Gabriele D'Annunzio

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GABRIELE D‘ANNUNZIO

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863 in Abruzzo, appena ventenne si trasferì a
Roma che divento la sua città di adozione, si iscrisse alla facoltà di lettere ma non completo
gli studi. A Roma per diversi anni fu cronista mondano dell’aristocrazia della capitale
collaborando con diversi giornali, tra i quali emergono (ad indirizzo aristocratico) capitan
fracassa e le cronache bizantine.
L’attività letteraria di D’Annunzio riguardo tre generi letterari:
- la lirica (in cui eccelse)
- Il romanzo
- Il dramma (tragedie)

• La prima fase della letteratura e la prima fase della sua vita (la sua giovinezza) si
sviluppano all’insegna del mito dell’estetismo perché ambedue furono finalizzate
all’ottenimento di piaceri raffinati, intellettualmente sottili, di un erotismo integrale e completo
al di fuori di ogni problematica morale.
Estetismo: considera l’arte come strumento di conoscenza privilegiato, la bellezza viene
coltivata e onorata senza alcun intento pedagogico —> culto della bellezza senza intento
morale.
Nella prima fase dell’opera D’Annunziana, fra i prodotti poetici migliori di D’Annunzio
abbiamo una raccolta di poesie che si intitola “Canto novo” del 1882.
In questa raccolta D’Annunzio fa un passo avanti: lega il mito dell’estetismo ad una
fortissima ispirazione naturalistica, che è il suo secondo mito e si chiama panismo, che ha
una doppia etimologia (pas, pan dal greco: tutto; divinità agreste Pan, dio dei boschi)
Nella raccolta si realizza un dissolvimento dell’io del poeta nel mondo della natura, con
cui egli si fonde con la natura stessa diventando un elemento della natura. Siamo di fronte a
una potente e miracolosa naturalizzazione dell’elemento umano (i capelli diventano foglie,
le gambe diventano tronchi degli alberi…).

• In concomitanza con l’attività di cronista, D’Annunzio comincia ad approfondire lo studio


dei poeti decandentisti e in particolare i simbolisti francesi (mallarme, rimbo, verlen) e il
precursore del decadentismo Baudelaire che diventa il suo modello di riferimento.
Da questo studio egli ricava l’amore per la parola poetica, che la critica ha definito
sensuale (infatti per i decadentisti la parole diventava lo strumento per descrivere il mistero
della realtà, poeta: Demiurgo) e questo aspetto chiarisce l’estrema cura lessicale
dell’opera di D’Annunzio.
Frutto di queste esperienze furono la stesura di alcune raccolte di lirica, come le Elegie
Rromane e soprattutto del primo romanzo di D’Annunzio, che si intitola Il Piacere, romanzo
fortemente autobiografico perché il protagonista, Andrea Sperelli, è l’alter ego di D’Annunzio
e rappresenta una vita vissuta all’insegna della sensualità e dell’estetismo più estremo.

• Nel 1895 si verifica una svolta decisiva nella produzione letteraria di D’Annunzio perché
entra il terzo mito in compresenza agli altri due: il mito del Superuomo, che si manifesta nel
5º romanzo, Le vergini delle rocce. Le vergini delle rocce sono tre sorelle tra le quali l’eroe
protagonista, il superuomo Claudio Cantelmo, deve scegliere la sua sposa. Il titolo è
analogico perché vuole mettere in evidenza che le tre sorelle appartengono a un contesto
familiare nobiliare di ascendenza borbonica in decadenza (immagini di disfacimento, morte,
putritudine come definì la critica), in questo modo la vitalità di Claudio Cantelmo risulta
ancora più potente perché in grado di derivare la vita dalla morte, attraverso la sua scelta
salvifica (che alla fine non avverrà).
Vergini delle rocce —> assenza di vita (non ho capito)
Il mito del superuomo esalta la creatura privilegiata ed eccezionale, dotata di una capacità
sensitiva (olfattiva, tattile, uditiva) superiore rispetto al normale, che asseconda pienamente
e ciecamente il proprio istinto al di fuori di ogni legge politica e morale, nel disprezzo
assoluto della massa informe e ignorante. Nella maggior parte dei casi il superuomo è un
anarchico.
D’Annunzio collego il mito del superuomo al mito della supernazione, per questo divento
uno degli esponenti più significativi di quella politica violenta e aggressiva (interventisti) che
porterà l’Italia a partecipare alla prima guerra mondiale.

• La migliore produzione letteraria d’annunziana viene composta dal poeta del primo
decennio del ‘900 quando egli si richiude nella Villa della apponcina a Settignano nei pressi
di Firenze. Lì compone i suoi migliori prodotti letterari nei tre generi di riferimento:
- Lirica: i tre libri delle Laudi —> Maya, Elettra, Alcione (il migliore in termini di qualità
poetica, in cui emerge pienamente l‘atmosfera panica, cioè lo scioglimento dell’io nel
mondo della natura)
- Romanzo: il miglior romanzo di D’Annunzio, il sesto della sua produzione Il fuoco, in
cui il protagonista è un giovane e geniale poeta, Stelio Effrena (Effrena: senza freni;
che è un alter ego di D’Annunzio anche più potente di Andrea Sperelli) che vive una
storia d’amore burrascosa con l’attrice talentosa ma non più giovane Foscarina
(anche D’Annunzio visse una storia d’amore passionale con l’attrice Eleonore Duse).
- Tragedia: le due tragedie migliori di D’Annunzio, Francesca da Rimini (che mette in
scena l’amore galeotto di Paolo e Francesca, cantato da Dante nel canto V) e La
figlia di Iorio

Nelle Laudi, il Fuoco e Francesca da Rimini i tre mito di D’Annunzio sono compenetrati e fusi
in modo equilibrato e fra i tre mito emerge in misura maggiore il migliore: il mito del
panismo. Quando emergono gli altri due, invece, L poetica diventa tediosa e pesante.

• Nel 1910 D’Annunzio si trasferisce a Parigi per fuggire alla folla di creditori che gli stavano
dietro perché conduceva una vita al di fuori delle sue possibilità economiche.
Dopo lo scoppio della guerra, D’Annunzio torna in Italia per partecipare da combattente e si
ferisce ad un occhio durante un incidente aereo. Nel corso della degenza scrive una prosa
particolare: il Notturno. D’Annunzio si trova un una condizione temporanea di cecità e
sviluppa gli altri sensi che gli permettono di esplorare la natura del suo animo in profondità.
L’opera è ricchissima di reticenze, cioè di periodi interrotti e di una sintassi franta.

• Finita la guerra, con la cessione della Dalmazia alla Iugoslavia, D’Annunzio pensa (come
molti) che la vittoria dell’Italia sia una vittoria mutilata e decide in maniera del tutto arbitraria
e anarchica di marciare con un gruppo di volontari da Ronchi (in Gorizia) sulla città croata di
Fiume per occuparla —> impresa di Fiume. La occupa e istituisce un vero governo dal
1919 al 1921, ma fu costretto a lasciarla per l’arrivo delle regolari truppe italiane.
Successivamente D’Annunzio si ritira in una villa che aveva fatto costruire a Gardone (sul
Garda) che prende il nome di Vittoriale e lì saluta il fascismo con grande entusiasmo, ma
Mussolini non gli darà degli incarichi perché si era dimostrato un anarchico con l’impresa di
Fiume.
Il Vittoriale è pieno di suppellettili, tutti gli spazi ne sono coperti, perché D’Annunzio non
sopportava la sensazione di vuoto che gli provocava molta ansia.
Nella parte più alta della villa c’è una sorta di mausoleo, in cui è sepolto D’Annunzio con altri
compagni d’arme e anche due zone in cui egli trasportò dei cimeli di guerra (la nave dei
MAS della Beffa di Buccari incastonata nella roccia e l’aereo biposto di fortuna di quando
lancio volantini provocatori su Vienna).

ASPETTI SIGNIFICATIVI DELLA POETICA D’ANNUNZIANA (che si rifanno alla poetica


del decadentismo)
1. Il senso, l’istinto, l’intuito diventano veri e propri strumenti di conoscenza che
sostituiscono in toto la ragione
2. L’erotismo e la sensualità consentono di giungere con la vita segreta e intima
dell’io che coincide con quella della natura, che possono essere esaminate solo in
termini istintivi
3. L’io entra in comunione fisica e spirituale con il mondo della natura e accoglie
dentro di se i tanti aspetti della natura e si realizza in questo modo il panismo, cioè
l’abbandono totale dell’io nella vita del tutto.
4. La poesia diventa una scoperta intuitiva dell’armonia del mondo e di comunicarla con
la parola poetica.

La migliore poesia d’annunziana nasce da tutti questi aspetti, ma accade spesso che il mito
del panismo (il migliore) viene mortificato da uno stile artificioso ed esageratamente
elaborato che non ha nulla di immediato. Questo accade spesso in D’Annunzio, quando i
due miti negativi (superomismo e estetismo) abbondano a dismisura a scapito del primo.

Egli riuscì a condensare l'estetismo e il panismo in quattro parole: VOLUTTÀ (piacere),


ISTINTO, ORGOGLIO e VOLONTÀ. Questa quattro parole vennero da lui chiamate la
quadriga imperiale della mia anima. Quadriga —> carro trascinato da quattro cavalli

Il panismo si esprime maggiormente nelle Laudi e nell’Alcione.

FORMA: caratterizzata da un’uso spropositato di simbolo, analogia e sinestesia (che


dimostra le qualità sensibili del superuomo)
METRO: il metro si adatta all’istinto, perde le caratteristiche fisse e si organizza in
modulazione soggettive e differenti, particolare è il metro de La pioggia nel pineto.

Da pag. 516 tutto tranne:


-paragrafo 2 (l’estetismo e la sua crisi)
-paragrafo 3 (il trionfo della morte, forse che sì forse che no, le nuove forme narrative)
-pag 552 no
-delle Laudi Maya, Elettra no / stud solo Alcione
Tutto il resto SÌ 😭

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