Metodi Di Immagine in Fisica Medica

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METODI DI IMMAGINE IN FISICA MEDICA

Lezione 11/12/2019 Prof. Bonutti Parte 1

Questo è un tipico esempio di gamma camera vecchia che non viene più utilizzata. Faceva la SPECT
quindi le tomografie ed era una delle prime che sono state fatte. Era abbastanza all’avanguardia con
tre rivelatori, messi a 120° tra loro. Questo è un lettino dove il paziente si stendeva.
Era utilizzata per fare SPECT cerebrali. Dico si facevano perché è stata messa fuori uso già anni fa.
Quelli che vedete a destra sono i carrelli per il cambio dei collimatori.
Avevamo 4 set di collimatori, un set è montato e altri tre set fuori che si potevano montare sulla
macchina. Avevamo quello Low Energy, Medium Energy, Fan Beam cioè fori convergenti e Cardio
90° per fare le SPECT cardiache.

Questo è un tipico spettro acquisito con questa


gamma camera vista adesso, senza collimatore. Lo
spettro si può acquisire anche con il collimatore ma
poi viene attenuato. Vi faccio vedere questo perché è
uno spettro energetico dei fotoni che raggiungono i
detettori della gamma camera, emessi da una sorgente
cosiddetta tecneziata, contente cioè Tecnezio. Vedete
sono fotoni da 140 kev. Lo spettro è centrato attorno
a 140 kev. Questa in blu è la finestra di acquisizione.
Cioè la macchina durante l’acquisizione accetta solo
fotoni che cadono all’interno di quella finestra,
tipicamente il 10%. La curva è una gaussiana e
rappresenta il cosiddetto foto-picco dei fotoni da 140
kev. Quello sotto ha anche un accumulo di fotoni di
bassa energia, attorno a 70/80 kev. Cioè questi sono i
fotoni compton. Questo sotto è stato acquisito da un paziente mentre quello sopra da una sorgente
puntiforme, tipo una siringa contente Tecnezio.
Sotto vedete che lo spettro emesso dal paziente ha anche una componente di bassa energia, sono
quindi i fotoni compton, cioè quelli che sono stati emessi dal Tecnezio, però prima di uscire dal corpo
del paziente hanno subito una diffusione, quindi diffusione compton.
Cosa è la diffusione compton? Quando un fotone emesso dal nucleo urta un elettrone o fa effetto
fotoelettrico o fa compton che si chiama anche scattering. L’elettrone va fuori dall’atomo e il fotone
cambia direzione come in un urto. Il fotone cambia direzione e anche energia perché diminuisce.
Questi sono tutti i fotoni di più bassa energia uscenti dal corpo del paziente che hanno subito
diffusione. Gli altri fotoni invece non hanno subito diffusione perché hanno energia di 140 kev, non
sono 140 kev esatti perché non è una delta di Dirac, ma sono comunque 140 kev. C’è un’incertezza
sull’energia del fotone.

• Questa è una GAMMA CAMERA SPECT-CT, con il gantry TAC dietro. Il paziente fa sia
la SPECT che la TAC. Abbiamo tre set di collimatori. Questo è un set di collimatori.
Ipotizzando che sia quello di basse energia. Abbiamo anche quelli a medie e ad alte energie.
Per togliere e rimettere i collimatori c’è un carrello. In quelle vecchie si attaccava a mano,
aveva due maniglie, però questi sono più pesanti, 30/40 kg l’uno, quindi è impensabile che
uno lo faccia a mano. Ci sono dei sistemi automatici di cambio collimatori.

• Questo è una GAMMA CAMERA mono testa, con cono di piombo per fare imaging della
tiroide.
• Questa è una GAMMA CAMERA a due teste, lettino, non c’è la TAC. Quest’anello non è
la tac ma è un elemento meccanico, c’è un ingranaggio dentro per la rotazione delle due teste.
Se le due teste non ruotano si può fare la posizione statica. Il paziente si distende, il lettino
motorizzato avanza in modo da prendere la testa del paziente per esempio, i rivelatori stanno
fermi e si acquisisce anteriormente e posteriormente e poi si ferma, il lettino va avanti un altro
po’ si acquisisce un altro pezzo e così via. Il computer mette insieme le immagini. Sono le
classiche immagini di acquisizione ossee. Si ha l’imaging di tutto il sistema osseo per vedere
per esempio se ci siano metastasi ossee.

Vediamo questa tabella dove riassumiamo tutti i radioisotopi usati in medicina nucleare.

Lasciamo da parte la prima riga che è il Fluoro 18. Vediamo Gallio, Tecnezio, Indio, Iodio 123 e
Iodio 131. Questi sono i radioisotopi più utilizzati in medicina nucleare diagnostica con cui vengono
marcati i radiofarmaci che vengono poi somministrati al paziente per fare la diagnosi.
Le caratteristiche sono le energie dei fotoni, il foto-picco, e anche i tempi di dimezzamento. Vedete
il Tecnezio, che è quello più usato, ha un fotone da 140 kev. Vi dico un fotone perché il nucleo emette
un fotone solo. Diventa Tecnezio stabile. Anche se in realtà non è stabile, perché il Tecnezio 99
metastabile che emette fotoni da 140kev decade con emissione gamma in Tecnezio stato
fondamentale. Z, numero atomico, rimane sempre quello. Il Tecnezio stato fondamentale ha
un’attività specifica molto bassa. Ha un tempo di dimezzamento elevatissimo. Cinque anni.
Il paziente quando gli inietto Tecnezio metastabile emette fotoni da 140kev, ogni sei ore la sua attività
si dimezza e dopo qualche giorno non emette più nulla. Però lui comunque ha ancora una piccolissima
quantità. È un isotopo radioattivo il Tecnezio, però avendo un tempo di dimezzamento lunghissimo
è come se fosse quasi stabile.
Più lunga è la vita media o il tempo di dimezzamento e più possiamo considerare che l’isotopo sia
stabile. Per esempio, il protone lo consideriamo tutti stabile, in realtà ci sono esperimenti per capire
se decade, e in tal caso avrà una vita media di milioni di anni. Non so se avete capito il concetto, cioè
quando la vita media o il tempo di dimezzamento che sono un indice di quanto un isotopo rimanga
attivo e se questi sono molto lunghi possiamo pensare più sono lunghi più l’isotopo si può considerare
stabile.
Anche l’attività specifica, cioè l’attività per unità di massa è molto piccola nel Tecnezio. Quindi
quando un paziente ha esaurito l’emissione dei fotoni gamma, tutto il Tecnezio metastabile è decaduto
in Tecnezio possiamo dire che non sia più radioattivo.
È più radioattivo il paziente perché ha potassio 40…che abbiamo tutti ed è un isotopo radioattivo che
emette fotoni che si possono anche vedere e viene dagli alimenti. Per esempio, la banana è debolmente
radioattiva. In realtà poi il potassio 40 che introduciamo nel corpo con una banana o con gli alimenti,
noi lo introduciamo ma non viene incorporato tutto perché viene eliminato subito.
Questo per dirvi che il Tecnezio nel paziente rimane, ma ha un attività molto piccola rispetto a quella
che può essere degli isotopi naturali che noi abbiamo nel corpo. Siamo comunque sottoposti ad
esposizioni da radioisotopi naturali.
Poi c’è l’Indio che viene usato per certe cose ma poco. Anche lo Iodio 123 viene usato meno.
Lo Iodio 131 viene usato parecchio, non tanto per la diagnostica ma per la terapia della tiroide perché
è un beta-emettitore. Emette anche fotoni gamma però. Ha quindi questa duplice emissione,
emissione beta per la terapia e diagnosi della cura in corso per la terapia che sto facendo perché emette
fotoni quindi e posso fare imaging della tiroide. Per esempio, un paziente operato perché ha un
carcinoma, poi siccome possono rimanere dei micro-tessuti neoplastici, si fa una cura con lo Iodio o
una cura radicale cioè si usa cioè lo Iodio per distruggere il tessuto tiroideo. Se è rimasto si può vedere
in base a quanto abbia captato la tiroide e si può fare l’imaging.

Questi invece sono i radioisotopi usati per terapia: Stronzio, Ittrio, Iodio 131 e Samario 153. Poi
dipende dagli ospedali per esempio i centri grossi usano anche altro.

Noi usiamo Iodio per tiroide e Ittrio 90 per il fegato. Abbiamo poi i radiofarmaci per la medicina
nucleare (vedere slide). Se noi somministriamo Tecnezio piuttosto che Iodio, Indio e altro per fare
imaging, il paziente rimane portatore di radioattività per un certo tempo. Quanto a lungo? Dipende
dal tempo di dimezzamento del radioisotopo che ho iniettato. In realtà all’eliminazione della
radiazione emessa dal paziente concorre non solo il decadimento fisico del radioisotopo ma anche
quello biologico, perché la molecola stessa viene eliminata biologicamente. Per esempio, il paziente
che fa la PET, gli somministriamo il farmaco FDG e nelle prime due ore il paziente elimina il 20%
nelle urine. Quindi anche quella è una via per eliminare il radioisotopo e oltre al decadimento fisico
c’è anche quello biologico.
Quindi il tempo di dimezzamento effettivo
è sempre minore di quello fisico. Il tempo
effettivo di un radiofarmaco tecneziato è
meno di 6 ore perché, oltre alle sei ore di
decadimento fisico, c’è anche quello
biologico.
Quanto è il rate di emissione di un paziente
che ha fatto una scintigrafia? Un paziente
portatore di radioattività in seguito ad un
esame radiodiagnostico di medicina
nucleare, lui è portatore di radioattività.
Quindi quanto è pericoloso? Avete fatto il
concetto di dose?
Ci sono tre definizioni di dose. La prima, la definizione fisica cioè la quantità di energia assorbita
dall’unita di massa quando questa massa è interessata da una radiazione ionizzante. Se ho una
bottiglia d’acqua e gli mando raggi x, essi depositano energia nell’acqua, che dopo viene spesa sotto
forma di ionizzazione. L’energia assorbita da un Kg d’acqua diviso la sua massa in Kg, è una quantità
fisica, definita dose.
Poi si comincia a ragionare anche in termini radio-protestionistici, perché vogliamo arrivare ad una
quantificazione del rischio. Sappiamo che le radiazioni ionizzanti sono potenzialmente pericolose,
perché possono rompere i legami molecolari o rompere la singola o doppia elica del DNA.
Dobbiamo quindi quantificare questo potenziale pericolo. Non basta la dose assorbita che è una
grandezza fisica e non mi dice nulla sul rischio, ma solo quanta energia è stata assorbita per unità di
massa. Per quantificare il rischio, incominciamo a considerare che tipo di radiazione ha rilasciato
l’energia. Quindi dall’energia assorbita passiamo alla dose equivalente che è l’energia assorbita
moltiplicata per un fattore che tiene conto del tipo di radiazione. Per i protoni è più di uno, per i
neutroni più di 1.
Questo vuol dire che prendendo, ad esempio, un tessuto umano irraggiato con protoni e uno con
fotoni. Possono aver rilasciato la stessa energia dal punto di vista fisico, 1 joule per kg, ma i protoni
ionizzano molto di più lungo la loro traccia per unità di percorso, quindi la dose equivalente è più
alta, perché è legata alla ionizzazione fatta lungo le tracce. A parità di ionizzazione è più alta con i
protoni.
Se poi voglio continuare a cercare una grandezza che mi quantifichi il rischio devo definire la
cosiddetta dose efficace, cioè la dose equivalente moltiplicata per dei fattori numerici che tengono
conto della radiosensibilità degli organi irradiati. C’è una tabella con tutti i tessuti umani e ad ognuno
è assegnato un peso, perché a parità di dose equivalente somministrata a due organi diversi, il rischio
di andare incontro ad effetti è diverso. Ad esempio, le estremità sono le meno radiosensibili, avranno
perciò un peso. I tessuti molli hanno un peso di radiosensibilità minore rispetto ai polmoni, perché il
danno dato al polmone dalla stessa dose equivalente determina un rischio maggiore. Rischio di che
cosa? Rischio di andare incontro ad effetti dovuti alle radiazioni ionizzanti. Quindi tutto per
commentare questa tabella, che fa vedere quanto sono i rate di dose equivalente ad una certa distanza
dai pazienti a cui sono state somministrati farmaci per diagnostica.

Ad esempio, a questo sono stati somministrati 25mCI, ad un metro dall’addome irraggia 16 uSv
all’ora, ad un metro dai piedi 2, ad un metro dalla testa 2 e a 10 cm dall’addome 180. Se lui sta in
piedi e voi state ad un metro da lui ogni ora prendete 16 uSv. Un paziente con il Fluoro 18 per la PET,
circa 10 volte di più. Vedete il paziente che ha fatto un esame PET al quale sono stati somministrati
15mCI ad un metro dall’addome irraggia 70 uSv all’ora. Il paziente portatore di radiofarmaci per PET
irraggia molto di più rispetto ad un paziente portatore di Tecnezio. Questo è importante dal punto di
vista della radio protezione.
A Udine noi facciamo la terapia al fegato, usando Ittrio 90,
somministrato sotto forma di microsfere attraverso l’arteria
epatica, in sala interventistica durante una procedura chirurgica.
Si inserisce un catetere e una volta raggiunta l’arteria che irrora
la parte del fegato malata, il medico nucleare inietta le
microsfere. Queste micro-palline, dette microsfere, che
possono essere di vetro o di resina e che contengono l’Ittrio 90,
si fermano nei capillari del tumore perché i capillari diventano
sempre più stretti e emettendo radiazioni beta bombardano il
tumore. Viene usato l’Ittrio perché è un beta emettitore, nel giro di pochi cm viene assorbito dalla
massa tumorale. Il paziente potrebbe anche andare a casa subito anche se non viene mandato
normalmente. L’Ittrio decade in Zirconio che è stabile.
L’Ittrio ha un tempo di dimezzamento di 3 giorni ma non irraggia molto perché non uscendo elettroni,
quello che esce sono radiazioni di frenamento, quindi raggi x. Se vi mettete con una camera a
ionizzazione ad un metro davanti ad un paziente trattato con questo sistema irraggia 4/5 uSv,
veramente molto poco, perché la radiazione di frenamento è una piccolissima percentuale della
radiazioni. Gli elettroni emessi dall’Ittrio solo per l’1% fanno frenamento per il 90% fanno collisione,
quindi non producono raggi x e si fermano. Radiazione di frenamento che esce quindi è molto piccola.
Se vi interessa questo argomento abbiamo bisogno di studenti. Su queste terapie c’è un ambito di
ricerca perché il problema di quantificare, fare una dosimetria, prima e dopo il trattamento capire che
dose sia stata data al paziente, dove sono andate le sfere, dopo l’intervento dove sono andate le sfere.
C’è il problema di come fare l’imaging dell’esito.

Ad esempio, se facciamo imaging con una gamma camera facciamo i conti con fotoni emessi dal
pazienti che hanno, uno spettro fatto così. È uno spettro emesso da un paziente trattato con Ittrio.
Vedete non c’è foto-picco sul quale possa mettere la finestra energetica. C’è uno spettro senza una
forma ben definita.
Dove metto la finestra di acquisizione per fare la SPECT a questo paziente? Abbiamo fatto diversi
studi in passato. Vedete come cambia. Queste sono le immagini SPECT, TAC, SPECT più TAC fuse,
del fegato di un paziente trattato con diverse finestre di acquisizione. Ad esempio, se uso una finestra
che prende la parte finale dello spettro è molto brutta. Queste immagini hanno lo scopo di far vedere
al medico dove sia andato a finire l’Ittrio, se sia stato quindi somministrato nel posto giusto. Quindi
c’è il problema di che finestra usare. Le migliori sono quelle a bassa energia che danno un imaging
più definito. Quelle ad alta energia, sulla destra, invece sono brutte perché se seleziono questi fotoni,
finestra viola, essendo di alta energia perforano i setti dei collimatori e l’immagine è sfocata per
quello. La SPECT viene abbandonata post terapia di controllo e si preferisce fare la PET, però con il
tempo di volo che dopo vedremo cosa sia. Adesso tutte le PET hanno il tempo di volo. Questi studi
avevano più senso 10 anni fa che non si aveva ancora la PET con il tempo di volo, ma quella vecchia.
Con le PET nuove l’immagine è decisamente migliore rispetto a queste. In sostanza come si controlla
l’attività somministrata a questi pazienti? Con la PET. Perché si riesce a vedere con la PET? Perché
c’è una piccolissima emissione positrone elettrone dall’Ittrio 90. Non solo decade beta emettendo un
elettrone ma emette anche una piccolissima radiazione d’urto positrone elettrone.
Produzione di radiofarmaci per la PET.

Per parlare di come vengano prodotti i radioisotopi dobbiamo parlare del ciclotrone.
Come funziona un ciclotrone? È diverso dal sincrotrone che accelera solo elettroni. I ciclotroni sono
acceleratori di particelle in cui la traiettoria è a spirale. Ci sono ciclotroni grossi in giro per il mondo,
nati per scopo di ricerca, le cui dimensioni della macchina sono grandi (i diametri della macchina
stanno intorno ai 50 metri). Poi sono stati costruiti anche i ciclotroni per usi medicali, come per
produrre il fluoro18, e installati anche negli ospedali, quindi sono delle macchine relativamente
piccoline.

Come funziona un ciclotrone? la particella spiralizza dentro il ciclotrone: stiamo parlando di


macchine per la ricerca di 50 metri di diametro, ma lo stesso discorso vale per le macchine medicali
che hanno diametri di circa un metro e mezzo.
Il ciclotrone è formato da 4 piastre metalliche. Ciascuna piastra metallica ha una forma di D, in tutto
ci sono 4 piastre accoppiate tra loro. Nella figura si vede il ciclotrone visto dall’altro, in cui non si
vedono le altre piastre metalliche a forma di D poste sotto le superiori.
Nel centro del ciclotrone in qualche modo produco ioni idrogeno negativi (H-), delle particelle
negative. Le D accoppiate si trovano a polarità differente inizialmente perché sono collegati ad un
generatore di tensione, la stessa cosa per le D sottostanti, anche loro avranno polarità differente. Lo
ione idrogeno negativo viene accelerato e si infila tra le due D. In questo spazio dove c’è un campo
magnetico statico molto alto con 1T-1,5T, la particella carica si sta muovendo è stata accelerata e
adesso è soggetta alla forza di Lorentz:
Noi abbiamo una carica elettrica, che è lo ione, che si muove e abbiamo un campo magnetico B, tra
le due D, è soggetta alla forza di Lorentz e quindi invece di andare dritta si crea un movimento a
spirale.

La particella muovendosi a spirale torna indietro verso lo spazio tra le altre due D che però hanno
cambiato polarità per via del generatore. Se la particella si sposta nel momento giusto viene ancora
accelerata, subisce nuovamente il campo magnetico e si sposta verso le altre due D che hanno
cambiato di nuovo la loro polarità e per questo accelereranno nuovamente la particella. Continuando
così, si crea un movimento a spirale di accelerazione e si ferma quando l’energia dello ione idrogeno
negativo ha raggiunto il valore voluto con dei magneti si deflette il fascio e lo si estrae dal ciclotrone.
Quando ho estratto il mio fascio, ho un fascio di ioni idrogeno negativi. Quando è estratto viene fatto
passare attraverso un Carbon foil che trattiene gli elettroni e ho un fascio di protoni di una certa
energia, che viene chiamato STRIPPING.

Ho un fascio di protoni che posso usare per bombardare qualcosa, ad esempio bombardo l’ossigeno
18 per fare il fluoro 18.
In realtà non è tutto così semplice: man mano che l’energia dello ione idrogeno negativo aumenta
spiralizzando, lo ione idrogeno diventa relativistico. Si creano dei problemi per cui la
sincronizzazione tra il movimento e la frequenza della polarità che cambia è complicata da ottenere.
Ci sono vari ciclotroni in cui viene variata la frequenza del cambiamento di polarità, oppure sono
sagomate le D per il campo magnetico, (leggere slide funzione del ciclotrone). Per non perdere il
fascio questo si risolve in due modi:
● con ciclotroni isocroni, si deforma il campo magnetico in maniera opportuna per focalizzare
correttamente il fascio dei protoni
● sincrociclotroni, da non confondere con il semplice sincrotrone.
Quindi nei ciclotroni si accelerano gli ioni idrogeno negativi per produrre un fascio di protoni.
Cosa si fa dei protoni? Si fa una reazione voluta per produrre fluoro 18, marcarlo e produrre FDG.
Con questa reazione posso fare anche altri radioisotopi.

Si usa tanto il fluoro perché ha un tempo di dimezzamento più elevato quindi lo posso produrre in un
centro e portare fuori e prima delle 2 ore non ha ancora raggiunto il dimezzamento. Chi vuole usare
l’ossigeno 15 per fare certi studi devo avere il ciclotrone nella porta accanto della medicina nucleare.
Sono tutti dei beta+ emettitori, che sono isotopi instabili per decadimento beta+, che emettono
elettroni positivi e interagiscono con gli elettroni del corpo e interagiscono e annichilano e li uso con
la PET. (leggere slide caratteristiche tecniche ciclotrone medicale)
Caratteristiche del ciclotrone di Udine:

Il target comunque è raffreddato con elio, vediamo lo schema:


Leggere il target ma non si sofferma tanto. i protoni incidono in questo foglio di HAVARe lo
scaldano, e serve l’elio per poterlo raffreddare. Il target si trasforma in fluoro 18 e viene estratta
l’attività da un lato.
I target dipendono da quale deve essere il mio bersaglio. La reazione è protoni su ossigeno 18 e si
ottiene fluoro 18.

Per via delle dosi che potrebbero raggiungere l’esterno, è stato creato un bunker dove mettere il
ciclotrone, che viene aperto una volta ogni tanto per la manutenzione. Nell’aria del bunker c’è argon
40 con una percentuale del 1%. L’Argon 40 che viene bombardato dai neutroni e diventa Argon 41,
e si crea un decadimento beta e gamma con decadimento molto lenti. Si attivano un sacco di
decadimenti sui componenti metallici del ciclotrone.
Il personale che lavora è personale esposto, come quelli che fanno manutenzione, perché anche solo
respirando le arie contaminate potrebbero andare incontro ad esposizione con materiali radioattivi.
Inoltre, potrebbe succedere che attraverso un whole body counter si misurino i livelli di
contaminazione di tiroide, torace e addome, a 512 Kev e quindi contengono radioisotopi sotto forma
di FDG.
La produzione del F18 partendo dall’urto del protone con l’ossigeno 18 e relativa produzione di
neutroni. La reazione è di tipo isotermico.

FDG
Il FDG è il radiofarmaco più usato: è un analogo del glucosio
combinato con fluoro al posto del gruppo OH in posizione c2.
E’ trasportato nel corpo attraverso le membrane seguendo le stesse vie
del glucosio. Usato in oncologia, radiologia e cardiologia. Si nota che
oltre una certa soglia di bombardamento dell’ossigeno, non viene più
prodotto altro fluoro e si raggiunge una saturazione, dovuta al decadimento che inizia.

Il gallio 68 è un radionuclide che viene usato per marcare alcuni radiofarmaci. Viene usato nella PET
ed è ottenuto dal decadimento del germanio 68, che a sua volta decade in zinco 68 che è un isotopo
inerte.
Il gallio 68 non è prodotto dal ciclotrone, quindi si riducono i costi, e probabilmente si otterranno
delle molecole che contengono radioisotopi prodotti senza ciclotroni ma da semplici generatori, che
non sono complessi e costosi come un ciclotrone. Il germanio 68 decade in gallio 68 che viene
iniettato nel paziente e poi nel paziente decade nuovamente in zinco che però è un elemento stabile e
non danneggia il paziente. Il gallio 68 è un beta+ emettitore, come il fluoro, usato per marcare alcune
molecole.

Funzionamento della PET.


Acronimo di positron emission tomography. La reazione non può avvenire nel vuoto perché i protoni
per come sono fatti decadrebbero trasformandosi in neutroni emettendo positroni.

Ci possono essere isotopi che sono i beta+ e i beta - emettitori, con la PET si sfrutta il decadimento.
La particella che sfrutta la tecnica è il positrone. I neutrini quando vengono emessi, sono emessi anche
dal paziente. Sono particelle che non hanno cariche e non hanno interazione con la materia. Hanno
una massa ridotta, inferiore ai 60 eV, e possono attraversare la materia senza scomporsi.
Emission: sta a significare che la tomografia è ad emissione e non a trasmissione. Il paziente stesso
emette le radiazioni. Invece nella TAC è il tubo che emette nei confronti del paziente che raccoglie.
Tomography: termine greco che sta a significare sezione. Sono tecniche che sfruttano la componente
radio per ricostruire qualcosa di interesse che sta all’interno del paziente.

Abbiamo già visto quali siano i radiofarmaci più usati nella PET che sono quelli che abbiamo detto
prima.
Il processo di annichilazione. noi abbiamo il nucleo di partenza che emette un positrone e incontra
nel corpo umano un elettrone negativo. i due si incontrano e si legano per un tempo infinitesimale e
si annichilano emettendo due protoni uno da una parte e uno dall’altra. Il positrone annichilendo crea
energia emettendo il positrone che fa un percorso nella materia, ma è di pochi mm e poi dipende dal
tipo di elemento. Il positrone prima di annichilire come il neutrone sarà riconoscibile, ma non è
possibile stabilire il punto di emissione perché la macchina costruisce solo il punto di annichilazione.
Il limite intrinseco della PET è riconducibile alla risoluzione spaziale che è quella di non riuscire a
ricostruire dove venga prodotto.

La regola d’oro di fermi si legge ma non viene chiesta all’esame!!!


Nell’evento di annichilazione tutta la massa dell’elettrone è trasformata in energia, per ogni elettrone.
io ho questi due fotoni che escono dal corpo del paziente e la PET è fatta per rilevarli.

Come faccio a rivelare questi fotoni con la PET? È possibile fare dei detettori con gli stessi materiali
scintillatori che vengono utilizzati per le gamma camere?

Non è possibile perché le caratteristiche dei materiali scintillanti che se poco densi, come lo ioduro
di sodio, sono poco densi e inadatti a fermare gli elettroni da 511 kev e inoltre la scintillazione dura
a lungo. Il più importante motivo per cui non si usa lo ioduro di sodio è perché ha un tempo di risposta
della scintillazione che dura a lungo, che rallenta le acquisizioni e si preferisce usare materiali che
abbiamo una risposta in luce rapidissima. il LSO (silicato di lutezio), è un materiale scintillante con
buona densità e tempo di decadimento ridotto, con impulsi di luce molto ridotti e la resa di
scintillazione più bassa, ma non è un problema perché si migliora il tempo di decadimento
dell’impulso luminoso della scintillazione. Il lutezio, che si trova in natura, ha una percentuale di
isotopo 176 che è radioattivo. Dopo aver visto che c’è una radioattività intrinseca il problema è che
il materiale stesso produce auto-scintillazione e dà luogo ad eventi fittizi non correlati con la
scintillazione del paziente. Il problema è stato risolto con elettronica di acquisizione molto molto
veloce.

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