Dispensa Qigong

Sei sulla pagina 1di 12

CORSO PROFESSIONALE DI QIGONG

TORINO

Estratti dal libro di

GIACOMO VALPIOLA E WEN ZHONGYOU

VIVERE MEGLIO COL

QIGONG

anni 2008-2009
CHE COS’E’ IL QIGONG

氣功

Il Qigong è un tipo di attività fisica che si propone di recar vantaggio non tanto
all’apparato locomotore, ma soprattutto ad Organi e Visceri, migliorandone la
funzionalità. Tale attività è compendiata dalla meditazione, con cui, si dice, viene
aperta la “Grande Porta della Conoscenza”, Zhihui de Da Men.

Nell’analisi degli ideogrammi 氣 Qi e 功 Gong sta forse la migliore delle spiegazioni


di questa antichissima e variegata disciplina.
L’ideogramma 氣 Qi, traducibile come “Energia”, indica le fonti di
approvvigionamento energetico, ossia l’aria ed il cibo; infatti l’antico ideogramma di
Qi, fatto di tre sole linee sinusoidali sovrapposte, oggi scritto 气,rappresenta l’ aria
- secondo alcuni raffigura la bruma che sale dai campi nelle fredde mattine -, mentre
quella specie di asterisco 米, altro non sarebbe che una spiga di cereale, cioè uno degli
alimenti base della nostra dieta.
L’ideogramma Gong, 功, traducibile come “Lavoro”, è pure composto di due
ideogrammi.
L’ideogramma di sinistra, 工, sta a significare che il Cielo (tratto orizzontale
superiore) e la Terra (tratto orizzontale inferiore) si manifestano attraverso il tramite
che li congiunge (tratto verticale), in questo caso, l’Uomo.
L’ideogramma di destra 力, che simboleggia un aratro, rappresenta l’idea di Forza, e
testimonia la partecipazione attiva dell’Uomo all’interscambio energetico tra Cielo e
Terra.

Così il Qigong porta in armonia l’organismo umano con l’ambiente esterno (Terra)
favorendo il suo adattamento al mutare delle stagioni (Cielo).

Il Qigong può essere considerato la matrice della cultura cinese antica: si parla, in
ambienti dotti, di Qi Wenhua, Cultura del Qi, facendo riferimento alle tradizioni orali
e alla letteratura delle origini; da esso hanno preso piede le Arti e molte scuole di
pensiero, sono nati la Medicina Tradizionale Cinese, il Feng Shui, la danza ed il Wu
Shu, cioè le Arti Marziali, con cui il Qigong, in una fase iniziale, è tutt’uno ed è
chiamato Wu Gong. (Si veda quest’ultimo come risposta dell’individuo all’ambiente
esterno per mantenere il corpo sano ed efficiente ed anche per essere in grado di
difendersi dai nemici, due cose di primaria importanza soprattutto in epoche molto
diverse dall’attuale in termini di Sanità e Sicurezza!)
Successivamente il Wugong si differenzia dalle Arti Marziali trasformandosi da una
parte in Ying Qigong, cioè Qigong Duro -grazie al quale i praticanti compiono gesti
sovrumani, spaccando mattoni, sopportando lame e punte senza riportare ferite, etc.-
dall’altra nel Qigong, che è chiamato anche Daoyin, fatto di tecniche di lunga vita,
che sono largamente diffuse in Estremo Oriente e man mano stanno sviluppandosi
anche in Occidente.

Il Qigong consta di una parte dinamica, rappresentata dagli esercizi, e da una statica,
la meditazione.

Il Qigong dinamico si divide a sua volta in due grandi categorie: una costituita di
esercizi da apprendere per imitazione, Daolu Qigong, l’altra dal Qigong di “Sviluppo
di Se’”, Zi Fa Gong, in cui, in particolari condizioni di affaticamento e con la giusta
postura, il praticante si muove indipendentemente dalla propria volontà.

E’ presumibile che gran parte delle tecniche di Daolu Qigong e delle Arti Marziali sia
stata dedotta dal Qigong Spontaneo, anche se diversi esercizi possono essere stati
concepiti “a tavolino”: infatti, portando in tensione o massaggiandosi alcune fasce
muscolari, si stimola il flusso del Qi nei meridiani che le attraversano, così pure
flettendo o estendendo le dita dei piedi e delle mani, che sono la parte terminale ed
iniziale di molti meridiani, e ancora sfruttando le catene biomeccaniche del corpo,
indirizzando la massa sanguigna in modo preferenziale per ossigenare, quindi
arricchire di Energia e Sangue, (Qixue) alcuni organi interni.
ASPETTI COMUNI A TANTE DIVERSE TECNICHE

Il Qigong, così antico, si è fuso con le scuole di pensiero che si sono avvicendate in
Cina: Taoismo, Buddismo, Confucianesimo, dando origine ogni volta a nuove,
bellissime tecniche.
In linea generale si può dire che le tecniche taoiste puntano soprattutto a dare vitalità
dell’organismo, quelle buddhiste badano all’aspetto trascendente del Qigong e sono
caratterizzate da raffinate tecniche di meditazione, mentre quelle confuciane sono
forse in equilibrio tra le due e pongono l’accento sulle qualità morali del praticante,
che pure influiscono sul suo generale stato di salute.
In epoca più recente sono nate anche tecniche più strettamente legate alla Medicina
Tradizionale Cinese, definite da qualcuno “Qigong Medico”; sono forse ascrivibili a
questa categoria le tecniche del Prof. Zhang Guangde, dette Daoyin Yangsheng
Gong.

Aspetti comuni alla quasi totalità delle tecniche sono l’approccio psico-emozionale -
sintetizzato in tre aggettivi: “fangsong, rujing, ziran”- la coordinazione tra
movimento e respiro, la postura e l’autoconsapevolezza, detta Yinian.

Il termine fangsong significa “rilassato”, un rilassamento di tutte le membra, delle


spalle, del viso.
Rujing vuol dire “tranquillo”, come la Luna che si specchia su un lago in una notte
serena.
Ziran, “naturale”; dunque spontaneo e ben lontano dall’attribuire sacralità a quanto si
sta facendo, atto a trattare con il Tutto in modo molto familiare, sentendosi espanso
come l’Universo.

I movimenti generalmente seguono il personale ritmo respiratorio, anche se questa


non è una regola. E’ sbagliato assoggettare la respirazione all’esecuzione degli
esercizi, i quali sono lenti e a volte faticosi!

La respirazione è regolare, profonda, piuttosto lenta, non rumorosa. Se un capello


fosse posto davanti ad una narice, non dovrebbe muoversi.
MANTENERE LE POSIZIONI IN MODO CORRETTO

La posizione di base del Qigong è senza dubbio quella del “Palo conficcato a terra”,
chiamata Zhan zhuang, altresì detta “Posizione dell’Albero”, poiché il praticante ha
la parte bassa del corpo contratta e solidamente ancorata al suolo, forte come un
tronco, con l’impressione di avere radici che si espandono dalla pianta dei piedi,
mentre la parte alta è rilassata, flessibile quanto la chioma dell’albero stesso.
Parte alta del corpo rilassata, colonna vertebrale perpendicolare a terra, collo disteso
quasi il capo fosse assicurato ad un filo che scende dall’alto e le gambe flesse in
misura proporzionale alla propria volontà o possibilità.
Nel flettere le gambe è al contempo necessario arretrare con il bacino, come se ci si
stesse per accomodare su una sedia e subito dopo portare impercettibilmente le spalle
all’indietro: così facendo si tende a perdere l’equilibrio, ma a ciò si rimedia flettendo
-senza esagerare- le dita dei piedi, quasi a voler ancorarsi al terreno, per poi
riaggiustare la postura.
Gli avambracci e le mani sono paralleli a terra.
Lo sguardo è all’orizzonte, diversamente l’intera postura risulterebbe compromessa.
La posizione è da considerarsi esatta se sopraggiunge un maggior affaticamento dei
muscoli delle cosce e se, alla pressione, l’attaccatura della coscia al busto, Gua,
risulta morbida. In questo modo il Qi e il Sangue -inscindibili, come il cavallo ed il
cavaliere- fluiscono più rapidamente e senza intoppi nel corpo ed i nostri gesti
sortiscono un’influenza maggiore sugli organi interni; inoltre la muscolatura dorsale
si rilascia e permette ai Reni di “muoversi”.
Al tal riguardo va precisato che tutte le tecniche del corpo dell’Estremo Oriente sono
mirate a migliorare le condizioni di questi Organi, ritenuti sede della vitalità
dell’organismo ed intimamente connessi alle facoltà intellettive.
La posizione dell’albero è così chiamata perché, metaforicamente, come un albero
vive a lungo grazie a radici che lo ancorano al suolo e gli permettono di resistere alle
intemperie e di attingere acqua in profondità, sopravvivendo anche in periodi di
siccità, così l’uomo, se ben saldo a terra, può, da una parte, resistere agli assalti dei
nemici ed anche alle vicissitudini della vita, dall’altra, garantire un miglior stato di
salute grazie ad una più completa ossigenazione. In tal senso va ricordato che, per la
MTC, le cosce sono il nostro “secondo cuore”.
Nel tenere questa posizione gli agopunti su cui spesso si concentra sono Ren Zhong,
Lao Gong, Yong Quan, che possono essere considerate le boe cui perviene il Qixue,
attorno alle quali esso compie qualche giro prima di rifluire in direzione contraria.

Nelle Arti Marziali Cinesi, così come nel Qigong, le posizioni di base sono cinque:
1) “Posizione del Cavaliere”, Ma Bu (la più vicina alla posizione descritta in
precedenza),
2)“Posizione dell’Arciere”, Gong Bu,
3)“Posizione a Terra”, Tu Bu,
4)”Posizione di Riposo”, Xiu Bu,
5) “Posizione Svuotata”, Xu Bu.

LA MENTE, YINIAN
Il Daolu-Qigong, così com’è stato descritto finora, può far pensare che sia solo un
tipo di ginnastica respiratoria. Manca, infatti, un cenno ad un aspetto fondamentale: la
Mente, Yinian.
La Mente, per meglio dire la Consapevolezza, può riferirsi al sentire, ganjue, il Qi
nelle varie parti del corpo, che entra, esce, si diffonde irradiando calore o fuoriesce
dandoci sensazioni di freddo, a seconda del momento e del nostro particolare stato di
salute.
Diversamente lo Yinian può condurre, grazie alla volontà del praticante, il Qi in varie
parti del corpo (Dao Qi).
A tale proposito è diffusa la tecnica del “Sorriso Interiore”, secondo cui, s’immagina
di sorridere ad Organi e Visceri o ad agopunti ed altro, in qualità di nostri fidatissimi
alleati, allo scopo di rendere armoniosa la loro attività e ringraziare per il servizio
reso.
Yinian può anche anche significare vedersi dal di fuori e, per esempio, durante la
pratica sentirsi fluttuare come una creatura marina, mossa non solo dalle proprie forze
ma anche dalla spinta dell’acqua e delle correnti.
Se, durante la pratica, si arriva a percepire il proprio battito cardiaco, comprendendo
in esso anche le diverse vibrazioni scaturite dagli altri processi fisiologici, sarà, da una
parte, più netta l’apertura dei Meridiani principali, Jing e collaterali, Luo, dall’altra
più tranquillo lo Spirito, Shen.
Lo Yinian è fortemente condizionato dal tipo di respirazione e dalla posizione del
corpo, soprattutto dal suo essere verticale, condizione grazie alla quale, soprattutto nel
Qigong Spontaneo, tutto l’organismo può risuonare della stessa vibrazione della
Terra, come un diapason.

LA RESPIRAZIONE

Per capire l’importanza della respirazione, basta pensare a come una respirazione
affrettata e/o incompleta agisca negativamente sullo stato d’animo, procurando ansia
ed altri stati emotivi sgradevoli.
Al contrario, una respirazione piena, lenta, oltre ad indurre alla calma e a migliorare
lo stato emotivo arreca indubbio vantaggio agli organi interni, rendendo più lento il
battito cardiaco e dunque diventando determinante per la longevità dell’individuo.
A tal proposito va detto che la Medicina Tradizionale Cinese non vede di buon occhio
gli sport ad alto impegno cardiovascolare; in effetti, se si pensa alla durata di vita di
molti atleti professionisti, è difficile pensarla diversamente.
Secondo l’opinione di medici tradizionali di recente affermazione la respirazione
diaframmatica giova in modo particolare all’atrio sinistro del cuore e facilita il ritorno
venoso. E’ quest’ultima un tipo di respirazione adatto a chi deve tonificare i Reni.
La respirazione toracica, invece, giova in modo particolare al ventricolo sinistro del
cuore e facilita l’uscita del sangue arterioso.
E’ intuibile che una respirazione al contempo diaframmatica e toracica, giovi sotto
tutti i punti di vista. Un esempio di respirazione completa, Quan Shen Huxi, è
rappresentata dalla respirazione consapevole attraverso tutti i pori della pelle, diffusa
tra i praticanti più assidui di Qigong.
La respirazione può essere più lenta man mano che si continua nella pratica, senza
però costringersi ad apnee o ad un ritmo respiratorio innaturale; in tal modo si
possono incrementare sia le capacità respiratorie, sia lo stato generale di buona salute.
Per esempio se, inizialmente, si compiono 10 atti respiratori in 1 minuto, col passare
del tempo si può arrivare ad eseguirne 8 e poi 6.

I Meridiani corporei possono essere paragonati a canali che mettono in


comunicazione gli organi interni con l’ambiente esterno. Lo scambio di energia che
ne deriva avviene soprattutto attraverso gli agopunti, risultanti dall’intersezione dei
Meridiani Principali, Jing con i canali collaterali, Luo, che ricoprono il nostro corpo
come una rete.
Secondo la MTC (Medicina Tradizionale Cinese), il Qi nei meridiani si comporta
esattamente come l’acqua che scorre in un canale. L’acqua può fluire troppo lenta, o
scorrere molto veloce: se lenta, può creare accumulo di detriti: rami, tronchi, sassi,
fango e dunque formare dighe, ostruzioni, così che la quantità d’acqua a monte è
maggiore (pieno,shi) di quella a valle (scarsità,xu); se veloce, può spazzare via quanto
trova sul suo cammino. Analogamente, nei Meridiani, quando il Qi e Sangue scorrono
più lentamente della norma (50 cicli in ventiquattro ore), possono crearsi ostruzioni,
che sono causa e riflesso di patologie e disturbi.
Grazie al Qigong Energia e Sangue scorrono più veloce e possono rimuovere detti
blocchi e aiutare l’organismo a guarire; l’agopuntura ed il Tuina, massaggio
tradizionale cinese, possono rimuoverli anche intervenendo su essi direttamente.
E’ consigliabile fare Qigong soprattutto nei cambi di stagione, per favorire il nostro
adattamento alle mutate condizioni climatiche.
Fare Qigong è SCONSIGLIATO durante il manifestarsi di fenomeni atmosferici
eccezionali, quali temporali, vento molto forte ed altri.

CHE COSA INTENDO PER “MEDITAZIONE”

Quando mi fu proposta per prima volta la pratica della Meditazione, in Cina, mi


venne dato, per sedermi a terra, un ritaglio di moquette, che allora era considerata alla
stregua di una reliquia, per la ventata di praticità e modernità che si portava appresso.
Per l’occasione venne anche acceso un bastoncino d’incenso.
(L’abitudine di accendere d’incenso é nata, in Asia, con il semplice scopo di tener
lontani gli insetti fastidiosi).
La Meditazione consistette allora nello “Stare un po’ seduti” (Da yi huir zuo),
chiudendo gli occhi o socchiudendoli, appoggiando la punta della lingua dietro gli
incisivi superiori e concentrando la propria attenzione al centro delle sopracciglia,
dove si trova un agopunto extrameridiano di nome Yin Tang.
La spiegazione fu semplice: <<… Immagina un televisore: ebbene quello che lo fa
funzionare è nei Reni, lo schermo lo trovi tra le sopracciglia, girato verso il tuo
cervello, l’antenna è costituita dal tuo corpo e dalla posizione delle dita delle mani.>>
Tutto lì, nessun accenno all’immaginare paesaggi e condizioni ambientali gradevoli e
tante altre cose (le cosiddette “visualizzazioni”, così frequenti nelle pratiche di molta
popolazione occidentale).
Mi resi conto, con liberatorio senso di scoperta, di che cosa potesse essere la
meditazione e soprattutto del rischio di fraintendimento che le cosiddette
“visualizzazioni” possono arrecare, poiché è facile che il praticante identifichi con
esse, che pure possono diventare ottimi ausili, il fine ultimo della pratica.
Mi resi anche conto del perché la meditazione fosse conseguente alla pratica degli
esercizi dinamici, e di quanto fosse ineguagliabile, a tal fine, il Qigong spontaneo.
In lingua cinese fare meditazione si traduce letteralmente come: “Star seduti su un
supporto tranquilli”, Zuo Chan,座禅. L’ideogramma Chan, 禅, che si legge “zen”
in giapponese, significa “tranquillo” ed è la trascrizione, fatta con un carattere cinese,
di un vocabolo sanscrito.
L’ideogramma “Chan” pare corrisponda al sanscrito “Dhyana” che letteralmente
significa visione, ma può avere l'accezione di meditazione.

STAR SEDUTI O… MEGLIO CORICATI?

La posizione a gambe incrociate, naturale per molte popolazioni, è generalmente una


gran scocciatura per chi non ci è abituato.
La meditazione non può essere fatta in una posizione scomoda!
Non è indispensabile farla da seduti “alla moda degli indiani”, come si diceva qualche
decennio fa.
La meditazione non può essere una pratica costrittiva: non c’è nulla di più irritante
che sentirsi dire di non dover pensare a nulla o di dover restare fermi quando si sente
il bisogno di muoversi o ancora per quanto tempo bisogna stare.

La meditazione è una forma di piacere. Una cosa semplice, credo comune agli uomini
e a tutti gli esseri viventi e all’intero orbe terracqueo, in tutta la sua complessità e nel
suo manifestarsi, che è artisticamente inimitabile.
Se non siamo abituati, proviamo a stare in meditazione un solo minuto: potremmo
avere delle magnifiche sorprese o, meglio ancora, nessuna sorpresa! -Sfido! Non
l’abbiamo mai fatta!-
Non contaminiamola con alcuna dottrina! Oppure, se ci va di farlo, non proponiamola
come unica forma di meditazione possibile, ne va del rispetto del Prossimo!
Nel Qigong spesso si invita il praticante a tenere la punta della lingua appoggiata al
palato: in questo modo si dice possano ritornare ad essere uno, così com’erano nel
grembo materno, due Meridiani Curiosi, tradotti come “Vaso Concezione” e “Vaso
Governatore”, così da rendere più forti le sensazioni derivanti dalla pratica.

I TEMPI DELLA MEDITAZIONE

E’ meglio iniziare con periodi brevissimi di meditazione, per non annoiarsi.


Si può provare restando nel letto, prima di dormire o appena svegli.
Quando si comincia a gustare il piacere dello stare fermi, tranquilli e rilassati i tempi
possono essere allungati.
Gradualmente si possono fare esercizi di stretching, per riuscire a stare seduti a gambe
incrociate senza avvertire il minimo disagio, così da mettere il nostro corpo in
condizioni di ricevere sensazioni più facilmente percettibili.
In linea di massima, quando si arriva a stare fermi con piacere per 20 minuti, si
possono avere già discreti risultati.
I lunghi tempi (1,2 ore o più) cui si sottopongono certi praticanti possono essere
dettati da esigenze di tipo diverso: per esempio da un continuo fluire di sensazioni e
dal volerne cogliere quante più possibile, oppure dall’esporsi alla maggiore possibilità
di ricevere sensazioni, un po’ come accade al pescatore, che non abbandona la
postazione perché sta pescando molto oppure perché ha pescato poco e spera che
qualche altro pesce abbocchi.
Il paragone con la pesca fatta con la canna è azzeccato: non è detto che anche
all’inizio della pratica si possano avere notevoli risultati.
Al contrario il momento può non essere adatto e possono passare due ore senza che
nulla avvenga.
In altre parole: va a momenti. E questo è già una gran rassicurazione: non bisogna
impegnarsi, non è un lavoro; anzi, non appena tentiamo di renderlo tale, di allevarlo,
di programmarlo, ci sguscia dalle mani e svanisce.
Talvolta il cammino verso una meta come quella della Conoscenza ci fa scontrare con
spigolosità del nostro essere o semplicemente con la paura di vivere uno stato di
coscienza diverso dal solito: possono così derivarne emozioni sgradevoli.
Per fronteggiare questo problema –assai comune- è buona norma, dopo gli esercizi di
Qigong, effettuare i movimenti di chiusura (Shou Gong, cioè raccolta dell’esercizio),
utili per recuperare lo stato di coscienza iniziale.
Dopo la parte dinamica del Qigong, per chiudere, si può stare in piedi a gambe
semidivaricate e distese, sollevando le braccia dai fianchi col palmo della mano verso
terra, sentendo di accumulare su di esso il Qi della terra; quando le braccia sono
all’altezza delle spalle, si ruotano i palmi verso l’alto e si sale con le braccia sentendo
di accumulare sul palmo della mano il Qi del cielo.

Si procede con le mani che scendono dall’alto davanti al corpo, sentendo di far entrare
il Qi pulito dell’ambiente esterno nel corpo dalla sommità del capo, attraverso il
punto Bai Hui, GV20, facendo fuoriuscire il Qi ristagnante, malato, che può essere in
noi attraverso 3 punti: il centro della regione perineale, dove è il punto Hui Yin GV1
e attraverso i punti Yong Quan KI1, siti sulla pianta del piede.
FOTO C
Dopo la meditazione, per chiudere, si possono strofinare le mani con cui, una volta
calde, si massaggia il viso, si fanno scorrere, dalla fronte alla nuca, i polpastrelli, si
friziona la regione lombare.
Si può inoltre far scorrere la lingua sui denti e sbatacchiare i denti allo scopo di
promuovere la salivazione.
In chiusura, un po’ alla volta si deglutisce la saliva in eccesso, con l’impressione che
scenda fino al Dantian inferiore.

AVVERTENZE

Il Qigong è abitualmente integrato con gli esercizi di stretching, che rappresentano


un’attività compensativa fondamentale.

Gli esercizi di Qigong sono contraddistinti da un forte impegno muscolare degli arti
inferiori e pressoché nullo di quelli superiori, è di fondamentale importanza anche
un’attività compensativa.
L’impegno muscolare degli arti inferiori non è prettamente muscolare: quello che
conta è piuttosto lo Yinian di avere delle gambe lunghissime, che affondano nel
centro della Terra, o addirittura la oltrepassano.
Ciò che conta maggiormente è sentire dunque di essere come un albero, che è
lussureggiante grazie ad un apparato radicale ben sviluppato, in grado di attingere
acqua dalle profondità del terreno.

I gesti del Qigong, sono belli, ma è bene non cadere nell’inganno dell’estetica o nel
narcisismo del movimento, si perderebbe di vista il senso dell’esercizio stesso.
Allo stesso modo, può capitare di interpretare l’esercizio in senso puramente fisico e
di mettersi istintivamente alla prova: va detto che l’eccessiva fatica, così come la
suggestione estetica, compromettono molto la nostra sensibilità corporea ed
extracorporea.

Spesso le ripetizioni degli esercizi di Qigong sono 6, 9 o multipli di questi numeri.


La spiegazione di ciò sta nel fatto che, secondo gli antichi modelli matematici dello
“He tu Luo Shu”, il 9 è numero Yang, il 6 è numero Yin.
Un esercizio di Qigong ha effetto se dura almeno 20 minuti.
L’utilità del Qigong è nulla se la nostra condotta di vita è disordinata.
Per esempio, coricarsi presto la sera è cosa di gran lunga più importante degli esercizi.
Questo perché la produzione di sangue - e quindi di Qi - da parte del midollo osseo si
verifica dal tramonto fino alla 1 e 40 circa. Secondo la MTC, se il numero di ore
settimanali di sonno precedenti la 1 e 40 è inferiore a 12, il nostro organismo si
espone al rischio di patologie: la causa principale di qualunque malattia è da ricercarsi
nella scarsità di Qi e Sangue.
Alcune tecniche di meditazione sono accompagnate dall’ immaginazione di suoni.
Ciò è spiegabile alla luce del fatto che i suoni sono costituiti, al pari dei colori, di una
frequenza vibrazionale tale da poter stimolare l’organismo in modo specifico.

Potrebbero piacerti anche