Equilibrio Psicofisico E To Energetico Per Il Terapista Shiatsu

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EQUILIBRIO PSICOFISICO E ALLENAMENTO ENERGETICO PER IL TERAPISTA SHIATSU

EQUILIBRIO PSICOFISICO E ALLENAMENTO ENERGETICO


PER IL TERAPISTA SHIATSU

I. Casarubea V. Marino

La peculiarità del trattamento shiatsu, dal punto di vista della tecnica,risiede


principalmente nel fatto che esso viene praticato a terra, esercitando delle pressioni
statiche portate in profondità sul corpo del paziente senza l'uso della forza, bensì
appoggiandosi in modo tale da utilizzare il proprio peso corporeo.
Il paziente si sdraia a terra ed il terapista assume delle posizioni codificate (seiza,
piede-ginocchio, accovacciato, gatto) che gli permettono di concentrare il proprio peso
su aree piuttosto piccole e delimitate del corpo del paziente.
E' inoltre, necessario passare velocemente da una posizione all'altra,
dedicando la maggior parte del tempo alle pressioni sul paziente piuttosto che agli
spostamenti del terapista.
La tecnica dello shiatsu esige una coscienza del corpo nei termini di
allineamento, capacità di assumere immediatamente delle posizioni efficaci e precise e
gestione del proprio peso in costante rapporto con il
paziente, in altri termini: scioltezza, agilità, conoscenza di sé e del
rapporto con l'altro dal punto di vista fisico-strutturale.

Perché il trattamento sia efficace le pressioni vanno applicate sui punti giusti,
dosandole nella qualità e quantità adatte per il paziente, tutto ciò
presuppone da parte del terapista sia una conoscenza delle vie
dell'energia nel nostro corpo, sia un buon livello di sensibilità essenzialmente manuale
per " mettersi in contatto " con il paziente e capirne le esigenze attraverso una
comunicazione di tipo non-verbale.
La difficoltà principali che gli studenti riscontrano nella pratica dello
shiatsu sono, all'inizio, lo star seduti a terra a lungo ed il non
irrigidirsi durante le pressioni, l'individuare con esattezza i meridiani
ed esercitare la pressione adatta alle esigenze del paziente.
Stare seduti a lungo per terra con naturalezza, significa centrare il peso
del proprio corpo con baricentro nell'addome, rilassare tutta la
muscolatura del bacino, favorirne il naturale movimento basculante che
permette di sedersi a terra poggiandosi sugli ischi e mantenendo la
colonna vertebrale naturalmente eretta senza sforzo. Per realizzare,
successivamente, l'economia dei movimenti necessaria agli spostamenti
bisogna sempre mantenere il proprio baricentro nel bacino, tenendo il
corpo ancorato ad esso come se ne fosse il motore dal quale ha origine il
movimento, questo " coordinamento ", allorché diventerà automatico e
naturale, faciliterà gli spostamenti del terapista.
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naturale, faciliterà gli spostamenti del terapista.


Nella concezione medico- filosofica orientale, non -dualistica nella sua
interezza, la zona del ventre detta " hara " in giapponese e " Dan Tian "
in cinese é il centro energetico e di gravità del corpo.
Definiamo non-dualistica questa concezione, secondo cui il corpo e la
mente, il fisico ed il mentale, non sono separati e dove tutti gli
elementi che ci costituiscono sono in un continuo rapporto di interazione
e trasformazione.
Secondo un approccio "non lineare" come quello orientale non é possibile dividere il
terapista che cura il paziente dal terapista che si occupa di se stesso, fungendo da
catalizzatore per il paziente. Solamente tramite un lavoro attento e costante di "
centratura " e scoperta di sé, il terapista sarà in grado di creare una relazione attiva
con il mondo circostante ed il paziente. In questa dimensione, quando il terapista si
accinge a trattare il paziente le sue braccia diventano un "prolungamento" dell'hara, in
grado di valutare ed esercitare correttamente le pressioni in senso energetico e
stimolare una positiva risposta vitale da parte del paziente, un riequilibrio energetico,
agendo sui pieni ed i vuoti della struttura.
In sintesi, il terapista deve conoscere correttamente le tecniche shiatsu,
tenere una buona postura, usare coscientemente il proprio peso per le
pressioni e sapere eseguire le sequenze in modo da trattare i pazienti in
tutte le posizioni. Ne deriva la necessità di individuare pratiche
attraverso le quali il terapista sia in grado di operare questa "centratura" e scoprire le
proprie potenzialità nonché allenarle. Ad un
primo livello bisogna concentrarsi sull'allenamento della struttura fisica
per renderla più adattabile e flessibile per l'esecuzione delle tecniche
shiatsu, successivamente coltivare ed allargare la propria sensibilità nel
senso della percezione della comprensione della struttura energetica ed i
possibili effetti terapeutici.

A questo scopo tra le pratiche a disposizione il Qi Gong é sicuramente tra quelle


consigliabili, in quanto può essere praticato a vari livelli di approfondimento,
cominciando a concentrarsi prima sulla struttura fisica e poi, man mano che si
procederà nella sua pratica, si potrà accedere alla dimensione dell'allenamento
energetico.
La posizione principale che assume il terapista shiatsu durante il
trattamento é quella detta " seiza ", termine giapponese che descrive lo stare seduti
sui talloni. Questa dimensione, in particolar modo all'inizio della formazione, risulta
molto difficile da mantenere e per nulla naturale, come invece dovrebbe essere, si
ritiene quindi indispensabile che il terapista si alleni costantemente in quella che,
parafrasando lo studioso tedesco Karlfried Von Durkheim, chiameremo " la pratica di
hara ". Questa pratica porta l'attenzione direttamente sull' hara , baricentro del
nostro corpo e centro energetico ed é un mezzo fondamentale per raggiungere un buon
equilibrio corporeo e conoscenza di sé, senza i quali non avverrà il risveglio della
sensibilità necessario alla pratica dello shiatsu.

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Infine la mia personale esperienza mi porta a consigliare la pratica del "Katsugen


Undo ", messa a punto dal Maestro Haruchika Noguchi creatore del Seitai. Questa
pratica, infatti, non presuppone alcuna conoscenza, né tecnica e livelli di
apprendimento ed ha la forza di metterci in contatto diretto con l'origine del nostro
essere e delle nostre energie e che, grazie alla fusione del ki con la respirazione,
consente di sgombrare il terreno ( il soma) nel senso della coordinazione fisica.
Vedremo allora come il Katsugen Undo potrebbe essere concepito come una
preparazione indispensabile non solo alla pratica dello shiatsu ma anche al Qi Gong ed
alla meditazione su hara in quanto rispondente alla visione del Tao e dello Zen.

Una esperienza personale di pratica: Il Katsugen Undo

Il Katsugen Undo ( lett. movimento che rinnova la vita alla sua origine) é
stato introdotto in Europa dal sig. Itsuo Tsuda, che ne ha tradotto il
nome con " movi-mento rigeneratore ". Questo fa parte del Seitai,
filosofia medica e tecnica di riaggiustamento posturale che combina varie
tecniche orientali ed occidentali creata dal Maestro Haruchika Noguchi.
Secondo Noguchi la sola realtà concreta é l'individuo e non l'essere
umano, astrazione ideologica o giuridica. L'individuo é un'unità che non é possibile
dividere dualisticamente in anima da una parte e corpo
dall'altra. Un individuo differisce dagli altri nel suo modo di muoversi,
di gestire, di sedersi o stare eretto oltre che per inclinazioni, carattere, convinzioni,
maniere di esprimersi, sensibilità etc.

Data l'individualità di ciascuno, non può esserci un movimento uniforme


applicabile a tutti : i movimenti saranno tanti quanti sono gli individui.
Le cause della differenza vanno ricercate anche nella fatica derivante dal
lavoro e nelle abitudini acquisite che possono imprimere all'organismo dei segni che alla
lunga rischiano di snaturare l'armonia di insieme, ma che essendo sopraggiunte dopo la
nascita possono essere riaggiustate dal
risveglio dell'organismo. Ovviamente ci sono anche disequilibri patologici capaci di
suscitare reazioni diverse.
Il katsugen undo é in grado di addolcire tutte queste asperità, così
fastidiose nella vita quotidiana,, ma per quanti progressi si possono fare
nella normalizzazione del terreno, non si arriverà a cancellare la
tendenza congenita fondamentale dell'individuo detta " taiheki ".
Durante la pratica del movimento rigeneratore si sospende momentaneamente il
sistema volontario tramite una serie di semplici esercizi tesi alla decompressione del
sistema psicofisico e ci si abbandona semplicemente.
Ciò che provocherà il movimento é il bisogno del nostro organismo che
normalmente rimane soffocato dai numerosi fattori che compongono la nostra attività.
In questo senso non siamo noi ad eseguire il movimento volontariamente
come una normale tecnica appresa bensì é esso che si manifesta
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come una normale tecnica appresa bensì é esso che si manifesta


spontaneamente. Praticato nel modo giusto cioè senza esagerare
intenzionalmente le manifestazioni, il movimento rigeneratore normalizza
il funzionamento dell'organismo e via via non differirà dalle risposte
naturali dell'organismo che tutti già conoscono tese al ristabilimento di
quell'omeostasi e saggezza del corpo innata quali lo sbadigliare,
starnutire, rabbrividire, agitarsi durante il sonno etc. La pratica del
movimento é insomma secondo la prospettiva data da Noguchi l'allenamento del sistema
motorio extrapiramidale.
Tramite la pratica costante e regolare del katsugen undo la respirazione a
poco a poco penetra attraverso la barriera del diaframma verso il basso
ventre e finiremo per avere un punto di appoggio sempre più stabile
sull'hara (ventre) accanto ad una ritrovata mobilità del koshi ( parte
dorsale dell'hara, formata dai lombi e dal bacino).
Altro aspetto di fondamentale importanza nella pratica del katsugen é la "respirazione
attraverso le mani " o Yuki. Questo é un concetto che spesso respinge chi cerca di
avvicinarsi al movimento rigeneratore e la
difficoltà deriva dalla vastità del concetto di respirazione e di Qi per
gli orientali. " In realtà si può respirare attraverso gli occhi, i piedi,
qualsiasi parte del corpo. Si può perfino respirare attraverso la punta di
un bastone come faceva il Maestro M.Ueshiba o attraverso il pennello come nella
calligrafia cinese. " ( Itsuo Tsuda).
Durante le sedute di pratica si chiede semplicemente ai praticanti di
visualizzare come se ciò fosse possibile e dopo un certo periodo di tempo
( più o meno lungo, a secondo dei casi) si cominciano effettivamente a
provare sensazioni nuove come ad esempio formicolio, pulsazioni, calore ed in generale
una ritrovata sensibilità.
L'attitudine necessaria alla pratica del Katsugen é difficilmente
inquadrabile nei termini usuali in Occidente, di scopi e finalità,
proponendosi com'é tipico delle forme Orientali ed in particolar modo
giapponesi " senza scopo ". Al di là degli indubbi effetti terapeutici del
movimento rigeneratore, spesso soprendenti, la suddetta attitudine é una
condizione a priori per la sua pratica che richiede, affinche il movimento
avvenga, una situazione di " vuoto " e di osservazione dei movimenti del
proprio corpo libera da suggestioni e condizionamenti immaginari e che,
soprattutto non va intesa in alcun modo come una sorta di liberazione
psico- emotiva o forme consimili.
Quella del movimento rigeneratore é una pratica che avviene in silenzio,
da soli o in gruppo ed in base alle nostre esperienze personali di più di
un decennio di pratica, indubbiamente essa và direttamnte alla fonte del
problema che affligge tanto gli operatori sul corpo e cioé quello
dell'equilibrio psicofisico e dell'allenamento energetico sollevando in
particolar modo il terapista dal frequente rischio di "ingolfamento"
stagnazione e stanchezza da esso derivante, dovuto all'applicazione di
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stagnazione e stanchezza da esso derivante, dovuto all'applicazione di
troppe tecniche e corpus di conoscenze acquisite. Lasciando dunque, libero spazio ai
meccanismi di autoregolazione ed elasticizzazione del nostro corpo riteniamo che la
pratica del Katsugen Undo sia consigliabile ai terapisti shiatsu poiché opera una
sintonizzazione ed un "rebalancing" ottimale per il lavoro.

Lo Shiatsu é un sistema che permette di ripristinare la circolazione


armonica dell'energia vitale nel nostro organismo qualora questa sia stata disturbata da
fattori climatici esterni, interni ( come le emozioni ) o
traumatici; per energia vitale si intende quell'insieme di energie che
rende possibile la rigenerazione del corpo fisico e su cui si può
intervenire tramite un intervento di tipo energetico come lo Shiatsu. La
caratteristica peculiare dello Shiatsu é che il rapporto tra terapista e
paziente é fondato sul contatto fisico ed anche sulla fiducia, ciò
significa disponibilità al cambiamento da parte del paziente e da parte
del terapista capacità di comprendere correttamente e senza preconcetti le reazioni
attivate.
Perché si instauri questo rapporto di fiducia é essenziale che il
terapista sia a suo agio nel modo di esercitare la pressione, infatti il
contatto avviene durante la pressione mantenuta, quando c'é la risposta
del paziente, e la posizione del terapista non é corretta e si perde
l'allineamento del rachide, automaticamente diaframma e muscolatura del bacino
cominceranno a contrarsi e si userà la forza muscolare anziché
l'hara cioé il baricentro. A questo punto il terapista avrà delle
sensazioni di congestionamento che, arrivando come messaggio di evitamento sul
paziente potrebbero creare, ad esempio, l'automatico irrigidimento dei muscoli; se,
invece, il terapista svilupperà una precisa consapevolezza della posizione e degli
spostamenti del suo corpo nello spazio avrà la possibilità di mettersi in contatto con il
paziente ed instaurare un effetto riequilibrante su entrambi.
Muoversi correttamente durante un trattamento significa principalmente:
rachide allineato, diaframma rilassato, uso dell'hara, bacino ed anche liberi.
Nel Nei Ching si legge: " coloro che, abitualmente, sono privi di malattie
aiutano ad educare e riequilibrare coloro che sono malati, poiché coloro
che curano dovrebbero essere liberi da ogni malattia. Quindi essi allenano il paziente a
regolare la propria respirazione e, per fare questo, ne danno l'esempio."
Con l'insegnamento del maestro Noguchi rileggiamo " coloro che sono privi di malattie "
con " coloro che reagiscono naturalmente all'anomalia quando questa si presenta " cioé
chi é sulla via della realizzazione della "
coordinazione fisica " (che é la traduzione di Seitai). Senza questa " coordinazione
fisica " sarà molto difficile realizzare quella fusione di sensibilità necessaria al
contatto terapeutico ed anche dare un indicazione muta al paziente sulla strada da
seguire.
In sintesi il terapista deve essere, in un certo senso, " esempio vivente
" di questa coordinazione fisica e capacità rigenerativa del Qi.
Con questo lavoro dunque abbiamo voluto sottolineare l'importanza del
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Con questo lavoro dunque abbiamo voluto sottolineare l'importanza del
training formativo del terapista nella scuola di Shiatsu e speriamo che
queste indicazioni possano essere arricchite dalle esperienze dei futuri
terapisti.

Bibliografia

- Dispense del corso di shiatsu della Cooperativa La Mandragora


- Dispense del corso di Tuina dell' Associazione Culturale Qi, Palermo
- Maurizio Gandini - Il cuore del Tajiquan, l'esercizio del bozzolo di
seta - Macro Edizioni, San Martino di sarsina (Fo), 1996
- Claudine Brelet - Rueff - Le arti mediche sacre dall'antichità ad oggi
Sperling e Kupfer editori - Milano 1994
- Jong Toung Hwa - Il Tao della
meditazione Ubaldini editore- Roma 1990
- Marcel Granet - Il pensiero cinese - Adelphi edizioni, Milano 1971
- Li Xiao Ming - Qi Gong - Calosci editore Cortona 1990
- Mantak Chia e Juan Li - La struttura interna del Tai Chi- M.I.R.
Edizioni, Montespertoli ( Fi ) 1998
- aa.vv. - Wushu - Hermes Edizioni , Roma 1982
- Karlfried Von Durkheim - Hara, il centro vitale dell'uomo secondo lo
Zen- Edizioni Mediterranee Roma 1969
- Masunaga e Ohashi - Zen Shiatsu - Edizioni Mediterranee Roma 1979
- J.Kakichidowaki - Lo Zen e la Bibbia - ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1985
- Itsuo Tsuda - Introduzione al Movimento Rigeneratore- edizioni Katsugen Kai
Novara 1978
- Itsuo Tsuda - La scuola della respirazione, il non-fare Sugar Co edizioni Milano
1979
- Haruchika Noguchi - Order, Spontaneity and the body - Zensei Publishing
Company Tokyo Japan 1984
- Ilsa Veith ( a cura di ) - Nei Ching su wen- Ed. Mediterranee, Roma 1976

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