
finit impercettibile di Geni (Sdhyas) ed il sacrificio
eterno.
23. Dal fuoco, dallaria, dal sole, trasse fuori per il compi
mento del sacrificio, i tro Veda eterni, detti Ritch, Ya-
gius, e Sma (3).
24. Cre, il tempo e le sue divisioni, le costellazioni,
i pianeti, i fiumi, i mari, le montagne, le pianure, le
vaili.
25. La devozione austera, la parola, il piacere, lamore,
la collera: e tal creazione oper perch egli voleva dar vita
agli esseri.
26. Per porre una differenza frale azioni, distinse il giusto
dallingiusto e sottomise le creature sensibili al piacere ed
al dolore ed allo altro condizioni contrarie.
27. Con le molecole dei cinque clementi, che divengono
periture, tutto stato creato ordinatamente.
28. Poich il sommo ordinatore ha destinato luno o laltro
degli esseri animati ad una data occupazione, questo essere
la compir di per s tutte le volte che ritorni al mondo.
29. Qualunque sia stata la qualit chegli ha concessa a
lui nellistante della creazione, la crudelt o la bont, la
dolcezza o lasprezza, la virt o il vizio, la verit o la men
zogna, Tessero la ritrover naturalmente.
30. Come lo stagioni, nel loro periodico avvicendarsi,
(1) Letere ha ima sola qualit, il suono: l'aria ne ha due, il suono, e
la tangibilit; il fuoco tre. cio vagginng il calore; lacqua ha ancora
in pi, il sapore ; la terra ha le quattro suaccennato o lodore.
(j) (leni one hanno per capo ladra.
(3) Questi sono i tre libri sucri (Veda) per eccellenza in cui ai raccol
gono le preghiere da usarsi nei riti solenni: in prosa quelle dello Vagina
In versi quello del Richt, da cantarsi quello del Sama.
Oltre questi v ne un quarto rAthar vana, (veda) contenente solo riti
propiziatori delle divinit: nelle leggi di lann non fatta menzione.
riprendono le loro speciali caratteristiche, cos le creature
animate riprenderanno le proprie occupazioni.
31. Inoltre per la prosperit deUuniverso dalla sua bocca,
dal braccio, dalla coscia, dal piede, cav fuori il Br&hmana,
lo Kshatrya, il Vaisya, il Sdra.
32. Avendo diviso il corpo in due parti il sommo ordi
natore divenne met masohio e met femmina, e unendosi
a questa parte femminile, gener Viragi.
33. Imparate, nobili Brhmani, che colui che il divin
maschio Virgi, ha creato, intento in austera divozione,
sono io, Manu, creatore di tutti.
34. Ed io volendo dar vita al genere umano, dopo aver
durato le pi aspre penitenze, ho creato dieci altissimi
santi (Maharchis) signori delle creature:
35. Marsi, Atri, Angiras, Pulastya, Pulaha, Kratu,
Prascetas, Vasichta, Bhrigu c Nrada.
36. Questi esseri onnipotenti crearono sette altri Man,
gli dei e lo loro classi, ed altri saggi dotati dimmenso
potere;
37. Crearono i gnomi (Yakchas) (1) i giganti ((Rkchasas)
(2) i vampiri (Pistehas) (3), i musici celesti (Gandharbas)
(4) le Ninfe (Apsaras), (5) i titani (Asuras), (6) i dragoni
(Ngas) (7), i serpenti (Sarpas) (8), gli uccelli (Suparnas),
(9) e le differenti trib degli avi divini, (10);
38. I lampi, le folgori, le nubi, gli arcobaleni, le meteore,
gli uragani, le comete e le stelle di varia grandezza;
39. I Kinnara, (11) le scimie, i pesci, le diverse specie
duccelli, il bestiame, le fiere, gli uomini, i carnivori a doppia
fila di denti;
40. I vermi, le cavallette, i pidocchi, le mosche, le ci
mici ed ogni sorta di insetti che pungono ed infine gli og
getti privi di movimento.
(1) Servi (li Kuvera, ilio delle ricchezze, guardano i suoi giardini ed i
suoi tesori.
(2) Geni malefci, talora giganti nemici dogli dei, tal'altra vampiri a-
vidl di sangue umano.
(3) Spirili malvagi superiori ai Rakhsasas.
( 1 1 Sono i musici della corte d India, re dui Armamento.
(;">) Donne bellissimo che in cielo allietano i beati con le loro danze.
(fi) I geni avversi ai Dvas, con i quali combattono continuamente.
(7) Semidei dal viso umano, dalla coda di serpente, dal collo avvolto
da colubri, abitano nelle regioni infernali.
(8) Sono divinit internali di specie affine ai Xagas.
(9) Uccelli divini.
(10) Sono i Mani divinizzati,'! progenitori del genere ornano ed abitano
l orbita della luna.
(11) Sono musici addetti al dio delle ricchezz, Kuvera.
41. Cos, per mia volont, questi magnanimi saggi crea
rono, in virt delle loro penitenze, tutta questa accolta di
esseri viventi e senza vita a seconda delle opere.
42. Io voglio ora mettervi innanzi le opere che sono
state assegnate quaggi a ciascuno di questi esseri ed in
qual modo vengano al mondo.
43. Il bestiame, lo fiere, i carnivori a doppia fila di denti,
i giganti, i vampiri e gli uomini nascono dalla matrice.
44. Gli uccelli nascono da un uovo come i serpenti, i coc
codrilli, i pesci, le tartarughe e altre specie di animali ter
restri o acquatici.
45. Le zanzare (?), i pidocchi, le mosche, le cimici nascono
dal vapore caldo: sono prodotti dal calore, come tutto ci
che loro assomiglia.
46. Tutti i corpi privi di movimento, cho sorgono o
da un granello o da un ramo, hanno origine dallo sviluppo
di una gemma; lo erbe producono una grande quantit di
fiori e di frutti e periscono quando i frutti sono giunti a
maturit.
47. I vegetali chiamati Vanaspati (re delle foresto) non
hanno fiori ma portano frutti; e sia ohe essi portino doi fiori
o pur solamente dei frutti, in entrambe queste forme,
prendono il nome di alberi.
48. Vi sono differenti specie di arbusti che crescono in
cespuglio od in macchia, poi altre di gramigna, di piante
rampicanti e striscianti; tutti questi vegetali nascono da
un some o da un ramo.
49. Circondati da una Oscurit manife3tantcsi sotto
una infinit di forme, in causa delle loro azioni precedenti,
tutti questi esseri sono dotati duna coscienza interiore;
sentono il piacere ed il dolore.
50. Sono cos stabilite da Brahma fino ai vegetali, le tras
migrazioni (1) che hanno luogo in questo mondo orribile,
che si distrugge senza tregua.
51. Dopo aver creato luniverso e me stesso, Colui chila
il potei e incommensurabile, disparve di nuovo, assorbito
nellanima suprema, sostituendo il tempo della creazione
col tempo del dissolvimento.
52. Quando Do si desta, subito luniverso si muove c
compie lopere sue; quando egli dorme, lo spirito si profonda
nella calma assoluta, ed allora il mondodesiste dallopere sue.
(1) tino dei dogmi della teologia indiana quello della metempsicosi:
l'anima stimata a passar per pih corpi, rinascendo, finch meriti (Tesser
conipenetrai a in Brahma. Ved* Lib. &IJ.
53. Perch durante il suo queto sonno, gli essere animati
forniti dei principi dellazione cessano dalle loro funzioni,
la Mente cade nellinerzia, come gli altri sensi:
54. E quandessi si sono disciolti insieme nellanima
uprema, allora questanima di tutti gli esseri giace nel ri
poso pi calmo e profondo.
55. Quando essa entrata nclFoscurit vi rimane per
lungo tempo dotata degli organi della sensazione senza per
compierne lo funzioni: priva dogni forma corporea.
56. Quando, riunendo di nuovo i sottili principi elemen
tari, essa sintroduce in una semenza vegetale od animale
allora riprende forma novella.
57. Cos, alternando il risveglio e il sonno, lEnte immu
tabile fa rivivere o morire eternamente tutto questo vasto
complesso di creature mobili e immobili.
58. Dopo aver composto questo libro delia legge, Egli
stesso nel principio me lapprese a mente ed io linsegnai a
Martchi ed agli altri saggi.
59. Ecco Bhrigu che ve ne apprender completamonto
il contenuto, poich questo Mun (1) lha imparato tutto
intiero da me.
CO. Allora il Maliarda Brigu cos interrogato da Manu
disse benevolmente a tutti i Richi: Udite.
61. Da questo Manu sorto dall Ente eh esisto per
s discendono sei altri Manu i quali dieder vita a lo crea
ture. Erano essi dotati danima nobile e di suprema
potenza:
62. Svrokicha. Ottami, Tmasa, Raivata, il glorioso,
Kkchoucha ed il figlio di Visvasvat (2).
63. Questi setto Manu onnipotenti, di cui Svayam-
bhuva il primo, hanno ognuno durante il loro periodo
prodotto o diretto questo mondo composto desseri mobili
ed immobili.
64. Diciotto nimechas (batter di ciglio) fanno una kilt-
citt; trenta ktchts una kala; trenta kalas, una muhurta,
altrettante muhurta fanno un giorno od una notte.
65. Il sole il segno di distinzione fra il giorno e la notte
per gli uomini e per gli Dei; la notte per il sonno degli
esseri, il giorno per il lavoro.
(1) Con questo nome si chiama un personaggio pio ed istruito ebe s'
con le sue pratiche austero elevato sopra la natura umana.
(2) K dettoVaisaswata (figliodel soie). il personaggio favoloso culi
ihri indiani riattaccano la storia deHultimo dei diluvi, che sono nei loro
libri dellorigine deli-universo.
06. Un mese dei mortali un giorno ed una notte dei
Pitri; si divide in due quindicine: (1) la nera il giorno
destinato allo opere, la bianca la consacrata al sonno.
07. Un anno dei mortali un giorno eduna notte dogli Dei.
Eccone la divisione: il giorno corrisponde al corso setten
trionale del solo e la notte a quello meridionale.
68. Ed ora imparate per ordine ed in breve, quale sia
la durata duna notte e dun giorno di Brahm e di ciascuna
dolio quattro et delluniverso (Yugas) (2).
69. Quattromila anni degli Dei. compongono al dir? doi
saggi, il Kvita-yuga; il crepuscolo che lo precede dal
trettante centinaia danni e cos queilo che segue.
70. Nellaltro tre et, pur esse precedute dal crepuscolo,
le migliaja e lo centinaia danni sono diminuito successi
vamente duna unit.
71. Queste quattro et chabbiamo detto assieme urite
danno la somma di dodicimila anni, ch let degli Dei.
72. Ora sappiamo che lunione di mille et degli Dei, (3),
compongono un giorno di Brahm e che la notte ha una
egual durata.
73. Quelli che sanno che il Giorno Santo di Brahm
non finisce che dopo mille et e che egual tempo abbraccia
la notte, conoscono veramente il giorno e la notte.
74. Quando questa sar trascorsa, Brahm sorger dal
suo sonno: nel suo svegliarsi emana lo spirito divino (Manas)
che per s esisto e non esiste.
75. Mosso dal desiderio di dar vita, crea e d natura al
letere che i saggi considerano dotato della qualit del
snono.
76. Dalletere per mezzo duna trasformazione nasce
laria, veicolo di tutti gli odori, puro e pieno di forza, di
cui la propriet conosciuta la tangibilit.
77. Da una trasformazione dellaria, nasce la luce,
che rischiara, dissipa loscurit, brilla e di cui qualit
la forma apparente.
78. De un trasformazione della luce, si sviluppa lacqua
(t) La quindicina lunare chiara finisce con il giorno di plenilunio e la
quindicina oscura comincia il giorno della luna nuova.
(2) Sono queste quattro et dette Krita, Treta, Dvpara S ali: ritor
nano periodicamente per infinite volte. Secondo gii Indiani noi oi troviamo
ora nel Kali-iuga, cominciato 8101 anni prima di Cristo.
(3) Dopo compiuto questo periodo si ha la dissoluzione del mondo (Pra-
lava). Dopo cento anni, di 30 o giorni di Brahma ognuno, lia luogo il
Maha-Praiaya, distruzione generale dell'universo, in cui Brahma stesso
svanisce. Sono gi trascorsi cinquanta di questi anni.
che lia per qualit il sapore; dallacqua proviene la terra
che ha lodore. Questa la creazione ab aeterno.
79. Let degli Dei, chabbiamo or visto abbracciare do
dicimila anni divini, ripetuta settantuna volte, vien detta
periodo dun Man (Mauvantara).
80. I periodi dei Manu sono innumerevoli, come la crea
zioni ed i dissolvimenti del mondo e lEnte Supremo li rin-
novella come per giuoco invariabilmente.
81. Nella Krita-yuga la giustizia sta salda come toro
sui quattro piedi; la verit regna e nessun bene dei mor
tali pu aver principio dalliniquit.
82. Ma ncllaltre et, per lillecito acquisto delle ric
chezze e del sapere, la giustizia perde lun dopo laltro i
suoi piedi, det in et, ed a cagione del furto del falso della
frode, diminuiscono gradatamente, a quarto r. quarto,
i beni onesti.
83. Gli uomini, liberi da malattie, conseguono ogni loro
desiderio e vivono quattrocento anni durante la prima et;
nella Tret-yuga e nelle successive lesistenza loro scema
a quarto a quarto, gradatamente.
84. La vita dei mortali dichiarata nei Veda, le ricom
pensi dei sacrifici ed i poteri degli esseri divini, danne al
mondo frutti proporzionati allet.
85. Talune virt sono particolari allet Krita, talaltre
alla Tret, altre alla Dwapra, ed altre infine alla Kali, in
proporzione decrescente.
86. Lausterit domina nella prima, la scienza divina
nella seconda, il compimento del sacrificio nella terza; al
dire dei saggi, la liberalit sola nella quarta.
87. Per la conservazione di tutto il creato, lEnte su
premamente glorioso stabil diversi offici a quelli chaveva
creato dalla sua bocca, dal suo braccio, dalla sua coscia,
dal suo piede.
88. Diede in retaggio ai Brhmana lo studio e linsegna
mento dei libri sacri, il compimento del sacrificio e la dire
zione di quelli offerti dagli altri, il dritto di donare e quello
di ricevere;
89. Impose per dovere al Kchatrva di proteggere il po
polo, desercitare la carit, di sacrificare, di leggere i libri
sacri e di non abbandonarsi ai piaceri dei sensi.
90. Curar il bestiame, far lelemosina, sacrificare, studiare
i libri sacri, esercitar il commercio, far prestiti ad interesse,
lavorar la terra, sono le funzioni stabilite pel Vaisya.
91. Ed un solo ufficio assegn il Signore sommo al Sudra:
quello di servir tutte laltre classi, senza torre loro alcun
merito.
92. Sopra l'ombellico il corpo dell'uomo fu proclamato
pi puro e la bocca fu dichiarata la parte purissima dal
lEnte chesiste per s.
93. Per lorigine sua chegli trae dal membro pi nobile
perch egli nato primo dogni altro, perch, possiede la
Santa Scrittura, il Brahmano per diritto il Signore della
creazione.
94. Infatti egli fu creato dalla bocca dellEnte ch'esiste
per s, dopo aspra penitenza, perch compiesse le offerte
al Signore cd ai Mani, per la conservazione dogni cosa.
95. Infatti colui por la bocca del quale gli abitanti del
Paradiso si oibano sempre del burro chiarificato ed i Mani
del banchetto funerario, qual essere mai dovrebb avere
sopra di s?
96. Fra tutti gli esseri, i primi sono quelli animati; fra
gli animati coloro che si tengono in vita merc lintelligenza:
gli uomini sono i primi fra gli esseri intelligenti e i Brah
mani fra gli uomini.
97. Fra i Brahmani i pi nobili sono quelli che posseg
gono la scienza sacra; fra i sapienti quelli che conoscono
il loro dovere; fra costoro gli uomini che ladempiono esat
tamente; fra questultimi coloro che lo studio dei libri
santi mena alla beatitudine.
98. La nascita del Brahmano lincarnazione eterna
della giustizia, perch il Brahmano nato per dar forma
alla giustizia, destinato ad identificarsi con Brahma (1).
99. li Bramano, venendo al mondo, posto nel primo
luogo su questa terra; supremo signore di tutti gli esseri
egli deve vegliare alla conservazione del tesoro delle leggi.
100. Tutto ci che il mondo ha in s propriet del Brah
mano; per la sua primogenitura, per la nascita sua nobi
lissima, ha diritto a tutto ci che esisto.
101. Il Brahmano non fa che mangiare il nutrimento
che gli appartiene, vestirsi degli abiti che sono suoi, do
nare ci che suo; se anche gli altri uomini fruiscono dei
beni di questo mondo solo per generosit del Brahmano.
102. Per distinguere le occupazioni del Brahmano e
(1) Brahma l'essere supremo, il dio nnco, princpio ed essenza del
inondo, donde hanno origine tutti gli esseri, nel quale tornano. I/iden*
ficazione oon Brahma produce la liberazione dei vincoli corporei (Mokcha):
1auiina, esente da ogni trasmigrazione assorbita nella divinit. Questo
finale dissolvimento stimato la felicit suprema da ogni indiano.
quelle delle altre classi nel loro ordine rispettivo, il saggio
Manu che procede dallEnte che per s ha composto questo
codice di leggi.
103. Questo libro deve essere studiato con intensit da
gni Brahmano e spiegato da lui ai discepoli, non mai da
alcun altro uomo.
104. Leggendo questo libro, il Brahmano che compie
esattamente i suoi doveri, non pu macchiarsi di alcun pec
cato n di pensiero n di parola, n dopera.
105. Egli purifica una adunanza, sette dei suoi avi o
sette desuoi discendenti e merita egli solo di posseder tutta
la terra.
106. Questo libro meraviglioso fa ottener ogni cosa de
siderata, accresce lintelligenza, procura la gloria e una lunga
vita e conduce alla suprema beatitudine.
107. La legge si trova qui completamente esposta cos
corno il bene c il m ale dello opere e i costum i antichissimi
dello quattro classi.
108. Il costume antichissimo la principal legge appro
vata dalla rivelazione (Sruti) ? dalla tradizione (Smriti); (1)
perci colui che desidera il bene della sua anima deve con
formarsi sempre con perseveranza ad esso.
109. Il Brahmano che si stacca dal costum e non gusta
i frutti della santa scrittura, ma segli losserva esattamente
ottiene un raccolto abbondante.
110. Cos i Mun, avendo conosciuto ohe la legge de
riva dal costume antichissimo, hanno adottati questi co
stumi sanciti per baso dogni pia austerit.
111. La creazione del mondo, la regola dei sacramenti,
(Sanskras) i doveri e la condotta duno scolaro di teologia
(Brahmatchri) limportante cerimonia del bagno;
112. La scelta duna sposa, i cinque diversi riti nuziali,
il modo di compiere le grandi oblazioni (Mah-Yaginas
e la celebrazione dellufficio funebre (Srddha) (2) istituito
ab aeterno;
113. I differenti modi di sostenersi in vita, i doveri dun
padron di casa, i cibi leciti cd illeciti, la purificazione degli
uomini e degli oggetti;
(1) La Sruti ia scrittura, il Veda: la Saniti fi la legge ispirata dai
legislatori ai loro allievi e da questi raccolta.
(2) Ha quostn cerimonia lnfllcio di facilitare allanima ilei morto l'ac
cesso al cielo e la divinizzazione fra i Mani; se gli nomini cessassero
di celebrale lo Srddha, le animo del loro avi sarchi ero precipitate dal
soggiorno dei Aleni nell'inferno.
114. I regolamenti riguardanti le donno, i doveri austeri
che menano alla beatitudine (Mokcha), la rinuncia al mondo,
tutti i doveri dun re, la decisione dogli affari giudiziari;
115. Gli statuti che rogolano le testimonianze e le infor
mazioni, i doveri della sposa e dello sposo, le proibizioni
del giuoco, i castighi dei delinquenti;
116. I doveri dei Vaisya e dei Sdra, lorigine dello
classi miste, le regolo di condotta di tutte le classi in casi
di calamit, ed i modi despiazione;
117. Lo tre specie di trasmigrazione che sono nel mondo
il risultato delle opere, la felicit suprema riservata alle
opere buone, lesame del bene e del male;
118. Ed infine le leggi eterne delle differenti contrade,
delle classi, delle famiglie, gli usi delle diverse stte di ere
tici o delle compagnie di mercanti, sono state esposte in
questo libro di Manu.
119. Come gi una volta assecondando la mia preghiera,
Manu ha dichiarato ci clic in questo libro, cos appren
detelo voi da me.
LIBRO IL
1 Sacramenti: il noviziato.
1. Imparate quali sieno i doveri degli uomini virtosL-
non dediti allira ed allamore sfrenato, doveri impressi nel
cuore.
2. Lamor di s stessi non lodevole, tuttavia nessuno al
mondo n esento. In realt lo studio della Santa Scrittura
ha per causa lamore di s stesso e la pratica delle opere che
i libri santi prescrivono.
3. Dalla speranza di un vantaggio nasce limpulso ad
operare; i sacrifici hanno per motivo la speranza; le pratiche
daustera divozione e le pie consuetudini palese che pro
vengono dalla speranza di una ricompensa.
g 4. Non si vede mai quaggi che unopera qualsiasi venga
fatta da chi non ne abbia voglia: il motivo dogni atto
sempre un desiderio.
5. Compiendo perfettamente i doveri prescritti, senza m i
rare a ricompense, luomo consegue limmortalit e,-nel
mondo, fruisce del compimento di tutti i desideri che gli
nascono.
I 6. La legge ha per base il Veda, le imposizioni o le pra
tiche morali di coloro che la posseggono, il costume imme
morabile della gente buona c la soddisfaziore della sua
coscienza.
i 7. Qualunque sia il dovere imposto da Manu a questo o
a quellaltro individuo, esso completamente dichiarato
nel Libro Santo, perch Manu possiede tutta la scienza
divina.
8. II saggio, dopo aver sin nel fondo esaminato questo
completo sistema di leggi con locchio del pio sapere, cono
scendo lautorit della rivelazione, deve rinchiudersi nel
dovere.
9. Certo, luomo ohe si conforma allo regolo prescritte
dalla Rivelazione e dalla Tradizione, consegue la gloria in
questo mondo e la perf tta felicit nellaltro.
10. CoDvien sapere che la Rivelazione nel Libro Santo
(Veda) e la Tradizione nel Codice delle leggi (Dharmasstra);
una e laltra non devono essere in nessun luogo contestate
perch il complesso dei doveri ne emana tuttintero.
11. Ogni nomo delle tre prime classi che, per le opinioni
di libri increduli, disprezza queste due basi fondamentali
deve essere escluso dalla compagnia degli uomini dabbene
come ateo e spregiatore dei Libri Sacri.
12. Il Veda, la Tradizione, le buone consuetudini e la sod
sfazione interiore son definite dai saggi le quattro fonti
del sistema dei doveri.
13. La conoscenza del dovere basta a quelli che non sono
attaccati alla ricchezza o al piacere; per quelli che cercano
di conoscere i doveri, in vista di ricompensa, lautorit
somma la Rivelazione.
i 14. Ma quando la Rivelazione offre due precetti, in appa
renza contradditori, stimateli come legge entrambi, ch
queste due leggi dai saggi son state dichiarate perfettamente
valide. *
15. Si dice, per esempio, nel Libro Santo, che il sacrifcio
deve essere compiuto dopo il levar del sole, prima che sorga,
quando non si veda n sole n stelle; di conseguenza, il
sacrifcio si pu fare nelluno o nell'altro di questi momenti.
16. Colui poi quale, dalla cerimonia della concezione
fino a quella funebre, si oompiono tutti i riti e le preghiere
duso, deve esser riconosciuto degno del privilegio di leggere
questo codice: nessun altro potr averlo.
17. Fra i due fiumi divini di Sarasvati (1) e di Driclia-
dvati (2) si trova racchiuso un tratto di torra: questa con
trada, ciegna degli di, ha ricevuto ilnomediBrhmavaita.
18. La oonsuetudino che s perpetuata in questo paese
per tradizione immemorabile, fra le classi originarie e quelle
misto, dichiarata buona consuetudine.
19. Kurunkchetra (3), Matsya, Pantchla (4), Sura-
(1) Questo fiume, detto Sanniti ai nostri giorni deriva dallo montagne
che delimitano a Nord-Ovest la provincia di Dehli o si perdo a sud-est
nella regione d Iihatti, nel gran deserto. Secondo gli Indiani, conti
nuandoli corso sotto terra va il Sarasvati a conglangers col Gange.
(2) Fiume che scende dal nord-est del Dehli.
(3) 'territorio vicino al Dehli, teatro della battaglia fra Pandavas e
Korava.
(4) Ripiani circostanti al Dolili.
snaka (1), formano la contrada chiamata Brhinarchi,
vicino a quella di Brlimavarta.
20. Dalla bocca dun Brahmano nato in questo paese
devono tutti gli uomini della terra apprender le loro parti
colari regole di condotta.
21. La regione tra il monte Himavat (2) e Vindhya (3),
alloriente di Vinasana (4). ad occidente di Prayaga (5),
chiamata Madhyadesa (paese mediano).
22. Dal mare orientale lino a quello doccidente lo spazio
compreso fra queste montagne chiamato dai saggi Ary-
varta (soggiorno degli uomini venerandi).
23. Ogni luogo in cui soggiorni naturalmente la gazzella
rera conveniente per la celebrazione del sacrificio; il paese
dei M16ttchha(doi barbari, degli stranieri) non lo .
24. Quelli che appartengono alle tre prime classi devono
cercar ogni modo por stabilirsi nei luoghi chabbiamo desi
gnato: un Sudra chabbia pena a procurarsi il suo sosten
tamento, pu dimorare in qualsiasi luogo.
25. Lorigine della legge ed il prodursi delluniverso sono
stati ormai esposti sommariamente; ascoltate ora lo leggi
che riguardano le classi.
26. Con i riti propiziatori stabiliti dal Veda, devono
esser compiuti i sacramenti (6) (Sanskras) che purificano il
corpo degli Luigia (7), da quello della concezione agli
altri clic tolgono ogni macchia in questo mondo e nellaltro.
27. Con le offerte al fuoco per la purificazione del feto,
con la cerimonia compiuta alla nascita, con quella della
tonsura e del conferimento dol cordone sacro, tutte le impu
rit elio il contatto del seme o della matrice ha potuto
metter negli Dwigia sono cancellate intieramente.
28. Lo studio dei Veda, le pie osservanze, lo offerto al
fuoco, la lettura e lo studio del Veda le offerte, la pro
creazione della prole, le cinque grandi oblazioni ed i sacri
fici solenni preparano il corpo al compenetramento nel
lEssere Divino.
(1) Citt nel territorio <VAgrama.
(2) l-Hiuilaya (soggiorno delle nevi) catena di montagne che sepa
rano l'India dal paese dei Tartari, a nord. Da questi monti scendono i
fiumi pih importanti quali, il Gange, l'Indo, il Brahmapntra.
(3) Monti che separano l'India centrale <lal Dekan.
(1) Territorio presso i Dehli, il moderno Pannipnt.
(5) Regione al confluente del Gange ejel Gemila, detta oggi Allahabad.
(6) Cerimonie di puri filiazione particolari alle Ire prime classi ; sono
enumerate nella strofa seguente. Nota che Taltinio il matrimonio.
(7) Dwigia significa nato due volte, rigenerato . Sono cosi chiamati gli
uomini delle tre classi, vestiti del cordone sacro. Vedi versetto 169 e 170.
29. Prima della recisione del cordone om belicale pre
scritta una cerimonia allorquando il nato sia un masehio:
si deve fargli gustare del miele, del burro sacrificalo in
uno strumento doro recitando lo parole di rito.
30. Il padre compia o la faccia compier da altri la ceri
monia di dar il nome al figlio il decimo od il duodecimo
giorno dopo la nascita in un giorno lunare propizio, in un
momento favorevole, sotto una buona stella.
31. Il nome dun Brahmano esprima, nella prima parto
il favore propizio, quello dun Kehatriya 'a potenza, quello
dun Vaisya la ricchezza, quello dun Sdra labjezione.
32. Il nome dun Brahmano indichi, nella seconda parto,
la felicit, quello dun guerriero la sicurezza, quello dun
mercante la liberalit, quello dun Sdra la soggezione.
33. Sia il nome di una donna dagevole pronuncia, dolce,
chiaro, gradevole, propizio; termini in vocali lunghe ed as
somigli a parole di benedizione.
34. Il quarto mese, si porti il fanciullo fuor di casa a
veder il sole, il sesto gli si dia da mangiar del riso o si segua
luso adottato dalla famiglia come pi fausto.
35. La cerimonia della tonsura (1) devo, per tutti gli
Dwigfas esser fatta conformemente alla legge il primo od il
terzo anno, come dico la Scrittura.
36. Si faccia lottavo anno, dal concepimento, linizia
zione di un Brahmano, quella di un Kohatriya lundecimo,
di un Vaisya il duodecimo.
37. Per un Brahmano chaspiri al lustro che d la scienza
divina pu la cerimonia compiersi il quinto anno, per uno
Kehatriya che tenda alla gloria il sesto, per un Vaisya che
voglia dedicarsi agli affari commerciali lottavo.
38. Pino al sedicesimo anno per un Brahmano, fino al
ventesimo secondo per uno Kehatriya, fino al ventesimo
quarto per un Vaisya il tempo della Svitri, non trascorso.
39. Ma dopo tale termine quelli delle tre classi cho non
hanno ricevuto il sacramento nellepoca fissata, indegni del
liniziazione, scomunicati, sono lasciati al disprezzo della
gente onsta.
40. Con questi uomini ohe non hanno ricevuto la purifi
cazione secondo le regolo proscritte, un Brahmano nemmeno
in caso di calamit non contragga mai legame per lo studio
della Scrittura, n di famiglia.
41. Gli scolari di teologia devono poi-taro por mantello,
(1) Consiste nel radere tutto il capo, lasciandovi al sommo nn ciuffo.
pelli eli gazzella nera, di cervo o eli becco; per tunica,
tessuti di canapa, (l)d i lino, di lana a seconda della loro
classe.
42. La cintura dun Brahmano deve essere di mungia
(Saccharum munja) composta eli tre corde uguali e lisce
al tatto, quello duno Kehatriya deve essere una corda
d'arco fatta di murva, (senoeviera zevlanica), quella dun
Vaisya di tre spaghi di canapa.
43. In mancanza delle libre chabbiamo nominate sicno
fatte di kusa, (pao ejnosuroides) dasmntaca (spondias
mangifera), di balbagia (saccharum cylindricum), in tre
corde, dun sol nodo, di tre o di cinque.
44. Il cordone sacro portato sulla parte superiore del
corpo deve essere di cotone a tre fili per un Brahmano,
dun sol filo, e di canapa, per un Kehatriya, di lana filata
per un Vaisya.
45. Un Brahmano deve, secondo la legge, portar un ba
stone di bilva (aegle marmelos) odi palsa (butea frondosa);
quello dun guerriero deve essere di vatha (ficus indioa)
o di khadira (mimosa catoehu), e di pilu (carena arborea)
o dudombara (ficus glomerata) quello dun mercante.
46. Sia quello del- Brahmano cos lungo da arrivargli
ai capeeli, quello dnn guerriero alla fronte, quello dnn mer
cante al naso.
47. Devono questi bastoni esser diritti, dun sol pezzo,
belli a vedersi, non paurosi, con la corteccia, non toccati
dal fuoco.
48. Munito del bastone designato, dopo essersi posto di
fronte al sole ed aver fatto il giro del fuoco movendosi da
sinistra a destra, il novizio vada elemosinando il suo sosten
tamento come proscrive la regola.
49. Liniziato (colui elio investito del cordono sacro) che
appartiene alla prima delle tre classi rigenerate deve do
mandando lelemosina ad una donna cominciare con la
parola: Signora: liniziato della classe dei Kehatriya la porr
in mezzo alla frase, ed il Vaisya in fine.
50. Alla madre, alla sorella, alla sorella di sua madre
egli deve dapprima richiedere il nutrimento oppure ad
unaltra donna da cui non possa essere respinto.
51. Dopo aver cos raccolto alimenti in quantit suffi
ciente, ed averlo mostrato al suo direttore (Guru) senza
(1) Il testo dice - sana - (Cannabis nativa) che per pu applicarsi a
parecchie piante tossili: ad esempio alla crotalaria (crotalaria juncea)
alcuna frolle, purificatosi e lavata la bocca, prenda il suo
pasto con il viso rivolto ad oriente.
52. Quegli che mangia rivolto ad oriente prolunga la sua
vita, rivolto a mezzogiorno acquista la gloria, volgendosi
ad occidente, arriva alla felicit, riguardando al settentrione
ottiene la verit.
53. Lo D vi gi, dopo aver fatto una abluzione deve pren
dere il cibo in un perfetto raccoglimento; finito il pasto deve
lavarsi convenientemente la bocca e bagnar con lacqua
le sei parti rientranti della sua testa (gli occhi, le orecchie,
le narici).
54. Onori sempre il suo cibo c lo mangi senza repugnanza;
vedendolo si rallieti e si consoli e faccia voto daverne
sempre altrettanto.
55. Infatti un nutrimento costantemente venerato d
la forza muscolare e lenergia virile; quando si prenda senza
onorarlo, si distruggono questi due vantaggi.
56. Si guardi dal donarne i resti, di non mangiare nel-
lintervallo dal pasto mattutino al serale, di non mangiare
in troppa quantit, e dandar in qualche luogo, dopo il
pasto, prima daver lavata la bocca.
57. Mangiar troppo nuoce alla salute, alla durata della
vita, alla felicit in cielo; per limpurit oharreca biasimato
dal mondo; conviene adunque astenersene con ogni cura.
58. Il Brahmano faccia sempre labluzione con la parte
consacrata delle mani, secondo il Veda, o con quella ohe
trae il suo nome dal Signor del Croato, o con quella consa
crata agli Dei, ma non mai con quella parte cui deriva il
nome dai Mani (Pitris).
59. Si chiama parto consacrata al Veda quella situata
alla radice del pollice, al Creatore quella alla radico del
mignolo, agli Dei in sulla punta delle dita, ai Mani quella
tra il pollice e lindice.
60. Egli beva lacqua in tre riprese, nel cavo della mano,
sasciuglii duo volte la bocca, con la base del pollice, e si
tocchi poi le sei parti rientranti, il petto, la testa.
61. Chi conosco la legge e cerca la purit deve far sempre
labluzione con la parte monda delle sue mani, servendosi
dacqua che non sia calda n schiumosa, tenendosi in luogo
appartato, rivolto il viso ad oriente o a tramontana.
62. Un Brahmano purificato dallacqua che gli scende
petto, uno Kchatriya da quella che gli va nellesofago,
un Vaisya da quella che riceve nella bocca, un Sdra da
quella chegli tocca con la lingua e le labbra.
63. Uno Dvigia dotto Upaviti quando la sua mano
destra alzata, Prtohfnvlti quando tien alto la sinistra,
Ni viti quando il cordone gli pende dal oollo.
fii. Quando la sua cintura, la pollo olio gli servo da man
tello, il bastono, il cordono, il vaso dellacqua sono in cat
tivo stato, li gotti nellacqua e se ne procuri dogli altri be
nedetti.
65. La cerimonia del Kesnta (tonsura) fissata pel se
dicesimo anno dalla concezione per i Brahmani, a ventidue
per gli Kchatriya, due anni dopo por i Vaisya.
66. Le stesse cerimonie, senza le preghiere (Mantra)
devono esser compiute per le donne nel tempo e nellor
dine designato, per purificare i loro corpi.
67. La cerimonia nuziale riconosciuta valida al posto
delliniziaziono prescritta dal Veda, lo zelo nel servir lo
sposo tien luogo di soggiorno presso il padre spirituale o la
cura della casa di quella del fuoco sacro.
68. Tale , come io lho esposta, la legge di lliniziazionc
degli Dvigia, che il sogno della rinascita e della santifi
cazione. Ascoltate ora a quali doveri debbano assogget
tarsi.
69. Il padre spirituale (guru) dopo aver iniziato il
discepolo, gli insegni le regole della purit, i buoni costumi,
la cura del fuoco sacro, le divozioni del mattino, del mezzo
giorno, della sera,
70. Quando si mette allo studio, il novizio, dopo aver
fattar una abluzione secondo la legge, rivolga al Libro Santo
il saluto domaggio (1), rivolto il viso verso settentrione,
ed ascolti la lozione vestito dun abito puro e signore dei
suoi sensi.
71. Al principio ed alla fine della lettura del Veda
tocchi rispettosamente i piedi del padre spirituale: legga
a mani giunto, perch cos si rende omaggio al Libro
Santo.
72. Quando tocca i piedi del suo padre spirituale incroci
le mani cos che porti la mano sinistra sul piede sinistro,
la destra sul destro.
73. Quando sacoinge a leggere, dica il vigile padre:
Ors, studia; e lo distolga dicendo: Riposati.
74. Egli pronunci sempre,' in principio od in fine, la pa
rola sacra della Scrittura; ogni lettura cho non sia preceduta
(1) il saluto letto Angioli, consiste nelt'inclinare leggermente la
testa, conglungeiulo le palmo, ed alzandole fino in mezzo alla fronte.
da Auul (1) si cancella a poco a poco e quella che non ne sia
seguita non lascia tracce nello spirito.
75. Seduto su degli steli di kusa, ch'abbian la punta
rivolta ad oriente o tenendo in mano questerba purifica
trice, libero da ogni impedimento fermando tre volto il
respiro per la durata ciascuna di cinque vocali brevi, allora
pronunci la sillaba Aum.
76. Le lettere A, U, M sono state espresse dai tre Libri
Santi come le tre grandi parole Binili, Buvah, Swali (2).
77. Dai tre Veda lAltissimo, Signore delle Creature,
versetto per versetto linvocazione detta .VAvitri che inco
mincia con la parola tru (3).
78. Pregando a bassa voce il monosillabo e la preghiera
che abbiamo detto precedute dalle tre parole, ogni Brahmano
che conosca intimamente i libri Sacri ottiene la santit
che il Veda procura.
79. Ripetendo mille volte, in luogo appartato questa
triplice invocazione, uno Dvigia liberasi in un mese anche
duna grave colpa, come un selciente della sua pelle.
80. Ogni membro della classe sacerdotale, militare,
commerciante che trascuri tale preghiera e non compia nel
tempo stabilito le pio osservanze, condannato al disprezzo
della gente onesta.
. 81. Le tre grandi parole, procedute dal monosillabo
Aum e seguito dalla Savitri che si compone di tre distici,
dovono esser riconosciuto come la pringipal parto del
Veda.
82. Collii che durante tre anni ripete tutti i giorni questa
preghiera, andr a trovar la Divinit suprema, agile come
il vento, in forma immortale.
83. Il monosillabo mistico il Dio Supremo; le tre soste
del respiro sono lespressione dellausterit pi perfetta:
nulla sopra la Svitr, La verit preferibile al silenzio.
(1) Aun il monosillabo sacro.il nome (lolla divinit che si (love far
preceder a tutto lo invocazioni. Per gli adoratori della trimurti (triade
divina), Aum esprime l'Anm dei tre dei in uno, A di Violimi, U di
Siva, i, di Bralmin
(2) Queste tre parole sono 1 nomi dei tre mondi e per significano terra,
atmosfera, ririo.
(i!) fj la seconda strofa dellinno.di Visvamitra, in tre distici:
1 Meditiamo sulla luce mirabile ilei Sole (Siivitri) risplendente; diriga
la nostra intelligenza.
2 Avidi di nutrimento, sollecitiamo eoa ornili preci i doni del sole
adorabile a spendente.
il I sacerdoti ed i Brahmani, con sacrifici e canti sacri, onorano il sole
risplendente, guidati dalla loro intelligenza.
84. Tutti gli atti di piet prescritti dal Veda come le
offerte al fuoco ed i sacrifici passano senza risultato, ma il
monosillabo inalterabile, il simbolo di Brahma, il Si
gnore delle Creature.
85. Lofferta che consiste in questa preghiera fatta a bassa
voce, dieci volte preferibile ad un regolare sacrificio:
quando la preghiera recitata in modo che nessuno possa
udirla, vale cento volte di pi, m ille volte pi di merito ha
quella fatta mentalmente.
86. Le quattro oblazioni domestiche, congiunte al sacri
ficio regolare, non valgono la sedicesima parto dellofferta
che consiste nella preghiera a bassa voce.
87. Con la preghiera a bassa voce un Brahmano pu,
senza dubbio, pervenire alla beatitudine faccia o no altri
atti di piet; essendo amico delle creature detto congiunto
con Brahma (Brahmano).
88. Quando gli organi dei sensi si trovano in rapporto
con oggetti piacevoli, luomo saggio deve fare ogni sforzo
por padroneggiarli, come uno scudiero che regga i cavalli.
89. Questi organi, fissati dagli antichi saggi nel numero
di dodici, li enumerer esattam ente nellordine che loro
conviene:
90. Le orecchie, la pelle, gli occhi, la lingua ed in quinto
luogo il naso; lapertura inferiore del tubo intestinale,
le parti sessuali, la mano, il piede, l'organo della voce,
che il decimo.
91. I cinque primi, lorecchio e quelli che seguono, sono
detti organi dellintelligenza e quelli che seguono, dal foro
intestinale in poi, sono dotti organi dellazione.
92. Conviene distinguere lundicesimo, la Mento (Ma-
nas) che per la sua qualit partecipa dellintelligenza
e dellazione; quando esso assoggettato, le due classi pre
cedenti, composte ciascuna di cinque organi, sono egual
mente soggette.
93. Dando adito alle tendenze degli organi verso la sen
sualit non pu mancare di cader in fallo, ma imponendo
loro un freno si arriva alla felicit suprema.
94. Certo, il desiderio non si soddisfa nel godimento
delloggetto desiderato; simile al fuoco in cui si spanda il
burro chiarifioato, non fa che infiammarsi di pi.
95. Confrontate colui che gode di tutti i piaceri dei sensi
con colui chi vi rinuncia totalmente: questi gli ben sopra,
perch labbandono completo di tu tti i desideri prefe
ribile al loro conseguimento.
90. Non 6 solamente con levitare di blandirli ohe si pos
sono domare gli organi proclivi alla sensualit, ma piut
tosto dandosi allo studio dei Libri Sacri.
97. Il- Veda, la carit, i sacrifici, le pie usanze, le morti
ficazioni, non possono menare alla felicit colui del quale
tutti i sensi sono corrotti.
98. Luomo che ode, tocca, vede, mangia, ebe sente ogni
cosa, senza piacere o dolore, questi solo pu esser stimato
padrone dei suoi organi..
99. Ma se uno solo di tutti gli organi gli sfugga dal pos
sesso. la scienza divina deHuomo sfugge pur essa, come lac
qua da un vaso bucato.
100. Dopo essersi fatto padrone dei suoi organi e daver
sottomesso il senso interiore, luomo deve attendere alle
sue occupazioni senza macerar il suo corpo con le austerit.
101. Dal crepuscolo del mattino fino al tramonto del sole,
stando in piedi, ripeta a bassa voce la Svitrl e dal crepu
scolo vespertino sinch appajano lucide le stelle ih cielo le
ridica.
102. Recitando la preghiera il mattino, stando in piedi,
egli cancella i peccati che, insciente, ha potuto commettere
la notte, recitandola la sera, seduto, distrugge ogni macchia
contratta, insciente, durante il giorno.
103. Ma colui che non fa, in piedi, la sua preghiera il
mattino e non la ridice, seduto, la sera, deve essere escluso
come una Sudra da ogni atto delle tre classi rigenerate.
104. Uno Dvigia, allorch non possa darsi allo studio
dei Libri Sacri, ritirandosi in una foresta presso ima fonte
pura, imponendo un freno ai suoi sensi ed osservando stret
tamente la regola della preghiera ripeta la Svitr con le
parole sacre in perfetto raccoglimento.
105. Per lo studio dei libri accessori (Vdangas) (1) per
la preghiera quotidiana non v necessit della sospensione
della lettura, come anche per le formule sacre che accom
pagnano lofferta del fuoco.
100. La recitazione della preghiera quotidiana non pu
esser sospesa: essa detta loblazione della Santa Scrittura
(Brahmasattra); il sacrificio in cui il Veda serve dofferta
sempre meritorio, anche quando sia fatto allorch la let
tura del Libro Sacro deve essere sospesa.
(I) I Yedanga o Aliga, sono le nei scienze sacre accessoriedei Teda e
trattano rispettivamente della pronuncia, delle cerimonie religiose, di
grammatica, di prosodia, dastronomia e la sesta dell* interpretazione
dei paesi dii'dcili dei Veda.
107. La preghiera a bassa voce, ripetuta un anno intero
da un uomo signore dei suoi sensi e sempre puro, eleva le
sue offerto di latte sciolto e quagliato, di burro chiarito e di
miele agli Dei, ai Mani cui sono destinate.
108. Lo Dvigia iniziato deve alimentare il fuoco sacro
ininterrottamente, mendicare il suo cibo, sedersi su un letto
bassissimo, ed essor soggetto al suo padre spirituale fino al
termine del noviziato.
109. Il figlio di questi, un allievo assiduo e docile, colui
che pu comunicare unaltra scienza, colui che giusto,
colui che potente, colui che liberale, colui che virtuoso,
colui che ha legami di sangue, sono appunto i dieci giovini
che possono, per diritto, esser ammessi allo studio del
Veda.
110. L'uomo saggio non deve parlare senzessere inter
rogato o rispondere a domande luor di luogo; deve com
portarsi in tal caso come se fosse muto.
111. Delle due persone di cui una risponde mal a propo
sito a una domanda fatta mal a proposito da unaltra,
una morr o sar odiata.
112. Dove non si trova n la virt n'la ricchezza n lo
zelo n la sommissione conveniente, la Santa Dottrina non
deve esser seminata, come il buon grano, in terreno sterile.
113. Val meglio por un interprete della Scrittura morire
con la sua scienza, anche quando si trovi nella miseria pi
spaventosa, che di seminarla in suolo ingrato.
114. La scienza divina dice al Brahmano: Io sono il
tuo tesoro; conservami, non comunicarmi ad un detrattore;
in questo modo io avr sempre la mia forza .
115. Ma quando tu troverai un discepolo puro e signore
dei suoi sensi fammi conoscere a questo Dvigia, come a un
vigile guardiano dun tale tesoro.
11(5. Colui che senza averne il permesso acquista la cogni
zione dei Libri Sacri, colpevole di furto e discende nella
dimora infernale (Naraka).
117. Chiunque siasi colui dal quale il giovine acquista
la sapienza delle coso di questo mondo, il senso della Santa
Scrittura o la cognizione deHBnto Supremo, egli deve ono
rarlo quale maestro.
118. Un Brahmano di cui tutta la scienza consista nella
Svitri, ma cho sappia dominare i suoi sensi, proferibile
a quegli che non li sa dominare e mangia e fa meroato
dogni cosa, quantunque conosca i Libri Sacri..
HO. Non devo sedersi sul letto o su un sedile nellistesso
tempo ohe il suo superiore e quando sia coricato o seduto,
salzi per rendergli onore.
120. Gli spiriti vitali dun giovine pajono sul punto di
sfuggirgli allavvicinarsi dun vegliardo; alzandosi e salu
tandolo egli li rattiene.
121. Colui ohe ha labitudine di salutare i vecchi e che
usa loro dei riguardi, saccrescer quattro cose: la durata
della vita, la scienza, il buon nome, la forza.
122. Dopo la formula del saluto il Brahmano che in
contra un uomo avanti det, dica il suo nome cos: Io sono
il tale.
123. A quelli che per ignoranza della lingua non conoscono
il significato del saluto accompagnato dal nome, luomo
istruito devo dire: Sono io: nello stesso modo sagisca con
la donne.
124. Salutando deve pronunziare linteriezione: Ho, dopo
il suo nome: i Santi stimano che Ho ha la propriet di rap
presentare il nome della persona cui sindirizza.
125. Possa tu viver lungamente, o santuomo, si risponde
al saluto dun Brahmano, o la vocale finale del suo nome
con la consonante che la precede deve esser prolungata
del tempo di tre brevi.
126. Il Brahmano che non conosco il modo di rispondere
ad un saluto non merita desser riverito dal sapiente:
simile ad una Sdra.
127- Si deve domandare ad un Brahmano, incontrandolo,
se la sua divozione prospera, ad uno Kchatriya se sia in
buona salute, ad un Vaisya se riesca nei suoi commerci,
ad un Sdra so non ammalato.
128. Colui che ha appena compiuto un sacrificio solenne,
per giovine chegli sia, non deve esser chiamato per nome;
colui che conosco la legge por indirizzargli la parola usi la
parola Ho! oppure Signore! *
129. Parlando alla sposa dun altro o ad una donna non
congiunta per sangue, si dica: Signora, o buona sorella .
130. Agli zii materni e paterni, al suocero, ai celebranti
(Ritvigis), ai padri spirituali, quando sieno pi giovini, si
deve dire, alzandosi: Sono io.
121. La sorella della madre, la moglie dello zio materno,
la madre della moglie, la sorella del padre, hanno diritto
agli stessi omaggi della moglie del padre spiritila le c le sono
eguali.
132. Dove prostrarsi tutti i giorni ai piedi della sposa del
fratello, sella della sua classe e pi vecchia, tutti i giorni:
ma solo tornando da un viaggio ha il dovere di salutare i
suoi parenti paterni o materni.
133. Con la sorella del padre e della madre tenga lo stesso
contegno ohe oon la madre: questa per pi degna di vene
razione di esse.
134. Leguaglianza non distrutta fra conoittadini da
una differenza d'et di dieci anni; fra artisti, di cinque;
fra Brahmani, versati nei Veda, di tre: leguaglianza tra
membri duna stessa famiglia non sussiste che per esiguo
divario det.
135. Un Brahmano di dieci anni ed un guerriero di cento
devono essere considerati come padre e figlio: dei due il
Brahmano il padre.
136. La ricchezza, la parentela, let, gli atti religiosi
ed in quinto luogo, la scienza divina, sono titoli di rispetto;
gli ultimi gradatamente sono i pi alti.
137. Quelluomo dello tre prime classi chabbia il pi gran
numero ed il pi importante, di queste cinque qualit ono
revoli, ha il dritto maggiore al rispetto: persino un Sdra
se sia entrato nella decima decade dellet sua.
138. Si deve cedere il passo ad un uomo sul carro, ad
un vecchio di pi di novantanni, a un malato, ad un uomo
che porti un carico, a un Brahmano chabbia compiuto i
suoi studi, ad uno Kohatriya, ad un fidanzato.
139. Ma fra questi personaggi, se essi si trovino uniti
tuttassieme, il Brahmano chha finito il noviziato e lo Kcha-
triya hanno il diritto di preferenza e dessi due il Brah
mano deve esser trattato con maggior rispetto del guer
riero.
140. Il Brahmano ohe dopo aver iniziato il suo discepolo
gli fa conoscere il Veda oon la regola del sacrificio e la parte
misteriosa (Oupanichad) designato col nome di maestro
spirituale (Atchariya).
141. Colui che per guadagnarsi la vita insegna solo una
parte del Veda o le scienze accessorie (Vedngas) chia
mato sottomaestro (Oupdhyya).
142. Il Brahmano o chi oompie i riti della cerimonia
della concezione e gli altri e che primo d al fanciullo il
riso per nutrimento chiamato direttore (Guru).
143. Colui che addetto al servizio di qualcuno per ali
mentare il fuoco sacro, far le oblazioni domestiche, lAgni-
chtoma e gli alti sacrifici, detto laccolito di colui che lha
a servizio.
144. Colui ohe oon parole di verit fa penetrar nello-
rocchio la Scrittura, deve essere reputato come un padre,
come una madre; il suo allievo non deve mai arrecargli
dispiacere.
145. Un maestro (1) pili venerabile di dieci sottomaestri;
un padre, di cento istitutori; una madre pi di mille padri.
146- Fra colui che d la vita e quegli ohe comunica i
dogmi sacri, questi il padre pi venerabile, poich la na
scita spirituale per lo Dvigia eterna in questo e nellaltro
mondo.
147. Quando un padre ed una madre, congiungendosi
per amore, danno vita ad un figlio, questa nascita non deve
considerarsi pi di un fatto umano; perch il figlio si forma
nella matrice.
148. Ma la vita che gli comunrca il maestro, che ha letto
tutti i Libri Sacri, secondo la legge, per mezzo della Svitri,
la vera e non soggetta n a veccliiaja n a morte.
149. Quando un precettore procura ad un allievo un van
taggio di qualohe fatta, grande o piccolo, per mezzo della
comunicazione del libro rivelato, si sappia che in questo
codice egli considerato come un padre spirituale, a ca
gione del beneficio della dottrina.
150. Il Brahmano autore della rinascita spirituale che
insegna il dovere, , secondo la legge, anche quando sia fan
ciullo, il padre delluomo adulto.
151. Kavi, figlio dAngira, fanciulletto ancora, insegn
la Sacra Scrittura ai suoi zii paterni ed ai cugini: Figli miei,
diceva loro. Perch la sua sapienza gli dava su di essi lau
torit dun padre.
152. Pieni di corruccio essi chiesero agli Dei ragione di
queste parole e gli Dei, radunatisi, dissero: Bene ha parlato
quel fanciullo.
153. In realt lignorante un fanciullo; chi insegna la
Santa dottrina un padre perch i Saggi hanno dato il nome
di fanciullo alluomo indotto e di padre al maestro.
154. Non sono gli anni, n i capelli bianchi, n le ric
chezze, n il parentado che dnno grandezza. I Santi hanno
stabilita questa legge: Colui che conosce i Veda e gli Angas
grande per noi.
155. La preminenza regolata dal sapere fra i Brahmani,
dal valore fra gli Kchatriya, dalla ricchezza fra i Vaisya,
dallet fra i Sudra.
(1) Maestro od anche istitutore detto colili che al momento deU'ini-
zi&zione Insegna al fanciullo la Savit.
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b i s b l i i U V l A1 I3.JJI U
156. Un uomo non vecchio perch la sua testa incanu
tisce, ma quegli che. ancor giovine, ha letta la Sacra Scrit
tura. riguardato dagli Dei come un vecchio.
157. Un Brahmano che non ha studiata la Scrittura,
paragonabile ad un elefante di legno, ad un cervo impa
gliato; tu tti e tre non portano che un vano nome.
158. Nello stesso modo che il connubio dun eunuco con
una donna sterile, che una vacca sterile con unaltra
vacca, che il dono fatto ad un ignorante non porta frutto,
cos un Brahmano che non ha letto i Veda non raccoglie
alcun frutto.
159. Ogni dettam e che ha per oggetto il bene, deve esser
comunicato senza alcun maltrattam ento del discepolo, od
il maestro ohe vuole esser giusto deve usare parole dolci
e gradevoli.
160. Colui che puro di lingua e di spirito ed in ogni caso
ne sa usare, raccoglie tu tti i frutti che traggon vita dalla
cognizione del Vedanta.
161. Non si devo mai far mostra di malumore, quandan
che si sia afflitti; non dar noja od incomodo ad alcuno e nem
meno concepirne il pensiero; non si deve proferire parola a-
mara contro nessuno, perch si chiuderebbe lentrata in cielo.
162. Un Brahmano abbia in orrore ogni onoranza mon
dana conio il veleno e des;dcri sempre il disprezzo come
lambrosia (1).
163. In fatti, anche dispreizato, egli si corica e si desta
con il cuore in pace; e vive felice in questo mondo, mentre
luomo orgoglioso non tarda a perire.
164. Lo Dvigia, di cui lanima stata purificata con le
prescritte cerimonie, deve, finch rimanga con il suo ret
tore, dar opera allo pratiche che preparano mano a mano
allo studio della Scrittura.
165. Dopo essersi sottom esso alle diverse pratiche di
devozione ed alle pie usanze prescritte dalla legge, allora
solo lo Dvigia potr darsi alla lettura del Veda, completo e
dellOupaniehad.
166. Tl Brahmano che vuole darsi allausterit rigida,
deve applicarsi continuamente allo studio della Scrittura,
poich questo studio stim ato nel mondo come latto di
devozione pi alta per un Brahmano.
(1) T/ambrosia (amr-t:i) il cibo e la bevanda die mantiene immortali gli
dei: ne serbatojo In lima dove il sole laccumula nei quindici giorni
elio la luna cresco. 1 aauti, i inani, gli Dei uo bevono uu kala (dito)
tutti i giorni finch esausta: il sole poi la riempie.
107. Certo, egli sottomette il suo corpo, fino alFunghie,
allausterit, quandanche sia adorno duna ghirlanda,
allora elio quotidianamente con ogni possa si dedica alla
lettura del Libro Sacro.
108. Lo Dvigia clic, senza aver studiato il Veda, attendo
ad altre cime, abbassato tosto, per tutta la sua vita, alla
condizione di Sdra; lo stesso avverr de suoi discendenti.
169. La prima nascita delluomo rigenerato (Dvigia)
nel seno della madre, la seconda avviene per il conferi
mento della cintura, la terza per la celebrazione del sacri
ficio. Cos detto nel libro della Rivelazione.
170. In quella delle tre nascite, distinta dalla cintura
impostagli, che l'introduee nella cognizione della Scrit
tura, la Svitr sua madre, il maestro suo padre.
171. LAtcharya chiamato suo padre perch gli insegna
il Veda: nessun officio religioso permesso ad un uomo
prima che abbia ricevuto il cingolo.
172. Sastenga, fino allora, dal pronunciar formule sacre,
tranne le formule dello Sraddha: egli per nulla differisce
da un Sdra finch non sia stato rigenerato dal Veda.
173. Quando ha ricevuta liniziazione, si esige da lui lub
bidienza alle regole prescritte, lo studio ordinato della Scrit
tura, dopo daver compiuto le usanze prestabilite.
174. Il mantello di pelle, il cordone, la cintura, il ba
stone, la tunica imposte ad ogni discepolo, in ragione della
classe, devono essere rinnovate in certe pratiche religiose.
175. Il novizio, quando dimora presso il rettore, si con
formi alle pie costumanze qui sotto stabilite, raffrenando i
sensi, per accrescere la sna piet.
176- Tutti i giorni dopo il bagno faccia una libazione
dacqua freschissima agli Dei, ai Santi, ai Mani, onori
le divinit, abbia cura del fuoco sacro.
177. Sastenga dal miele, dalla carne, dai profumi, dalle
ghirlande, dai succhi estratti dai vegetali, da ogni sostanza
inacidita, dal maltrattare gli esseri viventi.
178. Dagli unguenti pel suo corpo, dai colliri per gli occhi,
dal portar sandali e parasoli, dai desideri sensuali, dalla col
lera, dalla cupidigia, dalla danza, dal canto, dalla musica.
179. Dal giuoco, dai litigi, dalla maldicenza, dalla ipo
crisia, dal guardare o dallabbracciare le donne con pas
sione, dal far male altrui.
180. Si corichi in disparte e non isparga il liquore semi
nale: se cedendo al desiderio, lo spande, va contro la re
gola del suo stato.
181. Lo Dvigia novizio che durante il sonno abbia invo
lontariamente lasciato sfuggire il seme, deve far unablu
zione, adorare il sole, ripetendo tre volte la formula: La mia
semenza ritorni a me!
182. Porti al maestro dellacqua, dei fiori, del fimo di
vacca, della terra, della kusa, quanto ne possa occorrere,
c tutti i giorni vada mendicando il suo sostentamento.
183. Il novizio abbia cura di richiederlo nelle case delle
persone che non trascurano di compiere i sacrifici prescritti
dal Veda e che sono stimati perch praticano i loro doveri.
184. Non deve chieder elemosina alla famiglia del suo
direttore e nemmeno presso gli zii paterni e materni di lui:
se laccesso alle altre case gli vietato, questi ultimi sono
quelli che deve massimamente evitare.
185. Oppure, percorra elemosinando tutto il villaggio,
se non trova alcuna delle case chabbiamo detto sopra,
perfettamente puro, in silenzio, eviti la gente di cattiva
fama.
186. Portando del legno sacro (1) da un luogo lontano, lo
metta allaria aperta e la sera e il mattino se ne serva per
fare offerta al fuoco, senza mancarvi mah
187. Quando, senza esser ammalato, abbia mancato di
chieder lelemosina e di alimentar con della legna il fuoco
sacro, per sette giorni, egli deve subire la pena imposta a
chi violi i voti di castit.
188. Il novizio non cessi mai dal mendicare, non riceva
tutto il suo cibo sempre dalla stessa persona o da una sola;
vivere delemosina per il discepolo tanto meritorio quanto
il digiuno.
189. Tuttavia quando invitato ad una cerimonia in
onore degli Dei e dei Mani pu mangiare a suo talento,
sempre per conformandosi alle regole dastinenza, come un
asceta devoto: in tal caso non avviene violazione della regola.
190. Ma, secondo la parola del Signore, ci conviene solo
l Brahmano, ma non allo Kchatriya, non al Vaisya.
191. Abbia o no ricevuto l'ordine dal maestro, il novizio
deve applicarsi con zelo allo studio e cercar di accontentare
il maestro.
192. Signoreggiando il suo corpo, la sua voce, i suoi sensi,
il sentimento, con le mani giunte tenga gli occhi fissi sul
maestro.
(1) Di ficu s iidica, (li butea fro n d o sa , (li m im osacatechu e d'altri pochissi
mi alberi : deve esser tagliato in pezzi corti, non pi grossi di nn pogno.
LE LE G G I D I M ANU 33
193. Abbia sempre la destra scoperta, un contegno ri
spettoso, una veste conveniente: quando riceve linvito di
sedere, segga di fronte al maestro.
194. Il suo cibo, i suoi abiti, il suo aspetto sieno umili
di fronte al maestro: deve alzarsi prima ed entrare dopo
di lui.
195. Egli non deve rispondere agli ordini del maestro
n intrattenersi con lui o coricato o seduto o mangiando o
lontano o guardando da un altra parte.
196. Lo faccia invece quando il maestro seduto, o an
dandogli incontro se fermo, o mettendoglisi a paro se cam
mini, correndo se quegli corra.
197. Ponendosi di fronte a lui se volga il capo, andan
dogli dietro se sallontani, chinandosi se giace o gli sta vicino.
198. Il letto, il sedile devono esser molto bassi; quando
sia presente il maestro non deve sedersi a suo agio fin quando
sia a portata degli sguardi di lui.
199. Non pronunci mai il nome del padre spirituale
senza un onorevole epiteto, anche in sua assenza, c non con
traffaccia miai il suo modo di camminare, di parlare, di
gestire.
200. Dovunque oda parole maldicenti o calunniose in
torno al maestro, si turi le orecchie o s allontani.
201. S egli parla male del suo rettoro diverr un asino,
dopo morte; se lo calunnia, un cane; se usa i di lui beni senza
permesso, un insetto; se lo gi arda oon ocohio dinvidia, un
verme.
202. Non deve rendergli onore quando sia lontano, o
in collera, o in presenza d una donna: s egli su un carro
0 su un sedile quando passa il maestro, ne discenda per
salutarlo.
20-'i. Non segga contro vento, quando vi sia il maestro,
n sotto il vento, e nc n parli quando non alla portata di
farsi ascoltalo.
204. Pu sedersi con il venerabile maestro su di un carro
trascinato da buoi, da'cavalli o da camelli, su una ter
razza, su un luogo lastricato, su una stuoja intrecciata, su
una roccia, su un banco di legno, su un battello.
205. Quando il padre spirituale del suo rettore sia pre
sente, l onori come il proprio maestro; non potr salutare
1 parenti chhanno diritto al suo omaggio se non sia invitato
dal maestro.
206. Questa la condotta inalterabile ohe egli deve te
nere coi maestri che gli insognano la Sacra dottrina, con i
parenti eli parte del padre, con le persone che lo tengono lon
tano dallerrore con buoni suggerimenti.
207. Tratti gli uomini virtuosi come il maestro e cos i
tigli del maestro, che per et lo meritino, ed i parenti per
parto di padre del suo venerabile maestro.
208. 11 figlio del suo rettore, sia pi giovine o dellet sua.
o anohesso attenda allo studio, tuttava se si trova iu con
dizione di poter insegnare la Sacra Scrittura, ha diritto agli
stessi onori resi al maestro, allorch assiste al sacrificio.
209. Ma egli non deve strofinare con profumi il corpo del
tglio del maestro, servirlo nel bagno, mangiare gli avanzi
del suo cibo, lavargli i piedi.
210. Lo donne del suo maestro, quando sono della sua
classe, devono essere onorate da lui; so appartengono a
classe diversa, il novizio non deve loro altro omaggio oltre
il levarsi in piedi ed il salutarlo.
211. Il discepolo non si pigli lofficio di spander sul corpo
della donna del maestro Tolio profumato, di servirla nel
bagno, di strofinarle le membra, eli acconciarle i capelli.
212. Egli non deve nemmeno prostrarsi davanti la gio
vino donna del suo venerabile maestro toccandole i piedi
con rispetto, sabbia compiuto i ventanni e sappia distin
guere il bene dal male.
213. E nella natura della donna cercar di corrompere gli
omini, quaggi, ed perci cho i Saggi non dovranno mai
abbandonarsi alle seduzioni femminili.
.214. Perch nna donna pu distrarre dalla diritta ria non
solo luomo insensato, ma anche quello fornito desperienza
e sottometterlo al giogo dellamore e della passione.
215. Non conviene appartarsi con la madre, con la so
ella, o con la figlia; i sensi riuniti sono troppo potenti,
essi trascinano luomo pi saggio.
216. Ma un discepolo, se giovinetto ancora, pu pro
strarsi, secondo luso, davanti le giovini donne del suo ret
tore dicendo: Io sono il tale.
217. Ritornando da un viaggio, il giovine novizio deve
toccare rispettosamente i piedi della donna del suo rettore
ed ogni giorno prostrarsi davanti ad essa, conservando il
contegno della gente per bene.
218. Nellistesso modo cho un uomo scavando con un
piccone giunge ad una sorgente dacqua, cos il discepolo,
attento e docile, giunge alla scienza che saccoglie nello
spirito del suo rettore.
219. Abbia la testa rasa, o i capelli lunghi e cadenti sulle
spalle, o riuniti in ciuffo sul sommo della testa, il sole al
lorch si corica o si leva non lo trovi mai addormentato
nel villaggio.
220. Perch se il sole si leva o si corica senza chegli
10 sappia, mentre egli in braccio deliziosamente al sonno,
egli dovr digiunare un giorno intero, recitando a bassa voce
la Svitri.
221. Colui che si leva o si corica senza regolarsi col sole
e non compie questa penitenza si rende colpevole di una
grave colpa.
222. Dopo aver fatta l'abluzione, puro ed in perfetto rac
coglimento, in un luogo mondo da impurit, il discepolo
compia, seguendo la regola, le pie devozioni al sorgere
ed al cader del sole, recitando a bassa voce la Svitri.
223. Se una donna o un Sdra cerchino, con qualsiasi
modo, di conseguire il sommo bene, vi sapplichino con ri
stesso ardore, o come meglio loro piaccia, secondo la legge.
224. Per molti uomini di senno il bene sovrano consisto
nella virt e nella ricchezza, e, per altri, nel piacere o nella
ricchezza, per altri ancora unicamente nella virt; ed infine,
per alcuni nella sola ricchezza. Solo lunione di queste tre
doti costituisce il vero bene: questo il criterio pi sicuro.
225. Il maestro limagine di Brahma, il padre l'imagLno
del Signor dello Creature (Pragipati), la madre, della terra,
i fratello, dellanima.
226. Il maestro, il padre, la madre, il fratello maggiore,
non. devono mai esser trattati con disprezzo, sopratutto da
un Brahmano, anche se nabbia ricevuta molestia.
227. Molte centinaia danni non potrebbero compensare
le pene che soffrono un padre ed una madre nel metter al
mondo e nellallevare i figliuoli.
228. Il giovine facoia in ogni occasione ci ohe pu pia
cere ai suoi genitori, al maestro. Quando questo tre persone
sono soddisfatte, tutte le pratiche devote sono compiuto
con felice esito.
229. La sommissione rispettosa ai voleri di queste tre
persone latto devoto per eccellenza; senza loro permesso
11 discepolo non deve compiere nessun dovere di piet.
230. Infatti essi rappresentano i tre inondi, i tre ordini,
i tre Libri Sacri, i tre fochi.
231. Il padre il fuoco sacro perpetuamente conservato
dal Signore della casa; la madre, il fuoco dello cerimonie;
il maestro, il fuoco dei sacrifici: questa triade di fuochi me
rita la pi alta venerazione.
232. Colui ohe non li trascura, diventato signore della
casa, perverr al possesso dei tre mondi, ed il suo corpo
briller di un puro fulgore e fruir nel cielo duna felicit
divina.
233. Merc il rispetto per la madre ottiene questo basso
inondo, merc quello verso il padre il mondo intermedio del
latmosfera. merc q nello verso il maestro, egli conseguir
il mondo celeste di Brahma.
234. Colui che rispetta queste tre persone adempie ai suoi
doveri; per chiunque trascuri di onorarle ogni opera pia
sar senza frutto.
235. Finch queste tre persone vivano egli non potr
attendere, per volont propria, ad altre cure: egli dimostri
loro sempre una soggezione rispettosa, cercando di far
piacere e di riuscir loro utile.
230. Qualunque dovere abbia compiuto, di pensiero, di
parola, dopera, senza mancare d obbedienza o in vista del
mondo superno, tosto vada a farlo conoscere ad essi.
237. Merc l omaggio reso a queste tre sole persone si
compiono tutti gli atti prescritti dalla Scrittura; in verit
questo il primo dei doveri, gli altri vengono poi.
238. Colui che ha la fede, pu ricevere una scienza utile
anche da un Sdra, la cognizione della virt da un uomo
di nessun conto, e la perla dello donne da una famiglia di
sprezzata.
239. Si pu separare lAmbrosia (Amrital anche dal
veleno; si pu ricovero un buon consiglio da un fanciullo,
apprender da un nemioo come ci si comporti giustamente,
ed estrarre l oro da una materia impura.
240. Le donne preziose come giojelli, la scienza, la virt,
la purezza, un buon consiglio, le diverse arti, devono esser
ricevute, da qualsiasi parte vengano.
241. K dovere, in caso di necessit, di studiare la Scrit
tura sotto un maestro che non sia Brahmano: l allievo dovr
servirlo con rispetto e sommissione per tutto il tempo del
noviziato.
242. Non soggiorni per tutta la vita con un rettore
che non appartenga alla classe sacerdotale, od anche presso
un Brahmano che non conosca il Veda ed i Vednga, segli
vuol conseguire la suprema felioit.
243. Tuttavia, segli desidera di restar fino alla fin della
sua vita presso il suo rettore, lo serva con zelo fino alla sepa
razione del suo corpo.
244. Colui che si sottomette docilmente ai voleri del
maestro, fino al termine della sua esistenza, sinalza, tosto,
alleterna dimora dell Ente divino.
245. Il novizio ohe conosce il suo dovere non devo far
alcun dono al suo maestro prima del distacco, ma nel mo
mento in cui, ricevuto il congedo, sul punto di compiere
la cerimonia del bagno, offra al venerabile maestro quei
doni chegli potr.
246. Gli dia un podere, dell oro. una vacca, un cavallo.
un parasole, dei sandali, un sedile, del riso, dell'orbe mange
recce, degli abiti per conciliarsi il suo affetto.
247. Dopo la morte del maestro, il discepolo deve com
portarsi cos verso il figlio di lui, se sia virtuoso, verso la
moglie, o i parenti di parte del padre come verso il venera
bile maestro.
248. Se nessuna di queste persone in vita, egli entri in
possesso della casa, della'sedia e del posto negli esercizi
religiosi del maestro spirituale; mantenga acceso il fuoco
con la pi grande cura e si sforzi di rendersi degno della
liberazione finale.
249. Il Brahmano che continua a comportarsi in tal
guisa senza violare i voti, arriver alla felicit suprema e
non rinascer pi sulla terra.
LIBRO IIL

Il matrimonio e i doveri del capo di famiglia.

1. Lo studio dei tre Veda prescritto al novizio nella casa


del Maestro deve durare trentasei anni, oppure la met
o il quarto di questo tempo, o meglio fino al giorno in cui
li conosca perfettamente:
2. Dopo aver studiato, secondo lordin e stabilito, un ramo
d ognuno dei libri sacri, o slo anche di due, o d uno solo,
colui che non ha infranto mai le regole del noviziato pu
entrare noli ordine dei reggitori della famiglia (Grihasthas)
3. In fama per lesatto adempimento dei suoi dovari,
ricevuto il dono della scrittura dal Maestro, egli faccia a
questi il presente duna vacca, prima di contrarre nozze,
il capo adorno di ghirlande e seduto su un alto seggio.
. Dopo d aver ricevuto il consenso del rettore, purifi
catosi col bagno prescritto, lo Dvigia dopo aver compiuti
gli studi, sposi una donna della sua classe provvista delle
doti stabilite.
5. Quella che non discenda da uno dei suoi avi materni,
fino a sesto grado e che non appartiene alla famiglia del
padre, per comunanza d origine, conviene perfettamente
ad un uomo delle tre prime classi che voglia stringersi in
unione di spirito e di carne.
6. Deve evitare, allorch contrae il matrimonio, le dieci
famiglie che enumerer, anche quando sieno famose e ricche
di vacche, di capre, di pecore, di beni e di grano.
. 7. La famiglia in cui si trascurino i sacramenti, quella
che non ha figli maschi, quella in cui non si studia la scrit
tura, quella i cui membri hanno il corpo coperto di lunghi
peli, quella afflitta o da emorroidi, o da etisia, o da dispep
sia, o da epilessia, o da lebbra bianca, o da elefantiasi.
8. Non isposi una donna dai capegli rossi, o ch abbia un
membro di pi, o spesso ammalata, o troppo o non adatto
pelosa, o ciarliera, o dagli occhi rossi.
9. Che porti il nome d una stella, d un albero, d un corso
d acqua, d un popolo straniero, d una montagna, dun uc
cello, d un serpente, d uno schiavo, o d un oggetto ohe su
sciti orrore.
10. Sposi una donna ben fatta dal nome dolce, dall in
cedere grazioso di cigno, o di giovine elefante, dal corpo
vellutato da lieve peluria, dai capegli sottili, dai piccoli
denti, dalle membra d una finezza carezzevole.
11. Un uomo saggio non deve sposare una donna che non
ha fratelli, o di padre ignoto, per timore nel primo caso, che
essa non gli sia accordata dal padre con lintento d adottar
il figlio ohe potrebbe avere, nel secondo, di contrarre un
matrimonio illecito.
12. Devono gli Dvigia, in prime nozze, sposare una donna
della loro classe; se poi vogliono contrarre un altro vinoolo
devono le donne esser da loro preferite nell ordine naturale
delle olassi.
,13. Un Sdra non pu per moglie aver altro che una
Sdra, un Vaisya pu prender la sposa nella sua classe e
in quella servile, uno Kchatriya nella propria e nelle due
qui menzionate, un Brahmano in quella cui appartiene o
nelle tre ch abbiamo nominate.
14. Non scritto in nessuna delle antiche istorie che un
Brahmano od uno Kchatriya nemmeno in'caso di grande
afflizione abbiano presa in prime nozze una donna Sdra.
15. Gli Dvigia dissennati cosi da sposar una donna del
lultima classe abbassano la loro famiglia e la loro discen
denza a la condizione di Sdra.
16. Lo sposo di una Sdra, se Brahmano, decade tosto
dal suo grado, come fanno fede Atri (1) ed il figlio di Utha-
thya (Gotama) (2) a la nascita di un figlio se Kchatriya
al dire di Snaka (3), di un maschio, se Vaisya, secondo
Bhrigu (4).
17. Il Brahmano che mette una Sdra nel suo letto,
discende nel soggiorno infernale; se n ha un figlio, spogliato
anche del suo grado.
(1) Uno dei Pragiapatis: l'autore di un trattato di leggi che si con
serva.
(2) Antico legislatore.
(3) Un Mun famoso.
(4) Bhrigu uno dei dieci Pragiapatis, il narratore delle leggi di
Manu; qui annovera s stesso, parlando in terza persona, fra i legislft.
tori.
una cerimonia religiosa, si compie il matrimonio nel modo
detto dei santi.
30. Quando un padre marita la figliuola con i debiti
onori, dicendo: compiete assieme i doveri che vi sono imposti,
questo modo detto delle creature.
31. Se il pretendente riceve, per suo consenso, la mano
d una fanciulla, facendo ai parenti ed alla fanciulla dei
doni, in ragione del suo avere, questo il matrimonio detto
dei cattivi geni.
32. L unione d una giovinetta con un giovane, risultante
da un reciproco voto detto il matrimonio dei musici ce
lesti: nata dalla passione lia per meta i piaceri dellamore.
33. Quando si strappa a viva forza dalla casa paterna
una fanciulla elio invoca soccorso c piange, dopo aver uc
ciso o ferito chi s opponga e fatta una breccia nelle mura,
si compie il modo dei giganti.
34. Quando un amante sintroduce segretamente nel
letto d una donna o addormentata od inebriata da un li
quore spiritoso o fuor di senno, questo lesacrabile- matri
monio, il modo dei vampiri, l ottavo, il pi vile.
35. E desiderabile che la concessione duna fanciulla
in isposa sia preceduta da una libazione d acqua, pei mem
bri della classe sacerdotale; per l altre la cerimonia si com
pie secondo il miglior intento d ognuno.
36. Ora udite, o Brahmani, come io vi esporr comple
tamente, le qualit particolari assegnate da M oia a cia
scuno di questi matrimoni.
37. Il figlio nato da una donna maritata nel modo di
Brahm, se si dedica agli uffici di piet, libera dal peccato
dieci dei suoi antenati, dicci dei suoi discendenti e s stesso,
ventunesimo.
38. Colui che deve la vita ad una donna maritata nel
modo degli Dei, salva sette persone della sua famiglia in
linea ascendente e discendente; quegli che nato da un ma
trimonio nel modo dei Santi ne salva tre; quegli che pro
viene dall unione nel modo delle creature, ne riscatta sei.
. 39. Dei quattro primi modi, seguendo l orditfc a comin
ciare da quello di Brahma, nascono dei fanciulli che rilu
ceranno dello splendore della scienza divina e saranno sti
mati dagli uomini virtuosi.
40. Dotati di gradevole aspetto e di bont, ricchi, il
lustri, fruendo di tutti i piaceri, esatti nel compiere i loro
doveri, e vivranno cent anni.
4L Dagli altri cattivi matrimoni che seguono sono ge^
42 LE L E G O ! D I M AN E
nerati dei figli crudeli, falsi, avversi alla scrittura ed
ai doveri da essa imposti.
42. Dalle unioni irriprovevoli discende una posterit
senza macchia, dalle unioni illecite una posterit sprege
vole: si devono dunque evitare le unioni meritevoli di di
sprezzo.
43. La cerimonia della congiunzione delle mani imposta
quando le donne sono dellistessa classe che i mariti: nel
caso che appartengano ad unaltra classe, ecco la regola
che convien seguire nella celebrazione delle nozze,
44. Una donna della classe militare, sposandosi con un
Brahmano terr in mano una freccia; una donna Vaisya,
sposandosi con un Brahmano od un Kchatriya, porter
in mano, un pungolo; una Sudra, il lembo dun mantello,
quando si congiunga con un uomo delle tre classi superiori.
45. Il marito si congiunga alla moglie nel tempo favo
revole e la sia sempre fedele: anche nelle altre epoche pu,
eccezion fatta pei giorni lunari proibiti, pu unirsi con lei
in amore, sedotto dal desiderio di volutt,
46. Sedici notti, a partire da quella in cui sinizier il
mestruo, assieme a quattro altre interdette alla gente sag
gia, costituiscono quella che si chiama la stagione naturale
delle donne.
47. Di queste sedici notti, mentre le prime quattro sono
proibite, come l undecima e la tredicesima, le altre dieci
sono lecite.
48. Di queste, quelle d ordine pari, sono favorevoli alla
procreazione dei maschi e le impari alla procreazione delle
femmine: perci colui che desidera un maschio deve con
giungersi con la moglie nellepoca favorevole, le notti di
ordine pari.
49. Per un maschio si genera quando il seme delluomo
in quantit maggiore; in caso contrario s ha una femmina;
una eguale cooperazione produce un eunuco od una ma
schio ed ima femmina: in caso di stanchezza o indeboli
mento si d luogo a sterilit.
50. Colui che s astiene dal contatto con la moglie, le
notti interdette ed altre otto ancora ha la castit d un no
vizio, in qualsiasi ordine si trovi, o dei padri di famiglia
o degli anacoreti.
, 51. Un padre, che abbia conoscenza della legge, non deve
maritando la figlia ricevere nessun compenso, perch luomo
che per cupidigia lo accettasse dovrebbe essere considerato
come uno che abbia venduto un figliuolo.
52. Quando i genitori duna donna per istrana aberra
zione, entrassero in possesso dei suoi beni, dei suoi carri,
dei suoi abiti, questi cattivi discenderebero nel soggiorno
infernale.
53. Alcuni saggi dicono che il presente duna vacca c
dun toro fatto dal fidanzato nel matrimonio secondo il
rito dei Santi, un compenso donato al padre; ma ci
contro la verit; ogni offerta chessi tenessero per s, per
quanto lieve, sarebbe indizio di una vendita.
54. Quando i genitori non prendono per s i doni desti
nati alla figlia, non v nessuna parvenza di Vendita, ma
solo un atto di gentilezza rivolto alla giovine sposa, un se
gno daffetto.
55. Le donno maritate devono essere ricolmate di pre
mure e di doni dai padri, dai fratelli, dai mariti, dai fra
telli dei mariti, se pur costoro desiderino una numerosa
posterit.
56. Dovunque le donne sono onorate, gli Dei sono sod
disfatti; quando non le si onorino tutti gli atti di piet sono
infruttuosi.
57. Ogni famiglia in cui le donne vivono nell afflizione
non tarder a spegnersi; dove esse invece sono felici, la fa
miglia cresce e prospera certamente.
58. Le case maledette dalle donne di famiglia, alle quali
non siano stati resi gli omaggi dovuti, cadono in completa
rovina quasi distrutte da un magico sacrificio.
59. Perci gli uomini che desiderano ogni fortuna devono
usar dei riguardi alle donne di casa, e dar loro oggetti di
ornamento e cibi squisiti, nelloccasione delle feste e delle
cerimonie solenni.
60. In ogni casa in cui il marito si lamenti della moglie
o la moglie del marito, la felicit non potr mai aver sede.
61. Certo, se una donna non adorna in modo leggiadro,
non potr far nascere la gioja nel cuore dello sposo, e se
lo sposo non prova gioja in cuor suo, lunione sar sterile.
62. Quando una donna risplende per i suoi ornamenti,
degual splendore brilla la famiglia intiera: se quella non
risplende, di nessuna luce neppur questa adorna.
63. Oontraendo matrimoni riprensibili, omettendo le
cerimonie prescritte, trascurando lo studio della scrittura,
mancando di rispetto al Brahmni, le famiglie precipitano
nellavvilimento.
64. Esercitando le arti, come la pittura, dedicandosi
allusura, procreando figli solo con donne Sdra, comrner-
a Dyv (1), e a Prithiv! (2) ed infine al fuoco sacrificale.
87. Dopo aver cos compiuta lofferta del fuoco o del
riso in un profondo raccoglimento, si rivolga verso lo quat
tro regioni celesti, movendo prima il passo d oriente a m e
zogiorno e rivolgasi a Tndra, a Yama (3), a Varuna (4),
a Kuvera, ed ai geni che lor fanno scorta.
88. Getti del riso cotto alla porta dicendo: Per adorare
i Venti; nell acqua; Per adorare le Divinit dellonde; nel
pestello c nel mortaio: Per adorare le Divinit dei boschi.
89. Renda lo stesso omaggio a Sri (6), dal lato del guan
ciale, a Bhadrakli, da piedi del letto, a Brahma e a V-
stospati dal mezzo della casa.
90. Sparga all aria la sua offerta agli Dei, riuniti; la fac
cia di giorno agli Spiriti che si muovono alla luce, di notte
a quelli che camminano nelle tenebre.
91. Nel piano superiore della sua casa, faccia un offerta
per la prosperit di tutti gli esseri e ne offra il reste ai Mani,
volgendo il viso a mezzogiorno.
92. Deve versar a terra, a poco a poco, la parte del nu
trimento destinato ai cani, agli uomini di bassa condizione,
ai guardiani dei cani, a quelli che sono affetti da elefan
tiasi o da consunzione polmonare, alle cornacchie, ai vermi.
93. 11 Brahmano ohe costantemente onora tutti gli es
seri, giunger al soggiorno supremo risplendente nell a-
spotto e nel tragitto pi breve.
94. Dopo aver in tal guisa compiuto l atto delle offerte,
offra alimenti al suo ospite prima che ad ogni altro e faccia
lelemosina al novizio che va alla cerca, secondo la regola.
95. Qualunquo sia la ricompensa ottenuta da un allievo
per lopera meritoria del dono di una vacca data al padre
spirituale, seguendo la legge, lo Dvigia capo di casa o t
tiene la stessa ricompensa per aver dato al novizio la por-
ziono di riso.
96. Se non abbia riso preparato, ne condisca e ne dia parte
al novizio, oppure doni un vaso d acqua, con fiori o
frutta al Brahmano che conosce il senso ascoso della scrit
tura, dopo di avergli resi gli omaggi dovutigli.
97. Lo offerte fatte agli Dei ed ai Mani dagli uomini

(t) Dea del cielo.


(2) Dea della terra.
(3) Giudice dal morti, reggente del mezzogiorno,
(4) Dio delle acque, presiede allOvest.
(5) Dio delle ricchezze, regge 11 Nord.
(6) Divinit con attribuzioni poco sienre.
ignoranti non producono nessun frutto, quando he faccian
parte, nella loro insipienza, a Brahmani privati del lustro
della Scrittura, simili a cenere.
98. Ma loblazione che vien posta sulla bocca del Brah
mano, splendente di scienza divina e d austera divozione,
ha potenza di cavare dalla situazione pi difficile colui che
l ha fatta c di mondarlo da una grave colpa.
99. Quando un ospite si presenta, il padrone di casa,
con le forme prescritte, gli offra un sedi!?, dell'acqua perch si
lavi i piedi, e del cibo con la pi gran cura condito.
100. Anche quando un padrone di casa non viva che di
grano spigolato e faccia le oblazioni ai cinque fuochi, se
non onora con i doveri ospitali un Brahmano, questi attira
a s tutti i meriti che quegli possa essersi acquistati.
101. Dell erba, della terra per riposarsi, dell acqua per
lavarsi, delle parole dolci: ecco ci clic non pu mancar mai
nolla casa dell uomo pio.
102. Un Brahmano clic riposa una notte sola sotto il
tolto ospitale detto Attilli (ospite di meno d un giorno)
porcli non soggiorna nemmeno la durata d un giorno lu
nare (Tithi).
103. 11 capo di famiglia non consideri come ospite il
Brahmano che dimora nel suo villaggio, 0 che vien qualche
volta a visitarlo, nella casa in cui dimora la sua sposa ed
i fuochi sono accesi.
104. I padroni di casa, cos privi di ritegno da andar a
prender parte al pasto d un altro, in punizione di questa
loro condotta, dopo morte saranno ridotti a condizione
di bestiame, di quelli che hanno dato loro il cibo.
105. Un padrone di casa, non dove la sera rifiutar ospi
talit a colui che il tramonto del sole gli ha condotto: ar
rivi prima o dopo il pasto serale, egli non deve soggiornare
nella casa senza mangiarvi.
106. TI capo di casa non mangi alcun cibo senza fam e
parte all ospite: onorando colui clic si ricevo, si ot-tcrrano
ricchezze , gloria, lunga vita cd il Paradiso (Swarga).
107. A seconda chegli riceva dei superiori, degli infe
riori, degli uguali, il sedile, il posto, il letto ch egli offre loro,
le premure che egli ha per loro quando partono, la sua at
tenzione nel servirli, siano proporzioi. ate al loro grado.
r- 108. Quando 1> offerte sono compiute, se sopravvenga
un altro ospite, il padrone di casa deve far in modo di dar
gli cibo, ma senza ricom inciar l offerte.
109. Un Brahmano non vanti la sua famiglia, la su
stirpe per essere ammesso ad un banchetto, perch colui
che le fa conoscere per questo motivo, chiamato dai
saggi, mangiatore di roba vomitata.
] 10. Un membro della classe regia non considerato
come ospite nella casa d un Brahmano pi d un Vaisya,
di un Sudra. di un amico del Brahmano, d uno dei suoi
parenti paterni, del suo rettore.
111. Ma se uno Kchatriya giunge nella casa di un Brah
mano come ospite questi pu dar da mangiare anche a
lui dopo che i Brahmani, ch abbiamo nominato, abbiano fi
nito il loro pasto.
112. E quando un Vaisya ed un Sudra sono entrati
in casa sua come ospiti, faccia loro cortese accoglienza o
dia loro da mangiare assieme ai suoi servi.
113. Agli amici ed a quelli che per un senso d affetto ven
gono a trovarlo, faccia parte del cibo destinato alla moglie,
dopo d averlo condito nel miglior modo.
114. Serva prima il cibo, senza tema, prima d? offrirne
agli ospiti, alle giovani spose, alle fanciulle, agli ammalati,
alle donne incinte.
115. Lo stolto che si mette a mangiare prima daver
nulla offerto a quelli di cui sopra abbiam detto, non sa, pi
gliando il cibo, che egli stesso sar pasto ai cani e agli
avoltoi.
116. Ma quando i Brahmani suoi ospiti, i suoi parenti,
i servi avranno finito il lor pasto, il padron di casa e sua
moglie mangino quel che avanzato.
117. Dopo aver onorato gli Dei, i Santi, gli uomini, i
Mani, le Divinit demestiche, il padron di casa si cibi del
resto delle offerte.
118. Non si pasce che di peccato colui che fa cuocere il
cibo per s solo; infatti il pasto fatto con gli avanzi delle
offerte detto il nutrimento della brava gente.
119. Un re, un sacerdote uffieiante, un Brahmano che
ha compiuto il noviziato, un r3ttore, un figliastro, un pa
trigno, uno zio materno devono esser onorati, quando, ven
gono a trovar il padrone di casa a fin d anno, dun madliu-
parca ( presente di miele, di latte cagliato, di frutta).
120. Un re ed un Brahmano presenti alla celebrazione
del sacrificio devono esser onorati di un madhu parca:
essi non vi hanno diritto per quando l offerta compiuta,
come prescrive la regola, mentre gli altri s.
121. Al finir del giorno, quando il riso preparato, la
sposa faccia una offerta senza per recitar la formula sacra,
perch l offerta agli Dei riuniti prescritta la sera ed il
mattino.
122. Ogni mese nel giorno della luna nuova, il Brahmano
che ha cura del focolare dopo aver offerto ai Mani la pinda
(dolce di riso) deve fare lo Sraddha (pasto funebre) detto
porci Pindnwhryaka, (che deve essere mangiato dopo
'a pinda).
123.1 sapienti hanno chiamato Pindnwhryaka Io Srad
dha mensile in onore ai Mani e vogliono che s abbia gran
cura nel prepararlo con cibi consentiti dalla legge.
124. Ora vi dir chiaramente quali Brahmani si debbono
invitar a tale banchetto o quali escludere, quale debba es
serne il numero ed i cibi che si debbono offrire.
125. Allo Sraddha degli Dei, il padron di casa riceva duo
Brahmani e tre a quello in onore del padre, dell avolo, del
bisavolo, od anche uno soltanto in ciascuna di queste due
cerimonie: per ricco ch egli sia non deve cercar di adunare
grande compagnia.
126. I cinque vantaggi seguenti: l onorevole accoglienza
fatta agli invitati, il luogo ed il tempo favoriti dagli Dei,
la purezza, il favore che discende dall aver ospitato i Brah
mani. sono distrutti da una riunione troppo numerosa
perci egli non dovr desiderarla.
127. La cerimonia in onore dei morti detta officio dei
Mani: prescrtta dalla legge, essa procura ogni sorta di pro
sperit a colui che la celebra esattamente il giorno della
luna nuova.
128. A un Brahmano versato nello studio della Scrit
tura debbono esser date le offerte agli Dei ed ai Mani da co
loro che vogliono propiziarseli: ci che si dona ad un uomo
degno di venerazione, certo, produce frutti eccellenti.
129. Qundo anche non si invita che un solo Brahmano
che sappia far l oblazione agli Dei e quella ai Mani, si ot
tiene una grande ricompensa, non quando si dia da man
giare ad una numerosa accolta che non conosce i libri santi.
130. Colui che celebra la cerimonia cerchi un Brahmano
che conosca tutto il Veda, discendente dai saggi fin da lon
tane origini: un tal uomo degno di far l offerta agli Dei
ed ai Mani, un vero ospite.
131. In uno Sraddha in cui un milione d uomini estranei
allo studio della Scrittura ricevesscr cibo, la presenza d un
sol uomo ohe conoscesse la Scrittura sarebbe essa sola me
ritoria, secondo la leggo.
132. A un Brahmano considerato per il suo sapere, con-
vien dunque, dar il cibo consacrato agli Dei ed ai Mani:
infatti le mani bruttate di sangue non possono esser lavato
dal sangue.
133. Quanti bocconi ingojer un uomo privo di
ogni cognizione della Scrittura, in un banchetto offerto
agli Dei o ai Mani, altrettanti, ma di ferro rovente, sparsi
di acute punte, sar costretto a trangugiare nell altro
mondo colui che avr celebrato la cerimonia.
134. Dei Brahmani alcuni si dedicano specialmente allo
studio della scienza divina; aliri alle pratiche austere;
altri alle pratiche austere ed allo studio dei libri santi;
altri alFesercizio delle funzioni religiose.
135. Le offerte ai Mani devono esser presentato con cura
ai Brahmani votati alla Scienza Sacra; le oblazioni por gli
Dei possono esser offerte, con le cerimonie d uso, ai quattro
ordini dei Brahmani ch abbiamo annoverato.
136. Pu avvenire che un uomo, ch abbia per padre un
uomo estraneo allo studio dei dogmi, sia giunte al termine
della lettura dei Libri Sacri, oppure che un figlio che non
ha letto il Veda, abbia un padre nel Veda versatissimo:
137. D essi due deve esser stimato superiore quello di
cui il padre ha studiato la Scrittura, ma si deve pur rice
vere l altro con onore per rendere omaggio alla Scrittura.
138. Non si deve ammettere un amico allo Sraddha;
con altri doni si concilia l affetto suo: solo il Brahmano che
non si considera n come amico n com e nemico pu parte
cipare allo Sraddha.
139. Colui che compiesse lo Sraddha e l offerta agli Dei
per compiacere gli amici, non otterrebbe nessun frutto
nell altro mondo n dallo Sraddha n dalla offerta agli Dei.
140. L uomo che per ignoranza, contrae dei legami per
mezzo dello Sraddha, escluso dal soggiorno celeste, perch
n ha usato interessatamente e come il pi vile dogli
Dvigia.
141.,Una offerta che non consista che in un banchetto
dato a numerosi convitati, stato chiamato Paistchi (dia
bolico) dai saggi: essa confinata infruttuosa in questo
basso mondo come una vacca cieca nella stalla.
142 Nell istesso m odo che l agricoltore che semina del
grano in terreno sterile non raccoglie frutto, cos colui che
fa l offerta del burro liquido ad un Brahmano ignorante
non riceve alcun vantaggio.
143. ila ci che si dona, secondo la legge, ad un uomo ver
sato nella scienza sacra, produce dei frutti che saranno rac-
colti in questo o nell altro mondo da coloro che offrono e
da quelli che ricevono.
144. So non si trovi un Brahmano di tal scienza, si pu
invitare ad uno Sraddha un amico, non mai un nemico,
anche quando conosca i libri sacri: l offerta mangiata da
un nemico non di nessun vantaggio nell'altro mondo.
145. Si deve usar premura per invitare allo Sraddha
un Brahmano che abbia letto tutto il Veda ed in ispecie
il Big-Veda; un Brahmano versato nello Yagour-Veda
e istrutto in tutte le parti dei libri sacri; oppure un Brah
mano che abbia compiuta la lettura dei libri sacri o pos
segga specialmente il Sama-Veda.
146. Non basta che uno di questi tre personaggi prenda
parte ad uno Sraddha, dopo aver ricevuto accoglienze ono
revoli, perch gli avi di colui che celebra la cerimonia,
fino al settimo, ne ricevano un benessere inalterabile.
147. Questa la principal condizione quando si rivol
gono lo offerte al Mani ed agli Dei, pia bisogna conoscerne
unaltra ancora, sempre osservata dalla pia gente:
148. Colui che fa uno Sraddha, inviti al banchetto il
nonno materno, lo zio materno, il figlio di sua sorella, il
padre di sua moglie, il suo padre spirituale, il figlio di sua
figlia, il marito di lei, il cugino materno o paterno, l ac
colito, il sacerdote officiante.
140. Colui che conosce la legge non deve por mente con
troppa cura alla stirpe dun Brahmano per ammetterlo
alla cerimonia in favore degli Dei: ma per quella dei Mani
deve apportar nella ricerca il pi grande interesse.
150. I Brahmani che hanno rubato o che si sono resi
colpevoli di grandi delitti, quelli che seno eunuchi, qui Ili
atei, sono stati da Manu dichiarati indegni di parteci
pare alle offerte in onore degli Dei e dei Mani.
151. Un novizio cho ha trascurato lo studio della scrit
tura, un uomo nato senza prepuzio, un giuocatore, quelli
che fanno sacrifici per tutti, non meritano di esser ammessi
ad un banchetto funebre.
152. I medici, i sac3rdoti degli idoli, i mercanti di carne,
quelli che vivono di traffici, devono essere esclusi da ogni
cerimonia in onore degli Dei e dei Mani.
153. Un servo addetto al re od alla citt, un uomo che
abbia le unghie guaste o i denti neri, un allievo che non ot
tempera ai precetti del rettore, un Brahmano che ha tra
scurato il fuoco sacro, un. usurajo;
154. Un tisico, un allevatore di bestiame, un giovine che
52 LE L E G G I D I M A S U
abbia preso moglie prima del fratello maggiore, un Brah
mano che trascura le cinque offerte, un nemico dei Brah
mani, un fratello maggiore che non ha preso moglie prima
del fratello giovane, un uomo che vive alle spalle dei suoi
genitori;
155. Un giocoliere, chi novizio e devoto asceta abbia
violato il voto di castit, il marito duna donna Sdra
in prime nozze, il figlio duna donna rimaritata, un, guercio,
un marito che abbia in casa un amante;
156. Uno che insegni per prezzo la scrittura e chi la ri
ceva, un Sdra discepolo, un Sdra maestro, un uomo
-violento di parole, il figlio nato da un adultera, vivente o
morto il marito.
175. Un giovane che abbandoni senza ragione il padre,
la madre o il rettore, colui che ha studiato la scrittura
con gente degradata od ha contratto con essa dei legami;
158. Un incendiario un avvelenatore, uno che mangi
cibo offerto da un adulterino, un mercante di soma, (1) un
marinajo, un poeta adulatore, un fabbricante d olio, un falso
testimonio;
159. Un figlio in contrasto co! padre, un uomo che fa
giocare per conto suo, un bevitore di bevande inebrianti,
un uomo affett da elefantiasi, un uomo stimato di cattiva
fama, un ipocrita, un mercante di succhi vegetali;
160. Un fabbricante di archi e di treccie, il marito di
una giovane maritata prima della sorella maggiore, un uomo
che cerca di nuocere all amico, un tenitore di case da giuoco,
il padre che ha per rettore il figliuolo;
161. Un epilettico, uno scrotoloso, un lebbroso, un cat
tivo, un pazzo, un cieco, un disprezzatore del Veda, devono
esser esclusi.
162. Un guardiano delefanti, di tori, di cavalli, di ca
melli, un astrologo di professione, un allevatore di uc
celli, un maestro darmi;
163. Un uomo che devia le acque correnti, colui che le
arresta, un operaio che costruisce delle case, un messag
gero, un piantatore dalberi salariato;
164. Un allevatore di cani di lusso', un falconiere, un se-
duttor di ragazze, un uomo crudele, un Brahmano che vive
una vita da Sdra, un sacerdote che sacrifica solo agli Dei
inferi.

(1) A sclepiad e acid a, phuita consacrata alla luna, (Tonile s estrae un


su cco d ie s usa in (lati sacrilici.
165. Un uomo elio non si conforma allo buone usanze,
colui che trascura i suoi doveri, colui che importuna con do
mande oziose quelli che lavorano, un uomo dalle gambe
gonfio, un uomo disprezzato dalla pia gente;
166. Un pastore, un guardiano di bufali, lo sposo di una
donna rimaritata, un portatore di morti salariato, devono
essere evitati con ogni cura.
167. Questi uomini di riprovevole condotta, quelli in
degni di prender parte ad una onorevole adunanza, gli
ultimi della classe sacerdotale, sieno esclusi dalle due ce
rimonie da ogni saggio Brahmano.
168. Un Brahmano che non ha studiato la scrittura si
estingue come erba secca; a lui non deve esser data l offerta
perch non si versa il burro chiarito nella cenere.
160. Ora vi dir, senza trascurare alcuna cosa, qual
frutto ritragga, nellaltra vita, il donatore duna offerta
in occasione della cerimonia degli Dei o dei Mani, a quelli
che non meritano di esser ammessi in una riunione di uo
mini virtuosi.
170. 11 cibo mangiato dagli Dvigia che hanno infranto le
regole, o da un giovane fratello che si ammogli prima del
maggiore, o dagli altri individui che non devono essere am
messi, delibato, anzi che dagli Dei o dai Mani, dai Giganti.
171. Colui che prende moglie ed accende il fuoco nun-
ziale prima che suo fratello maggiore sia ammogliato,
detto Parivettri ed il fratello maggiore, Parivitti.
172. 11 Parivitti, il Parivettri, la giovane con la quale
fu contratto il matrimonio, vanno tutti e tre allinferno
(Xaraka) come pure colui che ha accordato la sposa ed il
sacerdote che ha celebrato il rito nunziale.
173. Colui che soddisfa, la sua passione damore con la
vedova del fratello, come gli aggrada, senza conformarsi
alle regole prescritte, pur essendo congiunto legalmente
con lei, deve esser chiamato marito duna didhichu (donna
rimaritata).
174. Due figli, designati col nomo di Kuncla e di Go-
laka, nascono dall adulterio delle donne maritate; se il ma
rito vivente il figlio un Kunda, un Golaka se quegli
morto.
175. Questi due esseri, frutti d unione adultera, annien
tano in questo mondo e nellaltro le offerte fatte agli Dei
ed ai Mani, quando se ne faccia loro parte.
176. Quanclo un uomo indegno di essere ammesso ri
guarda gli onorevoli convitati dun banchetto, limpru-
dente che celebra la cerimonia non riceve nessuna ricom
pensa nell altro mondo pel cibo offerto a tutti quelli sui
quali l'uom o indegno ha posato lo sguardo.
177. Un cieco che si trovasse a quel posto, annullerebbe
il merito del donatore in ragione di novanta convitati,
un guercio di sessanta, un lebbroso di cento, un uomo af
fetto da consunzione di mille.
178. Se le membra d un Brahmano sono toccate da un
uomo che sacrifica per l'ulti ma classe, colui che fa la ceri
monia non vantaggia, per ci che dona al Brahmano, dei
frutti che procura lo Sraddha;
179. E d il Brahmano versato nella scrittura che per ca-
pidigia riceve un dono da un tal sacrificatore, va dritto alla
sua ruina pi prontamente che un vaso di terra cruda non
si distrugga nell acqua.
180. Il cibo dato ad un venditor di soma, diviene escre
mento; ad un medico, sangue e marcia; ad un mostrator
d idoli, si perde; a un usurajo, non gradito dagli Dei o
dai Mani cui indirizzato.
181. Quel cibo che si d ad un commerciante non frut
tifero n in questa n nell altra vita, quello offerto ad uno
Dvigia, figlio di una vedova rimaritata, simile all offerta
di burro chiarito, versato nella cenere.
182. 11 cibo dato agli altri uomini indegni che abbiamo
annoverato stato dai saggi definito divenir siero, sangue,
carne, midolla, ossa.
183. Ora udite, completamente, da quali Brahmani pu
esser purificata un adunanza macchiata da persone in
degne, imparate a conoscere questi sommi personaggi,
questi purificatori d assemblee.
184. Quelli che sono versati nello studio intimo del Veda
e dei Vedanga, discendenti da una famiglia di sapienti teo
logi, devono esser considerati capaci di cancellar le ^mac
chie d un adunanza.
185. Il Brahmano che s consacrato allo studio d una
delle parti dello Yagiour-Veda, quello che alimenta i cin
que fuochi, quello che sa a mente una parte del Rig-Veda,
quello che conosce i sei libri accessori, il figlio d una donna
maritata col rito di Brahma, quello che canta la principai
parte del Sama-Veda.
186. Quello che conosce perfettamente i libri santi e
li spiega, il novizio che ha donato mille vacche, l uomo di
cento anni, sono i Brahmani che devono esser stimati ca
paci di purificare una riunione convitale.
187. La vigilia del giorno in cui avr luogo la cerimonia
del banchetto funebre, o meglio il giorno stesso, colui che d
lo Sraddha inviti onorevolmente almeno tre Brahmani di
quelli ch abbiamo menzionato.
188. Il Brahmano che stato invitato allo Sraddha.
deve sapersi padrone dei suoi sensi: non legga la sacra scrit
tura e cos faccia colui pel quale la cerimonia celebrata.
189. I Mani degli avi, accompagnano i Brahmani con
vitati; in forma eterea li seguono e prendono posto dac
canto ad essi quando si seggono.
190. Il Brahmano, invitato convenevolmente alle offerte
in onore degli Dei e dei Mani se commette il minimo fallo
rinascer perci sotto forma di poreo.
191. Colui che dopo esser stato invitato ad uno Sraddha,
soddisfa il suo amore per una donna Sdra, riceve il ca
rico di tutti i falli che chi dona il banchetto ha potuto com
mettere in vita sua.
192. Liberi da collera, perfettamente puri, sempre casti
come novizi, deposte larmi, dotati delie qualit pi nobili,
i Mani sono nati prima degli Dei.
193. Ora udite qual l origine di tutti i Pitri, da quali
uomini, da quali cerimonie devono essere specialmente
onorati.
191. I figli di Manu, uscito di Brahma, quei santi di
cui il primo Marichti, hanno avuto dei figli che sono stati
eletti a formar la trib dei Pitri.
195. I Somasad, figli di Viragi, sono conosciuti come an
tenati dei Sdhya. e gli Agnichvatta, stimati nel mondo
figli di Marichti, sono gli avi dei Deva.
196. I figli d Atri, dett Barhichad, sono gli avi dei Daitya,
dei Dnava, degli Yakcha, dei Gandliarba,. degli Omaga,
dei Bkchasa, dei Souparna, dei Kinnara.
197. I Somapa sono gli avi dei Brahmani, gli Havichmat,
degli Kchatriya, gli Adiyapa, dei Vaisya, i Sukli, dei
Sdra.
198. I Somapa sono figli di Bhripu, gli Havichmat, di
Angira, gli Agyapa, di Putastya, i Sukli, di Vasi-
chtha.
199. Gli Agnidagnhas, gli Anagnidagdha, i Kvia, i
Barhichad, gli Agnichvatta, i Smya, devono esser esti
mati avi dei Brahmani.
200. Le trib dei Pitri che abbiamo enumerato sono le
principali; i figli ed i nepoti loro, indefinitamente, devono
esser in questo mondo considerati come Pitri.
201. Dai Richi santi sono nati i Pitti (Mani), dai Pitri,
i Deva (Dei) ed i Dnava (Giganti): dagli Dei stato pro
dotto successivamente questo mondo composto desseri
mobili ed immobili.
202. Lacqua pura offerta semplicemente agli Dei Mani
(Pitri) con fede, in vasi d argento od inargentati, fonte
di felicit imperitura.
203. La cerimonia in onore dei Mani, superiore, pei
Brahmani, a quella' in onore degli Dei e l offerta agli Dei
che precede quella dei Mani, aumenta, secondo i saggi, il
merito.
204. Il padrone di casa deve, per preservare le oblazioni
ai Mani cominciare con una offerta agli Doi, perch i Gi
ganti distruggono ogni Sraddha non proceduto da tale
propiziazione.
205. Faccia precedere e seguire lo Sraddha duna offerta
agli Dei, o si guardi dal cominciare o dal finire con lofferta
ai Mani: colui che oomincia e finisce con l offerta ai Mani
perisce tosto in un con la sua razza.
208. Ricopra di sterco vaccino un luogo mondo od ap
partato, scegliendolo, con ogni cura, scendente verso mez
zogiorno.
207. I Mani ricevono sempre con piacere ci cho viene
offerto loro nelle spianate della foresta che sono natural
mente pure, sulle rive dei corsi d acqua, nei luoghi ap
partati.
208. Dopo che i Brahmani hanno fatto come di rito, le
abluzioni, il capo di famiglia li disporr, uno per nno, su
sedili gi preparati, coperti di kusa.
200. Dopo aver fatto sedere i Brahmani ai posti loro
destinati, con gran rispetto, li onori di profumi e di ghir
lande odorse, dopo d aver onorato gli Dei.
210. Dopo ch egli ha dato ai suoi convitati l acqua, la
kusa. la tila (seme di sesamo) il Brahmano autorizzato dai
colleghi, faccia l offerta al fuoco sacro.
211. Dopo di aver fatta una offerta propiziatoria di burro
chiarito ad Agni, a Soma, a Yama, seguendo le regole pre
scritte, deve propiziarsi i Mani.
212. Se non abbia il fuoco consacrato, versi le tre obla
zioni nelle mani di un Brahmano: non v ha differenza tra
il fuoco ed un Brahmano. Cos hanno deciso coloro cho co
noscono i Veda.
213. I saggi stimano i Brahmani esenti da ogni passione,
dall'aspetto sempre sereno, di razza primitiva, votati al
perfezionamento dogli uomini, come gli Dei della cerimonia
funebre.
214. Dopo aver fatto il giro del fuoco, secondo il rito,
camminando verso destra, gettata l offerta al fuoco, spanda
con la mano destra dell acqua, sulle focaccie.
215. Con il riso ed il burro avanzato faccia tre focaccie
e le deponga su dei fili di kusa, nel raccoglimento pi pro
fondo, nell istesso modo che l acqua, con la mano diritta,
rivolgendo il viso a mezzogiorno.
216. Dopo aver deposto queste stiacciate con la pi
gran cura e secondo le prescrizioni rituali, s asciughi la
mano con la kusa, per la soddisfazione di quelli che parte
cipano d questi avanzi.
217. Faccia una abluzione, volgendosi a settentrione e
trattenendo per tre volte il respiro, il Brahmano ohe conosce
le parole sacre saluti le divinit delle stagioni ed i Mani.
218. Spanda lentamente, dopo le stiacciate, il resto del
l acqua e le odori con perfetto raccoglimento nell ordine con
cui sono state offerte.
219. Prendendone ncUistesso modo una parte da cia
scuna, faccia prima deliberare queste porzioni ai Brahmani.
220. Se suo padre vive ancora, il padrone della casa
offra lo Sraddha ai Mani di tre dei suoi antenati paterni
cominciando dall avolo: oppure pu far mangiar suo padre
al posto del Brahmano.
221. Colui, al quale il padre morto, ma resta l'avolo,
dopo aver proclamato nello Sraddha il nome del padre pro
clami anche quello del bisavolo.
222. L avolo pu prender parte allo Sraddha ai posto
del Brahmano, come ha stabilito Manu: pu anche il figlio,
dietro il consenso dell avolo, agire come pi gli piaccia.
223. Sparsa sulle mani dei tre Brahmani l acqua e la
kusa cd il sesamo, dia loro la parte superiore delle tre
stiacciate e dica: Questa Svadh (offerta) sia per loro!
224. Con ambo le mani arrecando un vaso pieno di riso,
lo ponga lentamente dinanzi ai Brahmani col pensiero ri
volto ai Mani.
225. 11 cibo portato senza usar entrambe le mani tosto
disperso dagli Asura dal perfido cuore.
226. Puro e pieno d attenzione, ponga sulla terra le salse,
l orbe mangereccio e gli altri cibi da potersi mangiare col
riso, del latte, del latte cagliato, del burro chiarito, del
miele.
227. Diverse specie di dolci; di vivande di molte qualit
preparate col latte, delle frutta e delle radici, delle pietanze
saporite, dei liquori profumati.
228. D opo d aver apprestati tutti quei cibi, lentamente,
l'esibisca mano a mano agli ospiti, attento e puro di cuore,
dicendone tutto le qualit.
229. Non versi lacrime, non s irriti, non profferisca men
zogna, non tocchi i cibi col piede, non li scuota.
230. Una lacrima attira gli spiriti; la collera, i nemici;
la menzogna i cani; il contatto del piede, i giganti; lo scuo
tere il cibo i perversi.
231. Dia, senza lamento alcuna, ai Brahmani qualunque
cosa piaccia loro e parli dell Essere Supremo: tale il d e
siderio dei Mani.
232. Durante la cerimonia in onore dei Mani, legga ad alta
voce la Sacra Scrittura, i Codici della legge, le storie m o
rali (1), i poemi eroici, le antiche leggende, i testi di teologia.
233. Lieto, cerchi di infondere gioja nei Brahmani ed
offra da mangiare senza eccessiva premura: attiri l atten
zione loro, di tanto in tanto, sul riso e l altre vivande e
sulle loro buone qualit.
234. Si prenda cura di mostrare al banchetto funebre il
tglio di sua figlia, anche se questi non ha ancora com piuto
il noviziato; gli metta sulla sedia un tappeto di pelo di
capra del Nepal, e spanda per terra del sesamo.
235. Tre sono le cose pure in uno Sraddha: il figlio di una
figlia, il tappeto del Nepal, i grani di sesamo; tre cose vi
sono stimate: la purezza, 1 assenza dell ira, la mancanza
di precipitazione.
236. Bisogna che tutte le vivande messe innanzi sieno
ben calde e che i Brahmani mangino in silenzio: costoro
non devono dichiarare la qualit dei cibi quand anche il
signore del banchetto ne li interroghi.
237. Finch i cibi si conservano caldi e si mangia in si
lenzio, senza vantarne le qualit, i Mani partecipano al
convito.
238. Quello che mangiasse un Brahmano, la testa co
perta, il viso rivolto a mezzogiorno, o pure tenendo i cal
zari al piede, non pu certo che essere gustato dai Giganti.

(1) Sono dette Pnranas: constano di dieci otto raccolte in versi di an


tiche leggende, messe insieme da un santo Brahmano detto Vyasa il
compilatore al quale pare, erroneamente, attribuita la redazione dei
Veda attuali e del Hahbhrata. Trattano di questi cinque argomenti ;
la creazione, le distruzioni, il rinnovamento del mondo, la genealogia
degli dei e degli eroi, il regno di Manu e le opere dei loro discendenti.
239. Bisogna che lo Tchandala (l uomo della classe pi
vile), il porco, il gallo, il cane, la donna nel d del mestruo,
l eunuco non veggano il Brahmano mentre mangia.
240. Durante una offerta al fuoco, una elargizione di
doni, un banchetto dato ai Brahmani, un sacrificio agli Dei,
uno Sraddha ai Mani, ci che pu esser visto dagli esseri che
abbiamo nominato, non consegue lo scopo che si desidera.
241. Il porco lo distrugge con il suo fiuto, il gallo con
l aria mossa dalle sue ali, il cane con lo sguardo; l uomo
della classe pi vile con il contatto.
242. Un uomo zoppo o guercio, o che abbia un membro
di pi o di meno, deve essere allontanato dalla cerimonia,
quand anche sia figli del signore del banchetto.
243. Se un Brahmano o un mendicante si presenta c
domanda del cibo, il signore del convito deve, ottenuto
il permesso dei convitati, fargli onorevole accoglienza.
244. Dopo d aver mescolato cibi dogni sorta, cospargen
doli d acqua, li getti davanti ai Brahmani quando hanno
finito di mangiare, spandendoli sulla kusa che giace per
terra.
245. Quello che avanza c quello che s sparso sui fili
di kusa deve essere la parte dei fanciulli morti prima della
iniziazione e degli uomini che hanno abbandonato senza
ragione le donne della loro classo.
24(5. I saggi hanno deciso che ci che caduto a terra,
durante il banchetto in onore al Mani, appartiene ai servi
diligenti ed affettuosi.
247. Prima dello Sraddha detto Sapindana, si deve fare
per un Brahmano appena morto uno Sraddha speciale,
senza offerta agli Dei a cui si pu invitare un solo Brahmano
e consacrare una sola pinda (focaccia).
248. Quando il Sapindana stato celebrato da questo
Dvigia, secondo la legge, l offerta della focaccia deve es
sere fatta dai suoi figli, tutti gli anni, il giorno della morte,
nel modo prescritto per lo Sraddha del plenilunio.
249. Lo stolto che dopo aver pertecipato a un banchetto
funebre, dona gli avanzi a un Sudra, precipitato con la
testa in avanti nella regione infernale detta Klastra.
250. Se un uomo, dopo aver assistito ad uno Sraddha,
divide lo stesso giorno il letto con una donna, i suoi avi per
tutto un mese saranno prostrati sulle immondizie di costei.
251. Dop aver chiesto ai convitati: Avete mangiato
bene? quando saranno sazi, li inviti a lavarsi la bocca e.
finita labluzione, dica loro: Riposate dovunque v aggrada.
252. Dicano allora Brahmani: Sia l oblazione (Svaddh)
gradita ai Mani; poich in tutti gli atti di piet per i Mani,
queste parole sono una eccellente benedizione !
253. Poi faccia conoscere ai convitati quel che avanza
dei cibi e ne disponga come i Brahmani gli prescri
veranno.
254. Dopo una cerimonia in onore dei Mani, dica ai Brah
mani: Avete voi ben mangiato? Dopo uno Sraddha a pu
rificazione di una famiglia: Avete voi bene udito? Dopo
uno Sraddha per invocazione di felicit: Avete conseguito
il vostro intento? Dopo una cerimonia in onore degli Dei:
Siete contenti?
255. Il pomeriggio, i fili di kusa, la purificazione del
luogo, i grani di sesamo, una generosa distribuzione di ali
menti, le vivando bene apprestate, i Brahmani ben noti:
ecco quanto si deve desiderare in una cerimonia ad onore
dei Mani.
256. I fili di kusa, le preghiere, la prima parte del
giorno, tutte lo offerte che ora diremo, le purificazioni suac
cennato, devono essere stimate come cose favorevoli nella
cerimonia ad onore degli Dei.
257. Riso selvatico, corno quello che mangiano gli ana
coreti, latte, succo di soma (asclepiade acida), carne fresca
o sale naturale sono designati come propri a servir d of
ferta per le qualit loro.
258. Dopo aver congedato i Brahmani, il padrone di
casa deve in grande raccoglimento, in silenzio, purifica
tosi, rivolgersi a mezzogiorno ed invocar dai Mani gra
zia, cos:
259. Saccresca nella nostra famiglia il num ero. degli
uomini generosi; lo zelo per le sante dottrine s accresca co
me la nostra razza! Possa la fede non abbandonarci mai!
Che noi possiamo aver m olto da donare altrui!
260. Compiuta cos la cerimonia delle focaccie, ne fac
cia tosto mangiar i resti ad una vacca, a un Brahmano, o
a una capra, oppure li getti nel fuoco o nell acqua.
261. Taluni fanno l offerta delle focaccie dopo il b
chetto dei Brahmani, altri ne danno gli avanzi agli uccelli,
o li gettano nel fuoco o nell acqua.
262. Una moglie legittima, fedele ai suoi doveri verso
il marito, premurosa nellonorare i Mani, deve mangiare
la focacoia di mezzo recitando la formolo d uso, se desi
dera un figlio maschio.
263. In tal guisa ella metter al mondo un figlio desti-
nato a vivcie lungamente, illustre, intelligente, ricco, con
una posterit numerosa, pieno di buone'doti, ohe compir
i suoi doveri con ogni cura.
264. Poi, il padrone di oasa. lavate le mani e la bocca,
prepari il cibo per i suoi parenti paterni, e, dopo d averlo
dato loro con rispetto, offra da mangiare ai suoi parenti
da parte di madre.
265. Ci che i Brahmani hanno lasciato, devo restare,
finch essi non abbiano preso congedo: allora il padron di
casa faccia le oblazioni domestiche ordinarie. Cos stabilisce
la legge.
266. Ora vi dir, senza ometter nulla, quali sono le
offerte fatte secondo la regola, cli8 procurano ai Mani una
soddisfazione durevole, eterna.
267. I Mani sono contenti per un intero mese di una of
ferta di sesamo, di riso, d orzo, di lenticchie nere, d acqua,
di radici, di frutta, fatta con le cerimonie di rito.
268. La oarne di pesce li soddisfa per due mesi; quella
di bestie selvagge per tre mesi; quella di montone per
quattro mesi; quella duccelli permessi come cibo agli Dvi-
gias. per cinque mesi;
269. La carne di capretto, sei mesi; quella di daino,
sette mesi; quella di ena (gazzella nera) otto mesi, quella
di ruru (cervo) nove mesi.
270. Si compiacciono per dieci mesi della oarne di porco
o di bue selvaggio, e di undici mesi di quella di lepre o
di tartaruga.
271. Una offerta di latte di vacca, 0 di riso col latte
loro gradita per un anno: per dodici anni procura loro pia
cere la carne di vrdhrinasa (1).
272. L erba mangiereccia detta klasac, i granchi di
mare, la carne di rinoceronte, quella di capretto dal vello
rossastro e il miele, sono loro cagione di piacere eterno, al
par dei semi di cui si nutre l anacoreta.
273. Ogni sostanza pura mescolata con miele, offerta
durante la stagione (2) delle pioggie, il tredicesimo giorno
della luna, sotto l asterismo lunare di Magh fonte di un
eterno piacere.

(1) Vecchio capro bianco dalle orecchio lnnghe.


; (2) Sei sono le stagioni (ritufi) ognuno di due mesi : la primavera (va-
santa), la stagione oalda (grichma), la stagione piovosa (varclia) l'autunno
(sarat), la stagione fredda (hemaiita), 1in verno (sisira). L'antico anno
indiano - di 36J giorni - cominciava all'equinozio dautunno (sasat): l'anno
moderno comincia dallequinozio >11 primavera (vasanta).
274 Possa nascere nella nostra stirpe, dicono i Mani, nn
uomo che ci offra riso bollito nel latte e burro chiarito, il
tredicesimo giorno della luna ed ogni altro giorno quando
l ombra di un elefante discende verso Oriente.
275. Qualsivoglia oblazione, fatta secondo le regole da
un mortale di purissima fede, procura ai suoi avi una gioja
eterna ed inalterabile.
276. Nella quindicina nera, il decimo giorno ed i seguenti,
ad eccezione del quattordicesimo, sono i giorni lunari pi
favorevoli allo Sraddha; c ci non vale per gli altri
giorni.
277. Colui che fa uno Sraddha nei giorni lunari pari,
e sotto le costellazioni lunari pari, ottiene il compimento di
tutti i suoi desideri; colui che onora i Mani i giorni dispari,
ottiene una illustre posterit.
278. Nell istesso modo che la seconda quindicina (la
quindicina nera) preferibile alla prima per una
Sraddha, cos la seconda parte del giorno preferibile
alla prima.
279. L oblazione ai Mani deve esser fatta con ogni cura
sino alla fine, secondo la regola prescritta, con la parte della
mano diritta consacrata ai Mani, da un Brahmano che
porti il cordone sacro sulla spalla dritta, non prenda riposo,
e tenga in mano l erba kusa.
280. Non si faccia mai Sraddha di notte, perch infe
stata dai giganti; non all aurora, non al crepuscolo, n poco
tempo dopo il levar del sole.
281. Il padron di casa che non pu tutti i mesi far lo
Sraddha il d della luna nuova, deve offrir un banchetto,
nel modo prescritto, tre volte l anDo: durante la stagione
fredda, durante la stagione calda e quella delle pioggie; ma
faccia ogni giorno lo Sraddha che parte delle cinque obla
zioni.
282. L oblazione che fa parte dell atto pio in favore dei
Mani non deve esser fatta su fuoco non consacrato c lo
Sraddha mensile del Brahmano che mantiene acceso il fuoco
non pu aver luogo che il giorno della luna nuova.
283. Una libazione d acqua offerta ai Mani, dopo il bagno,
da un Brahmano clic si trova nollimpossibilit di compiere
lo Sraddha quotidiano, gli procura la ricompensa dell atto
pio in onore dei Mani.
284. I saggi chiamano Vasus i nostri padri; Rudras
i nostri nonni paterni; i padri dei nostri nonni paterni Adi-
tyas: cos dichiarato dalla rivelazione eterna.
285. Mangi sempre un uomo il Vighasa e l Amrita (am
brosia); il vighasa il resto di un banchetto offerto a convi
tati onorevoli; l amrita l avanzo di un banchetto in onore
degli Dei.
286. Queste sono, come io ve le ho esposte, le regole che
concernono le cinque oblazioni. Ed ora udite le leggi pre
scritte al vivere dei Brahmani.
LIBRO IV.

Mezzi di sussistenza : precetti.

1. Il Brahmano dopo d aver vissuto il primo quarto della


sua vita (1) accanto al direttore spirituale (guro), sog
giorni durante il secondo periodo nella sua casa, essendosi
ammogliato.
2. Ogni mezzo di vivere ohe non faccia torto agli esseri
viventi, o che lo faccia il meno possibile, pu essere adot
tato dal Brahmano, tranne in caso di carestia.
3. Nel solo scopo di procurarsi di che vivere, cerchi di
far masserizia con le occupazioni irrcprovevoli che pi gli
convengono, senza mortificazione del corpo.
4. Pu vivere o con il soccorso del rita, o deiramrita,
o del mrita, o del pramrita, o d anche del satynrita, ma non
mai del svavritti.
5. Per rita (vero nutrimento) si deve intendere l atto di
accumular grani di riso o di spigolare; per arnrita (nutri
mento immortale) ci che si d e non chiesto; per amrita
(nutrimento mortale) l elemosina accattata; por pramrita
(nutrimento mortalissimo) il lavoro dei campi.
6. Per satynrita (verit e menzogna) il commercio;
si pu per in certi' casi ricorrervi per sostentarsi in vita.
La schiavit ci che si chiama svavritti (vita dei cani):
un Brahmano deve evitarla con la massima cura.
7. Si pu accumular grano nel granaio per tre anni o pi,
o conservare in giarre le provviste per un anno, o non averne
che per tre giorni, o non raccoglierne nemmeno pel domani.
8. Dei quattro Brahmani padroni di casa che seguono

(t) La vita di un Brahmano e divisa in quattro periodi, passando at


traverso i seguenti quattro stati religiosi ; Brahmatohari o novizio, Gri-
haatha o capo di casa, Van aprasthu, o anacoreta, Sannyasi o devoto
ascetico.
queste quattro consuetudini, l ultimo, nell'ordine esposto,
deve essere riputato il migliore come quegli che per la sua
virtuosa condotta merita di conquistare i mondi.
9. Quello dessi che ha molte persone da mantenere, ha
sei mezzi di procurarsi il vitto: lo spigolare, il'ricevere l ele
mosina, il domandarla, il lavorar la terra, il commerciare,
il prestar ad interesse. Laltro, di cui la casa meno nume
rosa, ha tre risorse: il sacrificare, linsegnar la Sacra Scrit
tura, il ricevere lelemosina. Il terzo ha due occupazioni:
il sacrificare e linsegnare. L ultimo vive diffondendo la
conoscenza dei Libri Sacri.
10. Il Brahmano che si mantiene in vita raccogliendo
grano e spigolando, e s votato al mantenimento del fuoco
sacro, compia i sacrifici della luna nuova, del plenilunio e
dei solstizi senza aggiungervi altre offerte.
11. Non frequenti mai la gente por procurarsi il vitto:
tenga una condotta retta, franca e pura come conviene ad
un Brahmano.
12. Si mantenga in perfetta contentezza se cerca la feli
cit, e sia modesto nei sudi desideri; la contentezza la
fonte della felicit; la infelicit ha per origine lo stato con
trario.
13. Il Brahmano avendo casa e mantenendosi coi mezzi
suaccennati, deve conformarsi alle seguenti regole: l osser
vanza delle quali gli procurer il paradiso (svarga), una
lunga vita e grande fama.
li. Compia sempre con perseveranza il suo dovere,
come prescritto dal Veda; perch, compiendolo meglio che
pu, perverr alla condizione suprema che la quiete finale.
15. Non cerchi di acquistar ricchezze, per mezzo delle
arti che seducono, eome il canto, la musica, n per via di
occupazioni proibite; sia nellopulenza, sia nella miseria,
non deve ricevere dono dal primo venuto.
16. Non si dia con passione a nessuno dei piaceri del
senso; impieghi tutta la sua energia mentale nel vincere
l'eccessiva tendenza verso di essi.
17. Deve abbandonare tutti i beni clic l impedirebbero
dal leggere la Santa Scrittura, e cercare un mezzo di vivere
che non lo distragga dallo studio dei libri sacri; perch da
qui pu veniro a lui la felicit.
18. Si comporti in questo mondo in tal guisa che i suoi
abiti, i suoi discorsi, i suoi pensieri saccordino con la sua
et, con le sue azioni, con la sua fortuna, con le sue cogni
zioni teologiche, con la sua famiglia.
19. Bisogna che studi sempre questi (Sstras) libri di reli
gione che sviluppino lintelligenza ed insegnino il m odo
d acquistar ricchezza e di conservar la vita, ed i trattati
esplicativi del Veda.
20. In realt, quanto pi progredisce nello studio dei
Sstras, ta n to pi diviene istruito ed il suo sapere brilla
d un v iv o splendore.
21. Faccia tu tto il possibile per non om ettere le cinque
oblazioni ai Santi, agli Dei, agli Spiriti, agli uomini, ai Mani.
22. Certi uomini che con oscon o bene gli obblighi rife-
rentisi a queste oblazioni, anzi che offrire esteriormente
questi cinque grandi sacrifici, fanno continue offerte nei
cinque organi dei loro sensi.
23. Gli uni sacrificano costantem ente il respiro nella loro
parola, allorch recitano la Sacra Scrittura, e la loro
parola nel respirare, quando stanno in silen zio: trovano
cosi nella loro parola, nel loro respiro la ricom pensa eterna
delle oblazioni.
24. A ltri Brahmani fanno queste oblazioni oon la sola
scienza divina, vedendo con l occh io del sapere divino che
la scienza la base del loro com pim ento.
25. Il padrone di casa deve sempre far l offerta al fu oco,
al principio e alla fine del giorno e della n otte e com piere
alla fine d ogni quindicina lunare i sacrifici particolari per
la luna n u ova e pel plenilunio.
26. Quando il precedente ra cco lto esaurito, faccia una
offerta d i grano n u ovo: alla fine d ogni stagione di quattro
mesi com pia i sacrifici prescritti; ai solstizi sacrifichi un ani
male; alla fin d anno faccia oblazione con il su cco di soma.
27. I l Brahm ano che tiene acceso il fu o co sacro e desideri
vivere m olti anni, n on deve mangiar del riso n u ovo o della
carne prim a d aver offerto le primizie del raccolto, e sacrifi
ca to un animale;
28. P oich i fuoch i sacri, desiderosi di grano n u ovo e d i
carne, quando n on sono stati onorati della prim izia del ra c
co lto , cercano di divorar l esistenza del B rahm ano negli
gente.^
29. F a ccia sempre in m odo che nessun ospite soggiorni
nella sua casa senza che gli sia stato offerto, con i riguardi
dovutigli, un sedile, un letto, doli acqua, delle radici, delle
frutta.
30. Gli eretici, gli uomini che si dedicano ad occupazioni
proibite, gli ipocriti, quelli che non prestano fede alla Scrit
tura, che l attaccano con sofismi, che hanno le maniere
Le l e g g i d i m a n g 67
dell airone, non devono essere onorati dal Brahmano,
nemmeno con una parola.
31. I Brahmani padroni di casa che hanno abbandonata
la dimora del loro padre spirituale solo dopo d aver com
piuto lo studio dei Veda, e compiuti tutti gli offici di piet,
e sono dottissimi in teologia, devono essere accolti con onore
e prender parte alle offerte destinate agli Bei ed ai Mani;
si evitino tutti quelli che sono al contrario.
32. Colui che ha casa deve, per quanto in poter suo,
dar cibo a quelli che non possono prepararselo, agli studenti
di teologia, ai mendicanti eretici, e tutti gli esseri e perfino
le piante, devono aver la loro parte senza che la sua famiglia
abbia a soffrirne.
33. Un capo di famiglia ohe muoja di fame pu implo
rare la generosit dun re della classe militare, dun sacrifi
catore o dun suo discepolo, ma non di altri; cos vuole
la regola.
34. Un Brahmano padrone di casa che abbia mezzi per
procurarsi da vivere, non deve lasciarsi morir di fame, n
portar abiti vecchi o sudioi, finch gli resti qualche risorsa.
35. Abbia i capelli, lunghie e la barba tagliate, sia chiuso
nelle sue opere austere, porti abiti bianchi, sia puro, attenda
allo studio del Veda ed a tutto ci che pu essere salutare.
36. Porti un bastone di bamb, ed un vaso pieno d acqua,
il cordone del sacrificio, un pugno di kusa ed all orecchio
boccole doro lucente.
37. Non deve mai guardar il sole quando sorge o quando
tramonta, n durante una eclisse, n quando riflesso dal
lacqua, n quando a met del suo viaggio.
38. Non incappi in una corda alla quale sia attaccato un
vitello, non corra quando piove, non guardi la sua imagine
nellacqua; cos stabilisce la regola.
39. Abbia sempre la sua dritta di fianco ad un monti-
cello di terra, duina vacca, d un idolo, dun Brahmano,
dun vaso di burro chiarito, di miele e dove s abbia un in
crocio di quattro vie e quando passa vicino a grandi alberi
ben noti.
40. Per quanto ne provi desiderio, non deve accostarsi
alla moglie quando comincino ad apparire le regole, n
riposar con lei nell istcsso letto.
41. Infatti la scienza, la virilit, il vigore, la vista e resi
stenza delluomo che sappressa alla moglie quando essa sia
contaminata dal mestruo, si distruggono interamente.
42. Ma in quegli che s allontana da lei nel periodo della
immondizie, la scienza, la virilit, il vigore si accrescono
d assai.
43. Non mangi nello stesso piatto con sua moglie; non la
guardi quando ella mangia o starnuta, o sbadiglia, n quando
seduta svogliatamente.
44. N quando s applica sugli occhi il collirio (1). o si pro
fuma dessenze, n quando ha il collo scoperto, n quando
metta al mondo i figlioli, se egli ha cura delia sua virilit.
45. Non deve prender cibo, avendo indosso un solo abito,
n bagnarsi completamente nudo; non deponga l urina cogli
escrementi suoi, n sulla via, n su delle ceneri, n in un
pascolo di vacche.
46. N in una terra lavorata con l aratro, non nell acqua,
non su un rogo funebre, non su una montagna, non sulle
ruine di un tempio, non su un nido di formiche bianche,
in nessun tempo.
47. N in buche abitate da esseri viventi, n camminando,
n stando fermo, n sulle rive di un corso d acqua, n sulla
cima di un monte.
48. Ed inoltre non deve mai dar sfogo ai suoi bisogni
corporali riguardando cose agitate dal vento, n guardando
il fuoco, n un Brahmano, n il sole, n l acqua, n delle
vacche.
49. Deponga le feci dopo d aver coperto la terra di legno,
di zolle di terra, di foglie e derbe secche e di cose di questa
fatta, non avendo nulla che possa macchiarlo, stando in
silenzio, avvolto nel suo abito, la testa ooperta.
50. Il giorno, egli faccia i suoi bisogni, il viso rivolto a
nord; la notte, il viso rivolto a sud; all aurora ed al crepu
scolo vespertino, nell istesso modo che di giorno.
51. N ell'om brao nell oscurit, sia di notte o sia di giorno,
quando non si pu veder il oielo, un Brahainno attendendo
ai suoi bisogni corporali, pu aver il viso rivolto dove gli
aggrada e cos verso la parte dove teme per la sua vita da
parte dei ladri e delle bestie feroci.
52. Quegli che urina di fronte al fuoco, al sole, alla luna,
ad un serbatojo d acqua, ad uno Dvigia, ad una vacca,
al vento, perde tutta la scienza sacra.
53. Il capo di casa non soffi nel fuoco con la sua bocca,
n riguardi sua moglie nuda; non getti del sale nel fuoco,
n vi scaldi i piedi.

(1) Il collirio una polvere nera, sottilissima, composta li un ossido


d zinco, cbe le donne indiane sapplicano sulle ciglia.
54. Non metta fuoco in uno scaldino sotto il letto,
non vi si sieda sopra e non se lo metta dappiedi durante
il sonno: non faccia nulla che possa nuocere alla sua esi
stenza.
55. Al crepuscolo del mattino e della sera non deve n
mangiare, n mettersi in viaggio, n coricarsi; non tracci dei
segni per terra, n si tolga da s la ghirlanda di fiori che l a
dorna.
56. Non getti nell acqua n dell urina, n dello sterco,
n della saliva, n altra cosa macchiata da una sostanza
impura, n del sangue, n del veleno.
57. Non dorma da solo in una casa deserta, non svegli
un uomo addormentato superiore a lui per ricchezza e per
scienza; non si fermi con una donna che ha le regole; non
vada a far un sacrificio senza essere accompagnato dal ce
lebrante.
58. In una cappella consacrata al fuoco, in un chiuso
dove stabbiano vacche, davanti ai Brahmani, leggendo la
Sacra Scrittura, e mangiando, deve aver il braccio destro
scoperto.
59. Non disturbi una vacca mentre beve e non vada a
darne avviso a colui del quale questa beve il latte; e quando
vede in cielo l arma di Indra (l arcobaleno) non la mostri
ad alcuno, se egli sa distinguere quel che permesso da ci
che non lo .
60. Non deve dimorare in una citt abitata da uomini
che non compiano i loro doveri, n fare un lungo soggiorno
in quella dove sono frequenti le malattie: non si metta in
viaggio solo, n resti a lungo su un monte.
61. Non dimori in una citt che abbia per re un Sudra, n
in quella circondata da gente perversa, o frequentata da
turbe d eretioi, o da uomini appartenenti alle classi miste.
62. Non deve mangiar sostanze da cui si sia estratto
l olio, n soddisfar troppo l appetito; n prender cibo il
mattino troppo presto o la sera troppo tardi, n mangiar
la sera quando abbia mangiato abbondantemente il mattino.
63. Non si dedichi a nessun lavoro inutile; non beva acqua
nel cavo della mano; non mangi nulla che s abbia messo in
seno e non sia curioso fuor di luogo.
64. Non deve n ballare, n cantare, n suonare alcun
istrumento musicale, eccetto nel caso prescritto dai Sstra n
battersi le braccia con le mani, n digrignar i denti mandando
fuori voci inarticolate, n -far del chiasso quando irri
tato.
63. Non si lavi mai i piedi in un bacino d ottone, non mangi
in'un piatto screpolato o sul quale abbia dei sospetti.
66. Non porti dei sandali, degli abiti, n un cordone sacri
ficale, o un ornamento, o una ghirlanda, o un vaso por
lacqua che abbia servito ad altri.
67. Non viaggi con bestie da soma indocili, o estenuate
per la fame o la malattia, o che abbiano gli occhi o gli zoc
coli difettosi, o la coda mutilata.
68. Ma si metta sempre in cammino con bestie ben alle
vate, agili, fornite di segni di buon augurio, di bel colore,
di bella forma e le ecciti moderatamente col pungolo.
69. Il sole nel segno di Kanya (la vergine), il fumo di un
rogo funebre, la sedia rotta, devono essere evitati; il signore
della casa non deve mai tagliarsi da s l unghie o i capelli,
n accorciarsi l unghie coi denti.
70. Non schiacci nemmeno una zolla di terra senza ra
gione; non tagli erba con l unghie; non faccia nessun atto
che non porti vantaggio o che possa arrecargli danno.
71. Un uomo il quale schiaccia le zolle, taglia lerba o
si morde le unghie va presto in perdizione, come un adula
tore e colui il quale trascura i riti di purificazione.
72. Non pronunci parola men che onesta; non porti ghir
lande che sul capo; montare sulla schiena d una vacca o
d un toro cosa biasimevole in ogni caso.
73. Non s introduca d altra parte che per la porta nella
citt o nella casa circondata da mura; stia la notte lontano
dalle radici degli alberi.
74. Non deve mai giuocar ai dadi, o portar in mano i
suoi sandali, n mangiare coricato sul tetto, o tenendo il
cibo in mano o su d una sedia.
73. Non mangi nessun cibo mescolato col sesamo, dopo
il tramonto del sole; non dorma per terra intieramente nudo
e non vada in nessun luogo, avendo mangiato, prima d es
sersi sciacquata la bocca.
76. Mangi dopo aver cosparso d acqua i suoi piedi,
ma non si corichi mai con i piedi umidi; colui che mangia
con i piedi bagnati avr lunga vita.
77. Non si metta mai per luoghi impraticabili, o dove
non possa distinguere il suo cammino; non guardi mai urina
od escrementi e non passi mai un corso d acqua nuotando
con le sue braccia.
78. Colui che desidera una lunga vita non cammini su
dei capelli, o su cenere, o ossa, o cocci, o semi di cotone,
o pagliuzze di frumento.
79. Non stia, nemmeno all ombra d un albero con per
sone degradate, non con Tchndala, (1) non con Pukkasa (2),
non con dei pazzi, o con uomini superbi per le loro ricchezze,
non con gente della specie pi vile, non con Antyras (3).
80. Non dia a un Sdra n un consiglio n gli avanzi
del pasto, a meno che questo non sia un suo servo; n del
burro di cui sia stata offerta una porzione agli Dei. Non deve
insegnargli la legge n alcuna pratica di devozione espia
toria.
81. Poich colui che insegna la legge ad un uomo della
classe servile e gli fa conoscere una pratica espiatoria
precipitato con lui nel soggiorno tenebroso detto Asamvrita.
82. Non si gratti la testa con ambo le mani, non la tocchi,
avendo mangiato, prima di essersi fatta una abluzione,
non si bagni senza lavarla.
83. Si guardi dal prendere qualcuno pei capegli in atto
di collera e di battergli la testa o di battersi cos da s stesso;
dopo essersi spalmata la testa d olio non si tocchi con l olio
nessun altro suo membro.
84. Non deve accettar nulla da un re che non sia di razza
reale, n da gente che vive del prodotto di una macelleria,
dun torchio d olio, duna bottega di distillatore, d una casa
di prostituzione.
85. Un torchio d olio odioso quanto una bottega di
macellaio; una distilleria come dieci torchi; una casa di pro
stituzione come dieci distillerie; un re di quella fatta come
dieci tenitori di postribolo.
88. Un re ohe non appartenga alla classe militare dalla
legge dichiarato simile a chi eserciti diecimila beccherie:
ricevere qualche cosa da lui ima cosa orribile.
87. Colui eh accetta da un re avido e trasgressore della
legge, va successivamente nei ventun gironi infernali (na-
rakas) seguenti:
88. Il Tmisra, l Andhatmisra, il Malirrava, il Rrava,
il Naraka, il Klastra, il Mahnaraka.
89. Il Sangivana, il Mahvitchi, il Tpana, ilSamprat-
pana, il Samhta, il Sakkla, il Kudmala, il Ptimrittica.
90. Il Lohansaku, il Rigicha, il Pauthna, il fiume
Slmali, l Asipatravana, il Lohakraka (4).

(1) Ita nomo nato da un Sdra od nna Brahmani.


(2) Uomo nato da nn Xichada e da una Sdra.
(3) Uomo an'.he questo apregevole nato da nno Xohandala e da una
Nchadl (Xicliada nn uomo nato da un Brahmano e da una Sdra).
{ 4) Molto di queste parole son di significato oscuro; Thmisra
01. Conoscendo questa regola i Raggi Brahmani int r*
preti della Sacra Scrittura, desiderosi della eterna beatiti!"
dine dopo morte, non ricevono mai niente da un tal re.
92. Il signore della casa si desti nell ora destinata a
Brlimi (l ultima veglia della notte); inediti sulla virt,
sugli onesti vantaggi, sulle pene corporali che s esigono,
sulla essenza.e sul significato dei Veda.
93. Levatosi, dopo aver soddisfatto le necessit corp o
rali, concentrando la sua attenzione, stia in piedi a lungo
recitando la Svi tri durante il crepuscolo del mattino;
compia al tempo stabilito l altro ufficio della sera.
94. Ripetendo a lungo le preghiere dei due crepuscoli, i
Richi ottengono lunga vita, scienza perfetta, buona fama in
vita, gloria eterna dopo morte, e la nobilt che conferisce
la conoscenza delle Sacre Soitture.
95. Il giorno della luna piena del mese di Srvana (I)
o di quello di Bdra, dopo aver compiuto, secondo la re
gola, la cerimonia detta Upkarma, il Brahmano s accinga
allo studio della Scrittura per quattro mesi e mezzo.
96. Sotto l asterismo lunare di Uchya, compia fuori
della citt la cerimonia detta Utsarga (donazione dei
Libri Sacri) o pure la faccia il primo giorno della quindicina
chiara del mese di magha o la prima m et di questo giorno.
97. Dopo aver compiuto fuor della citt questa cerimonia
secondo la legge, sospenda la sua lettura per questo giorno,
la notte seguente, il giorno dopo, e per tutto il giorno e la
notte che seguono.
98. Ma poi legga con attenzione i Veda nelle quindicine
chiare e studi i Vedanga in tutte le quindicine scure.
99. Non legga che pronunziando distintamente c con
l esatta accentuazione, ma non mai in presenza di un Sdra;
l ultima veglia (2) della notte, dopo aver letta la Sacra Scrit
tura, per quanto sia stanco, non deve riaddormentarsi.
mO. Lo Dvigia legga sempre le Mantras (preghiere) nel
modo che ora accenneremo e legga con la stessa assiduit
Amlhatami^ra possono significare luogo di tenebre; Rorava e Maliarorava,
soggiorno di lacrime; llahavischi, fiume dalle grande onde; Tapana e
flampratpana, soggiorno dei dolori ; Pntiim ittika, luogo infetto ; Lohan-
saku, luogo delle frecoie di ferro; Rigicha, dove i perversi sono ar
rostiti in una padella, Aslpatravana, foresta dove ls foglie sono lame
41 spada.
(1) I nomi dei mesi (masas) indiani esposti nell ordine che hanno al
presente : Asvina (settembre-ottobre), Kartika (ottobre-novembre) e cos
continuando, niargasircha, pocha, mglia, phlguna, chaitra. vaisiikha,
fclida, srvana, bhdra.
(2) S etta yama, l'ottava parte d un giorno e d una notte, di tre oro.
i Brahmanas (precetti) e le preghiere, quando non vi sia
impedimento.
101. Colui ehe studia la Scrittura e chi l insegna agli
scolari secondo le regole suaccennate, s astengano sempre
di leggere in queste circostanze nelle quali la lettura proi
bita.
102. La notte, quando s ode il vento, il giorno quando
la polvere sollevata dal vento; ecco due casi in cui, nella
stagione delle pioggie, proibito lo studio dei Veda a quelli
che sanno quando convenga leggere.
103. Quando lampeggia, quando tuona, quando piove;
o cadon dal cielo, da ogni parte, grandi meteore, la lettura
deve essere sospesa fino all istesso momento del giorno che
segue.
104. Quando il Brahmano vedr questi accidenti mani
festarsi nello stesso tempo, essendo accesi i fuochi per l of
ferta della sera, o per quella del mattino, sappia che non si
deve allora leggere il Veda e cosi pure quando si mostrano
delle nuvole fuori della stagione deile pioggie.
105. Nell occasione di un fragore sopranaturale, (nir-
ghat) d un terremoto, dun oscurarsi dei corpi luminosi,
anche nell epoca lecita, sappia che la lettura deve essere
rimandata allo stesso momento del d che segue.
106. Mentre i fuochi consacrati fiammeggiano, se si mo
strano dei lampi, se si ode il tuono, ma senza pioggia, la
lettura deve essere interrotta per tutto il resto della gior
nata o della notte; sa mai piova, il Brahmano deve cessare
di leggere un giorno ed una notte.
107. Quelli che desiderano dosservare, con la massima
cura, i loro doveri, devono sempre sospendere la lettura
nei villaggi e nelle citt e dovunque vi sieno esalazioni
fetide.
108. In un villaggio attraversato da un convoglio funebre;
in presenza di un uomo perverso, se qualcuno pianga,
frammezzo ad una folla di persone, lo studio dei Veda deve
cessare.
109. Nellacqua, nel corso della notte, soddisfacendo i
due bisogni corporali, quando sha ancora in bocca un resto
di cibo, quando si preso parte ad uno Srddha non si deve
nemmeno in ispirito meditare sui Veda.
110. Un Brahmano istruito che abbia ricevuto un in
vito per una cerimonia funebre in onore di una sola per
sona, deve star tre giorni senza studiar la Scrittura e cos
pure quando nasca un figlio al re o quando Rahu appare.
111. Finch l odore e l untuosit dei profumi rimangono
sul corpo d un sapiente Brahmano che ha preso parte allo
Srddha per una sola persona, questi non deve leggere la
Santa Scrittura.
112. Non studii seduto sul letto, n con i piedi su d una
sedia, n con le gambo incrociate e coperto d un panno che
gli circondi le ginocchia e le reni, n dopo aver mangiato della
carne, o del riso, o altri alimenti donati in occasione d una
nascita o d una morte.
113. N quando c nebbia, n quando s ode il fischiar
della freccia o il suono del liuto, n durante i crepuscoli
del mattino e della sera, n il quattordicesimo giorno dalla
luna piena, n l ottavo giorno lunare.
114. Il giorno della nuova luna uccide la guida spirituale,
il quattordicesimo giorno lunare uccide la disciplina; lo t
tavo e quello della luna piena distruggono il ricordo della
Sacra Scrittura; si deve perci astenersi dalla lettura du
rante questi giorni.
115. Quando oade una pioggia di polvere, le quattro prin
cipali regioni del cielo sono infuocate e gli urli dello sciacallo,
del cane, dell asino, del camello si fanno udire, il Brahmano
non deve leggere i Veda, e nemmeno quando con altri.
116. Non legga vicino a un cimitero, non presso un vil
laggio, non presso un pascolo di vacche, non rivestito d un
abito con indosso il quale si sia trattenuto con la moglie in
amore, non quando ha ricevuto qualche cosa in uno Srddha.
117. Sia la cosa data in uno Srddha un essere animato
o sia un oggetto inanimato, colui che la riceve non deve
leggere il Veda; perch si dice, in questo caso, che la sua
bocca nella sua mano.
118. Quando il villaggio attaccato dai ladri o un in
cendio lo mette sossopra, sappia il Brahmano che la lettura
deve essere rimandata all indomani, nello stesso modo che
per tutti i fenomeni straordinari.
119. D opo l Upakarma e lUtsarga la lettura deve
essere sospesa per tre notti da colui che vuol compiere i
suoi doveri nel modo pi perfetto; ed egualmente, dopo
il giorno di plenilunio d grahayana, l ottavo giorno lunare
delle tre quindicine oscure seguenti, si deve cessar la let
tura por il giorno e la notte, cos come durante il giorno
e la notte della fine d ogni stagione.
120. Il Brahmano non legga n a cavallo, n su un al
bero, n su un elefante, n in barca, n sull asino, n sul
camello, n su un terreno sterile, n su di un carro.
121. N durante un alterco, n durante un litigio violento,
n in mezzo ad un esercito, n durante una battaglia, n
dopo il pasto quando le sue mani sono ancor umide, n du
rante una indigestione, n dopo aver vomitato, n quando
prova delle acidit.
122. N senza aver chiesto permesso all'ospite, n quando
il vento soffia violentemente, n quando il sangue cola dal
suo corpo, o quando sia stato colpito da unarma.
123. Se il canto del Suna viene a colpire il suo orecchio,
non legga durante questo tempo n il Rigvcda n lo Yagiur;
dopo d aver compiuto lo studio di un Veda o della parte
chiamata Aranyaka, non cominci tosto un altra lettura.
124. 11 Rigvsda consacrato agli Dei, lo Yagiur-Veda
agli uomini, il Sma-Veda ai Mani: perci il suono del Sma-
Veda quasi impuro.
125. I Brahmani dotti, sapendo tutto ci, dopo daver
ripetuto nellordine dato, in pi ripreso, lessenza della
triade Yedica (il monosillabo sacro, le tre parole, la S
vi tri) leggano i Veda tutti i giorni permessi.
126. Se una vacca o un altro animale, un ranocchio,
n gatto, un cane, un serpente, uno icneumone, un topo
passa fra il maestro c l allievo, si sappia che la lettura devo
essere sospesa per un giorno ed una notte.
127. Vi sono due casi in cui uno Dvigia deve con la pi
grande cura astenersi dal leggere: quando il luogo dove
dovrebbe studiare macchiato c quando egli stesso non
puro.
128. Durante la notte della nuova luna, lottava, quella
di plenilunio, la quattordicesima, lo Dvigia signore della
casa sia casto come un novizio, quand anche sia la stagione
propizia all amor coniugale.
129. Non si bagni dopo d aver mangiato, n quando sia
ammalato, n a met della notte, n pi volte con i suoi abiti,
n in un luogo che non gli sia noto.
: 130. Non attraversi a bella posta l ombra delle imagini
sacre, quella di suo padre o della sua guida spirituale,
quella dun re, quella di un padrone di casa, quella di un
educatore, quella dun uomo dai capagli rossi o dal color di
rame e quella di un uomo che ha sacrificato.
131. A mezzogio rno, o a mezzanotte, o dopo aver mangiato
della carne in un banchetto funebre, durante l uno o laltro
dei crepuscoli, non sosti a lungo col dove sincontrano
quattro vie.
132. Eviti ogni contatto volontario con le sostanze
untuose che un uomo abbia impiegato per ungersi il corpo
con l acqua che ha servito ad, un bagno, oon deH orina,
con degli escrementi, con del sangue, con del muco e delle
cose sputate o vomitate.
133. Non scelga n un nemico, n l amico d un nemic,
n un uomo perverso, n un ladro, n la donna d'un altro.
134. Poich non v nulla al mondo che si opponga di pi
al prolungarsi della vita che il corteggiare la moglie di un
altro uomo.
135. Lo Dvigia .che desidera saccrescano le suo ricchezze
non disprezzi uno Kchatriya, un serpente, e un Brahmano
versato nella Scrittura, qualunque sia la miseria del loro
stato.
136. Perch questi tre esseri possono causare la morto
di colui che disprezza: in conseguenza l uomo saggio non
deve mai riguardarli con sdegno.
137. Non si disprezzi mai per qualche suo insuccesso:
aspiri alla fortuna sino alla morte o non se la figuri diffi
cile da conseguire.
138. Dica la verit, dica coso piacevoli, non dica mai
verit sgradite, n proferisca menzogna per incarico altrui:
questa la legge eterna.
139. Dica: Bene, bene od anche: Bene ; non conservi
inimicizie ingiustamente, non cerchi di bisticciare contro
qualcuno fuor di proposito.
140. Non si metta in viaggio n troppo presto il mat
tino, n troppo tardi la sera, n verso mezzogiorno, n in
compagnia d uno sconosciuto, n solo, n con persone
Sdra.
141. Non insulti quelli che hanno un membro di meno,
n quelli che n hanno uno di troppo, n gli ignoranti, n le
persone vecchie, n gli uomini privi di bellezza, n quolli
che non hanno fortuna, n quelli che sono di vile nascita.
142. Il Brahmano olio non ha fatto-una abluzione dopo
daver mangiato o d aver soddisfatto i bisogni corporali
non tocchi con la mano una vacca, un Brahmano o il fuoco:
e quando sta bene non guardi mai i corpi luminosi del fir
mamento senza essersi purificato.
143. Se gli avvenga di toccarli essendo impuro, faccia
unabbluzione e poi cosparga con dell acqua presa nel oavo
della mano i suoi organi dei sensi, tutte le sue membra ed
il suo ombellicolo.
144. Quando non sia ammalato non tocchi mai senza
ragione i suoi organi cavi; eviti egualmente di portar la
LE I.EGGI DI MANI' 77
mano alla parto villosa del suo coip o, ohe devo restar co
perta.
145. Osservi esattamente gli usi propizi e le regole di
condotta stabilite; sia puro di corpo e di spirito, padrone
dei suoi organi; reciti la preghiera a bassa voce e faccia le
offerte al fuoco costantemente e senza interruzione.
146. Per quelli che osservano gli usi propizi e le regole
fisse di condotta, e sono perfettamente puri, e ripetono le
preghiera a bassa voce c fanno le oblazioni al fuoco non v
timore di alcun malanno.
147. 11 Brahmano reciti nel tem po stabilito con la pi
grande esattezza la parte del Veda che deve ripetere tutti
i giorni (il monosillabo sacro, le tre parole, la Svitr);
questo dovere stato dai saggi dichiarato il principale:
ogni altro secondario.
148. Per la sua applicazione nel recitar il Libro santo,
per la purezza perfetta, per rigorose opere daustera piet,
per la sua attenzione nel non far male ad esseri animati,
richiama alla memoria la sua esistenza precedente.
149. E ricordandosi della sua esistenza precedente,
si applica di nuovo a recitare la Scrittura o per via di questa
applicazione costante, perviene a fruire della eterna felicit.
150. Faccia costantemente, il giorno della luna nuova
e della luna piena, le offerte santificate dalla Svitr c le obla
zioni propiziatorie; invii il suo tributo di venerazione ai
Mani, l ottavo ed il nono giorno lunare delle tre quindicine
oscure dopo il plenilunio d Agrahyana, compiendo le ceri
monie prescritte.
151. Deponga lontano dal luogo dove si conserva il fuoco
sacro, le spazzature, l acqua che ha servito a lavar i piedi,
gli avanzi del cibo, e l'acqua che ha servito al bagno.
152. Verso la fine della notte e la prima parte del giorno,
soddisfi i bisogni naturali, si vesta, faccia un bagno,
si lavi i denti, si ponga il collirio sugli ocelli e adori la di
vinit.
153. Il giorno della luna nuova, e gli altri giorni lunari
prescritti, s appressi con rispetto alle imagini degli Dei,
dei Brahmani virtuosi, del re per ottenere la loro prote
zione ed a quelle dei parenti che deve riverire.
154. Saluti umilmente gli uomini rispettabili che ven
gono a fargli visita ed -esibisca loro il suo scanno; si
segga facendo l angiali (a mani ginnte) vicino a loro e li
segua quando partono.
155. Osservi costantemente le eccellenti usanze stabilite
nel Libro Sacro e nella raccolta delle leggi le pratiche an
nesse, sulle quali riposa il dovere religioso e civile.
156. Poich, seguendo questa usanza, ottiene lunga vita,
la posterit che desidera, ricchezze sterminate: losser
vanza di questi costumi distrugge i segni funesti.
157. Luomo che segue consuetudini cattive in questoi
mondo esposto al biasimo di tutti; sempre infelice, afflitto'
dalle malattie non avr che corta vita.
157. Bench sfornito di tutti segni che annunziano la
prosperit, luomo che segue i buoni costumi, che puro
di fede, che non isparla d alcuno, deve vivere cento anni.
159. Eviti con ogni cura ogni atto che dipenda dal soc
corso altrui; s applichi al contrario con zelo ad ogni funzione
che non dipende che da lui stesso.
160. Tutto ci che deriva da altra fonte che dalla fatica,
tutto oi che dipende da noi stessi procura piacere: sappia
che questa la ragione del piacere e del dolore.
161. Si deve aver premura di compiere ogni azione che
non sia proibita, che produce in colui che la compie una
doloe soddisfazione: ma bisogna astenersi da quella che pro
duce leffetto contrario.
162. Lo Dvigia eviti di far male al suo padre spirituale,
a chi gli ha spiegato il Veda, a suo padre, a sua madre, ai
Brahmani, alle vacche ed a tutti quelli che compiono pra
tiche austere.
163. Si guardi dal negare un altro mondo, dal disprez
zare la Santa Scrittura e gli Dei, dall odio, dalla ipocrisia,
dall orgoglio, della collera, dal malumore.
164. Non alzi mai il suo bastone per collera su un altro
e non percuota alcuno, eccetto suo figlio o il suo allievo: pu
batterli per correzione.
165. Lo Dvigia che si precipita su un Brahmano con l in
tenzione di ferirlo, condannato a girar per cento anni
nell inferno chiamato Tmisra.
166. Per averlo, in atto di collera o pensatamente, per
cosso anche solo con un filo derba, deve rinascere per ven
tuno trasmigrazioni, nel ventre di un animale ignobile.
167. Luomo che per ignoranza della legge fa uscir sangue
dal corpo di un Brahmano che non lo combatta, prover
dopo morte le pene pi atroci.
168. Per quanti il sangue cadendo a terra impregna grani
di polvere, per tanti anni colui ohe avr fatto colar questo
Sangue sar divorato dagli animali carnivori nellaltro
mondo.
169. Perci colui che conosce la legge non deve mai at
taccare un Brahmano, n percuoterlo nemmeno oon un filo
t erba, n far colar del sangue dal suo oorpo.
170. L uomo ingiusto, che ha acquistato ricchezze per
via di false testimonianze, colui ohe si compiace di far sem
pre del male, non potranno godere felicit a questo mondo.
171. In qualunque sfortuna si sia caduti praticando la
virt, non si deve rivolgere lo spirito verso liniquit: perch
si pu vedere il pronto mutarsi che s opera nella condi
zione degli uomini giusti e perversi.
172. L iniquit commessa in questo modo, s come la
terra, non produce tosto i suoi frutti: ma diffondendosi a
poco a poco consuma e rovescia colui che l ha commessa.
173. Se non a lui, ai suoi figli, se non ai suoi figli ai suoi
nipoti, riservato il castigo: ma non mai l'iniquit pu non
arrecar frutto a chi l ha commessa.
174. Pu con l ingiustizia per un po di tempo primeg
giare: ottiene ogni sorta di prosperit, trionfa dei nemici;
ma perisce poi con la sua famiglia e con tutto ci che gli
appartiene.
175. Un Brahmano deve sempre compiacersi della ve
rit, della giustizia, dei costumi onorevoli, della purezza;
deve castigar i suoi allievi quando giusto, e regolare i suoi
discorsi, il suo braccio, il suo appetito.
176. Rinunci alla ricchezza ed al piacere quando non
sono d accordo con la legge ed anche ad ogni atto illegale
che possa produrre un avvenire travagliato o affliggere
qualcuno.
177. Non operi, non cammini, non guardi sconsiderata
mente: non prenda vie tortuose, non sia leggiero nei suoi
discorsi, non faccia n pensi cosa che possa nuocere altrui.
178. Prosegua per questa via che quella seguita dai
suoi parenti e dagli avi e dagli uomini dabbene; finch la
segue non commetter mai male.
179. Con un Ritvigi (cappellano), un Purohita (assi
stente spirituale), un maestro, uno zio materno, un ospite,
un protetto, un fanciullo, un uomo vecchio, un malato, un
medico, con i suoi parenti per via di matrimonio, con i suoi
parenti materni,
180. Con suo padre e sua madre, con le donne di casa,
con suo fratello, con suo figlio, con sua moglie, con sua figlia
e con i servi, non abbia mai a ridire.
181. Astenendosi da litigi con le persone che abbiamo
ricordate, un padrone di casa liberato da tutti i peccati
commessi a sua insaputa e evitando ogni sorta di disputa,;
riesce a conseguire i seguenti mondi:
182. Il suo istitutore signore del mondo di Bralima
suo padre di quello dei Pragipati (creatori); il suo ospiti
di quello d Indra; il suo Ritvigi di quello degli Dei.
183. I suoi parenti dispongono del mondo delle Apsarg
(ninfe); i suoi cugini materni di quello dei Viswadeva; i
suoi parenti per via di matrimonio di quello delle Acqae;
sua madre e suo zio materno, della Terra.
184. I fanciulli, le persone d et, i poveri protetti, i ina
lati, devono essere considerati come signori dell atmosfera;
suo fratello maggiore uguale a suo padre, sua moglie e
suo figlio sono come il suo corpo.
185. La comunit dei suoi domestici quasi la sua ombra;
sua figlia degnissimo oggetto di tenerezza; epper, se egli
riceve qualche offesa da qualcuna di queste persone, la sop
porti sempre senza collera.
186. Quand anche sia in diritto, per la sua scienza e la
sua devozione di rioevere dei doni, reprima ogni propensione
ad accettarne; poich se ne ricevesse molti lenergia comuni
catagli dallo studio dei Veda non tarderebbe a spegnersi.
187. L uomo assennato che non conosce le regole pro
scritte dalla legge per l accettazione dei doni, non riceva
nessuna cosa, anche quando sia in procinto di morir di fame.
188. L uomo estraneo allo studio della Santa Scrittura,
se riceve dell oro o dell argento o delle terre, o un cavallo,
o una vacca, o del riso, o degli abiti, o del seme di sesamo
o del burro chiarito, ridotto in cenere, come del legno al
quale si dia fuoco.
189. L oro ed il riso preparato consumano la vita; delle
terre e una vacca il suo corpo; un cavallo consuma i suoi
occhi; un abito la sua pelle; del burro la sua virilit; del
sesamo la sua posterit.
190. Lo Dvigia estraneo alle pratiche di devozione ed
allo studio dei Veda e tuttavia avido di doni, affonda nello
stesso tempo di chi gli ha donato, come su di una barca di
pietra in mezzo all acqua.
191. Peroi l uomo ignorante deve temere di accettare
qualsiasi cosa: il minimo dono Io mette in una situazione
cos disperata come quella di una vacca in mezzod una palude.
192. Colui che conosce la legge non deve offrire nemmeno
dell acqua ad uno Dvigia che abbia le maniere del gatto
(ipocrita), n ad un Brahmano che abbia le abitudini del
l airone, n a quello che non conosce i Veda.
193. Ogni cosa, quand anche acquistata legalmente,
th si doni a queste tre persone, arreca pregiudizio nell i-
iitesso modo a chi lha data ed a colui che la riceve.
194. Nell istesso modo che colui il quale vuol passare
un corso d acqua su un batello di pietra, va a fondo, cos
l ignorante che dona e quello che riceve sono inghiottiti
dall abisso infernale.
195. Colui che sventola Io stendardo della sua virt,
ehi sempre avido, chi usa la frode, chi inganna l gente
con la malafede, chi crudele e calunnia ognuno, costui
stimato aver le maniere del gatto.
190. Lo Dvigia che tenga sempre gli occhi bassi, dal
naturale perverso, che pensi unicamente al suo vantaggio,
e perfido affetti l apparenza della virt, si dice che ha le
maniere dell airone.
197. Coloro che agiscono come l airone e coloro che hanno
le abitudini del gatto, sono precipitati nell inferno detto
Andhatmisra, in punizione di questa malvagia condotta.
198. Un uomo non deve mai, sotto pretesto di piet
austera, far penitenza d una azione colpevole, tentando cosi
di nascondere la sua colpa sotto le pratiche di devozione,
ingannando le donne e i Sdra.
199. Simili Brahmani sono disprezzati in questa e u d
rai tra vita, dagli uomini versati nella- Scrittura, ed ogni
atto pio fatto per ipocrisia va ai Rkchasas.
200. Colui che senza aver diritto alle insegne di un or
dine si guadagna il vitto portandole, si carica delle colpe
commesse da quello cui appartengono queste insegne,
o rinasce nel ventre di una bestia inferiore.
201. Un uomo non si bagni nell acqua d un altro; facen
dolo si macchia di una parte del male che chi lha usata
ha potuto commettere.
202. Colui che si serve di una vettura, di un letto, di una
sedia, di un pozzo, di un giardino, di una casa, senza ohe il
proprietario gliel abbia permesso, si carica di un quarto
delle colpe di costui.
203. Si deve sempre bagnarsi nei corsi d acqua, negli
stagni soavati in onore degli Dei, nei laghi, nei ruscelli, nei
torrenti.
04. Il saggio osservi costantemente gli yamas (doveri
morali) oon pi attenzione che i nyamas (doveri di piet) ( 1) ;
(1) Perch la traduzione renda il pensiero,, esponiamo per ordine gli
Yamas e poi i Niyamas: la castit, la compassione, la pazienza, la me*
ditazione, la veracit, la saggezza, l astinenza dal male e dal furto, la
colui ohe trascura i doveri morali decade quand anche os
servi tutti i doveri di piet.
205. Un Brahmano non deve mai mangiare in un sacri
fcio com piuto da un uomo che non ha letto i Veda o pure
offerto dal sacrificatore comune del villaggio, da una donna,
da un eunuoo.
206. L offerta di burro chiarificato fatta da simil gente
porta sciagura agli uomini virtuosi e dispiacere agli Dei:
bisogna evitare simili oblazioni.
207. Non mangi mai cibo offerto da un pazzo, da un uomo
incollerito, da un malato, n quello su cui sia caduto un
pidocchio, o che stato a bella posta toccato ool piede.
208. Non riceva egualmente cibo sul quale abbia posto
locchio un uomo che ha causato un aborto, o toccato da
una donna che ha le sue regole, quello toccato da un uccello,
quello che stato in contatto di un cane.
209. Quello che una vacca ha annusato o particolarmente
quello offertogli da forestieri ; quello di una banda di
Brahmani furbi; quello di meretrici e quello ohe disprez
zato dagli uomini versati nello studio della Scrittura.
210. Quello d un ladro, d un cantore pubblico, d un fale
gname, d un usurajo, d un uomo che ha appena compiuto
un sacrificio, d un avaro, d un uomo privato della sua li
bert, d un uomo caricato di catene.
211. Quello di una persona odiata da tutti, d un eunuco,
duna donna impudica, di un ipocrita; non riceva le sostanze
dolci inacidite, quelle che sono state conservate per una
notte, il cibo di un Sdra, gli avanzi di un altro.
212. Il nutrimento d un medico, di un cacciatore, di un
uomo perverso, di un mangiator di avanzi, di un uomo
feroce, di una donna gravida, di un uomo che abbandona
il pasto prima degli altri per farsi una abluzione, quella di
una donna di cui i dieci giorni di purificazione, dopo il
par to, non son trascorsi.
213. Quello che non stato dato con tutti i riguardi con
venienti, la carne che non stata offerta in sacrificio, il
nutrimento di una donna che non ha n sposo n figlio,
quello di un nemico, quello di una citt, quello di un uomo
degradato, quello sul quale s sternutato.
214. Quello di un maldicente e di un falso testimonio,
quello d un uomo che vende la ricompensa di un sacrificio,
dolcezza, la temperanza, sono i dieci yama. I Ni vanta sono: le abluzioni,
il silenzio, il digiuno, il sacrificio, lo stadio dei Veda, la continenze,
l obbedienza al padre spirituale, la purezza, l'impassibilit, lesattezza.
quello di un danzatore, di un sarto, di un uomo che rende il
male per bene.
215. Quello dun fabbro, di un Nichda, di un attore,
di un orefice, di un lavorante di bamb, di un fabbri
cante d armi.
216. Quello delle persone che allevano dei cani, dei mer
canti di bevande spiritose, di un lavandaio, di un tintore,
di un cattivo, di un uomo nella casa del quale si introdotto
a sua insaputa l amante della moglie.
217. Quello degli uomini che sopportano la infedelt
delle loro mogli, o che sono sottomessi alle donne in ogni
circostanza; il nutrimento dato per un morto prima che
siano trascorsi i dieci giorni, ed infine non mangi nessun
cibo che gli dispiaccia.
218. Il cibo dato da un re distrugge la virilit; quello di
un Stdra lo splendore della scienza divina; quello di un
orefice la longevit; quello di un calzolaio la riputazione.
219. Quello donato da un artigiano, un cuoco, ad esempio,
annienta ogni posterit; quello di un lavandaio, la forza mu
scolare; quello di una banda di birboni e di una meretrice
esclude dai mondi divini.
220. Mangiare il cibo di un medico, lo stesso che tran
gugiare del pus; quello di una femmina impudica, del seme;
quello di un usurajo, delle feci; quello di un fabbricante
darmi, delle cose impure.
221. Quello di tutte le altre persone menzionate di sopra,
in ordine, delle quali non si deve gustare il cibo, conside
rato dai savi, come della pelle, delle ossa, dei capelli.
222. Se per distrazione si sia mangiato cibo di qualOuna -
di queste persone, bisogna digiunare tre giorni; ma dopo
averlo mangiato con cognizion di causa, ci si deve sotto
porre a penitenza, come se si fosse gustato del liquore semi
nale, degli escrementi, dellorina.
223 Ogni Dvigia istruito non mangi il riso preparato da
un Sudra che non fa mai lo Srddha; ma se si trovi in bi
sogno, accetti del riso crudo in quantit sufficiente per una
sola notte.
224. Gli Dei dopo d avere con gran cura comparato un
teologo avaro ed un banchiere liberale, dichiararono che il
cibo dato da questi due uomini era della stessa qualit.
225. Ma Brahma, venendo a loro, disse: Non fate uguale
ci che diverso: il cibo dell uomo liberale purificato dalla
fede, quello dellaltro macchiato dalla mancanza di fede.
226. Un uomo ricco faccia sempre, instancabilmente e
con fede, sacrifici ed opere di carit; questi atti compiuti
con fedo per mezzo di ricchezze lealmente acquistate, pro
curano ricompense imperiture.
227. Compia sempre il dovere della liberalit, indipen
dentemente dai sacrifici e dalle consacrazioni, finch in
suo potere o di lieto animo, quando trova uomini degni del
suo beneficio.
228. L uomo esente da invidia, di cui si implora la carit,
deve sempre dar qualohe cosa; i suoi doni incontreranno
un oggetto degno che lo liberer da ogni malo.
229. Colui che d dell acqua ottiene una soddisfazione;
chi dona del cibo ,un piacere inalterabile; il donatore di
sesamo, la posterit che desidera; colui che dona una lam
pada. una vista eccellente.
iv 230. Il donatore di terreno ottiene delle propriet terri
toriali; colui che dona dell oro, una lunga vita; chi dona
case, magnifici palazzi; chi dona rupya (danaro) una
ropa (bellezza) perfetta.
231. 11 donatore d abito andr al soggiorno di Tchandra;
chi dona un pavallo (aswa) al soggiorno dei due Asjvis;
colui che regala un toro ottiene una grande fortuna; colui
che d una vacca, si eleva al mondo dei Srya.
232. Colui, che dona un veicolo od un letto, ottiene una
Bposa; colui che offre un rifugio, la sovranit; il donatore
di grano, un eterno gaudio; colui che d la scienza divina,
l unione con Brahma.
233. Di tutti questi doni consistenti in acqua, riso,
vacche, terre, abiti, sesamo, oro, burro chiarito ed altri,
il deno della Santa dottrina il pi importante.
234. Qualunque sia l intenzione con la quale un uomo fa
questo o quellaltro dono, ne ricever la ricompensa secondo
questa intenzione con gli onori convenienti.
235. Colui che offre con rispetto un dono, e colui che lo
riceve con cgual rispetto, perverranno entrambi al cielo
(Swarga); coloro che agiscono altrimenti vanno nellinferno
(Naraka).
236. Un uomo non sia fiero delle sue austerit; dopo avere
sacrificato, non proferisca menzogna, non insulti Brahmani,
anche se sia da essi tormentato, dopo d aver fatto un dono,
non vada a gridarlo dovunque.
237. Un sacrificio annientato da una menzogna: il
merito delle pratiche austere, dalla vanit; l esistenza,
dallinsulto fatto ai Brahmani; il frutto della carit, dal
l atto del vantarsi.
238. Evitando d affliggere ogni essere animato, affino
di non dover andar solo all altro mondo, accresce per gradi
la sua virt, neU istesso modo che le formiche bianche ac
crescono la loro abitazione.
239. Perch suo padre, sua madre, suo figlio, sua moglie
e i suoi parenti non sono destinati ad accompagnarlo nel
suo viaggio all altro mondo: la virt sola gli rester.
240. L uomo nasce solo, muore solo, riceve solo la ricom
pensa delle buone azioni e solo-la punizione dei suoi misfatti.
241. Dopo aver abbandonato il suo cadavere alla terra,
come un pezzo di legno o una zolla d argilla, i parenti del
l uomo s allontanano e voltano il capo; ma la virt accom
pagna l anima sua.
242. Accresca dunque senza cessa a poco a poco la sua
virt, affine di non andar solo all altro mondo; poich se
la virt l accompagna, traversa le tenebre impraticabili
dei soggiorni infernali.
243. L uomo che ha per proposito ultimo la virt, ed
i cui peccati sono stati cancellati da una devozione austera,
trasportato tosto nel mondo celeste dalla virt, splendente
d luce, e rivestito di una forma divina.
244. Colui che desidera di elevare la sua famiglia in alto,
contragga relazioni di parentela con uomini di buona fama
ed abbandoni completamente gli uomini vili e spregevoli.
245. Imparentandosi costantemente con gli uomini pi
onorati, e fuggendo la gente vile e spregevole, un Brahmano
s inalza al sommo grado: con una condotta differente,
egli si gotta nella classe servile.
246. Colui ohe fermo nei suoi propositi, dolce, paziente,
estraneo alla compagnia dei malvagi ed incapace di nuo
cere, se persiste in questa buona condotta, consegue il
cielo con la sua continenza e la sua carit.
247. Pu accettar da chiunque legna, acqua, radici,
frutta, cibo che gli sia offerto senza che egli lo domandi,
miele e protezione contro i pericoli.
248. Una elemosina in danaro portata ed offerta senza
che sia stata richiesta o promessa avanti, pu essere rice
vuta anche se provenga da un uomo che ha commesso
una cattiva azione; questo il pensiero di Brahma.
249. I Mani degli avi di colui che sprezza questa elemosina
non partecipano, per quindioi anni, al banchetto funebre;
e per quindici anni il fuoco non eleva agli Dei l offerta del
burro chiarito.
250. Non si deve rifiutar per orgoglio un letto, delle case,
dei fili di kusa, dei profumi, dell acqua, dei fiori, delle
pietre preziose, del latte quagliato, dell orzo arrostito,
del pesce, del latte, della carne, delle erbe mangereccie.
251. Se il padron di casa desidera d ajutare suo padre,
sua madre e le altre persone che hanno diritto al suo ri
spetto, sua moglie e quelli ai quali deve protezione; se vuol
onorare gli Dei o i suoi ospiti, accetti da chicchessia, ma non
usi per proprio comodo ci che ha rioevuto.
252. Ma se i suoi parenti sono morti, o se dimora sepa
rato da essi in casa sua, deve, quando cerca il suo sostenta
mento, non ricever niente che dalla gente da bene.
253. Un lavoratore, l amico di casa, un pastore, uno
schiavo, un barbiere, uno sfortunato che viene ad offrirsi
per lavorare, sono uomini della classo servile che possono
mangiare il cibo che dato loro da quelli con i quali sono
in relazione.
254. Il povero che viene ad offrirsi deve dichiarare chi
egli sia, che desideri di fare, ed a qual servizio pu essere
addetto.
255. Colui che d alla gente dabbene informazioni a suo
riguardo contrarie alla vorit, l essere pi delinquente che
sia al mondo; egli sappropria per via di furto un carattere
che non il suo.
256. La parola fissa ogni cosa, la parola ne la base,
dalla parola procede ogni cosa; il furbo che la ruba per ser
virsene nelle sue falsit, un ladro capace d ogni cosa.
257. Dopo d avere, seguendo la regola, soddisfatti i suoi
debiti verso i Maharchis (Santi), verso i Mani, verso gli Dei,
il capo di casa, lasciata al figlio la cura della famiglia, resti
in casa affatto indifferente alle cose di questo mondo.
258. Solo, ed in luogo isolato, mediti continuamente
sulla felicit futura deiranima sua; poich meditando in
tal guisa, perviene alla beatitudine suprema.
259. Questo il tcnor di vita perpetuo del Brahmano
capo di casa; queste sono le regole prescritte a colui che ha
compiuto il suo noviziato, regole lodevoli che accrescono
la qualit della bont.
260. Uniformandosi a questi insegnamenti, il Brahmano
che conosce i Libri Santi si libera da ogni peccato ed ottiene
la gloria di essere assorbito per sempre nella Essenza divina.
LIBRO V.

Regole d astinenza e di purificazione.


Doveri delle donne.

1. I saggi avendo udita la dichiarazione delle leggi che


concernono i capi di casa, si rivolsero al magnanimo Bhrigu,
che procede dal fuoco, con queste parole.
2. O Signore! come pu la morte, prima dellet prescritta
dai Veda, stendere il suo potere su i Brahmani che osservano
i loro doveri cos come sono stati esposti e conoscono i libri
sacri?
3. Il virtuoso Bhrigu, figlio di Manu, disse allora a questi
illustri saggi: Udite per quali colpe la morte pu distruggere
l esistenza dei Brahmani:
4. Quando trascurano lo studio dei Veda, abbandonano
le consuetudini stabilite, compiono con rilassatezza i loro
atti di piet o infrangono le regole dastinenza, la morte
attacca la loro esistenza.
5. L aglio, la cipolla tutti i vegetali che sono nati fra
materie impure non devono esser mangiati dagli Dvigia.
6. Le resine rossastre che trasudano dagli alberi, quelle
che si fanno colare facendovi delle incisioni, Q frutto del
selu (cordia myxa), il latte d una vacca appena svitellata
riscaldato sul fuoco, devono essere evitati con gran cura dal
Brahmano.
7. Del riso bollito con sesamo, del samyva (1), del riso
cotto con latte, una focaccia di farina che non sia prima stata
offerta agli Dei, le carni che non sono state toccate recitando
preghiere, riso e burro chiarito destinati ad esser offerti agli
Dei, e dei quali non stata fatta l oblazione;
8. Il latte fresco di una vacca prima che sieno trascorsi
( 1) Focaccia Catta con Carina, latte, barro e zucchero.
88 LE LEGGI di MANU
dieci giorni dal parto, quello di una femmina del camello
o di un quadrupede clie non abbia lunghia fessa; il latte
duna pecora; quello di una vacca in fregola o che ha perso
il vitello;
9. Quello di tutte le bestie selvagge del bosco, tranne il
bufalo; quello d una donna ed ogni sostanza naturalmente
dolce, ma divenuta acida, devono essere evitati.
10. Di queste sostanze acide, si pu mangiare il latte
spannato e tutto ci che con esso si pu preparare e tutti
gli estratti acidi dei Apri, delle radici, delle frutta che non
hanno propriet nocive.
11. Ogni Dvigia si astenga dal mangiare uccelli carnivori
senza eccezione o uccelli che vivono nelle citt, o quadrupedi
che non hanno lunghia fessa, eccettuati quelli permessi
dalla scrittura e luccello detto tittibha (parra sjacana o
p. goensis);
12. Il passero, lo smergo, il cigno, lo tchakravaca (ano*
casarca), il gallo silvestre, il sarasa (gru indiana), il ragi-
uvala (uccello sconosciuto), il picco verde, il papagallo, la
sarika (gracula religiosa);
13. Gli uccelli che percuotono col becco, i palmipedi, la
pavoncella, gli uccelli che lacerano con gli artigli, quelli
che tuffano il becco per mangiare i pesci: s astenga dal
mangiar carne esposta nella bottega d un beceajo e carne
secca.
14. Carne dajrone, di balka (specie di gru), di corvo,
di cutrettola, di animali anfibi che s cibano di pesce, di
porci domestici e tutti i pesci non permessi.
15. Colui che mangia la carne di un animale detto man
giatore di questo animale: il mangiator di pesce assimilato
a chi mangi ogni sorta di carne: bisogna dunque astenersi
dal pesce.
10. I duo pesci detti pthina (sihirus pelorius) e rohita
(cyprinus dtnticulalus) possono esser mangiati in un, pasto
in onore degli Dei e dei Mani, cos come il rgivn (cypri
nus niloticus), il sinhatunda, e il sasalka (gambero di mare)
di ogni specie.
17. Non mangi gli animali ohe vivono nascosti, non lo
bestie feroci e gli uccelli che non conosce, quandanche
non sieno di quelli illeciti, n quelli che hanno cinque
artigli.
18. I legislatori hanno stabilito che fra gli animali ohe
hanno cinque artigli, il riccio, il porco spino, il coccodrillo
del Gange, il rinoceronte, la tartaruga e la lepre sono
permessi, cos come tutti gli animali che hanno una sola
fila di denti (1) eccetto il camello.
19. Lo Dvigia ohe ha mangiato con intenzione un funge,
la carne dun porco castrato o d un gallo silvestre, dell aglio,
un porro, una cipolla, tosto degradato;
20. Ma se ha mangiato qualcuna delle sei cose suaccennate
faccia la penitenza del Sntapana (2), o la Tch&ndryana (3)
dei religiosi ascetici; per le altre cose digiuni un giorno intero.
21. Uno Dvigia devo compiere ogni anno una peni
tenza detta Prgiapatya, per purificarsi delle macchie con
tratte mangiando, senza saperlo, dei cibi proibiti: se l ha
fatto scientemente subisca la penitenza speciale stabilita
in questo caso.
22. Le bestie selvaggie e gli uccelli di cui permesso
l uso possono essere uccisi dai Brahmani, per il sacrificio
e per il nutrimento di quelli che essi devono mantenere:
Agastya lha fatto molte volte.
23. In verit, si presentava a Dio carne di bestie sel
vaggie e di uccelli permessi dalla legge, negli antichi sacri
fici e nelle offerte fatte da Brahmani e da Kchatriya.
24. Ogni alimento lecito suscettibile di esser mangiato
o bevuto, se non sia divenuto immondo pu, se vi saggiunga
dellolio, esser mangiato quandanche sia stato conservato
unintora notte.
25. Tutti i cibi preparati oon orzo o grano od apprestati
in diversi modi col latte, anohe se non cosparso dolio, pos
sono esser mangiati dagli Dvigia anche quando siano stati
conservati per molto tempo.
26. I cibi di cui luso permesso o proibito ai Bralimnai
sono stati enumerati senza omissione: io vi dir ora le re
gole da seguirsi por mangiar la carne o per astenersene.
27. Lo Dvigia mangi della carne quando stata offerta
in sacrificio e santificata dalle preghiere duso o quando i
Brahmani lo desiderano, o in una cerimonia religiosa quando
la regola lo obbliga, o quando la sua vita in pericolo.
28. Brahma ha genorato questo mondo per mantenere
lo spirito vitale: tutto ci che esiste, mobile o immobile,
serve di nutrimento allessere animato.

(1) Si deve intendere gli erbivori, ruminanti, 1 quali hanno i denti


piatti che ai appongono l'uno sopra laltro, mascella a mascella, cosi che
paiono una sola Ala. Le filo di denti dei carnivori invece non camhaciano
luna su laltra, ma l'ima soppravvanzata dall'altra.
(2) V. Lib. X I str. 212.
(3) V. Lib. XI. str. 218.
29. Gli esseri immobili sono la preda di quelli ohe si muo
vono: gli esseri privi di denti, di quelli che li hanno; gli
esseri senza mano, di quelli che le hanno; i vili dei forti.
30. Colui che, anche tutti i giorni, s nutre della carne
di animali lciti, non commette colpa veruna, poich Brali-
ma ha creato certi esseri per essere mangiati ed altri per
mangiare.
31. Mangiar oarne soltanto per com pimenta di un sa
crificio stata detta la regola degli Dei; l agire altrimenti
detto regola dei Giganti.
32. Colui che non mangia la carne di un animale che egli
stesso ha comperato o allevato o ricevuto da un altro, se
non dopo averla offerta agli Dei o ai Mani, non commetto
colpa veruna.
33. Lo Dvigia ohe conosce la legge non mangi mai oarne
senza conformarsi a questa regola, a meno di necessit
urgente; se egli infrange questa regola sar nell altro mondo
divorato dagli animali di cui ha mangiato la carne illeci
tamente, senza poter opporre resistenza.
34. La colpa di colui che uccide delle bestie feroci sedotto
dal desiderio di guadagno, non considerato cos grave nel
l'altro mondo cme quella dello Dvigia che mangia carne
senza averle prima offerta agli Dei.
33. Ma l uomo che in una cerimonia religiosa, si rifiuta
di mangiar la carne degli animali sacrificati mentre la legge
li obbliga, rinasce dopo la sua morte nello stato di animale,
durante ventuna trasmigrazioni successive.
36. Un Brahmano non deve mai mangiare carne che non
sia stata consacrata con preghiere: ma ne mangi, confor
mandosi alla regola eterna quando sia stata consacrata
dalle parole sacre.
37. Faccia con del burro o con della pasta l imagine di
un animalo, quando ha il desiderio di mangiar della carne;
ma non abbia mai il pensiero di ucoidere un animale senza
farne l offerta.
38. Per tante volte colui che l ucoide in una maniera il
lecita perir di morte violenta, rinascendo successivamente
quanti peli l animale ha sul corpo.
39. L Essere che esiste per s, ha creato egli stesso gli ani
mali per il sacrificio; il sacrifcio la causa del crescere dell u
niverso: perci l uccisione fatta per sacrificio non uccisione.
40. Le erbe, il bestiame, gli alberi, gli anfibi, gli uccelli
di cui il sacrificio ha terminato lesistenza, rinascono in una
condizione pi elevata.
41. Quando si riceve un ospite con le cerimonie d occa
sione, quando si fa un sacrificio, quando si fa una offerta
ai Mani o agli Dei, si possono immolare degli animali: ma
non in altra circostanza: tale la decissione di Manu.
42. Lo Dvigia che conosce bene lessenza ed il signifi
cato della Scrittura, quando uccide degli animali nelle occa
sioni suaccennate, fa pervenire ad un soggiorno di felicit
s stesso e gli annimali immolati.
43. Ogni Dvigia dotato di animo generoso, sia che di
mori nella propria casa, sia in quella del padre spirituale,
sia nella foresta, non deve commettere nessuna uccisione
d animali, senza la sanzione dei Veda, anche in caso di
carestia.
44. Il male prescritto e fissato dalla Santa Scrittura e
che si fa in questo mondo composto desseri mobili ed im
mobili, non deve essere considerato come male: la legge
disoende dalla Santa Srcittura.
45. Colui che, per piacer suo, uccide animali innocenti,
non vedr accrescersi la sua felicit, n in vita, n dopo morte.
40. Ma l uomo, che non cagiona, volontariamente, agli
esseri animati, le pene della schiavit e della morte, e de
sidera il bene di tutte le creature, gode di una felicit senza
fine.
47. Colui che non fa del male a nessun essere, riesce senza
difficolt, qualunque sia la cosa che egli mediti, o faccia,
o alla quale apponga il suo pensiero.
48. Non che facendo male agli animali che si pu procu
rarsi della carne: luccisione di un animale chiude l accesso
al paradiso: si deve dunque astenersi dal mangiar la carne
senza osservar la regola prescritta.
49. Considerando attentamente la formazione della carne
e la morte o la schiavit degli esseri animati, lo Dvigia
s astenga da ogni specie di carne.
50. Colui che conformandosi alla regola non mangia carne
come un vampiro, si concilia l affetto in questo mondo e
non afflitto da malattie.
51. Luomo che acconsente alla morte di un animale;
colui che lo uccide, che lo taglia a pezzi, il compratore, il
venditore, colui ohe la prepara, colui che la serve ed infine
chi la mangia, sono considerati tutti come partecipanti
all uccisione.
52. Non vi mortale pi colpevole di quello che desi
dera di aumentare la sua carne, per mezzo di quella degli
altri esseri, senza onorare prima i Mani e gli Dei.
53. L uom o che facesse ogni anno, per cen t anni, il sa
crifcio d un cavallo (1), colu i che per tu tta la sua vita n on
mangiasse carne, otterrebbero, una ricom pensa uguale per
i loro meriti.
54. V ivendo di fru tta e di radici pure e dei semi che ser
von o di cibo agli anacoreti, non si ottiene una cos grande
ricom pensa com e astenendosi com pletam ente dalla carne
degli animali.
55. Mi divorer nell altro m ondo, quegli di cui io mangio
la carne quaggi. D a questa riflessione deriva in verit,
secondo i saggi, la parola che significa carne, (mmsa) (2).
56. N on certo una colp a mangiar carne, bere dei li
quori spiritosi, darsi all amore, nei casi in cui permesso;
la natura umana stessa porta a ci: l astenersene per
m eritorio.
57. Ora io esporr, nel m odo conveniente e seguendo l or
dine stabilito diversam ente per le quattro classi le regole
di purificazione per i m orti e quelle di purificazione delle cose
inanimate'.
58. Q uando un fan ciu llo ha messo tu tti i denti e quando,
d opo la dentizione, gli stata fatta la tonsura, se m uore
tutti i suoi parenti sono im puri: la stessa regola vale per la
nascita di un fan ciu llo.
59. L im purit occasion ata d a un co rp o m orto stata
definita dalla legge d i una durata di dieci giorn i e dieci n otte
per i Sapinda, o fino al m om en to in cui tu tte le ossa sono
state raccolte, o solo d i tr giorni, o d u n o solo a seconda dei
m eriti dei Brahm ani parenti del defunto.
60. La parentela dei sapinda, o uom ini legati tra di loro
dall offerta della pinda (foca ccia ) cessa co n la settim a p er-
sona: quella dei sam nodaka (3), o d i quelli ch e sono legati
d a una stessa oblazione d acqua, cessa quan do della loro
origine e dei loro n om i d i fam iglia s perso il ricordo.
61. Cos com e questa im purit stabilita per i sapinda,
nel caso della m orte di un parente, nella stessa guisa si os-

(1) L aswamedha (sacrificio del cavallo) il pi alto sacrificio: fatto


cento volte da un principe g li d il diritto d i regnar sui dvas accanto
ad Indra.
(2) Questa parola rappresentata in sanscrito dalle dne parole mani
la ch e unite fanno appunto mamsa (carne).
(3) I l padre, il nonno e i quattro avi elio seguono in linea ascendente
sono i Sapinda di un uomo, tale qualit pure conferita a costui che
sacrifica: sette persone in tutto. La qualit d i Smanodaka invece non
eessa d ie quando la relazioni di parentela non lasciano pi. traccia nella
memoria degli uomini.
servi alla nascita di un fanciullo da tutti quelli ohe oercano
la perfetta purezza.
62. L impurit causata da un morto uguale per tutti
i sapinda; ma quella per la nascita non che per il padre e
per la madre; per la madre sopratutto, perch il padre si
purifica bagnandosi.
63 L uomo che ha sparso il suo seme purificato da un
bagno; se egli ha dato vita ad un fanciullo unendosi ad una
donna maritata ad un altro, espii la sua colpa con la puri
ficazione triduana.
64. In un giorno ed una notte aggiunti a tre volte tre
notti, i sapinda che hanno toccato un cadavere sono puri
ficati; i samnodaka, in tre giorni.
65. Un allievo che compie la cerimonia funebre del suo
direttore spirituale, di cui non sia parente, non purificato
che al termine di dieci notti; pari in questo caso, ai sapinda
che portano il corpo.
66. In altrettanti notti, quanti mesi sono trascorsi dalla
concezione, una donna si purifica di un aborto: una donna
che ha il mestruo si purifica bagnandosi quando cessato
il flusso sanguigno.
67. Per i fanciulli maschi che muoiono prima di essere
tonsurati, la purificazione, secondo la legge, esige un giorno
ed una notte: quando loro stata fatta la tonsura, richiesta
la purificazione di tre notti.
68. Un fanciullo morto prima dellet di due anni deve
essere trasportato fuori della citt dai suoi parenti, ornato
di ghirlande di fiori, in terra pura, n le sue ossa-devono esser
raccolte.
69. Non si deve fare per lui n la cerimonia col fuoco con
sacrato, n le libazioni d acqua; dopo averlo lasciato come
un pezzo di legno nella foresta, i suoi parenti son sottoposti
ad una purificazione di tre giorni.
70. I parenti non devono fare libazioni d acqua per un fan
ciullo ohe non abbia compiuto i tre anni: possono tuttavia farla
se aveva messo tutti i denti o gli era stato imposto il nome.
71. Uno Dvigia se viene a morire il suo compagno di
noviziato impuro per un giorno ed una notte: alla nascita
dun fanciullo prescritto per i samnodaka una purifica
zione di tre notti.
72. I parenti per via di ragazze fidanzate ma non ispo-
sate ohe muojano, si purificano in tre giorni: i loro parenti
materni sono purificati nella stessa guisa se la morte ha
luogo dopo il matrimonio.
73. Si nutrano di rso non condito di sale artificiale, si
bagnino per tre giorni, s astengano dalla carne, si corichino
in disparte sulla terra.
74. Questa la regola per limpurit causata dalla morte
di un parente quando si trova in luogo; in oaso di lontananza
eoco quale la regola che devono seguire i sapinda ed i sa
ni nodaka:
75. Colui che viene a sapere prima ohe sieno trascorsi
i dieci giorni dellimpurit, che uno dei suoi parenti morto
in un paese lontano, impuro per tutto il resto dei dieci
giorni;
76. Ma se trascorso il decimo giorno, impuro per tre
notti; e se trascorso un anno, si purifica bagnandosi.
77. Se, quando sono trascorsi i dieci giorni, un uomo
viene a conoscere la morte d un parente o la nascita d un
maschio, si purifica entrando nell acqua con indosso gli
abiti.
78. Quando un fanciullo che non ha ancora tutti i suoi
denti, o un sam&nodaka viene o morire in paese lontano, il
parente suo purificato tosto che si bagni con indosso gli
abiti.
79. Se durante i dieci giorni accada un altra morte o
unaltra nascita, un Brahmano resta impuro fino a tanto
che non sieno trascorsi i dieci giorni.
80. Nel caso di morte di un direttore spirituale, l impu
rit dell allievo stata stabilita di tre notti: dun giorno
e d una notte se invece muoja il figlio o la moglie di quello.
Tale la regola.
81. Quando un Brahmano che ha letto tutta la Scrit
tura muoja, un uomo che dimori nella stessa casa impuro
per tre notti: per due giorni e una notte uno zio materno,
un discepolo, un celebrante, un parente lontano.
82. Quando un uomo dimora nello stesso luogo di una
persona di stirpe regia che viene a morire, impuro finch
dura la luce o del sole o delle stelle per quel d o per la notte;
impuro un giorno intiero alla morte di un Brahmano
che non ha letto tutti i libri santi, o a quella di un padre
spirituale che oonosce solo ima parte dei Veda e dei Ve-
danga.
83. Un Brahmano che non sia commendevole per la sua
dottrina e per la condotta sua, diviene puro in dieci giorni
in caso di morte di un sapinda o di nascita regolare di un
fanciullo; uno Kchatriya in dodici giorni; un Vaisya, in
quindici; un Sudra in un mese.
84. Nessun nomo deve prolungare i giorni di impurit,
n interrompere le offerte al fuoco sacro; mentre compio
questi uffici, quantunque sapinda, non pu essere im
puro.
85. Colui che ha toccato uno Tch&ndla, una donna du
rante le regole, un uomo degradato da un grande delitto,
una donna che ha appena partorito, un corpo morto, o una
persona che ha toccato un morto, si purifica bagnandosi.
80. Il Brahmano che ha fatto le sue abluzioni e si bene
purificato, deve sempre, vedendo un uomo impuro, recitare
a bassa voce le preghiere al sole e quelle che cancellano le
impurit,
87. Quando un Brahmano ha toccato un osso umano an
cora grasso, si purifica bagnandosi: se l osso non untuoso,
sorbendo un sorso d acqua, o toccando una vacca o riguar
dando il sole.
88. Uno studente di teologia non deve mai fare le liba
zioni d acqua, in una cerimonia funebre, prima che abbia
compiuto il noviziato; ma quando terminato se fa una li
bazione d acqua, gli abbisognano tre notti per purificarsi.
89. Per coloro che trascurano i loro doveri, per quelli
che sono nati dallunione impura di razze, per i mendicanti
eretici, per quelli che abbandonano la vita volontariamente,
non si deve fare la libazione d acqua;
90. E cos pure per le donne che adottano le maniere de
gli eretici, e per quelle che conducono vita sregolata, o si
rocurano aborti, o fanno morire i loro mariti, o bevono
E evande spiritose.
91. Un novizio trasportando il corpo del suo istitutore,
del maestro suo, del suo direttore spirituale, di suo padre,
di sua madre, non viola le regole del suo ordine.
92. Si deve trasportare fuori di citt per la porta di mezzo
giorno il corpo d un Sudra morto, e quelli degli Dvigia se
condo l ordine delle classi rispettivamente per le porte di
occidente, di settentrione, d oriente.
93. I l re, i novizi, gli uomini che si dedicano ad atti di
piet austera, quelli che offrono un sacrificio, non possono
risentire impurit: gli uni occupano il seggio dIndra, gli
altri sono sempre puri come Brahma.
94. Per il re che posto sul seggio sovrano, la purifica
zione ha luogo all istante: deve questo privilegio al posto
eminente che gli stato confidato affinch vegli senza tregua
pel benessere del popolo.
95. La purificazione ha pure luogo all istante per quelli
che m uoiono com battendo dopo che il re s ritirato, o
sono uccisi dalla folgore o per ordine del re, o pei dono
la vita difendendo una vacca o un Brahmano, e per tutti
quelli che il re desidera sieno puri.
96. Il corpo di un re com posto di particelle emanate
da Soma, da Agni, da Surya, da Anila, da Indra, da K u-
vera, da Varuna o da Yam a, che sono le o tto divinit
principali guardiane del mondo.
97. Poich nella persona del re hanno sede le divinit
guardiane del m ondo, stabilito dalla legge che egli non
pu essere impuro: perch sono questi geni tutelari che pro
ducono o d allontanano la purezza o l impurit dai mortali.
98. Colui che muore di un colpo di spada in un com bat
timento, com piendo il dovere di uno Kchatriya, compie
nell istesso tem po il sacrificio pi meritorio, c la purifi
cazione ha luogo allistante. Tale la legge.
99. Quando i giorni d impurit sono com piuti, il Brah
mano che da fatto uno Sraddha si purifica toccando la
acqua; uno K chatriya, toccando il suo cavallo, il suo ele
fante o le sue armi; un Yaisya toccando il suo pungolo e
le reni del suoi buoi; un Sdra, toccando il suo bastone.
100. Il m odo di purificazione che concerne i sapinda vi
stato dichiarato, o capi degli Dvigia ! Imparate ora il
m odo di purificarsi in occasione della m orte di un parente
pi lontano.
101. Un Brahmano dopo aver trasportato con laffetto
che si devo provare per un parente, il corpo di u Brahmano
che non gli sapinda, o quello di qualche suo parente per
via di madre purificato in tre notti.
102. Ma se accetta il cibo offerto dai sapinda del morto
dieci giorni sono necessari per la sua purificazione: segli
non mangia niente purificato in un giorno; a meno che non
dimori nella stessa casa del defunto.
103. Dopo aver seguito spontaneamente il funerale di
un parente per via di padre o di qualsiasi altra persona, so
egli si bagna con indosso gli abiti, si purifica toccando il
fuoco e mangiando del burro chiarificato.
104. Non si deve far portare al cim itero da un Sdra
il corpo d i un Brahmano, quando sono presenti delle persone
della classe di questi: poich lofferta funebre polluta dal
contatto di un Sdra, non agevola l accesso al ciclo del de
funto.
105. La scienza sacra, le pratiche austere, il fuoco, i cibi
puri, la. terra, lo spiiito, lacqua, lintonaco fatto con storco
di vacca, l aria, lo cerimonie religiose, il sole, 'il tempo:
ecco quali sono gli agenti di purificazione degli esseri ani
mati .
106. Di tutte le cose che purificano, la purezza nell ac-
quistar ricchezze, la migliore; colui che conserva la sua
purit arricchendo realmente puro, e non quegli che s
purificato con l acqua e con la terra.
107. Gli uomini istruiti si purificano con il'perdonar le
offese; quelli che trascurano i loro doveri con i doni; quelli
di cui le colpe sono segrete, con la preghiera a bassa voce;
quelli che conoscono perfettamente i Veda con le pratiche
austere.
108. La terra e lacqua purificano tutto ci che mac
chiato: un corso d acqua purificato dalla sua corrente;
una donna che ha avuto dei pensieri colpevoli, dalle sue
regole; un Brahmano diviene puro distogliendosi da tutti
gli affetti mondani.
109. L impurit delle membra umane tolta dall acqua;
quella dello spirito, dalla verit; la sacra dottrina e le opere
di piet cancellano le macchie del principio vitale; lintel
ligenza purificata dal sapere.
110. Le regole certe della purificazione concernenti il
corpo vi sono state dichiarate: ora udite quali sono i mezzi
certi per purificare i diversi oggetti di cui si fa uso.
111. Per i metalli, per le pietre preziose e per ogni cosa
fatta di pietra, la purificazione prescritta dai saggi, si pra
tica con le ceneri, con lacqua e la terra.
112. Un vaso d oro che non ha contenuto sostanze un
tuose si pulisce semplicemente con dellacqua, allistesso
modo cho tutto ci che prodotto nellacqua, il corallo,
Je conchiglie, le perle, ci che tiene della natura della pietra
e largento non cesellato.
113. L unione del fuoco e dell acqua ha dato origine al
l oro ed allargento; di conseguenza, la purificazione pi
stimata di questi due metalli si fa con gli elementi che li
hanno prodotti.
114. I vasi di rame, di ferro, di ottone, di stagno, di ferro
bianco, di piombo, saranno ripuliti convenientemente con
cenere, acidi cd acqua.
115. La purificazione prescritta per tutti i liquidi con
siste nel portar via con delle foglie di kusa la superficie ehc
' stata contaminata; quella delle tele cucite insieme si fa
cospargendole d'acqua pura; quella degli utensili di leguo,
piallandoli.
Ufi. T vasi che servono al sacrificio, come le tazze in cui
si beve l asclepiade e quelle in cui si mette il burro chiarito,
devono, al momento del sacrificio, esser sfregati con le mani
e lavati.
117. I vasi in cui si prepara l offerta. differenti cu c
chiai con i quali si versa nel fuoco il burro chiarificato, il
vaso di ferro, il vaglio, la carriola, il pestello, il mortaio
devono essere purificati con l acqua calda.
118. Si purificano cospargendoli d acqua, le granaglie e
gli abiti in quantit eccedente il carico d un uomo: mg se
sono in piccola quantit, la legge ordina di lavarli.
119. Le pelli, le coste di canna intrecciata, sono purifi
cate nell istesso modo che gli abiti; per l erbe mangiereceic,
le radici, le frutta, occorre la stessa purificazione richiesta
pei grano.
120. Si purificano le stoffe di seta o lana con terre saline;
i tappeti di lana del Nepal, con i frutti della saponaria:
le tuniche od i mantelli con i frutti di vilva (aegle marmelos);
i tessuti di lino, con dei grani di senape bianca triturata.
121. Gli utensili fatti con dello conchiglie, del corno,
dellosso, dell avorio, devono essere purificati, dall uomo
istruito, come i tessuti di lino, aggiungendovi dell urina
di vacca o dell'acqua.
122. Si purifica l erba, la legna da bruciare, la paglia co
spargendole d acqua; una casa scopandola, sfregandola e
stabilendola con dello sterco di vacca; una pentola di terra,
facendola ricuocere.
123. Ma quando un vaso di terra stato in contatto di
un liquore spiritoso, d urina. di escrementi, di sputi, di
sangue, non potr esser purificato nemmeno dalla cottura.
124. Si purifica il suolo in cinque modi: scopandolo, ri
vestendolo di sterco di vacca, cospargendolo di urina di
vacca, raschiandolo, facendovi restar sopra una vacca un
d e una notte.
125. Una cosa beccata da un uccello, annusata da una
vacca, scossa col piede, sulla quale.si sia stranutato, o che
abbia avuto il contatto di un pidocchio, purificata da
una aspersione di terra.
126. Per quanto tempo l odore e l umidit prodotte da
una sostanza impura restano su un oggetto contaminato,
per altrettanto bisogna impiegare la terra e l acqua per pu
rificarlo.
127. Gli Dei hanno assegnato ai Brahmani tre cose pure
che sono loro particolari, cio: la cosa che stata macchiata
a loro insaputa, quella che aspergono d acqua in caso di
dubbio e quella che essi invocano, cos: Questa cosa sia pura
per me.
123. Le acque nelle quali una vacca pu saziar la sete,
sono pure, quando scorrano su un terreno puro, quando
non sieno corrotte da nessuna immondizie, quando sono
gradevoli per il loro sapore, il loro odore, il loro colore.
129. La mano di un artigiano sempre pura quando egli
lavora, come la mercanzia messa in mostra per la vendita;
il cibo dato ad un novizio che chiede lelemosina non mai
impuro. Tale la regola.
130. La bocca d una donna sempre pura; un uccello puro
noi momento che fa cadere un frutto ; un animale giovane
quando succhia il latte; un cane quando insegue le bestie feroci.
131. Le carne duna bestia selvaggia uccisa dai cani
stata dichiararla pura da Manu, corno quella di un ani
male ucciso da altri carnivori o da uomini che vivono della
caccia, come gli Tchndla.
132. Tutte le cavit sopra dellombellicolo sono pure; quelle
che si trovano sotto sono impure cosi come le escrezioni
del corpo.
133. Le mosche, le goccioline di saliva che sfuggono di
bocca, lombra d una vacca, un cavallo, i raggi del sole,
la polvere, la terra, l aria, il fuoco, devono sempre essere
stimati puri nel loro contatto.
134. Per purificare gli organi d onde escono le feci, e
Tornasi devo usar la terra e l acqua, finch necessario,
cos come per togliere le dodici impurit del corpo.
135. Le essudazioni grasse, il liquore seminale, il sangue,
il grasso della testa, l orina, gli escrementi, il moccio del
naso, il cerume delle orecchie, la bile, lo lacrime, le concre
zioni degli occhi, il sudore, sono le dodici impurit del corpo
umano.
136. Colui che desidera la purezza deve impiegare un
pezzo di terra con dell acqua per il canale urinario, dove
impiegarne tre per lano, dieci per una mano, e sette per
entrambe.
137. Questa purificazione quella dei capi di casa; quella
dei novizi doppia, quella degli anacoreti tripla, quella
dei mendicanti ascetici, quadrupla.
138. Dopo d aver deposta l orina e gli escrementi, si
deve lavar la bocca, oltre la purificazione suaccennata,
poi cosparger dacqua le cavit del corpo, e cos pure quando
s accinge a leggere i Veda e sempre al momento di mangiare.
13>. Lo f) vi ai a prenda dapprima dell acqua nella sua
bocca in tre riprese e si asciughi poi due volte la bocca, se
desidera la purezza del suo'corpo: una donna e un Sdra
devono far tutto ci una volta sola.
140. I Sdra che si conformano ai precetti della legge,
devono farsi rasare il capo una volta il mese: il loro modo
di purificazione lo stesso di quello dei Vaisya, e gli avanzi
dei Brahmani devono essere il loro cibo.
141. Le goccioline di saliva che sfuggono di bocca su
una parte del corpo non rendono impuro, cos come i peli
della barba che entrano in bocca, e ci che s inficca tra i
denti.
142. Le goccie d acqua che scolano sui piedi di colui che
presenta, altrui l acqua per l abluzione, devono essere con
siderate simili a acque scorrenti su un terreno puro: non
si pu ossere macchiati da esse.
143. Colui che portando un fardello toccato, comunque
ci avvenga, da un uomo o da un oggetto impuro, pu senza
deporre quel che porta purificarsi facendo un abluzione.
144. Dopo aver vomitato, dopo essersi'"purgati si deve
bagnarsi e mangiare del burro chiarificato: quando si vo
mita dopo aver mangiato basta lavarsi la bocca: prescritto
il bagno per colui che si congiunge oon la moglie.
145. Dopo aver dormito, o starnutato, o mangiato, o
sputato, dopo aver detto bugie, dopo aver bevuto, al mo
mento di leggere la Scrittura, si deve lavar la bocca anche
essendo puri.
146. Io vi ho esposto completamente le regole di puri
ficazione che concernono tutte le classi ed i mezzi di purgare
dalle impurit gli oggetti che si usano. Udite ora le leggi
che riguardano le donne.
147. Una fanciulla, una giovane, una donna avanzata
in et non devono far niente a loro talento, anche nella
loro casa.
148. Durante la sua infanzia una donna deve dipendere
dal padre; durante la giovineza dal marito; quando suo ma
rito morto, dal figlio: una donna non deve mai operare
a suo talento.
149. Non cerohi mai di separarsi da suo padre, dal suo
sposo, da suo figlio: separandosi da essi esporrebbe al di
sprezzo le due famiglie.
150. Ella deve esser sempre di buon umore, accudire at
tentamente alle faccende domestiche, prender cura degli
strumenti, non avere la mano troppo larga nello spendere.
151. Ella deve servire con rispetto in vita, colui al quale
lha data suo padre o suo fratello con l assenso del padre
ed essergli fedele dopo morto.
152. Le parole di benedizione ed il sacrificio al Signore
delle oreature hanno per iscopo, nelle cerimonie nunziali,
d assicurare la felicit dei coniugi; ma l autorit dello sposo
sulla donna si fonda sul dono ohe il padre gli ha fatto alla
figlia, all epoca del fidanzamento.
153. Il marito di cui lunione stata consacrata dalle
preghiere duso procura continuamente quaggi piacere
alla moglie nella stagione opportuna ed anche in altri tempi
e le fa conseguire le felicit nellaltro mondo.
* 154. Perquanto la condotta del marito sia biasimevole,
perquanto egli si dia in braccio ad altri amori e sia privo
dogni buona qualit, la moglie deve venerarlo come un Dio.
155. Non v sacrificio, od atto di piet, o digiuno che
si riferisca particolarmente alle donne: la moglie ami e ri
spetti suo marito e sar onorata in cielo.
156. Una donna virtuosa che desideri ottenere lo stesso
soggiorno di felicit che suo marito, non deve far niento ohe
gli possa dispiacere, sia mentre egli in vita, sia dopo morto.
157. Maceri il suo corpo volontariamente, nutrendosi
di fiori, di radici, di frutti puri, ma dopo aver perso il suo
sposo, essa non pronunci nemmeno il nome di un altro
uomo (1).
158. Si mantenga fino alla morte paziente e rassegnata,
dedita a pie usanze, oasta e sobria come un novizio, dandosi
oura di seguire le eccellenti regole di condotta delle donne
che non hanno che un solo sposo.
159. Molte migliaja di Brahmani esenti da sensualit
fino dalla pi tenera giovinezza, che non hanno lasciata
posterit, sono tuttavia pervenuti al cielo.
160. Ed al pari di questi uomini austeri, la donna virtuosa
ohe dopo la morte del marito, si conserva perfettamente
oasta, va dritta al cielo, anche se non abbia figli.
161. Ma la vedova ohe, per desiderio dei figliuoli, infe
dele al marito, incorre nel disprezzo quaggi e sar esclusa
dal soggiorno celeste al quale ammesso il suo sposo.
162. Ogni figlio che messo al mondo da una donna
che ha avuto commercio con altri che con suo marito, non
figlio legittimo; nell istesso modo colui che un uomo genera
(1) Non vi nelle leggi di Mann nessun cenno che stabilisca luso
crudele di bruciar sul rogo del marito defunto le vedove. Altri legislator
per le eccitano a questo sacrificio, promettendo loro il cielo.
con la donna d un altro non gli appartiene: in nessun luogo
di questa legge stato accordato ad una donna virtuosa
il diritto di prendere un altro sposo.
163. Colei che abbandona suo marito, appartenente ad
una classo inferiore, per unirsi con un uomo di classe su
periore disprezzata in questo mgndo, in cui designata
sotto il nome di Paraprv (colei che ha un altro marito
diverso dall antico).
164. Una donna infedele al marito in preda all igno
minia quaggi; dopo la morte rinasce nel ventre di uno scia
callo o afflitta da elefantiasi e da consunzione;
165. Al contrario colei che non trad.see il marito e della
quale i pensieri, le parole, il corpo sono puri, ottiene la
stessa dimora celeste che il suo sposo ed chiamata dalla
gente dabbene sposa virtuosa.
166. Tenendo questa onorevole condotta, la donna casta
nei suoi pensieri, nelle parole, nel corpo, ottiene quaggi
una buona fama ed ammessa dopo morta nello stesso
soggiorno del suo sposo.
167. Ogni Dvigia che conosce la legge, se si vede morire
prima la moglie che si atteneva a questi precetti e apparte
neva alla sua stessa classe, deve bruciarla col fuoco consa
crato e con gli strumenti del sacrificio.
168. Dopo aver cos compiuto, col fuoco consacrato, le
cerimonie dei funerali di una donna morta prima di lui,
contragga un nuovo matrimonio, ed accenda una seconda
volta il fuoco nuziale.
169. Non cessi mai di fare le cinque grandi oblazioni,
seguendo le regole proscritte: dopo aver scelto una sposa
stia nella sua casa per tutto il secondo periodo della sua
esistenza.
LIBRO VI.

Doveri dellanacoreta e dellasceta.

1. Lo Dvigia, dopo daver compiuto regolarmente i


suoi studi, dopo dessere perci stato nell ordine dei capi
di famiglia, conformemente alle regole, deve vivere poi
nella selva, dotato di salda risoluzione e perfettamente
signore dei suoi organi.
2. Quando il capo di casa vede la sua pelle raggrinzarsi
ed i suoi capelli incanutire, ed ha sotto gli occhi il figlio di
suo figlio, si ritiri nella foresta.
3. Rinunciando agli alimenti che si mangiano nei villaggi
ed a tutto ci che possiede, confidando sua moglie ai suoi
figli, parta solo o conducendo seco la moglie.
4. Portando seco il fuoco sacro e tutti gli strumenti usati
nelle offerte, abbandonando il villaggio per ritirarsi nella
foresta, vi stia signoreggiando gli organi dei sensi.
5. Con le differenti sorta di semi puri che servono di nutri
mento ai Mun, con erbe mangereccie, radici e frutta,
compia le cinque grandi oblazioni seguendo le regole pre
scritte.
6. Porti una pelle di gazzella o una veste di scorza dal
bero; si bagni sera e mattina; porti sempre i capelli lunghi
e si lasci crescere la barba, i peli del suo corpo eie unghie.
7. Finch in suo potere, faccia offerte agli esseri animati
e delle elemosine con una porzione di ci che destinato
al suo nutrimento; onori quelli che vengono al suo eremo
presentando loro dellacqua, delle radici, delle frutta.
8. Deve applicarsi senza tregua alla lettura dei Veda,
sopportare tutto con pazienza, essere sempre attento ed in
raccoglimento perfetto, dare sempre, non ricevere mai e
mostrar compatimento per tutti gli altri esseri.
9. Faccia regolarmente le offerte al fuoco secondo le
Je leggi, non trascurando a tempo debito le oblazioni del
giorno della nuova luna e di plenilunio.
10. Compia il sacrificio in onore delle costellazioni lu
nari, l offerta del grano nuovo, le cerimonie che hanno luogo
di quattro in quattro mesi, e quelle del solstizio dinverno e
dellaltro destate.
11. Con semi puri, nutrimento dei Mun, che crescono
nella primavera, e nell autunno e raccolti da lui stesso,
faccia lo Dvigia secondo la regola le focaccie e gli altri cibi
destinati come offerta.
12. Dopo aver esibita agli Dei questa oblazione delle
pi pure prodotte dalla foresta, mangi il resto aggiungen
dovi del sale raccolto da lui stesso.
13. Mangi lerbc mangerecce che crescono sulla terra o
nell'acqua, i fiori, le radici ed i frutti prodotti dagli alberi
puri c gli ol che si formano nei frutti.
14. Eviti il miele e la carne, i funghi di terra, lo busti-ina
(audropogon schoenanthus), la sigruka ed i frutti dello
slcchmtaka (cordia myxa).
15. Il mese dswina, deve gettare via i semi selvaggi
che avr raccolto precedentemente, e cos pure lo vesti,
le erbe, le radici, lo frutta, che ha accumulate.
IO. Non mangi mai ci che cresciuto in un campo lavo
rato, anche quando sia stato abbandonato dal proprietario,
n radici o frutti provenienti dal villaggio, anche quando la
fame lo tormenti.
17. Pu mangiare cibi cotti al fuoco, o frutti maturati
nolla stagione; pu usare una pietra per schiacciare certi
frutti o servirsi dei denti come frantoio.
18. Raccolga del grano per un giorno solo, o pure ne faccia
provvista per un mese, o per sei mesi, o per un anno.
19. Dopo essersi procurato il nutrimento, mangi la sera
o il mattino o solamente quando arriva il tempo del quarto
od anche dellottavo pasto;
20. Oppure segua le regole della Tchandryana (peni
tenza lunare) durante la quindicina chiara e durante quella
oscura, o mangi una volta sola alla fine di ognuna di queste
quindicine, dei semi bolliti. *
21. O non si nutra che di fiori c di radici, di frutti della
stagione, che sono caduti dall albero, osservando stretta-
mente i doveri dell anacoreta.
22. Si sdrai por terra o stia tutto un giorno ritto sulla
punta dei piedi; si alzi o si segga alternatamente e si bagni
tre volte il giorno.
f* 23. Nella stagione calda, sopporti lardore dei cinque
fuochi; durante quella delle pioggie si esponga nudo, allao-
qua che precipita dalle nubi; durante la stagione fredda
porti un abito bagnato, accrescendo grado grado le pra
tiche austere.
24. Tre volte al giorno facendo le sue abluzioni si rivolga
agli Dei ed ai Mani con una libazione dacqua; e dandosi
alle austerit pi rigide dissecchi la sua sostanza mortale.
25. Allora avendo deposto in s stesso il fuoco sacro
(trangugiando le ceneri) secondo la regola non abbia pi
focolare, n casa, vivendo nel silenzio pi assoluto, nu
trendosi di radici e di frutti,
ST 26. Libero da ogni passione sensuale, casto come un no
vizio, avendo per letto la terra, non indulgendo al suo pia
cere per una casa, stando appi degli alberi.
27. Riceva dai Brahmani anacoreti e dai capi di casa,
ohe vivono nella foresta, lelemosina necessaria al manteni
mento della sua esistenza.
28. Oppure pu portar dal villaggio il cibo, ricevendolo
in un piatto di foglie, o nel palmo della mano, o in un coccio,
e mangiarne Otto boccate.
29. Queste sono, con altre che seguiranno, i pii offici che
deve compiere un Brahmano ritiratosi nella foresta: per
unire la sua anima all Essere Supremo, deve studiare le
differenti parti teologiche del Libro Rivelato (Upanichad),
30. Che sono state studiate con rispetto dai devoti ascetici
e' dai Brahmani capi di casa ritiratisi nella foresta per lac-
crcscimcnto della loro scienza e delle loro austerit, e per
la purificazione del loro corpo.
31. Oppure, se ha qualche malattia inguaribile, si di
riga verso la regione invincibile (nord-est) e cammini di
un passo sicuro fino al dissolvimento del suo corpo, aspi
rando alTunione con Dio, non vivendo che dacqua e d aria.
32. Il Brahmano che s liberato dal suo corpo con una
di queste pratiche usate dai grandi Richi, esente da ogni
affanno e da timore, ammesso con onore nel soggiorno di
Brahma.
33. Quando l anacoreta ha cos passato nella foresta il
terzo periodo della sua esistenza, durante il quarto abbracci
la vita ascetica, rinunciando intieramente ad ogni sorta
daffetto.
34. Luomo che passato d ordine in ordine, che ha fatto
le oblazioni prescritte al fuoco, che ha sempre signoreggiato
i suoi organi, spossato per aver fattole elemosine eie offerte,
consacrandosi alla devozione ascetica ottiene dopo morte
la somma felicit.
35. Dopo d aver soddisfatti i tre debiti ai Santi, ai Mani,
agli Dei, diriga il suo spirito verso la liberazione finale:
colui che dopo aver pagati questi debiti desidera la beati
tudine, precipita nel soggiorno infernale.
36. Dopo aver studiato i Veda nella maniera prescritta
dalla legge, dopo aver messo al mondo dei figli, secondo la
legge, ed aver offerto dei sacrifici fin che ha potuto, avendo
soddisfatto i suoi tre debiti, pu allora non aver altro pen
siero che quello della liberazione finale.
37. Ma il Brahmano che senza aver studiato i Libri Sacri,
senza aver generato dei figli ed aver fatto dei sacrifici,
desidera la beatitudine, va aU inferno.
38. Dopo d aver compiuto il sacrificio al Signore delle
Creature, nel quale presenta, a guisa d offerta, tutto ci
che possiede, seguendo l ingiunzione dei Veda; dopo d aver
deposto in s stesso il fuoco del sacrificio, un Brahmano pu
abbandonar la sua casa per abbracciar la vita ascetica.
39. Quando un uomo, conoscendo l TTpanichad, messi
al sicuro d ogni timore tutti gli esseri animati, abbandona
l ordine dei capi di casa, per passare in quello dei devoti
ascetici, i mondi oelesti risplendono della sua' gloria.
40. Lo Dvigia per cui lo creature viventi non provano
il minimo timore, liberato, dalla sua spoglia mortale non ha
pi nulla a temere da chicchessia.
41. Uscendo dalla sua casa, portando seoo gli utensili
puri, in silenzio, esente da ogni desiderio eccitabile dagli
oggetti che pu incontrare, abbracci la vita ascetica.
42. Sia sempre solo e senza compagno, affine di ottenere
la felicit suprema, considerando che la solitudine l unico
mezzo per conseguirla; infatti egli non abbandona, n
abbandonato.
43. Non abbia n fuoco, n casa; vada al villaggio a cer
carsi il cibo quando la fame lo tormenta; sia rassegnato e
risoluto; mediti in silenzio e fissi il suo spirito nell Essere
Divino.
44. Una pentola di terra, il piede degli alberi per casa,
un cattivo abito, una assoluta solitudine, lo stesso contegno
con tutti, sono i segni che distinguono un Brahmano vicino
alla liberazione finale.
45. Non desideri la morte, non consideri la vita: attenda
l ora per lui stabilita, come un servo aspetta la paga.
46. Purifichi i suoi passi guardando dove mette il piede;
purifichi l acqua che deve bere con un panno: purifichi le
sue parole con la verit; si conservi sempre puro di spirito.
47. Deve sopportare con pazienza le parole ingiuriose,
non disprezzare alcuno, e non aver rancore con nessuno per
il suo corpo debole e malaticcio.
48. Non si irriti contro un uomo adirato; se lo ingiuriano,
risponda dolcemente e non proferisca vana parola riferen-
tesi alle sette percezioni.
49. Meditando sulle delizie dell Anima suprema, seduto,
non avendo bisogno di alcuna cosa, inaccessibile ad ogni
desiderio sensuale, senza alcunaltra compagnia fuori dell p.-
nima sua, viva quaggi nell attesa della eterna beatitudine.
50. Non deve mai cercare di procurarsi, il suo sostenta
mento spiegando i prodigi ed i presagi, n per mezzo della
astrologia o della chiromanzia, n dando precetti di casi
stica, n interpretando la Sacra Scrittura.
51. Non entri mai in una casa frequentata da eremiti,
da Brahmani, da uccelli, da cani o da mendicanti.
52. Con i capelli, le unghie e la barba tagliata, con un
piatto, un bastone, un vaso per l acqua, erri continuamente
in raccoglimento perfetto, evitando di far del male ad ogni
creatura animata.
53. I piatti di cui si serve non sieno di metallo, e non ab
biano fratture; conviene purificarli con dell acqua cos
come le tazze usate nel sacrificio.
54. Una zucchetta, un piatto di legno, una pentola di terra,
una cesta di bamb, devono essere, secondo i precetti di
Manu Sw yambhuva. (nato dall Essere ch esiste di per
s) gli utensili di uno Yati.
55. Vada accattando il cibo una volta il giorno e non ne
desideri in grande quantit; il devoto avido d elemosine
finisce per abbandonarsi ai piaceri dei sensi.
56. La sera, quando non si vede pi il fumo della cucina,
ed il pestello riposa, ed il carbone spento, e gli uomini
sono sazi ed i piatti sono ritirati, allora deve andar cer
cando il devoto il suo sostentamento.
57. Se non ottiene nulla, non s affligga; se ottiene qualche
cosa, non s abbandoni alla gioja; non si curi che di sostentar
la sua esistenza e non consulti la sua fantasia per la scelta
degli utensili.
58. Disdegni sopratutto di ricevere le elemosine dopo un
umile saluto, perch le elemosine cos ricevute incatenano
nei legami della trasmigrazione il devoto che sul punto
d esserne liberato.
59. Prendendo poco cibo, stando in luoghi remoti, raf
freni i suoi organi, naturalmente sospinti dalla sensualit.
60. Signoreggiando i suoi organi, rinunciando ad ogni
sorta d'odio o d affetto, evitando di far del male alle crea
ture, si prepara aHimmortalit.
61. Consideri attentamente le trasmigrazioni degli uo
mini, cagionate dalle loro azioni colpevoli; la loro caduta nel
linferno ed i tormenti che sopportano nella dimora di
Yama:
62. La separazione di quelli che essi amano c l'unione con
quelli che essi odiano; la veccliiaja che fa sentire i suoi ma
lanni, le malattie che li affliggono;
63. Lo spirito vitale che esce dal corpo per rinascere nel
ventre di una creatura umana e le trasmigrazioni di questa
anima in diecimila milioni di matrici;
64. Le sciagure che soffrono gli esseri animati a cagione
delle iniquit loro e la felicit inalterabile, che essi invece
provano nella contemplazione dell Essere Divino, che con
ferisce virt.
65. Rifletta con lattenzione dello spirito pi intensa sul
lessenza sottile ed indivisibile dell Anima suprema e sulla
sua esistenza nel corpo degli esseri pi elevati e pi bassi.
66. Qualunque sia l ordine in cui si trova un uomo,
anche se sia stato accusato falsamente e privato delle insegne
del suo grado, continui ad adempiere il suo dovere e si mo
stri sempre eguale di fronte a tutte le creature; portar le
insegne di un ordine non adempierne i doveri, j
67. Cos, quantunque il frutto del kataka (1) abbia la
propriet di purificar lacqua, tuttavia non si potr mai pu
rificare dell acqua pronunciando solo il nome di questo frutto.
68. Per non occasionare la morte di qualche animale,
il Ganuyasi, di notte e di giorno, anche a rischio di farsi
del male, cammini guardando a terra.
69. Il giorno e la notte, siccome fa perire involontaria
mente un certo numero d animaletti, per purificarsi deve
bagnarsi e trattenere sei volte il respiro.
70. Tre soppressioni di respiro soltanto, fatte secondo la
regola e accompagnate dalle tre parole, dal monosillabo,
dalla Svitr, dal Siras (2), devono essere considerate come
l atto di devozione pi grande per un Brahmano.

(1) Strychnos potatoruM. 11 fatto <li soffregare con un nome di questa


.'interno di una pentola in cui si motte lacqua, fa precipitare le parti-
celle terrose sospeso in essa.
(2) Significa testa. Forse la prima strofa della Svitr?
71. Nellistesso modo ohe limpurit dei metalli sono di
strutte mettendoli al fuoco, cos tutte le colpe che si pos
sono commettere sono cancellabili dalle pause del respiro.
72. Cancelli i suoi peccati trattenendo il fiato, espii le
sue colpe dandosi al racooglimento pi intenso; reprima i
suoi desideri sensuali imponendo un freno ai suoi organi;
distrugga con la pi profonda meditazione le qualit op
poste alla natura divina.
73. Dandosi alla meditazione pi profonda, osservi
il cammino dell'anima attraverso i diversi corpi, dal grado
pi alto fino al pi basso; cammino che gli uomini dei quali
lo spirito non stato perfezionato dai Veda stentano a in
travedere.
74. Colui che dotato di questa vista sublime non
pi incatenato dallopere: ma colui che privo di questa
vista perfetta destinato a rinascere in qusto mondo.
75. Non facendo male alle creature, dominando i suoi
organi, compiendo i doveri di piet prescritti dal Veda e
assoggettandosi alle pratiche di devozione pi^austera,
si perviene quaggi allo scopo supremo.
70. Questa dimora di cui le ossa formano l armatura,
i muscoli servono d attacco, cementata di sangue e di
carne, ricoperta di pelle, infetta, racchiudente feci ed urina,
77. Soggetta alla vecchiaia ed agli affanni, afflitta dalle
malattie, in preda alle sofferenze d ogni specie, dominata
dalle passioni, destinata a perire, questa dimora umana sia
abbandonata con piacere da colui che loccupa.
78. Nellistesso modo che un albero abbandona la^riva
di un fiume, quando la cori-ente lo trascina, come un uc
cello abbandona lalbero, cos colui che abbandona il suo
corpo, si libera da un orribile mostro.
79. Lasciando ai suoi amici le sue buone azioni, ai suoi
amici le sue colpe, il Sanuysi, abbandonandosi alla medita
zione, sinalza lino a Brahma che esiste neHeterait.
80. Quando per la conoscenza intima del male diviene
insensibile a tutti i piaceri dei sensi, allora egli consegue la
felicit in questo mondo e la beatitudine eterna nellaltro.
81. Essendosi in tal guisa liberato gradatamente di tutte
le passioni mondane, divenuto insensibile a tutte le condi
zioni pi disparate, assorbito per sempre in Brahma.
82. Tutto ci che qui esposto, si consegue con la medi
tazione dell Essenza divina; poich nessun uomo se non
elevato alla conoscenza dellAnima suprema, non pu rac
cogliere il frutto dei suoi sforzi.
83. Legga costantemente a bassa voce la parte del Veda
che concerne il sacrificio, quella che si riferisce alla divinit,
quella che ha per oggetto l Anima suprema e tutto ci che
stabilito nel Vedanta.
84. La Saora Scrittura un rifugio assicurato per quelli
che non la capiscono, per quelli che la comprendono e la
leggono, per quelli che desiderano il cielo, per quelli che
aspirano alla eterna felicit.
85. Il Brahmano che abbraccia la vita ascetica secondo
le regole gi esposte nell ordine conveniente, si spoglia quag
gi dogni peccato e si congiunge con la divinit suprema.
86. Io vi ho insegnato i doveri comuni alle quattro classi
di Yatis signori di s stessi; apprendete ora le regole alle
quali sono obbligati quelli della prima classe che rinunciano
a tutte le pratiche di piet prescritte dai Veda.
87. Il novizio, luomo ammogliato, l anacoreta ed il
devoto asoetioo formano quattro ordini ohe traggono la
loro origine dal capo di casa.
88. Il Brahmano cho entra successivamente in tutti
'questi ordini conformemente alle leggi e che regola la sua
condotta secondo queste norme, perviene alla condizione
suprema.
89. Ma fra i membri di questo ordine, il capo d casa che
osserva il precetto della Sruti e della Smriti stimato il
pi alto; poich egli quello che sorregge gli altri tre.
90. Come tutti i fiumi e tutti i corsi dacqua vanno a con
fondersi nell Oceano, cos tutti i membri degli altri ordini
vengono a cercar asilo presso il capo di casa.
91. Oli Dvigia che appartengono a questi quattro ordini
devono sempre con la pi gran cura praticare le dieci virt
.che compongono il dovere:
92. La rassegnazione, il render bene per male, la tempe
ranza, la probit, lapurezza, la repressione dei sensi, la cono
scenza dei Sstra, quella dell Anima suprema, la veracit o
,a inibizione dalla collera.
93. I Brahmani che studiano questi dieci precetti del
dovere e, dopo averli studiati, vi conformano l opere, perven
gono alla condizione suprema.
94. Uno Dvigia ohe pratica con la pi grande attenzione
queste dieci virt, che ha ascoltata linterpretazione del
Vedanta come prescritto dalla legge ed ha soddisfatti i
tre debiti, pu rinunciare intieramente al mondo.
95. Cessando da tutti i doveri religiosi del capo di casa,
cancellati tutti i suoi peccati, repressi gli organi e oompreso
perfettamente il senso dei Veda, viva felice e tranquillo
sotto la cura di suo figlio.
96-. Dopo aver abbandonata ogni specie di pratica pia,
dirigendo lo spirito verso l'unico objetto dei suoi pensieri,
libero di ogni altro pensiero, espiata ogni colpa con la devo
zione, consegue lo scopo supremo.
97. Io vi ho dichiarate le quattro regolo di condotta che
ai riferiscono ai Brahmani, regole sante che producono,
.dopo morte, frutti imperituri. Ed ora apprendete i doveri
. dei re.
LIBRO VII.

Condotta del re e della classe militare.

1. Ora io esporr i doveri dei re. la condotta che deve


tenere un monarca: vi dir qual la sua origine e per qual
mezzo pu conseguire la ricompensa suprema.
2. Uno Kchatriva che ha ricevuto, secondo la regola,
il sacramento delliniziazione, deve applicarsi a proteggere
con giustizia tutto ci che . soggetto al suo potere.
3. Infatti, essendo questo mondo, privo di re, agitato dal
timore, il Signore cre per la conservazione di tutti gli es
seri un re.
4. Prendendo particelle eterne della sostanza dIndra. di
Anila. di Yama, di Srya, d Agni, di Varuna, diTchanhdra.
e di Kuvera;
5. E perci che un re stato formato dalle particelle
tratte dall essenza di questi principali Dei, sorpassa in splen
dore tutti gli altri mortali.
6. Come il sole, brucia gli occhi ed i cuori e "nessuno sulla
terra pu riguardarlo in viso.
7. Egli il Fuoco, il Vento, il Genio, che presiede alla
luna, il Re di giustizia, il Dio delle ricchezze, il Dio delle
aoque. il Signore del firmamento, per la sua potenza.
8. Non si deve disprczzare un re, nemmeno nellinfanzia,
dicendo: E un semplice mortale; poich v una grande
divinit sotto quella forma umana.
0. TI fuoco non brucia che luomo che vi s appressa im
prudentemente; ma il fuoco del corruccio dun re consuma
tutta una famiglia con i suoi antenati e tutti gli altri beni.
10. Dopo aver maturamente esaminata l opportunit
di un affare, le sue forze, il tempo e il luogo, un re per far
trionfare la giustizia, assume ogni sorta d apparenze; se
condo le circostanze amico, nemico, neutrale.
11. Colui ohe nella sua bont spande i favori della for
tuna,"con il'valor suo determina la vittoria, e nella sua co l
lera cagiona la morte, ha in s certamente tutta la maest
dei Guardiani del mondo.
12. Luomo ohe in un traviamento di spirito, gli dimo
stra odio, deve indubbiamente perire: perch tosto il re
cerca i modi di perderlo.
13. Il re non si allontani mai dalle regole secondo le quali
ha stabilito ci ohe legale e ci ohe illegale, relativa
mente alle cose permesse e a quelle proibite.
14. Per aiutare il re nelle sue funzioni, il Si smore ha ge
nerato fin da principio il Castigo, protettore di tutti eli es
seri. esecutore della giustizia, suo figlio, di essenza divina.
15. Il timore del castigo permette a tutte le creature
mobili ed immobili di godere di ci ohe appartiene loro e
impedisce loro di staccarsi dal dovere.
16. Dopo aver ben considerato il luogo e il tempo, il mezzo
di punire ed i precetti della legge, il re infligga il castigo
oon giustizia a quelli ohe si danno alle iniquit.
17. Il castigo un re pieno denergia: un abile ammini
stratore, un saggio dispensator della legge: stimato mal
levadore del compimento del dovere dei quattro ordini.
18. Il castigo governa il genere umano, il castigo lo pro
tegge, il castigo veglia mentre tutto dorme, il castigo la
giustizia, come dicono i saggi.
19. Inflitto con circospezione, ed a proposito procura ai
popoli la felicit, ma applicato sconsideratamente li distrugge
dalle radici.
v 20. Se il re non castigasse senza tregua quelli ohe lo me
ritano, il pi forte farebbe sua preda il pi debole come i
pesci nel loro elemento.
21. La cornacchia verrebbe a dar di becoo nell offerta
del riso, il cane leccherebbe il burro chiarifioato; non vi
sarebbe pi diritto di propriet; luomo della classe pi
bassa prenderebbe il posto dell uomo della classe pi alta.
22. La punizione regge tutto il genere umano, perch
un uomo naturalmente virtuoso diffcile a trovarsi: per ti
more del castigo che la gente si d solo "ai piaceri permessi.
r 23. Gli Dei, i Titani, i Musici celesti, i Giganti, i Serpenti,
compiono le loro funzioni speciali trattenuti dal timore del
castigo.
24. Tutte le classi si corromperebbero, tutte le barriere
sarebbero rovesciate, luniverso non sarebbe ch e confu-
sione se il castigo non compiesse lopera sua.
25. Dovunque il castigo, dal tetro colore, dallocchio
rosso, viene a distrugger le colpe, gli uomini non conoscono
paura, se colui che dirige il castigo dotato di retto giu
dizio.
26. I saggi considerano atto a regolare il castigo un re
veritiero, che agisce con gran cautela, che conosce i libri
santi ed esperto in fatto di virt, di piacere, di ricchezza.
27. Il re che impone a proposito il castigo aumenta que
sti tre mezzi di felicit; ma un principe dedito al piaoere,
collerico, furbo, riceve la morte dal castigo.
28. Perch il castigo l'energia pi possente, difficile
da sostenersi da quelli che non hanno l anima fortificata
dallo studio delle leggi; distruggerebbe con tutta la sua
schiatta un re che si allontanasse dal suo dovere.
29. Devasterebbe i castelli, il territorio, i paesi abitati
con tutti gli esseri mobili ed immobili che essi racchiudono,
ed affliggerebbe anche i santi e gli di del Cielo.
30. Il castigo non pu essere inflitto convenientemente
da un re privo di consiglieri, imbecille, avido di guadagno,
iche non ha lintelligenza perfezionata dallo studio delle
leggi, e che s dato ai piaceri del senso.
31. Solo da un principe intieramente puro, fedele alle
sue promesso, osservatore della legge, circondato da servi
tori abili, dotato di sano giudizio, il castigo pu essere im
posto in maniera conforme a giustizia.
32. Operi nel suo regno secondo giustizia, punisca con
rigore i nemici, sia sempre sincero con i suoi amici affe
zionati, e pieno di dolcezza verso i Brahmani.
33. La fama di un monarca che agisce in tal guisa, an
che quando vive di grano spigolato, si diffonde per il mondo
come una goccia dolio di sesamo nell acqua.
34. Ma la fama di un principe che tutto opposto al
primo e che non sa vincere le proprie passioni, si rinchiude
nel mondo, allo stesso modo che una goccia di burro lique
fatto nellacqua.
35. Il re stato creato per essere il protettore di tutte
le classi e di tutti gli ordini che si mantengono, successi
vamente, nel compimento dei loro doveri particolari.
36. Perci io vi esporr, nella maniera pi conveniente
e per ordine, ci che il re deve fare con i ministri, per pro
teggere i popoli.
37. Alzatosi allalba, il re deve far atto di rispetto verso
i Brahmani versati nel tre libri sacri e nell Upanichad, e
.seguire i loro consigli.
38. Veneri costantemente i Brahmani rispettabili per
la loro vecchiezza e per la loro devozione, che possiedono
la Sacra Scrittura, puri di spirito c di corpo: perch colui
che venera i vecchi sempre onorato, anche dai Giganti.
39. Prenda continuamente esempio da loro per lumilt,
anche quando la sua condotta saggia e misurata: un mo
narca umile e modesto non pu perdersi in nessuna cir
costanza.
40. Molti re, a cagione del loro cattivo comportarsi, sono
periti coi loro beni, mentre degli eremiti hanno ottenuto
dei regni per la saggezza e lumilt loro.
41. Vena si perdette per mancanza di saggezza come il
re Nahucha, Sudsa, Yavana, Sumukha e Nimi.
42. Prithu al contrario giunse al trono per la saggezza
della sua condotta, come Manu; Kuvera ottenne la si
gnora delle ricchezze ed il figlio di Gadhi il grado di Bra
hmano.
43. Il re apprenda da coloro che posseggono i tre Veda
la triplice dottrina che contengono, studi le leggi eterne
relative all applicazione delle pene, acquisti la scienza del
ragionamento, la conoscenza dell nima suprema, e s i
struisca nelle opere delle differenti professioni, consultando
quelli che le esercitano.
44. Faccia giorno e notte degli sforzi per domare i suoi
organi: quegli solo che signoreggia i suoi organi capace
di sottomettere i popoli alla sua volont.
45. Eviti con la pi gran cura, i vizi che conducono a
un triste fine, dieci dei quali nascono dall amore del piacere
cd otto dalla collera,
46. In realt un sovrano dedito ai vizi che genera l amore
del piacere, perde virt e ricchezze; se si abbandona ai vizi
originati dalla collera, perde la vita per la vendetta dei suoi
soggetti.
47. La caccia, il giuoco, il sonno durante il giorno, la
maldicenza, le donne, lubriachezza, il canto, la danza,
la musica strumentale, i viaggi inutili, sono le dieci sorta
di vizi che nascono dall amor del piacere.
48. La premura a divulgar il male, la violenza, il nuo
cere nascostamente, linvidia, la calunnia, l'atto d appro
priarsi il bene altrui, quello d ingiuriare o di battere qual
cuno, costituiscono la serie degli otto vizi prodotti dalla
collera.
49. Faccia principalmente degli sforzi per vincere il de
siderio smodato che tutti i saggi considerano come origine
di queste due serie di vizi: infatti entrambe ne discendono.
50. 1 liquori inebrianti, il giuoco, le donne, la caccia,
per ordine cos come sono enumerati, devono essere ripu
tati dal re come ci che vi ha di pi funesto nella serie dei
vizi nati dallamore del piacere.
51. Consideri sempre l azione di battere, quella di in
giuriare e quella di nuocere altrui, come le tre cose pi per
niciose nella serie dei vizi prodotti dalla collera.
52. nella serie dei sette vizi menzionati, ai quali in
tutti i luoghi gli uomini sono proclivi, i primi per ordine de
vono essere considerati come i pi gravi da un principe
magnanimo.
53. 11 vizio e la morte essendo stati confrontati, il vizio
stato dichiarato la cosa pi orribile; in realt l uomo vi
zioso cade nelle pi profonde regioni dellinferno: dopo la
morte l uomo esente da ogni vizio perviene al cielo.
54. 11 re deve scegliere sotte od otto ministri, di cui gli
avi erano addetti al servizio reale, versati nelle leggi, abili
a maneggiar le armi, di nobile stirpe, di cui la fedelt
assicurata con giuramento fatto sulla imagine di una di
vinit.
55. Una cosa facilissima in s stessa diventa difficile,
per un uomo solo; a maggior ragione, quando si tratta di
governare, senza assistenza alcuna, un regno di cui le entrate
sono considerevoli
56. Esamini sempre oon questi ministri le cose da discu
tersi in comune, la pace e la guerra, le sue forze, le entrate,
la sicurezza sua e dello stato, i mezzi dassicurarsi i vantaggi
acquisiti.
57. ' Uopo aver preso consiglio dai singoli separatamente,
poi da tutti insieme, adotti nellaifare che si tratta, la mi
sura che gli pare pi vantaggiosa.
58. Ma deh beri con un Brahmano di alto sapere e pi
abile di tutti i consiglieri limportante risoluzione che ha
preso relativamonte ai sei argomenti principali.
59. Gli comunichi con ogni confidenza tutti gli affari e
dopo di aver presa oon lui una determinazione^decisiva,
metta il progetto in esecuzione.
60. Deve scegliersi inoltre altri consiglieri integri, istruiti,
assidui, esperti in materia di finanza, e di virt provata.
61. Quanti uomini sono necessari perch gli affari sieno
eseguiti convenientemente, tanti deve assumere il re al
suo servizio, attivi, capaci, esperimentati.
62. Era essi impieghi quelli che sono bravi, intelligenti,
di buona famiglia, integri per sfruttare le miniere d'oro,
dargento c di pietre preziose, ed a ricevere le rendite delle
terre coltivate e confidi la guardia deUinterno del suo pa
lazzo ad uomini pusillanimi (perch gli uomini coraggiosi
vedendo il re sovente solo o circondato da donne, potreb
bero ucciderlo per istigazione dei suoi nemici).
63. Si scelga un ambasciatore perfettamente versato nella
conoscenza dei Sstra, che sappia interpretare i segni, la
continenza, i gesti, puro ed incorruttibile, di nascita illustre.
64. Si stima lambasciatore di un re quando affabile,
puro, destro, fornito di buona memoria, con piena cono
scenza di luoghi e di tempi, di bella presenza, intrepido,
eloquente.
65. Dal generale dipende l armata; dalla giusta appli
cazione delle pene dipende il buon ordine; il tesoro ed il
tcriitorio dipendono dal re: la guerra e la pace dallamba
sciatore.
66. In realt lambasciatore che congiunge due nemici,
lui che divide gli alleati: egli tratta gli affari che determi
nano la rottura o il buon accordo.
67. Nel trattare con un re straniero, l ambasciatore in
dovini le intenzioni di questo re dai segni, dal suo contegno,
dai suoi gesti, e per mezzo dei segni e dei gesti dei suoi
emissari segreti oonosca i progetti di questo principe, ab
boccandosi con consiglieri avidi o malcontenti.
68. Essendo completamente edotto da tutti i disegni
del sovrano straniero, il re prenda le pi grandi precau
zioni affine che quegli non possa nuocergli in alcun modo.
69. Fissi il suo soggiorno in un luogo campestre, fertile
di biade, abitato da gente dabbene,' sana, piacevole, cir
condata da vicini pacifici dove gli abitanti possano pro
curarsi facilmente da vivere.
70. Si stabilisca in un luogo avendo impedito lacoesso
da un deserto, o da opere in pietra o di mattoni, o da fos
sati ripieni d acqua, o da boschi, o da uomini armati, o da
una montagna.
71. Faccia tutto il possibile per ritirarsi in un luogo reso
inaccessibile da un monte; una fortezza di tal genere ap
prezzata in causa dei numerosi vantaggi che presenta.
7S. 1 primi tre luoghi *di difficile acoesso servono di pro
tezione per le bestie feroci, i topi c gli animali acquatici;
i tre ultimi mezzi di difosa servono per lo soimie, gli uo
mini, gli Dei.
73. Come i nemici di questi esseri non possono nuocere
loro quando sono al riparo nei loro oovi, cos un re che s
ritirato in luogo inaccessibile non ha nulla ha temere dai
suoi nemici.
74. Un sol arciere posto su una muraglia pu tener testa
a cento nemici; oento arcieri possono resistere a diecimila
nemici: ecco perch un luogo fortificato tenuto in consi
derazione.
75. La fortezza deve essere provvista d armi, di danaro,
di viveri, di bestie da soma, di Brahmani, di operai, di
macchine, d erbe, d acqua.
76. Nel mezzo il re si faccia costruire un palazzo conte
nente tutti i locali necessari, ben disposto, difeso, che si
possa abitare in tutte le stagioni, lucente, circondato da
acque e da alberi.
77. Dopo esservisi stabilito, prenda una sposa della sua
stessa classe, provvista dei segni che sono di felice augurio,
appartenente ad una grande famiglia, graziosa, bella e di
buone qualit.
78. Scelga un consigliere spirituale (Purohita) ed un cap
pellano (Rit vigi), incaricati di celebrare per lui le cerimouie
domestiche e quelle che si compiono con i tre fuochi sacri.
79. 11 re faccia differenti sacrifici, accompagnati da nu
merosi presenti: per compiere interamente il suo dovere
procuri ai Brahmani comodit e ricchezze.
80. Faccia riscuotere le rendite annuali dei suoi domini
da incaricati fedeli; osservi le leggi in questo mondo; agisca
verso i suoi soggetti come un padre.
81. Deve stabilire in ogni parte ispettori intelligenti
incaricati di esaminare la condotta di quelli che sono al
servizio del principe.
82. Onori con doni i Brahmani che hanno lasciata la casa
del loro padre spirituale: questo tesoro che depongono i
re nelle mani dei Brahmani stato dichiarato imperituro.
83. Non gli pu esser tolto n dai ladri n dai nemici,
non pu perdersi: per conseguenza il re deve confidare ai
Brahmani questo tesoro imperituro.
84. L offerta versata nella bocca o nella mano di un Brah
mano migliore delle offerte al fuoco: non cade, non dis
secca, non si consuma mai.
85. Il dono fatto ad un uomo che non Brahmano non
ha che il merito ordinario: ne ha due volte tanto se offerto
ad un uomo che si dice Brahmano; offerto ad un Brahmano
che avanti nello studio dei Veda centomila volte pi
meritorio; fatto ad un teologo, infinito.
86. Offerto ad una persona che ne degna, con fede pura,
un dono procura dopo la morte una ricompensa piccola o
considerevole a colui che l ha fatto.
87. Un re che protegge il suo popolo, sfidato da un ne
mico che l eguaglia, lo sorpassa o gli inferiore per forza,
non deve fuggir la battaglia: si ricordi il dovere della classe
militare.
88. Non fuggir mai in battaglia, proteggere i popoli,
rispettare i Brahmani, son questi i doveri eminenti di cui
il compimento procura felicit ai re.
89. I re che, in battaglia, desiderosi di vincersi l un l al
tro, com battono con il pi grande coraggio e senza rivol
gere il capo, vanno direttamente al cielo.
90. Un guerriero non deve mai, in battaglia, usar contro
i suoi nemici delle armi perfide, come bastoni contenenti
stili acuti, non freccio tagliuzzate, non freccio avvele
nato, non dardi infiammati (coperti di sostanze infiam
mabili).
91. Non colpisca n un nemico che a piedi, stando sul
carro, n un uomo effeminato, n quegli che giunge le mani,
n quegli che ha i capelli sparsi, n colui cho seduto, n
quegli che dice: Io sono tuo prigioniero.
92. N un uomo addormentato, n quello che non ha c o
razza, n quello che- 'n u d o, n quello che disarmato,
n quello ohe guarda la battaglia senza parteciparvi, n
colui che alle prese con un altro.
93. N colui che ha Tarmi infrante, n colui che op
presso dal dolore, n un uomo gravemente ferito, n un vile,
n un fuggiasco: si rammenti il dovere dei prodi guerrieri.
94. Il vile che prende la fuga in battaglia ed ucciso dai
nemici si carica di tutte lo cattive azioni del suo capo, qua
lunque esse sieno.
93. E se questo fuggiasco che stato ucciso aveva messa
insieme qualche opera buona per l altra vita, tutto il van
taggio ridonda a vantaggio del suo capo.
96. I carri, i cavalli, gli elefanti, le ombrelle, gli abiti, le
granaglie, il bestiame, le donne, gli ingredienti d ogni spe
cie, i metalli - tranne loro e l argento - sono di diritto di
colui che se n impadronito in guerra.
97. Si deve prelevare da questa preda la parto pi pre
ziosa per offrirla al re, come vuole la regola del Veda: il re
deve distribuire fra tutti i soldati ci ohe non stato preso
parte a parte.
98. Tale la legge senza tema d errore, originaria, che con-
cerne la classe militare: uno Kchatriya per uccidere i suoi
nemici in battaglia non dove mai staccarsi da questa legge.
99. Desideri di conquistare ci che non ha, conservi con
cura ci che acquista, Conservando l accresca, e ne doni il
reddito a coloro che ne sono degni.
100. Sappia ohe l osservanza di queste quattro regole fa
conseguire ci che oggetto dei desideri umani, la felicit:
in conseguenza deve conformarsi ad essa, con ogni cura,
senza tregua.
101. Il re tenti di conquistare ci che brama, con lajuto
dell armi: con la vigilanza conservi ci che ha acquistato;
conservandolo laumenti nei modi legali; quando lha ac
cresciuto, lo spanda liberamente.
102. Le sue milizie sieno continuamente esercitate, spie
ghi sempre il suo valore, nasconda con ogni cura ci che deve
restar segreto, spii costantemente il lato debole dei suoi
nemici.
103. Il re di cui gli eserciti sono sempre esercitati, ti
more del mondo intiero: in conseguenza tenga sempre i
popoli in soggezione con lo forze militari.
104. Agisca sempre lealmente, non ricorra mai alla frode
e stando continuamente in guardia, scopra le manovre per
fide del nemico.
105. Lavversario non ne conosca il lato debole, ma cer
chi il re di conoscere la parte vulnerabile del suo nemico:
simile alla tartaruga ritiri in s tutti i membri della"potest
regia e ripari tutte le breccie dello Stato.
106. Come l airone, rifletta sui vantaggi che pu ottenere,
come il leone usi le sue forze; come il lupo che attacca allim
provviso, come la lepre che batte in ritirata con accortezza.
107. Quando s cos disposto a far conquiste, sottometta
alla sua autorit gli avversari con le trattative o con gli-
altri tre mezzi, cio donando, seminando divisioni, usando
la forza dell armi.
108. Se non riesce a ridurli in suo potere con i tre primi
mezzi, ricorra alla forza apertamente, e li costringa a sot
tomettersi.
109. Fra questi quattro mezzi di successo-, a cominciar
dalle trattative,, gli uomini saggi danno sempre la prefe
renza alle negoziazioni pacifiche ed alla guerra per il van
taggio dei regni.
110. Come lagricoltore strappa le male erbe per preser
vare il grano, cos un re deve proteggere il suo regno distrug
gendo i nemici.
111. Il re insensato che opprime i suoi soggetti con una
ingiusta condotta tosto privato del regno e della vita e
cos pure i suoi parenti.
112. Come lesaurimento del corpo distrugge la vita de
gli esseri animati, cos la vita dei re si consuma per la dis
sipazione del regno.
113. Per mantenere il buonordine nei suoi stati, il re si
conformi sempre alle seguenti regole: il re di cui il territorio
ben governato, si vede crescere d attorno la prosperit.
114. Ogni due o tre, o cinque, o anche cento villaggi ponga
una compagnia di soldati, comandati da un capo di sua con
fidenza, con Tincarico di vegliare alla sicurezza del paese.
115. Istituisca un capo per ogni grama (villaggio con il
territorio circostante) un capo per ogni dieci grama, un capo
di venti, un capo di cento, un capo di mille.
116. 11 capo dun grma deve sempre far conoscere al
capo di dieci grma i disordini che hanno luogo nel suo ter
ritorio; il capo di dieci deve farne parte a quello di venti.
117. Il capo di venti grma deve far noto tutto ci al
.capo stabilito per cento e questi deve trasmettere la nuova
al capo di mille grma.
118. Lo cose che gli abitanti di un villaggio sono obbli
gati a dare ogni giorno al re, come riso, bevanda, legna,
devono essere ricevuti dal capo del villaggio come emolu
mento.
119. Il capo di dieci villaggi deve godere del prodotto
di un kula; il capo di venti, del prodotto di cinque kula,
il capo di cento del prodotto di un grma, il capo di mille
villaggi del prodotto di una pura (citt).
120. Gli affari di questi villaggi sieno generali, sieno par
ticolari, devono essere ispezionati da un altro messo regio,
attivo e ben intenzionato.
121. In ogni grande citt (nagara) nomini un sovrinten
dente generale, di grande stirpe, circondato da un appa
rato imponente, similo ad un pianeta fra le stelle.
122. Questi deve sorvegliare di persona continuamente
gli altri impiegati, ed il te deve farsi rendere un esatto conto
dai suoi emissari della condotta di tutti i suoi delegati nelle
provincie.
123. Poich in generale gli uomini incaricati dal re di
vegliare alla sicurezza del paese sono del furbi portati ad
impadronirsi dei beni altrui, il re difenda il popolo da co
storo.
124. Gli uomini in carica che sono cos perfidi da cavar
denaro da quelli che devono trattare con loro, sieno spo
gliati dal re di tutti i loro beni e banditi dal regno.
125. Alle donne addette al suo servizio ed a tutta la comu
nit dei servi' il re stabilisca un salario proporzionato al
loro grado ed alle loro funzioni.
126. Bisogna dare all ultimo dei domestici un pana di
rame il giorno, un abito completo due volte l anno, un
drona (1) di grano tutti i mesi; al primo dei suoi domestici,
sei pana, sei abiti due volte l anno, e sei misure di grano
ogni mese.
127. Dopo aver considerato il prezzo a cui sono state
comprate le mercanzie, colui al quale sono vendute, la di
stanza del paese da cui sono portate, le spese di manteni
mento, le precauzioni necessarie per portar la merce in si
curezza. il re imponga delle tasse sui commercianti.
128. Dopo un maturo esame, il re deve levare continua-
mente imposte dai suoi stati, di modo che lui ed il mercante
abbiano a ritrarre giusto compenso delle opere loro.
129. Come la sanguisuga, il vitello, lape non prendono
il loro cibo che a poco a poco, cos il re deve riscuotere in
piccole parti il tributo annuo nel suo regno.
130. La cinquantesima parte pu essere prelevata dal re
sul bestiame, sull oro e sull argento aggiunti ogni anno ai
capitali; l ottava, la sesta o la dodicesima parte sulle gra
naglie.
131. Prenda la sesta parte del reddito annuo deeli alberi,
della carne, del miele, del burro, dei profumi, delle piante
medicinali, dei succhi vegetali, dei fiori, delle radici, dei
frutti;
132. Delle foglie, delle piante mangereccie, dell erba,
degli oggetti di canna, delle pelli, dei vasi di terra, degli
oggetti di pietra.
133. Il re quand anche sia in grave bisogno non deve
ricevere il tributo di un Brahmano versato nella Scrittura:
non sopporti che un Brahmano di tal fatta sia nei suoi stati
tormentato dalla fame.
134. Quando,, nel territorio di un re, un uomo versato
nella Scrittura, soffre la fame, il regno di questo principe
sar in breve preda della carestia.

(1) T7n Knntchi vale otto muditi opugni di grano: un pnncbkala. otto
kont hift; un adhaka. qnattro pnnchkala ; nn drona quattro adhaka.
L adhaka corrisponde a kg. 3,486 gr. per alenai: secondo altri equivale
a kg. 72. 546 gr. ! Venti drona formano una cambha, misura die circa
un ettolitro.
135. Dopo essersi assicurato dello sue cognizioni di teo
logia o della purezza della sua condotta, il re gli assicuri una
condizione onorevole, lo protegga contro tutti, come fa un
padre con il suo legittimo figlio.
136. I doveri religiosi compiuti ogni giorno da questo
Brahmano sotto la protezione del re, prolungano la durata
dellesistenza del sovrano ed accrescono le sue ricchezze ed
i suoi stati.
137. Il re faccia pagare come imposta, una modicissima
somma annua agli uomini del suo regno che appartengono
all ultima classe e vivono di un commercio poco rimune
rativo.
138. Quanto agli operai, agli artigiani, ai Sdra che si
guadagnano il vitto con grande pena li faccia lavorare, un
giorno il mese a testa.
139. Non tagli la sua radice rifiutando le imposte, n
quelle degli altri esigendo tributi esorbitanti, mosso da ava
rizia: tagliando la propria radice c la loro, riduce s stesso
c gli altri in uno stato compassionevole.
140. Il re sia severo o affabile secondo le circostanze: un
re mite e severo a proposito tenuto in generale conside
razione.
141. Quando stanco di esaminare gli affari degli uomini
confidi questo incarico ad un ministro versato nelle leggi,
istruito, padrone delle sue passioni, appartenente a buona
famiglia.
142. Protegga cos i suoi popoli con zelo e vigilanza, com
piendo nel modo prescritto tutti i doveri che gli sono imposti.
143. Il sovrano, gli sfortunati sudditi del quale sono
portati via dai ladroni di fuori del suo regno, sotto i suoi
occhi e quelli de suoi ministri, veramente un morto, pi
che un essere vivente.
144. Il principale dovere di un Kchatriya di difendere i
popoli ; ed il re che gode dei vantaggi suaccennati obbligato
a compiere questo dovere.
145. Alzatosi lultima vigilia della notte, dopo dessersi
purificato, rivolga in un profondo raccoglimento le offerte
al fuoco e gli omaggi ai Brahmani, ed entri nella sala d u
dienza convenientemente addobbata.
146. La si compiaooia dei suoi sudditi, poi li congedi;
dopo averli cos rinviati, tenga consiglio con i suoi ministri.
147. Salendo in alto, su una montagna, o in segreto, su
una terrazza, o in un cantuccio nascosto della foresta, de
liberi senza essere osservato da loro.
148. Il re di cui le risoluzioni segrete 'non sono 'cono-
sciute dagli altri uomini che si riuniscono tra di loro,
stende il suo potere su tutta la terra anche quando non
abbia tesori.
149. Gli uomini stolti, muti, ciechi, sordi, gli uccelli chiac
chieroni, come il papagallo, le persone vecchie, le donne, i
barbari, i malati, gli storpi devono esser tenuti lontani
durante una deliberazione.
150. Gli nomini sfortunati tradiscono una risoluzione se
greta, come gli uccelli ciarloni, ed in ispecie le donne: perci
si deve aver cura di escluderli.
151. A met del giorno o della notte quando 'iibero da
ogni inquietudine o stanchezza, d accordo con i ministri,
od anche solo, rifletta sulla virt, sul piacere, sulla ricchezza;
152. Sui mezzi di acquistar nello stesso tempo queste
cose che sono per lo pi opposte l una all altra; sul matri
monio delle sue figlie e sulleducazione dei figli;
153. Sull opportunit di inviare degli ambasciatori, sulle
probabilit di successo delle sue imprese; sorvegl-' la condotta
delle donne nel'appartamento interiore, e la condotta dei
suoi emissari.
154. Rifletta sulle otto cure del re: le entrate, le spese,
le cure dei ministri, la difesa, le decisioni nei casi dubbi, gli
affari giudiziari, le pene, le espiazioni, sulle cinque sorta
di spie che deve usare segretamente giovani astuti, ana
coreti degradati, lavoratori sfortunati, mercanti rovinati,
falsi penitenti sulle intenzioni benevoli od ostili dei vicini
e sulle disposizioni degli Stati circostanti.
155. Sulla condotta di un principe straniero di esigua
potenza; sui preparativi del re desideroso di conquiste;
sulla condotta di quello che resta neutrale e particolarmente
su quella del proprio nemico.
156. Queste quattro potenze designate sotto il nome di
ceppo dei paesi cicostanti con altre otto che sono detti
rami, sono state definite le dodici principali potenze.
157. Cinque altri poteri secondari, cio i ministri, i ter
ritori, le fortificazioni, i tesori, gli eserciti, aggiunti ad o-
gnuno di questi dodici, costituiscono i settantadue poteri
che converr esaminare.
158. Il re deve considerare come nemico ogni principe
che suo vicino immediato, cos come lalleato di questo
principe: cme amico il vicino .del suo amico; come neutrale
quello che non si trova in nessuna di queste situazioni.
159. Prenda ascendente su tutti questi principi per via
I.E r.ECtOI DT MA NT 12
di trattati\e e dogli a ltr i tre m e z z i, aieao separati, sieno
riuniti: sopratutto con il suo v a lo r e o la sua politica.
160. Mediti senza tregua le sei risorse date dal fare un
trattato di paca o dalleanza, dall intraprender la guerra,
dal mettersi in marcia, dal porre il campo, dal dividere le
sue forze, dal mettersi sotto la protezione d un monarca
potente. '
161. Dopo aver considerato lo stato delle cose, si decida,
secondo le circostanze, ad aspettar il nemico, a mettersi
in marcia, a far la pace o la guerra, a dividere le sue forze
o a cercare un appoggio.
162. Un re deve sapere che vi sono due sorta di alleanze
e di guerre, che vi sono egualmente due maniere di accam
pare e di mettersi in marcia, dottenere la protezione d un
altro sovrano.
163. Si devono conoscere due sorta di alleanze come su
scettibili di procurar vantaggi, al momento, o in seguito:
quella per cui due principi si decidono ad agire insieme o
quella per cui devono farloTseparatamente.
164. La guerra pu essere di due specie: si pu farla per
proprio conto o per vendicare una itigiuria fatta ad un al
leato, affine di vincere il nemico, sia nella stagione oppor
tuna, sia in un altra.
165. Ed ora il re si mette solo in campagna per distrug
gere il nemico a suo talento, ed ora si unisce al suo alleato:
il modo di maroiare dunque riconosciuto di due sorta.
160. L accampare^ stabilito aver luogo in due circo
stanze: o quando si stati successivamente indeboliti sia
dai colpi della sorte, sia per colpe commesse in questa vita,
o quando si vuol favorire lalleato.
167. Per assicurare la riuscita di un impresa, larmata
ed il re devono dividersi in due parti: questo il sistema
della divisione in due parti delle forze, e fu vantato da quelli
che apprezzano i vantaggi delle sei risorse.
168. Un re si mette sotto la protezione di un re potente
in due circostanze: quando oppresso'dal nemico, per es
sere al riparo degli attacchi o perch la nuova di questa al
leanza si spanda a timore altrui.
169. Quando un re riconosce che perci la sua vittoria
certa e che, al presente, non si tratta ohe di sopportare
un lieve incomodo, ricorra alle trattative pacifiche;
170. Ma quando vede che tutti i membri dello Stato sono
nella condizione pi florida e che egli stesso s elevato al
pi alto grado di potere, intraprenda allora la* guerra.
171. Quando perfettamente sicuro che l'esercito ben
approvvigionato e che il contrario avviene presso i suoi
nemici, entri in campagna contro i suoi avversari.
172. Ma se debole per provvigioni e soldati, scelga con
cura una posizione vantaggiosa e determini a poco a poco
i nemici a far la pace.
173. Quando un re pensa che il nemico fe, sotto ogni rap
porto, pi potente di lui, allora dividendo le sue forze in
due parti, cerchi di pervenire allo scopo darrestar i pro
gressi del nemico.
174. Ma quando pu essere attaccato da ogni banda dalle
forze del suo avversario, allora cerchi prontamente la pro
tezione d un sovrano giusto e potente.
175. Colui elio tiene in rispetto i suoi sudditi e le forze
nemiche, deve costantemente essere da lui onorato con ogni
riguardo, come un Guru.
176. Tuttavia , se in questa condizione di cose, saccorge
che tale protezione ha degli inconvenienti, qualunque sieno
le sue sciagure, faccia una guerra vigorosa senza star tanto
a pensare.
177. Un re, profondo politico, deve metter in opera tutti
i mezzi indicati, affinch i suoi alleati, le potenze neutrali,
i suoi nemici, non abbiano nessuna superiorit su di lui.
178. Esamini maturamente lesito presumibile di tutte
le imprese, la situazione presente dello cose, i vantaggi e
gli svantaggi di tutto ci che avvenuto.
179. Colui che sa prevedere nellavvenire lutilit o lin
conveniente di un suo atto, che nelloccasione presente si
decide con prontezza, che quando un avvenimento acca
duto sa apprezzarne le conseguenze, non sar mai rovesciato
dai nemici.
180. Disponga ogni cosa in tal modo, che i suoi alleati,
i principi neutrali, i suoi nemici non possano avere su di lui,
nessun vantaggio: questa , in breve, la somma della politica.
181. Quando un re si motte in campo per invadere il
territorio nemico, deve avanzarsi a poco a poco, come
detto pi sotto, dirigendosi verso la capitale del suo avver
sario.
182. Cominci la spedizione nel mese favorevole di mr-
gsirclia, o verso quello di phlguna, o di tchaitra, accom
pagnato dalle milizie.
183. Anche nelle altre stagioni, quando vede che la vit
toria certa e che accaduta qualche sfortuna al nemico,
si metta in cammino per combattere.
184. Avendo preso tutte le precauzioni necessarie per
la sicurefea del suo regno e fatto tutti i preparativi della
sua impresa' essendosi procurato tutto ci che necessario
per il soggiorno nef paese nemico ed avendo inviato perci,
degli esploratori;
185, Avendo fatto aprire tre sorte di strada traverse
fe pianure, le foreste, i faoghi inondati e disposti i set
corpi della Sua arnfata gli elefanti, la cavalleria.i carri,-
fanti, gli.ufficiali/ i serventi secondo le regole della
tattica militare, si diriga verso la capitale nemica.-
180. Si tenga in guardia contro quei falsi amici cl.te sono
in segreti rapporti col nemico e contro lo persone ohe sono
tornate al suo servizio dopo averlo abbandonato; costoro
sono i pi dannosi nemici.
187. Durante la marcia, disponga le sue truppe in or
dine avente la forma d un' bastono, d un carro, d'un verro,,
d un mostro marino, dun Ago di Garura (1).
188. Da qualsiasi lato avverta il pericolo, l stenda le
sue truppe e si ponga sempre al centro dun gruppo disposto
come un fioro di loto.
189. Ponga un capitano cd un generale in tutte le dire
zioni: ogni volta che teme un attacco.da una parte, verso
quella rivolga lesercito.
190. Ponga da ogni parte dei corpi di guardia di soldati
fedeli, ohe conoscono i differenti segnali, atti a sostenere
un attacco ed a caricare il nemico, intrepidi, incapaci di
disertare.
191. Faccia combattere riuniti e in una sola falange dei
soldati poco numerosi; distenda, se vuole, forze considere
voli; dopo d averle disposte in forma dago o di fulmine,
dia battaglia.
192. Combatta in piano con i carri cd i cavalli; in un luogo
(1) IVan bastone : in testa nn generale, in mezzo il re. alla retroguardia
un generale, li fianco gli elefanti e i cavalli ; poi i fanti. la disposi
zione cni si ricorre quando si tenie no attacco d ambo le parti.
D un carro: la tosta allungata, la coda allargata: quando si teme un
attacco alle spalle.
D un verro: centro largo, stretta Avanguardia e la retroguardia:
quando si temo nn attacco ai fianchi.
D un mostro: centro esiguo, retro ed avanguardia poderose: quando
c pericolo Vesser assaltati alle due estremit.
D un ago: il nerbo dellesercito in testa duna lunga colonna, quando
c timore d un attacco aU'avangnardia.
Garura il cocchiere del sole ed raffigurato con l ali e la testa
duccello
La disposizione dell'esercito che piglia nome da lui simile a quella
detta del verro, con i fianchi ancor piti allargati.
coperto dacque con elefanti e battelli armati; su un terreno
coperto dalberi e di sterpi, con degli archi, in un luogo sco
perto con delle sciabole, degli scudi ed altre armi.
193. Devo porre nelle prime schiere degli uomini nati
nelle regioni di Kurukchetra, di Matysa, di Pantchla,
di Srasena o daltri uomini, alti ed agili.
194. Incoraggi l esercito dopo averlo disposto in ordine
di battaglia ed esamini con cura i soldati: sia edotto della
maniera con la qualo si comportano quando sono alle mani
col nemico.
195. Quando venuto a contatto col nemico, deve porro
il campo, devastare il territorio avverso e rovinare lerba
dei pascoli, le provviste alimentari, l acqua o la legna da
ardere del nemioo.
196. Distrugga i serbatoi dacqua, i ripari, i fossati:
molesti il nemico di giorno e rattaoohi improvvisamente
la notte.
197. Attiri a s tutti quelli che ne possono assecondare
i disegni; sia informato di tutto ci che fanno: quando il
cielo si mostra favorevole combatta per far delle conquiste,
libero da ogni timore.
!. 198. Faccia ogni sforzo per abbattere i suoi nemici,
oon negoziati, oon doni, fomentando i dissensi: impieghi
tutti questi mezzi, volta a volta, o contemporaneamente,
prima di ricorrere al combattimento.
199. Siccome non si prevedo mai con certezza per quale
dei due eserciti sar la disfatta o la vittoria in una battaglia,
il re deve, fin che possibile, evitare di venir alle mani.
200. Ma quando non pu servirsi dalcuno dei tre succi
tati spedienti, combatta valorosamente per vincere il ne
mico.
201. Dopo aver conquistato un paese, il re onori le di
vinit ed i Brahmani; faccia doni e proclami atti ad al
lontanare ogni paura.
202. Quando si completamente assicurato delle dispo
sizioni di tutti i vinti, metta a capo di questo paese un prin
cipe di stirpe regia, imponendogli certe condizioni.
203. Faccia rispettare le leggi di quella nazione come sono
state promulgate ed offra al principe ed ai cortigiani doni
di pietre preziose.
204. Portar via dei giojelli, il che procaccia odio, o darli
il che concilia lamicizia, pu esser lodevole o Inasinir.volo
a seconda delle circostanze.
205. Lesito di tutte le impreso del mondo dipende dal
Fato, e dalla condotta degli uomini: i decreti del Fato sono
un mistero: bisogna dunque ricorrere ai mezzi di cui di
spone luomo.
206. 11 vincitore pu anche conchiudere un trattato di
pace con l avversario, e prenderlo per alleato, considerando
che i tre frutti d una spedizione sono o un amico, o del
danaro, o un accrescimento di territorio.
207. Esamini dapprima le disposizioni di un re che po
trebbe approfittare della sua assenza per invadere il suo
regno, e quelle del principe che tiene in rispetto questi re:-
tragga quindi il frutto della sua spedizione sia che contrag
ga o no un trattato d alleanza con lavversario.
208. Acquistando ricchezze ed un aumento di territorio
un re non accresce tanto i suoi profitti quanto concilian
dosi un amico fedele, ohe oggi debole, pu domani divenire
potente.
09. Un alleato poco temibile, ma virtuoso, riconoscente,
che faccia il bene de suoi sudditi, devoto e saldo nelle im
prese, degno di alta considerazione.
210. I saggi considerano come nemico invincibile quel
re che istruito, di nobile stirpe, coraggioso, abile, liberale,
pieno di gratitudine, e irremovibile dai suoi disegni.
211. La bont, l arte di conoscere gli uomini, il valore,
la compassione, la liberalit magnifica, sono le doti che
fanno l ornamento di un principe neutrale.
212. Un re deve abbandonare senza esitazione, per salva
re la sua persona, anche un territorio salubre, fertile e fa
vorevole aHacorescimento del bestiame.
213. Per rimediare allinfortunio, abbia cura delle ric
chezze, sacrifichi le sue ricchezze per salvar la moglie, sa
crifichi la moglie e le sue ricchezze per salvar s stesso.
214. Un principe saggio, che vede ogni sorta di calamit
cadere su di lui nello stesso tempo, deve metter in opera
tutti questi mezzi.
215. Immerso nellesame di questi tre problemi, che sono:
colui che dirige limpresa s stesso lo scopo che si
propone, i suoi mezzi, si sforzi di giungere allo scopo dei
suoi desideri.
216. Dopo d aver deliberato con i suoi ministri sopra
tutto ci che concerne lo Stato, nel modo prescritto, dopo
aver dato opera ad esercitazioni degne di un guerriero, dopo
fatto il bagno di mezzod, si ritiri nellinterno del suo ap
partamento per prender cibo.
217. L mangi alimenti preparati da servi a lui devoti,
ohe conoscono il tempo adatto, di fedelt inalterabile: que
sti cibi devono esser provati con la pi grande cura (1) e
consacrati da preghiere che neutralizzano l azione del veleno.
218. Mescoli a tutti i suoi alimenti degli antidoti, che
avr cura di portar sempre con s, delle pietre preziose
che distruggono Pefletto del veleno.
219. Delle donne, sorvegliate con cura, di cui gli abiti
e gli ornamenti sono stati minuziosamente osservati perch
non nascondano armi o veleni devono fargli vento e span
dere sul suo corpo dellacqua e dei profumi, con ogni cura.
220. Deve prendere le stesse precauzioni andando in
carrozza, coricandosi, sedendosi, mangiando, nel bagno,
vestendosi, adornandosi.
221. Dopo d aver mangiato, si diverta con le donne,
nell appartamento interno, e quando s goduto a sufficienza,
s occupi di nuovo dei pubblici affari.
222. Armatosi, passi in rivista le milizie, gli elefanti, i
cavalli, i carri, le armi, gli ornamenti.
223. La sera dopo aver compiuti i doveri di piet, vada
armato in un luogo recondito del suo palazzo ad ascoltare
i rapporti degli spioni.
224. Poi, congedatili, per tornar in unaltra parte del
suo palazzo, torni, oiroondato dalle donne che lo servono,
nell appartamento interno, per il pasto della sera,
225. L avendo mangiato un poco per la seconda volta,
ricreato dal suono degli strumenti, si metta a riposare a
tempo, s da levarsi libero dalla stanchezza.
226. Sono queste le regole che deve osservare un re per
ben comportarsi: quando malato confidi ai suoi ministri
la oura degli affari.
(1) S fa la prova dei cibi oou una pernice : in vista di un cibo con
tenente veleno gli occhi della pernice diventano rossi.
LIBRO V ili.

Officio dei Giudici. Leggi Civili e Penali.

1. Un re desideroso di esaminare gli affari giudiziari,


deve recarsi al tribunale in atteggiamento dimesso, accom
pagnato da Brahmani e da sperimentati consiglieri.
2. L, seduto o in piedi, alzando la mano destra, mo
desto negli abiti e negli ornamenti, esamini le questioni dei
contendenti.
3. Ogni giorno decida luna dopo laltra, con ragiona
menti ricavati dalle consuetudini del paese e dai codici
delle leggi, le cause disposte sotto i seguenti diciotto titoli:
4. Comprendenti il primo, i debiti, quindi i depositi, la
vendita dun oggetto senza diritto di propriet, le imprese
commerciali per associazione, latto di riprendere una cosa
data, il rifiuto dadempire i contratti, l annullamento duna
compera o di una vendita, le questioni tra padrone o servo,
5. Il rifiuto di pagare i salari,
6. Le dispute sui limiti, i maltrattamenti, ' le ingiurie,
il furto, il brigantaggio e le violenze, ladulterio.
7. I doveri del marito e della moglie, la partizione delle
eredit, il giuoco e il combattimento di animali: sono questi
i diciotto punti sui quali sono basate le questioni giudiziarie
in questo mondo.
8. Le contestazioni degli uomini hanno in generale rap
porto con questi articoli: il re le giudichi appoggiandosi
sulla legge eterna.
9. Quando il re non fa egli stesso lesame delle cause,
incarichi un Brahmano istruito di questa funzione.
10. Il Brahmano esamini le questioni soggette alla deci
sione del re; accompagnato da tre assistenti, si rechi al tri
bunale e vi stia, in piedi o seduto.
11. Qualunque sia il luogo in cui siedono tre Brahmani
versati nello stadio dei Veda, presiedati da un Brahmano
sapientissimo, scelto dal re, si dice assemblea dai Saggi,
Corte di Brahma a quattro faccie.
12. Quando la giustizia ferita dallingiustizia si presenta
davanti alla Corte ed i giudici non lo tolgono il dardo,
essi stessi ne sono feriti.
13. Bisogna o non venire al tribunale o parlare secondo
verit: luomo che non dice nulla o proferisce una menzogna,
egualmente colpevole.
14. Dovunque la giustizia distratta dallingiustizia,
la verit dalla menzogna, sotto gli occhi dei giudici, questi
sono egualmente distrutti.
15. La giustizia percuote quando ferita, preserva quando
protetta. Guardiamoci adunque di portar offesa alla giu
stizia diranno i giudici al presidente quando temono che
egli possa traviare per timore che se noi la feriamo, essa
non ci debba punire.
16. Il venerabile genio della giustizia rappresentato
da un toro (Vricha); colui che gli fa torto detto dagli Dei
Vrichala (nemico del toro); non bisogna dunque offendere
la giustizia. .
17. La giustizia il solo amico che accompagni l uomo
dopo la morte: tutti gli altri affetti sono soggetti alla stessa
distruzione del corpo.
18. Un quarto dell ingiustizia in un giudizio ri-
oade su una parte della causa, un quarto sul falso testi
monio, un quarto su tutti i giudici, un quarto sul re.
19. Ma quando il colpevole condannato, il re inno
cente, i giudici sono esenti da biasimo e la colpa ricade su
colui che ha commesso il delitto.
20. Il re scelga, se cos gli piace, per interprete della legge
un uomo che non ha altra raccomandazione fuori della
nascita, o un uomo che passa per Brahmano: non scelga
mai un Sudra. t
21. Quando un re soffre che un Sdra pronunci'dei giu
dizi sotto i suoi ocohi, si trova nello stesso impiccio di una
vacca in un pantano.
22. Il paese abitato da un gran numero di Sdra, fre
quentato da miscredenti e privo di Brahmani, ben presto
distrutto dagli strazi della fame e delle malattie.
23. Sedendosi sul seggio donde deve render giustizia,
vestito decentemente, raccogliendo tutta la sua attenzione
dopo aver reso omaggio alle divinit guardiane del mondo,
il re cominci lesame della oausa.
24. Considerando ci che vantaggioso o nocivo, cer
cando principalmente ci che legale o illegale, esamini
tutte le questioni delle parti, seguendo lordine delle classi.
25. Scopra ci che passa per la mente degli uomini, dai
segni esterni, dal suono della voce, dal colore del viso, dal
loro comportarsi, dallo stato del corpo, dagli sguardi, dai
gesti.
26. Dallo stato del corpo, dal portamento, dal muo
versi, dai gesti, dalle parole, dalle movenze del viso e degli
occhi, si indovina il lavoro interiore del pensiero.
27.. I beni ereditati da un fanciullo devono restar in cu
stodia del re, finch quegli abbia compiuti i suoi studi o
sia uscito dinfanzia: abbia sedici anni.
28. La stessa protezione deve essere accordata alle donne
sterili, a quelle che non hanno figli, alle donne senza parenti,
a quelle fedeli allo sposo assente, alle vedove, alle donne
malate.
30. Un oggetto qualunque di cui il padrone non cono
sciuto. deve essere dopo il bando fattone a suon di tam
buro conservato dal re per tre anni; prima che sia tra
scorso questo termine il proprietario lo pu riavere; dopo i
tre anni il re pu aggiudicarlo cui gli piaccia.
31. Luomo che viene a dire: E roba mia, deve essere
interrogato con ogni cura; solo dopo che gli stato fatto
dichiarar la forma, il numero e laltre circostanze, il pro
prietario deve essere messo in possesso dell oggetto in que
stione.
32. Colui che non pu indicare perfettamente il luogo
ed il tempo in cui loggetto stato perduto, e cos pure il
colore, la forma, le dimensioni desso oggetto, deve esser
condannato ad un ammenda di pari valore.
33. Il re prelevi la sesta parte di un bene perso e se la
tenga, o la decima, o la dodicesima, ricordandosi il dovere
della gente onesta: se lha conservato tre anni, o due, od
uno solo.
34. Un oggetto perso e trovato, deve essere confidato alla
guardia di persone scelte a ci: colui che il re sorprender a
rubarlo, sia schiacciato sotto i piedi dun elefante.
35. Quando un uomo dice, secondo verit: Questo te
soro mio, il re ne prenda la sesta o la duodecima parte.
36. Ma colui che ha fatta una falsa dichiarazione, deve
esser condannato ad un ammenda dellottava parte di ci
che possiede o almeno condannato a pagar una parte della
somma valutata del tesoro.
37. Quando un Brahmano istruito scopre un tesoro se
polto, pu prenderselo tutto intiero, perch egli signore
di tutto ci che esiste.
38. Ma quando il re trova un tesoro anticamente sot
terrato, ne dia la met ai Brahmani e faccia entrare laltra
met nel suo tesoro.
39. 11 re ha diritto alla met dei tesori e dei metalli pre
ziosi che sono nelle viscere della terra, per la sua qualit
di protettore, e perch egli il padrone della terra.
40. Il re deve restituire agli uomini di tutte le classi ci
che i ladri abbiano rubato; un re che sappropri tal roba
colpevole di furto.
41. Un re virtuoso, dopo aver studiato le leggi partico
lari delle classi e delle regioni, i regolamenti delle compagnie
di mercanti e le consuetudini domestiche, deve dar loro
forza di legge.
42. Gli uomini che si conformano alle leggi che li riguar
dano e si racchiudono nel compimento dei loro doveri,
diventano cari agli altri uomini, per quanto ne stiano
lontani.
43. Il re ed i suoi ufficiali si guardino dal suscitare pro
cessi, e non trascurino mai le cause portate innanzi loro.
44. Come un cacciatore, seguendo le traccie delle goccie
di sangue, giunge al covo della belva, cos, con lajuto dei
savi ragionamenti, il re giunga al vero scopo della giustizia.
45. Consideri attentamente la verit, l oggetto, la sua
persona, i testimoni, il luogo, il modo, il tempo, attenendosi
alle regole di procedura.
46. Metta in vigore le pratiche seguite dagli Dvigia
saggi e virtuosi, quando non sieno in opposizione con i
costumi delle provincie, delle classi, delle famiglio.
47. Quando un creditore viene a portar una causa da
vanti a lui, per il ricupero di una somma prestata, tratte
nuta indebitamente da un debitore, faccia pagare il debi
tore dopo che il creditore ha fornito la prova del debito.
48. Un creditre, per forzare il suo debitore a soddi
sfarlo, pu ricorrere ai differenti mezzi in uso per il ricu
pero del suo oredito.
49. Con mezzi conformi al dovere morale, con prooessi,
con lastuzia, con minacce ed infine, e quinto, con misure
violente, un creditore pu farsi pagare la somma dovutagli.
50. Il creditore che forza il suo debitore a rendergli quanto
gli ha prestato, non deve essere castigato dal re, per essersi
ripresa la roba propria.
51. Quando un uomo nega un debito, il re gli faccia pa
gare la somma di cui il creditore fornisce le prove, e lo pu
nisca con un ammenda.
52. Sulla deposizione di un debitore chiamato a ri
spondere davanti al tribunale, il richiedente chiami in te
stimonio una persona presente al momento del prestito,
e produca altre prove.
53. Colui che invoca la testimonianza duu uomo che
non era presente; colui che dopo aver dichiarato una cosa,
la nega; colui che non s aooorge che le ragioni allegate prima
e quelle che poi fa valere, si contraddicono;
54. Colui che dopo aver esibito certi dettagli modifica
il suo primo racconto; colui che interrogato su un fatto
ben sicuro, non d risposte soddisfacenti;
55. Colui che s trattenuto con i testimoni in un luogo
dove non avrebbe dovuto; oolui che rifiuta di rispondere
a una domanda fatta pi volte; colui ohe abbandona il
tribunale;
56. Colui che conserva il silenzio quando gli si ordina di
parlare, o non prova ci che ha asserito; ed infine colui che
sa ci che possibile e ci ohe impossibile, deoadono dalle
loro domande.
57. Quando un uomo si presenta a dire; Io ho dei testi
moni; e invitato a produrli, non lo fa, il giudice deve per
questa ragione pronunciar un verdetto contro di lui.
58. Se il richiedente non espone i motivi della sua do
manda, deve essere punito, secondo la legge, con un castigo
corporale e una ammenda; se il convenuto non risponde nel
termine di tre quindicine, condannato dalla legge.
59. Colui che nega un debito e oolui che reclama a torto
ci che non gli dovuto, devono essere condannati dal re
ad un ammenda doppia della sommain questiono, come quelli
che agiscono volontariamente in una maniera ingiusta.
00. Quando un uomo chiamato da un creditore, inter
rogato nega il debito, la cosa deve essere chiarita dalla te
stimonianza di almeno tre persone, davanti i Brahmani pro
posti dal re.
61. Io vi far conoscere quali testimoni i creditori o gli
altri contendenti devono produrre in un processo, al pari
del modo nel quale essi testimoni devono esporre la
verit.
62. I capi di famiglia, gli uomini aventi figli maschi,
gli abitanti di uno stesso quartiere appartenenti sia alla
classe militare, sia a quella commerciante, sia alla servile
chiamati dal richiedente, sono ammessi a testimoniare,
ma non i primi venuti se non in caso di necessit.
63. Si devono scegliere come testimoni nelle cause,
tutte le classi, uomini degni di confidenza, consci di tutti
i loro doveri, liberi da cupidigia, e rigettare quelli di carat
tere opposto.
64. Non si deve ammettere n quelli dominati da un inte
resse peouniario, n degli amici, n dei domestici, n dei ne
mici, n degli uomini noti per mala fede, n dei malati, n
uomini macchiati da delitti.
65. Non si pu prendere a testimonio un re, un artigiano,
di basso ceto, come un cuoco un attore, un teologo
famoso, non uno studente di teologia, n un asceta distolto
da tutte le relazioni mondane.
66. Non un uomo soggetto altrui, non uno di cattiva
fama, o colui che esercita una professione crudele, non oolui
che si dedica ad occupazioni proibite, non un vecohio, non
un fanciullo, non soltanto un uomo, non un uomo apparte
nente ad una classe mista, non oolui di cui gli organi sono
indeboliti.
67. Non un disgraziato oppresso dalle sciagure, non un
ubriaco, non un pazzo, non un uomo che soffre la fame o
il freddo, non uno spossato dalla fatica, non un innamo
rato, non un collerico, non un ladro.
68. Le donne devono far testimonianza delle donne;
degli Dwigia di uno stesso grado per degli Dwigia; dei
Sudra onesti, per gente della classe servile; degli uomini
appartenenti alle classi miste per quelli che sono nati in
esse.
69. Ma se si tratta di un fatto accaduto in un luogo ap
partato. in un bosco, o d un assassinio,.colui che abbia visto
pu, chiunque esso sia, far da testimonio.
70. In mancanza di testimoni, si pu - in tal caso
ricevere la deposizione di una donna, di un fanciullo, di
un vecchio, di un allievo di teologa, di un parente, duno
schiavo, di un domestico.
71. Ma siccome un fanciullo, un vecchio, un malato
possono non dire la verit, il giudice ne consideri la testi
monianza pari a quella degli uomini di cui lo spirito
alienato.
72. Tutte le volte che si tratta di violenza, di furto, d a
dulterio, di ingiurie o di cattivi trattamenti, il giudice non
deve ritener troppo scrupolosa la competenza dei testi
moni.
73. Il re deve adottare il criterio del pi gran numero
quando i testimoni sono divisi: quando il numero pari,
deve dichiararsi per quelli che sono pi distinti per i meriti
loro; quando tutti sono commendevoli per gli Dvigia pi
compiuti.
74. Bisogna aver o visto o udito, perch una testimo
nianza sia valida; il testimonio che, in questo caso, dice la
verit, non perde n la ricchezza n la virt.
75. Il testimonio che dice nell assemblea di uomini ri-
spettabili altra cosa da quella vista od udita, dopo la morte
precipita nellinferno con la testa in avanti ed privato del
cielo.
76. Quando, anohe senza esser stato chiamato a deporre,
un uomo ha visto o udito qualche cosa, interrogatone,
esponga come lha vista o come lha udita.
77. La testimonianza unica di un uomo esente da cupi
digia, ammissibile in certi oasi mentre quella di un
gran numero di donne, anche oneste, non lo a cagione
dellincostanza del loro spirito, non pi di quella di uomini
che abbiano commesso dei delitti.
78. Le deposizioni fatte, di volont propria, dai testi
moni, devono essere ammesse al processo; ma tutto ci
che possono dire in contrario, se influenzati da qualche
motivo particolare, non pu ess/r ricevuto dalla giu
stizia.
79. Quando i testimoni sono uniti in sala d adunanza
in presenza del richiedente e del convenuto, il giudice li
interroghi, esortandoli dolcemente, in tal guisa:
80. Dichiarate francamente tutto ci che a vostra cono
scenza, in questo affare, riguardante ambe le parti; qui si
richiede infatti ogni vostra testimonianza.
81. Il testimonio che dice la verit facendo la sua depo
sizione, perviene al soggiorno supremo e ottiene in questo
mondo la pi gran fama; la sua parola onorata da Brahma.
82. Colui che rende una falsa testimonianza cade nei le
gami di Varuna, senza poter opporre resistenza, per cento
trasmigrazioni; si deve per conseguenza non dire che la
verit.
83. Un testimonio purificato dicendo la verit; la ve
rit fa prosperare la giustizia; per ci deve la' verit esser
dichiarata dai testimoni di tutte le classi.
84. L anima (at-rn) ne il testimonio; lanima ne il
refugio; non disprezzate mai l anima vostra che il testi
monio per eccellenza degli uomini!
85. I oattivi si dicono: .Nessuno ci vede; ma gli Dei li
vedono cos come lo spirito (Purucha) che siede in loro.
8 6 . Le divinit guardiane del cielo, della terra, delle ac
que, del ouore umano,- della luna, del sole, del fuoco del-
l inferno, dei venti, della notte, dei due crepuscoli e della
giustizia, conoscono tutte le azioni degli esseri animati.
87. Il mattino, in presenza degli Dei e dei Brahmani,
il giudice dopo essersi purificato, inviti gli Dwigia, purifi
cati, e oon il viso rivolto a settentrione o ad est, a dire la
verit.
88 . Deve rivolgersi ad un Brahmano dicendo: Parla;
ad un Kohatriya dicendo: Di tutta la verit; ad un Vaisya
rappresentandogli la falsa testimonianza come un atto
riprovevole al par di quello del rubare del bestiame, del
grano, dell oro; ad un Sdra paragonando la falsa testi
monianza a tutti i delitti, cos:
89. Il soggiorno dei tormenti riservati all uccisore di un
Brahmano, alluomo che uccide un uomo od una donna,
a colui che fa torto allamico, a ehi rende male per bene,
sono parimenti stabiliti per colui che fa una falsa deposi
zione.
90. Tutto il bene ohe tu hai potuto fare dalla tua nascita
in poi, o brav uomo, passer a dei cani se tu dici cosa di
versa dalla verit.
91. O brav uomo, mentre tu dici: Io sono solo con me
stesso, nel tuo cuore sta senza tregua lo Spirito supremo,
osservatore attento e silenzioso di ogni bene e di ogni male.
92. Questo spirito ohe risiede nel tuo cuore, un giudice
severo, un inflessibile punitore, un Dio; se tu non sei mai
in discordia con lui, non andare al Gange e nella pianura
di Kuro.
93. Nudo, calvo, affamato, assetato, privato degli occhi
colui che avr fatta una falsa testimonianza sar ridotto
a mendicar il cibo, con una scodella rotta, nella casa del
suo nemico.
94. Con la testa in avanti, sar precipitato negli abissi
pi tenebrosi dell inferno, lo scellerato che abbia, in un giu
dizio. fatta una falsa testimonianza.
95. E simile ad un cieco che mangia i pesci con le reste
luomo che viene dinanzi al tribunale a dar notizie erronee
ed a parlare di ci che non ha visto.
96. Gli Dei pensano che non c al mondo uomo mi
gliore di quello di cui lanima, che tutto sa, non prova al-
ouna inquietudine ripensando alla deposizione fatta.
97. Apprendi ora, o brav uomo, da una enumerazione
ordinata ed esatta, quanti parenti uccida un falso testi
monio, a seconda delle cose sulle quali stato chiamato a
deporre.
OS. Uccide cinque dei suoi parenti con una falsa testi
monianza relativa a del bestiame, ne uccide dieci con una
falsa testimonianza concernente le vacche, cento con un
falso rapporto relativo a dei cavalli, mille con una falsa
deposizione riguardante degli uomini.
99. Uccide quelli che sono nati e coloro che nasceranno
on una falsa dichiarazione concernente dell oro; uccide
tutti gli esseri con una falsa testimonianza concernente
la terra; guardati dunque dal fare una falsa deposizione in
un processo relativo a della terra.
10 0 . I Saggi hanno stabilito che una falsa testimonianza
riferentesi a dell acqua o concernente il commercio carnale
avuto con una donna, uguale ad una falsa testimonianza
concernente della terra; cos come una falsa deposizione
relativa a cose preziose prodotte nellacqua ed a tutto ci
che ha la natura della pietra.
101. Ed ora, conscio di tutti i delitti di cui si rende col
pevole un uomo che faccia una falsa deposizione, esponi
con franchezza tutto ci che sai, come lhai visto ed udito.
102. Si rivolga ai Brahmani che guardano il bestiame,
ohe esercitano il commercio, che si dedicano a lavori igno
bili, ohe fanno il saltimbanco, che compiono funzioni ser
vili o la professione dusurajo, come a dei Sdra.
103. In certi casi, colui che per un motivo di piet, dice
diversamente da quel che sa, non escluso dal mondo ce
leste; la sua deposizione chiamata parola degli Dei.
104. Ogni volta che la dichiarazione della verit potrebbe
causare la morte di un Sdra, di un Vaisya, di un Koha-
triya o dun Brahmano quando si tratti di un delitto pas
sionale si deve dire una menzogna: in questo caso pre
feribile alla verit.
105. I testimoni che hanno mentito in questo caso, o f
frano a Saraswati (1) delle focaccie di riso e latte consacrate
a lei per fare una espiazione perfetta di questa falsa testi
monianza.
106. Oppure il testimonio spanda nel fuoco, secondo
la regola, una oblazione di burro chiarito, recitando le pre
ghiere dello Yagiur-Veda o linno a Veruna che comincia

(1) Dea leH'elo^uoiiza. lolle aiti. Iella musica.


per Ud, oppure le tre invocazioni alle divinit delle
acque.
107. L uomo che, senza essere ammalato, non viene a
testimoniare entro tre quindicine, per un processo riguar
dante un debito, sar caricato del pagamento dellintiero
debito, e condannato inoltre all ammenda di un decimo.
108. Il testimonio al quale, neHintervallo di sette giorni
dopo la deposizione, sopravviene una malattia, un acci
dente d incendio, o la morte di un parente, deve esser con
dannato a pagare il debito ed una ammenda.
109. Nelle oause nelle quali non vi sono testimoni, 4 I
giudice non potendo riconoscere perfettamente tra le due
parti contestanti da qual lato sia la verit, pu averne cono
scenza per via di giuramento.
110. Giuramenti sono stati fatti dal grandi Riohi (1)
e dagli Dei in cause dubbie; Vasichta stesso fece un giura
mento-davanti al re figlio di Piyavana.
111. Un uomo saggio non faccia mai un giuramento vano
anohe per una cosa di poca importanza: colui che fa un giu
ramento invano, perso in questo e nellaltro mondo.
112. Ma per delle amanti, delle ragazze chieste in matri
monio, quando si tratta del nutrimento di una vaooa, di
materie combustibili o del saluto di un Brahmano non
un delitto tal giuramento.
113. Il giudice faccia giurare un Brahmano per la ve
rit; uno Kchatriya per i suoi cavalli, per gli elefanti, per
le armi; un Vaisya per le sue vacche, le sue granaglie e l oro;
un Sdra per il timor dei delitti.
114. Oppure faccia prender del fuoco in mano a
colui che vuol provare, oppure ordini che sia messo nel
lacqua o gli faccia toccare la testa da ognuno dei suoi figli
e dalla moglie.
115. Colui che la fiamma non brucia, che l acqua non
lascia galleggiare, ed al quale non avviene alcun danno,
deve ossore riconosciuto come veritiero.
116. Vatsa essendo stato una volta calunniato dal gio
vine fratello, non ebbe dal fuoco, che la prova di tutti gli
uomini, bruciato nemmeno uno solo dei suoi capelli.
117. Ogni processo nel quale stata fatta una falsa testi
monianza, deve essere ripreso in esame dal giudice e quanto
giudicato deve esser ritenuto nullo.
( 1 ) Sette sono i Maharehi, o grandi Richi, santi che presiedono
alle sette stelle dell'orsa : sono nella lista dei pragiapati (libro 1 -
stroia 34).
118. Una deposizione fatta per cupidigia, per errore,
pet paura, per amicizia, per concupiscenza, per collera,
pen ignoranza, per storditezza, dichiarata non valida.
; 119. Ora esporr ordinatamente le diverse sorta di pu
nizioni riservate a colui che rende una falsa testimonianza
per ano di questi motivi.
120. Se depone falsamente per cupidigia sia condannato
a mille pana dammenda; se ger traviamento di spirito al
l ammenda di primo grado; per paura all ammenda media
ripetuta due volte; per amicizia al quadruplo dell ammenda
di primo grado.
121. Per concupiscenza a dieoi volte la pena di primo
grado; per collera a tre volte laltra ammenda; per ignoranza
a duecento pana; per sbadataggine a cento solo.
122. Queste sono le punizioni stabilite dagli antichi sa
pienti e prescritte dai legislatori in caso di falsa testimo
nianza, per impedire che non si devii dalla giustizia e per
reprimere liniquit.
123. Un principe giusto deve bandire gli uomini delie
tre ultime classi dopo aver loro fatto pagar l ammenda,
quando facciano una deposizione falsa; bandisca, soltanto,
il Brahmano.
124. Manu Swyambuuva ha determinato dieci parti,
in oui si pu oolpire le tre classi; un Brahmano deve uscire
sano ed incolume.
125. Gli organi della generazione, il ventre, la lingua,
le due mani, in quinto luogo i due piedi, gli occhi, il naso,
le orecchie, i beni, il corpo, sono le dieci parti stabilite.
126. Dopo essersi fatto il computo delle circostanze
aggravanti, del luogo, del tempo, dopo aver esaminate le
facolt del colpevole ed il delitto, il re faccia cadere il ca
stigo su quelli che lo meritano.
127. Un castigo ingiusto distrugge la buona fama in
vita, la gloria dopo morte, chiude l accesso allaltra vita;
perci un re deve guardarsene con ogni oura.
128. Un re che punisce gli innocenti, che non infligge
nessun castigo a quelli ohe lo meritano, si copre dignominia
e va nellinferno.
129. Punisca prima con un ammonimento, poi con rim
proveri severi, quindi con una ammenda, infine con una
pena corporale.
130. Ma quando, anche con le punizioni corporali non
iesce^a reprimere i colpevoli, applichi loro le quattro pene
ontemporaneamente.
131. Ora vi esporr, completamente, le diverso denomi
nazioni applicate al rame, all argento, all oro in peso, usate
in questo mondo comunemente, nelle relazioni commer
ciali fra gli uomini.
132. Quando il sole passa attraverso una finestra, quella
polvere fine che si vede nel fascio dei raggi la prima
quantit percettibile: si chiama trasarenu.
133. Otto trasarenu devono essere considerati uguali
in peso a un seme di papavero; tre di questi grani seno sti
mati uguali ad un grano di senape nera; tre' di questi ad
uno di senape bianca;
134. Sei grani di senape bianca sono uguali ad un grano
dorzo di media grandezza; tre grani dorzo ad un krich-
nala (1) (bacca di Abrus precatorius); cinque krichnala ad
un macha (2); sedici macha ad un suvarna (3).
135. Quattro suvarna d oro fanno un pala; dieci
pala un dharana; un mchaka d argento deve esser valu
tato dieci krichnala.
136. Sedici mchaka d argento fanno un dharana o un
purana dargento; il karchika (4) di rame deve esser chia
mato pana o karchapana.
137. Dieci dharana d argento sono eguali ad un sata-
mna ed il peso di quattro suvarna detto nichka.
138. Duecentocinquanta pana costituiscono la prima
ammenda; cinquecento devono essere considerati come ram
menda media, e mille come l ammenda pi alta.
139. Se un debitore riconosce il suo debito, deve pagare
il cinque per conto d ammenda; se lo nega e sia invece
provato il doppio; cos decreta Manu.
140. Un prestatore di danaro contro pegno, deve rice
vere in pi del suo capitale l interesse stabilito da Yasichta,
della ottantesima parte del cento il mese : uno e un quarto.
141. Oppure, se non vi pegno, prenda il due per cento,
ricordandosi il dovere della gente onesta; prendendo il due
per cento non colpevole di guadagni illeciti.
142. Riceva il due per efento d interesse il mese, e non mai
di pi da un Brahmano; tre da uno Kchatrya; quattro da
un Vaisya ; cinque da un Sdra, seguendo l ordine delle
classi.

(1) Vale, come peso fattizio, <lue grani e un quarto (146 milligrammi).
(2) Il macha varrebbe quindi 720 milligrammi; quello duso comune
vale per 1 grammo e 101 milligrammi.
(3) Dovrebbe posare 11 gr. 656 milligr. iua variato d'assai.
(4) llkarchca di rame pesa cio HO krichnala: oggi vale ottanta cauri
L43. Ma se un pegno, come del terreno o una vacca,
gli stato dato, con diritto dusufruirne, non deve ricevere
interesse per la somma prestata, n dopo un grande inter-
valb di tempo, pu donarli altrui o venderlo.
IH- Non si deve usare, contro la volont del proprie-
tarii, di un pegno dato a titolo di deposito; colui che ne usa
non pu chiedere interesse e deve soddisfare il proprietario
pagandoglielo, nel caso che l oggetto depositato si sia gua
stato con luso, altrimenti detto ladro di pegni,
145. Un pegno e un deposito non possono esser perduti
dal proprietario in seguito allesser trascorso un grande in
tervallo di tempo: devono poter essere ricuperati per quanto
tempo sia passato.
146. Una vacca che d latte, un camello, un cavallo da
sella, un animale dato per esser addestrato al lavoro ed
altre cose di cui il proprietario permette luso per amicizia,
non devono mai esser da questi considerati come perduti.
147. Quando un proprietario vede, senza protestare,
altre persone fruire sotto i suoi occhi, per dieci anni, dun
bene qualsiasi di sua appartenenza, non pu ricuperarne
la propriet tranne nei casi accennati sopra.
148. Se egli non n un idiota, n un fanciullo al di sotto
dei sedici anni o che non abbia sedici anni compiuti e se il
godimento del bene ha luogo sotto i suoi occhi, questo bene
perso, secondo la legge da lui, e colui che ne fruisce pu
conservarlo.
149. Un pegno, il limite d un terreno, il bene di un fan
ciullo, un deposito aperto o sigillato, delle donne, la pro
priet dun re e quella d un teologo, non sono affatto perse,
per il fatto che un altro n abbia usato.
150. Limprudente che usa un pegno in deposito, senza
lassenso del possessore, deve condonare la met dellinte
resse, in riparazione di questo uso.
151. L interesse di una somma prestata, ricevuto in una
sola volta, non pu sorpassare il doppio del debito; per
del grano, delle frutta, della lana, delle bestie da soma,
linteresse deve essere, al massimo, elevato a tanto quanto
il quintuplo del debito.
152. Un interesse che supera il tasso legale e si scosta
dalla regola suaccennata, non valido; i sapienti lo chia
mano procedimento da usurajo; il prestatore non deve rice
vere, al pi, che il cinque per cento.
153. Un prestatore non riceva lo stesso interesse tra
scorso l anno; n alcun interesse disapprovato, n Finte-
resse dellinteresse, n un interesse mensile che finisca per
superare il capitale, n un interesse estorto al debitore
in occasione di estrema necessit, n profitti esorbitanti da
un pegno di cui luso tiene luogo dinteresse.
154. Colui che non pu pagare un debito all epoca fis
sata, e desidera rinnovare il contratto, pu rifare la scrit
tura, pagando linteresse dovuto.
155. Ma se si trova impossibilitato ad offrire il pagamento
dell interesse, iscriva come capitale, nel contratto eie rin
nova, linteresse che avrebbe dovuto pagare.
156. Colui che si incaricato del trasporto di date mer
canzie, con il profitto di un interesse fissato preventiva
mente, in un certo luogo, in un tempo determinato e non
compie le condizioni relative al tempo e al luogo, non ha
diritto di ricevere il prezzo convenuto.
157. Quando uomini esperti in fatto di viaggi per mare
e per terra, che sanno proporzionare il beneficio alla distanza
di luogo e di tempo, fissano un interesse qualunque per
quanto riguarda dei trasporti la loro decisione ha forza
legale per quanto riguarda l interesse stabilito.
158. L uomo che si rende quaggi mallevadore della
oomparsa di un debitore e non pu presentarlo, deve pagare
il debito del suo.
159. Ma un figlio non tenuto a pagar le somme dovute
dal padre per essersene fatto mallevadore o per averle
egli stesso promesse senza motivo, a cortigiane, a musici
al pari del danaro perduto al giuoco o dovuto per liquori
spiritosi, n il resto di un ammenda o di una imposta.
160. Tale la regola stabilita nel caso di malleveria di
una comparsa in giudizio; ma quando un uomo che ha fatto
garanzia di un pagamento muore, il giudice deve farsi pa
gare dagli eredi.
161. Tuttavia in ' quale circostanza pu accadere mai;
ohe dopo la morte di un uomo che ha fatto da mallevadore,
ma non per il pagamento di un debito, e di cui sono noti
gli affari, il creditore reclami il debito dall erede?
162. Se il mallevadore ha ricevuto danaro dal debitore
e possiede abbastanza da pagare, il figlio di colui che ha ri
cevuto questo danaro paga il debito col fondo dei beni ohe
eredita; cos vuole la legge.
163. Ogni contratto fatto da una persona ubriaca o
pazza o malata o interamente soggetta, da un fanciullo, da
un veoohio, da una persona non autorizzata, di effetto nullo.
164. L'impegno preso da una persona di fare una cosa,
anche se confermato da prove, non valido, se incompa
tibile con le leggi stabilite ed i costumi antichissimi.
165. Quando il giudice vede della frode, in un contratto
o in una vendita, in un dono, nell accettazione di una cosa,
dovunque riconosce della furberia, deve annullare laffare.
166. Se il mutuatario viene a morire ed il danaro stato
speso per la sua famiglia, la somma deve esser pagata dai
parenti, divisi o non divisi, del loro.
167. Quand anche uno schiavo addivenga ad una tran
sazione qualsiasi per la famiglia del suo padrone, costui,
sia stato presente o no, non deve rifiutare di riconoscerla.
168. Ci che stato dato per forza, o posseduto per forza,
0 scritto per forza, dichiarato nullo da Manu, come ogni
cosa fatta per imposizione.
169. Tre sorta di persone soffrono per cagion daltri: i
testimoni, i mallevadori, gli istruttori delle oause; e quattro
altre s arricchiscono rendendosi utili altrui: il Brahmano,
il banchiere, il mercante e il re.
170. Un re, per povero che sia, non si impadronisca di
ci che non deve prendere; e per ricco che sia non abban
doni niente di ci che deve prendere, nemmeno la pi pic
cola cosa.
171. Prendendo ci che non deve prendere, e rifiutando
ci ohe gli spetta di diritto, il re d prova di debolezza ed
perduto in questo e nellaltro mondo.
172. Prendendo ci ohe gli dovuto, prevenendo le
confusioni delle classi, proteggendo il debole, il re acquista
forza e prospera in questo e nell altro mondo.
173. Perci il re, al pari di Yama, rinunciando a tutto
ci ohe pu piacergli o spiaoergli, deve seguire la regola di
oondotta del giudice degli uomini, reprimendo la oollera
ed imponendo un freno ai suoi organi.
174. Ma il re dal cuore perverso, ohe nella sua follia pro
nuncia delle sentenze ingiuste, cade tosto sotto la dipen
denza dei suoi nemici.
175. Al contrario, quando un re, reprimendo lamore
delle volutt e della collera, esamina le cause con equit,
1 popoli corrono verso di lui, come i fiumi si precipitano
all Ooeano.
176. Il debitore che viene a lamentarsi dal re perch il
creditore cerca di riavere ci ohe gli dovuto, deve essere
forzato dal re a pagare, come ammenda, il quarto della som
ma ed a rendere quanto deve al oreditore.
177. Un debitore pu soddisfare il suo creditore con del
lavoro, se della stessa classe o d una classe inferiore; ina
se di una classe superiore, paghi il suo debito poco a poco.
178. Queste sono le regole secondo le quali un re deve
decidere secondo giustizia le cause tra due parti conten
denti, dopo che le testimonianze e le altre prove hanno
chiarito ogni dubbio.
179. Ad una persona di onorevole famiglia, di buoni
costumi, che conosce le leggi, abbia un gran numero di pa
renti, sia riooa, onesta, luomo assennato pu affidare mi
deposito.
180. Qualunque sia l oggetto ed in qualunque modo
sia stato deposto nelle mani di una persona, si deve riaver
questo oggetto nello stesso modo: come depositato, cos
ripreso.
181. Colui al quale viene richiesto un pegno, se non'lo rid
alla persona che glielo aveva confidato, deve essere interro
gato davanti al giudice in assenza del richiedente.
182. In mancanza di testimoni il giudice faccia depositar
loro, o qualsiasi oggetto prezioso, con ragioni plausibili,
dal convenuto, nelle mani di emissari che abbiano passati
i sedici anni e di maniere.piaeevoli.
183. Se il depositario ritorna loggetto confidato nel me
desimo stato e nella stessa forma con il quale gli stato dato,
non v ragione di ammettere le imputazioni fattegli da
altre persone.
184. Ma se non rid a questi emissari l oro confidatogli,
cos come dovrebbe, sia arrestato e costretto a restituire
entrambi i depositi; cos vuole la legge.
185. Un deposito, suggellato o no, finch vive colui che
l ha confidato non deve esser rimesso a chi ne lerede pre
suntivo, poich in caso di morte di quest ultimo, il deposito
perduto se non sia stato da questi consegnato al proprie
tario; nel caso che non muoja non perduto.
186. Ma se un depositario d spontaneamente il depo
sito affidatogli in caso di morte del proprietario al
lerede del defunto, non deve essere esposto a nessun re
clamo da parte del re o dei parenti.
187. L oggetto affidato deve essere reclamato senza in
trighi allamichevole; dopo essersi assicurati del carattere
del proprietario, si deve finir la faccenda amichevolmente.
188. Tale la regola che bisogna seguire nel reclamare
tutti gli oggetti dati in pegno; nel caso di un pegno suggel
lato, colui che l ha ricevuto non deve essere molestato,
se non ha nulla sottratto.
189. Se un pegno stato rubato dai ladri, portato via
dalle acque o consumato dal fuoco, il depositario non
tenuto a rifonderne il valore, se non n abbia detratto
nulla.
190. Il re esamini con ogni sorta di espedienti e con le
ordalie prescritte dai Veda, colui che si appropriato un
pegno e colui che reclama ci che non ha depositato.
191. Luomo che non riconsegna un oggetto confidatogli
e colui ohe domanda un deposito che non ha mai fatto,
devono essere puniti come ladri, e condannati ad una am
menda del valore delloggetto in questione.
192. Il re faccia pagare un ammenda del valore dell og
getto a colui che ha stornato un deposito ordinario e cos
pure a colui che ha sottratto un deposito suggellato, senza
distinzione.
193. Colui che per mezzo di false offerte di servigi, sim
padronisce del denaro altrui, deve subire pubblicamente,
al pari dei suoi complici, diverse sorta di supplizio.
194. Un deposito consistente di dati oggetti, affidato da
qualcuno in presenza di certe persone, deve essere resti
tuito nello stesso modo e nelleguale stato..
195. Il deposito fatto e ricevuto in segreto deve esseie
restituito in segreto: oome dato, cos Restituito.
196. Il re decida in tal guisa le cause riferentisi ad un
pegno'o ad un oggetto prestato in via damicizia, senza
maltrattare il depositario.
197. Colui che vende il bene di un altro, senza lassenso
di colui che n il proprietario, non deve essere dal giudice
ammesso a testimoniare come un ladro che crede di non
aver rubato.
198. Se parente stretto del proprietario, deve essere
condannato ad unammenda di seicento pana; se non
parente e non ha nessuna ragione da far valere, colpevole
di furto.
199. Una donazione od una vendita fatta da altri che
non sia il vero proprietario, deve essere considerata come
nulla; questa regola di procedura.
200. Per ogni Cosa di cui uno ha usato senza poter pro
durre nessun titolo, la legge ha stabilito che solo i titoli
fanno autorit e non luso.
201. Colui che in pieno mercato, davanti ad un gran nu
mero di persone,fcompera un bene qualunque, ne acquista,
a giusto titolo, la propriet pagando il prezzo stabilito.
202. Ma se il venditore, che non ora il proprietario, non
pu esser prodotto in giudizio, il compratore che prova che
il contratto stato stipulato pubblicamente lasciato libero
senza pena alcuna, e l antico proprietario riprende la pro
priet di quel bene.
203. Non si deve vendere nessuna mercanzia mescolata
con un altra, come pura, n una mercanzia di cattiva qua
lit, come buona, n una mercanzia che manchi di peso, n
una cosa lontana, e della quale si sieno nascosti i difetti.
204. Se dopo aver mostrata al pretendente una ragazza,
glie se ne d un altra per isposa, questi diventa marito di
tutte e due per lo stesso prezzo che ha pagato per una:
cos ha deciso Manu.
205. Colui il quale d in matrimonio una fanciulla e ne
fa conoscere prima i difetti, dicendo che essa pazza, od
affetta da elefantiasi, od ha avuto commercio con un altro,
non passibile di pena.
206. Se un sacerdote officiante, scelto per fare un sacri
ficio, abbandona il suo compito, solo una parte degli onorari
in proporzione di ci che ha fatto, deve essergli data dai
celebranti.
207. Dopo la distribuzione degli onorari, se egli obbli
gato ad abbandonar la cerimonia per ragioni di malattia,
s abbia intera la sua parte e faccia da un altro sacerdote
compiere quello che ha cominciato.
208. Quando in una cerimonia religiosa sono fissate per
ogni parte dellufficio divino gratificazioni particolari,
colui ohe ha compiuto una data parte deve avere quello
ohe assegnato, o i sacerdoti devono dividersi in comune
gli onorari?
209. In certe cerimonie l Andwaryu (lettore dello
Yagiur-Veda) prenda il carro, il Brhma (officiante)
prenda un cavallo, lHotri (lettore del Ris-Veda) prenda un
altro oavallo e l Udgtri (cantore del Sama Veda) il car
retto sul quale sono stati portati gli strumenti del sacri
ficio.
210. Dovendosi divider cento vacche tra sedici sacer
doti, i quattro principali hanno diritto alla met circa, a
quarantotto vacche; i quattro che seguono alla met di que
sto numero, la terza serie al terzo; la quarta al quarto.
211. Quando degli uomini si uniscono per cooperare,
ognuno col proprio lavoro, ad una stessa impresa, questo
il modo con il quale deve esser fatta la distribuzione delle
parti.
212. Quando del danaro stato donato o promesso da
qualcuno ad una persona ohe lo chiedeva per dedicarlo a
cerimonie religiose, il dono considerato nullo, nel caso che
l atto non sia compiuto.
213. Ma se, per orgoglio o per avarizia, luomo che ha
ricevuto in tal caso del denaro si rifiuta di restituirlo, deve
essere condannato dal re all ammenda di un suvarna,
come pena per questo furto.
214. *Tale , cos come stata esposta, la maniera legale
di riprendere una cosa data; ora enumerer il caso in cui si
pu non pagar dei salari.
215. Il salariato che,'senza essere malato, rifiuta per or
goglio di fare il lavoro convenuto, sar punito con un am
menda di dieci krichnala d oro e il salario non gli sar
pagato.
216. Ma se, dopo esser stato ammalato, quando sia rista
bilito, oompie l opera sua a seconda della convenzione,
deve ricevere il salario, anche dopo molto tempo.
217. Tuttavia se, malato o sano, l opera contrattata
non viene fatta, il salario non deve essergli dato, quandan
che manohi pochissimo ad esser oompiuta.
218. Questo il regolamento concernente ogni opera in
trapresa per salario; ora vi esporr la legge ohe si riferisce
a quelli ohe rompono il contratto.
219. Il re bandisca dal regno colui che avendo fatto con
dei mercanti o dei cittadini di una borgata, di un distretto, un
contratto sotto giuramento manchi per avarizia alle promesse;
220. E di pi il re, fatto arrestare quest uomo di mala
fede, lo condanni a pagar quattro suvarna o sei nichka,
o un satamana dargento.
221. Questa la regola secondo la quale un re giusto deve
infliggere punizioni a quelli che non mantengono i contratti,
fra tutti i cittadini e tutte le classi.
222. Colui che avendo comprata o venduta una cosa,
se ne pente entro dieci giorni, pu rendere o riprenderla.
223. Ma passato il decimo giorno non pu pi resti
tuirla o costringere altrui a restituirla; colui che ripiglia
per forza, o obbliga a riprendere, deve essere punito dal re
con unammenda di seicento pana.
224. Il re stesso faccia pagare unammenda di novantasei
pana a colui che d in matrimonio una ragazza che abbia
dei difetti senza prevenire il pretendente.
225. Ma colui che, per cattiveria dice: Questa ragazza non
vergine, deve subire una ammenda di cento pana se non
prova eh essa stata contaminata.
226. Le preci nunziali sono stabilite soltanto per le ver
gini e non mai per quelle che hanno perduta la virginit;
tali donne sono escluse dalle cerimonie legali.
227- Le preghiere nunziali sono la sanzione necessaria
del matrimonio e gli uomini istruiti devono sapere che esso
perci completo ed irrevocabile al settimo passo fatto dalla
sposa assieme al marito che le d la mano.
228. Quando una persona prova rincrescimento dopo
aver concluso un affare qualsiasi, il giudice deve, secondo la
regola enunciata, farla rientrare sulla diritta via.
229. Ora decider convenientemente, secondo i principi
della legge, le contestazioni che possono insorgere tra i
proprietari di bestiame ed i pastori.
230. Di giorno la responsabilit riguardante la sicurezza
del bestiame tocca al pastore; di notte, al padrone, se il
bestiame in casa; ma se altrimenti, la responsabilit
del guardiano.
231. Il mandriano che ha per paga delle razioni di latte,
deve mungere la pi bella vacca ogni dieci, previo il con
senso del padrone; questa la paga del guardiano che non
ha salario d altra sorta.
232. Quando un animale si perde, ucciso dai rettili
o dai cani, o cade in un precipizio e tutto ci per negli
genza del guardiano, questi tenuto a darne un altro.
233. Ma quando dei ladri hanno rubato un animale,
egli non obbligato a sostituirlo, se ha annunciato il furto
e se ha cura, a tempo e luogo, d avvertirne il padrona.
234. Quando un animale muore, ne porti al padrone le
orecchie, la pelle, la coda, la pelle del basso ventre, i tendini,
la rotchan (la bile secreta della vacca) e ne mostri le
membra.
235. Quando un branco di capre o di pecore assalito
dai lupi, ed il pastore non accorre, se un lupo ruba una
capra o una pecora, la colpa del pastore.
236. Ma se, mentre le sorveglia ed esse passano tutte
assieme per un bosco, un lupo salta fuori allimprovviso
e ne uccide una, il pastore non colpevole.
237. Si lasci per pascolo attorno al villaggio uno spazio
incolto largo quattrocento braccia o tre getti di bastone,
e tre volte questo spazio attorno ad una citt.
238. Se il bestiame che vi pascola danneggia il grano di
un campo non cintato, il re non deve infliggere alcuna pu
nizione ai guardiani.
239. Il proprietario contorni il suo campo d'una siepe
di spino, sopra la quale non possa alzar la testa un camello,
o turi con ogni cura i buchi donde potrebbe passar la testa
un cane od un poroo.
240. Il bestiame accompagnato da un mandriano, se
danneggi vicino alla strada maestra o ad un villaggio,
o in un terreno chiuso, deve esser multato di una ammenda
di cento pana; se non abbia il guardiano, il proprietario
del campo lo cacci lontano.
241. Per altri campi, il bestiame deve pagare lammenda
di un pana e un quarto; dovunque per deve esser pagato
al proprietario il grano sciupato: cos ha deciso Manu.
242. Una vacca, nei dieci giorni che s svitellata, i tori,
il bestiame oonsaorato agli Dei, accompagnati o no dal guar
diano, sono stati da Manu dichiarati esenti da ammenda.
243. Quando il campo stato devastato per negligenza
del proprietario, questi deve esser punito con una multa
eguale a dieci volte il valore della parte del re, o soltanto
della met di questa ammenda se il danno dipendente
dai suoi servi, senza che egli n abbia colpa.
244. Queste sono le regole che deve osservare un re
giusto in tutti i casi di trasgressione alla legge da parte
dei proprietari del bestiame e dei guardiani.
245. Quando insorge contestazione di limite fra due vil
laggi, il re scelga il mese di gyaichtha per determinare
questi limiti, essendo pi facile distinguerli.
246. Stabiliti i confini deve piantarvi dei grandi alberi
come dei nyagrodhas, degli aswattha, dei kinsuka, dei
slmali, dei sia, dei tla e degli alberi abbondanti di latte,
come lUdombrarar
247. Degli arboscelli a macchia, dei bamb di diverse
sorta, dei sami, delle liane, dei sara, dei kubgiaka fronzuti;
si accumulino dei monticelli di terra. In tal modo il limite
non si potr pi distruggere.
248. Dei laghi, dei pozzi, delle vasche dacqua, jdei ru
scelli devono essere stabiliti su limiti comuni, al pari delle
cappelle consacrate agli Dei.
249. Ed inoltre si devono fare per i limiti altri segni se
greti, vedendo che sulla determinazione dei confini gli
uomini sono continuamente nell incertezza.
250. Delle grosse pietre, delle ossa, delle code di vacca,
delle pagliuzze di riso, della cenere, dei cocci, dello sterco
di vacca seccato, delle tegole, del carbone, dei sassi, della
sabbia;
251. Ed infine, sostanze dogni sorta chela terra non cor
roda ohe in lungo tempo, devono essere deposte e nascoste
sotto terra dove sono i limiti comuni.
252. Per mezzo di questi segni il re deve determinare
il confine tra due parti contendenti e per mezzo dellanti
chit del possesso e del corso del ruscello;
253. Ma per poco che vi sia dubbio nellesame di questi
segni, sono necessarie per decidere le contestazioni riguar
danti il confine, le dichiarazioni dei testimoni.
254 I testimoni devono essere interrogati sui segni dei
limiti, in presenza di un gran numero di abitanti e delle
parti contendenti.
255. Quando una dichiarazione unanime c positiva
data da questi uomini interrogati sui limiti, sieno questi
determinati, per iscritto, con il nome di tutti i testimoni,
256. Costoro, mettendosi della terra sul capo, portando
ghirlande di fiori rossi, ed abiti rossi, dopo aver giurato per
le loro buone azioni, fissino esattamente i limiti.
257. I testimoni veritieri che fanno le loro deposizioni
in conformit delle leggi, sono purificati da ogni delitto;
ma quelli che fanno una deposizione falsa, devono essere
condannati a duecento pana dammenda.
258. In mancanza di testimoni, quattro uomini dei vil
laggi vicini, dalle quattro parti, sieno invitati a portare la
decisioife sui confini, dopo essersi convenientemente pre
parati, e in presenza del re.
259. Ma se non vi sono n vicini n gente di cui gli ante
nati abbian vissuto nel villaggio da quando stato edifi
cato, capaci di far testimonianza, il r-, deve chiamare questi
uomini che passano la loro vita nei boschi :
260. Dei cacciatori, degli uccellatori, dei guardiani di
vacche, dei pescatori, della gente che strappa le radioi,
dei cercatori di serpenti, degli spigolatori e degli altri uomini
che vivono nelle foreste.
261. Dopo ohe oostoro sono stati consultati, a seconda
del responso dato sui segnali dei limiti comuni, il re deve
far stabilire con giustizia il limita tra i due villaggi.
262. Per dei campi, dei pozzi, dei serbatoi dacqua,
dei giardini, delle case, il miglior mezzo per decidore la
testimonianza dei vicini.
263. Se i vicini fanno una dichiarazione falsa quando
due uomini sono in lite por i limiti delle loro propriet,
essi devono essere condannati, singolarmente, all ammenda
media.
264. Colui ohe simpadronisce di una casa; di un serba-
tojo dacqua, dun giardino, dun campo, deve essere con
dannato a cinquecento pana d ammenda, e soltanto a due
cento se lha fatto per errore.
205. Se i limiti non possono essere' determinati in tal
guisa, un re giusto s incarichi egli stesso, nell interesse delle
parti, di fissar il limite delle terre; questa la regola stabilita
266. Ho finito di enunciare la legge relativa alla deter
minazione dei limiti: ora vi far conosoere le decisioni oon-
oernenti gli oltraggi di parole.
267. Uno Kcliatriya, per aver ingiuriato un Brahmano,
merita un ammenda di cento pana; un Vaisya di centocin
quanta e di duecento; un Sudra una pena corporale.
268. Un Brahmano sar condannato all ammenda di
cinquanta pana per aver oltraggiato un uomo della classe
militare; di venticinque per un Vaisya; di dodici per un
Sdra.
269. Per aver ingiuriato un uomo della sua classe, uno
Dvigia sar condannato a dodici pana; per dei discorsi in
famanti, la pena deve essere in generale raddoppiata.
270. Un uomo dellultima classe ohe insulta degli Dvigia,
con invettive, merita d aver la lingua tagliata: perch
egli stato prodotto dalla parte inferiore di Brahma.
271. Se egli li chiama per i loro nomi e per le loro classi,
beffandoli, uno stiletto di ferro, lungo dieci dita, dovr
essere conficcato rovente nella sua bocca.
272. Il re gli facoia versare dellolio bollente nella bocca
e nellorecchie, s egli ha l impudenza di dar consiglio ai
Brahmani sull adempimento del loro dovere.
273. Colui che nega a torto, per orgoglio, le cognizioni
teologiche, il paese natale, la classe ed i sacramenti di un
uomo, deve essere costretto a pagare duecento pana.
274. Se un uomo rimprovera ad un altro desser guercio,
zoppo, o una infermit di questa fatta, anche se dice la
verit, deve pagare lammenda di un krch&pana.
275. Colui che maledice sua madre, suo padre, la moglie,
il fratello, il figlio o il padre spirituale, deve subire una am
menda di cento pana, come quegli che rifiuta di cedere il
passaggio al suo rettore spirituale.
276. Un re giudizioso deve imporre la seguente ammenda
ad un Brahmano e ad uno Kchatriya, che si sieno insultati
reciprocamente; il Brahmano deve essere condannato alla
ammenda inferiore e lo Kchatriya alla media.
277. La stessa applicazione di pena deve aver luogo
nel caso di un Vaisya e di un Sdra che si sieno ingiuriati
reciprocamente, secondo le loro classi, senza mutilazione:
cos vuole la legge.
278. Ho finito di esporre quali sono i modi di punizione
degli oltraggi di paiola; ora esporr la legge che concerne
i maltrattamenti.
279. Di qualsiasi membro si serva un uomo di bassi natali
per colpire un superiore, tal membro deve essere reciso;
questo l ordine di Manu.
280. Se ha alzato la mano o il bastone su un superiore,
la mano deve esser tagliata; se in un movimento di collera
gli ha dato un calcio, si tagli il piede.
281. Un uomo dellultima classe che ardisce di prender
posto accanto ad un uomo appartenente alla classe pi
alta, deve esser marcato sotto la coscia, e bandito; oppure
il re deve ordinare che gli sia fatto un taglio sulle natiche.
282. Se sputa insolentemente su un Brahmano, il re
gli faccia tagliare le due labbra; se urina, il pene; se lascia
andare una correggia in faccia a lui, l ano;
283. Se lo prende per i oapelli, per i piedi, per la barba,
per il cello, per lo scroto, il re gli faccia tosto fagliare le
mani.
284. Se un uomo graffia la pelle d una persona, della sua
classe, e ne fa colar il sangue, deve essere condannato a
duecento pana d ammenda; per una ferita penetrata nella
carne a sei nichka; per la frattura d un osso, al bando.
285. Quando si danneggiano alberi dalto fusto, si deve
pagare unammenda proporzionata alla utilit ed al valore
loro; cos ha deciso Manu.
286. Quando una percossa seguita da viva angoscia
stata data a degli uomini o a degli animali, il re deve inflig
ger una pena al percuotitele, in ragione del dolore pi o
meno grande che il colpo ha potuto causare.
287. Quando un membro stato ferito e ne consegue una
piaga o lemorragia, chi ha causato il male deve pagare
le spese della guarigione; deve, in caso di rifiuto, pagare
un ammenda, oltre le spese.
288. Colui ohe danneggia i beni di un altro, scientemente
o per isbadataggine, deve soddisfarlo e pagare al re una am
menda uguale al danno.
289. Per avere guastato del cuojo o dei sacchi di cuojo,
degli utensili di terra o di legno, dei fiori, delle radici, delle
frutta, lammenda di cinque volte il loro valore.
260. I saggi hanno ammesso dieci circostanze relative
ad una carrozza, al cocchiere, ed al padrone della carrozza.
nelle quali rammenda non ha vigore; in tutti gli altri casi
rammenda imposta.
291. Quando si rompe la briglia, quando il gioco si spezza,
quando il carro sarrovescia o va contro qualche cosa,
quando lasse si rompe o la ruota si fracassa,
292. Quando le cigne, la cavezza, le redini si rompono;
quando il cocchiere ha gridato: Largo, Manu ha stabilito
ohe nessuna ammenda deve essere imposta, se avviene qual
che accidente funesto.
293. Ma quando una carrozza va gi di strada per la
inabilit del cocchiere, se suooede qualche danno, il padrone
deve essere condannato a duecento pana dammenda.
294. Se il cocchiere abile, merita lammenda; se in
vece maldestro, le persone che stanno nella vettura devono
pagare ciascuna cento pana.
295. Se un cocchiere che simbatte su la strada in un branco
d animali o in un altra carrozza, uocide degli esseri animati,
deve essere, senza dubbio alcuno, condannato all ammenda.
296. Per un uomo ucciso, un ammenda pari a quella che
si paga per un furto tosto deve essere imposta; una ammenda
della met per degli animali di grossa taglia, come vacche,
elefanti, camelli, cavalli;
297. Per bestiame di poco prezzo l ammenda di duecento
pana e di cinquanta per bestie selvaggio e per uccelli di
piacere: il pappagallo, il cigno;
298. Per un asino, un capro, un ariete, lammenda
di cinque madia dargento e d un solo per un cane o un porco.
299. Una moglie, un figlio, un domestico, un allievo,
un fratello, dello stesso letto, possono essere percossi quando
commettano qualche colpa, con una corda o una verga di
bamb.
300. Ma sempre sulle parti posteriori e mai su quelle
nobili; colui che percuote in altro modo passibile della
stessa pena che un ladro.
301. La legge che concerne i maltrattamenti cos esposta
completamente: ora vi esporr le regole delle pene sancite
contro il furto.
302. Il re applichi ogni cura a reprimere i ladri: per
questo fatto la sua gloria ed il suo regno saccrescono.
303. Certo, il re che mette al sicuro d ogni timore deve
essere onorato; egli compie in tal guisa un sacrificio in per
manenza di cui i doni sono la protezione contro i pericoli.
304. La sesta parte del merito di tutte le azioni virtuose
va al re che protegge i suoi popoli; il sesto delle azioni in
giuste la parte di colui che non veglia alla sicurezza dei
sudditi.
305. La sesta parte delle letture di piet, dei sacrifici,
dei doni e degli onori resi agli Dei, appartiene di diritto al re,
per la protezione chegli accorda.
306. Proteggendo tutte le oreature oon equit e punendo
i colpevoli, un re compie ogni giorno un sacrificio con cen
tomila doni.
307. 11 re che non protegge i popoli e riscuote le entrate,
il sesto del frutt( dei terreni, le imposte, i diritti sulle mer
canzie, i doni quotidiani e le multe va tosto all inferno.
308. Questo re che senza essere il protettore dei suoi sog
getti prende la sesta parte dei frutti della terra, consi
derato dai saggi tale che attira sopra di s tutte le colpe
del popolo.
309. Si sappia che un sovrano che non ha rispetto ai
precetti dei Libri Sacri, che nega laltro mondo, che si pro
cura le ricchezze con mezzi iniqui, che non protegge i suoi
sudditi e divora le loro sostanze, destinato alle regioni
infernali.
310. Per reprimere i perversi il re impieghi costantemente
questi tre mezzi: la detenzione, i ferri e le diverse pene
corporali.
311. Reprimendo i cattivi e favorendo la gente dabbene
i re sono sempre purificati al pari dei Brahmani che sacri
ficano.
312. Il re che desidera il bene dell anima sua, deve per
donare senza tregua ai litiganti, ai fanciulli, ai vecchi, ai
malati, che inveiscono con parole contro di lui.
313 Colui che perdona alle persone afflitte che lingiu
riano, perci onorato in cielo; colui che, per orgoglio della
propria potenza, conserva dell astio, andr perci allin
ferno.
314. Colui che ha rubato dell oro a un Brahmano, deve
correre in gran fretta dal re, oon i oapelli sparsi a dichiarare
il suo furto, dicendo: Io ho commesso il tal delitto: puni
scimi.
315. Deve portar sulle spalle un fascio darmi, una mazza
di legno di khadira (mimosa cateehu) o un ferro di lancia
a due tagli, o una barra di ferro.
316. Il ladro, sia ohe muoja sul oolpo percosso dal re
o sia lasciato per morto e sopravviva, purgato dal suo
delitto; se il re non lo punisce la colpa del ladro ricade su
di lui.
317. 1. autore della morte di un feto comunica la sua
colpa a colui elle mangia del cibo che egli ha apprestato;
una donna adultera-al marito, un allievo al suo direttore,
colui che offre un sacrifcio con negligenza, al sacrificatore,
un ladro al re che perdona.
318. Ma gli uomini che hanno commesso un delitto che
il re ha castigato, vanno al cielo esenti da ogni macchia;
cos puri come le persone che hanno fatte del le buone azioni.
319. Colui che ruba la corda o la secchia da un pozzo e
colui che guasta una fontana pubblica, devono esser con
dannati allammenda d una macha d oro ed a restituire
le cose nel pristino stato.
320. Una pena corporale deve essere inflitta a colui che
ruba pi di dieci kumba di grano; per meno deve esser
condannato ad una ammenda di undici volte il valore
dell oggetto rubato ed a restituire al proprietario quel che
gli appartiene.
321. Una pena corporale sar egualmente inflitta, per
aver rubato pi di cento paja d oggetti preziosi che si ven
dono a peso, come dell oro o dell argento, o dei ricchi abiti.
322. Per un furto di pi di cinquanta paja d oggetti
suaccennati, si deve aver la mano tagliata; per meno il re
deve applicare un ammenda di undici volte il valore del
l oggetto.
323. Per aver rubato a uomini di buona famiglia o spe
cialmente a donne, dei giojelli di gran prezzo, il ladro me
rita la pena capitale.
324. Per furto di bestiame grosso, d armi, di medica
menti, il re deve infliggere una pena dopo di aver consi
derato il tempo ed il motivo.
325. Per aver rubato delle vacche appartenenti a dei
Brahmani ed aver loro bucato le narici; infine per aver
rubato del bestiame a dei Brahmani, il malfattore deve
aver tosto tagliata la met del piede.
326. Per aver preso del filo, del cotone, delle semenze atte
a favorire la fermentazione dei liquori spiritosi, del fieno,
di vacca, dello zucchero greggio, del caglio, del siero di latte,
dellacqua, dell erba,
327. Dei cesti di bamb, del sale, dei vasi di terra,
dell argilla, delle ceneri,
328. Dei pesci, degli uccelli, dell olio, del burro chiarito,
della carne, del miele od ogni altra cosa proveniente dagli
animali;
329. O altre sostanze di pooo oonto, dei liquori spiri
tosi, del riso bollito o delle vivande dogni sorta, rammenda
del doppio dell oggetto rubato.
330. Per aver rubato dei fiori, del'grano ancor verde,
dei cespugli, delle liane, degli arboscelli o delle granaglie
non mondate, l ammenda di cinque krichnala.
331. Per del grano vagliato, per delle erbe mangereccio,
delle radici, delle frutta, l ammenda di cento pana se non
v alcuna parentela tra il ladro ed il derubato; di cinquanta
se v relazione.
332. Latto di prendere una cosa per violenza sotto gli
occhi del proprietario, rapina; in sua assenza un furto
come il negare ci che si ricevuto.
333. Il re imponga la prima ammenda all uomo che ruba
gli oggetti enumerati, quando sono stati messi in ordine
per servire a certi scopi; come a colui che ruba il fuoco da
una cappella.
334. Qualunque sia il membro di cui un ladro si serve,
in un modo o nell altro, per nuocere altrui, il re deve farlo
tagliare per impedirgli di commettere di nuovo lo stesso
delitto.
335. Un padre, un istitutore, un amico, una madre,
una sposa, un consigliere spirituale non devono essere la
sciati impuniti dal re, quando non adempiano ai loro
doveri.
336. Nel caso in cui un uomo di bassi natali sia punito
d una ammenda di un krchpana, un re deve essere assog
gettato ad unammenda di mille pana: cos ha deciso Manu.
337. L ammenda di un Sdra per un furto qualsiasi,
deve essere otto volte pi considerevole che la pena ordi
naria; quella di un Vaisya sedici volte; quella di uno Kcha-
triya trentadue volte.
338. Quella di un Brahmano sessantaquattro o cento,
od anche centoventotto volte pi considerevole, quando
ciascuno dessi conosce perfettamente il bene o il male delle
sue azioni.
339. Prendere delle radici o delle frutta a dei grandi l
beri, o del legno per un fuoco sacro o dell erba per nutrire
delle vacche, stato dichiarato da Manu non costituire
furto.
340. 11 Brahmano che per prezzo di un sacrificio o del
linsegnamento dei dogmi sacri, riceve dalla mano dun
uomo una cosa che questi ha presa, ma non gli stata do
nata, come un ladro.
341. Lo Dvigia che in cammino ed ha provviste esigue.
se prende due canne da zucchero o due piccole radioi nel
oampo altrui, non deve pagar ammenda.
342. Colui che attacca animali liberi, daltrui, e mette
in libert quelli che sono attaccati, colui che prende uno
schiavo, un cavallo, un carro, sono passibili della stessa
pena che un ladro.
345. Quando un re, con l applicazione di queste leggi,
reprime il furto, ottiene gloria in questo mondo e dopo
morte la felicit suprema.
344. Il re che aspira alla sovranit in questo mondo e
cos pure alla gloria eterna ed inalterabile, non soffra un
solo istante l uomo che commette violenze.
345. Colui che si d ad azioni violente deve esser ricono
sciuto come ben pi colpevole di un diffamatore, di un ladro,
o dun uomo che percuote col bastone.
346. Il re ohe sopporta un uomo che commette violenze
va verso la sua perdita ed incorre nellodio di tutti.
347. Mai, n per motivi damicizia o per la speranza
di guadagno considerevole, il re non deve lasciar liberi gli
autori dazioni violente, che diffondono il terrore fra tutte
le creature.
348. Gli Dvigia possono prender l armi quando si im
pedisce di compiere il loro dovere e quando, d un tratto,
le olassi rigenerate sono afflitte da un disastro.
349. Per la propria sicurezza, in una guerra a difesa dei
diritti sacri o per proteggere una donna o un Brahmano,
colui che uccide giustamente non colpevole.
350. Un uomo deve uccidere, senza esitazione, chiunque
gli salti addosso per ucciderlo, quand anche questi sia il
suo rettore, un fanciullo, un vecchio o un Brahmano ver
sato nella Scrittura.
351. Luccidere un uomo che tenta dassassinare, in pub
blico o in privato, non d colpa di omicidio: il furore alle
prese col fuoco.
352. Il re bandisca, dopo averli puniti con mutilazioni
infamanti, coloro che seducono le donne degli altri.
353. Poich dalladulterio nasce il miscuglio delle classi
e dal miscuglio delle classi discende la violazione dei do
veri, distruggitrice della razza umana, causa della rovina
delluniverso.
354. Luomo" che si trattiene segretamente con la donna
dun altro e che stato aocusato gi di cattivi costumi,
deve esser condannato alla prima ammenda.
355. Ma colui contro il quale non mai stata mossa fuori
1B 0 LE LE G G I D I M ANU
una simile accusa e si trattiene con una donna per un mo
tivo valido, non deve subir alcuna pena; non ha punto tras
gredita la legge.
356. Colui che parla alla moglie d un altro, in un luogo
remoto, in una foresta, in un bosco o verso il confluente
di due corsi d acqua, incorre in pena d adulterio.
357. Usar premure ad una donna, inviandole fiori, pro
fumi, trastullarsi con lei, toccar la sua acconciatura od i
suoi abiti, sedersi con lei sullo stesso letto, sono pratiche
considerate come prove di amore adultero.
358. Toccare una donna maritata con modi illeciti,
lasciarsi toccare da lei in tal guisa, sono azioni risultanti
dall adulterio per consentimento reciproco.
359. Un Sdra deve subir la pena capitale per aver
fatto violenza alla moglie di un Brahmano; e in tutte le
classi le donne devono essere sorvegliate senza tregua.
360. Dei mendicanti, dei panegiristi, delle persone che
hanno cominciato un sacrificio, degli artigiani d infimo
grado, possono intrattenersi con donne maritate senza op
posizione.
361. Nessun uomo rivolga la parola a donne straniere
quando stato proibito da coloro da cui esse dipendono;
se parla loro, ad onta della proibizione, deve pagare una
suvarna dammenda.
362. Queste regole non si riferiscono alle mogli dei dan
zatori e dei cantanti, n a quelle degli uomini che vivono
del frutto del disonore delle loro donne; queste persone sol
lecitano gli uomini e ne procurano il congiungimento con
le mogli loro o si tengono nascosti per favorire colloqui
amorosi.
363. Tuttavia colui che ha relazioni o con queste donne o
con serve dipendenti da un padrone o con religiose, duna setta
eretica, deve essere condannato ad una ammenda leggiera.
354. Colui che fa violenza ad una giovinetta, deve su
bire una pena corporale; ma se gode di costei, perch essa
acconsente, ed della sua classe, non incorre in punizione.
365. Se una giovinetta ama un uomo duna classe supe
riore alla sua, il ro non deve fargli pagare la menoma am
menda, ma se essa s attacca ad un uomo di bassa origine,
deve esser tenuta chiusa con ogni cura in casa.
366. Un uomo di bassi natali che rivolge suoi pensieri
ad una donna dalti natali, merita una pena corporale; se
corteggia una ragazza della sua stessa classe, dia il dono
duso, se il padre acconsente, e se la sposi.
367. L uomo ohe, per orgoglio, contamina violentemente
una ragazza, dovr aver tagliate due dita, e merita un am
menda di seicento pana.
368. Quando la ragazza ha acconsentito, colui che l ha
macchiata, se della stessa classe, non deve aver tagliate
le due dita: si deve per fargli pagare duecento pana dam
menda per impedirgli di tornare.
369. Se una ragazza contamina un altra ragazza, sia
condannata a duecento pana d ammenda e paghi al padre
della ragazza il doppio del dono nunziale e riceva dieci
colpi di verga.
370. Ma ad una donna che in tal guisa attenta al pudore
d una ragazza, deve esser rasa la testa e tagliate le dita:
sar poi condotta per le vie a cavalcioni di uh asino.
371. Se una donna, superba della sua famiglia e delle
sue doti, infedele allo sposo, il re la faccia mangiar dai
cani in un luogo molto frequentato.
372. Condanni l adultero complice ad esser bruciato
su un ltto di ferro rovente: gli eseoutori alimentino senza
tregua il fuoco con legna finch il perverso bruciato,
373. Un uomo gi una volta incolpato di adulterio
so'in capo ad un anno lo ancora, deve pagare una ammenda
doppia; cos pure per aver coabitato con la figlia di un
Vrtya (scomunicato) o con una Tchndal.
374. Il Sdra che ha commercio carnale con una donna
delle tre prime classi, la quale sia guardata o no in casa,
sar privato del membro e di tutto il suo avere se non era
guardata; se lera, perde tutto: sostanza e vita.
375. Per l adulterio con una donna, tenuta in casa, della
classe dei Brahmani, un Vaisya sar privato di tutta la
sua sostanza dopo la detenzione di un anno; uno Kchatriya
sar condannato a mille pana ed avr la testa rasa e bagnata
di piscia d asino.
376. Ma se un Vaisya o uno Kchatriya ha relazioni c o l
pevoli con una Brahmana non tenuta chiusa in casa dal
marito il re faccia pagare al Vaisya cinquecento pana dam
menda e mille allo Kchatriya.
377. So entrambi commettono adulterio con una donna
di un Brahmano che la tien guardata, devono esser puniti
come Sdra e bruciati con un fuoco di sterpi.
378. Un Brahmano deve essere condannato a mille
pana dammenda se usa di una donna della sua classe ben
guardata, non ne deve pagaie che cinquecento se ella s
prestata ai suoi desideri.
379. Una tonsura ignominiosa stabilita per il Brahmano
in luogo della pena capitale, nel caso in cui la punizione
delle altre classi la morte.
380. Il re si guardi dalluccidere un Brahmano quan
danche questi abbia commesso tutti i delitti possibili.:
lo bandisca dal regno, lasciandogli tutte le sue sostanze
e senza fargli aloun malo.
381. Non v al mondo iniquit pi grande deHuoci-
sione di un Brahmano: il re non deve nemmeno concepire
l idea di mettere a morte un Brahmano.
382. Un Vaisya che abbia relazioni colpevoli con una
donna custodita in casa, appartenente alla classe militare,
ed uno K 9 hatriya con una donna della classe commer
ciante, devono subire entrambi la stessa pena che nel caso
di una Brahmana non custodita in casa.
383. Un Brahmano deve essere condannato a pagar
mille pana se ha relazioni peccaminose con donne sorve
gliate appartenenti a quelle due classi; per adulterio oon
una donna Sdra uno Kchatriya e un Vaisya subiranno
una ammenda di mille pana.
384. Per adulterio oon una donna Kchatriya non custo
dita, l ammenda di un Vaisya di cinquecento pana; uno
Kchatriya deve avere la tosta rasata e cosparsa di piscia
d asino, oppure pagar lammenda.
385. Un Brahmano che ha commercio carnale con una
donna non custodita, sia della classe militare, sia della com
merciante, sia della servile, merita un ammenda di cinque
cento pana; di mille se la donna di classe mista.
386. Il principe nel cui regno non si incontra n un ladro,
n un adultero, n un diffamatore, n un uomo colpevole
datti violenti o di maltrattamenti, partecipa del soggiorno
di Sakra.
387. La repressione di quelle cinque persone nel paese sog
getto al potere di un re, procura a lui la preminenza sugli
uomini della sua condizione e diffonde la sua gloria pel mondo.
388. Il sacrificatore elio abbandona il celebrante ed il
celebrante che abbandona il sacrificatore, essendo ognuno
dessi capace di compiere il proprio dovere e non avendo
commesso nessun delitto, sono passibili di una ammenda
di cento pana ciascuno.
389. Una madre, un padre, una sposa, un figlio, non de
vono essere abbandonati: colui che abbandona l un dessi
quando non sia colpevole di qualche grande delitto, deve
subire una ammenda di seicento pana.
LE l e g g i d i ma.n o ' 163
300- Quando degli Dvigia sono in contestazione sa una
cosa riferentesi al loro ordine, il re si guardi bene di farsi
egli interprete della legge, se desidera la salute dellanima sua.
391. Dopo aver .reso loro gli onori dovuti ed averli cal
mati con parole benevoli, il re, assistito da parecchi Brah
mani, facoia conoscere il loro dovere.
392. Il Brahmano che d un banohotto a venti Dvigia
e non invita n il vicino che ha la 'casa allato alla sua, n
quello che abita presso la dimora del vicino, se sono degni
di essere invitati, merita una ammenda di un macha d ar
gento.
393. Un Brahmano versato nella Sacra Scrittura che non
invita un Brahmano, suo vicino, egualmente savio e vir
tuoso, in occasione di festa, deve esser condannato a pa
gare a questo Brahmano il doppio del valore del banchetto
ed un macha d oro al re.
394. Un cieco, un idiota, un uomo rattrappito, un settua
genario, un uomo che rende dei buoni uffici alle persone
versate nella Sacra Scrittura, non devono essere assogget
tati ad imposte da alcuno.
395. 11 re onori sempre un teologo sapiente, un malato,
un uomo afflitto, un fanciullo, un vecchio, un povero,
un uomo di nobil nascita ed un uomo rispettabile per le
sue virt.
396. Un lavandaio deve lavare poco a poco su una ta
vola liscia, di legno di s&lmali (Bombax heptaphillum);
non deve mescolar gli abiti di una persona con quelli di
un altra, n farli portare.
397. Il tessitore a cui sono state date dieci libbre di filo
di cotone, deve rendere un tessuto pesante un pala di pi a
cagione dell acqua di riso ohe ventra; se opera in altra guisa
paghi un ammenda di dodici pana.
398. Uomini che conoscano bene in qual caso si possano
imporre gabelle, e pratici di ogni sorta di mercanzie, valu
tino il prezzo delle merci ed il re prelevi il ventesimo del
lutile.
399. TI re confischi tutta la sostanza di un negoziante
che per cupidigia esporta le mercanzie di cui il commercio
dichiarato monopolio del re o delle quali proibita le
sportazione.
400. Colui che froda lo gabelle, o vende o compera in
ora indebita, o d una falsa valutazione delle sue mercanzie,'
deve subire un ammenda di otto volte il valore delle merci.
401. Dopo aver considerato, per tutte le mercanzie.
da olie distanza sono apportate, a che 'distanza devono es
sere mandate, quanto tempo si sono tenute, il guadagno
che se ne pu trarre, la spesa ohe s fatta, il re'stabilisca
delle regole per la compera e la vendita.
'402. Ogni cinque giorni, od ogni quindici, il re regoli il
prezzo dello merci in presenza di quelle persone pratiche
che abbiamo nominato.
403. Il valore dei metalli preziosi, al pari dei pesi e delle
misure, sieno esattamente determinati da lui ed ogni sei
mesi li esamini di nuovo.
404. Il pedaggio per traversar un corso d acqua, di
una pana per una carrozza, vuota, di un mezzo per un uomo
carico dun fardello, di un quarto per una bestia o per una
donna, di un ottavo per un uomo senza carico.
405. T carri ohe portano balle di mercanzie devono pa
gare il diritto in ragione del loro valore; quelli che non por
tano che casso vuote, poco, al pari degli uomini mal ve
stiti.
406. Per un lungo traghetto sul battello, il prezzo del
trasporto sia proporzionato ai luoghi ed alle epoche; questo
si deve intendere per il passaggio di un fiume: per il mare
il prezzo non stabilito.
407. Una donna incinta di due mesi o pi, un mendi-
cante ascetico, un anacoreta, e dei Brahmani che portano
le insegne del noviziato, non devono pagare alcun diritto
per il loro passaggio.
408. Quando in un battello, un oggetto qualsiasi viene
a perdersi per colpa dei battellieri, costoro devono unirsi
insieme per restituirne uno simile.
" 409. Questo il regolamento che ooncerne coloro che
vanno in battello, quando accadono dei malanni per colpa
del battelliere durante il viaggio; per un accidente inevita
bile non si puafar pagar nulla.
410. Il re imponga ai Vaisya di far il commercio, di.'prestar
denaro ad interesse, di lavorare la terra, o di allevare del
bestiame; ai Sdra di servire gli Dvieia.
411. Quando uno Kchatriya o un Vaisya si trovano in
bisogno, un Brahmano per compassione l ajuti, facendo
compiere loro le funzioni convenienti.
412. Il Brahmano che, per cupidigia, impiega ad opere
servili degli Dvigia che hanno ricevuto gli ordini, oontro
lor voglia, abusando del suo potere, deve essere punito dal
re confina ammenda di seicento pana.
413. Ma obblighi un Sdra, comperato o no, ad ose-
guire le funzioni servili; questi stato creato per il ser
vigio dei Brahmani dall Essere che esiste di per s.
414. Un Sudra, quantunque affrancato dal suo padrone,
non peroi liberato dallo stato di servit; poich essendo
gli questo stato naturale, ohi potrebbe esentarlo?
415. Vi sono sette specie di servi: il prigioniero fatto
sotto una bandiera, in battaglia, il domestico che si mette
al servizio di una persona per essere mantenuto, il servo
nato nella casa del padrone, quello che stato comprato,
o donato, quello ohe passa da padre a figlio, quello che
schiavo per punizione, non potendo pagare una ammenda.
416. Una sposa, un figlio, uno schiavo, sono dalla legge
dichiarati inabili a possedere; tutto ci che essi possono
acquistare propriet di colui dal quale dipendono.
417. Un Brahmano pu senza rimorsi appropriarsi i
beni di un Sdra suo servo: uno schiavo non ha nulla
che gli appartenga e non possiede niente di cui non possa
impadronirsi il suo padrone.
418. Il re metta ogni cura nell obbligare i Vaisya ed i
Sdra a compiere i loro doveri; se questi uomini si disto-
gliessero dai loro doveri, sarebbero capaci di mettere sos-
sopra il mondo.
419. Tutti i giorni il re dia opera a compiere gli affari
in oorso, si informi dello stato dei suoi equipaggi, delle ren
dite e delle sue spese fisse, del prodotto delle miniere, del
suo tesoro.
420. Dooidendo tutti gli affari nella maniera prescritta,
il re evita ogni colpa e perviene alla felicit suprema.
LIBRO IX .

Leggi civili e penali: doveri della classe commer


ciante e delia classe sen ile.

1. Ora esporr i doveri antichissimi di un uomo e d una


donna che stanno saldi sul sentiero legale, sieno separati,
sieno uniti.
2. Giorno e notte le donne devono essere'tenute in uno
stato di dipendenza dai loro protettori ed anche quando
sono portate ai piaceri - innocenti e legittimi - devono star
soggette a coloro dall autorit dei quali dipendono.
3. Una donna sotto la potest del padre durante la
sua fanciullezza, sotto la potest del marito durante la gio
vinezza, sotto la potest dei figli in vecchiaja: non deve mai
agir di sua testa.
4. Un padre degno di riprensione se non d la figlia
in matrimonio - nel tempo conveniente-: degno di ripren
sione un marito che non saooosti alla moglie - nellepoca
stabilita -: dopo la morte del marito un figlio merita rim
provero se non protegge la madre.
5. Si deve sopratutto aver cura di tener lontane le donne
dallo cattive inclinazioni, anche se leggiere: se le donne non
fossero sorvegliate, farebbero il danno di due famiglie.
6. I mariti, per deboli che sieno, considerando che una
legge suprema per tutte le classi,abbiano gran cura di ve
gliare sulla condotta delle loro mogli.
7. Infatti uno sposo preserva la sua stirpe, i suoi costumi,
la sua famiglia, s stesso e il suo dovere, preservando la
moglie.
8. Un marito, fecondando il seno di sua moglie, vi ri
nasce sotto forma di feto e la sposa detta Oiaya perch
il marito nasce (giyat) in essa una ^seconda volta.
9. Una donna mette sempre al mondo un figlio dotato
dalle stesse qualit di colui che l ha generato; perci, per
assicurare la purezza della sua schiatta, un marito deve
sorvegliare attentamente sua moglie.
10. Nessuno riesce a tener in freno le donne con mezzi
violenti; vi si riesce perfettamente coi mezzi seguenti:
11. Il marito assegni alla moglie la cura delle entrate e
delle spese, della purificazione - degli oggetti e del corpo -;
il compimento del suo dovere, la preparazione dei cibi, c
la manutenzione della casa.
12. Racchiuse nella loro casa, sotto la guardia duomini
fedeli e devoti, le donne non sono certo sicure: quelle sol
tanto sono sicure che di loro propria volont stanno in
guardia.
13. Bere liquori spiritosi, frequentare cattiva compa
gnia, separai-si dal marito, correre da una parte e dallaltra,
darsi al sonno - in ore indebite - abitare nella casa di un
altro, sono sei azioni disonorevoli per delle donne maritate.
14. Tali donne non guardano la bellezza, non guardano
let: il loro amante sia bello o brutto, poco importa; un*
uomo ed esse ne godono.
15. A cagione della loro passione per gli nomini, della
incostanza, del loro umore e della mancanza dogni affetto,
che loro naturale, si ha un bel sorvegliarle attentamente,
esse sono infedeli al loro sposo.
16. Conoscendo cos il carattere che stato dato loro dal
giorno della creazione dal Signore delle creature, i mariti
mettano la pi grande attenzione a sorvegliarle.
17. Manu ha dato in parto alle donne l amore del loro
letto, del loro sedile, della loro collana, la concupiscenza,
la collera, le cattive tendenze, il desiderio di far del male
la perversit.
18. Nessun sacramento per le donne accompagnato
da preghiere, come lha prescritto la legge; private dalla
conoscenza delle leggi e dille preghiere - espiatorie - le
donne - colpevoli - , sono la perfidia in persona: questa
la regola.
19. In realt si leggono nel libro santo alcuni passaggi
che dimostrano la loro vera natura : conoscete ora quelli
dessi che possono servire despiazione.
20. Questo sangue cho una madre infedele allo sposo
ha macchiato andando nella casa dun altro sia da suo padre
purificato. Tale il contenuto della formula sacra - da re
citarsi dal figlio che conosce la colpa della madre. r"'
21. Se una donna ha potuto concepire nel suo spirito un
pensiero qualsiasi a pregiudizio dello sposo, quella pre
ghiera stata dichiarata la perfetta espiazione della colpa
per il figlio, non per la madre.
22. Qualunque sieno le qualit di un uomo al quale una
donna unita in legittimo matrimonio, essa le acquista
allistesso modo che l acqua del fiume unendosi con lo
ceano.
23. Akchaml donna di bassi natali unita a Vasichtha
e Srang essendo stata unita a Mandapla ottennero una
condizione onorevolissima.
24. Queste donne ed altre ancora, parimenti di simili
natali, sono pervenute nel mondo ad alto stato per la virt
dei loro signori.
25. Tali sono le pratiche sempre pure dalla condotta ci
vile dell uomo e della donna: ora apprendete le leggi con
cernenti i fanciulli, dalle quali dipende la felicit in questo
e nellaltro mondo.
26. Le donne che s uniscono ai loro mariti col desiderio
<laver figli, che sono perfettamente felici, degne di rispetto,
che fanno lonore della loro casa, sono in verit le dee della
fortuna: non v alcuna differenza.
27. Metter al mondo dei figli, allevarli poich sono nati,
occuparsi ogni giorno delle oure domestiche, sono appunto
i doveri delle donne.
28. Dalla donna solo dipendono i figli, il compimento
dei doveri di piet, le oure amorose, il pi delizioso piacere
ed il cielo per i Mani degli avi e per lui stesso - il marito.
29. Colei che non tradisce il marito e di cui i pensieri,
le parole ed il corpo sono puri, perviene - dopo morte -
allo stesso soggiorno del suo sposo ed chiamata virtuosa
dalla gente per bene.
30. Sfa se tiene una condotta colpevole verso lo sposo-,
una donna in questo mondo in preda all ignominia:
rinascor poi nel ventre d un cavallo o sar afflitta da
malattie.
31. Conoscete ora, relativamente ai figli, questa legge
salutare che concerne gli uomini tutti ed stata dichiarata
dai Richi e dai Maharclii nati dal principio.
32. Essi riconoscono il figlio maschio comi- figlio del si
gnore - della, donna -; ma la scrittura presenta, relativa-
mente'al signore, due opinioni: secondo luna il signore
colui che ha generato il fanciullo; secondo l altra colui al
quale appartiene la madre. *
32- La donna . considerata dalla legge come il campo, e
luomo corno il seme: ed per la congiunzione del campo
e del seme cho nascono tutti gli esseri animati.
34. In certi casi il potere prolifico del maschio ha una
importanza speciale; in altri casi la matrice della donna:
quando v parit di potenza la razza generata in molta
considerazione.
35. Se si paragona il potere procreatore maschio con il
potere femmina, il maschio dichiarato superiore, perch
la progenitura di tutti gli esseri animati distinta dalla
caratteristica della potenza maschia.
36. Qualunque sia la specie del seme che si getta in un
campo preparato nella stagione conveniente, questo seme si
sviluppa in un pianta della stessa specie dotata di evidenti
qualit particolari.
37. Senza alcun dubbio questa Terra detta la matrice
primitiva degli esseri; ma la semenza nella sua vegetazione,
non svolgo nessuna qualit della matrice.
38. Su questa terra, nello stesso campo coltivato, le
semenze di diverse sorta, seminate in tempo conveniente
dallo opere, si sviluppano secondo la natura loro.
39. Lo diverse specie di riso, il mongda (phasedus mungo)
il sesamo, il mcha (phascolus radifitus), l orzo, laglio, la
canna da zucohero nascono secondo la natura del seme.
40. Che si semini una pianta e ne nasca un altra non pu
accadere: qualnque sia il grano seminato, quello solo si
sviluppa.
42. Per conseguenza l uomo di buon senso, ben allevato,
versato nel Veda e negli Anga, che desidera una lunga vita,
non deve mai spandere la sua semenza nel campo altrui.
43. All istesso modo che la freccia del cacciatore lan
ciata con mera perdita, nella ferita che un altro cacciatore
ha fatto all antilope, cos la semenza sparsa dall uomo nel
campo dun altro persa per lui.
44. I saggi che conoscono i tempi antichi stimano sempre
questa Terra (Prithivi) come la sposa del re Prithu ed hanno
deciso che il campo coltivato propriet di colui che primo
ha tagliato il legno - per dissodarlo - e la gazzella del cac
ciatore che l ha ferita mortalmente.
45. Quegli solo un uomo perfetto che si compone di sua
moglie, di suo figlio, di s stesso: i Brahmani hanno posto
questa massima: Il marito non fa che una sola persona con
la sua sposa.
46. Una donna non pu essere affrancata dallautorit
del suo sposo, n con la vendita, n con labbandono: noi
riconosciamo cos un altra volta la legge promulgata dal
Signore delle creature.
47. Una sola volta si fa la' divisione deredit; una sol
volta una ragazza si d in matrimonio; una sol volta il padre
dice; Io laccordo. Son queste.tre cose che da una persona
dabbene sono fatte una volta tanto.
48. TI proprietario del maschio che stato generato con
vacche, giumente, camelie, schiave, femmine di bufali,
capre, pecore, non ha nessun diritto sulla progenitura;
la stessa cosa ha luogo per le femmine degli uomini.
49. Coloro che non possiedono un campo ma hanno delle
semenze e le vanno a spandere in terreno altrui, non trag
gono nessun profitto del grano che nascer.
i 50. Se un toro genera cento vitelli accoppiandosi con
vacche altrui, questi vitelli appartengono al proprietario
della vacca, ed il toro ha sparso inutilmente il suo seme.
51. Cos, coloro che non avendo campo gettano il loro
seme in quello daltrui, lavorano per il padrone desso campo;
il seminatore non ricava alcun profitto.
' 52. A meno ohe, relativamente al prodotto, il proprie
tario del campo e quello del seme non abbiano fatta una
convenzione particolare, il prodotto appartiene evidente-
imente al padron del campo; la matrice importa pi del
seminai .
| 53. Ma quando, per patto speciale, si d un campo da
seminare, il prodotto dichiarato a questo mondo propriet
'Comune del padrone della semente e del proprietario del
campo.
j 54. L uomo nel campo del quale germoglia il seme ap
portato dall acqua o dal vento, tien per s la pianta ohe si
sviluppa: colui che non ha fatto che seminare - in campo
altrui - non raccoglie alcun frutto.
55. Tale la legge concernente i pascoli delle vacche,
delle giumente, delle schiave, delle camelie, dello capre,
delle pecore, delle galline e delle femmine del bufalo.
56. Io vi ho esposto limportanza e la non importanza
del campo o del seme: ora vi esporr la logge riguardante
le donne che non hanno figli.
57. La moglie del fratello maggiore considerata come
matrigna dun fratello giovane e la moglio del pi giovine
come figliastra del maggiore.
58. Il fratello maggiore che ha rapporti carnali con la
moglie del fratello minore ed il fratello minore che tratta
con la moglie del maggiore, sono degradati, quand anche
sieno stati invitati - dal marito o dai parenti a meno che
il matrimonio non sia sterile.
59. Quando non sha figlioli, la progenitura che si desi
dera pu esser ottenuta con lunione della sposa, autoriz
zata a ci, con un fratello o con un altro sapinda.
60. Cosparso di burro liquido e mantenendo il silenzio,
il parente incaricato di questo ufficio, accostandosi, du
rante la notte ad una vedova - o ad una donna senza figli -
generi un solo figlio, non mai il secondo.
61. Taluni di quelli che conoscono a fondo quosta di
sposizione, fondandosi su ci che lo scopo dessa pu non
essere perfettamente conseguito dalla nascita di un figlio
sono d'avviso che le donne possono legalmente generare -
in questa guisa - un secondo figlio.
62. Loggetto di questo incarico una volta compiuto,
secondo la legge, le due persone - il fratello e la sorellastra -
si comportino l un verso laltro come il padre ed una figlia
stra.
63. Ma un fratello che incaricato di compiere questo
dovere non osserva la lettera prescritta e non pensa che
a soddisfare i suoi desideri, sar degradato in entrambi i
casi: come avendo macchiato il letto della sua figliastra -
se il fratello maggiore -; come avendo macchiato quello
del suo padre spirituale - se il fratello minore.
64. Una vedova non deve essere autorizzata da Dvigia
a concepire per opera dun terzo: quelli che le permettono
di concepire per opera di un terzo, violano la legge primitiva.
65. Non v cenno di tale incarico in nessun passo della
Scrittura referentesi al matrimonio e nella legge nunziale
non detto che una vedova possa contrarre unaltra unione.
66. In effetto, questa pratica che non conviene che alle
bestie, stata grandemente biasimata dai Brahmani istruiti;
tuttavia essa detta aver avuto corso fra gli uomini sotto
il regno di Vena.
67. Questo re che tenne un tempo la terra sotto la sua
dominazione e fu il pi celebre dei Rgiarchi, avendo lo
spirito turbato dalla concupiscenza, fece nascere il miscu
glio delle classi.
68. Dopo questo tempo, le persone dabbene disappro
varono gfi uomini che, per traviamento, invitano la vedova
ad aver figli congiungendosi seco loro.
69. Quando il marito di una giovane muore dopo lo spo
salizio, il fratello - del marito - la pigli per moglie, secondo
la regola seguente:
70. Dopo aver sposato, secondo il rito, 'questa fanciulla,
vestita di bianche vesti e pura di costumi, savvicini a lei una
volta nella stagione favorevole finch ella abbia concepito.
71. Un uomo di senno dopo aver accordato sua figlia
a qualcuno non s attenti a darla ad un altro; perch dando
sua figlia che ha accordata altrui, egli colpevole al pari di
colui che ha portata una falsa testimonianza in oose ri
guardanti gli uomini.
72. Anche dopo averla sposata regolarmente, un uomo
deve abbandonare una ragazza che abbia dei sogni funesti, o
malata, o contaminata, o che gli stata fatta prender per
frode.
73. Se un uomo d in matrimonio una ragazza che ha
qualche difetto senza prevenire lo sposo, questi pu an
nullale Tatto del cattivo che gli ha data questa giovine.
74. Quando un marito ha degli affari - in paese straniero
- non si assenti prima d aver assicurato alla moglie i mezzi
per vivere; una donna, anche virtuosa, afflitta dalla mi
seria pu commettere un errore.
75. Se prima di partire il marito lo ha lasciato di che
provvedere al suo sostentamento, ella viva conservando
una condotta austera: se non le ha lasciato nulla, guadagni
la vita esercitando un mestiere onesto.
76. Quando il marito partito per compiere un atto di
devozione, lo aspetti per otto anni; se si assentato por
un motivo di scienza e di gloria lo attenda per sei anni; per
suo piacere, din-ante tre anni solamente - dopo questo ter
mine vada a ritrovarlo.
77. Durante un anno intiero un marito sopporti l av-
verstone della moglie; dopo un anno prenda ci che essa
possiede in proprio c cessi dabitare con lei - dandole i
mezzi di sostentarsi e di vestirsi.
78. La donna che trascura un marito appassionato per il
gioco, che ami i liquori spiritosi, o sia afflitta da malattia,
deve essere abbandonata entro tre mesi e privata dei suoi
ornamenti e dei suoi mobili;
79. Ma colei che ha dell avversione per un marito insen
sato, colpevole di gravi delitti o eunuco o impotente, o af
flitto da elefantiasi o da consunzione polmonare, non deve
essere abbandonata n privata dalle sue sostanze.
80. Una donna dedita alle bevande inebrianti, di cat
tivi costumi, sempre in lite col marito, afflitta da malattia
- incurabile - di carattere cattivo, dissipata, deve esser
ripudiata.
8t. Una donna sterile deve essere sostituita l ottavo anno;
quella di cui i figli sono morti, il decimo; quella che non
mette al mondo che ragazze, lundecimo; colei che parla
aspramente subito;
82. Ma quella che, pur essenda malata, buona e di co
stumi virtuosi non pu esser sostituita con unaltra che
quando essa acconsente, e non deve esser trattata con di
sprezzo.
83. La donna legalmente sostituita che abbandona con
collera la casa maritale, deve allistante essere o trattenuta
o ripudiata in presenza di tutta la famiglia.
84. Colei che, dopo averne ricevuta proibizione, beve in
una festa liquori inebrianti, o frequenta gli spettacoli e le
adunanze, sar punita di un ammenda di sei krichnala.
85. Se degli livigia prendono donne della loro classe c
dell altre, la precedenza, le cure, lalloggio devono essere
regolati secondo l ordine delle classi.
86. Per tutti gli Dvigia una donna della lor classe, e non
una donna di olasse diversa, deve attendere alle cure con
cernenti la persona del marito, e compiere gli atti reli
giosi. ogni giorno.
87. Ma colui che, pazzamente, fa compiere questi doveri
da un altra, quando ha daccanto a s una donna della sua
classe, stato in ogni tempo considerato come un Tchan-
dla generato da una Brahmana e da un Sdra.
88. Ad un giovane di piacevole aspetto, della stessa
classe, un padre deve dare la figlia in matrimonio, secondo
la legge, quantunque non abbia ancora raggiunta let
di otto anni - nella quale conveniente maritarla.
89. Val meglio per una ragazza in et da esser maritata
restar nella casa - paterna - tino alla morte -, che esser data
dal padre ad uno sposo privo di qualit buone.
SU. Una ragazza senza sposo in et da marito aspetti per tre
anni; dopo questo termine si scelga un marito delta Sua classe.
91. Se una ragazza non essendo stata data in matri
monio, prende di sua volont marito, non commette colpa
alcuna, al pari di quegli cUessa sceglie.
92. Una ragazza che si sceglie un mai ito non deve por
tar seco gli ornamenti che ha ricevuto dal padre, dalla
madre, dai fratelli: se li porta seco cornette un furto.
93. Colui che sposa una ragazza da marito non dar al
padre nessun dono: il padre ha perso ogni autorit sulla
figlia, ritardandole il momento di diventar madre.
94. Un uomo di trentanni deve sposare una ragazza di
dodici anni, che gli piaocia; un uomo di ventiquattro una
ragazza di otto; - se ha finito il suo noviziato - affinch il
compimento dei suoi doveri- di capo di famiglia - non . sia
ritardato, si mariti prontamente.
95. Quand anche il marito prenda una donna che gli
data dagli Dei, per la quale non ha inclinazione, deve per
sempre proteggerla,se virtuoso, alfine di piacere agli Dei.
96. Le donne sono state create per mettere al mondo
dei figliuoli, e gli uomini per procrearli; di conseguenza i
doveri comuni che devono esser compiti daccordo con la
donna - dall uomo - sono ordinati dal Veda.
97. Se un dono stato dato per una ragazza ed il pre
tendente muore - prima del matrimonio - ove acconsenta,
la ragazza deve essere maritata al fratello del preten
dente.
98. Nemmeno un Sdra deve ricevere gratificazione per
dare la figlia in matrimonio ; perch il padre che riceve un
dono, vende in un contratto tacito la figlia.
99. Ma quello clje la gente dabbene antica e moderna non
hanno mai fatto, il dare una radazza ad altri che non
sia quello cui stata promessa.
100. E anche nelle creazioni precedenti, noi non abbiamo
mai inteso dire che s abbia avuto una vendita tacita d una
ragazza per mezzo di un pagamento chiamato gratificaziono.
101. Una fedelt mutua che si mantenga fina alla morte
, in fine, il principale dovere' della moglie e del marito.
102. Perci un uomo ed una donna uniti in matrimonio
devono guardarsi dalla disunione e di mancar di fede luno
all altro.
103. 11 dovere d affetto delluomo e della donna vi
stato dichiarato, cos come il modo d aver tgli in caso di
sterilit del matrimonio; sappiate ora come si deve fare
la divisione di una eredit.
104. Dopo la morte del padre e della madre, i fratelli
riunitisi, si dividono fra di loro la sostanza dei loro geni
tori; non ne sono mai padroni durante la vita di questi.
105. Ma il maggiore pu - quando sia altamente vir
tuoso - prender possesso del patrimonio intero e gli altri
fratelli devono viv; re sotto la tutela sua come se vives
sero sotto quella del padre.
106. Al momento della^nascita del primogenito, un uomo
diventa padre e scioglie ogni suo debito di fronte agli avi :
quindi il maggiore deve aver tutto.
107. 11 figlio per la nascita del quale un uomo scioglie
le leggi d i m ane 175
il suo debito ed ottiene limmortalit stato generato per
il compimento del dovere; i saggi considerano gli altri come
nati dallamore. ;
108. Il fratello maggiore abbia per i suoi fratelli laf
fetto di un padre per i tgli: essi devono secondo la legge
comportarsi verso di lui come verso un padre.
109. Il primogenito fa prosperare la famiglia o la di
strugge, il primogenito in questo mondo il pi rispetta
bile; il primogenito non trattato con disprezzo dalla gente
dabbene.
110. Il primogenito cbe agisce come deve come un
padre, come una madre; se non si comporta come un pri
mogenito, si deve rispettarlo come un parente.
111. I fratelli vivano uniti o separati se hanno il desi
derio di compiere separatamente gli atti di piet: gli atti
di piet sono moltipicati dalla separazione: la vita sepa
rata dunque virtuosa.
112. Bisogna prelevare per il primogenito il ventesimo
delleredit, con il meglio di tutti i mobili; per il secondo la
met di questa - il quarantesimo - per il pi giovane un quarto
- lottantesimo.
113. Il primogenito cd il pi giovine prendano la parte
che abbiamo detta e quelli che sono tra loro abbiano una
parte media - un quarantesimo.
114. Di tutto le sostanze assieme il primogenito prenda
ii meglio, tutto ci che eccellente in ogni genere, cd il
migliore di dieci buoi od altro bestiame, se supera per
bont i fratelli.
115. Ma non vi prevalenza a scegliere il migliore di
dieci animali fra dei fratelli egualmente abili nel compi
mento dei loro doveri; soltanto si deve dare qualche cosa
al maggiore in segno di rispetto.
liti. Se si fa un prelevamento nella maniera suindicata,
il lesto sia diviso in parti uguali, ma se niente prelevato,
la distribuzione delle parti avvenga nel modo seguente:
117. Il maggiore abbia una parte doppia, il secondo una
parte e mezza - se sopravanzano gli altri per buone qua
lit - ed i fratelli giovani abbiano una parte: cos vuole la
legge.
118. I fratelli diano, ognuno della loro parte, delle parti
alle loro sorelle - della stessa madre, maritate o no - dieno
loro il quarto della loro parte; quelli che la rifiutano saranno
degradati.
119. Un solo capro, un solo montone, un solo animale
17<> ms i-tsooi riT makf
dall- unghia incera non pu essere diviso: un capro o un mon
tone che avanzi. dove esser dato al mastri oro.
120. Se un fratello siovine, ha sonorato un figlio giacendo
con la moglie del fratello maggiore morto, la parte deve
esser uguale - por lui. che il padre naturale e pel figlio
che rappresenta il padre legittimo - sema prelevament o:
tale la regola.
121. Questo figlio non pu esser sostituito all'erede prin
cipale - il morto primogenito, nel diritto di ricevere una
porzione prelevata dall eredit ; lerede principale diven
tato padre in conseguenza della procreazione - dun figlio
per parte del giovine fratello -: questo figlio non deve ri
cevere secondo la legge, che una porzione eguale - a quella
dello zio fcho suo padre naturale).
122. Per un figlio nato da una ragazza maritata per la
prima e un primogenito di una ragazza maritata per ul
tima. si pu essere in dubbio sul modo di far le parti.
123. Il figlio nato dalla prima donna prelevi sulla eredit
un toro: gli altri tori di qualit pi scadente sono in seguito
per quelli a lui inferiori per via delle madri - maritate pi
tardi.
124. Il figlio primogenito messo al mondo da una donna
maritata per la prima, prenda quindici vacche e un toro
se saggio e virtuoso - e gli altri figli s abbiano quello che
resta, soguendo ciascuno il diritto ohe loro trasmette la
madre - : tale la regola.
125. Come fra i figli nati da madri uguali di condizione,
senza altra distinzione, non v primato per via di madre:
la primazia dipende dalla nascita.
126. Il diritto di invocare - Indra - nelle swambrh-
inanys (preghiere) dato a colui cho venuto al mondo
por primo; e quando, dalle diverse donne, nascono due ge
melli, il primato riconosciuto a colui che uscito per il
primo dalla matrice.
127. Colui che non ha alcun figlio maschio pu incaricare
la figlia di generargli un figlio, in questo modo - dicendosi:
Il figlio maschio che ella metter al mondo divenga il mio
e compia in mio onore le cerimonie funebri.
128. In questa guisa un tempo il Pragipati Dakha
destin le sue - cinquanta - figlie a dargli dei figlioli per
laccrescimento della stirpe.
129. Ne diede dieci a Dharma, tredici a Kasyapa, e ven
tisette al re Soma, donandole di ornamenti.
1,30. Il figlio dun uomo come lui stesso ed una figlia
incaricata dell nffioio desionate - come un figlio; chi po
trebbe raccogliere l eredit di un uomo - senza figli - quando
una fi olia che non fa che una anima sola con lui?
131. Tutto ci che stato dato alla madre allepoca del
suo matrimonio, torna in eredit alla figlia - non maritata;
il figlio di una figlia - messo al mondo per lobbligazione
suaccennata - erediter tutta la sostanza del padre di sua
madre morto senza figlio maschio.
132. TI figlio di una figlia - maritata in tal guisa - prenda
tutta la sostanza dell avo materno morto senza un figlio
maschio ed offra due focaccie funebri, l una al padre, laltra
all avo materno.
133. Fra il figliuolo di un figlio e il figlio di una figlia -
maritata in tal guisa - non v a questo mondo differenza
alcuna, secondo la legge, poich il padre del primo e la
madre del secondo sono entrambi dello stesso uomo.
134. Se dopo che una figlia stata incaricata di generare
- per suo padre - un figlio maschio, nasce un figlio, a que
stuomo - la parte della successione sia eguale; non v diritto
di primogenitura per una donna.
135. Se una ragazza incaricata dal padre di generargli un
figlio, muore senza aver messo al mondo un maschio, il ma
rito di lei pu entrar in possesso della sua sostanza senza
esitazione.
136. Abbia o no la ragazza ricevuto l incarico suddetto
in presenza del marito - se essa ha un figfio da suo ma
rito della' sua stessa condizione, l avo materno, per la
nascita di questo figlio diventa padre di un figlio e questo
figlio deve offrire la focaccia funebre ed ereditar la sostanza.
137. Con un figlio un uomo s acquista i mondi - celesti -;
. con'il figlio di un figlio, ottiene l immortalit; con il figlio
del nipote, s inalza al soggiorno del sole.
138. Per il fatto che il figlio libera il padredal soggiorno
infernale detto Put, stato chiamato Puttra (salvatore
dallinferno) da Brahma stesso.
139. Nel mondo non vi alcuna differenza tra il 'figlio
di un'figliuolo e quello di una figlia -'incaricata della fun
zione suaccennata -; il figlio di una figlia libera lavo nel
l altro mondo, al pari del figlio di un figlio.
140. Il figlio di una ragazza maritata - per la ragione suac
cennata - offra la prima focaccia funebre alla madre, la
seconda al padre di sua madre, la terza al suo bisavo
materno. rT'
141. Quando un figlio dotato dogni virt stato dato
ad un uomo - nella maniera suesposta- questo figlio uscito
da unaltra famiglia, deve raccogliere tutta leredit.
142. Un figlio dato ad un altra persona non fa pi
parte della famiglia del padre naturale e non deve eredi
tarne la sostanza; la focaccia funebro segue la famiglia ed
il patrimonio; per quegli elio ha dato suo figlio, non v
pi oblazione funebre, che debba compiere questo figlio.
143. Il figlio di una donna non autorizzata ad aver figli
da un altro uomo ed il figlio generato dal fratello del marito
con una donna che ha un figlio maschio, non sono atti ad
ereditare, luno essendo figlio di un adultero, laltro es
sendo prodotto dalla lussuria.
144. Il figlio di una donna, anello autorizzata, che non
stato generato secondo le regole, non ha diritto alla
eredit paterna; peroh stato generato da un uomo de
gradato.
145. Ma il figlio generato secondo le regole prescritte -
da una donna autorizzata - dove ereditare, come un figlio
generato dal marito; perch - in questo caso - il seme ed
il prodotto appartengono di diritto al proprietario del
oampo.
1 146. Colui ohe prende sotto la sua cura i beni d ijin fra
tello morto e sua moglie, dopo aver procreato un figlio
per il fratello deve dare a questo figlio tutto ci che gli
spetta quando entra nel sedicesimo anno.
147. Quando im a donna senza essere autorizzata, ha un
figlio, por via di commercio sessuale - illegale - con il fra
tello del marito, od ogni altro parente, questo figlio nato
dallamore stato dichiarato dai saggi inabile ad ereditare
e nato invano.
148. Questa regola si deve intendere solo per le parti
zioni tra figli nati da donno della stessa classe; sappiate
ora quello che la legge stabilisce per i figli messi al mondo da
pi donne di classi differenti.
149. Se un Brahmano ha quattro mogli - delle quattro
classi - e se esse hanno tutte dei figli, udite quale la
regola prescritta nella divisione deredit.
150. Il servo dell aratro, il toro che serve a fecondare
le vacche, il carro, i gioielli o il principale appartamento
devono essere prelevati dall eredit e dati al figlio della
Brahmana, con una parte pi grande,' in causa della sua
superiorit.
151. Il Brahmano prenda tre parti^sul resto]'della suc
cessione; il figlio della Kchatriya prenda due parti; quello
della Vaisya, una parte e mezza; quello della Sdra, una
sola parte.
152. Oppure un uomo versato nella legge deve dividere
tutta la sostanza in dieci parti - senza prelevamenti - e far
una distribuzione legale, nel modo seguente:
153. Il figlio della Brabmana pigli quattro parti; il figlio
della Kchatrya, tre; il figlio della Vaisya, due; il figlio della
Sdra, una sola.
154. Ma un Brahmano abbia o no figli nati da donne
delle tre classi rigenerate - non pu, per logge, dare al figlio
di una Sdra pi della decima parte della sostanza.
155. Il figlio di un Brahmano, di un Kchatriya o dun
Vaisya nato da una Sdra non ammesso ad ereditare - a
meno che non sia virtuoso e sua madre non sia stata legit
timamente maritata - ma ci che il padre gli d gli appartiene.
150. Tutti i figli di Dvigia, nati da donne appartenenti
alla stessa classe dei mariti loro, devono partecipare egual
mente alla eredit, dopo che i pi giovani hanno data al
maggiore la parte prelevata.
157. E imposto a un Sdra di sposare una donna della
sua classe e non altri; tutti i figli che nascono da lei devono
aver delle parte uguali quand anche sieno in numero di
cento.
158. Di questi dodici figli degli uomini che Manu Sva-
yambhuva ha distinti, sei sono parenti ed eredi - della fa
miglia - e sei non eredi, ma parenti.
159. I l figlio generato dal marito in persona, il figlio di
sua moglie nato nel modo accennato (v. 59 e 60) un figlio
dato, un figlio adottato, un figlio nato clandestinamente,
da padre ignoto, un figlio rifiutato dai parenti naturali,
sono tutti i sei parenti ed credi della famiglia.
160. Il figlio d una ragazza non maritata, quello di una
donna sposata incinta, un figlio comperato, il figlio di una
donna maritata due volte, un figlio che si dato da s
stesso, il figlio di una Sdra, sono parenti tutti e sei, ma
non eredi.
161. L uomo che passa attraverso loscurit infernale
non lasciando dopo di s che dei figli spregevoli, ha la stessa
sorte di colui che passa un corso dacqua su una cattiva
barca.
162. Se un uomo ha per eredi della sua sostanza un tiglio
legittimo e un figlio dijm a moglie e di un parente, ognuno
dessi prenda possesso della sostanza del padre naturale,
l uno ad esclusione, dellaltro.
163. Il figlio legittimo di un uomo solo padrone della
sostanza paterna; ma per prevenire il male, assicuri agli
altri figli i mezzi di sussistenza.
164. Quando il figlio legittimo ha fatto la stima della
sostanza paterna, dia al figlio della donna e di un parente,
la sesta parte o la quinta, se virtuoso.
165. 11 figlio legittimo ed il figlio della sposa possono ere
ditare immediatamente la sostanza patema - nel modo so
praindicato - ma i dieci altri figli nellordine enunciato,
non ereditano che dei doveri di famiglia e di una parte della
successione.
166. Il figlio che un uomo genera egli stesso con la moglie
alla quale unito con il sacramento del matrimonio,
essendo legittimo, deve essere riconosciuto come il primo
per condizione.
167. Colui che generato, secondo le regole prescritte,
dalla moglie di un uomo morto, impotente o malato, au
torizzata a coabitare con un parente, detto tglio nato nel
campo del marito (della sposa).
168. Si deve riconoscere come figlio donato quello
che un padre ed una madre - per consenso mutuo - danno
facendo una invocazione alle divinit delle acque, a una
persona che non ha figli, se il fanciullo della stessa classe
di questa persona, e dimostra dell affezione.
169. Quando un uomo prende per figlio un fanciullo
della sua stessa classe, che conosce il vantaggio - dellos
servanza delle cerimonie funebri ed dotato di tutte le
qualit stimate in un figlio, questo chiamato tglio
adottivo.
170. Sejrn fanciullo viene al mondo in casa di qualcuno,
senza che'si sappia chi suo padre, questo fanciullo nato
clandestinamente nella casa appartiene al marito della
donna che lha messo al mondo.
171. Il fanciullo che un uomo riceve come suo figlio,
dopo che stato abbandonato dal padre e dalla madre, o
dalluno dei due, chiamato figlio ripudiato.
172. Quando una ragazza mette al mondo segretamente
un figlio nella casa del padre, questo fanciullo, che diventa
di colui che sposa questa ragazza,_deve esser chiamato figlio
di una ragazza.
173.Se una donna incinta si marita, sia o no conosciuta
la sua gravidanza, il maschio che essa porta nel suo grembo
appartiene al marito ed detto ricevuto con la sposa.
174. Il figlio che un. uomo desideroso di avere un figlio,
compera dal padre o dalla madre detto figlio comperato
gli sia uguale o no di buone qualit.
175. Quando una donna abbandonata dallo sposo, o ve
dova, rimaritandosi di sua voglia, mette al mondo un t
glio maschio, chiamato figlio di una donna rimaritata.
176. Se essa ancor vergine - quando si rim arita-ose dopo
aver abbandonato il marito, essa torna presso di lui, deve
rinnovare la cerimonia del matrimonio con lo sposo che essa
prende, in seconde nozze.
177. 11 fanciullo che ha perso il padre e la madre o che
stato abbandonato da essi, senza motivo, e che s'offre
spontaneamente a qualcuno, detto datosi da s stesso.
178. 11 fanciullo che un Brahmano genera per lussuria
con una donnff della classe servile, quantunque fruisca della
vita (prayan) come un cadavere (sava); perci chia
mato cadavere vivente (parasava).
170. Il figlio generato da un Sdra e da una donna sua
schiava, o dalla schiava donna del suo schiavo maschio, pu
ricevere una parte deHere.dit, se autorizzato - dai tigli
legittimi - ; tale la legge.
180. Gli undici figli che sono stati enumerati a cominciare
dal figlio della sposa, sono stati dichiaratii dai legislatori
atti a rappresentare successivamente il tiglio legittimo, per
. prevenire la cessazione della cerimonia funebre.
181. Questi undici figli cos ciiiamati perch possono
{essere sostituiti al tiglio legittimo, e devono la vita ad un
{altro uomo, sono realmente i tgli di colui che ha dato loro
;vita, e di nessun altro.
| 182. Se fra pi fratelli di padre e madre ve ne uno che
abbia un figlio, Manu li ha tutti dichiarati padri di un fan
ciullo per oagion di questo tglio - gli zi di questo fanciullo
non devono adottar altri figli - ; egli raccolga la loro eredit
e offra loro la focaooia funebre.
183. Se fra le mogli dello stesso marito, una d vita ad un
figlio, tutte per via di questo figlio, sono state dichiarate da
Manu, madri di un fanciullo maschio.
184. In mancanza di ognuno dei prjmi per ordine - di
questi undici figli - colui che segue, deve raccogliere lere
dit; ma se ne esistono parecchi della stessa condizione,
tutti devono aver la loro parte della sostanza.
185. Non sono n i fratelli, n il padre, n la madre, ma
i figli che devono ereditar dal padre; la fortuna di un uomo
che non lascia tgli corna al padre ed ai fratelli.
186. Si devono fare delle libazioni d acqua per i tre pr-
genitori; u n focaccia deve esser loro offerta; la quarta per
sona quella che offre ; la quinta non partecipa dell obla
zione.
187. Al sapinda appartiene l eredit; in mancanza, il
samnodaka, sar l erede, oppure il precettore o l allievo
spirituale del defunto.
188. In mancanza di tutte queste persone, dei Brahmani
versati nei tre libri sacri, puri e signori delle loro passioni,
sono chiamati ad ereditare; in questa guisa, i doveri funebri
non possono cessare.
189. La propriet dei Brahmani non deve mai tornar al
re: tale la regola stabilita, ma nell altre classi, in mancanza
d eredi, il re si metta in possesso della sostanza.
190. Se la vedova di un uomo m orto senza figli concepisce
un maschio coabitando con un parente, dia a questo figlio
ci che suo marito possedeva.
121. Se due figli nati dalla stessa- madre da due mariti,
sono in contestazione per il loro patrimonio che nelle mani
della madre, ognuno prenda possesso della sostanza pa
terna ad esclusione dell altro.
192. Alla morte della madre, i fratelli uterini e le sorelle
uterine nubili : si dividano in parti uguali la sostanza ma
terna, le maritate s abbiano un dono in proporzione.
193. Ed anche, se hanno figlie, conveniente donar loro
qualche cosa della fortuna della loro nonna materna, in
segno d affetto.
194. La sostanza particolare di una donna di sei specie:
ci che gli stato dato davanti il fuoco nuziale; ci ch e'gli
stato dato al momento della sua partenza per la casa del
marito; ci che gli stato dato in segno d affetto; ci che
essa ha ricevuto dal fratello, dalla madre, dal padre.
195. I doni che essa ha ricevuti dopo il matrimonio o
quelli che il marito le ha fatto per amicizia, devono apparte
nere dopo morte ai suoi figli, anche vivente il marito.
196. E stato deciso che tutto ci che-possiedo una giovine
donna maritata secondo il m odo di Brahma, dogli Bei, dei
santi, dei musici celesti, dei creatori, deve tornare al marito,
se essa muore senza lasciar posterit.
197. Ma ordinato che tutta la fortuna che ha potuto
esserle donata in un matrimonio secondo il modo dei cattivi
geni, o secondo i due altri modi, divenga lajparte del padre
e della madre se muore senza figliuoli.
198. Tutta la fortuna che pu essere.' stata donata in
qualsiasi tempo dal padre, ad una donna - che ha per marito
un Brahmano - deve tornare alla figlia di 'una Brahmana
o ai suoi figli.
199. Una donna non pu metter niente da parte per s
dei heni che sono comuni a lei ed a molti suoi parenti, cosi
come la fortuna del marito, senza permesso.
200. Gli ornamenti portati dalle donne durante la vita
dei mariti, non devono esser divisi dagli eredi dei mariti tra
loro: se ne fanno le parti, sono colpevoli.
201. Gli eunuchi, gli uomini degradati, i ciechi, i sordi
di nascita, i pazzi, gli idioti, i muti, gli storpiati, non sono
ammessi ad ereditare.
202. Ma giusto che ogni uomo assennato che eredita
dia loro, per quanto in suo potere, i mezzi di vivere e
vestirsi sino alla fine dei loro giorni: se non lo facesse, sa
rebbe malvagio.
203. Se, qualche volta, viene in mente all eunuco ed agli
altri di ammogliarsi, se essi hanno dei figliuoli, questi sono
abili ad ereditare.
204. Dopo la morte del padre, se il primogenito - vivendo
in comune con i fratelli - fa qualche guadagno col suo la
voro -, i giovani fratelli devono averne una parte se si ap
plicano allo studio della scienza sacra;
205. E se essi sono estranei allo studio della scienza e
guadagnano cos il loro lavoro, la parte dei profitti sia
eguale tra loro, poich ci non deriva dal padre: questa
la decisione di Manu,
206. Ma la ricchezza acquistata con il sapere, appar
tiene esclusivamente a colui che 1 ha acquistata, al pari
di una cosa data ad un amico, o ricevuta in occasione d un
matrimonio, o presentata come offerta d ospitalit.
207. Se uno dei fratelli in istato di accumulare sostanza
con la sua professione e non ha bisogno dei beni paterni
deve rinunciare alla sua parte dopo che gli stato fatto un
leggiero dono.
208. Ci che un fratello ha acquistato con le sue fatiche
senza nuocere alla sostanza paterna, non deve darlo altrui
contro voglia, poich egli lha acquistato con il suo lavoro.
209. Quando un padre giunge a riacquistare con i suoi
sforzi un bene ohe suo padre non aveva potuto riavere,
non lo divida contro voglia ai tgli poich da lui solo stato
acquistato.
210. Se dei fratelli, dopo essersi separati, si riuniscono
poi per vivere in comune, ie parti sieno eguali; non v in
questo caso diritto di primogenitura.
211. Se il primogenito od il pi aiovine di molti fratelli
privato dalla sua parte al momento della divisione o
se uno d essi viene a morire, non la loro parto conside--
rata come persa.
212. Ma i suoi fratelli uterini ohe hanno riunito lo loro
parti in comune e le sorelle uterine si riuniscano e dividano
tra di essi la parte.
213. Un primogenito che per cupidigia fa torto ai suoi
fratelli giovani privato della primogenitura della sua
parte e deve esser punito con un ammenda dal re.
214. Tutti i fratelli che sono dediti a qualche vizio per
dono il loro diritto all eredit, ma il maggiore non deve ap
propriarsi tutta la sostanza senza dar nulla ai fratelli.
215. Se dei fratelli vivendo in comune con il padre
uniscono i loro sforzi per una stessa impresa, il padre non
deve mai far parti ineguali dividendone i benefici.
216. Il figlio nato dopo una divisione, fatta vivente il
padre, prenda possesso della parto di suo padre oppure
se i fratelli hanno di nuovo riunite le loro parti alla sua,
divida ancora con essi.
217. Se un figlio muore senza prole - e sonza moglie -
la madre, o il padre, deve ereditarne i beni: se la madre
morta, la madre del padro, o l avo paterno, prenda que
sti beni.
218. Quando tutti i debiti e tutta la sostanza sono stati
convenientemente distribuiti secondo la legge, tutto ci che
viene trovato in seguito, deve esser diviso allo stesso modo.
219. Gli abiti, i carri, i gioielli, di poco prezzo, del riso
preparato, 1 acqua, di un pozzo, le schiave, i consiglieri
spirituali od i sacerdoti di casa, i pascoli del bestiame sono
stati dichiararti tali da non potersi dividere, devono per
esser usati come prima in comune.
220. La legge delle eredit e le regole che concernono i
figli, a cominciar dalla sposa, vi sono state esposte: sappiate
ora la legge che si riferisce ai giuochi d azzardo.
221. I giuochi e le soommesse devono esser proscritte
da un re, dal suo regno: queste colpevoli usanze determi
nano per i principi la perdita dol regno.
222. I giuochi e le scommesse sono furti evidenti: cosi
il re deve fare ogni sforzo per ostacolarli.
223. Il giuoco ordinario quello nel quale si usano og
getti inanimati - dei dadi si ohiama scommessa (samh-
waya) il giuoco nel quale si fanno agire esseri animati - come
dei galli, degli'arieti, preceduto da un impegno di denaro.
224. Colui che si dedica al giuoco o alle scommesse o
colui.che ne fornisce il mezzo - tenendo una casa di giuoco
- devono essere puniti con pene corporali dal re; al pari
dai Sdra che portino le insegne degli Dvigia.
225. I giuocatori, i danzatori, i cantanti pubblici, gli uo
mini che screditano i libri sacri, i religiosi eretici, gli uomini
che non compiono i doveri della loro classe, i mercanti di
liquori spiritosi, devono esser scacciati dalla citt.
226. Quando questi ladri segreti sono diffusi nel territorio
di un re. con le loro azioni perverse, tengono continuamente
in timore le persone oneste.
227. In altri tempi, in una creazione precedente, il giuoco
stato riconosciuto come un grande m otivod odio: per con
seguenza luomo saggio non deve dedicarsi al giuoco nem
meno per distrarsi.
228. Luomo, che in pubblico o in segreto si d al giuoco,
deve subire il castigo che al re piace d imporgli.
229. .Ogni uomo che appartenga alla classe militare,
commerciante; servile che non pu pagare un ammenda;
se ne liberer prestando l opera sua: un Brahmano la pa
gher a poco a poco.
230. La pena inflitta dal re alle doline, ai fanciulli, ai
pazzi, aHe persone in et, ai poveri, ai deboli sia - d esser
battuti con uno scudiscio, o con un ramo di bamb, o
di esser legati con delle corde.
231. Il re deve confiscare tutti i boni dei ministri, che in
caricati degli affari pubblici, acoesi d orgoglio per le loro
ricchezze, rovinano gli affari di quelli che li sottopongono
alle loro decisioni.
232. Il re metta a morte tutti quelli che mettono fuori
editti-falsi, quelli che determinano dei dissensi fra i ministri,
quelli che uccidono delle donne, dei fanciulli, dei Brahmani
e quelli che sono d accordo con i nemici.
233. Ogni affare che, in qualsiasi epoca, sia stato condotto
a termine e giudicato, se la legge stata seguita, deve essere
considerato dal re come chiuso: non lo faccia ricominciare;
234. Ma qualunque affare sia stato ingiustamente deciso
dai ministri o da' giudice, il re lo riesamini i li condanni
ad un ammenda di mille pana.
235. L uccisoro di un Brahmano, il bevitore di liquori
fermentati, l uomo che ha rubato oro ad un Brahmano,
e colui ohe ha contaminato il talamo del suo padre spiri
tuale, o del proprio padre, devono essere" considerati
come colpevoli di un gran delitto.
236. Se questi quattro uomini non ne fanno espiazione,
il re infligga loro un castigo corporale od un ammenda.
237. Per aver contaminato il letto del padre spirituale,
si imprimano sulla fronte del colpevole un marchio raffi
gurante le parti genitali di una donna; per aver bevuto li
quori spiritosi si imprima l insegna di un distillatore; per
aver rubato l oro del Brahmano un piede di cane, per l uc
cisione di un Brahmano , un uomo senza testa.
238. Non si deve n mangiare con questi uomini, n sa
crificare, n studiare, n legarsi in parentela: vaghino per
la terra in uno stato miserabile, esclusi da ogni dovere so^
ciale.
239. Questi uomini segnati dal marohio d infamia de
vono essere abbandonati dai parenti per via di padre e di
madre: non meritano n compassione n riguardi. Tale
l ingiunzione del Manu.
240. I delinquenti di tutte le classi che fanno l espia
zione prescritta dalla legge, non devono esser marcati in
fronte per volere del re: sieno soltanto condannati all am
menda pi alta.
241. Per i delitti sopra enunciati commessi da un Brah
mano, deve essergli infitta l ammenda media; oppure, se
ha agito con premeditazione, sia bandito dal regno e si
porti seco tutti i suoi beni e la sua famiglia.
242. Ma gli uomini delle altre classi ohe abbiano com
messo questi delitti senza premeditazione, devono perdere
tutti i loro beni ed essere esiliati od anche messi a morte
se il delitto stato premeditato.
243. Un principe virtuoso non s appropri la sostanza di
un gran delinquente; se per cudidigia se ne impadronisce,
si macchia di quel delitto.
244. Avendo gettato questa ammenda nell acqua, la
offra a Varuna oppure la dia ad un Brahmano virtuoso,
d otto nella Sacra Scrittura.
245. Varuna il Signore del castigo, stende il suo p o
tere fino sui re ed un Brahmano giunto al termine^degli
studi sacri il signore dell universo.
240. Dovunque un re s astiene dal prender per s la so
stanza dei delinquenti, nascono, nel tempo stabilito,*gliuo-
mini destinati a fruire di una lunga esistenza;
247. Il grano degli agricoltori vi cresce in abbondanza,
come stato da essi seminato; i fanciulli non' muojonc,
ancor piooini, e non nasce alcun mostro.
248. Se un Sdra si diverte a tormentare dei Brahmani,
il re lo punisca per mezzo di diversi castighi corporali,
atti ad ispirar terrore.
249. Si considera altrettanto'ingiusto da parte di un re
il lasciar libero un colpevole quanto il condannare un in
nocente: la giustizia consiste nell applicar la pena confor
memente alla legge.
230. Le regole secondo le quali si deve decidere negli af
fari giudiziari, fra due contendenti, vi sono state esposte
in diciotto capi.
251. Un re che compia con tanta perfezione i doveri im
posti dalla legge, deve cercare conciliandosi l affetto dei
popoli di possedere i paesi che non gli sono soggetti e di
reggerli convenientemente quando li ha in suo potere.
252. Essendo stabilito in una regione fiorente ed avendo
edificate delle fortezze per la difesa, sapendo i precetti del
l arte, faccia i pi grandi sforzi per toglier le spine (per estir
pare gli scellerati).
253. Proteggendo gli uomini che operano onorevolmente,
punendo i cattivi, i re che hanno per unico pensiero fa fe
licit dei popoli, giungono al paradiso;
254. Ma quando un re riceve le entrate reali senza atten
dere alla repressione dei ladri, i suoi stati sono agitati da
sommosse, ed egli viene escluso dal soggiorno celeste.
255. Al contrario quando il regno di un principe posto
sotto la salvaguardia del suo braccio potente, gode di una
intima sicurezza, questo stato prospera senza tregua, come
un albero che si inaifia con cura.
256. Il re valendosi de suoi occhi come spie, distingua
bene le due specie di ladri: quelli, mostrandosi in pub
blico, questi, stando nascosti, rubano l avere altrui.
275. I ladri pubblici sono quelli che vivono vendendo
diverse cose in modo fraudolento, i ladri nascosti sono
quelli ohe si introducono segretamente in una casa, i bri
ganti che stanno nelle foreste ed altri.
258. Gli uomini che si lasciano corrompere dai doni, quelli
che estorcono danaro con minacoie, i falsificatori, i giuoca-
tori, quelli che predicano la buona ventura, la falsa gente
onesta, i chiromanti;
259. Gli ammaestratori di elefanti ed i ciarlatani che non
fanno ci che promettono di fare, gli uomini ohe esercitano
a torto le arti liberali e le astute meretrici;
260. Sono, con altri ancora, i ladri che si mostrano in
pubblico: il re sappia distinguerli, a questo mondo, al pari
degli altri che si nascondono per compiere l opere loro.
gente spregevole che porta le insegne delle persone o-
norate.
261. D opo averli scoperti, con il soccorsogli "persone fi
date, travestite in modo da esercitare - apparentemente -
la stessa loro professione e con spie sparse da ogni parte
li attiri nelle sue mani;
262. Dopo aver proclamato completamente le cattive
azioni di ognuno di questi miserabili, il re infligga loro una
pena esattamente proporzionata alle loro pratiche, alle fa
colt loro.
263. Senza il castigo impossibile reprimere i delitti dei
ladri, che hanno perverse intenzioni e si spargono, fur
tivamente in questo mondo.
264. I luoghi frequentati, le fontane pubbliche, i forni,
le case di tolleranza, le botteghe di distilleria, le case di
albergo, i quadrivi, i grandi alberi sacri, le adunanze, gli
spettacoli;
265. Gli antichi giardini reali, le foreste, le case degli ar
tigiani, le oase deserte, i boschi, i parchi:
266. Sono appunto i luoghi che, al pari d altri di questo
genere, il re deve far sorvegliare da sentinelle e da pattuglie
e da spie, per tener lontano i ladri.
267. Con il mezzo di spie abili, che abbiano fatto il ladro,
e si associno con i ladri, li accompagnino e sieno al fatto
delle loro abitudini, li scopra e li facoia uscire dai loro na
scondigli.
268. Con i diversi pretesti di un banchetto com posto di
pietanze delicate, di un colloquio con un Brahmano, o di
uno spettacolo di esercizi di abilit, le spie cerchino di riunir
tutti questi uomini.
269. Il t S si impadronisca apertamente con la^forza di
coloro che - pel timore di essere arrestati - non vanno a
queste riunioni, e di quelli che si sono accordati con i vec
chi ladri al servizio del re e non s uniscono al momento
stabilito; li metta a morte al pari degli amici e dei parenti
per via di padre e di madre, che sono d intelligenza con
loro.
270. Un principe giusto non faccia morire un ladro, a
meno che non lo sorprenda in flagrante; se lo si prende con
ci che ha rubato e con gli strumenti, di cui si servito, lo
faccia morire senza esitazione.
271. Condanni parimenti a morte tutti quelli che nei
villaggi e nelle citt danno oibo ai ladri, forniscono loro
degli strumenti, e offrono loro un asilo.
272. Se gli uomini che sono incaricati della guardia di
certi luoghi, o di quelli del vicinato che sono stati designati,
restano neutrali durante gli attacchi dei ladri, il re li punisca
essi pure come ladri.
273. Se l uomo che vive compiendo per altri pratiche
di piet, si allontana dal suo dovere, il re lo punisca seve
ramente con un ammenda, come un miserabile che trascura
il suo dovere.
274. Quando ur villaggio saccheggiato dai ladri, quando
delle dighe sono rotte o dei briganti si mostrano sulla
strada maestra, quelli che non corrono tosto al soccorso
devono essere esiliati con le loro sostanze.
275. Il re faccia punire con diversi supplizi le persone
che rubano il suo tesoro, o rifiutano di ubbidirgli, al pari
di coloro che incoraggiano il nemico.
276. Se dei ladri, dopo aver fatto un buco nei muro, com
mettono un furto di notte, il re comandi di impalarli su un
asta acuta, dopo aver loro fatto tagliar le mani.
277. Faccia tagliar due dita ad un disfaoitor di nodi (una
borsajuolo) se la prima volta; ad un recidivo, un piede
ed una mano; - se colto - per la terza vlta, lo oondanni
a morte.
278. Coloro che danno ai ladri del fuoco e del cibo, forni
scono loro delle armi o l alloggio, e nascondono gli oggetti
rubati, devono essere puniti'dal re come ladri.
279. Il re faccia annegare nell acqua colui che rompe
la diga di uno stagno o gli faccia tagliar la testa; se il colpe
vole ripara al danno, sia condannata all ammenda pi
alta.
280. Il re deve far perire senza esitazione quelli che pra
ticano un buco nel palazzo del tesoro pubblico, nell arsenale,
o in una cappella, o che rubano degli elefanti, dei cavalli
o dei carri, appartenenti al re.
281. L uomo che rivolge a suo profitto l acqua di un an
tico stagno oppure arresta la corrente di un ruscello, deve
esser condannato a pagar l ammenda di primo grado.
282. Colui che deposita le sue immondizie sulla strada
del re, senza una necessit urgente, deve pagare due kr-
ch&pana e pulir subito il luogo che ha sporcato.
283. Un malato, un vecchio, una donna incinta, un fan
ciullo devono soltanto essere rimproverati e ripulire il
posto: questo l ordine.
284. Tutti i medici ed i chirurgi che esercitano male le
arti loro meritano una ammenda, che deve essere di primo
grado por casi riferentisi a degli animali, di secondo grado
per degli uomini.
285. Colui che m ina un ponte, un insegna, una palizzata
o degli idoli, deve riparare il guasto-e pagare cinquecento
pana.
286. Per aver mescolato mercanzie di oattiva qualit
con altre di buon pregio, per aver bucato delle pietre pre
ziose, per aver forato malamente delle perle si deve subir
l ammenda di primo gfado, e pagar il danno.
287. Colui che d a dei compratori che pagano lo stesso
prezzo merce differente di qualit e colui che vende la stessa
merce a prezzi differenti, devono pagar la prima ammenda
o l ammenda media.
288. Il re ponga tutti i prigionieri sulla pubblica via af
finch i delinquenti, afflitti e schifosi, sieno esposti agli
sguardi di tutti.
289. Bandisca immediatamete oolui che abbatte un muro,
colui che colma dei fossati, colui ohe infrange delle porte.
290. Per tutti i sacrifici di cui lo scopo di far perire un
innocente, una ammenda di duecento pana deve esser ini*
posta, al pari di tutti gli soongiuri magici ed i sortilegi di
ogni sorta, quando questi atti di perversit non sono riusciti.
291. Colui ohe vende del cattivo grano come buono, o
che mette il miglior grano sopra per nascondere il cattivo,
e colui che distrugge i segni di confine, devono subire un ca
stigo che li sfiguri;
292. Ma il pi perverso di tutti i furbi un orefice che
commette una frode: il re lo faccia tagliar a pezzi con il
rasojo.
293. Per un furto di strumenti agricoli, d armi, di medi
camenti, il re applichi una pena avendo riguardo al tempo
ed alla utilit degli oggetti.
294. Il re, il suo consiglio, la capitale, il territorio, il te
soro, l armata e gli alleati suoi, sono le sette parti di cui il
regno composto che perci detto com posto di sei mem
bri (Sapt&nga).
295. Fra le sette membra di un regno, cos indicate per
ordine, si deve considerare la rovina dei primo come una
calamit pi grande di quella del secondo dell enumerazione
e cos via.
'296. Fra i sette poteri di cui la riunione forma quaggi
un regno e che si sostengono reciprocamente come i tre ba
stoni di un devoto ascetico, non vi superiorit alcuna nata
dalla preminenza delle qualit.
297. Tuttavia certi poteri sono pi stimati per certi atti
ed.il potere per cui un affare messo in esecuzione prefe
ribile in questo affare particolare.
298. Servendosi di emissari, spiegando la sua potenza,
occupandosi di affari pubblioi, il re cerchi sempre di cono
scere la forza sua e quella del nemico.
299. Dopo aver considerato maturamente le calamit
ed i disordini, e la loro importanza relativa, metta in ese
cuzione ci che ha risoluto.
300. Ricominci le sue operazioni pi volte, per stanco
che egli sia, perch la fortuna segue sempre l uomo intrapren
dente e perseverante.
301. Tutte le epoche chiamate Krita, Tret, Dwapara e
Kali, dipendono dalla condotta del re: intatti il re detto
- rappresentare - una di queste et.
302. Quando dorme, l epoca Kali; quando si sveglia
la Dwpara; quando opera energicamente, l epooa Tret;
quando fa del bene, la Krita.
303. Un re, con la sua potenza e le sue opere, deve m o
strarsi emulo di Indra, d Arka, di Yama, di Varuna, di
Tchandra, di Agni, di Prithivi.
304. Allo stesso modo che durante i quattro mesi delle
pioggie, Indra versa abbondante l acqua dal cielo, oos il
re imitando gli atti del Signor delle nubi, spanda sui popoli
una pioggia di benefci.
305. Allo stesso modo che per otto mesi Aditya assorbe
l acqua con i suoi raggi, cos il re tragga dal suo regno le en
trate legali con un atto simile a quello del sole.
306. Come llaruta entra e si muove per tutte le creature
cos il re, al pari del Dio del vento, deve penetrare dovunque
per mezzo dei suoi satelliti.
307. Come Yama, quando il tempo venuto, punisce a-
mici e nemici, cos il re punisca i sudditi seguendo l esempio
del re infernale.
308. Come Varuna non manca mai d avvolgere il colpe
vole nei suoi vincoli, cos il principe condanni il cattivo
alla prigione, ad imitazione del Dio delle acque.
309. Il re, vedendo il quale i sudditi provano tanta gioja
quanto a riguardar il disco di Tchandra nel suo massimo
splendore, rappresenta il. Reggente della luna.
310. Sia sempre armato di corruccio e di energia contro
i delinquenti, sia senza piet contro i malvagi ministri,,
e compir cos le funzioni d Agni.
311. Come Dhara porta egualmente tutte le creature,
cos il re che sostiene tutti gli esseri compie un ufficio simile
a quello della Dea della terra.
312. Applicandosi senza tregua a questi ed altri doveri,
il re raffreni i ladri che sono nei suoi Stati e quelli che vi
vono nel territorio degli altri principi, e vengono ad infe
stare il suo.
313. In qualsiasi sventura si trovi, si deve guardar dal-
l irritare i Brahmani - portandone via le sostanze -; una
volta irritati essi distruggerebbero tosto il suo esercito ed
i suoi equigaggi con le imprecazioni e i sacrifici magici.
314. Chi potrebbe non esser distrutto dopo aver eccitati)
la collera di coloro per la maledizione dei quali il fuoco
condannato a divorar tutto, l oceano a volgere le sue onde
amare, e la luna a veder la sua luce spegnersi e rinascere
alternatamente? ^
315. Qual il principe che potrebbe prosperare oppri
mendo coloro che, nel loro cordoglio, potrebbero formar
altri mondi ed altri reggenti dei mondi e cambiare gli Dei
in mortali?
316. Quale uomo desideroso di vivere vorrebbe far torto
a quello per soccorso dei quali, il mondo e gli Dei sussistono
perpetuamente, a quelli che hanno per ricchezza la scienza
divina?
317. Dotto od ignorante, un Brahmano una divinit
potente, come una possente divinit il fuoco; consacrato
o no.
318. Dotato di puro splendore, il fuoco, anche nei luo
ghi dove si bruciano i morti, non contaminato e fiammeggia
attivamente nei sacrifici quando vi si spando sopra il burro
chiarito.
319. Cos anche quando si sieno dedicati a vili uffici i
Brahmani devono essere sempre onorati; essi hanno in s
qualche cosa di supremamente divino.
320. Se uno Kcliatriya inveisce con insolenze contro i
Brahmani in ogni circostanza, il Brahmano lo punisca -
con la maledizione e gli scongiuri - perch lo Kchatriya
trae la sua origine dal Brahmano.
321. Dall acqua procede il fuoco; dalla classe sacerdo
tale la militare; dalla pietra, il ferro; il loro potere che tutto
penetra si spunta contro quello che li ha prodotti.
322. Gli Kchatriya non possono prosperare senza i Brah
mani; i Brahmani non possono elevarsi senza gli Kcha
triya: unendosi la classe sacerdotale e la militare, si inalzano
in questo e nell'altro mondo.
323. Dopo aver dato ai Brahmani tutte le ricchezze ri-
cavate dalle ammende legali, il re - quando s appresta al
fine della vita - lasci a suo figlio la cura del regio, vada a
cercar la morte in battaglia, o si lasci morir di fame, se non
v guerra.
324. Operando nel modo prescritto, applicandosi ai do
veri di un re, il monarca ingiunga ai suoi ministri di lavo
rare per la felicit del suo popolo.
325. Queste sono le regole antichissime riferentesi alla
condotta dei principi, esposte senza omissione: si sappiano
ora quali sono le regole riguardanti la classe commerciante
e la servil.
326 II Vaisya, dopo aver ricevuto il sacramento - lin
vestitura del cordone sacro - ed aver sposata una donna-
delia sua classe - deve attendere con assiduit alla sua pro
fessione ed alleAare il bestiame.
327. Infatti il Signore delle creature dopo aver prodotto
gli animali utili, ne confid la cura al Vaisya e pose tutta
la razza umana sotto la tutela del Brahmano e dello Kcha
triya.
328. Non venga mai in mente ad un Vaisya di dire: Io
non voglio pi aver cura del bestiame; e quando disposto
ad occuparsene nessun altro uomo non deve mai prenderne
oura.
329. Sia ben informato del rialzo e del ribasso delle pie
tre preziose, delle perle, del corallo, del ferro, dei tessuti,
dei profumi, dei condimenti;
330. Sia bene esperto del modo in cui si devono semi
nare i cereali, e delle buone e cattive qualit di terreno;
conosca cos perfettamente il sistema dei pesi e delle
misure;
331. La bont o i difetti delle mercanzie, i vantaggi e
gli svantaggi delle differenti regioni, lutile o la perdita pro
babile nella vendita degli oggetti ed il modo d accrescere
il numero del bestiame.
332. Deve conoscere le paghe che si devono dare ai
servi e i differenti linguaggi degli uomini, le migliori pre
cauzioni da prendersi per conservar le merci, e tutto ci
che si riferisce alla compera ed alla vendita,
333. Faccia i pi grandi sforzi per accrescer la sua for
tuna, nei modi legali, ed abbia cura di dar cibo a tutte le
creature umane.
334. Una obbedienza cieca agli ordini dei Brahmani ver
sati nella conoscenza dei libri sacri, capi di famiglia e sti-
m ati'per la loro virt, il dovere principale di un Sdra,
e gli procura la felicit.
335. Un Sdra, puro, soggetto alla volont delle classi
superiori, dolce nel parlare, esente da arroganza, che presti
special attenzione ai Brahmani, ottiene una rinascita di
condizione pi elevata.
336. Queste sono le regole propizie che si riferiscono alla
condotta delle quattro classi, quando non si trovano nelle
calamit; imparate ora, ordinatamente, quali sono i doveri
nelle circostanze difficili.
LIBRO X.

Classi miste: tempi di calamit


1. Lo tre classi rigenerato perseverino nei loro doveri,
studino i Libri Sacri; ma li spieghi loro un Brahmano e
non un membro delle altre classi: tale la decisione.
2. Il Brahmano deve conoscere i mezzi di sussistenza
prescritti dalla legge a tutte le classi: li esponga agli altri
e vi si conformi.
3. Per la sua progenitura, per la superiorit della sua
origine, per la conoscenza perfetta dei Libri Sacri, e per la
distinzione della loro investitura, il Brahmano il signore
di tutte le classi.
4. Le classi sacerdotale, militare, commerciante, sono
rigenerate tutte e tre; la quarta, che la classe servile,
non ha che una nascita sola; non v una quinta classe.
5. In tutte le classi, quelli soltanto che sono nati nel
lordine diretto da donne eguali ai mariti sotto il rapporto
della classe, e vergini, al momento del matrimonio, devono
essere considerati appartenenti alla stessa classe dei loro
genitori.
6. I figli generati da Dvigia ammogliati con donne ap
partenenti alla classe che segue alla loro, sono stati dichia
rati dai legislatori simili ai loro padri, ma non della stessa
classe, e disprezzabili in causa della inferiorit originaria
delle madri loro (1).
7. Questa la regola antichissima per i figli nati da donne1

(1) Sono fletti i figli di tal fatta Murdabbichikta, Matchya e Karana.


21 primo, come detto nel Commentario, figlio d'un Brahmano e dan i
Kchatrya, ha per mestiere dinsegnar a guidare un elefante, un cavallo,
un carro e luso delle armi; il secondo, figlio di uno Kchatrya e duua
Yaisya, dinsegnar la danza, la musica, Gastronomia; il Karana, nato
da un Vasya e da una Sudra, di servire i prncipi.
appartenenti alla classe che segue immediatamente quella
dei loro mariti; per i figli nati da donne la classe delle quali
separata da quella dei loro mariti, da una o due classi,
intermedie, ecco la regola legalo:
8. Da un Brahmano con una ragazza Vaisya nasco un
figlio detto Ambachtha; con un Sdra, un Nichda detto
anche Prasava.
9. Da uno Kchatriya con una Sdra nasce un essere
chiamato Sugra, feroce nelle opere sue, che si eompiaoe
della crudelt, che partecipa della natura della classe ser
vile e della classe guerriera.
10. I figli di un Brahmano con donne appartenenti alle
tre classi inferiori (1); quelli duno Kchatriya con donne delle
due classi seguenti (2); quello di un Vaisya con una donna
della classe di poi (3); sono consid'- i tutti e sei come
apasadas (vili) rispetto agli altri *1
11. Da uno Kchatriya e aa una ragazza Brahmana
nasce un figlio detto Sta; da un Vaisya con donne apparte
nenti alle classi militare e sacerdotale, nascono due figli
detti Mgadha e Vaideha.
12. Da un Sdra con donno appartenenti alla classe
commerciante, militare e sacerdotale, nascono dei figli
prodotti dal miscuglio impuro delle classi, e sono l Agoyava.
lo Kchattri e lo Tchandala che l ultUno degli uomini.
13. Come l Ambachtha e lUgra nati nellordine di
retto (4), con una classe di mezzo, sono considerati dalla
legge tali che possono essere toccati senza contrarre impu
rit; cos lo Kchattri ed il Vaideha (5), nati nell ordine in
verso, lo possono.
14. I figli di Dvigia gi menzionati e nati Dellordine
diretto, da donne di cui la classe viene immediatamente
dopo quella dei mariti, o separatene da una o du; classi
intermedie, sono distinte, secondo il grado dinferiorit
della nascita delle loro madri, sotto il nome di Anantara,
di Ekantara, di Dwyantara.
15. Da un Brahmano oon una ragazza gra generato
un Avrita; oon una Ambaohtha un Abhira; con una Avo-
gavi un Dhigvana.2 5
4
3
1
(1) Il Murdabrehikta, rAmbachta il Nichada,
(2) Il Maichya e lUgra.
(3) Il Karana.
(4) L ordine diretto relativamente alle classi dal Brahmano al Sdra,
lordine inverso dal Sdra al Brahmano.
(5) Il primo nato daHunione di nn Sdra ed una Kchatriya. il se
condo da un Vasya ed una Brahmana.
16. L Avogava. lo Kchattri e lo Tchandala, che l ul
timo degli uomini, nascono da un Sdra nell ordine in
verso a ll e classi e tutti e tre sono esclusi dal compimento
nelle cerimonie funebri in onore dei Mani.
17. Il Mgadha ed il Vaideha, nati da un Vaiiya ed il
Sta soltanto, nato da u d o Kchatriya, egualmente nel
l ordine inverso, sono tre altri figli esclusi.
18. Il figlio di ud Nichada (1) e di una Sdra appartiene
alla razza dei Pukkasa, ma il figlio di un Sdra e di una
Nichadi detto Kukkutaka.
19. Colui che nato da uno Kchattri e da una Ugra
detto Swapaka; colui che generato da un Vaiaha ed una
Anibachti chiamato Vena.
20. Il figlio che gli Dvigia generano con donne delia loro
classe, senza compiere poi le cerimonie - quella dell investi
tura - privati del sacramento conferito dalla Svitr, sono
ohiamati Vratya (scomunicati).
21. Da un Brahmano cos scomunicato nasce un tglio
di carattere perverso chiamato, a seconda dei luoghi, Bhur-
giakantaka. Avantya, Vtadhana, Puchpadha, o Saikha.
22. Uno Kchatriya scomunicato genera un figlio chia
mato Gihalla, Malia, Nitchhivi, Nata, Karana, Khasae
Dravira.
23. Da un Vaisya scomunicato nasce un figlio detto Su-
dhawwa, Tcharya, Karucha, Vigianama, Manrae Stwata.
24. Il miscuglio illecito delle classi, i matiimon contrari
alle regole, lomissione delle cerimonie prescritte, sono l o
rigine delle classi impure. *
25. Io vi esporr chiaramente quali individui sieno pro
dotti dalle razze miste, che s uniscono tra di loro nell or
dine diretto e nellordine inverso.
26. Il Sta, il Vaideha, lo Tchandala che l ultimo dei
mortali, il Magaoha, lo Kchattri e lAyogava.
27. Generano tutti e sei dei figli simili con donne della
loro classe, con donne della stessa classo che le madri loro,
con donne delle classi alte e con donne della classe servile.
28. Come un figlio atto alla seconda nascita pu nascere,
nell ordine diretto, da un Brahmano e da una donna appar
tenente alla seconda ed alla terza delle tre classi rigenerate,
al pari che da una donna della sua classe, cos fra gli uomini
vili - cio tra il figlio di un Vaisya e di una Kchatriya; il
figlio di un Vaisya e di una Brahmana ed il figlio]di uno Kcha-1

(1) Nato da un Brahmano ed una Sudra.


triya e duna Brahmana - non vi pu essere questione di
priorit.
29. Queste sei persone unendosi tra di loro con donne
della stessa razza, generano un gran numero di razze abjette
o spregevoli, pi infami di quelle donde sono usciti.
30. Come un Sdra genera con una donna della classe
sacerdotale un figlio pi vile di lui, cos uno di questi esseri
vili con una donna di qualsiasi delle quattro classi, pure,
genera un figlio ancor pi vile di lui.
31. Le sei classi abjette unendosi in connubio tra di
loro, in ordine inverso (1), generano quindici classi ancora
pi abjette e pi vili.
32. Un Dasya unendosi ad una Ayogavi genera un
Sairindbra che sa vestire il suo padrone, compie mansioni
servili, pur non essendo schiavo, e si procura anche di che
sostentarsi con tendere dei lacci alle bestie feroci.
33. Un Vaideha genera con una Ayogavi un Maitreyaka
dalla voce melliflua, che fa il mestiere di lodar gli uomini
possenti c suona una campana al levar dell aurora.
34. Un Nichada con una Ayogavi d vita ad un Slar
gava o Dasa, che vive facendo il barcajuolo ed chiamato
Kaivarta dagli abitanti d Aryavarta.
35. Queste tre persone di vile nascita: il Sairindhra, il
Maitreyaka ed. il Slargava, sono generati da donne Ayo
gavi che portano gli abiti dei morti, sono disprezzate e
mangiano cibi proibiti.
36. Da un Nichada e da una Vaidelii nasco un Krvara,
conciapelli di forestiere; da un Vaideha con una Krvar
od una Nichadi nascono un Andhra od un Sieda, che devono
vivere fuori del villaggio.
37. Da uno Tchandla e da "una Vaidehi nasce un Pau-
dosupka, che si guadagna il suo sostentamento lavorando
il bamb: da un Nichada c da una Vaidehi un Ahiudika-che
esercita l professione del carceriere.
38. Da uno Tchandala e da una Pukkasi nasce un So-
paka, che ha per mestiere il suppliziare i delinquenti, mise
rabile esposto senza tregua al disprezzo della gente dabbene.
39. Una Nichadi, unendosi ad uno Tchandla, mette al
mondo un figlio chiamato Antyavasayi, che servo nel
luogo dove si bruciano i morti, spregiato persino dagli
uomini pi spregevoli.1

(1) L ordine diretto va dal Snta allo Tehaudala, linverno da questo


a quello.
40. Queste razze, uscite dal miscuglio impuro delle classi
0 designate dal padre e dalla madre, sieno nascoste o no,
devono essere conosciuto dalle loro occupazioni.
41. Sei figli, tre generati da donne della stessa classe
dei mariti loro, e tre nati da donne appartenenti alle classi
rigenerate che seguono, possono compiere i doveri degli
Dvigia e ricovere l investitura; ma i figli nati nell ordine
inverso, di cui la nascita vile, sono eguali, rispetto al do
vere, a dei semplici Sdra.
42. Per il potere dello loro penitenze, per il merito dei
padri loro, possono tutti, in ogni et, pervenire quaggi
fra gli uomini ad una rinascita pi elevata, come anche
possono essere avviliti ad una condizione inferiore.
43. Per l omissione dei sacramenti ed il non frequentare
Brhmani, le seguenti razze di Kehatriya sono discese per
gradi alla condizione dei Sdra.
44. I Pudraka, gli Odra, i Dravida, i Kmbogia, gli
Yavana, i Saka, i Srada, i Palliare, gli Tohina, i Kirta,
1 Darada, i Khasa (1).
45. Tutti gli uomini generati dalle razze che traggono
la origine loro dalla bocca, dal braccio, dalla coscia e dal
piede di Bralima, ma ohe sono stati esclusi dalle loro classi
per aver trascurato i loro doveri, sono chiamati Dasyu
(ladri), sia che essi parlino il linguaggio dei Mletecha (bar
bari), e sia quello degli Arya (uomini onorevoli).
F' 46. I tgli di Dvigia, nati dall unione dello lassi nell or
dine diretto e quelli che sono nati nellordine inverso,
non devono acquistarsi di che vivere cho esercitando la
professir. diCwidja..
s 47. I Suta devono governare i cavalli e menare i carri;
gli Ambachtha, praticar la medicina; i Vaideha, badar alio
donne; i Magadha viaggiare per le necessit del commercio;
48. 1 Nichada, dedicarsi alla pesca; gli Ayogava eser
citar la professione del carpentiere; i Meda, gli Audhra, i
Tchuntchu e i Magdu (2) far la guerra agli animali delle
foreste;
49. Gli Kchattri, gli Ugra, i Pukkava ad uccidere o pren
ci) Si voluto trovare il riavvicinamento tra unenti nomi del codice
e le popolazioni circondanti lIndostan: ma vi sono nnoora troppi dubbi
porch sia lecito farne un cenno completo. Basti dire olio i Xahalva sa
rebbero gli antichi Persiani, i Dravidi gli abitanti al sud del (Joromandel,
i larada, i l aropamisi; i Darada, i Kurdi; gli Yavana,. gli foni de-
l Asia.
(l) Sono originati, rispettivamente, da un Bfalunauo con una Vatdolii
ed una Ugra.
dere gli animali che vivono nei buchi; i Dhigvana a conciar
le pelli; i Vena a suonare i diversi istrumenti musicali.
50. Questi uomini pongano la loro sede appiedi dei
grandi alberi consacrati; vicino ai luoghi in cui si bruciano
i morti, presso le montagne e i boschi, sieno conosciuti
da tutti e vivano del loro lavoro.
51. La dimora degli Tchandala e degli Swapcha deve
esser fuori del villaggio; non possono avere dei vaM intieri
e non devono possedere che degli asini e dei caDi.
52. Portino per abiti le vesti dei morti; per piatti, delle
pentole rotte; per ornamento, del ferro; vadano senza tregua
da un luogo all altro.
53. Nessun uomo fedele ai suoi doveri, abbia rap
porti con essi; non devono aver affari Be non tra loro e non
contrarre matrimoni che con i loro simili.
54. Il cibo che essi ricevono, sia dato in cocci di vaso,
per mano dun servo; non vaghino di notte per la citt.
55. Vi vengano di giorno per i loro bisogni, segnati con
i distintivi prescritti dal re, e sieno incaricati di traspor
tare la salma di un uomo che muore senza lasciar parenti:
tale la legge.
56. Traggano a morte, dietro l ordine del re, i delinquenti
condannati con sentenza legale e si prendano gli abiti, i
letti e gli ornamenti di coloro che hanno giustiziato.
57. Si deve riconoscere da queste opere l uomo che ap
partiene ad una classe vile, che nato da una madre spre
gevole, ma non ben conosciuto ed ha l apparenza di un
uomo donore, quantunque non sia tale in realt.
58. La mancanza di sentimenti nobili, l asprezza di pa
role, la crudelt e loblio dei doveri, denotano quaggi
l uomo che deve la vita ad una madre degna di disprezzo.
> 59. Un uomo di nascita abietta eredita il carattere
perverso del padre e della madre o dentrambi; non pu
mai nascondere la sua origine.
60. Per quanto sa distinta la famiglia di un uomo,
se egli deve la vita ad una mescolanza di classi, partecipa
in un grado pyi o meno intenso delle tendenze dei suoi
genitori.
61. L abbandonar la vita senza speranza di ricompensa
per la salute di un Brahmano, di una vacca, di una donna,
di tm fanciullo, fa pervenire al cielo gli uomini di vile nascita.
>^,63. Astenersi daljiar del male, dire sempre la verit,
guardarsi dal ju rto, esser.puro, raffrenare gli organi, sono
in breve i doveri prescritti da Manu allo quattro classi.
64. Se la figlia di un Sudra e di un Brahmano unendosi
ad un Brahmano genera una figlia che sunisca ad un Brah
mano e cos di seguito, la classe infima salir alla condi
zione pi distinta alla settima generazione.
65. Un Sudra pu cos elevarsi alla condizione di Brah
mano e un Brahmano discendere a quella di Sudra per
successione di matrimoni: la stessa cosa pu aver luogo
per la linea di uno Kchatriya o per quella di un Vaisya.
66. Se vi dubbio relativamente alla preferenza fra
luomo che stato generato da un Brahmano per piacer
suo, con una donna della classe servile non maritata, e
quello che deve la vita ad una donna Brahmana e ad un
Sudra:
67. Colui che stato generato da un uomo onorevole e da
una donna vile, pu rendersi onorevole per le sue qualit;
ma colui che stato generato da una donna di nobil classe
e da un uomo vile, deve esser stimato come vile: tale la
decisione.
68. Tuttavia dalla legge stato determinato che questi
individui non debbano ricevere il sacramento della inizia
zione; il primo a causa della inferiorit di sua madre, il
secondo in causa dellordine delle classi turbate.
69. Come un buon seme che germoglia in buon terreno
si sviluppa perfettamente, cos colui che nato da un buon
padre e da una buona madre degno di ricevere i sacra
menti.
70. Alcuni saggi vantano a preferenza, il seme; altri il
campo; altri apprezzano ed il campo ed il seme: eccovi la
decisione.
71. Il seme, sparso in suolo ingrato, si distrugge senza
produrre nulla; un buon terreno sul quale non s gettato
nessun seme soltanto uno sthandila (terreno preparato
per il sacrifizio: vale completamente nudo >>).
72. Ma poich, per leccellenza delle virt dei loro padri,
persino i figli di animali selvaggi sono divenuti santi uomini
onorati e glorificati, per questa ragione il potere mascolino
ha la preminenza.
73. Dopo aver paragonato un Sudra, il quale compie
i doveri delle classi onorevoli e un uomo delle classi rigene
rate che opera come un Sudra, Brahma stesso ha detto;
Non sono n uguali n ineguali.
74. I Brahmani che intendono alla beatitudine eterna e
sono saldi nei loro doveri, si conformino perfettamente
alle seguenti regole:
75. Leggere i Libri ' Sacri, insegnare a leggere altrui,
sacrificare, assistere ai sacrifici, dare e ricevere, sono le sei
consuetudini imposte alla prima delle classi.
76. Ma fra questi sei atti del Brahmano, tre servono al
suo sostentamento: insegnare i Veda, dirigere un sacrificio,
ricevere dei doni da un uomo puro.
77. Tre di questi offici sono riservati 'al ~Brahmano~"e
non riguardano la Kcliatriya; far leggere i Libri .Sacri,
officiare nei sacrifici, accettar dei doni.
78. Questi tre offici sono egualmente proibiti dalla leggo
al Vaisya; Manu, il Signore delle Creature non ha prescritto
questi atti ad ambedue procacciar il vitto.
79. I mezzi per procacciar il vitto proprio allo Kchatriya
sono: portar la spada e il giavellotto; al Vaisya il trafficare,
lattendere al bestiame, il lavorar la terra; loro doveri sono
far lelemosina, leggere la Scrittura, sacrificare.
80. Insegnar il Veda, proteggere i popoli, attendere al
commercio, occuparsi del bestiame, sono rispettivamente
lo occupazioni per i Brahmani, lo Kchatriya e il Vaisya.
81. Ma se un Brahmano non pu vivere, compiendo i
doveri summenzionati, viva compiendo gli offici dello Kcha
triya, che vengono tosto dopo i suoi.
82. Tuttavia se si domanda come debba vivere in caso
ohe non possa guadagnarsi il vitto, n con luna o con l altra
di queste due occupazioni, lavori la terra, badi alle bestie e
meni la vita di un Vaisya.
83. Tuttavia un Brahmano o uno*Kchatriya costretto
a vivere delle stesse risorse dun Vaisya, deve con cura,
evitare, fin dove possibile: il lavoro dei campi, che fa pe
rire esseri animati e dipende dal soccorso altrui, come
quello dei buoi.
84. Alcune persone approvano lagricoltura: questo mezzo
di provveder a s stessi statoT biasimato dalle persone da
bene; il legno armato dun ferro tagliente squarcia la terra e
gli animali che essa racchiude.
85. Ma se, per mancanza di mezzi, un Brahmano o uno
Kchatriya forzato a rinunciare all osservanza perfetta
dei suoi doveri, per guadagnarsi di che vivere, venda le
mercanzie di cui i Vaisya fanno commercio, evitando quello
illecite.
86. Sastenga dal vendere succhi vegetali dogni fatta,
riso condito, semi di sesamo,'pietre, sale, bestiame, crea
ture umane.
87. Nessuna stoffa rossa, nessun tessuto di canapa,
di lino, di lana, quandanche non sia rosso; dei frutti, delle
radici, delle piante medicinali.
88. Dellacqua, dellarmi, del veleno; della carne, del
succo dasclepiade, dei profumi d ogni sorta, del latte,
del miele, del caglio, del burro liquido, dellolio di sesamo,
della cera, dello zucchero, della terra consacrata.
89. Degli animali delle foreste, qualunque essi sieno,
delle bestie feroci, degli uccelli, dei liquori inebbrianti,
dell indaco, della lacca e qualunque animale che non abbia
lunghia fessa.
90. Ma il Brahmano agricoltore, pu, se lo voglia, ven
dere, per atti di piet, semi di sesamo senza mistura, dopo
averli prodotti con il suo lavoro, purch non li conservi a
lungo con la speranza di trarre maggior profitto.
91. Se impiega il sesamo per altro uso che non sia per
prepararsi il cibo, ungersi le membra, fare delle oblazioni,
sar ridotto alla condizione di verme, al pari dei suoi avi,
nello sterco di un cane.
92. Un Brahmano decade dal suo grado tosto che egli
venda della carne, della lacca, del sale; in tre giorni ri
dotto alla condizione di Sdra se fa commercio di latte.
93. Per aver venduto, di suo talento, le altre mercanzie
proibite, un Brahmano discende in sette notti alla condi
zione di Vaisya.
94. Si possono barattar dei liquidi con degli altri liquidi,
ma non del sale con dei liquidi; si pu scambiare del riso pre
parato con del riso crudo, dei semi di sesamo con uno stesso
peso od una egual misura di altri semi.
95. Un uomo della classe militare, in caso di calamit,
pu ricorrere a giusti differenti mezzi di esistenza; ma in
nessun caso pu attendere a offici di grado pi alto del
Brahmano.
96. Luomo di umili natali che, per cupidigia, vive dedi
candosi ad_occupazioni delle classi superiori, sia allistante
privato dei suoi beni dal re, e bandito.
97. Val meglio compiere, in maniera difettosa, i propri
doveri, che adempiere perfettamente quelli di un altro:
colui che vive compiendo i doveri di unaltra classe, perde
tosto la sua.
; 98. A un Vaisya che non pu mantenersi compiendo i
suoi doveri, lecito abbassarsi alle funzioni di un Sdra,
purch abbia cura di evitare ci che ^,proibito; ma le ab
bandoni tosto che ne ha i mezzi.
99. Un Sdra che non trova modo di servir degli Dvigia;
pu darsi per vivere alle occupazioni di un artigiano, se
sua moglie ed i suoi figli sono in bisogno.
100. Eserciti di preferenza i mestieri: quello del fale
gname, e le differenti arti come la pittura per via
delle quali pu rendersi utile agli Dvigia.
101. Un Brahmano che non vuole compiere le occupa
zioni dei Vaisya e preferisce continuare sul suo sentiero,
pur essendo estenuato, per la mancanza di vitto, e vicino
a soccombere, deve agire in questo modo:
102. Il Brahmano che caduto in miseria deve ricevere
da chicchessia perch secondo la legge, non pu accadere
che la purezza in persona possa essere contaminata.
103. Insegnando la Scrittura, dirigendo i sacrifici, rice
vendo dei doni nei casi proibiti, i Brahmani in grave stato
non commettono alcuna colpa; sono puri cos come l acqua
ed il fuoco.
104. Colui che trovandosi in procinto di morir di fame,
riceve del cibo da qualsiasi persona, non , pi macchiato
dal peccato di quello che lo sia letere dal fango.
105. Agigarta, essendo affamato; fu sul punto di ucci
dere il figlio; tuttavia non si rese colpevole d alcun Relitto,
perch cercava un soccorso contro la fame.
106. Vamadeva che sapeva distinguere perfettamente
il bene dal male, non divenne affatto impuro per aver desi
derato, in un momento che la fame lo tormentava, di man
giare della carne di cane, per sostenersi in vita.
107. Il rigido penitente Bharadwgia, tormentato dalla
fame e solo con il figlio in una foresta deserta, accett al
cune vacche dal Vridhu, legnaiuolo.
118. Viswamitra, che pure ben conosceva la distinzion
tra il bene ed il male, soccombendo al bisogno, si decise a
mangiar la coscia di un cane che aveva ricevuto dalla mano
di uno Tchandala.
109. Di questi tre atti: ricevere dei doni, dirigere dei sa
crifici, spiegar la Scrittura a gente spregevole, quello che
vha di pi basso ed pi rimproverato, ad un Brahmano
nellaltro mondo, il ricever doni.
110. Celebrare in un sacrificio, spiegare la Scrittura,
sono due atti sempre compiuti da quello di cui lanima
stata purificata dalliniziazione; ma un dono si pu ricevere
anche da un uomo di classe servile, dellultima classe.
111. Il peccato commesso assistendo in sacrificio e in
terpretando la Scrittura, per gente spregevole, cancellato
dalla preghiera a bassa voce e dalle oblazioni; il peccato
commesso ricevendo^ doni/ dall atto di lasciar il dono e
dalle penitenze.
112. Un Brahmano privato d ogni risorsa deve spigolare
.grano od altro, dovecchessia; spigolar del grano preferi
bile al ricevere un dono di quella fatta; raccogliere dei gra
nelli lun dopo laltro ancora pi lodevole.
113. I Brahmani capi di casa che si trovano in miseria
ed hanno bisogno di metallo non prezioso, o di qualche altra
cosa, devono chiederla al re; non si deve rivolgere ad un re
che non disposto a donare.
114. La prima delle cose che saranno enumerate, e cos
di seguito, pu essere ricevuta con minor danno di quella
che segue: un campo non seminato, un campo seminato,
delle vacche, delle capre, delle pecore, dei metalli preziosi,
del grano nuovo, del grano preparato.
115. Vi sono sette modi legali per acquistare i beni;
le eredit, le donazioni, gli scambi o le compere, mezzi a
tutti leciti, le conquiste - riservate agli Kchatriya - il
prestito ad interesse, il commercio, il lavoro dei campi,
- per il Vaisya -, i doni ricevuti dalla gente onorevole,- per i
Brahmani.
116. Le scienze, come la medicina; le arti, come quella
di preparare i profumi; il lavoro per salario, il servizio per
paga, la cura del bestiame, il commercio, il lavoro dei campi,
il contentarsi di poco, la mendicit, l usura, sono mezzi per
sostentar la vita, in tempo di miseria.
117. Il Brahmano e lo Kchatriya non devono prestare
ad interesse; ciascuno dessi pu, se gli aggrada, prestar
per un lieve interesse, ad un uomo colpevole di un ,delitto
che debba fare di quel danaro un pio uso.
118. Un re che prende anche la quarta parte del raccolto,
in_caso_di necessit urgente, e protegga il popolo^con ogni
poter suo, non commette nessun delitto.
119. Il suo dovere di vincere: mai, in battaglia volga
le spalle; dopo avere con l armi alla mano difeso gli uomini
della classe commerciante, riceva limposta legale.
120. Limposta sui Vaisya pu essere, in caso di bisogno,
dellottavo, del quarto anche, dei raccolti, e del ventesimo
dei grani, in danarosi Sdra, gli operai, gli artigiani,
devono prestar lopera loro e non pagar tasse.
121., Un Sdra che desidera di procurarsi il vitto, pu
servire uno Kchatriya, oppure pu anche procurarsi da
vivere servendo un ricco Vaisya.
' 122. Serva un Brahmano con la speranza dacquistarsi
il cielo, o con il doppio intento: la felicit in questo e nel
laltro mondo. Colui che designato come servo di un Brah
mano, giung, al sommo dei suoi desideri.
123. Servire i Brahmani stata detta l azione pi lode
vole per un Sdra; ogni altra cosa che egli pu fare non gli
acquista ricompensa.
124. Devono quelli dargli in casa loro mezzi di vita suf
ficienti; dopo aver considerata la sua abilit, il suo zelo
ed il numero di coloro che egli obbligato a mantenere.
125. Ci che avanza, del riso condito, deve essergli dato,
al pari degli abiti vecchi, lo scarto del grano ed i mobili
vecchi.
126. Non v ha, per nessun modo, colpa per un Sdra
che mangi cibi proibiti; non deve ricevere il sacramento del
linvestitura; gli atti di piet non gli sono prescritti, ma non
gli proibito il compimento del dovere religioso che consiste
nel fare offerte di riso condito.
127. I Sdra che desiderano di compiere tutto intiero
il loro dovere, che conoscono perfettamente ed imitano le
consuetudini della gente dabbene nel compimento delle
oblazioni domestiche, astenendosi dal recitar qualsiasi
testo sacro tranne quello dell adorazione, non commettono
peccato e si meritano giuste lodi.
128. Ogni volta che ur. Sdra senza dir male d alcuno,
compie gli atti di Dvigia, che non gli sono proibiti, p r-
viene ad elevazione in questo e nellaltro mondo.
129. Un Sdra non deve ammassar ricchezze, anche
quando ne ha modo; perch un Sdra quando ha acqui
stato dei beni, vessa i Brahmani.
130. Questi sono, cos come sono stati esposti, i doveri
delle quattro classi in caso di miseria: osservandoli esatta
mente, si perviene alla felicit suprema.
131. Il sistema dei doveri concernenti le quattro classi
stato esposto per intiero; ora vi esporr la legge di espia
zione dei peccati.
LIBRO X I.

Penitenze ed espiazioni.
1. Quegli che vuol aver figli, quegli che deve fare un sa
crificio, quegli che viaggia, quegli che da dato tutta la sua
sostanza per una pia cerimonia, quegli che vuol ajutare il
rettore spirituale, il padre, la madre, quegli che ha bi
sogno egli stesso di soccorso quando studia i libri sacri per
la prima volta, colui che afflitto da malattia.
2. Sieno questi nove Brahmani considerati come men
dicanti virtuosi detti sntaka: quando non hanno nulla,
bisogna offrir loro dei doni, proporzionati alla scienza loro.
3. Si deve dare a questi eminenti Brahmani del riso as
sieme a dei doni nel recinto consacrato all offerta; a tutti
gli altri sia il riso condito dato fuori del terreno consacrato.
4. Il re offra, come conveniente, ai Brahmani versati
nella Scrittura, giojelli d ogni specie e la ricompensa - do
vuta - per la loro presenza al sacrificio.
5. Colui che ha moglie e, dopo aver chiesto del danaro
a qualcuno, sposa unaltra donna, non ne trae altro van
taggio che il piacere sensuale: i figli appartengono a colui
che ha dato il denaro.
6. Ogni uomo, secondo i suoi mozzi, faccia dei doni a
Brahmani versati nella scrittura e staccati dalle cose di
questo mondo; dopo la morte, consegue il cielo.
7. Colui che ha provviste di grano sufficienti per nu
trirsi per tre anni e pi quelli che la legge gli impone di so
stentare, pu bere il succo della soma - in un sacrificio v o
lontario, diverso da quello obbligatorio;
8. Ma lo Dvigia che, avendo una esigua provvista di
grano, bevo il succo dellasclepiade, non ricever alcun
frutto dal primo sacrificio nel quale ha bevuto tale liqu ore
9. Golui che fa dei doni agli estranei, mentre la sua fa
miglia vive negli stenti, quantunque egli abbia i mezzi
di mantenerla - assapora miele e trangugia veleno: non pra
tica che una falsa virt;
10. Gi che egli fa in danno di quelli che dover suo s
stentare, per desiderio di felicit futura, finir per cagio
nargli una condizione miserabile in questo mondo e nel
l altro.
11. Se il'sacrificio offerto da uno Dvigia e specialmente
da un Brahmano, viene arrestato per mancanza di qualche
cosa, regnante un principe conoscitor delle leggi:
12. Il sacrificatore prenda quest oggetto - con la forza
o con lastuzia - per compiere il sacrificio, nella casa di un
Vaisya ohe possiede molto gregge, ma non sacrifichi,-:n
beva il succo di soma.
13. Pigli, se vuole, i due o tre oggetti necessari dalla casa
di un Sdra; perch un Sdra non ha nessun rapporto con
ci che concerne gli affari religiosi.
14. Li prenda egualmente senza esitare dalla casa di uno
Kchatriya che non ha fuoco consacrato e possiede cento
vacche; o di quello che ne ha mille e non offre sacrifici,
con la soma.
15. Li prenda parimenti da un'Brahmano che riceve con
tinuamente doni e non d mai nulla, se questi non glieli
concede - dietro richiesta -; per questa azione la sua fama
s estende e la virt s accresce.
16. Cos un Brahmano che ha passato sei pasti - tre
giorni senza mangiare - deve, al momento del settimo pasto
prendere da un uomo senza carit - di che nutrirsi - senza
preoccuparsi del domani.
17. Pu prendere - ci di cui ha bisogno - dal granajo
della casa, da un qualsiasi altro luogo: deve dirne la ragione
al proprietario, se questi ne lo richiede;
18. Uno Kchatriya non deve mai appropriarsi ci
che appartiene ad un Brahmano, ma se i> in miseria pu
prendere ci che di un uomo che opera male e di colui
che non osservi i suoi'dover religiosi.
19. Colui che si impadronisce delle cose appartenenti a
dei cattivi per darle a gente dabbene, si trasforma in una
barca con la quale fa passar gli uni e gli altri (trae di pena
gli uni e gli altri).
20. La ricchezza degli uomini che com piono'i sacrifici
con esattezza detta dai saggi il bene degli di; ma la ric
chezza degli uomini che non fanno sacrifici detto il bene
dei cattivi geni.
21. Un re giusto non infligga nessuna ammenda a quel
luomo - che ruba ci che gli necessita per un sacrificio
- per la follia di un principe che un Brahmano muore di
bisogno.
22. Dopo essersi informato del numero delle persone
che il Brahmano obbligato a mantenere; dopo aver esa
minato le sue cognizioni teologiche e la sua condotta mo
rale. il re gli assegni, sulle spese di casa, dei mezzi desi
stenza convenienti;
23. E dopo avergli assicurato i mezzi di sostentamento,
il re lo protegga di fronte e contro tutti; perch il re ottiene
la sesta parte delle opere meritorie del Brahmano che egli
protegge.
24. Un Brahmano non implori mai la piet di un Sdra
per sovvenire alle spese di un sacrificio, perch se egli fa
un sacrificio dopo aver mendicato in questo modo, rinasce,
dopo morto, nella condizione di Tchandala.
25. Il Brahmano che ha chiesto qualche cosa per fare un
sacrificio e non impiega mai a quest uso tutto ci che ha
ricevuto, diverr nibbio o cornacchia per centanni.
26. Ogni uomo dall anima perversa che per cupidigia
rapisce il bene degli di o dei Brahmani, si ciber nell altro
mondo dei resti di un avoltojo.
27. Loblazione detta Vaiswnari deve costantemente
esser compiuta al rinnovarsi dogni anno, per espiare la
omissione - involontaria - dei sacrifici danimali e di ceri
monie in cui si impiega la soma.
28. Lo Dvigia che, senza necessit urgente, compie un
dovere nella forma prescritta in caso di miseria, non ne
trae alcun frutto nell altra vita: cos stato deciso.
29. Gli Dei Viswa, i Sadhya e i Santi eminenti della
classe sacerdotale hanno seguito la regola secondaria in
luogo della principale, quanno avevado a temere per la vita
loro, in circostanze'critiche,
, 30. Nessuna ricompensa riservata nell altro mondo allo
stolto, che avendo possibilit di conformarsi al precetto
principale, segue il precotto secondario.
'31. Un Brahmano che conosce la legge non deve inviar
nessun reclamo al re: si'serva delle sue forze per punire gli
nomini che l offendono.
32. Le forze sue confrontate con quelle del re sono pi
forti: un Brahmano non deve dunque ricorrere che al pro
prio potere per prostrare i suoi nemici.
33. Impieghi senza esitare le preghiere magiche d At-
hawa e di Aangira:, la parola l arma del Brahmanoj' con
il soccorso di questa" che~deve distruggere gli oppressori.
34. " Lo Kchatriya si "tragga di pericolo con la forza d
braccio; il Vaisya, col mezzo delle ricchezze, e cos il Sdra;
il Brahmano con le preghiere e le offerte - di sacrifici magici.
35. Colui che compie i suoi doveri, che corregge - a pro
posito - che d consigli salutari, ed ha riguardo - per tutte
le creature - a buon diritto si chiama Brahmano: non si
deve nulla dirgli di sgradito o dingiurioso.
36. Una ragazza, una giovine donna, un uomo poco istrui
to ed uno stolto non facciano oblazione al fuoco: al pari
di un uomo afflitto, n un uomo privo del sacramento - del
liniziazione.
37. In realt quando persone di tal fatta dedicano una
oblazione, sono precipitati neHinferno con colui pel quale
questa oblazione dedicata; in conseguenza, un Brahmano
che conosca perfettamente i precetti sacri ed abbia letto i
Veda, deve solo esibir delle offerte al fuoco sacro.
38. Il Brahmano che non possiede ricchezze e non dona
a colui che santifica il suo fuoco un cavallo consacrato a
Pragiapati uguale a colui che non ha fuoco sacro.
39. Colui che ha la fede ed signore dei suoi sensi, com
pia altre pratiche di piet e non sacrifichi mai a'questo mondo
so non pu offrir che mediocri remunerazioni.
40. Un sacrificio in cui non si distribuicono che esigue
rimenerazioni annienta gli organi dei sensi, la buona fama,-
la felicit celeste, la vita, la gloria - dopo morte - i figli,
gli armenti: perci luomo poco ricco non faccia sacrifici.
41. Il Brahmano che dove attendere al fuoco consacrato
e lha invece trascurato volontariamente, deve fare la pe
nitenza di Tchandrayana, per un mese: la sua colpa uguale
alluccisione di un figlio.
42. Coloro che dopo aver ricevuto dei doni da un Sdra,
fanno oblazioni al fuoco, son considerati come i sacerdoti
dei Sdra e disprezzati dagli uomini che recitano la scrit-
turia.
43. Colui che fa loro un dono, mettendo ilsuo piede sulla
fronte di questi uomini ignoranti ohe onorano il fuoco, per
mezzo di ci che da un Sdra, non riescir mai a sormon
tare le pene - dell altro mondo.
-14. Ogni uomo che] non] compie le opere prescritte, o
si dedica a pratiche proibite o si abbandona ai piaceri dei
sensi, obbligato a fare una penitenza espiatoria.
45. Alcuni saggi teologi considerano le espiazioni come
soltanto applicabili alle colpe involontarie; ma altri le esten
dono alle colpe commesse volontariamente, per, prove de
dotto dalla scrittura.
46. Una colpa involontaria cancellata recitando la
scrittura; ma la colpa che stata commessa volontaria
mente, e in un trasporto di collera, di odio, per mezzo di
penitenze austere di varie forme.
47. Lo Dvigia che obbligato a far lespiazione di una
colpa commessa, sia durante la vita attuale, sia nella pre
cedente, non deve aver rapporti con la gente dabbene fin
ch la penitenza non compiuta.
48. Per delitti commessi in questa vita o per colpe di
una esistenza precedente, alcuni uomini dal cuore perverso
sono afflitti da certe infermit.
49. Colui che ha rubato dell oro - a un Brahmano - ha
una malattia dellunghie; il bevitore di bevande proibite,
i denti neri; luccisore di un Brahmano afflitto da consun
zione polmonare ; l uomo che ha macchiato il talamo del
suo rettore spirituale, privato del prepuzio;
50. Colui che si compiace di divulgare le opere cattive
emana fetore dal naso; il calunniatore, un fiato pestilen
ziale; il ladro di grano, ha un membro di meno; chi fa dei
miscugli, un membro di pi.
51. Colui ha che rubato del grano preparato affetto da
mal di stomaco; il ladro della dottrina sacra (chi ha studiato
senza averne il diritto) muto; il ladro dabiti, ha la lebbra
bianca; il ladro di cavalli, zoppo.
52. In questa guisa, secondo la differenza delle azioni,
nascono degli uomini spregiati dalla gente dabbene, idioti,
muti, ciechi, sordi e deformi.
53. In conseguenza, bisogna sempre far penitenza per
purificarsi: quelli che non avranno espiati i loro peccati
rinasceranno con qusti segni ignominiosi.
54. Uccidere un Brahmano, bere liquori proibiti, rubar
loro dun Brahmano, commettere adulterio con la moglie
del padre - naturale o spirituale - sono stati dichiarati de
litti altissimi dai legislatori, al pari dogni vincolo con gli
uomini che li hanno commessi.
55. Vantarsi falsamente di essere di condizione distinta,
fare al re rapporti malintenzionati, accusare a torto un padre
spirituale, sono delitti simili a quello d uccidere un Brail
li mano.
56. Dimenticare la scrittura, mostrar dello sprezzo per
i Veda, portar una falsa testimonianza, uccidere un amico,
mangiar coso proibite, o cose le quali non si debbono assa
porare, sono sei delitti simili a quelli del bere bevande spi
ritose.
57. Portar via un deposito, una creatura umana, un ca
vallo, dellargento, un campo, dei diamanti od altre pietre
preziose pari al rubar delloro a un Brahmano.
58. Ogni commercio carnale con le sorelle della madre,
con ragazze o donne della pi vile delle classi miste, o con
la sposa di un amico o d un figlio, considerato dai saggi
come eguale alla contaminazione del talamo paterno.
59. Uccidere una vacca, celebrare in un sacrificio fatto
da uomini indegni di Sacrificare, commettere un adulterio,
vendersi, abbandonare il padre spirituale, la madre, il padre,
trascurare la recitazione della scrittura, o trascurare il fuoco
o trascurar un figlio;
60. Lasciar ammogliare prima - se il maggiore - il fra
tello giovine, prender moglie prima del primogenito - 66
fratello minore - dar una figlia a uno^di questi due fratelli,
e fare per loro il sacrificio nuziale;
S 61. Contaminare una giovane donna, esercitar lusura,
infrangere le regole di carit - del noviziato vendere uno
stagno consacrato, un giardino, una donna, un fanciullo;
62. Trascurare il sacramento dell investitura, abbando
nare un parente, insegnar il Veda per salario, studiarlo sotto
un maestro salariato, vendere mercanzie che non devono
essere vendute;
63. Lavorare nelle miniere, intraprendere grandi opere
di costruzione, sciupare delle piante medicinali, vivere duna
donna, fare dei sacrifici per causare la morte di un innocente,
ricorrere a degli allettamenti e a delle droghe magiche;
64. Abbattere degli alberi ancor verdi per far delle legna
da bruciare, compiere un atto religioso con intenzioni per
sonali, mangiar dei cibi proibiti - una sol volta e senza in
tenzioni -;
65. Trascurare il fuoco sacro, rubare - oggetti che non
sieno doro -, non soddisfare i debiti, leggere opere irreli
giose, amare con passione la danza, il cantone la musica
istrumentale;
66. Rubar del grano, dei metalli - di poco peso - e del
bestiame, trattar con donne dedite alle bevande spiritose,
uccidere - per errore - una donna, un Sudra,: un Vaisya o
uno Kchatriya, negare una vita futura; sono' delitti secon
dari.
67. Far del male ad un Brahmano,, assaggiar cose delle
quali non si dovrebbe nemmeno sentir lodore, o dei liquori
spiritosi, ingannare, congiungersi carnalmente con un uomo
sono delitti tali da produrre la perdita della classe.
68. Uccidere un asino, un cavallo, un camello, un cervo,
un elefante, un capro, un ariete, un pesce, un serpente,
un bufalo, reputato azione che abbassa ad una classe
mista.
69. Ricevere dei doni da uomini spregevoli, far un com
mercio illecito, servir un padron Suora, dir menzogne,
devono essere considerati come motivi desclusione dalla
societ delle persone dabbene.
70. Uccidere un insetto, un verme, un uccello, mangiare
ci che stato posto assiemo ad un liquore spiritoso - in
uno stesso paniere - rubar delle frutta, del legno, dei fiori,
esser pusillanime, sono colpe che cagionano impurit.
71. Sappiate ora completamente per mezzo di quali pe
nitenze particolari tutti questi peccati che sono stati enu
merati lun dopo laltro possono esser cancellati.
72. Luccisore di un Brahmano deve edificarsi una ca
panna nella foresta e dimorarvi dodici anni (1), non vivendo
che delemosine, per la purificazione dell anima sua, avendo
preso, come segno della sua colpa, il cranio del morto - od
un altro qualsiasi.
73. Oppure_ (2) si offra spontaneamente a degli arcieri
abili, o si getti tre volte con la_ testa in avanti nel fuoco
finch muoja;
74. Oppure se il Brahmano stato ucciso volontaria
mente - luccisore compia il sacrificio dellAswamedha,
dello Swarget del Gosava, dedAbhingit, del Viswagit, del
Tritwrit, del o dellAgnichtut;
75. Oppure se il Brahmano stato ucciso involontaria
mente ed poco oommendevole - il colpevole faccia a piedi
cento yogianas (3) recitando il testo di uno dei Veda, man-1 3
2

(1) Se uu Brahmano: deve questo tempo esser raddoppiato per uno


Kchatrya, triplicato per un Vaisya, quadruplicato per un Sdra. Cos il
il Commentario.
(2) Se luccisore uno Kchatrya e l ucciso ora venerabile per le
virtii sue.
(3) E valutata la Yogiana a nove miglia inglesi dagli uni. la met
dagli altri.
giando poco e signoreggiando i suoi sensi, affine despiare
il delitto d aver ucciso un Brahmano;
76. Oppure - se luccisore un ricco Brahmano e lucciso
era poco commendevole - dia tutto ci che possiede ad un
Brahmano versato nei Veda, o tanto che gli basti a sosten
tarsi, o una casa arredata degli utensili necessari;
77. Oppure cammini contro corrente - verso la sor
gente - del Sarawati, mangiando soltanto i semi selvaggi
che s offrono agli Deij^oppure riducendo il suo cibo a una
piccolissima quantit, ripeta tre volte la sanhita del
Veda.
78. Il colpevole pu, rasati i capelli e la barba, stabi
lirsi presso un villaggio od un pascolo di vacche, o in un ere
mitaggio, o appiedi di un albero consacrato, non avendo
altro desiderio che il far del bene alle vacche d ai Brah
mani.?
79. ^L, per salvare una vacca od un Brahmano, facc
getto della sua vita; colui che ha salvato una vacca od un
Brahmano espia il delitto di aver ucciso un uomo della
classe sacerdotale.
80. Il suo delitto cancellato quando egli tenta, almeno
tre volte, di riprender per forza a dei ladri quello che essi
hanno rubato ad un Brahmano, sia che lo ricuperi tutto in
tiero, sia che perda la vita per questa causa.
81. Restando in tal guisa fermo nelle austerit religiose,
casto come un novizio ed in raccoglimento perfetto, nello
spazio di dodici anni espia luccisione dun Brahmano.
82. Oppure - se un Brahmano virtuoso ne uccide senza
intenzione un altro che non aveva alcuna buona qualit -
pu espiare il suo delitto proclamandolo in una assemblea
di Brahmani e di Kchatriya, riuniti per il sacrificio del ca
vallo e bagnandosi con gli altri Brahmani; al compimento
della cerimonia.
83. I Brahmani sono definiti la base e gli Kchatriya il
sommo del sistema delle leggi, di conseguenza colui che
espone la sua colpa in loro presenza quando essi sono riu
niti, purificato.
84. Un Brahmano, per il fatto della sua origine oggetto
di venerazione persino per gli dii ed unautorit.inquesto
mondo: la Scrittura gli conferisce tal privilegio. ,
85. Tre Bramani versati nei Veda, essendo riuniti,1di
chiarano ai colpevoli lespiazione che esige il loro delitto;
la penitenza indicata baster per la loro purificazione: le
parole dei saggi tolgono ogni macchia.
86. Cos un Brahmano - od un altro Dvigia - che ha com*
pioto in perfetto raccoglimento una delle espiazioni prece
denti. cancella il delitto di aver ucciso una donna della
classe sacerdiotale, pensando fermamente che c un altra
vita per l anima.
87. Deve faro la stessa penitenza per aver 'ucciso un feto
- di sesso sconosciuto - di cui i genitori appartengano alla
classe sacerdotale, o uno Kchatriya o un Vaisya occu
pato in un sacrifcio, o una donna Brahmana che si sia ba
gnata dopo le sue periodiche sozzure ;
88. Come nel caso che abbia fatta una testimonianza
falsa, od abbia accusato a torto il padre spirituale, o si sia
approppriato un pegno o abbia ucciso la moglie - dun
Brahmano che alimenti il fuoco sacro - od un amico.
89. Questa purificazione - di dodici anni - stata stabi
lita per colui che ha ucciso involontariamente un Brahmano,
ma per lomicidio volontario di un Brahmano questa espia
zione non basta.
90. Lo Dvigia che stato cos stolto da bere - con inten
zione - del liquore spiritoso - estratto dal riso - dove bere
del liquore infiammato'quando ha bruciato, per tal guisa,
il suo corpo liberato dal peccato;
91. Oppure deve bere, fino a morirne, dell urina di vacca,
o dellacqua, o del latte o del burro chiarito, o del succo
estratto dallo sterco di vacca: tutto ci bollente;
92. Oppure - se ha bevuto bevanda estratta dal riso,
dallo zucchero, dal madhuka (cassia latifolia) - per e-
spiare la colpa daper bevuto dei liquori spiritosi, mangi
per un anno ogni notte, dei grani di riso infranto, o della
morchia d olio di sesamo, coperto di cilizio, con i capelli
lunghi e portando un insegna di distillatore.
93. Lo spirito di riso la mala (impurit) del grano ed
una cattiva azione apure designata con il nome di mala;
perci un Brahmano, uno Kchatriya ed un Vaisya non de
vono bere dello spirito di riso.
94. Si devono distinguere tre sorta di liquori inebrianti:
quello che si ricava dal residuo dello zucchero, quello che
si estrae dal riso macinato, e quello che si ottiene dal ma
dhuka; luno vai laltro: i Brahmani non ne devono bere.
95. Lo altre bevande inebrianti - che sono nove - la
carne d animali proibiti - le bevande spiritose - gi enun
ciate - quella detta asava - fatta di droghe inebrianti -,
formano il cibo dei Gnomi, dei Giganti, dei Vam pirhnon
devono essere mai delibate da un>Brahmano che mangia il
burro chiarifioato*
216 I/E LTOOOI D I M A m r
96. Un Brahmano ubriaco pu cadere su un oggetto
impuro o pronunciare alcune parole dei Veda, o commet
tere qualche atto colpevole, essendo privato della ragione
dall ubriachezza.
97. Colui del quale lessenza divina pu un giorno tro
varsi inondata di liquore inebriante, perde la sua condi
zione di Brahmano e discende allo stato di Sdra.
98. Sono questi, come sono stati enumerati, i differenti
modi despiazione per aver bovuto dei liquori spiritosi:
ora vi esporr la penitenza richiesta per aver rubato del
l oro ad un Brahmano
99. Luomo che ha rubato dell oro ad un Brahmano
deve andar dal re ad esporgli la propria colpa dicendo:
Signore puniscimi.
100. lire prendendo una spranga di ferro - che il colpe
vole si porta sulle spalle - deve percuoterlo una volta: per
questo colpo il ladro - muoja o non m uoja- purificato del
suo delitto: la colpa dun Brahmano deve espiarsi con con
suetudini austere.
101. Lo Dvigia che desidera mondarsi della colpa daver
rubato dell oro, con pratiche austere, coperto duna veste
di scorza d albero, deve assoggettarsi nella foresta alla pe
nitenza di colui che ha ucciso involontariamente un Brah
mano.
102. Con tale espiazione uno Dvigia pu cancellare la
colpa commessa da lui rubando dell oro ad un Brahmano
ma faccia espiazione con le seguenti penitenze del delitto,
d adulterio con la moglie di padre suo - naturale o spi
rituale.
103. Colui che ha contaminato - scientemente - il talamo
del padre, deve, proclamando ad alta voce ,il suo delitto
stendersi da s su un letto di ferro rovente ed abbracciare un
simulacro di donna arroventato: non pu essere purificato
che alla morte.
104. Oppure tagliandosi il membro e le vergogne e por
tandole in mano, cammini di buon passo verso la regione
di Nirriti (1) finch cade morto.
105. Oppure - se ha commesso il delitto per errore - te
n en d ola mano" un pezzo di letto, coperto di un abito di
scorza, lasciandosi 'crescere i capelli, le unghie si ritiri
nella foresta e vi faccia la penitenza del Pragiapatya per
un anno intero, in perfetto Jraocoglimento.1

(1) Divinit reggente il Sud-Ovest.


106. Oppure se la donna era dissoluta e dinfame classe -
faccia per tre mesi la penitenza di Tchandryana, signoreg
giando i suoi organi e non nutrendosi che di frutta, di ra
dici selvagge, e di grano bollito nell acqua, affine despiare
il delitto d aver macchiato il talamo paterno.
107. Con le penitenze che abbiamo annoverate i grandi
colpevoli devono espiare i loro delitti; quelli che non hanno
commesso che colpe secondarie, possono cancellarle per via
delle austerit che enunceremo.
108. Colui che ha commesso il delitto secondario di uc
cidere - per errore - una vacca, deve, rasatosi il capo in
teramente, trangugiare per un mese, dei grani d orzo .
dimorar in un pascolo di vacche, coperto della pelle della
bestia che ha ucciso
109. Nei due mesi successivi, mangi la sera, una volta
ogni due giorni, un piccola quantit di semi selvaggi non
conditi di sale artificiale; faccia le sue abluzioni con urina
di vacca e raffreni i suoi organi:
110. Segua le vacche tutto il giorno e stando dietro
mandi gi la polvere che sollevano; dopo averle servite e
salutate, la notte si ponga loro daccanto per guardarle;
111. Puro ed esente da collera, si fermi quando si fer
mano; le segua quando camminano; si segga quando ripo
sano;
112. Se una vacca ammalata o assalita da briganti o
da tigri o cade e si impianta in un pantano, la liberi ad
ogni costo;
113. Durante il caldo, la pioggia, il freddo, quando il
vento soffia con violenza, non cerchi riparo, prima di aver
messo nel miglior modo le vacche al coperto;
114. Se vede una vacca mangiare del grano in una casa,
in un campo, in un granaio appartenenti o a lui o ad altri,
si guardi dal dir qualche cosa; lo stesso faccia se vede un
vitello bere del latte.
115. L uccisore di una vacca che si sia appena svitel-
lata, seguendo questa regola, al servizio d una mandra, can
cella in tre mesi la colpa commessa.
116. Quando la sua penitenza compiuta donidieci vacche
e un toro, o se non ne ha i mezzi, abbandoni tutto quel che
possiede nelle mani di Brahmani versati nel Veda.
117. Tutti gli Dvigia che hanno commesso dei delitti
secondari, eccettuato colui che ha infranto il voto di castit,
si purifichino con la penitenza suddescritta e con la Tcha-n-
drayana.
118. Colui che ha violato il voto di castit,'] deve
sacrificare un asino cieco dun occhio - o nero - a Nir-
riti, seguendo il rito delle oblazioni domestiche, in un
luogo in cui si incontrino quattro strade e durante la
notte.
119. Dopo avere, secondo la regola, sparso del grasso
nel fuooo, come offerta, alla fine del sacrificio faccia obla
zioni di burro chiarito a Vata (1), Indra, Guru (2),
Vaimi (3), recitando la preghiera che comincia per Sam.
120. Gli uomini versati nella scrittura, che conoscono la
legge, considerano come una violazione della regola di ca
stit l emissione volontaria del seme da parte di uno
Dvigia ancora novizio.
121. Ai quattro Dei, Maruta, Puruhuta (4), Guru, Pa-
vaka (5) ritorna tutta la buona fama - procurata dallo stu
dio della scrittura - persa dal novizio che infrange i voti.
122. Quando ha commesso questo delitto, coprendosi
della pelle dellasino - sacrificato - vada a chieder lelemo
sina per sette case proclamando la sua colpa.
123. Prendendo ogni giorno un sol pasto del cibo ottenuto
in elemosina, bagnandosi nei tre tempi della giornata (il
mattino, il mezzod, la sera), in capo d un anno sar puri
ficato.
124. Dopo aver commesso una di queste azioni che de
terminano la perdita della classe; simponga la penitenza
del Santapana; e se la colpa stata involontaria quella de
Pragiapatya.
125. Per le colpe che respingono in una classe mista e
che rendono indegno di esser ammesso fra la gente dabbene
il colpevole deve subire, per purificarsi, la penitenza dello
Tchandrayana durante un mese: per le colpe che cagio
nano impurit deve mangiare tre giorni dellorzo bollito,
caldo.
126. Per aver ucciso con premeditazione - uno Kcha-
triya - virtuoso, la penitenza deve essere il quarto di quella
imposta per luccisione di un Brahmano; non deve essere
ohe dun ottavo per un Vaisya - commendevole per l opere
sue - e di un sedicesimo per un Sdra che compia^con esat
tezza i suoi doveri.25
4
3
1

(1) Indigitazione di Maruta, dio dei venti.


(2) Reggente del pianeta Giove.
(3) Indigitazione d Agni, dio del fuoco.
(4) Indigitazione d Indra, re del eie1.
(5) Vale purificatore : un epiteto dAgni.
127. Ma il Brahmano, che senza volerlo, faccia morire
un uomo di classe regia, dove dare a'dci Brahmani mille
vacche ed un toro per purificarsi;
128. Oppure, raffrenando i suoi organi e portandoci .'ca
pelli lunghi, si assoggetti pertre anni al1a penitenza imposta
per l uccisione di un Brahmano; dimori lontano dal vil
laggio e scelga p jr dimora i piedi di un albero.
129. Uno Dvigia deve sottomettersi alla stessa peni
tenza per .un anno, nel caso che abbia ucciso - involonta
riamente - un Vaisya di lodevole condotta, oppure doni
cento vacche ed un toro.
130. Per sei mesi deve fare questa penitenza intera per
aver ucciso - senza volerlo - un Sdra, oppure dia ad un
Brahmano dieci vacche bianche ed un toro.
131. Se ha ucciso - a bella posta - un gatto, un icneumone
(nakual) UDa gazza, una rana, un cane, un coccodrillo, una
civetta, una cornacchia, faccia la penitenza prescritta per
luccisione di un Sdra - quella dello Tchandrayana;
132. Oppure - se lha fatto per errore - non beve che del
latte - tre giorni e-tre notti: oppure faccia a piedi - se
affetto da qualche malattia ohe n9 lo impedisca - un yo-
giara di cammino; o - se non lo pu - si bagDi in un corso
aacqua - ogni notte - o ripeta in silenzio la preghiera di
retta agli Dei.
133. Il Brahmano ohe ha ucciso un serpente dia - a un
altro Brahmano - una vanga; se ha ucciso un eunuco, dia
un carico di paglia ed un machaka di piombo.
134. Per aver ucciso un porco, dia una pentola di burro
chiarito; per un francolino (tittiri) un drona di sesamo;
per un pappagallo, un vitello di due anni; per krontch
(specie di airone) un vitello di tre anni.
135. Se ha ucciso un cigno, un balaka (specie di gru) un
airone, un pavone, una scimia, un falco, un nibbio, deve
donare una vacoa ad un Brahmano.
136. Dia un abito per aver ucciso un cavallo; cinque tori
neri per un elefante; un toro per un montone od un ariete;
per un asino, un vitello d un anno.
137. Se ha ucciso animali selvaggi carnivori, dia una vacca
con molto latte; se delle bestie feroci non carnivore, una
bella giovenca; se un camello un krichnala doro.
138. Se ha ucciso una donna di qualcuna delle quat ro
classi sorpresa in adulterio, dia per sua purificazione un sacco
di'pelle, un arco, un montone od un ariete, rispettivamente
secondo lordine delle classi.
139. Re un Brahmano si trova nell impossibilit despiare
con doni votivi il delitto d aver ucciso un serpente o qualche
altra creatura, faccia la penitenza del Pragiapatya per
cancellare il suo peccato.
140. Per aver ucciso mille piccoli animali provvisti dossa
sufficienti a riempire un carro, si sottometta alla stessa pe
nitenza ohe per la morte di un Sudra.
141. Ma quando egli ha ucciso animali provvisti dossa,
dia pure - ogni volta - qualche cosa a un Brahmano; per
animali che non hanno dell ossa purificato trattenendo il
respiro, recitando la Savitri, il monosillabo sacro, e le tre
parole.
142. Per aver tagliato - una sola volta senza cattive inten
zioni - degli alberi fruttiferi, degli sterpi, delle liane, delle
piante rampicanti con o senza fiori, si devono ripetere cento
preghiere del Rig-Veda.
143. Per aver ucciso insetti che nascono nel riso e negli
altri grani, nei liquidi - come il succo delle canne da zucchero,
- nelle frutta e nei fiori, la purificazione si consegue man
giando del burro chiarito.
144. Se si strappano inutilmente delle piante coltivate o
delle piante nate spontaneamente in una foresta, si deve
seguire una vacca un giorno intero e non nutrirsi che di
latte.
145. Da queste penitenze pu esser cancellata la colpa
daver fatto il male - agli esseri animati - scientemente o
per errore : ora udite quali penitenze sono prescritte per
aver mangiato o bevute cose proibite.
146. Colui che senza saperlo, beve un liquore spiritoso
- che non sia lo spirito di riso - purificato ricevendo di
nuovo il sacramento - dell investitura del cordone, dopo
essersi assoggettato alla penitenza del Taptakritchra; -
anche per aver bevuto volontariamente non pu essere or
dinata una penitenza che importi la perdita della vita: tale
la regola stabilita.
147. Per aver bevuto dell acqua conservata in un vaso
che ha contenuto dello spirito di riso od ogni altro liquore
spiritoso si deve bere, per cinque giorni e cinque notti,
del latte bollito con sanhkapouchpi (Audropogon acicu-
latum).
148. Se un Brahmano tocca o dona un liquore spiritoso
o non lo riceve con le consuetudini di un saggio - cio ringra
ziando - e se beve dell acqua avanzata da un Sdra, non
deve bere per tre giorni ohe dellacqua bollita con la kusa.
149. Quando un Brahmano dopo aver bevuto del succo
di soma - in un sacrificio - sente il fiato d un uomo che ha
bevuto dei liquori forti, non si purifica che trattenendo tre
volte il respiro in mezzo all acqua e mangiando del burro
ohiarito.
150. Tutti gli uomini appartenenti alle tre classi rigene
rate che, per errore, hanno assaggiato dell urina o dello
sterco duomo, o una cosa che stata in contatto con liquori
spiritosi, devono di nuovo ricevere il sacramento;
151. Ma in questa seconda cerimonia dell investitura
la tonsura, la cintura, il bastone, la questua delle elemo
sine e la regola dell astinenza non hanno bisogno di essere
rinnovate.
152. Colui che ha mangiato del cibo offerto da gente con
la quale non deve mangiare, o gli avanzi duna donna o dun
Stdra o carni proibite, non deve bere per sette giorni e
sette notti, ohe dell orzo bollito.
153. Se un Brahmano ha bevuto liquori dolci, inaciditi,
e succhi astringenti, anche se queste sostanze sieno pure,
egli ne macchiato finch non le abbia digerite.
154. Dopo aver - per caso - gustato dell urina o dello
sterco di majale, d asino, di camello, di sciacallo, di scimia,
di cornacchia, uno Dvigia faccia la penitenza dello Tchan-
drayana.
155. Se mangia della carne secca o dei funghi di terra
o'qualche cosa proveniente da una beccheria, a sua insa
puta, deve imporsi la stessa penitenza.
156. Per aver mangiato - scientemente - la carne di un
animale carnivoro, di un majale, di un camello, di un
allo, di una creatura umana, di una cornacchia o di un
asino, la Taptakriehthra (penitenza di fuoco) la sola
espiazione.
157. Il Brahmano ohe prima d aver compiuto il no
viziato prende parte al banchetto mensile, in onore di un
parente appena morto, deve digiunare per tre giorni e tre
notti e restare un giorno nell acqua.
158. Il novizio che assapora miele o carne senza volerlo,
deve subire la penitenza pi lieve: quella del Pragiapatya
e compiere tosto il noviziato.
159. Dopo aver mangiato ci che stato avanzato da
un gatto, da una cornacchia,rda un topo, da un cane, da un
icneumone o roba su cui sia passato un pidocchio, beva della
brahmasuvartchala.
160. Colui che cerca di conservarsi puro , non deve man
giar cibi proibiti; se lo fa per caso, li vomiti tosto o si pu
rifichi immediatamente per via delle prescritte espiazioni.
161. Sono queste le differenti sorta di penitenze pre
scritte per aver mangiato degli alimenti proibiti; sappiate
ora quelle cui si deve assoggettare per espiazione del de
litto di furto.
162. Il Brahmano che ha volontariamente preso, del
grano cotto o crudo nella casa di un uomo della sua classe,
assolto facendo la penitenza del Pragiapatya per un anno
intiero.
163. Ma per aver portato via degli uomini o delle donne,
per essersi impadronito a forza o per aver presa l acqua da
un pozzo.o da un lavatojo, prescritta la penitenza dello
Tchandrayana.
164. Se ha rubato nella casa di un altro oggetti di
poco valore, il colpevole faccia per purificarsi la penitenza
del Santapana, dopo d averli restituiti.
165. Per essersi appropriato delle cose da mangiare o
da bere, una vettura, un letto, un sedile, dei fiori, delle ra
dici, delle frutta, l espiazione si fa con trangugiare le cinque
cose che produce una vacca: il latte, il cacio, il burro, lo
rina e il fimo.
166. Per aver rubato dell erba, del legno, degli alberi,
del riso secco, dello zucchero greggio, degli abiti, delle pelli
o della carne, bisogna assoggettarsi ad un severo digiuno:
tre giorni e tre notti.
167. Per aver rubato delle pietre preziose, delle perle,
dei coralli, del rame, dell argento, del ferro, dell ottone e
delle pietre, non si deve mangiare per dodici giorni che del
riso frantumato.
168. Si deve prendere del latte durante tre giorni per
aver rubato del cotone, della seta o della lana o un animale
dall unghia fessa o intera o degli uccelli o dei profumi o
delle piante medicinali o delle funi.
169. Per via di queste penitenze uno Dvigia pu cancel
lar* la colpa derivata da un furto; ma non pu espiare che
con le penitenze seguenti il delitto d essersi avvicinato ad
una donna con la quale proibito il commercio carnale.
170. Colui che ha avuto oon tatto carnale con le sorelle
sue della stessa madre, oon le mogli del suo amico o di
suo figlio, con ragazze impuberi, con donne delle classi
pi vili, deve sottomettersi alla penitenza imposta a colui
che ha contaminato il letto del padre b u o spirituale o carnale.
171. Colui che ha conosciuto carnalmente la figlia di una
zia paterna, che quasi sua sorella, o la figlia di suo zio
materno, deve fare la penitenza di Tchandrayana.
172. Nessun uomo di giudizio scelga per moglie qualcuna
di queste tre donne; percausa del grado di parentela, non si
deve prenderle in moglie; colui che s unisce con una di esse
va diritto nelle regioni iDferali.
173. L uomo che ha sparso il suo seme con femmine
d animali, tranne la vacca, o con una donna che abbiade
regole, o in ogni altra parte che non sia la naturale, o nel
l acqua, deve fare la penitenza del Santapana.
174. Lo Dvigia che si abbandona alla sua passione per
un uomo, in qualsiasi luogo, e per una donna in un carro
trascinato da buoi o nell acqua, o di giorno, deve bagnarsi
con i suoi abiti.
175. Quando un Brahmano sunisce carnalmente con una
donna TchaDdali o Mlectchh, o mangia con lei e ne riceve
doni, degradato se ha agito inscientemente; se lha fatto di
sua voglia avvilito alla stessa condizione di questa donna.
176. Il marito rinserri in un appartamento separato una
donna intieramente corrotta, le imponga la penitenza alla
quale costretto un uomo che abbia commesso un adulterio.
177. Ma se essa commette una nuova colpa, sedotta da
un uomo della sua classe, la penitenza del Pragiapana e
quella della Tchandrayana sono prescritte per la purifi
cazione sua.
178. Il peccato commesso da un Brahmano che savvi
cini, per una sola notte, aduna donna Tchandali, si cancella
vivendo delemosine per tre anni, ripetendo la Svitr.
179. Queste sono le espiazioni applicabili alle quattro
sorta di peccatori che abbiamo annoverato; udite ora le
espiazioni seguenti imposte a coloro che hanno dei rapporti
con uomini degradati.
180. Colui che ha relazione con un uomo degradato
degradato egli stesso in capo ad un anno; non solo sacrifi
cando, leggendo la Scrittura o contraendo parentela con lui,
il che importa la degradazione immediatamente, ma anche
viaggiando nella stessa vettura, sedendosi sullo stesso se
dile, mangiando allo stesso banchetto.
181. Luomo che ha dei rapporti con qualcuna di queste
persone degradate, deve fare la penitenza alla quale quella
stessa persona costretta, per purificarsi del contatto.
182. I Sapinda e i samanodaka dun gran delinquente de
gradato devono offrire per lui una libazione d acqua la sera
di un giorno infausto, in presenza dei suoi parenti, del suo
cappellano (Ritvigi) e del suo precettore spirituale, fuori
del villaggio.
183. Una donna schiava volgendosi verso il sud, deve
rovesciar con il piede una pentola vecchia, riempita dacqua
simile a quella che s offre ai morti; dopo ci tu t.i i parenti
prossimi o lontani sono impuri per un giorno ed una notte.
184. Si deve astenersi dal parlare alluomo degradato,
dal sedersi in sua compagnia, dal fargli parte della ere
dit, dinvitarlo alle adunanze.
185. I p riv ile g i della p rim o g enitu ra sieno p e rd u ti per lu i,
al p a ri della sostanza che parte del prim ogenito; la parte
del m aggiore va d a ad ud fratello p i giovine che g li su
periore in v irt .
186. Ma quando egli ba fatto la penitenza richiesta, i suci
parenti e lui devono rovesciare un vaso d u o v o pieno dac
qua, dopc essersi bagnati insieme in'una vasca dacqua pura.
187. Gettato il vaso nellacqua, entri nella sua casa e
compia al pari di prima tutti gli affari concernenti la sua
famiglia.
188. Si devono fare le stesse cerimonie per le donne de
gradate; si devono dar loro degli alimenti e dell acqua ed
alloggiarle vicino la casa.
189. Nessun uomo abbia comunicazione con i peccatori
che non hanno sopportato la penitenza loro; ma quando hanno
espiato il loro delitto, non faccia loro dei rimproveii.
190. Tuttavia sastenga dal vivere in compagnia di quelli
che hanno ucciso i figliuoli, reso il male per bene, messo
a morte dei supplicanti che domandano asilo, o ucciso delle
donne, anche quando sono purificati seoondo la legge.
191. Coloro che appartengono alle tie prime classi, ma
non hanno appresa la Svitri secondo la regola, devono
subir tre volte la penitenza ordinaria del Pragiapatya,
per essere purificati.
192. La stessa penitenza deve pur essere prescritta agli
Dvigia ohe desiderano espiare un atto illegale, o lomis
sione dello studio dei Veda.
193. I Brahmani che acquistano sostanze con atti biasi
mevoli sono purificati con labbandonare questi beni, con
preghiere ed austerit.
194. Ripetendo tremila volte la Svitri nel pi profondo
raccoglimento, non prendendo per cibo che del latte, per un
mese, in un pascolo di vacche, un Brahmano si 'purifica del-
l aver ricevuto un dono degno di riprensione.
195. Quando, dimagrito dal lungo digiuno, torna dal
pascolo, saluti gli altri Brahmani che devono chiedergli:
O rispettabile uomo, desideri desser ammesso fra di noi?
196. Dopo ella egli ha risposto affermativamente ai Brah
mani. dia dell erba alle vacche, ed in questo luogo purifi
cato dalla presenza delle vacche, le persone della sua classe
attendano alla sua riammissione.
197. Colui che ha celebrato in un sacrificio per dei Vratya,
che ha bruciato il corpo di uno straniero, ha fatto degli
scongiuri magici - per far morire un uomo -, o l Ahina, -
sacrificio impuro -, espii la sua colpa con tre penitenze.
198. Lo Dvigia che ha rifiutata la sua protezione ad un
supplice, od ha insegnato la Scrittura in un giorno proibito,
cancelli il suo peccato non mangiando che dellorzo per
un anno.
199. Colui che stato morso da un cane, da uno scia
callo, da un asino, da animali carnivori che vagano per i
villaggi, da un uomo, da un cavallo, da un camello, da un
porco, si purifica trattenendo il respiro.
200. Non mangiare che al momento del sesto pasto
durante un mese; recitare una sanhita dei Veda, fare al
fuoco le offerte chiamate Saltala, sono le espiazioni che con
vengono a tutti quelli che sono esclusi dallo Sraddha.
201. Se un Brahmano monta volontariamente su un carro
trascinato da camelli o da asini, o si bagnato compieta-
mente nudo, assolto con il solo trattenere una volta la
respirazione.
202. Colui ohe, per necessit urgente, ha evacuato i
suoi escrementi, senza aver dell acqua a sua disposizione,
o nell acqua, pu essere purificato facendo un bagno
con indosso gli abiti, fuori della citt e toccando una
vacoa.
203. Per l omissione degli atti che il Veda impone di com
piere e per la violazione dei doveri prescritti ad un capo di
casa, la penitenza nel digiuno di un giorno intero.
204. Luomo che ha imposto silenzio ad un Brahmano od
ha trattato confidenzialmente un superiore, deve far un
bagno, non mangiar nulla per il resto della giornata e cal- *
marne loffesa prostrandosi ai piedi di lui.
205. Colui che ha percosso un Brahmano, anche con un
filo derba, o lha sfiorato nel capocon un lembo dell abito,
o s adirato con lui in una questione, deve calmare il ri-
sentimento gettandoglisi ai piedi.
206. Luomo che s precipitato impetuosamente su un
Brahmano con intenzione d:ucciderlo, dovr stare cent'anni
all'inferno; mille anni se l ha colpito.
207. Quanti grani di polvere arrossa il sangue del Brah
mano ferito, sparso a terra per altrettante miglia] a d anni
l autore di tale delitto rester nel soggiorno infernale.
208. Per essersi scagliato contro un Brahmano, un uomo
faccia la penitenza del Pragiapatya; si assoggetti alla pe
nitenza rigorosa se lha colpito; alla penitenza ordinaria
ed a quella rigorosa se ne ha fatto colar il sangue.
209. Por lespiazione delle colpe per le quali non sono
state determinate penitenze particolari, l assemblea consi
deri le facolt del colpevole, ed il delitto, e quindi imponga
la penitenza conveniente.
210. Io vi esporr in che cosa consistono queste peni
tenze, per mezzo delle quali un uomo cancella i suoi peccati:
penitenze praticate dagli Dei, dai Santi, dai Mani.
211. Lo Dvigia che si sottomette alla peritenza del
Pragiapatya, deve per tre giorni mangiar solo la mattina,
per tre giorni solo la sera, per tre giorni degli alimenti non
mendicati ma donatigli, ed infine digiunare i tre giorni se
guenti.
212. Mangiare per un giorno sterco di vacca ed urina me
scolata col latte, cagliat a, burro chiarificato ed acqua bollita
con kusa, poi digiunare un giorno ed una notte, appunto
la penitenza detta Santapana.
213. Lo Dwidja che soggiace alla penitenza rigorosa
( Atikritschra) deve mangiare una sola boccata di riso per
tre volte tre giorni, allo stesso modo che nella penitenza
ordinaria, e non prendere per i tre giorni seguenti alcun cibo;
214. Un Brahmano compiendo la penitenza di fuoco
(Taptakritchlira). non deve bere che dellacqua calda,
del latto caldo, del burro chiarito caldo e respirare aria
calda, ogni cosa per tre giorni, facendo un bagno nel rac
coglimento pi profondo.
215. Colui che, signore dei suoi sensi e con perfetta atten
zione sopporta un digiuno di dodici giorni, fa la penitenza
detta Paraka, che espia tutte le colpe.
216. Il penitente diminuisca il suo nutrimento d una boc
cata ogni giorno durante la quindicina oscura, avendo man
giato quindici boccate il d del plenilunio; l aumenti, al con
trario, duna boccata ogni giorno durante la quindicina ri
schiarata, e si bagni il mattino, il mezzod, la sera; questa
la penitenza lunare (Tchandrayana) che detta simile
al corpo della formica che stretto nel mezzo.
217. Deve osservare la stessa regola per intero, compiendo
la specie di Tchandrayana, detta simile al grano d orzo
che largo nel mezzo, cominciando con la quindicina chiara
e reprimendo i sensi.
~ 218. Colui che sopporta la penitenza di Tchandrayana
d un devoto ascetico (Yati) deve raffrenare il suo corpo e
mangiare soltanto otto boccate di grano selvaggio a mezzo
giorno. per un mese a partire dalla quindicina chiara o dal
loscura.
219. Il Brahmano il quale compie la penitenza lunare
dei fanciulli, deve mangiar quattro boccate il mattino in
un profondo raccoglimento e quattro boccate dopo il tra
monto del sole.
220. Colui che raffrenando i suoi sensi, per un mese non
mangia pi di tre volte ottanta boccate di grano selvaggio
in qualsivoglia modo, perverr al soggiorno del Reggente
della luna.
221. I Rudra (1), gli Aditya (2), i Vasu (3), i Marut (geni
del vento), i grandi Richi, hanno compiuto questa peni
tenza lunare per liberarsi d ogni male.
222. Ogni giorno il penitente deve fare egli stesso l obla
zione di burro chiarito al fuoco, pronunciando le tre grandi
parole: eviti la cattiveria, la menzogna, la collera e le vie
tortuose.
223. Tre volte il giorno e tre volte la notte entri nell ac
qua con indosso gli abiti e non rivolga mai la parola ad una
donna, ad un Sdra, ad un uomo degradato.
224. Sia sempre in moto, sedendosi ed alzandosi alterna
tivamente, o se non lo pu, si corichi sulla terra; sia casto
come un novizio, ne segua le regole e veneri il suo rettore
spirituale, gli Dei ed i Brahmani.
225. Ripeta continuamente, con ogni poter suo, la S-
vitr e le altre preci espiatorie, c spieghi la stessa perseve
ranza in tutte le penitenze che hanno per iscopo di cancel
lare i peccati.
226. Queste penitenze devono essere imposte agli Dvigia
di cui sono le colpe conosciute dal pubblico, ad espiazione
loro; ma l assemblea ingiunga a coloro di cui le colpe non
sono pubbliche, di purificarsi con le preghiere e le oblazioni
al fuoco.

(1) Undici semi dei nati dalla fronte di JBrabiun.


(2) Dodici divinit presidenti ai mesi dell'anno.
(3) Otto delle principali divinit, unite a collegio.
227. Per la confession fatta in pubblico, con il penti
mento, con la devozione, con il recitare le preghiere sacre,
un peccatore pu essere liberato della colpa sua, come dando
delle elemosine quando si trovi impossibilitato a far altre
penitenze.
228. A seconda della franchezza e della sincerit della
confessione sua, un uomo che ha commesso una iniquit
da essa liberato come un serpente della sua pelle.
229. Di quanto l anima sua agitata dal rimorso di una
cattiva azione, di altrettanto il suo corpo liberato dal
peso di questa azione perversa.
230. Dopo aver commesso un errore, pentendosene cor
dialmente, ne liberato; quando dice: Io non lo far pi,
questa intenzione di astenersene lo purifica.
231. Avendo meditato in cuor suo sulla certezza di un
premio riservato alle opere dopo morte, faccia in modo che
i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni sieno virtuose.
232. Quando ha commessa un azione degna di ripren
sione, sia por errore, sia volontariamente, se egli desiderar
desserne purificato, si guardi dal ripeterla; in caso di
recidiva la penitenza deve essere doppia.
233. Se dopo aver fatta lespiazione si sente ancora la
coscienza gravata continui le divozioni fino a che n abbia
ottenuto perfetta soddisfazione.
234. Tutte la felicit degli Dei c degli uomini reputata
dai saggi che conoscono il senso dei Veda, aver la devozione
per origine, per punto d appoggio, per limite.
235. La devozione di un Brahmano consiste nella cono
scenza dei dogmi sacri; quella duno Kchatriya nella prote
zione accordata ai popoli; quella di un Vaisya nei doveri
della sua professione; quella di un Sdra nella sottomis
sione e l obbedienza.
236. Dei santi signoreggiando il loro corpo e lo spirito
loro non nutrendosi che di frutta, di radici e d aria, per il
potere della loro divozione austera, contemplano i tre mon
di (1) con gli esseri mobili ed immobili che in essi sono rac
colti.
237. I medicamenti, la salute, la scienza divina ed i
diversi soggiorni celesti sono ottenuti con la divozione au
stera; s, la devozione il mezzo per ottenerli.
238. Tutto ci che difficile da attraversare, difficile
da ottenere, difficile da accostare, difficile da compiere,

(1) Cio la terra (Prithivi), latmosfera ( Aolarikcha). il cielo (Swarga).


pu riuscire con la divozio ustera: la divozione ci
che presenta pi ostacoli.
239. I grandi delinquenti e tutti gli altri uomini colpe
voli di diversi delitti, sono liberati dai loro peccati per le
pratiche austere compiute esattamente.
240. Le anime che vivificano i vermi, i serpenti, le ca
vallette, gli animali, gli uccelli e persino i vegetali, perven
gono al cielo per mezzo della divozione austera.
1 241. Ogni peccato di pensiero, di parole, d opere commesse
dagli uomini, pu esser cancellato dalle austerit loro in
teramente, quando essi hanno per ricchezza la devozione.
242. Gli abitanti del cielo gradiscono i sacrifici e com
piono i desideri del Brahmano sempre purificato dalla de
vozione.
243. L onnipotente Brhma produsse questo libro con
le austerit sue; e con la devozione i Richi conseguirono la
perfetta conoscenza dei Veda.
244. Gli Dei hanno essi stessi proclamata la suprema ec
cellenza della divozione, considerando che la devozione
l origine santa di tutto ci che vi ha di felice in questo
mondo.
245. Lo studio assiduo dei Veda ogni giorno, il compi
mento delle grandi oblazioni e loblio delle ingiurie, can
cellano ben tosto la macchia causata dai grandi delitti.
246. Come il fuoco con la sua fiamma ardente consuma
tosto il legno cui s attacca, cos colui che conosce i Veda
consuma tosto i suoi peccati con il fuoco del sapere.
247. Io vi ho esposto, secondo la legge, il mezzo despiare
le colpo pubbliche; sappiate ora quali sono le espiazioni
convenienti per le colpe segrete.
248. Sedici soppressioni di respiro nello stesso tempo
che si recitano le tre grandi parole ed il monosillabo c la
Svitr, continuate ogni giorno per un mese, possono puri
ficare anche l uccisore dun Brahmano.
249. Un bevitore di liquori spiritosi anch egli assoluto
ripetendo ogni giorno la preghiera di Ktsache che comincia
per Ava, o quella di Vasichta (1) di cui la prima parola
Prati, o il Mahitra, o il Suddhavatyah.
250. Ripetendo una volta il giorno per un mese l Asya-
ramiya e la Sivasankalpa, colui che ha rubato dell oro
ad un Brahmano purificato all istante.
251. Recitando ogni giorno sedici volte per un mese

(1) Due Kichi, cui furono ispirato certe preghiere lei Yel.
l'Havichyantrya o il Natamanha, o ripetendo fra s linno
Purucha, colui che ha contaminato il letto del suo rettore
spirituale assolto dalla sua colpa.
252. Luomo che desidera despiare i suoi peccati segreti
grandi o piccoli, deve ripetere una volta il giorno, per
un anno la preghiera che comincia per Ava o il Yatkin-
tehida.
253. Dopo aver ricevuto un dono reprensibile e dopo aver
mangiato cibi proibiti, ripetendo la Taratsamangia, si
purificati in tre giorni.
254. Colui che ha commesso molte colpe segrete puri
ficato con recitare per un mese la Somarodra o le tre pre
ghiere che cominciano per Ayrama e facendo il bagno in
un corso dacqua.
255. Colui che ha commesso una colpa grave deve ripe
tere le sette strofe che cominciano con Indra per un mezzo
anno e colui che ha con qualche impurit contaminata
lacqua, non deve vivere che delemosine un mese intero.
25fi. Lo Dvigia che offrir del burro chiarito per un anno
con le preghiere delle oblazioni detto Sakala o recitando
linvocazione che comincia per Nama, canceller la colpa
la pi grave.
257. Colui che ha commesso un gran delitto segua una
mandra di vacche, in perfetto raccoglimento, ripetendo le
preghiere dotte Pvmni e non nutrendosi che di cibi
avuti in elemosina, sar assolto in capo ad un anno.
258. Oppure anche, se recita tre volte una Sanhita dei
Veda, ritirato nel folto di un bosco, in perfetta disposizione
di spirito e di corpo, purificato da tre Paraka, otterr las
soluzione dogni suo delitto.
259. Oppure digiuni tre giorni di seguito dominando i
suoi organi, facendo un bagno tre volto il giorno, e ripetendo
tre volte l Agamarchana, tutti i suoi delitti saranno espiati.
200. Come lAswamedha (sacrificio del cavallo), re dei
sacrifici, toglie ogni peccato, cos l inno Agamarchana can
cella tutte le colpe.
261. Un Brahmano che possegga tutto il Rig-Veda non
pu esser macchiato d alcun delitto, quand anche uccida
tutti gli abitanti dei tre mondi ed accetti il cibo delluomo
pi vile.
262. Dopo aver tre volto recitato nel raccoglimento pi
profondo una Sanhita del Ritch, dello Yagius, o del Sa
ma, con gli Upeniohad, un Brahmano liberato da ogni
sua colpa.
263. Como una zolla di terraabuttata in un gran lago vi
sparisce, cos ogni atto colpevole sommerso nel triplice
Veda.
264. Le preghiere del B.itch, quelle dello Yagius, e le
differenti parti del Sama, devono essere reputate quelle
che compongono il triplice Veda; colui che lo conosce, co
nosce la Scrittura.
265. La santa sillaba primitiva, composta di tre lettere,
nella quale la triade Vedica compresa, deve esser tenuta
segreta come un altro triplice Veda; colui che conosce il
valore misterioso della sillaba, conosce il Veda.
LIBRO XII.

Trasmigrazione delle anime, beatitudine tinaie.


1. 0 tu che sei esente dal peccato dissero i Maharehi
tu ci hai dichiarato tutti i doveri delle quattro classi; ed
ora spiegaci, secondo la verit, la ricompensa suprema
delle azioni.
2. Il discendente di Manu, Bhrigu infinitamente giusto,
rispose ai Maharehi: Udite ora la decisione suprema nei
riguardi di tutto ci che dotato della facolt d agire.
3. Ogni atto del pensiero, della parola, del corpo, porta un
buono od un cattivo frutto: dalle azioni degli uomini ri
sultano le loro differenti condizioni superiori, medie od
inferiori.
4. Si sappia che nel mondo la causa determinante,
l atto congiunto allessere animato, che di tre gradi - su
periore, intermedio, inferiore -, che, sopera in tre modi di
versi - con il pensiero, la parola, il corpo -, ed di dieci sorta.
5. Pensar ai mezzi d appropriarsi la sostanza altrui,
meditare un azione colpevole, darsi allateismo od al mate
rialismo, sono i tre cattivi atti dello spirito.
6. Dire delle ingiurie, mentire,dire male dognuno o parlar
fuori di proposito, sono i quattro cattivi atti di parola.
7. Appropriarsi cose non regalate; far del male agli es
seri animati senza il consenso della legge, corteggiare la
donna daltri, sono stimati i tre cattivi atti del corpo: i
dieci atti opposti sono buoni nello stesso grado.
8. Lessere dotato di ragione consegue una ricompensa
od una punizione per gli atti dello spirito, nello spirito;
per quelli della parola, negli organi della parola; per gli atti
corporei, nel suo corpo.
9. Per dogli atti delittuosi provenienti dal suo corpo,
l uomo passa dopo morte allo stato di creatura priva
di movimento; per colpe di parola, assume le forme dun
uccello o duna bestia feroce; per colpe mentali rinasce nella
condizione umana pi vile.
10. Colui lintelligenza del quale esercita una autorit
(danda) suprema sulle parole, sullo spirito e sul corpo suo,
pu essere chiamato tridand (che ha tre poteri), pi a
ragione del devoto mendicante che porta solo tre bastoni,
h 11. L uomo cho usa questa triplice autorit per tutti
gli esseri e reprime il desiderio e la collera, consegue in tal
modo la beatitudine finale.
12. Il principio vitale, motore di questo corpo, detto
Kchtragina. e questo corpo che compie le funzioni desi
gnato dai Saggi con il nome di Bhutatma (composto dele
menti).
13. Un altro spirito interno detto Giva, o Mahat: nasce
con tutti gli esseri animati ed per mezzo di questo spirito
- che si trasforma e diventa la coscienza edil senso -, che in
tutte le nascite, il piacere e la pena sono percepite dalla-
nima (Kchetragina).
14. Questi due principi: lintelligenza (Mahat) e lanima
(Kchitragina) unite con i cinque elementi, sono in intimo
legame con questa Anima suprema (partm), che risiede
negli essali d ordine pi alto e dordine infimo.
15. Dalla sostanza di questa Anima suprema si svolgono
come scintille dal fuoco, innumerevoli piincip vitali che
comunicano senza tregua il movimento alla creature dei
diversi ordini.
16. Dopo la morte, le anime degli uomini che hanno com
messo azioni cattive, prendono un altro corpo alla forma
zione del quale concorrono i cinque elementi sottili, corpo
che d'stinato ad essere sottomesso alle torture d in
ferno.
17. Quando le anime rivestite di questo corpo hanno
nellaltro mondo subito le pene inflitte da Yama, le parti-
celle elementari si separano e rientrano negli elementi
sottili donde erano partiti.
18: Dopo aver raccolto il frutto delle colpe nate dallab
bandonarsi ai piaceli dei sensi, l anima di cui stata can
cellata ogni macchia, ritorna a questi due principi - lanima
suprema e lintelligenza - dotati dimmensa energia.
19. Questi due principi esaminano senza tregua le virt
ed i vizi dell anima; e secondo che essa si d alla virt od
al vizio, ottiene in questo e nellaltro mondo piacere o pena.
20. Ss l anima seguo sempre la virt e raramente 1 vizio,
rivestita d un corpo tratto dalla combinazione dei cinque
elementi, assapora le delizie del paradiso (Swarga).
21. Ma se essa si d frequentemente al male e raramente
al bene, spogliata dei cinque elementi* e rivestita d un altro
corpo formato delle particelle sottili degli elementi, c sotto
messa alla tortura di Yama.
22. Dopo aver sopportato questi tormenti (secondo la
sentenza del giudice infernale) l'anima (Giva), di cui l im
purit completamente cancellata, riveste di nuovo le
particole dei cinque elementi (cio, si riveste del corpo).
23. Luomo considerando, per mezzo del suo spirito,
che queste trasmigiazioni dell anima dipendono dalla virt
e dal vizio, diriga sempre il suo spirito verso la virt.
24. Sappia che l anima (A tm )-che liDtelligenza-, ha
tre qualit: la bont, la passione, loscurit (Gunas, Ragias
Tamas); lo spirito dotato di qualcuna di queste qualit
resta incessantemente nelle cose create.
25. Quando una ai tali qualit domina intieramente
in un corpo mortale, rende l essere animato provvisto di
questo corpo in grado eminente, improntato dessa qualit.
26. -Il segno che distingue la bont la scienza, l oscurit,
l'ignoranza; la passione, il desiderio acceso e l avversione.
Questi sono i modi nei quali si manifestano invariabil
mente le qualit che aderiscono a tutti gli esseri.
27. Quando ui) uomo sente nell animo suo un sentimento
d affetto, completamente calmo e puro come il giorno,
vi riconosca la dote della bont (sattwa).
28. Ma ogni disposizione d anima accompagnata d af
fanno, che produca odio e porti incessantemente gli esseri
animati verso i piaceri dei sensi, la consideri come qualit
della passione (Ragias), difficile da vincersi.
29. Quanto a quel senso incapace di distinguere il bene
dal male, inconcepibile, inapprezzabile dalla coscienza e dai
sensi esteriori, lo stimi caratteristica della oscurit (ta
mas).
30. Ora vi "esporr le opere eccellenti, le medioori, le
cattive che procedono dalle tre qualit.
31. Lo studio dei Veda, la devozione austera, la scienza
divina, la purezza, l azione del domare i sensi, il compimento
d doveri e la meditazione dell Anima suprema sono gli
effetti della bont.
32. Non agire che nella speranza di una ricompensa,
lasciarsi andare allo scoramento, far cose proibite dalle
leggi, abbandonarsi ai piaceri dei sensi, sono le caratteri
stiche della passione.
33. La cupidigia, l indolenza, l irresolutezza, la maldi
cenza, il negar una vita futura, l omissione delle opere
prescritte, il sollecitar favori e la negligenza denotano la
oscurit.
34. Inoltre per queste tre qualit considerate nei tre
momenti-del passato, dell avvenire, del presente - ecco in
breve gli indici che devono essere riconosciuti come i migliori.
35. L atto di cui ci si vergogna tosto compiuto, quando
lo si compie o ci s accinge, deve essere considerato da ogni
uomo saggio come impronta della oscurit.
36. Ogni atto per il quale si desidera conseguire rei mondo
grande fama, senza tuttavia affliggersi se non riesce, deve es
ser considerato come appartenente alla qualit della passione.
37. Q u a ndo si desidera con tu tta lanim a d i conoscere
i dogm i, quando n o n si h a vergogna di fare quello che si
fa o l anim a si tro v a soddisfatta, l opera Dostra p o rta l im
p ro n ta della bont.
38. L amor del piacere la caratteristica della oscurit;
l amore della ricchezza, la caratteristica della passione;
lamore della virt, la caratteristica della bont: la supe
riorit del merito in ragione dellenumerazione.
39. Io vi esporr succintamente e per ordine, le diverse
trasmigrazioni che lanima subisce in questo universo per
linfluenza delle tre qualit.
40. Le anime dotate della bont conseguono la natura
divina, quelle dominate dalla passione hanno in parte la
condizione umana, le anime precipitate nelloscurit sono
avvilite allo stato d animali; sono queste le tre principali
sorta di trasmigrazioni.
41. Ognuna di queste tre sorta di trasmigrazioni deter
minate dalle differenti qualit, deve essoro stimata aver
tre gradi: l inferiore, lintermedio, il supcriore, in ragiono
degli atti e del sapere.
42. I vegetali, i vermi, gli insetti, i pesci, i serpenti, le
tartarughe, gli armenti, gli animali selvaggi, sono le condi
zioni pi basse dipendenti dalla oscurit.
43. Gli elefanti, i cavalli, i Sdra, i Mlstcha sprezzati,
i leoni, le tigri e i . cinghiali formano gli stati intermedi
della oscurit.
44. I danzatori, gli uccelli, gli uomini che fanno profes
sione d ingannare, i giganti ed i vampiri, compongono l or
dine pi elevato della oscurit.
45. I Gihalla (quelli che tirar di bastone), i lottatori,
gli attori, i maestri d armi, gli uomini dediti al giuoco ed
alle bevande spiritose, sono gli stati pi bassi determinati
dalla passione.
46. I re, i guerrieri (gli Kchatriya), i consiglieri spiri
tuali dei re, gli uomini abili nelle discussioni, costituiscono
l ordine intermedio della passione.
47. I musici celesti (Gandharba), i Guhyaca e gli Yakcha,
i geni che seguono gli Dei e tutte le nirfe celesti (Apsara),
sono gli esseri pi elevati di tutte le condizioni determinate
dalla passione.
48. Gli anacoreti, i devoti ascetici, i Brahmani, le le
gioni dii semidei dai carri aerei, i geni degli asterismi lu
nari ed i Daitva, sono il primo grado delle condizioni de
terminate dalla bont.
49. I sacrificanti, i Richi, gli Dei, i geni dei Veda, i Reg
genti delle stelle, le divinit annuali, i Pitri, ed i Sadliya,
compongono il grado intermedio cui mena la bont.
50. Brhma, i creatori del mondo, il genio della virt,
le due divinit che presiedono al principio intellettuale
(Mahat) ed al principio invisibile (Avykata) sono stati di
chiarati il grado supremo della bont.
51. Io vi ho rivelata nella sua interezza il sistema delle
trasmigrazioni diviso d tre classi; riferentisi alle tre sorta
d opere, comprendente tutti gli esseri.
52. Abbandonandosi ai piaceri dei sensi e trascurando
i loro doveri, i pi vili degli uomini che ignorano le sante
espiazioni, hanno in parte le condizioni pi spregevoli.
53. Sappiate ora, completamente e per ordine, per quali
azioni commesse quaggi l anima deve, in questo mondo,
entrar in questo o in quel corpo.
54. Dopo aver passato numerose serie d anni nelle terri
bili dimore infernali, alla fino di questo periodo, i grandi
delinquenti sono condannati alle seguenti trasmigrazioni:
55. Luccisore di un Brahmano passa nel corpo di un oane,
dun cinghiale, dun camello, dun toro, d un oapro, dun
ariete, dun animale selvaggio, duno Tchandala e d un
Puhkasa.
56. Il Brahmano che beve dei liquori spiritosi rinasce
sotto forma d insetto, di verme, di cavalletta, d uccello che
si nutre di sterco, di bestia feroce.
57. Il Brahmano che ha rubato dell oro passer mille
volte nrl corpo di ragni, di serpenti, di camaleonti, d ani
mali acquatici e di vampiri malefici.
58. Luomo ohe ha contaminato il letto del padre - natu
rale o spirituale - rinasce cento volte allo stato d erba, di
cespuglio, di liana, duccello carnivoro, danimale armato
di denti aguzzi- come il leone- e di bestia feroce- come la
tigre -.
59. Coloro che commettono atti di crudelt divengono
animali avidi di carne sanguinolenta - come i g atti-; quelli
che mangiano cibi proibiti diventano dei vermi; i ladri,
degli esseri che si divorano l un laltro; coloro che corteg
giano donne di basso stato, degli spiriti malvagi.
60. Colui che ha avuto rapporti con uomini degradati,
che ha conosciuto carnalmente la donna d un altro, o ha
rubato qualche cosa - che non sia d oro - a un Brahmano,
diventa uno spirito detto Brahmasakchasa.
61. Se un uomo ha rubato per cupidigia pietre preziose,
perle, corallo, giojelli di varie sorta, rinasce nella condi
zione dorefice (o nel corpo delbuccello hemakara).
62. Per aver rubato del grano diventa un topo; se del
lottone, un cigno; se dell acqua, uno smergo; se del miele,
un tafano; del latte, una cornacchia; il succo ricavato da una
pianta, un cane; del burro chiarito, un icneumone.
63. Se ha rubato della carne, rinasce avoltojo; se del
grasso, madgu (uccello marino); dellolio, tailapava (uccello
sconosciuto); se del sale, cicala; se della cagliata, cicogna.
64. Se ha rubato degli abiti di seta, rinasce pernice;
se una tela di lino, rana; se un tessuto di cotone, chiurlo; se
una vacca, cocodrillo; se dello zucchero, vagguda (uccello
sconosciuto).
65. Per furto di profumi gradevoli, diviene topo mu
schiato, derbe mangerecoie, pavone; di grano preparato
in vari modi, riccio; se grano crudo, porco spino.
66. Per aver rubato del fuoco, rinasce airone; un uten
sile domestico, calabrone; abiti colorati, pernice rossa;
67. Se ha rubato un cervo o un elefante, rinasce lupo;
se ud cavallo, tigre; se frutta o radici, scimia; se una donna,
orso; se dell acqua da bere, tchataka (cuculus melano-
leucus)', se vetture, camello; se bestiame, capro.
68. Luomo che rubi questa o quella cosa appartenente
ad un altro, o mangi burro chiarito o doni prima di averli
offerti agli Dei, sar inevitabilmente ridotto allo stato di
bruto.
69. Le donne che hanno commesso furti di tal fatta,
contraggono pari impurit; sono condannate ad unirsi a
quegli esseri come femmine loro.
70. Quando gli uomini delle quattro classi, senza una
necessit urgente, deviano dai doveri loro particolari,
passano nei corpi pi vili e sono ridotti in ischiavit sotto
i loro nemici.
71. Un Brahmano che trascura i suoi doveri rinasce dopo
morte sotto la forma d uno spirito (preta) chiamato Ul-
kamentkha (dalla bocca che una face) che mangia ci
che stato vomitato; uno Kchatriya, sotto quella di uno spi
rito chiamato Kataputana. che si nutre di cibi impuri-e
di cadaveri in putrefazione.
72. Un Vaisya diventa uno spirito maligno detto Mai-
tratchagiyotika, che trangugia materie purulente; un
Sudra ciie trascura lo sue occupazioni diventa un cattivo
genio detto Tchailaraka che si nutre di pidocchi.
73. Pi gli esseri animati sono proclivi alla sensualit,
pi l acutezza dei loro sensi s affina;
74. Ed in ragione dellinsistenza, della ostinazione loro
nel commettere cattive azioni, questi insensati proveranno
quaggi pene ogni volta pi crudeli, tornando al mondo in
questa od in quella forma ignobil \
75. Vanno prima nel Tainisra ed in altre orribili dimore
infernali, nellAsipatravana (foresta che ha per foglie lame
di spada) ed in diversi luoghi di prigionia 3 di tortura.
76. Tormenti d ogni sorta sono lor riservati; saranno
divorati da corvi e da lupi; inghiottiranno focaccie roventi,
cammineranno su sabbia infiammata e proveranno linsop
portabile strazio d esser messi al fuoco come i vasi di un
pentolaio.
77. Nasceranno sotto le forme d animali esposti a con
tinuo pene; soffriranno alternativamente il tormento del
leccesso di freddo c di caldo; e saranno in proda ad ogni sorta
di terrori.
78. Pi d una volta dimoreranno in differenti matrici e
verranno al mondo con doloie; saranno soggetti a rigorosa
prigionia e saranno condannati a servir altre creature.
79. Saranno condannati a separarsi dai loro parenti,
dai loro amici, a vivere con dei malvagi; accumuleranno ric
chezze e le perderanno; i loro amici acquistati con pena
diverranno loro nemici.
80. Dovranno sopportare una vecchiaia senza conforto,
malattie dolorose, affanni d ogni sorta e la morte che non
si pu vincer?.
81. In qualsiasi condizione di spirito, determinata da
qualcuna delle tre qualit, un uomo compia questa o quel
l'altra, ne raccoglie il frutto in un corpo dotato di questa
qualit.
82. La ricompensa dovuta .alle opere, vi stata rivelata
per intero; sappiate ora quali sono le opere di un Brah
mano che possono condurlo alla eterna felicit (Xihsri-
yasa) (1).
83. Studiare e comprendere i Veda, praticare la devo
zione austera, conoscer Brahma, donrare gli organi dei
sensi, non far del male, onorare il rettore spirituale, sono
le opere principali che menano all eterna beatitudine.
84. Ma fra tutte queste opere di virt, compiute in questo
mondo dissero i Macharclii havvene una che sia
stimata aver maggior potenza a condurre alla felicit su
prema?
85. Di tutte questi doveri rispose Bhrigu il prin
cipale dacquistare la cognizione dellAnima (Atm) su
prema: il primo dogni sapere. Con esso infatti si consegue
l immortalit.
86. S, fra questi s i doveri, lo studio dei Veda consi
derato come il pi atto a procacciare la felicit in questo
mondo come nellaltro.
87. Poich in questa opera dello studio del Veda e nella
adorazione dellAnima suprema sono comprese per intero
tutte le regole della buona condotta enumerate qua sotto
ordinatamente.
88. Il culto proscritto dai Libri Sacri di due sorta:
luno, in rapporto con questo mondo, che procura dei godi
menti - ad esempio, quelli del Paradiso -; laltro - distinto
dalle cose del mondo - che conduce alleterna beatitudine.
89. Un atto di piet che discenda dalla speranza di con
seguire qualche vantaggio in questo mondo - come, per
esempio, un sacrifcio per ottener la pioggia -o nellaltra vita
- come una oblazione fatta allo scopo desser ricompensato
dopo morte - considerato avvinto al mondo; colui che
disinteressato e diretto e dalla cognizione di Brahma,
detto staccato dal mondo.
90. Luomo che compie frequentemente atti religiosi in
teressati, perviene alla condizione degli Dei; ma colui che
compie spesso opere di piet con disinteresse, si spoglia per
sempre dei cinque elementi e consegue la liberazione dai
legami del corpo.

fi) Val, corno M'ikclt". la beatitudine duale, la condizione dell'auiiua


che liberata dal corpo s identifica con Braluna.
91. Vedendo parimenti lAnima suprema in tutti gli
esseri e tutti gli esseri nell Anima suprema, offrendo lanima
sua in sacrificio s identifica con l Essere supremo che brilla
di luce propria.
92. Pur trascurando i riti religiosi prescritti, il Brahmano
deve con perseveranza meditare sullAnima suprema, vin
cere i sensi, e ripetere i testi sacri;
93. In ci consistono i vantaggi della rinascita, princi
palmente per il Brahmano; infatti lo Dvigia, compiendo
tali doveri, ottiene il compimento di tutti i suoi desideri,
e non altrimenti.
94. Il Veda un occhio eterno per i Mani, gli Dei, gli uo
mini; il libro sacro non pu esser stato fatto dai mortali e
non suscettibile desser misurato dalla ragione umana:
cos vuole la legge.
95. Le raccolte dileggi clic non hanno il loro fondamento
nei Veda, come qualunque sistema eterodosso, non pro
ducono alcun buon frutto dopo morte: i legislatori hanno
deciso che non hanno altro risultato che le tenebre infer
nali.
90. Tutti i libri che non si fondano sulla Scrittura sono
usciti dalla mano delluomo e periranno: questa loro origine
dimostra che sono inutili e menzogneri.
97. La conoscenza delle quattro classi, dei tre mondi, dei
quattro ordini distinti, con tutto ci che stato, tutto ci
che , tutto ci che sar, deriva dal Veda. ;
98. Il tuono, la qualit dessere tangibile, la forma vi
sibile, il gusto, l odore, che il quinto oggetto dei sensi,
sono spiegati chiaramente nei Veda, con la formazione degli
elementi di cui sono qualit e con le funzioni loro.
99. Il libro dei Veda primitivo il sostegno di tutte le
creature; epper, io lo stimo come la causa suprema della
prosperit delluomo.
100. Colui che comprende perfettamente il Libro del
Veda, merita il comando dellesercito, lautorit regia, il
potere d infliggere pene e la signora di tutto il mondo.
101. Cerne un fuoco violento brucia persino gli alberi
ancor verdi, cos luomo che studia o comprende i libri sacri
cancella ogni macchia che sia in lui originata dal peccato.
102. Colui che conosce perfettamente il senso del libro
sacro, qualunque sia lordine nel quale si trova, si dispone,
durante il suo soggiorno in questo mondo, ad identificarsi
con Brahma.
103. Coloro che hanno molto b tto valgono pi di coloro
che'hanno poco studiato; coloro che ritengono quello^che
hanno letto'sono'preferibili a coloro che hanno letto e di
menticato; coloro che ben intendono hanno pi merito di
coloro che sanno a memoria; coloro che compiono il loro do
vere sono preferibili a coloro che solo lo conoscono.
104. La devozione e la conoscenza dell anima suprema
sono, per un Brahmano, i migliori mezzi di pervenire alla
beatitudine finale; con la devozione cancella le sue colpe;
con la conoscenza di Brahma si procaccia l immortalit.
105. Tre sorta di prove: levidenza, il ragionamento
lautorit dei differenti libri dedotti dalla Scrittura, devono
essere ben conosciute da colui che cerca d acquistare una
cognizione positiva dei suoi doveri.
106. Colui che esercita il suo raziocinio sulla Scrittura
e sulla raccolta delle leggi, appoggiandosi sulle regole di
logica conformi alla Scrittura, conosce il sistema dei
doveri religiosi e civili.
107. Le regole di condotta che conducono alla beatitu
dine sono state con esattezza e per intero esposte; la parte
segreta di questo codice d iam i vi sar ora rivelata.
108. Nei casi particolari di cui s fatta speciale menzione,
so sia chiesto quel che convenga fare, la decisione pronun
ciata dai Brahmani saggi abbia forza di legge, senza con
trasto.
109. I Brahmani che hanno studiato come vuole la leggo,
il Veda ed i trattati che vi si riferiscono, e sanno ricavar le
prove dal libro rivelato, devono essere riconosciuti come
dottissimi.
110. Nessuno contesti un sol punto della legge deciso
da un assemblea di dieci Brahmani almeno, o da un consiglio
di Brahmani virtuosi, che non devono essere radunati in
numero minore di tre.
111. L assemblea composta di dieci giudici almeno,
deve comprendere tre Brahmani versati nei tre libri sacri,
un Brahmano esperto nella dottrina filosofica del Nyaya,
un altro dotto della dottrina Mimansa, un erudito che co
nosce il Nirukta (1), un legisperito e un membro dognuno
dei tre primi ordini.
112. Un Brahmano che abbia specialmente studiato
il Rig-Veda, uno che conosce specialmente lo Yagius, un
terzo che possegga il Sama, costituiscono il consiglio di tre
(1) Il Mimansa uno dei sistemi filosofici indiani: il Niriikta, uno
dei Vedanga, un glossario in cui sono spiegate le parole oscure dei
Veda.
giudici per la soluzione di tutti i dubbi in materia di diritto.
113. La decisione anche di un solo Brahmano versato
nel Veda, deve essere considerata come una leggo della pi
grande autorit e non quella di diecimila persone che non
conoscono la Santa dottrina.
114.1 Brahmani che non abbiano seguito le regole del no
viziato, che non conoscano i Libri Sacri, e non abbiano altra
raccomandazione ^ iinfuori della loro classe, fossero anche
in numero di pi migliaja, non possono essere ammessi a
costituire una assemblea legale.
115. La colpa di colui al quale gente inetta, ripiena della
qualit deUoBcurit, abbia spiegato la legge che essi stessi
ignorano, ricadr su coloro che hanno compiuta tale opera,
di cento volte accresciuta.
116. Le opere eccellenti che menano alleterna beatitu
dine vi sono state esposte: k) Dvigia che non le trascura
consegue una sorte felicissima.
117. Cos il potente c glorioso Manu, per benevolenza
verso i mortali, mi ha interamente rivelato queste leggi
importanti che devono essere ^egrete per coloro solo che
sono indegni di conoscerle.
118. Il Brahmano concentrando tutta latienzione sua,
vegga nellAnima divina tutte le cose visibili; considerando
ogni cosa nellAnima suprema, non dedica il suo spirito alle
iniquit.
119. L Anima suprema il consesso degli Dei; nellAnima
suprema riposa l Universo; lAnima suprema determina
tutte le opere che gli esseri animati compiono.
120. Il Brahmano contempli letere sottile nelle cavit
del suo corpo; laria, nella azione muscolar e nei nervi del
tatto; la luce suprema del fuoco o del sole, nel calore della
digestione e negli organi della vista; l acqua noi fluidi del
suo corpo; la terra nelle sue membra.
121. La luna (Ind) n d cuor suo, i geni delle otto regioni
nell organo delludito; Visnu, nel camminare; Hara! nella
forza muscolare; Agni, nella sua parola; Mitra, nella
sua facolt di escrezione; Ragiapati, nel potere di procrea
zione.
122. Ma deve rappresentarsi il grande Essere come il
Signore sovrano dell universo, come pi sottile di un atomo,
cos brillante come loro pi puro, tale che non pu essere
concepito che dallo spirito nella calma della contempla
zione pi astratta.
123. Altri l'adorane nellelemento del fuoco, altri in
Manu, Signore delle creature, altri in Indra, altri nelle
terno Brahma.
124. Questo Dio avvolgendo tutti gli esseri in un corpo
costituito di cinquo elementi, lo fa successivamente passare
dalla nascita all accrescimento, dallaccrescimento al di-
solvimento, con un moto simile a quello della ruota.
125. Cos l uomo elle riconosce nella jjjopria anima l A
nima suprema presente in tutte le creature, si mostra eguale
verso tutti ed ottiene la sorte pi felice; quella dessere
compenetrato in Brliama.
126. Cos fin il Saggio e lo Dvigia che legge questo codice
di Manu, promulgato da Bhrigliu, sar sempre virtuoso e
conseguir quella felicit che desidera.

PINE.
I NDI CE

P refazione ................................................. Pag. 3


L ib ro I. La C r e a z i o n e .................................... 5
l i . I Sacramenti ; il noviziato . . . 16
I I I . Il matrimonio e i doveri del capo di
famiglia ........................................ 38
IV . Mezzi di sussistenza : precetti 64
V. Regole dastinenza e di purificazione.
Doveri delle d o u n e ......................... 87
V I. Doveri dellanacoreta e dellasceta . 103
V II. Condotta dei re e della classe mi
litare .................................................. 112
V i l i . Officio dei Giudici. Leggi civili e
p e n a li............................................... 13J.
IX. Leggi civili e penali : doveri della
classe commerciante e della classe
s e r v i l e ..................................... 166
X. Classi miste ; tempi di calamit . 195
X I. Penitenze ed espiazioni . . . . 207
X II. Trasmigrazione delle anime, beati
tndine f i n a l e ............................

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