Borsa Italiana - Guidaallavalutazione PDF
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VALUTAZIONE
LISTING GUIDES
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
GUIDA ALLA
VALUTAZIONE
LISTING GUIDES
© aprile 2004 Borsa Italiana
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fotocopie, microfilm, registrazioni o altro, in tutti i Paesi.
Funzionari della Consob esperti nelle materie discusse hanno partecipato ai lavori
indice
PREFAZIONE pag. 7
PREFAZIONE
A questo proposito, giova precisare che la presente Listing Guide si basa prevalen-
temente sull’analisi dei Documenti di Valutazione presentati a Borsa Italiana S.p.A.
negli ultimi sei anni: dunque contiene riflessioni che muovono da effettivi
comportamenti dei valutatori. In particolare, si è constatato che nel contesto delle
valutazioni vengono adottati con maggiore frequenza alcuni procedimenti, e che
nella loro applicazione esistono alcune aree grigie e alcuni punti sensibili. Su tali
aspetti si concentrano le considerazioni presentate nel primo e nel secondo
capitolo. Nella lettura del documento vanno pertanto tenute presenti le scelte di
fondo che hanno ispirato gli estensori. In particolare:
• alcune indicazioni possono apparire rigide perché prevale l’interesse a
lanciare un messaggio “forte” in merito alla scelta dei parametri più sensibili (ad
esempio, il tasso di crescita perpetua “g” nel calcolo del terminal value);
• gli aspetti tecnici sono trattati in forma semplificata perché prevale l’esigenza di
chiarezza rispetto all’approfondimento metodologico (il documento è
indirizzato anche agli imprenditori, che per forma mentis sono più interessati alla
sintesi e alla focalizzazione sui problemi-chiave);
• le esemplificazioni contenute nel testo hanno la finalità di far riflettere sui
problemi piuttosto che fornire indicazioni di validità generale.
7
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Questi richiami al buon senso, alla trasparenza e alla correttezza nei confronti del
mercato assumono particolare importanza se si pensa che i fenomeni
speculativi che hanno interessato i mercati di borsa sono stati una palestra per
molti securities analyst e anche per non pochi membri della comunità accademica,
che hanno elaborato procedimenti volti a giustificare i valori espressi dal
mercato piuttosto che a mettere in luce le aree di incertezza delle stime.
Tali comportamenti non possono essere criticati col senno di poi. Possono però
essere tratte due lezioni. La prima è che l’“esuberanza irrazionale” che ha investito
i mercati fino ai primi mesi del 2000 spesso ha fatto dimenticare alcuni dei principi-
cardine che presiedono alle valutazioni economiche: in primo luogo il legame tra
incertezza e valore.
La seconda lezione è invece la seguente: in situazioni “estreme”, ossia nel caso della
valutazione di start-up, nel caso di imprese che adottano tecnologie nuove o
operano in mercati nuovi, o, più in generale, in presenza di rilevanti fattori specifici
di rischio, la qualità di una valutazione si misura in funzione della chiarezza delle
ipotesi di base e della trasparenza del procedimento adottato.
Ciò non significa ribadire la superiorità dei metodi più tradizionali; significa, invece:
attenzione alle condizioni che stanno alla base del successo di un business;
attenzione alla compatibilità delle ipotesi di crescita assunte nel piano industriale
rispetto al mercato e ai comportamenti dei competitor; in presenza di asimmetrie
di rischio e di prospettive di sviluppo, impiego di procedimenti di stima in grado di
fornire informazioni specifiche in ordine al valore delle business unit che formano
un’impresa. Sul piano operativo, l’articolazione del processo di stima dovrebbe
dunque ispirarsi ai seguenti principi:
• l’analisi del modello di business e della sua coerenza in rapporto al contesto
competitivo e alla dotazione di risorse intangibili e di management costituisce il
momento cruciale di ogni valutazione;
• la valutazione dovrebbe essere realizzata per somma dei valori delle principali
business unit, se ciò risulta sensato e praticabile;
• il valore riferibile alle opportunità di crescita relative allo sviluppo di nuovi business
dovrebbe essere tenuto distinto dai valore-base, ossia dal valore dei business esistenti;
8
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
• il valore dei risparmi fiscali riferibili alla deducibilità degli interessi passivi
dovrebbe essere apprezzato in rapporto al realistico profilo dell’indebitamento,
in funzione della generazione di cassa del business e dei programmi di crescita;
• se gli scenari di riferimento sono caratterizzati da elevata incertezza, il processo
di valutazione dovrebbe concludersi con un’analisi di sensibilità dei risultati
della stima in rapporto alle principali ipotesi di piano industriale.
MARIO MASSARI*
9
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
1
EVA®, così come FGV ® e COV ® (cfr. paragrafo 1.3.3.), è un marchio registrato di proprietà di Stern
Stewart e Co., concesso in esclusiva per l’Italia ad ASSI (Ambrosetti Stern Stewart Italia).
2
Coerentemente con quanto indicato nel QMAT (documento elaborato dall’ufficio Equity Market
Listing di Borsa Italiana, contenente informazioni relative alla strategia, agli stakeholder e al settore di
riferimento di una società quotanda), per Strategic Business Unit si intende l’unità di un’impresa che
ha la responsabilità di sviluppare la strategia in una specifica area d’affari (ASA).
Una SBU generalmente presenta:
- strategie indipendenti da altre aree di attività dell’impresa;
- strutture di costo differenti;
- presidi organizzativi autonomi e responsabilità dedicate.
Il concetto di SBU fa quindi riferimento alla realtà aziendale interna, mentre quello di ASA si riferisce
al segmento caratteristico del settore normalmente identificabile da una precisa combinazione di:
- prodotti/servizi/brand;
- tecnologia impiegata;
- canali di distribuzione;
- tipologia di clienti;
- aree geografiche di riferimento.
10
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
11
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
3
La valorizzazione delle sinergie è la fase del processo più esposta al rischio di sopravvalutazioni, da
cui spesso dipende il successo dell’intera operazione.
12
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
proprio sul confronto dei multipli della società quotanda con quelli
delle principali società comparabili; l’utilizzo dei multipli rappresenta infatti il
percorso più rapido per valutare un’azienda non avendo a disposizione il relativo
piano industriale.
L’applicazione dei metodi di valutazione permette di identificare il valore stand
alone del capitale economico della società quotanda (il cosiddetto fair value), a
cui tipicamente viene applicato uno sconto, denominato IPO discount. Tale
sconto viene quantificato sulla base delle indicazioni che le banche responsabili
del collocamento ricevono da parte degli investitori istituzionali e trova giustifi-
cazione nel fatto che, in sua assenza, sarebbe preferibile acquistare titoli di una
società con caratteristiche simili o analogo profilo di rischio, ma già presente sul
mercato. In un’IPO infatti vengono offerti titoli di una società con un’equity
story nuova, che si avvale di un management tipicamente non noto alla comunità
finanziaria, mentre nel caso di una società già quotata le asimmetrie informative
sono ridotte dagli obblighi di comunicazione verso il mercato e dall’attività di
research svolta dagli analisti finanziari. La dimensione dell’IPO discount deriva
non solo dalla capacità dell’azienda di generare risultati in termini prospettici,
dalla struttura finanziaria, dalla corporate governance e dal track record del
management, ma anche dalla congiuntura del mercato azionario e del settore di
appartenenza, dalla concorrenza di altre emissioni nel periodo (scarcity value),
dall’andamento di titoli recentemente quotati in borsa, dall’entità del flottante
(il cosiddetto premio o sconto per la contendibilità), dal contesto economico
generale e dal livello di fiducia degli investitori.
In generale, una valutazione prudente può essere nel lungo periodo più proficua
di una valutazione ottenuta grazie a condizioni di mercato e di settore partico-
larmente favorevoli. Considerando che nel lungo termine il mercato sconterà
adeguatamente tutte le aspettative, è importante che la valutazione eviti di
incorporare gli effetti di una condizione favorevole di mercato di breve periodo.
13
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
IV. Auto-diagnosi
Una premessa valida per l’utilizzo di tutti i metodi riguarda la necessità di garantire
razionalità e trasparenza all’intero processo valutativo, motivando adeguata-
mente le principali scelte compiute. La valutazione, inoltre, dovrebbe essere
condotta privilegiando non solo l’ottica finanziaria, ma la stima di un valore
industriale, partendo dalle ipotesi contenute nel piano.
Nel presente paragrafo vengono analizzati i principali metodi di valutazione
utilizzati nella financial community, soffermandosi su alcune considerazioni
riguardanti alcuni aspetti applicativi.
Il metodo del Discounted Cash Flow è riconosciuto come il più accreditato dalle
moderne teorie aziendali che correlano il valore aziendale alla capacità di produrre
un livello di flussi finanziari adeguato a soddisfare le aspettative di remunerazione
di un investitore.
Secondo la prassi prevalente, il valore del capitale proprio di un’azienda è dato
dalla somma algebrica delle seguenti componenti:
• il valore attuale dei flussi di cassa operativi netti che sarà in grado di generare
in futuro (il cosiddetto Enterprise Value), scontati ad un tasso di attualizza-
zione pari al costo medio ponderato del capitale (Weighted Average Cost of
14
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
n OFCFt
E=∑ t
+Vf -D-M+SA
t=1 (1+ WACC)
dove:
E = valore di mercato del patrimonio netto o Equity;
OFCFt = flussi di cassa operativi attesi nel periodo di previsione esplicita;
WACC = tasso di attualizzazione, espresso come costo medio ponderato del
capitale;
n = numero di anni di previsione esplicita;
Vf = valore finale attualizzato dell’azienda, corrispondente al valore attuale
dei flussi relativi agli anni da n+1 in poi;
D = posizione finanziaria netta;
M = minorities (valore di mercato del patrimonio netto di terzi);
SA = surplus assets.
n OFCFt
EV = ∑ t
+Vf
t=1 (1+ WACC)
4
Nonostante si tratti di un’approssimazione, nella prassi spesso si utilizza la posizione finanziaria netta
risultante dall’ultimo bilancio.
15
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
I flussi di cassa attesi hanno natura operativa e sono pertanto legati all’attività
caratteristica della società. Partendo dal risultato operativo consolidato possono
essere determinati come segue:
Il tasso assunto per l’attualizzazione dei flussi di cassa attesi è rappresentato dal
costo medio ponderato del capitale, che riflette il rischio specifico dell’azienda,
sia operativo sia finanziario. Viene calcolato in base alla seguente formula:
WACC = Kd ✕ (1-T) ✕ D + Ke ✕ E
D+E D+E
dove:
Kd ✕ (1-T) = costo del debito al netto dell’effetto fiscale;
Ke = costo del capitale proprio;
D = posizione finanziaria netta;
E = valore di mercato del patrimonio netto o Equity.
5
L’attualizzazione dei flussi di cassa operativi al costo medio ponderato del capitale determina
un’implicita valorizzazione dei risparmi fiscali relativi alla deducibilità degli oneri finanziari dal
reddito sottoposto a tassazione. Un approccio alternativo, noto come Adjusted Present Value (APV), che
presenta notevoli pregi in termini di chiarezza del processo di valutazione, prevede invece la stima
del valore unlevered del capitale operativo e la valorizzazione specifica dei benefici fiscali. In base a
tale tecnica il valore è formato dalla somma di due elementi: il valore unlevered (ossia in assenza di
debiti) e il valore attuale dei benefici fiscali. Per un’analisi del metodo APV si veda, in particolare,
M. MASSARI - L. ZANETTI, Valutazione finanziaria, McGraw Italia Libri, Milano, 2003.
16
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Ke = Rf + beta ✕ (Rm - Rf )
dove:
Rf = tasso di rendimento risk free, pari al rendimento delle attività prive
di rischio e stimato sulla base del rendimento garantito da obbligazioni
a medio-lungo termine emesse dallo Stato;
beta = coefficiente di volatilità o rischio sistematico, assunto come media dei
beta di mercato di un campione di società comparabili;
(Rm - Rf) = premio per il rischio di mercato, misurato come maggiore rendimento
che gli investitori richiedono a fronte dell’investimento nel mercato
azionario rispetto ad attività prive di rischio.
Il valore finale è una grandezza di sintesi che rappresenta il valore attuale dei
flussi di cassa operativi previsti per il periodo successivo all’orizzonte temporale
esplicito di proiezione. È determinato sulla base di due variabili principali: il
flusso di cassa operativo normalizzato del primo anno dopo il periodo di previsione
analitica e il tasso di crescita di tale flusso atteso in perpetuo (denominato “g”).
Il valore finale viene in genere calcolato secondo due approcci, ciascuno dei
quali conta numerose formule di calcolo (di cui per semplicità si segnalano
quelle maggiormente utilizzate):
• il primo calcola tale valore attualizzando, secondo la formula della rendita
17
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
OFCFn ✕ (1 + g )
WACC - g
Vf =
(1 + WACC)n
La posizione finanziaria netta è calcolata come totale dei debiti finanziari, sia
a breve sia a lungo termine, al netto della cassa e delle attività finanziarie in
portafoglio e facilmente liquidabili. Laddove possibile (per esempio in caso di
obbligazioni quotate), i debiti dovrebbero essere espressi a valori di mercato.
A fronte di una validità teorica ineccepibile del metodo dei flussi di cassa,
esistono tuttavia alcune difficoltà applicative, di seguito affrontate.
18
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
La bontà dei risultati che si possono ottenere da un DCF dipende dagli input e
quindi dalla capacità di individuare flussi di cassa futuri attendibili; i flussi dei
primi anni di previsione si basano sui dati prospettici tratti dal piano industria-
le della società, che deve risultare coerente, attendibile e sostenibile finanzia-
riamente6. Per i successivi esercizi si dovrebbe procedere ad una stima pruden-
ziale del tasso di crescita del fatturato e dell’incidenza percentuale dei margini
operativi. Come si avrà modo di approfondire successivamente, tali considera-
zioni sono coerenti con il modello del “ciclo di vita” del settore.
Per le aziende operanti in settori ciclici, l’applicazione del metodo presenta
evidenti limiti correlati all’incertezza del ciclo economico, che possono essere
parzialmente superati stimando i dati finanziari prospettici per l’intera lunghezza
del ciclo (definita in base a trend storici) e formulando delle ipotesi sull’evolu-
zione delle diverse fasi. A tale proposito, un esempio di rilievo può essere
rappresentato dal settore cartario, fortemente influenzato dall’andamento del
ciclo economico nei suoi driver fondamentali (dinamiche di prezzo della cellulosa,
prezzi di vendita, grado di utilizzo della capacità produttiva, livello degli investi-
menti, ecc.). La capacità di realizzare previsioni attendibili sul ciclo economico
rappresenta pertanto un elemento fondamentale per la corretta determinazione
dei flussi prospettici; la Figura 1.1 illustra come si evolvono, fra una fase e
l’altra del ciclo, alcune variabili chiave del settore cartario (in Europa e Nord
America), quali la capacità produttiva, il suo grado di utilizzo e i margini operativi.
1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 % crescita 4.7% 8.6% 6,1% 4.7% 8,8% 8,5% 6,8% 5.7% 5.9% 4.5% 3,1% 1,6% 3,8%
6
Si veda al riguardo la “Guida al Piano Industriale”, pubblicata da Borsa Italiana.
19
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
rendono i dati storici poco utili per interpretare quelli prospettici e determinano
flussi di cassa negativi per i primi anni di previsione; in tali società si riscontra
inoltre un significativo declino dei margini operativi, associato al sostenimento
di costi straordinari per finanziare il processo di ristrutturazione (riorganizzazione
produttiva, riduzione del personale, ecc.). In queste situazioni la credibilità dei
dati prospettici risulta particolarmente problematica, pertanto, più che in altri
casi, occorre mantenere un approccio prudenziale, con particolare riferimento
ai costi stimati rispetto ai benefici ipotizzati e agli assunti alla base della crescita
del fatturato (nuovi prodotti, riorganizzazione della struttura distributiva, ecc.);
a tale proposito è utile confrontare le variabili più significative individuate nel
piano industriale con quelle di società attive nello stesso settore e non soggette
a processi di ristrutturazione (il cosiddetto benchmarking).
Beta
Settore Leader Follower
Energia - petrolio - gas 0.6 0.8
Alimentare 0.7 0.8
Farmaceutico e biotecnologico 0.6/2.0 1.0/2.5
Trasporti 1.1 1.3
Media 1.1 1.3
Bancario 1.1 1.5
Beni d’investimento (ciclico) 1.2 1.4
Automobili e componentistica 1.3 1.5
20
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
7
Si tratta peraltro del medesimo approccio seguito dai venture capitalist, che, nel valutare società
start-up, applicano beta sostanzialmente più alti rispetto a società appartenenti al medesimo settore
ma presenti sul mercato da diversi anni.
21
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
La problematica dei surplus assets si presenta nel caso in cui un’azienda detenga
immobilizzazioni che non producono flussi di cassa operativi o, in misura più
ridotta, in presenza di asset sottoutilizzati, il cui valore in un processo di attualiz-
zazione potrebbe risultare trascurato o semplicemente sottostimato.
In questi casi la valorizzazione di tali asset può trovare migliore espressione
nel valore di liquidazione ed essere inclusa in una voce specifica. Tipico esempio
è fornito da una società con un patrimonio immobiliare rilevante (ad esempio
sedi di prestigio), il cui valore non trova riflesso nel DCF. Analoghe
considerazioni valgono per società che detengono partecipazioni non consolidate
in società quotate e non quotate. Un’ulteriore situazione potrebbe essere rappre-
sentata da società industriali che abbiano, nell’attivo immobilizzato, impianti di
produzione di energia elettrica non pienamente sfruttati per l’autoconsumo; in tal
caso si potrebbe includere fra i surplus assets il valore di tali impianti, inserendo fra
le voci di costo del piano industriale le spese di approvvigionamento dell’elettricità
attualmente autoprodotta, al fine di evitare duplicazioni di valore.
8
A tal proposito, un adeguato sistema di controllo di gestione dovrebbe stabilire le logiche di selezio-
ne e aggregazione dei dati e delle informazioni, in modo da consentire al management di compiere
scelte oculate e funzionali alla misurazione del valore creato. Si veda in proposito la “Guida al Sistema
di Controllo di Gestione”, pubblicata da Borsa Italiana.
22
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Figura 1.3 Valore del base business e valore dei new projects
150
Flusso di cassa
totale Valore dei
100 Flusso di cassa new projects
dei new projects (27%)
50
Flusso di cassa
del base business
0 Valore del
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
base business
(73%)
-50
-100
Valore totale
Fonte: T. COPELAND - T. KOLLER - J. MURRIN, Valutation, John Wiley & Sons, U.S.A., 2000
9
Il terminal value può rappresentare una porzione molto rilevante del valore dell’azienda.
23
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
10
Si evidenzia che, data la diversa dimensione delle società in termini di fatturato, le scale di valore
in “ordinata” sono differenti e pertanto le curve non sono fra loro confrontabili in termini assoluti.
24
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Grafico 1.4 Andamento del fatturato di Ford Motor, Coca Cola e Walt Disney
1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
25
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
il conseguente effetto sul flusso di cassa dell’ultimo anno e quindi sul valore finale).
20.000 180.000
18.000 160.000
16.000
140.000
14.000
120.000
12.000
100.000
10.000
80.000
8.000
60.000
6.000
40.000
4.000
2.000 20.000
0 0
1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
26
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
3.500
16.000
3.000 14.000
2.500 12.000
10.000
2.000
8.000
1.500
6.000
1.000
4.000
500 2.000
0 0
1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002
***
Riguardo alla dinamica del capitale circolante, l’ipotesi di steady state prevede che
esso sia mantenuto costante, con un conseguente impatto nullo sul flusso di cassa
dell’ultimo anno. Anche in questo caso valgono le medesime considerazioni svolte
sinora, dal momento che la crescita del fatturato (a parità di condizioni relative al
pagamento dei clienti, dei fornitori e ai giorni di rotazione del magazzino) implica,
nella maggior parte dei casi, un incremento del capitale circolante e un assorbimento
del flusso di cassa generato dalla gestione operativa.
Infine, per verificare la coerenza fra la crescita del fatturato e il livello di capitale
investito nel medio-lungo termine, è opportuno controllare che il tasso di rotazione
(il cosiddetto turnover, ovvero rapporto tra fatturato e capitale investito) non
raggiunga livelli talmente elevati da non trovare giustificazione nell’efficienza operativa.
27
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
***
28
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
III. Calcolo dei multipli prescelti per le società rappresentate nel campione
In genere i multipli vengono calcolati sulla base dei dati finanziari dell’anno
corrente e di quello successivo, tuttavia è possibile scegliere periodi temporali
diversi, in funzione della specifica realtà aziendale e del contesto di valutazione.
29
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
***
L’utilizzo dei multipli di mercato è ritenuto dai sostenitori del DCF un semplice
metodo di controllo. Come già evidenziato in precedenza, nella prassi finanziaria
gli operatori ricorrono sempre più spesso al metodo dei moltiplicatori per
validare i risultati dei metodi finanziari, soprattutto quando l’obiettivo della
valutazione è l’individuazione di un prezzo, e non solo di un valore.
Anche il metodo dei multipli presenta una serie di limiti, che dipendono
prevalentemente dalle difficoltà insite nella scelta del campione di società
comparabili e del moltiplicatore da utilizzare. I prossimi punti saranno dedicati
ad una serie di approfondimenti relativi a questi ultimi aspetti.
30
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
11
Per business model si intende la serie di funzioni o processi necessari per concepire, produrre e distribuire
il prodotto/servizio della società al cliente finale. Il business model varia in funzione della singola
business unit, della società e del settore.
31
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
***
32
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
***
***
33
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
34
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
12
Si veda in proposito anche il paragrafo 2.6., relativo alla valutazione delle società TMT.
35
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Nella ricerca dei multipli più adatti, infine, può essere utile avvalersi di un
riscontro empirico che manifesti la loro capacità di “spiegare” il valore della
società target; è possibile infatti comprendere se il mercato attribuisce implici-
tamente ad un indicatore l’idoneità a stimare il prezzo di una società, svolgendo,
su un campione di comparable, un’analisi di correlazione fra il multiplo stesso
e la variabile di riferimento. Tanto maggiore è la correlazione, tanto meglio il
multiplo è in grado di sintetizzare il prezzo espresso dal mercato13. Il Grafico 1.7
mostra che, per le società appartenenti al settore del lusso, esiste una buona
correlazione fra il multiplo EV/EBITDA e la crescita dell’EBITDA, mentre è
assente fra l’EV/Sales e la rispettiva variabile sottostante: questo suggerisce che
la grandezza cui il mercato presta attenzione, nel definire il prezzo delle società
luxury, è il margine operativo lordo e pertanto il multiplo EV/EBITDA è da ritenere
più significativo.
F G
EV/Ebitda anno t0
H J
7 30
EV/sales anno t0
G H
6 25 D
B B
5 20 A
C J E
A I
4 15
D F
C
3 I E 10
2 5
5% 10% 15% 20% 10% 15% 20% 25%
***
13
È importante che tali analisi, affinché possano avvalorare l’applicazione del metodo dei multipli,
vengano svolte ricorrendo ad un campione costituito da un adeguato numero di società e siano sottoposte
a test di significatività statistica.
36
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
dove:
NOPAT (Net Operating Profit After Tax) = risultato operativo netto d’imposta;
WACC (Weighted Average Capital Cost) = costo medio ponderato del capitale
investito;
CE (Capital Employed) = capitale investito netto, risultante
dall’ultimo bilancio.
In modo del tutto equivalente, si può ottenere l’EVA utilizzando una modalità
di rappresentazione che espliciti la differenza tra il rendimento e il costo del
capitale investito (cosiddetta formula del value spread):
EVA = ( NOPAT
CE
- WACC) CE ✕
14
Così come viene definito in J. M. STERN - J. S. SHIELY, The EVA Challenge, John Wiley & Sons,
New York, 2001.
15
Alle componenti dell’EVA possono essere apportate delle rettifiche volte ad individuare un NOPAT e
un CE legati esclusivamente alle attività operative, ovvero depurati dalle poste che non riguardano la
gestione caratteristica dell’impresa.
37
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
La versatilità di utilizzo dell’EVA dipende anche dalla relazione che ha con tre
importanti aree di decisione manageriale:
• decisioni operative (scelta delle ASA in cui operare, efficienza, pricing, ecc.);
• decisioni di investimento;
• decisioni di finanziamento (leverage, tipologia di strumenti finanziari, tassi di
interesse, ecc.).
∞ EVAt
EV=CE + ∑ t
t=1 (1+ WACC)
EV=CE + MVA
Il MVA è una grandezza che funge da legame fra il prezzo di un’azione e l’EVA
ed è utile calcolarlo ex ante (per una società quotanda) in modo da poter
stimare un fair value della società da proporre al mercato, oppure ex post (quando
l’impresa è già quotata) come differenza fra l’EV e il CE. In questo secondo caso
il MVA è da interpretarsi come il goodwill che il mercato attribuisce alla società,
in relazione alle prospettive di risultato future.
La figura successiva chiarisce la relazione esistente fra EVA, MVA e prezzo di mercato,
e consente di apprezzare la validità dell’EVA sia come strumento di valutazione
sia come benchmark di confronto con il valore espresso dal mercato, ovvero il prezzo.
38
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
EVA t+n
perpetual
Net CE
Debt
***
∞ ∆ EVAt
FGV
EVA t 0
FGV
} ∑
t=1 (1+ WACC)
t
Enterprise WACC
Value
COV
Capitale
Investito
(CE)
39
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Nel caso in cui la società da valutare sia multibusiness, si ritiene più corretto
misurare il valore aziendale di ogni singola SBU, ricostruendo il valore complessivo
per “somma delle parti”16 (Figura 1.10); in particolare, la necessità di una
valutazione per singola business unit è particolarmente forte nel caso in cui le
singole SBU presentino un profilo rischio-rendimento diverso.
SBU 3
SBU 2
Posizione
finanziaria
netta
SBU 1
Equity
16
Il medesimo approccio viene adottato per la valutazione di società holding di partecipazioni.
40
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
17
Per il calcolo del WACC solitamente si utilizza un rapporto d’indebitamento (D/D+E) corporate.
41
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
2.1. BANCHE
dove:
Ve = valore economico della banca;
Dt = dividendo annuo massimo distribuibile dalla banca;
[ ]
Dn ✕ (1+g)
Vf = valore finale della banca Ke - g
Vf = n ;
(1+Ke)
42
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Banche sopravvalutate
2,5
2,0
1,5
P/BV
1,0
Banche sottovalutate
0,5
0,0
2,5% 5,0% 7,5% 10,5% 12,5% 15,0% 17,5% 20,0%
RoAE
43
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
2.2. ASSICURAZIONI
44
GUIDA ALLA VALUTAZIONE
La determinazione del valore di una società immobiliare può essere svolta con
diversi approcci: il metodo del Net Asset Value (NAV), il DCF e il metodo dei
multipli di mercato.
Il metodo del NAV presuppone in primo luogo l’identificazione del valore di mercato
del portafoglio immobiliare, determinato solitamente in base alle caratteristiche
e alle condizioni degli immobili, alla localizzazione, alle destinazioni d’uso e
ai contratti di affitto in essere. A tal fine si fa generalmente ricorso al metodo
comparativo o di mercato, al metodo reddituale e al metodo dei flussi di cassa:
• il metodo comparativo o di mercato è basato sul confronto tra il bene in
oggetto e altri simili, recentemente interessati da operazioni di compravendita
o correntemente offerti sullo stesso mercato o su piazze comparabili;
• il metodo reddituale è basato sul valore attuale dei risultati potenziali futuri
di una proprietà, ottenuto capitalizzando il reddito ad un tasso di mercato,
rappresentativo delle caratteristiche dei flussi e delle aspettative di redditività
degli investitori (l’incertezza è attribuibile ai redditi attesi dall’immobile, alla
localizzazione e alla destinazione d’uso dello stesso);
• il metodo dei flussi di cassa si presta maggiormente alla valutazione di immobili
da trasformare o ottimizzare per un migliore utilizzo.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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Si veda a tale proposito il Capitolo 1, paragrafo 1.3.2., relativo alla scelta dei multipli significativi.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Nel presente capitolo vengono descritti gli aspetti più importanti che caratte-
rizzano il processo di valutazione e fissazione del prezzo19 di una società prossima
alla quotazione in borsa e i ruoli di tutti i soggetti coinvolti.
19
A tal riguardo è utile segnalare il documento pubblicato nel maggio 2003 dal “NYSE/NASD Advisory
Committee”, nominato su richiesta della U.S. Securities and Exchange Commission, contenente una
serie di raccomandazioni sull’intero processo di collocamento in un’IPO, con particolare riguardo alla
fissazione del prezzo finale e all’allocazione dei titoli. Tali raccomandazioni dovrebbero permettere di
ovviare ad una serie di comportamenti fraudolenti che si sono verificati nel mercato statunitense
soprattutto durante la cosiddetta “IPO bubble”.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Fissazione
prezzo offerta 2-3 giorni dalla quotazione
Pricing
Pre-marketing,
determinazione di un intervallo 1 mese dalla quotazione Pre-marketing
Tempo
indicativo di prezzo
1º incontro con
Valutazione preliminare la società Pitch
Valore
Fonte: JPMorgan
20
Nella maggioranza dei casi, nel prospetto informativo viene inserito un range di prezzo indicativo
o non viene fornita alcuna indicazione puntuale di prezzo, rinviando a successivi avvisi pubblici la
definizione del range e del “prezzo massimo”; in alternativa, il prospetto informativo può contenere un
range di prezzo “vincolante”.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
I. Pitch
Nella fase di due diligence, la banca, dopo aver analizzato il piano industriale,
generalmente presenta alla società una prima ipotesi di fair value (in genere un
range di valori). Con tale espressione, si intende la stima del valore del capitale
economico della società in ottica di quotazione, che non tiene conto dell’IPO
discount e delle indicazioni provenienti dall’attività di pre-marketing.
L’attività di due diligence permette al valutatore di comprendere in dettaglio il
business dell’azienda e soprattutto di svolgere un’analisi approfondita del piano
industriale. Quest’ultimo documento, come già evidenziato, consente di valutare
le prospettive future dell’emittente sia in termini di coerenza con l’assetto
strategico-organizzativo e con le tendenze del mercato di riferimento, sia in
termini di sostenibilità e ragionevolezza delle principali ipotesi sottostanti.
Durante questa fase viene normalmente predisposto il Documento di
Valutazione, che costituisce parte integrante della domanda di ammissione alla
quotazione da presentare a Borsa Italiana.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
III. Pre-marketing
IV. Pricing
21
Tali valutazioni si ritengono indipendenti in quanto gli analisti (inclusi quelli del dipartimento di
ricerca del global coordinator) non hanno accesso ai dati previsionali contenuti nel piano industriale.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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Lo IOSCO (organismo internazionale che riunisce 168 Securities Regulator), in data 25 settembre
2003, ha emanato una serie di principi per guidare le Authority nazionali sul tema del conflitto
d’interesse riguardante gli analisti finanziari (sell-side analyst).
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È importante precisare che il Documento di Valutazione presentato a Borsa Italiana non dovrebbe
includere eventuali sconti sul prezzo né tantomeno i proventi derivanti dall’IPO (valutazione
pre-money). In questo modo peraltro il leverage, negli anni di previsione futura, viene prudentemente
sovrastimato, in quanto tutte le iniziative incluse nel piano industriale si intendono finanziate facendo
ricorso al capitale di debito, oltre che all’autofinanziamento.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
I. Executive summary
II. Premesse valutative
III. Mercato di riferimento
IV. Equity story
V. Considerazioni sulla Valutazione
• Metodo dei multipli di mercato
• Metodo del DCF
• Sensitivity
VI. Conclusioni
I. Executive summary
24
Tale intervallo può essere anche sensibilmente diverso dal range individuato in fase di pitch.
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Per passare dal calcolo dei flussi di cassa alla stima del valore del capitale, sono
necessari ulteriori passaggi, illustrati nella tabella seguente.
(mln €) % dell’EV
Valore Attuale dei Flussi di Cassa 242 32 %
Valore finale 1.053
Multiplo implicito EBITDA t+10 3,9x
Valore attuale del Valore finale 511 68 %
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
VI. Conclusioni
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GUIDA ALLA VALUTAZIONE
Prezzo per Azione (€) 5,3 5,6 5,9 6,3 6,7 7,0 7,4 7,8 8,3 8,7 9,1
Equity (€ mln) 210 224 237 252 266 282 297 313 330 347 365
Posizione Finanziaria Netta (€ mln) 240 240 240 240 240 240 240 240 240 240 240
Enterprise Value (€ mln) 450 464 477 492 506 522 537 553 570 587 605
Multipli impliciti
EBITDA t+1 stimato 62,3
EV/EBITDA 7,2x 7,4x 7,7x 7,9x 8,1x 8,4x 8,6x 8,9x 9,2x 9,4x 9,7x
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I principi indicati nel presente documento costituiscono una guida di ausilio alla
quotazione, diretta principalmente alle società emittenti, agli intermediari che le
assistono, nonché alle società di revisione e ai consulenti esterni che partecipano
al processo di quotazione.
Obiettivi della guida sono la definizione di principi in linea con le migliori pratiche,
l’adozione di comportamenti riconosciuti e condivisi dalla comunità finanziaria e
la diffusione di un linguaggio omogeneo fra le parti. L’uso della guida potrà
pertanto contribuire al miglioramento e alla semplificazione delle procedure di
quotazione, innalzando al contempo la qualità del mercato e delle sue prospettive
di sviluppo.
La presente guida non è da considerarsi esaustiva e i principi in essa contenuti
hanno valore indicativo. Borsa Italiana non deve essere ritenuta responsabile per
eventuali imprecisioni ed errori che dovessero verificarsi nell’applicazione di
quanto contenuto nella medesima.
I marchi Borsa Italiana, MIB30, MIBTEL, MIDEX, Nuovo Mercato, TechSTAR, Expandi, NUMTEL,
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