Teorie Sociologiche
Teorie Sociologiche
Teorie Sociologiche
Vi è un problema: anche altre scienze sociali si occupano di società (per esempio l’economia,
l’antropologia culturale, la psicologia sociale, l’economia…). Per capire in che modo la
sociologia si differenzi dalle altre scienze sociali e per capire se vi siano linee di
demarcazione su piani diversi esistono tre nuclei fondamentali che rispondono a questi
quesiti:
Origini
Si comincia a parlare di sociologia nella cultura europea attorno alla metà del XIX secolo. La
nascita della disciplina è influenzata da grandi trasformazioni:
● L’avvento della scienza moderna e la rivoluzione scientifica ⇒ Verso la fine del
XVIII secolo inizia a diffondersi la fiducia nella possibilità di estendere i principi del
metodo scientifico allo studio dell’uomo, della società e della cultura. Cambia il
rapporto tra uomo e sapere: è un qualcosa che viene costruito con osservazione
empirica della realtà da parte degli scienziati. Rivoluzione di pensiero. Illuminismo
ed empirismo (Locke, Newton, Voltaire, Hume). Nuova idea di scienza (Bacone,
Galilei). Passiamo dall’idea di irrazionalità che governa il mondo alla razionalità. Idea
che il mondo sociale possa essere studiato, analizzato e governato con gli strumenti
della razionalità. Mutamento culturale e tecnologico. Illuminismo: Cambiamento
nella concezione culturale dell’epoca. (Prima idea di irrazionalità es: quadro di Boch e
poi razionalità con Goya⇒ vuole dirci che i mostri si presentano quando la
razionalità non è attiva, è necessaria la razionalità).
● Rivoluzione Industriale⇒ Vi è un grande cambiamento nei sistemi produttivi:
abbiamo il passaggio dallo stampo agricolo ad una natura industriale con
l’affermazione della grande fabbrica (l’avvento delle grandi macchine e della catena di
montaggio con divisione del lavoro razionale e standardizzato al fine di massimizzare
il lavoro). Gli operai svolgono attività specifiche. Di conseguenza vi è anche un
cambiamento nella distribuzione delle ricchezze (stratificazione sociale) e
l'affermazione di un’organizzazione lavorativa. Iniziano, però, a verificarsi dei
fenomeni di marginalizzazione sociale mai visti prima, la grande differenza è che vi
sono aree urbane caratterizzate da miserabilità nuove, che generano dei problemi
sociali (prima non avevano la stessa valenza, è un concetto nuovo) ⇒ nasce il
fenomeno degli scioperi. Cominciano ad aumentare la ricchezza ed il benessere, vi
sono dei consumi di massa. Anche la densità della popolazione aumenta in quel
periodo. Parliamo di una rivoluzione tecnologica (treno, medicina, macchine nelle
fabbriche…-> le persone cominciano a disporre di beni che prima erano considerati di
lusso).
● Rivoluzione Francese⇒ Grazie a quest’ultima marca simbolicamente la caduta di un
ordinamento politico fondato sul principio dinastico e il potere assoluto: lo scettro
passa quindi nelle mani del popolo, che ha dei diritti. Cambia quindi la concezione
del potere (non è più dato). Mutamento politico, istituzionale e sociale. Si verifica la
riduzione delle distanze a livello di diritti tra un sovrano/nobile e una massa (senza
diritti) ⇒ i diritti sono di tutti. Nasce la concezione di diritto civile, che ognuno ha in
quanto cittadino, avere dei diritti riguarda la collettività ⇒ nascita di una
costituzione che tutela i diritti di tutti ⇒ comporta delle questioni fortemente
sociologiche: Bisogno di produrre statistiche sociali, dare risposte politiche.
In generale, il periodo dalla metà dell’800 fino alla prima guerra mondiale ha comportato in
Europa dei cambiamenti economici, politici, sociali di enorme rilevanza. (Periodo del
positivismo e Belle époque).
● Dal punto di vista economico⇒ industrializzazione dei principali paesi europei e
concentrazione crescente del capitale. Gli stati hanno sostenuto una centralizzazione
crescente della regolamentazione e del coordinamento di diverse attività.
● Nella vita quotidiana⇒ sviluppo dei mezzi di comunicazione nei diversi paesi
attraverso reti ferroviarie e navi a vapore, e successivamente aeroplani a motore,
telegrafo e telefono. Abbiamo l’illuminazione di città e fabbriche grazie a condutture
di gas centralizzate e l’impiego dell’elettricità.
● Progressi della medicina⇒ miglioramento dell’igiene e aumento della popolazione.
● Diffusione dell’istruzione e urbanizzazione.
● Dal punto di vista politico⇒ sviluppo di regimi parlamentari con l’ampliamento del
diritto di voto, oltre al fatto che i partiti politici diventano sempre più rilevanti
(comparsa dei partiti della classe operaia).
Strumenti di indagine
● Studia empiricamente la società, attraverso dati.
● Si pone delle domande a cui deve rispondere.
● Metodi differenti.
A cosa serve?
● Trovare soluzioni a problemi sociali.
● Prevenire problemi sociali.
● Capire la società.
● Maggiore consapevolezza riguardo i fenomeni.
● Finalità diverse: Filosofia sociale, politica, critica, scienza…
I fondatori del pensiero sociologico di fronte al mutamento
Emile Durkheim
Nasce in Lorena nel 1858.
Programma: fondare la sociologia.
1887: comincia a insegnare la sociologia all’università di bordeaux, fu uno dei primi studiosi
in Europa ad occupare in università una cattedra di sociologia. Fu uno dei primi a fondare
una rivista sociologica: L’anneé sociologique.
Ha esercitato un’influenza grandissima sul 900 e su diverse altre scienze dell’uomo.
Opere importanti
● La divisione del lavoro, 1893.
● Le regole del metodo sociologico, 1895.
● Il suicidio, 1897.
● Le forme elementari della vita religiosa, 1912.
Problema di fondo del pensiero di Durkheim: la coesione in una società e la sua riproduzione
nel tempo.
Il suo problema scientifico corrisponde a rispondere al quesito: “che cosa tiene insieme una
società?” ⇒ la morale.
Sentimento morale ⇒ ciò che unisce l’insieme sociale alla società stessa, realizzandosi in una
solidarietà dei membri tra loro, consente la vita in comune.
Società = ordine morale.
Per spencer, la società si basa su un contratto stabilito tra i membri sociali che perseguono il
proprio utile (=utilitarismo). ⇒ durkheim pensa che la società non sia comprensibile
muovendo dall’analisi dei comportamenti dei singoli. Società = ciò che precede e rende
possibile ogni contratto. La vita collettiva precede la vita dei singoli separati, e i contratti
sono qualcosa di possibile solo tra soggetti che intendano rispettarli.
⇒ il comportamento di ciascun uomo non è mai comprensibile pienamente se non come
espressione del suo inserimento in un insieme sociale.
Morale ⇒ insieme di valori e credenze che si esprimono in norme (= regole alla cui infrazione
corrispondono delle sanzioni) alle quali ciascuni membro della società è vincolato.
⇒ vincoli che agiscono:
● Dall’esterno: infrangere una norma provoca reazioni che puniscono chi lo fa.
● Dall’interno: l’individuo avverte dentro da se una spinta al rispetto delle norme
stesse.
Appartenenza a una morale comune ⇒ ciò che fonda la solidarietà che lega fra loro i membri
di una società.
Esempio: dieci comandamenti ⇒ insieme di norme morali su cui la società ebraica fondava
il proprio vivere comune. Infrangendosi si incorre in una punizione. Essi si impongono alle
coscienze venendo a costituire l’orizzonte dei valori a cui il singolo si conforma dall’interno.
Norme incorporate nella religione cristiana, tuttora parte della nostra cultura.
Ordine di fatti che presentano caratteri molto specifici: modi di agire, pensare e sentire
esterni all’individuo, dotati di un potere coercitivo in virtù del quale si impongono su di lui.
Essi non possono venire confusi né con fenomeni organici (=consistono di rappresentazioni
e azioni) né con i fenomeni meramente psichici (=nella e mediante la coscienza individuale).
⇒ fatti sociali.
Fatti sociali ⇒ fenomeni che non si possono spiegare ricorrendo alla sola analisi delle azioni
dei singoli o all’analisi psicologica delle loro motivazioni. Essi sono qualcosa che si presenta
in media o normalmente all’interno di una società.
Ciò che li definisce come tali è che essi si impongono ai singoli come qualcosa che proviene
dal di fuori e li attraversano nei loro modi di sentire, pensare e comportarsi.
I fatti sociali esistono nella misura in cui esistono gli uomini, ma contemporaneamente
hanno un’esistenza indipendente che sovrasta la volontà di ciascuno.
Durkheim propone di trattarli “come se fossero cose” ⇒ essi hanno un’esistenza che non si
spiega a partire dalle coscienze e dalle azioni degli individui. Rispetto alla volontà dei
singoli, hanno una durezza (sono durevoli, ma possono mutare) che non si lascia scalfire.
Esempio: linguaggio ⇒ intersoggettivo, ciascun individuo lo trova in qualche modo già dato,
esso è trascendente rispetto alla volontà o alla capacità di cambiarlo arbitrariamente. Modo
di fare consolidato, risultato dell’interazione di innumerevoli uomini in un tempo
lunghissimo. E’ qualcosa che attraversa ogni singolo uomo.
Si può usare una lingua in modo scorretto, ma ciò si scontra con delle sanzioni, al limite non
ci si fa capire o ci si espone al ridicolo e a delle correzioni.
⇒ linguaggio = fatto sociale. Lo si può spiegare solo a partire dalla società.
L’approccio funzionalista
Società = realtà sui generis, superiore alla vita dei suoi membri. Unità di livello superiore,
dotata di una vita che non si spiega restando al livello della semplice descrizione di ciò che la
compone. Essa si esprime in fatti sociali ⇒ la sociologia è la scienza che studia l’insieme di
fatti sociali.
Metafora di un corpo per descrivere la società ⇒ metafora organicista: la società viene
descritta come organismo, dotato di una serie di organi che si integrano e cooperano tra
loro. Consiste nello sforzo di spiegare ogni elemento di una società tentando di riconoscere
quali funzioni tale elemento svolga all’interno di essa.
Per Durkheim diversi tipi di società: in la divisione del lavoro sociale sviluppa un discorso
sull’evoluzione delle società umane come un movimento da un tipo di società all’altro.
● Società semplici ⇒ basate su una bassa divisione del lavoro.gli individui svolgono
attività poco differenziate tra loro. Caratterizzate da una solidarietà meccanica: si
presenta tra individui strettamente uniti tra loro da vincoli quotidiani. In questo tipo
di società, le coscienze degli individui tendono a differenziarsi scarsamente le une
dalle altre. La coscienza collettiva tende a ricoprire quella individuale: le persone
pensano in modo molto simile ⇒ scarsa tolleranza della società per comportamenti /
punti di vista diversi da quelli incorporati nelle norme della vita comune. Il diritto si
presenta nella forma di leggi punitive⇒ le norme tendono a vincolare ogni aspetto del
comportamento e ogni infrazione è considerata attentato alla coesione del gruppo.
● Società complesse ⇒ corrispondono alle nazioni moderne. Fondate su un’ampia
divisione lavorativa, le attività sono fortemente differenziate tra loro ed esistono
numerose istituzioni intermedie (famiglia, comunità di vicinato…) che mediano
l’appartenenza del singolo all’insieme della società. L’evoluzione storica delle società
umane verso la complessità sempre crescente è ricondotta da Durkheim alla crescita
della divisione del lavoro. Questa dipende dall’ampliarsi della società nello spazio e
dall’aumento del numero della densità delle popolazioni. Solidarietà organica:
stabilisce i legami tra gli individui che hanno tra loro grandi differenze, ma che
devono cooperare. Le mansioni dei singoli si differenziano e con ciò si danno le basi
per una diversificazione dei contenuti delle coscienze. Anche i loro punti di vista
sviluppano delle differenze ⇒ individualizzazione delle coscienze. Il diritto si
presenta nella forma di leggi restitutive ⇒ l’infrazione del singolo è considerata nei
termini di un danno arrecato ad altri in un ambito specifico della vita. La tenuta delle
norme morali qui è più problematica⇒ il fatto stesso che gli individui possano
comportarsi e pensare in modi differenti rende meno forte la tenuta di norme. Più
necessaria ⇒ non essendo più la solidarietà data meccanicamente attraverso
l’adesione irriflessiva di ciascuno ad uno stesso modo di pensare, la coesione
dell’insieme sociale diventa qualcosa che va mantenuto appositamente attraverso
meccanismi. La società contemporanea può soffrire di anomia: le norme morali
condivise non ci sono più/ l’individuo non sa più a che sistema morale fare
riferimento. Porta a patologie che rischiano di disgregare la società (es. conflitti del
capitalismo). Cura attraverso il corporativismo : sviluppo di associazioni intermedie
tra i singoli e la società basate sull’associazione professionale. Potenziamento dei
processi educativi. La risposta all’anomia è uno sviluppo coerente e diffuso in un
sistema morale che si imponga a tutti i membri della società. Funzione dei processi
di socializzazione: garantire l’integrazione coerente del singolo all’interno
dell’insieme di norme che regolano la vita sociale.
Ha in mente che c’è un ordine morale ⇒ norme, ruoli, vincoli esterni e interni agli individui,
che generano solidarietà e rendono possibile la società.
Per il sociologo le norme sono fatti sociali ⇒ oggetto specifico della sociologia, modi di
agire, di pensare e sentire esterni all’individuo eppure dotati di un potere di coercizione in
virtù del quale si impongono su di lui (preesistono). Esempio: il pudore e il fatto di andare in
giro vestiti.
● Rituali ⇒ creano coesione, creano appartenenza. Esempio: salutarsi, pranzo della
domenica…
● Linguaggio
● Condotta dello studente ⇒ divisione di ruoli, le norme danno la possibilità di
facilitare il processo di apprendimento.
Gruppi sociali diversi hanno norme diverse.
Diversi da tutti gli altri: non sono fenomeni organici o psichici, sono una realtà sui generis.
Esistono perchè praticati dagli individui, ma li sovrastano e attraversano. Sono il dominio
della sociologia, la scienza che studia l’insieme di fatti sociali.
Come studiare i fatti sociali?
“Come se fossero cose”, essendo esterni agli individui. Li studio nella loro dimensione
esterna. Misurazione. La società è più la somma degli individui: è un organismo che ci parla
attraverso i fatti sociali. Al contempo, l’individuo isolato, esterno al sociale, per d. Non
esiste. Mi interessa la funzione per la società di ogni fatto sociale (es. a cosa serve la
religione?) ⇒ sociologia funzionalista.
● Condotta dello studente: divisione di ruoli, le norme danno la possibilità di facilitare
il processo di apprendimento.
Esiste una funzione anche dentro la devianza delle norme ⇒ generare innovazione sociale.
La devianza è il principale meccanismo con cui le norme si rafforzano, attraverso la
sanzione.
Se voglio far capire che un valore è giusto ad altri individui⇒ coercizione attraverso la
socializzazione (la coercizione non è per forza imposizione); esempio: per far condividere il
valore secondo cui la razza ariana è superiore utilizzo la propaganda.
“Fatto sociale” è un’etichetta non più usata in sociologia, che inventò durkheim. “Istituzioni
sociali” è invece usato.
“Istituzioni” sono:
● Ogni credenza e forma di comportamento condotta dalla collettività (es: famiglia, i
valori ⇒ credere che il valore/forma di condotta della famiglia sia un nucleo sociale
importante)
● “Insiemi di norme (le cose devono essere in un certo modo) e pratiche, la cui
esistenza ha carattere durevole (persistono) sovraindividuale (esterne), che esprimono
un certo potere (coercitivi) sugli individui costituendo i campi di condizioni entro cui
si situa l’agire” ⇒ le istituzioni sociali definiscono gli spazi di azione che gli individui
hanno.
● “Modelli di comportamento che in una determinata società sono dotati di Cosenza
normativa”.
Concetto fondativo nella sociologia, che coglie l’essenza della visione durkhemiana del
sociale, e che ancora oggi è strumento analitico. Approccio scientifico positivista empirica.
Comte e durkheim ⇒ punti di riferimento dell’approccio positivista. Durkheim fa la prima
ricerca empirica di sociologia.
Studio sul suicidio
Suicidio: qualcosa che riguarda in senso esclusivo un singolo individuo. Scelta deliberata di
sottrarsi alla vita. Prima dimostrazione empirica della validità della sua impostazione della
sociologia.
Opera tesa a dimostrare che l’individuo isolato non esiste e che gran parte di ciò che
usualmente pensiamo come caratteristico dell’essere individuale è riconducibile all’influenza
della società.
Suicidio⇒ libertà del singolo, sceglie di sottrarsi alla coesione.
L’oggetto della ricerca di Durkheim non è il suicidio di singoli individui, ma il tasso di
suicidi che si riscontra in una società.
Tasso di suicidi nei vari paesivi: regolarità e tendenza a restare costati nel tempo.
Che a suicidarsi sia un individuo piuttosto che un altro dipende da variabili soggettive, la
tendenza sucidogena è connessa a variabili extrasoggettive: fatti sociali.
Numero complessivo di suicidi in una società è sempre in relazione con il grado di
integrazione social che la società medesima consente.
Ricerca basata su metodo empirico.==> uso metodico di dati statistic, interpretati alla luce di
integrazione sociale.
All’inizio affronta la tesi per cui il numero di suicidi sarebbe da correlare con fattori
climatici. ⇒ le due serie di dati si muovono in modo diverso.
Osservando le statistiche dei diversi paesi ⇒ correlazione positiva: i membri di confessione
protestante presentano un tasso di suicidi maggiore rispetto ad altri. =0> proporzione che
rimane costante, sembra che il tipo di confessione religiosa presenti una connessione.
Religione protestante: offre ai membri un grado di integrazione minore =0> er durkheim
dipende dal libero esame della propria o scienza da parte di ciascuno dei suoi membri. Il
protestante è meno vincolato del cattolico ai dettami di una tradizione, e non dipende da
insegnamenti impartiti dall'autorità ecclesiastica. ⇒ situazione che può rivelarsi difficile:
devono confrontarsi in solitudine con dio e trovare in loro la forza di stabilire le leggi del
proprio comportamento.
1. ⇒ suicidio egoistico: ha a che fare con un forte sviluppo dell’ego, con l’enfasi della
cultura protestante sulla libertà e la solitudine de singolo soggetto di fronte alle
proprie scelte di fondo.
Stabilisce una correlazione tra numero di suicidi e integrazione del singolo nella comunità.
Altre osservazioni:
1. Suicidio piu frequente in persone non sposate ⇒ conferma che la tendenza è legata a
situazioni di indebolimento delle relazioni
2. Andamenti dell’economia ⇒ numero più alto durante una crisi economica, anche
positiva. ⇒ diffusa incertezza e anomia: mancanza di norme morali chiaramente
condivise.
2. ⇒ suicidio anomico:
● allentamento nelle forme della morale collettiva
● Aumento dell’incertezza rispetto alle norme cui conformarsi
⇒ in entrambi i tipi di suicidi il numero di casi entro una società è ricondotta allo stato di
integrazione sociale. ⇒ è una spiegazione sociale.
3. Suicidio altruistico: espressione di una forte coesione sociale (esempio: sacrificio di un
milite per la patria).
Stato= istituzione laica ⇒ deve definire regole e diritti che valgono per tutti i cittadini ⇒
parte di un processo di differenziazione sociale: le credenze religiose tendono nella
modernità a diventare un fatto privato.
Le forme concrete delle pratiche e credenze religiose variano nel tempo, ma in tutte vi è
qualcosa di comune. Durkheim ritiene che lo studio delle forme più elementari possano
aiutare a cogliere qualcosa che riguarda la natura universale della religione.
Durkheim critica le religioni ⇒ esse rappresentano una sorta di proiezione fuori del mondo
umano di qualche cosa che invece è essenzialmente umano. Riconosce in modo esplicito la
funzione delle religioni per il sostegno delle norme morali che garantiscono la coesione
sociale.
Individuazione della distinzione tra sacro e profano ⇒ caratteristica generale dei fenomeni
religiosi.
All’interno dell’opera è presente una teoria sull’effervescenza sociale ⇒ momenti nella vita
collettiva in cui gli uomini assieme sviluppano un’energia e una passione che li rendono
capaci di affermare e proiettare fuori di se delle credenze a cui attribuiscono il carattere di
rivelazioni di una potenza superiore.
⇒ problemi che sono parte integrante della situazione del pensiero moderno e
contemporaneo. Esso da un lato riconosce che gli uomini fondano la propria convivenza su
basi razionali, bensì su credenze. Nello stesso tempo, mina alle basi il funzionamento della
società stessa di cui svela i meccanismi.
Due ulteriori aspetti sul pensiero di Durkheim, paradossali e cruciali per lo sviluppo della
sociologia:
● Critica le religioni, svelandone il “vero” contenuto, però ne riconosce l’effettiva
funzione e il ruolo cruciale per l’integrazione sociale. Ma così ne mina il potere
coesivo stesso.
● Pone i fondamenti per la sociologia della conoscenza: la nostra percezione del mondo
è ordinata in categorie sociali che organizzano la nostra stessa esperienza, ma che ci
vincolano anche a quella lettura: sono categorie socialmente determinate (es:
linguaggio).
Karl Marx
Influenza enorme sulla politica. Non si definisce un sociologo. Viene tra Comte e Durkheim.
E’ un economista, filosofo, storico, politologo. Attivista, giornalista, politico.
Manifesto del partito comunista.
Opera principale: il capitale.
Marx è essenzialmente un filosofo hegeliano, la sua influenza è avvertibile nella sua opera. ⇒
estraneo al clima positivista del suo tempo.
Proseguimento della sua opera = superamento della filosofia.
Idea: criticare l’economia politica.
Lavoro scientifico volto a dimostrare quanto è sbagliata l’economia politica di allora.
Vede una continuità stretta tra ruolo di economista e attivista/giornalista.
Pensa che il frutto del suo studio debba servire a cambiare il mondo sociale.
Il momento scientifico e quello dell’azione politica sono un tutt’uno in Marx.
Vuole andare oltre il positivismo (che era dominante). Non ha una visione asettica dello
scienziato sociale, ha una visione immanente della filosofia, che serve per cambiare il
mondo. Bisogna produrre il cambiamento.
Principale oggetto di riflessione: movimento generale della società sorta con la rivoluzione
industriale, egli riteneva che il cuore dell’analisi di tale movimento stesse nella critica
dell’economia politica.
Quando Marx parlerà di superamento della società capitalistica intenderà che essa
dispiegandosi produce al suo interno delle contraddizioni che conducono ad un livello
superiore, a qualcosa che conserva gli sviluppi della società capitalistica come i suoi
presupposti, ma li fa scomparire e li supera sintetizzandoli entro una nuova formazione: il
comunismo.
La situazione della classe operaia in Inghilterra, Engels ⇒ denuncia delle dure condizioni di
vita cui erano sottoposti i lavoratori delle prime fabbriche ⇒ Marx ne il capitale ne
documenta la miseria.
Il lavoratore produce per un altro uomo, il suo padrone⇒ la sua alienazione. Il suo prodotto
non è suo, come non è suo controllo ciò che produce e come produce, né la gestione delle sue
relazioni con i propri compagni. ⇒ il lavoro, invece di essere l'autorealizzazione dell’uomo,
diventa la negazione dell’uomo stesso.
⇒ la riappropriazione dell’oggetto di cui parlava Hegel deve essere un’azione pratica, una
rivoluzione che restituisca a chi lavora il controllo del proprio lavoro.
Le interpretazioni filosofiche non nascono dal nulla: secondo Marx corrispondono alle
condizioni in cui vivono gli uomini in un tempo determinato, e le descrivono come in uno
specchio deformato che trasforma la condizione storica concreta in una situazione
universale, cioè eterna. ⇒ materialismo storico= modo di pensare che parte dall’analisi delle
condizioni materiali degli uomini, così come sono storicamente determinate. Storia dei modi
in cui gli uomini si sono organizzati insieme per produrre, rapportarsi alla natura per
garantirsi la sopravvivenza.
⇒ divisione del lavoro ineguale.
Modi concreti in cui il lavoro viene diviso, modi in cui viene suddivisa la proprietà, e
tecniche di produzione che di volta in volta sono storicamente disponibili ⇒ struttura =
determina le forme di tutto il resto ⇒ sovrastruttura (ambiti delle istituzioni,
rappresentazioni religiose, morale e filosofia)==> non dotati di una storia propria.
“La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, è in primo luogo direttamente
intrecciata all’attività materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale”.
Forza-lavoro degli operai ⇒ merce particolare, di tipo umano. Quando il capitalista acquista
la forza lavorativa dei suoi operai, egli la paga come una merce: pagandola al suo prezzo.
Trattandosi di esseri umani, corrisponde al costo dei beni necessari per la sussistenza e la
riproduzione fisica degli operai.
Il lavoro dell’operaio, da un lato trasferisce il valore di scambio delle materie prime e degli
strumenti a disposizione nelle merci prodotte, ma dall’altro produce più del valore di
scambio corrispondente al prezzo della sua forza lavorativa.
La nozione di classe
Classe= un insieme di individui che si trovano nella medesima posizione all'interno di
rapporti di produzione tipici di un modo di produzione dato.
Ogni società è caratterizzata secondo Marx dalla presenza di classi.
Le classi sviluppano interessi diversi, ed entrano in conflitto per la definizione del potere
all’interno della società. La lotta tra classi per Marx è un dato ricorrente nella storia umana.
Anche all’interno della società dominata dal modo di produzione capitalistico esistono le
classi. All’interno del modo di produzione capitalistico Marx individua principalmente due
classi, i cui interessi sono antagonistici:
● Borghesia ⇒ Capitalisti= proprietari dei mezzi di produzione. ⇒ interesse a sfruttare
il più liberamente possibile la forza-lavoro degli operai. Gli interessi della borghesia
sono ammantati da un’ideologia che giustifica i rapporti esistenti e presenta il
capitalismo come il rappresentante degli interessi universali dell’umanità.
● Proletariato⇒ lavoratori salariati = non posseggono i modi di produzione, e vendono
la forza-lavoro sul mercato. ⇒ interesse a liberarsi dallo sfruttamento. Gli interessi
del proletariato sono raramente noti alla classe operaia. Il passaggio della classe
operaia da uno stato in cui è incapace di riconoscere i propri interessi ad uno in cui li
riconosce, e si organizza di conseguenza, è il passaggio dalla classe di per sé alla
classe per sé: passaggio in cui la classe operaia acquisisce una propria coscienza di
classe. ⇒ passaggio che non si genera automaticamente, si produce nel corso delle
lotte che gli operai intraprendono contro i capitalisti , e attraverso lo sviluppo di
forme di organizzazione entro cui gli operai stessi abbiano modo di elaborare la
propria visione antagonista a quella dell’ideologia.
Il progressivo dispiegamento del modo di produzione capitalistico tende secondo Marx.
Spingere tutte le altre classi entro o a fianco di queste due classi fondamentali.
Classe= soggetto collettivo capace di intraprendere azioni congruenti con i propri interessi:
l’appartenenza di determinati individui a una classe è data immediatamente dalla loro
collocazione entro i rapporti di produzione.
A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in
contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà dentro
i quali tali forze si erano mosse. Questi rapporti si trasformano in loro catene. ⇒ subentra
un’epoca di rivoluzione sociale.
Individuo e società
Marx parla di diverse forme di società, caratterizzate da diverse strutture.
Uomo= essere sociale.gli esseri umani non esistono se non in società. L’individuo isolato
per Marx non è pensabile.
Rapporto tra i sessi= aspetto elementare del rapporto dell’essere umano con un altro essere
umano. Senza di questo, l’umanità non è pensabile. Ma non è neppure pensabile senza un
rapporto degli uomini con la natura: si deve mangiare, si devono riprodurre le condizioni per
la sussistenza entro un ambiente determinato. Gli uomini entrano in relazione tra loro ⇒
società.
I modi di questa relazione mutano nel tempo: producendo quello che è loro necessario, gli
uomini producono in qualche modo anche se stessi: modificano il loro il mondo circostante,
i propri strumenti, le forme della loro convivenza, proprio pensiero e la propria coscienza di
sé, sviluppando una sensibilità e dei bisogni che crescono e si raffinano a mano a mano che
cresce e si affina la capacità di produrre.
Uomo= sociale ⇒ la sua stessa coscienza è prodotta dall’interazione sociale. La base della
conoscenza è il linguaggio = sociale.
“Il linguaggio è antico quanto la coscienza, è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per gli altri
uomini e che dunque è la sola esistente anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge
soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini”.
Società moderna: la divisione del lavoro è molto sviluppata, la forma in cui i prodotti di
questo lavoro diviso si ricongiungono è il mercato= sistema di rapporti astratti, sistema dove
gli individui non scambiano i propri prodotti tra di loro in base a rapporti personali, ma in
base a leggi impersonali, rappresentate a leggi impersonali, rappresentate dai prezzi delle
merci, di fronte al mercato, ciascuno è effettivamente isolato: i suoi rapporti con gli altri
passano attraverso le merci, diviene possibile agli uomini immaginarsi come esseri isolati.
Egli produce come non mai prima,e perviene a un controllo sulla natura di proporzioni mai
neppure immaginate nelle epoche storiche passate: la capacità di godere dei rapporti con gli
altri uomini e la natura, viene meno. Società = potente, il singolo è impotente.
⇒ visione utopica di Marx.
Marx studia il capitalismo e i modi di produzione. Come le diverse società nella storia hanno
fatto fronte alla produzione e distribuzione dei beni. Lo fa con un taglio storiografico ed
anche comprando tra i diversi paesi.
Teorizza con Engels il manifesto del partito comunista. ⇒ manifesto, diventa un riferimento
politico per un'importante fetta dell’elettorato di diversi paesi e per ore tutto il 900.
Spettro del comunismo ⇒ timore che pervade la realtà di allora. E’ tale che tutte le potenze
della vecchia Europa si coalizzano per dare la caccia allo spettro del comunismo. E’ tempo
che i Comunisti espongano le proprie idee, i loro fini. Cristallizza nel manifesto le idee del
comunismo.
⇒ Marx non ha inventato il comunismo.
Mescola studio dei modi di produzione (per la critica dell’economia politica) e attività
politica.
Analizzare i modi di produzione (=modi con cui una società fa fronte all’essenza di adattare
se stessa all’ambiente circostante e fa fronte all’esigenza di produrre dei beni e ci sia
sussistenza dei beni nella società). Marx cerca elementi costanti dei modi di produzione tra
diversi paesi e momenti storici ed estrapola ciò che è costante. Li studia con lo stesso
approccio di durkheim. Guardando empiricamente i fenomeni.
Tutti i modi di produzione sono un insieme che varia di circostanze in circostanza di:
● Mezzi di produzione ⇒ relazioni sociali che hanno luogo attorno ai mezzi di
produzione.
● Rapporti di produzione ⇒ che teoricamente si affermano attorno ai mezzi
⇒ struttura sociale. Ogni società. Oggetto fondamentale di ogni studio sul sociale.
Tutto ciò che va studiato è la struttura della società e i mutamenti storici sono mutamenti
della storia della società.
Storia: non è un flusso di cambiamenti legati al mondo delle idee. Flusso di cambiamenti
legati a come cambiano i rapporti dei modi di produzione. Cambiano i mezzi e i rapporti
attorno ai mezzi.
Storia dell’umanità: storia di lotte nei rapporti di produzione
Divisione del lavoro ⇒ ineguale. Diseguali posizione dei rapporti di produzione
Motore della storia
Proprietà privata dei mezzi di produzione: uno degli elementi che caratterizzano i mezzi di
produzione nel capitalismo.
Accanto alla struttura c’è molto altro. ⇒ sovrastruttura: tutto il resto.
La chiama sovrastruttura perché tutto ciò che è processo sociale (legami tra individui),
politico (organizzazione processi decisionali nello stato- rapporti di potere) e spirituale
(valori) ⇒ la struttura influenza tutto questo.
Produzione delle idee e rappresentazione della coscienza ⇒ direttamente intrecciate alle
relazioni materiali dell’uomo.
Vita vera: modi di produzione.
Primato della struttura sulla sovrastruttura.
Sovrastruttura: funzionale al mantenimento della struttura. Funziona in modo tale da
preservare la struttura.
Compito: Liberare la coscienza degli individui dall’ideologia.
⇒ sociologia critica e pubblica: critica funzionamento società penetrando nel dibattito
pubblico.
Studia il capitalismo da storico. Accidente storico unico, diverso dai processi storici
differenti. Fondato sul capitale. Fatto di materie prime, materiali di lavoro ⇒ tutto ciò che
serve a produrre piu i mezzi di sussistenza ( la forza lavoro è un mezzo di produzione,
mantenimento in vita degli operai). Tutto questo viene impiegato x produzione materia
prime, nuovi mezzi lavoro, nuovi mezzi di sussistenza.
Capitalismo: reinvestimento della produzione. Si produce per produrre ulteriormente.
Capitale: frutto del lavoro e lavoro accumulato ⇒ serve come mezzo per la nuova produzione.
Concetto di alienazione: Marx mette in luce che nella società capitalista, gli individui che
vendono il loro lavoro e che vengono privati del lavoro che hanno venduto vivono una
situazione di alienazione.
In condizione di sfruttamento, il prodotto del mio lavoro è altro da me e di cui non posso
riappropriarmi completamente perché qualcun altro si appropria del mio prodotto. ⇒ stato
di alienazione: sono altro da me.
Marx ha bisogno di spiegare perché gli operai non hanno ancora fatto la rivoluzione e
subiscono l’oppressione della società capitalista.
● Falsa coscienza ⇒ realtà che nasconde loro la realtà (religione come oppio dei popoli,
stato con azione di oppressione…)
Marx dirà che non solo a livello individuale sono alienati e hanno falsa coscienza, ma anche a
livello di classi sociali
● In sé, insieme di individui che occupano la stessa posizione nei rapporti di
produzione).
● per sé: che collericamente prende coscienza della propria posizione e
dell’oppressione, e agisce collettivamente.
⇒ individui sovrastati da falsa coscienza, oppressione…
La critica di quel sistema produttivo unito allo sviluppo di una coscienza collettiva dei propri
interessi può scardinare quell’ordine sociale. ⇒ rivoluzione, si può instaurare un nuovo modo
di produzione.
Il profitto viene dal plusvalore che viene dallo sfruttamento (=plus lavoro). Crescita di
produrre ===> maggiore investimento in macchinari, efficienza e meno nell’acquisto di
lavoro.
Sfruttamento della classe operaia sempre peggiore.
La ricerca del profitto porta prima a maggior pluslavoro poi a maggior produttività ⇒
maggior profitto ma nel lungo, maggior innovazione, più risorse, e caduta tendenziale del
saggio di profitto.
Max weber
● Sistematizza dei concetti che ancora oggi sono usati in sociologia: agire razionale,
burocrazia, razionalizzazione, tipo ideale.
● Allontanandosi dal metodo scientifico delle scienze naturali e avvertendo il bisogno
che la conoscenza sociologica sia oggettiva è costretto a dover porre comunque
l'oggettività non basandosi sul metodo scientifico classico.
Ricostruisce fatti storici in chiave sociale capendo i meccanismi che hanno generato certi
fenomeni.
Marx: idea della scienza e azione politica unite ⇒ risponde dicendo che non fa politica, i suoi
valori non entrano nella sua scienza sociale, essa è oggettiva. ⇒
● Fondamento empirico diverso dal positivismo di durkheim
● Risponde al pensiero di Marx
Per “agire” si intende un atteggiamento umano se e in quanto l’individuo che agisce congiunge ad
esso un senso soggettivo.
Se un uomo lancia una pietra, devo comprendere il senso di quel gesto. L’uomo è un soggetto
che agisce con dei motivi e dei fini.
Weber intende tutte le scienze sociali come scienze comprendenti, che hanno per oggetto
l’agire in quanto comportamento dotato di significato. Differenze tra le varie discipline
scientifiche.
Sociologia: scienza orientata alla generalità ⇒ intende studiare le azioni sociali degli
individui in quello che esse hanno di tipico; deve astrarre da azioni singolari certe
caratteristiche comuni e produrre delle tipologie di fenomeni = tipi ideali.
E’ necessario individuare le cause dei fenomeni. Una spiegazione causale completamente
esaustiva non è possibile per i fenomeni umani. Spiegazione causale significa rintracciare le
condizioni che sono sempre presenti quando essi si manifestano.
Tipi ideali: costruzioni del pensiero, strumenti conoscitivi di cui gli scienziati sociali si
dotano per comprendere il senso delle azioni. Quadro concettuale, ha il puro significato di
un concetto limite ideale, a cui la realtà deve essere commisurata e comparata.
Diverse specie di tipi ideali:
● Tipi ideali determinati da formazioni storiche colte nella loro individualità
● Tipi ideali concetti (es. burocrazia)
● Tipi ideali come tipi di azione sociale
Quattro tipi di agire sociale:
● Agire razionale rispetto allo scopo ⇒ nel quale il soggetto agisce in vista di un fine
determinato, e calcola i suoi sforzi in modo razionale per raggiungere tale fine.
● Agire razionale rispetto al valore ⇒ orientato alla credenza nell’incondizionato valore
in sè di un comportamento in quanto tale, a prescindere da qualunque
considerazione relativa alle conseguenze di tale comportamento. Comprensibile solo
in riferimento ad un valore, rilevante per il soggetto che compie l’azione a
prescindere dalle conseguenze che può comportare.
● Agire affettivo ⇒ legato a un particolare affetto o stato d’animo del soggetto.
● Agire tradizionale ⇒ dettato da un’abitudine acquisita.
Il concetto di capitalismo
La società occidentale moderna ha il suo perno nel capitalismo.
Per weber, un atto economico capitalistico è un atto che si basa sull’aspettativa di guadagno
derivante dallo sfruttare abilmente le congiunture dello scambio, dunque da probabilità di
guadagno formalmente pacifiche. Si basa su aspettative di guadagno formalmente pacifiche
e disciplinate razionalmente e reiterate nel tempo. L’agire economico capitalistico è un agire
specificamente orientato all’aumento costante del capitale.
Capitalismo: sistema economico al cui interno i soggetti agiscono al fine di conseguire un
guadagno in modo formalmente pacifico utilizzando le congiunture dello scambio. Il tipico
soggetto del sistema è il proprietario dell’impresa capitalistica, che dispone di un capitale e
mira ad accrescerlo mediante il conseguimento rinnovato di profitti reinvestiti per procurare
nuovo profitto.
Il capitalismo è organizzato secondo un’organizzazione razionale del lavoro formalmente
libero = utilizzo di lavoratori salariati, giuridicamente liberi, per lo svolgimento delle attività
dell’impresa.
Un agire economico è detto di tipo capitalistico nella misura in cui è orientato a perseguire,
in modo sistematico e continuo nel tempo e formalmente pacifico, u profitto. E il
capitalismo occidentale moderno è un sistema di imprese, collegate tra loro attraverso il
mercato, in cui ogni impresa agisce per conseguire il profitto e organizza le proprie attivià
conformemente a tale scopo in modo razionale.
Un’epoca nel suo complesso può essere definita tipicamente capitalistica se la copertura dei
fabbisogni è talmente orientata in senso capitalistico che, e venisse meno questo tipo di
organizzazione, l’intera copertura del fabbisogno crollerebbe.
⇒ i bisogni si risolvono con il capitalismo.
Rispetto a Marx, è assente il tema dello sfruttamento. La definizione di weber non si basa
sulle caratteristiche dei rapporti di produzione, ma da un lato riporta la formazione del
profitto alla sfera dello scambio, e dall’altro definisce il capitalismo sulla base di un insieme
di caratteristiche che riguardano il senso dell’agire e le condizioni storiche in cui tale agire si
dispiega. ⇒ la denuncia dello sfruttamento dei lavoratori, per weber è una critica morale al
capitalismo, che non ha nulla a che fare con la definizione scientifica.
La definizione di weber comprende anche qualcosa che non è presente nella definizione
marxista: il riferimento al carattere razionale dell’agire capitalistico, cioè alla razionalità
formale del calcolo economico che vi è alla base dell’organizzazione razionale del lavoro.
Razionalità = agire razionalmente rispetto allo scopo.
Perchè il capitalismo potesse svilupparsi, sono stati necessari numerosi fatti storici:
● Disponibilità di un lavoro formalmente libero ⇒ fine della schiavitù e del servaggio
● Sviluppo di mercati aperti
● Separazione tra famiglia e impresa
● Sviluppo di un diritto fondamentale statuito ⇒ consente ai soggetti dell’agire
capitalistico (le imprese) condizioni in cui le norme dettate dal potere politico non
siano soggette a continui mutamenti.
⇒ fattori secondo weber presenti in molte altre epoche e società. La loro combinazione si è
prodotta solo nell’occidente moderno. Mentalità specifica necessaria ad attribuire senso a un
agire come quello capitalistico. ⇒ spirito del capitalismo.
Lo sviluppo del capitalismo, tende a perdere nel suo corso i fondamenti culturali legati
all’etica protestante. Una volta avviato, il capitalismo procede meccanicamente.
Il profitto e il successo professionale vengono perseguiti per se stessi, o alternativamente,
per consentire il conseguimento di qui beni esteriori che l’etica puritana fuggiva come
tentazioni.
Weber non vede alternative plausibili al capitalismo. Nei confronti del socialismo è scettico
⇒ la sociologia di weber è avalutativa.
Etica (sfera dei valori) =oggetto della ricerca delle scienze sociali, ma il lavoro di queste
stesse scienze è scientifico solo nella misura i cui si differenzia dall’etica stessa.
Potere= capacità di un soggetto di produrre degli effetti, ovvero di intervenire con efficacia
sulla realtà. Quando il potere di qualcuno ha direttamente per oggetto altri esseri umani,
possiamo parlare di potere sociale: capacità di un soggetto di produrre effetti su altri. Al suo
interno si situa il potere politico ⇒ coincide con il potere di governo all’interno di un dato
raggruppamento politico . Esso può basarsi meramente sulla forza (il governo si risolve
nell’imposizione di regole che convengono agli interessi o alle convinzioni di alcuni, a
prescindere dagli interessi degli altri) o invocare dei principi di legittimità (le regole si
basano su un criterio condiviso e vengono ritenute legittime).
L’esistenza di un potere legittimo non significa che il ricorso alla forza scompaia.
Laddove il numero o la forza di coloro che vi si oppongono sopravanzino sopra coloro che
sostengono la legittimità del potere dato, emergono conflitti dai quali potrà eventualmente
scaturire un nuovo potere.
La burocrazia
⇒ forma tipica di apparato amministrativo connessa al potere razional-legale. In rapporto
allo stato moderno, la burocrazia consiste in un apparato di individui espressamente
organizzato per l’espletazione di compiti amministrativi: funzionari ⇒ esercitano le funzioni
connesse alla propria carica sulla base di procedure standardizzate e obbedendo a
un’autorità impersonale.
La burocrazia dello stato moderno si fonda su seguenti principi:
● Esistenza di servizi e competenze rigorosamente definiti da leggi o regolamenti
● Gerarchia delle funzioni
● Separazione tra la funzione e l’uomo che la svolge, criterio della non-proprietà
personale della carica.
● Reclutamento dei funzionari sulla base del possesso di una formazione specifica e
sulla base di esami = meritocrazia
● Retribuzione del funzionario mediante un salario erogato dallo stato.
Burocrazia ⇒ + efficiente di altri sistemi quando si tratta di amministrare società ampie e
complesse. = patrimonialismo (caratteristico dell’Europa feudale)
Stratificazione sociale
⇒ modo in cui in una società gli individui e i raggruppamenti di individui sono differenziati
e ordinati gerarchicamente.
In Marx, la nozione di classe è cruciale nell’analisi della stratificazione sociale. ogni società è
divisa in classi.
Per weber in ogni società coesistono diversi ordinamenti:
● Economico ⇒ la nozione di classe è centrale. Una classe per weber è un insieme di
individui che condivide possibilità analoghe di procurarsi dei beni economici.
Possibilità pari di accedere ai servizi. Nella società occidkentale moderna, la classe si
definisce specificamente in relazione al mercato. Appartengono alla stessa classe
individui che hanno possibilità tipicamente simili di situarsi sul mercato in base al
possesso o al non possesso di beni. ⇒ interessi economici simili.
● Culturale⇒ la stratificazione si esprime attraverso i ceti. Weber definisce situazione
di un ceto un effettivo privilegio positivo o negativo nella considerazione sociale.
Esso può essere fondato sul modo della condotta della vita, sulla specie
dell’educazione ricevuta, sul prestigio derivante dalla nascita.
● Politico⇒ si realizza nelle forme degli apparati politici e amministrativi di un gruppo
sociale, cioè nelle cariche che vi si possono ricoprire.
In ognuno di questi ordinamenti la stratificazione si presenta secondo criteri differenti.
Nella società a lui contemporanea, l’agire razionale rispetto allo scopo dilaga. ⇒
razionalizzazione della società.
Capitalismo:
● Per i puritani ⇒ modo pieno di senso di stare al mondo
● Per noi ⇒ gabbia d’acciaio, condizione in cui dobbiamo comportarci da capitalisti, i
beni esteriori hanno una forza sempre più grande nella storia. Rischia di diventare un
ordine morale che ci sovrasta = gabbia d’acciaio (simile a Marx, il quale parla di
motore vorticoso).
Gli individui sono gerarchicamente ordinati in modi che non sono automaticamente il
riflesso dell’altro. Multidimensionalità della stratificazione sociale. ⇒ disuguaglianze.
Non si pone la questione del genere come ulteriore forma di stratificazione nella società =
altri tempi.
Autore fondativo
Georg Simmel
Sociologo asistematico. Si concentra sullo studio della modernità = diffusione di cure
sanitarie, prestazioni sociali, opportunità di istruzione…
Periodo di pace prolungata ⇒ elemento che incide sul benessere della modernità.
Costante possibilità di avere incontri con tecniche nuove e scoperte scientifiche, deriva
dall’innovazione continua della modernità.
⇒ c’è più tempo per pensare, esiste il tempo libero che riguarda molti più individui. ⇒ si
sviluppa un’autocoscienza della civiltà occidentale diversa, si vive una trasformazione che
altre civiltà incontreranno in futuro.
Si accompagna a delle riflessioni sull’ambivalenza della modernità (Nietzsche). Concentrato
sugli elementi di tensione che caratterizzano la modernità.
Contemporaneo di Weber.
Simmel si focalizza su tutto ciò che è cultura, la dimensione culturale.
Asistematico
Vuole descrivere le caratteristiche della modernità. Le persone hanno una coscienza
maggiore riguardo il loro posto nel mondo.
Focus sulle interazioni sociali nella ambivalente modernità con attenzione alla vita
quotidiana.
Non mira a un quarto teorico unitario, cerca connessioni con sguardo curioso sul mondo che
vive.
“La mia eredità assomiglia a denaro contante, che verrà diviso tra molti eredi”
La società= ciò che si vede quando un insieme di individui interagiscono se guardiamo alla
giusta distanza.
esiste da una prospettiva che prende la distanza dagli individui e le loro relazioni di
reciprocità che si sono consolidate nel tempo (=sociazione)
La società vincola gli individui, imponendo la cooperazione (forte tensione della modernità
dell’individualismo delle differenze) individui consapevoli della propria unicità (diseguale) e
volti a massimizzare la propria realizzazione
Non c’è supremazia della società, nessuna reificazione della società, nessun giudizio
normativo o diagnosi chiusa.
Simmel è il sociologo della modernità= non solo guardare alla struttura economica
capitalistica, ma guardare anche a me gli individui vivono la modernità. ⇒ è fondamentale
l’ambivalenza e tensione individuo e società.
Concetto chiave: reciprocità delle influenze ⇒ le influenze dell'azione sono sempre
bidirezionali. Questo lo porta a un livello più ampio: nel mondo sociale non esiste una
causazione lineare. Ci sono costanti costellazioni di corrispondenze tra le varie parti del
sociale ⇒ portano il mondo sociale ad elementi in continua tensione e interazione. (Modo di
pensare molto lontano da quello di Durkheim).
“La sociologia si occupa di descrivere le forme che le relazioni di reciprocità assumono in
situazioni e tempi differenti, solidificandosi nelle grandi istituzioni, o rimanendo effimere
come nelle relazioni più fuggevoli”.
Grandi istituzioni: forme di interazioni tra individui che nel tempo si sono consolidate
abbastanza da diventare modelli di comportamenti prevedibili.
Sociologia formale: studio delle forme storiche, descrive le forme che si sono consolidate,
cristallizzate di sociabilità.
(Diverso da weber).
Simmel non dà dei giudizi di valore, si limita a descrivere gli elementi della tensione. ⇒ per
questo è molto vicino a weber.
Le forme e la vita
La vita è un fluire incessante e una produzione di forme in cui questo fluire si fissa. Si tratta
di forme di relazione, istituzioni, simboli, idee, prodotti della vita economica ed opere
artistiche: la cultura, sia nel suo aspetto materiale che in quello linguistico ed espressivo. La
loro oggettività, prodotto della vita, si contrappone al carattere fluido della vita stessa. Il
mutamento culturale è prodotto di questa tensione.
⇒ dinamismo della cultura.
Tragedia: la vita stessa non può essere compresa che sulla base di simboli, categorie o
raffigurazioni che, nella misura in cui costituiscono una fissazione della vita stessa, le si
contrappongono inevitabilmente, o la riducono, e mancano così di afferrarla, condannandosi
al proprio superamento.
Ciò che vediamo del mondo è sempre di meno di quanto sarebbe possibile vedere, e ogni
visione è destinata ad essere sostituita da altre. Un sapere esaustivo è impossibile per
definizione.
⇒ asistematicità della sociologia di Simmel. Ogni pensiero da forma al mondo secondo una
prospettiva: ma infinite prospettive sono possibili, la pretesa di una completezza sistematica
è un’illusione.
I processi che Simmel descrive non vengono mai intesi come espressione di una tendenza
unidirezionale: se in certi ambiti della vita si manifestano come tendenze, è probabile che in
altri ambiti si manifestino tendenze contrarie. ⇒ crescente anonimità delle relazioni in
pubblico convive con l’importanza crescente di relazioni fortemente personalizzate come
l’amicizia o l’amore.
È l’altra faccia della libertà che a volte non ci si senta da nessuna parte così soli e
abbandonati come nel bruchilio della metropoli: qui come altrove, non è detto affatto che la
libertà dell’uomo si manifesti come un sentimento di benessere nella sua vita affettiva.
● Spirito oggettivo: cultura oggettiva nei prodotti dell’uomo
● Spirito soggettivo: si manifesta nella cultura di un soggetto. Ciò che questi sa per
averlo imparato, per averlo vissuto o per averlo elaborato personalmente. La cultura
dei soggetti dipende da quella oggettiva. Non esiste se non entro un individuo
concreto.
⇒ sproporzione tra questi due poli dello spirito.
La moda
I tratti dell’eccentricità della ricerca ossessiva di segni distintivi sono caratteristici di un
tentativo di costruzione di una personalità che tende a svuotarsi di senso.
Simmel si limita a registrare la contraddittorietà e l’ambivalenza dei processi che si
manifestano.
Il cittadino è un uomo blasè nelle metropoli⇒ ha già visto tutto, è difficile stupirlo.
Indifferenza, noia, scetticismo.
“Attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose… il significato e il valore
delle cose stesse sono avvertiti come irrilevanti”.
Al blasè tutto appare di un colore uniforme, grigio. Ma questo stato d’animo è il fedele
riflesso soggettivo dell’economia monetaria.
Analisi della moda: tipica espressione caduca e rapidamente transitoria della modernità.
Forma di individualità nella modernità
Gli individui sono consapevoli della propria individualità e si sentono padroni delle proprie
scelte, al contempo sono parte di una massa indistinta. ⇒ concentrazione di individui nelle
città e individualismo qualitativo confliggono nell’esperienza dei soggetti: si afferma la
moda = strumento con cui l’individuo manifesta agli altri la sua individualità.
La moda è un meccanismo superficiale di distinzione dagli altri, ma anche imitazione di un
gruppo.
Moda: tensione individuale all’affermarsi e manifestazione di appartenenza a un gruppo. Gli
stessi gruppi manifestano dei canoni di appartenenza.
⇒ modo per fare mobilità sociale apparente: promuoviamo noi stessi verso un gruppo sociale
verso cui tendiamo. ⇒ ceti. (Per Marx sovrastruttura e ideologia).
Paradosso di autonomia e obbedienza dell’individuo: si esprime il proprio io obbedendo a
dettami esterni.
Paradigma: condivisione da parte dei ricercatori di una prospettiva. Certo modo di studiare
un oggetto che i ricercatori condividono. Paraocchi che gli scienziati indossano, gli fa vedere
una porzione di realtà, mostrandogli alcuni fenomeni e non altri. Visione distorta di una
realtà, condivisa.
Thomas kuhn ha deciso di chiamare paradigmi scientifici quegli assunti di base di natura
teorica e metodologica sulla base dei quali una omunità scientifica sviluppa un consenso
storicamente accettato da tutti o quasi i suoi membri.
⇒ fase di scienza normale.
Durante le rivoluzioni scientifiche si creano nuovi paradigmi.
Nelle scienze sociali questo modello è difficilmente applicabile: pluralità di paradigmi in
competizione tra loro, quando uno di essi tende a prevalere, la sua egemonia è solo parziale e
temporanea.
4 paradigmi:
1. Ordine ⇒ società è un sistema sociale organico, parti interconnesse che lavorano in
relazione l’una all’altra (funzionalista = durkheim). Hobbes postulò un patto di
soggezione mediante il quale gli uomini, sottoponendosi all’autorità coercitiva dello
stato, erano riusciti a controllare la loro natura egoistica e violenta che altrimenti
avrebbe condotto alla disgregazione della società. Adam Smith vide nel mercato che
regola gli scambi l’elemento connettivo capace di tenere insieme individui e gruppi
che perseguono interessi diversi. L’ordine sociale deve trovare fondamento in
qualche meccanismo o processo che operi nella struttura interna dell’organismo
sociale. ⇒ organismo: i modelli organicisti della società sono una delle prime
proposte di soluzione del problema dell’ordine avanzate nell’ambito sociologico. Per
spencer e Comte la società è concepita come un organismo le cui parti sono
connesse tra loro attraverso una rete di relazioni di interdipendenza. L’equilibrio
che si genera è dinamico ⇒ sottoposto a un continuo processo di evoluzione che va
dal semplice al complesso, dall’omogeneo all’eterogeneo. Il motore del processo è la
competizione tra le specie, la quale seleziona coloro che hanno maggiore capacità di
adattamento alle trasformazioni, generando nuovi organismi e nuove funzioni, con la
conseguenza di innestare processi di differenziazione e di divisione del lavoro. Da
Spencer in poi la divisione del lavoro è diventata una questione centrale. Per Simmel
produce differenziazione sociale = fa in modo che l’eterogeneità tra gli appartenenti.
Una società genera le basi per l’individualizzazione tipica della modernità. Gli esseri
umani, sempre più diversi gli uni dagli altri, devono fare affidamento sugli altri per
soddisfare le proprie esigenze, sviluppando dei rapporti di interazione reciproca,
diretta o indiretta attraverso la mediazione del denaro ⇒ la diversità estende e
approfondisce le relazioni di interdipendenza. Nella modernità l’ordine sociale cresce
spontaneamente dall’interno, la società è possibile perchè perchè non è possibile fare
a meno di quella e te di interdipendenza che lega individui sempre più diversi.
Durkheim trova un nesso profondo tra forme della divisione del lavoro e forme di
solidarietà sociale. Nella società dove la divisione del lavoro è scarsa e le unità che le
compongono sono poco differenziate tra loro, ciò che unisce è un vincolo di
solidarietà fondato sulla credenza in una comune origine. Il vincolo di solidarietà
appare originarsi dall’esterno, in una credenza sacrale o religiosa. ⇒ solidarietà
meccanica. Nelle società moderne, dove prevale la divisione del lavoro, il vincolo di
solidarietà è interno, è fondato sui nessi di interdipendenza tra le varie funzioni e
professioni svolte da individui e gruppi sociali. ⇒ solidarietà organica. Per Tonnies i
termini “organico” e “meccanico” hanno significati diversi da quelli attribuiti da
durkheim. Organica è la comunità, che emerge in forme embrionali in seno alla
famiglia nei rapporti tra la madre e il bambino. Sono rapporti improntati a intimità,
riconoscenza, condivisione di linguaggi, significati,abitudini, spazi, ricordi ed
esperienze comuni. Nella società gli individui vivono isolati, o in tensione gli uni con
gli altri. La società è una costruzione artificiale e convenzionale, composta da
individui separati, ognuno dei quali persegue il proprio interesse personale. Essa
entra in gioco solo come garante del fatto che le obbligazioni che i contraenti hanno
reciprocamente assunto verranno onorate.
2. Struttura ⇒ coordinate sociali che guidano l’azione-concezione olistica. Ogni
individuo nasce in un mondo sociale preformato, cresce in un determinato ambiente ,
assume valori, credenze, visioni del mondo, modi di pensare e abitudini che vigono
nella società in cui è nato e nell’ambiente specifico in cui vive. La libertà
dell’individuo rimane confinata nei limiti ristretti consentiti dalla struttura sociale.
Tutte le volte che imputiamo alla società le cause del comportamento di un individuo
o gruppo seguiamo un approccio che parte dalla struttura sociale per arrivare
all’individuo. I modelli di spiegazione usati da Marx e durkheim sono classificabili
nell’ambito della struttura. Quando Marx parla di sfruttamento dei lavoratori salariati
da parte dei capitalisti ⇒ la posizione che occupano nella struttura sociale impone
agli uni di fare tutto il possibile per accrescere i profitti e ali altri di vendere la
propria forza lavoro a un prezzo che garantisce a loro appena la sopravvivenza.
Durkheim teorizza esplicitamente che la società viene prima degli individui, che i
fatti sociali possono essere spiegati solo da altri fatti sociali e che non è possibile
partire dal comportamento egli individui. Durkheim mostra che nel suicidio operano
cause sociali ⇒ possono spiegare come in certe condizioni sociali, che riducono il
livello di integrazione di un individuo nelle reti di rapporti sociali, aumenti la
probabilità che egli giunga alla decisione di togliersi la vita. Anche le teorie
funzionalista che operano come modello di spiegazione di tipo strutturale: le parti
sono spiegat in relazione alle funzioni che svolgono per il tutto. Teoria dei ruoli ⇒
spiega il comportamento degli individui in base alla posizione che occupano in uno
dei sottoinsiemi che compongono il sistema sociale. Ruoli= strutture normative che
determinano le aspettative, vale a dire l’insieme dei diritti e doveri nei confronti di
chi occupa una determinata posizione sociale. ⇒ è la società che spiega gli individui
e non viceversa. La struttura sociale seleziona e forma gli individui adatti a ricoprire
quei ruoli e occupare quelle posizioni. ⇒ il paradigma strutturale riflette una
concezione olistica del sociale, concepisce la società come l’unità prioritaria di
analisi e gli individui come veicoli attraverso i quali la società si esprime.
3. Conflitto ⇒ ordinamenti sociali provvisori e conflitti tra gruppi come norma. Per
Marx in ogni società i rapporti sociali fondamentali sono quelli che si instaurano
nella sfera della produzione e distribuzione dei beni e servizi che servono alla
società stessa per funzionare e riprodursi. ⇒ struttura di classe. Rapporti di dominio
e sfruttamento e intrisecamente conflittuali in quanto gli interessi delle classi
contrapposte sono inevitabilmente antagonistici. Le idee religiose, filosofiche,
politiche, istituzioni giuridiche svolgono una funzione ideologica = sovrastruttura. La
storia è stata fino ad ora lotta di classe. Il conflitto di classe è la grande forza della
storia, il motore del mutamento sociale di una società senza classi. Per weber il
conflitto non si riduce alla lotta di classe: le poste in gioco intorno alle quali si
mobilitano gli interessi in conflitto sono molteplici. Le varie sfere non sono isolate
una dall’altra, ma sono reciprocamente connesse, anche se ognuna mantiene una
relativa autonomia. I conflitti che si manifestano in una sfera si ripercuotono e
possono estendersi anche alle altre, senza però che tra le varie sfere possano stabilirsi
rapporti di determinazione unilaterali. ⇒ tesi weberiano sulle origini protestanti
dello spirito del capitalismo. Il conflitto in questo caso nasce nella sfera religiosa e su
un terreno teologico e morale. Il conflitto per weber non è una condizione patologica
della società, ma la sua situazione normale. Esso conduce alla creazione di strutture
istituzionali (weber li chiama ordinamenti sociali) che esprimono rapporti di forza
che si sono provvisoriamente consolidati e che svolgono la funzione di regolazione
del conflitto. Ogni assetto istituzionale è solo provvisoriamente stabile, prima o poi
coloro che sono interessati al suo mantenimento si contrapporranno a quelli
interessati alla sua trasformazione. Non c’è in weber, al contrario di Marx, un esito
finale dove i conflitti si placano e regna l’armonia. Il conflitto genera sia ordine sia
mutamento. La società= insieme di istituzioni e conflitti che si intrecciano su piani e
sfere diverse. Gli attori sociali si muovono in questo spazio dovendo scegliere
continuamente da che parte stare. Scelta ⇒ tra paradigma dell’azione e della
struttura.
4. Azione⇒ società fatta di individui con spazi di manovra, libertà, azione. Spazio di
agency degli individui. A weber si attribuisce di aver posto i fondamenti. I principi di
questo paradigma sono due: a) i fenomeni macroscopici devono essere ricondotti alle
loro cause microscopiche (azioni individuali); b) per spiegare le azioni individuali
bisogna tenere conto dei motivi legati agli attori. In riferimento a questo paradigma
si parla di individualismo metodologico. Ad esso viene attribuito un significato
logico: non si possono imputare azioni a entità astratte o ad attori collettivi di cui si
ipostatizza l’unità. Attore collettivo= concetto di agency ⇒ un ente che agisce
attraverso gli individui, ma è dotato di una propria volontà e capacità di azione
indipendente dalla volontà e capacità degli individui che la esprimono. Per spiegare
un’azione bisogn tenere conto dei motivi dell’attore= senso intenzionato. Bisogna
mettere in atto un processo di comprensione. L’attore si muove sempre in situazioni
che comportano vincoli e condizionamenti, ma non si riduce mai ad essere un
burattino mosso da forze esterne che non è in grado di controllare. Gli esseri umani
non sono del tutto trasparenti a se stessi (non sanno dare ragioni plausibili dei loro
comportamenti) e spesso si autoingannano su quali sono le vere ragioni delle loro
azioni. Secondo weber, la comprensione raggiunge il massimo grado di evidenza nel
caso delle azioni razionali. La razionalità di cui parlano gli economisti si riferisce a
una nozione ristretta del concetto: riguarda solo la razionalità strumentale/teologica
che weber distingue dalla razionalità rispetto al valore. Il primo tipo di razionalità si
riferisce a quelle forme di comportamento orientate intenzionalmente verso uno
scopo; il secondo tipo riguarda i comportamenti conformi a scelte valutative che
l’attore ha adottato come criteri assoluti di orientamento dell’azione, a prescindere
dall’ conseguenze. Razionali rispetto allo scopo sono quelle che si realizzano nello
scambio di mercato in cui gli attori coinvolti perseguono un obiettivo di
ottimizzazione. Razionale rispetto al valore è ad esempio, il comportamento del
militante pacifista che si rifiuta di indossare le armi. L’uomo non è un essere
razionale, ma è un essere capace di agire razionalmente, ogni sua azione concreta
può avvicinarsi o discostarsi dal modello dell’azione razionale ed essere quindi
interpretabile e spiegabile causalmente alla luce dei motivi che possono averla fatta
convergere verso o deviare da tale modello.
Nonostante molteplicità di paradigmi abbiamo un lessico e una grammatica comune per
studiare i processi fondamentali del tessuto sociale.
Modi diversi di fare sociologia a causa di vari padri fondatori. Approcci diversi.
Boudon dice che l’unica sociologia che conta è l’analisi sociologica. ⇒ weberiano.
Se invece che uno solo, l’attenzione viene posta su due o più attori si parla di relazione e
interazione sociale.
● Relazione sociale= due o più individui che orientano le loro azioni. Essa può essere
stabile e profonda, o transitoria e superficiale. E’ spesso cooperativa= orientata a
raggiungere fini considerati comuni o almeno compatibili, mossa da sentimenti
amichevoli, interessi pratici anche diversi che si sono adattati dopo una
contrattazione, dal senso del dovere. Anche il conflitto (riguarda azioni orientate dal
proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e la resistenza altrui) può
costituire una relazione sociale.
● Interazione sociale= due o più persone in relazione tra loro agiscono reagendo alle
azioni degli altri. Si realizza, si riproduce e si cambia nel tempo il contenuto di una
relazione. Processi di interazione= elementi base per la definizione dei gruppi.
Gruppi formali= regole precise sui requisiti, sulle procedure per l’ammissione e sui
comportamenti da tenere per continuare a far parte del gruppo.
⇒ criteri taciti nei gruppi informali= la frequenza dell’interazione, la definizione di
appartenenza da parte dei membri e la definizione da parte di altri possono coincidere o no,
a seconda delle circostanze. Per un certo periodo, alcuni possono non frequentare il gruppo,
avendo perso interesse alla partecipazione, ma se non vengono formalmente esclusi è
possibile una facile ripresa della partecipazione in circostanze mutate. La definizione dei
confini di un gruppo è sempre relativa alla situazione.
Carattere importante del gruppo: grado di completezza = si riferisce al rapporto tra membri
che fanno effettivamente parte del gruppo e persone che hanno i requisiti richiesti per
l’appartenenza. Un grado crescente di completezza tende ad aumentar la capacità di
influenza sociale del gruppo.
Bisogna diffidare delle categorie residue= concetti che sono espressi solamente per
differenza. I concetti, per essere analiticamente utili e per non nascondere aspetti della
realtà, vanno sempre costruiti in positivo.
● Candidati appartenenti ⇒ il gruppo costituisce un gruppo di riferimento: essi ne
condividono i fini e sentono di poter accettare le sue regole, hanno criteri di
valutazione simili a quelli dei membri.
● Uomo marginale ⇒ il gruppo è un gruppo di riferimento, ma la allegoria individua
figure che si sono staccate da un gruppo di appartenenza, del quale non condividono
più obiettivi e regole, senza che esistano condizioni per essere ammessi nuovamente.
● Membri potenziali ⇒ coloro ai quali il gruppo deve rivolgere la sua propaganda e
attenzione se desira aumentare la propria completezza.
● Non membri neutrali ⇒ insieme, in genere relativamente grande, di ci è sullo sfondo
sociale del gruppo.
● Non membri autonomi ⇒ pericolosi per il gruppo, sono per questo segno di
debolezza, ne impediscono la completezza. Rifiutano di partecipare al gruppo.
● Non membri antagonisti ⇒ il rifiuto motivato del gruppo è anche l’espressione di
norme e valori contrari.
Proprietà strutturali
Forme durevoli di interazioni = possibili quando il comportamento delle persone è
reciprocamente prevedibile e atteso. Ruolo ⇒ insieme dei comportamenti che in un gruppo
tipicamente ci si aspetta da una persona che del gruppo fa parte.
Il contenuto dei ruoli cambia da cultura a cultura, da un’epoca all’altra, ma resta il fatto che
nella famiglia è individuabile un insieme di ruoli tipici.
Esistono norme di comportamento che valgono per i membri del gruppo e che regolano i
loro rapporti.
Rilevare un insieme di ruoli differenziati, relativamente stabili e fra loro collegati, è il modo
più semplice di descrivere la struttura di un gruppo.
In un gruppo sociale i ruoli possono essere più o meno differenziati. Spesso un gruppo
grande è anche a grande differenziazione dei ruoli, ma non necessariamente, perchè la
differenziazione dipende anche dalla densità sociale = concentrazione spaziale delle persone
e dal volume delle loro interazioni: quanto più aumentano le dimensioni e la densità sociale
tanto più è probabile riscontrare una differenziazione dei ruoli.
Durkheim ⇒ distingue tra società segmentali (ruoli simili) e società a divisione del lavoro
(=moderne e industriali).
Due tipi formali importanti:
● Ruolo specifico⇒ insieme di comportamenti limitato e precisato
● Ruolo diffuso ⇒ comportamenti attesi sono un insieme più ampio e meno definito. Il
ruolo di un negoziante che gestisce una bottega da solo è più diffuso di quello di un
commesso di un supermercato: il primo, oltre che vendere, deve comprare, deve
vendere, tenere i conti, pulire il negozio, ed è dunque insieme venditore, compratore,
contabile, addetto alle pulizie, il secondo è solo venditore.
Un individuo ha diversi ruoli: può essere figli, fratello, genitore, operaio… possiamo
distinguere gli individui a seconda che impegnino il comportamento di tutti o quasi i ruoli di
un individuo.
Il concetto di ruolo si può declinare secondo i diversi paradigmi.
I ruoli sono definiti in modo diseguale in base a delle caratteristiche: il genere è un esempio.
Nel video, durante la giornata è un entrare e uscire da ruoli diversi ⇒ conciliazione lavoro,
famiglia. Deve essere mamma, moglie, professionista, gestione domestica, attenta sulle cose
più frivole, tenersi in forma.
Interagire socialmente è una grande fatica.
Agire coerentemente con i propri ruoli fino a quando non entra in gioco la devianza.
Ruoli che sono fatti di prescrizioni, non neutrali rispetto ad altri ruoli e sono costantemente
rinforzati da chi partecipa alle situazioni.
⇒ fare una cena con persone amiche c’è spazio per comportamenti più personalistici e
informale. Nella cena formale si rispettano i ruoli e ci si comporta come gli altri si aspettano.
● Gruppi totalitari= es. carcere ⇒ tutti i ruoli di una persona carcerata sono interni al
carcere.
● Gruppi segmentali= es. scuola ⇒ il ragazzo non è solo studente.
● Gruppi primari = di piccole dimensioni, a ruoli diffusi, con contenuti affettivi e
molto personalizzati.
● Gruppi secondari = più grandi dimensioni, ruoli specifici, relazioni più fredde e
spersonalizzate.
● Gruppi formali= basati su un regolamento esplicito in vista di certi scopi
● Gruppi informali = formati in modo spontaneo e senza che siano state fissate regole
precise per il suo funzionamento.
Potere e conflitto
Potere ⇒ energia sociale di cui un attore dispone nel condizionare l’azione di un altro.
Fenomeno di relazione.
Weber ⇒ il potere è la possibilità di trovare obbedienza ad un comando che abbia un
determinato contenuto. A ogni rapporto di potere corrisponde anche un interesse
all’obbedienza da parte del soggetto più debole. All’espressione di un potere anche forte
corrisponde una capacità più o meno grande di condizionarne gli obiettivi, le modalità e le
conseguenze.
Weber parla anche di potere legittimo o autorità= relazioni nelle quali sono previsti diritti di
dare ordini e doveri di ubbidire, considerati legittimi da entrambi gli attori.
Legittimazione del potere ⇒ modo di incanalare l’energia per i bisogni del funzionamento
della società. Relazioni di autorità sono formalmente previste in tutti i gruppi secondari e si
trovano egualmente in gruppi primari come la famiglia. I genitori esercitano autorità sui
figli in modo diffuso, perché diffuso è il loro ruolo. Un capoufficio esercita autorità in modo
specifico.
Gli attori possono andare al di là degli ambiti della legittimazione: esempio un capo ufficio
può pretendere favori personali da un impiegato. I soggetti possono anche cercare di
cambiare i criteri della legittimazione. ⇒ l’energia si libera e si produce conflitto. ⇒ riguarda
azioni orientate dal proposito di affermare la propria volontà contro la volontà e resistenza
altrui. Per quanto riguarda i gruppi, all’interno di questi è normale, inscindibilmente legato
alla cooperazione, ma un certo grado di conflitto interno e con altri gruppi può anche essere
considerato essenziale per la loro formazione e persistenza. A seconda delle circostanze e dei
suoi modi, il conflitto può distruggere una relazione sociale o un gruppo.
● Il conflitto contribuisce a stabilire e mantenere i confini del gruppo ⇒ attraverso il
conflitto, i soggetti di un gruppo acquistano o conservano facilmente la
consapevolezza della loro identità e particolarità, mentre in assenza di conflitto ciò
potrebbe non verificarsi o verificarsi in maniera debole. (Es. relazioni tra gruppi
etnici, politici, religiosi, fra diverse scuole scientifiche, fra gruppi formati su base di
appartenenza di classe, che Marx chiamava “classi di per sè”. Sumner parla di ingroup
(gruppo di appartenenza), e ostilità nei confronti di specifici altri (out-groups).
● I gruppi che richiedono un impiego totale della personalità sono capaci di limitare i
conflitti, ma se questi esplodono, tendono a essere di particolare intensità e anche
distruttivi delle relazioni di gruppo. Queste relazioni sono tipiche delle diadi e in
generale in gruppi primari come la famiglia. Il forte investimento affettivo è
caratteristico di queste relazioni, ed è tale forza a controllare le possibilità di
conflitto. Se però questo si innesca, mette in gioco i forti investimenti della
personalità e tocca una pluralità di contenuti, essendo i ruoli in questione di tipo
diffuso. (Le liti di famiglia possono condurre a rancori implacabili). E’ del tutto
normale che marito e moglie litighino su dove andare in vacanza, non per questo
salterà il matrimonio , e se dovesse succedere on sarà dipeso essenzialmente da
questo, diversa è una divergenza incolmabile sulla decisione di avere figli.
● Il conflitto con altri gruppi aumenta la coesione interna ⇒ il nemico alle porte fa
dimenticare i dissidi interni, il richiamo alla lotta induce spirito di collaborazione e
anche di sacrificio in nome del gruppo. Se però nel gruppo esisteva una scarsa
solidarietà sociale, la spinta all’unità può non essere sufficiente e determinarsi la sua
disgregazione. Un gruppo che si continuamene in lotta con altri deve controllare con
cura i comportamenti dei suoi membri e tende per questo a divenire intollerante al
suo interno, perchè non può sopportare deviazioni dall’unità. Ciò può comportare
che esso assuma il controllo di molti ruoli delle persone che ne fanno parte,
diventando di tipo totalitario. La proprietà esaminata vale anche nella circostanza
particolare in cui, per ottenere coesione, il nemico sia inventato= capro espiatorio ⇒
membro del gruppo al quale si da sempre la colpa se qualcosa non funziona, per fare
in modo che altri non litighino seriamente; le minoranze etniche sono state spesso
nella storia capro espiatorio per le società che le ospitavano, subendo feroci
repressioni. Può accadere anche che un gruppo il quale abbia sconfitto un nemico ne
inventi un altro per poter sopravvivere. Per quanto siano previste regole precise e
puntuali, non è mai possibile una relazione completamente regolata e controllata in
termini di autorità. Si apre un campo di conflitti, parte normale dell’interazione
all’interno di ogni gruppo.
● Il conflitto può generare nuovi tipi di interazione fra gli antagonisti. Una lite per un
giocattolo fra due bambini che non si conoscono è spesso la prima mossa di un
successivo stabile rapporto di gioco d’amore e d’accordo. L’adattabilità in questo
senso di un gruppo sociale dipende dalle forme in esso previste e accettate di
espressione dei conflitti. Se un gruppo tollera i conflitti al suo interno, prevedendo
regole e procedure per la loro espressione, allora è probabile che i conflitti diano
luogo a progressivi adattamenti della sua struttura, assicurandone la persistenza
attraverso una continua modificazione delle forme di interazione. Gruppi a struttura
rigida possono reggere nel tempo reprimendo i conflitti; quando però questi si
accumulano ed esplodono, allora è anche probabile che i gruppi si disgreghino.
Il comportamento collettivo
⇒ insieme di individui sottoposti a uno stesso stimolo, che reagiscono ed interagiscono tra
loro in situazioni senza sicuro riferimento a ruoli definiti e stabilizzati.
Tre tipi tra i più importanti di comportamento collettivo:
● Panico ⇒ reazione collettiva spontanea. La sensazione di pericolo immediato si
associa alla percezione che ci sono poche vie di uscita e che queste si stanno
chiudendo, in una situazione in cui mancano precise informazioni su come le cose si
evolvano. Si innescano allora comportamenti irrazionali e asociali. L’individuo tende
a reagire guardando solo se stesso e vedendo gli altri piuttosto come avversari che
come possibili amici. Comportamenti individualistici (negazione di relazioni sociali).
● Folla ⇒ insieme di persone riunite in un luogo, reagiscono a uno stimolo sviluppando
umori e atteggiamenti comuni, ai quali possono seguire forme di azione collettiva.
Essa può esprimere comportamenti violenti, ma anche pacifici e gioiosi. Aspetti
razionali del comportamento sono presenti nella formazione della folla insieme ad
altri non controllati razionalmente, come la facile diffusione di voci, o la semplice
espressione di sentimenti. Atteggiamenti e comportamenti solidaristici ⇒ folla
espressiva: radunamenti e comportamenti inconsueti come balli, canti, sbornie,
espressione comune di una gioia, dolore… folla attiva: attenzione e sentimenti degli
individui sono orientati all’esterno, su persone o cose definite, che diventano
l’obiettivo di azioni in genere conflittuali e a volte violente. (Es. manifestazione
spontanea contro l’arresto di un dissidente politico). Le persone si rafforzano in un
atteggiamento ricevendo in risposta dagli altri lo stesso stimolo, per esempio la
paura= reazione circolare
● Pubblico ⇒ insieme di persone che si confrontano con uno stesso problema, hanno
opinioni diverse su come affrontarlo e discutono fra loro a questo riguardo. La
differenza con la folla è che il pubblico esprime più opinioni e atteggiamenti, mentre
la folla ne esprime uno solo. Forma delle opinioni. Un messaggio riceve una risposta
con contenuto diverso= interazione interpretativa. Un problema avvertito come
urgente polarizza su due opinioni. I pubblici si formano in società dove è normale
che chi governa o decide, debba essere orientato dall’opinione pubblica. In società
totalitarie, le folle e le dicerie tendono a sostituire i pubblici.
Esempi di azione sociale: salutare con un cenno.
Interazioni ripetute, si cristallizzano in relazioni sociali.
Relazione sociale: genitore-figlio ⇒ fatto sociale. Avventori dello stesso bar.
Gruppi sociali: individui che interagiscono tra loro, interazioni cooperative con continuità
(altrimenti folla) e schemi di interazioni prestabiliti. Non sono categorie sociali.
⇒ famiglia, associazione, sindacato, azienda ecc.
rituali consolidati (in famiglia a capotavola si siede x…).
Com’è possibile l’interazione nei gruppi sociali? ⇒ deve esserci una definizione di quella
situazione e che sia definita consensualmente. (Esempio: squid game). Un gruppo sociale
esiste e c’è una definizione della situazione che è condivisa.
La definizione della situazione è necessaria e cruciale per dare senso all’agire.
Cambiando la definizione della situazione, gli attori sociali non riconoscono più quale sia il
senso.
Thomas: “una definizione definita dagli attori, anche se non vera, sarà vera nelle sue conseguenze”.
Merton: profezia che si autoadempie.
Teoria dell’etichettamento + effetto Pigmalione.
Per agire: sapere cosa fare e cosa è corretto fare, cosa ci si aspetta da noi. Osa è coerente fare
in quella situazione = insieme delle aspettative che gli altri hanno su di noi, per ottenere i
miei fini. ⇒ avere un ruolo.
Gruppo sociale = insieme di persone tra loro in interazione con continuità secondo schemi
relativamente stabili, le quali si definiscono membri del gruppo e sono definite come tali da
altri. Lo schema di interazione deve svolgersi su base di relazioni cooperative. Episodi di
conflitto sono frequenti nei gruppi, divergenze di opinioni e interessi si scontrano in
continuazione, ma una relazione puramente conflittuale non dà luogo a un gruppo. Una
categoria sociale non è un gruppo, e non lo è nemmeno una classe sociale.
⇒ proprietà che riguardano l’interazione relativamente stabile e continuativa di due o più
persone.
definizione della situazione ⇒ posizioni sociali= abbiamo posizioni diverse/simili, che sono
importanti perchè su di noi convergono aspettative di cosa dobbiamo fare, guidano i nostri
comportamenti= ruoli (“l’insieme delle norme e delle aspettative che convergono su un individuo in
quanto occupa una determinata posizione piu o meno strutturata rete di relazioni sociali, ovvero in
un sistema sociale.” -“ norme e aspettative provengono dagli individui che occupano le posizioni
collegate a urla del soggetto, hanno carattere esterno, oggettuale e obbligante e costrittivo, sono
suscettibili di diverse interpretazioni, e a seconda della situazione possono essere in varia misura
rispettate o ignorate o evase”-“ il loro insieme, il ruolo, non deve essere confuso con il modo in cui
l’individuo che occupa una data posizione effettivamente agisce, questo i dirà comportamento di
ruolo, e i grado in cui questo si avvicina o meno al ruolo è detto grado di conformità o all’opposto, di
devianza”. -Gallino.
Realtà come costruzione sociale. Sta in piedi perché gli individui danno senso a interazioni
ripetute.
Socializzazione: processo con cui gli individui vengono esposti a tutte le regole che
governano un ruolo, inseriti in un ruolo e forzati a replicarlo. Vengono a conoscenza che se
non si comportano coerentemente a quel ruolo verranno sanzionati. Non ci poniamo
nemmeno il dubbio di volere o meno aderire a quel ruolo.
Problema della trasmissione del patrimonio culturale (e quindi anche nei ruoli e delle
definizioni delle situazioni).
Socializzazione primaria: formazione dei comportamenti di base, nella famiglia.
Secondaria: formazione delle competenze specifiche. All’esterno della famiglia e del canale
dell’istruzione (film..)
Agenzie di socializzazione in costante tensione tra innovazione e riproduzione.
Componenti di ruoli sono trasversali, altri sono specifici ad una determinata realtà. Non è
detto, ad esempio, che delle norme vadano bene per tutti i posti di lavoro.
La socializzazione ai ruoli va avanti per tutta la vita, con messa in scissione dei ruoli ⇒
decisione di cambiare il proprio ruolo sociale in un gruppo e trasmettere alle generazioni
successive un ruolo nuovo. Devianza di un ruolo.
Le reti
Network analysis: campo di ricerca che considera con apposite tecniche e in riferimento a
proprietà a via via messe in luce, le reti di relazioni tra le persone.
Una persona può essere isolata, in relazione con altre persone, può anche essere in relazione
diretta o indiretta, tramite conoscenti di conoscenti ai quali può accedere, con un gran
numero di altre. Raggiungere una persona che non si conosce tramite catene di persone che
si conoscono tra loro è molto più rapido di quanto si immagini.
Reti⇒ possono essere a maglia larga o maglia stretta. Una rete è a maglia tanto più stretta
quanto più le persone che un individuo conosce si conoscono tra loro. Una persona che vive
in un piccolo paese ha probabilmente un network a maglie strette. Gli abitanti di una grande
città hanno reti a maglie più larghe. I legami tra le persone collegate nelle reti variano per
intensità, durata, frequenza, contenuto. Quanto al contenuto, possono essere limitate a un
solo carattere (es. una persona è frequentata solo per lavoro) o sommare più caratteri: lavoro
ed amicizia, per esempio.
Dentro i gruppi: network sociali (un’altra microsociologia) ⇒ modi con cui gli individui
stanno in relazione tra loro.
Densità delle reti: più intensità/reciprocità/contenuti degli scambi
I network non sono neutri rispetto agli attributi degli individui.
I ragazzi che crescono tendono a tenere separata la rete familiare (molto densa) e la rete delle
nuove esperienze, con il tempo le due reti possono collegarsi.
Le carriere morali
Negli anni 20 e 30 del secolo scorso, in una Chicago in grande crescita, fu sviluppato uno dei
programmi più vasti di studi sociologici: taxi-dance hall ⇒ affitto di ragazze per ballare
(giovani che in genere avevano già allentato i legami con la famiglia, insoddisfatte del
proprio precedente modo di vivere e affascinate dall’atmosfera dei locali da ballo. Qui
potevano trovare una certa popolarità e prestigio) Fu possibile individuare un percorso tipico
seguito da molte di loro.
⇒ uno dei primi esempi di carriere morali= tipiche successioni di esperienze vissute da
categorie di persone.
⇒ osservare i tentativi e le successive mosse delle persone nell’adattarsi a un ambiente che in
gran parte non può essere da loro influenzato, per cercare di mantenere o conquistare una
propria immagine e possibilità di vita, una ragionevole stima dagli altri e l’autostima
personale.
La carriera è immaginata come un processo di interazione, nella quale il soggetto sperimenta
le sue possibilità suscitando reazioni positive o negative degli altri, alle quali risponde a sua
volta cambiando o precisando il proprio comportamento, in una sequenza che porta verso
una sua definizione sociale.
Avendo ricostruito carriere tipiche, dopo l’osservazione di molte carriere, possiamo però dire
che, fatto un certo passo, qualora si verifichino certe circostanze è probabile che una person
ne faccia un altro in una certa direzione.
Capitale sociale=patrimonio di relazioni di cui dispone una persona e che questa può
dunque impiegare per i suoi scopi.
La cooperazione è possibile dati certi caratteri del tessuto complessivo di relazioni, e il
capitale sociale può essere considerato come una specie di bene pubblico, del quale
usufruisce l’insieme dei partecipanti.
La fiducia è una componente del capitale sociale, che può avere origini diverse, può però
dipendere anche dalla forma delle relazioni.
Nella società moderna il capitale sociale è depositato principalmente in organizzazioni
formali, che continuano a funzionare anche se gli individui cambiano, e che permettono una
cooperazione efficiente, ottenuta da sistemi di incentivi e sanzioni, riconosciuti e rispettati
dai partecipanti.
La ricerca si è posta due principali obiettivi analitici e pratici:
● Come far convivere risorse di capitale sociale informale nelle grandi organizzazioni
formali
● come scoprire e coltivare risorse di capitale sociale in situazioni difficili, dove questo
non è valorizzato ma è potenzialmente presente.
Tipicamente il capitale sociale viene preso per prendere decisioni.
● Micro: ricchezza del proprio network. Dotazione di relazioni sociali che l’individuo
ha. Risorsa che gli individui hanno. I miei legami che riesco ad attivare.
● Macro: livello di collettività.
Società coesa e frammentata
Società= capitale sociale, reti, gruppi, diadi e triadi, ruoli e socializzazione, situazione e
posizioni sociali, organizzazioni e associazioni, valori e norme, istituzioni.
Grande diffusione nella società di organizzazioni e associazioni= si tratta di gruppi
progettati per raggiungere alcuni limitati scopi, basati su regolamenti chiaramente stabiliti,
al contrario di piccoli gruppi informali come un gruppo di amici. ⇒ gruppi secondari
formali.
Tocqueville cerca di individuare uno spazio che le libere associazioni occupano facendosi
largo tra le istituzioni portanti della società: in particolare, tra lo stato, da una parte, i gruppi
ai quali si appartiene per nascita come la famiglia, dall’altra. ⇒ società civile.
Nelle società moderne la possibilità di associarsi è un diritto tutelato dalla legge: diritto di
persone che riconoscono di avere ideali o interessi simili a sviluppare le loro opportunità
insieme.
Un’organizzazione di questo tipo si è diffusa nel mondo moderno perchè si presta alla più
universale applicazione a tutti i compiti per precisione, continuità, rigore e affidamento.
Motivo dell’efficienza: nella burocrazia potere e controllo sono esercitati sulla base di
conoscenza e competenza = organizzazione razionale.
Weber Attira l’attenzione su alcuni caratteri che effettivamente rendono le organizzazioni
moderne a grandi linee simili tra loro.
Ma spesso la burocrazia non è efficace e neppure efficiente.
Il gioco consiste per i privilegiati nel cercare di conservare le fonti di incertezza alla base del
loro privilegio. Per gli altri, che in qualche modo sono danneggiati, nel tentativo di
sottometterle al controllo. La direzione deve gestire i conflitti ed è costretta a dare molta
importanza ai problemi interni di salvaguardia dell’equilibrio tra le diverse parti
dell’organizzazione, a scapito anche della propria efficienza. I gruppi non privilegiati
premeranno per una maggiore regolamentazione che tolga incertezza e dunque vantaggi
altri altri. Anche i mezzi a disposizione dell’autorità di un vertice di un sistema burocratico,
quanto più questo corrisponde al modello puro, tanto più si limitano a precisare e aumentare
le regole. In questo modo l’organizzazione finisce in un circolo vizioso perchè rendendo più
minuziose e stringenti le regole diminuisce la capacità di adattamento alla varietà
imprevedibile con cui i problemi si presentano.
A seconda delle situazioni, può avere ragione l’uno o l’altro.
Le organizzazioni possono essere considerate degli attori collettivi che prendono decisioni.
Nelle organizzazioni, le persone cooperano; ciò non toglie che nell’ambito di vincoli posti
dalla struttura, esse interagiscano tenendo conto dei loro obiettivi, proprio per influire sulle
decisioni e quindi sugli obiettivi dell’organizzazione.
Il problema di distinguere obiettivi dell’organizzazione e obiettivi delle persone non si pone
o è meno importante nel caso delle associazioni, alle quali si partecipa perché se ne
condividono i fini. Si pone per le organizzazioni, alle quali vi si partecipa per i vantaggi che
vi si ricavano.
Gli obiettivi dell’organizzazione sono definiti dalle coalizioni= gruppi di persone con
interessi comuni che si alleano con altri gruppi con interessi diversi dai loro, contrattando
certe decisioni cruciali. Bisogna tenere conto dell’insieme delle regole e dei vincoli che una
determinata organizzazione pone, altrimenti fallisce.
● Herbert Simon: sostiene che sia necessario prendere sul serio l’affermazione che il
comportamento reale non la raggiunge praticamente mai. È impossibile avere una
conoscenza completa e una previsione di tutte le conseguenze che discendono da
un’eventuale scelta, così come è impossibile avere in mente tutte le alternative ⇒
razionalità limitata= mira a ottenere risultati soddisfacenti, e lo fa semplificando la
realtà in modelli che trascurano la catena delle cause e degli effetti oltre un certo
orizzont. È il tipo di razionalità possibile in normali condizioni di incertezza-nel
mondo reale mancano:
● Conoscenza completa di tutte le conseguenze
● Quadro completo di tutte le alternative (fini e mezzi)
● ⇒ raccogliere tutte le informazioni necessarie porterebbe a non compiere la
decisione: incertezza permea le decisioni.
● Orientamenti da cui discendono i fini delle azioni altrui (fini ultimi) ⇒ weber
● Espressione di un dover essere trascendente e ideale o rimandato a un futuro lontano
● Fatti sociali che forniscono motivazioni ai comportamenti di gruppi, orientandoli ⇒
durkheim
● Orientamenti soggettivamente scelti, ma oggettivamente dati perchè prodotto di
determinati contesti storico-sociali (socializzazione)
Marx afferma che i valori dominanti di una società sono i valori della classe dominante.
● Stabilisce un collegamento tra dominio e dominio culturale ⇒ ciò che avviene nella
sfera dei valori deve essere messo in relazione di dipendenza unilaterale con ciò che
avviene in altre sfere (in particolare in quella del potere);
● Valori in termini di ideologia⇒ se i valori dominanti sono quelli della classe
dominante, vuol dire che essi vengono fatti propri in qualche modo anche dalle classi
dominate. La classe dominante esercita un’egemonia culturale sulle altre classi e
quindi sull’intera società. L’affermazione di Marx presenta un limite: sembra
escludere la possibilità di valori universalmente condivisi nell’ambito di una cultura e
di un’epoca. È possibile formulare l’ipotesi che tali valori esistano, che siano prodotti
nell’ambito di processi storici di lungo periodo e che siano l’esito della lotta tra
classi, gruppi di interesse, stati, ecc. ⇒ valori universalmente condivisi. Quando un
valore diventa universale, aumenta la sensibilità degli esseri umani alle situazioni
nelle quali viene negato. Presidiano i confini del vivere civile, definiscono la natura
del patto sociale.
Marxismo⇒ può essere considerato l’ultima grande religione di redenzione della storia. La
realizzazione della società senza classi (=valore ultimo dell’uguaglianza tra uomini) è
spostata nel tempo in un imprecisato futuro e richiede oggi, il sacrificio di intere
generazioni a beneficio di quelle future. Esse potranno assaporare il frutto della vita
autentica, una volta superata ogni forma residua di dominio dell’uomo sull’uomo.
Differimento delle gratificazioni ⇒ pone l’agire dell’oggi al servizio del risultato che si
realizzerà domani.
I valori generano norme ⇒ norme come specificazioni dei valori, prescrizioni per orientare i
comportamenti rispetto i valori.
Norme come obbligazioni, valori come guide.
Le aspettative che nutriamo nei confronti degli altri che nutrono gli altri nei nostri
confronti sono all’origine della prevedibilità dei comportamenti. Almeno nella maggior parte
dei casi, sappiamo che la gamma dei comportamenti possibili in quella data situazione è
ristretta entro un numero limitato di alternative. I comportamenti sono prevedibili perchè
seguono certe regolarità, riconducibili ad abitudini quasi meccaniche. In altri casi questa
dipende dal conformismo: la maggioranza si comporta in quel modo e non si vedono ragioni
per comportarsi diversamente. In altri casi, quello può essere un modo tecnicamente
adeguato per raggiungere un certo scopo⇒ si segue una norma tecnica.
I comportamenti incontrano delle sanzioni, che possono assumere forme differenti, possono
essere sia positive che negative, comportare una pena in caso di deviazione e/o un premio in
caso di conformità.
● sanzioni esterne ⇒ deterrente abbastanza efficace per indurre gli individui a non
deviare dalle norme sociali, ma la probabilità che alla deviazione a una norma scatti
subito una sanzione è molto scarsa.
● Sanzioni interne ⇒ giudicano le nostre azioni e ci fanno sentire in colpa quando
deviamo da una norma sociale, molto più efficaci. Perchè funzionino è necessario che
l’individuo abbia fatto proprie quelle norme sociali ⇒ interiorizzazione delle norme
(avviene durante la socializzazione). Non tutte le ultime e gli individui interiorizzano
le norme allo stesso modo. Inoltre, certe norme vengono interiorizzate più
debolmente rispetto ad altre. Più è basso il grado di interiorizzazione di una norma
(livello delle sanzioni interne) e più affidamento si deve fare sulle sanzioni esterne per
fare in modo che la norma venga rispettata. Accade comunque che gli individui
trasgrediscano le norme anche se le hanno interiorizzate. ⇒ debolezza della volontà.
● Eccesso di norme⇒ solo il ricorso agli esperti consente di districarsi nei meandri
della legislazione.
● Norme incoerenti⇒ la stessa azione è nello stesso tempo prescritta da una norma e
vietata da un’altra ⇒ dilemma etico. Merton parla di contemporanea presenza di
norme e contro-norme.
● Anomia⇒ carenza di norme, l’azione non trova chiari punti di riferimento normativi.
Durkheim parla di anomia = caratteristica di una condizione oggettiva di una società
in situazione di crisi e mutamenti rapidi e convulsi dove gli ordinamenti normativi
non sono più in grado di incanalare i comportamenti individuali.
Anche se le norme sociali possono essere vissute come costrizioni che limitano la libertà
dell’individuo, la loro assenza lascia spesso gli esseri umani in una condizione di
disorientamento e quindi in preda a pulsioni che non sono più in grado di controllare.
Norme= vincoli all’azione, ma definiscono anche il campo delle opzioni tra le quali gli
individui sono liberi di scegliere. Il fatto che in ogni società ci sia una pluralità di sistemi
composti da norme spesso contraddittorie, apre agli individui spazi di libertà e rischi di
anomia.
Processo di istituzionalizzazione
Movimenti sociali = alla base del mutamento. Pongono degli obiettivi e mobilitano le risorse
per conseguirli. Nascono in genere da stati di tensione o da conflitti, si presentano come
innovativi o devianti. ⇒ può diventare un’istituzione oppure scomparire. Per sopravvivere
devono istituzionalizzarsi.
Albero i ha contrapposto movimento e istituzione come i due stati fondamentali del sociale:
● Movimento ⇒ stato funzionale in cui i rapporti sociali sono fortemente
personalizzati, diffusi, carichi di emotività e affettività.
● Istituzione ⇒ prevalgono rapporti impersonali regolati da sistemi astratti di norme.
Alcune istituzioni sono riscontrabili in tutte o quasi le società. ⇒ istituzioni universali
culturali (es. tabù dell’incesto, linguaggio, religione, arte, gioco…).
Boudon ⇒
● può esserci un attore dotato di potere sociale che impone un’istituzione.
● Molti effetti dei comportamenti individuali danno luogo a effetti aggregati senza
nemmeno volerlo. (Rinforzo delle norme/sanzioni)
● Capacità di adattamento dell’istituzione all’ambiente.
Es. mercato in occidente in ex urss
Identità e socializzazione
Ogni società deve assicurare la propria continuità nel tempo di fronte al flusso incessante di
membri in entrata e uscita. È necessario che essa disponga di pratiche e istituzioni per
trasmettere ai nuovi venuti almeno una parte del patrimonio culturale che ha accumulato nel
corso delle generazioni: la socializzazione = processo mediante il quale i nuovi nati
diventano membri della società.
Patrimonio culturale ⇒ valori, norme, atteggiamenti, conoscenze, capacità, linguaggi che
consentono alla società di esistere, di adattarsi al suo ambiente esterno e di modificare a sua
volta questo e se stessa.
In società altamente diverse e complesse una parte del patrimonio culturale deve essere
trasmessa a tutti i membri della società, mentre la seconda parte (competenze sociali
specifiche) vanno distribuite in modo differenziato a seconda del grado e del tipo di divisione
sociale del lavoro.
● Competenze sociali di base = acquisire un livello minimo di competenza
comunicativa, usare il linguaggio per scambiare informazioni con gli altri membri e
capacità di entrare in contatto e rapporto con gli altri ⇒ sviluppo di legami sociali. ⇒
socializzazione primaria: primi anni di vita del bambino fino al raggiungimento
dell’età scolare.
● Competenze sociali specifiche= consentono agli individui di svolgere ruoli
particolari e comportano la capacità di usare linguaggi e di disporre di conoscenze
condivise solo da parte di coloro che sono coinvolti nell’esercizio di tali ruoli. ⇒
socializzazione secondaria : fase successiva, prosegue per tutto l’arco della vita.
Ogni società deve affrontare continuamente problemi nuovi rispetto ai quali il suo
patrimonio culturale si dimostra in parte inadeguato: vecchi modelli di comportamento si
rivelano inattuali e ne devono essere elaborati di nuovi.
Le agenzie alle quali sono affidati i compiti della socializzazione operano in un campo
attraversato da esigenze contrastanti di conservazione e innovazione: da un lato vi sono
coloro che spingono a socializzare le nuove generazioni alla tradizione, dall’altro coloro che
inducono a scartare come sorpassati e non più adeguati molti contenuti culturali ai quali si
erano alimentate le generazioni precedenti.
Patrimonio = risultato di un processo di accumulazione iniziato molte decine di migliaia di
anni fa.
In che misura il patrimonio accumulato dall’umanità nel corso della sua lenta e lunga
evoluzione viene trasmesso alle nuove generazioni sotto forma di informazioni genetiche e
quanto invece deve essere appreso nel coso del processo di socializzazione?
Sia le concezioni che vedono lo sviluppo umano preminentemente determinato da fattori
genetici, sia le concezioni opposte sono entrambe da respingere nella loro unilateralità.
Etologia= studi sul comportamento animale. I loro comportamenti sono dettati dal loro
istinto. Anche gli animali sono capaci di apprendere.
Differenza fondamentale tra animali e uomini: l’uomo ha capacità di apprendimento
straordinariamente maggiore alla quale si accompagna una dotazione istintualità meno
specifica. ⇒ capacità contenute nel feto che cresce nel grembo materno e che si sviluppano
gradualmente nel corso del processo di crescita dell’organismo= potenzialità che hanno
bisogno di essere attivate da un processo di socializzazione.
La dotazione genetica originaria condiziona, ma non determina, lo sviluppo delle capacità
individuali. Altrettanto importanti: pratiche di allevamento ed educazione e l’insieme delle
esperienze che accompagnano l’infanzia, adolescenza e intero ciclo di vita dell’individuo.
Disuguaglianze
Parsons ⇒ ottimismo sociologico e fede nelle virtù della modernizzazione: sebbene nel breve
termine la differenziazione possa causare tensioni per l’equilibrio del sistema, queste sono
destinate ad essere eliminate man mano che il sistema produce nuove funzioni di
integrazione.
Nei principali esempi forniti da Parsons il processo inizia nella sfera economica dando poi
origine al bisogno di regolazione da parte dello stato e delle istituzioni della vita civile. ⇒
funzionalismo normativo (paradigma):
● le ricompense disuguali forniscono una struttura di incentivi che garantisce che gli
individui dotati di maggior talento si impegnino a lavorare e innovare, contribuendo
così al miglioramento degli standard materiali della società nel suo complesso.
● Nella società esiste consenso intorno alla legittimità delle loro ricompense superiori,
in quanto gli innovatori sono funzionalmente più importanti.
● Il prestigio relativo attribuito alle diverse occupazioni corrisponde alla quota di
ricompense materiali e potere delle occupazioni stesse, facendo sì che le
disuguaglianze siano considerate legittime dalla società.
● Alcune somiglianze nella stratificazione occupazionale di diversi paesi dell’occidente
avanzato riflettono l’esistenza di una logica dell’industrialismo= tutte le società
industriali e moderne richiedono forme di divisione del lavoro simili e dunque anche
simili strutture di prestigio occupazionale e di classe.
⇒ validità dei principi criticata perché i contesti sociali e momenti storici diversi possono
influire sul consenso per le disuguaglianze socioeconomiche.
⇒ sono stati proposti metodi alternativi per spiegare le dinamiche di consenso per la
stratificazione: es. Warner e Lunt in una cittadina del Massachusetts= le percezioni,
definizioni e reputazioni che le persone sviluppano circa le differenze di classe sono
importanti quanto i dati oggettivi. ⇒ sottolinea come azioni, Pratiche e strategie dei singoli
individui tese a migliorare la propria posizione nella scala economica e sociale e a escludere
gli individui delle classi inferiori dipendano dalla percezione e dalla reputazione relativa alle
disponibilità economiche e al prestigio professionale propri e degli altri.
Lockwood riuscì a dimostrare come le immagini della struttura di classe delle persone
comuni sono influenzate dall’ambiente in cui queste vivono e influenzano a loro volta
l’effettiva struttura di classe. In The Blackcoated worker definì la posizione di classe come
combinazione di tre fattori:
● La posizione economica (fonte e livello di reddito)
● Situazione lavorativa (insieme delle relazioni sociali in cui l’individuo è inserito in
virtù della sua posizione)
● Situazione di status (posizione nella gerarchia di prestigio).
Studi americani: tendenza a identificare le classi come aggregati di individui con pochi
riferimenti alle causalità della formazione delle classi.
Approccio neomarxista
Concetto chiave= sfruttamento.
Il benessere materiale degli sfruttatori dipende in modo causale diretto dalle privazioni
materiali degli sfruttati. ⇒ l’interdipendenza inversa del benessere tra le classi dipende
dall’esclusione dei proletari dall’accesso alle risorse fondamentali dell’assetto economico.
Esclusione che genera a sua volta vantaggi materiali per i capitalisti, poiché offre loro mezzi
e potere per appropriarsi dell’efficienza del lavoro dei proletari. ⇒ sfruttamento= diagnosi
del processo attraverso cui la disparità di diritti e poteri nella gestione delle risorse
produttive genera disuguaglianze nei redditi e altre forme di risorse materiali.
Prospettiva neomarxista: il controllo delle risorse economiche è la base della stratificazione
sociale.
Braverman⇒ previsto lo sviluppo della produzione di massa come causa della
dequalificazione professionale e quindi della proletarizzazione della forza lavoro.
Secondo Wright la classe superiore ha il controllo di mezzi di produzione, capitale
finanziario, investimenti, forza lavoro. Classe inferiore non ha il controllo.
Secondo Wright non è possibile stabilire una distinzione tra salariati e capitalisti e basta,
egli identifica la presenza di gruppi con una posizione meno definita che denomina
“collocazione di classe contraddittoria”= classi che riescono ad influire sull’organizzazione
di risorse appartenenti ad una o più dimensioni. Contraddittorie perché mostrano sia
caratteristiche simili alle classi superiori (controllo di risorse economiche) e a quelle inferiori
(scarso controllo).
Wright ha evidenziato che l’internazionalizzazione delle filiere produttive, i processi di
esternazionalizzazione e le dinamiche di globalizzazione dell’economia espandono le
occupazioni dirigenziali, intellettuali e impiegatizie nelle aree urbane del capitalismo
avanzato; le posizioni proletarie crescono nelle aree marginali, nelle città dei paesi
economicamente emergenti, nelle megalopoli e nel terzo mondo.
Il dibattito sociologico sulle classi si è spostato sulle questioni pratiche relative all’inventario
ottimale per definire le classi. Spostamento avvenuto poiché una parte crescente della ricerca
empirica, ha ruotato sempre più attorno ai dati codificati sui singoli individui in modo da
collocare ogni soggetto in una precisa posizione della stratificazione sociale. Nel caso
dell’analisi di classe implica l’assegnazione specifica e univoca nelle relazioni di classe.
Approccio neoweberiano
Gli approcci weberiani fanno riferimento a schemi di classe relativi a collocazioni interne
alle organizzazioni del lavoro, potere di scambio nel mercato del lavoro e alle dimensioni
culturali nella sfera dei consumi da parte dei vari ceti professionali.
Weber sostiene che una situazione di classe è quella in cui vi è una condivisione della
probabilità di procurarsi beni, ottenere una posizione nella vita e trovare soddisfazione
interiore. Il controllo delle risorse influisce sulle capacità di contrattazione all’interno di
processi di libero scambio e ciò a sua volta influisce sull’esito di tali scambi.
Se il modello marxista si basa su due nessi causali generati dalle relazioni di classe (una ha il
capitale e l’altra no e nel mercato del lavoro una ha il potere e l’altra no) il modello weberiano
si basa su un unico nesso causale calato nella sfera degli scambi. Egli estende le relazioni di
scambio oltre la produzione in senso stretto, includendo gli ambiti del consumo, del credito
e potere politico. Tuttavia, la logica sociale del capitalismo riguarda sempre e comunque lo
scambio economico. L’approccio weberiano resta focalizzato su un’unica dimensione di
disuguaglianza, ovvero quella dello scambio economico. Le relazioni sociali mediate dal
mercato distribuiscono opportunità e vincoli a seconda delle risorse che ciascun individuo è
capace di portare nel mercato, le quali variano in base alla distinzione tra coloro che hanno i
mezzi di produzione e coloro che non hanno nulla. Le risorse variano anche in base alla
qualità e quantità di competenze, abilità e attitudini di mercato. Ulteriori differenziazioni
avvengono in base al tipo di proprietà e al tipo di servizi che sono in grado di offrire sul
mercato.
Quattro classi risultanti:
● Gruppi imprenditoriali e Proprietari
● Piccola borghesia
● Classe media
● Classe operaia
⇒ approcci che evidenziano relazioni deterministiche tra le risorse che gli individui portano
sul mercato e ciò che ricevono in cambio.
Goldthorpe critica sia l’approccio funzionalista sia la logica dell’industrialismo, dicendo che
è impossibile che le società occidentali convergano verso un unico modello di stratificazione
sociale. Egli pone l’accento sulle disuguaglianze in quanto tali. Elabora uno schema di classe
aggregando categorie occupazionali della scala di desiderabilità generale. Egli fa riferimento
alla situazione di mercato e alla situazione di lavoro. Lo schema combina le categorie
occupazionali tra loro equiparabili in termini di fonte e livello di reddito, livello di sicurezza
economica e opportunità di carriera, sia in termini di collocazione all’interno del sistema di
autorità e controllo che governa il processo di produzione. ⇒ approccio criticato per aver
considerato solo il genere maschile, dando per scontato anche che tutte le occupazioni siano
a tempo pieno e che il lavoro di cura femminile non retribuito non sia classificabile come
attività a cui far corrispondere una data posizione di classe dentro e fuori la famiglia. Le
studiose femministe hanno disapprovato questa scelta rimarcando che in molti casi il
reddito della moglie è essenziale per mantenere la posizione economica e lo stile di vita
dell’aggregato familiare. Negli anni 90 è andata rafforzandosi l’idea che sia necessario
analizzare sia la specifica posizione di classe del marito che della moglie= doppia
appartenenza di classe, anche alla luce del costante aumento della partecipazione femminile
al mercato del lavoro nei paesi avanzati.
Approccio neodurkheimiano
Durkheim aveva sostenuto che le associazioni dei lavoratori sarebbero potute diventare le
principali forme organizzative con un ruolo interposto tra stato e individui. Esse avrebbero
stabilito e definito un sistema etico del lavoro per risolvere i conflitti e la concorrenza tra
membri interni di ciascuna organizzazione e tra le organizzazioni stesse ⇒
istituzionalizzazione del conflitto che ha contribuito a depotenziare le opposizioni tra
sfruttatori e sfruttati, ma rimane la disuguaglianza delle opportunità.
Gli approcci durkheimiani si concentrano sui processi sociali in base ai quali l’appartenenza
a una determinata classe è ristretta a coloro i quali ne hanno le caratteristiche di esigibilità.
⇒ modelli che sottolineano l’importanza dei mezzi istituzionali attraverso cui si ottiene
chiusura sociale (proprietà privata, licenze per una professione…) e gli sforzi degli individui
nel contrastare norme che contribuiscono alle disuguaglianze.
Prendendo spunto dalla soluzione a due classi, il modello durkheimiano la riprende e la
amplifica enfatizzando il ruolo di associazioni, organizzazioni, albi professionali, gruppi
ristretti di interesse con dimensione locale. I meccanismi di chiusura sociale per i neo
durkheimiani costituiscono un veicolo per conseguire legittimi interessi di contesto. ⇒ la
chiusura sociale anche se non intenzionalmente costituisce un moltiplicatore delle
disuguaglianze economiche e sociali. Quando le opportunità di mobilità sono limitate,
l’equilibrio di flusso della mobilità è interrotto e si verifica lo sfruttamento di rendite di
posizione. Il versante della legittimazione risiede nel fatto che finiamo per giustificare e
ritenere equo che le professioni più prestigiose, importanti e necessarie siano ricoperte dai
lavoratori meglio qualificati.
Stratificazione in numerose microclassi definite a livello di singole professioni-occupazioni
distinte in termini categoriali. ⇒ es. sorensen sostiene che lo sguardo micro su strutture
professionali di tipo locale e specifico consente di cogliere fenomeni altrimenti assenti o
poco visibili nell’analisi dei grandi aggregati di classe. ⇒ le professioni danno vita a vere e
proprie comunità collettive, gemeinschaftlich = risorse posizionali che sono fonte di
sfruttamento e disuguaglianza.
Pierre Bourdieu
Alla fine degli anni 80, il lavoro empirico sulle classi e disuguaglianze era diviso in tre aree:
1. Analisi a livello macro di ampie basi dati, approccio relazionale diviso tra quello
neoweberiano di Goldthorpe o neomarxista di Wright;
2. Studi storico-sociologici dei processi di formazione delle classi focalizzati sulla
concezione delle classi come agenti sociali del cambiamento o conservazione;
3. Interesse per analisi relazionale delle classi associato all’imporsi di una sociologia
culturale e dei consumi che prende le mosse dal lavoro di Bourdieu sulle
disuguaglianze.
Lavoro di Bourdieu⇒ interesse per la visione multidimensionale delle disuguaglianze sociali
e per il ruolo che vi giocano i fattori economici e quelli culturali. Lettura innovativa, egli è
contrario alla separazione tra teoria e ricerca, scarta gli orientamenti metodologici
positivisti, preferisce la tecnica statistica dell’analisi delle corrispondenze multiple con
variabili categoriali.
Bourdieu introduce il concetto di habitus: un sistema di disposizioni socialmente costituite
che orienta pensieri, percezioni, espressioni, azioni. Qualcosa che preesiste alle azioni stesse
e che è estraneo agli schematismi del calcolo razionale. Rifiuta gli schemi convenzionali
delle classi: li considera fuorvianti perché tendono a proporre distinzioni astratte che
precedono l’analisi. Individuando i confini di classe in anticipo rispetto alla ricerca si corre il
rischio di trattare le classi come entità autonome.
Bourdieu rileva una serie di posizioni eterogenee della classe media e tratteggia di dettagli
quelle posizioni altrimenti marginali negli schemi analitici di classe (intellettuali, artisti…).
L’ambito delle classi non si limita solo al mondo della produzione ma abbraccia l’intera
gamma delle relazioni sociali. Le classi non emergono dai disuguali rapporti dei gruppi
rispetto ai mezzi di produzione, ma rispetto a diseguali condizioni di esistenza, sistemi di
disposizioni sociali, dai vari condizionamenti e dalle disuguali dotazioni di potere e capitale.
Il capitale
⇒ insieme di risorse e poteri effettivamente utilizzabili. Non è concepito solo in termini
economici, ingloba anche altri attori di posizionamento e traiettoria sociale.
Capitale culturale, sociale e simbolico. Sottolinea che l’analisi delle classi non può ridursi
solo a un discorso economico, né al solo discorso simbolico. Tutte le dimensioni
(economiche, simboliche, relazionali) concorrono in termini dinamici a plasmare la realtà dei
rapporti tra i vari gruppi sociali secondo una stratificazione i cui confini tendono a mutare.
Habitus
⇒ nesso tra le strutture sociali e l’agire e il pensare dei singoli in termini di posizionamento
sociale. Insieme di schemi inconsci di percezione e di pensiero.
Costellazione mentale di agire pratico strutturata e strutturante:
● Strutturata= gradualmente trasferita dalla famiglia e ambiente sociale ai figli come
un insieme di schemi culturali tra loro correlati al punto da porsi come struttura.
● Strutturante= tali schemi strutturano il pensiero e l’agire che l’individuo affronta nel
corso delle esperienze di vita.
L’habitus spiega anche perchè il capitale culturale non sia costituito solamente dai titoli di
studio ma includa anche l’insieme dei beni simbolici e valori trasmessi dalle agenzie
educative (famiglia, scuola, cultura libera) e dalle esperienze di contesto che lo stesso habitus
ha favorito.
● L’habitus è il principio generatore e unificatore che ritraduce le caratteristiche
intrinseche e relazionali di una posizione sociale in uno stile di vita abbastanza
unitario e coerente= insieme strutturato di pratiche, rappresentazioni e
classificazioni.
● Principio generatore di distinzione= tendenza generale a classificare le cose e
persone in una determinata maniera.
● Tendenza all’inerzia= riproduzione continua: ciascuno di noi nelle nostre esperienze
quotidiane tendiamo a riprodurre le strutture classificatorie prodotte dalle prime
esperienze. ⇒ al contempo è improbabile che le strutture classificatorie siano
perpetuate all’infinito come schemi sempre identici a sé stessi senza modifiche o
alterazioni. Ogni uso di tali schemi è una piccola o grande alterazione degli stessi. Il
fatto che lo spazio sociale sia così fortemente differenziato garantisce l’esistenza di
sistemi multipli di classificazione, uno in competizione con gli altri. Competizione
che può generare invenzione simbolica. L’habitus è compatibile con la bidirezionalità
del rapporto tra struttura e azione.
Ha soprattutto un’origine di classe: è posto in relazione con la classe vista come spazio
sociale pratico-simbolico. L’habitus di classe implica pratiche e rappresentazioni che non
sono generate né da un’esplicita considerazione delle norme né dal calcolo razionale.
L’habitus non è l’abitudine, le disposizioni possono generare pratiche altamente spontanee e
inventive.
Ogni posizione nello spazio sociale corrisponde a un particolare insieme di condizioni di
vita, che Bourdieu definisce “condizioni di classe”.
Assi
Assi = stratificazione sociale come spazio tridimensionale, nel quale le occupazioni si
collocano su tre continuum: (ponte tra micro e macro)
● Volume di capitale totale (economico + culturale)= asse più importante, differenzia
le posizioni nel sistema professionale in base al volume di capitale dei singoli
individui. Al vertice vi sono industriali, dirigenti del settore privato e professori
universitari: condizione di potere derivante da capitale economico e/o culturale molto
elevato. ⇒ classe dominante. Le categorie professionali sono differenziate tra loro in
modo tale che i professori e i produttori nei campi artistici e culturali con capitale
culturale molto elevato ma con capitale economico medio o medio-basso si
oppongono a industriali, imprenditori, datori di lavoro, commercianti, con capitale
economico più elevato, ma con capitale culturale inferiore.
● Composizione di capitale tra economico e culturale. Proprietari di piccole imprese,
tecnici, impiegati, insegnanti= piccola borghesia. Risorse più o meno
simmetricamente suddivise tra l’economico e il culturale.
● Traiettorie di mobilità ascendenti/dipendenti dei gruppi nel tempo ⇒ se è un
gruppo che nel tempo si muove in miglioramento o peggioramento. Terzo asse,
classe operaia: capitale economico e culturale diametralmente opposto a quello della
classe dominante. Il terzo asse traduce un trattamento quasi strutturale del tempo.
L’asse delle traiettorie differenzia le posizioni in base alla mobilità dei soggetti. I soggetti si
posizionano in differenti condizioni di classe o di frazione di classe in base al cambiamento
o alla stabilità che hanno sperimentato nel tempo nei volumi e nelle composizioni dei loro
capitali di partenza. Bourdieu cattura nel movimento temporale le capacità di chiusura
all’esterno da parte delle professioni liberali (medici, notai, farmacisti).
Oltre ai movimenti verticali, lungo il primo asse, la mobilità può anche comportare
movimenti lungo il secondo asse. Nel primo caso la posizione della classe e della frazione di
classe di un individuo variano simultaneamente nel tempo; nel secondo caso, la
preponderanza di un tipo di capitale lascia posto alla preponderanza dell’altro tipo di
capitale⇒ conversione di capitale.
Il modello descrive un universo in continuità ⇒ analisi statistica multidimensionale in cui si
rapportano tra loro:
1. Gerarchia dei differenti volumi di capitale culturale ed economico
2. Erra hai delle differenti composizioni di tale capitale
3. Tendenze dinamiche di mobilità dei gruppi sociali.
⇒ campo di forza in cui le proprietà che lo definiscono sono delle agenti= capaci di
trasformare anche le sottili differenze di status in gerarchie radicali di disuguaglianze.
⇒ habitus diversi portano a divisioni delle interazioni sociali. Permea le interazioni micro.
⇒ tutto ciò ha a che fare con la socializzazione, ma non solo. Adattamento del proprio
habitus nel tempo.
Come funziona la stratificazione sociale in situazioni micro
Rende micro a fronte di un secolo nella quale la stratificazione è stata studiata soprattutto in
chiave macro (Marx, weber)
Talcott Parsons
⇒ influenza enorme sulla sociologia americana e gran parte di quella europea.
Opere: la struttura dell’azione sociale, il sistema sociale, famiglia e socializzazione, sistemi di
società.
Struttura di una società= insieme delle relazioni che collegano tra loro i diversi elementi
della società, in modo tale che il significato di ciascuno di questi elementi non è
comprensibile isolatamente, poiché è determinato da rapporti che intrattiene con gli altri e
dalla funzione che svolge per l’insieme.
L’importanza delle definizioni di Parsons sta nel tentativo di rendere conto della relativa
libertà di scelta che ha l’attore nei confronti della situazione in cui è immerso e
nell’accentuazione del peso che hanno le norme nel vincolare e governare l’azione.
Norme= nesso che collega la personalità di ogni individuo all’insieme sociale di cui è parte.
Ognuno di noi agisce in base a una serie di regole di origine sociale, solidali con un insieme
di valori e credenze= cultura.
⇒ Parsons distingue personalità, sistema sociale, cultura.
Il sistema sociale ⇒ ogni sistema deve essere in grado di svolgere almeno quattro funzioni:
● Adattarsi all’ambiente= compito del sottosistema economico
● Definire i propri obiettivi= compito del sottosistema politico
● Conservare la propria organizzazione= compito del sistema educativo
● Garantire l’integrazione delle proprie parti= sottosistema giuridico.
⇒ AGIL= Adaptation, Goal Attainment, integration, latent pattern maintenance.
Il sistema sociale mette in relazione tra loro individui che agiscono, sono individui in quanto
hanno una personalità che permette loro di ricoprire dei ruoli. ⇒ sistema sociale= insieme
di ruoli.
Esercitando il proprio ruolo conformemente alle norme, ciascun individuo entra in relazione
con gli altri e contribuisce alla riproduzione dell’intero sistema. Questo funziona grazie alle
norme. Vi è un continuo feed-back tra le parti: agendo in base alle norme noi ci
comportiamo come gli altri si aspettano che facciamo, e a nostra volta contribuiamo a
rinforzare queste aspettative.
Famiglia e socializzazione
Da Freud riprende il concetto di interiorizzazione. Il “super-io” riproduce al suo interno
l’autorità che gli si impone dapprima come un vincolo esterno. Il processo di
interiorizzazione delle norme e valori coincide con la socializzazione= si realizza
prioritariamente nella prima infanzia, in seno alla famiglia.
La funzione più importante della famiglia sta nel suo contributo alla socializzazione dei figli.
L’evoluzione della società comporta di norma un processo di differenziazione e
specializzazione delle istituzioni.
Differenziazione= processo di moltiplicazione dei ruoli che un sistema sociale permette,
rappresenta una risposta adattiva all’ambiente.
Specializzazione=corrisponde alla precedente; i ruoli differenziati si rapportano a compiti
sempre più circoscritti.
Insieme, differenziazione e specializzazione comportano una complessità sempre crescente
del sistema sociale.
⇒ rispetto alla famiglia, significa che essa perde alcune funzioni tradizionali,
specializzandosi nello svolgimento di un compito più specifico: socializzazione dei bambini
e stabilizzazione della personalità degli adulti.
Famiglia moderna= famiglia nucleare: coppia genitori+ figli, tende a separare i suoi
membri dal resto della famiglia e a comportare la residenza in un’abitazione dipendente. ⇒
moglie/madre= leader espressiva; marito/padre= breadwinner e leader strumentale. La
posizione della famiglia nel sistema sociale dipende in misura preponderante dalla
professione del padre. I ruoli della madre e del padre sono complementari. I figli e le figlie
svilupperanno la propria personalità facendo propri i valori cui i genitori si ispirano e
imparando ciascuno a svolgere i compiti connessi ai ruoli che sarà chiamato ad assumere.
Famiglia= istituzione che media tra il sistema sociale e personalità.
Critiche a Parsons
⇒ limiti del suo funzionalismo: concentrandosi su ciò che è funzionale al sistema, Parsons
si vieta di comprendere i conflitti sociali. ⇒ difficoltà a concettualizzare il mutamento
sociale, che riduce entro una prospettiva evoluzionistica. Non si capisce che cosa per
Parsons generi e faccia mutare i valori. Uso della teoria dei sistemi: monca, Parsons non
tematizza il rapporto tra osservatore e osservato.
Chiusura del nucleo familiare rispetto al resto della parentela è rara nel mondo e anche in
America, non è la norma (le famiglie nere per esempio non somigliano al modello descritto).
La complementarietà dei coniugi comporta una subordinazione della donna ⇒ critiche
femministe. Le forme della famiglia nel mondo sono varie e anche in mutamento costante.
Parsons ha in mente la famiglia nordamericana, bianca, anglosassone e di ceto medio.
Descrive la sua immagine ideale: quello che i suoi membri, soprattutto maschi, vorrebbero
che essa fosse. Parsons finisce per attribuire all’ideale stesso il valore di una norma sociale.
Parsons afferma di richiamarsi a weber, ma si limita solo l'agire razionale rispetto allo scopo.
Problema cruciale di weber: come interpretare l’agire, per Parsons il problema è descrivere
l’azione scomponendola nei suoi elementi. ⇒ fa passare in secondo piano il lato
dell'interpretazione e tende a sostanzializzare il concetto di azione come se essa fosse una
cosa. In realtà, noi raramente compiamo singole azioni, ma siamo immersi in catene di
azioni difficilmente separabili: il che spiega perché weber non parlasse usualmente di azione
ma di agire. ⇒ Parsons perde delle sfumature che in weber sono importanti e si ritrova con
un concetto che privilegia in modo eccessivo la dimensione volontaria, finalistica ed
esplicitamente cognitiva dell’agire sociale.
Secondo le teorie: Atteggiamento tradizionalista visto come d’intralcio allo sviluppo , tende a
generare personalità poco inclini all’innovazione. I rapporti tra paesi tradizionali e quelli più
avanzati favoriranno la rimozione degli ostacoli. Conterà la diffusione dell’impiego di
macchine e fonti inanimate di energia, saranno importanti anche istruzione e media. Sarà
infine decisivo il sostegno dell’occidente ad élite locali animate da spirito imprenditoriale.
⇒ teorie che hanno dei limiti.
● Gino Germani: nelle società del terzo mondo si trovano tipicamente ad affrontare
aspettative di benessere che si fanno pressanti prima che ci sia la possibilità di
soddisfarle, e a sollecitare una partecipazione politica che non sono in grado di
incanalare in istituzioni adeguate. Considerare quasi tutte le società extraoccidentali
“tradizionali” e intrisecamente statiche corrisponde a una disattenzione nei confronti
di storia e delle immense diversità locali.
⇒ Elementi culturali tradizionali e moderni convivono ovunque!
Shils distingue tra tradizionalismo e tradizione:
● Tradizionalismo⇒ orientamento culturale che tende a caricare il passato di valenze
positive e a legittimare norme e comportamenti sulla base del passato in se stesso.
● Tradizione⇒ trasmettersi di certi elementi della cultura da una generazione all’altra.
Modernità= ostile al tradizionalismo, ma non pone fine alle tradizioni.
Robert Merton
Più che il funzionalismo come approccio globale, merton sostiene un’analisi funzionale.
Merton dice che ciò che è funzionale per un attore può non esserlo per un altro: il mondo
sociale è conflittuale, ed è dubbio che sia possibile identificare un punto di vista in grado di
decidere per tutti.
Merton rifiuta l’idea che tutti gli elementi di un sistema sociale debbano avere una funzione,
e quella secondo cui certe istituzioni svolgano funzioni indispensabili.
Distingue tra funzioni manifeste e latenti. ⇒ Veblen spiega che il consumo può avere a che
fare con il prestigio sociale, può portare ad un innalzamento o rafforzamento dello status
sociale. Lo status si innalza attraverso l’ostentazione della capacità di acquistare merci
costose.
⇒ acquistare qualcosa per mostrare ai vicini di consumare beni costosi= latente⇒ non
appare immediatamente allo sguardo e può non essere percepita come tale neppure dagli
attori coinvolti. Possono contraddire quelle manifeste, spesso vi si affiancano.
Acquistare perché è utile a soddisfare il bisogno per cui è stata creata= manifesta.
Teoria e struttura sociale ⇒concetto di deprivazione relativa: mostra che ogni individuo si
rapporta almeno a due gruppi: gruppo di appartenenza (quello di cui egli fa parte nella sua
vita) e gruppo di riferimento (quello a cui aspira e ai cui valori si riferisce idealmente). Se il
gruppo di riferimento possiede opportunità e suggerisce bisogni che l’individuo non può
soddisfare nel gruppo in cui vive, egli si sente soggettivamente frustrato, a prescindere da
quanto bene o male stia nella realtà.
Anomia= situazione in cui vi è una disgiunzione tra gli scopi dell’esistenza che la cultura
propone e le possibilità concrete di raggiungerli attraverso comportamenti “normali”:
quando una gran parte dei membri della società non ha i mezzi per raggiungere in modo
lecito gli obiettivi che pur condivide, questi vengono perseguiti in maniera illecita.
Profezia che si autoavvera⇒ esempio più tipico quello di una diceria di una banca
insolvente.
Sociologia della scienza di merton anche discussa. ⇒ poco sensibile alle differenze tra
scienze naturali e sociali, comporta un’idea della cumulabilità dei risultati della ricerca
scientifica. ⇒ Kuhn nega la cumulabilità del sapere scientifico mostrando che la storia della
scienza è fatta di ricorrenti passaggi da un paradigma all’altro.
Circolazione delle élite, Vilfredo Pareto ⇒ in ogni tempo e luogo gli individui sono divisi in
gruppi che si procurano beni sottraendoli ad altri gruppi.
Due strati: governanti e governati. Le élite si manifestano in parecchi modi:
Conquista della ricchezza presso i popoli commercianti e industriali, il successo militare dei
popoli bellicosi, l’abilità politica, la bassezza di carattere dell’aristocrazia, le democrazie e
demagogie, i successi letterari del popolo cinese, l’acquisizione di dignità ecclesiastiche nel
medioevo.
Le élite si dividono in due sottogruppi ⇒ quello che detiene il potere e chi ambisce a
sottrarlo. Il potere affiacchirà la prima élite, che dovrà cedere il posto all’altra. Il sistema può
mantenere un certo equilibrio fintanto che l’élite al potere riesce a inglobare l’élite in ascesa,
ma la storia della società umana è una storia del continuo avvicendarsi delle élite. ⇒ idea che
ha presupposto l’estrema disomogeneità e disuguaglianza nelle società umane.
Teoria di Pareto rielaborata da Gini⇒ studi del ricambio sociale sostenne la natura razziale
dei tassi di natalità delle classi sociali (durante il fascismo). Per lo scienziato, le nazioni
mostrano alti tassi di natalità e fertilità nella loro giovinezza, poi con il benessere subentra la
denatalità, a cominciare dalle classi sociali più elevate. ⇒ confronto tra natalità
dell’ambiente urbano con quello rurale, ammontare dei redditi, patrimonio, numero di figli
per famiglia, professioni e grado di istruzione dei genitori. È oggi evidente che i tassi di
natalità non dipendono da fattori biologici o razziali.
Secondo dopoguerra, studi sulla mobilità sociale ⇒ essa può dipendere da processi di
sradicamento, acculturazione o risocializzazione.
● Sdradicamento ⇒ esperienza che può accompagnarsi a situazioni molto dolorose e
difficili, anche in riferimento alle traiettorie ascendenti, che possono produrre
spiazzamento o non riconoscimento da parte di persone che emigrano da un luogo
all’altro alla ricerca di migliori opportunità lavorative.
● Acculturazione ⇒ sottolinea l’importanza dei processi di ridefinizione delle identità
sociali e i cambiamenti nel modo di agire e pensare degli individui in ascesa. Man
mano che si produce la transizione, il soggetto ridefinisce sé stesso, in alcuni casi
accelerando culturalmente la transizione = Merton, socializzazione anticipata.
● Processo di adattamento della stratificazione sociale (anni 60) alle trasformazioni
economiche, tecnologiche e organizzative che toccavano i mercati del lavoro e
strutture delle professioni. In quegli anni di boom economico, l’approccio si rivelò
cruciale per verificare la tenuta delle aspettative nei confronti del sistema
capitalistico e democratico delle società occidentali e dei sottoinsiemi scolastico e
del mercato del lavoro. ⇒ mobilità professionale verticale, prova dell’avanzamento
della modernizzazione e dell’allargamento delle eguaglianze di opportunità,
legittimazione del libero mercato, competizione e concorrenza come istituzioni
benefiche per la lotta alla povertà.
⇒ merton nota il persistere di forti barriere strutturali alla mobilità di alcune categorie
sociali. Secondo lui, l’appartenenza a status considerati inferiori, spesso apertamente
discriminati, la segregazione razziale allora presente negli USA, le sacche di povertà nelle
metropoli, le persone delle classi e ceti inferiori, minoranze etniche avevano scarsissime
possibilità di scalata sociale.
L’andamento della mobilità sociale è più o meno simile in tutte le società industriali
occidentali ed è correlato ai processi di industrializzazione, ma, data la sua bassa diffusione,
non cancella le disuguaglianze sociali e non include gli strati più poveri della popolazione.
Il passaggio da una posizione all’altra può avvenire in senso migliorativo (dal basso verso
l’alto) o peggiorativo (dall’alto verso il basso).
Mobilità orizzontale= il passaggio da una posizione all’altra nell’ambito del medesimo
gruppo, classe, ceto sociale.
La mobilità può riferirsi al singolo (solitamente ci si riferisce alla sua traiettoria scolastica e
lavorativa, la sua carriera professionale e i risultati in termini di risorse economiche,
prestigio e reputazione) o a un gruppo di individui, classi, ceti ⇒ studiati attraverso
strumenti statistici. Nella comparazione l’elemento di partenza può essere o il gruppo di
individui (mobilità intragenerazionale) o la generazione precedente (mobilità
intergenerazionale).
Pur in presenza di maggiore istruzione e mobilità assoluta (corto raggio), persistenza delle
disuguaglianze nelle opportunità di mobilità relativa.
⇒ assenza di fluidificazione: la società non diviene più meritocratica.
I cambiamenti che si registrano nelle strutture sociali sono influenzati dallo sviluppo
tecnologico e dalla modificazione nelle forme della divisione del lavoro, ma dipendono anche
dai comportamenti dei singoli e delle famiglie, dagli orientamenti culturali dalle delle classi
stesse.lottano per migliorare o mantenere le posizioni di partenza, i patrimoni, i redditi, il
prestigio, i piccoli o grandi privilegi di cui potenzialmente possono godere. Prospettiva che
parte dal presupposto che ogni classe sociale produce spinte migliorative ma dato che il
rapporto tra classi è un sistema piramidale che legittima le disuguaglianze socio economiche
non può mai determinarsi uno spazio capace di includere tutte le motivazioni e le azioni di
ascesa sociale che pervadono la società.ciò può avvenire in termini assoluti e non
relativi.Cobalti e Schizzerotto avevano messo in relazione la classe sociale della famiglia di
origine la classe sociale del soggetto rilevata alla prima occupazione e la classe sociale
rilevata al momento dell’indagine: risultati che evidenziavano una quasi assenza di mobilità.
Sebbene in generale la società italiana avesse assistito a importanti movimenti della
popolazione verso una classe di arrivo diversa da quella di origine=mobilità di corto raggio.
I dati riguardanti la mobilità relativa mostravano il riprodursi di disuguaglianze tra i vari
strati della popolazione e l’estrema difficoltà da parte delle generazioni di migliorare in
termini netti le posizioni ereditate dalla loro origine sociale.
L’espansione dell’istruzione ha avuto effetti di un certo rilievo nel ridurre le disuguaglianze
di genere e i divari occupazionali tra alcune aree del paese.negli ultimi anni i risultati hanno
invece posto in risalto fenomeni di mobilità verso il basso a contribuito alla crisi finanziaria
ed economica del 2007- 2008.
Le trasformazioni subite nel tempo dalla stratificazione delle classi sociali dei diversi paesi
riflettono le modificazioni intercorse nella divisione internazionale delle specializzazioni
economiche. La globalizzazione e l’aumento delle interdipendenze economiche tra contesti
diversi, hanno favorito l’espansione delle classi medie, ma hanno contribuito a formare una
sorta di stratificazione sociale internazionale che rende anche variabile la posizione dei
gruppi professionali e sociali a seconda del paese di riferimento che si sceglie di analizzare.
Chi non ha un’occupazione rischia di sparire dagli studi. ⇒ studi sulla povertà rimasti
separati da quelli della mobilità sociale.
La povertà può essere definita in termini di reddito e nella sua accezione più comune come
assenza di risorse monetarie occorrenti per garantire a se stessi e alla propria famiglia
dignitose condizioni di vita.
Entrambi i concetti di povertà si basano su una soglia minima di reddito disponibile al di
sotto della quale le famiglie sono considerate povere.
● Povertà sociale assoluta: chi ha un reddito inferiore alla soglia minima di
sussistenza. Chi non può sopravvivere, non può acquistare i beni di prima necessità.
● Povertà sociale relativa: sotto la soglia del reddito mediano della popolazione. (60%)
Elaborare indici che misurano i diversi livelli di risorse economiche disponibili o il diverso
livello o tipo di consumi implica assumere un’equivalenza tra risorse economiche disponibili
o beni e servizi acquisibili e livello di benessere generale, ignorando altri importanti vincoli
che incidono sul benessere delle persone.
⇒ visione unidimensionale del fenomeno.
Quanti sono i poveri in Italia? Circa il 10% della popolazione.
Coefficiente Gini= strumento utile per valutare anche l’ampiezza della povertà con un
numero compreso tra 0 e 1. I valori del coefficiente prossimi allo zero indicano una
distribuzione abbastanza omogenea ed egualitaria della ricchezza e di conseguenza una
scarsa presenza di povertà economica. Tutti posseggono esattamente la stessa quota di
ricchezza. Al contrario, valori elevati del coefficiente implicano una situazione di forte
disuguaglianza: collettività in cui una sola persona detiene ricchezza.
Coefficiente gini :
● misura le disuguaglianze in relazione ai rapporti tra i diversi gruppi.
● Indice semplice per effettuare i confronti tra i diversi paesi e consente di osservare
l’andamento delle disuguaglianze nel tempo.
● Consente ai policy makers di simulare l’efficacia degli interventi di trasferimento dei
redditi sui livelli di disuguaglianza economica.
● Ma non offre indicazioni
⇒ alcuni ricercatori hanno suggerito di aggiungere valutazioni soggettive agli indicatori
monetari.
Prospettiva determinante per una concezione non monetaria della povertà⇒ Capabilty
approach (Nussbaum e Sen): definizione della povertà come un fenomeno non solo
economico, ma multidimensionale. Basata sui concetti di capabilities e functionings ⇒ pone
la povertà in una regione di tangenza tra la deprivazione dei beni primari e le funzioni di
realizzazione, più precisamente nella carenza di capacità di un individuo di essere e agire.
● Capacitazione: possibilità concreta di agire di fronte a opportunità, per il proprio
benessere (difficile da misurare, ma ci sono tentativi). Idoneità e abilità in relazione
all’opportunità e potenzialità favorevoli al benessere della persona. Rimanda alla
concreta possibilità di agire, al fine di perseguire scopi di qualità della vita che
valorizzino e rappresentino qualcosa di importante per la persona.
● Funzionamenti⇒ risultati acquisiti dall’individuo sul piano fisico e intellettivo. Per
negazione, la povertà è una condizione di “non funzionamento” oppure di capability
deprivation.
● Non funzionamento⇒ le persone hanno le capacità adeguate ma non hanno le
risorse per attivare i funzionamenti.
● Capability deprivation⇒ le capacità disponibili sono adeguate, ma la persona non ha
le capacità di convertirle in funzionamenti efficaci.
⇒ la povertà diventa estrema quando si verificano insieme le condizioni di non
funzionamento e di non capacitazione.
Sen parte dalle basic capabilities= condizioni adatte a sviluppare i funzionamenti basilari
della dignità umana. Un approccio che voglia cogliere le dimensioni importanti del
benessere deve contemplare le libertà sostanziali attraverso le quali i diritti umani vengono
garantiti alle persone e da queste praticati. Sen riporta l’esempio della libertà civile e politica
negli Stati Uniti dove, come in tutte le democrazie, i cittadini hanno il diritto formale a
esprimere un voto alle elezioni. Solo quando tutte le effettive barriere al diritto di voto
saranno rimosse, si potrà dire che tale diritto coincide in sostanza con la capacità di voto.
Implica che la povertà è anche la privazione delle libertà di porre in atto ciò che è dichiarato
come diritto.
Le capabilities indicano non solo la possibilità di esercitare un diritto, ma anche la
possibilità di farlo avendo più di una modalità a disposizione.
Sen⇒ diversi tentativi di rendere operativa la dimensione teorica del capability approach,
diverse strade:
● Analisi complessiva ⇒ punta a ricostruire l’intero insieme di funzionamenti dandone
una rappresentazione globale. Può lasciare i singoli funzionamenti in condizioni di
non aggregazione. A) dominanza vettoriale⇒ includere molti dati, ance se ciò
produce un ordinamento solo parziale tra funzionamenti; dominanza sequenziale ⇒
consente di comparare distribuzioni di benessere relative a due paesi diversi o in
tempi diversi. Analisi multivariata⇒ può essere utile, permette di identificare
l’insieme di funzionamenti a partire da molteplici variabili che operano
simultaneamente, misurando quali di queste incidono maggiormente sulla
dimensione generale di povertà. Altro metodo: produrre indici di
mutlidimensionalità di povertà. B) se si intende sposare il capability approach con
l’immediatezza sintetica di visualizzazione della poevrtà si usano i metodi aggregati.
Analisi multimensionale della povertà ⇒ aggregare più indicatori di deprivazione per
ottenere un unico indice cardinale di povertà. Human Development Index= esempio
operativo importante di come il capability approach abbia spostato il concetto e la
misurazione della povertà da un piano economico e monetario a uno
multimensionale e sociale. Indice composito basato su più indicatori relativi alle
aspettative di vita, istruzione e reddito pro capite. Per i paesi sviluppati è stato
aggiunto anche l’esclusione sociale. Dal 2010 abbiamo anche l’Inequality adjusted
human development index allo scopo di includere anche le disuguaglianze interne
ad ogni paese. Vi è poi anche l’indice della povertà umana= strumento di
misurazione della povertà non basato sul reddito, ma sulla povertà come insieme di
deprivazioni che impediscono un’esistenza sana e longeva. Lo sviluppo di tecniche
sempre più raffinate ha condotto a inquadrare diverse dimensioni e livelli di povertà.
L’istat distingue tra “famiglie sicuramente povere”, “famiglie appena povere” e
“famiglie a rischio di povertà” ⇒ dipendono dalla distanza calcolata attraverso
numerosi indicatori socioeconomici e culturali, rispetto alla linea della soglia di
povertà.
ISTAT⇒ indicatori di benessere equo e sostenibile, 12 domini fondamentali per la misura del
benessere.
Genere e disuguaglianze
Le disuguaglianze di genere preesistono a quelle di classe, quella di genere sembra essere la
disuguaglianza storicamente più dura a morire.
Complessivamente nel mondo, il 55% delle donne è attivo nel mercato del lavoro, contro il
78% degli uomini e in nessun paese la quota di donne occupate eguaglia o si avvicina a quella
degli uomini.
Divario salariale: le donne guadagnano in media il 40% in meno degli uomini.
La loro presenza alla guida del paese è limitata.
Nell’Africa sub sahariana per ogni 180 donne che partoriscono ce n’è una che perde la vita e
le donne adulte sono poco istruite e hanno scarso accesso ai mercati del lavoro. Nei paesi in
via di sviluppo la maggior parte delle donne che riceve una retribuzione è collocata nel
settore informale ⇒ no tutele, sfruttamento, no diritti di sicurezza sociale e condizioni
lavorative molto dure.
2019: le donne occupavano il 25% dei seggi parlamentari e il 21% dei ministeri.
Rappresentanza politica femminile: osteggiata e vessata violentemente, donne
maggiormente vittime di violenza e minacce.
Ogni anno 12 milioni di bambine e adolescenti sono vittime di matrimoni forzati che
pongono a repentaglio salute, istruzione e prospettive di lavoro.
Solo 60 paesi su 150 avevano raggiunto la parità di genere nell’accesso all’istruzione primaria
e secondaria nel 2019.
Le discipline scientifiche hanno contribuito a lungo ad avvalorare una visione statica, quasi
naturalistica dell’appartenenza al maschile e al femminile.
● Sesso: definizione puramente biologica (cromosomi, genitali, ormoni, fisico, ecc), che
sottolinea elementi di differenza, pur in presenza di molte comunanze⇒
maschi/femmine. Due sessi. Apparato genitale, organi sessuali interni ed esterni,
livelli di ormonalità…
● Genere: nome per indicare il modo sessuato con il quale gli esseri umani si
presentano nel mondo e vengono percepiti. Insieme dei processi con il quale ogni
società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana e struttura
così la vita e le esperienze di uomini e donne differenziandole le une dalle altre. Il
corpo viene sussunto nel concetto di genere. Costruzione sociale delle differenze
biologiche, dimensione culturale dei corpi che trasforma il dato biologico in
aspettative sociali e identità “culturalmente approvate” (con relative sanzioni e
rinforzi sociali) ⇒ uomini/donne. Il genere guarda ai ruoli costruiti socialmente e che
rinforzano/enfatizzano socialmente una differenza biologica. Assegna attraverso
ruoli, infinità di aspettative sociali… risorse differenti, divisioni di compiti diversi,
benefici diversi, poteri e responsabilità diverse. Processo di costruzione sociale di tali
caratteristiche biologiche.
Tra gli anni 60/70 le studiose femministe hanno esplorato la tematica della relazione tra
genere e potere, focalizzato sulla subordinazione femminile e sulla produzione, riproduzione
e istituzionalizzazione del dominio maschile. ⇒ contestazione dell’inferiorità del genere
femminile, che nel corso della storia è stata inserita nell’ordine naturale delle cose. Le
studiose individuano il seme della discriminazione nella trasformazione della differenza
biologica in differenze di ruoli e in differenze sociali. ⇒ Simone De Beauvoir, il secondo
sesso: pone le basi per l’avvio di una nuova fase del discorso femminista occidentale. Sostiene
la necessità del superamento di una visione gerarchica che vede l’alterità femminile come
inferiore, “il secondo sesso”. La necessità sentita è quella di problematizzare il processo di
definizione dell’identità femminile, vincolata dal destino biologico e schiacciata dal ruolo
materno e riproduttivo.
Genere: indicatore di una duplice presenza⇒ essere e divenire donna e al contempo, essere e
divenire uomo.
Disuguaglianza tra i due sessi ⇒ diversa distribuzione dei poteri. Patriarcato.
Le differenze tra i due sessi in natura si sono prestate alla costruzione di una disparità che si
è perpetuata nel tempo e in virtù della quale il genere maschile ha potuto stabilire a proprio
vantaggio una divisione del lavoro e accesso alla sfera intellettuale e simbolica a detrimento
del sesso femminile.
Primo bersaglio del femminismo: disuguaglianza e asimmetrica distribuzione del potere tra
i due generi.
Diventare uomini= realizzare soggetto forte, neutrale, che ha fatto tacere il proprio corpo,
imponendo il proprio potere sugli altri corpi.
L’essere donna e l’essere uomo è il prodotto storico che ha attraversato le diverse culture e
società, all’interno delle quali sono stati diversamente definiti il maschile e il femminile,
creando specifiche identità collettive e individuali.
Le relazioni di genere cambiano costantemente, così come variano tra le culture le norme
sociali che regolano e approvano i comportamenti individuali.
Socializzazione al genere: Le bambine sono preparate allo svolgimento dei compiti di cura,
educate a ricoprire i ruoli sociali secondari e socializzate alla rinuncia.
Bambini e ragazzi ⇒ mascolinità dominante, concetti di lavoro produttivo, successo
economico, aggressività, omofobia e rifiuto del femminile, pena la messa in discussione della
virilità e la paura di provare vergogna o di essere umiliati di fronte ad altri uomini.
Le definizioni stereotipate di femminilità e maschilità possono portare conseguenze:
influenza negativa sui processi di autostima che può alimentare lo sviluppo di sentimenti di
sottomissione e passività; violenza connessa all’anti-femminilità, omofobia, transfobia,
aggressività, confusione e insicurezza.
La maschilità è stata associata alla dimensione pubblica, al senso di diritto al potere e alla
pratica dell’identità come dominio; la femminilità al privato, alla cura, riproduzione,
subordinazione, dove i compiti di riproduzione risultano svalorizzati rispetto alla
produzione.
Le normatività rendono più fluide le interazioni sociali.
Genere e prescrittività di orientamento sessuale strutturano le interazioni sociali.
⇒ Tema su cui è in corso un mutamento sociale (arene di conflitto).
Terreno di battaglia tra riproduzione sociale e mutamento sociale: pluralità di identità,
fluidità, oltre logica binaria.
Le pratiche di socializzazione nei primi mesi di vita riproducono i dettami sociali su ciò che
costruisce un comportamento appropriato al genere a cui si appartiene.
La critica femminista ha puntato il dito sul fatto che l’equilibrio degli aspetti biologici tra
maschile e femminile sia stato istituzionalizzato a discapito delle donne.
La mistica della femminilità, Betty Friedan ⇒ suggerì che la depressione che molte
casalinghe ritenevano un problema personale era il riflesso di una condizione generalizzata
di subordinazione in seno alla famiglia= sistema di oppressione.
È necessario considerare il genere una struttura: Esistono rapporti stretti tra l’iniqua
divisione del lavoro familiare non retribuito e le disuguaglianze di reddito tra donne e
uomini, tra il livello di istruzione dei partner e la propensione a svolgere il lavoro domestico,
tra i modelli di socializzazione al genere e la propensione a privilegiare il lavoro retribuito
rispetto agli impegni domestici.
Qualsiasi organizzazione lavorativa modula vantaggi e svantaggi, premi e retribuzioni,
sfruttamento e controllo, azioni ed emozioni basandosi sulla distinzione tra mascolinità e
femminilità.
I pluralismi che attraversano i nostri corsi di vita sono interpretabili all’interno dei sempre
più intensi processi di globalizzazione.
Lo sviluppo tecnologico ha favorito la crescita di nuovi modi di comunicare ⇒ più rapidi,
partecipativi, fluidi, pluridirezionali e sganciati dai “limiti del mondo fisico” e ha accelerato,
all’altro lato, il confronto tra culture.
Il nesso welfare-mercato del lavoro può plasmare, allargare, ridurre tali disuguaglianze.
● Sistemi liberali con scarso intervento pubblico ⇒ lasciano al mercato la funzione di
determinare l’offerta di lavoro rivolta alle donne, spesso con orari part time, mentre
offrono pochi sostegni pubblici alle lavoratrici che hanno carichi familiari.
● Sistemi a tradizione socialdemocratica ⇒ lo stato ha assunto un ruolo esteso nel
fornire sostegno e servizi pubblici universali che alleggeriscono i carichi di lavoro
femminile, promuovendo il duplice obiettivo dell’uguaglianza sociale ed equità di
genere. Dall’altro lato ha alimentato una spiccata segregazione verticale tra i generi.
● Nei paesi dell’Europa continentale il modello sembra incoraggiare il mantenimento
delle disuguaglianze di genere poiché il sostegno pubblico si traduce soprattutto in
congedi materni molto lunghi che spingono le madri a lasciare il lavoro retribuito
senza poi farvi ritorno e il mercato del lavoro riserva alle madri soprattutto posizioni
part-time e lavori poco qualificati.
● Paesi dell’Europa meridionale ⇒ le disuguaglianze di genere sono ancora più
marcate, il welfare per le famiglie è scarso e il mercato del lavoro incoraggia il
modello del male breadwinner, con una quota contenuta di occupazione femminile.
Teoria del capitale umano ⇒ allo scopo di massimizzare le entrate economiche della
famiglia, uomini e donne, in base alle preferenze di ciascuno e alle rispettive aspettative di
retribuzione, investono in competenze diverse. Anche le donne istruite preferirebbero posti
di lavoro che pagano meno, in cambio di seguire gli impegni familiari. Sul lato della
domanda si concentra sui pregiudizi e discriminazioni dei datori di lavoro, che preferiscono
gli uomini alle donne, perché ritengono la produttività, la disponibilità e la motivazione dei
primi superiore a quella delle seconde.
Rosabeth Kanter ⇒ divisione del lavoro genera una distribuzione delle opportunità e delle
ricompense che spesso prende lo sviluppo delle preferenze da parte delle persone. Non
appena un tipo di impiego tende a femminilizzarsi, comincia a perdere prestigio.
Joan Acker ⇒ il genere è una struttura costitutiva dell’organizzazione del lavoro piuttosto
che un elemento che la influenza.
I mondi professionali non sembrano porsi in modo proporzionato alla nuova offerta di
qualifiche e capacità: divario tra le performance femminili nel campo dei titoli di studio e
quelle rilevabili nel mondo del lavoro. ⇒ graduale scoraggiamento e poi abbandono di donne.
Leaky pipeline ⇒ scarsa presenza di donne nelle professioni apicali della scienza applicata,
tecnologia, ingegneria e matematica. Sebbene la quota delle laureate in questi campi stia
aumentando, nei passaggi cruciali delle carriere la loro presenza si fa via via più rarefatta:
● Le studentesse scoprono nelle istituzioni accademiche e di ricerca e ancor di più
nelle imprese del settore il predominio di valori orientati alla competizione,
competitività, produttività, business, anziché alla ricerca disinteressata e alla
cooperazione.
● Densità maschile ⇒ più si sale nei gradini gerarchici più prevalgono reti, relazioni e
ambienti maschili.
● Pressioni esterne che riorientano le aspettative e obiettivi delle giovani.
● I decisori delle carriere altrui sono molto spesso uomini che discriminano le donne a
causa del persistere dell’associazione tra valori della mascolinità e scienze dure,
tecnologia, ingegneria e matematica.
Le persone che si identificano con più gruppi svantaggiati possono essere facilmente escluse
o trascurate dalle politiche di inclusione e delle pari opportunità. Al contempo, l’invisibilità
prodotta dalle identità multiple può anche proteggere le donne potenzialmente vulnerabili,
rendendole un target meno prototipi o di forme comuni di pregiudizio. ⇒ paradossi
dell’intersezione di più forme di identificazione sociale.
Susan Moller Okin ⇒ convogliare a favore del gruppo una politica di riconoscimento della
differenza significa accorpare soggetti ed entità diverse, con diritti diversi in conflitto tra
loro, con il risultato di oscurarne le divisioni interne.
Genere femminile costituisce la metà dell’umanità ⇒ improprio confonderlo nei discorsi sui
diritti e rivendicazioni politiche con le minoranze.
Lavoro e disuguaglianze
Molti legami diretti con le diseguaglianze.
Sociologia economica: studia interazione tra fenomeni e istituzioni sociali e mercati.
Lavoro: occasione di mobilità sociale.
La struttura occupazionale di un paese è fortemente legata anche alla sua struttura di
classe e i mutamenti nel tempo della prima contribuiscono a definire le possibilità di
mobilità sociale dei membri di una società.
Le disuguaglianze non sono influenzate dal sistema economico solo attraverso le dinamiche
del mercato del lavoro. Sono molti gli altri gli ambiti regolati dal mercato in cui gli individui
agiscono ed entro cui maturano diverse disuguaglianze.
● Italia: fattore che illustra bene il rapporto tra lavoro e disuguaglianze è il territorio ⇒
a diverse aree del paese corrispondono differenti modelli produttivi e mercati del
lavoro, diversi livelli quantitativi e qualitativi dei servizi sociali, educativi e sanitari,
eterogenei gradi di sviluppo economico e sociale e dotazioni differenziate di risorse
non strettamente economiche, come il capitale sociale e civicness. A questi fattori
corrispondono diverse disuguaglianze nelle condizioni di vita e conseguenti flussi
migratori interni che caratterizzano ancora ora il paese.
● Abitazioni ⇒ la distribuzione della risorsa casa tra generazioni e contesti territoriali,
i modi in cui sono regolati il mercato immobiliare e quello creditizio incidono su
diverse dimensioni della disuguaglianza abitativa. Conseguentemente, si generano
disuguaglianze sia nell’accesso sia nella qualità degli alloggi, come anche sul
possesso dell’abitazione. ⇒ ripercussioni sulla scansione e i tempi di transizione alla
vita adulta, la formazione della famiglia e le scelte procreative, l’accesso a
opportunità di studio e lavoro, conseguenti al vivere o meno in contesti urbani
caratterizzati da una diversa offerta formativa e occupazionale. La disponibilità di
una dimora si configura come un fattore cruciale di integrazione sociale. Mercato
casa= generatore di molte forme di disuguaglianza e viene influenzato da esse.
⇒ le forme di disuguaglianza di una collettività sono originate dall’intreccio di diversi
mercati, sistema di welfare e politiche sociali, composizione sociodemografica e modelli
familiari.
Le diseguali condizioni di lavoro sono una costruzione sociale.
Posizione occupazionale e classe sociale (occupazionale) ⇒ comporta sia un reddito sia una
collocazione rispetto ai mezzi di produzione, secondo la visione marxiana. Delinea anche la
collocazione nella rete di relazioni che hanno luogo all’interno delle organizzazioni in cui il
lavoro viene erogato. Da tali relazioni asimmetriche derivano rapporti di potere e
subordinazione tra individui con occupazioni diverse. Il lavoro contribuisce anche
all’appartenenza dei soggetti a diverse cerchie relazionali che dalle organizzazioni si
diramano in altri contesti sociali. All’interno del mercato di lavoro stesso: disuguaglianze di
reddito (working poor: chi lavora e non arriva a fine mese), rischio di disoccupazione, a livello
relazionale, nell’accesso a network sociali differenziati e a dotazioni diseguali di capitale
sociale, anche sulle aspirazioni occupazionali per i propri figli, scelte di istruzione e sulla
riproduzione intergenerazionale delle classi sociali.
⇒ Delineazione della multidimensionalità della stratificazione sociale messa in luce
dall’analisi weberiana, anche le opportunità nel mercato del lavoro.
⇒ dall’insieme di queste molteplici risorse deriva l’accesso a posizioni occupazionali
vantaggiose e la possibilità di salvaguardare nel tempo le proprie posizioni dominanti. I
diversi gruppi di lavoratori che nelle organizzazioni condividono interessi simili sono
orientati a preservare o espandere il proprio spazio occupazionale e mantenere i propri
vantaggi = strategie di chiusura sociale.
⇒ diseguali competizioni nelle arene occupazionali. = embeddedness delle istituzioni
economiche.
Le economie occidentali si caratterizzano per sistemi di stratificazione in cui la mobilità
sociale tra generazioni è stata intensa in termini assoluti, con figli che hanno svolto
occupazioni diverse da quelle dei genitori conseguentemente al mutamento del sistema
produttivo e della struttura occupazionale. I cambiamenti nella mobilità relativa
intergenerazionale, cioè nella fluidità della stratificazione nel tempo, sono stati più modesti:
le disuguaglianze di origine all’accesso a diverse classi occupazionali sono state costanti.
I fenomeni di mobilità assoluta e relativa sono stati influenzati da trasformazioni nelle
strutture produttive dei paesi, che hanno reso possibili fenomeni di parziale fluidificazione e
nella stratificazione sociale.
L’appartenenza a una classe sociale rimane rilevante e consente di dare conto di importanti
divari nelle condizioni economiche degli individui.
Paesi occidentali: tendenziale crescita delle disuguaglianze dei redditi e della ricchezza. ⇒
conseguenza di un ampio sistema di cambiamenti nel sistema produttivo, mercato del
lavoro, sistemi di welfare. Caso italiano ⇒ profonde crisi del 92 e 2007. Discesa di molti
soggetti dalla classe medio-bassa a quella più povera.
Lavoratori per i quali il reddito non è sufficiente per arrivare a fine mese ⇒ working-poors,
condizione distribuita in modo diseguale.
Non solo il mercato del lavoro influenza le disuguaglianze, ma ne è anche influenzato: l’agire
micro dei membri delle diverse classi nelle organizzazioni e le lotte politiche per la
regolazione del mercato giocano un ruolo decisivo nel suo funzionamento.
Molti e ineguali rischi nel mercato del lavoro
Il lavoro incide sulle diseguaglianze attraverso tutti questi meccanismi.
Il rischio di esclusione dall’occupazione varia in intensità che nella forma specifica in base al
genere, età, coorte di nascita, contesto geografico, background migratorio e fase del ciclo di
vita. (Peso delle caratteristiche ascritte sull’achievement).
● Inattività⇒ Il nostro paese si caratterizza per l'elevato rischio di inoccupazione di
lunga durata per i giovani, soprattutto nelle regioni del mezzogiorno. ⇒
inoccupazione tanto lunga da tradursi in scoraggiamento dei giovani in cerca del
primo impiego, quindi in rinuncia alla ricerca attiva e in uno stadio di inattività. Si
arriva all’età adulta senza aver sperimentato un vero lavoro, si passa attraverso
lavoretti, spesso irregolari, senza un’adeguata socializzazione al mondo del lavoro e,
in alcuni contesti territoriali, con una preoccupante esposizione al rischio di
coinvolgimento in attività criminali. Il rischio stesso di NEET è fortemente diseguale
in base al livello di istruzione e alle risorse familiari sulle quali i giovani possono
contare.
● Rischio di perdere il lavoro⇒ condizioni del ciclo economico e la crisi iniziata nel 07
hanno prodotto effetti importanti sui tassi di disoccupazione. Anche le conseguenze
della pandemia saranno differenziate per gruppi occupazionali. Caratteristiche
individuali che espongono maggiormente al rischio di disoccupazione: il fatto di
partire da una condizione contrattuale instabile, basso livello di competenze da
offrire sul mercato, vivere in aree economicamente depresse e per le donne il carico
familiare. Spesso, le madri con figli piccoli faticano a rientrare nel mercato del lavoro
dopo esserne uscite. Svantaggio femminile: efficace esempio di come le
disuguaglianze trovino strutturazione in processi a cavallo tra dotazioni individuali,
organizzazioni, sistemi di welfare ed elementi culturali.
● Rischio più subdolo nel mercato del lavoro consiste nel non vedere valorizzate le
proprie competenze nelle organizzazioni e nel non rivestire un ruolo occupazionale
adeguato. ⇒ sovraistruzione: fenomeno più diffuso tra i giovani altamente istruiti,
soprattutto quando provengono da ambiti disciplinari di laurea per i quali l’offerta
supera la domanda. In Italia è frequente che non si faccia carriera e si resti a lungo
nella posizione occupazionale in cui si era inizialmente entrati nel mondo lavorativo,
senza avanzamenti che riducano le disuguaglianze di origine. Fenomeno che vale
anche per gli stranieri, che spesso sono costretti ad accettare occupazioni a bassa
qualifica anche se ne svolgevano una altamente qualificata nel paese di provenienza e
a dispetto del loro livello di istruzione.
● Forme contrattuali poco tutelanti e caratterizzate da elevata instabilità, elementi
che si traducono in percorsi frammentati e discontinui dentro e fuori al mondo del
lavoro ⇒ penalizzazioni salariali.
● Mancate tutele del sistema di welfare (future modeste pensioni, malattia, maternità)
e difficoltà a pianificare i corsi di vita. Distribuzione ineguale che colpisce i giovani
soprattutto con bassa istruzione e con minori possibilità di sostegno familiare.
● Illegalità e contiguità con ambienti criminali ⇒ soggetti fragili, con minori
possibilità di fronteggiare il ricatto economico sottostante le forme di sfruttamento,
individui con basse qualifiche professionali, in condizioni socioeconomiche
svantaggiate, spesso nelle regioni meridionali o migranti privi di permesso di
soggiorno.
L’origine del moderno stato sociale si colloca nel XIX secolo in Germania, con Bismarck. ⇒
l’azione diviene pubblica, sistematica, legalizzata e organizzata. Tuttavia, è a Lord Beveridge
che si deve la nascita della moderna concezione di welfare state.
Welfare state= stato in cui il potere organizzato è usato deliberatamente allo scopo di
modificare le forze del mercato in almeno tre direzioni:
● Garantendo a individui e famiglie un reddito minimo
● Mettendo individui e famiglie in condizione di fronteggiare certe “contingenze
sociali” che porterebbero a crisi individuali e familiari
● Assicurando a ogni cittadino i migliori standard disponibili in relazione a una
gamma concordata di servizi sociali.
Interventi statali ⇒ adozione di politiche keynesiane: politiche di pieno impiego, perseguite
mediante gli strumenti di politica fiscale, crescita del debito pubblico, espansione dei livelli
di fornitura statale di istruzione, sanità e sicurezza sociale.
Colin Crouch lo ha definito “compromesso sociale di metà secolo”.
Possibilità di ricevere il welfare: dipende dalla costruzione sociale del bisogno. ⇒ poveri
meritevoli e poveri immeritevoli.
Dagli anni 70⇒ riduzione crescita economica e crisi fiscale ⇒ crisi dei welfare. ⇒ ha
riproposto un assetto normativo deregolato e ha rescisso i vincoli solidaristici del periodo
keynesiano, riaffermando il carattere ordinativo ed equilibrativo delle forze invisibili del
mercato. Dibattito interno incentrato su dialettica “libertà versus uguaglianza”.
Influente chiave di lettura dell’economista Sen che ha concettualizzato la povertà in termini
multidimensionali.
La ridefinizione dei principi e delle pratiche del welfare state si basa anche sul terzo settore.
Netta riduzione delle risorse destinate al welfare.
In Italia le fasce più deboli della popolazione restano ancora tagliate fuori dall’accesso ai
servizi che in passato avevano una copertura universalistica.
● Donne che non sono state marginali ⇒ contributo significativo alla teoria e alla
ricerca sociale. La creazione della scienza della società aveva il focus sulla correzione
delle disuguaglianze sociali, guardando al tema con chiave intersezionale. Donne che
cercavano equilibrio tra teoria e pratica di ricerca. Donne che avevano il loro
progetto professionale come quello degli uomini. Contributo teorico: Jane Adams
alcuni parlano di paradigm lost= idea che il sociologo è un vicino di casa, per fare
sociologia bisogna stare sul campo e sviluppare una riflessione personal, grounded,
embodied e involved. Idea della partecipazione empatica. Contributo metodologico:
harriet Martineau, indicatori sociali chiave che devono essere studiati per conoscere
un sistema sociale. Contributo empirico: jane addams (il suicidio di durkheim non è
il primo)”hull house maps and papers” censimento degli abitanti di quartieri marginali
di Chicago e produzione di 8 mappe.
● Contributo progressivamente dimenticato dalla storia della sociologia attraverso vere
e proprie strategie di cancellazione. L’inizio della sociologia era un grande
movimento emancipatore (donne, uomini, classe operaia, afroamericani). Donne
derubate di ciò che avevano realizzato “effetto matilda” (effetto che vede come grandi
innovazioni prodotte da donne sono state attribuite a uomini). Sociologia aveva una
premessa egalitaria. Il contributo di donne è divenuto marginale per due strategie: 1.
Politics of gender ⇒ donne avevano barriere di accesso molto grandi (istruzione
superiore, università…), l’accesso delle donne agli sudi è stato conflittuale. Criticate
per i loro profili intellettuali poliedrici, sminuivano il proprio contributo. Riduzione
dell’autorevolezza del loro contributo in quanto donne (considerate figlie, mogli,
sante, traduttrici, assistenti sociali, scrittrici, giornaliste…). 2. Politics of Knowledge
⇒ distanza tra sociologia accademica e al di fuori. Vengono marginalizzati gli
attivisti e i più critici. Prevalere del rigore scientifico, neutralità e astrazione formale:
il sociologo deve cercare una conoscenza scientifica fine a se stessa, non stare dalla
parte degli svantaggiati. Esclusione dal canone sociologico: manuali di sociologia in
cui vengono sempre meno citate delle donne, non menzionate, cancellate.
In Italia
Anche nella sociologia italiana vi erano delle donne. A Torino nel 1920 viene istituito
l’istituto internazionale di sociologia attorno a Francesco cosentini e alla moglie Lily
Cosentini.
Elisa Salerno ⇒ studia la condizione delle donne operaie e l’effetto del lavoro in fabbrica
riguardo le donne.
Migrazioni e disuguaglianze
A partire in genere sono i soggetti “più adatti”: persone in buona salute, elevata resistenza
fisica, buone disponibilità economiche, necessari strumenti culturali per orientarsi,
dispongono di reti relazionali di supporto e sono in grado di adattarsi facilmente alle
richieste del mercato del lavoro nel contesto di arrivo. ⇒ diseguali opportunità tra chi si
sposta e chi resta. (Persone mobili e immobili).
Vi sono anche gli sfollati interni o i displaced, a seguito di guerre civili o conflitti
internazionali, e rifugiati.
Gli immigrati possono ritrovarsi a scoprire che, oltre alle minori opportunità di cui hanno
sofferto per il fatto di essere casualmente nati in una determinata area del mondo, l’esito
positivo del loro percorso non è scontato e l’immigrazione in un nuovo paese può rivelarsi
fonte di ulteriori problemi: spesso si ritrovano ad occupare posizioni socialmente marginali,
occupazioni poco qualificate, scarse possibilità di mobilità socioeconomica, politicamente
alienati e non partecipano pienamente alla vita della comunità e società civile, i loro figli
manifestano difficoltà in campo scolastico-formativo.
Disuguaglianze intersocietarie prodotte dai processi di colonizzazione in America Latina ⇒
gli squilibri socioeconomici e di potere, strutturatisi nei secoli passati a livello globale, nei
rapporti tra paesi, all’interno dei confini nazionali tra gruppi maggioritari/autoctoni e
minoritari, rappresentano le basi ideologiche e culturali che giustificano lo sviluppo di una
società gerarchizzata in relazione all’elemento etnico-razziale. Nelle società c’è stata una
collocazione di ognuna delle identità etniche in una precisa gerarchia occupazionale ⇒
eredità del colonialismo ed espansione imperialista. Gli squilibri di potere, dominio
economico, cognitivo e culturale persistono sotto diverse forme.
Boaventura de Sousa Santos considera l’esistenza di un “sud globale”= metafora dei gruppi
di popolazione esclusi, silenziati e marginalizzati come gli immigrati.
Gurminder Bhambra avanza la proposta delle “sociologie connesse” ⇒ secondo l’autrice
l’Europa rifiuta di assumersi le proprie responsabilità nei confronti dei richiedenti asilo e
rifugiati e non rispetta i propri impegni in materia di diritti umani, ignora le storie coloniali
che hanno segnato il progetto europeo: solo recuperando queste storie l’Europa potrebbe
sviluppare un progetto cosmopolita e più inclusivo.
Intreccio multiforme con la questione delle diseguaglianze⇒ disequilibri globali tra società,
a monte della migrazione (eurocentrismo, questione post-coloniale, diritti umani: “sud
globale” metafora marginalizzati) provenire da un paese dominante o dominato fa una
grande differenza.
● Disuguaglianze nelle opportunità di migrazione (chi parte?) tipicamente chi lascia il
paese nativo ha delle risorse da investire. Le reti migratorie sono capitale sociale.
● Disuguaglianze, a valle della migrazione, tra le società (chi guadagna e chi perde?) il
sud che vede migrare gente istruita perde capitale umano = svantaggio e
sottosviluppo economico.
● Differenze nelle società di arrivo che diventano disuguaglianze, a valle di processi
problematici di integrazione.
“Mobility turn” nelle scienze sociali: le attuali migrazioni sono generatrici di “super-
diversità” ⇒ concetto introdotto da Vertovec per descrivere la proliferazione delle diversità
di popolazione, comprendente un processo di diversificazione tra nativi, gruppi di immigrati
e minoranze etniche ed anche all’interno di questi gruppi.
“Differenze sociali”: include tutte le caratteristiche degli individui e dei gruppi che li
distinguono gli uni dagli altri. ⇒ possono essere:
Caratteristiche ascritte ⇒ per nascita, senza volontarietà e sforzo individuale (famiglia di
origine, sesso, capitale familiare culturale, coorte di nascita, età, background familiare, luogo
di nascita e background migratorio)
Caratteristiche acquisite⇒ per volontà e impegno individuale (lavoro, istruzione, posizione
nella stratificazione sociale).
⇒ distinzione euristica, molto utile sul piano concettuale, ma applicabile solo parzialmente
ai casi reali.
Paolo Ceri distingue tra:
● Differenze⇒ caratteristiche ordinabili lungo una scala di importanza
● Diversità⇒ caratteristiche qualitative non ordinabili, comparabili tra loro solo in
termini di uguale o diverso. (Caratteristiche ascritte o religione ecc).
È evidente che gli immigrati condividano con gli autoctoni numerose diversità e differenze.
Differenze etniche o razziali:
● Etnia⇒ sistema di classificazione di gruppi che attribuisce agli individui una
discendenza comune sulla base di percezione di somiglianze culturali.
● Razza⇒ classifica i gruppi considerando somiglianze fisiche considerate innate. Le
razze umane non esistono, sono l’esito di interazioni tra popolazioni di diversa
provenienza che hanno portato ad attribuire rilevanza a determinati tratti somatici al
fine di delimitare i confini tra le categorie sociali e strutturare i rapporti tra gruppi.
Strumento di dominio tra popolazioni. ⇒ Usate come criterio definitorio dai nativi e
come criterio auto-definitorio dagli immigrati stessi
Diversità e differenze danno luogo a disuguaglianze etniche quando sono oggetto di una
classificazione e valutazione sociale di soggetti appartenenti a gruppi diversi, all’interno di
un processo che porta ad associare ed attribuire a diversità e differenze, vantaggi e
svantaggi, ricompense o discriminazioni.
Il migrante si trova ad affrontare una disparità nel trattamento da parte delle istituzioni nel
contesto di integrazione con cui interagisce, in base al possesso di caratteristiche ascritte e
acquisite considerate negative e, pertanto, viene collocato nelle posizioni più basse della
scala sociale.
⇒ eredità vincolante e discriminante fatta di svantaggi sociali e trasmessa dai genitori ai figli
⇒ seconda generazione: sembra indicare implicitamente che la condizione immigrata si
erediti, il termine fa riferimento al fatto demografico che gli immigrati fanno figli, ma
soprattutto al fatto sociale che i figli condividono con i propri genitori forme di
discriminazione socioprofessionale ed etnica e, talvolta, anche lo status sociale.
Tre domande:
-in che misura e in che modo le diversità culturali di cui sono portatori gli immigrati sono
riconosciute e accettate nelle diverse sfere di integrazione dei contesti di arrivo?
-Come vengono garantite agli immigrati le pari opportunità in diversi ambiti di inserimento
delle società che li accolgono?
-Uno scambio positivo e alla pari tra soggetti culturalmente differenti è perseguito e
realizzato negli interventi e nelle misure che vengono sviluppati e implementati?
⇒ Giménez scompone i diversi modelli di integrazione sulla base di tre dimensioni
operative:
● Garanzia del diritto all’uguaglianza, indipendentemente dall’etnia, cultura o
religione di appartenenza ⇒ paradigma dell’uguaglianza e delle pari opportunità,
fondato su un’analisi verticale della stratificazione socioeconomica e delle relative
disuguaglianze strutturali. Approccio che ha alimentato politiche di tipo
compensativo e apertamente assimilazioniste, che hanno identificato le carenze e i
deficit linguistico-culturali di una data minoranza come fonti di disuguaglianza.
Sono profondamente radicate in un habitus monolingue e monoculturale che
considera inferiori e assorbe o neutralizza le diversità altrui e le minoranze
linguistico-culturali. Risultato dell’esperienza storica dello stato nazionale
occidentale e centralizzato.
● Accettazione e riconoscimento di diversità e differenze ⇒ paradigma della
differenza, approccio che promuove un’analisi orizzontale di etnia, religione, genere,
età, generazione e delle diverse capacità connesse a queste diversità, individuando
strategie di empowerment dei singoli gruppi minoritari. Modello che si basa sulla
tolleranza tra gruppi appartenenti a diversi sistemi culturali: nello spazio pubblico i
soggetti si muovono su un piano di uguaglianza e nella sfera privata trovano
espressione le specificità culturali.
● Enfasi sull’interazione positiva tra persone appartenenti a diverse culture ⇒
paradigma della diversità, critica ai modelli assimilazionista e multiculturalista.
Strategia di analisi e d'intervento di tipo interculturale, intesa come prospettiva
relazionale, trasversale e intersezionale, basata sull’interazione tra identità
eterogenee. Si è sviluppata come risposta pragmatica alle preoccupazioni delle città
multiculturali, attraverso azioni e pratiche volte a riconoscere gli aspetti positivi della
diversità, a promuovere la prossimità e le interazioni tra nativi e immigrati, a
rafforzare la coesione sociale e a favorire l’appartenenza di tutti i cittadini alla sfera
pubblica. Interculturalismo: specifica visione di integrazione, secondo cui la
differenza è migliore dell’uniformità e il sistema sociale trarrà maggiore beneficio
dalla varietà piuttosto che dall’omogeneità.
Addams sosteneva che l’esclusione di alcune categorie sociali era da considerare non solo
una questione di diritti negati, ma soprattutto un problema di mancata partecipazione da
favorire secondo la sua visione di società costruita dal basso e con il contributo di tutti.
Diversità e differenze possono essere in grado anche di offrire vantaggi dal momento che il
background migratorio rende i soggetti capaci di funzionare in un ambiente urbano
multietnico e diversificato, che richiede creatività, adattabilità, abitudine alla mobilità e
interesse all’apprendimento delle lingue straniere.
Ottimismo degli immigrati: la migrazione è un progetto di mobilità sociale
intergenerazionale, tutti i genitori immigrati hanno elevate aspirazioni rispetto alle
prospettive per i loro figli e sono disposti a fare grandi sacrifici per raggiungere tali obiettivi.
È possibile accumulare nel tempo opportunità sociali e culturali muovendosi nella scala
sociale: Inizialmente, piccole possibilità si collegano ad altre e sono il punto di partenza per
altri miglioramenti ⇒ effetto moltiplicatore.
Fattori di mediazione
● Competenze digitali
● Conoscenze pregresse
● Controllo genitoriale
● Insegnanti
⇒ alle prese con i nativi digitali
Istruzione e disuguaglianze
Ruolo ambivalente per l’istruzione: strumento di emancipazione (achievement si afferma
su ascription) e, al contempo, motore di riproduzione di diseguaglianze.
Meccanismo chiave con cui stratificazione sociale si riproduce (origini sociali diverse ⇒
titoli di studio diversi ⇒ posizioni nel mercato del lavoro diverse).
Nonostante la logica dell’achievement, pesa l’ascription.
Istruzione= motore di riproduzione delle disuguaglianze, ma anche spazio in cui la logica
dell’achievement viene affermata con forza rispetto all’ascription.
Evidenza che a parità di istruzione, le caratteristiche ascritte pesano nel lavoro. (Es. Gender
pay gap).
⇒ Ogni individuo cerca di ottenere titoli di istruzione più elevati; i gruppi sociali con
posizioni nelle burocrazie organizzative cercheranno di alzare le barriere di accesso per
proteggere le proprie posizioni. ⇒ credenziali sempre + specifiche per fare quel lavoro.