Melodramma Ottocento

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IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Vincenzo Bellini
dall’opera “NORMA”
CASTA DIVA – (soprano)
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Gioacchino Rossini
dall’opera “GUGLIELMO TELL
OUVERTURE – (orchestra)
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Gioacchino Rossini
dall’opera “GUGLIELMO TELL
OUVERTURE – (orchestra)
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Gioacchino Rossini
dall’opera “GUGLIELMO TELL
OUVERTURE – (orchestra)
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Gioacchino Rossini
dall’opera “GUGLIELMO TELL
OUVERTURE – (orchestra)
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Va, pensiero, sull'ali dorate;


Giuseppe Verdi
dall’opera “NABUCCO” Va, ti posa sui clivi, sui colli,
Ove olezzano tepide e molli
VA PENSIERO L'aure dolci del suolo natal!
Va, pensiero (Va, pensiero, sull'ali dorate) è uno Del Giordano le rive saluta,
dei cori più noti della musica lirica. È tratto dalla
parte terza del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842), Di Sionne le torri atterrate...
dove viene cantato dagli Ebrei prigionieri in Oh mia patria si bella e perduta!
Babilonia. O membranza sì cara e fatal!
Il poeta Temistocle Solera scrisse i versi ispirandosi
Arpa d'or dei fatidici vati,
al salmo 136 Super flumina Babylonis.
Perché muta dal salice pendi?
Le memorie nel petto raccendi,
Ci favella del tempo che fu!
O simile di Solima ai fati

Traggi un suono di crudo


lamento,
O t'ispiri il Signore un concento
Che ne infonda al patire virtù!
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Giuseppe Verdi
dall’opera “TROVATORE” Manrico (tenore):
Di quella pira l'orrendo foco
DI QUELLA PIRA Tutte le fibre m'arse avvampò!...
Empi spegnetela, o ch'io tra poco
Col sangue vostro la spegnerò...
Era già figlio prima d'amarti
Di quella pira è una popolare cabaletta, tratta dal Non può frenarmi il tuo martir.
Trovatore di Giuseppe Verdi, su libretto di Salvadore Madre infelice, corro a salvarti,
Cammarano. Manrico (tenore) e Leonora (soprano) si O teco almeno corro a morir!
trovano all'altare, pronti a sposarsi. Arriva Leonora:
Non reggo a colpi tanto funesti...
improvvisamente Ruiz, il luogotenente di Manrico nel
Oh quanto meglio sarìa morir!
conflitto contro il Conte di Luna, e gli rivela che la Ruiz, Coro di armati:
vecchia zingara Azucena, colei che Manrico ritiene la All'armi, all'armi! eccone presti
propria madre, è caduta nelle mani dei nemici. A pugnar teco, teco a morir.
Manrico invia Ruiz a raccogliere un drappello di
armati, e intona questa celebre cabaletta. La cabaletta
si conclude con la partenza di Manrico per la battaglia
con cui intende salvare la madre.
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Giuseppe Verdi
dall’opera “AIDA”
GLORIA ALL’EGITTO E
MARCIA TRIONFALE

Radames torna con il suo esercito


vittorioso nella città di Tebe. Un’immensa
folla si è radunata per assistere al trionfo.
Il popolo canta un inno di ringraziamento
(Gloria all’Egitto) e i trombettieri suonano
gli squilli che annunciano l’inizio della
Marcia Trionfale
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Giuseppe Verdi
dall’opera “TRAVIATA”
BRINDISI

Libiamo ne' lieti calici è un celebre


brindisi in tempo di valzer del primo
atto della Traviata di Giuseppe Verdi
(scena II).
Costituisce uno degli episodi in cui si
articola l'introduzione dell'opera ed è
intonato da Violetta (soprano),
Alfredo (tenore) e dal coro . I versi
furono scritti da Francesco Maria
Piave.
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Giacomo Puccini
dall’opera “BOHEME”
CHE GELIDA MANINA
In soffitta (ATTO PRIMO)

Rimasto solo, Rodolfo sente bussare alla porta. Una voce


femminile chiede di poter entrare. È Mimi, giovine vicina di
casa: le si è spento il lume e cerca una candela per poterlo
riaccendere. Una volta riacceso il lume, la ragazza si sente
male: è il primo sintomo della sua malattia. Quindi fa per
andarsene, quando si accorge di aver perso la chiave della
stanza. Inginocchiati sul pavimento, al buio, i due iniziano a
cercarla. Rodolfo la trova per primo e la nasconde in una
tasca. Quando la sua mano incontra quella di Mimi ("Che
gelida manina"), il poeta dichiara il suo amore e chiede alla
fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli confida d'essere una
giovane ricamatrice e di vivere sola, facendo fiori finti.
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Giacomo Puccini
dall’opera “TOSCA” Dammi i colori...
RECONDITA ARMONIA
Recondita armonia di
bellezze diverse!
È bruna Floria, l'ardente
E’ la prima romanza dell’opera Tosca. amante mia.
E’ cantata dal pittore, Mario E te, beltade ignota, cinta
Cavaradossi, che mentre dipinge un di chiome bionde,
ritratto di donna, immagina la sua Tu azzurro hai l'occhio,
amata, Tosca. Tosca ha l'occhio nero!

L'arte nel suo mistero,


le diverse bellezze insiem
confonde...
Ma nel ritrar costei,
Il mio solo pensiero,
Il mio sol pensier sei tu,
Tosca, sei tu!
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Giacomo Puccini E lucean le stelle...


dall’opera “TOSCA” e olezzava la terra...
stridea l'uscio dell'orto...
E LUCEAN LE STELLE e un passo sfiorava la rena.
Entrava ella, fragrante,
mi cadea tra le braccia.
Atto terzo
Oh dolci baci, o languide
È l'alba. In lontananza un giovane pastore canta una carezze,
malinconica canzone in romanesco. Sui bastioni di mentr'io fremente
Castel Sant'Angelo, Mario è ormai pronto a morire e le belle forme disciogliea dai
inizia a scrivere un'ultima lettera d'amore a Tosca, ma, veli!
sopraffatto dai ricordi, non riesce a terminarla (E Svanì per sempre
lucevan le stelle). La donna arriva inaspettatamente e il sogno mio d'amore...
L'ora è fuggita,
spiega a Mario di essere stata costretta ad uccidere
e muoio disperato...
Scarpia. Gli mostra il salvacondotto e lo informa quindi e muoio disperato...
della fucilazione simulata. Scherzando, gli raccomanda E non ho amato mai tanto la
di fingere bene la morte. Ma Mario viene fucilato vita!
veramente e Tosca, sconvolta e inseguita dagli sbirri Tanto la vita...
che hanno trovato il cadavere di Scarpia, grida "O Tanto la vita...
Scarpia, avanti a Dio!" e si getta dagli spalti del
castello.
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI
Un bel dì vedremo
Giacomo Puccini Levarsi un fil di fumo sull'estremo
Confin del mare.
dall’opera “MADAMA BUTTERFLY” E poi la nave appare.
E poi la nave è bianca.
Entra nel porto, romba il suo saluto.
UN BEL DI VEDREMO Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro. Io no. Mi
metto
là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
L'aria "Un bel dì vedremo" viene cantata da Butterfly (soprano) gran tempo e non mi pesa
nel secondo atto ed è il momento in cui essa, confidandosi la lunga attesa.
con la sua ancella, sogna l'atteso ritorno del marito. Su queste E… uscito dalla folla cittadina
parole viene intonata una delicata melodia dal carattere Un uomo, un piccol punto
nostalgico e melanconico. L'inizio è delicatissimo e l'orchestra s'avvia per la collina.
Chi sarà? Chi sarà?
accompagna la melodia del canto con discrezione, creando E come sarà giunto
l'atmosfera raccolta necessaria alla scena. In Puccini che dirà? che dirà?
l'orchestra non ha dunque solo il compito di accompagnare la Chiamerà Butterfly dalla lontana.
cantante, ma è impegnata in un dialogo con la voce nel Io senza dar risposta
trasmettere agli ascoltatori le emozioni e i sentimenti della me ne starò nascosta un po' per celia,1
un po' per non morire
protagonista. al primo incontro, ed egli alquanto in
Dopo questo inizio, la melodia si fa meno lirica e si avvicina di pena
più allo stile del recitativo. chiamerà, chiamerà:
Sulle parole "per non morire al primo incontro…"ricompare poi "Piccina-mogliettina
la melodia iniziale che vede nuovamente impegnata tutta olezzo2 di verbena"
i nomi che mi dava al suo venire.
l'orchestra. Tutto questo avverrà, te lo prometto.
Sulle ultime parole del testo l'orchestra si anima sempre di più Tieni la tua paura, io con sicura
e in un crescendo che arriva fino al fortissimo riprende per fede lo aspetto.
l'ultima volta, ma senza la cantante, l'appassionato tema
principale.
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Giacomo Puccini Il principe ignoto


Nessun dorma!... Tu pure, o
dall’opera “TURANDOT” Principessa, Nella tua fredda stanza
NESSUN DORMA Guardi le stelle Che tremano d'amore
e di speranza. Ma il mio mistero è
chiuso in me, Il nome mio nessun
Nessun dorma è una celebre saprà! Solo quando la luce
romanza per tenore della Turandot di splenderà, Sulla tua bocca lo dirò
Giacomo Puccini. fremente!... Ed il mio bacio scioglierà
È intonata dal personaggio di Calaf il silenzio Che ti fa mia!...
all'inizio del terzo atto. Immerso nella Voci di donne
notte di Pechino, in totale solitudine, Il nome suo nessun saprà...
il "Principe ignoto" attende il giorno E noi dovremo, ahimè, morir!...
nel quale potrà finalmente Il principe ignoto
conquistare l'amore di Turandot, la Dilegua, o notte!...
principessa di ghiaccio. Tramontate, stelle!...
All'alba vincerò!...
IL MELODRAMMA ITALIANO NELL’OTTOCENTO - ASCOLTI

Pietro Mascagni
dall’opera “CAVALLERIA RUSTICANA”
INTERMEZZO SINFONICO

La forma operistica dell'intermezzo, tipica del melodramma del


secondo '800 e del '900, deriva dall'analoga forma francese
dell'entr'acte, di cui accoglie il carattere descrittivo. È talvolta
abbinata ad un programma, descritto nel libretto. Si tratta di fatto di
un preludio che, anziché precedere il primo atto, si colloca subito
prima di uno degli atti successivi o addirittura nel corso di un atto.
Normalmente gli intermezzi sinfonici sono pensati per essere eseguiti
a sipario chiuso, ma con alcune eccezioni.