Progettazione Acciaio Inox PDF
Progettazione Acciaio Inox PDF
Progettazione Acciaio Inox PDF
2-87997-206-X
2-87997-039-3 (Prima Edizione)
Euro Inox e The Steel Construction Institute hanno fatto ogni sforzo per far sì che le informazioni presentate siano tecnicamente
corrette. In ogni caso, si avvisa il lettore che il materiale qui contenuto è presentato unicamente per informazione generale. Euro
Inox, The Steel Construction Institute e tutti coloro che hanno fornito contributi non rispondono di qualunque danno o perdita
causata dall’impiego delle informazioni contenute in questa pubblicazione.
ii
PREFAZIONE
Terza edizione
Questa Terza Edizione del Manuale di Progettazione è stata redatta dallo Steel Construction
Institute come risultato del progetto di ricerca FRAC Progetto di valorizzazione –
Progettazione strutturale in acciaio inossidabile lavorato a freddo (contratto RFS2-CT-
2005-00036). Si tratta di una revisione completa della Seconda Edizione con lo scopo di
includere gli acciai inossidabili austenitici lavorati a freddo e aggiornare tutti i riferimenti
alle nuove versioni degli Eurocodici. Questa terza Edizione fa riferimento alle parti
principali delle EN 1990, EN 1991 ed EN 1993. L’approccio della progettazione strutturale
al fuoco nel Cap. 7 è stato aggiornato e sono state inserite nuove sezioni sulla durabilità
dell’acciaio inossidabile in strutture interrate e sulla valutazione del costo del ciclo di vita
della struttura (life cycle costing).
Tre nuovi esempi di progettazione sono stati aggiunti per mostrare l’uso appropriato
dell’acciaio inossidabile. Questi sono stati completati dai seguenti partner del suddetto
progetto FRAC:
• Universitat Politècnica de Catalunya (UPC)
• The Swedish Institute of Steel Construction (SBI)
• Technical Research Centre of Finland (VTT)
Un comitato di verifica progettuale, composto dai rappresentanti di ogni partecipante,
subcontraenti ed organismi finanziatori, ha offerto la sua supervisione ai lavori ed ha
contribuito alla redazione del manuale. Le seguenti organizzazioni hanno partecipato alla
stesura di questa Terza Edizione:
• The Steel Construction Institute (SCI) (coordinatore del progetto)
• Centro Sviluppo Materiali (CSM)
• CUST, University of Blaise Pascale
• Euro Inox
• RWTH Aachen Institute of Steel Construction
• Technical Research Centre of Finland (VTT)
• The Swedish Institute of Steel Construction (SBI)
• Universitat Politècnica de Catalunya (UPC)
Seconda edizione
Questo manuale di progettazione è stato redatto dallo Steel Construction Institute per essere
pubblicato come risultato del programma finanziato dalla CECA "Progetto di valorizzazione
- Sviluppo dell'uso di acciaio inossidabile in edilizia" (contratto 7215-PP-056) e costituisce
una revisione completa del Manuale di progettazione per strutture in acciaio inossidabile
preparato dallo stesso Istituto fra il 1989 ed il 1992 e pubblicato da Euro Inox nel 1994.
Questa nuova edizione tiene conto dei progressi delle conoscenze in tema di comportamento
delle strutture in acciaio inossidabile nell'ultimo decennio ed, in particolare, sono stati
inseriti i nuovi suggerimenti di progettazione del progetto finanziato dalla CECA e
iii
recentemente concluso, Sviluppo dell'uso di acciaio inossidabile nell'edilizia (contratto
7210-SA/842), che è stato ampliato con l'inserimento del progetto di strutture resistenti al
fuoco. Negli ultimi 10 anni sono state emesse nuove norme europee sugli acciai inossidabili,
sui collegamenti, sulla produzione, sul montaggio, sulle saldature, ecc. Questo manuale è
stato aggiornato alle normative attuali ed ai dati in esse precisati.
iv
RINGRAZIAMENTI
• Fondo di Ricerca per l’Acciaio ed il Carbone (FRAC) (ex Comunità Europea del
Carbone e dell'Acciaio (CECA))
• Euro Inox
• Health and Safety Executive (Regno Unito)
• Outokumpu Stainless Oy.
v
PREMESSA
Questo manuale è stato preparato per guidare ingegneri esperti nella progettazione di
strutture in acciaio in generale, non necessariamente solo inossidabile. Non deve considerarsi
assolutamente come pubblicazione di carattere ufficiale, né come testo in grado di esimere i
progettisti dalla loro responsabilità di garantire, nei risultati, la sicurezza e la funzionalità
delle strutture.
Le raccomandazioni della Parte I sono formulate secondo la filosofia degli stati limite ed,
all'occorrenza, si adeguano a quelle delle seguenti Parti dell’Eurocodice 3, Progettazione
delle strutture in acciaio:
Questo Manuale fornisce per alcuni fattori solo valori raccomandati, che possono essere
soggetti a modifica a livello nazionale attraverso Documenti Nazionali di Applicazione.
Gli Esempi di Progettazione contenuti nella Parte II mostrano come devono utilizzarsi le
Raccomandazioni. Un sistema di riferimenti incrociati individua il capitolo degli esempi
corrispondente alla raccomandazione in oggetto.
vi
Uno strumento di progettazione on-line è inoltre disponibile al link www.steel-
stainless.org/software per la progettazione di membrature in acciaio inossidabile formate a
freddo soggette a tensione assiale, compressione assiale o flessione. Lo strumento di
progettazione calcola le proprietà della sezione e la resistenza delle membrature in accordo
con le raccomandazioni contenute in questo Manuale di Progettazione.
vii
viii
INDICE
PREFAZIONE iii
RINGRAZIAMENTI v
PREMESSA vi
PARTE I - Raccomandazioni
1 INTRODUZIONE 1
1.1 Scopo 1
1.2 Simboli 1
1.3 Convenzione per gli assi delle membrature 3
1.4 Unità di misura 3
2 PRINCIPI DI PROGETTAZIONE 5
2.1 Requisiti generali 5
2.2 Progettazione agli stati limite 5
2.3 Carichi 7
ix
7 PROGETTO DI STRUTTURE RESISTENTI AL FUOCO 85
7.1 Generalità 85
7.2 Proprietà meccaniche ad elevata temperatura 85
7.3 Proprietà termiche ad elevata temperatura 88
7.4 Determinazione della resistenza al fuoco delle 89
strutture
8 FATICA 97
9 PROVE 98
9.1 Generalità 98
9.2 Determinazione della curva 98
sforzo/deformazione
9.3 Prove su membrature 98
x
1 INTRODUZIONE
1.1 Scopo
I suggerimenti di questa parte del manuale valgono per specifici tipi di acciai
inossidabili impiegati nelle strutture. Servono principalmente per il progetto di
elementi e di componenti strutturali secondari per edifici, installazioni offshore e
analoghe. Non devono utilizzarsi per strutture particolari, tipo quelle per gli
impianti nucleari per i quali già esistono norme specifiche per l’impiego
dell’acciaio inossidabile.
1.2 Simboli
In generale i simboli usati in questo Manuale sono gli stessi usati nell’
Eurocodice 3, EN 1993-1-1, Progetto di strutture in acciaio, Parte 1.1, Norme
generali. E' stato fatto largo uso di indici, come ad es. Nb,z,Rd è la resistenza di
progetto (indice Rd) di un pilastro soggetto ad un carico assiale (N) di instabilità
(indice "b") rispetto all'asse minore (indice "z").
Dimensioni ed assi delle sezioni sono illustrati in fig.1.1. Occorre ricordare che, a
differenza della normale pratica di molti paesi, l'asse maggiore di una sezione è di
solito quello indicato con "y-y" e quello minore con "z-z", si veda il Cap. 1.3.
1
Lettere latine minuscole
a distanza tra elementi di rinforzo; larghezza della sezione di gola dei
cordoni di saldatura
b larghezza, ampiezza
c distanza; sporgenza
d diametro; profondità
e eccentricità; spostamento dell’asse neutro, distanza dal bordo;
distanza dall’estremità
f resistenza di un materiale
g intervallo
h altezza
i raggio di inerzia; numero intero
k coefficiente; fattore; lunghezza di schiacciamento
l lunghezza, campata, lunghezza libera di inflessione
m costante
n numero di….
p passo; interasse
q forza uniformemente distribuita
r raggio; raggio di raccordo
s passo sfalsato
t spessore
uu asse maggiore
vv asse minore
ww deformazione per arricciatura
xx.yy,zz: assi ortogonali
Indici
a Valore medio
b Appoggio, instabilità, bullone
c Sezione trasversale
cr Critico
d Progetto
E Eulero
eff Efficace
e Efficace (con ulteriori indici)
el Elastico
f Ala
g Lordo
2
i,j,k Indici (in sostituzione di valori numerici)
k Caratteristica
LT Laterale-torsionale
M (riferito a) momento flettente
N (riferito a) forza assiale
net Netto
o Iniziale
pl Plastico
R Resistenza
r Valore ridotto
S Forza interna; momento interno; secante
s Sollecitazione a trazione (area); irrigidimento
t Tensione; trazione; torsione
u Asse principale maggiore della sezione trasversale; ultima
V (riferito a) azione di taglio
v Taglio, asse principale minore della sezione trasversale
w Anima ; saldatura; ingobbamento
x asse lungo la membratura
y Snervamento (valore sperimentale); asse della sezione trasversale (asse
maggiore salvo che per sezioni non simmetriche)
z Asse della sezione trasversale (asse minore salvo che per sezioni non
simmetriche))
σ Tensione normale
τ Tensione tangenziale
La convenzione utilizzata per gli indici che indicano gli assi per i momenti, è la
seguente:
"Si usa l'asse intorno al quale il momento agisce".
Per esempio, per una sezione ad I il momento flettente agente nel piano dell’anima
è definito My perché agisce attorno all'asse della sezione trasversale perpendicolare
all’anima.
3
• Massa specifica kg/m3
Si tenga presente che, secondo la pratica europea il simbolo “,” è utilizzato per
separare la parte intera da quella decimale di un numero.
z z
b b
tw
hw d y y h y y
d
tf t
z z
z z
t v
r
h u
h y y
y y t
u
z z v
b b
4
2 PRINCIPI DI PROGETTAZIONE
Le strutture devono essere progettate tenendo conto di tutti gli stati limite relativi.
5
Stato limite ultimo
Per lo stato limite ultimo, deve essere rispettata la seguente relazione:
S d ≤ Rd (2.1)
dove:
Sd è il valore di progetto delle forze e dei momenti nella membratura o
nell’elemento dovuti ai carichi, incrementati secondo i coefficienti di
sicurezza, applicati sulla struttura (Fd, vedi Capitolo 2.3) e
Rd è la corrispondente resistenza di progetto indicata nella relativa appendice
di queste raccomandazioni.
La resistenza di progetto Rd, è normalmente data come Rk/γM dove Rk è la
resistenza caratteristica e γM è un coefficiente parziale di sicurezza. Il coefficiente
parziale γM assume diversi valori. La tabella 2.1 fornisce i valori di γM da usare con
questo Manuale di Progettazione, presi dalla EN 1993-1-4. Deve essere inoltre
fatto riferimento al Documento Nazionale di Applicazione (DNA) della norma
EN 1993-1-4 relativo al Paese per il quale si sta progettando la struttura, poiché
esso potrebbe indicare valori γM differenti che devono essere utilizzati al posto dei
valori riportati nella tabella 2.1. (Se non è disponibile un DNA, allora i fattori γM
devono essere concordati con il cliente e con l’autorità competente.)
Ed ≤ Cd (2.2)
dove:
Ed è il valore di progetto di un effetto, ad esempio l’inflessione di una
membratura in risposta alle forze ed ai momenti agenti su di essa, a causa
di un carico caratteristico applicato sull’elemento Fk (vedere Cap. 2.3.4),
e
Cd è il corrispondente valore ammissibile dell’effetto.
6
Stati limite di durabilità
Per questi tipi di stati limite occorre considerare i fenomeni di corrosione, trattati
nel Cap. 3.7.
2.3 Carichi
2.3.1 Generalità
Negli Eurocodici, il carico è espresso in termini di “azioni”. Una ”azione” è
definita come:
• Un insieme di forze (carichi) applicate alle strutture (azione diretta)
• Un insieme di deformazioni imposte o accelerazioni causate, ad es., da
variazioni di temperatura, variazioni di umidità, assestamenti disomogenei o
terremoti (azione indiretta)
7
Come riportato nella EN 1990, per impiego normale, cioè in casi che non
coinvolgono carichi eccezionali, la combinazione delle azioni può essere espressa
come:
∑γ j ≥1
G, j Gk, j + γ Q ,1Qk ,1 + ∑ γ Q ,iψ o ,i Qk ,i
i >1
(2.3)
∑γ j ≥1
G, j Gk, j + γ Q ,1ψ 0,1Qk ,1 + ∑ γ Q ,iψ o ,i Qk ,i
i >1
(2.4a)
∑ξ γj ≥1
j G, j Gk, j + γ Q ,1Qk ,1 + ∑ γ Q ,iψ o ,i Qk ,i
i >1
(2.4b)
dove
Tuttavia, di nuovo un riferimento deve essere fatto all’DNA relativo al Paese per il
quale si sta progettando la struttura.
ξ = 0,85
Le equazioni 2.4a e 2.4b sono state introdotte poiché l’equazione 2.3 era
eccessivamente pessimistica per strutture pesanti. Per strutture in acciaio, le
equazioni 2.4a e 2.4b generalmente danno carichi più leggeri rispetto all’equazione
2.3.
8
2.3.3 Stato limite ultimo – Carichi sulle strutture offshore
Si deve fare riferimento alle norme API RP2A – LRFD: Recommended Practice for
Planning, Designing and Constructing Fixed Offshore Platforms - Load and
Resistance Factor Design, First Edition, 1993.
Nell’uso di questo Manuale, per il progetto dei componenti in acciaio inossidabile
della parte superiore della struttura, vengono suggerite le seguenti combinazioni
dei carichi insieme ai carichi specificati nelle API RP2A. Si noti che vengono
utilizzati gli stessi simboli delle API RP2A.
9
Per la combinazione caratteristica, normalmente utilizzata per gli stati limite ultimi,
deve essere impiegata la seguente combinazione di carichi:
∑G
j ≥1
k, j + Qk ,1 + ∑ψ o ,i Qk ,i
i >1
(2.8)
Si noti che l’EN 1990 fornisce le combinazioni appropriate delle azioni da usare
nelle seguenti situazioni:
• per calcolare gli spostamenti sotto combinazioni normali di azioni (Appendice
A.1.4.3(1))
• quando occorre tener conto delle deformazioni a lungo termine causate da
ritiro, rilassamento o viscosità (Appendice A.1.4.3(6))
• se si devono considerare l'aspetto della struttura, il benessere degli operatori o
il funzionamento dei macchinari (Appendice A.1.4.3(4) e (5)).
10
3 MATERIALI: PROPRIETA’, SCELTA E
DURABILITA’
I tipi più comunemente usati, tipicamente definiti come austenitici standard, sono
1.4301 (noto come AISI 304) e 1.4401 (noto come AISI 316). Contengono il 17-
18% di cromo e l’8-11% di nichel. I tipi a basso tenore di carbonio di queste classi
sono 1.4307 (AISI 304L) e 1.4404 (AISI 316L). I tipi 1.4301 e 1.4401 erano, in
passato, fabbricati con un contenuto in carbonio notevolmente più elevato con
implicazioni sul comportamento alla corrosione1. Per evitare problemi riguardanti
la resistenza a corrosione in presenza di saldature, si sarebbero dovuti impiegare i
tipi "L" o gli acciai stabilizzati, come il tipo 1.4541 o 1.4571.
In questo manuale sono contemplati soltanto gli acciai ottenuti con trattamenti di
laminazione e formatura, e non quelli prodotti tramite getti. Nel Cap. 3.6 vengono
fornite indicazioni sulla scelta dei tipi di acciaio per particolari applicazioni.
3.1.2 Norme
Prodotti piani e prodotti lunghi
La normativa di riferimento è la EN 10088, Acciai inossidabili, costituita da tre
parti:
• Parte 1, Elenchi degli acciai inossidabili che fornisce la composizione chimica
e dati di riferimento riguardanti alcune caratteristiche fisiche, come il modulo
di elasticità E;
1
Il carbonio presente nell'acciaio reagisce con il cromo e provoca la precipitazione
di carburi di cromo ai bordi dei grani in dati cicli termici, ad es., nelle zone
termicamente alterate delle saldature ("ZTA"). La migrazione locale del cromo
dalla regione di confine delle particelle di carburi genera un attacco corrosivo
preferenziale intercristallino e questo acciaio viene definito sensibilizzato o affetto
da degradazione da saldatura (cfr. 3.7.2).
11
• Parte 2, Condizioni tecniche di fornitura per lamiere sottili, piastre e nastri per
impieghi generali che fornisce le caratteristiche tecniche e la composizione
chimica dei materiali usati per la formatura dei profilati;
• Parte 3, Condizioni tecniche di fornitura per prodotti semilavorati, barre, tondi
e profilati per impieghi generali, che fornisce le proprietà tecniche e la
composizione chimica dei materiali usati per i prodotti lunghi.
1. 43 07
Indica il materiale Indica un gruppo di Identifica la sua
(acciaio) acciai inossidabili qualità
X 2 CrNi 18-9
Indica un 100 x % di Simboli chimici degli Percentuali dei
acciaio molto Carbonio elementi principali principali elementi
legato presenti nella lega presenti nella lega
Sia gli acciai inossidabili austenitici che gli acciai duplex possono essere ritenuti
adeguatamente tenaci e non suscettibili a frattura fragile per temperature di servizio
fino a − 40°C.
I valori di progetto delle proprietà meccaniche sono indicati nel Cap. 3.2.4.
12
Tabella 3.1 Valori di specifica delle proprietà meccaniche dei comuni
acciai inossidabili secondo EN-10088-2
Forme Minimo carico
Spessor unitario di Allungament
Tipo di di Resistenza a
e max scostamento dalla o dopo
acciaio prodott trazione
(1) (mm) proporzionalità rottura (%)
o (2) (N/mm )
2
dello 0,2%
2
(N/mm )
Acciai C 8 230 540 – 750 45(3)
austenitici
1.4301 H 13,5 210 520 – 720 45(3)
al Cr-Ni
P 75 210 520 – 720 45
C 8 220 520 –700 45
1.4307 H 13,5 200 520 –700 45
P 75 200 500 – 700 45
Acciai C 8 240 530 – 680 40
austenitici 1.4401 H 13,5 220 530 – 680 40
al Cr-Ni-
Mo P 75 220 520 – 670 45
C 8 240 530 – 680 40
1.4404 H 13,5 220 530 – 680 40
P 75 220 520 – 670 45
Acciai C 8 220 520 – 720 40
austenitici 1.4541 H 13,5 200 520 – 720 40
stabilizzati
P 75 200 500 – 700 40
C 8 240 540 – 690 40
1.4571 H 13,5 220 540 – 690 40
P 75 220 520 – 670 40
Acciai C 8 350 650 – 850 35
austenitici H 13,5 330 650 – 850 35
basso C 1.4318
arricchiti P 75 330 630 – 830 45
al Ni
C 8 450 650 – 850 20
1.4362 H 13,5 400 650 – 850 20
Acciai P 75 400 630 – 800 25
duplex C 8 500 700 – 950 20
1.4462 H 13,5 460 700 – 950 25
P 75 460 640 – 840 25
Note.
(1) C = nastri laminati a freddo, H = nastri laminati a caldo, P = lamiere laminate a caldo
(2) Proprietà delle sezioni trasversali
(3) Per materiali stirati e raddrizzati , il valore min. è inferiore del 5%
13
Tabella 3.2 Composizione chimica secondo EN 10088-2
Contenuto leganti (max. o ammissibile) in % sul peso
Tipo di
acciaio
C Cr Ni Mo Altri
Ti:
1.4541 0,08 17,0 – 19,0 9,0 – 12,0
5xC – 0,7 (1)
Ti:
1.4571 0,08 16,5 – 18,5 10,5 – 13,5 2,0 – 2,5
5xC – 0,7 (1)
N:
1.4318 0,03 16,5 – 18,5 6,0 - 8,0
0,1 – 0,2
N:
1.4362 0,03 22,0 – 24,0 3,5 – 5,5 0,1 – 0,6
duplex
Acciai
0,05 – 0,2
N:
1.4462 0,03 21,0 – 23,0 4,5 – 6,5 2,5 – 3,5
0,1 – 0,22
Nota:
(1) Il titanio si aggiunge per stabilizzare il carbonio e per migliorare le proprietà anticorrosione nelle
zone termicamente alterate delle saldature. Tuttavia, salvo che nella fabbricazione di profilati pesanti,
l’uso di acciai inossidabili austenitici al Ti è stato praticamente sostituito dalla rapida disponibilità dei
tipi 1.4307 e 1.4404.
Elementi di collegamento
Gli elementi di collegamento in acciaio inossidabile sono contemplati dalla
EN ISO 3506, Elementi di collegamento in acciaio inossidabile resistenti a
corrosione. La specifica indica la composizione chimica e le proprietà per i
elementi di collegamento per le classi austenitiche, martensitiche e ferritiche. Sono
ammessi materiali alternativi, non presenti nella specifica, se rispettano i requisiti
richiesti per le caratteristiche fisiche e meccaniche ed hanno una resistenza
equivalente alla corrosione.
Nelle EN ISO 3506, il materiale per bulloni e dadi è caratterizzato dalla lettera "A"
per gli austenitici, dalla "F" per i ferritici e dalla "C" per i martensitici. Si consiglia
l’utilizzo di elementi di collegamento austenitici, per i quali le proprietà sono date
dalle Tabelle 3.3 e 3.4 (ricavate dalla EN ISO 3506). La lettera è seguita da un
numero (1, 2, 3, 4 o 5) che rispecchia la resistenza alla corrosione, in cui "1"
rappresenta la più bassa e "5" la più alta.
Gli acciai di tipo A1, a causa del loro alto contenuto in zolfo, hanno una resistenza
alla corrosione più bassa rispetto a quelli con un normale tenore di zolfo. Bisogna
porre attenzione qualora si prendessero in considerazione gli elementi di
collegamento di tipo A1; cfr. al riguardo il Cap.3.6.1.
Gli acciai di tipo A2 hanno resistenza alla corrosione equivalente a quella del tipo
1.4301; gli acciai di tipo A3 sono acciai inossidabili stabilizzati con resistenza alla
corrosione equivalente a quella del tipo 1.4541. (Si definisce "stabilizzato" un
acciaio che ha in lega un forte agente di formazione di carburi, come il titanio che
14
reagisce prevalentemente con il carbonio ed evita la formazione di carburi di
cromo).
Gli elementi di collegamento austenitici possono essere ottenuti con tre livelli
massimi di resistenza (conosciuti come "classi di resistenza"), come mostrato nella
tabella 3.3. Occorre tener presente che i valori devono essere concordati per
fissaggi maggiori dell’M39 per la classe di proprietà 50, e dell’M24 per le classi di
proprietà 70 e 80, poiché i valori dipendono dalla lega e dal metodo di lavorazione.
15
Tabella 3.4 Composizione chimica di elementi di collegamento secondo
EN ISO 3506
(1)
Tipo di Composizione chimica (in % sul peso)
acciaio C Cr Ni Mo Si Mn P S Altri
A1 0,12 16,0 – 5,0 - 0,7 1,0 6,5 0,20 0,15 -
18,0 10,0 0,35
(2)
A2 0,1 15,0 – 8,0 – 1,0 2,0 0,05 0,03
20,0 19,0
(2)
A3 0,08 17,0 - 9,0 - 1,0 2,0 0,045 0,03 sia Ti: ≥ 5xC –
19,0 12,0 0,8
sia Nb/Ta:
≥ 10xC – 1,0
A4 0,08 16,0 - 10,0 - 2,0 - 1,0 2,0 0,045 0,03
18,5 15,0 3,0
A5 0,08 16,0 - 10,5 - 2,0 - 1,0 2,0 0,045 0,03 sia Ti:
18,5 14,0 3,0 ≥ 5xC – 0,8
sia Nb/Ta:
≥ 10xC – 1,0
Note:
(1) I valori sono i massimi salvo altre indicazioni
(2) Il molibdeno può essere presente a discrezione del produttore
Gli acciai inossidabili possono assorbire urti considerevoli senza fratturarsi, a causa
della loro eccellente duttilità (specialmente i tipi austenitici) e delle loro
caratteristiche di incrudimento.
16
σ
N/mm²
600 E 1.4462
σ0,2
1.4318 Acciaio al
400 carbonio
S355
σ0,2 1.4301/1.4401
200
E
0
0,002 0,005 0,010 0,015 ε
(σ0,2 è il carico corrispondente ad uno scostamento dalla linea di proporzionalità
dello 0,2%)
Figura 3.1 Tipiche curve sforzo/deformazione per acciai inossidabili ed
acciai al carbonio (trazione nella direzione di laminazione)
Lavorazione a freddo:
Il grado di resistenza dei tipi duplex ed austenitici è migliorato dalla lavorazione a
freddo (come quella che si ha durante le operazioni di laminazione a freddo,
comprese il livellamento/spianatura a rulli). Associata a questo miglioramento, si
riscontra una diminuzione della duttilità, che in genere non comporta conseguenze
negative, dato l'elevato valore della duttilità soprattutto per gli acciai inossidabili
austenitici.
17
EN 10088). È perciò necessaria particolare attenzione nella scelta della resistenza
di progetto per il materiale lavorato a freddo (vedere il Cap. 3.2.4). L’acciaio
inossidabile lavorato a freddo generalmente costa tra il 10% e il 100% in più
dell’equivalente materiale ricotto, in funzione del tipo di acciaio, della forma di
prodotto e del livello di lavorazione a freddo.
Note:
(1) Valori intermedi di scostamento dello 0,2% o della resistenza a trazione possono
essere concordati col produttore dell’acciaio.
(2) Il massimo spessore disponibile per ogni livello di resistenza decresce all’aumentare
della resistenza richiesta. Il massimo spessore disponibile e l’allungamento residuo
sono inoltre dipendenti dalla capacità di incrudimento dell’acciaio e dal livello di
lavorazione a freddo – informazioni più precise possono essere richieste dal
produttore.
(3) Non specificato, i valori mostrati sono solo indicativi.
1000
σ
N/mm² 800
600
400
200
0
0,005 0,010 0,015 0,020 0,025 0,030 ε
trazione longitudinale
compressione longitudinale
trazione trasversale
compressione trasversale
Figura 3.2 Tipiche curve sforzo - deformazione per il tipo 1.4318
lavorato a freddo al livello C850
18
Tipico degli angoli delle sezioni dei profilati formati a freddo è un miglioramento
del 50% circa della resistenza allo 0,2% di scostamento dalla proporzionalità.
Tuttavia l'effetto è localizzato e l'aumento di resistenza della membratura dipende
dalla posizione degli angoli nella sezione; ad esempio, in una trave si avrebbe un
vantaggio ridotto in corrispondenza degli angoli prossimi all'asse neutro. Il
miglioramento della resistenza è più che sufficiente a compensare gli effetti dovuti
all'assottigliamento del materiale negli angoli deformati a freddo. Si consiglia di
verificare con prove (si veda Cap. 9) qualunque vantaggio strutturale si intenda
assumere a causa dell’aumento di resistenza locale per lavorazione a freddo. Per
profilati strutturali cavi lavorati a freddo sono disponibili in alcuni paesi come la
Finlandia, Certificazioni nazionali che permettono l’utilizzo delle proprietà della
lavorazione a freddo.
Una successiva saldatura delle membrature avrà un parziale effetto di ricottura con
una conseguente riduzione di qualunque proprietà derivante dalla lavorazione a
freddo. Il Cap. 6 fornisce le linee guida per il progetto di connessioni saldate tra
elementi strutturali formati a freddo.
Trattamenti termici
I produttori di acciaio inossidabile offrono vari tipi di finiture che comportano la
ricottura o addolcimento. La ricottura, o addolcimento, riduce l’aumento di
resistenza e l’anisotropia.
19
Si utilizzino come resistenza caratteristica allo snervamento, fy, e resistenza
caratteristica a rottura, fu , i valori minimi previsti nella EN 10088-2 e
riportati in tabella 3.1;
Per materiali forniti con una specificata resistenza a trazione (ad esempio
nella condizione C700), la resistenza minima a trazione riportato in
tabella 3.5 può essere presa come fu, il valore minimo di scostamento dello
0.2% da prendere per fy dovrebbe essere concordato con il produttore.
20
La resistenza caratteristica a rottura a trazione fu deve soddisfare il valore
minimo fornito nella EN 10088-2.
Per tutti gli acciai standard austenitici e duplex, utilizzati solitamente nelle
applicazioni strutturali, viene utilizzato, per il modulo di Young, un valore di
200.000 N/mm2 come previsto dalla EN 10088-2. Per la valutazione degli
spostamenti è più indicato il modulo secante, vedere il Cap. 5.4.6. Per questi tipi di
acciai si può assumere, per il rapporto di Poisson, un valore di 0,3 e, per il modulo
di elasticità tangenziale G , il valore 76 900 N/mm2.
Viti e bulloni
Per calcolare la resistenza di un fissaggio sotto trazione, taglio o loro
combinazione, si assume per la resistenza fub:
fub = σub
dove σub è il valore minimo previsto per la resistenza a rottura a trazione indicata
nella tabella 3.3 per una specifica classe di resistenza.
21
I tipi duplex e ferritici sono magnetici. Nelle applicazioni dove le proprietà non
magnetiche degli acciai austenitici sono importanti, occorre porre la massima
attenzione nella scelta dei prodotti di consumo usati in saldatura per ridurre al
minimo il contenuto di ferrite nei cordoni. Un livello considerevole di
deformazione a freddo, specie per gli acciai austenitici poco legati, può anche
incrementare la permeabilità magnetica; la successiva ricottura dovrebbe
ripristinare le proprietà non magnetiche. Per le applicazioni non magnetiche è
raccomandabile che venga fornita dal produttore dell’acciaio un’ulteriore
consulenza.
Gli acciai duplex non possono essere impiegati a lungo termine per temperature
superiori ai 300°C per la possibilità di infragilimento.
22
• minori costi di manutenzione
• lunga vita in servizio
L’acciaio inossidabile ha un elevato valore residuo (valore alla fine della vita della
struttura), sebbene questo sia di rado un fattore decisionale per una struttura con
una lunga vita di progetto (ad esempio sopra i 50 anni).
Il Life Cycle Costing utilizza il principio standard di contabilità del flusso di cassa
scontato per ridurre tutti quei costi a valori attuali. Il tasso di sconto comprende
inflazione, tassi di interesse bancari, tasse e, eventualmente, un fattore di rischio.
Questo consente un confronto realistico sulla base delle opzioni disponibili e dei
vantaggi potenziali a lungo termine nell’utilizzo dell’acciaio da valutarsi rispetto
alla selezione di altri materiali.
La corrosione può avere inizio quando lo strato superficiale di ossidi subisce danni
di origine meccanica o di origine elettrochimica.
23
corrosivi. Devono essere considerati anche possibili sviluppi o cambiamenti d’uso.
Fattori di rilievo possono essere anche le condizioni superficiali, la temperatura
dell'acciaio e le sollecitazioni previste (vedi Cap. 3.7.2).
I tipi di acciaio più indicati possono essere selezionati per offrire una globale e
soddisfacente resistenza alla corrosione nell'ambiente in cui saranno inseriti. La
scelta deve tener conto del tipo di corrosione che può manifestarsi in maniera
significativa nell'ambiente interessato. A tal fine è necessario valutare il tipo di
corrosione che si riscontra negli acciai inossidabili. Il Cap. 3.7 puntualizza i
principi basilari della corrosione negli acciai inossidabili e precisa le condizioni in
cui l'acciaio inossidabile è esente da qualsiasi rischio e complicazione. In esso sono
inoltre illustrati i punti generali di una corretta pratica ed anche i casi in cui gli
acciai inossidabili devono essere utilizzati con precauzione. In questi ultimi casi
dovrebbe essere richiesta una consulenza specialistica per utilizzare con successo
l’acciaio inossidabile nella maggior parte dei casi.
Ubicazione
Tipo di acciaio Rurale Urbana Industriale Marina
L M H L M H L M H L M H
24
collegamento di materiale A1 secondo la EN ISO 3506; vedasi. al riguardo la
tabella3.3.
Formatura a freddo
E' importante verificare a priori, con i potenziali fornitori, i limiti della formatura a
freddo, poiché gli acciai inossidabili richiedono carichi per la formatura stessa più
elevati rispetto agli acciai al carbonio. La lunghezza degli elementi formati a
freddo su pressa è necessariamente limitata dalle dimensioni della macchina o dalla
sua potenza nel caso di materiali più spessi o più resistenti. I tipi duplex richiedono
circa il doppio del carico di formatura applicato ai materiali austenitici e pertanto,
di conseguenza, la serie degli elementi in duplex è più limitata. Inoltre, a causa
della minore duttilità dei materiali duplex, devono essere impiegati raggi di
piegatura superiori. Ulteriori informazioni sono presenti nel Cap. 10.3.2.
Finitura superficiale
In determinate applicazioni, la finitura e l'aspetto delle superfici hanno un certo
rilievo. I produttori offrono una serie di finiture standard: finitura di stabilimento,
finitura opaca e finitura lucida. Si possono inoltre offrire finiture con tessiture
personalizzate. Nonostante le diverse finiture siano standardizzate, la variabilità dei
trattamenti crea differenze d’aspetto fra le varie acciaierie e anche fra i prodotti
dello stesso stabilimento. La finitura lucida è utilizzata frequentemente nelle
applicazioni architettoniche, tuttavia si deve tener conto che questo tipo di finitura
evidenzia qualsiasi difetto di non planarità del materiale, specialmente nei pannelli.
Questo problema può essere risolto con l'utilizzo di lamiere sottili irrigidite,
goffrate, tessute, modellate o profilate.
25
Viti e bulloni
Gli elementi di collegamento più ampiamente disponibili sono quelli della classe di
proprietà 70 secondo la EN ISO 3506. Agli elementi di collegamento della classe di
proprietà 70 ed 80 si applicano alcune restrizioni (cfr. tabella3.3). E' anche
possibile utilizzare fissaggi "speciali" ordinati su misura, offrendo in alcuni casi
una soluzione economica.
3.7 Durabilità
3.7.1 Premessa
Gli acciai inossidabili sono molto resistenti alla corrosione e possono essere usati
in maniera soddisfacente nella maggior parte degli ambienti. I limiti di resistenza
alla corrosione di un determinato acciaio inossidabile dipendono dai suoi
costituenti; ciò significa che ogni tipo di acciaio risponde in maniera leggermente
diversa quando lo si espone ad un ambiente corrosivo. La scelta del tipo di acciaio
inossidabile più adatto per una determinata applicazione deve essere accuratamente
studiata. Generalmente, più alto è il grado di resistenza alla corrosione, più elevato
è il costo del materiale. Ad esempio, l'acciaio tipo 1.4401 è più costoso del 1.4301
per l’aggiunta del molibdeno.
I motivi più comuni per cui un metallo non rispetta le aspettative in tema di
resistenza alla corrosione sono:
26
In determinati ambienti aggressivi, alcuni tipi di acciaio inossidabile possono
essere soggetti ad attacchi localizzati. I sei meccanismi di questi attacchi sono
descritti in seguito; gli ultimi tre si riscontrano, tuttavia, raramente nelle strutture su
terraferma.
Poiché gli ioni cloro sono la causa predominante di corrosione da pitting, gli
ambienti marini e litoranei risultano essere ambienti molto aggressivi. La
probabilità che vi siano altre cause di corrosione da pitting, oltre la presenza di
cloruri, dipende anche da fattori quali la temperatura, l’alcalinità, l’acidità e il
contenuto di agenti ossidanti. La resistenza al pitting di un acciaio inossidabile
dipende dalla sua composizione chimica; essa è favorita dalla presenza di cromo,
molibdeno e azoto.
Una misura approssimativa della resistenza alla corrosione da pitting è data dal
coefficiente di pitting, definito PRE (Pitting Resistance Equivalent), espresso da:
Il tipo 1.4301 ha il PRE più basso rispetto ai tipi considerati in questo Manuale, per
cui non è indicato per applicazioni architettoniche in ambienti marini, eccetto forse,
che per componenti di strutture interne effettivamente riparati dagli spruzzi del
mare e dall'atmosfera salmastra. Il tipo 1.4301 può mostrare livelli di corrosione da
pitting inaccettabili in ambienti industriali aggressivi; pertanto in questi casi sono
preferibili i tipi 1.4401 o duplex.
Corrosione interstiziale
La corrosione interstiziale si manifesta negli stessi ambienti in cui si genera la
corrosione da pitting. La corrosione inizia più facilmente in un interstizio che non
su una superficie libera, poiché la diffusione degli ossidanti, indispensabili per la
conservazione della pellicola passiva, è limitata. La severità dell’interstizio dipende
molto dalla sua geometria: tanto più stretta e profonda è la fessura, tanto più sono
favorevoli le condizioni per lo sviluppo della corrosione. Questo potrebbe essere un
27
problema solamente in soluzioni stagnanti, dove si può verificare un accumulo di
cloruri.
Come nel caso della corrosione da pitting, i leganti come cromo, molibdeno e azoto
migliorano la resistenza agli attacchi e pertanto la resistenza alla corrosione
interstiziale aumenta passando dal tipo 1.4301 a quello 1.4401, fino al 1.4462.
Corrosione galvanica
Quando due diversi metalli sono a contatto elettrico tramite un elettrolita (cioè un
liquido conduttore di elettricità come l'acqua marina o acqua dolce non depurata),
si stabilisce una corrente attraverso l’elettrolita che va dal metallo costituente
l'anodo a quello che funge da catodo, che è il più nobile. Di conseguenza, il metallo
meno nobile si corrode.
La corrosione galvanica non deve costituire un problema per gli acciai inossidabili,
sebbene in alcuni casi la sua prevenzione possa richiedere misure precauzionali
apparentemente eccessive.
28
Negli elementi di collegamento e nei collegamenti, rapporti sfavorevoli fra aree si
verificano con notevole probabilità. Bisogna evitare l'uso di bulloni in acciaio al
carbonio su membrature in acciaio inossidabile in quanto, essendo alto il rapporto
fra l'area dell’acciaio inox e quella dell’acciaio al carbonio, i bulloni saranno
soggetti ad attacchi aggressivi. Viceversa l'entità dell'attacco ad una membratura in
acciaio al carbonio in presenza di bullonature in acciaio inossidabile è
sensibilmente minore. In genere é opportuno riferirsi all’esperienza maturata in
situazioni locali simili, infatti, spesso, metalli diversi, in presenza di condizioni
occasionali di condensazione o di umidità, specialmente in caso di bassa
conducibilità dell'elettrolita, possono essere accoppiati senza effetti rischiosi.
E' difficile prevedere questi effetti perché l'entità della corrosione è determinata da
una serie di fenomeni complessi. L'utilizzo di tabelle dei potenziali elettrici ignora
la presenza di pellicole superficiali di ossidi, l'effetto del rapporto fra superfici ed il
comportamento chimico dei diversi elettroliti. Un uso acritico di queste tabelle può
quindi condurre a risultati sbagliati. Esse dovrebbero essere utilizzate con molta
attenzione ed unicamente per una valutazione iniziale.
Gli acciai inossidabili duplex presentano in genere una maggior resistenza alla
tensocorrosione rispetto agli austenitici considerati in questo Manuale. Per quelle
applicazioni nelle quali la SCC risulta essere una forma di corrosione pericolosa
sono stati sviluppati acciai inossidabili austenitici molto legati 1.4539, 1.4529,
1.4547, 1.4565 (non considerati in questo Manuale) .
Una certa cautela deve essere esercitata quando componenti contenenti elevate tensioni
residue (ad esempio per lavorazione a freddo) sono utilizzati in ambienti ricchi di ioni
cloruro (ad esempio piscine al coperto, ambiente marittimo, offshore). La EN1993-1-4
raccomanda che nel caso di membrature portanti in atmosfera contenente cloruri che
non possono essere pulite regolarmente (ad esempio coperture sospese al disopra di
piscine), devono essere utilizzati solo i tipi 1.4529, 1.4547, 1.4565, a meno che la
concentrazione di ioni cloruro in acqua sia (eccezionalmente) ≤ 250 mg/l, nel qual
caso è utilizzabile anche il tipo 1.4539. Possono essere utilizzati anche altri tipi dei
quali sia possibile dimostrare una equivalente resistenza alla rottura per
tensocorrosione in queste atmosfere.
29
Corrosione generale (uniforme)
Nelle condizioni normali, in cui tipicamente si trovano le strutture, gli acciai
inossidabili non mostrano quella riduzione della sezione, in seguito alla formazione
di ruggine, che caratterizza gli acciai al carbonio e quelli basso legati.
Aria
L'aria differisce da ambiente ad ambiente e conseguentemente mutano i suoi effetti
sugli acciai inossidabili. L'atmosfera delle zone rurali, non contaminata dai fumi
dell'industria o dalla salsedine delle coste, è particolarmente "favorevole" in
termini di resistenza alla corrosione, anche nelle aree a forte umidità. L'atmosfera
nelle aree industriali e marine è considerevolmente più aggressiva. E' opportuno
fare riferimento alla tabella 3.7 per la scelta dei tipi più adatti di acciaio
inossidabile.
30
L'aspetto generale degli acciai inossidabili esposti è influenzato dalla finitura
superficiale (la migliore è quella più liscia) e dal lavaggio, regolare o meno
(eseguito appositamente o dovuto alla pioggia).
Acqua marina
L'acqua marina, compresa quella salmastra, ha un alto contenuto di cloruri ed è
perciò estremamente corrosiva, specie se fluisce lentamente (sotto 1,5 m/s circa.).
A basse velocità del flusso d'acqua può manifestarsi una notevole corrosione per
pitting nei tipi 1.4301 e 1.4401 i quali possono essere inoltre colpiti da attacchi
nelle fessure, presenti come dettagli di progetto oppure derivanti dall'azione di
organismi incrostanti.
Gli spruzzi d’acqua salata possono provocare maggiori attacchi rispetto a quelli
dovuti ad una totale immersione poiché la concentrazione dei cloruri aumenta per
effetto dell'evaporazione dell'acqua o per la deposizione di cristalli di sale.
Bisogna considerare la possibilità di una forte corrosione galvanica nei casi in cui
l'acciaio inossidabile venga utilizzato con altri metalli in presenza di acqua di mare.
Terreni
La corrosione esterna dell’acciaio inossidabile interrato dipende dalla chimica e
dalla resistività del terreno. I terreni differiscono nella loro corrosività in funzione
del livello di umidità, del pH, dell’aerazione, della presenza di contaminazione
chimica, dell’attività microbiologica e del drenaggio superficiale. Gli acciai
inossidabili generalmente lavorano bene in una varietà di terreni e particolarmente
bene in terreni ad alta resistività, sebbene della corrosione per pitting (vaiolatura) si
sia manifestata in terreni umidi a bassa resistività.
31
La presenza di specie chimiche aggressive come ioni cloruro e solfati così come di
alcuni tipi di batteri e di correnti vaganti (dovute all’alimentazione di sistemi di
trasporto elettrici locali come treni e tram) può causare corrosione localizzata. Lo
sviluppo di corrente vagante può essere soppresso con un adeguato isolamento
elettrico delle strutture (es. rivestimenti o avvolgimenti nel caso di condutture) e/o
mediante protezione catodica.
La tabella 3.9 fornisce una lista di controllo. Non tutti i punti offriranno i migliori
dettagli dal punto di vista strutturale, né tutti i punti devono ritenersi applicabili ad
ogni ambiente. Alcuni suggerimenti sono superflui, in particolare in ambienti poco
corrosivi o in ambienti sottoposti a regolare manutenzione. La fig. 3.3 illustra le
caratteristiche di progetto, valide e non, per la durabilità.
32
Tabella 3.9 Controllo della corrosione in fase di progetto
Evitare fessure:
• impiegare connessioni saldate anziché bullonate
• usare saldatura o stuccatura per riempire le connessioni
• sono preferibili cordoni di saldatura rivestiti/profilati
• evitare incrostazioni di microrganismi
33
Figura 3.3 Confronto di dettagli progettati in maniera errata e corretta ai
fini della curabilità
Errato Corretto
No Si
Angoli
Angoli arrotondati
vivi cordone di
saldatura
Saldatura Riempimento
per punti della fessura
34
4 PROPRIETA’ DELLE SEZIONI
TRASVERSALI
4.1 Generalità
Le raccomandazioni dei Cap. 4 e 5 valgono per le sezioni trasversali di elementi
con i limiti dimensionali indicati in 4.2.
In fase di progetto si può tener conto della resistenza ridotta delle sezioni
trasversali della Classe 4, impiegando la larghezza efficace degli elementi, cfr.
4.4.1.
35
Classe 4 sezioni trasversali in cui si manifesta l’instabilità locale prima
ancora che sia raggiunto il limite di snervamento in uno o più punti
delle sezioni;
b b
c) Elemento piano, eventualmente b/t ≤ 400
irrigidito, connesso lungo entrambi i
bordi ad un’anima o ad una flangia
h/t ≤ 400
Note:
Gli elementi piani, come in (a), con rapporti b/t superiori a 30 e tutti gli elementi
piani con rapporti b/t approssimativamente superiori a 75, possono mostrare, per i
carichi in condizioni di esercizio, distorsioni visibili.
La classificazione di una sezione trasversale dipende dalla classe più alta (cioè
quella più sfavorevole) delle parti che la costituiscono, soggette totalmente o
parzialmente a compressione. Si osservi che la classificazione delle sezioni
trasversali può variare, in funzione del momento o del carico assiale agenti, lungo
la lunghezza dell'elemento.
36
Tabella 4.2 Rapporti massimi larghezza/spessore per parti soggette a
compressione (foglio 1)
Asse della αc
c h c c c c
t t t flessione
ψf y
– fy –
Elastica Plastica
t t t
c c c
Asse della
flessione
se α > 0, 5 :
c / t ≤ 320ε /(13α − 1)
2
c / t ≤ 58, 2ε c / t ≤ 26, 7ε
se α ≤ 0, 5 :
c / t ≤ 29,1ε / α
235
0, 5 Tipo 1.4301 1.4401 1.4462
E
ε = 2
f y 210 000 fy (N/mm ) 210 220 460
Note:
Per sezioni cave c può essere prudenzialmente assunto come (h-2t) or (b-2t)
2
E = 200 000 N/mm
N Ed
α = 1 1 + per sezioni simmetriche rispetto all’asse principale
2 fy c ∑ t w
37
Tabella 4.2 (continua) Rapporti massimi larghezza/spessore per parti
soggette a compressione (foglio 2)
Flange esterne
Distribuzione delle sollecitazioni (compressione: positiva)
Estremo in compressione Estremo in tensione
c + +
t
– –
c c c
Elastica Elastica
αc αc
t + +
– –
Plastica Plastica
b b
t t
235
0, 5 Tipo 1.4301 1.4401 1.4462
E
ε = 2
fy (N/mm ) 210 220 460
f y 210 000
ε 1,03 1,01 0,698
Note:
2
E = 200 000 N/mm
N Ed
α = 1 1 + per sezioni simmetriche rispetto all’asse principale
2 fy c ∑ t w
38
Tabella 4.2 (continua) Rapporti massimi larghezza/spessore per parti
soggette a compressione (foglio 3)
Elementi tubolari
d
t
1
d / t ≤ 50ε 2 d / t ≤ 50ε 2
2
d / t ≤ 70ε 2 d / t ≤ 70ε 2
3
d / t ≤ 280ε 2 d / t ≤ 90ε 2
Nota: per d / t > 280ε 2 Nota: per d / t > 90ε 2
si veda EN 1993-1-6 si veda EN 1993-1-6
Tipo 1.4301 1.4401 1.4462
0, 5
235 E
ε = fy (N/mm2) 210 220 460
f y 210 000
Nota:
2
E = 200 000 N/mm
39
Le larghezze efficaci delle flange compresse si possono basare sul rapporto ψ di
sollecitazione determinato per la sezione trasversale lorda (ψ è definito nelle
tabelle 4.3 e 4.4). Le larghezze efficaci delle ali devono determinarsi con il
rapporto di sollecitazione ψ stabilito per una sezione trasversale che comprende
l'area efficace della flangia di compressione e l'area lorda dell’anima e della flangia
in tensione.
0, 772 0,125 ≤
ρ = − 2
1 (4.1a)
λp λp
Elementi esterni formati a freddo:
1 0, 231 ≤
ρ = − 2
1 (4.1b)
λp λp
Elementi esterni saldati:
1 0, 242 ≤
ρ = − 2
1 (4.1c)
λp λp
b/t
λp = (4.2)
28, 4ε kσ
in cui
t è lo spessore
kσ è il coefficiente d’instabilità corrispondente al rapporto ψ della tabella 4.3
o 4.4 a seconda del caso
b è la larghezza diversa caso per caso:
40
Quando una sezione trasversale è soggetta a compressione assiale, le
raccomandazioni al Cap. 5.5.2 tengono conto del momento supplementare ∆M,
dato da:
∆M = N eN
ψ =1 :
σ1 σ2
b e1 b e2 beff = ρb
b
1 >ψ ≥ 0 :
σ1
σ2
b e1 b e2 beff = ρb
b
2 beff be2 = beff - be1
be1 =
5 −ψ
bc bt ψ < 0:
σ1
beff = ρ bc = ρb / (1-ψ)
be1 b e2 σ2
b
be1 = 0,4 beff be2 = 0,6 beff
Fattore di
4,0 8,2 / (1,05 + ψ) 7,81 7,81 – 6,29ψ + 9,78ψ2 23,9 5,98 (1 - ψ)2
instabilità kσ
41
Tabella 4.4 Elementi esterni soggetti a compressione
b eff 1 >ψ ≥ 0 :
σ1 beff = ρ c
σ2
bt bc ψ <0 :
beff = ρ bc = ρ c / (1-ψ)
σ1
σ2
b eff
ψ = σ2/σ1 1 0 -1 +1 ≥ψ ≥ − 3
b eff 1 >ψ ≥ 0 :
σ1 beff = ρ c
σ2
c
b eff ψ <0 :
σ1 beff = ρ bc = ρ c / (1-ψ)
σ2
bc bt
Fattore di
0,43 0,578 / (ψ + 0,34) 1,70 1,7 - 5ψ + 17,1ψ2 23,8
instabilità kσ
42
Area
non efficace
Asse
Neutro Asse neutro
eM area efficace
Area
non efficace
Asse Asse
Neutro neutro
area
eM efficace
43
4.4.3 Accartocciamento delle flange
Per una membratura soggetto a flessione o un profilato ad arco in cui il lato concavo
sia in compressione, se le flange sono particolarmente larghe rispetto alle dimensioni
della sezione, deve essere preso in considerazione l’effetto sulla capacità portante
dell’accartocciamento di una flangia (cioè della sua curvatura verso l’interno, in
direzione del piano neutro), a meno che tale accartocciamento risulti inferiore al 5%
dello spessore della sezione trasversale del profilato. Se l’accartocciamento è più
grande, allora la riduzione della resistenza dell’elemento, ad esempio a causa di una
riduzione della lunghezza del braccio di leva di parti delle ampie flange, e il possibile
effetto della flessione delle anime, devono essere presi in considerazione.
Per gli irrigidimenti intermedi valgono le indicazioni per gli acciai al carbonio
presenti nella EN 1993-1-3.
br
a a
bo
bs be
44
b1 b2
bp,1 bp,2
b 1,e1 b1,e2 b2,e1 b2,e2
a a
bs
Irrigidimento intermedio
As , I s
4, 2 k w E Is t3
σ cr, s = (4.3)
As 4b p2 ( 2bp + 3bs )
dove:
bp è la larghezza teorica della porzione piana dell’elemento in figg. 4.3, 4.4
e 4.5
bs è la larghezza dell’irrigidimento misurata lungo il suo perimetro, vedi
figg. 4.3, 4.4 e 4.5
As è l’area della sezione trasversale dell’irrigidimento intermedio, cioè
t (b1, e 2 + b2, e1 + bs ) , vedi figg. 4.3, 4.4 e 4.5
4, 2 k w E Is t3
σ cr, s = (4.4)
As 8b12 (3be − 4b1 )
in cui:
be = 2bp,1 + bp, 2 + 2bs (4.5)
dove:
bp,1 è la larghezza teorica di una delle parti piane esterne, vedi figg. 4.3, 4.4 e
4.5
45
bp,2 è la larghezza teorica della parte piana centrale, vedi figg. 4.3, 4.4 e 4.5
br è la larghezza complessiva dell’irrigidimento, vedi figg. 4.3, 4.4 e 4.5
lb
se ≥ 2, k w = k wo (4.7)
sw
l 2l lb
2
se b < 2, k w = k wo − ( k wo − 1) b
− (4.8)
sw sw sw
dove:
sw è la lunghezza inclinata dell’anima, vedi fig. 4.5.
sw + 2bd
k wo = (4.10)
sw + 0, 5bd
46
gr bp
X
X intersezione delle mediane
P P mezzeria dell’angolo
t r φ/2 r m = r + t /2
g r = rm[tan ( φ /2) - sin (φ /2)]
φ/2
a) Punto intermedio di un angolo
o di una curva
b
bp
sw
φ
hw h
b p sw
bp,c c
b p,d bp
d bp
b
bp bp bp
bp,c c
d) Larghezza uniforme teorica bp dei tratti piani d) Larghezza uniforme teorica bp dei tratti piani
b, c, d adiacenti agli irrigidimenti
Figura 4.5 Larghezze teoriche dei tratti piani bp tenendo conto degli
spigoli arrotondati
f y / γ MO
As, red = χ d As ma sempre As, red ≤ As (4.14)
σ com, ser
dove:
47
σcom,ser è la massima tensione di compressione nell’irrigidimento (calcolata sulla
base della sezione efficace) in condizioni di carico allo stato limite di
servizio.
se λ d ≤ 0, 65 χ d = 1, 0 (4.15)
0, 66
se λ d ≥ 1, 38 χd = (4.17)
λd
dove λ d = f y / σ cr, s
Nel calcolo delle proprietà delle sezioni efficaci l’area efficace ridotta As,red può
essere rappresentata impiegando uno spessore ridotto t red = t As,red / As per tutti gli
elementi inclusi in As.
L’influenza degli angoli arrotondati sulle proprietà delle sezioni può essere
considerata con sufficiente approssimazione utilizzando le proprietà calcolate per
sezioni analoghe a spigoli vivi, vedi fig. 4.6, e riducendole, con sufficiente
precisione, tramite le seguenti approssimazioni:
Ag = Ag,sh (1 - δ) (4.18)
Ig = Ig,sh (1 – 2δ) (4.19)
Iw = Iw,sh (1 – 4δ) (4.20)
con
n m
δ = 0,43∑ r j / ∑ b p ,i (4.21)
j =1 i =1
dove:
Ag è l’area della sezione trasversale lorda
48
Ag.sh è il valore di Ag per una sezione trasversale a spigoli vivi
bp,i è la larghezza teorica piana dell’i–esimo tratto piano di una sezione
trasversale a spigoli vivi
Ig è il momento d’inerzia dell’area della sezione trasversale lorda
Ig,sh è il valore di Ig per una sezione trasversale a spigoli vivi
Iw è la costante di ingobbamento della sezione trasversale lorda
Iw,sh è il valore di Iw per una sezione trasversale a spigoli vivi
m è il numero dei tratti piani
n è il numero dei tratti curvi
rj è il raggio di curvatura interno del j–esimo tratto curvo
La riduzione sopra citata può pure essere applicata nel calcolo delle proprietà
efficaci Aeff, Iy,eff, Iz,eff e Iw,ef, purché le larghezze teoriche dei tratti piani siano
misurate tra i punti d’intersezione delle loro mediane rispetto allo spessore.
bp,i
Quando i fori non sono disposti sfalsati, l'area da sottrarre all’area lorda deve
essere calcolata come la massima delle somme delle superfici dei fori in qualsiasi
sezione perpendicolare alla direzione dello sforzo.
Se i fori sono sfalsati (fig. 4.7) l’area totale dei fori da sottrarre è la maggiore tra:
• l’area dei fori lungo un percorso perpendicolare alla direzione dello sforzo,
come per fori non sfalsati (piano di rottura (2) in fig. 4.7)
s2
t nd 0 − ∑
•
4 p
49
dove:
s è l’interasse dei fori in direzione parallela allo sforzo
p è l’interasse dei fori in direzione perpendicolare allo sforzo
t è lo spessore
n è il numero di fori seguendo una qualunque linea (diagonale o a zig-zag)
che si estende progressivamente attraverso tutto l'elemento, o sua parte
(piano di rottura (1) in fig. 4.7)
d0 è il diametro del foro
Per profilati tipo angolari con fori su entrambe le ali, la distanza va presa al centro
dello spessore, vedi fig. 4.8.
p 1
2
s s
Figura 4.8 Tratto utile per angolare con fori in entrambe le ali
50
dati sufficienti per offrire raccomandazioni per il progetto. Se si vogliono sfruttare i
vantaggi dell'incrudimento, si suggerisce di determinare la resistenza delle sezioni
trasversali mediante prove dirette (vedi Cap. 9).
Ag f y
N pl, Rd = (4.22)
γ M0
b) la resistenza massima di progetto della sezione trasversale al netto dei fori per
gli elementi di collegamento:
k r Anet f u
N u, Rd = (4.23)
γ M2
dove:
Ag è l’area lorda
Anet è l’area netta o l’area netta efficace (vedi 4.6.4)
fy è la resistenza caratteristica allo snervamento (generalmente assunta
come il valore minimo previsto della tensione unitaria di scostamento
dalla proporzionalità allo 0.2%, vedi tabella 3.1)
fu è la resistenza caratteristica a rottura per trazione (generalmente assunta
come valore minimo previsto, vedi tabella 3.1)
kr = [1 + 3r ( d 0 / u − 0,3)] comunque kr ≤ 1, 0 (4.24)
r = [numero di bulloni nella sezione trasversale]/[numero totale dei bulloni
nella giunzione]
d0 è il diametro nominale del foro per il bullone
u = 2e2 comunque u ≤ p2
51
4.7.4 Sezioni trasversali soggette a momento flettente
In assenza di azioni di taglio e azioni assiali, il momento resistente di progetto di
una sezione trasversale soggetta a flessione semplice, Mc,Rd, è dato da:
dove:
VRd = Av ( f y / 3 ) / γ M0 (4.30)
dove:
52
hw è l’altezza dell’anima della sezione
r è il raggio degli angoli
tf è lo spessore della flangia
tw è lo spessore dell’anima (se non è costante va preso il valore minimo)
η vedere la EN 1993-1-5 (la EN 1993-1-4 raccomanda η = 1,20
Nota: lo stesso valore di ηdeve essere utilizzato per calcolare la resistenza
all’instabilità locale a taglio così come utilizzato per calcolare la resistenza alla
deformazione plastica di taglio. Per temperature superiori a 400 °C, va assunto
pari a 1.0.
Anche la resistenza all’instabilità per taglio deve essere controllata, vedi 5.4.3.
M Ed ≤ M N,Rd (4.31)
dove:
MN,Rd è il momento resistente plastico di progetto, ridotto opportunamente per la
presenza della forza assiale NEd.
Per sezioni simmetriche rispetto ad entrambi gli assi (ad I, H o altro) non bisogna
tenere in conto l’effetto della forza assiale sul momento resistente plastico rispetto
all’asse y-y quando entrambi i seguenti criteri sono soddisfatti:
N Ed ≤ 0,5hw t w f y / γ M0 (4.32b)
σ x,Ed ≤ f y / γ M0 (4.33)
dove:
N Ed M y, Ed + N Ed e Ny M z, Ed + N Ed e Nz
+ + ≤1 (4.34)
Aeff f y γ M 0 Weff , y, min f y γ M 0 Weff , z, min f y γ M 0
dove:
53
eN è lo spostamento che subisce l’asse baricentrico principale nel calcolo
della sezione efficace per compressione uniforme
A tal proposito può essere adottato, in tutti i calcoli, un valore σ0 della resistenza
allo snervamento fy, superiore rispetto a quello solito di scostamento dalla
proporzionalità dello 0.2%. Si raccomanda che, in mancanza di una valutazione più
dettagliata, che probabilmente richiederebbe una analisi non lineare agli elementi
finiti, siano osservate le seguenti limitazioni:
54
5 PROGETTO DI ELEMENTI
5.1 Introduzione
Le verifiche di progetto per le membrature in acciaio inossidabile sono analoghe a
quelle richieste per le membrature in acciaio al carbonio. Si raccomanda di ricavare
forze e momenti agenti su di essi da un'analisi elastica globale.
Oltre alla resistenza delle sezioni trasversali, vedi Cap. 4, si deve tener conto dei
fenomeni di instabilità globale delle membrature, di cui si occupa questo capitolo.
Per un angolare connesso solo mediante un’ala o per altre membrature connesse in
modo asimmetrico:
N t, Rd = N pl, Rd ≤ N u, Rd (5.1)
dove i termini sono definiti in 4.7.2 and Nu,Rd è ricavato nella 6.2.3, equazioni 6.5,
6.6 o 6.7
55
Sezioni con due assi di simmetria (profilati cavi rettangolari e
circolari, travi ad I, ecc.)
Le sezioni trasversali a simmetria doppia non necessitano di verifica per
l’instabilità flesso-torsionale dato che il loro centro di taglio coincide con il loro
baricentro; l'instabilità torsionale può però essere critica.
dove:
βA = 1 per le sezioni trasversali di Classe 1, 2, 3
= Aeff/Ag per le sezioni trasversali di Classe 4
Aeff è l’area efficace di sezioni trasversali di Classe 4
Ag è l’area lorda
χ è il coefficiente di riduzione per tenere conto dell’instabilità, dato da:
1
χ= ≤ 1 (5.3)
[
ϕ + ϕ 2 − λ2 ]
0, 5
in cui:
(
ϕ = 0, 5 1 + α (λ − λ0 ) + λ 2 ) (5.4)
β A Af y Lcr 1 βA fy
λ= = (5.5)
N cr i π E
56
dove
α è il fattore di imperfezione definito nella tabella 5.1
N cr è la forza elastica critica per il relativo modo di instabilità basata sulle
proprietà della sezione trasversale lorda
λ0 è la snellezza limite adimensionale definita in tabella 5.1
Lcr è la lunghezza libera di inflessione nel piano di instabilità considerato,
determinata sulla base delle condizioni vincolari
i è il raggio giratore intorno al relativo asse, determinato utilizzando le
proprietà della sezione trasversale lorda
Le curve di instabilità sono illustrate in fig. 5.1. I valori per α e λ0 riportati nella
tabella 5.1 non si applicano a sezioni cave ricotte dopo la fabbricazione.
N Ed
Se la snellezza adimensionale è tale che λ ≤ λ0 o ≤ λ02 gli effetti di
N cr
instabilità possono essere trascurati ed è necessario verificare solo la sezione
trasversale.
Il calcolo della lunghezza libera di inflessione deve essere basato sui principi della
meccanica strutturale, prendendo in considerazione le condizioni al contorno.
57
Tabella 5.1 Valori di α e λ0 per l’instabilità flessionale, torsionale e
flesso-torsionale
Tipo di instabilità Tipo di elemento α λ0
Flessionale Profilati aperti formati a freddo 0,49 0,40
Profilati cavi (saldati e non) 0,49 0,40
Profilati aperti saldati (asse maggiore) 0,49 0,20
Profilati aperti saldati (asse minore) 0,76 0,20
Torsionale e flesso-
Tutti gli elemnti 0,34 0,20
torsionale
f y β A Ag
λT = (5.6)
N cr
in cui:
dove:
N cr ,T
è la forza elastica critica di instabilità torsionale
1 π 2 EI W
N cr ,T = GI t +
i02 lT2
(5.7a)
N cr ,TF
è la forza elastica critica di instabilità torsionale-flessionale
2 2
N cr, y N cr,T N cr,T yo N cr,T
N cr,TF = 1+
− 1− + 4 (5.7b)
2 β N cr, y N cr, y
io N cr, y
in cui
i02 = i y2 + i z2 + y 02 + z 02
i y iz
e sono i raggi giratori della sezione trasversale lorda intorno agli
assi y e z rispettivamente
58
y 0 e z 0 sono le coordinate del centro di taglio con riferimento al
baricentro della sezione lorda
G è il modulo di taglio
lT è la lunghezza di instabilità della membratura per l’instabilità
torsionale (vedere la EN 1993-1-3)
IT è la costante torsionale della sezione trasversale lorda
IW è la costante di imbozzamento della sezione trasversale lorda
2
y
β = 1 − 0
i0
N cr , y N
cr , z
e sono le forze elastiche critiche assiali per instabilità
flessionale rispetto agli assi y-y e z-z rispettivamente.
Per una sezioni trasversali con due assi di simmetria il centro di taglio coincide con
il baricentro, e quindi y 0 = 0 e z 0 = 0 e
N cr ,TF = N cr ,T purché N cr ,T < N cr , y e N cr ,T < N cr , z
Da notare che per gli angoli, gli assi y e z sopra menzionati devono essere presi
rispettivamente come assi u e v.
Per determinare il momento resistente di una trave si deve tener conto dei seguenti
fattori:
• snervamento della sezione trasversale (vedi 4.7)
• instabilità delle parti piane (soltanto per sezioni di Classe 4 - vedi 4.7)
• instabilità laterale per torsione (vedi 5.4.2)
• instabilità per taglio (vedi 5.4.3)
• resistenza locale in corrispondenza dei punti di applicazione del carico o delle
reazioni vincolari.
Si deve ricordare che per gli elementi sottoposti a flessione, le flange vanno
verificate allo sforzo di taglio e all'accartocciamento secondo quanto riportato in
4.4.2 e 4.4.3.
59
5.4.2 Instabilità laterale per torsione
La possibilità di instabilità laterale per torsione può essere trascurata nelle seguenti
circostanze:
• Trave soggetta a flessione esclusivamente secondo l'asse minore;
• Travi vincolate lateralmente per tutta la loro lunghezza da rinforzi
d'irrigidimento
• Travi la cui snellezza laterale dimensionale è λ LT ≤ 0,4 (vedi sotto) o per
M Ed
≤ 0,16 .
M cr
In ogni altro caso, la resistenza all'instabilità laterale per torsione deve essere
determinata mediante:
dove
in cui:
ϕ LT = (
0, 5 1 + α LT (λLT − 0, 4 ) + λLT
2
) (5.10)
Wy f y
λLT =
M cr
(5.11)
Da notare che per gli angolari gli assi y e z suddetti devono essere considerato asse
u e v rispettivamente.
60
1,0
0,9
Fattore di riduzione χ LT
0,8 Instabilità laterale da torsione
- sezioni saldate
0,7
Instabilità laterale da torsione
0,6 - sezioni formate a freddo
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0
0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 1,4 1,6 1,8 2,0 2,2 2,4 2,6 2,8 3,0
Snellezza adimensionale λ LT
La resistenza a taglio è limitata sia dalla resistenza plastica a taglio (cfr. 4.7.5) sia
da quella all’instabilità per taglio.
La resistenza all’instabilità per taglio per una trave deve essere calcolata come
segue:
ηf yw hw t
Vb , Rd = Vbw, Rd + Vbf , Rd ≤ (5.12a)
3γ M1
χ w f yw hw t
Vbw, Rd = (5.12b)
3γ M1
dove:
hw è l’altezza dell’anima (fig. 5.3)
61
Vbf , Rd è il contributo delle flange alla resistenza all’instabilità per taglio
tf
hw
tw
tf
bf a
Per anime con irrigidimenti trasversali soltanto agli appoggi e per anime anche con
irrigidimenti trasversali intermedi e/o longitudinali, il contributo dell’anima al
parametro χ w è dato da:
0,64 0,05
χ w = 0,11 + − per λ w > 0,60 / η (5.13b)
λw λ w2
hw
λw = (5.14)
86,4 t w ε
Per anime con irrigidimenti trasversali agli appoggi e con irrigidimenti trasversali
e/o longitudinali intermedi, la snellezza adimensionale
λw deve essere assunta
come:
hw
λw = (5.15)
37,4t ε k
w τ
dove kτ è il coefficiente d’instabilità per taglio più piccolo per il pannello d’anima.
Per anime con irrigidimenti trasversali indeformabili e senza irrigidimenti
62
longitudinali o con più di due irrigidimenti longitudinali, kτ può essere calcolato
come segue:
kτ = 5,34 + 4,00(hw / a ) + kτst
2
a / hw ≥ 1
quando (5.16a)
dove:
I sl 2,1 I s1
kτst = 9(hw / a )
2
4
3
t hw t hw
ma non meno di
dove:
a è la distanza fra le mezzerie degli irrigidimenti trasversali, vedi fig. 5.3.
I s1 è il momento d’inerzia dell’irrigidimento longitudinale riferito all’asse z
b f t 2f f yf M Ed
2
Vbf , Rd = 1 − (5.17)
cγ M 1 M f , Rd
dove:
bf e t f sono presi per la flangia che fornisce la resistenza assiale minore,
con b f non maggiore di 15εt f sia all’intradosso che all’estradosso
M f ,k
M f , Rd =
γ M0
3,5b f t 2f f yf c
c = a 0,17 + e ≤ 0,65
t w hw2 f yw a
f yf
è la tensione caratteristica di snervamento della flangia
Se è applicata anche una forza assiale NEd, il valore di Mf,Rd deve essere ridotto del
fattore:
63
1 − N Ed (5.18)
(A f 1 + A f 2 )
γ M0
dove Af1 e Af2 sono le aree delle flange superiore ed inferiore rispettivamente.
VEd
η3 = ≤ 1,0 (5.19)
Vb , Rd
dove:
VEd è la forza di taglio di progetto comprensiva del taglio indotto dal
momento torcente.
La verifica di una membratura nel caso di flessione biassiale deve essere eseguita
come segue:
N Ed M y , Ed + N Ed e y , N M z , Ed + N Ed e z , N
η1 = + + ≤ 1,0 (5.20)
f y Aeff / γ M 0 f yW y ,eff / γ M 0 f yW z ,eff / γ M 0
dove:
Aeff
è l’area efficace della sezione trasversale (cfr. 4.4.1)
e y,N
è l’eccentricità dell’asse neutro rispetto all’asse y (cfr. 4.4.1)
ez,N
è l’eccentricità dell’asse neutro rispetto all’asse z (cfr. 4.4.1)
M y , Ed
è il momento flettente di progetto riferito all’asse y
M z , Ed
è il momento flettente di progetto riferito all’asse z
N Ed è la forza assiale di progetto
W y ,eff
è il modulo efficace della sezione riferito all’asse y (cfr. 4.4.1)
W z ,eff
è il modulo efficace della sezione riferito all’asse z (cfr. 4.4.1)
Gli effetti dell’azione MEd e NEd devono includere gli effetti globali del secondo
ordine dove rilevanti. La verifica dell’instabilità della piastra del pannello deve
essere eseguita per le risultanti delle tensioni ad una distanza di 0,4a o 0,5b,
qualunque sia la più piccola, dall’estremità del pannello dove le tensioni sono più
alte.
64
M f , Rd M f , Rd
η1 + 1 − (2η 3 − 1)2 ≤ 1,0 per η1 ≥ (5.21)
M p1, Rd M p1, Rd
dove:
M f , Rd
è il momento resistente plastico di progetto della sezione costituita
dall’area efficace delle flange
M p1, Rd
è il momento resistente plastico di progetto della sezione costituita
dall’area efficace delle flange e dall’area lorda dell’anima
indipendentemente dalla sua Classe di appartenenza
M Ed
η1 =
M p1, Rd
(5.22)
VEd
η3 =
Vbw, Rd
(5.23)
Le tensioni sono assunte positive. MEd e NEd devono includere gli effetti del
secondo ordine dove rilevanti.
Se è presente un carico assiale NEd, allora Mpl,Rd deve essere sostituito dal momento
resistente plastico ridotto MN,Rd secondo la 6.2.9 della EN 1993-1-1 e Mf,Rd deve
essere ridotto in accordo all’equazione 5.18. Ci si deve riferire alla EN 1993-1-5 se
lo sforzo assiale è così grande che tutta l’anima risulta essere in compressione.
Per sezioni strutturali laminate a freddo possono adottarsi le indicazioni della ENV
1993-1-3 (che sarà sostituita dalla EN 1993-1-3) per gli acciai al carbonio.
Per travi laminate e saldate, si deve adottare il seguente procedimento, basato sulle
indicazioni della ENV 1993-1-5 (che sarà sostituita dalla EN 1993-1-5).
65
dove:
Leff è la lunghezza efficace di resistenza alle forze trasversali, data da:
Leff = χ Fly
dove:
ly è la lunghezza efficace caricata che dipende dalla larghezza dell’appoggio
rigido ss
χF è il fattore di riduzione per l’instabilità locale
Occorre inoltre considerare l'effetto della forza trasversale sul momento resistente
dell'elemento.
Per determinare Leff si deve distinguere fra tre diversi tipi di forze applicate, e
precisamente:
• forze applicate su una flangia e contrastate dalla resistenza al taglio dell’anima
(fig. 5.4a);
• forze applicate su una flangia e trasferite direttamente all'altra flangia
attraverso l’anima (fig. 5.4b);
• forze applicate su una flangia in prossimità di un appoggio non irrigidito (fig.
5.4c)
ss ss c ss
V1,S V2,S VS
2 2 2
h h s + c
kF = 6 + 2 w k F = 3, 5 + 2 w kF = 2 + 6 s
a a hw
In presenza di molti carichi concentrati disposti vicini gli uni agli altri, occorre
verificare la resistenza per ogni singolo carico, nonché per carico totale con ss pari
alla distanza da centro a centro fra i carichi più esterni.
66
45°
Fs Fs Fs Fs Fs
tf
ss ss ss ss ss=0
f yf bf
m1 = (5.25)
f yw t w
2
hw
m2 = 0,02
per λ F > 0,5 (5.26a)
tf
ly = [
ss + 2 t f 1 + m1 + m 2 ] (5.27)
Per il caso c) in fig. 5.4, ly deve ottenersi dal più piccolo dei valori dati dalle
formule 5.28 e 5.29. Nella 5.30 ss deve assumersi nulla se la struttura che genera la
sollecitazione non ha la stessa inclnazione della trave, cfr. fig. 5.5.
2
m1 le
ly = le + t f + + m2 (5.28)
2 tf
ly = le + tf m1 + m 2 (5.29)
L eff = χ F ly (5.31)
con
67
0,5
χF = ≤ 1.0 (5.32)
λF
ly t w f yw
λF = (5.33)
Fcr
t w3
Fcr = 0, 9 k F E (5.34)
hw
dove:
kF è il coefficiente di instabilità per i diversi modi di applicazione delle forze
(fig. 5.4).
Da notare che per calcolare m 2 , deve essere assunto un valore per λF . Una volta
calcolato il valore di λF , può essere necessario ricalcolare il valore di m 2 .
11 ε t w 11 ε t w 11 ε t w 11 ε t w
tw tw
As e As
Per rinforzi su un solo lato o altri di tipo non simmetrico, l'eccentricità che ne
consegue deve essere determinata come indicato in 5.5.2
68
applicato. In altre posizioni intermedie, la sforzo di compressione NEd, negli
irrigidimenti può ricavarsi dalla:
1 f yw hw t w
N Ed = VEd − (5.35)
λw 2 3 γ M1
dove:
V Ed è lo sforzo di taglio di progetto sulla membratura
a / hw ≥ 2, I s ≥ 0, 75 hw t w3 (5.37)
La freccia elastica delle travi (cioè quella che non forma una cerniera plastica) può
essere stimata con la normale teoria delle strutture, salvo impiegare il modulo
secante di elasticità al posto del modulo di Young. Il modulo secante elastico varia
con il grado di sollecitazione ed i suoi valori possono ricavarsi dall'Appendice C.
Questo metodo semplificato è accurato nello stimare le frecce quando il modulo
secante si basa sulla sollecitazione massima in un elemento e questa non supera il
65% del carico unitario di scostamento dalla proporzionalità dello 0,2%. A livelli di
sollecitazione più elevati, il metodo diventa troppo cautelativo ed è preferibile
utilizzarne un altro più accurato (ad es. quello che richiede un’integrazione sulla
lunghezza dell’elemento).
Nel caso di sezioni trasversali di Classe 4 e/o di elementi soggetti a sforzo di taglio,
occorre tener conto nei calcoli di una sezione efficace. Come prima valutazione è
opportuno utilizzare la sezione efficace basata sulle larghezze efficaci indicate in
4.4.1 e/o 4.4.2. Per una maggior precisione si può utilizzare una sezione efficace
basata su larghezze efficaci all’instabilità determinate sull’effettiva sollecitazione
sull'elemento, assumendo ε in 4.4.1 (ma non in 4.4.2) come:
1/ 2
235 E
ε = (5.38)
σ 210 000
dove:
σ è lo sforzo effettivamente agente sulla sezione trasversale efficace
dell'elemento
E è il modulo di Young:
69
5.5 Membrature soggette alla combinazione di
carichi assiali e momenti flettenti
5.5.1 Trazione e flessione
Membrature soggette a trazione e flessione devono essere verificate all’instabilità
laterale, secondo 5.4.2 sotto l’effetto del solo momento; esse devono inoltre essere
verificate sotto gli effetti combinati di carico assiale e momento nei punti di
massimo momento flettente e carico assiale. Deve essere soddisfatta la seguente
relazione:
N Ed M y, Ed M z, Ed
+ + ≤ 1 (5.39)
N Rd M y, Rd M z, Rd
dove:
NEd è il carico assiale di progetto agente nella posizione critica della
membratura
NRd è la resistenza di progetto dell’elemento
My,Ed è il momento di progetto rispetto all’asse principale agente nella sezione
critica
My,Rd è il momento resistente rispetto all’asse principale in assenza di carico
assiale e tenendo conto di ogni riduzione dovuta all’azione del taglio
(cfr. 4.7.4)
Mz,Ed è il momento di progetto rispetto all’asse secondario agente nella sezione
critica
Mz,Rd è il momento resistente rispetto all’asse secondario in assenza di carico
assiale e tenendo conto di ogni riduzione dovuta all’azione del taglio
(cfr. 4.7.4).
N Ed M y, Ed + N Ed e Ny
+ ky ≤1 (5.40)
( N b, Rd ) min β W, y W pl, y f y / γ M1
N Ed M y, Ed + N Ed e Ny
+ k LT ≤1 (5.41)
( N b, Rd ) min 1 M b, Rd
70
Compressione assiale e momento secondo l'asse minore
Per evitare lo svergolamento rispetto all'asse minore, deve essere:
N Ed M z, Ed + N Ed e Nz
+ kz ≤1 (5.42)
( N b, Rd ) min β W, z W pl, z f y / γ M1
N Ed M y, Ed + N Ed e Ny M z, Ed + N Ed e Nz
+ ky + kz ≤ 1 (5.43)
( N b, Rd ) min β W, y W pl, y f y / γ M1 β W, z W pl, z f y / γ M1
N Ed M y, Ed + N Ed e Ny M z, Ed + N Ed e Nz
+ k LT + kz ≤ 1 (5.44)
( N b, Rd ) min 1 M b, Rd β W, z W pl, z f y / γ M1
dove:
(Nb,Rd)min è il più piccolo valore di Nb,Rd per i seguenti quattro modi di instabilità:
flessionale rispetto all’asse y, flessionale rispetto all’asse z, torsionale e
flessionale-torsionale (cfr. 5.3.3 e 5.3.4)
(Nb,Rd)min1 è il più piccolo valore di Nb,Rd per i seguenti tre modi di instabilità:
flessionale rispetto all’asse z, torsionale e flessionale-torsionale (cfr. 5.3.3 e
5.3.4)
βW,y, βW,z sono i valori di βW determinati per gli assi y e z rispettivamente, in cui:
βW = 1 per sezioni trasversali di Classe 1 o 2
= Wel/Wpl per sezioni trasversali di Classe 3
= Weff , Wpl per sezioni trasversali di Classe 4
Wpl,y, e Wpl,z sono i moduli di plasticità per gli assi y e z rispettivamente
Mb,Rd è la resistenza di progetto all’instabilità laterale-torsionale (cfr. 5.4.2)
(
k y = 1,0 + 2 λ y − 0,5 ) NN Ed ma 1,2 ≤ k y ≤ 1,2 + 2
N Ed
N b, Rd, y
b, Rd, y
(
k z = 1,0 + 2 λ z − 0,5 ) (N N Ed
)
ma 1,2 ≤ k z ≤ 1,2 + 2
N Ed
(N b, Rd )min1
b, Rd min 1
k LT = 1,0
71
Da notare che gli Documenti Nazionali di Applicazione possono indicare altre
formule di interazione differenti da quelle sopra indicate.
Da osservare che negli angolari, gli assi y e z precedenti devono essere presi
rispettivamente come assi u e v.
72
6 PROGETTO DEI COLLEGAMENTI
Ciò è particolarmente vero per giunti, che possono inumidirsi in caso di maltempo,
spruzzi, immersione, formazione di condense, ecc. E’ necessario considerare con
attenzione la possibilità di evitare o ridurre i problemi di corrosione connessi,
collocando i giunti lontano da fonti di umidità. In alternativa, può essere possibile
eliminare tali fonti; ad es., con adeguata ventilazione, nel caso di condense o
accertando che la temperatura ambiente all'interno della struttura sia sempre
superiore al punto di rugiada.
Bullone e dado
in acciaio inossidabile
Rondella isolante Rondella in
acciaio inossidabile
Guarnizione
isolante Lamiera in
acciaio al carbonio
Lamiera in
Bussola isolante acciaio inossidabile
Occorre dedicare particolare cura alla scelta dei materiali in relazione all’ambiente,
onde evitare la corrosione interstiziale nei giunti imbullonati (vedi 3.7.2)
73
assume notevole rilievo nel caso di acciai inossidabili duplex. E' quindi
indispensabile l’adozione di tipi di saldatura e di consumabili adatti e che le
operazioni relative siano eseguite da saldatori esperti e qualificati. Direttive al
riguardo figurano al paragrafo 10.4.
I giunti assiali nelle travi devono essere preferibilmente posti nei punti più prossimi
al punto di inversione della flessione (valore zero del momento flettente). Per i
giunti assiali nei pilastri occorre tener conto di momenti dovuti agli effetti P-δ.
74
6.2 Giunti bullonati
6.2.1 Generalità
Le raccomandazioni di questo Paragrafo valgono per giunti con bulloni in fori
passanti entro le tolleranze dove occorre resistere a taglio, trazione o a taglio e
trazione combinati. E' buona pratica usare rondelle sotto la testa della vite e sotto il
dado. Indicazioni sui materiali più adatti per bulloni e dadi figurano in 3.1.2 e 10.5.
Gli sforzi di taglio sono trasferiti ai bulloni ed agli elementi connessi. Non viene
fornita alcuna raccomandazione per giunti dove il taglio si trasferisce mediante
resistenze di attrito (cfr. 6.2.2).
Per limitare le deformazioni irreversibili sui giunti bullonati, gli sforzi sui bulloni e
sulle sezioni trasversali nette ai fori dei bulloni, per effetto delle combinazioni di
carico caratteristiche, devono avere come limite il valore della resistenza allo
snervamento.
75
Il massimo valore della distanza dal bordo o della distanza dall’estremità deve
essere limitato a 4t + 40mm , dove t è lo spessore dello strato esterno più sottile.
L’interasse minimo tra i centri dei fori nella direzione del carico ( p1) è 2,2d 0 (fig.
6.2). La corrispondente distanza minima ortogonale alla direzione di carico (p2), è
2,4d 0 .
La distanza massima dei bulloni in ogni direzione deve essere tale che l’instabilità
locale a compressione degli elementi sovrapposti sia presa in considerazione,
vedere la EN 1993-1-8.
p1 e1
e2
p2
Direzione
di trasferimento
del carico
p2 ≥1,2d o
L L ≥2,4d o
p2
p2
Per file di fori sfalsati, si può usare una spaziatura minima tra le file p2=1,5d0 se la
distanza minima tra due qualsiasi bulloni in una fila sfalsata è L ≥ 2,2d0.
Resistenza portante
La resistenza disponibile di un giunto bullonato in acciaio inossidabile è, di solito,
fissata da criteri di servizio, secondo i quali l'allungamento del foro ai carichi di
lavoro deve essere limitato. Per evitare lo svolgimento di una verifica di servizio
separata, si consiglia di stabilire un limite all'allungamento del foro sotto il carico
massimo, adottando un valore ridotto di fu,red .
Per limitare l'allungamento del foro al carico massimo, fu,red deve essere ricavato
dalla:
k1α b f u ,red dt
Fb , Rd = (6.2)
γ M2
76
• αd
• f ub / f u ,red
• 1,0
dove:
d è il diametro del bullone
t è lo spessore dello strato connesso
fu è la resistenza caratteristica a trazione dello strato connesso (di solito
presa come il valore minimo specificato della resistenza a trazione,
vedere tabella 3.1).
α d = e1 / 3d 0 per i bulloni di estremità nella direzione di trasferimento del
carico
p1 1
αd = − per i bulloni interni nella direzione di trasferimento del carico
3d 0 4
e2
k1 è il valore più piccolo tra 2,8 − 1,7 e 2,5 per i bulloni di bordo nella
d0
direzione ortogonale a quella di trasferimento del carico
p2
k1 è il valore più piccolo tra 1,4 − 1,7 e 2,5 per i bulloni interni nella
d0
direzione ortogonale a quella di trasferimento del carico
Per giunti a semplice sovrapposizione di piatti con un'unica fila perpendicolare alla
direzione dello sforzo, i bulloni devono essere dotati di rondelle sotto testa e sotto
il dado e la resistenza portante di ciascun bullone deve essere ulteriormente limitata
a:
1,5 f u, red d t
Fb, Rd = (6.3)
γ M2
Resistenza a trazione
La resistenza a trazione delle parti connesse è limitata dalla minore fra:
Ag f y
N pl, Rd = (6.4)
γ M0
b) la resistenza ultima della sezione trasversale netta in corrispondenza dei fori:
77
k r Anet f u
N u, Rd = (6.5)
γ M2
Deve essere notato che l’equazione per la resistenza ultima della sezione netta deve
essere applicata solamente quando sono presenti rondelle, sia sotto la testa della
vite, che sotto il dado.
Gli angolari connessi con un'unica fila di bulloni lungo un lato possono essere
considerati sollecitati in maniera concentrica; la resistenza ultima di progetto della
sezione netta può essere determinata come segue:
2, 0 (e2 − 0, 5d0 ) t f u
Con 1 bullone N u, Rd = (6.6)
γ M2
β 2 Anet f u
Con 2 bulloni N u, Rd = (6.7)
γ M2
β3 Anet f u
con 3 bulloni o più N u, Rd = (6.8)
γ M2
in cui:
Anet è l’area netta dell'angolare. Per un angolare a lati diversi collegato lungo il
suo lato più corto, Anet deve essere assunta uguale all'area della sezione netta
di un angolare equivalente a lati uguali con lunghezza del lato pari a quella
del lato più corto.
78
Tabella 6.1 Coefficienti di riduzione β2 and β3
Passo, p1
Tipo di connessione Factor ≤ 2,5d0 ≥ 5,0d0
con 2 bulloni β2 0,4 0,7
con 3 bulloni o più β3 0,5 0,7
Per bulloni soggetti a taglio, può essere usata la maggiore area del gambo, se si
garantisce che la parte filettata sia al di fuori del piano in cui agisce lo sforzo di
taglio considerando anche che i bulloni possano essere inseriti da entrambi i versi.
Se non si può garantire questa condizione, si deve usare l'area resistente a trazione.
Resistenza al taglio
La resistenza al taglio di un bullone dipende dal numero dei piani di azione del
taglio e dalla loro posizione lungo il bullone stesso. Per ogni piano di applicazione
del taglio, la resistenza del bullone, in assenza di sollecitazioni di trazione, può
essere stabilita come segue:
α f ub A
Fv, Rd = (6.9)
γ M2
dove:
Resistenza a trazione
La resistenza a trazione di un bullone è data dalla Ft,Rd:
k 2 f ub As
Ft, Rd = (6.10)
γ M2
dove:
Qualora si progettino bulloni per resistere ad uno sforzo di trazione, essi devono
essere proporzionati per resistere anche alla sollecitazione supplementare dovuta ad
effetti di leva, qualora questo possa avvenire. Le direttive per tener conto delle
forze di strappo sono date in EN 1993-1-8.
79
Trazione e taglio combinati
Quando un bullone è contemporaneamente soggetto a sforzi di trazione, (compresa
quella di strappo), Ft,Ed, e di taglio, Fv,Ed, devono essere considerati gli effetti della
loro interazione; ciò si ottiene, applicando la relazione seguente:
Fv, Ed Ft, Ed
+ ≤ 1, 0 (6.11)
Fv, Rd 1, 4 Ft, Rd
N° di Nome del
processo processo
111: Saldatura ad arco con elettrodi rivestiti (saldatura manuale ad arco,
SMAW)
121 Saldatura ad arco sommerso con elettrodo a filo (SAW)
80
122: Saldatura ad arco sommerso con elettrodo a piattina
131 Saldatura ad arco con elettrodo metallico in atmosfera di gas inerte
(MIG)
135 Saldatura ad arco con elettrodo metallico in atmosfera di gas attivo
(MAG)
137 Saldatura ad arco con elettrodo metallico a filo con flusso incorporato
141 Saldatura ad atmosfera inerte con elettrodo in tungsteno (TIG)
15 Saldatura ad arco a plasma (PAW).
I numeri di processo sono quelli definiti nella EN ISO 4063.
81
Saldature intermittenti ad angolo e saldature intermittenti di testa a parziale
penetrazione devono essere evitate in tutti gli ambienti, salvo in quelli meno
predisposti a dare problemi di corrosione. Inoltre le saldature di testa intermittenti
devono essere eseguite con particolare attenzione in ambienti litoranei o fortemente
inquinati, specie quando può aversi flusso indotto dalla tensione superficiale.
Una saldatura ad angolo non deve essere eseguita in condizioni che possono
originare un momento flettente rispetto all'asse longitudinale del cordone, nel caso
questo dia luogo a tensioni alla radice della saldatura.
Per lo spessore di gola, a, di una saldatura ad angolo può essere presa l’altezza del
più grande triangolo iscritto (di solito isoscele), misurata perpendicolarmente al
lato più esterno del triangolo, vedi fig. 6.3. Si può inoltre beneficiare dello spessore
di gola aggiuntivo in una saldatura ad angolo a penetrazione profonda, vedi
fig. 6.4, soltanto se le prove dimostrano che la penetrazione richiesta può essere
effettivamente raggiunta.
a a
a
a
82
a
[σ 2
⊥ (
+ 3 τ ⊥2 + τ ||2 )]
0,5
≤
fu
β wγ M 2
(6.12a)
0,9 f u
σ⊥ ≤
γM2 (6.12b)
dove:
σ⊥ è la tensione normale ortogonale alla sezione di gola
83
Saldature di testa a parziale penetrazione
Le saldature di testa a parziale penetrazione possono essere eseguite per trasmettere
sforzi di taglio. Non sono consigliate, quando possono essere soggette a trazione.
Il materiale d’apporto può avere una resistenza più bassa del metallo base, in questo
caso la resistenza di progetto della giunzione saldata (a cordoni d’angolo o di testa)
deve essere basata sul carico di rottura del materiale di apporto (con β w pari a 1,0).
84
7 PROGETTO DI STRUTTURE
RESISTENTI AL FUOCO
7.1 Generalità
Questo capitolo si occupa di strutture in acciaio inossidabile, che, per ragioni di
rispetto della sicurezza all’incendio, devono rispettare predeterminate condizioni
per evitare il prematuro collasso in caso di esposizione alle fiamme. Le
raccomandazioni riguardano esclusivamente metodi passivi di protezione
dall’incendio e valgono per i tipi di acciai inossidabili e per le strutture progettate
secondo le regole dei capitoli da 1 a 6 di questo Manuale.
85
f2,θ resistenza al 2% di deformazione totale alla temperatura θ, si ricava
mediante la seguente espressione:
f2, θ = f0, 2 proof, θ + g2, θ ( f u, θ − f0, 2 proof, θ ) (7.1)
kE,θ pendenza del tratto lineare elastico alla temperatura θ, rispetto alla
pendenza a 20°C, ossia Eθ E
in cui :
E modulo di Young a 20°C (= 200 000 N/mm2)
fy resistenza caratteristica allo snervamento a 20°C definita in 3.2.4
fu resistenza a trazione a 20°C, definita in 3.2.4.
f 2,θ
Travi vincolate (sezioni trasversali di Classe 1, 2 o 3)
f 0, 2 proof ,θ
(sezioni trasversali di Classe 4)
f 0, 2 proof ,θ
Travi non vincolate (sezioni trasversali di tutte le Classi)
Membrature a trazione f 2,θ (sezioni trasversali di tutte le Classi)
Tuttavia per travi vincolate ed elementi tesi delle Classi 1, 2 e 3, in casi nei quali si
devono considerare criteri di deformazione, si consiglia di usare la resistenza ad
una deformazione totale di 1,0%, f1,θ, anziché f2,θ. Il valore di f1,θ deve calcolarsi
con la relazione seguente:
86
Tabella 7.1 Coefficienti di conservazione della resistenza e della
rigidezza e parametro g2,θ ad alte temperature
87
Tabella 7.1 (continua) Coefficienti di conservazione della resistenza e
della rigidezza e parametro g2,θ ad alte temperature
∆l / l =(16 + 4,79 × 10-3 θa − 1,243 × 10-6 θa2 ) × (θa −20) 10-6 (7.3)
dove:
l è la lunghezza a 20 °C;
∆l è l’allungamento dovuto alla temperatura;
θa è la temperatura [°C] dell’acciaio
ca = 450 + 0,280 × θa - 2,91 × 10-4 θa2 + 1,34 × 10-7 θa3 J/kgK (7.4)
88
dove:
θa è definito in 7.3.1
89
n
Nfi,t,Rd = ∑ Ai k 2, θ, i f y / γ M, fi (7.7)
i =1
dove:
Ai è l’area della sezione trasversale dell’elemento a temperatura uniforme
θi è la temperatura dell’elemento con area Ai
k2,θ,i è il coefficiente di conservazione della resistenza al 2% di deformazione
alla temperatura θi (cfr. 7.2)
In alternativa, la resistenza di progetto Nfi,t,Rd al tempo t di una membratura
soggetta a trazione con distribuzione non uniforme della temperatura, può
assumersi prudenzialmente uguale alla resistenza di progetto Nfi,θ,Rd della stessa
membratura soggetta a trazione ma a temperatura uniforme, θa, pari alla massima
temperatura θa,max raggiunta al tempo t.
N b , fi ,t , Rd = χ fi Aeff K 0 , 2 proof ,θ f y / γ M , fi
per le sezioni di Classe 4 (7.9)
dove:
κ 0, 2 proof ,θ è il coefficienti di conservazione della resistenza allo 0,2% di
scostamento dalla proporzionalità, alla temperatura θa (cfr. 7.2)
χ fi è il coefficiente di riduzione per instabilità flessionale in presenza di
incendio, data da:
1
χ fi = ma comunque χ fi ≤1 (7.10)
ϕθ + ϕθ2 − λθ2
dove:
ϕθ = 0,5[1 + α (λθ − λ0 ) + λθ2 ] (7.11)
in cui α e λ0 sono i coefficienti di instabilità a temperatura ambiente dati nella
tabella 5.1.
k 0, 2 proof ,θ
λθ = λ
k E ,θ per le sezioni trasversali di tutte le Classi (7.12)
90
dove:
kE,θ è il coefficiente di conservazione della pendenza del tratto lineare elastico
alla temperatura θ (cfr. 7.2)
Se la temperatura di un elemento non è uniforme, la resistenza a compressione può
valutarsi prudenzialmente, supponendo una temperatura uniforme uguale alla
temperatura massima dell'elemento.
l fi,4= 0,7L 4 L4
ll fi,2= 0,5L 2 L2
L1
dove:
MRd è il momento resistente plastico della sezione trasversale lorda Mpl,Rd (di
Classe 1 o 2), il momento resistente elastico della sezione trasversale
lorda Mel,Rd (Classe 3) o il momento resistente elastico della sezione
trasversale efficace Meff,Rd (Classe 4) calcolati a temperatura ambiente.
91
k2,θ e k0,2proof,θ sono definiti in 7.4.3
Se occorre considerare gli effetti del taglio, si deve adottare il momento resistente
ridotto di progetto a temperatura normale secondo 4.7.6.
in cui:
Mfi,θ,Rd è il momento resistente di progetto della sezione trasversale (o della
sezione trasversale efficace per Classe 4) alla temperatura uniforme θa
eguale alla temperatura massima della sezione in questione
κ1 è un coefficiente di adattamento per temperatura disuniforme nella
sezione trasversale, vedi tabella 7.2
κ2 è un coefficiente di adattamento per temperatura disuniforme lungo la
trave, vedi tabella 7.2.
Vfi,t,Rd= k2,θ, web VRd [γM,0 / γM,fi ] per sezioni trasversali di Classe 1, 2 o 3 (7.16)
Vfi,t,Rd= k0,2proof,θ, web VRd [γM,0 / γM,fi ] per sezioni trasversali di Classe 4 (7.17)
dove:
VRd è il taglio resistente di progetto di una sezione trasversale lorda a
temperatura ambiente, secondo 4.7.5.
θweb è la temperatura dell’anima della sezione.
92
M b , fi ,t , Rd = χ LT , fiWe1, y k 0, 2 proof ,θ f y / γ M , fi per sezioni di Classe 3 (7.19)
dove:
e
ϕ LT ,θ = 0,5[1 + α LT (λ LT ,θ − 0,4 ) + λ LT
2
,θ ] (7.22)
0,5
k 0, 2 proof ,θ
λ LT ,θ = λ LT per sezioni trasversali di tutte le Classi (7.23)
k E ,θ
dove:
93
k2,θ è il coefficiente di conservazione alla temperatura θ, definito in 7.2
χmin,fi è il più piccolo coefficiente di riduzione per instabilità flessionale
(rispetto ad entrambi gli assi), torsionale e flesso-torsionale alla
temperatura θ, definito in 7.4.3
χmin1,fi è il più piccolo coefficiente di riduzione per instabilità flessionale rispetto
all’asse z, torsionale e flesso-torsionale alla temperatura θ, definito in
7.4.3
χLT,fi è il coefficiente di riduzione per l’instabilità laterale-torsionale alla
temperatura θ, definite in 7.4.5
µ LT N fi,Ed
k LT = 1− ≤1 (7.26)
fy
χ z,fi A k 0,2proof,θ
γ M,fi
µ y N fi,Ed
ky = 1− ≤3 (7.28)
fy
χ y,fi A k 0,2proof,θ
γ M,fi
µ z N fi,Ed
kz = 1− ≤3 (7.30)
fy
χ z,fi A k 0,2proof,θ
γ M,fi
in cui i simboli sono stati definiti al punto (a) precedente, salvo che nel calcolo di
ky, kz e kLT per i quali l’area lorda A deve essere sostituita con l’area efficace Aeff e
k2,θ con k0,2proof,θ (definito in 7.2).
94
Tabella 7.3 Fattori del momento equivalente uniforme βM
Diagramma del momento Fattore βM
MQ
βM,Q = 1,4
MQ
Momento dovuto alla sovrapposizione
di carichi laterali nel piano momento
alle estremità
M1 ∆M β M = β M ,ψ +
MQ
(
β M , Q − β M ,ψ )
∆M
MQ
MQ
Am V &
∆θ a, t = hnet, d ∆t (7.34)
ca ρ a
dove:
95
ca è il calore specifico (in J/kgK) dell’acciaio inossidabile come fornito da
7.3.2
ρa è la densità (in kg/m3) dell’acciaio inossidabile, indicata in Tabella 3.5 (di
solito considerata indipendente dalla temperatura)
Am/V è il fattore di sezione per membrature non protette in acciaio
Am è l’area dell’elemento per lunghezza unitaria
V è il volume dell’elemento per lunghezza unitaria
h&net, d è il valore di progetto del flusso netto di calore per area unitaria
= hnet,c + hnet,r (7.35)
dove:
h&net,c = α c (θ g − θ a ) (7.36)
[( )
h&net,r = φ ε res 5,67 × 10 −8 θ g + 273 4 − (θ a + 273)4 ] (7.37)
θg = 20+345log10(8t+1) (7.38)
dove
t è il tempo trascorso (minuti).
96
8 FATICA
Per ridurre la vulnerabilità di una struttura nei confronti della fatica, molto può
essere ottenuto adottando corrette pratiche di progettazione, che implicano una
giudiziosa selezione della configurazione strutturale ed una accurata scelta dei
dettagli costruttivi resistenti a fatica. Già nelle prima fasi della progettazione
bisogna tener conto degli effetti della fatica. Se gli effetti della fatica vengono
analizzati solo in seguito alla valutazione degli altri aspetti della progettazione, si
possono ottenere realizzazioni non adeguate o eccessivamente costose. E'
importante considerare, allo stesso tempo, le esigenze dei fornitori e dei costruttori.
A tal proposito si raccomanda di prevedere tempestive consultazioni tecniche con i
fornitori ed i costruttori per evidenziare le zone più sensibili della struttura verso le
rotture a fatica, per concordare precauzioni particolari ed essere al corrente di
eventuali problemi di fabbricazione e di montaggio. In particolare, occorre tenere
conto, nella valutazione della resistenza a fatica, della presenza di fori o di attacchi
per il sollevamento per agevolare il montaggio della struttura.
97
9 PROVE
9.1 Generalità
Le prove su elementi fabbricati e membrature in acciaio inossidabile possono
essere richieste per numerose ragioni:
• se il progetto deve essere basato sui dati effettivi del materiale (cfr. 3.2.4);
• se si vuole tener conto del miglioramento della resistenza agli angoli di
elementi formati a freddo (cfr. 3.2.2 e 4.7.1);
• se le dimensioni di un elemento vanno oltre i limiti ammessi (come quelli
forniti in 4.2);
• se alcune strutture o loro componenti devono basarsi sui risultati delle prove di
un prototipo;
• se è richiesta la conferma del rispetto nella produzione di caratteristiche
precedentemente concordate.
Per gli acciai inossidabili valgono le stesse precauzioni e gli stessi requisiti delle
procedure di prova e di valutazione dei risultati che si applicano per gli acciai al
carbonio. Si raccomanda a tale proposito di consultare l’Allegato D della EN 1990.
Esistono, comunque, determinati aspetti sul comportamento degli acciai
inossidabili che richiedono una progettazione più accurata delle prove rispetto a
quella effettuata per gli acciai al carbonio. Viene fornita qui di seguito una breve
rassegna orientativa.
Occorre tener conto degli effetti della velocità di deformazione, cfr. 3.2.2.
98
verranno utilizzati per la struttura definitiva. Se l'orientamento finale non è noto o
non può essere garantito, può essere necessario eseguire prove sia in direzione
parallela, sia trasversale ed adottare per i calcoli i valori meno favorevoli ottenuti.
Va osservato che, sotto carichi più elevati sui provini, gli effetti dello scorrimento si
manifestano maggiormente, di conseguenza le letture delle deformazioni e degli
spostamenti non si stabilizzano entro intervalli di tempo ragionevoli.
99
10 ASPETTI DELLA FABBRICAZIONE
10.1 Introduzione
Questo capitolo intende approfondire, a beneficio dei progettisti, particolari aspetti
della fabbricazione degli acciai inossidabili, con una serie di raccomandazioni per
la "buona pratica di fabbricazione"; intende inoltre stabilire le modalità di
accertamento preliminare dell'idoneità di un produttore.
La forma di una struttura può essere dettata dal tipo di materiale disponibile; al
riguardo si deve riconoscere che la disponibilità di elementi in acciaio inossidabile
laminati a caldo è assai inferiore a quella degli acciai al carbonio con un
conseguente uso più vasto di elementi formati a freddo e saldati. Inoltre, date le
usuali dimensioni delle presse, si ottengono elementi relativamente più corti che
implicano un maggior numero di giunti assiali. Nel dettaglio dei giunti, va tenuto
conto delle tolleranze per i bulloni in prossimità dei raggi di piegatura e del
probabile manifestarsi di problemi dovuti alle distorsioni causate dalle saldature.
100
non danneggiare la loro finitura superficiale (specie le superfici a ricottura brillante
o levigate) e di impedire contaminazione con ghisa o acciaio al carbonio. Le
procedure di stoccaggio e di movimentazione devono essere concordate fra gli
interessati, definite in anticipo rispetto ad ogni ciclo di fabbricazione e dettagliate
sufficientemente per soddisfare esigenze speciali. Tali procedure ad es. prevedono
che:
• l'acciaio sia controllato per verificare l'assenza di danni superficiali
immediatamente dopo la consegna;
• l'acciaio può essere rivestito con plastica o altro materiale, che deve essere
lasciato per il tempo più lungo possibile prima del processo di
lavorazione/fabbricazione. Il rivestimento di protezione deve, all'occorrenza,
essere preteso negli ordini di acquisto (es., in caso di finitura brillante);
• si eviti l’immagazzinamento in atmosfere saline umide; le rastrelliere di
deposito non devono presentare superfici ruvide in acciaio al carbonio e
devono perciò essere ricoperte da listelli o guaine di legno, gomma o plastica.
Fogli e lamiere devono essere preferibilmente accatastati in verticale; se
disposti orizzontalmente, i fogli possono spostarsi con rischio di essere
contaminati da acciai al carbonio e di subire danni in superficie;
• elementi di sollevamento in acciaio al carbonio, tipo catene, ganci, supporti,
siano evitati; anche in questo caso, l'impiego di materiali isolanti o di ventose
impedisce all'acciaio inossidabile di essere contaminato con acciaio al
carbonio; le forche dei carrelli a forca devono essere protette;
• si impedisca il contatto con prodotti chimici, compresi lubrificanti (oli e grassi
che potrebbero danneggiare determinati tipi di finitura);
• idealmente, i locali in cui è presente acciaio inossidabile dovrebbero essere
distinti da quelli destinati agli acciai al carbonio; per la lavorazione degli acciai
inossidabili dovrebbero essere usati solo utensili dedicati (ciò vale in maniera
particolare per le mole e per le spazzole metalliche). Da notare che queste
ultime, e la cosiddetta "lana d’acciaio", devono essere in acciaio inossidabile e
generalmente di qualità simili sotto il profilo della resistenza a corrosione (in
altri termini, non adoperare spazzole in acciaio inossidabile ferritico su acciai
inossidabili austenitici);
• a titolo precauzionale, in fase di fabbricazione e di montaggio, ci si assicuri di
asportare ogni bava a spigolo vivo, dovuta alle operazioni eseguite con cesoie;
• sia data la debita importanza ad ogni esigenza di protezione della finitura del
materiale durante il trasporto.
101
L'acciaio inossidabile può essere tagliato con i metodi classici, come mediante
cesoie e seghe; ma la potenza richiesta, a causa dell'incrudimento, è maggiore
rispetto a quella che occorre per un acciaio al carbonio. Se possibile, il taglio (e in
generale ogni lavorazione su macchina utensile) deve eseguirsi su materiale ricotto
per limitare l'incrudimento e l'usura degli utensili.
Per tagliare secondo linee diritte sono largamente impiegate cesoie a ghigliottina.
Usando ghigliottine ad estremità aperte, può eseguirsi un taglio continuo in
lunghezza maggiore delle lame taglianti, sebbene si corra il rischio di avere gradini
sul bordo tagliato.
10.3.3 Fori
I fori possono essere ricavati a trapano o a punzone. Nella foratura deve essere
conservato il senso positivo del taglio per evitare incrudimento; ciò implica punta
aguzza con angolo di spoglia e velocità di taglio appropriati. Non è consigliato
l'impiego di punzoni tondi a punta centrale in quanto causano incrudimento delle
superfici. Sia il trapano che il punzone devono essere di tipo a punta triangolare. I
102
fori a punzone su acciaio inossidabile austenitico possono essere ricavati fino ad
una profondità di 20 mm; la maggior durezza dei tipi duplex riduce questa
profondità. Il diametro minimo di foro a punzone è di 2 mm maggiore dello
spessore del foglio. I fori a punzone devono evitarsi in ambienti corrosivi in quanto
presentano incrudimento ai bordi.
10.4 Saldatura
10.4.1 Introduzione
La saldatura degli acciai inossidabili austenitici e duplex è effettuata largamente
con successo tramite i normali trattamenti che risultano soddisfacenti, purché si
impieghino consumabili adatti. Pulizia generale ed assenza di contaminazione
sono i requisiti fondamentali per ottenere una saldatura di buona qualità. Bisogna
eliminare ogni traccia di oli, residui di idrocarburi, marcature con lapis a cera, ecc.
per evitare la loro decomposizione ed il rischio che apportino carbonio. Il cordone
deve essere privo di zinco, compreso quello contenuto in prodotti galvanizzati, e di
rame e delle sue leghe (occorre dedicare attenzione quando si impieghino barre di
appoggio in rame; deve essere ricavata una gola nella barra immediatamente
prossima all'area di fusione).
Per gli acciai inossidabili è molto più importante, rispetto agli acciai al carbonio,
ridurre i punti in cui può aver inizio la corrosione interstiziale (cfr. 3.7.2). Difetti di
saldatura, come incisioni marginali, scarsa penetrazione, spruzzi, inclusioni di
scoria, archi secondari sono tutte potenziali cause di corrosione e devono quindi
essere ridotte al minimo. Archi secondari o funzionamento dell’arco con messa a
terra mal collegata possono pure rovinare il film superficiale e potenzialmente
essere causa di corrosione preferenziale con conseguente degrado dell'aspetto di
una struttura.
Nei casi in cui l'aspetto di una saldatura è importante, il tecnico deve precisarne il
profilo e le condizioni superficiali desiderate. Ciò può influire sul tipo di saldatura
scelta e sul trattamento post-saldatura. Si deve inoltre tener conto della posizione
delle saldature, ponendosi la domanda se sia possibile eseguire l'idoneo trattamento
post-saldatura.
103
• criteri di accettazione per il livello accettabile dei difetti di saldatura.
Non è mai permesso saldare le viti ai loro dadi, in quanto i materiali sono stati
realizzati esclusivamente per offrire resistenza e non per essere saldati a fusione.
Note:
(1) dipende dal tipo di giunto da realizzare.
(2) più sensibile alle condizioni climatiche dunque è necessaria una migliore protezione dell’ambiente.
10.4.3 Consumabili
I consumabili sul mercato sono stati formulati per assicurare saldature di resistenza
equivalente e di caratteristiche anticorrosione analoghe a quelle dei metalli su cui
sono depositati e per ridurre al minimo il rischio di cricche in fase di
solidificazione. In caso di applicazioni particolari, come in ambienti insolitamente
aggressivi o dove sia richiesta l'assoluta assenza di proprietà magnetiche, si devono
sempre consultare i produttori di acciai e di consumabili .
104
10.4.4 Distorsioni causate dalla saldatura
Al pari degli altri metalli, gli acciai inossidabili sono soggetti alle stesse distorsioni
in fase di saldatura (piegamenti, inarcamenti, restringimenti, ecc.) tipiche delle
strutture in acciaio al carbonio. Quelle degli acciai inossidabili, specie se
austenitici, sono maggiori per effetto del maggior grado di dilatazione termica e
della minore conducibilità termica (che causa gradienti termici più elevati) degli
acciai inossidabili rispetto agli acciai al carbonio (cfr. 3.3).
Queste distorsioni possono essere tenute sotto controllo; ma non essere eliminate
del tutto. Progettisti e montatori devono preoccuparsi di quanto segue:
Progettisti
• Ridurre al minimo le saldature da eseguire;
• Ridurne le dimensioni;
• Ridurre le aree da saldare; ad es., negli elementi spessi specificare la
preparazione a doppio V, a U semplice o doppia, anziché a V;
• Adottare giunti simmetrici;
• Progettare in modo da poter accettare tolleranze dimensionali maggiori;
Costruttori
• Usare efficaci attrezzature a morsa; se possibile l'attrezzatura deve essere
dotata di parti in rame o in alluminio che accrescono la dispersione termica
dell'area saldata;
• Se queste attrezzature non sono disponibili, usare una saldatura d’imbastitura a
spaziatura stretta;
• Prima di saldare, accertare l'ottimizzazione di giunti ed allineamenti;
• Adottare il minimo apporto termico ammissibile per il metodo di saldatura
prescelto;
• Fare passate bilanciate in appropriata sequenza (ad es., deposito a gradini
successivi e simili).
105
Cricche di solidificazione nei tipi austenitici
Si evita la formazione di cricche di solidificazione se il cordone di saldatura
contiene circa il 5% di ferrite. L'industria siderurgica opera in maniera da
equilibrare la composizione ed i trattamenti termici dei tipi comuni di acciai
inossidabili austenitici per garantire che essi, alla consegna non contengano
virtualmente ferrite, ma che ne formeranno un quantitativo sufficiente in un
cordone di saldatura autogena (cioè, senza aggiunta di apporti). Anche così, per
ridurre il rischio di cricche, è prudente ridurre l’apporto termico, la temperatura di
interpass e l’entità dei vincoli quando si esegue una saldatura autogena. Nei
particolari di maggior spessore si aggiunge metallo di apporto e l'impiego di
consumabili di buona qualità assicura la formazione della quantità di ferrite
occorrente. Di solito non serve misurare la quantità esatta di ferrite formatasi;
metodi adatti di saldatura e consumabili idonei riducono i rischi di formazione di
cricche in fase di solidificazione.
106
eliminata, il trattamento da effettuare è il decapaggio (cfr. 10.6) o la sabbiatura con
vetro. Il decapaggio può effettuarsi per immersione in apposito bagno (cfr. 10.6) o
mediante paste decapanti secondo le istruzioni dei fornitori.
MPI
107
10.5 Grippaggio
Quando superfici sono sotto carico e in moto l'una rispetto all'altra, può verificarsi
un grippaggio a causa dell’aderenza localizzata e rottura delle superfici. In alcuni
casi possono verificarsi connessioni per saldatura e grippaggio. Per evitare i
problemi di grippaggio possono usarsi i metodi seguenti:
• Usare tipi standard diversi di acciaio inossidabile (che differiscono per
composizione, tasso di incrudimento e durezza). Ad es. combinazioni vite-dado
A2-C2, A4-C4 o A2-A4 come indicato in EN ISO 3506;
• In casi critici, si può usare come componente un tipo brevettato di acciaio
inossidabile ad elevato incrudimento o applicare rivestimenti superficiali duri;
• Ricorrere ad agenti antigrippaggio.
Si raccomanda che il materiale avvitabile sia stato formato a freddo con classe di
resistenza minima 70 (vedi tab. 3.3). Esso non deve inoltre essere utilizzato allo
stato ricotto poiché suscettibile al grippaggio. E’ preferibile sostituire filettature
ottenute a rullatura a filetti prodotti su macchina utensile a causa della sua
propensione al grippaggio; inoltre filettature a passo corto e di forma adatta con un
serraggio deciso riducono la possibilità di grippaggi.
10.6 Finitura
La finitura delle superfici in acciaio inossidabile è un aspetto importante della
progettazione e deve essere chiaramente precisata a seconda delle esigenze
architettoniche o funzionali. Tanto più raffinata è la finitura, tanto più è alto il suo
costo. E' questo un punto che, considerato in anticipo, evita notevole spreco di
tempo e di denaro. La programmazione iniziale è sostanziale nel ridurre le spese.
Ad es., se una saldatura tra due tubolari contigui di un corrimano di scala o di una
balaustra è celata all'interno di un montante, le spese di finitura superficiale
saranno ridotte e l'aspetto definitivo dei particolari ne trarrà notevole giovamento.
La superficie in acciaio deve essere riportata alla sua originaria resistenza alla
corrosione asportando ogni traccia di scorie e di contaminazione. Il decapaggio in
bagno acido stacca qualsiasi scoria, che può essere eliminata con una successiva
passata con spazzola di setola, ed asporta inoltre ogni particella incorporata di
acciaio al carbonio o di ferro.
108
Sono noti altri trattamenti (elettrodeposizione, barilatura, incisione, colorazione e
brunitura), che non sono comunque comuni per l’acciaio inossidabile strutturale e
quindi non verranno qui descritti.
E' opportuno sottolineare ancora una volta che la superficie deve essere esente da
qualsiasi contaminazione quando è assemblata. Particolare attenzione occorre
dedicare alle possibili contaminazioni causate dalla vicinanza di lavorazioni a base
di acciai al carbonio, specie se da polvere di molatura. In queste condizioni i
materiali in acciaio inossidabile immagazzinati devono essere protetti da pellicole
di plastica, ovvero nel contratto deve figurare una clausola per la completa
ripulitura una volta completata la struttura.
109
110
APPENDICE A
Relazione fra le designazioni degli acciai
inossidabili
Nella tabella A1, sono riportate le conversioni tra le designazioni della EN 10088 e
quelle tedesche, britanniche, francesi, italiane, svedesi, spagnole e statunitensi.
111
Tabella A.1 Relazione fra le designazioni degli acciai inossidabili
Tipo di acciaio secondo Germania (DIN) Regno Francia Italia Svezia Spagna Stati Uniti
EN 10088 Unito
Designazione No. Designazione No. BSI AFNOR UNI SIS UNE AISI UNS
X5CrNi18-10 1.4301 X5 CrNi 18 10 1.4301 304 S 15 Z 6 CN 18-09 X5 CrNi 18 10 2332 3504 304 S 30400
304 S 16 2333
304 S 31
X2CrNi19-11 1.4306 X2 CrNi 19 11 1.4306 304 S 11 Z 2 CN 18-10 X2 CrNi 18 11 2352 3503 304 L S 30403
X2CrNi18-9 1.4307 - - - - - - - -
X6CrNiTi18-10 1.4541 X6 CrNiTi 18 10 1.4541 321 S 31 Z 6 CNT 18-10 X6 CrNiTi 18 11 2337 3523 321 S 32100
X5CrNi Mo17-12-2 1.4401 X5CrNiMo 17 12 2 1.4401 316 S 31 Z 6 CND 17-11 X5 CrNiMo 17 12 2347 3534 316 S 31600
X5CrNiMo17-12-2 1.4404 X2CrNiMo 17 13 2 1.4404 316 S 11 Z 2 CND 17-12 X2 CrNiMo 17 12 2348 3533 316L S 31603
X2CrNiMo17-12-3 1.4432 - - - - - - -
X2CrNiMo18-14-3 1.4435 X2 CrNiMo 18 14 3 1.4435 316 S 13 Z 2 CND 17-13 X2 CrNiMo 17 13 2353 3533 316 L S 31603
X1NiCrMoCu25-20-5 1.4539 X1 NiCrMoCuN 25 20 5 1.4539 - Z 1 CNDU 25-20 2562 - 904 L N 08904
112
X6CrNiMoTi17-12-2 1.4571 X6 CrNiMoTi 17 12 2 1.4571 320 S 31 Z 6 CNDT 17-12 X6 CrNiMoTi 17 12 2350 3535 316 Ti S 31635
X2CrNin18-10 1.4311 X2 CrNiN 18 10 1.4311 304 S 61 Z 2 CN 18-10 Az 2371 - 304 LN S 30453
X2CrNiMoN17-11-2 1.4406 X2 CrNiMoN 17 12 2 1.4406 316 S 62 Z 2 CND 17-12 Az - - 316 LN S 31653
X2CrNiMoN17-13-5 1.4439 X2 CrNiMoN 17 13 5 1.4439 - - - - 317 LMN S 31726
X1NiCrMoCuN25-20-7 1.4529 X1 NiCrMoCuN 25 20 6 1.4529 - - - - -
X2CrNiN18-7 1.4318 X2 CrNiN 18 7 1.4318 - - - - 301 LN
(302 LN)
X2CrNiMoN22-5-3 1.4462 X2 CrNiMoN 22 5 3 1.4462 Duplex Z 2 CND 22-5 Az 2377 - - S 31803
2205
APPENDICE B
Snellezza λLT per instabilità laterale-
torsionale
1/ 2
π 2 EI z k z I w
2
(k L )2 GI t ( )
2
( )
M cr = C1 + z + C 2 zg − C3 z j − C 2 zg − C3 z j
(k z L )2 k w Iz π 2 EI z
dove:
C1, C2 e C3 sono coefficienti dipendenti dalle condizioni di carico e di vincolo,
vedi tabelle B.1 e B.2.
It è la costante di torsione
Iw è la costante di ingobbamento
Iz è il momento d’inerzia dell’area rispetto all’asse minore
k, kw sono coefficienti di lunghezza efficace.
L è la lunghezza della trave fra i punti vincolati lateralmente
zg = za & zs
za è la coordinata del punto di applicazione del carico
zs è la coordinata del centro di taglio
∫ z (y + z 2 ) dA
2
zj = zs − A
2 Iy
Per carichi di gravità, zg è negativo per carichi applicati al di sopra del centro di
taglio. Nel caso generale, zg è negativo per carichi che agiscono verso il centro di
taglio dai rispettivi punti di applicazione del carico. Notare che se al carico si
impedisce di spostarsi lateralmente con la trave, allora zg = 0.
I fattori di lunghezza efficace kz e kw variano da 0,5 per incastro completo, a 1,0 per
mancanza di incastro, con 0,7 nel caso di un estremo fisso ed uno libero. Le
normali condizioni di vincolo a ciascuna estremità sono:
kz = kw = 1,0
- vincolato per movimenti laterali, libero di ruotare nel piano
- vincolato per rotazioni attorno all’asse longitudinale, libero di ingobbarsi.
113
Il fattore kz si riferisce alla rotazione dell’estremità su di un piano. E’ analogo al
rapporto l/L per una membratura in compressione. Il fattore kw si riferisce
all’ingobbamento di un’estremità. Tranne che in condizioni particolari di stabilità
all’ingobbamento, kw deve essere preso pari a 1,0.
1,0 2,60 −ψ f −ψ f
ψ=-1
0,5 2,45 0,125 − 0,7ψ f −0,125 − 0,7ψ f
114
Tabella B.2 Valori dei coefficienti C1, C2 e C3 corrispondenti ai valori
del fattore di lunghezza efficace kz: casi di carico
trasversale
Da notare che le tabelle B.1 e B.2 si possono usare solo nel caso di profili ad I
monosimmetrici per i quali − 0, 9 ≤ ψ f ≤ 0, 9
dove:
I fc − I ft
ψf =
I fc + I ft
in cui:
115
B.2 Casi particolari
B.2.1 Sezioni bisimmetriche
Il momento elastico critico per instabilità laterale-torsionale di una trave di sezione
uniforme e simmetrica con flangie uguali, zj=0 è:
1/ 2
π 2 EI z k z I w
2
(k L )2 GI t ( )
2
M cr = C1 + z + C 2 zg − C 2 zg
(k z L )2 k w Iz π 2 EI z
Per carico con momento d’incastro e carichi trasversali applicati al centro di taglio
C2zg=0. In questi casi si ha:
1/ 2
π 2 EI z k z I w (k L )2 GI t
2
M cr = C1 + z
(k z L )2 k w I z π 2 EI z
1/ 2
π 2 EI z I w L2GI
M cr = C1 + 2 t
L2 I z π EI z
116
APPENDICE C
Caratteristiche dei materiali per il calcolo
degli spostamenti
ES = (ES1 + ES2)/2
dove:
ES1 è il modulo secante corrispondente alla sollecitazione nella flangia
soggetta a trazione
ES2 è il modulo secante corrispondente alla sollecitazione nella flangia
soggetta a compressione
I valori dei moduli secanti ES1 e ES2 per l’appropriato orientamento e le
sollecitazioni di progetto previste per l’esercizio, possono essere valutati secondo
l'equazione seguente adottando le costanti date in tabella C.1. In alternativa, i valori
per i tipi 1.4301, 1.4401 e 1.4462 possono essere ricavati dalla tabella C.2,
interpolando linearmente all'occorrenza.
E
Es,i = n
e i = 1,2
E σ i, Ed,ser
1 + 0,002
σ i , Ed,ser fy
dove:
σ i , Ed , ser
è la sollecitazione di progetto allo stato limite di servizio nelle
flange in trazione o in compressione
E = 200 000 N/mm2
Per semplificare, la variazione di ES lungo la membratura può essere trascurata e si
può usare per tutta la lunghezza il minimo valore di ES per questo elemento (che
corrisponde al massimo valore delle sollecitazioni σ1 e σ2 nell’elemento stesso).
117
Tabella C.1 Valori delle costanti da usare per la determinazione del
modulo secante
fy n
Tipo N/mm2 Direzione Direzione
longitudinale trasversale
1.4301 210
1.4307 200
6,0 8,0
1.4541 200
1.4318 330
1.4401 220
1.4404 220 7,0 9,0
1.4571 220
1.4362 400
5,0 5,0
1.4462 460
Tabella C.2 Moduli secanti per calcoli degli spostamenti per I tipi 1.4301,
1.4401 e 1.4462
Modulo secante (kN/mm2)
118
PARTE II – ESEMPI DI PROGETTAZIONE
Le travi alte negli esempi 7 e 8 sono in tipo duplex 1.4462. Le membrature degli
altri esempi sono nei tipi austenitici 1.4301 o 1.4401.
119
120