La Fisamonica Uno Strumento Musicale Colto
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1. La terminologia
funzionamento l’ancia libera (aerofoni a mantice con tastiera) sia la tradizionale fisarmonica
2
con il manuale sinistro a “bassi” con accordi precomposti, detta anche “fisarmonica a bassi
standard”.
Per quanto riguarda lo strumento classico si usano anche alcuni termini equivalenti che sono
caratterizzati prevalentemente dalla conformazione del manuale sinistro: “da concerto”, “a
bassi sciolti” “a note singole” e “con sistema convertitore” (che permette l’utilizzo dei due
sistemi ossia ad accordi precomposti e a note singole) . 3
Standard Stradella Accordion, in quanto la tastiera sinistra a centoventi bassi con accordi
precomposti è stata sviluppata, tra i primi, dalla storica azienda Dallapé situata in Italia nella
1
SALVATORE DI GESUALDO, Fisarmonica, Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti (DEUM), Il
Lessico, vol. II, Utet, Torino 2000, p. 243.
2
Lamina in metallo fissata su supporto. Emette il suono grazie alla sua vibrazione provocata dalla pressione dell’aria provocata
dal mantice dello strumento.
3
MARCO LO RUSSO, La Fisarmonica strumento del Novecento, Tesi di Laurea in Lettere e Filosofia corso di laurea DAMS
presso l’Università degli studi di Bologna, Bologna 2004.
4
JOSEPH MACEROLLO, Accordion Resource Manual, Ed. Avondale Press, Toronto 1980, p. 21.
5
Le integrazioni alla tabella sono in ALEKSI JERCOG, La Fisarmonica, Organologia e Letteratura, Physa, Caselle di Altivole
(Treviso) 1997, p. 11.
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cittadina di Stradella in provincia di Pavia; la tradizione vuole che Bajan derivi dal nome
Bojan, un menestrello ucraino vissuto nel XII secolo. 6
Oltre all’utilizzo delle denominazioni sopra citate, la fisarmonica è soggetta ad una vera e
propria “questione terminologica” molto complessa e articolata soprattutto in funzione del fatto
che lo strumento non è standardizzato in un'unica tipologia.
Molto spesso capita di leggere in alcuni programmi di sala di concerti, prevalentemente in
stagioni concertistiche italiane, il termine Accordion, la denominazione anglosassone di
fisarmonica (vedi tabella). Una scelta di questo tipo non rappresenterebbe nulla di strano, tanto
più che nell’era della globalizzazione termini anglosassoni sono utilizzati nella lingua italiana
corrente sia scritta che parlata. Una certa ambiguità, tuttavia, si rivela scorrendo gli
appuntamenti delle suddette stagioni concertistiche; si nota che nell’elencare gli altri strumenti
si utilizza solo e sempre, ovviamente, la terminologia in lingua italiana. Non si tratta di una
confusione terminologica ma semplicemente dell’intento di nobilitare in qualche modo lo
strumento. La volontà è semplicemente quella di marcarne l’evoluzione d’impiego: dalla
musica popolare a quella colta. È altrettanto vero che numerosi direttori artistici preferiscono
non utilizzare il termine fisarmonica, proprio perché troppo legato alla caratterizzazione e alla
ghettizzazione popolare, mentre il sostantivo Accordion sembra dare un “tocco” di originalità.
In definitiva il vocabolo “non italiano” avrebbe il compito, oltre a nobilitare lo strumento, di
incuriosire il potenziale pubblico e di attirarlo nelle sale da concerto per ascoltare uno
strumento di così complessa estrazione e collocazione.
5
“A San Pietroburgo nel 1907 il costruttore Pyotr Sterligov presenta al musicista e didatta Yakov F. Orlansky-Titarenko
un’armonica a bottoni costruita appositamente per lui, Sterligov non anticipava questo strumento, denominato Bayan
(utilizzato come termine russo) continuato ad esistere sotto questa denominazione e che trovava un’enorme diffusione non
solo in Russia, ma in molte altri paesi”. Cfr. FRIEDRICH LIPS, Die Kunst des Bajanspiels, Musikverlag Ulrich Schmülling,
Kamen 1991, edizione inglese a cura di W. A. WALSHE E P. GONDOLF, The Art of Bajan Playing, Technique, Interpretation,
and Performance of Playing the Accordion Artistically, Karthause-Schmülling, Kamen 2000, p. 12.
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mantice, portatili, a tastiera e ad ance libere, a cui appartengono diversi strumenti, disponibili
in una serie di svariate varianti illustrate, a titolo esemplificativo ma non completamente
esaustivo, nelle seguenti quattro tabelle:
FISARM ONICA
1. Bajan,
2. Modello per terze minori detto anche cromatico,
3. Modello a manuale destro con sistema a pianoforte
e manuale sinistro a bassi sciolti per terze minori,
4. Modello a manuale destro con sistema a pianoforte
FISARM ONICA CLASSICA e manuale sinistro a bassi sciolti per quinte,
5. Modello a manuale destro per terze minori
e manuale sinistro con bassetti,
6. Modello a manuale destro con sistema a pianoforte
e manuale sinistro con bassetti.
FISARM ONICA 1. Modello con manuale destro a sistema per terze minori,
A BASSI STANDARD 2. Modello con manuale destro con sistema pianoforte.
1. Modello con manuale destro a sistema per terze minori,
FISARM ONICA ELETTRONICA 2. Modello con manuale destro con sistema pianoforte.
1. Modello con manuale destro con sistema pianoforte
FISARM ONICA BASSO 8
2. Modello con manuale destro a sistema cromatico
Bandoneon unitonico
BANDONEON Bandoneon bitonico
6
CURT SACHS, Storia degli strumenti musicali, Mondadori, Milano 1996, pp. 482-484.
7
In entrambi i modelli di fisarmonica basso non è presente il manuale sinistro.
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Tutti gli strumenti elencati nelle tabelle sono catalogabili e definibili come:
1) “strumenti aerofoni a mantice”: il suono è prodotto grazie alla pressione dell’aria generata dal
mantice. Il mantice è il polmone della fisarmonica, il mezzo per ottenere l’espressione: come
l’arco per il violino, il tocco per il pianoforte, il respiro per gli strumenti a fiato. È fatto di
cartone spinotti e/o da viti. 9
2) “strumenti ad ance libere”: la pressione dell’aria produce la vibrazione delle ance libere
(piccole lastrine di metallo fissate su un supporto, generalmente in legno, denominato somiere
fissato all’interno delle rispettive casse armoniche dei due manuali), le quali producono il
suono.
3) “strumenti a tastiera”: l’esecutore agisce su due tastiere, rispettivamente manuale destro e
manuale sinistro aventi che, a seconda del sistema utilizzato, hanno estensioni sonore differenti:
si può arrivare, per quanto concerne il manuale destro, ad avere un massimo di centosette
bottoni per il sistema disposto per terze minori chiamato cromatico o, volgarmente, a bottoni e
di quarantacinque tasti per il sistema a pianoforte.
Dobbiamo però tenere presente che accanto a inventori o a costruttori innovativi, lo sviluppo
dello strumento era soprattutto dovuto a esigenze interpretative ed espressive degli esecutori e
ai suggerimenti dettati dalle esperienze di didatti e compositori, che hanno indicato, per via
empirica, di volta in volta quali erano le vie da seguire.
Le vere radici della fisarmonica sono assai remote poiché risalgono e coincidono con la storia
dell’ancia libera datata circa 2700 a. C.; per comodità di consultazione riassumiamo le sue
principali tappe evolutive nella seguente tabella cronologica:
8
Cfr. LUIGI ORESTE ANZAGHI, Metodo Anzaghi per fisarmonica, Ricordi, Milano 1970 (I ed. 1942), p. 5.
9
Comunicazioni personali del prof. Pierre Monichon, Parigi, 13 Febbraio 2004.
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notizia nell’VIII secolo, quando un esemplare di organo venne donato nel 757 dall’imperatore
greco d’Oriente Costantino V Copronimo (718-775) al re dei Franchi Pipino III (715 circa-
768). Il figlio di quest’ultimo, l’imperatore Carlo Magno (742-814), incarica i propri artigiani
di copiare l’organo che diventa, nel Medio Evo, lo strumento liturgico per eccellenza e inizia ad
assumere l’odierna morfologia. Dal XII-XIII secolo fino al XVII fanno la loro comparsa gli
organi a mantice di dimensioni più ridotte: l’organo portativo (suonato con la mano destra
mentre la sinistra aziona il mantice), l’organo positivo (suonato con entrambe le mani e il
mantice è azionato da un’altra persona), seguiti dal regale (dal 1435 nel Syntagma musicum di
Michael Praetorius) e dal bibelregal (ripiegabile). 13
Nell’ultimo decennio del XVIII secolo l’abate, teorico, pianista, organista e compositore
tedesco Joseph Georg Vogler (1749-1814) costruisce l’Orchestrion, un organo portativo
composto da quattro tastiere (cembali). Vogler porta in giro per l’Europa lo strumento tenendo
concerti e facendo a sua volta conoscere il principio dell’ancia libera. Al 1800 risale 14
10
Cfr. PIERRE MONICHON, L’accordéon, Van de Velde, Losanna 1985, (I ed. 1987), pp. 15-31; MAURIER, Accordion,op. cit., p. 9;
MACEROLLO, op. cit., p. 3.
11
ARMIN FETT, “voce” Harmonika, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, vol. V, Kassel, Basel 1956, (in seguito MGG),
pp. 1666-1667.
12
TONI CHARUHAS, The Accordion, Accordion Music Pub. Co., New York 1959 (I ed. 1955), pp. 13-18.
13
MAURER, Accordion, op. cit., p. 31.
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riesce ad ottenere da questo strumento suoni definiti “molto graditi” che ben si adattano alle
inflessioni della voce umana.
Gli strumenti inventati dal 1810 al 1821 non presentano novità sostanziali e decisive nella loro
costruzione, ma la Phys-Harmonica o Physharmonica, costruita dal viennese Anton Häckl nel
1818 o, secondo altre fonti nel 1821, è il primo strumento in cui viene impiegato per la prima
volta il termine fisarmonica.
Il sostantivo harmonica compare per la prima volta nel XVII secolo per indicare la
glassharmonica, ossia l’armonica a cristalli ideata da Benjamin Franklin e per la quale Mozart
scrive, nell’anno della sua morte, l’Adagio und Rondò in c-moll (KV 617) per Harmonica
(glasharmonika), flauto, oboe, viola e violoncello.
Da tutte le invenzioni citate si sviluppano tre strumenti musicali ad ance libere ben distinti:
l’armonium, l’armonica a bocca e la fisarmonica diatonica , e la loro codificazione
avvenne nel XIX secolo.
L’erede diretto dell’Accordion di Demian è la fisarmonica diatonica nei diversi modelli e
tonalità, costruita e utilizzata anche oggi soprattutto nel repertorio di musica popolare.
L’immediato successo della fisarmonica diatonica portò Vienna negli anni 1829-1830 a essere
il primo e unico centro di sviluppo di questo strumento.
Nel 1830 la fisarmonica prende la via per Parigi dove venne migliorata nelle parti meccaniche
da Marie-Candide Buffet (1796-1859) e da Napoléon Forneaux (1808-1846), assumendo il
nome di Accordéon. Come avvenne questa esportazione non è molto chiaro, ma probabilmente
qualche francese acquistò uno strumento a Vienna per poi riprodurlo con le relative migliorie in
Francia. Lo stesso percorso la fisarmonica lo effettuò in Germania dove Carl Friedrich Uhlig
(1789-1874), musicista e costruttore di strumenti a Chemnitz, venendo a conoscenza del
principio di funzionamento della fisarmonica durante un viaggio a Vienna nel 1834, brevetta
quella che poi fu la Konzertina o concertina tedesca.
Tra gli anni Trenta e i primi anni Quaranta la fisarmonica comincia a diffondersi dapprima in
Svizzera e poi in Russia. A questa espansione geografica, l’Italia ne rimane fuori fino agli anni
Cinquanta-Sessanta del XIX secolo, quando iniziò a diffondersi la fisarmonica diatonica.
Venezia, prima rappresentazione 12 Marzo 1857, troviamo in organico sia l’organo che la
fisarmonica.
In alcune zone di confine della penisola italiana la fisarmonica arriva dalla Provenza in
Piemonte e dall’Austria nel Tirolo. Dalle ricerche svolte a Trieste dallo storico Pier Paolo
16
Sancin, esposte nel saggio Il libro dell’armonica del 1990, risulta che Lorenzo Ploner (1818-
1894) esercita la professione di fabbricante di armoniche già nel 1862. Nel Friuli, invece, il
primo costruttore di fisarmoniche diatoniche è Camillo Borgna (1862-1909), il quale svolge la
sua attività artigianale a Madrisio di Fagagna (Udine) dal 1865. Tradizionalmente si fa risalire
17
14
FRATI, BUGIOLACCHI, MORONI, op. cit., p. 108.
15
GIANNATTASIO, op. cit., p. 52.
16
SANCIN, Il libro dell’armonica, op. cit., pp. 108-133 e pp. 160-171.
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La leggenda, riportata su tutti i saggi di storia della fisarmonica, narra di un incontro fortuito tra
un pellegrino austriaco in ritorno da Loreto, in provincia di Ancona, che chiede ospitalità in
casa Soprani e Paolo Soprani figlio di Antonio Soprani (1813-1885) e Lucia. Il pellegrino
portava con se un piccolo Accordion, simile a quello costruito da Demian a Vienna e il
diciannovenne Paolo Soprani (1844-1918) restò affascinato dallo strumento, tanto da supplicare
il pellegrino a cederglielo. Sul come l’Accordion viennese sia stato prelevato da Paolo Soprani
al pellegrino austriaco esistono diverse versioni; forse è stato comprato oppure ceduto in segno
di ringraziamento per l’ospitalità, ma c’è chi racconta che lo strumento fu rubato al viandante di
notte. Dopo aver smontato l’Accordion e averne compreso il funzionamento, Paolo Soprani
iniziò a produrre artigianalmente strumenti e successivamente, con l’aiuto dei fratelli Pasquale
Soprani (1852-1914), Settimio Soprani (1860-1924) e, qualche altro operaio, riuscì a creare un
vero e proprio laboratorio. Paolo Soprani si esibiva come esecutore di saltarello e si presentava
come venditore di organetti (è così che viene chiamato in Italia l’Accordion) in occasione di
fiere e di mercati nei paesi limitrofi a Castelfidardo. Soprattutto la vicina Loreto, meta di tanti
pellegrini, con le bancarelle della fiera e del mercato, divenne il luogo privilegiato ove poter
mettere in mostra l’organetto. Ai cantastorie, la sua portatilità e per il volume di suono, dovette
sembrare un ottimo accompagnamento alla voce e un nuovo potente richiamo per gli acquirenti
delle loro mercanzie. Questi, insieme agli zingari e ad altri ambulanti, furono i primi acquirenti
dello strumento e di conseguenza i primi diffusori. Fu così che lo strumento si diffuse a livello
di fiere e mercati. L’organetto fu presto accolto con interesse e simpatia anche dai contadini e
18
La richiesta di organetti aumentò notevolmente e a conferma di ciò, sta il fatto che Paolo
Soprani trasferì la sua attività ingrandendola notevolmente e trovando sede negli ampi spazi di
palazzo Gentilini nell’attuale piazzetta Garibaldi, nel centro di Castelfidardo, Ancona.
L’organetto italiano si apprestava a varcare i confini e la prima notizia di esportazione si ebbe
nel 1874; anno in cui una piccola fornitura di strumenti partì per la Grecia. 20
Dal 1850, apertura del laboratorio di Giacomo Pantaleoni Alunni a Nocera Umbra, la continua 21
richiesta di organetti portò altri artigiani a cimentarsi nella fabbricazione di strumenti. Tra
laboratori e aziende dedicati alla produzione della fisarmonica si possono contare, all’anno
2003 (ultimo censimento effettuato sul mercato della produzione fisarmonicistica), ben 418
(quattrocentodiciotto) attività italiane.
Un altro centro italiano molto importante per la produzione delle fisarmoniche è Stradella in
provincia di Pavia. Qui la fabbricazione di fisarmoniche iniziò nel 1876 per merito di Mariano
Dallapé (1846-1928), un appassionato di musica, nato a Brusino di Cavedine in Trentino che,
dopo avere girovagato a lungo, esercitando numerosi mestieri, si stabilì a Pavia. Mariano
Dallapé entrò in possesso di un Accordion viennese, trovato nel solaio della casa paterna e, con
quello strumento, si cimentò come esecutore. Dopo una rottura delle meccaniche del suo
Accordion, Dallapé fu costretto a ripararlo e né intuì alcune possibilità per migliorarlo. Decise
di aprire una piccola bottega artigianale nella cittadina lombarda nel 1876 ove iniziò la
produzione dei propri strumenti. Il laboratorio Dallapé fu il primo a codificare lo standard di
22
fisarmonica a centoventi bassi del manuale sinistro ad accordi precomposti, da cui, come su
citato, anche il nome di fisarmonica standard stradella utilizzato negli Stati Uniti.
17
GIANNATTASIO, op. cit., p. 52.
18
AMBROGIO ACOTTO, Il mantice, Ferraro, Ivrea 1984, p. 22.
19
FRATI, BUGIOLACCHI, MORONI, op. cit. , p. 140.
20
Cfr. a cura di BENIAMINO BUGIOLACCHI, Castelfisardo e la storia della fisarmonica, Guida al civico Museo Internazionale
della fisarmonica, Città di Castelfidardo, Assessorato alla Cultura, Castelfidardo 2003, pp. 9-17.
21
MARIO SFORZA, Mariano Dallapé, La sua fisarmonica e le fisarmoniche di Strabella, Assessorato del comune di Stradella,
Strabella, Pavia 1976, pp. 5-9.
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Nonostante non si abbiano documentazioni ufficiali, gli anni Ottanta-Novanta furono anni di
notevole sviluppo per la fisarmonica e l’evoluzione, da un modello di strumento all’altro,
risultò essere dettata più da necessità tecnico-espressive che da una progettualità precostituita
dei costruttori.
In Russia l’artigiano Nikolaj Ivanovič Beloborodov (1828-1912), pioniere della fisarmonica
russa al pari del nostro Paolo Soprani, costruì la prima fisarmonica cromatica che, migliorata
successivamente, diede origine al Bajan, presto inserito in formazioni musicali classiche. La
vera storia della fisarmonica, come del Bajan, iniziò nel Novecento ove il suo sviluppo arrivò a
tracciare le basi per le fisarmoniche da concerto contemporanee. Nel primo ventennio del
Novecento la fisarmonica ad accordi precomposti viene definitivamente sviluppata e lo
strumento divenne estremamente popolare, tanto che in Francia venne creato un genere
musicale apposito per questo strumento: il cosiddetto genere Musette.
Questi aspetti contribuirono a una notevole diffusione dello strumento ma nello stesso tempo ne
negarono l’affermazione nella musica colta che rilegò e ghettizzò molto la fisarmonica (spesso
accade ancora oggi) a un solo tipo di repertorio, quello popolare. I rimedi a questi
inconvenienti, che permisero il lento inserimento nel panorama della musica colta risultarono
essere: l’utilizzo dei bassi sciolti nel manuale sinistro che ne aumentava le possibilità esecutive
polifoniche e il costituirsi delle scuole nazionali di Trossingen in Germania alla fine degli anni
Venti e di quelle scandinave e sovietiche degli anni Sessanta. Nel 1904 il russo Sinizin brevetta
un Bajan con un sistema convertitore che trasforma i bassi ad accordi precomposti in bassi
sciolti.
Lo sviluppo dello strumento rimase comunque sempre strettamente legato a singole iniziative 23
22
Comunicazioni personali dell’artigiano-costruttore Nazzareno Carini, Castelfidardo 2004.
10
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5. Il “nomadismo culturale”
Così scrive Pierre Monichon nel suo studio l’Accordeon: “La fisarmonica è nata a Vienna nel
mondo intero, seduce gli chansonniers, il suo fascino ispira i poeti. Il “nomadismo culturale”
del nostro strumento e la sua disinvoltura davanti alle barriere sociali, che notoriamente, l’ha
fatto passare dai salotti alla strada, poi riandare dai motivi di danza alle sale da concerto, ha il
dono di tormentare alcuni”. 27
L’apporto del jazz, sviluppatosi in America nei primi decenni del ’900, andò ad arricchire e
trasformare la tradizione con nuove sonorità, incontrando quella che era l’esigenza di creare un
“nuovo mondo”. Dal fisarmonicista americano Art Van Damme ad alcuni musicisti americani
più vicini al jazz, si sviluppò la tendenza di mascherare il suono tipico della fisarmonica per
inserirla, in maniera indolore, nelle grandi orchestre o nelle piccole formazioni in sostituzione e
nell’imitazione del sax o dell’organo. Art Van Damme fu il primo a sfruttare esclusivamente i
23
THOMAS EICKHOFF, Kultur-Geschichte der Harmonika: Armin Fett- Pädagoge und Wegbereiter der Harmonika-Bewegung,
Verlag, Schmülling, Ulrich, Kamen 1991, pp. 83-85.
24
MONICHON, op. cit., p. 96, p. 107.
25
LUIGI ZOPPI, BIO BOCCOSI, GIORGIO MARIANI, Mostra retrospettiva, catalogo uffiiciale, centenario della fisarmonica 1863-
1963, Camera di commercio industria e agricoltura, Federfisa-Associazione degli industriali, Ancona 1963, p. 6.
26
MONICHON, op. cit., pp. 3-4.
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suoni più scuri e meno ricchi di armonici dello strumento, eliminando dalla sua tavolozza
timbrica le sonorità più sguaiate, tipiche della musica popolare ma anche degli a solo jazzistici
di Charles Melrose, Cornell Smelser e Ira “Buster” Moten (fisarmonicisti attivi negli anni
Trenta). Il “vecchio” non muore, ma trova la strada per trasformarsi e rinnovarsi. Secondo
28
l’esigenza degli emigranti dell’epoca, ribadire le proprie radici culturali, aprendo le braccia ad
un nuovo futuro, portava ad un’integrazione di culture e alla creazione di un nuovo linguaggio
musicale. L’incontro e la fucina di queste nuove idee investì con estrema energia l’America e
successivamente si estese in tutta Europa. Il jazz, così connotato, da modo di fare musica, finì
per divenire un genere musicale e un linguaggio articolato in forme e sonorità.
L’appropriazione di questo tipo di linguaggio da parte del nostro strumento porterà a un
repertorio ricco di stilemi linguistici legati al jazz, con una predilezione per sonorità scure. È da
precisare che l’impiego del linguaggio jazzistico è valido solo per il sound e per
l’armonizzazione, ma non per le forme musicali tipiche. Questa fu l’atmosfera culturale che
alcuni fisarmonicisti-compositori trovarono nella produzione musicale degli anni Cinquanta
che pur se sviluppata se ne sente ancora oggi il profumo.
Sul testo La Tecnica dell’orchestrazione contemporanea di A. Casella e V. Mortari, alla voce
fisarmonica: “se ne conosce un solo impiego, quello del Wozzeck di Alban Berg, nel quale – a
dir vero – un gruppo di codesti istrumenti fa parte di una speciale orchestrina sul palcoscenico.
Nessun altro istrumento o complesso orchestrale”. 29
Non sarebbe assolutamente difficile sostituire, con non poche argomentazioni, questa
definizione con una molto più conforme all’attuale impiego cameristico o orchestrale della
fisarmonica e far riferimento alle attuali possibilità timbriche. D’altro canto però dobbiamo
tener conto che proprio l’iniziale diffusione dello strumento risultò essere la causa della sua
collocazione in ambiti dilettantistici e popolari. Ovviamente la chiave di lettura, riportata sul
testo di Casella e Mortari, è da leggere in questa accezione, anche perché l’impiego della
fisarmonica effettuato da Berg e da altri autori ne rievoca proprio lo spirito più popolare. In
realtà questa visione della fisarmonica era, per la maggior parte dei casi, l’esatto specchio della
letteratura fisarmonicistica degli anni Cinquanta-Sessanta. L’effettivo consolidamento
dell’immagine e del ruolo della fisarmonica come strumento contemporaneo può avvenire
mediante il confronto diretto con avvenimenti della realtà musicale odierna. Il percorso storico
della fisarmonica non a oggi ancora definitivo. Dello strumento si sta compiendo e scrivendo la
storia ancora oggi.
27
Cfr. ROBERTO LUCANERO, La fisarmonica, Il suono della fisarmonica nella storia del Jazz statunitense, alcune considerazioni,
in «Notiziario di informazione musicale del centro internazionale di studi sulla fisarmonica», III, n. 1, Castelfidardo 1995, pp.
25-28.
29
Cfr. A. CASELLA, V. MORTARI, La Tecnica dell’ Orchestra contemporanea, Ricordi, Milano 1996 (I ed. 1950), p. 126.
30
GIAN PAOLO LUPPI, docente di Armonia e Contrappunto presso il conservatorio G. B. Martini di Bologna
Comunicazioni personali, cit.
12