Gaiser Paragone
Gaiser Paragone
Gaiser Paragone
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KONRAD GAISER
BIBUOPOLIS
L'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici,
fondato da Gerardo Marotta, ha sede in
Napoli presso la Biblioteca di Viale Cala-
scione 7.
Queste Memorie sono dirette dal Comitato
Scientifico dell'Istituto composto da: Enrico
Cerulli, Mario Dal Pra, Luigi De Rosa, Hans
Georg Gadamer, Eugenio Garin, Tullio Gre-
gory, Augusto Guzzo, Raymond KIibansky,
Paul Oskar Kristeller, Rita Levi Montalcini,
Alfonso Maria Liquori, Gerardo Marotta,
Giuseppe Montalenti, Giovanni Pugliese Car-
ratelli, E.C.G. Sudarshan.
MEMORIE DELL'ISTITUTO ITALIANO
PER GLI STUDI FILOSOFICI
13
NAPOLI 19l5S
KONRAD GAISER
BIBLIOPOLIS
INDICE
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PREMESSA
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all'I stituto Italiano per gli Studi Filosofici con un para-
gone, una ulteriore variazione sul ,'?aragone della caverna.
Forse siamo d'accordo che noi tutti, l'umanit, ci tro-
viamo oggi nel buio di una grande incertezza e insicu-
rezza. In questa situazione scoraggiante ci sono pochi
raggi di luce che emanano un bagliore di speranza, che
ci sia cio una via di salvezza. Uno dei raggi di luce in
questa oscurit proprio 1'I stituto Italiano con le sue
attivit di incoraggiamento, di illuminazione, di ideali-
smo. per questo motivo che sono molto grato a questa
fondazione napoletana, italiana, europea, mondiale.
LA PREISTORIA DEL PARAGONE PLATONICO
Nella preparazione delle conferenze mi sono awalso DELLA CAVERNA
della collaborazione di Margarita Kranz (Tubingen): la
sua conoscenza della letteratura e le sue capacit inter-
pretative si sono rivelate un aiuto prezioso. Per la tradu-
zione del testo tedesco ringrazio Tiziano Dorandi e Edel- .
traud Durr.
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I.
SUL SIGNIFICATO FILOSOFICO
DEL PARAGONE DELLA CAVERNA IN PLATONE
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Vale l'analogia A : B = B :C
Le frecce indicano la relazione dell'immagine o mi-
mesis Il paragone della caverna contiene in nuce tutta la
(modello --7 immagine) filosofia di Platone. Gli aspetti principali del pensiero
platon~co sono qui presentati in forma concentrata.
PARAGONE (LATO DELL'IMMAGINE) REALT (LAro DELLE COSE)
Sole Idea del bene (agathOn) Platone stesso nell'interpretazione rileva l'aspetto
le singole cose idee ontologico. Il paragone mette davanti agli occhi i due
(a) sopraordinate: idee numeri, spe-
campi differenti dell'essere: il mondo dei fenomeni il-
(a) in cielo (stelle)
cie piti comuni , norme valutati ve luminato e ravvivato dal sole e il mondo dei modelli
(b) subordinate: idee delle singole cose
matematici e ideali con l'idea del bene come base su-
prema di tutte le cose . Come tra questi due grandi
campi dell'essere, cosi anche all'interno dell'uno e del-
l'altro campo deve esistere la relazione dell'immagina-
zione (rispecchiamento, adombramento).
immagini riflesse e ombre oggetti della matematica
(Al Mondo della caverna (8) Mondo dei fenomeni Alla conseguenza dei gradini dell'essere deve corri-
Fuoco Sole
spondere esattamente una conseguenza dei modi diversi
della percezione e della conoscenza. I dati della perce-
gli uomini che passano dietro il mu- le anime (invisibili)?
ricciolo
zione sensoriale e dell' esperienza empirica sono partico-
lari e inattendibili, come nel paragone le ombre sulla
gli oggetti portati in fila gli oggetti corporali nella loro inte-
rezza
parete. Alla certezza e alla verit conducono soltanto il
pensare e la conoscenza teoretica . Incerte sono le im-
(a) immagini di creature (a) creature viventi
viventi (statue) (della natura)
pressioni della percezione sensoriale sia perch con ci
ci vengono trasmessi soltanto stretti ritagli della realt
b) prodotti dell'arte
intera, sia perch la nostra esperienza soggettiva non
corrisponde veramente aU'oggetto . Per esempio non pos-
siamo mai percepire un fenomeno corporeo, come un
uomo determinato, nella sua totalit spazio-temporale.
Alle qualit percepite sensorialmente, per esempio ai
le ombre sulla parete le impressioni relative ,degli
oggetti corporali
colori, corrispondono forme e moti degli atomi o, come
diremmo oggi, onde elettromagnetiche con determinate
oggettivamente: qualit materiali frequenze, che, come tali, non vediamo.
soggettivamente: impressioni Le ombre sulla parete della caverna sono, su questo
'momentanee dei sensi, aspetti
parziali
piano, aspetti ed impressioni della percezione senso-
riale. Sotto un altro riguardo esse sono da intendere
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come le rappresentazioni morali, secondo le quali gli modo in particolare: il fuoco nella caverna sta al sole
uomini abitualmente si regolano, o anche come le opi- come il sole sta all'idea del bene.
nioni dei poeti (come Omero) le cui opere esercitano Nell'analogia A: B = B: C, B costituisce il medio
una forte influenza educativa. geometrico. Se,condo ci il campo medio del paragone,
il mondo sensoriale, da una parte sovraordinato al
(c) Educazione mondo della caverna, dall'altra subordinato al
Inoltre il paragone della caverna di Platone rende mondo delle idee. Il mondo in cui ci troviamo viene
dunque definito, per cOSI dire, da entrambi i lati.
chiara la concezione platonica sull'educazione filosofica.
La funzione principale dell'analogia consiste nel
All'inizio del paragone Socrate dice: ci che qui viene
fatto che aiuta a dischiudere qualcosa che prima ci era
rappresentato metaforicamente la nostra qualit di sconosciuto. Delle tre parti della proporzione due sono
essere umani (qllJ(Jt) riguardo all'educazione (rcmOLu) e 'conosciute': conosciamo il mondo dei fenomeni, ma
alla non-educazione (JtmOEUoCu) . Infatti il paragone de- anche il mondo della caverna poich sebbene sia finto
scrive un processo educativo. Viene inteso come conti- sempre possibile immaginarlo. Ci invece 'scono-
nuo scioglimento e liberazione. Insegnare, qui non signi- . sciuto' il mondo sovrasensoriale delle idee, che per
fica indottrinamento, ma il 'rivoltare', che d la possibi- pu essere compreso in maniera indiretta se collegato
lit, a chi impara, di vedere la verit da se stesso. La con le due grandezze conosciute per analogia.
liberazione per non conduce all'incertezza e al fortuito , Dal momento che la forma concettuale dell'analogia
ma a un legame volontario che si basa sulla compren- pu servire a rendere immaginabile !'ignoto e il nasco-
sione. Alla fine di questo cammino coincidono in uno la sto, fino ad oggi essa ha svolto un ruolo eminente per
libert vera e un legame superiore. il pensare filosofico e in particolare anche per quello
religioso e teologico. Paragoni che si basano sulla
(d) Politica struttura dell'analogia devono aiutarci a comprendere
Infine il mondo della caverna anche il mondo dei il sovraumano, il divino, l'al di l e il trascendentale.
litigi politici. Qui si pu guadagnare onore e riconosci- Si deve per essere consapevoli di quello che l'analogia
mento , ma anche essere perseguitati ed uccisi. Inter- capace di fare e no. L'analogia non adatta a pro-
pretando il paragone, Socrate spiega che non si deve vare l'esistenza: non si pu dimostrare che esiste vera-
lasciare la politica a quelli che si fanno guidare dalle mente ci che ci viene detratto. Cio nonostante non
false immagini delle opinioni comuni , ma che il filo- poco quello che l'analogia pu fare: fa apprendere, al-
sofo deve tornare nella caverna per portare l a un meno in maniera immaginaria, approssimativa o indi-
effetto politico ci che lui ha riconosciuto come vero. retta, ci che va oltre la nostra forza d'immaginazione;
con ci mostra che la sua esistenza, anche se non
sicura, sempre pensabile e dunque possibile. Tali
2. La forma dell'analogia paragoni analogici traggono una certa forza persuasiva
dalla verosimiglianza comune che ci che per la nostra
La struttura concettuale che sottesa al paragone capacit umana di conoscere l'ultimo e il supremo,
della caverna l'analogia A: B = B : C. Il mondo della non il definitivo e l'assoluto. In particolare, i risultati
caverna CA) sta al mondo dei sensi (B) come il mondo della fisica moderna e la teoria dell'evoluzione biolo-
dei sensi (B) sta al mondo delle idee CC). Allo stesso gica recentemente sl"nbrano rafforzare questo sospetto.
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di noi, nell'aria intorbidita (B), come queste condizioni
di vita (B) stanno alla situazione della vera superficie
terrestre, nella luce dell'tere puro (C).
La scala dall'oscuro al chiaro, dall'impuro al puro
si estende ancora di piti in alto e in basso se seguiamo
il racconto di Socrate: sotto la cavit nella quale abi-
tiamo all'interno della terra si trova il mondo di Ade,
dove devono trattenersi le anime impure; e sopra la
II. luce dell'tere da pensare il mondo spirituale, nel
quale le anime completamente pure devono trovare la
IL MITO NEL FEDONE DI PLATONE:
loro quiete.
IL LUOGO DOVE ABITIAMO DENTRO LA TERRA
Ci che Platone vuole sia preso sul serio in questa
rappresentazione - tranne la conoscenza scientifico-
Passiamo ora alla questione della preistoria del pa- naturale, che la terra una sfera - il principio
ragone della caverna della Repubblica. Ci sono stati strutturale del passaggio graduale dall'ordinato e
stadi preliminari, preparazioni, suggestioni che hanno chiaro al disordinato e oscuro. La descrizione delle
portato a questo paragone. Un 'paragone della caverna' cavit nella superficie terrestre una finzione
anteriore si trova gi in Platone stesso. In una narra- mitico-poetica. Deve illustrare la situazione dell'uomo
zione mitica alla fine del Fedone (108 C - 115 A: cf. A 2), e cio nello stesso senso come il paragone della ca-
un dialogo scritto prima della Repubblica, Socrate rac- verna: la limitatezza che, al solito, impedisce all'uomo
conta: La nostra terra una sfera sospesa liberamente di conoscere ci che veramente.
nell'universo. Noi uomini crediamo di abitare sulla su- '
perficie della terra nella luce, ma viviamo in una ca-
vit della terra, in una conca piena di acqua e aria
nebbiosa. Vediamo la luce del sole soltanto intorbidita
attraverso l'aria. Per rendere chiaro ci Socrate spiega:
La luce ancor piti oscura nell'acqua sia per i pesci
sia per uno spettatore immaginario che dal fondo del
mare guardi verso l'alto.
Il luogo dove abitiamo si trova dunque sotto la vera
superficie della terra , cosi come il fondo marino si
trova profondamente sotto il nostro campo di vita.
Questa rappresentazione immaginaria si aVVIcma
molto al paragone della caverna. La struttura dell'ana-
logia la stessa qua e l . Poich, secondo il mito del
Fedone , vale l'affermazione: le condizioni visive sul
fondo marino (A) stanno alle condizioni di vita presso
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poi ci che presso i filosofi viene indicato come 'meta-
fisica della luce': la descrizione della causa della cono-
scenza come una luce, che paragonabile al sole.
In modo particolarmente impressionante Parme-
nide, che visse intorno al 500 a. C. a Elea, ha dato
forma al contrasto tra luce e buio. All'inizio del suo
poema filosofico~didascalico viene descritto il cammino
dall'opinione apparente (06~o) alla verit (.:rlt;Eto)
come ascesa dal buio alla luce (fr. 1 D.-K.). Parmenide
III. s vede , come. dice, su un crro tirato da cavalle, ac-
SUGGESTIONI PER PLATONE compagnato dalle figlie di Elio, portato dalla casa
DALLA TRADIZIONE PRECEDENTE della notte verso la luce; gli si apre davanti un por-
tone; e poi una dea parente della luce gli svela la
verit. La somiglianza di questa ascesa verso la luce
La preistoria del paragone della caverna inizia co- con il cammino del paragone della caverna evidente.
munque gi molto tempo prima di Platone. Platone
non fu nemmeno il primo a dire che noi uomini vi-
viamo, per cosi dire, in una caverna, in un mondo 2. Eraclito: il modo di pensare per analogia
sotterraneo, in una prigione e che il nostro mondo non
il mondo vero. Il primo autore di cui possiamo dire Un'altra linea conduce da Eraclito di Efeso (che fu
con una certa sicurezza che abbia paragonato il nostro piu o meno coetaneo di Parmenide) al paragone della
mondo umano con una caverna Empedocle di Agri- caverna di Platone . In Eraclito, per la prima volta,
gento, vissuto circa due generazioni prima di Platone. troviamo usata la forma concettuale dell'analogia in
Tuttavia, prima di passare a Empedocle voglio trattare maniera simile a come dopo la user Platone. C' una
di tradizioni ancora piu remote , che preparano in sentenza di Eraclito: L'uomo ha fama di fanciullo di
modi diversi il paragone della caverna. fronte alla divinit, cosi il bambino di fronte all'uomo
(fr. B 79 D.-K.). Un'altra sentenza: L'uomo piu sapiente
apparir come una scimmia di fronte alla divinit, per
1. Parmenide: ascesa dal buio alla luce sapienza, per bellezza e per ogni altro rispetto (fr.
83 D.-K.). A queste sentenze sottesa l'analogia: bam-
una esperienza umana vecchissima e diffusa fra bino sta a uomo come uomo sta a dio; scimmia sta a
tutti quella che la luce significa vedere e conoscere, il uomo come uomo sta a dio. Un senso simile assume in
buio invece non-vedere e ignoranza. In questo senso Eraclito la serie: servo - padrone - dio (fr. 53 D.-K.), o
appunto si parla spesso della luce e del buio, della dormente - sveglio - saggio (fr. 1 D.-K.). .
chiarezza del cielo e della nebbia anche nella poesia L'analogia ha gi in Eraclito lo stesso effetto che in
greca arcaica, soprattutto in Omero e Pindaro, e qui Platone: serve a dischiudere il divino che prima ci era
corre il confine tra il significato 'reale' e quello 'imma- sconosciuto; e, allo stesso tempo, rende chiaro che i
ginario', 'metaforico'. Da questo concetto si sviluppa valori umani misur51ti con l'assoluto sono insufficienti.
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3. Il mondo come caverna rimane dubbio. Alcuni interpreti vogliono spiegare il pa-
ragone della caverna di Platone partendo da tali caverne
(a) Le caverne come abitazioni dell'uomo che avevano un significato religioso . Mi pare per che da
questo punto non si guadagni molto per la ~ompre~sione
Chiediamoci ora come gi prima di Platone si sia
del paragone platonico. La caverna platoOlca non e pro-
sviluppata l'idea che noi uomini viviamo in una specie
prio il luogo dove appaiono e vengono venerati gli di, ma
di caverna. Dobbiamo qui stare attenti soprattutto al
in Platone gli uomini devono uscire dalla caverna per es-
passaggio che conduce dalle caverne reali e il . loro s~
sere piu vicini agli di.
gnificato multiplo per gli uomini al concetto lmmagl-
nario che, in senso metaforico , abitiamo in una ca-
verna. (c) Concezioni orfiche e pitagoriche: il corpo come se-
Le caverne , da tempo remoto, sono abitazioni polcro, la vita terrena come punizione
umane. Offrono all'uomo protezione e sicurezza. In
Ci mettiamo invece su una via che conduce al para-
molti miti si mantiene vivo il ricordo della caverna
gonedella caverna di Platone se ci rivolgiamo a cert~
come luogo di rifugio, della nascita e della morte . Dal
concezioni degli orfici e dei pitagorici - che, come ben SI
momento che le caverne sono abitazioni per i vivi si
sa, sono difficili per noi da distinguere. Essi sostenevano
immaginato di conseguenza che anche il mondo dei
l'opinione che l'anima umana nella vita di adesso legata
morti fosse un grande regno di caverne sotterranee.
al corpo per sua disgrazia: il suo esistere in questo legame
Tutto ci appartiene all 'mbito della realt. Non
col corpo come una prigionia, una punizione, una ma-
possiamo parlare di un paragone se non dopo che la
lattia, persino come essere sepolti. Da questi circoli pro-
caverna stata 'riportata ' a un 'altra cosa in senso me-
viene l'espressione soma-sema : il corpo - un sepolCro.
taforico o parabolico, dove cio la nostra vita umana
La concezione della prigione e del sepolcro affine
somiglia a una caverna.
all'immagine della caverna tanto piu se a tale concezione
si congiunge il pensiero che in questa vita la nostra anima
(b) Culti delle caverne e caverne mistiche infelice quanto comunemente si considerava lo fossero
le anime dei morti prigionieri nell'Ade.
Le caverne servivano pure alla venerazione e al
Che i pitagorici dell'Italia meridionale e della Sicilia
culto degli di, e in luoghi chiusi a forma di caverne
facessero uso di immagini del mondo sotterraneo per la
ave~ano luogo le iniziazioni ai misteri. Nelle caverne
vita terrena, si evince da un passo illuminante del Gorgia
semi buie ci si poteva sentire vicini alla divinit; e nei
di Platone (492 E - 493 E). Vi si racconta che un pitago-
culti misterici, come a Eleusi, certamente gli iniziandi
rico di l compose una poesia mitica che diceva: quelli che
restarono impressionati anche da apparizioni luminose,
devono fare penitenza portando acqua in una botte bu-
dunque da improvvise illuminazioni del buio mistico.
cata, non vanno cercati nell'al di l, ma una vita tale
In epoche piu tarde il luogo a forma di caverne, nel
conducono qui quelli che sono privi di ragione, spinti da
quale si incontrava il dio, poteva essere inteso come
desideri insaziabili. Ci che originariamente era una vi-
immagine del nostro mondo. Cosi nel culto di Mitra .
sione per l'al di l, viene utilizzato ora per caratterizzare
Fino a che punto questo valesse gi per il tempo piu
la vita di questo mondo.
antico precedente a Platone e per quello di Platone,
Da questa tradizione - mi pare - deriva al paragone
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della caverna di Platone la concezione che gli abitanti descrizione usa concetti che provengono da visioni del-
della caverna sono legati e che la loro liberazione dai l'Ade. Questo vale per la parola 'prato', mentre Omero
vincoli allo stesso tempo una guarigione (tO<Jl, 515 C dice dell'Ate che Zeus l'ha buttata sulla terra ed essa
4), perch la vita priva di ragione somiglia a una ma- ora si muove tra gli uomini (Iliade 19, 130-131).
lattia. A favore di questa interpretazione sta anche la noti-
zia di Plotino che gi Empedocle, come dopo di lui
Platone, ha indicato l'universo in cui viviamo come
4. Empedocle: ora viviamo in un mondo sotterraneo
una caverna.
Empedocle presuppone dunque la concezione co-
Ancora prima di Platone, Empedocle di Agrigento mune dei Greci che le nostre anime, dopo la morte,
- influenzato evidentemente da quelle concezioni orfi- scendono nell'Ade, dove sotto la terra conducono una
co-pitagoriche - ha paragonato esplicitamente il no- esistenza di ombre e dove espiano i delitti di questa
stro mondo a una caverna. Questo si deduce soprat- vita. Empedocle per d un nuovo senso a questa opi-
tutto da due frammenti dei suoi Katharmoi (Poema nione spiegando: Siamo gi ora nel mondo sotterraneo
lustrale) , se seguiamo !'interpretazione piti probabile e gi ora espiamo i delitti precedenti. Pu darsi che
dei testi. Nei Katharmoi Empedocle descrive i destini anche per Empedocle (cosi come per Platone nel Fe-
dell'anima che per i peccati viene allontanata dal dane) esista sotto terra un Ade tenebroso come luogo di
mondodegli di e che ora, legata al corpo, deve tra- punizioni ancora peggiori. Ma Empedocle vuoI dire che
scorrere un lungo periodo di punizione e purificazione. gi il nostro mondo sotto il sole, paragonato col
In un frammento trasmesso da Porfirio (120 D.-K.: mondo pieno di luce, un dominio del buio. Nel
cf. A 1) le potenze che conducono l'anima dicono: mondo superiore vivono gli di e le anime pure. Per
Giungemmo sotto questa caverna coperta. Dicono mezzo di purificazioni la nostra anima dopo aver
questo, se intendiamo bene le parole, quando l'anima, espiato qui le sue colpe pu tornare nel mondo della
allontanata dal mondo divino, entra nel mondo ter- luce pura dal quale venuta giti.
reno. Porfirio porta questa citazione come prova che Con ci Empedocle ha anticipato l'immagine e il
gi prima di Platone i pitagorici hanno inteso il nostro pensiero fondamentale del paragone della caverna di
cosmo come una specie di caverna. Platone: la caverna come espressione della lontananza
Nell'altro frammento (121 D.-K.: cf. A 1) si parla di dalla verit, dell'alienazione e della prigionia del no-
un luogo 'senza gioia' nel quale tutti i possibili spiriti stro essere uomini. Gi in Empedocle sottesa la
infelici vagano 'sul prato di Ate al buio'. Queste espres- forma concettuale dell'analogia. Per la sua rappresen-
sion ricordano il mondo di Ade come lo descrive tazione vale: l'Ade, il mondo sotterraneo omerico (A),
Omero nella Nekyia dell'Odissea. Alcuni interpreti sta alla nostra vita terrena (B), come la nostra vita
hanno pertanto pensato che Empedocle qui (come an- terrena (B) sta al mondo pieno di luce degli di (C). In
che nell'accenno alla 'caverna coperta') parli del regno relazione al mondo divino, il nostro mondo umano
dei morti nel mondo sotterraneo. Credo per che sia un luogo del buio, della disgrazia, della punizione, che,
giusta !'interpretazione dominante, secondo la quale dunque, somiglia all'Ade.
Empedocle qui intende il nostro mondo terreno come Che Platone riprenda ed elabori filosoficamente il
una specie di mondo sotterraneo e perci per la sua paragone di Ade dr Empedocle, dimostrato sia dal
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Fedone sia dalla Repubblica. Il mito del Fedone ri-
prende il pensiero di Empedocle e lo esplicita con una
differenziazione piti precisa: ora non viviamo nella
luce, non nel mondo vero, ma neanche nell'Ade, pro-
fondo sotto la terra, ma in mezzo in un luogo semi-
buio, che pu essere immaginato come una cavit
nella superficie terrestre. Nella Repubblica la caverna,
in maniera simile a Empedocle, assume taluni tratti
propri della antica concezione dell'Ade. L dove So-
crate mette a confronto la felicit di quelli che sono IV.
venuti alla luce con l'infelicit di quelli che sono an- RICAPITOLAZIONE
cora prigionieri (516 D), cita le parole di lamento
dell'Achille omerico nel mondo sotterraneo (Odissea Il,
489-490): meglio essere servo di un contadino (che Questa VISIOne d'assieme sulla preistoria del para-
il re dell'Ade)! E nell'interpretazione Socrate para- gone della caverna ci permette di riconoscere ancora
gona il cammino dalla caverna alla luce con l'ascesa piti chiaramente la concezione di Platone.
dall'Ade verso gli di (521 C). C'erano, come abbiamo dimostrato, proprio anche
per il paragone della caverna suggestioni e modelli che
Platone ha ripresi e uniti e ai quali ha dato una forma
nuova. I predecessori piti importanti di Platone erano
(a) Parmenide, con la rappresentazione immaginaria
dell'ascesa dal buio alla luce; (b) Eraclito, con la
forma concettuale dell'analogia; (c) gli orfici ed i pita-
gorici, presso i quali sembra che fosse usuale applicare
le rappresentazioni dell'al di l alla vita terrena di
ora; e (d) Empedocle, con l'opinione che il nostro
mondo, visto dal mondo degli di, un mondo sotter-
raneo, una caverna dell'Ade. Poich Empedocle ha of-
ferto la suggestione piti importante e poich, da parte
sua, era gi influenzato dai pitagorici, si pu affermare
che Platone, col paragone della caverna, come con
molti dei suoi pensieri piti importanti, si ponga nella
tradizione pitagorica.
Allo stesso tempo per su questo sfondo diventa
chiaro che il paragone di Platone, come tutta la sua
filosofia, non soltanto un prodotto di opinioni o co-
noscenze anteriori, ma che egli, di quello che gli era
offerto dalla tradiziope, ha fatto qualcosa di nuovo e di
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Guardando alle riprese e variazioni piu tarde del
paragone platonico si pu individuare un tema comune
dato da Platone: la situazione dell'uomo nel mondo.
Invariabilmente nell'immagine della caverna viene rap-
presentata la conditio humana . Allo stesso tempo per
la domanda sui fondamenti dell'esistenza umana ri-
ceve, di volta in volta, una risposta diversa . (a) In
nessuna delle metamorfosi piu tarde conservata la
totalit degli aspetti che il paragone platonico pre-
senta. I piu tardi si limitano all'uno o all'altro aspetto
1.
che riprendono da Platone oppure ne trovano di nuovi
nel paragone . Nessuna delle piu tarde variazioni con- INTERPRETAZIONI
tiene dunque una interpretazione complessiva della
realt e della vita umana cosi ampia come il modello
platonico . (b) Sar comunque soprattutto da osservare 1. Aristotele: u n nuovo modo di vedere la realt
che i piu tardi pensatori e poeti, con i loro paragoni
della caverna, non accettano semplicemente la visione Per primo, Aristotele, il grande allievo di Platone, si
platonica dell'uomo, ma si allontanano piu o meno da sentito provocato a rinnovare il paragone platonico .
Platone, si rivoltano persino contro lui . Seguendo i In questa trasformazione del paragone si rispecchia
diversi paragoni della caverna possiamo dunque stu- tutto il contrasto fra Aristotele e Platone.
diare paradigmaticamente come, nel corso dei secoli, Nel dialogo aristotelico Sulla filosofia, che non ci
da Platone fino a oggi, sia cambiata la concezione stato tramandato, si leggeva ci che conosciamo al-
della situazione dell'uomo nel mondo - la compren- meno da un riferimento in Cicerone (De natura deorum
sione dei suoi desideri, delle sue speranze, della sua II 37, 95, che sembra una traduzione piuttosto precisa:
disperazione. Poich la visione dell'esistenza umana cf. B 1): se uomini - cosi spiega Aristotele - cresciuti
essenzialmente cambiata, anche il paragone della ca- in una dimora sotterranea a forma di caverna giunges-
verna doveva assumere una forma sempre diversa. sero poi, all'improvviso, all'aria aperta, vedendo la na-
tura magnificamente ordinata, riterrebbero certo che
gli di esistono. La meraviglia non sarebbe minore se
la caverna dove abitavano fosse stata fornita di ogni
comodit che rende la vita piacevole .
(1) Come in Platone, cosi anche in Aristotele, il pa-
ragone illumina il contrasto tra l'incomprensione
dell'uomo comune e la conoscenza della verit filoso-
. fica. Anche Aristotele invita a intendere, per cosi dire,
'dietro' ai fenomeni lo spirito divino come causa fon-
dante di tutto il visibile. In Aristotele non abbiamo piu
l'analogia tripartita /A : B = B : C), ma una proporzione
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quadripartita: gli uomini che vivono in abitazioni sot- 2. Massim di Tiro: l'uomo nella prigione delle passioni
terranee (A) stanno a quelli che giungono improvvisa-
mente alla luce e si meravigliano (B) come gli uomini In maniera essenzialmente diversa Massimo di Tiro,
comuni indifferenti nei confronti della bellezza del co- un predicatore filosofico itinerante del secondo secolo
smo (C) stanno a quelli che giungono alla conoscenza, d. C., fa uso dell'immagine della caverna (Philosophu-
che ammirano il cosmo come qualcosa di divino (D). mena 36, 4: cf. B 2). Con i suoi discorsi Massimo vuole
-In Aristotele, come in Platone, l'analogia serve a chia- richiamare e guidare gli uomini verso una vita mi-
rire la situazione dell'uomo comune, a guisa di un gliore. Il suo scopo affine all'ideale cinico dell'essere
paragone: il mondo, finch accettiamo spensierata- senza bisogni; e cOSI si rivolta contro la dipendenza da
mente il suo ordine come qualcosa di comune, per passioni e piaceri inutili.
noi una dimora nella quale ci sistemiamo confortevol- In questo senso fa uso dell'immagine dei prigionieri
mente e facilitiamo la nostra vita per mezzo di con- in una segreta buia. La vita degli uomini comuni somi-
venzioni - e nella quale siamo pure ciechi riguardo glia alla misera esistenza di quelli perch sono dipen-
alla verit, perch non vediamo l'agire dello spirito denti da desideri e cosi vivono in mancanza di libert.
divino. Ci nonostante ci consideriamo felici perch Chi invece rinunzia ai piaceri del momento conduce
una vita libera, simile a quelli che giungono dalla pri-
non abbiamo occhi per la conoscenza che ci rende
gione alla luce e possono muoversi liberamente.
veramente felici. Alla conoscenza giungiamo attraverso
Anche nel paragone di Massimo si tratta dunque
la filosofia che ci insegna a vedere il sorprendente in
della situazione dell'uomo comune e della possibilit
ci che pare essere comune. della liberazione attraverso la filosofia. Massimo per
(2) Non ostanti tutte le concordanze con Platone vede tutto da un punto di vista morale. Il suo interesse
dobbiamo per constatare anche differenze essenziali. non rivolto alla comprensione dell'ordine cosmico
Proprio nei due paragoni della caverna si palesa il nella sua totalit o alla conoscenza di una realt tra-
contrasto principale tra la filosofia platonica e quella scendentale, ma alla questione della forma di vita mo-
aristotelica. Aristotele rifiuta la dottrina delle idee. Per ralmente giusta. Questo paragone della caverna serve a
lui il 'mondo vero' non piti l'essere sovrasensoriale e dar forza a un appello morale al singolo uomo che
trascendente, ma il cosmo visibile in cui viviamo. La deve essere guidato all'indipendenza interiore.
realt, nella quale dobbiamo conoscere l'opera di una
ragione divina, non il mondo delle idee, ma la na- 3. Arnobio: un esperimento speculativo antiplatonico
tura che ci circonda, alla cui bellezza e regolarit
siamo fin troppo abituati. Con ci Aristotele torna alla Arnobio, a cui adesso passiamo velocemente, era
comprensione del mondo usuale per i Greci: non vi- maestro di retorica nella citt di Sicca nel Nord
viamo in un mondo di ombre paragonabile all'Ade, ma Mrica. Per rendere credibile la sua conversione al cri-
nel regno della luce. Quello che importa soltanto che stianesimo, compose l'opera Adversus nationes. Nel se-
percepiamo giustamente il sorprendente e il divino in- condo libro di quest'opera, tra l'altro, vuole spiegare
torno a noi. che l'anima umana non deriva da Dio e non immor-
tale nella sua sostanza naturale, ma lo pu diventare
per la grazia del Di&nel quale credono i cristiani.
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Confutando l'opinione della provenienza divina e che se prima vengono abbagliati dalla luce, giungono
dell'immortalit dell'anima, Arnobio si rivolta contro alla loro determinazione suprema e autorealizzazione.
la tradizione platonica. Perci l'immagine della ca- In Arnobio quelli che sono giunti alla luce sono in una
verna assume in lui un significato completamente di- condizione di completa incomprensione, perch il loro
verso. Il paragone diventa un esperimento speculativo. carattere innato, privo di ragione, non li rende abili a
La forma dell'analogia del tutto abbandonata. comprendere nemmeno le cose piil comuni.
Arnobio spiega in una descrizione dettagliata (Ad-
versus nationes II 20-26: cf. B 3): se un uomo crescesse
in un luogo sotterraneo in completa solitudine, senza 4. Gregorio di Nissa: la morte come liberazione
educazione e comunicazione con altri uomini e poi,
improvvisamente, fosse condotto alla luce del giorno, Un pensiero che nella Repubblica da Platone preso
non avrebbe nessuna idea di tutte le cose che vede ora in considerazione solo in maniera latente, sar piil
e parlando non potrebbe farsi capire. CosI si vede che tardi, diversamente, uno degli aspetti piil importanti
l'anima umana per natura non porta nessuna cono- del paragone della caverna: il passaggio a una vita
scenza in s, come sarebbe presumibile secondo la migliore attraverso la morte.
dottrina dell 'anamnesis, ma pu guadagnare ogni cono- Gi lo stoico romano Seneca ha trasformato il para-
scenza solo con l'esperienza nel corso della vita e con gone in questo senso. In una delle sue Epistole morali
l'educazione, in particolare anche con l'imparare a (102, 21-30), dove medita sulla morte, Seneca, invece
parlare . di una caverna, parla del ventre materno dal quale si
Arnobio dunque, con il suo esperimento speculativo, liberati con la nascita; e mentre prima era rappresen-
non intende dire che la nostra vita umana comunque tata la via della conoscenza ora si tratta la morte
somiglia a una tale esistenza in caverne. Intende piut- come una liberazione dal buio della vita terrena: cosi,
tosto chiarire che l'anima umana per natura rozza, spiega Seneca, come passiamo con la nascita dal buio
incolta e bisognosa e non partecipa per niente alla alla luce di questo mondo, la morte forse un'altra
pienezza della conoscenza divina e all'immortalit. Il nascita attraverso la quale giungiamo alla vera, eterna
mondo luminoso il nostro mondo umano della cul- luce.
tura e della comunicazione, nel quale possiamo guada- Come Seneca, ma ora orientato da un punto di
gnare determinate conoscenze e rendere abbastanza si- vista cristiano, similmente parla Gregorio di Nissa, il
cura la nostra vita, senza per giungere alla cono- grande teologo del IV sec., nel suo scritto Sui morti (cf.
scenza di Dio e all'immortalit. Ci che ci fa raggiun- B 4): la nostra vita di adesso nei confronti con la vera
gere questa mta non la nostra propria aspirazione vita come la prigionia in un carcere buio. Se ci
alla conoscenza, ma soltanto la grazia divina. troviamo bene in questa prigione e non vogliamo la-
Si pu discutere che cosa di questa concezione di sciarla, soltanto per il motivo che non sappiamo
Arnobio sia genuinamente cristiano. Di sicuro si pu niente della vita nella luce. Quelli che sono fuggiti
dire che d all'immagine della caverna una tendenza dalla prigione, in fondo, dovrebbero compiangere gli
antiplatonica. Il significato del paragone platonico (e altri che stanno ancora l.
anche aristotelico) in Arnobio viene rovesciato. In Pla- Nel dipingere ci che vedono quelli che sono giunti
tone (e Aristotele) quelli che escono dalla caverna, an- alla luce, anche il paragone di Aristotele avr offerto
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qualche suggestione . Nei confronti di Platone, oltre le porta da Nola a Napoli, nell'Italia del Nord, poi a
concordanze, si possono di nuovo constatare diver- Ginevra, in Francia, in Inghilterra, in Germania, e fi-
genze. nalmente di nuovo in Italia - fino al suo rogo a Roma
(1) Anche in Gregorio il paragone ha ancora la nell'anno 1600. Ci che Bruno presenta con !'immagine
forma della proporzione tripartita: la vita in una pri- del mito della caverna la liberazione dall'angusta
gione buia (A) sta alla vita nella luce (B) come la visione del mondo della scolastica medioevale attra-
nostra vita terrena (B) alla vera vita dopo la morte (C). verso la teoria eliocentrica di Copernico. Andando oltre
Anche con il pensiero che la nostra anima nella morte Copernico, Bruno non crede piu in una sfera delle
trapassa dal buio della caverna alla luce del vero es- stelle fisse come salgo limite del mondo, ma vede,
sere, Gregorio non si separa da Platone. Nel paragone nelle stelle fisse, soli, che vagano in un cosmo infinito.
della Repubblica, a dire il vero, questo aspetto non Il sentimento della liberazione porta Bruno piu
esplicitato; per Platone dice, in maniera chiara, nel volte ad esprimersi con immagini metaforiche: egli si
mito del Fedone e in molti altri luoghi , che l'anima vede liberato dalle catene dell'errore, illuminato dalla
dopo la morte, non essendo piu legata al corpo, luce del sole che scaccia l'oscurit della notte, o anche
capace di riconoscere la verit meglio di adesso, liberato nella vastit e nella chiarezza del cielo. Queste
quando a causa del corpo attaccata al mondo senso- immagini ricordano la lode della dottrina epicurea in
riale. Lucrezio, ma in particolare il mito della caverna. Da
(2) La differenza fra il punto di vista di Platone e Platone sono ispirati la descrizione nel primo dialogo
quello del teologo cristiano sta nel fatto che il passag- di De la causa, principio et uno (1584) e i versi latini
gio dalla vita terrena a quella dell'al di l, che deve del poema didascalico De immenso et innumerabilibus
essere una ascesa alla luce, non viene piu effettuato (1591) (cf. B 5).
dalla filosofia. Cosi non possiamo neanche anticipare In entrambi i passi Bruno parla della liberazione
questa ascesa in questa vita. Non di meno in Gregorio da una oscura prigione, poi paragona dettagliatamente
non c ' un ritorno nella caverna di quelli che sono le diverse reazioni degli uomini di fronte alla luce
stati liberati. Che quelli che sono giunti alla luce si delle nuove conoscenze con il comportamento degli
rivolgano ai prigionieri compiangendoli, diventato animali al sorgere del sole: gli uni temono la luce e
soltanto un pensiero ipotetico: se non fossero sottratti tornano a rifugiarsi nell'oscurit (come gli uccelli not-
a ogni dolore terreno, dovrebbero compiangere gli al- turni e le talpe), gli altri salutano con gioia il giorno
tri. Il legame delle rappresentazioni platoniche con nascente.
quelle cristiane si rileva in particolare anche nella de- Dal paragone platonico della caverna Bruno ri-
scrizione della magnificenza dell'al di l con metafore prende l'idea che gli uomini sono dapprima accecati
tratte dal Nuovo Testamento. dall'insolita luce, in modo tale che molti non sono
pronti ad accogliere la nuova verit. Diversamente che
in Platone - e piu vicino agli intenti del paragone
5. Giordano Bruno: emancipazione dall'errore aristotelico - la luce del sole in Bruno non simboleg-
gia piu la verit delle idee trascendenti, ma la nuova
In tempi moderni il paragone della caverna ci si comprensione della natura e dell'universo nella sua
presenta per primo in Giordano Bruno, la cui vita lo grandezza infinita.
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6. H. L. Spiegel e fan Saenredam: oscurit e illumina-
zione del cuore
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Qualcos'altro si vede soltanto leggendo ci che H . fori), le false tradizioni e dottrine dei filosofi che creano
L. Spiegel aveva scritto sul paragone della caverna nel un mondo teatral e fittizio (idola theatri), e un'altra
suo poema didascalico: vide nella caverna di Platone specie, che chiama immagini false della caverna (idola
una rappresentazione del cuore umano con le sue emo- specus). Questi 'idoli' della caverna risultano - a diffe-
zioni buone e cattive. Secondo questo, sul quadro la renza delle disposizioni della natura umana comune -
parte oscura corrisponde al ventricolo destro del cuore, dagli errori e pregiudizi individuali del singolo. Nello
nel quale ci si immaginava che avessero trovato di- scritto De dignitate et augmentis scientiarum dice a que-
mora gli impulsi oscuri dell'uomo, la parte chiara al sto proposito (cf. B 7):
ventricolo sinistro con le aspirazioni buone; e l'uscita
verso la luce corrisponde alla grande aorta del cuore Per quanto concerne le 'false immagini della ca-
che porta il sangue fresco nel corpo. verna', queste trovano la loro origine nella natura dello
Il titolo del quadro pr~so dal Vangelo di Giovanni: spirito e del corpo proprio dell'individuo, cosi come
La luce venuta nel mondo , e gli uomini hanno nella sua educazione e abitudine anche in fatti casuali
amato le tenebre piu della luce. A ci corrispondono che capitano al singolo uomo. Infatti quella della ca-
gli elementi del quadro che provengono dalla tradi- verna di Platone una immagine molto bella. Se dun-
zione cristiana: la raffigurazione delle virt e dei vizi que qualcuno - a parte le finezze squisite del paragone
sul muricciolo e sulla parete; la posizione intermedia - dalla prima infanzia fino all'et matura vivesse in
delle scienze e della filosofia , tra il buio, nel quale una caverna o una grotta buia sotto terra e poi, del
persiste la massa, e la luce di cui parla il Vangelo. tutto improvvisamente, uscisse all'aria aperta e vedesse
Qui abbiamo dunque del tutto una trasposizione questa grande opera del cielo e della natura, senza dub-
del paragone della caverna nel mondo concettuale del- bio (prima) gli verrebbero in mente una moltitudine di
l'umanesimo cristiano del Rinascimento. idee strane e stupide e si impossesserebbero del suo
spirito. Noi per naturalmente viviamo sotto il cielo
7. Francesco Bacone: la critica delle immagini false aperto; tuttavia le nostre anime pensanti sono chiuse
nelle caverne dei nostri corpi cosicch necessariamente
Lasciamoci condurre dal nostro argomento dall'O- raccolgono una infinit di immagini, errori e falsit, in
landa all 'Inghilterra! L il Lord cancelliere e filosofo quanto escono dalla loro caverna solo raramente e per
Francis Bacon all'inizio del diciassettesimo secolo si poco tempo e non si trattengono sempre a guardare la
serve del paragone della caverna in modo analogo a natura, per cosi dire, sotto il cielo aperto. Con quell'im-
Giordano Bruno . Egli esige una conoscenza della na- magine della caverna di Platone concorda anche otti-
tura nuova, imparziale e metodicamente sicura, che mamente la nota sentenza del paragone di Eraclito (fr.
deve ascendere dall'esperienza ampia a regole razio- B 2. 89 Diels-Kranz), che gli uomini cercano le loro
nali. L'ostacolo principale su questo cammino, Bacone conoscenze nei propri mondi individuali e non nel
lo vede nei molti preconcetti ingannevoli, abitudini e grande mondo complessivo.
autorit dell'uomo. Egli chiama queste immagini false Bacone dunque, con il paragone della caverna - e
'idoli' (idola) e distingue diverse specie di questi pre- in aggiunta con la sentenza di Eraclito - chiarisce la
giudizi: -immagini false che sono insite nella natura situazione dell'uomo comune che non ancora capace
dell'uomo (idola tribus), inganni del linguaggio (idola di osservare e pensaf in maniera scientifica. Chi ha tali
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preconcetti non pu comunicare con il mondo vero e discono una comprensione giusta del mondo. Questo
sovraindividuale. Bacone vuole aiutare l'uomo ad accor- significher: per Platone la percezione risulta sbagliata
gersi dei suoi preconcetti ed a combatterli ed a liberarsi o giusta secondo verso quali oggetti si rivolge l'uomo.
di loro, per quanto possibile, per poter progredire sul Bacone invece vede la fonte degli errori proprio nella
cammino della conoscenza oggettiva della natura . ragione umana; e il progresso verso la conoscenza se-
Bacone concorda con Platone nel dire che l'uomo condo lui consiste nel fatto che l'uomo si rende conto
raggiunge la conoscenza soltanto superando le imma- dei suoi pregiudizi e delle immagini ingannevoli che
gini false. Lo stato di confusione dell'uomo che esce corrompono la sua ragione. Ci che Platone descrive
all'improvviso dalla sua caverna ricorda la descrizione come ascesa dagli oggetti immaginari a quelli che esi-
di Platone dove nell 'ascesa si debbono sempre combat- stono nella realt, in Bacone diventa dunque un pro-
tere l'incertezza, la confusione, l'abbagliamento e dove blema dell'autocritica del soggetto. Con questa sagge t-
chi liberato vorrebbe sempre tornare tra le ombre tivazione come con l'interiorizzazione individualistica
della caverna che gli sono familiari. Bacone per non si del paragone della caverna si palesa un aspetto fonda-
appropriato del paragone platonico senza cambia- mentale con il quale la filosofia moderna si allontana
menti essenziali. in maniera sempre piti decisa dalla filosofia antica.
(a)' in Platone , dietro le ombre della caverna, vanno
intes t;utte le possibili opinioni false, addirittura anche 8. Clive Staples Lewis: la rappresentazione dell'al di l
errori collettivi. Bacone definisce come idola specus spe-
cialmente le opinioni false dell'individuo. Ovviamente
Nel nostro secolo Clive Staples Lewis si avvici-
fu soprattutto la concezione dell'essere prigioniero del
nato di nuovo a Platone. Egli era professore a Cam-
proprio corpo e dell'isolamento nelle immagini perso-
bridge e scrittore versatile. I suoi lavori scientifici trat-
nali, che condusse Bacone alla metafora platonica.
tano di letteratura medioevale. Ma sono piti noti i suoi
(b) Bacone' non crede nelle idee platoniche . Per lui Essays di teologia morale e critica sociale cosi come i
esiste soltanto l'ordine della natura che spiegabile con suoi romanzi e libri per bambini.
l'empiria. La sua concezione dunque piti vicina all'a- Sotto il titolo Transposition (Trasposizione) Lewis ha
nalogia del paragone aristotelico che platonico: ruomo pubblicato una predica di Pentecoste nella quale
che rinchiuso nella caverna sta a quello che venuto spiega che le rivelazioni soprannaturali per raggiun-
alla luce come l'uomo comune , preso dalle sue autoillu- gerci devono essere 'trasposte' secondo le condizioni
sioni, sta a quello che si dedica alla coIl()scenza scienti- del nostro mondo empirico (cf. B 8). La realt spiri-
fica della natura. " tuale ci pu incontrare soltanto nelle forme del mondo
naturale. Ci per non significa che non le appartiene
(c) Nel paragone di Platone, quello che sale sopra un essere proprio e superiore, come vede lo scettico.
confuso dalla chiarezza che , in un primo momento, lo Un esempio che pu rendere chiara la trasposizione
abbaglia perch abituato al mondo ,delle ombre; le da un medio piti ricco a uno piti ristretto, la ridu-
immagini ingannevoli per rimangono nella caverna, In zione della nostra realt tridimensionale e colorata a
Bacone , quello che esce alla luce porta con s le sue un disegno a due dimensioni. A questo proposito Lewis
immagini ingannevoli, e sono proprio quelle cJ:1e impe- racconta la storia seguente: Una donna stata gettata
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in una -segreta . nella quale non si vede niente del di queste variazioni. Pirandello racconta in una sua
mondo esterno. - La donna partorisce nel carcere un novella (Ciula scopre la luna, 1912: cf. B 9) del gio-
figlio e lo allev~ li. Poich ha un blocco da disegno e vane Ciula che deve lavorare duramente in una mi-
delle matite descrive al figlio il mondo esterno cC5n niera. La mattina va al pozzo e di sera torna a casa. Il
l'aiuto di disegni . Un giorno scopre che il figlio si suo mondo la galleria buia, illuminata da una lu-
immagina che il mondo vero consista solo di tratti di cerna a olio. Durante la notte Ciula dorme. Ha paura
matita. Tenta 'di spiegargli che in realt non cosi; ma della notte da quando, una volta, dopo un incidente,
ora il figlio non pu proprio piti immaginarsi niente uscito dalla miniera non prima delle tenebre. Cosi an-
del mondo vero, perch i tratti di matita erano l'unica che si impaurisce di nuovo una volta che deve lavorare
cosa che credeva di conoscere di quello. Considera l'al- piti a lungo: teme il buio che lo aspetta fuori. Ma
tro mondo me~o visibile dei disegni, mentre ha da uscendo vede la luna e questa visione lo libera dall'an-
offrire molto piti d,i visibile. goscia.
Ovviamente il racconto di Lewis si collega stretta-
mente con il paragone platonico. Lo congiunge, in Forse concesso vedere questo racconto come va-
modo simile a Gregorio di Nissa, con la fede cristiana. riazione del paragone della caverna, a dire il vero, piti
Quello che in Platone sono le ombre sulla parete, qui -- dell'aristotelico che del platonico.
sono i disegni a matita. La forma dell'analogia la Come in Aristotele, cosi anche in Pirandello, quello
stessa: i disegni nel carcere (A) stanno al mondo aperto che esce dalla caverna vede, per la prima volta, co-
(B) come questo mondo (B) sta alla realt trascenden- scientemente la luce che splende su di lui e sul mondo
tale e spirituale (C) . Come Platone, Lewis vuole ren- intorno. Qui non il sole, ma la luna; ma anche que-
dere chiaro che pu esistere una realt che va oltre la sta fa stupire: 'stupore' l'ultima parola del racconto.
nostra esperienza comune, anche se non siamo capaci Lo stupore, a dire il vero, in Pirandello ha un signifi-
di percepirla in maniera diretta. cato essenzialmente diverso da quello di Aristotele e
Lewis non crede, diversamente da Platone, che pos- Platone. Il giovane Ciula non giunge dalla ignoranza
siamo giungere gi adesso, attraverso la nostra fatica alla conoscenza della verit, ma viene consolato, viene
di pensare e di filosofare , a una visione idonea del liberato dall'angoscia. Qui non importante quello che
mondo superiore. Crede piuttosto che, dopo la morte, la luna rappresenta di per s e che cosa rende visibile,
come risuscitati, veniamo accolti in questo mondo. Du- ma soltanto come l'uomo lo vive.
rante la nostra vita di ora, dobbiamo accontentarci Se permesso generalizzare, si pu dire: il 'para-
delle 'trasposizioni' immaginarie. gone della caverna' di Pirandello indica come fonda-
mento dell'esistenza dell'uomo non tanto l'essere vin-
colati da pregiudizi, ma proprio l'angoscia. La paura
9. Luigi Pirandello: angoscia e consolazione dell'ignoto, cosi mi pare Pirandello voglia dire, deter-
mina la nostra vita, ma pu allontanarsi da noi,
I paragoni letterari della caverna del nostro secolo quando facciamo l'esperienza che anche il buio dell'i-
sono improntati piti al disinganno e alla disperazione gnoto non senza raggi di luce. Il nostro vivere esi-
che alla speranza fiduciosa. stenziale della luce piti importante della luce stessa,
Forse potremmo mettere Luigi Pirandello all'inizio che magari non destinata a noi.
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IO . Samuel Beckett: fine del mondo riferisce come sopravissuto alla catastrofe della
guerra atomica e come, pian piano, giunto alla con-
Nei nostri due ultimi esempi manca l'aspetto di vinzione che i nemici contro i quali voleva combattere
consolazione. La convinzione che esista una uscita in montagna non esistono per niente.
dalla caverna diventata dubbia. Verso la fine del testo il mercenario, che prima
Nel racconto Le dpeupleur (Lo spopolatore) , pubbli- della guerra aveva studiato filosofia e scritto una dis-
cato da Samuel Beckett nel 1970 (cf. B lO) , corpi sertazione su Platone, descrive la sua situazione con
umani nudi vagano in uno spazio cilindrico debol- l'immagine del paragone platonico della caverna: uo-
mente illuminato . Ognuno cerca colui la cui assenza mini sono in una caverna, incatenati in maniera tale
'spopola' tutto. Servendosi di scale , qusti uomini ten- che possono guardare solo la parete della caverna . Li
tano di raggiungere la parete superiore del cilindro da vedono ombre di uomini . Questi uomini , come gli
dove partono corridoi a forma di caverna. Alcuni conti- stessi incatenati, hanno mitra nelle mani. Le ombre
nuano sempre ad arrampicarsi, altri si fermano spesso sembrano essere i nemici. L'uomo incatenato che crede
e si siedono, altri, spossati , hanno ormai smesso di questo spara sulle ombre e, poich i proiettili rimbal-
cercare . La ricerca motivata dal sogno di una via di zano sulla parete, uccide i suoi compagni di prigionia
scampo; ma questa via di scampo non c', oppure si che siedono accanto a lui e viene ucciso lui stesso.
trova al sommo del soffitto, irraggiungibile. Uno dopo Anche questo paragone della caverna ovviamente
l'altro abbandonano l'inutile sforzo e si irrigidiscono, . vuole descrivere la situazione basilare dell'uomo. Qui
fino a che, alla fine, tutto rimane buio e silenzioso . per il mondo della caverna un mondo dell'aggressi-
In Beckett dunque un altro mondo luminoso esiste vit, della lotta contro i nemici che in realt non esi-
soltanto come negazione, come mta irraggiungibile di stono. Prima del reclutamento, i mercenari vengono
coloro che cercano invano. La caverna , trasformatasi interrogati:
in un cilindro di caucciu , non pilt il luogo di par-
Credi in Dio? - "No,), dissi .
tenza e di passaggio per un altro mondo , bensl un
Credi in un'anima immortale? - No, dissi.
luogo della rassegnazione , del tempo finale, del lento
... Credi in un nemico? - S, dissi.
morire.
La fede nel nemico prescrizione. Chi non crede nel
nemico viene fucilato. Le ombre sulla parete simboleg-
Il. Friedrich Durrenmatt: l'autodistruzione dell'uomo giano sempre gli errori dell'uomo . L'errore principale
ora che l'uomo sia il nemico dell'uomo (homo homini
Alla fine del nostro cammino lungo la storia del lupus). Pensa di dover uccidere nemici per poter so-
paragone della caverna giungiamo allo svizzero Fried- pravvivere lui stesso. In realt l'uomo per questa follia
rich Diirrenmatt. Il suo racconto L'inverno di guerra nel uccide s stesso.
Tibet (Der Winterkrieg in Tibet, 19~ 1: cf. B Il) la pub- La macabra visione di Diirrenmatt non del tutto
blicazione di iscrizioni che , dopo la Terza Guerra Mon- senza orizzonti di speranza, al di l di lotta, uccisione
diale, vengono trovate da superstiti nelle gallerie di un e autodistruzione. (a) Il mercenario conosce due ammi-
massiccio montuoso dell'Asia. Il testo stato graffito nistrazioni. La vecchia vuole continuare la guerra;
da un mercenario sulle pareti delle caverne. Il soldato mantiene la fede iiI un nemico. Una nuova 'ammini-
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strazione del mondo' invece ha conosciuto che guerra
e immaginazione del nemico sono cose prive di senso .
. Dopo la catastrofe esistono superstiti per i quali la
guerra si spostata verso una lontananza incomprensi-
bile e da museo . Questo vuoi dire: quelli che sono
presi da immagini perverse di nemici sono cosi potenti
che possono portare alla catastrofe; esistono per an-
che altri che capiscono che ci follia e , sebbene siano
privi di potere, perseguono scopi pacifici. (b) Il testo
descrive il cammino del mercenario verso la cono- II .
scenza che l'uomo, nell 'ombra che considera suo ne- RICAPITO LAZIONE:
mico, combatte e distrugge s stesso. Alla fine si im-
TEMA E VARIAZIONI
magina un uomo che abbraccia con lo sguardo !'in-
ferno della caverna nella quale esiliato; che non cede
all'inganno che le ombre siano quelle dei suoi nemici e Se riconsideriamo gli undici esempi dell'influsso del
non la sua propria ombra; che strappa anche questo paragone platonico della caverna, possiamo constatare
velo raffinatissimo davanti alla verit , dietro il quale che nella storia gli autori si sono misurati in maniera
essa si nasconde: lo scopo dell'uomo essere nemico di sempre nuova con quest'immagine della conditio hu-
s stesso - l'uomo e la sua ombra sono un 'unica mana. Ogni epoca, ogni concezione del mondo ha il
cosa . (c) Questa autoconoscenza del mercenario in ve- suo paragone della caverna. Le diverse elaborazioni
rit rende chiara soltanto la conseguenza autodistrut- della metafora mostrano il mutamento dei paradigmi
tiva dell'aggressivit dell'uomo. Resta aperta la que- che ha determinato il corso della nostra storia spiri-
stione se questa conseguenza per noi inevitabile o se tuale.
l'autoconoscenza pu portare a un cambiamento radi- Comune a tutti i paragoni della caverna l'opi-
cale del pensare. Il racconto per il lettore ancora una nione che l'uomo si trova in uno stato miserabile, limi-
visione del futuro. Presumibilmente anche in questo tato e infelice: non in un mondo integro, luminoso , ma
paragone della caverna, come in quello platonico, si in una specie di prigione. L'uomo che si trova in un
deve sentire l'avvertimento a convertirsi. mondo cosi spiacevole e all'apparenza o in realt privo
Durrenmatt per ha soprattutto tremendamente raf- di senso, deve vedere in che modo pu plasmare la sua
forzato il lato fosco del paragone platonico. Il suo av- vita in queste condizioni.
vertimento come un 'ultima ammonizione. L'ostilit Anche se il tema unitario, le variazioni divergono
degli abitanti della caverna, che anche in . Platone non nel corso del tempo. Ampio lo spettro delle elabora-
assente, porta adesso all'autodistruzione. Lo stesso zioni immaginarie e delle forme letterarie . Diversi sono
labirinto delle caverne alla fine crolla . Lo sguardo sui i punti di vista sotto i quali viene vista l'esistenza
posteri, che lo registrano , poco incoraggiante . umana: un punto di vista ontologico o cosmologico,
teologico o antropocentrico, epistemologico o morale.
Le differenze principali per risultano dalle diverse ri-
sposte alla domanda~ se vi sia un altro mondo migliore
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e in che modo sia mai possibile liberarci dalla nostra porre la ragione naturale al servizio della verit rive-
prigionia. Le risposte si indirizzano principalmente in lata.
tre direzioni . Anche l'esperimento speculativo di Arnobio, seb-
bene si rivolga contro la dottrina platonica dell'anam-
nesi e dell'immortalit naturale dell'anima, appartiene
(1) La fede in un mondo trascendente a questo contesto. Infatti anche Arnobio crede che pos-
siamo essere redenti da questa esistenza terrena, da
Platone credeva che l'uomo con l'aiuto della filoso- questa vita di indigenza, e cio tramite la grazia di
fia poteva liberarsi dalla sua condizione miserabile tra- Dio. Per Arnobio l'uomo innanzitutto un essere natu-
. mite l'aspirazione ad una conoscenza piu alta. Dopo rale che nasce in questo mondo, fa le sue esperienze,
che gi Empedocle aveva considerato il nostro mondo cerca di organizzare la sua vita in modo tollerabile e
una specie di Ade, nel quale siamo esiliati per puni- alla fine muore, ma al quale la fede cristiana d la
zione, ma dal quale possiamo dopo tornare nel mondo speranza di essere chiamato alla vita eterna, in virt
luminoso degli di, la filosofia platonica vuole con- di un libero atto di grazia di Dio.
durre l'uomo dal mondo della non-verit e delle opi-
nioni instabili alla conoscenza delle idee trascendenti,
che sono la vera realt. Anche in Platone la liberazione (2) La visione realistica del mondo empirico
completa dalla 'caverna' avviene non prima della
morte, quando l'anima si stacca dal corpo. Ma in que- Il paragone della caverna per, opportunamente
sta vita l'uomo deve prepararsi alla salvezza definitiva . modificato, stato interpretato anche consapevolmente
Questa visione trascendente del mondo ha influito in contrasto alla metafisica platonica in favore di una
profondamente sul pensiero europeo; e singoli aspetti visione del mondo terrena e realistica. Questo filone
del paragone sono stati ripresi e modificati per confer- inizia con Aristotele, per il quale la caverna spiega che
mare l'intenzione platonica. Soprattutto la speranza l'uomo si attiene a convenzioni e tradizioni inadeguate
cristiana nell'al di l poteva appoggiarsi all'aspirazione e che pertanto incapace di meravigliarsi dinanzi
platonica di oltrepassare il mondo sensibile. all'ordinamento divino del mondo. Questo mondo reale
Abbiamo trovato esempi del collegamento del para- non oltre la nostra esperienza, poich il cosmo visi-
gone della caverna con concezioni cristiane nell'anti- bile che ci circonda ci d a conoscere la verit, se
chit in Gregorio di Nissa e nel nostro secolo in C. S . apriamo i nostri occhi alla sua bellezza.
Lewis . Secondo loro nella vita di ora siamo separati I fondatori della moderna concezione scientifica del
dal vero essere, ma possibile vedere gi qui un ri- mondo dei quali abbiamo passato in rassegna le inter-
flesso della luce della verit divina, e questo ci d pretazioni del mito della caverna , si volgono in effetti
motivo di sperare in una vita migliore dopo la morte. contro l'aristotelismo della tradizione medievale, ma
L'umanesimo cristiano nell'epoca del Rinascimento in- modificano il paragone platonico nello stesso senso di
tende in modo simile il paragone della caverna; questo Aristotele: il mondo luminoso fuori della caverna il
si vede nella poesia dell'olandese H . L. Spiegel e nelle mondo empirico in cui viviamo. In Giordano Bruno la
raffigurazioni immaginarie ispirate da essa: l'uomo ha luce, grazie alla quale i prigionieri diventano liberi,
il compito di abbandonare la sua dissennatezza e di simboleggia la nuoVa scoperta che la terra ruota in-
54 55
tomo al sole e che il sistema solare uno tra gli vita umana, e come? Gi adesso con l'aiuto della filo-
infiniti mondi all'interno di un universo infinito. Fran- sofia o della religione, o solo con la morte? Oppure
cesco Bacone mostra che, attraverso il superamento non assolutamente possibile?
critico delle proprie illusioni, l'uomo deve liberarsi Le diverse riprese del paragone mostrano che
dalla 'caverna' dei suoi pregiudizi, e per questa strada l'uomo aspira e pensa di colmare col pensiero la pe-
pu raggiungere una sicura conoscenza della natura . nosa distanza dalla verit che caratterizza la sua esi-
stenza, anche se l'alternativa non altro che utopia o
(3) Rassegnazione e disperazione illusione.
Poich l'uomo un essere che tende a trascendere
Un decisivo passo in avanti in direzione del totale s stesso e che crede nell'utopia, anche in futuro, fin-
rovesciamento del senso platonico si nota infine in ch vi saranno uomini sulla terra, saranno escogitati
quelle variazioni del paragone della caverna che espri- tali paragoni: analogie metaforiche, con le quali
mono il dubbio sulla possibilit per l'uomo di cono- l'uomo tenta di rappresentarsi ci che si trova oltre la
scere la verit, oppure che esprimono rassegnazione sua esperienza quotidiana.
nichilista . Qui la caverna diventa una prigione da cui D'altra parte, non a caso nelle variazioni pili re-
non possibile fuggire: essa simbolizza l'insensatezza centi del tema la domanda principale se per l'uma-
dell'aspirazione a un mondo migliore trascendente. Se nit ci sar un futuro. Soprattutto se manca la pro-
non esiste un altro mondo della vera realt e se la spettiva metafisica e il mondo terreno appare come
nostra 'caverna' terrena viene intesa come dannazione l'unico reale, allora l'incertezza della salvezza si con-
definitiva, allora, alla fin fine, non ci resta altro che la centra oggi sulla domanda, se non soltanto il singolo
disperazione. rimanga imprigionato nelle sue infelici autoillusioni,
La novella di Pirandello sembra indicare questa di- ma anche l'intero genere umano debba perire insieme
rezione, poich qui l'esistenza fondamentale dell'uomo con la sua 'caverna' a causa della stoltezza e irragione-
caratterizzata da una angoscia per la quale c' sol- volezza umana. Platone si rappresentata la fine della
tanto una consolazione fittizia, non reale. In maniera storia come la conseguenza di un graduale decadi-
pili chiara Samuel Beckett esprime la vanit di tutti i
mento dell'ordine del mondo e dei costumi umani.
tentativi di redenzione filosofica o religiosa: nel suo
Oggi vediamo con tanto maggior chiarezza come la
racconto la caverna il luog:q in cui siamo destinati a
natura possa servirsi dell'intelligenza e dell'ignoranza
morire . Secondo Diirrenmatt l'uomo vive nella cre-
denza erronea che il prossimo sia il suo nemico; perci umana per giungere ad una catastrofe finale.
la sua vita determinata dall'aggressivit e finisce Per un platonico, una tale fine della storia non sa-
necessariamente ne Il 'autodistruzione. rebbe ancora la fine di una vita sensata e ragionevole,
poich la nostra anima non legata al mondo delle
Un'immagine per il futuro? apparenze corporee. Chi non condivide questa convin-
zione e non vuole assistere disperato e immobile al
Ad ogni variazione del paragone era collegata la crollo della caverna. far di tutto per sopportare l'in-
domanda: possibile una salvezza dalla miseria della certezza con dignit -e tenter per quanto gli possi-
56 57
bile di distogliere gli insensati dai loro fatali errori e
di collaborare ad allontanare insieme i pericoli.
CosI devo finire con una incertezza e una domanda
senza risposta. Ringrazio per la pazienza amichevole
quanti mi hanno accompagnato nel cammino attra-
verso la storia del paragone platonico fino ad oggi.
APPENDICE
TESTI E BIBLIOGRAFIA
58
La seguente rassegna contiene dati piu preCISI sui
testi che stanno a fondamento dell'interpretazione
comparativa presente in entrambe le conferenze (A e
B), inoltre alcuni rimandi ad ulteriori variazioni del
mito della caverna.
Il nostro tentativo di una storia di questo tema dai
presocratici ad oggi, si trova parzialmente anticipato
in due saggi: W. KRANZ, Welt und Menschenleben im
Gleichnis (1955), in Studien zur antiken Literatur und
ihrem Fortwirken (Kleine Schriften, hrsg. v. E. Vogt.
Heidelberg 1967), pp. 475-500, spec. 476-478; H. BLU-
MENBERG, Licht als Metapher der Wahrheit. 1m Vorfeld
der philosophischen Begriffsbildung, Studium Gene-
rale lO (1957), pp. 432-447, spec. 437-438 (excursus:
Die Hohle).
Un breve riassunto con relativa bibliografia delle
variazioni qui trattate e di alcune altre offre nel frat-
tempo K. GAISER, Das Hohlengleichnis. Thema und Va-
riationen von Platon bis Durrenmatt, in Schweizer Mo-
natshefte 65 (1985), Heft l, pp. 55-65. Una esposizione
piu estesa verr, se possibile, in seguito.
61
(1) Porfirio, De antro nympharum 8 (= Empedocle, fr. e la caverna significa per lui (= Platone), come mi
B 120 Diels-Kranz) sembra, cosi come la 'grotta' per Empedocle, tutto
questo mondo (visibile), dove, come dice, una libe-
... xaL 01, Ih)'t}ayQELOL xal !!Et 'tol)'wu n,(l1:WV razione dai vincoli e un'ascesa dalla caverna per
av'tQov xal oJtf]mov 'tv XOO!!OV WtEqyf]vaVto . Jtaga l'anima il viaggio verso il mondo spirituale.
tE yQ 'E~EooxEi: aL 1puxoJto~ol OUVa!!El
yOUOlV' l]l)'t}O!!EV tOO' uJt' aVtQov uJtOOtEyov. .. . Studi sulla preistoria della metafisica della luce e
del paragone della caverna nella poesia e filosofia pre-
... i pitagorici e dopo questi Platone avevano indi- socratica:
cato il mondo come grotta e caverna. In Empedo-
J. H . WRlGHT, The Origin or Plato's Cave , Harvard Studies in Classi-
cle dicono infatti le potenze che conducono l'a- cal Philology 17 (1906), pp. 131 - 142.
nima: Giungemmo sotto questa caverna co- U . v. WILAMOWITZ-MoELLENDORFF, Die Ka~aQ~ol des Empedokles , "Sit-
perta. ... zungsberichte der Preussischen Akademie der Wissenschahen,
Phil.-hist. KI. 1929, 27 (Berlin 1929).
H. FRNKEL. A Thought Pattern in Heraclitus, Amer. Journ. Philol."
59 (193~) , pp . 309-337; Eine heraklitische Denktonn, in H . FRAN-
(2) Empedocle, fr. B 121 D.-K. (tramandato da diversi KEL, Wege und Fonnen des trUhgriechischen Denkens (Miinchen
autori) 19602 ), pp. 253-2~3.
J. A. NOTOPOULOS, The Symbolism oj the Sun and Light In the Republic
ofPlato, 1. Classica! Philo!ogy 39 (1944), pp . 163-172 .
... cl'tEQJta XWQov, R. BULlMANN, Zur Geschichte der Lichtmetaphysik im Altertum, "Philo-
Evl'ta <l>vo tE Koto tE xaL awv El'tvw K'YJQwv !ogus 9~ (194~), pp. 1-36.
a'JX!!'YJQai 'tE Nom xal ~f]1plE Egya tE QEuot W. JAEGER, Die Theologie der triihen griechischen Denker (Ziirich 1953)
"A't'Yj UV El!!WVa xat oxOtO ljaoxoumv. (spec. pp . 170-171 su Empedocle, Ir. 120 D.-K.).
W. BElERWALTES, Lux intelligibilis. Untersuchung zur Lichtmetaphysik
der Griechen, Diss. (Miinchen 1957) .
... il luogo senza gioia , dove uccisione e rancore e H. BLUMENBERG , Licht als Metapher der Wahrhell. 1m Vorfeld der philo-
le altre stirpi delle sciagure e aride malattie e sophischen Begriftsbildung, "Studium Generale lO (1957),
pp. 432-447.
putrefazioni e opere che scorrono vagano nel buio
G. ZUNTZ, Persephone. Three Essays on Religion and Thought In Ma-
sul prato di Ate. gna Graecia (Oxtord 1971).
C. GALLAVOTTl, Empedocle. Poema flsico e lustrale (Milano 1975).
D. BREMER, Hinweise zum griechlschen Ursprung und zur europiiischen
(3) Plotino, Enneadi IV 8 (no 6), 1, 33-36 (ed. P. Henry Geschichte der Lichtmetaphysik, Archiv hir Begrilfsgeschichte
17 (1973), pp. 7-35; Licht als universales Darstellungsmedium.
- H.-R. Schwyzer) Materialien und Bibliographie, Archiv fur Begriffsgeschichte 18
(1974), pp. 1~5-206; Licht und Dunkel in der trnhgnechischen
xal 't Ol'tf]atOV a'Jtq> (= tq> na't.m), WOl'tEQ 'EIb- Dichtung (Bonn 1976), Archiv fur Begriffsgeschichte, Suppl. I.
M. R. WRlGHT, Empedocles: The Extant Fragments . Edited with an
JtEOXEL t avtQov, 'tOE t Jtv - oxw !!OL -
lntroduction, Commentary, and Concordance (New Haven / Lon-
yElV , cmou yE 'mv twV OEO!!WV xal avoov x 'to'o don 19~1).
oJtllatou tu 1puxfl qJ'YJOL v ElvaL ti]v JtQ t vO'YJtV
JtogEiav.
62 63
noi: abitando glU m una delle cavit della terra, cre-
diamo di abitare sopra la terra , e chiamiamo l'aria
cielo, perch sembra che attraverso essa, come se ap-
punto fosse cielo, si muovano gli astri. E la nostra
situazione la stessa: per debolezza e infingardaggine
noi non siamo capaci di attraversare l'aria e giungere
fino alla estrema superficie di essa: infatti, se qualcuno
giungesse . agli estremi confni dell'aria , o se, messe le
ali, riuscisse a volare fino lassu, levando il viso fuori
2. PLATONE, Fedone 108 C - 115 A: dall'aria vedrebbe le cose di l, cosi come i pesci,
Racconto mitico sulla forma della terra. levando il capo fuori dall'acqua, vedono le cose di qua;
e se la sua natura fosse all'altezza di sostenere una
Socra te narra che la terra ha forma di sfera e che tale visione, conoscerebbe che il vero cielo, la vera luce
noi abitiamo in una cavit della superficie terrestre . e la vera terra sono quelle ... E la terra ornata di
109 E-E . 110 E-III C (Traduzione di Giovanni tutte queste cose e anche d'oro e d'argento e di altri
Reale: Platone, Fedone, Brescia 1970, 1982 8 ) . metalli preziosi (questi, infatti, sono tutti visibili e ve
ne sono dovunque, in grande abbondanza), cosi che il
Infatti, intorno alla terra ci sono numerose cavit vederla una visione veramente degna dei beati. E ci
di ogni forma e di ogni grandezza , entro le quali si . sono molti animali e di molte specie e anche uomini ;
sono riversate insieme l'acqua, l'aria e la nebbia . Ma ed alcuni di essi abitano all'interno della terra , altri
la terra , in se stessa, pura e si trova nel cielo puro, sulle sponde dell 'aria , come noi sulle sponde del mare ,
dove si trovano anche gli astri; e questo cielo, la mag- ed altri in isole che sono accanto al continente, intorno
gior parte di coloro che sogliono trattare di queste alle quali scorre l'aria : perch, insomma , quello che
cose chiamano etere. E l'aria, la nebbia e l'acqua sono per noi e per i nostri bisogni l'acqua ed il mare,
sedimenti dell'etere e se mpre si riversano insieme nelle lassu , invece, l'aria , e quello che per noi l'aria per
cavit della terra. Orbene , abitando nelle cavit della loro l'etere. Le loro stagioni sono, poi, cosi tempe-
terra, noi non ce n e accorgiamo e siamo convinti di rate, che essi non hanno malattie e vivono molto piu a
abitare sulla superficie della te rra , come se uno , abi- lungo che non qui da noi. E per vista, udito , intelli-
tando nel mezzo della profondit del mare, credesse di genza e per tutte le altre facolt , superano noi nella
abitare sopra la superficie del mare , e , vedendo attra- stessa misura in cui l'aria supera l'acqua per la sua
verso l'acqua il sole e gli altri astri , credesse che il purezza, e l'etere l'aria. E vi sono anche boschi e tem-
mare fosse cielo e, per sua infingardaggine e debolezza, pii sacri agli Dei, nei quali abitano veramente gli Dei,
non essendo mai arrivato all'estremo lembo del mare, e ci sono oracoli e divinazioni e vi sioni e altri modi di
non avesse mai visto , trattosi fuori dall'acqua e levato comunione diretta fra gli uomini e gli Dei . E , ancora ,
il capo verso questa regione , quanto questa sia piu vedono il sole, la luna e gli as tri cosi come sono, e
pura e piu bella di quella dove egli abita, n avesse godono di ogni altra felicit che s'accompagna a tutte
mai sentito dire questo da qualcuno che l'avesse gi queste cose.
vista. Ora proprio questo ci che succede anche a
64 65
J. MORRlSON, Two Unresolved Diffcu{ties in Ihe Line and the Cave ,
" Phronesis 22 (1977), pp . 212-23 t.
J. ANNAS , An Introduclion to Plato's Republic (Oxford 19~1),
pp . 242-271: Sun, Line and Cave.
J. MALCOLM, The Cave Revisited, "Classica1 Quarter1y 31 (l9~ 1),
pp. 60-68.
R. FERBER, Plalos Idee des Guten (Sankt Augus tin 19~4), pp. 115-14~ .
Alcune interpretazioni:
66 67
in buone e illuminate dimore, adorne di statue e pit-
ture, e fornite di tutte quelle cose di cui abbondano
coloro che si stimano felici; se essi per non fossero
mai saliti sulla terra e avessero solo sentito parlare
dell'esistenza di una certa natura e potenza divina, e
dopo qualche tempo, spalancatasi la terra, fossero po-
tuti uscire da quelle loro dimore e pervenire nei luoghi
che noi abitiamo; quando a un tratto avessero veduto
la terra e il mare e ir cielo, e avvertita la grandezza
B. 1. ARISTOTELES, De philosophia, fr. 13 Walzer-Ross in delle nubi e la forza dei venti, e scorto il sole, e in-
Cicero, De natura deorum II 37, 95: sieme con la sua grandezza e bellezza avessero cono-
sciuta l'attivit con la quale, diffondendo la luce per
Praeclare ergo Aristoteles si essent, inquit, qui sub tutto il cielo, esso produce il giorno; se poi, oscurata la
terra semper habitavissent bonis et inlustribus domi ci- terra dalla notte, avessero scorto il cielo tutto trapunto
liis quae essent ornata signis atque picturis instructa- e adorno d'astri, e le fasi della luna crescente e ca-
que rebus iis omnibus quibus abundant ii qui beati lante, e le nascite e i tramonti e le orbite immutabil-
putantur, nec tamen exissent unquam supra terram, mente fissate per l'eternit di tutti questi corpi celesti:
accepissent autem fama et auditione esse quoddam nu- se essi avessero scorto tutto ci, riterrebbero certo che
men et vim deorum, deinde aliquo tempore patefactis gli dei esistono e che tanta grandezza tutta opera
terrae fauci bus ex illis abditis sedi bus evadere in haec loro. - Cosi si esprime Aristotele.
loca quae nos incolimus atque exire potuissent, cum
repente terra m et mari a caelumque vidissent, nubium Interpretazioni:
magnitudinem ventorumque vim cognovissent aspexis-
sentque solem eiusque cum magnitudinem pulchritudi- w. JAEGER, Aristoteles. Grundlegung einer Geschichte seiner Entwick-
nemque tum etiam efficientiam cognovissent quod is lung (Berlin 1923, 1955 2), pp. 167-168.
diem efficeret toto caelo luce diffusa, cum autem terras A.-J. FESTUGlRE, La rvlation d'Herms Trismgiste, Il. Le Dieu Cos-
mique (Paris 1949), pp. 219-259.
nox opacasset tum caelum totum cernerent astris di-
P.-M. SCHUHL, La fabulation platonicienne (Paris 1968): Les thmes
stinctum et ornatum lunaeque luminum varietatem platoniciens de la Caverne (33-52); Le thme de la Caverne chez
tum crescentis tum senescentis eorumque omnium or- Aristote et aprs lui (53-62).
tus et occasus atque in omni aeternitate ratos immuta- B. EFFE, Studien zur Kosmologie und Theologie der Aristotelischen Sch-
bilesque cursus: quae cum viderent, profecto et esse riti "Uber die Philosophie , (Miinchen 1970), pp. 91-94.
deos et haec tanta opera deorum esse arbitrarentur. -
atque haec quidem ille.
68 69
gione si possono sentire tutte e due le cose insieme:
lamentarsi e cantare, sospirare e giubilare.
L'altra vita invece la paragono con un uomo che si
trattiene nella luce pura, dopo che gli sono stati sciolti
i piedi e le mani, e che gira il collo in ogni direzione,
che dirige i suoi sguardi verso il sole, guarda le stelle,
distingue notte e giorno, aspetta le stagioni dell'anno,
sente i venti e respira ~ria pura e libera: un uomo che
anche privo di quei piaceri goduti l dentro insieme
2. MASSIMO DI TIRO (circa 125-185 d. C.), Philosophu- con i suoi vincoli, che non si ubriaca , non fa l'amore e
mena 36, 4 (ed. H. Hobein, Leipzig 1910, testo non si abbuffa, che non sospira e non giubila, non
greco). canta e non si lamenta, non si riempie, ma per quanto
gli appena sufficiente a vivere fine e coltivato ri-
Quale uomo cosi privo di ragione , cOSI traviato guardo al ventre.
dai suoi desideri, cosi infelice che per !'inclinazione Quale immagine dunque loderemo? Quale vita de-
verso piaceri piccoli e momentanei e beni di dubbio ploreremo, quale preferiremo? Sceglieremo, adescati
valore , verso speranze insicure e incerti successi, non da piaceri amari e miseri, la vita nel carcere , promi-
voglia andare incontro e trasferirsi in una felicit co- scua, offuscata,
munemente riconosciuta come tale? E questo, bench
dove dunque c'era lamento e grida di vittoria degli
sappia che (cosi) si liberer da molteplici mali, che
uomini *,
mescolati col secondo modo di vivere (= quello indiriz-
zato verso il piacere), non fanno altro che la sua con- poich allo stesso tempo godono e sospirano? Non cOSI
dotta di vita sia abbandonata alle circostanze , infelice tu, o mia anima misera!
e completamente senza successo.
Voglio dunque rappresentare ciascuna delle due
forme di vita con un'immagine . Per prima cosa para-
gono questa vita 'nobile' e varia con una terribile pri-
gione dove uomini infelici vengono tenuti in una se-
greta senza luce con molto ferro intorno ai piedi, e con
un collare pesante intorno al collo e con le mani inca-
tenate da vincoli molesti: tutti sporchi, stretti doloro-
samente, impauriti e sospiranti. Con il tempo e ['abitu-
dine si procurano l dentro un qualche sollievo e di-
vertimento, ubriacandosi talvolta nel carcere e can-
tando con confusione, abbuffandosi e facendo l'amore
- pur non rimanendo soddisfatti appieno da nessuno
di questi piaceri per la paura e l'incertezza e per il .
ricordo dei mali presenti. Di conseguenza in ogni pri- * Omero, 11. 4, 450 (descrizione di una battaglia ).
70 71
cum actum fuerit, nutriri ut de beat sequitur et alimo-
niis convenienti bus educari. Adhibeamus igitur et nu-
tricem, quae semper ad eum nuda, semper silens acce-
dat, verbum nullum faciens nec in sermonis alicuius
<usus> ora et labra diducat, sed cum mammas dede-
rit et consequentia supplerit offi ci a , datum quieti lin-
quat et ante fores clausas dies noctesque continuet:
poscit enim plerumque res, nutricias adesse curas et
observari temporarios- motus. At vero cum coeperit so-
3. ARNOBIO, Adversus nationes II 20-26 (cp. 20-22 Arno- lidioribus cibis infans debere fulciri, nutrice inferantur
bius, Adversus nationes libri VII, ed. C. MARCHESI, ab eadem, veste ut diximus posita et tenore reticentiae
Torino 1934, 19532). servato. Ipse autem qui infertur ci bus sit unus atque
idem semper, nihil materia differens nec per varios
Et ut vobis clarius manifestiusque monstremus, redintegratus sapores, sed aut fitilla de milio aut sit
cuius sit pretii homo, quem simillimum creditis poten- panis ex farre aut, ut saecula imitemur antiqua, ex
tiae superioris existere, concipite animis hanc imagi- cinere caldo glandes aut ex ramis agresti bus baculae.
nem vestris et, quod fieri si adgrediamur potest, tam- Potio autem vini sit prorsus incognita nec sedandae
quam si simus adgressi, similitudinis adsumptione te- aliud admoveatur siti quam liquor purus e fontibus
neamus. Sit igitur nobis tellure in effossa 10cus habita- caldore ignis intactus et, si fieri potis est, mani bus
bilis formam cubilis efficiens, tecto et parietibus clau- subministratus cavis. Fiet enim familiaris e more con-
sus, non algidus in frigore, non fervoris nimii in calore, suetudo in naturam versa nec adpetitio porrigetur ulte-
sed ita temperatus et medius ut nec frigoris sensum rius, esse amplius nesciens quod petatur.
nec ardore m validum perpetiamur aestatis. In hunc (22) Quorsum igitur haec spectant? Ut, quoniam
sonus omnino nullius incidat vocis, non avis, non be- creditum est animas divinas a deo immortales esse et
stiae , non tempestatis, non hominis, non denique fra- ad hominum corpora disciplinis cum omnibus advo-
goris alicuius aut concrepantis terribiliter caeli. Exco- lare, experiamur ex isto quem hoc genere voluimus
gitemus deinde quemadmodum lumen accipiat: non ex educari, capiatne res fidem an sit leviter credita et
inlato igni neque ex sole conspecto sed nothum aliquid frustra bili expectatione praesumpta. Procedat igitur
fiat, quod imaginem luminis caligine interposita men- nobis solitudine in operta nutritus quot vultis annos
tiatur; ianua non una sit nec sit introitus rectus, adea- agens, vultis vicenarius, vultis tricenarius, immo cum
tur inflexibus Hexuosis nec recludatur aliquando, nisi annos fuerit quadraginta permensus, mortalium conci-
cum necessaria ratio postularit . liis inferatur, et si verum est illum principalis esse
(21) Nune quoniam imagini praeparavimus sedem, substantiae portionem, iam laetae ex fontibus vitae de-
accipiamus deinceps mox aliquem natum et in loei rivatum hic agere, antequam notitiam rei sumat ali-
illius hospitium, quod ha beat rem nullam et sit inane cuius aut sermone imbuatur humano, det responsum
ac vacuum, Platonica licet aut Pythagorea progenie aut rogatus, quisnam sit ipse aut quo patre, quibus sit in
horum alicuius, qui acuminis perhibentur fuisse diuini regioni bus editus, quo pacto aut quanam ratione nutri-
aut ex deum responsis sapientissimi nuncupati. Quod tus, quid operis au(negotii celebrans ante acti tempo-
72 73
ris decurrerit aevitatem: ita ille non omni pecore ligno
saxo obtunsior atque hebetior stabit, non missus in res
novas et numquam sibi ante cognitas ipsum sese est
ante omnia nesciturus? Poteritne, si quaeras, sol quid
sit ostendere, terra maria sidera nubes nebula pluviae
tonitrua nix grando? poteri t arbores scire quid sint,
herbae aut gramina, taurus equus aut aries, camellus
elephantus aut milvus?
74 75
pensano quelli che sono liberati dalla pngIOne su religiosa: Ethikoi logoi I 12. 319 - 4S 1 Darrouzs (Sy-
quelli che ancora sono in carcere, cio che loro anche mon le nouveau thologien, Traits thologiques et thi-
in futuro devono sopportare una vita miserabile, que- ques, Introduction, texte critique, traduction et notes
sto mi sembra deplorerebbero e compiangerebbero an- par J. Darrouzs, I, Paris 1966).
che quelli che sono fuggiti dalla prigione di questa Secondo questa descrizione la luce della rivelazione
vita, semmai fossero capaci di esprimere con lacrime cristiana che penetra nella caverna dell'esistenza
la compiet verso gli infelici che devono trattenersi umana, produce una commozione, una illuminazione
ancora di piu nei tormenti di questa vita , perch non ed una elevazione mistica.
vedono le bellezze ipercosmie e sovrasensoriali: troni e
dominazioni, principati, potest, I eserciti di angeli,2
riunioni di giusti, la citt superiore e la festa sovrace-
leste dei coscri tti. 3
Interpretazioni:
76 77
Onde uedransi questi , che qual appannata talpa, non si
tosto sentiranno l'aria discoperto: che di bel nuouo
risfossicando la terra, tentaranno gli natiui oscuri
penetrali. Quelli qual notturni ucelli, non si tosto har-
ran ueduta spuntar dal lucido oriente la uermigla am-
basciatrice del sole: che dalla imbecillit de gl' occhi
suoi uerranno inuitati alla caliginosa ritretta. Gli ani-
manti tutti banditi dall'aspetto de le lampade celesti,
et destinati all'eterne gabbie, bolge, et antri di Plutone,
5. GIORDANO BRUNO (1548-1600) dal spauentoso et Erinnico corno d'Alecto richiamati,
De la causa, principio et uno (London, 1584) apriran l'ali, et drizzaranno il ueloce corso alle lor
stanze. Ma gl' animanti nati per uedere il sole, gionti
Dialogo primo, 1-3
al termine dell' odiosa notte, ringratiando la benignit
(Le opere italiane di Giordano Bruno, ed . P. de La- del cielo, et disponendosi riceuere nel centro del
garde, Gottingen 1888, voI. I , pp. 210-211) globoso cristallo de gl' occhi suoi gli tanto bramati, et
aspettati rai: con disusato applauso di cuore, di uoce,
Elitropio. Qual rei nelle tenebre auezzi, che liberati et di mano adoraranno l'oriente ...
dal fondo di qualche oscura torre escono alla luce;
molti de gl' essercitati nella volgar philosofia, et altri, De immenso et innumerabilibus seu de universo et
pauentaranno, admiraranno, et (non possendo soffrire mundis (Helmstedt - Frankfurt, 1591)
il nuouo sole de tuoi chiari concetti) si turbaranno .
Liber l, caput 2
Philotheo. Il difetto non di luce, ma di lumi:
quanto in se sar piu bello, et piu eccellente il sole, (Jordani Bruni Nolani opera latine conscripta, ed. F.
tanto sar gl' occhi de le notturne strige odioso et Fiorentino, voI. I l, Napoli 1879, pp. 206-208)
discaro di uantaggio.
Elitropio. La impresa che hai tolta, (6 Philotheo) Vt reus in tenebris assuetus, quando profunda
difficile, rara , et singulare: mentre dal cieco abisso Exerit e cavea ad solem attonita ora, repente
uuoi cacciarne , et amenarne al discoperto, tranquillo, Conqueritur jubaris non sueto robore laesus:
et sereno aspetto de le stelle, che con si bella uarietade Sic quem vulgaris sophiae vinxere tenacIa,
ueggiamo disseminate per il ceruleo manto del cielo. Quemquediu fatuis pavit sermoni bus usus,
Benche gl' huomini soli l' aiutatrice mano di tuo Heic ubi non poteri t radios perferre nitentes
piatoso zelo soccorra; non saran per meno uarii gl' Fulgentis solis, turbari fronte videbis.
effetti de ingrati uerso di te, che uarii son gl' animali At non propterea lucem culpare licebit,
che la benigna terra genera, et nodrisce nel suo ma- Quae quo splendidior, quantoque augustior, et quam
terno et capace seno: se gl' uero che la specie hu- Pulchrior est, tanto impense hanc nocturna propago
I11ana, particularmente ne gl' indiuidui suoi, mostra de Saeva strigum semper torvo insectabere vultu.
tutte l'altre la uarietade, per esser in ciascuno piu Altum, difficilem , rarUm perferre laborem
espressamente il tutto, che in quelli d'altre specie . Mens me sacra jubet, co eca dum tendit abysso
78 79
Captivos animos sacris numeris in amoenum quando oculos tantos oculum collegi t in unum, ut
Abducere aspectum circum sublime micantum, Argum Mercurius Phoebi virtute peremit.
Queis cultu vario natura exornat Olympum
Non ullo adstrictum fine, immenseque capacem , Traduzione italiana:
Quo non sit numerus divinam concelebrantum
GIORDANO BRUNO, Opere latine, a cura di C. Monti, Torino 19~O. pp.
Virtutem; tantum dominum quia curia tanta
422-424.
Addecet et solium semper super omnia celsum,
Et majestatem immensam sine margine templum. All'inizio di questa opera (De immenso et innumera-
Ut varias tamen usque adeo species animantum bilibus I l, pp. 201-202) sono rappresentate poetica-
Terra dedit, paucis humana est forma tributa, mente la liberazione dalle catene lell'errore e l'ascesa
Perpaucique homines veri sunt, quique deorum verso la luce, come anche in forma piu estesa nel De
Alta inter multos habiti sunt indole digni; l'infinito universo et mondi (1584, Le opere italiane, ed.
P. de Lagarde, 1888, pp. 305-306).
Non aliter talpas hinc contemplabere, dium
Sicubi in aethereum aspectum adventasse licebit,
Horrentes iterum telluris fodere dorsum
Matris, tentabunt veterem adremeare cavernam.
Nocturnus Bubo, dirum mortali bus omen,
Ut primum Cypriam viderit claro ex oriente
Surgentem, et valvas, rapida vertigine, matri
Adproperae rerum, Phoebi monstrare parentis,
Non feret ille Jovem refugax pervadere apertum.
Armentum, cui injunctum colere antra Acherontis
Atque interdictum est sublimem tollere vultum,
Incurvo ad Orcum ventre, et cujusque serenae
Lampadis aspectus, cornu imperiosa recurvo,
Hoc adiget noviter, revocabitque illud Erynnis.
Porro felici cognata animantia soli,
Antrorum ad umbras, noctis fugientia ab umbris,
Ad tenebrasque sinus materni, quando molestae
In noctis finem trahit orbita temporis illa,
Sublatis sublime oculis, animoque refecto,
Respirant, grates vicibus referuntque benignis,
Insueto cordis plausuque Orientis adorant
Atria, de quorum stabulis crinitus Apollo
Auratis currum vectantem tela diei
Extulit, atque operum coelo gratissimus alto
Admonitor, spacium nostri percurrit Olympi,
80 81
Edizioni:
HENDRICK LAURENSZOON SPIEG(H)EL, Hartspiegel, in nieuwer taal en di-
chtmaat overgebracht door Willem BILDERDI]K (Amsterdam 1828).
HENDRICK LAURENSZOON SPIEGEL, Hertspiegel, uitgegeven en taalkundig
toegelicht door Albert Cornelis DE JONG (Amsterdam 1930): libri
l-III.
Interpretazioni:
6. HENDRICK LAURENSZOON SPIEGEL (1549-1612): un passo P. J . VINKEN , H. L. Spiege/'s Antrum Platonicum , Oud-Holland " 75
sul paragone della caverna nel suo poema Hertspie- (1960), pp . 125-142.
gel (Specchio del cuore) III 70-154 . Ph. VERDlER, Des mystres grecs l'age baroque. Commentaires /'" An-
trum Platonicum de J. Saenredam , in Festschrift Ulrich Middel-
. JAN SAENREDAM, Antrum Platonicum, incisione in dort (Berlin 1968), pp. 376-391 (Tav. CLXXIV).
rame (1604), riproduzione di un quadro perduto di
Cornelis di Haarlem (1598), ispirato da H. L. Spie-
gel (cf. spra, pp . 42-44) . Con la stessa intenzione di rendere chiara la possi-
bilit della conoscenza di Dio dal punto di vista cri-
Sopra !'immagine: stiano, il mito della caverna viene utilizzato poco dopo
Lux venit in mundum et dilexerunt homines magis da Blaise Pascal (1623-1662) in una lettera del 1-4-1648
tenebras quam lucem (Gio. 3,19) (Pascal, Oeuvres compltes, Texte tabli et annot par
Epigramma sotto l'immagine: Jacques Chevalier, Paris 1954, pp . 483-486). Egli spiega
Maxima pars hominum caecis immersa tenebris che noi, da peccatori, ci troviamo in uno stato di lon-
volvitur assidue, et studio laetatur inani. tananza da Dio; ma nelle cose corporee che ci circon-
Adspice ut obiectis obtutus inhaereat umbris: dano Dio ci mostra le immagini della realt invisibile
ut veri simulacra omnes mirentur amentque, e spirituale. Somigliamo dunque a prigionieri ai quali
et stolidi vana ludantur imagine rerum. indicata la via della liberazione, che per per lo pi
Quam pauci meliore luto, qui in lumine puro, sono incapaci di comprendere i segni d'aiuto:
secreti a stolida turba, ludibria cernunt,
rerum umbras, rectaque expendunt omnia lance. De sorte que nous devons nous considrer comme
Hi , posita erroris nebula, dignoscere possunt des criminels dans une prison toute remplie des ima-
vera bona, atque alios caeca sub nocte latentes ges de leur librateur et des instructions ncessaires
extrahere in claram lucem conantur; at illis pour sortir de la servitude; mais il faut avouer qu'on
nullus. amor lucis: tanta est rationis egestas. ne peut apercevoir ces saints caractres sans une Iu-
mire surnaturelle; car comme toutes choses parlent
Sotto l'epigramma: de Dieu ceux qui le connaissent, et qu'elles le dcou-
H . L. Spiegel figurari et sculpi curavit ac doctis- vrent tous ceux qui l'aiment, ces memes choses le
simo ornatissimoque domino Petro Paaw in Lugdu- cachent tous ceux qui ne le connaissent pas. Aussi
nensi Academica professori medico donum dedit. l'on voit que dans fs tnbres du monde on les suit
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par un aveuglement bruta!, que 1'0n s'y attache et
qu'on en fait la dernire fin de ses dsirs, ce qu'on ne
peut faire sans sacrilge, car il n'y a que Dieu qui
doive tre la dernire fin comme lui seuI est le vrai
principe.
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infantia in antro aut caverna obscura et subterranea Heine , dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci
ad maturam usque aetatem degeret, et tunc derepente troviamo nella situazione di quei prigionieri, e pure
in aperta prodiret, et hunc coeli et rerum apparatum irrevocabilmente : Kant ci dimostr che non sappiamo
contueretur, dubium non est, quin animum eius su bi- niente delle cose come sono in s e per s stesse, ma
rent et perstringerent quamplurimae mirae et absur- che sappiamo qualcosa di loro soltanto per quanto ~i
dissimae phantasiae. Nos vero scilicet sub aspectu ritlettono nella nostra mente. Siamo dunque del tutto
coeli degimus; interea tamen animi in cavernis corpo- come i prigionieri dei quali Platone ... racconta dei
rum nostrorum conduntur; ut infinitas errorum et fal- fatti cosi tristi ... (Heinrich Heine , Zur Geschichte der
sitatum imagines haurire necesse sit, si e specu sua Religion und Philosophie in DeutschZand, Drittes Buch ,
raro tantum et ad breve aliquod tempus prodeant, et in H. Heine, SiikuZarausgabe, Band 8, Berlin/Paris 1972,
non in contemplatione naturae perpetuo tanquam sub pp . 197-198).
dio morentur. Emblemati siquidem illi de Specu Plato- Guardando i problemi delle scienze naturali e della
nis optime convenit parabola illa Heracliti, quod homi- tecnica moderna, determinate dalla matematica, il
nes scientias in mundis propriis et non in mundo pensatore francese Alain (= mile Chartier, 1868-1951)
maiore quaerant. attualizz il mito platonico: 'La caverne' in Propos d'A-
Zain, voI. I, Paris 1956, pp. 763-764 (25-3-1928) e pi
Interpretazione: estesamente in ldes, Paris 1947, pp. 48-59.
R. BRANDI ,Ober die vielfiiltige Bedeutung der Baconschen ldole , Phi-
losophisches Jahrbuch ~3, 1976, pp . 42-70 .
86 87
re? And instantly his whole notion of the outer world
becomes a blank. For the lines, by which alone he was
imagining it, have now been denied of it. He has no
idea of that which will exclude and dispense with the
lines, that of which the lines were merely a transposi-
tion - the waving tree-tops, the light dancing on the
w~ir, the coloured three-dimensional realities which
are not enclosed in lines. but define their own shapes
at every moment with a delicacy and multiplicity
8. CLIVE STAPLES LEWIS (1898-1963) which no drawing could ever achieve . The child will
Transposition. A Sermon al Mansteld College (Ox- get the idea that the real world is somehow less visible
ford) , in They Asked far a Paper (London 1962), than his mother's pictures. In reality it lacks lines
pp. 166-182 (177-179): because it is incomparably more visible.
So with uso We know not what we shall be; but
Let us construct a fable. Let us picture a woman we may be sure we shall be more, not less, then we
thrown into a dungeon. There she bears and rears a are on earth. Our natural experiences (sensory, emoti-o-
sono He grows up seeing nothing but the dungeon nal, imaginative) are only like the drawing, like pencil-
walls, the straw on the fIoor, and a little patch of the led lines on fIat papero If they vanish in the risen life,
sky seen through the grating, which is too high up to they will vanish only as pencil lines vanish from the
show anything except sky. This unfortunate woman real landscape; not as a candle flame that is put out
was an artist, and when they imprisoned her she ma- but as a candle fIame which becomes invisible because
naged to bring wi th her a dra wing pad and a box of someone has pulled up the blind, thrown up the shut-
pencils. As she never loses the hope of deliverance she ters, and let in the blaze of the risen sun o
is constantly teaching her son about that outer world
which he has never seen. She does it very largely by Il motivo del bambino nato in prigione, che non
drawing him pictures. With the pencil she attempts to pu comprendere la descrizione del mondo nella luce,
show him what fields, rivers, mountains, cities and proviene da Gregorio Magno, Dialogi IV 1,3 (Grgoire
waves on a beach are like. He is a dutiful boy and he le Grand , Dialogues, Tome III, Texte critique et notes
does his bes t to believe her when she tells him that par A. de Vogii, traduction par P. Antin, Paris 1980,
that outer world is far more interesting and glorious Sources chrtiennes 265, p. 20):
than anything in the dungeon. At times he succeeds.
On the whole he gets on tolerably well until, one day, Ac si enim praegnans mulier mittatur in carcerem
he says something that gives his mother pause. For a ibique puerum pariat, qui natus puer in carcere nu-
minute or two they are at cross-purposes. Finally it triatur et crescat; cui si fortasse mater, quae hunc
dawns on her that he has, alI these years, lived under genuit, solem , lunam , stellas, montes et campos, uolan-
a misconception. But, she gasps, you didn't think tes aues, currentes equos nominet, ille uero qui est in
that the real world was full of lines drawn in lead carcere natus et nutritus nihil aliud quam tenebras
pencil? What? says the boy. No pencil-marks the- carceris sciat, et haec quidem esse audiat , sed quia ea
88 89
per experimentum non nouit, ueraciter esse diffidat;
ita in hac exitii sui caecitate nati homines, dum esse
summa et inuisibilia audiunt, diffidunt an vera sint ,
quia sola haec infima, in qui bus nati sunt, uisibilia
nouerunt.
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versi, almeno finch andava in piano. Ma come sollevar Estatico, cadde a sedere sul suo carico, davanti alla
quel peso, quando sarebbe cominciata la salita? buca. Eccola, eccola l, eccola l, la Luna ... C'era la
Per fortuna, quando la salita cominci, Ciula fu ri- Luna! la Luna!
preso dalla paura del bujo della notte, a cui tra poco si E Ciula si mise a piangere, senza saperlo, senza
sare b be affacciato. volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che
Attraversando le gallerie, quella sera, non gli era ve- sentiva, nell'averla scoperta, l, mentr'ella saliva pel
nuto il solito verso della cornacchia, ma un gemito ra- cielo, la Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei
schiato, protratto. Ora, su per la scala, anche questo ge- monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di
mito gli venne meno, arrestato dallo sgomento del silen- lui, che pure per lei non aveva piu paura, n si sentiva
zio nero che avrebbe trovato nella impalpabile vacuit di piu stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
fuori.
La scala era cosi erta, che Ciula, con la testa protesa e
schiacciata sotto il carico, pervenuto all'ultima svoltata,
per quanto spingesse gli occhi a guardare in su, non po-
teva veder la buca che vaneggiava in alto.
Curvo, quasi toccando con la fronte lo scalino che gli
stava sopra, e su la cui lubricit la lumierina vacillante
rifletteva appena un fioco lume sanguigno, egli veniva su,
su, su, dal ventre della montagna, senza piacere, anzi
pauroso della prossima liberazione. E non vedeva ancora
la buca, che lassu lassu si apriva come un occhio chiaro,
d'una deliziosa chiarit d'argento.
Se ne accorse solo quando fu agli ultimi scalini. Dap-
prima, quantunque gli paresse strano, pens che fossero
gli estremi barlumi del giorno. Ma la chiaria cresceva,
cresceva sempre piu, come se il sole, che egli aveva pur
visto tramontare, fosse rispuntato.
Possibile?
Rest - appena sbucato all'aperto - sbalordito. Il
carico gli cadde dalle spalle. Sollev un poco le braccia;
apri le mani nere in quella chiarit d'argento.
Grande, placida, come in un fresco, luminoso oceano
di silenzio, gli stava di faccia la Luna.
Si, egli sapeva, sapeva che cos'era; ma come tante cose
si sanno, a cui non si dato mai importanza. E che poteva
importare a Ciula, che in cielo ci fosse la Luna?
Ora, ora soltanto, cosi sbucato, di notte, dal ventre
della terra, egli la scopriva.
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moment don n ne jurait que par le tunnel peut trs bien
dans le moment qui suit ne jurer que par la trappe et un
moment plus tard se donner tort de nouveau . Ceci dit il
n'en est pas moins certain que de ces deux partis le pre-
mier se dgamit au profit du secondo Mais de faon si
lente et si peu sui vie et bien entendu avec si peu de rper-
cussion sur le comportement des uns et des autres que
pour s'en apercevoir il faut etre dans le secret des dieux.
Ce glissement est dans la logique des choses. Car ceux qui
lO. SAMUEL BECKETI, Le dpeupleur (1970). croient une issue accessi bi e comme partir d'un tunnel
elle le serait et me me sans qu'ils songent l'emprunter
Samuel Beckett scrisse Le dpeupleur nel 1966 e peuvent etre tents par sa dcouverte. Tandis qu'aux par-
pubblic il racconto nel 1970 (Paris, Les Editions de tisans de la trappe ce dmon est pargn du fait que le
Minuit). Il titolo tratto da un verso di Alphonse de centre du plafond est hors d'atteinte. Ainsi insensible-
Lamartine: Un seuI etre vous manque et tout est d- ment l'issue se dplace du tunnel au plafond avant de
peupl. Lo spopolatore dunque la cosa che cercano n'avoir jamais exist. Voil un premier aperu de cette
gli uomini descritti da Beckett e a causa della sua croyance en elle-meme si trange et par la fidlit qu'elle
assenza alla fine tutto viene ad essere 'spopolato'. Que- inspire tant de creurs possds. Sa petite lumire inutile
sti si trovano in un grande cilindro e tentano di tro- sera bien la demire les quitter si tant est que le noir les
vare una via di uscita. Ma i tentativi sono vani. La attende .
fede in una uscita si basa su una ipotesi come scritto Debout au sommet de la grande chelle dveloppe au
nel seguente passo: maximum et dresse contre le mur les plus grands peu-
De tout temps le bruit court ou encore mieux l'ide vent toucher du bout des doigts le bord du plafond. Aux
a cours qu'il existe une issue. Ceux qui n'y croient plus memes corps la meme chelle dresse verticalement au
ne sont pas l'abri d'y croire de nouveau conform- centre du sol en leur faisant gagner un demi-mtre per-
ment la notion qui veut tant qu'elle dure qu'ici tout mettrait d'explorer loisir la zone fabuleuse dite inacces-
se meure mais d'une mort si graduelle et pour tout sible et qui donc en principe ne l'est aucunement. Car un
dire si fluctuante qu'elle chapperait meme un visi- tel recours l'chelle se conoit. Il suffirait d'une ving-
teur. Sur la nature de l'issue et sur son emplacement taine de volontaires dcids conjuguant leurs efforts pour
deux avis principaux divisent sans. les opposer tous la maintenir en quilibre l'aide au besoin d'autres -
ceux rests fidles cette vieille croyance. Pour les uns chelles faisant office de jambes de force. Un moment de
il ne peut s'agir que d'un passage drob prenant nais- fratemit. Mais celle-ci en dehors des flambes de vio-
sance dans un des tunnels et menant comme dit le lence leur est aussi trangre qu'aux papillons. Ce n'est
pote aux asiles de la nature. Les autres revent d'une pas tant par manque de creur ou d'intelligence qu' cause
trappe dissimule au centre du plafond donnant accs de l'idal dont chacun est la proie. Voil pour ce znith
une chemine au bout de laquelle brilleraient encore inviolable o se cache aux yeux des amateurs de mythe
le soleil et les autres toiles. Les revirements sont fr- une issue vers terre et cic;l.
quents dans les deux sens si bien que tel qui un
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verna e continuando a scolpire la mia isc nzIOne , mi
domando se mi sar mai possi bile vedere di me e degli
altri qualcosa che non siano le ombre che il fuoco proietta
sulla parete d ella caverna di fronte alla mia faccia , e se
considerer mai vero qualcos 'aItro che non siano le om-
bre di quelle fi gu r e. E veramente, se una voce da un qual-
siasi luogo mi gr id asse che quest e ombre , che hanno pure
le ombre di mitra, sono i miei ne mici , mi domando se
allora non sp a rerei a queste omb re sulla parete della ca -
verna davanti a me, e in questa mani era , p erch i proiet-
Il . F RIEDRICH Du" RRENMAIT, Der Winterkrieg in Tibet tili rimba lzere bbero sulla parete , non ucciderei, in qual-
(L'inverno di guerra nel Tibet, racconto), (Ziirich che modo, quelli che come me sono incatenati alle gambe
1984), dapprima in Friedrich Diirrenmatt, Stoffe e al collo; e se questi , credendo la stessa cosa e agendo
l-III (Ziirich 1981), pp. 95-179 . come me , non u cciderebbe ro pure me. Se per mi foss ero
tolte le catene e fossi spinto ad alzarmi subito , a girare la
Quello che viene raccontato presentato come un testa, a ca mminare su e giu, a guardar e la luce, e se fa-
graffito tracciato da un soldato sulle .pareti di gallerie cendo questo provassi dolori e, a causa della luce forte,
sotterranee. Il soldato continua a vivere, dopo la terza non potessi guardare quegli uomini le cui ombre ero
guerra mondiale, nella quale la nostra cu.lt~ra ~tata prima a bitua to a vedere, uomini nella mia stessa condi-
distrutta da bombe atomiche, in un labmnto dI ca- zione: non sare i allora dell'opinione che le figure-ombra
verne. Tra le sue iscrizioni si trova anche questo viste prima avevano piu realt di quelle che mi vengono
brano: mostrate adesso? E se fossi costretto a fi ssare la luce
stessa scapperei per il dolore e mi rivolgerei di nuovo a
La via della conoscenza non percorribile senza
questi uomini-ombra che potevo guardare; e rimarrei
l'audacia di costruire finzioni. Cosi nel buio assoluto
convinto che questi erano veramente piu chiari di quelli
che regna intorno a me mi immagino una luce; non la
che mi erano stati mostrati, perch questi erano i miei
luce assoluta, ma una luce che corrisponde alla mia
nemici; e non ricomincerei a sparare per ucciderli di
situazione.
nuovo e per farmi uccidere di nuovo da loro?
Mi immagino infatti uomini in una caverna, uomini
Non c' bisogno che mi dia risposte ulteriori. Una
che dalla gioventu sono legati con catene fuse intorno
volta ho gi avuto i miei problemi con questa simili tu-
alle gambe e al collo cosi che rimangano seduti immo-
dine ; forse la lessi in un qualche luogo, o l'ho inventata ,
bili e possano vedere soltanto in avanti, sulla parete
non lo so piu. Pr obabilmente l'ho inventata mentre l'ho
della caverna . Nelle mani hanno dei mitragliatori. So-
incisa sulla pi etra .
pra loro splende un fuoco. Tra il fuoco ed i prigionieri
Il fuoco che riflette le ombre deve essere nato in te mpi
incatenati c' una via. Lungo questa via mi immagino
remoti , non p er niente ogni animale teme il fuoco , il fuoco
un muricciolo. Su questo muro, immagino, vengono
qua lcosa di nemico, e il nemico de ll'uomo la sua om-
trascinati da potenti guardiani uomini che ugualmente
bra.
sono incatenati e impugnano mitra.
Ma poi, scivolando sui ciottoli del suolo della ca-
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Finito di stampare
nel dicembre 1985
dalla Grafitalia s.r.l.
Cercola (Napoli)
PUBBLICAZIONI DELL'ISTITUTO ITALIANO
PER GLI STUDI FILOSOFICI
LA SCUOLA DI PLATONE
Collezione di testi diretta da Marcello Gigante .
Bibliopolis, edizioni di filosofia e scienze
I. SPEUSIPPO, Frammenti, a cura di Margherita Isnardi Pa-
rente.
2. L'cole de Platon. De Lodamas de Thasos Philippe d'O-
ponte, par Franois Lasserre. (In preparazione)
3. SENOCRATE-ERMODORO, Frammenti, a cura di Mar-
gherita IsnardiParente.
LA SCUOLA DI EPICURO
Collezione di testi ercolanesi diretta da Marcello Gigante
Bibliopolis, edizioni di filosofia e scienze
l. PHILODEMUS, On Methods of Inference , edited by Ph. H . De
Lacy and E. A. De Lacy.
2. POLISTRATO, Sul disprezzo irrazionale delle opinioni popo-
lari, a cura di Giovanni IndeUi.
3. FILODEMO, Il buon re secondo Omero, a cura di Tiziano
Dorandi.
ECONOMISTI MERIDIONALI
OPERE DI G. B. DELLA PORTA
Collana diretta da Luigi De Rosa e Luigi Firpo
a cura di Luigi Firpo
1. ANTONIO GENOVESI, Scritti economici, a cura di Maria
(in preparazione) Luisa Perna. Napoli, nella sede dell'Istituto.
RIVISTE
Nouvelles de la Rpublique des Lettres. Diretta da
Paul Dibon e Tullio Gregory. Prismi Editrice Politecnic.l
Napoli.