I Racconti Delle Donne
I Racconti Delle Donne
I Racconti Delle Donne
Natalia Ginzburg scrive nel 1948 il Discorso sulle donne. Ha trentadue anni e
una vita che ha già conosciuto la guerra e l’orrore: suo marito Leone Ginzburg, infatti, a
soli trentacinque anni muore per mano delle SS. Da lì, per l’autrice palermitana, inizia
un periodo buio. Le ultime parole del marito, che le scriveva dal carcere, sono: «Ti
bacio ancora e ancora e ancora. Sii coraggiosa». Di quel coraggio, Natalia Ginzburg,
riempie le pagine dei suoi scritti unendolo inscindibilmente alla verità: d’altronde,
proprio come scrisse la Ginzburg, «noi non possiamo mentire nei libri e non possiamo
mentire in nessuna delle cose che facciamo […]».
Questo patto con la verità è, in fondo, lo stesso che sorregge tutto il libro a cura
di Annalena Benini, una sorta di «canone imprevisto e contemporaneo» [1] con il quale
la giornalista ha voluto rappresentare i mille volti del femminile. Da un racconto di
Virginia Woolf ad uno degli aneddoti infantili di Elsa Morante, da Alice Munro al
celebre Discorso sulle donnedella Ginzburg, il libro tratteggia vicende nelle quali «le
donne riconosceranno molto di sé e gli uomini, oggetto d’amore e di guerra, potranno
specchiarsi».
Nel Discorso sulle donne, 1948, così, radicalmente, si esprime, ritenendo di aver
scoperto la profonda differenza tra uomo e donna: «Le donne hanno la cattiva
abitudine di cascare ogni tanto in un pozzo, di lasciarsi prendere da una tremenda
malinconia e affogarci dentro, e annaspare per tornare a galla: questo è il vero guaio
delle donne […] a me non è mai successo d’incontrare una donna senza scoprire dopo
un poco in lei qualcosa di dolente e di pietoso che non c’è negli uomini» [3].
La de Céspedes vede e riconosce che gli uomini che non si abbandonano mai
totalmente, che non rischiano mai di cadere nel pozzo, non mostrano un segno di
superiorità ma, piuttosto, di un difetto e ribadisce che questa caduta nel pozzo,
connessa inevitabilmente alla salita, sia, in realtà, la vera forza delle donne.
Ma ecco che è proprio con L’Amica geniale di Elena Ferrante che risulta
evidente come la morfologia romanzesca e del Familienroman e del Bildungsroman sia
stata invasa da donne, figlie e madri, riuscendo a diventare un caso letterario in poco
tempo, capace di indagare i volti del femminile che nel Novecento sono riusciti ad
essere finalmente rappresentati nelle pagine delle grandi scrittrici (e scrittori).
È altresì palese come da anni, ormai, i grandi casi letterari siano tutti libri di
donne. Se nel corso del Novecento è stato complicato il processo per «diventare
autrice», come suona il titolo di un libro di Elisa Gambaro [5] che percorre le vicende di
sei grandi autrici del secolo scorso, ora, nel XXI secolo, si ha come un’egemonia di
romanzi di donne, spesso per donne.
È proprio questo viaggio nell’interiorità che Annalena Benini ci vuole offrire con
I racconti delle donne, «la scoperta di un’idea concreta, intima e spietata della realtà e
della letteratura»