13dallinsegnante Ideale Di Marco Mezzadri
13dallinsegnante Ideale Di Marco Mezzadri
13dallinsegnante Ideale Di Marco Mezzadri
Marco Mezzadri
Verso l’eccellenza
Una recente ricerca sull’italiano nel mondo (Balboni, Santipolo 2003) ha messo in
luce come al quesito aperto posto a un campione di intervistati “Un buon insegnante di
italiano è capace di…” le risposte siano risultate varie e composite. Tuttavia un dato
trasversale a quasi tutte le risposte (92%) è così riassunto da uno degli autori (p.120): “un
buon insegnante di italiano deve essenzialmente motivare e stimolare gli allievi, creare un
rapporto di fiducia, farli innamorare dell’Italia e dell’italiano”.
Un’idea di questo genere porta a riflettere sul profilo dell’insegnante evidenziando
da subito come le competenze che possono concorrere a far raggiungere questo obiettivo
siano di vario tipo e complesse e vadano ben al di là della sfera riconducibile alle
competenze linguistiche e culturali e genericamente pedagogiche.
L’accento posto sulla centralità dello studente, sulla sua motivazione e sul suo
atteggiamento affettivo verso l’oggetto dello studio colloca la riflessione nell’alveo della
glottodidattica umanistico-affettiva.
Sul piano più generale delle scienze della formazione, è utile ricordare che la
ricerca pedagogica a livello internazionale ha negli ultimi anni messo a frutto l’esperienza
di un lungo periodo di studi e di analisi riguardo agli aspetti di qualità dell’insegnamento e
in particolare del profilo dell’insegnante di qualità (cfr. Margiotta 1999). Proprio da questo
ambito vorremmo partire per cercare di descrivere i tratti dell’insegnante di italiano per
stranieri oggi.
Il concetto stesso di “ideale” porta forse fuori strada, attribuendo connotati quasi
utopistici alla riflessione, preferiremmo allora abbracciare un concetto mutuato dal mondo
della gestione della qualità tipico di settori diversi da quello dell’educazione (il mondo
dell’industria in particolare), cioè il concetto dell’eccellenza. In questo ambito, così come
viene richiamato dall’impostazione promossa ad esempio da diverse certificazioni
internazionali della qualità (EFQM, ISO 9001, 9004, ecc.), non vi è un punto fisso di
partenza, né uno di arrivo, ma tutto il percorso è interpretato attraverso il miglioramento
continuo verso l’eccellenza. Ci sono però, ad esempio, delle possibili fasi (EFQM) in cui
viene segmentato il percorso che permettono di misurare e valutare i risultati conseguiti.
L’applicazione di questo criterio all’ambito della formazione del docente ci consente di
attribuire una dimensione più consona alle esigenze degli insegnanti, futuri o già in
servizio, delle istituzioni e della società, nonché alla realtà del mondo dei docenti, spesso
molto composita.
Accompagnano il concetto dell’eccellenza e del miglioramento continuo due criteri
che servono a completare il quadro: coerenza e trasparenza. Si tratta di criteri cari tanto al
mondo della gestione della qualità quanto a quel testo che si propone come guida oggi
delle politiche linguistiche a tutti i livelli nell’Unione Europea: il Quadro comune europeo di
riferimento per le lingue (COE 2001 [2002]).
La formazione iniziale dell’insegnante di italiano per stranieri, sia in Italia che
all’estero, risulta di vario tipo: spesso si tratta di figure professionali che si sono sviluppate
sul campo e che dopo una formazione di base in lettere, lingue, scienze della formazione,
ecc. hanno approfondito in itinere le competenze necessarie per insegnare l’italiano a
stranieri, con corsi di formazione, con ulteriori studi universitari, e con l’esperienza
lavorativa. A volte, sia in Italia che all’estero, la formazione di base non ha invece le
caratteristiche riportate e il docente si trova a fare i conti con percorsi formativi iniziali
inadeguati e con opportunità di formazione continua scandite da un’offerta in alcuni
contesti pressoché nulla o in altri da una pletora di iniziative a volte scarsamente
trasparenti che rende difficile la scelta consapevole.
La coerenza richiamata sopra fornisce all’insegnante gli strumenti metodologici per
attuare un percorso di autovalutazione indispensabile per caratterizzare la propria
formazione. Adattando al contesto della formazione del docente l’impostazione che il
Quadro (p. 9) offre quando descrive la coerenza dei sistemi scolastici, si può cercare di
sviluppare un modello che il docente di italiano potrà applicare al proprio contesto. Gli
elementi che compongono la vita di un sistema scolastico preposto all’insegnamento
dell’italiano secondo il Quadro (p. 9) devono presentare una “relazione armoniosa” tra loro,
allo stesso modo il docente dovrebbe inserirsi nel contesto professionale ricercando
armonia tra i vari aspetti che compongono il proprio profilo. La stessa armonia, e
coerenza, va ricercata nella relazione che si stabilisce tra il docente e il contesto
educativo.
Gli elementi sono:
l’identificazione dei bisogni. Il docente è chiamato ad analizzare le proprie
competenze in un’ottica di miglioramento continuo verso l’eccellenza,
prendendo a riferimento parametri e procedure che gli permettano di
confrontarsi (pratica del benchmarking, cfr. Kelly 2002) con altri docenti e
contesti che presentano elementi riconosciuti di qualità;
la determinazione degli obiettivi: in questo caso degli obiettivi formativi. Il
docente, analizzati i propri bisogni di formazione, valuta quali sono le
necessità prioritarie per il contesto lavorativo in cui opera, quali risorse
personali ha a disposizione, quali opportunità formative possono essere
disponibili sul territorio (corsi di aggiornamento e formazione, lauree
specialistiche, scuole di specializzazione, master, convegni, opportunità
editoriali e di collaborazione educativa, ecc.), senza dimenticare le possibilità
dischiuse dalla formazione a distanza. Quindi individua gli obiettivi a breve,
medio e lungo termine che si prefigge;
la definizione dei contenuti: il percorso individuato deve ora essere riempito
di contenuti, che necessitano anch’essi di quei tratti di coerenza che
consentono di costruire un tutto armonico;
i programmi delle esperienze formative e la loro realizzazione, le
metodologie di insegnamento incontrate costituiscono il momento clou
dell’esperienza che l’insegnante è chiamato a controllare, misurare e
valutare assumendo un ruolo di fruitore consapevole.
Il risultato che si può conseguire è una sorta di mosaico che attraverso un percorso
reticolare porta il docente a sistemare, a poco a poco, i vari tasselli che lo compongono.
Tuttavia, andando oltre e ritornando al concetto iniziale di un percorso dettato dalla ricerca
del miglioramento continuo verso l’eccellenza, è d’obbligo notare che la metafora del
mosaico non si sposa al meglio con la situazione descritta in quanto il processo innescato
dall’analisi dei propri bisogni formativi è virtualmente infinito e l’eccellenza per quanto
misurabile e valutabile (ad esempio attraverso le certificazioni didattiche quali la CEDILS
dell’Università Ca’ Foscari di Venezia o la DITALS dell’Università per stranieri di Siena, per
l’italiano a stranieri, o le varie proposte internazionali come, citando la situazione
britannico, ICELT, CELTA, DELTA della Cambridge University) non può essere vissuta
come una meta raggiungibile e quindi statica. Si tratta, allora, di una sorta di ipertesto
all’interno del quale i vari nodi portano a percorsi nuovi, ma sempre coerenti.
La trasparenza risulta essere il criterio complementare indispensabile per creare
una dimensione di qualità. È necessario cioè che l’insegnante pretenda dal sistema in cui
opera e a sua volta offra al sistema un atteggiamento chiaro ed esplicito per una
comunicazione trasparente di ogni processo e attività.
Il docente incamminato sulla strada dell’eccellenza avrà come compagni di viaggio
corsi di lingua e cultura di qualità, un’istituzione che applica anch’essa gli stessi principi,
studenti a cui viene insegnato a lavorare per la qualità, ecc.
Le competenze
Le competenze linguistiche
Raggruppiamo sotto questa voce sia le competenze relative alla cultura in senso
lato dei paesi di cui si studiano le lingue, sia le competenze di tipo glottodidattico, a cui si
aggiungono gli aspetti innovativi già citati (TIC, ecc.). Tra le prime elenchiamo le
componenti che hanno tradizionalmente fatto parte del corso di studi in lingue straniere: la
geografia, la storia, l’economia, i sistemi istituzionali, la letteratura e le altre espressioni
artistiche del paese o dei paesi di cui si studia la lingua, ma anche forme di conoscenza, in
una certa misura, più moderne legate ad aspetti di tipo antropologico e a un approccio
interculturale.
Da un punto di vista didattico si includono qui le competenze derivanti dall’area
delle scienze dell’educazione (ma anche della psicologia) e quelle legate più direttamente
alla glottodidattica, cioè le competenze che permettono all’insegnante di fondere discorsi
teorici e pratici relativi a discipline quali la linguistica generale, la psicolingusitica, la
sociolinguistica, la glottologia, ecc., finalizzandoli all’insegnamento delle lingue.
Includiamo nelle competenze disciplinari anche quelle di tipo relazionale in quanto
crediamo che il profilo professionale dell’insegnante di lingue oggi debba tenere conto di
una molteplicità di aspetti che lo portano a definirsi attraverso tratti complessi e variegati.
Ad esempio l’insegnante deve sapersi relazionare con le diverse componenti umane che
caratterizzano il suo ambiente: gli studenti come individui e come gruppo classe, i colleghi,
le famiglie. L’insegnante deve saper gestire i gruppi e collaborare con i vari soggetti
presenti a livello locale, nazionale ed internazionale, che interagiscono con lui in quanto
singolo operatore o con l’istituzione cui appartiene.
È questa capacità di interazione con i vari elementi che costituiscono il sistema
educativo al suo interno e nel rapporto con il mondo esterno ciò che attribuisce qualità alla
figura del docente. Margiotta scrive (1999, pp. 32 - 33):
I fattori di qualità, paritari e reciprocamente interdipendenti, dell’offerta
formativa sono e restano l’insegnante, l’istituto scolastico e la sua
organizzazione, le azioni e le direttive di politica scolastica (livello nazionale e
locale), il contesto, le uscite formative.
La loro interdipendenza non significa automaticamente integrazione.
Quest’ultima è invece proprio la causa e, insieme, l’effetto della qualità della
scuola. In quanto tale non v’è integrazione possibile che non metta in gioco – e
continuamente – l’unanimità dei suoi attori.
La capacità di interazione sopra descritta non si basa come ovvio unicamente sulla
competenza disciplinare del docente, sulle sue conoscenze riguardo alla globalità del
sistema, ma anche e in buona misura sulle competenze di tipo relazionale.
A questo livello si realizza una forte convergenza tra gli obiettivi e le finalità della
politica linguistica del Consiglio d’Europa ripresi dal Quadro (pp. 2-5) e uno degli sviluppi
contemporanei della riflessione sul ruolo dell’educazione (cfr. Margiotta, 1999) e quindi di
riflesso sulle competenze del docente.
Il Quadro indica nella creazione di una cittadinanza democratica “un obiettivo
educativo prioritario” (Quadro p.5) e così interpreta uno degli scopi della promozione di un
sistema coerente per la didattica delle lingue (Quadro p.5):
Promuovere metodi di insegnamento delle lingue moderne che rafforzino
l’indipendenza di pensiero, giudizio e azione, integrata con abilità e
responsabilità sociali.
Storia e geografia dei popoli parlanti la lingua di insegnamento e della propria lingua
Storia dell’Europa
Elementi di storia, diritto ed economia del proprio paese, del/i paese/i della lingua di
insegnamento e dell’Unione Europea.
Scienze dell’educazione
Pedagogia generale
Processi e metodologie dell'insegnamento
Pedagogia sperimentale
La ricerca azione
Politiche e organizzazione delle istituzioni educative
Sociologia
Antropologia culturale
Teoria della comunicazione
Comunicazione ed educazione interculturale
Glottodidattica
Didattica delle lingue
Didattica della lingua e letteratura/cultura della/e lingua/e di specializzazione
Didattica delle microlingue
Metodi e tecniche di valutazione (docimologia)
Educazione bilingue (CLIL)
Teoria della traduzione e interpretariato
Fonetica e fonologia
Lessicologia e lessicografia
TIC
Tecnologie dell’informazione e comunicazione per l’insegnamento linguistico
Bibliografia di riferimento
AICQ, 2001, Linee guida ISO 9004:2000, Sistemi di gestione per la qualità negli istituti
scolastici per il miglioramento delle prestazioni, TQM, Milano.
Arfelli Galli A. (a cura di), 1997, Didattica interattiva e formazione degli insegnanti, Clueb,
Bologna.
Aurigemma S. (a cura di), 2002, Formazione per la qualità e qualità della formazione, NST,
Roma.
Balboni P.E., 1988, Gli insegnamenti linguistici nella scuola italiana, Liviana, Padova.
Balboni P.E., Santipolo M. (a cura di), 2003, L’italiano nel mondo, Bonacci editore, Roma.
Bondi M. et al. (a cura di), 1999, Autonomy in Primary Language Teacher Education,
Outcomes of the First Project Year, Report to SOCRATES, Stirling, Scottish CILT.
Borello E., 1999, La qualità nell’insegnamento elle lingue, TTS, Chieri (TO).
CO.N.C.U.R.E.D. (a cura di), 2001, Insegnanti in Europa. Materiali di confronto sulla
formazione iniziale in Germania, Spagna, Francia, Olanda, Svezia, Franco Angeli, Milano.
Council of Europe, 2001, A Common European Framework of Reference for Languages:
Learning, Teaching, Assessment, Council of Europe, Strasburgo - CUP, Cambridge, (trad.
It., Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento,
valutazione, Firenze, La Nuova Italia-Oxford 2002).
Council of Europe, 2002, European Language Portfolio, versione Lang-Eaquals-Alte.
De Landscheere G., 1976, La formation des enseignants demain, Tournoi (trad. it., La
formazione degli insegnanti domani, Armando Editore, Roma, 1978.
Dolci R., 2003, La figura e la formazione dell’insegnante di italiano LS, in R. Dolci, Celentin
P. (a cura di), La formazione di base del docente di italiano per stranieri, Boanacci, Roma.
EAQUALS, A guide to the inspection scheme, Eaquals, Trieste.
Freddi G., 1991, La glottodidattica tra scienze del linguaggio e scienze dell’educazione, in
G. Porcelli, P.E. Balboni (a cura di), Glottodidattica e università, Liviana Editrice, Padova.
Freddi G., 1991, Formazione iniziale e formazione continua degli insegnanti, in G. Porcelli,
P.E. Balboni (a cura di), Glottodidattica e università, Liviana Editrice, Padova.
Kelly M. et al., 2002, The Training of Teachers of a Foreign Language: Developments in
Europe, report to the European Commission Directorate General for Education and
Culture.
Margiotta U., 1999, L’insegnante di qualità, Armando Editore, Roma.
Mezzadri M., La valutazione dell’insegnante di qualità, in Serragiotto G. (a cura di), Le
lingue straniere nella scuola: nuovi percorsi, nuovi ambienti, nuovi docenti, UTET Libreria,
Torino, cds.
Mezzadri M., Il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue a disposizione della
classe, cds.
Morales Gálvez C. et al., 2000, La enseñanza de lenguas extranjeras en España,
Ministerio de Educación Cultura y Deporte spagnolo a firma di Secretaría general Técnica
Subdirección General de Información y Publicaciones.
Perini N., 1985, La formazione iniziale e la formazione in servizio degli insegnanti di lingue
straniere nei paesi della C.E.E.: analisi comparativa, G.A. Benvenuto Editore, Udine.
Pontecorvo C. (a cura di), 1979, Università e formazione continua degli insegnanti, La
Nuova Italia, Firenze.
Porcelli G., Balboni P.E. (a cura di), 1991, Glottodidattica e università, Liviana Editrice,
Padova.
Scalera V. (a cura di), 1999, Ricerche nella e per la didattica. Formazione in servizio e
qualità dell'istruzione, Franco Angeli, Milano.
Serragiotto G. (a cura di), cds, Le lingue straniere nella scuola: nuovi percorsi, nuovi
ambienti, nuovi docenti, UTET Libreria, Torino.
Schneider G., Lenz P., European Language Portfolio: Guide for Developers, Lern- und
Forschungszentrum Fremdsprachen, University of Fribourg/CH.
Titone R. et al., 1990, Guida alla formazione didattica degli insegnanti, Armando, Roma.
UNI, 2000, UNI EN ISO 9000, norma italiana, Uni, Milano.
Vedovelli M., 2002, Guida all’italiano per stranieri, Carocci editore, Roma.