Indice Di Rischio Sismico

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FACOLTA’ DI INGEGNERIA

DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE


CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA CIVILE

TESI DI LAUREA

CLASSIFICAZIONE DELL’INDICE DI RISCHIO SISMICO

PER L’ EDIFICIO SCOLASTICO IN MURATURA

“ADA NEGRI”

Relatore:
Prof. Paolo Venini
Controrelatore:
Prof. Paolo Ghilardi

Tesi di Laurea di:


Alessandro Traina
Matr. N. 458889

A.A. 2019/2020

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INDICE

INTRODUZIONE ................................................................................................................................5
1. EDIFICI ESISTENTI RIFERIMENTI NORMATIVI TECNICI ECONOMICI AL
SISMABONUS..............................................................................................................................7
1.1 CONOSCENZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO.......................................................... 7
1.2 LINEE GUIDA SISMA BONUS ....................................................................................... 8
1.3 RISCHIO SISMICO ........................................................................................................... 9
1.4 CRITERI GENERALI PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE SISMICHE ......... 9
1.5 ATTRIBUZIONI DELLA CLASSE DI RISCHO .......................................................... 10
1.6 METODO CONVENZIONALE .................................................................................... 12
1.7 INQUADRAMENTO NORMATIVO, IN PARTICOLARE CAPITOLI 8 e 4 .......... 16
1.7.1 CAPITOLO 8 - NTC 2018.................................................................................... 16
1.7.2 CAPITOLO 4 - NTC 2018................................................................................... 17
1.7.3 CAPITOLO 7 - NTC 2018................................................................................... 20
2. CONOSCENZA DELL’ EDIFICIO ......................................................................................... 34
2.1 ANALISI STORICA E DOCUMENTAZIONE DISPONIBILE.................................. 34
2.2 STATO DI CONSERVAZIONE DELL’EDIFICIO....................................................... 34
2.3 RILIEVI GEOMETRICI ................................................................................................... 35
2.4 STRUTTURA IN PIANTA PER DEFINIZIONE MODELLO .................................... 37
2.5 DOCUMENTAZIONE SULLE CARATTERISTICHE DEL SUOLO ........................ 40
2.6 VALUTAZIONE DEI MATERIALI .............................................................................. 42
2.7 LIVELLO DI CONOSCENZA E FATTORI DI CONFIDENZA ................................ 43

2.8 2.8 VITA NOMINALE, CLASSE D’USO E PERIODO DI RIFERIMENTO


2.8.1 VITA NOMINALE.................................................................................................43
2.8.2 CLASSE D’USO ......................................................................................................44
2.8.3 PERIODO DI RIFERIMENTO .............................................................................45
2.9 VALUTAZIONE DELL’AZIONE SISMICA ............................................................... 45
2.10 COMBINAZIONI DI CARICO ..................................................................................... 51
2.10.1 COMBINAZIONI DI CARICO STATICHE ALLO SLU ...............................51
2.10.2 COMBINAZIONI DI CARICO STATICHE ALLO SLE ................................53
3. MODELLAZIONE STRUTTURA........................................................................................... 55
3.1 IMPORTAZIONE ARCHITETTONICO DA DXF ..................................................... 55
3.2 MATERIALI E INDICI DI CONOSCENZA ................................................................ 56
3
3.3 GENERAZIONE ELEMENTI STRUTTURALI ........................................................... 60
3.4 NORMATIVE IN USO E ITERAZIONE DEI VALORI DI PGA ............................... 69
3.5 ANALISI LINEARE ........................................................................................................ 70
3.6 CASI DI CARICO ............................................................................................................ 71
4. RISULTATI E VERIFICHE ...................................................................................................... 77
4.1 PROGETTO SIMULATO ................................................................................................ 77
4.2 ANALISI MODALE ........................................................................................................ 81
4.3 CONTROLLO DEI RISULTATI .................................................................................... 90
4.4 VERIFICHE STATO LIMITE DI DANNO (SLE) ........................................................ 92
4.5 VERIFICHE STATO LIMITE SALVAGUARDIA DELLA VITA (SLU)- ELEMENTI
IN MURATURA PORTANTE ....................................................................................... 94
4.5.1 VERIFICA DI PRESSOFLESSIONE NEL PIANO (maschi murari) .............. 95
4.5.2 VERIFICA A TAGLIO (maschi murari)............................................................ 96
4.5.3 VERIFICA A PRESSOFLESSIONE ORTOGONALE AL PIANO (maschi) . 97
4.5.4 VERIFICA A TAGLIO (fasce) ............................................................................ 98
4.5.5 VERIFICA A MOMENTO (fasce) ...................................................................... 99
4.6 INDICE DI RISCHIO SISMICO ................................................................................... 100
CONCLUSIONI............................................................................................................................... 103
BIBLIOGRAFIA .............................................................................................................................. 105

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INTRODUZIONE

Il presente lavoro di tesi sarà svolto nell’ambito di una consulenza, riferita al

patrimonio scolastico. Con riferimento alla documentazione d’archivio disponibile,

alle indagini effettuate ed ai disegni esecutivi predisposti, si redigerà il presente lavoro

di tesi che avrà come obiettivo principale la sola valutazione dell’indice di rischio

sismico del complesso scolastico Ada Negri, non si prevede la realizzazione di opere

di miglioramento sismico tali da conseguire un livello di sicurezza maggiore a quello

attuale.

L’unità strutturale che si modellerà sarà l’intero complesso scolastico, con accesso

diretto su Via Ezechiele Acerbi, 21, a nord del centro storico del Comune di Pavia, su

terreno pianeggiante (altezza s.l.m. 77 m) ed è staticamente indipendente rispetto ai

fabbricati posti nelle vicinanze.

Nel primo capitolo verrà introdotto il rischio sismico, in riferimento alle strutture

esistenti in muratura, e verrà fornito un suo inquadramento generale dal punto di vista

normativo, tecnico ed economico su tali edifici. Dopo aver descritto il rischio sismico,

si parlerà brevemente del Sisma bonus, soffermandosi sulle linee guida per

l’attribuzione delle classi di rischio riportata dettagliatamente nell’Allegato A del D.M

24/2020. In particolare, verrà descritto il metodo convenzionale utilizzato per la

valutazione dell’indice di rischio sismico della scuola in esame. Inoltre, per fornire un

quadro completo sulle strutture esistenti, verranno esaminati gli aspetti considerati

più significativi dei Capitoli 4-7-8 delle Norme Tecniche per le Costruzione del 2018

(NTC 2018) approvate con il Decreto Ministeriale del 17 Gennaio del 2018.

Nel capitolo seguente si presenterà la scuola oggetto della valutazione descrivendo le

sue caratteristiche in base ai rilievi effettuati, alle planimetrie reperite in Comune e alla

documentazione di cui si è potuto prendere visione. Successivamente, in base a tali

conoscenze, si passerà alla modellazione di tale struttura.

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Quindi, verrà generato, il modello 3D tramite ausilio del software PRO_SAP derivato

dagli elementi strutturali presenti nell’edificio.

Tramite questo programma si analizzerà un modello agli elementi finiti. Dopo aver

descritto le caratteristiche di tale modello, impostando il quadro normativo utilizzato,

i carichi agenti sulla struttura e i parametri dello spettro, si andranno ad effettuare le

analisi. Saranno riportati i risultati di tali verifiche soffermandosi in particolare su

quelle necessarie per la valutazione dell’indice di rischio sismico.

A questo punto si avranno a disposizione tutti i dati per raggiungere l’obiettivo

principale della tesi, ossia il calcolo dell’indice di rischio della scuola in esame.

Utilizzando il metodo convenzionale, attraverso il software PROSMB si andrà a

classificare la classe di appartenenza.

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1. EDIFICI ESISTENTI RIFERIMENTI NORMATIVI TECNICI
ECONOMICI AL SISMABONUS

1.1 CONOSCENZA DEL PATRIMONIO EDILIZIO

Tra il 1997 e il 2016 numerosi eventi sismici hanno colpito e devastato il Centro Italia;

a seguito di questi episodi è nata l’emergenza di intervenire in modo preventivo sul

patrimonio edilizio esistente, con interventi di miglioramento o adeguamento sismico

atti a raggiungere livelli di sicurezza accettabili. [1]

L’urgenza di intervenire sulla fragilità degli edifici esistenti nel territorio nazionale ha

portato al bisogno di promuovere la messa in sicurezza di queste strutture, mettendo

a disposizione incentivi fiscali destinati alla prevenzione e alla valutazione sismica del

patrimonio edilizio esistente. Per regolamentare la fruizione di tali incentivi è nata la

necessità di introdurre uno strumento apposito che ne definisse termini e modalità di

uso.

“Negli ultimi 50 anni si valutano circa 5.000 vittime e una spesa annua media di circa tre
miliardi di euro per emergenza e ricostruzione, a causa della nota sismicità del Paese, e della
vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio presente” 1 .

Ciò è dovuto fondamentalmente, oltre alla sismicità tipica del Paese, alla elevata

vulnerabilità del nostro patrimonio edilizio. L’esigenza di elaborare le Linee Guida

nasce dalla necessità, avvertita da tutto il Paese, di affrontare la mitigazione del rischio

sismico, promuovendo una cultura della conoscenza e della prevenzione [2].

7
1.2 LINEE GUIDA SISMA BONUS

La definizione della Classe di Rischio Sismico è condotta in ottemperanza al

documento “Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni”

allegato al Decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti n. 65 del 7 marzo 2017

e successive modifiche ed integrazioni (D.M. n.65 del 07/03/2017 e D.M. n.24 del

09/01/2020) [2].

Le Linee Guida forniscono lo strumento di regolamentazione degli incentivi fiscali,

legati alla misura del cosiddetto Sisma bonus, con uno specifico riferimento all’edilizia

privata e produttiva, costituendo il primo strumento di attivazione di una concreta

politica di Prevenzione Sismica del patrimonio edilizio abitativo e produttivo del

Paese.

La misura fiscale a cui si legano le Linee Guida rappresenta una novità per l’Italia: per

la

prima volta si può attuare, su larga scala e senza graduatorie di accesso ai benefici,

un’azione volontaria con forti incentivi statali di prevenzione sismica sugli edifici

esistenti privati.

Le Linee Guida affrontano, con un nuovo approccio, il tema della classificazione del

Rischio Sismico delle costruzioni esistenti coniugando:

• il rispetto del valore della salvaguardia della vita umana (mediante i livelli di

sicurezza previsti dalla Vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni)

• la considerazione delle possibili perdite economiche e delle perdite sociali.

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1.3 RISCHIO SISMICO

Il Rischio Sismico: l’unità di misura per fare prevenzione. Il Rischio Sismico: è la

misura matematica/ingegneristica per valutare il danno (perdita) atteso a seguito di

un possibile evento sismico. Dipende da un’interazione di fattori.

Rischio = Pericolosità x Vulnerabilità x Esposizione [3]

dove:

Pericolosità: probabilità che si verifichi un sisma (terremoto atteso); è legato alla zona sismica

in cui si trova l'edificio.

Vulnerabilità: consiste nella valutazione delle conseguenze del sisma; è legata alla capacità degli

edifici di resistere al sisma.

Esposizione: valutazione socio/economica delle conseguenze; è legata ai contesti delle comunità.

1.4 CRITERI GENERALI PER L’INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE SISMICHE

Il comma 4 dell’art. 119 del DL 34/2020 prevede l’estensione del beneficio del 110% a
tutti gli interventi atti a ridurre il rischio sismico. Le agevolazioni per il Sismabonus si
applicano a tutti gli edifici ricadenti nelle seguenti zone sismiche

• zona 1
• zona 2
• zona 3
• zona 4

Per conoscere la classificazione della zona in cui il comune ricade, occorre far
riferimento al sito istituzionale del Dipartimento della Protezione Civile, in cui è
riportato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a
pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale[4].

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• zona 1 – è la zona più pericolosa. La probabilità che capiti un forte terremoto è alta;
• zona 2 – in questa zona forti terremoti sono possibili;
• zona 3 – in questa zona i forti terremoti sono meno probabili rispetto alla zona 1 e 2;
• zona 4 – è’ la zona meno pericolosa: la probabilità che capiti un terremoto è molto bassa.

1.5 ATTRIBUZIONI DELLA CLASSE DI RISCHO

L’attribuzione delle classi di rischio è riportata dettagliatamente nell’Allegato A del

D.M 24/2020 [5] e viene riportata di seguito:

La determinazione delle classi di appartenenza di un edificio può essere condotta secondo due

metodi tra loro alternativi, l’uno convenzionale e l’altro semplificato, quest’ultimo con un

ambito applicativo limitato.

1. Metodo convenzionale: applicabile a qualsiasi tipologia di costruzione,

basato sull'applicazione dei normali metodi di analisi previsti dalle attuali

Norme Tecniche e consente la valutazione della Classe di Rischio della

costruzione, sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all’eventuale

intervento, consentendo il miglioramento di una o più classi di rischio.

2. Il metodo semplificato: si basa su una classificazione macrosismica

dell’edificio, è indicato per una valutazione speditiva della Classe di

Rischio dei soli edifici in muratura e può essere utilizzato sia per una

valutazione preliminare indicativa, sia per valutare, limitatamente agli

edifici in muratura, la classe di rischio in relazione all’adozione di

interventi di tipo locale.

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Per la determinazione della Classe di Rischio si fa riferimento a due parametri:

• La Perdita Annuale Media attesa (PAM): costo di riparazione dei danni prodotti dagli eventi

sismici che si manifesteranno nel corso della vita della costruzione, ripartito annualmente ed

espresso come percentuale del costo di ricostruzione.

• L’indice di sicurezza (IS-V): rapporto tra l'accelerazione di picco al suolo che determina il

raggiungimento dello Stato Limite di salvaguardia della Vita e quella prevista, nel sito, per un

nuovo edificio.

Sono introdotte 8 classi di Rischio Sismico, da A+ a G, mediante un unico parametro

che tenga conto sia della sicurezza sia degli aspetti economici.

Figura 1.1: classi di rischio sismico

In questo lavoro di tesi, si sceglie di trattare la valutazione dell’indice di rischio

utilizzando il metodo convenzionale per una struttura in muratura, anche se può

essere prevista una valutazione con il metodo semplificato.

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1.6 METODO CONVENZIONALE

La descrizione del metodo convenzionale è riportata all’interno dell’Allegato A del

D.M 24/2020 [5]:

“Il metodo convenzionale assegna alla costruzione in esame una Classe di Rischio in funzione

dell’indice di sicurezza della struttura (IS-V), rapporto tra capacità e domanda in termini di

PGA, e viene introdotto un nuovo concetto è il parametro economico PAM (perdita annuale

media). Per il calcolo di tali parametri (entrambi grandezze adimensionali generalmente

espresse in formato percentuale %) è necessario calcolare, facendo riferimento al sito in cui sorge

la costruzione in esame, le accelerazioni di picco al suolo per le quali si raggiungono gli stati

limite di operatività (SLO), di danno (SLD), di salvaguardia della vita (SLV) e di prevenzione

del collasso (SLC), utilizzando le usuali verifiche di sicurezza agli stati limite previste dalle

Norme Tecniche per le Costruzioni. Esso è dunque applicabile a tutti i tipi di costruzione

previsti dalle suddette Norme Tecniche”.

Quindi una novità è, mentre l’indice di sicurezza è un parametro già conosciuto che

mette in relazione l’accelerazione che un edificio porta(capacità) e l’accelerazione di

sito; il nuovo parametro PAM tiene conto anche dell’aspetto economico ovvero il costo

di ricostruzione.

“Al fine della assegnazione della Classe di Rischio, è necessario valutare preliminarmente la

Classe PAM e la Classe IS-V in cui ricade la costruzione in esame. È una procedura che avviene

in più passi”:

1. “Si effettua l’analisi della struttura e si determinano i valori delle accelerazioni al suolo di

capacità, 𝑃𝐺𝐴𝐶 (𝑆𝐿𝑖), che inducono il raggiungimento degli stati limite indicati dalla

norma (𝑆𝐿𝐶, 𝑆𝐿𝑉, 𝑆𝐿𝐷, 𝑆𝐿𝑂). È possibile, in via semplificata, effettuare le verifiche

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limitatamente allo stato limite per la salvaguardia della vita (SLV) ed allo stato limite di

danno (𝑆𝐿𝐷)”.

Quindi, una qualsiasi struttura la si può analizzare con analisi lineari statiche, con

analisi lineare dinamica o non lineari, il programma utilizzato per tale analisi e

PROSAP.

2. “Note le accelerazioni al suolo, 𝑃𝐺𝐴𝐶, che producono il raggiungimento degli stati limite

sopra detti, si determinano i corrispondenti periodi di ritorno, 𝑇𝑟𝐶, associati ai terremoti

che generano tali accelerazioni. In assenza di più specifiche valutazioni, il passaggio dalle

PGAC ai valori del periodo di ritorno può essere eseguito utilizzando la seguente relazione:

𝑇𝑟𝐶= 𝑇𝑟𝐷 (𝑃𝐺𝐴𝐶 / 𝑃𝐺𝐴𝐷)𝜂 ; 𝑐𝑜𝑛 𝜂 = 1/0,41”.

3. “Per ciascuno dei periodi sopra individuati, si determina il valore della frequenza media

annua di superamento: 𝜆 = 1/𝑇𝑟𝐶

È utile sottolineare che, per il calcolo del tempo di ritorno TrC associato al raggiungimento

degli stati limite di esercizio (SLD ed SLO) è necessario assumere il valore minore tra quello

ottenuto per tali stati limite e quello valutato per lo stato limite di salvaguardia della vita.

Si assume, di fatto, che non si possa raggiungere lo stato limite di salvaguardia della vita

senza aver raggiunto gli stati limite di operatività e danno”.

4. “Si definisce Stato Limite di Inizio Danno (SLID), quello a cui è comunque associabile una

perdita economica nulla in corrispondenza di un evento sismico e il cui periodo di ritorno

è assunto, convenzionalmente, pari a 10 anni, ossia λ = 0,1”.

5. “Si definisce Stato Limite di Ricostruzione (SLR) quello a cui, stante la criticità generale

che presenta la costruzione al punto da rendere pressoché impossibile l’esecuzione di un

intervento diverso dalla demolizione e ricostruzione, è comunque associabile una perdita

13
economica pari al 100%. Convenzionalmente si assume che tale stato limite si manifesti in

corrispondenza di un evento sismico il cui periodo di ritorno è pari a quello dello Stato

Limite dei Collasso (SLC)”.

6. “Per ciascuno degli stati limite considerati si associa al corrispondente valore di λ il valore

della percentuale di costo di ricostruzione (CR) secondo la seguente tabella (Figura 1.2)”:

Figura 1.2: percentuale del costo di ricostruzione (CR)


associato al raggiungimento di ciascuno stato limite

7. “Si valuta il PAM (in valore percentuale), ovvero l’area sottesa alla spezzata individuata

dalle coppie (λ, CR) per ciascuno dei sopra indicati stati limite, a cui si aggiunge il punto

(𝜆=0, 𝐶𝑅=100%), mediante la seguente equazione:

𝑃𝐴𝑀=Σ 5𝑖=2𝜆 [(𝑆𝐿𝑖)−𝜆(𝑆𝐿𝑖−1)] ×⌊𝐶𝑅(𝑆𝐿𝑖)+𝐶𝑅(𝑆𝐿𝑖−1)2⌋+ 𝜆(𝑆𝐿𝐶) ×𝐶𝑅(𝑆𝐿𝑅)


dove l’indice “i” rappresenta il generico stato limite (𝑖=5 per lo SLC e 𝑖=1 per lo SLID”).

8. “Si individua la Classe PAM, mediante la Figura 1.3 che associa la classe all’ intervallo di

valori assunto dal PAM”.

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Figura 1.3: attribuzione della classe di rischio PAM
in funzione dell’entità delle perdite medie annue attese.

9. “Si determina l’indice di sicurezza per la vita IS-V, ovvero il rapporto tra la 𝑃𝐺𝐴𝐶 (di

capacità) che ha fatto raggiungere al fabbricato lo stato limite di salvaguardia della vita

umana e la 𝑃𝐺𝐴𝐷 (di domanda) del sito in cui è posizionato la costruzione, con riferimento

al medesimo stato limite”.

10. “Si individua la Classe IS-V, mediante la Figura 1.4 che associa la classe all’intervallo di

valori assunto dall’Indice di sicurezza per la vita IS-V, valutato come rapporto tra la 𝑃𝐺𝐴𝐶

(𝑆𝐿𝑉) e 𝑃𝐺𝐴𝐷 (SLV)”.

Figura 1.4: attribuzione della classe di rischio IS-V


in funzione dell’entità dell’indice di sicurezza

11. “Si individua la Classe di Rischio della costruzione come la peggiore tra la Classe PAM e

la Classe IS-V”.

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Il valore della Classe di Rischio attribuita a ciascuna costruzione può essere migliorato

a seguito di interventi che riducono il rischio della costruzione e, quindi, che incidono

sul valore PAM e/o sulla capacità che la struttura possiede rispetto allo stato limite

della salvaguardia della vita, valutato come rapporto tra la 𝑃𝐺𝐴𝐶 (SLV) e 𝑃𝐺𝐴𝐷 (SLV).

1.7 INQUADRAMENTO NORMATIVO, IN PARTICOLARE CAPITOLI 8 e 4

1.7.1 CAPITOLO 8 - NTC 2018

Un progettista deve, per prima cosa, riferirsi alla normativa in vigore. Per le

costruzioni esistenti si deve far riferimento principalmente al Capitolo 8 - “Costruzioni

Esistenti” delle Norme Tecniche per le Costruzione del 2018 (NTC 2018) approvate con

il Decreto Ministeriale del 17 Gennaio del 2018 [6].

In particolare, al punto 8.5 si pone l’attenzione alla definizione del modello per le

analisi definito dal progettista:

“Nelle costruzioni esistenti le situazioni concretamente riscontrabili sono le più diverse ed è

quindi impossibile prevedere regole specifiche per tutti i casi. Di conseguenza, il modello per la

valutazione della sicurezza dovrà essere definito e giustificato dal progettista, caso per caso, in

relazione al comportamento strutturale atteso”.

Per l’individuazione del sistema strutturale e del suo stato di sollecitazione, bisognerà

svolgere una corretta analisi storico-critica, un rilievo geometrico strutturale,

un’adeguata caratterizzazione dei materiali in uso, e definire adeguatamente i valori

delle azioni e delle combinazioni da considerare.

Inoltre, come riporta l’NTC 2018:

16
“Per conseguire un’adeguata conoscenza delle caratteristiche dei materiali e del loro degrado,

ci si baserà sulla documentazione già disponibile, su verifiche visive in situ e su indagini

sperimentali. Sulla base degli approfondimenti effettuati, saranno individuati i “livelli di

conoscenza dei diversi parametri coinvolti nel modello e definiti i correlati fattori di confidenza,

da utilizzare nelle verifiche di sicurezza. Ai fini della scelta del tipo di analisi e dei valori dei

fattori di confidenza si distinguono i tre livelli di conoscenza seguenti, ordinati per

informazione crescente:

Gli aspetti che definiscono i livelli di conoscenza sono: geometria della struttura, dettagli

costruttivi, proprietà dei materiali, connessioni tra i diversi elementi e loro presumibili modalità

di collasso. Specifica attenzione dovrà essere posta alla completa individuazione dei potenziali

meccanismi di collasso locali e globali, duttili e fragili”.

Il valore di LC determina il fattore di confidenza FC. Il fattore di confidenza è utilizzato

nelle verifiche con il duplice scopo, il primo è quello di ridurre le resistenze di calcolo

dei materiali; il secondo è quello di aumentare (in alcuni casi) le sollecitazioni

trasmesse dagli elementi duttili agli elementi fragili.

1.7.2 CAPITOLO 4 - NTC 2018

Bisogna poi porre attenzione al capitolo 4 ed in particolare, avendo un edificio

scolastico in muratura, al punto § 4.5.3; in cui si parla delle proprietà fondamentali in

base alle quali si classificano le murature [6]:

17
“Sono la resistenza caratteristica a compressione fk, la resistenza caratteristica a taglio in

assenza di azione assiale fvk0, il modulo di elasticità normale secante E, il modulo di elasticità

tangenziale secante G.

Le resistenze caratteristiche fk e fvk0 sono determinate o per via sperimentale su campioni di

muro o, con alcune limitazioni, in funzione delle proprietà dei componenti. Le modalità per

determinare le resistenze caratteristiche sono indicate nel § 11.10.3, dove sono anche riportate

le modalità per la valutazione dei moduli di elasticità”.

Al punto § 4.5.5 vengono definiti i tipi di analisi consentite, per il modello adottato.

Tale analisi può essere eseguita adottando uno fra tre metodi di analisi prescritti dalle

NTC 2018 [6].

“La risposta strutturale è calcolata usando:

– analisi semplificate.

– analisi lineari, assumendo i valori secanti dei moduli di elasticità

– analisi non lineari”

Per il modello in esame in questa tesi, è stata eseguita un’analisi lineare. L’analisi

lineare prevede l’utilizzo di legami elastici-lineari per i materiali. Il comportamento

della struttura sarà indefinitamente elastico. Per modellare la

capacità dissipativa della struttura si adotterà il fattore di comportamento (ex fattore

di struttura). L’azione sismica viene modellata riferendosi allo spettro di progetto. In

questo tipo di analisi, nel caso in cui le non-linearità geometriche non siano

trascurabili, possono essere tenute in conto amplificando gli effetti dell’azione sismica

adottando un opportuno fattore di amplificazione.

18
La Normativa Tecnica al punto § 4.5.1 definisce due tipologie di analisi:

▪ l’analisi del primo ordine: si esegue imponendo l’equilibrio sulla configurazione

iniziale indeformata della struttura;

▪ l’analisi del secondo ordine: impone l’equilibrio sulla configurazione deformata della

struttura per effetto dei carichi applicati.

“I fenomeni del secondo ordine possono essere controllati mediante la snellezza convenzionale

della parete, definita dal rapporto:

λ = h0 / t [4.5.1]

dove h0 è la lunghezza libera di inflessione della parete valutata in base alle condizioni di vincolo

ai bordi espresse dalla [4.5.5] e t è lo spessore della parete.

Il valore della snellezza 􀎏 non deve risultare superiore a 20”.

Al punto § 4.5.6. si trovano le verifiche da eseguire per le murature. Le verifiche sono

condotte con l’ipotesi di conservazione delle sezioni piane e trascurando la resistenza

a trazione per flessione della muratura.

“Oltre alle verifiche sulle pareti portanti, si deve eseguire anche la verifica di travi di

accoppiamento in muratura ordinaria, quando prese in considerazione dal modello della

struttura. Tali verifiche si eseguono in analogia a quanto previsto per i pannelli murari

verticali.

Le resistenze di progetto da impiegare, rispettivamente, per le verifiche a compressione,

pressoflessione e a carichi concentrati (fd), e a taglio (fvd) valgono:

fd = fk /γM [4.5.2]

fvd = fvk / γM [4.5.3]

dove:

fk è la resistenza caratteristica a compressione della muratura;

19
fvk è la resistenza caratteristica a taglio della muratura in presenza delle effettive tensioni di

compressione, valutata secondo quanto indicato al §11.10.3.3, in cui γM è il coefficiente

parziale di sicurezza sulla resistenza a compressione della muratura, comprensivo delle

incertezze di modello e di geometria, fornito dalla Tab. 4.5.II”.

Gli stati limite ultimi da verificare sono i seguenti:

– presso flessione per carichi laterali (resistenza e stabilità fuori dal piano);

– presso flessione nel piano del muro;

– taglio per azioni nel piano del muro;

– carichi concentrati;

– flessione e taglio di travi di accoppiamento.

Le verifiche vanno condotte con riferimento a normative di comprovata validità.

Per gli stati limite di esercizio, invece non è generalmente necessario eseguire le

verifiche di strutture in muratura, quando siano soddisfatte le verifiche nei confronti

degli stati limite ultimi.

1.7.3 CAPITOLO 7 - NTC 2018

Essedo la classificazione dell’indice di rischio sismico il cuore pulsante di questa tesi,

poniamo l’attenzione anche al capitolo 7, ovvero la progettazione per azioni sismiche.

Le sue indicazioni sono da considerarsi aggiuntive e non sostitutive di quelle riportate

nel Capitoli 4. Si deve inoltre far sempre riferimento a quanto indicato nel Capitolo 2,

per la valutazione della sicurezza, e nel Capitolo 3, per la valutazione dell’azione

sismica.

20
Per quanto riguarda il punto § 7.0 delle NTC 2018, riporta quanto segue:

“Le costruzioni caratterizzate, nei confronti dello SLV, da ag.S ≤ 0,075g, in cui S è il

coefficiente che comprende l’effetto dell’amplificazione stratigrafica (SS) e dell’amplificazione

topografica (ST), di cui al § 3.2.3.2, e ag è l’accelerazione orizzontale massima per il suddetto

SLV su sito di riferimento rigido, possono essere progettate e verificate come segue:

- si considera la combinazione di azioni definita nel § 2.5.3, applicando, in due direzioni

ortogonali, il sistema di forze orizzontali definito dall’espressione [7.3.7] assumendo Fh = 0,10

- si richiede la sola verifica nei confronti dello SLV;

- si utilizza in generale una “progettazione per comportamento strutturale non dissipativo”,

quale definita nel § 7.2.2; qualora si scelga una “progettazione per comportamento strutturale

dissipativo”, quale definita nel § 7.2.2, si possono impiegare, in classe di duttilità CD“B”, valori

unitari per i coefficienti γRd;

- ad eccezione del caso di edifici fino a due piani, considerati al di sopra della fondazione o della

struttura scatolare rigida di cui al § 7.2.1, gli orizzontamenti devono rispettare i requisiti di

rigidezza e resistenza di cui al § 7.2.2”.

Vediamo adesso quanto riportato al punto § 7.2.1 nelle NTC 2018 in riferimento alla

regolarità:

“Una costruzione è regolare in pianta se tutte le seguenti condizioni sono rispettate:

a) La distribuzione di masse e rigidezze è approssimativamente simmetrica rispetto a due

direzioni ortogonali e la forma in pianta è compatta, ossia il contorno di ogni orizzontamento è

convesso; il requisito può ritenersi soddisfatto, anche in presenza di rientranze in pianta,

quando esse non influenzano significativamente la rigidezza nel piano dell’orizzontamento e,

per ogni rientranza, l’area compresa tra il perimetro dell’orizzontamento e la linea convessa

circoscritta all’orizzontamento non supera il 5% dell’area dell’orizzontamento;

21
b) Il rapporto tra i lati del rettangolo circoscritto alla pianta di ogni orizzontamento è inferiore

a 4;

c) Ciascun orizzontamento ha una rigidezza nel proprio piano tanto maggiore della

corrispondente rigidezza degli elementi strutturali verticali da potersi assumere che la sua

deformazione in pianta influenzi in modo trascurabile la distribuzione delle azioni sismiche tra

questi ultimi e ha resistenza sufficiente a garantire l’efficacia di tale distribuzione.

Sempre riferendosi agli edifici, una costruzione è regolare in altezza se tutte le seguenti

condizioni sono rispettate:

d) Tutti i sistemi resistenti alle azioni orizzontali si estendono per tutta l’altezza della

costruzione o, se sono presenti parti aventi differenti altezze, fino alla sommità della rispettiva

parte dell’edificio;

e) Massa e rigidezza rimangono costanti o variano gradualmente, senza bruschi cambiamenti,

dalla base alla sommità della costruzione (le variazioni di massa da un orizzontamento all’altro

non superano il 25%, la rigidezza non si riduce da un orizzontamento a quello sovrastante più

del 30% e non aumenta più del 10%); ai fini della rigidezza si possono considerare regolari in

altezza strutture dotate di pareti o nuclei in c.a. o di pareti e nuclei in muratura di sezione

costante sull’altezza o di

telai controventati in acciaio, ai quali sia affidato almeno il 50% dell’azione sismica alla base;

f) Il rapporto tra la capacità e la domanda allo SLV non è significativamente diverso, in termini

di resistenza, per orizzontamenti successivi, può fare eccezione l’ultimo orizzontamento di

strutture intelaiate di almeno tre orizzontamenti;

g) Eventuali restringimenti della sezione orizzontale della costruzione avvengano con

continuità da un orizzontamento al successivo; oppure avvengano in modo che il rientro di un

orizzontamento non superi il 10% della dimensione corrispondente all’orizzontamento

immediatamente sottostante, né il 30% della dimensione corrispondente al primo

22
orizzontamento. Fa eccezione l’ultimo orizzontamento di costruzioni di almeno quattro

orizzontamenti, per il quale non sono previste limitazioni di restringimento”.

Per quanto riguarda il punto § 7.2.2 delle NTC 2018, riporta quanto segue:

“Le costruzioni soggette all’azione sismica, non dotate di appositi dispositivi d’isolamento e/o

dissipativi, devono essere progettate in accordo con uno dei seguenti comportamenti strutturali:

a) Comportamento strutturale non dissipativo,

b) Comportamento strutturale dissipativo.

Per comportamento strutturale non dissipativo, nella valutazione della domanda tutte le

membrature e i collegamenti rimangono in campo elastico o sostanzialmente elastico; la

domanda derivante dall‘azione sismica e dalle altre azioni è calcolata, in funzione dello stato

limite cui ci si riferisce, ma indipendentemente dalla tipologia strutturale e senza tener conto

delle non linearità di materiale, attraverso un modello elastico (v. § 7.2.6)

Una costruzione a comportamento strutturale dissipativo deve essere progettata per conseguire

una delle due Classi di Duttilità (CD):

- Classe di Duttilità Alta (CD”A”), ad elevata capacità dissipativa;

- Classe di Duttilità Media (CD”B”), a media capacità dissipativa”.

Sempre nelle Norme Tecniche per le costruzioni al punto § 7.2.6 si trova riportato il

paragrafo riferito alla modellazione della struttura. Si descrive un modello della

struttura tridimensionale e deve rappresentare in modo adeguato le effettive

distribuzioni spaziali di massa, rigidezza e resistenza. Qualora si adotti un modello di

comportamento non dissipativo, oppure un modello dissipativo che utilizza il

coefficiente di comportamento q, verranno impiegate per i materiali leggi costitutive

elastiche.

23
Qualora si adotti invece un modello di comportamento dissipativo tenendo

esplicitamente conto della capacità dissipativa, il legame costitutivo utilizzato per

modellare la non linearità di materiale dovrà essere giustificato, anche in relazione alla

corretta rappresentazione dell’energia dissipata nei cicli di isteresi. Nel rappresentare

la rigidezza degli elementi strutturali si deve tener conto della fessurazione.

In caso non siano effettuate analisi specifiche, la rigidezza flessionale e a taglio di

elementi in muratura, può essere ridotta sino al 50% della rigidezza dei corrispondenti

elementi non fessurati, tenendo debitamente conto dello stato limite considerato e

dell’influenza della sollecitazione assiale permanente. Nella definizione del modello,

gli elementi non strutturali non appositamente progettati come collaboranti (quali

tamponature e tramezzi) possono essere rappresentati unicamente in termini di massa;

il loro contributo al comportamento del sistema strutturale in termini di rigidezza e

resistenza sarà considerato solo qualora abbia effetti negativi ai fini della sicurezza.

Successivamente si passa alla modellazione del sisma, dove le corrispettive azioni

conseguenti al moto sismico possono essere modellate sia attraverso forze statiche

equivalenti o spettri di risposta, sia attraverso storie temporali del moto del terreno,

opportunamente selezionate. Per tenere conto della variabilità spaziale del moto

sismico, nonché di eventuali incertezze, deve essere attribuita al centro di massa

un’eccentricità accidentale rispetto alla sua posizione quale deriva dal calcolo. Per i

soli edifici e in assenza di più accurate determinazioni, l’eccentricità accidentale in ogni

direzione non può essere considerata inferiore a 0,05 volte la dimensione media

dell’edificio misurata perpendicolarmente alla direzione di applicazione dell’azione

sismica. Detta eccentricità è assunta costante, per entità e direzione, su tutti gli

orizzontamenti.

I metodi di analisi e criteri di verifica per le costruzioni sono riportati al punto § 7.3

delle NTC 2018. Tali metodi si articolano in lineari e non lineari, in funzione delle

caratteristiche della struttura e del modello di comportamento adottato. Nel caso di

analisi lineare, la domanda sismica per strutture a comportamento sia non dissipativo,

24
sia dissipativo, può essere ridotta utilizzando un opportuno fattore di comportamento

q. I valori attribuibili a q variano in funzione del comportamento strutturale

(dissipativo o non dissipativo) e dello stato limite considerati, legandosi all’entità delle

plasticizzazione, che a ciascuno stato limite si accompagnano. Per ciascuno degli stati

limite e dei metodi di analisi considerati, nella tabella successiva sono riportati:

- Per l’analisi lineare, il comportamento strutturale, le modalità di modellazione

dell’azione sismica e i limiti da attribuire al fattore di comportamento q, a seconda

dello stato limite considerato.

Figura 1.5 Tab. 7.3.1 tratta dalle NTC 2018


Limiti su q e modalità di modellazione dell’azione sismica

L’analisi lineare può essere utilizzata per calcolare la domanda sismica nel caso di

comportamento strutturale sia non dissipativo sia dissipativo. In entrambi i casi, la

domanda sismica è calcolata, quale che sia la modellazione utilizzata per l’azione

sismica, riferendosi allo spettro di progetto ottenuto, per ogni stato limite, assumendo

25
per il fattore di comportamento q, i limiti riportati nella tabella 7.3.1 presente nelle

NTC 2018 con i valori dei fattori di base q0 riportati in Tab. 7.3.2 che segue.

“Nel caso di comportamento strutturale dissipativo (§ 7.2.2), il valore del fattore di

comportamento q, da utilizzare per lo stato limite considerato, dipende dalla tipologia

strutturale, dal suo grado di iperstaticità e dai criteri di progettazione adottati e tiene conto,

convenzionalmente, delle capacità dissipative del materiale. Il limite superiore qlim del fattore

di comportamento relativo allo SLV è calcolato tramite la seguente espressione:

qlim = q 0 KR

dove:

q0: è il valore base del fattore di comportamento allo SLV, i cui massimi valori sono riportati in

tabella 7.3.II in dipendenza della Classe di Duttilità, della tipologia strutturale, del coefficiente

λ di cui al § 7.9.2.1 e del rapporto αu/α1 tra il valore dell’azione sismica per il quale si verifica

la plasticizzazione in un numero di zone dissipative tale da rendere la struttura un meccanismo

e quello per il quale il primo elemento strutturale raggiunge la plasticizzazione a flessione; la

scelta di q0 deve essere esplicitamente giustificata;

KR: è un fattore che dipende dalle caratteristiche di regolarità in altezza della costruzione, con

valore pari ad 1 per costruzioni regolari in altezza e pari a 0,8 per costruzioni non regolari in

altezza”.

Figura 1.5 Tab. 7.3.II tratta dalle NTC 2018


Valori massimi del valore di base q0 del fattore di comportamento allo SLV per diverse tecniche costruttive
ed in funzione della tipologia strutturale e della classe di duttilità CD

26
Altro aspetto molto importante sono le non linearità geometriche che sono prese in

conto attraverso il fattore θ che, in assenza di più accurate determinazioni, può essere

definito come:

dove:

P: è il carico verticale totale dovuto all’orizzontamento in esame e alla struttura ad esso

sovrastante;

dEr: è lo spostamento orizzontale medio d’interpiano allo SLV, ottenuto come


differenza tra lo spostamento orizzontale dell’orizzontamento considerato e lo

spostamento orizzontale dell’orizzontamento immediatamente sottostante;

V: è la forza orizzontale totale in corrispondenza dell’orizzontamento in esame,

derivante dall’analisi lineare con fattore di comportamento q;

h: è la distanza tra l’orizzontamento in esame e quello immediatamente sottostante.

Gli effetti delle non linearità geometriche:

a) Possono essere trascurati, quando θ è minore di 0,1;

b) Possono essere presi in conto incrementando gli effetti dell’azione sismica

orizzontale di un fattore pari a 1/(1-θ), quando θ è compreso tra 0,1 e 0,2;

c) Devono essere valutati attraverso un’analisi non lineare, quando θ è compreso tra

0,2 e 0,3.

Il fattore θ non può comunque superare il valore 0,3.

27
Il metodo d’analisi lineare di riferimento per determinare gli effetti dell’azione sismica,

per comportamenti strutturali sia dissipativi sia non dissipativi, è l’analisi modale con

spettro di risposta o “analisi lineare dinamica”. In essa l’equilibrio è trattato

dinamicamente e l’azione sismica è modellata attraverso lo spettro di progetto definito.

L’analisi lineare dinamica, descritta al capitolo § 7.3.2 consiste:

a) Nella determinazione dei modi di vibrare della costruzione (analisi modale);

b) Nel calcolo degli effetti dell’azione sismica, rappresentata dallo spettro di risposta

di progetto, per ciascuno dei modi di vibrare individuati;

c) Nella combinazione di questi effetti.

Devono essere considerati tutti i modi con massa partecipante significativa.

È opportuno a tal riguardo considerare tutti i modi con massa partecipante superiore

al 5% e un numero di modi la cui massa partecipante totale sia superiore allo 85%.

Per la combinazione degli effetti relativi ai singoli modi deve essere utilizzata una

combinazione quadratica completa degli effetti relativi a ciascun modo, quale quella

indicata nell’espressione seguente:

28
Per le sole costruzioni la cui risposta sismica, in ogni direzione principale, non dipenda

significativamente dai modi di vibrare superiori, è possibile utilizzare, per

comportamenti strutturali sia dissipativi sia non dissipativi, il metodo delle forze

laterali o “analisi lineare statica”. In essa l’equilibrio è trattato staticamente, l’analisi

della struttura è lineare e l’azione sismica è modellata attraverso lo spettro di progetto

definito al punto § 3.2.3.5 delle Norme Tecniche per le costruzioni.

L’analisi lineare statica consiste nell’applicazione di forze statiche equivalenti alle

forze d’inerzia indotte dall’azione sismica e può essere effettuata per costruzioni che

rispettino specifici requisiti, a condizione che il periodo del modo di vibrare principale

nella direzione in esame (T1) non superi 2,5 TC o TD e che la costruzione sia regolare in

altezza. Per costruzioni civili o industriali che non superino i 40 m di altezza e la cui

massa sia distribuita in modo approssimativamente uniforme lungo l’altezza, T1 (in

secondi) può essere stimato, in assenza di calcoli più dettagliati, utilizzando la formula

seguente:

Dove:

d: è lo spostamento laterale elastico del punto più alto dell'edificio, espresso in metri,

dovuto alla combinazione di carichi applicata nella direzione orizzontale.

L’entità delle forze si ottiene dall’ordinata dello spettro di progetto corrispondente al

periodo T1, e la loro distribuzione sulla struttura segue la forma del modo di vibrare

principale nella direzione in esame, valutata in modo approssimato. La forza da

applicare a ciascuna massa della costruzione è data dalla formula seguente:

29
Per quanto riguarda il punto § 7.8.1.3 delle Normative tecniche delle costruzioni 2018,
riportano le modalità costruttive e fattori di comportamento sotto citati:

“I valori massimi del valore di base q0 del fattore di comportamento con cui individuare lo

spettro di progetto (vedi § 3.2.3.5) da utilizzare nelle analisi lineari, sono indicati in Tab. 7.3.2.

Si assume sempre q = q0 KR , attribuendo a KR i valori indicati nel § 7.3.1.

I coefficienti α1 e αu sono definiti come segue:

α1: è il moltiplicatore della forza sismica orizzontale per il quale, mantenendo costanti le altre

azioni, il primo pannello murario raggiunge la sua resistenza ultima (a taglio o a

pressoflessione);

αu: è il 90% del moltiplicatore della forza sismica orizzontale per il quale, mantenendo costanti

le altre azioni, la costruzione raggiunge la massima forza resistente”.

“Il valore di αu/α1 può essere calcolato per mezzo di un’analisi statica non lineare (§ 7.3.4.2) e

non può in ogni caso essere assunto superiore a 2,5.

Qualora non si proceda a un’analisi non lineare, possono essere adottati i seguenti valori di

αu/α1:

– costruzioni di muratura ordinaria αu/α1= 1,7

– costruzioni di muratura armata αu/α1= 1,5

– costruzioni di muratura armata progettate con la progettazione in capacità αu/α1= 1,3

– costruzioni di muratura confinata αu/α1= 1,6

– costruzioni di muratura confinata progettate con la progettazione in capacità αu/α1= 1,3”.

Ci si concentra adesso, a quanto riportato al punto § 7.2.2 nelle NTC 2018 in riferimento

alle verifiche di sicurezza:

Il punto § 7.2.2.1, Pressoflessione nel piano, concerne che:

30
“La verifica a pressoflessione di una sezione di un elemento strutturale si esegue confrontando

il momento agente di progetto con il momento ultimo resistente calcolato assumendo la

muratura non reagente a trazione e un’opportuna distribuzione non lineare

delle compressioni. Nel caso di una sezione rettangolare e diagramma delle compressioni

rettangolare con valore della resistenza pari a 0.85 fd, tale momento ultimo può essere calcolato

come:

dove:

Mu: è il momento corrispondente al collasso per pressoflessione;

l: è la lunghezza complessiva della parete (comprensiva della zona tesa);

t: è lo spessore della zona compressa della parete;

σ0: è la tensione normale media, riferita all’area totale della sezione, σ0 = N/ (l.t), con N forza

assiale agente positiva se di compressione); se N è di trazione, Mu = 0

fd = fk / γM è la resistenza a compressione di progetto della muratura”.

Punto § 7.8.2.2.2, inerente al Taglio:

“La capacità a taglio di ciascun elemento strutturale è valutata per mezzo della relazione

seguente:

Vt = l'.t. fvd

dove:

l’: è la lunghezza della parte compressa della parete ottenuta sulla base di un diagramma lineare

delle compressioni ed in assenza di resistenza a trazione;

31
t: è lo spessore della parete;

fyd = fyk / γM è definito al § 4.5.6.1 e al § 11.3.3, calcolando la tensione normale media sulla

parte compressa della sezione (σn = N/(l’.t)”.

Punto § 7.8.2.2.3: Pressoflessione fuori piano:

“Il valore del momento di collasso per azioni perpendicolari al piano della parete è calcolato

assumendo un diagramma delle compressioni rettangolare, un valore della resistenza pari a

0,85 fd e trascurando la resistenza a trazione della muratura. Per la verifica si può fare utile

riferimento al § 7.8.2.2.”1.

Punto § 7.8.2.2.4: Verifica Travi in muratura:

“La verifica di travi di accoppiamento in muratura ordinaria, in presenza di azione assiale

orizzontale nota, viene effettuata in analogia a quanto previsto per i pannelli murari verticali.

Qualora l’azione assiale non sia nota dal modello di calcolo (ad es. quando l’analisi è svolta su

modelli a telaio con l’ipotesi di solai infinitamente rigidi nel piano), ma siano presenti, in

prossimità della trave in muratura, elementi orizzontali dotati di resistenza a trazione (catene,

cordoli), i valori delle resistenze possono essere assunti non superiori ai valori di seguito

riportati ed associati ai meccanismi di rottura per taglio o per pressoflessione. La capacità a

taglio Vt di travi di accoppiamento in muratura ordinaria in presenza di un cordolo di piano o

di un architrave resistente a flessione efficacemente ammorsato alle estremità, può essere

calcolata in modo semplificato come segue:

32
dove:

h: è l’altezza della sezione della trave;

fvd0 = fvk0 / γM è la resistenza di progetto a taglio in assenza di compressione; nel caso di analisi

statica non lineare può essere posta pari al valore medio (fvd0 = fvm0)”.

“La capacità massima a flessione, associata al meccanismo di pressoflessione, sempre in

presenza di elementi orizzontali resistenti a trazione in grado di equilibrare una compressione

orizzontale nelle travi in muratura, può essere valutata come:

Dove:

Hp: è il minimo tra la capacità a trazione dell’elemento teso disposto orizzontalmente ed il valore

0,4 fhd ht;

fhd = fhk / γM è la resistenza di progetto a compressione della muratura in direzione orizzontale

(nel piano della parete). Nel caso di analisi statica non lineare essa può essere posta uguale al

valore medio (fhd = fhm)”.

“La capacità a taglio, associata a tale meccanismo, può essere calcolata come:

Dove:

l: è la luce libera della trave in muratura;

Il valore della capacità a taglio per l’elemento trave in muratura ordinaria è assunto pari al

minimo tra Vt e Vp “.

33
2. CONOSCENZA DELL’ EDIFICIO

2.1 ANALISI STORICA E DOCUMENTAZIONE DISPONIBILE

L’edificio scolastico in esame è stato realizzato dopo la metà del 1900, è sito in Pavia

Via Ezechiele Acerbi, 21.

Al fine di pervenire ad una corretta valutazione delle strutture in opera, si è partiti dal

reperimento dei documenti progettuali agli atti dei competenti uffici comunali e

provinciali. Tale ricerca ha fornito in parte gli esiti sperati.

Il progetto architettonico è risultato completamente reperibile nella parte grafica.

La reperibilità dei disegni oltre al rilievo visivo sono gli strumenti volti a ricostruire la

configurazione strutturale del fabbricato. Soltanto a seguito di ciò è poi stato possibile

la modellazione numerica della struttura esistente.

2.2 STATO DI CONSERVAZIONE DELL’EDIFICIO

A seguito dei successivi sopralluoghi effettuati, si è potuta constatare la discreta

conservazione dell’edificio che non mostra evidenti segnali di sofferenza. Le strutture

indagate non mostrano lesioni o inflessioni apprezzabili né segni di degrado

superficiali.

Durante le indagini è risultato possibile visionare direttamente i solai.

Si sottolinea comunque che non risultano cedimenti o lesioni evidenti sui pavimenti

dei locali. Le porzioni di solaio di sottotetto e copertura che si sono riusciti a visionare,

non mostrano inflessioni apprezzabili o segni di infiltrazione evidenti.

34
2.3 RILIEVI GEOMETRICI

L’edificio è costituito da 2 nuclei. L’entrata principale è nel primo nucleo che è situato

nella parte nord-ovest ed è costituito in muratura portante, e si estende fino alla parte

iniziale del secondo nucleo, costituito anche esso in muratura portante, visibile nella

Figura 2.1

Figura 2.1 edificio Ada Negri vista sud

L’edificio si eleva con due piani fuori terra e ha un piano seminterrato.

L’altezza interna dei locali del piano seminterrato è di 3.55 metri, e si mantiene costante

ai piani superiori ovvero piano rialzato e primo piano.

Il piano seminterrato ha una superficie calpestabile di 698.5 mq e ospita nel secondo

nucleo 5 locali mensa e 2 locali servizi, nel primo nucleo ospita numero 2 locali ad

accesso interdetto che sono serbatoio e centrale termica, in tali locali l’accesso è

possibile esternamente all’edifici. Mentre all’interno del primo nucleo tramite il

35
corridoio centrale è possibile accedere a numero 3 locali deposito, una palestra e un

ambulatorio.

Il piano rialzato ha una superficie calpestabile di 748.3 mq ed è costituito da 8 locali

aule didattiche, dalla bidelleria, 3 locali di servizi e da 2 corridoi ed è il piano in cui è

posto l’ingresso principale. Nel secondo nucleo si trovano solo i locali delle aule

didattiche e la biblioteca (Figura 2.2)

Figura 2.2 edificio Ada Negri ingresso principale

Il primo piano ha una superficie calpestabile di 751 mq e ospita nel secondo nucleo 3

locali aule didattiche, la bidelleria, l’aula informatica ed un corridoio annesso a tali

locali. Nel primo nucleo si trovano 2 locali uffici un locale direzione e una sala riunioni,

completa l’acceso a tutti questi locali un unico corridoio.

36
2.4 STRUTTURA IN PIANTA PER DEFINIZIONE MODELLO

Prima di arrivare ad un modello ben definito si eseguono una serie di passaggi atti a

definire accuratamente i dati del modello. Come primo passo, vengono analizzate le

piante architettoniche dell’edificio fornite dal Comune di Pavia, che vengono riportate

nelle figure a seguire (Figura 2.3, 2.4, 2.5)

Figura 2.3 pianta piano primo

37
Figura 2.4 pianta piano rialzato

38
Figura 2.5 pianta piano seminterrato

Successivamente, per ottenere la definizione del modello strutturale, riportato in

Figura 2.6, sono state unite tutte le informazioni architettoniche riguardante la parte

in muratura dell’edificio considerato.

Per il procedimento della creazione del modello, si posticipa al capito 3.

39
2.5 DOCUMENTAZIONE SULLE CARATTERISTICHE DEL SUOLO

La tipologia del terreno di fondazione, ai sensi della tabella 3.2.II delle NTC, viene

presa come di categoria D:

Figura 2.6: Tab. 3.2.2 tratta dalle NTC 2018: Categorie di sottosuolo
che permettono l’utilizzo dell’approccio semplificato

La condizione topografica non risulta complessa, per cui si ritiene opportuno

considerare così come previsto dalla tabella 3.2.IV, la categoria topografica di tipo T1:

Figura 2.7: Tab. 3.2.IV tratta dalle NTC 2018. Categorie topografiche

40
Gli spettri di risposta sono definiti in funzione del reticolo di riferimento definito nella

“Tabella 1” (parametri spettrali) in allegato alle Norme Tecniche 2018. Tale tabella

fornisce, in funzione delle coordinate geografiche (latitudine, longitudine), i parametri

necessari a tracciare lo spettro relativo al periodo di ritorno assegnato (TR), definito in

base alla probabilità di superamento dello stato limite in esame. Lo spettro sismico

dipende anche dalla classe del suolo e dalla categoria topografica.

Figura 2.8 valutazione della pericolosità sismica

41
2.6 VALUTAZIONE DEI MATERIALI

Non avendo svolto indagini e quindi in assenza di una relazione tecnica, le

caratteristiche dei materiali sono state desunte da formule empiriche per la definizione

dei parametri meccanici della muratura.

Mediante le indagini visive è stato possibile rilevare le caratteristiche tipologiche e la

tessitura muraria della muratura, la quale, si presenta in maniera predominante nel

fabbricato in mattoni pieni e malta di calce. I riferimenti sono quelli riportati in tabella

C8.5.I della circolare NTC 2018.

Figura 2.9 Tab. C8.5.I tratta dalle NTC 2018. Valori di riferimento dei parametri meccanici della muratura.

42
2.7 LIVELLO DI CONOSCENZA E FATTORI DI CONFIDENZA

La conoscenza della costruzione costituisce un presupposto fondamentale, ai fini di

una attendibile valutazione della sicurezza sismica “attuale” del suo complesso. Con

riferimento al livello di conoscenza acquisito, si possono definire i valori medi dei

parametri meccanici ed i fattori di confidenza secondo quanto segue:

-il livello di conoscenza LC3 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo

geometrico, verifiche in situ estese ed esaustive sui dettagli costruttivi, indagini in situ

esaustive sulle proprietà dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è FC=1;

-il livello di conoscenza LC2 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo

geometrico, verifiche in situ estese ed esaustive sui dettagli costruttivi ed indagini in

situ estese sulle proprietà dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è

FC=1.2;

-il livello di conoscenza LC1 si intende raggiunto quando siano stati effettuati il rilievo

geometrico, verifiche in situ limitate sui dettagli costruttivi ed indagini in situ limitate

sulle proprietà dei materiali; il corrispondente fattore di confidenza è FC=1.35.

In base alle informazioni ottenute dall’analisi storico-critica, dai rilievi e dalla

caratterizzazione meccanica dei materiali in uso, si è utilizzato un livello di conoscenza

LC2.

3.8 VITA NOMINALE, CLASSE D’USO E PERIODO DI RIFERIMENTO

2.8.1 VITA NOMINALE

“La vita nominale di un’opera strutturale VN è intesa come il numero di anni nel quale la

struttura, purché soggetta alla manutenzione ordinaria, deve potere essere usata per lo scopo al

quale è destinata. La vita nominale dei diversi tipi di opere è quella riportata nella Tab. 2.4.I

delle attuali NTC e deve essere precisata nei documenti di progetto”.

43
Nel caso in esame 50 anni:

Figura 2.10 Tab. 2.4.I tratta dalle NTC 201.

Valori minimi della Vita nominale VN di progetto per i diversi tipi di costruzioni

2.8.2 CLASSE D’USO

Secondo quanto prescritto dal Capitolato Tecnico, nel caso in esame, la Classe d’uso

attribuita all’edificio in oggetto è la Classe III:

“Classe III: Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività

pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV. Ponti e reti

ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevanti per le

conseguenze di un loro eventuale collasso”.

Figura 2.11 Tab. 2.4.II tratta dalle NTC 2018.

Valori del coefficiente d’uso CU

44
2.8.3 PERIODO DI RIFERIMENTO

“Le azioni sismiche sulle costruzioni vengono valutate in relazione ad un periodo di riferimento

VR che si ricava, per ciascun tipo di costruzione, moltiplicandone la vita nominale di progetto

VN per il coefficiente d’uso CU”.

VR = VN . CU

Figura 2.12 Periodo di riferimento utilizzato

2.9 VALUTAZIONE DELL’AZIONE SISMICA

L’azione sismica è stata valutata in conformità alle indicazioni riportate al capitolo 3.2

del D.M. 20 febbraio 2018 Norme tecniche per le Costruzioni. In particolare, il

procedimento per la definizione degli spettri di progetto per i vari Stati Limite per cui

sono state effettuate le verifiche è stato il seguente:

-Definizione della Vita Nominale e della Classe d’Uso della struttura, il cui uso

combinato ha portato alla definizione del Periodo di Riferimento dell’azione sismica.

-Individuazione, tramite latitudine e longitudine, dei parametri sismici di base ag, F0 e

Tc per tutti e quattro gli Stati Limite previsti (SLO, SLD, SLV e SLC).

-Determinazione dei coefficienti di amplificazione stratigrafica e topografica.

-Calcolo del periodo Tc corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello

Spettro. I dati cosi calcolati sono stati utilizzati per determinare gli Spettri di Progetto

45
nelle verifiche agli Stati Limite considerate. Si riportano di seguito tali dati in Figura

2.13.

Figura 2.13 parametri per le forme spettrali

Verifiche di regolarità: Sia per la scelta del metodo di calcolo, sia per la valutazione del

fattore di struttura adottato, deve essere effettuato il controllo della regolarità della

struttura. La tabella seguente riepiloga, per la struttura in esame, le condizioni di

regolarità in pianta ed in altezza soddisfatte.

46
REGOLARITA’ DELLA STRUTTURA IN PIANTA
La configurazione in pianta è compatta e
approssimativamente simmetrica rispetto a due direzioni Si
ortogonali, in relazione alla distribuzione di masse e
rigidezze
Il rapporto tra i lati di un rettangolo in cui la costruzione Si
risulta inscritta Ë inferiore a 4
Nessuna dimensione di eventuali rientri o sporgenze
supera il 25 % della dimensione totale della costruzione SI
nella corrispondente direzione
Gli orizzontamenti possono essere considerati
infinitamente rigidi nel loro piano rispetto agli elementi SI
verticali e sufficientemente resistenti
REGOLARITA’ DELLA STRUTTURA IN ALTEZZA
Tutti i sistemi resistenti verticali (quali telai e pareti) si
estendono per tutta l’altezza della costruzione SI
Massa e rigidezza rimangono costanti o variano
gradualmente, senza bruschi cambiamenti, dalla base alla
sommità della costruzione (le variazioni di massa da un
orizzontamento all’altro non superano il 25 % , la
rigidezza non si riduce da un orizzontamento a quello SI
sovrastante più del 30% e non aumenta più del 10% ); ai
fini della rigidezza si possono considerare regolari in
altezza strutture dotate di pareti o nuclei in c.a. o pareti e
nuclei in muratura di sezione costante sull’altezza o di
telai controventati in acciaio, ai quali sia affidato almeno il
50% dell’azione sismica alla base
Nelle strutture intelaiate progettate in CD B il rapporto tra
resistenza effettiva e resistenza richiesta dal calcolo non Ë
significativamente diverso per orizzontamenti diversi (il
rapporto fra la resistenza effettiva e quella richiesta,
calcolata ad un generico orizzontamento, non deve SI
differire più del 20% dall’analogo rapporto determinato
per un altro orizzontamento); può fare eccezione l’ultimo
orizzontamento di strutture intelaiate di almeno tre
orizzontamenti
Eventuali restringimenti della sezione orizzontale della
costruzione avvengono in modo graduale da un
orizzontamento al successivo, rispettando i seguenti limiti: SI
ad ogni orizzontamento il rientro non supera il 30% della
dimensione corrispondente al primo orizzontamento, nè il

47
20% della dimensione corrispondente all’orizzontamento
immediatamente sottostante. Fa eccezione l’ultimo
orizzontamento di costruzioni di almeno quattro piani per
il quale non sono previste limitazioni di restringimento

La rigidezza è calcolata come rapporto fra il taglio complessivamente agente al piano

e lo spostamento relativo di piano (Il taglio di piano è la sommatoria delle azioni

orizzontali agenti al di sopra del piano considerato). La struttura è pertanto:

REGOLARE in pianta e REGOLARE in altezza.

Per le categorie di sottosuolo B, C, D ed E i coefficienti SS e CC possono essere calcolati,

in funzione dei valori di Fo e * TC relativi al sottosuolo di categoria A, mediante le

espressioni fornite nella Tab. 3.2.IV, nelle quali g = 9,81 m/s2 è l’accelerazione di gravità

e TC è espresso in secondi.

Figura 2.14 Tab. 3.2.IV tratta dalle NTC 2018.

Espressioni di SS e di CC

48
Figura 2.15 Categoria di suolo utilizzata

Nel caso in esame si è classificato il suolo di fondazione di categoria D, cui

corrispondono i seguenti valori per i parametri necessari alla costruzione degli spettri

di risposta orizzontale e verticale.

Figura 2.16 parametri amplificazione stratigrafica

Per la definizione degli spettri di risposta, oltre all’accelerazione ag al suolo occorre

determinare il Fattore di Struttura q. Il Fattore di struttura q è un fattore riduttivo delle

forze elastiche, introdotto per tenere conto delle capacità dissipative della struttura,

che dipende dal sistema costruttivo adottato, dalla Classe di Duttilità e dalla regolarità

in altezza. Si è inoltre assunto il Coefficiente di Amplificazione Topografica ST pari a

1,00 dalla tabella 3.2.V riportata dalle NTC 2018.

49
Figura 2.17 Tab. 3.2.V tratta dalle NTC 2018

Figura 2.18 Categoria topografica

Per la struttura in esame si possono determinare i seguenti valori per Stato Limite di

salvaguardia della Vita e di danno in direzione X eY:

Figura 2.19 valori fattore di struttura q

50
2.10 COMBINAZIONI DI CARICO

2.10.1 COMBINAZIONI DI CARICO STATICHE ALLO SLU

Per poter determinare le massime sollecitazioni che interessano i vari elementi

strutturali, e

necessario combinare gli effetti indotti dai vari carichi permanenti e variabili presenti

sulla struttura.

-combinazione fondamentale, impiegata per gli stati limite ultimi (SLU):

ɣg1・ G1 + ɣg2 ・ G2 + ɣp ・ P + ɣq1 ・ Qk1 + ɣq2 ・ψ02・ Qk2 + ɣq3 ・ψ03・ Qk3 +

Sono state considerate le seguenti combinazioni:

Combinazioni favorevoli:

1) 1.3𝐺1k + 1.5𝐺2k + 1.5𝑄k,sol + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 1.5 ∙ 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 1.5 ∙ 0.6 ∙ 𝑄k,vento

2) 1.3𝐺1k + 1.5𝐺2k + 1.5𝑄k,cop + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,sol + 1.5 ∙ 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 1.5 ∙ 0.6 ∙ 𝑄k,vento

3) 1.3𝐺1k + 1.5𝐺2k + 1.5𝑄k,neve + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,sol + 1.5 ∙ 0.6 ∙ 𝑄k,vento

4) 1.3𝐺1k + 1.5𝐺2k + 1.5𝑄k,vento + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 1.5 ∙ 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 1.5 ∙ 0.7 ∙ 𝑄k,sol

Combinazioni sfavorevoli:

5) 1.0𝐺1k + 1.5𝑄k,vento

Dove:

• 𝐺1k e il peso proprio strutturale;

• 𝐺2k e il peso proprio non strutturale;

• 𝑄k,sol e il carico accidentale agente sui solai di interpiano;

• 𝑄k,cop e il carico accidentale agente sui solai di copertura;

• 𝑄k,neve e il carico dovuto alla neve;

• 𝑄k,vento e il carico dovuto al vento.

Nella combinazione favorevole si considera la condizione piu gravante per la struttura

sotto l’azione del vento, ottenuta combinando i carichi verticali con i fattori parziali di

sicurezza favorevoli, i quali minimizzano la loro azione e quindi riducono il loro

51
effetto stabilizzante. I fattori appena citati e i coefficienti considerati nelle

combinazioni sopra riportate, sono forniti ai paragrafi 2.5.2 e 2.6.1 delle NTC18:

.
Figura 2.20 Tab. 2.6.I tratta dalle NTC 2018.
Coefficienti per le azioni o per l’effetto delle azioni nelle verifiche SLU

Figura 2.21 Tab. 2.5.I tratta dalle NTC 2018.


Valori dei Coefficienti di Combinazione

52
In zona sismica, oltre alle sollecitazioni derivanti dalle generiche condizioni di carico

statiche, devono essere considerate anche le sollecitazioni derivanti dal sisma. L’azione

sismica è stata combinata con le altre azioni secondo la seguente relazione:

G1+G2+P+E+Σi ψ2i Qki

dove:

E azione sismica per lo stato limite e per la classe di importanza in esame;

G1 rappresenta peso proprio di tutti gli elementi strutturali;

G2 rappresenta il peso proprio di tutti gli elementi non strutturali;

PK rappresenta pretensione e precompressione;

ψ i2coefficiente di combinazione delle azioni variabili Qi;

Qki valore caratteristico dell’azione variabile Qi;

2.10.2 COMBINAZIONI DI CARICO STATICHE ALLO SLE

Ai fini delle verifiche allo SLE, la normativa definisce le seguenti combinazioni di

carico:

- combinazione caratteristica (rara), impiegata per gli stati limite d’esercizio (SLE)

irreversibili:

G1 + G2 + P + Qk1 + ψ02・ Qk2 + ψ03・ Qk3 + . . .

Per cui sono state considerate le seguenti combinazioni:

1) 𝐺1k + 𝐺2k + 𝑄k,sol + 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 0.6 ∙ 𝑄k,vento

2) 𝐺1k + 𝐺2k + 𝑄k,cop + 0.7 ∙ 𝑄k,sol + 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 0.6 ∙ 𝑄k,vento

3) 𝐺1k + 𝐺2k + 𝑄k,neve + 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 0.7 ∙ 𝑄k,sol + 0.6 ∙ 𝑄k,vento

4) 𝐺1k + 𝐺2k + 𝑄k,vento + 0.7 ∙ 𝑄k,cop + 0.5 ∙ 𝑄k,neve + 0.7 ∙ 𝑄k,sol

− combinazione frequente, impiegata per gli stati limite d’esercizio (SLE) reversibili:

G1 + G2 + P + ψ11 ・ Qk1 + ψ22・ Qk2 + ψ23・ Qk3 + . . .

53
Per cui sono state considerate le seguenti combinazioni:

1) 𝐺1k + 𝐺2k + 0.5 ∙ 𝑄k,sol + 0.3 ∙ 𝑄k,cop + 0 ∙ 𝑄k,neve + 0 ∙ 𝑄k,vento

2) 𝐺1k + 𝐺2k + 0.5 ∙ 𝑄k,cop + 0.3 ∙ 𝑄k,sol + 0 ∙ 𝑄k,neve + 0 ∙ 𝑄k,vento

3) 𝐺1k + 𝐺2k + 0.2 ∙ 𝑄k,neve + 0.3 ∙ 𝑄k,cop + 0.3 ∙ 𝑄k,sol + 0 ∙ 𝑄k,vento

4) 𝐺1k + 𝐺2k + 0.2 ∙ 𝑄k,vento + 0.3 ∙ 𝑄k,cop + 0 ∙ 𝑄k,neve + 0.3 ∙ 𝑄k,sol

− combinazione quasi permanente (SLE), impiegata per gli effetti a lungo termine:

G1 + G2 + P + ψ21 ∙ Qk1 + ψ22∙ Qk2 + ψ23∙ Qk3 + . . .

Per cui sono state considerate le seguenti combinazioni:

1) 𝐺1k + 𝐺2k + 0.3 ∙ 𝑄k,sol + 0.3 ∙ 𝑄k,cop + 0 ∙ 𝑄k,neve + 0 ∙ 𝑄k,vento

Dove:

• 𝐺1k e il peso proprio strutturale;

• 𝐺2k e il peso proprio non strutturale;

• 𝑄k,sol e il carico accidentale agente sui solai di interpiano;

• 𝑄k,cop e il carico accidentale agente sui solai di copertura;

• 𝑄k,neve e il carico dovuto alla neve;

• 𝑄k,vento e il carico dovuto al vento.

54
3. MODELLAZIONE STRUTTURA

Per lo svolgimento delle analisi utili all’individuazione dell’indice di rischio la

struttura in esame è stata analizzata tramite modellazione agli elementi finiti con il

software

PROSAP [10] della 2S.I, nel quale sono stati inseriti tutti gli input necessari ai fini di

ottenere una rappresentazione il più possibile prossima alla realtà.

La modellazione dei muri è stata realizzata tramite elementi shell, ossia elementi

tridimensionale.

Dopo aver creato gli elementi si è deciso di infittire la mesh in modo da riprodurre in

maniera più realistica il comportamento della parete. Inoltre, nel modello sono stati

inseriti anche “elementi multifunzione” (solai) e i nodi. Per quanto riguarda la

modellazione del solaio gli orizzontamenti possono essere considerati infinitamente

rigidi nel loro piano, purché questi rispettano alcuni parametri da normativa.

3.1 IMPORTAZIONE ARCHITETTONICO DA DXF

Tramite l’ausilio del programma Autocad [11] vengono definiti gli allineamenti murari

in direzione X e Y per il piano interrato, bisogna schematizzare quindi una pianta

architettonica di sole mura portanti. Tali allineamenti vengono presi in corrispondenza

dei soli maschi murari portanti, depurati delle aperture. Ogni parete è caricata con i

seguenti dati:

•Lunghezza;

•Spessore;

Una volta selezionato il file da importare, bisogna specificare quali layer è necessario

importare. Il software consente di importare al progettista, le piante in formato DXF.

Le quote vengono lette direttamente dal file .dxf quindi nel file CAD è opportuno

55
modellare la struttura partendo dall’origine degli assi, in modo da ritrovarla in questa

posizione anche in PRO_SAP. Per generare il modello bidimensionale in un modello

agli elementi finiti, è stato utilizzato il comando “D3 Mesh verticale”

3.2 MATERIALI E INDICI DI CONOSCENZA

Prima di eseguire la modellazione un altro fattore molto importante è la creazione di

un archivio dei materiali, della geometria rilevata (dato che si tratta di un edificio

esistente) e dei dettagli strutturali. In tale archivio si inseriscono i valori che derivano

della tabella C8A2.1 riportata nel capitolo 2 precedente.

Si riporta nel seguito una tabella rappresentativa delle caratteristiche meccaniche

utilizzate per la muratura e, per il CLS utilizzato per la soletta collaborante del solaio

per il quale si è definito un calcestruzzo di classe C25/30 Figura 3.1, Figura 3.2, Figura

3.3, Figura 3.4.

Figura 3.1 parametri meccanici sulla muratura utilizzata

56
Id Tipo / Note V. caratt. V. medio Young Poisson G Gamma Alfa Altri
96 Muratura in mattoni pieni e malta di 1500.0 0.0 5000.0 1.80e-04 1.00e-05
calce - Muratura E = 1.500e+04

Fattore di confidenza FC m 1.20


Resistenza f 1.9 2.4
Resistenza fh 1.0 1.2
Resistenza fv0 4.20e-02 6.00e-02
Resistenza fv0h 4.20e-02 6.00e-02
Resistenza tau0 6.30e-02 9.00e-02
Resistenza fvlim 0.2 0.3
Resistenza fb 3.8 4.8
Resistenza fbh 0.8 1.0
Resistenza fbt 0.2 0.3
Rapporto Rfessurata 1.00
Coefficiente ksb 0.85
Coefficiente mu 0.40
Coefficiente fi 0.50
Rapporto HRDb 1.00e-05
rapporto hrdv 1.00e-05

Figura 3.2 parametri meccanici sulla muratura utilizzata

Figura 3.3 parametri meccanici sulla muratura utilizzata

57
Id Tipo / Note V. caratt. V. medio Young Poisson G Gamma Alfa Altri
N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm2 N/mm3
1 Calcestruzzo Classe C25/30 3.145e+04 0.20 1.310e+05 2.50e-04 1.00e-05
Fattore di confidenza FC m 1.20
Fattore di confidenza FC a 1.20
Resistenza Rc 20.4 30.0
Resistenza fctm 2.6
Rapporto Rfessurata 1.00
Coefficiente ksb 0.85
Rapporto HRDb 1.00e-05
Rapporto HRDv 1.00e-05
96 Muratura in mattoni pieni e 1500.0 0.0 5000.0 1.80e-04 1.00e-05
malta di calce – Muratura
E = 1.500e+04
Fattore di confidenza FC m 1.20
Resistenza f 1.9 2.4
Resistenza fh 1.0 1.2
Resistenza fv0 4.20e-02 6.00e-02
Resistenza fv0h 4.20e-02 6.00e-02
Resistenza tau0 6.30e-02 9.00e-02
Resistenza fvlim 0.2 0.3
Resistenza fb 3.8 4.8
Resistenza fbh 0.8 1.0
Resistenza fbt 0.2 0.3
Rapporto Rfessurata 1.00
Coefficiente ksb 0.85
Coefficiente mu 0.40
Coefficiente fi 0.50
Rapporto HRDb 1.00e-05
Rapporto HRDv 1.00e-05
Figura 3.4 parametri meccanici sulla muratura utilizzata

I valori della tabella C8A2.1 sono valori molto cautelativi, una buona linea di principio

è cercare di fare delle prove in sito perché non solo facendo queste prove si è

avvantaggiati dalla diminuzione del fattore di confidenza, ovvero le verifiche tornano

in maniera più agevole, ma inoltre si ha la possibilità di lavorare con i valori reali della

muratura. Quindi nel momento in cui si pensa a progettare un intervento di

miglioramento o adeguamento, si può risparmiare nel pensare di mettere il fibro

rinforzo piuttosto che l’intonaco armato. Ricordiamo che questa tesi esula dal

miglioramento o adeguamento dell’edificio, ci si limita alla sola classificazione

dell’indice di rischio.

I valori che si definiscono in proprietà dei materiali sono la resistenza a compressione,

la resistenza media taglio, la resistenza a compressione orizzontale utilizzata per la

verifica delle fasce delle travi in muratura e la resistenza del blocco che serve solo per

la verifica dei frp.

58
Le verifiche che successivamente andrò ad eseguire tramite in calcolatore PROSAP,

dipenderanno solamente dalle caratteristiche inserite alla muratura, quindi

l'identificazione del materiale non è una scelta banale ma anzi decisiva perché andrà a

caratterizzare tutte le verifiche.

La normativa definisce tre indici, in base ai livelli di conoscenza Figura3.5 limitata,

adeguata e accurata, in funzione del numero di prove e dei dettagli strutturali a

disposizione del progettista, che andranno ad abbattere le resistenze assegnate.

La normativa chiarisce come, se in su un edificio esistente non vengono raccolte

informazioni e non faccio prove sui materiali, possono ugualmente essere effettuate le

analisi però si incorre ad una penalizzazione. Per qualsiasi livello di conoscenza

bisogna comunque conoscerne o meglio rilevare la geometria. In Figura3.6 si riporta il

livello di conoscenza adottato per l’edificio analizzato che è di livello LC2 = 1.2

Figura 3.5 possibili fattori di confidenza in normativa

59
Figura 3.6 fattore di confidenza utilizzato

3.3 GENERAZIONE ELEMENTI STRUTTURALI

Il progettista prima di iniziare a generare gli elementi strutturali, deve

necessariamente utilizzare il comando setta riferimento D3, con il quale si riescono a

modellare i setti murari delle pareti. Ciò avviene con elementi di tipo shell, definendo

in seguito spessore e materiali utilizzati.

Come tipologia di elemento, PROSAP prevede gli elementi di tipo shell, che sono

elementi aventi 6 gradi di libertà per nodo (sia rotazioni che traslazioni). Non viene

utilizzato l’elemento di tipo membrana, perché ha rigidezza solo sul suo piano e se

caricato fuori dal piano non possiede rigidezza. Viene riportata in Figura 3.7 le

caratteristiche da impostare in ‘’edita proprietà’’ per gli elementi D3 generati.

60
Figura 3.7 proprieta di un elemento d3

Successivamente si passa alla Mesh D3 dove si vanno ad imputare nell’architettonico

i punti significativi in pianta. Tali punti sono le intersezioni dei muri, le aperture, gli

spigoli etc. andando ad assegnare poi l’altezza di interpiano intesa come l’estradosso

al grezzo del solaio all’estradosso della fondazione.

Il progettista deve avere particolare attenzione nel definire il numero di suddivisione

dei due lati (corto e lungo), tutto questo perché quando si genera un modello con

elementi Shell, più la mesh è fitta più il modello è accurato. Ricordiamo che le

informazioni che otteniamo tramite l’utilizzo di PROSAP sono informazioni ai nodi,

quindi modellando una parete con un unico elemento non si avrebbero informazioni

sufficientemente esaustive sulla parte centrale, ma le si otterrebbero solo ai 4 vertici.

Per inserire le aperture bisogna usare l’editing disponibile, che consente di modificare

la mesh che si è inserita. Ad esempio, selezionando gli elementi finiti in

61
corrispondenza delle finestre o porte si utilizza il comando ‘’cancella nodi ed elementi’’

per creare l’apertura. Per i nodi che non si trovano alla giusta quota, dopo la

suddivisione, viene in aiuto il comando ‘’stira’’ cosi da poterli quotare in maniera

corretta e poterli allocare in corrispondenza degli architravi.

Importante da definire sempre in fase di modellazione, da parte del progettista, quelli

che la normativa distingue come maschi murari dalle travi di accoppiamento, che

vanno verificate in maniera opportuna, ovvero per i maschi murari bisogna fare

verifiche di taglio, di presso flessione nel piano, di presso flessione fuori dal piano. Per

le travi bisogna fare sempre le verifiche nel piano a pressoflessione e taglio però con

una formulazione diversa che tiene conto del coefficiente fhk.

Il progettista deve comunicare al programma quali sono i maschi murari e le travi, per

far ciò bisogna agire attraverso il criterio di progetto, naturalmente si possono creare

più criteri di progetto. Bisogna selezionare ‘’verifica come fascia’’ per le fasce murarie,

vededre Figura3.8, per i maschi murari questa opzione sarà disattivata. In Figura3.9

viene mostrato l’intero modello con l’uso di colori diversificati per indicare le fasce da

maschi murari. I colori sono puramente casuali e non voglio rappresentare i colori del

materiale corrispondente.

62
Figura 3.8 criteri di progetto

63
Figura 3.9 preferenze uso colori in base ai criteri di progetto

Per modellare la struttura alla base, sono stati utilizzati delle cerniere, con le proprietà

riportate in Figura 3.10, in quanto, dai rilievi effettuati e dalla documentazione

reperita, non si sono ottenute informazioni riguardanti la tipologia di fondazione della

struttura.

Con ‘’edita proprietà’’, ad ogni nodo al piede, per l’edificio scolastico considerato si

comunicano al software i tre vincoli rigidi in traslazione (x,y,z) ovvero un nodo

incernierato rappresentato da un triangolo alla base.

64
Figura 3.10 preferenze uso colori in base ai criteri di progetto

È comunque tipico nelle strutture in muratura nel caso sopra citato, nei confronti delle

fondazioni, considerare una cerniera al piede. Si è tenuto presente che per questo

motivo i risultati possono differire da quelli ricavati modellando le fondazioni reali,

ma che comunque sono risultati attendibili.

Per quanto riguarda la modellazione dei solai, si utilizza ‘’setta riferimento solai ‘’

imputando tutti i nodi del perimetro di ogni singolo solaio. In Figura 3.11.

Figura 3.11 settaggio solai

65
Volendo considerare un piano rigido, si indica al software di considerarlo tale tramite

la spunta ‘’piano rigido’’, ovvero si considera automaticamente un elemento di tipo

membranale con rigidezza solo sul suo piano, assegnandogli il giusto materiale ed il

corretto spessore membranale in questo caso un cls 25/30 di spessore 4 cm.

Importante in questa fase specificare l’orditura al software, impostando il valore 1 si

richiede di scaricare al 100% in un'unica direzione. Nel caso in esame non viene

considerata la possibilità di scaricare in maniera bidirezionale.

Sono state modellate due tipologie di solaio, una per il piano tipo (solaio tipo Ada

Negri) e una per la copertura (solaio copertura).

Tramite il comando “carichi solai e coperture” si sono generate le due tipologie di solaio

come segue in Figura 3.12 e Figura 3.13:

Figura 3.12 solaio tipo Ada Negri

66
Figura 3.13 solaio tipo copertura

In fase di modellazione si decide di modellare il solaio di copertura, ovvero il tetto

come piano pur essendo un tetto a falde. Questo perché essendo realizzato con muricci

e tavelloni, se fossero stati modellati, si sarebbe generata una componente strutturale

in sommità avente rigidezza molto più piccola di quella del resto della struttura. Per

ciò nei primi modi di vibrare la struttura sarebbe risultata più rigida del tetto e si

sarebbero rilevati solo i modi di vibrare di quest’ultimo.

A questo punto si esegue un “check sulla struttura”, ossia un comando che permette di

evidenziare eventuali incongruenze nel modello, e in tal caso si possono correggere

automaticamente consentendo al software di eseguire la modifica indicata.

Il risultato della modellazione fino a questo punto viene riportato di seguito in Figura

3.14 e Figura 3.15 con due viste del modello finito:

67
Figura 3.14 modello vista nord-est

Figura 3.15 modello vista sud-est

68
3.4 NORMATIVE IN USO E ITERAZIONE DEI VALORI DI PGA

Prima di eseguire le verifiche, un fattore molto importante è ricordare che questo

lavoro di tesi consiste non nella progettazione ma nella verifica di un edificio esistente.

Alla luce di tale considerazione è essenziale comunicare questa informazione al

software.

Per far ciò bisogna settare andando su ‘’preferenze’’ e aprire ‘’normative’’ dalla quale è

disponibile tutta la finestra della normativa in uso. In Figura 3.16 si mostrano le

normative adottate.

Figura 3.16 normative di riferimento

Importante nel riquadro ‘’sismica esistente’’ attivare il passo delle verifiche sismiche per

edifici esistenti, e impostare nei materiali l’opzione ‘’materiale esistente’’ quest’ultima

procedura è già descritta nel sotto capitolo dei materiali.

69
Particolare attenzione quindi va posta alle specifiche avanzate nel riquadro sismico,

dove quello che viene mostrato è una scansione dei valori PGA.

È così importante questa finestra perché, quando si progetta un edificio nuovo è il

progettista a decidere come realizzarlo per risultare completamente verificato. Per gli

edifici esistenti l'obiettivo di una verifica dell'edificio è determinare che percentuale di

accelerazione sismica quest’ultimo può portare.

Quindi, tramite iterazioni si trova qual è la percentuale dell’azione sismica per il quale

l’intero edificio risulta verificato allo stato di fatto.

Si richiede di partire dal 10% della PGA (accelerazione in sito) fino ad 0.5 che è il 50%

della PGA, definendo un numero di scansione intermedio pari Figura 3.17.

Figura 3.17 intervalli del valore di PGA

3.5 ANALISI LINEARE

In PROSAP, è possibile operare con differenti metodologie per la verifica degli edifici

esistenti in muratura. In questo lavoro di tesi si sceglie l’analisi lineare. Riportando le

70
precisazioni al paragrafo 8.3 delle NTC 2018 si mostra in maniera giustificata perché si

specifica il tipo di azione al solo SLV, Figura 3.18.

“In particolare, si assume che il soddisfacimento della verifica allo stato limite di salvaguardia

della vita implichi anche il soddisfacimento della verifica dello stato limite di collasso”.

Figura 3.18 dati azione sismica

3.6 CASI DI CARICO

Tramite il programma, si è calcolato anche il carico da vento e neve sulla struttura,

considerati in seguito per le combinazioni. Segue Figura 3.19.

71
Figura 3.19 vento e neve

A questo punto grazie al comando “casi di carico”, sono stati inserite tutte le tipologie

di carico presenti sulla struttura e utili al calcolo delle combinazioni di carico,

compresi, come le NTC 2018 specificano nel paragrafo 7.3.3.2, anche i momenti torcenti

dovuti alle eccentricità accidentali. Vengono riportati in Figura 3.20.

CDC Tipo Sigla Id Note


1 Ggk CDC=Ggk (peso proprio della struttura)
2 Gsk CDC=G1sk (permanente solai-coperture)
3 Gsk CDC=G2sk (permanente solai-coperture n.c.d.)
4 Qsk CDC=Qsk (variabile solai)
5 Qnk CDC=Qnk (carico da neve)
6 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=0.0 (ecc. +) partecipazione:1.00 per 1 CDC=Ggk (peso proprio della struttura)
partecipazione:1.00 per 2 CDC=G1sk (permanente solai-coperture)
partecipazione:1.00 per 3 CDC=G2sk (permanente solai-coperture
n.c.d.)
partecipazione:1.00 per 4 CDC=Qsk (variabile solai)
partecipazione:1.00 per 5 CDC=Qnk (carico da neve)
7 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=0.0 (ecc. -) come precedente CDC sismico
8 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=90.00 (ecc. +) come precedente CDC sismico
9 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=90.00 (ecc. -) come precedente CDC sismico
10 Edk CDC=Ed (dinamico SLD) alfa=0.0 (ecc. +) come precedente CDC sismico
11 Edk CDC=Ed (dinamico SLD) alfa=0.0 (ecc. -) come precedente CDC sismico
12 Edk CDC=Ed (dinamico SLD) alfa=90.00 (ecc. +) come precedente CDC sismico
13 Edk CDC=Ed (dinamico SLD) alfa=90.00 (ecc. -) come precedente CDC sismico
Figura 3.20 carichi

72
Ricordando le due combinazioni di azione sismica:

1. 𝐸= 100%𝐸𝑥+30%𝐸𝑦

2. 𝐸= 30%𝐸𝑥+100%𝐸𝑦

Ad ogni combinazione di 𝐸 corrispondono quattro valori dei momenti torcenti, due

positivi e due negativi, uguali in valore assoluto.

Ovviamente bisogna fare distinzione tra lo stato limite di salvaguardia della vita e lo

stato limite di danno, in quanto gli spettri di risposta associati sono diversi.

Successivamente, con il comando “casi di carico: sismica”, sono stati inseriti i parametri

dello spettro attraverso una procedura guidata divisa in diversi passi. Tutti questi

parametri sono già stati elencati nel capitolo 2.

Nel modello sono state definite tutte le combinazioni elencate precedentemente e

riportate nel capitolo 2 al paragrafo 10. Nelle figure 3.21 e 3.22 seguenti si mostrano le

94 combinazioni di carico.

Figura 3.21 generazione combinazioni di carico

73
Cmb Tipo Sigla Id effetto P-delta
1 SLU Comb. SLU A1 1
2 SLU Comb. SLU A1 2
3 SLU Comb. SLU A1 3
4 SLU Comb. SLU A1 4
5 SLU Comb. SLU A1 5
6 SLU Comb. SLU A1 6
7 SLU Comb. SLU A1 7
8 SLU Comb. SLU A1 8
9 SLU Comb. SLU A1 9
10 SLU Comb. SLU A1 10
11 SLU Comb. SLU A1 11
12 SLU Comb. SLU A1 12
13 SLU Comb. SLU A1 13
14 SLU Comb. SLU A1 14
15 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 15
16 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 16
17 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 17
18 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 18
19 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 19
20 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 20
21 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 21
22 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 22
23 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 23
24 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 24
25 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 25
26 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 26
27 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 27
28 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 28
29 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 29
30 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 30
31 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 31
32 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 32
33 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 33
34 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 34
35 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 35
36 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 36
37 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 37
38 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 38
39 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 39
40 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 40
41 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 41
42 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 42
43 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 43
44 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 44
45 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 45
46 SLU Comb. SLU A1 (SLV sism.) 46
47 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
47
48 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
48
49 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
49
50 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
50
51 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
51
52 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
52
53 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
53
54 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
54
55 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
55
56 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
56
57 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)

74
Cmb Tipo Sigla Id effetto P-delta
57
58 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
58
59 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
59
60 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
60
61 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
61
62 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
62
63 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
63
64 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
64
65 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
65
66 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
66
67 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
67
68 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
68
69 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
69
70 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
70
71 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
71
72 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
72
73 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
73
74 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
74
75 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
75
76 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
76
77 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
77
78 SLD(sis) Comb. SLE (SLD Danno sism.)
78
79 SLU(acc.) Comb. SLU (Accid.) 79
80 SLU(acc.) Comb. SLU (Accid.) 80
81 SLE(r) Comb. SLE(rara) 81
82 SLE(r) Comb. SLE(rara) 82
83 SLE(r) Comb. SLE(rara) 83
84 SLE(r) Comb. SLE(rara) 84
85 SLE(r) Comb. SLE(rara) 85
86 SLE(r) Comb. SLE(rara) 86
87 SLE(r) Comb. SLE(rara) 87
88 SLE(f) Comb. SLE(freq.) 88
89 SLE(f) Comb. SLE(freq.) 89
90 SLE(f) Comb. SLE(freq.) 90
91 SLE(f) Comb. SLE(freq.) 91
92 SLE(f) Comb. SLE(freq.) 92
93 SLE(p) Comb. SLE(perm.) 93
94 SLE(p) Comb. SLE(perm.) 94

Figura 3.22 combinazioni casi di carico completi

75
Come si può osservare dalla Figura 3.22, sono state considerate sia le combinazioni a

stato limite di salvaguardia della vita (indicato nella figura con SLU) sia le

combinazioni a stato limite di danno (indicate nella figura con SLE).

Una volta inserite le combinazioni di carico si è proceduto al loro controllo tramite il

comando “check combinazioni di carico”.

Non avendo riscontrato anomalie si è potuto procedere alle analisi.

76
4. RISULTATI E VERIFICHE

4.1 PROGETTO SIMULATO

Prima di procedere alle verifiche bisogna eseguire un passaggio obbligatorio. La

normativa consente di utilizzare un progetto simulato, quando le informazioni sugli

elementi modellati sono molto carenti e non si hanno budget sufficienti per delle

indagini.

Il progetto simulato è un metodo per ricavare le armature degli edifici in cemento

armato, rispettando le stesse normative che il progettista all’epoca della costruzione

del fabbricato ha utilizzato.

A questo scopo, è stato creato un secondo modello identico al primo, in cui sono stati:

• convertiti tutti i materiali da esistenti a materiali nuovi;

• modificati i regolamenti normativi dal NTC 2018 (D.M. 2018) al Decreto

Ministeriale del 9 Gennaio 1996, n. 19 (D.M. 96) [12], anche se la struttura è stata

edificata precedentemente, ma il fine è quello di poter eseguire le verifiche alle

tensioni ammissibili. vedi Figura4.1;

• Ridotte le rigidezze torsionali delle travi all’ 1% vedi Figura4.2;

• Aumentate le rigidezze assiali dei pilastri, vedi Figura4.2;

• Messi degli incastri alla base;

77
Figura 4.1 normativa ai tempi dell’edificazione

Figura 4.2 riduzione rigidezza torsionale ed aumento rigidezze assiali

78
Tutte queste considerazioni vengono fatte perché le ipotesi del calcolo a telai piani

generalmente erano le seguenti:

a) Gli elementi resistenti in un nodo erano gli elementi complanari al telaio;

b) I pilastri erano considerati infinitamente rigidi assialmente;

c) I pilastri del piano terra erano incastrati alla base, pertanto non subivano cedimenti

di congruenza del terreno;

d) La pressione sul terreno era calcolata con l’ipotesi di conservazione delle sezioni

piane;

A questo punto, è stata eseguita la progettazione alle tensioni ammissibili, grazie al

comando “esecuzione progettazione, verifica schemi” che genera tutte le armature

longitudinali e trasversali di tutti gli elementi, rispettando le normative inserite per le

verifiche.

Una volta eseguito il progetto simulato sono stati importati gli schemi di armatura nel

modello attuale.

In questo lavoro di tesi seppur quasi la totalità del modello è in muratura, si necessita

del progetto simulato per armare le travi e i pilastri presenti nel portico.

Vedi Figura 4.3

Figura 4.3 travi portico

79
Figura 4.4 armatura trasversale travi portico

Figura 4.5 armatura longitudinale travi portico

80
4.2 ANALISI MODALE

L’NTC 2018 suggerisce di considerare tutti i modi con massa partecipante significativa

(troncamento modale). È opportuno a tal riguardo considerare tutti i modi con massa

partecipante superiore al 5% e comunque un numero di modi tale per cui la massa

partecipante totale sia superiore all’85% in entrambe le direzioni del moto sismico.

Si riportano di seguito i risultati ottenuti (Figura 4.1)

I modi considerati nell’analisi, sono stati scelti in funzione della massa modale

partecipante ovvero un massimo di 48 modi di vibrare.

CDC TIPO SIGLA ID NOTE


6 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=0.0 (ecc. +)
verifica esistenti: fattore FC 1.200
categoria suolo: D
fattore di sito S = 1.800
ordinata spettro (tratto Tb-Tc) = 0.241 g
angolo di ingresso:0.0
eccentricità aggiuntiva: positiva
periodo proprio T1: 0.207 sec.
fattore q: 1.500
fattore q (fragili): 1.000
fattore per spost. mu d: 2.595
classe di duttilità CD: B
numero di modi considerati: 48
combinaz. modale: CQC
Tabella 4.4: Modi a massa partecipante prevalente in direzione x

81
Modo Frequenza Period Acc. M efficace % M efficace % M efficace % Energia Energia
o Spettrale Xxg Yxg Zxg xv
Hz sec g kN kN kN
1 0.335 2.988 0.034 267.54 0.9 0.06 1.92e-04 0.0 0.0 0.0 0.0
2 0.355 2.814 0.039 3183.15 10.3 0.43 1.40e-03 1.30e-05 0.0 0.0 0.0
3 0.398 2.509 0.049 1174.46 3.8 35.25 0.1 0.0 0.0 0.0 0.0
4 0.418 2.392 0.053 202.17 0.7 1777.77 5.8 0.0 0.0 0.0 0.0
5 0.436 2.295 0.058 469.10 1.5 1242.61 4.0 1.01e-05 0.0 0.0 0.0
6 0.703 1.422 0.112 185.75 0.6 0.03 1.08e-04 1.48e-04 0.0 0.0 0.0
7 0.795 1.257 0.127 1723.08 5.6 0.12 3.83e-04 1.57e-04 0.0 0.0 0.0
8 0.851 1.176 0.135 23.31 7.57e-02 1.13 3.68e-03 0.0 0.0 0.0 0.0
9 0.907 1.103 0.144 218.23 0.7 0.16 5.24e-04 1.28e-05 0.0 0.0 0.0
10 0.959 1.043 0.153 1.88 6.09e-03 9.98e-03 3.24e-05 7.00e-06 0.0 0.0 0.0
11 1.035 0.966 0.165 226.95 0.7 9.53e-04 3.10e-06 1.83e-06 0.0 0.0 0.0
12 1.063 0.941 0.169 2.43 7.88e-03 0.66 2.13e-03 0.0 0.0 0.0 0.0
13 1.084 0.923 0.172 0.06 1.89e-04 0.11 3.66e-04 9.01e-05 0.0 0.0 0.0
14 1.349 0.741 0.215 0.20 6.60e-04 172.25 0.6 3.57e-06 0.0 0.0 0.0
15 1.394 0.717 0.222 319.05 1.0 1.69e-03 5.50e-06 3.30e-05 0.0 0.0 0.0
16 1.519 0.658 0.241 48.51 0.2 0.09 2.96e-04 5.49e-04 1.78e-06 0.0 0.0
17 1.534 0.652 0.241 132.80 0.4 0.11 3.44e-04 6.84e-05 0.0 0.0 0.0
18 1.547 0.647 0.241 5.99 1.95e-02 253.93 0.8 3.43e-06 0.0 0.0 0.0
19 1.551 0.645 0.241 175.91 0.6 6.65 2.16e-02 7.30e-06 0.0 0.0 0.0
20 1.565 0.639 0.241 33.16 0.1 0.26 8.33e-04 1.27e-04 0.0 0.0 0.0
21 1.615 0.619 0.241 776.41 2.5 2.61 8.49e-03 1.14e-03 3.70e-06 0.0 0.0
22 1.765 0.567 0.241 354.45 1.2 9.37 3.04e-02 2.76e-04 0.0 0.0 0.0
23 1.797 0.556 0.241 0.03 9.28e-05 335.06 1.1 1.58e-03 5.14e-06 0.0 0.0
24 1.883 0.531 0.241 49.41 0.2 5.21e-03 1.69e-05 2.85e-05 0.0 0.0 0.0
25 1.918 0.521 0.241 0.80 2.61e-03 21.47 6.97e-02 5.20e-04 1.69e-06 0.0 0.0
26 1.952 0.512 0.241 168.99 0.5 0.08 2.55e-04 2.54e-06 0.0 0.0 0.0
27 2.029 0.493 0.241 9.90 3.21e-02 595.26 1.9 3.07e-04 0.0 0.0 0.0
28 2.051 0.488 0.241 40.66 0.1 2.93 9.50e-03 3.39e-04 1.10e-06 0.0 0.0
29 2.230 0.448 0.241 11.08 3.60e-02 5.99 1.95e-02 4.01e-06 0.0 0.0 0.0
30 2.312 0.433 0.241 45.96 0.1 0.55 1.77e-03 1.11e-04 0.0 0.0 0.0
31 2.602 0.384 0.241 0.05 1.63e-04 3.03 9.85e-03 9.92e-04 3.22e-06 0.0 0.0
32 2.635 0.380 0.241 13.75 4.47e-02 14.10 4.58e-02 7.55e-05 0.0 0.0 0.0
33 2.793 0.358 0.241 121.21 0.4 0.56 1.83e-03 1.66e-04 0.0 0.0 0.0
34 3.113 0.321 0.241 74.08 0.2 2.14e-04 0.0 8.03e-03 2.61e-05 0.0 0.0
35 3.196 0.313 0.241 20.84 6.77e-02 191.48 0.6 2.26e-04 0.0 0.0 0.0
36 3.690 0.271 0.241 2375.99 7.7 2.47 8.04e-03 0.12 3.97e-04 0.0 0.0
37 3.941 0.254 0.241 213.35 0.7 31.43 0.1 0.21 6.97e-04 0.0 0.0
38 4.464 0.224 0.241 76.99 0.3 4241.06 13.8 7.64e-03 2.48e-05 0.0 0.0
39 4.827 0.207 0.235 6680.69 21.7 485.58 1.6 0.84 2.73e-03 0.0 0.0
40 5.340 0.187 0.226 521.60 1.7 8816.26 28.6 0.30 9.66e-04 0.0 0.0
41 5.487 0.182 0.224 476.61 1.5 1061.56 3.4 1.54 5.02e-03 0.0 0.0
42 6.763 0.148 0.209 3702.48 12.0 341.84 1.1 2.35 7.63e-03 0.0 0.0
43 7.247 0.138 0.205 181.34 0.6 3979.61 12.9 0.26 8.50e-04 0.0 0.0
44 9.790 0.102 0.189 0.24 7.68e-04 0.95 3.07e-03 2880.43 9.4 0.0 0.0
45 13.920 0.072 0.175 163.44 0.5 0.75 2.44e-03 1.565e+04 50.8 0.0 0.0
46 14.694 0.068 0.174 3729.33 12.1 30.40 9.87e-02 711.14 2.3 0.0 0.0
47 15.615 0.064 0.172 24.32 7.90e-02 4107.99 13.3 16.76 5.44e-02 0.0 0.0
48 21.624 0.046 0.164 6.07 1.97e-02 4.31 1.40e-02 7070.02 23.0 0.0 0.0
Risulta 2.823e+04 2.778e+04 2.634e+04
In 91.71 90.23 85.55
percent
uale
Tabella 4.5 modi di vibrare troncati della struttura

82
Figura 4.6 Modo 2 – 0.36 Hz – 2.81 s (massa partecipante in direzione x = 10 %)

83
Figura 4.7 modo 39 – 4.83 hz – 0.21 s (massa partecipante in direzione x = 21 %)

84
Figura 4.8 Modo 42 – 6.76 Hz – 0.15 s (massa partecipante in direzione x = 12 %)

85
Modi a massa partecipante prevalente in direzione y:

CDC Tipo Sigla Id Note


7 Edk CDC=Ed (dinamico SLU) alfa=0.0 (ecc. -)
verifica esistenti: fattore FC 1.200
categoria suolo: D
fattore di sito S = 1.800
ordinata spettro (tratto Tb-Tc) = 0.241 g
angolo di ingresso:0.0
eccentricità aggiuntiva: negativa
periodo proprio T1: 0.223 sec.
fattore q: 1.500
fattore q (fragili): 1.000
fattore per spost. mu d: 2.480
classe di duttilità CD: B
numero di modi considerati: 48
combinaz. modale: CQC

Modo Frequenza Periodo Acc. M efficace X % M efficace Y % M efficace Z % Energia Ene


Spettrale xg xg xg rgia
xv
Hz sec g kN kN kN
1 0.412 2.427 0.052 14.07 4.57e-02 239.07 0.8 2.14e-06 0.0 0.0 0.0
2 0.425 2.353 0.055 37.56 0.1 2543.14 8.3 3.10e-06 0.0 0.0 0.0
3 0.427 2.342 0.056 65.42 0.2 248.03 0.8 0.0 0.0 0.0 0.0
4 0.454 2.203 0.063 1861.13 6.0 0.98 3.17e-03 1.91e-05 0.0 0.0 0.0
5 0.527 1.897 0.084 1008.68 3.3 25.28 8.21e-02 8.05e-06 0.0 0.0 0.0
6 0.641 1.560 0.102 362.08 1.2 4.95e-03 1.61e-05 1.53e-04 0.0 0.0 0.0
7 0.735 1.361 0.117 2357.15 7.7 6.62e-05 0.0 1.17e-04 0.0 0.0 0.0
8 1.033 0.968 0.164 5.33 1.73e-02 0.77 2.50e-03 0.0 0.0 0.0 0.0
9 1.070 0.935 0.170 0.12 3.76e-04 2.48 8.07e-03 5.54e-06 0.0 0.0 0.0
10 1.082 0.925 0.172 0.19 6.16e-04 0.35 1.13e-03 6.98e-05 0.0 0.0 0.0
11 1.136 0.880 0.181 44.76 0.1 0.24 7.81e-04 5.72e-06 0.0 0.0 0.0
12 1.256 0.796 0.200 7.18 2.33e-02 0.17 5.55e-04 3.08e-05 0.0 0.0 0.0
13 1.334 0.750 0.212 69.44 0.2 1.31e-03 4.25e-06 9.69e-06 0.0 0.0 0.0
14 1.349 0.741 0.215 0.02 6.20e-05 172.21 0.6 3.42e-06 0.0 0.0 0.0
15 1.383 0.723 0.220 216.32 0.7 0.01 3.91e-05 4.84e-04 1.57e-06 0.0 0.0
16 1.547 0.646 0.241 2.66e-03 8.64e-06 260.39 0.8 1.80e-06 0.0 0.0 0.0
17 1.696 0.590 0.241 3.21 1.04e-02 5.21 1.69e-02 4.09e-04 1.33e-06 0.0 0.0
18 1.753 0.570 0.241 93.43 0.3 0.05 1.77e-04 0.0 0.0 0.0 0.0
19 1.792 0.558 0.241 0.17 5.68e-04 339.32 1.1 1.80e-03 5.83e-06 0.0 0.0
20 1.811 0.552 0.241 312.93 1.0 0.18 5.72e-04 5.78e-05 0.0 0.0 0.0
21 1.875 0.533 0.241 12.99 4.22e-02 0.71 2.32e-03 1.14e-04 0.0 0.0 0.0
22 1.942 0.515 0.241 13.52 4.39e-02 22.33 7.25e-02 2.86e-05 0.0 0.0 0.0
23 2.006 0.498 0.241 171.15 0.6 0.29 9.42e-04 3.22e-04 1.05e-06 0.0 0.0
24 2.014 0.497 0.241 73.09 0.2 42.65 0.1 7.40e-06 0.0 0.0 0.0
25 2.023 0.494 0.241 6.51 2.12e-02 529.73 1.7 1.17e-04 0.0 0.0 0.0
26 2.133 0.469 0.241 23.02 7.48e-02 6.30 2.05e-02 4.84e-05 0.0 0.0 0.0
27 2.147 0.466 0.241 292.49 1.0 1.56 5.08e-03 1.63e-03 5.29e-06 0.0 0.0
28 2.301 0.435 0.241 232.87 0.8 14.83 4.82e-02 1.27e-03 4.12e-06 0.0 0.0
29 2.493 0.401 0.241 1.62 5.25e-03 2.16 7.00e-03 5.45e-04 1.77e-06 0.0 0.0
30 2.700 0.370 0.241 0.39 1.26e-03 0.01 3.95e-05 6.57e-04 2.13e-06 0.0 0.0
31 2.998 0.334 0.241 1144.08 3.7 5.33 1.73e-02 0.03 8.32e-05 0.0 0.0
32 3.039 0.329 0.241 3.79 1.23e-02 123.13 0.4 3.64e-05 0.0 0.0 0.0
33 3.341 0.299 0.241 537.24 1.7 7.43 2.41e-02 0.15 4.81e-04 0.0 0.0
34 3.377 0.296 0.241 645.52 2.1 53.56 0.2 8.39e-03 2.72e-05 0.0 0.0
35 3.575 0.280 0.241 640.13 2.1 101.24 0.3 2.01e-03 6.52e-06 0.0 0.0
36 4.251 0.235 0.241 825.66 2.7 54.21 0.2 3.19e-04 1.04e-06 0.0 0.0
37 4.478 0.223 0.241 5725.39 18.6 599.44 1.9 0.93 3.02e-03 0.0 0.0
38 4.561 0.215 0.238 534.53 1.7 2886.31 13.0 0.10 3.26e-04 0.0 0.0
39 5.278 0.189 0.227 3200.20 10.4 417.76 1.4 0.83 2.69e-03 0.0 0.0
40 5.348 0.191 0.222 278.85 0.9 11226.92 38.0 0.03 9.23e-05 0.0 0.0

86
Modo Frequenza Periodo Acc. M efficace X % M efficace Y % M efficace Z % Energia Ene
Spettrale xg xg xg rgia
xv
41 6.310 0.158 0.214 1.24 4.04e-03 27.46 8.92e-02 3.72 1.21e-02 0.0 0.0
42 7.486 0.134 0.203 3508.00 11.4 41.44 0.1 8.71 2.83e-02 0.0 0.0
43 8.025 0.125 0.199 6.53 2.12e-02 3328.84 10.8 0.03 1.02e-04 0.0 0.0
44 9.896 0.101 0.188 13.93 4.52e-02 1.74 5.66e-03 3186.89 10.4 0.0 0.0
45 14.205 0.070 0.175 6.07 1.97e-02 5.69 1.85e-02 1.715e+04 55.7 0.0 0.0
46 16.655 0.060 0.170 2737.13 8.9 1274.56 4.1 66.23 0.2 0.0 0.0
47 16.981 0.059 0.170 1317.93 4.3 2642.36 8.6 3.74 1.21e-02 0.0 0.0
48 23.085 0.043 0.163 9.31 3.03e-02 0.20 6.36e-04 6051.91 19.7 0.0 0.0
Risult 2.842e+04 2.796e+04 2.647e+04
a
In 92.32 90.81 85.99
perce
ntuale

Figura 4.9 Modo 2 – 0.36 Hz – 2.81 s (massa partecipante in direzione y = 11 %)

87
Figura 4.10 Modo 38 – 4.56 Hz – 0.22 s (massa partecipante in direzione x = 13 %)

88
Figura 4.11 Modo 40 – 5.34 Hz – 0.19 s (massa partecipante in direzione x = 38 %)

89
4.3 CONTROLLO DEI RISULTATI

Fondamentale è il controllo dei risultati, perché può fare identificare al progettista

errori di modellazione. Il fatto che con i vari check il software non dia anomalie non è

indice di un progetto corretto. La mancanza di un vincolo, la rigidezza inappropriata

di un materiale, e molti altri fattori permettono al software si, di girare e restituire dei

risultati ma appunto come detto prima non significa, non riscontrando errori, che

questi risultati siano corretti.

Il controllo della deformata è un primo indice che deve assicurare che tutti gli elementi

strutturali, traslino in maniera omogenea e razionale, e quindi di conseguenza che

siano connessi correttamente. Si allega la Figura 4.12

Figura 4.12 Controllo della deformata

90
Altro controllo da eseguire è il risultato delle tensioni negli elementi shell. In Figura

4.13 si mostrano gli elementi e le loro tensioni locali verticali shell N 2-2, questi valori

non vengono però utilizzati per le verifiche.

Figura 4.13 Controllo delle σ N 2-2

Le verifiche in PROSAP vengono infatti eseguite confrontando la resistenza dei maschi

murari o delle fasce con le azioni macro, che sono il risultato dell’integrale delle

sollecitazioni, quindi non è importante conoscere la sigma nei vari punti, si riporta un

esempio in figura 4.14. Per distinguere i maschi murari dalle fasce il procedimento è

descritto al capitolo precedente.

91
Figura 4.14 Controllo delle azioni macro N membrana

La figura sopra riportata mostra lo sforzo normale risultante per i maschi murari, e per

le fasce. Questa sarà l'azione risultante per poi fare le verifiche.

4.4 VERIFICHE STATO LIMITE DI DANNO (SLE)

Sono verifiche in termini di contenimento del danno. A questo stato limite è stato

controllato che l’indice normalizzato (indicato con sism. 1000/H nodi) risulti minore di

3. Nel caso in esame la verifica è superata in corrispondenza del 70% dell’azione

sismica di progetto non viene superata subito dopo in corrispondenza del 80% per cui

assume valore 7.26, mostrato in figura 4.15.

92
Figura 4.15 Verifica degli spostamenti di interpiano all’ 80% dell’azione sismica

‘’1000/H nodi’’ mostra al progettista di quanto un nodo si sposta in corrispondenza al

nodo superiore ma la cosa importante è valutare lo spostamento a livello di interpiano,

ecco perché sono messi a visuale solo quest’ultimi nodi.

Essendo una struttura in muratura ci si aspettava che non portasse il 100% dell’azione

sismica, perché caratteristica delle murature è una scarsa capacità deformativa.

93
4.5 VERIFICHE STATO LIMITE SALVAGUARDIA DELLA VITA (SLU)-
ELEMENTI IN MURATURA PORTANTE

Per lo stato limite di salvaguardia della vita sono state eseguite le seguenti verifiche,

come indicato dal NTC 2018, separatamente per i maschi murari e per le fasce:

• Verifica di pressoflessione nel piano (maschi murari)

• Verifica a taglio (maschi murari)

• Verifica di pressoflessione ortogonale al piano (maschi murari)

• Verifica a taglio (fasce)

• Verifica a momento (fasce)

Le verifiche essendo normalizzate sono da ritenersi soddisfatte se il risultato è inferiore

di 1. Quindi per ognuna di queste verifiche è stato verificato che la sollecitazione

risultasse inferiore alla rispettiva resistenza.

94
4.5.1 VERIFICA DI PRESSOFLESSIONE NEL PIANO (maschi murari)

Come si può osservare dalla Figura 4.16, la verifica a pressoflessione risulta soddisfatta

per tutti i maschi murari fino a una frazione di PGA pari a 0.05, non risulta superata

per un’azione sismica pari a una frazione di PGA 0.1

Figura 4.16 Verifica a pressoflessione nel piano - Non superata per azione sismica = 10 % della PGA

95
4.5.2 VERIFICA A TAGLIO (maschi murari)

Come si può osservare dalla Figura 4.17, la verifica a taglio risulta soddisfatta per tutti

i maschi murari fino a una frazione di PGA pari a 0.05, non risulta superata per

un’azione sismica pari a una frazione di PGA 0.1

Figura 4.17 Verifica a taglio - Non superata per azione sismica = 10 % della PGA

96
4.5.3 VERIFICA A PRESSOFLESSIONE ORTOGONALE AL PIANO (maschi)

Come si può osservare dalla Figura 4.18, la verifica a pressoflessione risulta soddisfatta

per tutti i maschi murari fino a una frazione di PGA pari a 0.2, non risulta superata per

un’azione sismica pari a una frazione di PGA 0.3

Figura 4.18 Verifica a pressoflessione fuori dal piano – Non superata per azione sismica = 30 % della PGA

97
4.5.4 VERIFICA A TAGLIO (fasce)

Come si può osservare dalla Figura 4.19, la verifica a pressoflessione risulta soddisfatta

per tutti i maschi murari fino a una frazione di PGA pari a 0.05, non risulta superata

per un’azione sismica pari a una frazione di PGA 0.1

Figura 4.19 Verifica a taglio fasce - Non superata per azione sismica = 10 % della PGA

98
4.5.5 VERIFICA A MOMENTO (fasce)

Come si può osservare dalla Figura 4.20, la verifica a pressoflessione risulta soddisfatta

per tutti i maschi murari fino a una frazione di PGA pari a 0.2, non risulta superata per

un’azione sismica pari a una frazione di PGA 0.3

Figura 4.20 Verifica a momento fasce - Non superata per azione sismica = 30 % della PGA

99
4.6 INDICE DI RISCHIO SISMICO

Tutte le verifiche svolte precedentemente, sono necessarie ad individuare qual è il

livello di sicurezza per il quale tutta la struttura ante-operam rientra verificata.

L’indice di rischio sismico dell’edificio è stato ricavato utilizzando il metodo

convenzionale, attraverso il software PRO_SMB [13] della 2SI. In cui tutti i parametri

possono essere settati manualmente oppure caricati in automatico dall’input del

modello. Si riportano i settaggi in Figura 4.21.

Figura 4.21 Metodo adottato per la valutazione del rischio sismico

Questo programma utilizza come input i risultati del modello realizzato tramite il

software PRO_SAP e, seguendo i passi del metodo convenzionale descritti già nel

Capitolo 1, restituisce come output il valore dell’indice di rischio per l’edificio

100
scolastico in esame. L’unica accortezza sta, prima di dare come input il modello ante-

operam, nel correggere in esso quello che la normativa chiama indice di rischi sismico

IS-V, ovvero il livello di sicurezza per il quale tutta la struttura non presta criticità.

Successivamente viene riportato un riassunto dei valori della domanda di 𝑃𝐺𝐴 (𝑃𝐺𝐴𝐷)

e dei corrispettivi tempi di ritorno TRD, della capacità ante-opera di 𝑃𝐺𝐴 della struttura

(𝑃𝐺𝐴𝐶) e i corrispondenti periodi di ritorno 𝑇𝑟𝐶 indicati nella Figura 4.25 come “TR

[anni] capacità ante-opera” utilizzati dal software per calcolare l’indice di rischio.

Convenzionalmente, ai fini dell’applicazione delle linee guida, non è possibile

considerare periodi di ritorno inferiori a 10 anni, quindi si è impostato tale limite

inferiore.

Si sottolinea che, per il calcolo del tempo di ritorno di TRC associato al raggiungimento

degli stati limite di esercizio è necessario assumere il valore minore tra quello ottenuto

per tali stati limite e quello valutato per lo stato limite di salvaguardia della vita.

Figura 4.25 valori PGA e TR

Si riportano di seguito il grafico della curva PAM (Figura 4.26), dove sull’asse delle Y

c’è il costo si ricostruzione secondo la tabella 3 delle norme tecniche, già riportata nel

capitolo 1, e sull’asse delle X si trova il valore λ che è il rapporto tra 1/TRC, e viene

espresso in valore percentuale. Poi vengono anche riassunti i valori ottenuti dalla

classificazione dell’indice di rischio sismico (Figura 4.27).

101
Figura 4.26 curva PAM

CLASSIFICAZIONE
ANTE OPERA
PAM (%) CLASSE PAM IS-V (%) CLASSE IS-V CLASSE ASSEGNATA
10.000 G 10.0 F G
Figura 4.27 Riassunto dei valori ottenuti

Al termine dell’analisi svolta tramite il programma, l’indice di rischio risultante è “G”


(Figura 4.29) equivalente al rischio sismico più alto.

Figura 4.29 Indice Di Rischio Risultante

102
CONCLUSIONI

Come descritto nei capitoli precedenti, il presente lavoro di tesi, è stato svolto con lo

scopo della valutazione dell’indice di rischio sismico della parte in muratura della

scuola elementare Ada Negri.

Utilizzando il metodo convenzionale, attraverso il software PRO_SMB si è ottenuta la

classe di rischio (G) equivalente al rischio sismico più alto.

Il valore dell’indice di rischio finale ottenuto fa riferimento all’analisi globale della

costruzione. Il corrispondente indice (G), che è relativo soprattutto alla configurazione

ante-operam, potrebbe risultare significativamente diverso dal quello reale.

Tutto questo, poiché, per l’analisi dell’indice vengono utilizzate metodologie ed

ipotesi di calcolo significativamente differenti rispetto a quelle utilizzate al tempo della

costruzione del plesso scolastico. Inoltre, si tiene conto, delle inevitabili semplificazioni

del modello di calcolo predisposto, e di quelle associate al comportamento elastico

lineare del materiale presente, e ancora ad un fattore di confidenza che riduce del 20%

tutte quelle che sono le reali resistenze meccaniche dell’edifico. Tali resistenze, per di

più, sono state assegnate in maniera molto cautelativa in mancanza di prove specifiche

sui materiali costituenti.

Quindi, si può ragionevolmente affermare che l’indice di rischio ottenuto potrebbe in

realtà essere differente da quello calcolato.

L’attribuzione della classe di rischio costituisce un primo mezzo di prevenzione

sismica del patrimonio edilizio del Paese. Numericamente i benefici ottenuti dalle

indagini in sito avrebbero giustificato i costi da sostenere, solo se tali indagini

avrebbero avuto lo scopo di intervenire con un miglioramento. Possibilità che in

questa tesi di laurea non è stata considerata per mancanza di budget da parte del

103
committente, ma considerata la classe di rischio ottenuta dalle analisi, andranno

sicuramente progettati degli interventi volti al miglioramento della classe di rischio.

Esistono svariate tipologie di intervento possibili, ad esempio, potranno essere

utilizzati dei materiali FRP (materiali fibrorinforzati a matrice polimerica) che grazie

alle loro ottime caratteristiche meccaniche e alla loro leggerezza stanno prendendo

sempre più piede nell’ambito dei miglioramenti delle strutture esistenti.

Nell’utilizzo di questi materiali bisognerà però fare un’attenta valutazione, in quanto,

trattandosi di una struttura esistente, si dovrà rendere compatibile l’intervento che si

vuole compiere al fatto che l’edificio sia in opera e che per questo motivo alcuni

interventi possano essere di difficile realizzazione.

In alternativa, ad esempio si potrà prevedere l’utilizzo di un intonaco armato,

iniezione di miscele leganti, oppure il miglioramento della connessione trasversale.

Inoltre, a conferma del risultato ottenuto, si potrebbe studiare il comportamento della

struttura utilizzando l’analisi dinamica non-lineare o l’analisi statica non-lineare

(pushover) che, essendo analisi meno conservative, consentono di stimare con più

precisione la capacità della struttura ma esse risultano più complesse da svolgere.

104
BIBLIOGRAFIA

[1] “Classificazione della vulnerabilità sismica degli edifici e sisma bonus”, Prontuario

tecnico e fiscale aggiornato al D.M. gennaio 2018, Roberto Cornacchia – Matilde

Fiammelli, Maggioli Editore.

[2] Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Classi Rischio Sismico e Sismabonus–
slide, Available:http://www.mit.gov.it/normativa/decreto–ministeriale–numero–58–
del–28022017.

[3] Biblus-net Available:http://biblus.acca.it/rischio-sismico-si-determina-la-classe-


rischio-sismico-un-edificio/

[4] Protezione civile , Available: http://www.protezionecivile.gov.it/attivita-


rischi/rischio-sismico/attivita/classificazione-sismica

[5] Decreto ministeriale del 9 gennaio 2020, n.24”sismabonus- Modifiche al DM 58 del


28/02/”Biblus-net Available:http://biblus.acca.it/rischio-sismico-si-determina-la-
classe-rischio-sismico-un-edificio/

[6] Decreto Ministeriale del 17 Gennaio 2018, n. 8 "Aggiornamento delle «Norme


Tecniche per le Costruzioni»", 2018.

[7]«Google Maps,» [Online]. Available: https://www.google.com/maps.

[8] Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Al via la classificazione del Rischio
Sismico per prevenzione, http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/linee-guida

[9] Ministero delle infrastrutture dei trasporti CIRCOLARE 21 gennaio 2019 , n. 7


Istruzioni per l’applicazione dell’«Aggiornamento delle “Norme tecniche per le
costruzioni”» di cui al decreto ministeriale 17 gennaio 2018.

[10] 2SI, PRO_SAP, 2020. [Online]. Available: https://www.2si.it/en/.

105
[11]Autodesk,Inc.,AutoCAD,2019.[Online].Available:https://www.autodesk.com/pro
ducts/autocad/overview.

[12]Decreto Ministeriale del 9 Gennaio 1996, n. 19 "Norme tecniche per il calcolo,


l'esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso
e per le strutture metalliche".

[13] 2SI, PRO_SMB, 2020. [Online]. Available: https://www.2si.it/en/.

106