Storia Della Ecologia e Dell'ambiente
Storia Della Ecologia e Dell'ambiente
Storia Della Ecologia e Dell'ambiente
Fra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta del Novecento l'opinione
pubblica e i grandi mezzi di comunicazione, in primo luogo nei paesi
industrializzati, hanno "scoperto" l'ecologia. La parola "ecologia" è diventata la
bandiera di una nuova ondata di contestazione nei confronti delle alterazioni
provocate all'ambiente naturale dagli inquinamenti, dalla guerra, dalla
congestione urbana, dal traffico automobilistico, dall'espansione dei consumi,
dalla speculazione edilizia --- di speranza nel cambiamento verso condizioni di
vita più umane, più in armonia con la natura.
Intanto, sempre a partire dai primi anni settanta del Novecento, un crescente
numero di associazioni e gruppi di persone si sono formati per condurre battaglie
"ecologiche" o per la difesa della natura e dell'ambiente --- dalla costituzione
delle zone protette, alla difesa dei litorali e dei fiumi, alla lotta contro i
pesticidi e l'energia nucleare, contro le fabbriche inquinanti, contro la
speculazione edilizia, eccetera.
Cercherò qui di mettere un qualche ordine nelle parole, cominciando dai nomi
delle numerose "storie" ambientali o ecologiche. Non c'è bisogno di dire che la
suddivisione qui proposta ha carattere del tutto soggettivo e provvisorio e
viene presentata per stimolare un dibattito che porti ad un riordino critico
dei vari settori che meritano attenzione storica.
2. La "storia dell'ecologia"
Sulla storia degli eventi e delle persone che hanno fatto progredire l'ecologia è
stato scritto molto e sono disponibili buoni libri: l'ecologia è stata oggetto
di insegnamento universitario fin dalla fine del secolo scorso: in Italia la
prima cattedra universitaria di Ecologia agraria è stata costituita nel 1923. La
ricerca ecologica ha avuto, nel periodo 1920-1940, alcuni "anni d'oro", come li ha
definiti Franco Scudo (1935-1998)(1), con importanti contributi anche italiani
(per esempio di V. Volterra e U. D'Ancona). Le storie dell'ecologia finora
pubblicate (2)(3)(4)(5)(6) prestano particolarmente attenzione agli studi condotti
in Occidente; credo che molto sia ancora da approfondire sulle ricerche, talvolta
importanti, degli ecologi sovietici (si pensi a figure come V.I. Vernadsky (1863-
1945) o V.A. Kostitzin (1883-1963)) e forse di altri paesi, le cui opere sono
scritte in lingue meno accessibili al mondo europeo.
Nello stesso tempo, peraltro, la popolarità del nome è stata messa a profitto
per moltiplicare le cattedre universitarie e talvolta anche gli incarichi
professionali. Un interessante capitolo della storia del costume e
dell'università italiana potrebbe ricostruire il numero di insegnamenti
"ecologici" impartiti, negli ultimi trent'anni, a livello universitario, i
relativi programmi e docenti e la fine fatta da molti di tali cattedre e
docenti.
All'alba dell'ecologia, nel 1970, c'era in Italia una cattedra di Ecologia
agraria, nell'Università di Perugia e forse un'altra nell'Università di Padova,
oltre a pochi incarichi di insegnamento. Nell'anno 1975 c'erano in Italia 13
cattedre di discipline "ecologiche" (Ecologia, Ecologia agraria, Ecologia umana,
Ecologia vegetale, Ecologia animale, Ecologia ed etologia animale, Selvicoltura
(Ecologia e selvicoltura generale), Zoogeografia ed ecologia animale), e un gran
numero di altri insegnamenti tenuti per incarico, previsti nei piani di studio
(7).
La parte meglio esplorata della storia della conservazione della natura riguarda
gli Stati Uniti, dove sono stati creati parchi e riserve già nella seconda
metà del secolo scorso, poi con Teodoro Roosevelt all'inizio del Novecento, poi
durante il New Deal di Franklin Delano Roosevelt (8)(9)(10)(11)(12).
Alcuni libri (13)(14) sono apparsi sulla conservazione della natura nell'Unione
sovietica, specialmente nel periodo leninista e della prima pianificazione.
Mi sembra che si possa inserire qui il vasto capitolo della storia delle
iniziative per la protezione degli animali, contro le pellicce, contro la
caccia, per condizioni di vita e di allevamento degli animali meno violente e
anche il complesso dibattito sulla sperimentazione su animali. Si tratta di un
complesso di battaglie, nate in gran parte in ambito radicale, che coinvolgono
anche aspetti filosofici e etici -- il diritto degli animali, come risparmiare
la sofferenza agli animali -- oltre che di vera e propria conservazione contro
l'eccessiva sottrazione di animali dai loro habitat.
4. La "storia dell'ambiente"
Già negli anni sessanta erano apparsi libri che denunciavano la necessità di
fermare la popolazione mondiale, ma il momento di massima attenzione si è avuto
nel 1972, 25 anni fa, con la pubblicazione del libro, commissionato dal
Club di Roma, intitolato "I limiti alla crescita". L'invito a porre dei limiti
alla crescita della popolazione e dei consumi e al conseguente degrado e
esaurimento delle risorse naturali, sollevò un vasto dibattito la cui storia credo
che sia ancora in gran parte da scrivere.
Nel 1980 apparve negli Stati Uniti un secondo libro, accusato anch'esso di
essere apocalittico, "Global 2000", di limitata circolazione in Italia,
anch'esso oggetto di critiche, sia pure meno diffuse e stizzose rispetto a
quelle che hanno investito il libro del Club di Roma.
Una più approfondita storia delle lotte operaie all'interno delle fabbriche
aiuterebbe a comprendere meglio la grande occasione perduta per una alleanza
"ecologica" fra classe operaia e movimenti ambientalisti. Probabilmente
un'esplorazione degli archivi del sindacato aiuterebbe a mettere meglio a fuoco
questa pagina delle lotte per il miglioramento dell'ambiente, che peraltro
sono state in parte descritte nelle opere di Giulio Maccacaro (1924-1977),
Raffaello Misiti, Giovanni Berlinguer e altri studiosi che sono stati attivi anche
nelle lotte ambientaliste.
Una storia dei rapporti fra "economia" e "ecologia" potrebbe mettere in evidenza
il dibattito fra e con gli economisti che hanno reagito da una parte cercando di
rimettere ordine nei termini -- come il reale significato di parole come
crescita, sviluppo, PIL -- e dall'altra parte cercando di dimostrare che non
solo la loro professione si era sempre occupata dei rapporti fra sviluppo
economico e ambiente, ma che anzi la soluzione dei guasti ambientali avrebbe
potuto venire soltanto dalla scienza economica (51)(52), specialmente dagli
strumenti dell'economia pubblica --- divieti, multe, incentivi --- con cui lo
stato regola i comportamenti privati.
Riconoscere che l'ecologia nasce dal conflitto fra la difesa dei beni collettivi
e i tentativi di appropriazione -- per le costruzioni, come ricettacoli di
rifiuti -- di tali beni da parte di interessi privati, poneva e pone un
problema squisitamente giuridico che richiedeva un'evoluzione anche della cultura
giuridica. Nel corso della storia c'erano state molte norme e leggi, poi
dimenticate, che avevano consentito di difendere i beni collettivi: le norme sui
boschi e pascoli soggetti a usi civici e quelle sul demanio fluviale e
marittimo, tutti beni collettivi gradualmente distrutti o privatizzati.
Non c'è dubbio che alcuni problemi di inquinamento, di risparmio delle risorse
naturali, di difesa dell'ambiente, richiedono soluzioni tecniche. E' abbastanza
curioso notare che spesso le soluzioni a cui si ricorre oggi sono rielaborazioni
di tecniche già largamente usate nel passato. Oggi ci si agita molto intorno a
processi tecnici per il riciclo dei materiali usati e delle scorie, spesso
dimenticando che sempre, in passato, per ragioni "economiche", le imprese hanno
cercato di ricuperare e riciclare tutto quanto era possibile.
Mentre esistono varie "storie" della tecnica, mi pare che relativamente poco
sia stato scritto sulla storia delle tecniche "ecologiche", quelle che
assicurano la produzione di merci con minore consumo di energia, con minore
consumo di materie non rinnovabili, con minore inquinamento, un campo di ricerca
che richiede l'impegno e la collaborazione di storici, ingegneri, chimici. Un
primo avvio dell'incontro fra storici della tecnica e storici dell'ambiente si
è avuto in un convegno tenutosi nel 1996 presso la Fondazione Micheletti di
Brescia.
L'analisi della storia di tale dibattito --- che ebbe fra i protagonisti Antonio
Moroni dell’Università di Parma ---offrirebbe l'occasione per ricostruire
un'interessante pagina della vita e del malessere della scuola italiana e degli
insegnanti, molti dei quali cercavano, nei nuovi problemi della società civile,
l'occasione per svolgere in maniera migliore, e anche più gratificante, i propri
compiti.
D'altra parte occorreva informare gli insegnanti sui nuovi problemi: si sono
così moltiplicati i "corsi di aggiornamento" che sono stati occasioni di intrecci
fra enti erogatori di soldi (talvolta enti locali), scuole e gruppi e
associazioni che si sono candidati come fornitori di "docenti" per tali corsi.
Per inciso il rigetto della sinistra e della classe operaia per l'ecologia è
risultata coincidente con il rigetto organizzato dalla stampa industriale ed
economica che ha, con lungimiranza, intravvisto il pericolo che la
contestazione ecologica diventasse un nuovo movimento "cartista" o "socialista"
o "luddista", comunque sovversivo.
Un capitolo importante, per il peso che il partito ha avuto nella politica e nei
rapporti con intellettuali e studiosi italiani, riguarda l'attenzione del Pci e
dei suoi dirigenti verso i problemi ambientali (nucleare, caccia, pesticidi,
inquinamenti), in un periodo in cui pure molti comunisti si sono sforzati di
"leggere" o rileggere gli scritti di Marx, Engels, Lenin, alla ricerca di una
"anticipazione" dell'attenzione marxista per la natura. Sarebbe interessante
studiare i volti di questo eco-marxismo, oltre che in Italia, in Germania, nei
paesi anglosassoni, nei paesi comunisti (Unione sovietica, Cina, forse Polonia
e Cecoslovacchia), nonchè nei paesi latino-americani.
Con la grande lungimiranza che le imprese hanno sempre manifestato per far fronte
a ogni possibile "disturbo" esterno, le imprese, soprattutto quelle che sono
state chiamate per prime in causa per i loro inquinamenti, hanno immediatamente
organizzato una propria difesa, la cui storia è tutta da scrivere. La difesa
imprenditoriale è stata basata sul principio che, se, sfortunatamente, si erano
verificati inquinamenti e incidenti dannosi per l'ambiente, nessuno, come le
imprese, possedeva conoscenze e capitali per realizzare tecnologie e merci pulite.
La ricostruzione di questa storia può mostrare bene come, per una decina
d'anni, circa dal 1970 al 1980, l'opinione pubblica ha avuto disponibili
informazioni sui guasti ecologici; dal 1980 il grande capitale
imprenditoriale ha dominato sempre più pesantemente i grandi mezzi di
comunicazione nei quali si sono fatte sempre più scarse e marginali le notizie di
incidenti, guasti, inquinamenti, contaminazioni ambientali, addirittura con la
graduale diffusione di sospetti di esistenza di qualche forma di "terrorismo
ecologico".
Per quanto ne so, purtroppo manca una storia delle posizioni assunte sui
problemi ambientali dalla chiesa romana nelle numerose encicliche e lettere
ufficiali e nelle conferenze internazionali. Come è ben noto, la Santa sede non è
membro delle Nazioni unite ma è membro di molte agenzie (FAO, IAEA, ecc.) e
partecipa alle relative conferenze.
Una posizione più aperta si è avuta a livello di Consiglio mondiale delle chiese
cristiane nei suoi numerosi incontri che hanno portato nel 1990 alla conferenza
di Seul su "Giustizia, pace e salvaguardia del Creato", divenuta poi una
campagna internazionale.
C'è infine da esplorare il vasto capitolo della storia degli scritti e delle
discussioni relative agli aspetti "filosofici" dell'ecologia e dell'ambiente.
Essendo un chimico, quindi di educazione naturalistica, confesso che ho sempre
visto con fastidio l'aggiunta dell'aggettivo ecologico a un gran numero di
problemi di natura etica e filosofica che, a mio parere, con l'ecologia
avevano poco a che fare.
Una storia dei movimenti ambientalisti potrà mettere in evidenza, a mio parere,
che una gran parte dei guasti ambientali deriva da disattenzioni o disinteresse
del "potere". Se è vero che l’abusivismo edilizio e l'occupazione delle coste
sono dovuti alla speculazione privata, che l'inquinamento è dovuto alla smodata
sete di profitto delle imprese, è altrettanto vero che tali azioni, violente
contro i diritti di cittadini e di una comunità, sono rese possibili da
inevitabili compromessi fra potere economico e "governo".
Complessi e meritevoli di attenzione sono anche i mutamenti nei rapporti fra paesi
e comunità industrializzate, paesi sottosviluppati e i relativi riflessi nelle
organizzazioni internazionali. Una analisi della storia di questi rapporti
dovrà utilmente essere divisa fra il periodo della "guerra fredda" fra paesi
capitalisti e comunisti, il periodo della distensione degli anni ottanta e
quello post-"comunista" che vede il sorgere di due nuovi blocchi di paesi
riconoscibili come Nord e Sud del mondo, ciascuno con propri problemi ambientali.
Per comprendere l'attenzione dei governi per l'ambiente occorre risalire agli
anni sessanta quando l'ambiente comincia ad essere presente, sia pure
timidamente, nelle conferenze delle Nazioni unite e delle sue agenzie.
Non mi risulta che siano state scritte storie sulla formazione delle varie
"direttive" europee nel campo ambientale, anche per la difficoltà di accesso
alle fonti, nelle mani dei governi e nel ricordo di singole persone, spesso non
inclini a raccontare i retroscena delle discussioni.
Una interessante pagina della storia dei rapporti fra ambiente e potere riguarda
l'attenzione prestata dalle associazioni ambientaliste ai governi ogni volta
che questi dichiaravano di sostenere azioni ecologiche. L'istituzione di un
"consiglio" per l'ambiente con le rappresentanze dei più significativi gruppi
"ecologici" ha fornito per la prima volta l'illusione che la voce delle
associazioni potesse essere ascoltata dal potere, e che il potere politico anzi
volesse incoraggiare, con contributi finanziari, il lavoro delle associazioni nel
campo dell'educazione ambientale, della progettazione e perimetrazione di aree
protette, eccetera (60).
Lo stesso destino è riservato ai libri e alle carte di molte altre persone. Mentre
il movimento di Liberazione e il movimento operaio hanno avuto cura di conservare
i propri archivi e alcune fondazioni, come la Fondazione Feltrinelli a Milano,
la Fondazione Micheletti a Brescia, hanno raccolto prezioso materiale su molti
aspetti di tali lotte e, più in generale, della storia della società
contemporanea, non esiste niente di simile per il movimento "ecologico",
soprattutto per la parte relativa alla "contestazione ecologica".
Nel corso degli anni vari soggetti hanno mostrato interesse per la creazione
di un archivio storico del movimento ecologico o ambientalista, ma spesso, dopo
una temporanea breve passione -- in vista anche della possibile pubblicità che
un assessore o un sindaco avrebbero potuto ricavarne -- tutto è caduto nel
vuoto. Si ha l'impressione che il potere non voglia affatto che si crei un
archivio storico che rappresenta un serbatoio di informazioni sulle proprie
contraddizioni, una fonte da cui appaiano gli errori di previsione e di
pianificazione dei fenomeni relativi al territorio, all'ambiente,
all'energia, le promesse non mantenute, le menzogne. Penso, solo a titolo di
esempio, alle viltà, contraddizioni e menzogne relative ai vari programmi nucleari
ed energetici italiani.
Il potere non vuole una documentazione storica pubblica che possa metterlo in
discussione e fa male perché uno scrutinio tecnico-scientifico retrospettivo
aiuterebbe ad evitare futuri errori, e consentirebbe di identificare le azioni
che potrebbero ridurre i danni ambientali, di organizzare meglio la difesa
dell'ambiente, di riconoscere quali iniziative scientifiche sono utili, per
esempio per localizzare le zone in cui hanno operato industrie inquinanti o in cui
esistono aree contaminate da bonificare. Con ciò verrebbe dato anche un
importante contributo alla storia industriale dell'Italia moderna e ne verrebbe
uno stimolo per la crescita della cultura e dell'occupazione. Dovrebbe essere
questo il fine di un potere che ipoteticamente operasse pro bono publico e non per
eternare e legittimare se stesso.
Note
(1) F. Scudo e J.R. Ziegler (a cura di), "The Golden Age of theoretical
ecology: 1923-1949", Berlin, Springer, 1978; F. Scudo, "The 'Golden Age' of
theoretical ecology. A conceptual appraisal", Rev.Europ.Etud.Social., 22, 11-64
(1984)
(2) F.N. Egerton, "A bibliographical guide to the history of general ecology
and population ecology", History of Science, 15, 189-215 (1977); F.N. Egerton,
"The history of ecology. Achievements and opportunities", I. Journal of the
History pf Biology, 16, 259-311 (1983); II. Journal of the History of Biology,
18, 103-143 (1985)
(5) A. Bramwell, "Ecology in the 20th century. A history", New Haven, Yale
University Press, 1989
(7) Cfr., fra l'altro, i volumi pubblicati nel 1976 dal Laboratorio di
Ecologia dell'Università di Parma: "Gli insegnamenti di ecologia", Atti del
Colloquio sull'insegnamento dell'ecologia nelle Università italiane", Parma,
1974; A. Moroni (a cura di), "L'insegnamento dell'ecologia nelle Università
italiane", Parma, Studium Parmense, 1976
(8) S.P. Hays, "Conservation and the gospel of efficiency: the progressive
conservation movement, 1890-1920", New York, 1959, ristampa, New York, 1972
(9) F. Graham Jr., "Man's dominion. The story of the conservation in America",
New York, M. Evans, 1971
(11) M.L. Smith, "Pacific visions. California scientists and the environment,
1850-1915", New Haven, Yale University Press, 1987
(12) F. Graham Jr., "The Audubon Ark. A history of the National Audubon Society",
New York, A.A.Knopf, 1990
(16) L. Piccioni, "Il primo movimento italiano per la difesa della natura, 1883-
1935", 1993, inedito
(17) E.H. Meyer, "I pionieri dell'ambiente", Milano, Carabà edizioni, 1995;
anche: A. Poggio, "Ambientalismo", Milano, Editrice Bibliografica, 1996
(19) Cfr., per esempio, i saggi sull'ecologia apparsi nella rivista di destra
Diorama letterario: M. Tarchi, "Falsa identità e nuove sintesi", Diorama
letterario, n. 76, novembre 1984; i fascicoli monografici: "La sfida verde",
Diorama letterario, n. 114, aprile 1988; "L'alternativa ecologica", Diorama
letterario, n. 186, maggio-giugno 1995, con numerosi scritti, principalmente di
Alain de Benoist; in tali scritti si cerca di mettere in evidenza il
carattere "conservatore" e reazionario del movimento ecologico e dei verdi.
(27) L. Gambi, "Una geografia per la storia", 1961, Torino, Einaudi, 1973
(28) L. Gambi, "I valori storici dei quadri ambientali", in: "Storia d'Italia",
I, "I caratteri originali", Torino, Einaudi, 1972
(31) Ancora fondamentale è: W.L. Thomas Jr. (a cura di), "Man's role in
changing the face of the Earth", Chicago, University of Chicago Press, 1956, due
volumi; recente ristampa. Ugualmente fondamentale è il libro di Clarence J.
Glacken, "Traces on the Rhodian shore. Nature and culture in Western thought
from ancient times to the end of the eighteenth century", Berkeley, University
of California Press, 1967
(37) P. Brooks, "The house of life. Rachel Carson at work", Boston, Houghton
Mifflin, 1972; anche: G.J. Marco, R.M. Hollingworth e W. Durham, “’Silent Spring’
revisited”, Washington, American Chemical Society, 1987
(39) T.R. Dunlap, "DDT, Science, citizens and public policy", Princeton, 1980
-- lotte contro l'ACNA di Cengio (cfr. P.P. Poggio, "Una storia ad alto
rischio", Torino, Abele, 1996)
(42) S. Menichini (a cura di), "I verdi, chi sono, cosa vogliono", Roma, Savelli
Gaumont, 1983
(43) "Le culture dei verdi. Per una analisi critica del pensiero ecologista",
1987
(44) R. Biorcio e G.Lodi (a cura di), "La sfida verde. Il movimento ecologista
in Italia", Padova, Liviana, 1988
(48) F. Giovannini (a cura di), "Le radici del verde. Saggi critici sul
pensiero ecologista", Bari, Dedalo, 1991
(53) Cfr. per es.: A. Sansa, "I diritti dell'ambiente. Gli atteggiamenti della
società e delle istituzioni", Bologna, Zanichelli, 1981
(57) L. Caglioti, "Madre natura, anzi matrigna", Milano, Sperling & Kupfer, 1993
(59) Per una illuminante raccolta di pensieri sulla ‘ecologia dei padroni’ si
veda: S. Schmidheiny, "Cambiare rotta", Bologna, il Mulino, 1992