Il Corpus Hermeticum Testimonianza Di Una Gnosi Precristiana

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Il Corpus Hermeticum testimonianza di una gnosi precristiana(cf: Eduard Lohse, L'ambiente del Nuovo

Testamento,Brescia 1993

" ...Pensieri gnostici predominano nella raccolta dei diciotto trattati che costituiscono il cosiddetto Corpus
Hermeticum. Il dio greco Ermete è detto «tre volte grande» (in greco trismegistos) e viene identificato col dio
egiziano Thoth.

Ermete, per i greci il messaggero degli dèi e in epoca ellenistica considerato come il dio della sapienza, si presenta
come il rivelatore che porta agli uomini il messaggio divino e li conduce alla conoscenza. L'istruzione si effettua
soprattutto nel dialogo tra l'uomo e Dio: l'uomo chiede e Dio gli risponde, con una comunicazione dottrinale che
può essere comunicata soltanto a tu per tu.

Il Corpus Hermeticum non rappresenta un' opera letteraria unitaria; alla composizione dei diciotto trattati
presero parte più autori, le cui concezioni non sempre coincidono. La maggior parte fu redatta tra il 100 e il 200
d.c., ma le tradizioni che vi furono accolte passarono prima per un lungo periodo di trasmissione orale. Vi si
rivelano influssi iranici, babilonesi, egiziani e greci, idee filosofiche di origine platonica, pitagorica, stoica e in
alcuni anche l'eco di concezioni veterotestamentarie giudaiche.

In nessun luogo, però, questo quadro multicolore lascia intravedere contatti col messaggio cristiano. Il Corpus
Hermeticum costituisce quindi un esempio quanto mai significativo e interessante di ciò che fu la visione del
mondo di uno gnosticismo non ancora giunto in contatto e confronto con il cristianesimo.

Apre la raccolta il trattato Poimandres, di gran lunga superiore a tutti gli altri per l'importanza del suo
contenuto. Il nome Poimandres è probabilmente di origine egiziana, e significava «conoscenza di dio»; fu in
seguito grecizzato e utilizzato a designare il mediatore della rivelazione.

Il primo trattato del Corpus Hermeticum espone la cosmologia, l'antropologia e la soteriologia gnostica
accatastando materiali di varia derivazione, amalgamando diverse tradizioni mitologiche per descrivere l'origine
del mondo, la creazione dell'uomo e la redenzione che deve liberarlo dalla schiavitù.

All'inizio il mediatore della rivelazione si presenta a colui che la riceve con queste parole: «lo sono Poimandres,
lo spirito della potenza suprema» . A lui viene rivolta la richiesta: «Voglio essere istruito sull'esistente e
comprendere la sua natura, e conoscere dio» . Egli accondiscende a questo desiderio e inizia a trattare dell'
origine del mondo, dapprima in linguaggio mitologico.

Dio è luce «ma dalla luce... venne sulla natura una parola santa, e un puro fuoco si levò dalla natura umida su verso
l'alto; era leggero e acre e insieme potente; e l'aria, che era leggera, seguì il soffio, salendo dalla terra e dall' acqua
sino al fuoco, così che pareva esservi sospesa. Ma la terra e l'acqua rimasero alloro posto, mischiate insieme al
punto che non si poteva distinguere la terra dall' acqua. Esse erano mosse dall'azione della parola spirante fuoco
percepibile al di sopra» .

Dio, che si trova nelle regioni celesti, generò da sé «un altro spirito come demiurgo che, in quanto dio del fuoco e del
soffio, creò sette intendenti che avvolgono nei loro cerchi il mondo sensibile» .

Essi reggono il mondo, e ciò significa che determinano il destino cui il mondo soggiace. Il demiurgo, sottoposto al
dio altissimo, ha impresso alle opere della creazione un moto di eterna rotazione. Grazie a questa sono stati generati
gli esseri viventi e l'aria è stata popolata di uccelli, l'acqua di pesci, e la terra ha prodotto animali: quadrupedi,
serpenti, rettili, animali feroci e domestici.
«E’ vero e senza menzogna ed è certo, e il più vero di tutto è l’Essere: perché lo si possiede in base all’esperienza, e
ciò di cui si è fatta l’esperienza, questo è certamente veritiero. Che ciò che è, qui in basso, è come quello che è, in
alto. E ciò che è, in alto, è uguale a ciò che è, e che si trova in basso. Per mezzo di lui vengono fatti i miracoli di una
cosa unica: cioè della pietra o «lapidis philosophici»

E come tutte le cose provengono da Uno unico, mediante la contemplazione di Uno unico; così tutte le cose nascono
da questa unica cosa mediante la composizione e l’unione. In questo modo: da un ammasso mescolato, o materia
mescolata, su ordine del Creatore onnipotente. Così la nostra pietra viene concepita e proviene da una materia
mescolata che è «shamaijm», un acquoso fuoco o un’ignea acqua, il sale e un unico; oppure: sal, sulphur e merkur.

Il suo padre è il Sole [luce, fuoco,calore]


La sua madre e la Luna [acqua]
Il vento l’ha portato nel suo ventre [aria]
La sua nutrice è la terra [terra]

Questo spirito salino volatile è il padre di tutte le perfezioni di questo mondo. La sua forza è perfetta quando è
trasmutato in terra. Tu devi separare la terra dal fuoco, il sottile dal grossolano molto sottilmente e dolcemente, con
grande comprensione e ragionevolezza. Egli sale dalla terra verso il cielo e scende di nuovo in basso nella terra e
cosi riceve la forza del superiore e dell’inferiore. Cosi tu avrai la magnificenza di tutto l’Universo.

Perciò da te scompariranno tutte le tenebre Questa cosa è tutta forza, la più forte e potente. Perché ciò supera tutte le
cose sottili e penetra tutto ciò che è duro e compatto. Così è formato il mondo, l’universo. Perciò si possono fare con
questa delle cose meravigliose. E la via è questa, cioè come e stato annunciato in questa descrizione. Per questo sono
stato chiamato Hermes trismegisto, cioè il Mercurius triplo, perché io posseggo le tre parti della Saggezza di tutto il
mondo. Cosi si è compiuto ciò che io ho detto dell’effetto della chymia oppure del «lapide philosophorum». [pietra
filosofale]

L'intero cosmo è quindi opera del demiurgo, soggetto al destino che gli è imposto. La creazione dell'uomo è
descritta con espressioni solenni che lasciano presupporre contatti con testi biblici:

«Ma lo spirito che è luce e vita, il padre di tutte le cose, generò un uomo simile a lui, che amò come suo figlio; egli
infatti, riproducendo l'immagine del padre, era molto bello, cosìche dio amò la sua stessa immagine. A lui sottomise
tutta la creazione»

L'uomo archetipo contemplò l'opera del demiurgo, ma di fronte allo spettacolo della sua attività creatrice ne
divenne geloso, e volle anch' egli mettersi a creare. Gli intendenti che governano il cosmo s'innamorarono di lui e
ciascuno di essi lo fece partecipe del suo ordinamento.

E allora si compì l'avvenimento che fu determinante per il destino di tutti gli uomini:

«Ed egli, che aveva pieno potere sul mondo degli esseri mortali e sugli animali privi di ragione, si piegò attraverso
l'armonia (delle sfere), ruppe il loro involucro e mostrò alla natura inferiore la bella forma di dio. Quando essa lo
vide, bellezza sconfinata, forma di dio con. in sé tutto il potere degli intendenti, sorrise d'amore, poiché vide i tratti di
questa forma meravigliosamente bella dell'uomo riflessa nell'acqua e la sua ombra sulla terra.

Ed egli, quando nella natura inferiore vide la sua stessa immagine riflessa nell'acqua, se ne innamorò a sua volta, e
volle abitare là. Nell'istante in cui egli lo volle si produsse il compimento, e così egli abitò la forma priva di ragione.
Allora la natura, accolto l'amato, lo strinse a sé, si unirono e si amarono» .

Così avvenne la caduta dell'uomo archetipo, che fu trascinato dal mondo superiore a quello inferiore e che stabilì
con la natura un legame che lo incatenò. Con essa egli generò l'uomo terrestre, che si distingue da tutti gli altri
esseri viventi, ma è anch' esso sottoposto alla condizione mortale:

«Per questo l'uomo, solo tra tutti gli esseri che vivono sulla terra, è duplice: mortale per il corpo, immortale per
l'uomo essenziale. Infatti benché sia immortale e abbia potere su ogni cosa patisce la morte ed è sottomesso al
destino. Per questo, benché sia al di sopra dell'armonia (delle sfere), è divenuto schiavo di ciò che sta sotto a questa
armonia; benché sia androgino perché originato da un padre androgino, benché sia esente dal sonno perché viene
da un essere senza sonno, egli è tuttavia dominato (dalla brama di amore e di sonno»

Da allora tutti gli uomini, così come gli animali, vivono quali maschio e femmina. Dio ha comandato loro di
moltiplicarsi, un comando che ancora una volta ricorda chiaramente il racconto biblico della creazione:
«Accrescetevi in crescita e moltiplicatevi in moltitudine, voi tutti che siete stati creati e fatti creature» . E a questo
ordine divino corrisponde: «e tutti gli esseri si moltiplicarono secondo la propria specie» .

Il mito della creazione e della caduta dell'uomo archetipo spiega dunque la condizione attuale dell'uomo, il cui
corpo è costituito di materia inerte, ma il cui nucleo divino è di origine celeste.

Chi in base a questa rivelazione conoscerà se stesso potrà salire verso il bene ed entrare a far parte degli eletti.
Ma chi è pieno d'amore per il corpo e per la materia resterà a errare nelle tenebre e sperimenterà la morte nel
suo corpo.
Se l'uomo comprende chi è e chi deve essere rinuncerà alle passioni e agli affetti e si libererà di tutto ciò che lo
incatena al corpo, e quindi al mondo.

Ouroboro : manifestazione di Uno il Tutto. Versione araba

Con la retta conoscenza si acquista anche la capacità di raggiungere l'unica vià possibile verso la salvezza.

Dopo la morte il corpo si disgrega e torna nuovamente nella materia, così che anche gli impulsi carnali del corpo
svaniscono.

L'anima invece, che può intraprendere il viaggio verso la patria celeste, nell'ascesa subirà una purificazione (
purgatorio) ; in ogni sfera che attraversa essa depone qualcosa di ciò che l'ha finora appesantita; dapprima
abbandona il potere di crescere e decrescere, poi l'attaccamento al male, e di seguito il desiderio ingannevole che in
realtà non porta a nulla, la sete di potere, l'empia arroganza e l'intenzionale temerarietà, il cattivo desiderio di
aspirare alla ricchezza e infine la perfida menzogna.

Libera da tutte queste passioni l'anima penetra nell'ottava sfera, che sta al di sopra delle altre sette, unendosi
all'inno di lode di tutte le potenze e di tutte le anime che vi si trovano e insieme lodano il Padre.
L'anima è giunta alla sua meta: la sua divinizzazione .

La conoscenza della verità intorno alla natura dell'uomo, alla caducità del cosmo e alla via della redenzione
suscita in coloro che l'hanno acquistata il desiderio di diffondere la gnosi. Chi ha ricevuto la rivelazione deve
quindi annunciare la bellezza della devozione e della conoscenza:

«Voi, popoli, voi, uomini nati dalla terra, voi che vi siete abbandonati all'ubriachezza, al sonno e all'ignoranza di
dio, siate sobri, smettete di gozzovigliare, stregati da un sonno insensato... Perché voi, uomini nati dalla terra, vi siete
consegnati alla morte pur avendo il potere di partecipare all'immortalità? Fate ammenda, voi che avete camminato
sulla via dell'errore e avete preso per compagna l'ignoranza.

Liberatevi dalla luce tenebrosa, rendetevi partecipi dell'immortalità, abbandonate la corruzione»

Chi ha acquistato la conoscenza divina deve diventare una guida per gli altri uomini e indicare, come uno che sa,
la via della redenzione, mostrando loro «come e in qual modo essi saranno salvati» .
Il trattato Poimandres non parla di celebrazioni cultuali e feste liturgiche più degli altri scritti del Corpus
Hermeticum. Non si tratta di un'assemblea o di una comunità, si presenta solo una dottrina della conoscenza di
dio. Chi l'ascolta e la fa sua può trarre da sé le conseguenze. ..."
Ipogeo Naasseno degli Aureli -posteriore al 212 d.C.
Monumento della cultura gnostica ?

L’ipogeo degli Aureli (detto anche di Aurelio


Felicissimo) è un monumento funebre
privato,postosull’antica via Labicana, nell’attuale
rione Esquilino. Il cimitero venne scoperto nel 1919
all’incrocio tra viale Manzoni e via Luzzatti, e suscitò
l’ammirazione degli studiosi per il ricco ciclo di
affreschi che adorna le pareti e la cui interpretazione
resta ancora oggi un problema aperto.

Il monumento, che non è menzionato in nessuna fonte


letteraria, fu scoperto durante i lavori di costruzione
di un garage. Esso si presenta a due piani: il piano
superiore, composto da una sala che in origine era semi-ipogea e di cui oggi resta solo la parte inferiore; e, cinque
metri sotto, il piano inferiore, composto da due ambienti speculari e completamente ipogei.

Gli ambienti sono affrescati con scene di difficile interpretazione, ma databili intorno al 230. Con la costruzione
delle Mura aureliane e il conseguente allargamento del pomerio, il cimitero fu abbandonato.

Il nome dell'ipogeo deriva da uno dei due ambienti sotterranei,


detto cubicolo degli Aureli, il cui pavimento è ricoperto da un
mosaico in cui Aurelius Felicissimus dedica il sepolcro ai fratelli
Aurelius Onesimus, Aureliius Papirius e Aurelia Prima. Ad una
parete è affissa un'epigrafe marmorea in cui tale Aurelius Martinus
e la moglie Iulia Lydia ricordano la figlia defunta Aurelia Myrsina.

Nel locale superiore troviamo raffigurati Adamo ed Eva senza il


“segno di vergogna” con il serpente (Naas) che sale sull’albero della
Conoscenza. Il serpente (Naas) è visto come apportatore della
Conoscenza (Gnosis), quindi non vi è motivo perché l’uomo e la
donna sentano la necessità di celare le proprie vergogne di fronte al
Demiurgo.

La Conoscenza (Gnosis) apportata da Naas è la Conoscenza del


Bene e del Male , una Conoscenza Etica ed Ontologica.

A lato della figura di Adamo ed Eva con il Serpente (Naas) sulla


destra troviamo dipinta una figura di maestro con un rotolo in
mano nell’atto di insegnare. Si tratta forse di una figura di
Maestro Gnostico, depositario dell’antica Conoscenza trasmessa
da Naas ai progenitori.

Sempre a lato della figura di Adamo ed Eva, ma alla sua sinistra


troviamo raffigurata una figura grande di uomo con pallio con a
lato una figura antropomorfica dalle dimensioni più piccole, che
rappresenta forse il Demiurgo. La scena raffigura l’atto della
Creazione dell’Uomo ad opera del Demiurgo .

Nel primo arcosolio, situato di fronte all’ingresso nel locale, vi


sono raffigurati i dodici apostoli e sulla volta dell’arcosolio, in
maniera un po’ nascosta e non immediatamente visibile, il
Salvatore, circondato da una specie di corona con dei piccoli
raggi.

L'insegnamento trasmesso dal Salvatore si può attingere soltanto guardandolo dal punto di vista degli Apostoli.
Gli apostoli sono raffigurati in atteggiamento magistrale con un rotolo nella mano.
In un caso abbiamo addirittura un evangelista, probabilmente Giovanni, raffigurato con la mano
contemporaneamente rivolta verso l’alto nell’atto di insegnare e verso il basso nell’atto di stringere un rotolo.

Sul soffitto troviamo dipinta una donna velata con due uomini ai lati, di cui uno con un bastone in mano rivolto
verso il capo della donna.
... Mentre nel Corpus Hermeticum non si fa menzione di gruppi religiosi, la conoscenza gnostica può essere
associata anche a comunità di credenti che continuino quelle tradizionali o siano costituite in modo nuovo.

Le concezioni gnostiche sono così presentate spesso sotto forma di celebrazioni cultuali del tipo di quelle delle
comunità misteriche, o assumono tratti cristiani; sorgono così comunità miranti a nobilitare il vangelo attraverso
il mito gnostico.

Le idee gnostiche possono anche essere semplicemente riportate in una predicazione rivolta a coloro cui è
annunciata la conoscenza salvifica. Così gli scritti ermetici non sono rivolti a cerchie predeterminate di persone
che si radunino per il culto, ma intende risvegliare i lettori invitandoli a incamminarsi lungo la strada della
conoscenza.

I temi fondamentali presi in considerazione nel primo trattato vengono continuamente ripresi negli altri, ripetuti
in diverse forme. Dalla serie di questi scritti si distingue soprattutto il tredicesimo trattato, che verte sulla
rigenerazione dell'uomo: non nel senso di un atto sacramentale, ma solo della conoscenza di dio. All'inizio si
afferma che nessuno può essere salvato prima della rigenerazione ; per questo è necessario apprenderne la
dottrina, che libera dall'inganno del cosmo.

Il rigenerato esperimenta una meravigliosa metamorfosi, egli «sarà figlio divino di dio, il tutto in tutto, costituito da
tutte le Potenze»

Il processo della rigenerazione, che significa divinizzazione, non è percepibile con occhi materiali, ma si compie
come totale trasformazione in una visione mistico-estatica. La trasformazione è così radicale che il rigenerato può
dire di essere un altro .

La strada verso il rinnovamento viene percorsa per libera decisione dell'individuo, che rinuncia alle passioni che
porta in sé. Esse , dodici di numero , operavano attraverso il corpo mortale e gli impulsi dei sensi che si
adoperavano a mantenere l'anima nella sua prigione. Ma là dove c'è conoscenza, che in quanto conoscenza
divina illumina la condizione dell'uomo indicandogli la strada del ritorno a dio, viene posto termine all'ignoranza

Raggiunta la gnosi, l'ingiustizia scompare e l'uomo diventa giusto. Ciò significa che si compie in lui e con lui un
cambiamento ontologico per il quale egli viene divinizzato. Le dieci virtù che gli sono comunicate cacciano i dodici
vizi, così che l'uomo diventa dio, figlio dell'Uno .

Su questo splendido mistero lo gnostico conserva il segreto, per proteggerlo dalla profanazione. Ma gli uomini
chiaroveggenti intuiranno con lui cosa è avvenuto nella rigenerazione, che lo conduce al vero culto e al giusto
sacrificio offerto nella preghiera di lode e di ringraziamento .

Gli scritti del Corpus Hermeticum permettono di determinare con chiarezza la natura e il contenuto della gnosi.

La conoscenza non è frutto di sforzi intellettuali, ma deriva da una rivelazione di dio, che vuole essere
riconosciuto dai suoi. Per questo la gnosi è per sua natura una conoscenza che non può essere raggiunta attraverso
la riflessione filosofica, ma che si compie in una trasformazione completa dell'uomo, colmato di una forza divina
che si unisce alla scintilla divina sopita in lui, e che lo porta alla vera vita.

Origini del linguaggio gnostico. cf.: Eduard Lohse, L'ambiente del Nuovo Testamento,Brescia 1993.

" ..Il fenomeno della gnosi fu oggetto di accese discussioni , fu a lungo giudicato un fenomeno interno al
cristianesimo, sòrta dall'incontro del cristianesimo primitivo col mondo ellenistico, sarebbe appartenuta alla
storia delle sette cristiane. Questo quadro cambiò quando si cominciarono a considerare gli inizi della chiesa
cristiana alla luce della storia delle religioni. Risultò allora che la gnosi non poteva essere ritenuta soltanto un
fenomeno prodotto si nell'ambito della chiesa primitiva.

La Gnosi rappresentò un movimento con estesissime ramificazioni nel mondo ellenistico, soggetto all'influsso di
religioni e correnti spirituali diverse, diffusosi prima del cristianesimo primitivo e accanto a esso, entrato poi con
diverse modalità in contatto con elementi cristiani.

Si costituirono numerose comunità cristiano-gnostiche e la gnosi apparve costituita da un insieme di gruppi


eretici che, in quanto tali, dovevano essere esclusi dal corpo della chiesa. I Padri della chiesa rivolsero un' aspra
polemica contro gli gnostici, promotori di una dottrina che negava il mondo, di speculazioni mitologiche e spesso
di un' etica libertina. Si rimproverava loro di distinguere il Dio dell' Antico Testamento dal Padre di Gesù
Cristo.

Codici di Nag
Hammadi

Grazie alle
ricerche di
storia delle
religioni
l'immagine
della gnosi
risaltò più
netta, ma
nello stesso
tempo anche
molto più
complessa. Ci
si dovette
chiedere
come
concezioni
iraniche,
babilonesi,
egiziane e vetero testamentarie, in armonia con idee della filosofia greca, abbiano potuto concorrere alla
costruzione di un sorprendente edificio dalle mille facce iridescenti : la Gnosi.

I diversi influssi poterono comporsi in un quadro coerente perché avevano in comune una ben precisa visione
dell' esistenza, che cercava di dare un'interpretazione del mondo e dell'uomo.

La struttura di base dualistica (visibile-invisibile, materia-spirito) nelle concezioni e nelle affermazioni degli
ambienti gnostici lascia supporre relazioni con idee iraniche ma dopo le scoperte di testi finora sconosciuti e una
più profonda analisi delle tradizioni già note da tempo, si dibatte con ancor maggiore vivacità sulla concezione
gnostica dell'esistere umano.

Oggi sembra certo che vi sia stato, da parte del giudaismo, un non trascurabile contributo al complesso
fenomeno della gnosi per mezzo di tradizioni che si scostano notevolmente dai canoni del giudaismo ortodosso
allora in via di formazione.

Tuttavia, benché ci si sia dati da fare per chiarire le origini della gnosi, la ricerca non ha ancora potuto
raggiungere risultati del tutto certi. Si ammette pressoché unanimemente che la gnosi ha avuto origini
precristiana, si è sviluppata come ampio movimento parallelo al cristianesimo primitivo, e ha con esso contatti di
vario genere.

Recentemente (1945/46) ci sono state importanti scoperte: a Nag Hammadi nell'alto Egitto gli scavi hanno
portato alla luce una grande biblioteca gnostica. Vangeli apocrifÌ, scritti didascalici, lettere e apocalissi mostrano
come gnostici cristiani, in Egitto, abbiano tentato di offrire un'interpretazione gnostica dell'evangelo,
proponendo la retta conoscenza come via per la salvezza.

Si tratta in verità esclusivamente di scritti cristiani, che non permettono quindi nessuna illazione sulla forma
della gnosi precristiana; la grande abbondanza dei testi permette tuttavia di gettare un profondo sguardo nel
mondo delle comunità gnostiche, che finalmente ci parlano con parole proprie, e non soltanto attraverso le
frammentarie e polemiche citazioni dei Padri della chiesa.

In questo senso i testi scoperti a Nag Hammadi possono chiarire punti importanti del complesso fenomeno della
gnosi. Nella loro interpretazione s'impone comunque la più grande prudenza, perché sono pochissime le
testimonianze letterarie della gnosi precristiana: le sue origini possono quindi essere ricostruite solo con molte
riserve.

[ Fino al ritrovamento a Nag Hammadi gli studiosi disponevano di scarsi testi originali e integrali, ritrovati nel
corso del tempo, e le fonti per lo studio delle teorie gnostiche erano costituite per lo più da descrizioni e da
citazioni contenute nelle confutazioni da parte di autori cristiani, che scrivono in difesa dell’ortodossia, come
sant’Ireneo, vescovo di Lione (sec. II) nell’opera Denuncia e confutazione della pseudo-gnosi. ]

Nel mondo ellenistico-romano era molto apprezzato quanto di insolito presentavano le tradizioni religiose
dell'Oriente. Si cercava di rintracciare nelle loro concezioni arcane rivelazioni divine, e per questo si
accoglievano volentieri tradizioni mitologiche di ogni sorta. Questa predilezione per un linguaggio religioso
oscuro e inquietante ha influito in larga misura sul linguaggio della gnosi.

I miti che si raccontavano nei circoli gnostici presentano costruzioni ingegnose dove elementi di diversa
provenienza venivano fusi ad arte, per far apparire quanto più possibile attraente la rivelazione della
conoscenza. I miti dovevano spiegare perché questo mondo è divenuto qual è ora, perché l'uomo si trova nella
condizione in cui oggi vive, come infine può essere indicata la via della salvezza.

Quando i diversi materiali, accolti dal movimento gnostico, furono resi atti a chiarire il contenuto della
conoscenza, dalla loro fusione emerse qualcosa di realmente nuovo: il linguaggio della gnosi. Questi elementi
della gnosi li ritroviamo in molti movimenti e culti religiosi moderni, a carattere esoterico e non.

Principi generali della gnosi 1-L 'intima struttura del mondo può essere compresa solo chiarendone l'origine.

La gnosi parla dell' origine del mondo nelle descrizioni cosmogoniche, che se possono essere diverse nei dettagli,
presentano però tratti comuni e ricorrenti. La creazione ha avuto luogo quando dalla sfera divina del mondo
puro della luce una parte cadde negli spazi inferiori alla materia.

Il termine gnosi significa conoscenza, ma non nel senso di una visione razionale raggiunta con la ricerca
scientifica o la riflessione critica, come nella filosofia greca, e neppure quel retto sapere che permetta di mettersi
in relazione con il disegno divino sulla storia, come nell'apocalittica giudaica, o la reale comprensione della legge
divina, come nella comunità di Qumran (cfr. p. 82): il sapere viene comunicato attraverso una rivelazione che
concede all'uomo la conoscenza di Dio.

Essa, secondo la definizione che ne dà lo gnostico valentiniano Teodoto, comprende i seguenti contenuti:
-chi fummo, cosa siamo divenuti;
-dove fummo, dove siamo stati gettati;
-dove ci affrettiamo, da cosa siamo liberati;
-cos'è la nascita, cos'è la rinascita
(Excerpta ex Theodoto, 78).

La struttura binaria delle frasi sottolinea il carattere dualistico della gnosi. I primi due versi descrivono il
movimento di discesa dell'uomo dalla patria d'origine al mondo in cui è stato gettato. Gli altri due pongono
invece la questione della liberazione attraverso la quale gli uomini sono tratti dalla prigionia e condotti alla
salvezza. Se non è concessa loro la comprensione di questo, essi sono perduti, poiché non potranno accorgersi
della loro schiavitù né conoscere la via per la libertà.

«Chi ha conoscenza, sa donde è venuto e dove va. (Lo) sa come uno che era ubriaco e si risveglia dalla sua
ubriachezza, che è tornato in sé e ha ristabilito il suo vero essere» (22,13-20). Così il cosiddetto Vangelo della
verità di Nag Hammadi descrive il concetto di gnosi .

L'uomo esperimenta questa conoscenza venendo afferrato dall'oggetto di essa, cioè Dio, lo Sconosciuto del tutto
inattingibile; nessuna via conduce direttamente a lui, ma egli la apre all' anima, che lo conosce in una visione
estatica. La sua condizione nel mondo le diventa allora immediatamente chiara: essa si rende conto di essere
prigioniera della materia. Il sapere che essa acquista le rende nello stesso tempo possibile il ritorno in patria,
quel mondo divino cui originariamente appartiene. A questa conoscenza fa seguito un atteggiamento negativo nei
confronti del mondo, fatto di materia e nemico della luce divina sopita nell'uomo.

Poiché il mondo ebbe origine da una caduta, esso non è opera della divinità, ma estraneo a essa, governato da
potenze ostili. Per la gnosi, dunque, il cosmo non è l'ordine buono voluto da Dio, e non si può, come nella Stoa,
riconoscere dalle opere della creazione che Dio regna su di essa e in essa.

Il cosmo è piuttosto in preda alle tenebre, destinato alla perdizione, è la prigione in cui sono contenuti i
frammenti di luce. Mentre per la Stoa la provvidenza divina guida e ordina ogni cosa nel vasto universo, e la
volontà di Dio si attua nelle cose piccole come nelle grandi, per la gnosi la legge del mondo è una forza oppressiva
che vuol tenere tutto sotto il suo potere.

Nei miti della creazione trovarono accoglienza anche numerose concezioni veterotestamentario-giudaiche, che
subirono però adattamenti rilevanti. Nella creazione infatti il tutto non è stato «molto buono»: il mondo è
malvagio.

L'uomo archetipo, formato agl'inizi, non è giunto per sua colpa nella condizione in cui gli uomini si trovano ora,
ma è precipitato nel mondo per una fatale caduta, restandone prigioniero. Le potenze che vigilano sul mondo lo
hanno sopraffatto, ubriacato e addormentato per fargli dimenticare la sua origine dalla patria celeste.

La descrizione della creazione dell'universo, accostabile in questo alle narrazioni veterotestamentarie, culmina
nel racconto della creazione e del destino dell'uomo, che viene a trovarsi in un mondo a lui ostile. Prendere
coscienza di ciò è compiere già il primo passo verso il ritorno, che può verificarsi solo nel deciso distacco dal
mondo.

2-La visione dell' uomo è strettamente connessa con quella del mondo.

Infatti il mito cosmogonico chiarisce la condizione dell'uomo mostrando chiaramente donde egli è venuto e dove è
stato gettato. Poiché in lui è ancora sopita una scintilla divina, tutto dipende dalle possibilità di rivivificarla o
meno.

Le potenze cosmiche hanno un interesse vitale a non liberare l'uomo dalla prigionia, dal sonno, dall'ubriachezza
e dall'oblio di se stesso; se i frammenti di luce venissero infatti sottratti al cosmo, esso si dissolverebbe, in quanto
la materia non è altro che tenebra. Per questo le potenze vogliono che l'anima, vero io dell'uomo, resti nel
torpore, senza prendere coscienza della sua origine e del suo futuro.

3-La scintilla divina che si trova nell' animo umano non può liberarsi con le sue sole forze da questa prigionia.

Nel cosiddetto canto naasseno un testo innico della comunità gnostica dei naasseni è descritta la disperata ricerca
dell'anima che si sforza di trovare una via d'uscita:

Ora essa porta la corona e guarda la luce;


ora viene precipitata nella miseria;
ora piange e poi si rallegra;
ora piange e ride nello stesso tempo;
ora viene giudicata e muore;
ora torna a rinascere;
e un labirinto senza uscita
rinchiude nell'angoscia l'infelice errante
(Ippolito, Rei 5,10,2). I

l panico, l'ansia e la brama di liberazione restano inutili :

4-la porta della libertà può essere aperta solo se Dio indica la strada del ritorno; la conoscenza implica non solo
sapere la verità sulla nascita, ma anche e soprattutto sulla rinascita.

Nella soteriologia gnostica si risponde al problema della salvezza. Poiché Dio, che troneggia sul mondo dalla più
completa lontananza, e la sostanza divina che si trova nell'anima dell'uomo sono affini per una parentela
naturale, l'anima deve risalire al mondo superiore dal quale è caduta. Mentre nell'iniziazione delle religioni
misteriche viene conferita al mista una forza deificante che gli comunica l'immortalità, la rinascita, secondo la
concezione gnostica, significa restaurazione dello stato originario.

All'uomo non viene comunicato un dono salvifico, come nei misteri, un dono che gli apporti qualcosa di
fondamentalmente nuovo: l'uomo è ricondotto a ciò che egli originariamente era e ha continuato a sussistere
nascostamente in lui.

5-Affinché ciò possa accadere, l'uomo dev'essere risvegliato dal suo stato di torpore e ubriachezza e deve
comprendere chiaramente che il mondo gli è straniero.

Questa conoscenza gli giunge attraverso un richiamo che lo scuota sotto forma di rivelazione divina. Il richiamo
che restituisce all'uomo la coscienza della sua origine celeste è descritto in modo assai pregnante nel cosiddetto
Inno della Perla degli Atti di Tommaso (IO8-II3).

L'inno racconta la storia del figlio di un re che abbandonò il regno paterno e si recò in Egitto per cercarvi una
preziosa perla, ma in questa terra straniera dimenticò la sua origine e il suo compito. Così è adombrata la sorte
dell'anima che si addormenta nel mondo e non sa più donde viene e quale sia il suo destino.

L'inno prosegue: quando i suoi genitori, rimasti in patria, si resero dolorosamente conto di cosa era accaduto a
loro figlio in terra straniera, gli scrissero una lettera col seguente messaggio: «Svegliati dal tuo sonno, ascolta le
parole della nostra lettera. Ricordati che sei figlio di re. Ecco: ti sei sottomesso a un giogo servile. Ricordati della
perla per la quale ti sei recato in Egitto».

Questa lettera viene affidata a un'aquila, che col suo grido e il frullare delle sue ali lo desta dal sonno. L'effetto
della lettera è liberatorio: «Le parole della lettera rispondevano esattamente a quello che era nel mio cuore. Pensai
che sono figlio di re, e che dunque la mia libertà deve conformarsi alla sua vera natura. Mi ricordai della perla per
la quale ero venuto in Egitto». Egli riesce allora a strappare la perla al terribile drago che la custodisce,
riprendere la strada del ritorno in patria, e riunirsi, felice, ai suoi genitori.

La liberazione si compie dunque nel ritorno all' origine: il germe divino nascosto nell'uomo viene così liberato e
restituito al suo vero destino. La conoscenza risvegliata dal richiamo non significa soltanto che l'uomo prende
coscienza della sua condizione: essa gli dà anche la capacità d'ingannare i custodi della prigione e riprendere il
cammino verso la patria.

La gnosi insegna all'uomo che non deve essere soggetto a questo mondo, pretendendo anzi la sua separazione da
esso.

Questa fuga dal mondo può essere realizzata dallo gnostico in due modi: un effettivo ritiro ascetico dal mondo,
rinunciando a tutto quanto esso gli offra, o la convinzione, da parte di colui che ha acquistato la vera conoscenza,
che nulla di quanto gusta nel mondo può intaccare il suo vero io.

Il disprezzo del mondo può quindi portare a un atteggiamento libertino, basato sul principio che tutto ciò che
piace è permesso, poiché nulla di mondano può toccare lo gnostico nel suo io, che appartiene alla sfera divina.
[concezione dell'Io molto vicina a quella induista dell'Atman] .

Nei sistemi gnostici che si costituirono con l'andar del tempo, la comunicazione del richiamo che porta l'uomo
alla conoscenza è presentata in vari modi. Esso proviene dalla sfera divina e raggiunge l'uomo là dove si trattiene
nel mondo, ed è costituito da un messaggio, una parola di risveglio che gli indica la via verso la patria celeste.

6-Portatore di questo messaggio può essere anche una figura di salvatore, che viene da Dio e si adatta, travestito,
alle condizioni in cui gli uomini vivono; nel suo travestimento non è riconosciuto dai custodi cosmici e può così
comunicare agli uomini la novella liberatrice.

Nello gnosticismo cristiano il salvatore è Gesù Cristo, che porta agli uomini il messaggio divino. Egli è sceso in
forma umana per non essere notato dai detentori del potere prima del tempo, ma non era veramente uomo, e
quindi non ha preso su di sé la sofferenza e la morte. La questione se già la gnosi precristiana conoscesse la
figura di un redento re non può essere risolta con certezza.

Poiché il richiamo alla liberazione può essere trasmesso in vari modi, il mito gnostico è fondamentalmente aperto
ad ammettere anche la figura di un salvatore: non necessariamente una figura celeste, poiché l'annuncio
liberatore può verificarsi anche senza mediazione. Con ciò non è escluso che la figura del salvatore, così
nettamente delineata, sia potuta sorgere solo sulla base di una forte influenza cristiana, che portò poi alla
formazione dei sistemi cristiano-gnostici.

Il giudaismo conosceva come mediatrice e contenuto della rivelazione la Sapienza, Filone parla del Logos come di
un essere intermedio tra Dio e gli uomini (cfr. pp. 105 s.). Questi motivi influirono senza dubbio sulla gnosi e
contribuirono a che la nozione di liberazione divina fosse illustrata mediante la concezione di un salvatore
celeste.

Le scuole gnostiche [ Massimo Introvigne ne: il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 5, n. 30, 29 luglio 2006 ]

Certamente lo gnosticismo non è mai stato un sistema monolitico e coerente. Le varie scuole si sono divise quasi
su tutto. Vi sono tuttavia alcuni temi generali che sia pure con molteplici sfumature e varianti si ritrovano in
tutte le scuole:
- il primato della conoscenza,
- il dualismo,
- la presenza di varianti di un mito cosmologico,
- una dottrina della salvezza,
- un atteggiamento particolare in materia di culto e di moralità.

Il dualismo spirito/materia

Gnosticismo deriva da gnosis, “conoscenza”. Un sistema gnostico è anzitutto caratterizzato dal primato della
conoscenza su qualunque altro mezzo di salvezza per l’uomo :
-sulla legge,
-sul rito,
-sull’adesione a una comunità religiosa.

Nella sua lotta con il cristianesimo, la conoscenza degli gnostici si contrappone alla fede; ma più in generale la
gnosis si oppone all’ignoranza di coloro che rimangono immersi nella vita di tutti i giorni e nelle preoccupazioni
di questo basso mondo senza occuparsi dei misteri del mondo divino, i soli che contano e che vale la pena di
studiare,

Plotino

Tutti i sistemi gnostici anche se non tutti nello stesso modo - sono
caratterizzati da un dualismo che oppone lo spirito e la materia, con
un deciso anticosmismo che svaluta radicalmente il mondo visibile,
ridotto a regno del male e delle tenebre.

Questo anticosmismo radicale differenzia il dualismo gnostico da


quello della religione zoroastriana e da quello platonico, che pure
hanno esercitato una certa influenza sugli gnostici. Non a caso i neo-
platonici del Terzo secolo non avranno alcuna simpatia per gli
gnostici, anzi li combatteranno proprio in ragione del loro
anticosmismo.

Se tutti gli gnostici sono d’accordo su una svalutazione dualistica del


mondo e della materia, le scuole si dividono quando si tratta di
valutare i rapporti fra i due principi.

Nei sistemi classici dello gnosticismo il dualismo si risolve in un


monismo, in quanto il male non è un principio originario ma il
risultato di una qualche degradazione o caduta nel mondo materiale
del bene.

Verso l’idea di due principi originari si orienteranno invece quelle scuole gnostiche che influenzano il
manicheismo, che alcuni considerano una religione successiva del tutto indipendente dallo gnosticismo e altri uno
gnosticismo tardivo.

È la conoscenza che salva

Tutti i sistemi gnostici propongono un mito cosmologico che come spesso è stato notato ha un carattere
“parassitario” in quanto nasce dalla rilettura gnostica di temi mitologici preesistenti iranici, greci o ebraici,
talora “contaminati” da riferimenti cristiani. I miti gnostici sono insieme ricchissimi e diversi da scuola a scuola,
ma lo schema centrale rimane costante. Possiamo definire lo gnosticismo in molti modi, ma la formula più breve
e comprensibile rimane quella del filosofo neoplatonico Plotino (205-270):

“Lo gnosticismo è la dottrina secondo cui il creatore di questo mondo è cattivo e il mondo stesso , è cattivo”.

Nella cosmologia gnostica fedelmente riassunta anche nel Vangelo di Giuda “il Grande”, la vera divinità positiva
per cui si usa malvolentieri l’espressione “dio”, riservata a una pletora di personaggi minori o negativi, ha creato
soltanto il Pleroma, il mondo della Luce divina abitato da una pluralità di dei.

Per cause che gli gnostici attribuiscono alla caduta fuori del Pleroma di una divinità femminile, Sofia a un certo
punto una parte della Luce divina è uscita dal Pleroma ed è rimasta intrappolata nel mondo materiale.
Quest’ultimo non è una creazione di Dio, ma di una divinità incapace ovvero malvagia, il Demiurgo, assistito da
collaboratori, gli Arconti, che sono o violenti o pasticcioni.

Gli ebrei dell’Antico Testamento, secondo gli gnostici, si sono lasciati ingannare dal Demiurgo venerandolo come
Dio e fonte di ogni bene, mentre è al contrario la fonte di ogni male, perché la materialità del mondo e con questa
la divisione dei sessi, l’amore, la vita mortale, la procreazione sono tutte cose malvagie del tutto estranee ai piani
del Grande.

Alcuni frammenti della Luce divina sono stati concessi dal Grande al mondo materiale come seme di salvezza, e
costituiscono le scintille o frammenti di anima di cui alcuni uomini, ma non tutti, sono dotati (molti ne
rimangono privi, irrilevanti nel grande gioco cosmico).

Gli uomini in cui vive una scintilla divina come anima sono chiamati a diventare gnostici, lavorando perché i
frammenti di Luce si riuniscano e tornino al Pleroma.

Quanto alla dottrina della salvezza, per gli gnostici la salvezza viene dalla conoscenza. E tuttavia lo gnosticismo
non prevede solo l’auto-redenzione attraverso la gnosi, ma anche l’intervento di figure di redentori su cui gli
interpreti hanno sempre discusso. Si è detto che il redentore gnostico, che in molti testi è Gesù Cristo, è sempre
un “redentore redento”, perché se si è lasciato coinvolgere nel mondo materiale ha in ogni caso bisogno di
ricevere una redenzione prima di poterla trasmetterle agli altri.

Ma questa necessità si attenua nei testi più influenzati dal cristianesimo o da sue forme non precisamente
ortodosse dove il redentore, Gesù Cristo, sembra coinvolto nel mondo, ma si tratta solo di una maschera o di
un’apparenza che inganna i non gnostici e oltre la quale il vero gnostico comprende Gesù come un inviato del
regno del Grande di natura puramente spirituale.

In ogni caso, la salvezza non è per tutti: è riservata ai soli gnostici, e ha un costo. Anche lo gnostico dopo la morte
non va direttamente al regno del Grande: l’anima o si reincarna (ma non tutte le scuole credono nella
reincarnazione) o deve passare attraverso una serie di prove. Solo alla fine del mondo l’ascesa degli gnostici sarà
diretta.

Degli aspetti rituali, sociologici e morali dell’antico gnosticismo sappiamo in realtà pochissimo. Solo alcuni
capiscuola come Marcione (85-160 d.C.) si preoccupano di fondare una Chiesa con una struttura formale: altri
restano predicatori ambulanti come il Peregrinus messo in scena nella satira di Luciano (120-190 d.C.).

Il culto è visto originariamente come sospetto, come qualche cosa che ha a che fare con il mondo materiale, e lo
stesso vale per la morale.

Ma questo porta le diverse scuole a conseguenze radicalmente opposte: da un rigoroso ascetismo con un culto
ridotto al minimo fino a pratiche orgiastiche che si traducono in una ritualità incentrata sulla magia sessuale. In
entrambi i casi si tratta di affermare che il “mondo” con la sua morale e le sue convenzioni non ha nessuna
importanza.

Nelle prospettive più antinomistiche, come si è accennato, i “cattivi” della Bibbia sono tutti rivalutati come buoni e
venerati come santi, perché in realtà lottavano contro il dio malvagio creatore di questo mondo: dal Serpente
tentatore del Paradiso Terrestre fino a Caino, agli abitanti di Sodoma e Gomorra e appunto a Giuda.

Gnosi e gnosticismoVito Mancuso- Il Principio Passione-Garzanti-2013

Il termine «gnosi», calco del greco gnósis, significa «conoscenza», e si può dire che non esista spiritualità che sia
contraria alla conoscenza, a partire dal celebre motto gnóthi seautón («conosci te stesso») iscritto sull'architrave
del tempio di Delfi e posto da Socrate alla base della filosofia.

Anche il NT valuta positivamente la gnosi-conoscenza, come appare dal fatto che il termine gnósis vi compare 29
volte, sempre con significato positivo, con l'unica eccezione di 1 Corinzi 8,1 («La gnosi-conoscenza riempie di
orgoglio, mentre l'agape-amore edifica»). Ecco alcuni passi al riguardo nei quali riporto il termine gnosi senza
tradurlo:
- Romani 11,33: «O profondità della ricchezza, della sapienza e della gnosi di Dio»;
- 1 Corinzi 12,8: «Dallo Spirito viene dato il linguaggio della gnosi»;
- 2Corinzi 2,14 (in riferimento a Cristo): «Il profumo della sua gnosi»;
- Colossesi 2,3 (in riferimento a Cristo): «In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della gnosi»;
- 2Pietro 1,5: «Mettete ogni impegno per aggiungere alla virtù la gnosi».

Non è quindi la gnosi in quanto tale a essere contraria al cristianesimo, il quale anzi si ritiene in possesso della
vera e definitiva gnosi; a essere contrario è piuttosto il pensiero appropriatosi falsamente del nome di gnosi, la
gnosi pseu-donomica, come recita il titolo originale dell'opera di Ireneo, cioè quel sistema passato alla storia con
il nome di «gnosticismo» e che è il principale rappresentante del mito cosmogonico basato sul principio-colpa o
catastrofe.

Nel catalogo delle eresie compilato da Ireneo campeggiano i nomi di Simone il Samaritano, meglio noto come
Simon Mago, di Menandro, Saturnino, Basilide, Carpocrate, Cerinto, Cerdone, Marcione, Marco il Mago,
Valentino, Tolomeo e altri ancora, cui vanno aggiunti movimenti come gli ebioniti (il cui nome significa «poveri»)
che negavano la divinità di Gesù, gli encratiti («astinenti») che negavano la bontà del mondo ed erano
particolarmente rigoristi in materia di cibo e di sesso, i sedani («discepoli di Set»), i cainiti («discepoli di Caino»),
gli ofiti («discepoli del Serpente», in greco óphis).

Non tutti sono classificabili propriamente come gnostici, di sicuro non lo erano gli ebioniti, di origine ebraica e
come tali fedeli alle Scritture ebraiche anche nel loro senso letterale, mentre per quanto concerne Marcione, che
all'opposto rifiutava del tutto le Scritture ebraiche ritenendole indegne, vi è chi lo esclude dallo gnosticismo e chi
al contrario ve lo include (Buonaiuti e von Harnack nel primo caso, Jonas e Leisegang nel secondo).

Questa significativa discordanza segnala la mancanza di un criterio universalmente condiviso per qualificare
l'essenza dello gnosticismo.

Almeno su una cosa però si deve convenire: che per coglierne l'essenza, l'accezione ordinaria di gnosticismo
quale dottrina che lega la salvezza alla conoscenza è insufficiente, perché anche il cristianesimo ortodosso può
essere collocato in questa prospettiva, essendo la fede una forma, per quanto particolare, di conoscenza.

Per definire lo gnosticismo, quindi, non basta dire che esso lega la salvezza alla conoscenza, occorre dire che tipo
di conoscenza è quella gnostica e qual è il suo contenuto decisivo.

L'essenza contenutistica dello gnosticismo è la contrapposizione Dio-mondo.

Si legge nel Vangelo di Tomaso, uno dei testi gnostici scoperti nel 1945 a Nag Hammadi in Alto Egitto: Gesù
disse: Colui che ha conosciuto il mondo, ha trovato un cadavere; e colui che ha trovato un cadavere è superiore al
mondo». Un altro dei testi di Nag Hammadi, il Vangelo di Filippo, afferma: «Questo mondo è un divoratore di
cadaveri»; e ancora: «Il mondo ebbe origine da una trasgressione», e infine: «Gesù venne per crocifiggere il
mondo».

In questa prospettiva Hans Jonas afferma che «la caratteristica basilare del pensiero gnostico è il radicale
dualismo che governa il rapporto di Dio col mondo e conseguentemente quello dell'uomo col mondo», e
significativamente Simone Pétrement ha intitolato la sua classica monografia sullo gnosticismo Le Dieu séparé,
separato ovviamente dal mondo.

L'esigenza di separare il vero Dio, padre delle anime, dal governo della natura e della storia nasce
dall'esperienza della completa desolazione offerta dal teatro del mondo. Se è veramente Padre, ragionano gli
gnostici, Dio non può essere la causa della solitudine dell'anima in questo mondo di rapina e di ingiustizia, non
può essere il responsabile di un mondo così intriso di dolore, e quindi non può essere all'origine della sua genesi,
la quale di conseguenza va ascritta a qualcun altro.

Anzi, è proprio solo in quanto separato dal mondo, Dieu séparé, che per l'anima gettata nell'esilio della vita Dio
può rappresentare la speranza di ritrovare la patria.
La salvezza gnostica non è salvezza del mondo, ma salvezza dal mondo.

Il rifiuto della tradizione biblica L’identificazione del Dio creatore della Bibbia con il demiurgo, quindi con una
figura negativa, comporta pure un rovesciamento nella valutazione dei singoli personaggi biblici, con
l’idealizzazione di chi ha infranto le leggi del Creatore, come Caino. Il paradiso terrestre diventa una specie di
giardino incantato in cui il Dio biblico tiene Adamo ed Eva nell’ignoranza.

Nell’Apocrifo di Giovanni lo stesso Cristo Salvatore incita i progenitori a mangiare il frutto dell’albero della
conoscenza del bene e del male, con un’interpretazione che introduce una netta frattura fra il Dio creatore
dell’Antico Testamento e il Salvatore che proclama l’emancipazione dalla Legge.
Se alcuni studiosi hanno considerato eccessivo e di parte l’impegno degli apologisti cristiani nel combattere lo
gnosticismo e nel considerarlo estraneo al cristianesimo, nonostante le pretese di alcuni gruppi di rappresentarne
addirittura la tradizione più autentica, i ritrovamenti di Nag Hammadi confermano le tesi degli apologisti.

Per esempio, uno dei testi ritrovati è La Sofia di Gesù Cristo, in cui Cristo ammaestra alcuni discepoli
rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più
antico, Eugnosto il Beato, forse risalente al secolo I a. C., quindi conferma l’origine precristiana o almeno non
cristiana di temi fondamentali, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono
aver portato a una certa cristianizzazione di un gnosticismo originariamente estraneo a esso.

Il cristianesimo nei primi secoli è minacciato dallo gnosticismo tanto dall’esterno, cioè da movimenti che si
pongono dichiaratamente in posizione alternativa a esso, quanto dall’interno, da gruppi che cercavano
d’infiltrarsi in ambienti cristiani rifacendosi talvolta a scritti, come i vangeli apocrifi , ritenuti più autorevoli dei
vangeli canonici.

Questi ultimi raccoglierebbero gl’insegnamenti di Gesù alle masse e avrebbero un carattere essoterico, mentre
testi come La Sofia di Gesù Cristo o l’Apocrifo di Giovanni conterrebbero una dottrina ( esoterica ) rivelata da
Gesù ad alcuni apostoli o a discepoli e destinata solo a pochi adepti.

Diffusione della gnosi nel I° secoloEduard Lohse, L'ambiente del Nuovo Testamento,Brescia 1993. e
C.E.S.N.U.R., Enciclopedia delle religioni in Italia, Leumann 2001

Lo gnosticismo antico era un insieme di sistemi caratterizzato da un dualismo che oppone lo spirito e la
materia, con un deciso «anti-cosmismo» che svaluta radicalmente il mondo visibile, ridotto a regno del male e
delle tenebre.

Se tutti gli gnostici sono d'accordo su una svalutazione dualistica del mondo e della materia, le scuole si dividono
quando si tratta di valutare i rapporti fra i due principi. Nei sistemi classici dello gnosticismo, il dualismo si
risolve in un monismo, in quanto il male non è un principio originario ma il risultato di una qualche
degradazione o caduta nel mondo del bene.

Tutti i sistemi gnostici propongono un mito cosmologico che come è spesso stato notato ha un carattere
«parassitario» in quanto nasce dalla rilettura gnostica di temi mitologici preesistenti: iranici, greci, ebraici,
cristiani.

I miti gnostici sono insieme ricchissimi e diversissimi da scuola a scuola, ma quasi sempre comprendono tre fasi:

1- una unità originaria indistinta (pleroma), dove da un dio originario e inconoscibile sono emanate coppie di
esseri celesti «eoni», parola che in alcuni sistemi indica anche un'epoca nella storia del mondo);
2- la «caduta» fuori da questa unità di uno o più esseri celesti, con la successiva nascita di un dio malvagio
(demiurgo) che, direttamente o tramite i suoi collaboratori (arconti), crea il mondo materiale;
3- la presenza nell'uomo di una scintilla divina che può essere ravvivata, permettendo ad alcuni di risalire dal
mondo della materia e della finitudine fino al mondo divino delle origini.

In molte mitologie gnostiche (ma non in tutte)c' è un eone femminile, Sophia, che esce dal limite del pleroma per
ignoranza o per curiosità, causando ultimamente la nascita del mondo materiale.

Il mito di Sophia è tuttavia estremamente complicato, e molto diverso nei vari sistemi antichi che ne parlano. In
alcuni troviamo due Sophia: la maggiore, cui sarà concesso di ritornare nel pleroma; e la minore, che dovrà
rimanerne al di fuori. In alcuni sistemi c'è anche una terza Sophia, una Sophia terrestre che erra nella storia
degli uomini incarnandosi periodicamente in corpi di donna. Un'altra parola che dà spesso luogo a equivoci è
Abraxas o Abrasax. Inteso (più raramente) come nome del Dio originario, nella maggior parte delle fonti
gnostiche èpiuttosto il nome del cattivo demiurgo.

Varie sono anche le spiegazioni relative alla presenza nell'uomo di una scintilla divina. Il demiurgo e gli arconti,
da parte loro, non avrebbero potuto creare che un uomo totalmente legato alla materia e alle tenebre.

Tuttavia varie spiegazioni mitologiche dall'intervento di esseri del mondo celeste all'apparizione improvvisa di
un modello divino che influenza i creatori spiegano come, contro la volontà delle potenze creatrici, l'uomo nasca
con una componente divina che potrà essere risvegliata.
L'antropologia è tuttavia complicata, e presenta tre categorie di uomini:

1- gli «spirituali» o «pneumatici», gli unici veramente in grado di accedere alla conoscenza (gnosi) necessaria
perché la scintilla divina sia rianimata;
2- gli «psichici», che possono accostarsi alla gnosi solo parzialmente e con grande difficoltà;
3- e gli «ilici», gli uomini irrimediabilmente legati alla materia cui la gnosi rimane preclusa.

Ne derivano due conseguenze: un certo elitismo, per la netta discriminazione fra varie categorie di uomini;e un
marcato individualismo, in quanto ciascuno si occuperà della propria auto-redenzione attraverso la coltivazione
della sua scintilla interiore più che dei problemi della comunità o della collettività.

Il manicheismo

Verso l'idea di due principi originari si orienta invece il manicheismo, che alcuni considerano una religione
successiva del tutto indipendente dallo gnosticismo, mentre altri lo ritengono piuttosto uno gnosticismo tardivo.

La gnosi simoniana

Lo stesso Nuovo Testamento testimonia che una gnosi precristiana aveva già trovato larga diffusione: questo è
un dato importante per la storia delle religioni, poiché la data di composizione degli scritti neotestamentari si
situa tra la seconda metà del primo secolo e, per un piccolo numero di essi, l'inizio del secondo secolo d.c.

Se in questi documenti databili con una certa precisione si riscontrano quindi precisi riferimenti a concezioni
gnostiche o accenti polemici nei loro confronti, si ha una base sicura per la datazione di motivi che appariranno
con più evidenza nelle comunità gnostiche del secondo secolo d.c. costituitesi nell'ambito della chiesa antica.

Negli Atti degli Apostoli si racconta che, subito dopo la costituzione della comunità primitiva, il messaggio
cristiano fu portato in Samaria, dove i primi apostoli si scontrarono con un mago di nome Simone, che aveva
sedotto il popolo affermando di essere qualcuno di grande (Atti 8,9). La sua attività aveva ottenuto un successo
straordinario, «poiché tutti, grandi e piccoli, si univano a lui e dicevano: 'Quest'uomo è la potenza di Dio, quella
che viene detta la Grande'» (Atti 8,10). Stando al racconto degli Atti, Simone era uno stregone; impressionato dal
fatto che i cristiani potevano compiere segni e prodigi straordinari, si unì a loro (Atti 8,9-24).

Dietro la narrazione offerta ci degli Atti possiamo intravedere uno dei primi scontri tra la dottrina gnostica e la
predicazione cristiana. Infatti l'affermazione di essere la «grande Potenza» non può venire intesa semplicemente
come espressione dell' opinione personale di un mago, ma indica piuttosto la pretesa di essere il portatore di una
rivelazione divina.

Gli scritti polemici con i quali i Padri della chiesa Giustino, Ireneo c Tertulliano si scagliano nel secondo secolo
d.c. contro la gnosi simoniana mostrano che da questo Simone apparso in Samaria sorse un movimento che fece
adepti non solo in Palestina, ma anche a Roma, rivelando l'aspetto espressamente gnostico di questa dottrina.
Prescindendo dalle differenti elaborazioni subite dalla tradizione nel corso del tempo, in tutte le descrizioni
risalta il carattere rigorosamente dualistico della gnosi simoniana.

La divina ennoia ( = il pensiero) era originariamente vicina al Padre del tutto come principio femminile, ma
cadde in potere delle potenze demoniache e vagò da un corpo femminile all' altro, finché finì nel corpo di Elena,
che si trovava in un bordello di Tiro. La sua degradazione raffigura la prigionia dell' anima umana, perduta
senza speranza se non viene soccorsa dall'esterno. Il Dio altissimo allora s'impietosisce e scende in persona a
liberarla: la potenza divina si manifesta in Simone, che libera l'ennoia nelle sembianze di Elena e la riconduce
alla sua destinazione celeste.

Sebbene non si possa stabilire con certezza in quale misura i tratti della gnosi simoniana possano risalire al
Simone di Samaria storico, già gli scarsi cenni degli Atti lasciano intravedere i lineamenti gnostici della sua
dottrina. Non è casuale che il movimento simoniano sia sorto in ambito samaritano, dove influssi storicoreligiosi
di vario genere poterono unirsi a tradizioni giudaiche non rispondenti ai severi criteri dell'ortodossia, così da
potersi sviluppare più liberamente.

L'esempio della gnosi simoniana mostra come concezioni elaborate ai margini del giudaismo abbiano avuto una
parte non trascurabile nella formazione della dottrina gnostica. Non si può tuttavia affermare che il movimento
gnostico, così largamente diffuso, abbia un'unica origine samaritana: l'edificio gnostico si presenta troppo
complesso perché il suo sorgere possa essere ricondotto a un solo luogo o addirittura a un ben identificabile
fondatore.
Dai più antichi racconti su Simone si può piuttosto delineare il quadro di una forma primitiva di gnosi
precristiana che entrò ben presto in aspra polemica col cristianesimo. Dalla polemica cristiana conosciamo un
primo capo scuola gnostico, Simon Mago, samaritano, la cui attività si colloca intorno al 50 d.c. Tra i suoi
discepoli sono ricordati Menandro e Saturnino, mentre altri gnostici antichi contro cui polemizzano i padri
cristiani (Cerinto, Carpocrate e il figlio Epifanio) non possono essere considerati discepoli di Simone.

La gnosi mandea

Concezioni gnostiche influirono anche sui diversi movimenti battisti sorti nell'area siro-palestinese. Il vangelo di
Giovanni fa supporre che seguaci di Giovanni Battista abbiano operato accanto a discepoli di Gesù e che si sia
manifestata una certa concorrenza tra i due gruppi. Quando si afferma con decisione che non è Giovanni
Battista la luce, ma solo un testimone della luce giunta al mondo in Gesù Cristo (ev. r,6-8.r5 e passim), questa
messa a punto è senza dubbio rivolta a ben precisi ambienti che vedevano nel Battista stesso il salvatore degli
ultimi tempi.

All' ambito di queste comunità battiste appartiene anche la setta dei mandei, che sopravvive ancor oggi nella
zona fra il Tigri e l'Eufrate per un totale di circa 5000 fedeli.

I loro scritti sacri sono divenuti oggetto d'indagine scientifica solo in questo secolo, e hanno suscitato ampie
discussioni, che non hanno ancora portato a risultati del tutto sicuri. La designazione della setta deriva dalla
parola «manda» = gnosi; essa dunque significa «gli gnostici».

La comunità preferisce l'appellativo di «nazorei», come i cristiani della Siria: un indizio dei contatti avuti lungo
il corso della sua storia col cristianesimo siriaco.

I suoi libri furono redatti soltanto nel settimo e ottavo secolo d.c., perché sotto il dominio islamico le comunità
religiose dovettero presentare i loro scritti sacri per ottenere il riconoscimento ufficiale; le tradizioni in essi
contenute appaiono tuttavia molto più antiche: non è tuttavia possibile stabilire con precisione a quando
risalgano.

Secondo la dottrina dei mandei, Dio, che è la grande Vita, abita nel regno della luce. Sotto di lui si trovano
numerosi esseri intermedi o Uthras, che svolgono un ruolo di mediazione tra Dio e gli uomini. Il più importante
di loro è chiamato Hibil-Ziua, spesso anche Manda d-Hiia, che significa «gnosi della vita».

Mentre Ruha e i pianeti che reggono il mondo vogliono impedire agli uomini il raggiungimento della conoscenza
e cercano di trattenerli nell'errore, Manda d-Hiia porta loro la retta conoscenza, grazie alla quale essi prendono
coscienza della loro condizione e possono incamminarsi sulla via della libertà. Per il viaggio verso la patria
celeste l'anima viene equipaggiata con abluzioni e col battesimo, attraverso il quale riceve la consacrazione.

Nella comunità vengono praticati il battesimo, l'unzione con l'olio e la comunione, per rinvigorire l'anima e
renderla idonea al viaggio verso il cielo, poiché solo nel deciso distacco dal mondo si può guadagnare la
redenzione.

iraq-mandei-battesimo

Accanto a Manda d-Hiia


ricorre negli scritti dei mandei
anche il nome di Giovanni
Battista come mediatore della
conoscenza apportatrice di
redenzione. Analisi più
approfondite dei testi che lo
menzionano hanno tuttavia
dimostrato che la sua figura vi
fu inserita solo a uno stadio più
recente della tradizione. I
mandei in epoca islamica
dovettero non solo poter esibire
scritti sacri, ma anche un
profeta: si appellarono quindi
al Battista, che conoscevano
dalla tradizione cristiana.

Non si può dunque in nessun modo vedere nei mandei gli epigoni di un gruppo che avrebbe avuto per maestro
Giovanni Battista in persona.

In base a quanto emerge dai loro scritti è tuttavia possibile far risalire la storia della comunità fino alla sua
origine nel territorio del Giordano. Probabilmente la setta mandea sorse ai margini del giudaismo e appartiene
all'insieme dei diversi gruppi che volevano radunare e purificare la comunità dei santi per mezzo del battesimo e
delle abluzioni.

Verso la fine del primo o l'inizio del secondo secolo d.c. emigrò poi in Mesopotamia, dove si stabilì e rimase, nel
corso dei secoli, fino a oggi. Nella sua lunga storia essa subì influenze di vario genere; dapprima la sua dottrina
fu informata a una visione gnostica del mondo, poi prese forma definitiva il rito del battesimo sotto l'influsso del
cristianesimo siriaco, mentre in epoca araba la dottrina mandea si arricchì di tratti necessari a sostenere il
confronto con l'islamismo.

Se si asportano l'uno dopo l'altro i diversi strati sovrappostisi nel corso del tempo al nucleo e al significato
originario del culto mandeo, si può cautelativamente affermare che l'origine dei mandei è pressappoco
contemporanea a quella degli inizi del cristianesimo. Occorrerà comunque una grande prudenza nello stabilire
confronti tra la mitologia che la tradizione mandea ha elaborato sempre più copiosamente e i testi
neotestamentari. La sua antichità può essere affermata con una certa sicurezza solo nella misura in cui i concetti
gnostici in essa presenti trovino a loro volta conferma in altri testi databili con certezza.

La gnosi cristiana

Il mito gnostico non tratta di un fatto storico determinato, come quello annunciato dalla predicazione cristiana,
ma esprime una verità sempre valida, non concepibile in termini storici, né conduce a una fine che si verifichi in
un ultimo evento. La verità del mito si mostra nella luce proiettata sull' esistenza umana e comunicata mediante
la conoscenza . Era quindi inevitabile che nell' antica chiesa si giungesse a un conflitto tra gnosi e fede cristiana.

Poteva Gesù di Nazaret essere considerato un essere mitico, separato dal mondo e dalla storia, che non divenne
realmente uomo e morì sulla croce? Fu il peccato del primo uomo o un avverso destino la causa del verdetto di
morte per tutti gli uomini?

La creazione è sorta in seguito a una caduta come opera inautentica di Dio, o è derivata dalla sua parola
creatrice che chiama all' esistenza ciò che non è? C'è, sopita nell'uomo, una scintilla di luce imparentata per
natura con Dio, che gli appartiene e va quindi richiamata alla sua autenticità, oppure la liberazione si compie
nella remissione dei peccati attraverso la nuova creazione in Cristo?

Le anime degli uomini torneranno alla loro patria celeste, oppure Dio risusciterà i morti e riunirà i suoi al
Cristo? Mediante la gnosi viene comunicata una salvezza concretamente raggiungibile, possesso stabile e sicuro
qualunque cosa si faccia in seguito, oppure la salvezza viene sperimentata solo nella fede unita all'amore-carità e
alla speranza?

Lo sforzo intellettuale che il cristianesimo dovette compiere per dare una risposta a queste domande stimolò la
chiesa a formulare più chiaramente le dottrine della creazione, dell'uomo e della salvezza, per contrapporle a
quelle gnostiche.

L'incontro con la gnosi costrinse a definire quale dovesse essere il modo


ortodosso di annunciare il messaggio cristiano.

Per far comprendere che l'evangelo conteneva la risposta alle domande


dell'uomo sul senso della vita e sulla redenzione salvifica, bisognava che lo si
predicasse con il linguaggio e le categorie di pensiero allora correnti.

Pur assumendo questo linguaggio e queste categorie di pensiero, la


predicazione cristiana non doveva tuttavia subire in alcun modo mutamenti e
tanto meno deformazioni del suo contenuto.

Spesso era difficile stabilire nei singoli casi come si potesse diventare greco
con i greci e giudeo con i giudei senza intaccare la verità e la libertà
dell'evangelo: il problema poté essere risolto solo dopo una lunga e talvolta travagliata riflessione.

La sfida portata dalla gnosi alla chiesa antica esigeva da questa un intenso sforzo per una retta comprensione e
spiegazione del messaggio cristiano, sforzo di cui essa è debitrice a tutti gli uomini, giudei e greci.

I primi cristiani che annunciarono l'evangelo in Palestina e in Siria, e presto anche in altre parti del mondo
antico, parlavano il linguaggio del loro tempo. Accolsero naturalmente anche motivi gnostici, onde servirsene a
illustrare la predicazione cristiana.

Così si trova a più riprese espressa l'idea che questo mondo è dominato da potenze demoniache, infestato da forze
tenebrose che cercano di porre una separazione insormontabile tra gli uomini e Dio (cfr. per esempio Rom. 8,38
s.; 2 Coro 4,4; Gv. 12,31; 14,30; 16,n).

Per non essere notato anzitempo dai padroni del cosmo, il redento re dovette venire nel mondo di nascosto, senza
dare nell' occhio, «poiché se lo avessero riconosciuto non avrebbero crocifisso il Signore della gloria» (I Cor 2,8);
con questo atto, infatti, essi hanno pronunciato da sé la loro stessa condanna.

Nel Nuovo Testamento, tuttavia, il destino di morte che pesa su ogni uomo non viene mai fatto risalire ad una
fatale caduta del primo uomo; il peccato è la conseguenza dell'atto del peccare e quindi nel suo sussistere come
nelle sue conseguenze resta sempre colpa di ogni singolo uomo (Rom. 5,12-21).

La redenzione quindi n'on può essere fondata, come nella gnosi, su una parentela di natura tra Dio e l'uomo
quale presupposto di una futura riunione; la libertà è concessa solo nella remissione dei peccati assicurata dal
Cristo.

In alcune comunità cristiane primitive una visione gnostica fu


associata alla consapevolezza cristiana della libertà e trovò poi
espressione nel sentimento di orgoglio di coloro si sentivano afferrati
e portati dallo Spirito. [ entusiasmo , en theos mos = posseduto da
Dio)

Un entusiasmo di tal genere si riscontra in primo luogo nella


comunità di Corinto fondata da Paolo, in cui i «pneumatici» erano
convinti di aver già raggiunto la perfezione grazie allo Spirito, così
che per loro il tempo della salvezza era già presente (I Cor 4,8); dal
sacramento del battesimo e della cena fluiva una forza che non si
poteva più perdere (I Cor 10,1-13), e non bisognava quindi attendersi
un compimento futuro che si sarebbe verificato con la risurrezione
dei morti (I Cor 15,12).

Nella loro immoderatezza sostenevano l'idea che la libertà cristiana


non conosce limiti, che tutto insomma è permesso (I Cor 6,12;
10,23). Ciò che l'uomo fa ed esperimenta con il corpo è indifferente,
poiché importante è solo lo Spirito (I Cor 6,12-20 e SS.).

Paolo afferma invece che il compimento futuro non si è ancora


attuato, che la libertà può essere vissuta solo nell' obbedienza [ allo
Spirito ] e che il corpo appartiene al Signore (I Cor 6,13).

Manifestazioni entusiastiche simili a quelle della comunità di


Corinto si ebbero presto anche altrove. In verità negli scontri che Paolo dovette sostenere contro queste
concezioni non è mai riconoscibile un mito gnostico formulato chiaramente: il sentimento di orgoglio con cui ci si
stacca dal mondo e lo si ritiene indifferente stimando soltanto l'opera e gli effetti dello Spirito, mostra tuttavia
tratti analoghi a quelli che si riscontreranno di lì a poco nella letteratura gnostica.

Per questo è possibile vedere negli entusiasti di Corinto come anche in quel gruppo che fece la sua comparsa
nella comunità di Filippi forme precoci di gnosi cristiana. Alcuni insistono con arroganza sulla conoscenza che
credono di avere (I Cor 8,1), mentre altri disprezzano ogni realtà terrestre dandosi senza scrupoli a una condotta
sregolata «poiché loro dio è il ventre, la loro gloria consiste nella loro vergogna e il loro pensiero è rivolto solo alle
cose terrene» (Fil. 3, 19).
Anche in Asia Minore sulle comunità cristiane si manifestò presto, più o meno forte, l'influsso di concezioni e
comportamenti gnostici. A Colossi sorsero dei maestri che s'impegnavano a offrire protezione contro gli elementi
ostili del mondo (Col. 2,8.20). Questi elementi del mondo erano presentati come potenze angeliche che non
governano solo l'ordine cosmico, ma guidano anche il destino di ogni uomo.

Si cercò di convincere i cristiani che si può stabilire un retto rapporto con loro solo seguendo nel culto le
prescrizioni da essi imposte. Ciò significa che si devono osservare esattamente i tempi sacri stabiliti giorni di
festa, novilunio e sabato (Col. 2,16) ed evitare determinati cibi e bevande, l'uso dei quali è rigorosamente proibito
(Col. 2,21). Questa dottrina mostra una strana fusione di speculazioni cosmologiche e tratti legalistici che
rimarcano prescrizioni giudaiche, e dimostra che non solo in Palestina e in Siria, ma anche in Asia Minore il
giudaismo contribuì notevolmente allo sviluppo delle prime forme di visione gnostica del mondo.

Verso la fine del primo secolo d.c. le comunità cristiane d'Asia Minore erano in gran parte sottoposte
all'influenza di concezioni gnostiche. Le lettere pastorali debbono respingere con parole aspre eretici convinti che
la risurrezione sia già avvenuta (2 Tim. 2,18) e che ci si debba sottrarre al mondo astenendosi dal matrimonio e
da determinati cibi (I Tim. 4,3).

Nelle missive dell' Apocalisse di Giovanni è menzionato il gruppo dei nicolaiti (Apoc. 2,6.16), convinti di aver
conosciuto «le profondità di Satana» (Apoc. 2,24): da ciò essi si sentivano autorizzati a mangiare senza scrupoli la
carne immolata agli idoli e a fornicare (Apoc. 2,14 s.).

Il pensiero gnostico è quindi associato [ dalle scritture ] a un' etica libertina, tratto distintivo della gnosi che
emerge anche nella polemica della lettera di Giuda contro quanti contaminano la carne, sparlano di tutto e vivono
secondo le lorò empie concupiscenze (Gd. 8.10.18).

Il vangelo di Giovanni e le lettere giovannee hanno un chiaro atteggiamento polemico di fronte a questa
mistificazione gnostica dell'evangelo.

Poiché questi testi sono presumibilmente originari della Siria, essi attestano che verso la fine del primo secolo d.c.
la gnosi doveva essere molto diffusa anche in questo ambiente, tanto che le comunità cristiane dovettero reagirvi
energicamente.

Di contro al disprezzo gnostico della creazione e della carne si afferma con forza che tutto fu creato attraverso il
Logos e che il Logos si fece carne (Gv. 1,1-3.14). Che il cosmo giaccia nelle tenebre non è conseguenza di una
caduta fatale, ma della colpa di coloro che non hanno accolto la luce (Gv. 1,5.10).

Nella prima lettera di Giovanni si insegna alla comunità che lo spirito retto confessa «che Gesù Cristo è venuto
nella carne» (I Gv. 4,2). Questa espressione è diretta contro una cristologia docetista che disprezza il mondo e
non vuole dunque porre il Cristo in rapporto con esso.

Contro l'idea che egli sia apparso nel mondo sotto un travestimento e non realmente in carne e ossa, l'autore
afferma con decisione che Cristo è divenuto veramente uomo, «venuto con acqua e sangue» (I Gv. 5,6), e che tutti
coloro che gli appartengono sono uniti ai fratelli nell' amore.

Gli scritti neotestamentari testimoniano dunque con certezza che la gnosi nella seconda metà del primo secolo
d.c. si scontrò in più luoghi con la predicazione cristiana.

Il sorgere in Samaria della dottrina simoniana, che raggiunse presto anche Roma, gli inizi del movimento
battista dei mandei, le arroganti manifestazioni entusiastiche delle comunità di Corinto e di Filippi, lo scontro
con la dottrina gnostica in Asia Minore e in Siria, sono tutti avvenimenti ascrivibili al primo secolo d.c.

Anche se non abbiamo notizie sull' origine delle prime comunità cristiane d'Egitto, si può tuttavia ritenere con
grande probabilità che una prima missione cristiana abbia raggiunto l'Egitto già nella seconda metà del primo
secolo d.c. Nel secondo secolo vi si trovava un buon numero di gruppi cristianognostici, nei quali sarà molto
spesso difficile distinguere dottrina gnostica e retta fede cristiana. Che i confini fossero rimasti incerti ancora per
lungo tempo è dimostrato dalla ricca biblioteca di testi cristiano-gnostici scoperta a Nag Hammadi nel 1945/46.

La tradizione cristiana primitiva, conservataci nei logia del Signore, nel Vangelo di Tommaso si trova
sorprendentemente associata ad un rifiuto inequivocabilmente gnostico della creazione e del mondo.

In alcuni passi detti e parabole di Gesù vengono riportati in forma molto vicina a quella dei sinottici. Tutta la
raccolta dei logia è posta tuttavia sotto questo titolo: «Chi trova il vero senso di queste parole non patirà la morte».
Idee gnostiche sono attribuite a Gesù quando parla dell' origine celeste delle anime, cui esse devono tornare:
«Beati siete voi, soli ed eletti, poiché troverete il regno; voi provenite da esso (e quindi) ritornerete a esso» .

Oppure si sottolinea in maniera tipicamente gnostica che la retta sapienza permette di conoscere che la
risurrezione dei morti è già avvenuta: «I suoi discepoli gli dissero: Quando saràla risurrezione dei morti e quando
verrà il mondo nuovo? Egli disse loro: ciò che voi attendete è (già) avvenuto, ma voi non lo avvertite» ). Salvatore e
salvati saranno una sola cosa: «Gesù disse: Chi beve dalla mia bo ca diventerà come me. E io diventerò lui, e gli si
manifesterà ciò che è nascosto» .

Che la pietà gnostica potesse vivere ed esprimersi in autentica e profonda religiosità, lo mostra
sorprendentemente una raccolta di inni sorta nel secondo secolo d.c., intitolata Odi di Salomone. In uno di questi
inni, l'orante esprime la sua riconoscenza per la salvezza ottenuta associando espressioni veterotestamentarie
all'idea gnostica che il redento possiede un corpo di luce su cui la tenebra non ha più alcun potere, e che è
trasportato nell'imperitura comunità del mondo della luce:

Le mie braccia ho innalzato verso l'alto,


verso la grazia del Signore,
poiché egli ha strappato via da me le mie catene
e il mio soccorritore mi ha innalzato alla sua grazia e redenzione. Mi sono spogliato della tenebra
e ho rivestito la luce.
Membra ha ricevuto la mia anima
dove non c'è malattia
né tormento né dolore.
E mi aiutò molto il consiglio del Signore
e la sua comunione imperitura.
E io fui portato in alto nella luce
e passai davanti al suo volto.
E mi avvicinai a lui
Lodandolo e professando la mia fede in lui.
Egli fece erompere il mio cuore ed esso si trovò sulla mia bocca e salì alle mie labbra.
E sul mio volto grande fu il giubilo per il Signore e la sua lode. Alleluia!
(Ode 21).

Vangeli gnostici- Annunciazione della nascita di Maria.

Diffusione della gnosi nel II secolo e successivi


Marcione
I primi grandi sistemi gnostici appaiono nel II secolo con Basilide, attivo in
Alessandria negli anni 117-161; Marcione (scomunicato nel 144), un
contemporaneo di Basilide venuto dall'Asia Minore a Roma (e così
cristianeggiante sia pure in un senso non ortodosso che alcuni vorrebbero
escluderlo dallo gnosticismo propriamente detto); e Valentino, nato
probabilmente in Egitto, attivo in Alessandria e poi a Roma tra il 140 e il 165.

Le maggiori testimonianze riguardano proprio la scuola di Valentino,


rappresentata dai discepoli Tolomeo, Eracleone e Marco.

Queste scuole continuano le loro attività nel


III secolo, e contro di loro si dirige
principalmente la polemica dei Padri cristiani.

Sappiamo molto poco di forme più tardive di gnosticismo, cui dovrebbero


appartenere gruppi estremistici o licenziosi come gli ofiti e i fibioniti (senza che
la loro collocazione cronologica sia oggetto di consenso fra gli studiosi).

Origene

Agli inizi del III secolo è attivo alla corte di Edessa e in Armenia il filosofo
cristiano eterodosso Bardesane, che non sembra un discepolo di Valentino ma piuttosto un anello di
collegamento fra lo gnosticismo propriamente detto e il manicheismo.

Quest'ultima religione è fondata in Persia da Mani (215-276), morto in prigione e vittima dell'ostilità della
monarchia persiana alla nuova religione. Il manicheismo ruscirà tuttavia a diffondersi in un' ampia area
geografica, dalla Spagna alla Cina. In quest'ultimo paese le ultime comunità maniche e superstiti scompaiono
intorno al 1300, distrutte dall'avanzata mongola. La struttura di religione universale del manicheismo
rappresenta certamente qualche cosa di diverso dallo gnosticismo classico, ma molte idee sono comuni e
l'influenza è evidente.

Lo gnosticismo nella sua forma classica, ha perduto la sua controversia con la Chiesa cristiana, ed è pressoché
scomparso fra il IV e il V secolo comunque lasciando tracce importanti. Gruppi medioevali come i bogomili della
Bulgaria (VII-IX secolo) presentano influenze gnostiche evidenti.

E una ipotesi vuole che sia stata proprio la penetrazione di idee bogomile nell'Europa occidentale nel secolo X e
XI a favorire la nascita delle eresie che preoccuperanno di più la società medioevale, quelle di matrice catara.
Sono questi movimenti gli ultimi nei quali alcuni specialisti dello gnosticismo sono disponibili a riconoscere
un'influenza diretta dei sistemi antichi. Anche il catarismo, tuttavia, non sopravvive alla repressione cattolica e
non ha continuatori diretti. (*)

(*)(cf: Eduard Lohse, L'ambiente del Nuovo Testamento,Brescia 1993

Implicazioni sociali del pensiero gnostico Le teorie gnostiche non sono prive di conseguenze sociali: infatti, se la
concezione della realtà terrena come "acosmica", "senza ordine", mette in discussione l’esistenza del diritto
naturale, il giudizio negativo sulla vita e sulla procreazione mina le basi stesse della società, della famiglia e della
civiltà in genere.

Quindi, lo gnosticismo non è solamente alternativo al cristianesimo, ma anche al pensiero greco e al diritto
romano.L’affermazione del cristianesimo sullo gnosticismo non rappresenta quindi solo una questione interna
della Chiesa, ma il punto di partenza per la formazione di una nuova civiltà, quella cristiana, con il
riconoscimento del valore tanto dell’ordine spirituale quanto di quello temporale.

Per questo il politologo Eric Voegelin (1901-1985) interpreta la secolarizzazione dell’Occidente cristiano come
effetto dell’azione di una serie di movimenti rivoluzionari, fra i quali annovera la Riforma protestante, la
Rivoluzione francese e il marxismo, in cui ritiene di riconoscere tratti comuni gnostici.

Elementi gnostici nel Medioevo e nel mondo moderno


Se la rilevanza dello gnosticismo declina a partire dal secolo IV, dopo il quale per gli studiosi non si può più
parlare di gnosticismo in senso vero e proprio, il fenomeno sopravvive anche in quelli successivi, assume nuove
forme e raggiunge talvolta dimensioni inquietanti, come con i catari.

Scienze come l’alchimia e l’astrologia nonché la pubblicazione da parte dell’umanista Marsilio Ficino (1433-
1499), nel 1463, del Corpus Hermeticum, una raccolta di scritti sapienziali di epoca ellenistica attribuiti a Ermete
Trismegisto, contribuiscono alla diffusione di temi gnostici nella cultura rinascimentale.

In epoca contemporanea oltre a movimenti, per lo più elitari, che si richiamano esplicitamente a correnti
gnostiche del passato, non sono mancati tentativi di identificare caratteri gnostici in fenomeni culturali moderni
anche molto diversi: dalla mancanza di senso dell’esistenza terrena, come nel caso del nichilismo oppure
dell’esistenzialismo, al rifiuto di accettare la realtà naturale con progetti di interventi radicali, come nel caso delle
manipolazioni genetiche.

Caratteri gnostici si possono osservare anche in una certa mitologia relativa a Internet: se "[…] la pretesa
gnostica — come scrive Giovanni Cantoni — sta nel ricostruire il reale attribuendo un diverso statuto ontologico a
"enti di ragione" o a "opere di fantasia"", Internet fornisce la possibilità di modificare la realtà in modo più
radicale di quanto sia stato finora possibile per mezzo dell’ideologia o della manipolazione creando una realtà
virtuale in cyberspace, in cui ciascuno può "navigare", svincolato dai limiti del corpo.

Neognosticismo

Si può parlare di neo-gnosticismo per identificare l'influenza di idee gnostiche su numerose correnti religiose,
culturali ed esoteriche moderne e contemporanee.
Centro gnostico Anael

Per limitarci all' ambito religioso, temi gnostici sono evidenti nella Chiesa di
Scientology, e in numerosi gruppi rosacrociani, martinisti e di magia
cerimoniale. ( cf. : esoterismo )

Recentemente, diverse voci si sono levate per mettere in guardia contro un


uso indiscriminato di espressioni come «gnostico»e «neo-gnostico» riferite a
correnti contemporanee (come il New Age): se tutti sono gnostici, nessuno è
gnostico, e l'etichetta finisce per diventare priva di significato.

« Una questione a parte è la rinascita delle antiche idee gnostiche nella forma del cosiddetto New Age. Non ci si può
illudere che esso porti a un rinnovamento della religione. È soltanto un nuovo modo di praticare la gnosi, cioè
quell'atteggiamento dello spirito che, in nome di una profonda conoscenza di Dio, finisce per stravolgere la Sua
Parola sostituendovi parole che sono soltanto umane. La gnosi non si è mai ritirata dal terreno del cristianesimo, ma
ha sempre convissuto con esso, a volte sotto forma di corrente filosofica, più spesso con modalità religiose o
parareligiose, in deciso anche se non dichiarato contrasto con ciò che è essenzialmente cristiano. ..." »

( Giovanni paolo II- Varcare la soglia della speranza)

Nuovo Gnosticismo

Diverso dal neo-gnosticismo è quello che si può chiamare «nuovo gnosticismo», il tentativo consapevole di
rifondare, in epoca moderna, realtà e organizzazioni tipiche dello gnosticismo antico.

Un filone del nuovo gnosticismo dopo avere sottolineato gli elementi gnostici del catarismo cerca di ridare vita a
una religiosità catara. Le figure principali di questa corrente che è anche all' origine della rinascita turistica del
«paese cataro» nel Sud della Francia sono Antonin Gadal ( Lectorium Rosicrucianum) e Déodat Roché (1877-
1978).

Con loro entra in contatto un tedesco appassionato di esoterismo che diventa poi ufficiale delle SS e interessa al
neo-catarismo importanti dirigenti nazisti, Otto Rahn (1904-1939). Qualche gruppo neo-cataro esiste ancora in
Francia e altrove, ma l'esito principale della rinascita catara si è avuto all'interno del Lectorium Rosicrucianum ,
dopo l'adesione a questo movimento di Antonin Gadal.

Un filone diverso peraltro con radici comuni nella fioritura dell'occultismo in Francia alla fine dell'Ottocento è
quello delle Chiese gnostiche, che derivano da Jules Benoit Doinel e che si esprimono attualmente nella Chiesa
Gnostica Italiana.

Non senza collegamenti con questo filone, nell'ambiente dell'O.T.O (ORDO TEMPLIS ORIENTIS). è nata una
Ecclesia Gnostica Catholica, il cui rituale nella forma rielaborata da Aleister Crowley si inserisce nel filone della
magia cerimoniale e sessuale. La maggior parte delle branche dell'O.T.O. hanno una loro Ecclesia Gnostica
Catholica che non è autonoma né indipendente da ciascun O.T.O.

Per contro, un rilievo del tutto autonomo e diverso ha assunto nonostante un legame genetico originario con una
Chiesa Gnostica collegata a quelle post-reussiane il movimento gnostico fondato dal colombiano Samael Aun
Weor, oggi diviso in numerose branche.

Bibliografia

C.E.S.N.U.R., Enciclopedia delle religioni in Italia, Leumann 2001.


Henri-Charles Puech, Sulle tracce della gnosi, Adelphi, Milano 1985.

Sui mandei: Edmondo Lupieri, I Mandei: gli ultimi gnostici, Paideia, Brescia 1993.

Sullo neo-gnosticismo in generale: Giovanni Filoramo, Il risveglio della gnosi ovvero diventare dio, Laterza,
Roma-Bari 1983; Ioan P. Couliano, I miti dei dualismi occidentali: dai sistemi gnostici al mondo moderno, trad. it.,
Jaca Book, Milano 1989; Carlo Formenti, Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell'ateismo contemporaneo,
Raffaello Cortina, Milano 1991; M. Introvigne, Il ritorno dello gnosticismo, SugarCo, Carnago (Varese) 1993;
Emanuele Samek Lodovici, Metamorfosi della gnosi. Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano
1979. Michael Allen Williams, Rethinking «Gnosticism». An Argument for Dismantling a Dubious Category,
Princeton University Press, Princeton (New Jersey) 1996. Jean-Philippe Audouy, Déodat Roché. «Le Tisserand
des catharismes», Centre de Valorisation du Patrimoine Médiéval Impressions du Pays Cathare, Carcassonne
Arques 1997.

Per approfondire: vedi alcuni testi di Nag Hammadi, in Testi gnostici, a cura di Luigi Moraldi, Unione
Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1982; un quadro dello gnosticismo antico, in Hans Jonas, Lo gnosticismo,
trad. it., SEI, Torino 1991; del neo-gnosticismo, in Massimo Introvigne, Il ritorno dello gnosticismo, con
un’introduzione di Giovanni Cantoni, SugarCo, Carnago (Varese) 1993; sui caratteri gnostici della modernità
politica, vedi Eric Voegelin, Il mito del mondo nuovo. Saggi sui movimenti rivoluzionari del nostro tempo, trad.
it., Rusconi, Milano 1976; e di quella filosofica, Emanuele Samek Lodovici (1942-1981), Metamorfosi della gnosi.
Quadri della dissoluzione contemporanea, Ares, Milano 1979; e Ioan Petru Couliano (1950-1991), I miti dei
dualismi occidentali. Dai sistemi gnostici al mondo moderno, trad. it., Jaca Book, Milano 1989.

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