Bettini - Verso Un'antropologia Dell'intreccio
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1. Cfr. C. Questa nella sua introduzione al Miles con trad. di M. Scandola, Milano
Rizzoli 1980, 37 sgg.
I
Prenderemol'avvio da una commediaassainota, il Milesglorio-
sus. Se partiamoproprio di qui (pur credendo che ad un identi-
co risultato si potrebbe probabilmentepervenire anche muo-
vendo da un altro testo) perche la recenteanalisidi C. Questa6
ha chiarito nelle sue linee essenziali la tramadella commedia:e
dunque il compito ci facilitato di molto.
a. Plcusiclc innamorato di Tilocomasio, cortigiana. Durante l'assenza
del giovane il soldato Pirgopolinice, fanfarone e dongiovanni, rapisce la
ragazza e la porta con s ad Efcso. Palestrione, servo di Plcusiclc, si
imbarca subito per andare ad avvertire il padroncino, ma e catturato dai
pirati e donato per l'appunto al soldato (che ne ignora per la reale
identit). Servo e fanciulla si riconoscono. Intanto arriva anche Plcusi-
cle, avvertito da una lettera di Palestrione, e prende alloggio nella casa
contigua a quella di Pirgopolinice, presso il simpatico vecchio Pcriplec-
tomeno, che era in rapporti di ospitalit con suo padre. I due amanti
riescono ad incontrarsi con l'ausilio di un foro praticato nel muro, ma
uno schiavo di Pirgopolinice, Sceledro, li scorge. Gli vien fatto credere,
per, che si tratta non di Pilocomasio ma di una sua sorella gemella (che
sarebbe l'amante di Plcusiclc) e tutto torna a posto. Infine, la trappola.
7. Premetto che nei riassunti non abbiamo distinto tra fatti realmente agiti sulla
scena e antefatti presupposti: ai nostri fini tale distinzione non avrebbe senso.
8. Poet. 1455b.
B(Q >A
9. questo il caso dell'analisi condotta da Questa nel Ratto, cit. (Miles, Ifigenia in
Tauride ed Elena di Euripide, i libretti per Entfhrung aus dem Serail e Italiana in
Algeriy etc.)
B(C) +
^_^
proprio perch fornita del sema di individuazione si distingue dal ruolo, che
non lo comporta. Dato per che qui ci occupiamo di testi teatrali- dove il termine
attore sarebbe spesso suscettibile di confusione - utilizzeremo come suo equiva-
lente personaggio.
13. Cfr. 55 sg., 65,75 sgg., etc.
ne, ed egli mancher al patto col soldato per cedere Fenicio al giovane.
Calidoro si rivolge per aiuto al furbissimo schiavo Pseudolo, che si met-
te all'opera. In un colloquio con Simone, padre del giovane, lo schiavo
si vanta che intende far sborsare proprio a lui le venti mine necessarie.
Simone, sportivamente, sta al gioco. Se prima di sera Pseudolo riuscira
portar via la ragazza al lenone, egli sborser spontaneamente il denaro:
altrimenti lo schiavo finir al mulino. Il vecchio non manca per di
avvertire poco dopo Ballione perch stia in guardia. Giunge nel frattem-
po Arpace, un messo del soldato, con una lettera di riconoscimento e le
cinque mine mancanti: dopo averle versate, il messo intende prendere
con se la ragazza e portarla al soldato. Pseudolo si fa passare per l'inten-
dente di Ballione, e il messo gli consegna la lettera (non il danaro). Lo
schiavo si rivolge allora a Calidoro, il quale grazie al suo amico Carino
ottiene l'aiuto di uno schiavo di questo, Simia, perch sostenga con
Ballione la parte del messo (che il lenone non conosce). Simia fa il suo
dovere, mostra la lettera di riconoscimento, versa a Ballione le cinque
mine (prestate da Carino) e il lenone gli consegna Fenicio. A questo
punto Ballione tranquillo, tanto tranquillo da promettere al vecchio
Simone che gli dar lui venti mine se Pseudolo riuscir a portar via la
ragazza: e anzi, gli regaleranche la ragazza! Giunge infine il vero mes-
so del soldato, che fa venire in luce tutta la trappola. Ballione dovr
restituire le venti mine al soldato e sborsare altre venti mine per la
scommessa perduta con Simone (che a sua volta le trasmetter a Pseu-
dolo). Schiavo e padrone, riconciliati, vanno insieme a far baldoria.
26. Com' noto il Poenulus presenta due finali diversi, ma (dal nostro specifico
punto di vista) questo non crea problemi: la loro struttura elementare del tutto
simile.
B(Q +
^^^
Beo + +
B^-
- ^^A - <C>A
30. Questo stesso schema potr essere applicato anche a quella nervatura delle
'Baccbieicsche prevede lo scambio fra le due gemelle identichc: cfr. pi avanti, 55.
31. Cfr. n. 12.
32. Un caso interessante costituito, a questo proposito, dal motivo che potrem-
mo chiamare dei simulimi inesistenti, riscontrabile nel "Miles: qui ad un perso-
naggio (Scelcdro) si fa credere che esistano due personaggi indistinguibili (Filo-
comasio e la sua sorella gemella, che per non esiste). In tal modo, facendogli crede-
re di essersi ingannato (con destinatore Caso: hMenaechmi, sBacchides)lo si ingan-
na davvero (con destinatorc Periplcctomeno-Palestrione).
33. Cfr. lo stesso Plauto in mere. 817 sgg.; Catone de dote, fr. 222 Malcov. ; etc.
Cfr. Studi Class. Or. 26, 1977, 99 sgg. e n. 52.
37. Sulla posizione anomala, anche dal punto di vista del sistema degli atteggiamenti
familiari, ricoperta dal padre neWAsinaria,cfr. pi avanti 90 sg., n. 49.
sollievo, veniva liberato, per cos dire, dalla pentola: cfr. il fr.
IV Lindsay nec noctu nec diu quietus umquam eram: nunc dor-
miam.
Per concludere questa prima sezione del nostro lavoro, cite-
remo una commedia che, per la debolezza del suo intreccio,
presenta una realizzazione molto sbiadita del tipo che ci ha oc-
cupato sin qui. Si tratta dello Stichus.
q. Due sorelle hanno sposato due fratelli: Epignomo e Panfilippo. Da pi
di tre anni i mariti sono lontani, per affari, ne hanno pi dato notizie di
s. Il padre delle ragazze insiste perch esse ottengano il divorzio, ma
queste si rifiutato. Tornano i mariti, si riconciliano col suocero (soddi-
sfatto per i loro affari) e ha luogo un lungo banchetto.
Anche qui c' qualcuno che vuoi sottrarre due donne (non una)
ai loro detentori, ma non vi riesce: si tratta per di un padre
che vuoi riprenderesi le figlie date a dei mariti.
Si noti poi che la sottrazione tentata qui senza ricorrere
specificamente a inganni. La notoria e spesso rilevata debo:
lezza dello Stichus proprio per ci che concerne la trama non ci
consente ulteriori considerazioni.
II
43. E che soprattutto dice il testo stesso: cfr. 55 sgg.; 1029, sgg.
guerra contro gli Elei (ed ora schiavo del medico Menecrate). Il vec-
chio spende il suo denaro comprando schiavi Elei da scambiare, se pos-
sibile, col suo Filepolemo. Ora egli ha presso di s due Elei: Filocrate
(che in patria era il padrone) e Tindaro (che in patriaera lo schiavo).
Egione intende servirsi dei due come merc di scambio per il figlio ed
disposto a liberarli senz'altro nel caso che, tramite loro, questi gli sia
restituito. Il generoso Tindaro, allora, si fa passare per il padrone, e
convince Egione a mandare in patria Filocrate per trattare lo scambio
restando lui a far da pegno ( chiaro che Egione e disposto a mandare in
Elide lo schiavo tenendosi il padrone, ma non il contrario). Scoperto
l'inganno Egione si infuria e fa gettare Tindaro in catene. Filocrate per,
memore del servo fedele, torna da Egione, riportandogli il figlio Filepo-
lemo: si scopre anzi che il nobile Tindaro altri non che il primo figlio
di Egione, rapitogli fanciullo e portato in Elide.
Nessuno potrebbe negare che questa commedia, dal punto di
vista della realizzazione che potremmo definire superficiale (at-
tribuendo a questo aggettivo un puro senso topografico, non di
valore), sia molto diversa dalle altre. Che l'affetto paterno vi
giochi una parte discriminante, che vi aleggino sentimenti di
generosit e una certa elegiaca tristezza, tutto ci assoluta-
mente vero, e dunque molto importante per la definizione glo-
bale della commedia. Ci non toglie, per, che dal punto di
vista della struttura fondamentale ci si trovi di fronte anche qui
- anche in questa commedia per serate bianche, come la defi-
niva Benedetto Croce44 - ad una delle realizzazioni possibili del
nostro schema di riferimento. Di nuovo infatti un elemento che
sta in A, e per la precisione uno schiavo, in qualit di sogget-
to sottrae ad un antagonista un certo bene C (stavolta non una
donna del danaro, ma la libert) in favore di un destinatario
che al solito un padroncino ~~ adule scensi e, ovviamente, tra-
mite un inganno, che adotta la nota risorsa degli scambi di
persona. Del resto, il carattere non secondario dell'inganno nel-
l'economia dell'intreccio emerge non solo dalle espressioni che
ad esso sono dedicate nel prologo (46 sgg. sua sibi fallacia I
ita compararuntet confinxeruntd olii m I itaque hicommen-
ti de sua sententia..), ma anche dal monologo che Tindaro reci-
ta ai vv. 516 sgg.: che un tipico monologo di servo ingannato-
re che teme di essere ormai scoperto.
ca: Cfr. Liv. 2, 9, 8; Dion. Hai. 2, 26, 9 $gg.; 3, 21, 10; anche Sen. de prov. 2. 5
(proprio sull'opposizione padre severo / madre affettiva); etc.
IV
50. Non teniamo ovviamente conto, dato il suo carattereframmentario, della Vi-
dularia.
B(o >A
dove riluttante a concedere un certo bene C, che egli detie-
ne, mentre A tenta di impadronirsene. Ora, la semplice proie-
zione di questo schema su due semipiani opposti, orientati in
base alla categoria antropologica vietato (-) / permesso (+),
praticamente in grado di dar conto dei vari intrecci plautini ri-
guardati nelle loro linee elementari. Infatti, il passaggio da un +
a un - restituisce il tipo deU'inganno, quello dal - al + il
tipo (plautino) del riconoscimento51. Mentre una combina-
zione paradigmatica dei due schemi, con il Caso quale destina-
tore, ci fornisce il tipo degli equivoci52. Abbiamo visto poi co-
me i due schemi di base possano combinarsi in successione: sia
configurandosi come un ribaltamento del primo nel secondo53,
sia articolandosi in un inganno seguito da un riconoscimento ~~
risarcimento54. Ci stato poi possibile introdurre una dicoto-
mia all'interno di questa struttura fondamentale, tanto da poter
raggruppare le trame plautine in due categorie distinte. La va-
riazione capace di produrre questo scarto differenziale non sta
per a livello delle relazioni fra i termini (lo schema di trasferi-
mento resta invariato) ma a livello dei termini implicati. Infatti
un gruppo si distingue dall'altro proprio per il variare del ruolo
che realizza C, l'oggetto: donna nel primo, denaro (in un
caso libert) nel secondo55.
Dunque, una prima conclusione. Il corpus delle trame plauti-
ne si articola secondo una categoria semica elementare, descri-
vibile fondamentalmente nei termini di una opposizione posses-
so I desiderio. Lo scherna narrativo in cui questa categoria semi-
ca si manifesta quellp (descritto) del trasferimento di un
certo bene da (che riluttante a concederlo) ad A (che deside-
ra impadronirsene). I contenuti specifici di questa categoria op-
positiya ci mostrano che, anche questo livello, le cose si svol-
gono in maniera abbastanza semplice. Infatti, tali contenuti so-
no sostanzialmente riportabili e dije tipl. Nel primo l'equiva-
59. Cfr. C. Questa, Maschereefunzioni nella commedia di Plauto, nel prossimo fa-
scicolo di MD.
60. Forse non inutile ricordare che una produzione di tipo popolare, a destinata-
rio soverchiante, segue comunque la via del Nachbilden o del Nachschaffen (anche
in assenza di un corpus dato di testi da rielaborare):lo fa ri-creando se stessa da se
stessa, riattualizzando ad infinitum il paradigma che contiene le sue possibilit di
combinazione.
po' il nodo della questione che abbiamo posto per Plauto. Con
-
quello schema fondamentale che ci stato possibile descrivere
quello schema che, con un numero ristretto di combinazioni,
in grado di dar conto del diversi intrecci - si coglie un po' il
'mito* della commedia plautina. Un mito che ha per contenuto,
per argomento quei due temi di cui si detto (se si vuole,
potrebbero anche essere due miti diversi) e per struttura lo
schema che abbiamo tracciato: il nostro lavoro consistito nel
trovare le regole di trasformazione che consentono di passare il
pi economicamente possibile da una variante all'altra, secondo
certi principi di correlazione. Questo mito ci stato insomma
raccontato in almeno venti 'varianti' diverse - talvolta, come
c'era da aspettarsi, anche molto diverse l'una dall'altra. come
se fosse un mito molto importante, un mito molto raccontato
perch molto pieno di significato. da credere che la disponi-
bilit delle donne e l disponibilit della ricchezza siano te-
mi di forte ossatura culturale: cos come lo sono il parricidio e
l'incesto (Edipo), le regole del sacrificio (Zeus/Prometeo), e via
dicendo. Il fatto che gli intrecci, bisogna rammentarlo, sono
contemporaneamente portatori di un significato: le trame
parlano. Parlano perch in loro prendono voce anche gli inter-
rogativi, le contraddizioni semplicemente le riflessioni che
una comunit si trova ad affrontare nel vivere secondo le regole
di un determinato codice antropologico. Non dobbiamo di-
menticare che nei raffinati ed incredibili giochi ad incastro degli
intrecci plautini (tutta quella sofisticata strategia di funzioni che
abbiamo esaminato) c' purtuttavia, e molto forte, una cultura
che tenta ed esplora se stessa: una ragione sociale, collettiva, che
vuoi sondare i vari possibilia e impossibilia culturali, vuole veder
discussi (ridendoci sopra, certo: ma il riso una funzione an-
tropologica tra le pi importanti) quei due tre temi su cui la sua
vita sociale anche si fonda. Una comunit va a teatro per diver-
tirsi, ovvio, ma ci va anche perch quegli intrecci che vede
rappresentati sulla scena svolgono un fondamentale ruolo di
mediazione culturale fra se stessa e le prescrizioni che pro-
manano dal codice collettivo (e credo che questa opera di me-
diazione uno potrebbe anche chiamarla, per altri risvolti, ca-
tarsi, oppure ascriverla tranquillamente fra le ragioni di quel
divertimento di chi va a teatro: categoria, questa, per nulla
ovvia perch non da credere che il divertimento stia solo