Sinfonia n.2 Analisi
Sinfonia n.2 Analisi
Sinfonia n.2 Analisi
36
Adagio molto, Allegro con brio / Larghetto / Scherzo, Allegro – Trio / Allergo molto
Composta tra il 1800 e il 1802, la Seconda sinfonia riflette due stati d’animo
contrastanti: la gioia e il dolore, indotti dalle esperienze esistenziali del compositore. I
primi abbozzi risalgono, infatti, al 1800, anno in cui Beethoven conobbe la contessa
Giulietta Guicciardi, una bellissima sedicenne della quale s’innamorò perdutamente. Il
compositore visse l’amore per questa fanciulla, sua allieva di pianoforte, come un
breve sogno, di cui è rimasta una splendida ed immortale traccia nella Sonata al
chiaro di luna, destinato, però, ad infrangersi nel 1803 quando la giovane donna sposò
il Conte Gallemberg. Nello stesso tempo cominciò a profilarsi il dramma della sordità, i
cui sintomi, manifestatisi, per la prima volta, nel 1795, avevano costretto, nel 1801,
Beethoven a ridurre drasticamente i suoi concerti pubblici in qualità di pianista.
Il primo movimento
si apre, secondo lo schema haydniano, con un Adagio molto di una certa ampiezza che
introduce l’Allegro con brio, dove si afferma un linguaggio più maturo che, pur
guardando ancora ai modelli mozartiani, si caratterizza per una certa ricchezza del
materiale tematico e per una struttura dialettica che sarebbe stata approfondita nei
capolavori successivi. Il modello mozartiano appare evidente nei brillanti disegni di
biscrome del primo tema, mentre uno stile già pienamente beethoveniano si afferma
sia nel carattere risoluto del secondo tema, la cui esposizione è affidata al clarinetto,
sia nella tensione dialettica che agita lo sviluppo nel quale i due temi si fronteggiano in
una scrittura armonica piena di cromatismi. Alla tradizionale ripresa segue una coda,
più lunga rispetto a quella della precedente sinfonia, anche se ancora costruita su
elementi tematici già esposti precedentemente.
Il secondo movimento
Il terzo movimento
Il Finale