Y362 I Disturbi Del Comportamento in Eta Evolutiva
Y362 I Disturbi Del Comportamento in Eta Evolutiva
Y362 I Disturbi Del Comportamento in Eta Evolutiva
Muratori e Lambruschi
I DISTURBI
Negli ultimi anni si è assistito a una diffusione quasi
epidemica dei disturbi del comportamento nell’età evo-
lutiva, tanto da portare alcuni ricercatori a definire que-
sta problematica come una vera e propria health crisis
dell’epoca moderna. DEL COMPORTAMENTO
A fronte di tale situazione, questo volume propone un
valido supporto alle diverse figure che si occupano di IN ETÀ EVOLUTIVA
costruire un percorso riabilitativo o educativo con bam-
bini e adolescenti con disturbi del comportamento, for-
nendo loro strumenti di valutazione e di intervento che Fattori di rischio, strumenti di assessment
€ 23,00
Pietro Muratori e Furio Lambruschi
Muratori e Lambruschi
I DISTURBI
Negli ultimi anni si è assistito a una diffusione quasi
epidemica dei disturbi del comportamento nell’età evo-
lutiva, tanto da portare alcuni ricercatori a definire que-
sta problematica come una vera e propria health crisis
dell’epoca moderna. DEL COMPORTAMENTO
A fronte di tale situazione, questo volume propone un
valido supporto alle diverse figure che si occupano di IN ETÀ EVOLUTIVA
costruire un percorso riabilitativo o educativo con bam-
bini e adolescenti con disturbi del comportamento, for-
nendo loro strumenti di valutazione e di intervento che Fattori di rischio, strumenti di assessment
€ 23,00
Indice
15 Introduzione
Cosa è l’aggressività?
genetici (ad esempio Brendgen et al., 2005): essa sembra maggiormente legata
al contesto in cui cresce il bambino e a quanto esso approvi o disapprovi
comportamenti di aggressività relazionale.
Essenzialmente, quello che vedono i clinici è come questo delicato
intreccio fra genetica e ambiente dia vita a differenti pattern di attivazione
del Sistema Nervoso Autonomo (SNA). Il SNA è composto da due dif-
ferenti branche: il Sistema Nervoso Simpatico (SNS), che è quel sistema
deputato alla preparazione dell’organismo ai meccanismi di attacco/fuga in
situazioni di minaccia o pericolo; il Sistema Nervoso Parasimpatico (SNP),
che si occupa invece di ristabilire l’equilibrio e riportare il corpo a uno stato
di quiete. Differenti gradi di attivazione sembrano associarsi specificamente
all’aggressività reattiva e a quella proattiva. In particolare, l’aggressività
reattiva risulta associata a una generale iperattivazione autonomica, che
sembra riflettere una risposta automatica allo stress e alle emozioni negative,
alla quale i bambini reagiscono con comportamenti aggressivi. Quando gli
stimoli sono percepiti come una minaccia, il SNS prende il sopravvento,
portando a un aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca.
Al contrario, l’aggressività proattiva sembra associarsi a un’ipoattivazione
autonomica: soggetti con ipoattivazione del SNA hanno difficoltà a prestare
attenzione e a rispondere agli stimoli ambientali e, per questo, potrebbero
avere un maggior rischio di sviluppare comportamenti aggressivi. L’aggres-
sività proattiva si manifesta, quindi, nei bambini meno sensibili agli aspetti
positivi dell’ambiente che li circonda. In quest’ottica, le esperienze sociali
precoci assumono un ruolo di estrema rilevanza.
Vogliamo ora offrire una panoramica dell’approccio clinico ai compor-
tamenti aggressivi nei bambini in età preadolescenziale. Questo approccio
risponde, di fatto, a una domanda che spesso un clinico dell’età evolutiva
si pone, ovvero: «Cosa devo valutare per essere sicuro della presenza di un
determinato quadro diagnostico?», e ancora: «Quali strumenti possono
guidarmi nell’individuazione di un determinato quadro diagnostico?».
Dedicare il primo capitolo di questo volume all’inquadramento dia-
gnostico delle problematiche comportamentali in età evolutiva può aiutare il
clinico innanzitutto a far chiarezza su quali siano gli aspetti sintomatologici
e in particolare i criteri che permettono di formulare una precisa diagnosi
descrittiva. Tale diagnosi permette di delineare uno specifico disturbo che
può essere «sottotipizzato», prendendo in esame variabili come l’epoca di
insorgenza, la presenza di familiarità e le caratteristiche temperamentali del
bambino. Questo obiettivo nosografico, condiviso dai principali manuali
diagnostici, va soprattutto nella direzione di individuare specifiche entità
Approccio descrittivo ai disturbi del comportamento in età evolutiva 21
Per molti autori (Moffit et al., 2008), anche i criteri diagnostici proposti
per il DOP e il DC nel DSM-IV non sono riusciti a ridurre il fenomeno
dell’elevata comorbidità di questi disturbi e a individuare gruppi specifici di
soggetti che differiscono per gravità sintomatologica, decorso e prognosi tra
quelli che hanno in comune la presenza di condotte aggressive e/o antisociali.
Carol Bernstain sottolinea come i clinici che utilizzano il DSM-IV si trovino
spesso a porre diagnosi in molti pazienti associando più categorie diagnostiche
(Bernstain, 2011). Molti cluster di disturbi, infatti, tendono a presentare
un’elevata comorbidità, come accade per i disturbi del cosiddetto cluster
internalizzante e per i disturbi caratterizzati da comportamenti dirompenti,
raggruppabili nel cluster esternalizzante. L’autrice si chiede se forse non sia
più giusto identificare forme di «spettro» per varie categorie di disturbi,
seguendo ciò che è stato fatto recentemente per la nuova categorizzazione
del disturbo autistico. Ad esempio, in uno studio in cui si sono confrontate
le potenzialità predittive di outcome clinico in età adulta per indicatori del
DOP e del DC espressi con modalità dimensionali o categoriali, si è rilevato
come il modello dimensionale renda possibile rilevare quadri subclinici di
Approccio descrittivo ai disturbi del comportamento in età evolutiva 25
Il parenting
Disciplina sensibile
quel particolare momento del suo ciclo di vita. Pertanto, dovremo racco-
gliere dati che ci consentano di comprendere il funzionamento interno, lo
stile di regolazione emotiva del bambino, le sue capacità di negoziazione, le
sue strategie interpersonali, così come l’organizzazione cognitivo/emotiva
dei genitori, il loro stato mentale rispetto agli attaccamenti, e il modo in
cui tutto ciò si declina nella qualità del sistema di accudimento-cura che i
genitori sono in grado di esprimere verso il figlio. Ugualmente, dovremo
indagare gli sbilanciamenti affettivi e i meccanismi di scompenso che pos-
sono aver condotto alla sofferenza sintomatologica del bambino, e quindi
il significato che tali sintomi possono rivestire nella logica del sistema di
fronte al quale ci si trova.
Introduzione
Fig. 4.1 Fenotipi caratteristici dei disturbi del comportamento. Attualmente la valutazione
si concentra sugli aspetti del comportamento, sulle funzioni cognitive sottostanti
e sui fattori patogenetici di tipo ambientale. In futuro essa potrà estendersi allo
studio delle disfunzioni del cervello (in particolare amigdala e corteccia frontale)
mediante fMRI, e allo studio dei fattori genetici (MAOA, 5HTTLPR, COMT)
mediante genetica molecolare (da Blair, 2013, modificato).
carico di immagini con cui descrivere ciò che gli succede, ma con scarso
dialogo interno per controllare cognitivamente tutto ciò. Il profilo di cui
stiamo trattando descrive un bambino con il termometro delle emozioni
tarato verso l’alto, sensibile alla minaccia, che ha difficoltà a verbalizzare le
sfumature dell’emozione in se stesso e negli altri (scarsa empatia cognitiva),
e che sperimenta un contagio emotivo frequente e intenso, forse addirittura
accentuato (empatia affettiva intatta).
questo caso, oltre a lavorare sulla consapevolezza che il bambino può avere
della molla che lo fa scattare, è bene anche approfondire il discorso con i
genitori, cercando di mettere in evidenza quali sono le abilità quotidiane
che il bambino può imparare a svolgere autonomamente: lavarsi i denti,
vestirsi, prepararsi la cartella per andare a scuola.