La Sociologia e I Fenomeni Sociali

Scarica in formato docx, pdf o txt
Scarica in formato docx, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 43

La sociologia e i fenomeni sociali

Cosa è la sociologia
La sociologia è una delle scienze sociali (meglio definita come la “scienza dei fenomeni sociali”) ed è lo
studio scientifico della società, con l'obiettivo di studiare i rapporti intersoggettivi allo scopo di interpretarli.
La sociologia è classificata come una scienza empirica o prassiologica (la parola prassiologica indica la
"logica del fare").
 
Quando e dove nasce la sociologia
La sociologia nasce nel 19° secolo, all'interno del positivismo, come risposta ai cambiamenti innovativi e
imprevisti introdotti dalla modernità e dalla società industriale.
Infatti, uno dei fattori che spinse la nascita delle scienze sociali durante l'800, fu il fatto che il mondo
appariva sempre più piccolo e caratterizzato da un’esperienza interpersonale.
In questo contesto, le scienze sociali rappresentavano una speranza per:
 capire i fattori che univano tra di loro gli individui e i gruppi sociali
 E per rimediare alle forme di disgregazione e di conflitto sociale e culturale in atto
 
Inizialmente, le scienze sociali furono delle discipline esclusivamente del mondo occidentale e, proprio
perché nate in Europa, erano permeate di eurocentrismo e di istanze coloniali.
(Infatti, le scienze sociali nascono negli stessi anni in cui nasce il colonialismo, nell’1800).
Solo dopo due guerre mondiali e l’inizio del fenomeno della globalizzazione, la sociologia si diffuse nel resto
del mondo (anche se in alcuni casi venne rifiutata o rivisitata).

Cosa rappresenta oggi la sociologia


Nell’epoca moderna, la sociologia rappresenta:
- Da un lato = uno dei paradigmi utili per la comprensione della complessità, che caratterizza il
mondo moderno
- Dall’altro lato = costituisce uno degli strumenti più usati per conoscere il modo di formarsi della
cultura, dei valori e dei nuovi mutamenti sociali (come la globalizzazione, l’affermazione delle
società multietniche e l’influenza dei mass-media).

L’obiettivo della sociologia


In generale, la sociologia si occupa:
- della società come un prodotto umano
- e dell’uomo come un prodotto sociale

L’obiettivo della sociologia è quello di formulare le dinamiche che spiegano il fare degli uomini (con la
cultura dei segni, delle forme sociali e delle neo-tecnologie) in quanto individuo sociale che vive nella
collettività. In questo contesto, l’uomo è consapevole che la memoria del vissuto configura la sua identità.
Gli obiettivi della sociologia sono di esaminare:

- il divenire della società e delle sue configurazioni sociali.


- le relazioni e le correlazioni che organizzano i fenomeni della vita corrente.
- i rapporti tra le varie componenti che istituiscono e definiscono i sistemi sociali.
- le interdipendenze tra i valori, i significati e i simboli che compongono la cultura e che sono in continua
trasformazione.
- i fattori e le modalità dell’azione sociale e della sociabilità.
- i linguaggi condivisi (Che consentono la costruzione di un senso che orienta i comportamenti).
- la costituzione e il funzionamento – attraverso le forme di governo – dell’organizzazione civile e delle forze
che in qualche modo la determinano.
Cosa è la società come un prodotto della cultura
Per “Società come un prodotto della cultura” si intende: ogni genere di legame tra gli esseri viventi (animali
o umani), considerando il fatto che la società umana si distingue da tutte le altre perché nasce, vive e si
sviluppa tramite un insieme di credenze e di rappresentazioni culturali.
(un esempio è il fatto che la sociologia nacque durante il positivismo francese dell800, basandosi delle
credenze ritenute oggettive e razionali).
(Oggi invece siamo in una fase definita “contestualistica”, nella quale le teorie sociologiche sono assumo il
ruolo di strumenti ideologici per adattare il comportamento degli uomini ai bisogni sociali dell’epoca.

Cosa è il fenomeno sociale in sociologia


Il fenomeno sociale, in sociologia, è caratterizzato dalla proprietà di esistere al di fuori delle coscienze
individuali e, per questo motivo, si presenta con delle realtà preesistenti (e per questo motivo, gli individui
sono indifferenti alla loro presenza).
Inoltre, i fenomeni sociali sono anche dotati di un potere imperativo (quindi, i fenomeni sociali si
impongono agli individui, anche senza il loro consenso).

Il termine sociologia
Il termine “sociologia” fu coniato nel 1824 dal filosofo francese Auguste Comte che la impiegò, nel suo libro
“Corso di filosofia positiva”, al posto dell’espressione “fisica sociale”:
L’espressione “fisica sociale” venne coniato nella seconda metà del 1700 e definiva lo studio positivo delle
leggi dei fenomeni sociali.
La fisica sociale, durante il settecento, serviva a rivoluzionare il modo divedere le cose e scardinare le
certezze centenarie.

Il Positivismo
IL TERMINE = il termine positivismo (che compare nel libro di Comte) fu impiegato per la 1° volta dal conte
Claude Henri per definire un metodo esatto /dal punto di vista scientifico) con il quale fosse possibile
affrontare i grandi temi con i quali la società deve misurarsi.

L’ORIGINE = il positivismo ha origine dalle tesi dell’illuminismo e, in particolare, dal lavoro di d’Alembert e
Turgot. Il positivismo contribuì a divulgare i principi di un’organizzazione scientifica della società industriale,
dando un senso al fenomeno della tecnica.
La tecnica fu un fenomeno sociale, politico ed economico e si tratta di una “scienza dei mezzi” che si
concretizza nella tecnologia e che dà vita alla società industriale.
Il positivismo, nel corso dell’Ottocento, ha orientato le principali ricerche intorno al tema della società e
delle sue leggi; mentre si dissolvevano le strutture e i valori dell’Ancien Regime.

LA TESI = le tesi del positivismo si possono riassumere nell’idea che la scienza è l’UNICO strumento di
conoscenza reale del mondo e che solo i principi scientifici possono dare origine alla conoscenza.

LA SOCIOLOGIA COME IL POSITIVISMO = la sociologia è una disciplina che studia il fondamento dei rapporti
intersoggettivi (tra soggetti) come se fossero una scienza, cercandone una ragione e un obiettivo sociale.

LA RICERCHE AVVIATE CON IL POSITIVISMO= durante il positivismo, iniziarono una serie di ricerche su temi
che fino a quel momento erano state considerate intoccabili:
- il rispetto culturale dell’Altro (come individuo)
- il rispetto culturale dei popoli (per la loro identità sociale)
- la cooperazione internazionale
- iniziò a svilupparsi l’idea di nazione
- si diffuse il principio dell’assistenza ai malati
- si diffuse l’idea del consenso come base di ogni democrazia
- il voto delle donne
- in molti paesi venne introdotto il divorzio
LA RICERCHE DELLA CONTEMPORANEITà= i temi che dominano il nostro secolo sono ancora una volta
cambiati. La società contemporanea si caratterizza per 3 aspetti:
1. un sistema di rete e una connessione sempre più estesa a livello globale
2. l’evoluzione degli stili di vita dell’uomo, legata all’innovazione tecnologica
3. una trasformazione dell’ambiente, dovuta all’evoluzione sociale, culturale, economica e tecnologica
questi mutamenti sono di natura IRREVERSIBILE e che coinvolgono direttamente tutti gli individui.

Evoluzionismo (Hebert Spencer)


Sulla scia delle teorie formulate da Comte, il filosofo inglese di orientamento positivista Hebert Spencer,
elaborò la filosofia EVOLUZIONISTICA.
Spencer è l’autore di un trattato di sociologia in cui, per la prima volta, le teorie di Darwin sull’evoluzione
sono applicate alle scienze sociali.
L’EVOLUZIONISMO IN SOCIOLOGIA = l’evoluzionismo, nell’ambito delle scienze sociali, ha avuto il merito di
focalizzare l’attenzione sul legame tra passato-presente-futuro.
L’evoluzionismo ha reso il passato come il materiale geologico con cui l’uomo:
- costruisce il suo presente
- cerca di immaginare il suo futuro
- e dà un senso al suo presente

Utilitarismo (Jhon Stuart Mill)


JHON STUART MILL = Insieme a Spencer, un altro importante filosofo inglese fu Jhon Stuart Mill.
Mill elaborò l’utilitarismo, ossia una dottrina che studia i modelli di comportamento economico che
guidano le scelte individuali.
L’utilitarismo tende a:
- legare il bene con l’utile
- e a trasformare l’etica e la morale in una scienza del comportamento umano.
Secondo Mill, la sola forma di conoscenza possibile è quella empirica e guidata della logica.
La logica, basata su un metodo scientifico, è costruita sul corretto rapporto tra:
- l’inferenza = ossia un processo per trarre conclusioni dall’osservazione dei fatti
- la deduzione = ossia il procedimento logico che parte da una legge universale per arrivare a singoli
diversi casi.
- l’induzione = ossia il procedimento logico che parte da diversi singoli casi per arrivare alla
formulazione di una legge universale
- l’abduzione = ossia un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa, mentre la premessa minore è
probabile; per cui anche la conclusione è solo probabile.

Il tema della logica viene affrontato nel libro scritto da Mill e intitolato “Sistema della logica deduttiva e
induttiva”, uscito a Londra nel 1843.

BENTHAM = Bentham, insieme a Mill, è considerato il padre dell’utilitarismo inglese.


Bentham si è occupato di elaborare delle riforme sociali, nell’ambito politico e legislativo, basate:
- sull’equità per tutti
- e sulla felicità come motore degli uomini
Bentham affermava che il dovere dei legislatori (nei governi e nei parlamenti) è quello di assicurare il
massimo livello di felicità possibile, al maggior numero di individui.
L’importanza della felicità è sottolineata anche dalla sua presenza come “diritto inalienabile del cittadino”
all’interno della Dichiarazione d’Indipendenza Americana (del 4 luglio 1776).

Le società primitive e la polis


Le società primitive o tribali
Nelle società primitive, l’uomo non si poneva il problema di dover conoscere i fondamenti della società
perché:
- i rapporti interpersonali erano basati su vincoli di parentela o su legami di natura magica o sacra
- erano società con una natura statica e che avevano contatti ridotti con altre realtà sociali esterne
La situazione cambiò grazie a due circostanze:
1. la crescita demografica = grazie alla diffusione delle culture cerialicole, soprattutto nella regione
della “mezzaluna fertile”
2. la diffusione dei commerci e dei trasporti
Questa evoluzione risale al 7° secolo a.c e partì dalla Grecia, che al tempo esprimeva il modello di società
più evoluta.

Le Polis (città-stato)
Verso il 7°secolo a.c iniziarono a nascere le prime polis in Grecia, ossia la prima forma di città stato.
Nelle polis:
- vennero inventate e si svilupparono delle configurazioni sociali complesse
- l’organizzazione della società iniziò a formarsi intorno a due temi chiave: la solidarietà sociale e
l’interesse economico
Con il tempo, le polis diventarono dinamiche e improntate ad un costante mutamento (a differenza delle
società primitive, le quali erano basate su dei valori considerati sacri e indiscutibili).
La polis ha dato origine anche alla politica, ossia l’insieme dei problemi che riguardano la polis dal punto di
vista dell’esercizio del potere.
I problemi sui quali si concentrava la politica sono:
- il tema della rappresentanza = ossia elaborare delle nuove forme di legittimazione per coloro che
dovevano esercitare il governo
- definire le regole che, se osservate da tutti, garantiscono la pace sociale

“La teoria contrattualistica della società” di Hobbes


Dallo sviluppo dei temi riguardanti la società e la politica, introdotti dalle polis, il filosofo inglese ha
elaborato la “Teoria contrattualistica della società”.
L’opera più importante di Hobbes fu il “Leviatano” pubblicato nel 1651.
La filosofia di Hobbes ha come unico scopo quello di porre i fondamenti per una società pacifica e ordinata
che lui pensava fosse possibile solo grazie ad un potere assoluto dello stato.
La filosofia di Hobbes rappresentò, nel XVII secolo, un'alternativa alla filosofia di Cartesio, perché:
- la filosofia di Cartesio era legata alla metafisica, mentre quella di Hobbes era legata a presupposti
materialistici
- e perché i due filosofi vedranno nella ragione capacità cognitive diverse.

LA SUA FILOSOFIA = la filosofa di Hobbes, infatti, non era basata sulla metafisica ma era razionale e
prendeva spunto dalla natura.
Hobbes fu il primo ad affermare che l’uomo, essendo un animale egoista, ha la necessita di avere una
scienza politica.
Il punto di partenza di questa teoria è il fatto che l’agire umano è basato su leggi analoghe a quelle del
mondo naturale.
Per questo motivo, la società e il potere politico non sono naturali per l’uomo ma costituiscono una
convenzione.
Quindi, secondo Hobbes, le società sono fondate su un patto condiviso dai cittadini, i quali, per sottrarsi al
disordine dello stato di natura caratterizzato dalla lotta di tutti contro tutti, avrebbero scelto di sottoporsi al
governo di un sovrano assoluto.

LE IMPLICAZIONI DELLA FILOSOFIA DI HOBBES = la filosofia di Hobbes riguardo alla Teoria contrattualistica
della società” ebbe due implicazioni principali nel corso del 1700 e del 1800:
1. la società diventò una costruzione storica e priva di una necessità ontologica o teologica = quindi la
società non era frutto del volere di Dio o di un ente superiore
2. come sosterranno le correnti illuministiche nel 700, se la società è scaturita da un patto tra gli
uomini, quest’ultimo può essere riformulato, anche attraverso delle rivoluzioni.

“La divisione del potere politico” di Montesquieu


Oltre ad Hobbes, un altro filosofo che rappresenta il fondatore della politica moderna è Montesquieu.
Montesquieu è un filosofo francese che formulò la teoria della divisione dei poteri.
La sua opera più importante è “De l'esprit des lois” e fu pubblicata a Ginevra nel 1748.
In quest’opera, Montesquieu distingue tre tipi di governo:
- repubblicano
- monarchico
- aristocratico
Inoltre, l’aristocrazia distingue i nobili dal popolo, poiché i nobili formano una classe che per difendere i
propri interessi reprime il popolo.
Per garantire la libertà e l’equità è necessaria una scienza della politica che distingua e renda autonomi i tre
poteri dello stato:
- potere legislativo
- potere esecutivo
- potere giudiziario

Quando e perché è nata la sociologia?


Prima della sociologia (il settecento)
Prima che nascesse la sociologia e le scienze sociali nell’Ottocento, il Settecento fu il secolo dell’illuminismo
e degli enciclopedisti francesi che svilupparono l’empirismo inglese.
L’Illuminismo è un movimento basato sulla convinzione di poter risolvere i problemi della società con il solo
lume della ragione, a dispetto della religione e delle tradizioni.

Il motivo per la quale è nata la sociologia nell’Ottocento


La sociologia e in generale le scienze sociali sono nate nel corso dell’Ottocento perché rappresentavano il
tentativo di reagire alla crisi originata dalla metafisica, la quale si poneva oltre la fisica.
La metafisica è una dottrina filosofica che:
- si autodefinisce come una scienza della realtà assoluta
- e che è in grado di fornire una spiegazione alle cause della realtà, prescindendo dall’esperienza

La modernità
La crisi della metafisica corre parallela alla nascita dell’idea di modernità, la quale risale alla Rivoluzione
francese del 1789.
L’ARTE POMPIER = In Francia, con il Secondo Impero (1852-1870), nacque un’idea di modernità legata al
mondo delle arti e definita “pompier”. L’arte pompier si oppone all’arte accademica e si proclama realista.

LE ROTTURE DEL REALISMO NELLA MODERNITà = il realismo opera una serie di rotture nella modernità:
- in politica = perché i pittori realisti sono repubblicani e si oppongono ai disegni imperiali di
Napoleone con il radicalismo
- nell’estetica = perchè gli artisti rifiutano gli scenari maestosi dei pittori accademici e rivendicano la
bellezza semplice della natura
- nelle questioni sociali = perché gli artisti provengono dal mondo popolare e difendono la
democrazia, opponendo al potere dell’aristocrazia
- nel rapporto con l’ambiente = gli artisti rivalutano la campagna e si oppongono all’industria, la
quale sta cambiando la geografia del territorio
Perché la sociologia nasce nel corso dell’Ottocento?
La crisi della conoscenza classica si colloca tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, ovvero gli anni
nei quali si conclude l’Illuminismo.
L’Illuminismo aveva mostrato che il mondo è molto più complesso di quello che sembra e che, per questo
motivo, rimane per buona parte inspiegabile.
Per questo motivo, le idee astratte e i dettami religiosi non servivano più a nulla.
In seguito, con la crisi della metafisica si cercò di rivalutare i fatti e le loro logiche.
Inoltre, con la Rivoluzione francese, avanzò una nuova classe sociale: la borghesia, la quale:
- aveva vinto la rivoluzione francese
- ed esigeva il riconoscimento dei diritti guadagnati con la rivoluzione
è in questo contesto che nasce la sociologia, ossia quando, con la rivoluzione francese, nasce la modernità.

La sociologia ha contribuito a diffondere tra le classi dominanti 2 grandi miti dell’1800:


1. il mito della tecnica = della macchina
2. il mito del progresso = come speranza di un futuro prospero

La modernità liquida
Il concetto di “modernità liquida” è stato introdotto dal sociologo polacco Bauman, (descritto nel saggio
“Liquid Modernity” del 2000), ed è stata elaborata nel tentativo di spiegare la post-modernità.
La modernità liquida è tipica del capitalismo globalizzato e si caratterizza per:
- l’impossibilità degli uomini di individuare dei punti di riferimento stabili (necessari alla costruzione
di una propria identità sociale)
- e nell’ansia dovuta alla perdita di quest’ultimi.
- Inoltre, è caratterizzata anche dalla precarietà economica e dei valori morali

La cultura
Cosa è la cultura
La cultura è l’insieme dei tratti distintivi, spirituali, materiali, intellettuali ed affettivi, che caratterizzano una
società, un gruppo sociale o un individuo.
La cultura comprende:
- L’ambiente
- Le arti
- Gli stili di vita
- I diritti dell’essere umano
- Le tradizioni
- Le credenze
Ogni società possiede una propria cultura che la distingue dalle altre e ogni cultura deve saper ammettere
l’esistenza delle altre culture e accoglierle. Il multiculturalismo è la speranza che le culture si incontrino, si
mescolino e si evolvano.

La definizione di cultura nelle scienze sociali


La definizione di cultura nelle scienze sociali è sempre stata al centro di ampi dibattiti.
questo perché i diversi significati di cultura riflettono:
- Una diversa visione del concetto di cultura in sé
- E una diversa visione della realtà
La cultura è sempre stata al centro del dibattito sociologico ma l’interesse non era rivolto alla comparazione
con le altre culture, ma piuttosto al ruolo che essa gioca all’interno della società.
La definizione di cultura di Tylor
Una delle prime definizioni di cultura è quella dell’antropologo inglese Tylor, del 1871.
Tylor definisce la cultura come il complesso che include: le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale e le
abitudini dell’uomo come membro di una comunità.
In seguito, l’antropologia ha sottolineato ulteriormente la dimensione realtivista della cultura.
Infatti, è stato evidenziato il fatto che solo immergendosi senza preconcetti nel tessuto sociale delle
comunità, se ne possono comprendere i suoi significati.

Nel contesto del significato di cultura, hanno preso sempre più importanza i concetti di:
- Vita corrente = ossia le pratiche, i ruoli e le credenze che strutturano l’agire quotidiano
- La natura della cultura come congegno cognitivo = che ha lo scopo di far emergere l’identità che
compone la cultura. A tal proposito, è emerso il limite della natura statica della cultura perché si
amplificano le differenze, facendo sembrare le culture delle entità astratte e svalutando le
autonomie individuali.

La definizione di cultura di James Clifford


James Clifford è un antropologo americano che fa parte della corrente de-costruttivista.
Clifford ha introdotto l’ipotesi che la cultura è un insieme di possibilità che strutturano la realtà in un
processo dinamico, che si nutre di una continua fusione con le altre culture.
Grazie a James Clifford, si è passati da una visione di cultura come ROOTS (radici) ad una visione di cultura
come ROUTES (percorsi).
James Clifford confronta radici e percorsi, osservando che le radici non sono fisse ma piuttosto mutevoli.
I percorsi, quindi, possono essere intesi come “radici in movimento”.

TRAVELLING CULTURE = James Clifford si sofferma sul concetto di "travelling culture" inteso come un
nuovo modo di comprendere le società e le diverse etnie.
Concepire le culture come "travelling culture", significa concepirle come un fenomeno in perenne
trasformazione, in cui si hanno degli incontri e delle fusioni ma anche dei conflitti.
Ciò che James Clifford proponeva era di vedere l'interazione con gli altri popoli ed etnie come un viaggio,
inteso come una metafora culturale e non solo un modo per scoprire nuovi territori.

La definizione di cultura di Clifford Geertz


Un’altra definizione di cultura è quella elaborata da Clifford Geerts, il quale paragona l’idea di cultura ad
una rete di significati che gli individui hanno creato e che continuano incessantemente a creare.

Approccio critico alla cultura: egemonia culturale (Antonio Gramsci)


Un approccio critico nei confronti della cultura è quello di Antonio Gramsci, il quale introdusse il concetto di
“EGEMONIA CULTURALE”.
Per egemonia culturale si intendono quei processi di dominio da parte di una classe, la quale impone la
propria visione del mondo attraverso delle pratiche culturali.

Approccio critico alla cultura: Scuola di Francoforte


Un altro approccio critico alla cultura è quello rappresentato dalla Scuola di Francoforte (tra coloro che ne
fecero parte ricordiamo perlomeno Adorno, Horkheimer e Marcuse).
La Scuola di Francoforte ha elaborato i concetti di:
- industria culturale
- e di cultura di massa
TEORIA CRITICA DELLA SOCIETà = Uno dei temi principali studiati dalla scuola di Francoforte fu la “teoria
critica della società”, ossia l’elaborazione intellettuale volta a criticare l’ideologia capitalistica,
evidenziandone le falle interne e e mostrando dei modelli alternativi.

ADORNO = Adorno, insieme a Horkheimer, scrisse il libro “Dialettica dell’Illuminismo”.


Il pensiero sociologico di Adorno si basa su 3 punti:
1. il concetto di razionalità strumentale = ovvero l’abuso degli ideali illuministi da parte del
capitalismo, allo scopo di aumentare il consenso e il controllo sull’uomo
2. l’industria culturale = ovvero l’opera di omologazione delle diversità degli uomini, al fine di creare
bisogni sempre più uguali, attraverso i mass media
3. il mito della personalità autoritaria = ovvero l’attribuzione alla famiglia di una maggiore
responsabilità nella creazione del consenso

INDUSTRIA CULTURALE = la Scuola di Francoforte focalizzò i suoi studi anche sul concetto di “Industria
culturale”, ossia la produzione omologata di modelli culturali attraverso i media e l’industria.
Lo scopo di tale produzione è quello di favorire una cultura e una società massificata e priva di identità.

La Scuola di Chicago
Oltre alla Scuola di Francoforte, un’altra importante scuola nell’ambito delle scienze sociali è la Scuola di
Chicago.
La Scuola di Chicago è stata fondata nel 1924 ed è la prima scuola di sociologia urbana negli USA (e i suoi
maggiori esponenti sono: Park, Small, Burgess e McKenzie).

SOCIETà URBANA = La Scuola di Chicago è stata la prima a svolgere uno studio sistematico della città dal
punto di vista sociologico, attraverso uno studio sil campo della società urbana.
La Scuola di Chicago, partendo dall’analisi dei modelli culturali degli emigrati, ha studiato i processi di
ibridazione culturale, mettendo in luce la loro dinamicità e autonomia.
Questi processi di ibridazione culturale vengono definiti “MELTING POT”.

ROBERT PARK = Il fondatore Robert Park, studiando la diversa incidenza di fenomeni come la devianza, la
criminalità, il divorzio e il suicidio, sia in aree urbane che in quelle rurali, dimostrò che i rapporti sociali e
culturali sono strettamente condizionati dall'ambiente di appartenenza.

Gli sviluppi più recenti della sociologia della cultura


Gli sviluppi più recenti della sociologia della cultura di concentrano su due concetti fondamentali:
- globalizzazione
- e post-modernità

GLOBALIZZAZIONE = Per quanto riguarda il concetto di globalizzazione, ad oggi la cultura viene concepita
come una rete di significati, che continua a riformularsi grazie alle interazioni sociali

POST-MODERNITà = Per quanto riguarda il concetto di post-modernità, uno degli autori più importanti è il
filosofo polacco Bauman.
Bauman è celebre per la sua tesi sulla “società liquida”, con la quale critica la cultura contemporanea
definendola asservita dai consumi, all’immagine e allo spettacolo.

La sociabilità e la socializzazione
Ogni definizione di cultura riflette gli orientamenti e gli obiettivi di chi la propone e, per questo motivo,
esistono centinai di definizioni diverse di cultura.
In generale, si può constatare come la cultura, essendo acquisita e non trasmessa biologicamente non può:
- essere ricondotta ad una base biologica o psicologica
Allo stesso tempo, non può essere definita come una semplice dimensione sociale perché:
- non è la socialità a definire l’uomo ma la SOCIABILITà

SOCIABILITà = per sociabilità si intende l’attitudine degli individui della stessa specie a:
- organizzarsi in società
- e a sviluppare la socialità
SOCIALIZZAZIONE = La socializzazione, invece, è processo di apprendimento che permette agli individui di:
- acquisire i modelli culturali della società nella quale vive
- costruire una propria identità sociale
è possibile distinguere tra una socializzazione primaria ed una secondaria:
- primaria = ossia quella che si elabora all’interno della famiglia, della scuola e con i mezzi di
comunicazione
- secondaria = ossia quella che si sviluppa a partire dalle grandi tappe della vita (come il matrimonio,
le nascite e i lutti)

La socializzazione è importante perchè si interseca sia con i processi d’interazione sociale, che con il
fenomeno della riproduzione sociale.
La riproduzione sociale è quel meccanismo sociologico di mantenimento della posizione sociale e dei modi
di agire, di pensare e di sentire di una famiglia o di un gruppo chiuso.
(Esempio: i figli delle famiglie medio-basse hanno la tendenza a non intraprendere studi lunghi e costosi; al
contrario, le famiglie delle classi dominanti cercano di mantenere il loro posto nello spazio sociale e di
aumentare il loro capitale culturale).

La definizione di cultura di Ruth Benedict (1934)


L’antropologa americana Ruth Benedict pubblicò nel 1934 il libro “Patterns of Culture”.
Ruth Benedict definì la cultura come “la totalità che include tutti i comportamenti acquisiti dall’uomo, in
quanto membro della società”.

Verso gli anni 30 del 1900 si arrivò alla conclusione che:


- il comportamento culturale è determinato socialmente
- la cultura umana non stabilisce in modo univoco le risposte che l’uomo dà ai propri bisogni
- la cultura non è costituita prevalentemente da comportamenti individuali, ma è per la maggior
parte costituita da comportamenti di gruppi.
Per questo motivo è essenziale per le scienze sociali analizzare la struttura e il processo di
formazione dei gruppi sociali.

Quali distinzioni si possono fare all’interno del termine cultura?


Dal punto di vista delle sue configurazioni, è possibile fare una serie di distinzioni all’interno del termine
cultura.
 La prima è quella che distingue la cultura tra:
- Cultura dominante = la cultura dominante è la cultura egemone

- Subcultura = la subcultura è un aggregato omogeneo di conoscenze, valori e credenze capaci di


contraddistinguere un gruppo sociale dalla cultura dominante.
I membri della subcultura tendono spesso a differenziarsi dal resto della società con uno stile di vita
e dei simboli alternativi a quelli dominanti.
Tanto più una collettività è differenziata tanto più facilmente sarà possibile rintracciare al suo
interno delle subculture.
La presenza di subculture può portare a delle difficoltà nell’integrazione sociale e nella convivenza
con la cultura dominante.

- Controcultura = la controcultura è il rifiuto etico e comportamentale dell’insieme delle norme e dei


valori dominanti

 La seconda è quella che distingue la cultura tra:


- Cultura materiale = la cultura materiale è l’aspetto della realtà sociale, radicato negli oggetti fisici
prodotti dalle persone appartenenti ad una particolare cultura.
In origine, la “cultura materiale” era un termine coniato dagli studiosi marxisti, per definire
l’insieme delle conoscenze relative ai comportamenti e ai bisogni materiali dell’uomo.
Nel 1953 venne fondato a Varsavia l’Istituto per la storia della cultura materiale e uno dei temi
affrontati fu se la cultura materiale fosse una disciplina autonoma o se fosse frutto dell’insieme di
diverse discipline.
Una definizione di “storia della cultura materiale” venne data a Kula, il quale la definì come “la
storia dei mezzi e dei metodi impiegati nella produzione e nel consumo”.
Il dibattito sulla cultura materiale si ampliò quando nell’ambito della storia dell’arte si affermò una
tendenza a considerare i fenomeni storico-artistici come delle espressioni della cultura materiale.
In questo contesto nacquero: la visual culture e l’antropologia dell’arte.

- Cultura non-materiale = la cultura non materiale è la capacità di apprendere e trasmettere


tradizioni comportamentali da una generazione all'altra, mediante l'invenzione di cose che
esistono interamente nel regno simbolico . La cultura simbolica è un dominio di fatti oggettivi la
cui esistenza dipende, paradossalmente, dalle credenze collettive . Un sistema monetario , ad
esempio, esiste solo finché le persone continuano a crederci. 

 La terza è quella che distingue la cultura tra:


- Cultura sostitutiva = la cultura sostitutiva è formata da tutti quegli elementi culturali che nel tempo
possono perdere di valore e dimenticati. Generalmente, questa cultura è un effetto
dell’accumulazione dei saperi e delle tecniche
- Cultura non sostitutiva

Intrecciando questi aspetti possiamo quattro tipologie di “congegni” culturali:


- Degli elementi culturali materiali sostitutivi
- Degli elementi culturali materiali non-sostitutivi
- Degli elementi culturali non-materiali sostitutivi
- Degli elementi culturali non-materiali non-sostitutivi

La funzione di MEDIAZIONE della cultura


La cultura ha una funzione di mediazione perché le forme espressive, costituiscono il modo attraverso il
quale l’individuo riesce a mediare il rapporto con se stesso, gli altri, il suo mondo e le cose.
(Per la sociologia, la mediazione è il processo con il quale il pensiero generalizza i dati dei sensi e estrae
dalla conoscenza sensoriale – che è una sorta di conoscenza immediata – una conoscenza astratta e
intellettuale).

Differenza tra CULTURA e CIVILTà


Il termine di civiltà deriva dal latino civilitas, che a sua volta deriva dall’aggettivo civilis (da civis, cittadino).
In sociologia, per civiltà si intende il processo nel quale gli individui apprendono le modalità di vita
all’interno di una società. Non bisogna però confondere la civiltà con “l’atto di civilizzare”.
La civiltà si distingue dalla cultura:
- Per un’estensione più vasta (in termini di territorio)
- Per una durata più lunga (in termini di tempo)

Differenza tra CULTURA e SOCIETà


La società corrisponde a una rappresentazione mentale degli individui, per lo più composte da credenze e
legate all’esperienza soggettiva dell’individuo.
Inoltre, nella cultura occidentale, la nozione di società ha spesso oscillato tra una connotazione:
- negativa = in cui la società si contrappone alla comunità

- ed una positiva = in cui la società viene abbinata alla nozione di Stato.


TONNIES = il filosofo tedesco Tonnies ha pubblicato il libro “Comunità e società” dove studiava le
comunità (in senso positivo), contrapposte alle società considerate un insieme di relazioni di natura
economica.
LA REALTà SOCIALE = la realtà sociale corrisponde alla presenza di un insieme di individui in relazione
reciproca tra di loro e con un modo di comunicare comune.
Le realtà sociali si costituiscono con la coscienza di farne parte, la quale è legata anche al linguaggio (che
consente di articolare delle domande sul senso della propria esistenza).
Il linguaggio contiene l’insieme delle forme di mediazione simbolica che costituiscono la cultura; quindi, la
complessità del linguaggio è un segnale della specificità culturale, ma non della superiorità o inferiorità di
una cultura.

MEDIAZIONE SIMBOLICA = la mediazione simbolica è un’interazione tra dei soggetti che mirano a
raggiungere un accordo per risolvere dei conflitti o delle divisioni, riguardanti la loro convivenza.
Di conseguenza, la mediazione simbolica rappresenta la capacità di condividere i processi di socializzazione.

Relazione tra CULTURA e MASSA


CULTURA PER IL POPOLO = Fino a qualche tempo fa, la “cultura di massa” era assimilata alla “cultura delle
masse” e le masse costituivano la base e lo strumento per tutti i cambiamenti sociali.
Inizialmente, la cultura di massa significava “cultura per il popolo”, e si rivolgeva alle culture popolari e
contadine. Di conseguenza, questa cultura appariva come una sotto-cultura superficiale e piena di luoghi
comuni.

CULTURA POPOLARE = Se invece si distingue tra la cultura popolare e la cultura di massa è possibile notare
la natura autonoma della cultura popolare, la quale è sempre più minacciata dal capitalismo delle merci
d’elite.
Nell’Ottocento, la cultura popolare si esprimeva soprattutto nell’abbigliamento.
Inoltre, molti artisti della corrente del Romanticismo si attivarono per salvare la cultura popolare, attraverso
la promozione delle scuole di arti e mestieri.
Queste scuole, però, si posero in contrapposizione alla nascente industrializzazione, perdendo le loro
premesse iniziali.

CULTURA POPOLARE DELL’1800 E QUELLA ODIERNA = La cultura popolare nell’Ottocento, a differenza di


quella di massa, nasceva ancora in modo spontaneo, avvalendosi soprattutto di materiali e mezzi espressivi
tradizionali.
Al contrario, l’odierna cultura di massa tende a sfruttare il patrimonio delle culture popolari per farne dei
prodotti-merce da veicolare attraverso i mass-media e da vendere attraverso la grande distribuzione
commerciale.

Le strutture sociali
L’importanza dell’analisi delle strutture sociali
Analizzare le strutture sociali è importante perché non è possibile isolare una dimensione soggettiva
autonoma, come se fosse un’identità sociale.
Questo perché gli attori sociali, individuali e collettivi, rappresentano allo stesso tempo il motore e il
prodotto di queste strutture.

Hebert Spencer
Il termine “strutture sociali” venne coniato nel 1858 da Hebert Spencer.
Hebert Spencer sottolineò il fatto che le parti che compongono una struttura sociale si identificano con le
relazioni fra le persone. Di conseguenza, l’insieme organizzato delle parti è la rappresentazione della
società nel suo complesso.

LA DURATA = Spencer identificò nella DURATA una delle caratteristiche più importanti di una struttura
sociale. Questo perché la durata di una struttura sociale determina la sua importanza.
LE STRUTTURE SOCIALI SI BASANO SUL CONSENSO O SULLA COERCIZIONE (costrizione)? = Secondo Hebert
Spencer, le strutture sociali non sono fondate sulla coercizione ma sul consenso (questo perché la società
collaborano per mantenere in vita le strutture sociali).

LA SOCIETà è L’ESITO DI UN PERENNE CONFLITTO TRA LE CLASSI = Se Hebert Spencer sosteneva che le
strutture sociali erano basate sul consenso, i suoi contemporanei socialisti pensavano che la società fosse
l’esito di un perenne conflitto tra le classi.

IN CHE MODO LE STRUTTURE SOCIALI SONO IN GRADO DI FAVORIRE IL MUTAMENTO SOCIALE? = oltre al
tema del consenso e del conflitto tra le classi, un’altra domanda è se le strutture sociali sono in grado di
favorire il mutamento sociale.
Il mutamento sociale è fondamentale perché una società che non muta, non cresce e quindi finirà per
implodere.
Un aspetto da tenere in considerazione è il fatto che:
- la società è condizionata dall’ambiente naturale e dalle forme di sociabilità che riesce a sviluppare
- le strutture sociali sono condizionate anche dalla storia sociale dei suoi attori

Il tempo e la temporalità
Il tempo rappresenta una delle dimensioni dello spazio sociale. Di conseguenza, la temporalità, che
definisce ciò che è iscritto nel tempo, deve essere considerata come un carattere essenziale delle relazioni
sociali.
Il tempo rende visibile il carattere processuale e storico dell’attività umana, drammatizzandola perché il
tempo è irreversibile.

TEMPO SOCIALE = in sociologia, il primo a parlare di “tempo sociale” è stato Durkheim nel 1912.
La funzione del tempo sociale è quella di spingere gli individui ad organizzare la loro vita e una delle
tecniche più usate è il “time-budget” (bilancio del tempo).
Storicamente, questa tecnica fu inizialmente elaborata dalla sociologia sovietica per studiare le
problematiche della vita quotidiana degli operai.
Oggi, invece, è adoperata per descrivere i modi e gli stili di vita.

TEMPO COME RISORSA SOCIALE = il filosfo Schuts osservò che il tempo è un fattore essenziale per la
comprensione dell’agire umano e che il tempo è una risorsa sociale, che varia da individuo a individuo.
Per questo motivo il tempo è percepito anche come un bene economico e che è fondamentali nei processi
di realizzazione della modernità.
(il tempo degli operai non è quello dei signori).

Ambiente-individuo-natura
Il corpo
La sociologia del corpo è una disciplina indirizzata soprattutto alla costruzione di modelli relativi al rapporto
di reciproca determinazione tra la società e la corporeità.
PROSPETTIVA CULTURALISTA = Due autori che si sono occupati in modo specifico del corpo sono Georg
Simmel e Marcel Mauss e lo hanno fatto in una prospettiva culturalista

PROSPETTIVA STRUTTURALISTA = Successivamente il corpo, come realtà fenomenologica, ha avuto un


particolare rilievo nei lavori di Erving Goffman, Gregory Bateson e David Le Breton.
L’approccio in questi autori è essenzialmente di tipo strutturalista.

ANALISI TRA VISSUTO – CORPOREITà - PROCESSI SOCIO CULTURALI = Nell'analisi della relazione tra il
vissuto, la corporeità, i processi socio-culturali furono centrali gli studi di Lukmann e Schutz.
BIOPOLITICA = Foucault elaborò la definizione di “biopolitica”, ossia il terreno sul quale agiscono le pratiche
con le quali la rete dei poteri, gestiscono le discipline del corpo (sia un senso individuale che collettivo).

Il corpo come macchina comunicativa


Il corpo è inteso come macchina comunicativa e le peculiarità del corpo:
- delineano gli stili di vita
- sono al centro delle attività legate alla chirurgia plastica, alla cosmesi (ecc)

Le istituzioni e le organizzazioni formali


Cosa sono
Le istituzioni e le organizzazioni formali sono delle strutture sociali, retti da norme specifiche, che
amministrano e governano il comportamento degli individui.
- Istituzioni = le istituzioni materializzano i principi giuridici della forma di Stato (degli esempi di
istituzioni sono: i parlamenti, le forze armate, i ministeri e i tribunali.

- Organizzazioni formali = le organizzazioni formali hanno una natura più privatistica (degli esempi di
organizzazioni formali sono: un’azienda, una squadra di calcio, un partito politico)

Il carattere delle istituzioni e delle organizzazioni formali


Ciò che contraddistingue sia le istituzioni che le organizzazioni formali è il carattere della stabilità:
- esse sono stabili quando vengono codificate dagli usi, dal costume e dalle norme
- e tendono a caricarsi di valori immateriali (come il prestigio e l’affidabilità)
i valori immateriali di cui si caricano, consentono loro una certa autonomia e le pone al di sopra delle parti e
degli interessi degli altri.
La loro stabilità e la loro autonomia consente di:
- agire con autorevolezza sulla società
- condizionare ed educare gli individui (e nel caso sanzionarli)

Le interazioni sociali
Le istituzioni e le organizzazioni sociali sono profondamento intrecciate all’interazioni sociali.
Le interazioni sociali sono una sequenza dinamica e mutevole di atti sociali fra individui e gruppi di individui,
i quali modificano le proprie azioni e reazioni in base alle azioni degli individui e dei gruppi con cui
interagiscono.
L’interazione sociale:
- è il luogo primario in cui si forma e si trasforma il legame sociale.
- Inoltre, l’interazione sociale determina l’ordine sociale (che si mantiene in equilibrio grazie ad una
costante ri-negoziazione dei suoi valori, delle sue norme e delle sue credenze).

Perché il tema delle interazioni sociali è importante?


Il tema delle interazioni sociali è importante perché rappresenta il nodo intorno al quale si sviluppano e si
strutturano gli studi del comportamento collettivo e individuale.
Gli studi del comportamento collettivo e individuale confluiscono nelle MICROSOCIOLOGIE.
Le microsociologie studiano i rapporti “face to face”, ovvero i rapporti sociali elementari.

George Simmel
Il primo a rendersi conto dell’importanza dei rapporti sociali elementari fu George Simmel, il quale esaminò
l’importanza di alcuni micro-fenomeni sociali (come: i segreti, l’amicizia, la lealtà e la fiducia).
Oggi le microsociologie hanno come campo disciplinare i comportamenti, i ruoli, le interazioni sociali, i
conflitti, le identità e la formazione dei processi decisionali individuali o dei piccoli gruppi.
Alfred Schutz
Alfred Schutz fu uno dei primi ricercatori che si pose il problema di indagare le relazioni tra gli individui,
nell’ambito della vita quotidiana.
Schütz era nato in Austria, ma dovette emigrare in America a seguito delle leggi razziali tedesche dopo
l’annessione al Terzo Reich e lì, anche per motivi personali, si dedicò all’analisi del comportamento
collettivo.

LA VITA QUOTIDIANA = nell’opera “La fenomenologia del mondo sociale” (del 1932), Schutz sviluppa le
problematiche dell’agire sociale, parendo dalle ricerche di Max Weber.
Schutz definì la vita quotidiana come: un insieme di azioni, rapporti, conoscenze e credenze familiari,
all’interno delle quali segna:
- l’esistenza dell’individuo e la definizione degli elementi più importanti sul piano individuale
le azioni che costituiscono la vita quotidiana sono considerate molte volte come “scontate”, per esempio:
- salutare un conoscente
- e uscire con gli amici

Alfred Schütz ebbe modo di dimostrare che questi rapporti costituiscono il cemento dell’esperienza sociale
di cui cogliamo l’importanza quando entrano in crisi o attraversiamo uno stato di eccezione – come furono
per lui le leggi sulla razza.

I CARATTERI DELLA VITA QUOTIDIANA =


1. la routine = la routine è il carattere predominante della vita quotidiana ed è caratterizzato dalla
ripetitività e dalla prevedibilità (delle azioni, dei pensieri e dei comportamenti).
La prevedibilità riduce il livello d’interesse, (nei confronti delle azioni della vita quotidiana), da
parte dell’attore sociale.
In questo modo, si favorisce un risparmio di energie perché si stimolano delle risposte automatiche,
che abbassano il nostro grado di attenzione verso ciò che ci circonda
La prevedibilità e la ripetizione sono importanti per la sociologia perché inducono ad una sorte di
smarrimento e di angoscia, dato che il vissuto tende inesorabilmente a deteriorarsi.
Questi processi inducono alla tipizzazione che costituisce uno strumento di previsione del
comportamento.
La tipizzazione può essere:
- involontaria
- ma il più delle volte è volontaria = e deriva da una scelta consapevole tra i vari modelli di
comportamento sociale

2. la rappresentazione = un altro aspetto importante dell’interazione sociale è il legame tra


quest’ultima e la rappresentazione.
Gli individui sono coscienti:
- sia delle azioni e delle reazioni che questi processi comportano
- sia degli effetti di tali processi
GOFFMAN = Secondo Goffman, a causa della consapevolezza che gli individui hanno di influenzare
con le proprie azioni l’opinione degli altri riguardo alla situazione, questi stessi individui finiscono
inevitabilmente per comportarsi come se recitassero.
Uno degli scritti più importanti di questo studioso, uscito nel 1956, s’intitola, La vita quotidiana
come rappresentazione.
Con questa opera, Goffman, introduce nella sociologia il concetto di prospettiva drammaturgica.
Il suo campo di ricerche sono stati gli aspetti trascurati della vita quotidiana, quelli che appaiono
banali, ma che possiedono, in sé, una forte carica recitativa.
Questi aspetti, soprattutto nelle società complesse come quella Occidentale, vengono usati per
offrire un’immagine che valorizza noi stessi.
I sociologi definiscono queste situazioni “face to face” perché riflettono le piccole situazioni di vita
quotidiane.
Per analizzare queste situazioni di vita quotidiana, Goffman le immaginò come se fossero un gioco
di rappresentazioni, nel quale l’identità dell’individuo (definita come “self”) coincide di volta in
volta con le maschere che l’individuo indossa sul palcoscenico della vita.
In questa scena, spesso gli attori e gli spettatori si contraddicono.
Secondo Goffman, GLI INDIVIDUI SONO SEMPRE COSCIENTI DI RECITARE UNA PARTE SOCIALE ma
non sempre ne sono totalmente consapevoli.
In queste occasioni (ossia quando non sono totalmente consapevoli), la recitazione diventa quasi
automatica ma altre volte è recitata di malavoglia.
Bisogna considerare come l’Altro da noi giudica chi sta recitando. Questo perché, in base a come
chi sta osservando valuta l’abilità recitativa del suo interlocutore, ne tira delle conclusioni che
influenzeranno il suo modo di comportarsi.

SELF = il self è l’identità dell’individuo nelle relazioni “face to face”.


Didier Anzieu scrisse un libro sul self intitolato “Le moi-peau” pubblicato nel 1985.
Il self è importante perché gioca un ruolo decisivo:
- nel rapporto che abbiamo con il nostro corpo e il corpo degli altri
- e nella percezione che abbiamo della sostanza corporale con il quale siamo fatti (la quale cambia
quando il contenuto del nostro corpo supera i limiti del self).
Il self si è rivelato un concetto molto importante per studiare il gusto e il disgusto e il modo di
percepire la prossimità con gli altri.
Questo avviene perché quando le nostre secrezioni superano il limite del nostro io-pelle ci
diventano estranee, e simmetricamente, quelle degli altri ci provocano disgusto più si avvicinano.
É come se le vivessimo in modo intrusivo e dovessimo difenderci da esse.
Di contro, il self diventa tollerante con le relazioni di vicinanza derivate da un’attrazione emotiva.

I gruppi
L’analisi gruppale
I gruppi vengono studiati dalla disciplina chiamata “analisi gruppale”.
Lo psicoanalista inglese Bion è stato il primo a riconoscere l’importanza dello studio dei gruppi, il quale li
riprese a sua volta dagli studi di Jones sulle “piccole comunità terapeutiche”.
Un gruppo, come per le masse, non si riduce alla somma delle conoscenze e della volontà individuali che lo
compongono.
Un gruppo sociale è un insieme di individui che interagiscono fra loro influenzandosi reciprocamente e che
condividono, più o meno consapevolmente, interessi, scopi, caratteristiche e norme comportamentali.

Differenza tra un gruppo e una folla/aggregazione di persone


FOLLA = Nella folla o l’aggregazione di persone non esiste un’interazione diretta tra tutti gli individui,
perché essi non costituiscono un insieme organizzato.

GRUPPO = I gruppi si differenziano:


- dalle CATEGORIE SOCIALI = ossia dei gruppi impropri e sono il risultato di una costruzione teorica,
mediante i quali, gli studi sociali raggruppano idealmente in una stessa unità di individui (con caratteristiche
comuni), al fine di poterli monitorare.
- dagli AGGREGATI = che costituiscono dei gruppi casuali, privi di una struttura, limitati nel tempo e assenti
della qualità di relazioni che costituiscono l’essenza dei gruppi.

Le caratteristiche che contraddistinguono un gruppo sono:


1. I membri del gruppo interagiscono tra di loro in modo strutturato secondo le norme o i ruoli che il
gruppo si è dato.
2. I membri del gruppo hanno la coscienza di essere un gruppo e maturano un sentimento di
appartenenza al gruppo che, tra l’altro, funziona da barriera nei confronti degli estranei.
3. Il gruppo è percepito come un gruppo da parte di chi non ne fa parte. Vale a dire il gruppo ha
un’identità esplicita e assolutamente percepibile dall’esterno.

i gruppi si possono distinguere in:


- Gruppi primari = I gruppi primari sono anche detti piccoli gruppi.
Il loro carattere principale è la forte integrazione, tipica, per fare un esempio, delle famiglie o delle
bande.

- Gruppi secondari = I gruppi secondari o grandi gruppi sono gruppi composti da un numero elevato
di membri. Sono gruppi nei quali le relazioni interpersonali appaiono neutre e, spesso, il rapporto
tra il singolo e gli altri membri è di natura strumentale, cioè, funzionale ad uno scopo.
Quando il numero dei membri di un gruppo supera la mezza dozzina c’è una tendenza, che si può
definire spontanea, alla formazione di sottogruppi, dove le affinità sono più forti.
Quando, poi, il numero dei membri di un gruppo secondario supera la dozzina è molto probabile
che all’interno del gruppo si formi un portavoce o che un membro lo coordini.

La figura del leader


In qualsiasi gruppo, prima o poi, emerge la figura di un leader e la velocità con cui questa figura si forma è
proporzionale alla grandezza del gruppo. (infatti, più il gruppo è grande e prima si costituisce una
leadership).

Nella leadership si possono distinguere tre stili:


- Autoritario = la struttura è molto gerarchica e in cui sottogruppi più importanti influenzano il
comportamento degli ordini inferiori del gruppo. Questi ordini, in genere, non sono mai messi in
discussione, cioè, si subiscono.
- Democratico = è una struttura caratterizzata dal consenso della maggioranza del gruppo
- Laissez-faire = è caratterizzata dalla mancanza di una vera e propria dirigenza e la leadership si
limita a far emergere e gestire le iniziative dei sottogruppi

Gruppi di riferimento
I gruppi di riferimento sono dei gruppi che si ispirano all’opera di altri gruppi.
I gruppi di riferimento possono essere:
- Positivi = appaiono all’esterno come dei “gruppi ideali”.
- Negativi = sono dei gruppi di riferimento in cui emergono delle tensioni che possono condurre a
delle situazioni di conflitto. Anche se raramente, i gruppi negativi possono avere dei riferimenti
ideali e non reali.
in genere, i gruppi di riferimento negativi si formano in quei gruppi che si formano per reazione
contro l’ambiente in cui vivono (per motivi materiali o ideologici). Degli esempi sono le sette
sataniche o le organizzazioni criminali.
Questi gruppi vengono definiti anche “gruppo di pressione o di interesse”, in cui un collettivo si
mobilita in modo organizzato per difendere degli ideali o dei tornaconti (come nel caso delle
organizzazioni mafiose o delle lobby in Inghilterra).

Trasformazione dei CETI in CLASSI


A partire dalla 2° metà dell’800, nella società occidentale si è verificata una costante trasformazione dei ceti
in classi. Questo fenomeno costituisce uno degli effetti:
- della rivoluzione industriale
- e delle forme di democrazia
Con la rivoluzione industriale, si sono affermate due classi sociali (della modernità):
- la borghesia
- il proletariato
La rivoluzione industriale ha contribuito ha ridurre le differenze sociali ai soli fattori economici ma, negli
ultimi decenni, i nuovi valori sono l’accesso all’informazione e la conoscenza.
Digital divide
 I digital divide o divario digitale è il divario presente tra:
- chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione
- e chi ne è escluso in modo parziale o totale.

 I motivi dell’esclusione comprendono diverse variabili:


- condizioni economiche
- livello d’istruzione e qualità delle infrastrutture
- differenze di età e sesso
- provenienza geografiche e appartenenza a gruppi etnici

 Il digital divide (oltre a indicare il divario nell’accesso delle tecnologie, indica anche la disparità
nell’acquisizione di risorse necessarie per partecipare alla “società dell’informazione”.

 Il termine digital divide può essere utilizzato sia per riferirsi ad un divario esistente tra diverse
persone, o gruppi sociali in una stessa area, che al divario esistente tra diverse regioni di uno stesso
stato, o tra stati (o regioni del mondo) a livello globale.

 Il termine è apparso per la prima volta negli anni 90 negli USA in alcuni studi che indicavano come il
possesso di computer aumentasse in modo differente tra i gruppi etnici.

Nuove forme di conflitto


Questi nuovi scenari daranno vita ad altre forme di conflitto tra le quali:
- quelle di natura generazionale che coinvolgeranno i cosiddetti nativi digitali
- quelle tra i localismi
- quelle legate all’equa ri-distribuzione delle risorse naturali

N.B: I paesi della fascia temperata del pianeta terra costituiscono un terzo della popolazione mondiale e
consumano i due terzi dell’energia totale prodotta.
È indubbio che, in questo scenario, uno degli obiettivi delle scienze sociali dovrebbe essere quello di
contribuire a rielaborare degli stili di vita che consentano di riequilibrare questo stato di cose prima che sia
troppo tardi.

Appendice
I paradigmi
I numerosi cambiamenti avvenuti nella cultura occidentale, a partire dalla 2° metà del 1900, hanno portato
ad un mondo costituito da realtà separate le une dalle altre e delimitate da confini.
Queste realtà devono essere ridotte ad un unico paradigma.
Paradigma = un paradigma rappresenta un modello di riferimento che delimita la ricerca di un argomento
scientifico (in questo caso della società).

Il paradigma dello Stato nazionale


PRIMA = Per molti anni, uno dei paradigmi (e quindi dei modelli) per la costruzione degli Stati nazionali
erano delle coincidenze di territorio, cultura, lingua e popolo.
Questo modello ha dato vita a molte rivendicazioni e analisi sotto diversi ambiti (economia, sociologia,
politica).

21° SECOLO = Con il 21° secolo, è avvenuto un radicale cambiamento del rapporto tra:
- gli spazi nazionali
- i territori
- e gli spazi sociali
Questo cambiamento ha portato alla convinzione che le pratiche culturali, le relazioni sociali e i manufatti
non sono radicati nello Stato nazionale ma in luoghi geograficamente ben definiti.
I violenti conflitti, avvenuti soprattutto fuori dall’Europa, hanno rivelato che lo Stato nazionale è un
agglomerato di gruppi tecnici diversi, quasi sempre in conflitto tra loro.
Lo Stato nazionale risulta essere assimilabile ad una comunità “immaginaria” più che a un tessuto sociale
omogeneo.

Habermas (sociologo tedesco)


Il sociologo tedesco Habermas ha scritto “la nozione di sovranità della coppia Stato/Nazione” in cui riflette
sul fatto che il concetto di Stato si è scisso tra autorità:
- locali
- regionali
- nazionali
- globali

Nuovi paradigmi e multipolarità territoriale


Negli ultimi decenni si sono sviluppati dei nuovi paradigmi che hanno dato vita per la prima volta ad una
“multipolarità territoriale”. Essi sono:
- Le nuove forme di migrazione
- i nuovi sistemi di comunicazione digitale
- i nuovi assetti politici
Nella storia questi paradigmi sono sempre esisti ma:
- essi erano dislocati in più aree
- ed erano formate dagli stili di vita, relazioni sociali e ideologie diverse
Essi però, avevano la caratteristica di avere in comune uno schema, il quale poteva essere condiviso o meno
(un esempio è la religione).

Oggi le idee sono globalizzate e anche gli stili di vita tendono alla moda e quindi si sono uniformati.
Questa globalizzazione delle idee è dovuta: ai sistemi di comunicazione di massa in tempo reale, alle nuove
tecnologie di trasporto e allo spostamento fisico e virtuale degli individui.
Molti individui, al giorno d’oggi, si spostano per carestie, persecuzioni religiose e politiche e disastri
ambientali o guerre.
QUESTI SPOSTAMENTI HANNO SVALUTATO IL PARADIGMA CHE PRESUPPONEVA UNA COINCIDENZA TRA
CULTURA E TERRITORIO.
Questi processi riguardano l’intero pianeta ma, nonostante essi siano sempre esistiti, ad oggi hanno
allargato i collegamenti all’intera umanità e non solo a delle elite.

Quali sono le conseguenze di questo nomadismo?


Che le differenze che affliggono il mondo assumono degli esiti diversi dal passato perché fanno saltare le
contrapposizioni tra:
- culture dominanti e subculture
- centri e periferie
- colonizzatori e colonizzati
Dal punto di vista dell'identità i nuovi confini socio-culturali sembrano spostarsi in continuazione senza
alcuna linearità.
Questi processi di globalizzazione:
- da una parte tendono a svalutarsi
- e dall’altra parte vengono riproposti per fermare i flussi migratori
ALTRO FENOMENO = si è sviluppato anche un altro fenomeno, infatti:
- un tempo, le diversità culturali erano soggette all’assimilazione o al rifiuto
- oggi, le diversità culturali vengono imitate dall’Occidente
INDIGENIZZAZIONE = Arjun Appadurai, un antropologo inglese di origine indiana, afferma che quando le
innovazioni, provenienti dalle aree metropolitane, vengono portate all’interno di nuove società, le singole
culture tendono a subire un processo di INDIGENIZZAZIONE.

La globalizzazione
Il sociologo Bauman ha notato come i prodotti culturali, nella contemporaneità, perdono la loro identità
culturale e diventano mobili o addirittura liquidi.
Più che la campagna è la città che sperimenta questi processi di globalizzazione, nei ritmi di vita e nelle
relazioni tra i gruppi.
Il contesto urbano offre ad ogni gruppo sociale la possibilità di:
- affermare la propria diversità
- e il proprio inserimento nel contesto in cui si trovano a vivere
In questo contesto i mezzi di comunicazione di massa immettono gli eventi e i loro protagonisti in
collegamento:
- i luoghi in cui risiedono i gruppi emigrati
- con la loro patria
e tutto ciò alimenta un sentimento di rivendicazione di separatezza identitaria.
La cultura però, nonostante può conservare delle sue radici, deve saper assimilare anche i nuovi paradigmi
transizionali e deterritorializzati; questo affinchè la cultura posso essere accettata e convidivsa.
In questo modo, i confini continuano ad essere territoriali ed economici, ma essi vengono sovvertiti dalle
nuove forme di comunicazioni.
In questo contesto lo studio della cultura è proiettato su dei nuovi paradigmi aperti dai processi di
globalizzazione.
Si è svalutato lo studio della cultura delle aree geografiche specifiche e si è sviluppato un dibattito sui
movimenti migratori, con cui si possono individuare i caratteri e gli ambiti dei nuovi nomadismi.

I new media
L’informazione
Il significato della parola informazione è quello di “dati”, i quali sono dotati di significati che:
- rispettano il sistema scelto e il codice.
- E che sono dotati di significato indipendentemente dal destinatario dell’informazione.

I new media
Lo sviluppo dei nuovi sistemi di comunicazione ha dato delle importanti ripercussioni sulla vita economica,
politica, sugli stili di vita e sulla cultura.
Questo sviluppo sta trasformando anche le basi della conoscenza e del pensiero umano.
Tra le caratteristiche dei new media c’è quella di essere fortemente auto-promozionali, perché sono capaci
di promuovere sé stessi generando dei miti che alimentano l’immaginario collettivo.

ICT (Information Communication Technology)


Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in inglese Information and Communication
Technology (ICT), sono l'insieme dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione,
ricezione ed elaborazione di informazione.
Le ICT sono uno strumento strategico in grado di mettere a disposizione delle informazioni evolute.
Il fine delle “tecnologie dell’informazione” è la manipolazione dei dati tramite l’utilizzo dei computer.
Con l’espressione “tecnologia dell’informazione” si indica l’uso della tecnologia nella gestione e nel
trattamento delle informazioni da parte delle tecnologie digitali.
Le ICT comportano delle trasformazioni radicali perché creano degli ambienti in cui l’utente entra, tramite
delle porte d’accesso.
Questa nuova forma radicale di costruzione RIONTOLOGIZZA il sistema in un mondo nuovo.
La relazione dei new-media con gli individui
Ci sono opinioni contranti riguardo alle conseguenze dello sviluppo dei sistemi di comunicazioni sulla
società:
- Da un lato = alcuni non ritengono che l’aumento delle informazioni e della loro velocità di
trasmissione abbiano influito sulla vita della società o dei singoli
- Dall’altro lato = altri ritengono che i new media abbiano causato un degrado dell’ambiente
culturale, mentale ed economico della società
I new media, però, possono essere considerati come degli apparati sociali che hanno la funzione di
connettere e di comunicare con il maggior numero di individui, riducendo al minimo la trasmissione dei
messaggi.
I new media hanno permesso di aumentare i contatti a livello planetario, tra le varie culture, provocando
una serie di fattori ambientali (che hanno portato all’ inquinamento dell’identità delle culture più deboli).

Fattori ambientali
1. Disuguaglianze sociali = la mancanza di istruzione e le condizioni di vita precarie, nei paesi del 3° o
4° mondo, escludo gran parte della popolazione nella fruizione dei new-media.
Infatti, i new media non contribuiscono a ridurre il gap presente tra paesi ricchi e poveri ma
contribuisce ad aumentarla

2. Condizionamenti = tutti i paesi subiscono dei condizionamenti da parte degli ambienti politici,
economici e finanziari e i new media possono contribuire a questi condizionamenti

3. Routine formalizzate (goal displacement) = i new media, dato che sono degli apparati sociali, sono
organizzati in base a delle routine formalizzate e per questo motivo sono soggette al fenomeno
“goal displacement”. Questo fenomeno è una distorsione degli scopi primari dei new media. Le
ragioni sono molteplici come: strategiche, politiche ed economiche.

- La forma più subdola di goal displacement è l’auto-referenzialità perché essa non viene avvertita
neanche dagli attori della stessa. Questo fenomeno è dovuto al fatto che i new media vengono
usati soprattutto da un gruppo di persone, le quali finiscono per collegarsi solo tra di loro. Viene a
crearsi un distacco tra l’elite e l’opinione pubblica.

4. Perdita di autorevolezza = più i new media allargano la loro area di comunicazione e meno
riescono ad essere presi in considerazione e perdono la loro autorevolezza.
Questa perdita di autorevolezza è dovuta ad un fenomeno di saturazione per la quale il pubblico,
avendo a disposizione un continuo flusso di informazioni, le fruisce in modo distratto.
Oggi, infatti, il valore dei new media è proporzionale alla loro capacità di attirare l’attenzione.
Il fenomeno della saturazione è dovuto a due ragioni:
- Una regressione culturale
- L’avvento di nuove modalità di comunicazione

L’evoluzione dei new media


ANNI 60 = La trasmissione di informazioni tra calcolatori connessi fra loro, realizzata a partire dagli anni ’60,
costituisce poi un fenomeno di grande portata pratica e concettuale, vale a dire, la progressiva convergenza
e integrazione di informatica e telecomunicazioni. Questi due settori per molto tempo si erano sviluppati
indipendentemente l'uno dall'altro, perché le telecomunicazioni utilizzavano soprattutto tecnologie
analogiche.

ANNI 70 = Ma a partire dagli anni '70 le tecnologie dell'informatica hanno cominciato a essere mutuate
dalle telecomunicazioni
ANNI 80 = A partire dalla prima metà degli anni ‘80 il sistema dei media è andato incontro a un
cambiamento molto rapido e importante.
Fino ad allora, infatti, vi erano soltanto pochi canali televisivi e spesso erano monopolio di Stato e in bianco
e nero. Nella prima metà dell’800 venne introdotta la televisione a colori, la quale venne accompagnata
dall’introduzione della videoregistrazione e dei compact disc.
Queste nuove innovazioni, portarono alla nascita di un nuovo settore: ossia l’home video.

Le conseguenze di queste innovazioni furono:


- Quella di portare ad un uso combinato le diverse tipologie di produzione audiovisiva
- E la conseguente diminuzione dei tempi di circolazione dei prodotti comunicativi

Queste innovazioni portarono a delle trasformazioni nella struttura dei media:


 Negli Stati Uniti = nacque la CNN, ossia un canale televisivo che trasmetteva soltanto informazioni.
In un sistema dominante dalle grandi compagnie televisive, la CNN introdusse:
- La televisione telematica a flusso continuo
- E la trasmissione dei programmi via satellite
- E finanziata tramite un abbonamento

 In Europa =
- ebbe fine il monopolio statale dell’audiovisivo
- si affermò un modello misto composto dalla radiotelevisione pubblica e commerciale
- Inoltre, la pubblicità si impose per la prima volta come una componente centrale dei programmi
televisivi. La pubblicità rappresentava un nuovo linguaggio visivo che contribuì a definire un nuovo
immaginario collettivo, creando dei nuovi modelli culturali.
La pubblicità, nonostante fosse una delle forme di espressioni più importanti della cultura
postmoderna, è andata a discapito dei consumatori perché ha messo in discussione la loro capacità
di giudizio

(Un’altra innovazione tecnologica di quegli anni è il telecomando, che introdusse la pratica dello “zapping”).

Dalla metà degli anni ’80, anche grazie alla diffusione dei personal computer, è iniziata la rivoluzione digitale
applicata al campo audio-visivo.

ANNI 90 = La successiva diffusione della telefonia cellulare, contemporanea alla digitalizzazione delle reti
telefoniche e di tutti i media di comunicazione ha portato all’ integrazione e alla globalizzazione di tutte le
reti.

Marshall McLuhan
La comunicazione di massa
I new media hanno portato, nell’ultimo decennio del 21° secolo, a ridefinire il concetto di comunicazione di
massa.
La comunicazione di massa, tradizionalmente, indica una comunicazione ad un pubblico vasto e ha
caratterizzato: la società industriale di fine 800 e quella di inizio 900.
A quell’epoca, però, i new media non esistevano e i media erano fruibili sono da un elite.
Inoltre, la circolazione delle informazioni non era garantita dai media ma più dalle masse di persone che si
spostavano (fisicamente), generando le diaspore.

Marshall McLuhan
Marshall McLuhan è stato il primo sociologo ad aver intuito le nuove implicazioni sociali della
comunicazione elettronica di massa.
MEDIUM IS THE MESSAGE = una delle tesi più celebri di McLuhan è che è il mezzo tecnologico che
determina i caratteri strutturali della comunicazione, producendo degli effetti sull’immaginario comune, a
prescindere dai contenuti dell’informazione veicolata.
(per questo motivo, McLuhan afferma che il medium è il messaggio).

La televisione e la radio (medium caldi e freddi)


Quando nacque la televisione, molti affermavano che fosse un perfezionamento della radio, alla quale
veniva aggiunta l’immagine.
McLuhan dimostrò che la televisione è un medium del tutto diverso dalla radio perché:
- Incorpora una tecnologia nuova
- E comunica in base ad una logica propria

McLuhan sosteneva che:


 La televisione = è un medium freddo (ossia povero di informazioni).
Questo perché:
- comunica essenzialmente attraverso le immagini
- richiede la collaborazione dello spettatore, il quale deve attribuire alle immagini un significato
- di conseguenza, i media freddi, danno la possibilità di modificare ogni volta il significato dei
messaggi, i quali sono ogni volta diversi grazie alla partecipazione del pubblico

 la radio = è un medium caldo (ossia ricco di informazioni)


Questo perché:
- costituiscono una forma di comunicazione stabile, in cui gli spettatori ascoltano senza modificare
nulla

Per McLuhan, quindi, la televisione è un dispositivo interattivo.


Schramm, a sua volta, sosteneva che il pubblico non è passivo (come invece afferma la Bullet Theory) ma
che è attivo e che agisce in modi diversi e inaspettati ad uno stesso messaggio.

Bullet Theory (o teoria dell’ago ipodermico)


La Bullet Theory è una teoria che considera i mass media come dei potenti strumenti di persuasione che
agiscono direttamente sulla massa dei loro fruitori, i quali sono soggetti passivi.
La Bullet Theory è uno dei primi tentativi per comprendere il funzionamento della comunicazione
interpersonale in maniera sistematica.
La Bullet Theory si basa sulle ricerche della psicologia comportamentale (behaviorismo), degli anni 40 del
900. Tra i maggiori divulgatori della Bullet Theory c’è Harold Lasswell, un teorico che sviluppò la disciplina
“communication research” che rappresenta l’ideologia presente in quegli anni riguardo ai media.
Per questa teoria, il messaggio viene inteso come un proiettile (da cui deriva il nome bullet), il quale viene
iniettato nella coscienza di chi lo riceve, senza che questi possano evitarlo e senza che essi se ne rendano
conto.
(il concetto di target, ossia bersaglio, viene usato in pubblicità per indicare i destinatari dell’annuncio e
deriva da questa teoria).

La Bullet Theory viene definita anche come la teoria dell’ago ipodermico perché i new media iniettano,
come l’ago ipodermico, i messaggi colpendo gli individui in modo diretto e gli individui risultano passivi di
fronte ad esso e non riescono a controllare le proprie opinioni e comportamenti.
La Bullet Theory può essere pericolosa perché se una persona viene raggiunta da un messaggio di
propaganda, essa verrà manipolata inconsapevolmente dal messaggio e reagirà in modo passivo.

Understanding media di Marshall McLuhan


L’opera più famosa di McLuhan è Understanding media, nella quale presenta l’idea che i media sono delle
estensioni dei sensi dell’uomo e che, come tali, sono un mezzo di interazione con l’ambiente.
Mc Luhan sosteneva che la comunicazione elettronica rende "immateriale" il nostro corpo, ma questo
fenomeno genera come effetto collaterale delle nuove forme di conflitto (politico e culturale).
Quanto alla tesi che il computer sia una protesi della nostra mente e che sia possibile, in un futuro,
collegarlo a essa in modo da potenziare le nostre facoltà sensoriali e intellettive, è un’utopia.

Villaggio globale
Secondo McLuhan, la comunicazione elettronica, data la sua velocità e la possibilità di far circolare
informazioni in tempo reale, rende il mondo un “villaggio globale” e quindi lo rimpicciolisce.

DE KERCKHOVE = uno degli interpreti di McLuhan è De Kerckhove, il quale considera i media elettronici
come PSICOTECNOLOGIE che stanno modificando il nostro modo di percepire l’ambiente e di pensare le
relazioni fra interno ed esterno.
Sviluppando il tema del villaggio globale, De Kerckhove ha descritto l’avvento di una “intelligenza
connettiva”, basata su un nuovo BRAIN-FRAME (schema-mente), che rende obsoleti i limiti:
- dell’individualismo
- e del collettivismo

PIERRE LèVY = il tema di un’intelligenza connettiva individuale, generata dalle reti dei new media, è stato
affrontato anche da Pierre Lèvy.
Lèvy sostiene che il fine ETICO di internet dovrebbe essere lo sviluppo dell’intelligenza collettiva.
Secondo Lèvy, la comunicazione elettronica può mettere in comunicazione individui, i quali possono
scambiare il loro sapere e sviluppare l’intelligenza collettiva.
QUESTO è IL NOCCIOLO DELL’INTELLIGENZA COLLETTIVA

Nuovi luoghi (comunità virtuali)


I new-media, oltre a rimpicciolire il mondo reale, hanno cambiato anche la nostra concezione di spazio,
creando dei nuovi luoghi, come le COMUNITà VIRTUALI.

INFOSFERA = Luciano Floridi ha definito l’infosfera come “lo spazio semantico costituito dalla totalità:
- dei documenti = ossia qualsiasi tipi di dato, informazione e conoscenza codificata in formato
semiotico
- degli agenti = ovvero qualsiasi sistema in grado di interagire con un documento indipendente (ad
esempio: una persona, un’organizzazione o un software sul web)
- e delle loro operazioni = che includono qualsiasi tipi di azione, interazione e trasformazione che
può essere eseguita da un agente e che può essere presentata in un documento

I limiti delle previsioni sull’evoluzione dei new-media


Le previsioni sull’evoluzione dei new-media hanno diversi limiti perché bisogna valutare:
- la complessità dell’interazione tra le tecnologie di comunicazione
- il funzionamento dei mercati
- gli stili di fruizione da parte del pubblico
Questi limiti sono dovuto al fatto che è difficile avere dei punti di riferimento sicuri in un settore in continua
rivoluzione (come quello dei new-media).

Se negli ani 90 si erano formate una serie di profezie riguardo a questo tema, nel 21° secolo si è fatto un
bilancio più realistico sui possibili sviluppi dei new-media.
Questo perché:
- non è avvenuta completamente la completa digitalizzazione del flusso televisivo
- i media tradizionali non sono scomparsi (un esempio è la radiofonia)
- lo sviluppo dei web-logs è impressionante ma la loro qualità è ancora scarsa

negli Stati Uniti, la percentuale di coloro che apprendono le notizie dalla rete è sempre più superiore,
rispetto a quelli che le apprendono dalla televisione.
Il cambiamento del rapporto degli utenti con internet (le app)
Anche se con ritmi più lenti rispetto alle previsioni fatte negli anni 90, l’affermarsi della SOCIETà
DELL’INFORMAZIONE o della SOCIETà DIGITALE prosegue.
Questo lo dimostra il crescente numero di possessori di un personal computer, smartphone e tablet.
Il rapporto degli utenti, soprattutto di lingua inglese, con internet sta cambiando:
- si valuta che gli utenti si colleghino maggiormente alle APP rispetto ai broswer (come Chrome,
Firefox, Safari ecc.)
- questo perché, collegarsi alle app viene definito più comodo

Se questa tendenza si confermerà il web è destinato a diventare un insieme di comunità chiuse, molto
diverso dall’idea di rete così come si configurava qualche anno fa.

Effetto agenda
Le difficoltà nell’accertare quale sia l'influenza dei media sul pubblico ha portato gli sociologi della
comunicazione a distinguere tra;
- gli effetti cognitivi della comunicazione
- e quelli persuasivi.

Questa nuova prospettiva di studi ha portato all’EFFETTO AGENDA, ossia l’insieme dei temi a cui si
attribuisce la priorità nei processi di policy making.
Secondo questa teoria, il più importante effetto dei media non è tanto quello di influenzare
l'atteggiamento del pubblico su un problema, ma sul rendere questo problema più visibile (sia dall’opinione
pubblica sia dalla politica).
Questo fenomeno viene chiamato AGENDA SETTING ovvero agenda politica.

Teoria della spirale del silenzio (effetto della comunicazione)


Uno degli effetti della comunicazione è la teoria della spirale del silenzio, elaborata negli anni 70 del secolo
scorso da Noelle Neumann.
Questa teoria riguarda in modo particolare l'analisi del potere persuasivo dei mass-media.
Il costante, ridondante e caotico afflusso di notizie da parte dei new-media col trascorrere del tempo può
sviluppare un'incapacità nell’opinione pubblica a selezionare e a comprendere i processi di percezione e di
influenza dei media stessi.
All’interno di questa situazione, come è stato provato, l’individuo singolo matura il timore di essere una
minoranza rispetto all'opinione pubblica generale, così che per non rimanere o sentirsi isolato, anche se ha
un'idea diversa rispetto alla massa, non esterna questa idea e cerca di conformarsi con il resto dell'opinione
generale.
Noelle-Neumann ha anche dimostrato che le persone posseggono una specie di senso statistico innato,
grazie al quale riescono a capire quale è l'opinione prevalente e, in questo modo, a conformarsi a essa
senza tradire la propria. Secondo Noelle-Neumann gli individui si trovano da almeno mezzo secolo a questa
parte immersi in uno stato di isolamento – definito pluralistic ignorance – per il quale sono indotti a
cercare di comprendere se il loro punto di vista sia condiviso da altri, prima di esprimersi pubblicamente.
Se questi individui trovano delle conferme alla loro opinione, la sostengono apertamente, mentre tendono
a tacere in caso contrario.
Si innesca così, anche non volendo, un processo a spirale in cui, di volta in volta, gli uni si zittiscono e gli altri
parlano più forte finché non si raggiunge un punto di equilibrio.
Da questo punto di equilibrio scaturisce poi un clima rappresentato dall’opinione dominante.
I new-media in questo processo svolgono un ruolo essenziale perché sono essi che forniscono
rappresentazioni e narrazioni delle tendenze che si vanno affermando.

Uno degli effetti collaterali che conseguono alla spirale del silenzio.
È l'esercizio, da parte dei mass-media, di una pervasiva funzione conformativa di omologazione e di
conservazione dell'esistente, che di fatto li spinge a svolgere un ruolo ostile al rinnovamento delle
sensibilità, dei gusti e delle opinioni.
L’agenda politica in una democrazia
In una democrazia, l’agenda politica si dovrebbe formare in contesti (forum) di discussione aperta, in cui i
rappresentati degli apparati politici interagiscono con i new-media, cercando di stabilire:
- a quali temi vada attribuita la priorità
- e di affermare una rappresentazione favorevole del clima d’opinione
QUALITà DI UNA DEMOCRAZIA = la qualità di una democrazia dipende:
- dal pluralismo dei mezzi di comunicazione
- dal mantenimento della distinzione dei ruoli tra: coloro che informano e i politici
quando questa distinzione scompare, il grado di auto-referenzialità del sistema di governo
AUMENTA e questo favorisce un distacco tra l’elite politica e i cittadini

L’influenza che i new-media hanno sulla politica varia a seconda del contesto sociale e politico
dell’ambiente in cui operano.

L’IMPORTANZA DEI NEW-MEDIA IN UNA DEMOCRAZIA =


 paesi in con regimi autoritari/oppure paesi in transizione alla democrazia = i new-media svolgono
sempre un’importante funzione democratica e hanno contribuito positivamente al ristabilirsi delle
libertà civili

 democrazia consolidata = l’interazione fra i new-media e la politica tende a produrre degli effetti
involutivi

 democrazia consociativa = le democrazie consociative si basano su dei sistemi elettorali


proporzionali, e tende a generarsi il fenomeno dell’autoreferenzialità

 democrazia maggioritaria = genera forme di “campagne negative” basate sullo scandalismo, le


quali diffondono cinismo e portano al rifiuto della politica da parte dell’opinione pubblica

 democrazia mediatizzate = esse sono caratterizzate da due elementi strutturali:


- l’uso dei sondaggi d’opinione in occasione di ogni evento, per mettere in continua discussione del
consenso popolare e degli equilibri di potere (tipica delle campagne elettorali permanenti)
- la formazione di apparati formatti da esperti di comunicazione e di campaigning, che devono essere
considerati come un nuovo tipo di “attore politico”, differenziato sia dagli apparati dei new-media
che da quelli dei partiti o dei leader.

Questo ha reso popolare la figura dello “SPIN DOCTOR” che si occupa di fornire ai new-media e all’opinione
pubblica la versione autenticata dei fatti, ossia quella più favorevole degli eventi e dei temi più scottanti
(anche a discapito dei fatti stessi).
I COMPITI DELLO SPIN DOCTOR SONO:
- i compiti dello spin doctor sono molto vari ma sono riconducibili allo stesso principio, riassumibile
in “massaggiare il messaggio”. A tal proposito, si intende estrarre il meglio da qualsiasi situazione in
cui sia implicato il suo committente, fornendo ai media una versione aggiustata di un evento.
Quindi le attività dello spin doctor si possono associare a quello del tradizionale addetto stampa o
consulente d’immagine.

- Lo spin doctor gestisce una crisi con messaggi o tattiche comunicative ad hoc, specialmente nel
campo della politica, nei confronti ad esempio di una decisione impopolare, correggendo e
smussando eventuali incaute prese di parola del politico che assiste, fornendo all’opinione pubblica
l’interpretazione sexed up delle esternazioni del soggetto per cui lavora, al fine di evitargli critiche o
comunque commenti malevoli.
- Un'altra attività dello spin doctor è fornire notizie "informali" ai giornalisti, facendole passare per
confidenze o facendole filtrare come notizie anonime.
- Altro compito dello spin doctor è promuovere l’immagine di un soggetto come se fosse un prodotto
commerciale.

Opinioni negative sull’agenda politica in una democrazia


 Pierre Bourdieu = ha affermato che l’opinione pubblica non esiste e che le indagini d’opinione
mostrano una visione illusoria della volontà popolare. Essi, infatti, sono costruiti con la scusa di dara
la parola alla gente e utilizzare questo strumento come “uno strumento del potere”.

 Benjamin Ginsberg = ha affermato che nell’attualità dominano le opinioni delle masse manipolate.
Secondo Ginsber, viene a formarsi un circolo vizioso tra le masse e i politici: in cui, i politici, che
sono interessati ad assecondare il pubblico, ne catturano l’immagine tramite i sondaggi d’opinione
per poi usarla come una loro risorsa di potere.

A tal proposito, Bourdieu ha accusato la televisione di cedere alla logica commerciale e di piegarsi
al “PLEBISCITO POPOLARE”.

I rischi dei new-media


Le potenzialità della comunicazione offerte dai new-media vanno considerate in relazione ai rischi connessi
ad un loro utilizzo inappropriato.
Internet ha provocato il fenomeno dell’”ESPLOSIONE INFORMATIVA”, generando altri due fenomeni:
1. L’anoressia informativa
2. L’obesità informativa
In entrambi i casi, il proliferare dell’informazione:
- riduce la capacità dell’uomo di assimilare in maniera razionale la conoscenza, spingendo ad
assorbire in maniera ossessiva le informazioni non nutrienti (non rilevanti).
- Inoltre, ognuno di noi lascia delle tracce sulla rete che rimangono indelebili e che vengono definite
“SPORCO DIGITALE”.
- Alcuni strumenti, come Wikipedia, vanno usati con cautela perché è la massa dei lettori che decide
la veridicità dell’informazione, ma la maggior parte delle volte, la massa tende a creare un’unica
base della conoscenza, facendo mutare lo strumento in uno strumento di “omogeneizzazione
culturale”.

 Un altro rischio è l’atrofizzazione della massa, causata dalla possibilità di accedere a enormi
quantità di informazioni, con maggiore velocità. Questo fatto è aggravato dall’impossibilità degli
individui al sottrarsi alle tecnologie digitali e dal loro impatto sulla vita corrente.

 Il divario tra l’uomo e la tecnica sta facendo nascere una “PATOLOGIA DELLA PERSONALITà” intesa
come una mancata sincronizzazione tra il mondo umano e quella rappresentato dalla tecnica e
della tecnologia. Le tecnologie stanno assorbendo la capacità intellettuale dell’uomo, a discapito
delle sue potenzialità emotive.

 I new-media consentono anche il cosiddetto “dimenticare consapevole”, risparmiando alla


memoria lo sforzo di memorizzare informazioni in quel momento non rilevanti.

 Il medium digitale è doppiamente persuasivo perché:


- È presente egli spazi in cui viviamo
- Tende a interagire con tutti gli aspetti della nostra vita

Questo ha fatto portato alla possibilità di poter creare un’identità digitale che ci renda riconoscibili
all’interno di questa sfera e di costruire delle relazioni virtuali con altre identità digitali. Questo
processo permette a ciascun soggetto di costruirsi una vera e propria identità e consente uno
sdoppiamento della nostra personalità.

I siti personali
I siti personali possono avere vita propria, possono venire consultati da terzi senza che i proprietari siano in
quel momento collegati online e possono raccogliere automaticamente le informazioni.
1. Un esempio sono le nuove tecnologie vocali che permettono ai computer o alle segreterie
telefoniche non solo di parlare e leggere i messaggi, ma che di capire quello che gli chiediamo.
2. Un altro esempio è la tecnologia di personalizzazione che consente di lasciare delle tracce in
ambienti digitali pubblici e consentendo:
- All’utilizzatore di essere riconosciuto
- Di ricordare le ultime preferenze

LUOGO PERSONALE DI ARCHIVIAZIONE = tutti i contenuti memorizzati dai siti personali hanno bisogno di
un luogo personale di archiviazione (personal digital space), i cui aspetti innovativi sono legati alle sue
potenzialità di sistema (perché esse consente di realizzare una vera e propria memoria estesa che si integra
a quella fisiologica).

CARATTERI DEI LUOGHI DI ARCHIVIAZIONE = uno dei caratteri dei luoghi di archiviazione è la sua proprietà
di forzare la sintesi, la strutturazione e l’organizzazione dell’informazione consente un’archiviazione
orientata al riutilizza.
Esempio per capire: Il riassunto (o la selezione) di un saggio in forma cartacea non è riutilizzabile: ma si può
solo rileggere, invece il riassunto in forma elettronica si può riutilizzare e anche integrare con altri contenuti.

Inoltre, i luoghi di archiviazione consentono anche il cosiddetto “dimenticare consapevole”, risparmiando


alla memoria lo sforzo di memorizzare informazioni in quel momento non rilevanti.

Nuove forme espressive dei siti personali


Le nuove forme comunicative una volta che hanno superato la struttura testuale, che ha caratterizzato le
origini di Internet, stanno dando vita a forme espressive contaminate e complesse.
Queste nuove forme espressive stanno creando, in maniera indipendente, le proprie grammatiche.
Un esempio è il Globish.
GLOBISH = Globish è un termine inglese composto da “global” e “english”. Questo termina indica una
versione semplificata dell’inglese che si ripropone di usare solo i termini e le frasi più comuni e semplici
della lingua.
L'ideatore è un ex funzionario della IBM, che ha concepito questa sorta di inglese "leggero" che la gente di
tutto il mondo dovrebbe capire più facilmente di quello esteso.

Il settore dei servizi e le tecnologie digitali


Nel mondo occidentale, il settore dei servizi è in continua crescita e le tecnologie digitali stanno realizzando
una condizione nella quale il reale si integra con il virtuale.
Virtuale non indica necessariamente un qualcosa privato della materia fisica:
- Nel caso delle emozioni fisiche, la loro virtualizzazione implica una compressione del segnale, con il
fine di trasmetterle.

Inoltre, ad oggi la comunicazione pubblicitaria viene sempre più integrata o sostituita dalla comunicazione
sul web.
INTERFACCIA = L’interfaccia non è più solo il luogo dove si attivano le funzionalità del prodotto ma, tende a
diventare il luogo dove si scambiano le comunicazioni fra il prodotto e il suo utilizzatore.
Pierre Levy, infatti, sostiene che l’uso sociale di una tecnologia deriva dalla sua tecnologia ma dalla sua
interfaccia e dalle modalità cui viene articolato il rapporto tra uomo e macchina.
La dimensione corporea è rimasta centrale
In una società che sembra trasformare tutto in virtuale, la dimensione corporea è ritornata a essere
centrale, quasi per una sorta di bilanciamento fra aspetti immateriali e aspetti materiali.

Marshall McLuhan
Fasi della comunicazione umana
Marshall McLuhan afferma che la storia della comunicazione umana, a partire dal congegno voce, è
composta da 3 fasi:
1. Fase predominata della “forma orale” (dell’oralità) = durata 250 mila anni
2. Fase dominata dalla scrittura = durata 2500 anni
3. Fase dominata dall’elettricità e dai suoi artefatti = ha poco più di cento anni e sarà più breve della
seconda.
La terza fase, dominata dall’elettricità, ha permesso di estendere il nostro corpo in senso spaziale, abolendo
il tempo e lo spazio e creando un villaggio globale.
Questo fenomeno si è manifestato soprattutto nel SINCRONISMO DI MASSA.

SINCRONISMO = il primo modello di connessione, di inizio 900, che ha dato vita ai primi importanti
fenomeni di sincronismo di massa è la radio.
Al centro della comunicazione non c’è lo scambio comunicativo tra due o più soggetti, ma il diffondersi
rapido dell’informazione verso una moltitudine di consumatori.

MULTIMEDIALITà = in sociologia la multimedialità è la compresenza di più strutture comunicative sullo


stesso supporto informatico che si avvale di diversi media e di processi interpretativi.
Wikipedia è l’esempio più popolare di multimedialità.
La multimedialità non deve essere confusa con l’interattività: l’equivoco nasce dal fatto che la
multimedialità, in genere, è interattiva perché consente all’utente di interagire con essa.
L’interattività è importante perché indica il fatto che un sistema non è fisso ma varia al variare degli input
dell’utente, in base al suo “potere cognitivo”.
In questo modo, si riproducono le differenze culturali tra gli utenti e si accentuano.
Non tutte le tecnologie multimediali sono interattive:
- È interattivo il computer e la televisione digitale
- Ma non è interattiva la televisione analogica (perché offre una fruizione passiva)

L’INFOSFERA = l’utente, attraverso l’interfaccia digitale, è messo in contatto con l’infosfera (ossia una
dimensione inedita).

La connessione
Dal punto di vista fenomenologico, la connessione dipende dai metodi, dalle tecniche e dalle forme con cui
questa connessione si effettua.
Inoltre, nell’ambito del paradigma digitale, le disparità economiche hanno un impatto minore delle
disuguaglianze cognitive.
Queste disparità economiche hanno generato una serie di effetti tra gli utenti:
- L’imitazione degli stili di vita delle elite
- L’imitazione degli atteggiamenti divistici dello star system
- L’uniformazione del modo di pensare il proprio corpo e il proprio modo di vestire (sviluppando un
conformismo creativo)
- L’assimilazione (per lo più inconscia) dei messaggi che orientano i consumi e le opinioni

Il tempo
Le nuove forme di comunicazione hanno anche trasformato il modo di pensare il tempo (infatti il presente
si è dilatato e raccoglie più il “divenire”).
Ormai viviamo in un tempo visuale mentre facciamo fatica a vivere nel “tempo storico”.
Le strutture di questo ripensamento del tempo sono che:
- Le strutture narrative, che un tempo contribuivano alla costruzione del senso, si sono affievolite.
Dall’altro lato, l’evoluzione dei sistemi tecnologici altera i meccanismi cognitivi, dandogli una
dimensione virtuale.
In tal senso, il visuale ha preso il posto dello storytelling (ossia del tempo narrato).

Con i new media e la rete tutto si presenta accelerato e questo diminuisce lo spazio tra l’azione e la
reazione.
I mass media hanno contribuito a d un multiculturalismo e ad una condivisione dei destini.
Da questo stato di cose si genera per reazione l’atteggiamento nimby – not in my back yard, non nel mio
giardino.
In che cosa consiste?
Nel riconoscere come necessari, o possibili, gli oggetti o le circostanze che stanno alla base del contendere,
ma allo stesso tempo nel non volerli nel proprio ambiente o nel proprio territorio a causa delle eventuali
controindicazioni o disagi di cui sono portatori.

I media
I new media, a causa della loro struttura comunicativa:
- Modificano la nostra percezione della realtà (senza che gli individui se ne accorgano)
- Nonostante la grande quantità di informazioni, è complicato determinarne la veridicità
Marshall McLuhan intuì gli effetti dei new-media sull’uomo e li sintetizzò nella formula “The medium i the
massage”.

Thomas S.Eliot in un suo saggio critico scrisse che il poeta si serve del significato come un ladro di serve del
pezzo di carne che lancia al cane di guardia per distrarlo e entrare in casa.
Per analogia possiamo dire che credere che un sito Internet trasmetta contenuti piuttosto che “forme di
mutamento” è come pensare che lo scopo del ladro sia sfamare il cane di guardia.
In realtà noi siamo massaggiati (circuiti) dal mezzo e in qualche modo plasmati da esso.
In altri termini, i new-media ci condizionano e contribuiscono a modellare il nostro modo di pensare.

Per McLuhan, IL CONTENUTO DI UN MEDIUM E’ UN ALTRO MEDIUM.

McLuhan
McLuhan è l’autore più famoso della Scuola di Toronto.
Il fatto che la comunicazione visuale di massa sia diventata una merce preziosa rende estremamente
importante lo studio delle strategie con cui vengono prodotti e diffusi i messaggi, specialmente quando lo
scopo di questi è di influenzare i comportamenti dei destinatari.
Per la sociologia, i mass-media vanno considerati come di nuovi, potenti e incontrollabili agenti della
comunicazione.
I mass media sono incontrollabili soprattutto dal punto di vista della loro capacità di manipolare l’opinione.
Questi agenti di socializzazione (mass media) dipendono da:
- Strategie intenzionali (come quelle contenute nelle reti radiofoniche, cinematografiche, televisive e
in internet)
- Effetti indiretti (come la massificazione dei consumi e degli stili di vita che scaturiscono dalla
pubblicità occulta, come quella dei telefilm e reality show)

Questo porterà a creare la visual culture.


Il fatto che, soprattutto nei paesi industrializzati, i bambini stiano davanti alla televisione/computer per
molte ore ogni giorni comporta:
- Un’accentuarsi della difficoltà a distinguere la realtà dalla finzione.
- Una disumanizzazione dell’Altro da sé.
- Il fatto che ci sia tanta violenza sul piccolo schermo induce il bambino ad una vera e propria
indifferenza empatica per i problemi altrui.
- La difficoltà a distinguere tra gli oggetti e le persone, che induce a pensare di poter trattare le
persone come cose
- Un accrescimento dell’aggressività

Kerckhove
Il sociologo Kerckhove ha lavorato a lungo con McLuhan.
È stato uno dei primi ad aprire il dibattito sul tema della connettività, la quale non va intesa solo come un
problema informatico per la comunicazione tra diversi sistemi ma va intesa come un approccio collettivo
composto da singoli soggetti, che lavorano al raggiungimento di un obiettivo (che può essere un oggetto
multimediale o cognitivo).

Lo scopo di Kerckhove è quello di studiare come le nuove tecnologie influenzeranno la società, integrando
in nuovi sistemi delle nuove espressioni artistiche e culturali, portando ad un’ESTETIZZAZIONE DELLA
SOCIETà.

ARTE SITUAZIONALE = secondo Kerckhove questa epoca darà vita ad una nuova estetica, in cui le forme di
interazione sociale (mediate dai congegni informatici) saranno legheranno l’arte ai nuovi paradigmi
scientifici.
Per quanto riguarda l’arte, l’attenzione si sposterà dall’ARTISTA PRODUTTORE al soggetto FRUITORE-
CONSUMATORE, che interverrà direttamente sull’opera progetto.

La rete
La rete è destinata a diventare uno strumento di nuove aggregazioni socio-culturali e, in questo modo, i
rapporti sociali riacquisiscono una parte del poter che avevano perduto (con l’affievolirsi delle ideologie
durante il 900).
McLuhan affermò che i media moderni possono essere equiparati alle forme ambientali nei quali vive
l’uomo e costituiscono degli “ambienti digitali” (nei quali l’uomo vive nelle sue fantasie).

Perché questa nuova configurazione del mondo diventa il mondo reale?


Perché nel sistema delle comunicazioni via web l’intervallo temporale tra lo stimolo e la risposta, tra chi
trasmette e chi riceve è collassato.
Da questo deriva una nuova interdipendenza che renderà tutto apparentemente incerto (liquido), facendo
crescere la necessità di nuove forme di sicurezza.

Il linguaggio visuale
Le immagini
Nella post modernità le relazioni sociali sono ormai sempre più “mediatizzate” dalle immagini ed è sempre
più simile ad uno spettacolo.
Infatti, Guy Debord definì lo spettacolo come un rapporto sociale fra gli individui, il quale è mediato dalle
immagini.
Oggi le immagini:
- hanno sostituito la scrittura come canale privilegiato della comunicazione
- e giocano un ruolo fondamentale nella costruzione dei significati e della produzione simbolica

Il mondo, come esperienza testuale, è stato, in questo secolo, in buona parte sostituito da un mondo come
esperienza visuale.
Questo cambiamento porta a ridefinire il rapporto tra il linguaggio scritto e il linguaggio visuale, perché
questo rapporto è alla base:
- di numerosi processi culturali
- delle formazioni sociali
- delle ideologie della società
Oltre alle immagini fotografiche, televisive e informatizzate, esistono molte altre forme di dati visuali che
circondano l’esperienza del vivere.
Infatti, buona parte dell’interazione sociale si basa sulla comunicazione prodotta dal linguaggio del corpo e
dalle espressioni del viso.

La sociologia più attenta al visuale


L’attenzione al linguaggio visuale all’interno del mondo sociale ha segnato il passaggio da una sociologia
tradizionale ad una sociologia più attenta al visuale.
Questa nuova visione della sociologia è stata inaugurata dallo storico americano Borstin e poi è stata
sviluppata da Marshall McLuhan, sulla base delle ricerche svolte nella Scuola di Chicago e di Toronto (dove
insegnava).

Il passaggio da una sociologia tradizionale a quella visuale ha prodotto una serie di interrogativi:
- chi produce le immagini e per quale motivo?
- Da chi sono viste e a chi sono indirizzate?
- Chi le utilizza e in che modo?

I cultural studies (studi culturali)


Molti degli autori che si sono occupati di sociologia visuale (Mirzoeff, Hall, Evans e Jenks) provengono dai
cultural studies.
I cultural studies fanno parte degli studi sociali e hanno origine in Gran Bretagna, alla fine degli anni 50 del
secolo scorso. I cultural studies si basano sulla critica letteraria nei confronti della cultura popolare di
massa.
I cultural studies si occupano di studiare con un approccio critico di diversi temi quali:
- Il post-modernismo
- La semiotica
- Il femminismo
- Gli studi post-coloniali
L’obiettivo è quello di comprendere la modalità con il quale viene elaborato il significato e come essi sia in
relazione con i sistemi di gestione del potere.
(l’espressione più corretta non sarebbe significato ma Weltanschauung che, nella filosofia tedesca, indica la
concezione del mondo e della posizione che l’uomo occupa in esso).
Quindi, i cultural studies non analizzano solo le immagini ma analizzano la posizione, sempre più centrale,
della visione: nella vita quotidiana e nella costruzione e condivisione dei significati.

I cultural studies
Le caratteristiche dei cultural studies
- 1° aspetto = La caratteristica principale della cultura visuale è la TENDENZA A VISUALIZZARE DELLE
COSE NON VISUALI, con l’aiuto di supporti tecnologici e digitali.

- 2° aspetto = Un secondo aspetto della cultura visuale è la tendenza a visualizzare l’esistenza.

- 3° aspetto = Un terzo aspetto della cultura visuale è la centralità dell’esperienza visuale.

- 4° aspetto = Un ultimo e importante aspetto della cultura visuale è la visualizzazione del mondo.
La visualizzazione suppone che le immagini non siano né la realtà né la sua rappresentazione, ma
una sua simulazione che capovolge l’idea stessa di realtà.

Visualizzare
Visualizzare (e realizzare un’immagine) non significa solo “mostrare” ma, in sociologia, significa produrre
una costruzione sociale, anche quando quest’ultima mantiene un rapporto indicativo con la realtà
rappresentata (come nella fotografia e nel cinema).
Quindi visualizzare significa dare una definizione della realtà e per questo contribuisce a rendere visibili le
relazioni di potere.
Due esempi sono:
- La rappresentazione della donna e dell’uomo nella pittura europea esplicitano una relazione di
potere, nella quale l’uomo è colui che guarda, dominando, la donna. La donna è colei che appare.
- Tramite la fotografia colonialista, la cultura occidentale ha diffuso in Europa l’immagine del
selvaggio, per legittimare il razzismo e la violenza colonialista

Vedere è potere
La visualizzazione e il punto di vista costituiscono una forma di potere perché equivale a controllare.
Infatti, la società nei paesi industrializzati è sempre più controllata dalle telecamere.
Inoltre, dobbiamo considerare il potere di visualizzare, e dunque di veicolare dei significati, è un oggetto di
negoziazione socioculturale. Questo avviene perché la visualizzazione si attua sempre all’interno di una
cultura.
Dato che le immagini sono un’interpretazione del mondo, la cultura dipende dall’interpretazione che i suoi
membri danno a ciò che li circonda.

Come agiscono le immagini


Nonostante il mondo, grazie al digitale, sta acquisendo una dimensione visuale, ci sono ancora molte
incertezze sul significato di “visuale”. Inoltre, gli studi sugli effetti che la dimensione visuale a sulla vita
sociale e sulla produzione della cultura sono molto carenti.
La difficoltà è data dal fatto che la visione di un’immagine avviene sempre in un contesto sociale, con la
conseguenza il tipo di visione percepito, in base al contesto sociale e individuale, cambia il suo modo di
vederla ne modifica gli effetti.

Le immagini, infatti, sono delle strutture interpretative che dipendono dal modo con le quali si usano e da
chi le usa.
Inoltre, la natura delle immagini è ambigua perché linguaggio visuale è polisemico; quindi, la molteplicità
dei significati connotati di un’immagine possono essere dirottati dal significato denotativo.
Questo avviene perché il significato denotati Ivo e significato connotativa non sono separabili l’uno
dall’altro.
A differenza del linguaggio visuale, il linguaggio verbale possiede un codice connotato basato su una logica
razionale, su una grammatica e una sintassi; per questo motivo consente una sola interpretazione.

La relazione tra vedere e sapere


La vista è il senso più usato nel nostro rapporto con il mondo e con gli altri.
Vedere, inoltre, significa capire la vista e anche un senso ingenuo e spesso è vittima delle apparenze.
Lo sguardo inoltre alla proprietà di essere tattile e di creare dei contatti, come per esempio nelle relazioni.
In generale, l’obiettivo dei sensi e produrre senso e per la vista produrre senso significa imparare a vedere.
Infatti, alla nascita il bambino non coglie significato delle forme che gli stanno attorno, ma in seguito inizia a
discriminarle partendo dal volto della madre.
La vista poi prende sopravvento e diviene un elemento fondamentale della sua educazione e del rapporto
con il mondo, ma per diventarlo è necessario che la parola degli adulti e il senso del tatto la indirizzino.
Per questo motivo, La vista non è un atto passivo ma è un comportamento attivo.

Come afferma il filosofo francese Schuhl (1902-1984) in L’immaginazione e il meraviglioso: il pensiero e lo


sguardo, ha scritto: Saper guardare è il segreto dei processi gnoseologici.
Questo significa che prima di vedere occorre imparare a riconoscere i segni del vedere, proprio come si fa
per una lingua.
La nostra comprensione della realtà
I 2 modi nei quali la scienza monta la nostra comprensione della realtà
La scienza muta la nostra comprensione della realtà in due modi:
1°. Il primo modo è definito estroverso perché si riferisce a ciò che ci circonda del mondo materiale
2°. Il secondo modo è definito introverso perché riguarda la nostra condizione umana e ciò che pensiamo
di essere

A tal proposito, le tre rivoluzioni dello scorso millennio, hanno avuto un forte impatto sul mondo,
trasformando per sempre:
- La nostra storia culturale
- Il nostro modo di percepirci

1° RIVOLUZIONE (COPERNICO)
In antichità, l’uomo viveva nell’illusione di essere al centro dell’universo e di essere stato mandato sulla
Terra da un dio creatore. Questa illusione serviva all’uomo per convivere con la consapevolezza
dell’inevitabilità della morte.
Nel 1543, il matematico e fisico polacco Copernico pubblicò un tratto sulla “ROTAZIONE DEI COPRI
CELESTI”.
La COSMOLOGIA ELIOCENTRICA spodestò la Terra dal centro dell’universo, costringendo a riconsiderare il
nostro modo di rapportarci ad essa.
Infatti, era necessaria accettare che la Terra è un piccolo pianeta.

2° RIVOLUZIONE (DARWIN)
La 2° rivoluzione avviene nel 1859 quando Darwin pubblicò “L’ORIGINE DELLA SPECIE”.
In questo libro venivano riassunti anni di esplorazioni scientifiche sul campo, dalle quali Darwin dedusse che
ogni specie vivente è il risultato di un’evoluzione da progenitori comuni, attraverso un processo di selezione
naturale.
Con Darwin, la parola “evoluzione” acquistò un nuovo significato, ritenuto da molti sgradevole.

3° RIVOLUZIONE (FREUD)
Nonostante fossimo coscienti di non essere al centro dell’universo e di essere poco più che animali,
eravamo ancor padroni della nostra mente.
Freud distrusse questa illusione, dando inizio alla 3° rivoluzione.
Freud dimostrò che la mente è inconscia e incontrollabile, infatti:
- la maggior parte delle nostre azioni sono frutto del nostro inconscio
- gli stati coscienti sono utilizzati per giustificare razionalmente le nostre azioni
Freud, con questi studi, dimostrò che l’uomo non è libero neanche nella sua coscienza, proprio perché
quest’ultima è controllata più dall’inconscio che dalla nostra volontà.

4° RIVOLUZIONE (PASCAL – TOURING)


PASCAL = in seguito alle tre grandi rivoluzioni dello scorso millennio, l’unica certezza che rimaneva era
l’intelligenza dell’uomo, la quale ci pone in una posizione di vantaggio rispetto agli altri esseri viventi.
Anche l’intelligenza umana, però, venne messa in discussione in seguito alla MACCHINA ARITMETICA di
Pascal (conosciuta come Pascalina).
La macchina aritmetica permetteva di svolgere le 4 operazioni e il metodo di calcolo di questa macchina si
basa sui Complementi; il quale è analogo a quello usato dai computer odierni.
La Pascalina ottenne subito un grande successo, tanto che influenzò il matematico Leibniz (a cui dobbiamo
il concetto di funzione e di integrale. Leibniz inventò il sistema dei numeri binari ed è considerato il 1°
scienziato dei computer).
Pascal non poteva immaginare che avremmo costruito macchine in grado di superarci nella capacità di
processare informazioni dal punto di vista logico. Pascal gettò le basi per una 4° rivoluzione.
TURING = Turing è l’artefice della 4° rivoluzione, grazie all’invenzione della macchina di Turing negli anni 50
del secolo scorso.
Questa quarta rivoluzione ha messo in crisi il convincimento sulla nostra unicità e ci ha ridisegnato come
organismi informazionali (inforg) reciprocamente connessi e, al tempo stesso, parti di un ambiente
informazionale (infosfera) che condividiamo con altri agenti naturali e artificiali.
Molto probabilmente, la prossima generazione, che abiterà le aree temperate del pianeta, sarà la prima a
non considerare più rilevante la distinzione tra ambiente online e offline.
Questo non vuol dire che la rivoluzione digitale ci trasformerà in un’umanità di cyborg.

I Big Data
Il numero civico
Intorno alla metà del ‘700 in molte città europee si cominciò a numerare le abitazioni in ordine crescente,
erano nati i numeri civici.
Questo provvedimento veniva incontro alle richieste del fisco e delle forze dell’ordine per rintracciare e
identificare facilmente le persone. Ci furono molte proteste da parte dei cittadini, i quali erano contrari a
questa misura.
I numeri civici vennero introdotti a Parigi nel 1805 da Napoleone.
Le osservazioni sulla nascita della numerazione stradale ci servono per capire meglio l’enorme distanza –
tecnica, culturale e politica – che separa questi anni dall’epoca nella quale viviamo.
Un’epoca caratterizzata dalle identità digitalizzate e geolocalizzate.

I BIG DATA
Nella storia dell’umanità, mai come oggi si è stati in possesso di una quantità così enorme di informazioni
immagazzinate sui fenomeni e i comportamenti sociali. Queste informazioni confluiscono nell’area dei BIG
DATA.
I Bigdata hanno reso obsoleto i metodi precedenti (che consentivano di estrapolare delle informazioni
mirate), mettendoci nella condizione – inedita – di possedere una quantità di dati maggiore di quella che i
mezzi più accessibili ci permettono di gestire.

Nel 2000 = le informazioni registrate erano per il 25 per cento supportate da un formato digitale e per 75
per cento contenute su dispositivi analogici (carta, pellicola, nastri magnetici, ecc...)

Nel 2013 = le informazioni digitalizzate erano stimate intorno ai 1200 exabyte, vale a dire erano il 98 per
cento, mentre quelle analogiche si erano ridotte al 2 per cento.

C’è da considerare che questi dati fanno capo a pochissimi soggetti, sono di fatto concentrati in pochissime
mani.

ICT e coscienza del sè


I 2 modi nei quali la scienza monta la nostra comprensione della realtà
Si sta sviluppando una correlazione tra le ICT DIGITALI (ossia l’uso della tecnologia digitale nella gestione e
nel trattamento dell’informazione, specie nelle grandi organizzazioni) e la COSCIENZA DEL Sé.
Questa correlazione coinvolge:
- il nostro modo di confrontarci con l’Altro da noi
- il nostro modo di relazionarci alla natura materiale delle cose

Grazie al digitale, siamo circondati in nuovi geo-scenari sociali e culturali, per esempio:
 siamo circondati dalle nanotecnologie = le nanotecnologie sono un ramo della scienza applicata
alle tecnologie che si occupano del controllo della materia su una scala dimensionale nell’ordine del
nanometro, ovvero un miliardesimo di metro e dalla progettazione e realizzazione di dispositivi in
tale scala.
 siamo inseriti nell’internet delle cose = l’espressione “internet delle cose” si riferisce all’estensione
di internet nel mondo degli oggetti e dei luoghi concreti.

 siamo immersi dal web semantico = con l’espressione “web semantico”, coniata da Berners Lee, si
intende la trasformazione del World Wide Web in un ambiente dove i documenti pubblicati sono
associati ad informazioni e a dati che ne specificano il contesto semantico in un formato adatto
all’interrogazione e all’interpretazione.

 siamo utenti del cloud computing = il cloud computing è una tecnologia che, tramite un server
remoto di risorse software e hardware, offre un servizio di archiviazione dati. Il suo utilizzo è offerto
come servizio da un provider tramite abbonamento.

 possiamo usufruire di giochi basati sul movimento del corpo e possiamo usufruire di applicazioni
per smarthphone e tablet
 possiamo usufruire del GPS = il GPS è un sistema di posizionamento satellitare che permette di
conoscere la longitudine e latitudine di un oggetto o persona

 siamo immersi nella realtà densificata, abitata da numerose nuove tecnologie (droni, cyber-armi
ecc) = Sono tutti argomenti che costituiscono un terreno di polemiche tra tecnofili e tecnofobici,
che alimentano un’ampia discussione tra coloro che si domandano che cosa non riusciamo o non ci
e consentito di comprendere e che cosa si nasconde dietro tutto questo.

Queste nuove tecnologie, a differenza di quelle arcaiche (analogiche), hanno la capacità:


– di creare e plasmare la realtà fisica e intellettuale,
– di modificare la nostra capacità di giudizio,
– di cambiare il nostro modo di relazionarci con gli altri,
– di modificare la nostra Weltanschauung,
– ma soprattutto, a differenza di quelle arcaiche o analogiche, sono in grado di fare tutto questo in
modo pervasivo, profondo e continuo.

I punti critici riguardo agli ICT digitali


A proposito del tema della ICT, ci sono numerosi punti critici, per esempio:
- abbiamo le competenze per affrontare i pericoli che corriamo nel trasformare il mondo in un
ambiente sempre più digitale?
Per comprendere queste novità abbiamo bisogno di ripensare il presente e pensare il futuro in un modo
sempre più digitalizzato, in ogni ambito e disciplina della vita corrente.
È necessario ripensare al mondo, basandolo su una filosofia dell’informazione.

La forma storica della società dell’informazione ha le sue radici nella scrittura e nell’invenzione della
stampa e dei mass media; quindi si basa sulla capacità di REGISTRARE E DI TRASMETTERE.
Oggi, con il digitale questa società si è evoluta con una nuova capacità, quella di PROCESSARE.
Una capacità che, paradossalmente, ha contribuito a generare nuove forme di DEFICIT COGNITIVI.

I paesi del G/ costituiscono una “società dell’informazione” perché più 70% del PIL (cioè del loro prodotto
interno lordo, un indice che misura il livello dei beni e servizi di una nazione, anche se non rappresenta il
benessere) dipende da beni intangibili che concernano l’informazione – e non da beni materiali.

L’algoritmo
Cosa è un algoritmo
L’algoritmo è un processo logico formale che si struttura articolandosi in una serie di passaggi logici
elementari. Questo processo conduce a un risultato, definito da un numero finito di passaggi.
Lo schema logico di un algoritmo si può esprimere con la forma if / then – SE/ALLORA.
L’algoritmo e l’informatica
L’importanza degli algoritmi è esplosa con la nascita dell’informatica.
L’informatica è la scienza che studia l’elaborazione, la rappresentazione e l’organizzazione delle
informazioni e le sue applicazioni.
Lo sviluppo dell’informatica è strettamente legato all’evoluzione del computer.
L’informatica si è sviluppata come disciplina autonoma solo a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, in
seguito all’invenzione nel 1936 della macchina di Turing, inventata da Alan Turing.

La macchina di Turing
La macchina di Turing è un concetto logico astratto (INFATTI LA MACCHINA DI TURING NON ESISTE MA è
SOLO UN CONCETTO LOGICO-ASTRATTO), che si compone di due parti:
- La prima parte è capace di interpretare una famiglia di algoritmi
- La seconda parte è capace di immagazzinare i dati, ai quali si applicano gli algoritmi

Il computer
Dal punto di vista dell’informatica, un computer non è altro che la realizzazione fisica di una macchina di
Turing.
Nel computer, i dati sono scritti su una memoria chiamata hard disk e sono processati da circuiti logici
chiamati processori.
Questi processori sono la parte della macchina che è capace di compiere i passaggi logici e, estraendo i dati
immagazzinati nella memoria, interpretandoli infine seguendo le istruzioni ricevute.

I tipi di algoritmi
La rete ha permesso di dare vita a diversi tipi di algoritmi. I due tipi di algoritmi più popolari sono:
- Gli algoritmi di ottimizzazione = che cercano la soluzione che minimizza o massimizza una funzione.

- Gli algoritmi probabilistici = trattano i Big Data, ossia l’insieme delle tecnologie e delle metodologie
di analisi dei dati massivi. Gli algoritmi probabilistici estrapolano, analizzano e mettono in relazione
una quantità enorme di dati eterogenei, con l’obiettivo di scoprire i legami tra fenomeni diversi e
prevedere quelli futuri.
Per questo motivo, gli algoritmi probabilistici vengono detti anche “predittivi”.
Questo però può portare a dei problemi di Privacy.

Le 3 serie degli algoritmi


È possibile distinguere 3 serie di passaggi, per quanto concerne gli algoritmi:
1. Gli input = ossia quello dei data in entrata
2. L’elaborazione
3. L’output = ossia quello dei dati in uscita

I computer operano solo:


- su DATI DIGITALI, che esso stesso ha generato
- oppure su dati che sono stati DIGITALIZZATI
i dati digitali sono delle sequenze di bit, le quali sono indicate con le cifre 0 e 1, che corrispondono alla
presenza o all’assenza di un livello di tensione elettrica all’estremità dei transitor che compongono di un
computer.

I Big Data
I Big data sono un insieme di dati eterogeni enorme, in continua evoluzione. Con i Big Data, il concetto
importante è quello di identificare degli schemi narrativi o dei modelli che consentono di portare alla luce
delle tendenze e dei comportamenti (MA NON LEGGI).
I Big Data nascono alla fine del secolo scorso in seguito all’aumento della capacità di trattamento e di
salvataggio dei dati che rese disponibile una grande quantità di informazioni sotto forma digitale.
L’unità che misura il volume dei Big Data e il PETABYTE, che rappresenta 1 MILIONE DI GIGABYTE.
Un esempio di Big Data sono le informazioni collezionate in tempo reale dai social network, dai grandi
mercati online o mediante le applicazioni che usiamo sui nostri telefoni.

Le tipologie di Big Data


Esistono diverse tipologie di Big data, tra cui:
 la localizzazione
 il sistema operativo
 il plugin = ovvero il modulo aggiuntivo di un programma non autonomo, usato per aumentare le
sue funzioni originarie.
Alcune funzioni che permette di usare il plugin sono:
- le preferenze del navigatore
- le pagine visitate e il tempo trascorso su esse
- le foto e i video selezionati
- i contatti e le mai
- le ricerche

SICUREZZA E CONTROLLO FACCIALE = i Big Data vengono usati anche nel campo della sicurezza e del
controllo facciale (un esempio è il riconoscimento facciale che si basa sulla capacità di raccogliere e
analizzare rapidamente i flussi dei dati provenienti dalle telecamere installate in luoghi pubblici, sui social
network o siti web.

DEEP LEARNING = il deep learning è una forma di intelligenza artificiale, costituito da algoritmi che
consentono a una macchina di prendere decisioni, operando sulla possibilità di far convergere:
- tecniche di calcolo
- con un’altra probabilità di affidabilità

GLI ALGORITMI PREDITTIVI = sono degli algoritmi che permettono di stimare la probabilità di realizzazione
per un determinato evento (a partire dalle condizioni misurate in un dato momento).
Gli algoritmi predittivi possono:
- essere associati alle leggi della fisica
- oppure avere un approccio statistico ed essere estratti per inferenza da un insieme di dati = in
questo caso, inferenza statistica è il procedimento per il quale si deducono le caratteristiche di una
popolazione dall’osservazione di un campione, selezionato casualmente.
(più grande è il campione più alta è la probabilità che le correlazioni osservate statisticamente
ricettano la legge che regola il comportamento del fenomeno in questione).

I Big Data consentono di migliorare gli algoritmi predittivi, anche grazie a metodi di deep learning,
rendendo questi algoritmi sempre più performanti.

DUBBI SUGLI ALGORITMI PREDITTIVI = tra i dubbi che is possono avere riguardo agli algoritmi predittivi vi è
la questione etica e politica, perché la gestione dei Big Data concerne a pochi gruppi industriali e militari.
Il problema è costituito dal fatto che nessuna organizzazione, scientifica o politica, ha utilizzato i Big Data
per controllare delle inferenze (inferenze = sono deduzioni che hanno l’obiettivo di provare una
conseguenza logica).
Infatti, si è sviluppata la tendenza ad usare i Big Data non per provare delle inferenze ma per cercare di
convincere senza delle basi solide e dei dati.
I dati, che formano i Big Data, provengono:
- dagli addetti ai lavori
- dalle azioni giornaliere degli utenti

Il carattere pervasivo delle nuove tecnologie


Le nuove tecnologie hanno un carattere pervasivo perché essi si diffondono in molteplici campi di
applicazione. Questa caratteristica porta ad una “dittatura planetaria degli algoritmi”, che favorisce le
disparità economiche e sociali.
Un esempio è il programma PREDPOL, implementato dalla polizia di Los Angeles, che prevede i possibili
crimini, analizzando i dati. L’analisi prodotta è però spesso compromessa dai pregiudizi razziali.
La digitalizzazione
La digitalizzazione è un’attività molto selettiva e qualificata che, proprio per questo motivo, richiede dei
capitali enormi per essere attuata.
Uno dei danni che ha provocato la digitalizzazione è il fatto di aver reso instabile il lavoro culturale e
cognitivo dell’uomo.

La SENTIMENTAL ANALYSIS DATA


La Sentiment analysis consente di effettuare analisi delle interazioni tra utenti, stabilite in un determinato
contesto ed in uno spaccato temporale definito.
Questo tipo particolare di studio è l’analisi computazionale di sentimenti ed opinioni espressi all’interno di
testi generati in Rete su un prodotto o di un servizio.
La Sentiment Analysis è molto utile nella politica e nella pubblicità.

La Sentimental Analysis Data espone come la prelevazione dei dati, che determinano i flussi, è un processo
che produce un PLUSVALORE, il quale si forma:
- dal singolo individuo
- dalla relazione di molteplici individui

Nella cultura digitale, se non paghi, il prodotto sei tu!


Nella cultura digitale, se non paghi, il prodotto sei tu!
Le piattaforme, come Facebook, sono gratuite perché funzionano grazie al lavoro degli utenti. In questo.
In questo modo, si forma una sorta di NEO-POTERE, politico ed economico, che è regolato da policy di
utilizzo in continua evoluzione.
Queste piattaforme offrono agli utenti dei servizi che, inconsapevolmente, privano l’utente della sua
volontà consensuale.

Etica hacker e anarco-capitalista


Ad oggi, si è sviluppata un’etica hacker anarco-capitalista che ha come obiettivo un mercato libero da ogni
regolamentazione. L’obiettivo è quello di creare delle piattaforme aperte:
- che sono per lo più una forma avanzata di capitalismo, dato che, il loro progresso si basa sul lavoro
individuale

MACHINE LEARNING
Il meccanismo, alla base delle nuove forme di intelligenza artificiale, è l’”apprendimento automatico” o
“machine learning”
Nel machine learning, l’algoritmo acquisisce in modo autonomo i dati, presi da degli enormi dataset; a
differenza degli algoritmi classici, che svolgono dei compiti in base a degli ordini precisi.
Il procedimento del machine learning può essere applicato a qualunque cosa, vivente o non vivente.

Petabyte
Il Petbyte è l’unita che misura la quantità di dati e informazioni. Il termine deriva dall’unione della parola
“peta” (che deriva dal greco “penta” e indica 1000 alla quinta) con byte.

I PETABYTE SONO IMPORTANTI PERCHé:


- I Petabyte hanno reso obsoleto gli aspetti del metodo scientifico classico e li ha sostituiti con
l’analisi delle grandi masse di dati. Oggi il metodo scientifico non serve più perché la quantità di dati
e la potenza delle macchine, è maggiore.
- I Petabyte hanno creato una nuova forma di fiducia verso gli algoritmi, delegando alla macchina la
capacità di analisi, anche se essi non sono obiettivi

IL PROBLEMA DEI PETABYTE: Il problema dei Petabyte è il fatto che l’algoritmo apprende ed elabora i dati e
fornisce dei risultati e delle valutazioni, senza che si sia a conoscenza dei criteri che conducono alla scelta
finale.
In questa fase di apprendimento, la macchina si approfitta anche dei bias, ovvero degli errori che
potrebbero trovarsi nel dataset iniziale.

Un esempio di Petabyte sono i bot, ovvero dei programmi in grado di interagire in modo automatico con il
sistema o con gli altri utenti di esso e sono programmati per comportarsi come gli esseri umani.
L’algoritmo di un machine learning, infatti, apprendono velocemente i dati e, a differenza dalle capacità di
analisi di un individuo, esse non sono influenzate dalla cultura.

LA NON TRASPARENZA DEI BIG DATA: Quello che preoccupa in questo momento le scienze sociali non è
l’input – i Big data estratti dall’attività di miliardi di consumatori – né l’output, ma la mancanza di
trasparenza, dato che i dataset vengono tenuti in gran segreto dalle grandi multinazionali (come Amazon).
Questo perché la maggior parte dei ricavi di queste grandi multinazionali derivano dalle informazioni che
acquisiscono sui consumatori.

Profilazione digitale
L’identità personale e l’identità digitale
IDENTITà PERSONALE = l’identità personale è costituita dall’insieme delle caratteristiche di un individuo e
deriva da un processo di autodeterminazione, nel quale l’identità si auto costruisce grazie a dei modelli
proposti dall’ambiente familiare e socioculturale nel quale l’individuo si trova a vivere.
L’identità personale non è mai statica ma la sua natura è molteplice.

IDENTITà DIGITALE = A differenza dell’identità personale, la quale è molteplice, l’identità digitale è la


rappresentazione digitale di un individuo reale ed essa è costituita da una quantità di dati che delineano
l’identità dell’individuo.

I due tipi di identità digitale


Roger Clarke, un esperto della cultura digitale, ha distinto 2 tipi di identità digitale:
 Progettata = l’identità digitale progettata e costruita dallo stesso individuo, il quale è lui stesso che
la trasferisce ad altri individui (ad esempio: con la creazione di un blog personale).

 Imposta = l’identità digitale imposta viene creata da agenzie esterne, sulla base di dati collezionati.
Clarke ha distinto quattro categorie di persone digitali imposte:
- 1° categoria = gli individui che non sono a conoscenza degli archivi che conservano i loro dati
sensibili
- 2° categoria = gli individui che sono a conoscenza degli archivi dati, ma non possono accedervi
- 3° categoria = gli individui che sono a conoscenza degli archivi dati e ne hanno accesso, ma non
conoscono i codici per decodificare le informazioni su tali archivi
- 4° categoria = gli individui che hanno accesso ai loro dati e, nonostante siano conoscenza del fatto
che gli sono state sottratte delle informazioni, non ne conoscono il motivo

Il profiling
Il profiling disegna la fisionomia digitale di un utente, in base al suo comportamento, facendo diventare
l’individuo come un qualcosa di misurabile e manovrabile.
PROFILING CRIMINALE = Questo sistema deriva da quello utilizzato dalle forze dell’ordine, i quali utilizzano
un profiling criminale che identifica gli schemi ricorrenti di un criminale.
PROFILING COMMERCIALE = Il profiling viene utilizzato anche in ambito commerciale identifica il
comportamento non solo dei consumatori, ma è in grado di anticipare i desideri di consumo.
PROFILING PER LEGAMI SOCIALI = Un altro tipo di profiling digitale riguarda le interazioni e i processi
emotivi, maturati da un utente sul web, con l’obiettivo di delineare i legami sociali di un utente.

Come avviene il tracciamento del profiling


I dati che vengono raccolti e che costituiscono il profiling, a differenza dell’istantanei ta dei dati raccolti
dalle indagini di mercato classiche, sono dei flussi di dati in continua mutazione.
Il tracciamento dei dati profiling avviene in vari modi, tra cui la più importante è il web browser, ossia i
programmi che consentono di navigare in Internet e di visualizzare le pagine web.
Uno dei modi più utilizzati per tracciare un profiling è il sistema dei cookie.
I cookie sono una stringa di codice, al cui interno sono contenute le impostazioni dell’utente relative al sito
web visitato.

A cosa servono i cookie = quando su un sito, un utente effettua una ricerca, viene installato sul browser un
cookie che riporta la sua richiesta, la quale viene definita QUERY.
In seguito a questa richiesta, un software installato sul sito consultato e utilizzerà l’informazione per offrire
all’utente la pubblicità legata alla sua ricerca.
In questo caso, si tratta di un cookie di proliferazione.

Altri sistemi di tracciamento = oltre i cookie di proliferazione, esistono altri sistemi di tracciamento come:
- LSO (Local Shared Object) = conosciuti con il nome di flash cookie
- E-tag = ossia un database nascosto all’interno del browser; esso viene usato soprattutto dalle
grandi compagnie come Google e Amazon

IL PROBLEMA DEI PROFILING = il problema dei profiling è che i nostri broswer sono pieni di software che
hanno lo scopo di tracciarci e tracciare le nostre interazioni con glia altri, facendo diventare la nostra
identità una moneta di scambio.

L’interazione tra sito e utente nel web 2.0


L’identità digitale è alla base dei profitti del web 2.0 (ossia la seconda fase di sviluppo di internet,
caratterizzato da un incremento tra sito e utente).
Il web 2.0 è caratterizzato da:
- Una maggiore partecipazione dei fruitori, i quali diventano anche autori (es. blog)
- Una condivisione delle informazioni più efficiente, grazie all’architettura peer to peer
- Sviluppo e affermazione dei social network

Come rendere l’identità un qualcosa di misurabile


L’identità è costituita dalle relazioni e dall’ambiente i cui viviamo e la proliferazione consente di identificare
i singoli utenti e di catalogarli, in base ai loro comportamenti.
L’utente viene messo a nudo, grazie ai suoi stessi comportamenti.

Panopticon (o Panottico)
Panopticon o panottico è un carcere digitale progettato nel 1791 dal filosofo Bentham, che permette ad un
solo sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di un carcere, senza che essi ne siano a
conoscenza.

Data mining
Cosa è il data mining
Il data mining indica l’estrazione di informazioni, eseguita in modo automatico, da un grande quantità di
dati con l’obiettivo di definire dei pattern, stabiliti sulla base di dati statistici.
Il data mining viene usato per orientare le opinioni e le decisioni degli individui.
Le 4 V (4 misure)
Esistono 4 misure, definite 4 V, che consentono di catalogare i dati raccolti e stabilirne la grandezza:
- Il volume = che riguarda l’accumulo dei dati
- La velocità = che riduce i tempi di analisi dei tempi e li svolge in tempo reale, togliendo quelli
obsoleti o che potrebbero diventarlo
- La varietà = ossia la varietà di dati, classificati in strutturati e non strutturati che incide sul valore di
rete. I dati strutturati costituiscono il 20% di tutti i dati mentre i dati non strutturati sono i dati che
non presentano uno scherma e sono composti da informazioni che specificano il contenuto e il
contesto della pagina.
- La veridicità = che indica il grado di attendibilità dei dati.

Le 4 V (le quattro misure) sono legate da processi di INTERDIPENDENZA e partendo da esse, i Big Data
svolgono delle analisi per ottenere un quadro definito dei processi decisionali.

Continuo tracciamento digitale e internet of things


Una delle caratteristiche principali dei dispositivi digitali, come lo smartphone, è quella di essere delle
macchine che producono dati, i quali vengono inviati a:
- Il produttore del dispositivo
- Il produttore del sistema operativo
- Agli altri utenti
ogni dispositivo fa un tracciamento digitale di noi stessi e questa situazione è stata aggravata
dall’INTERNET OF THINGS (internet delle cose).
L’internet of things è l’implementazione di internet all’interno degli elettrodomestici.

Post-fattuale (David Roberts)


Con la continua proliferazione di dati, si è creato il fenomeno definito “POST-FATTUALE” da David Rogers,
che indica la crescente inclinazione da parte della società moderna a credere a notizie false o alterate.
Questo fenomeno è dovuto al passaggio:
- da una MODALITà DI GIUDIZIO basato sull’OSSERVAZIONE DIRETTA dei fatti
- ad una MODALITà DI GIUDIZIO basata sulla raccolta e sull’analisi dei dati

In che modo il passaggio dai fatti ai dati come modalità di giudizio cambia il modo in cui vediamo le cose?
I dati non sono delle realtà oggettive perché:
- sono condizionati dal contesto nel quale vengono sviluppati
- e per questo motivo, mettono in luce solo alcuni aspetti a discapito di altri

la tendenza a credere all’incontestabilità dei dati è dovuta a 2 fattori:


- all’abbassamento delle soglie d’ingresso alla produzione e distribuzione di informazioni
- le ideologie, le quali sono volte a nascondere la vera natura dei dati

Il meccanismo del SE/ALLORA


“Se…allora” è un processo decisionale che utilizziamo nel quale pensiamo che se le premesse da cui
partiamo sono vere allora siano vere anche le conclusioni. Questo meccanismo, legato al pensiero
induttivo, è tanto più forte quando abbiamo a che fare con le probabilità.
Così, se partiamo dalla premessa che il sole fino a ora è sorto tutti i giorni, arriviamo alla conclusione che il
sole sorgerà anche domani.
In questo caso la probabilità diventa regola assoluta. D’altra parte non possiamo certo pensare, ogni sera
quando andiamo a letto, che domani il sole potrebbe non sorgere. Ecco che ci affidiamo alla regola
assoluta. Non solo, ma pur sapendo che non è vero che il “sole sorge”, perché è la Terra che ruotando ci fa
vivere questa esperienza, continuiamo a privilegiare questo vissuto alla regola astronomica. Nessuno di
fronte a una bella alba pensa o dice “che bella questa rotazione della terra”, bensì “che bello questo sole
che sorge”.
Le nuove tecnologie si costruiscono intorno a noi
Le nuove tecnologie digitali, a differenza di quelle vecchie (come i martelli, le leve) che creano degli
ambienti funzionali al loro scopo, sono delle tecnologie che modificano la realtà in cui abita l’individuo.
Le nuove tecnologie, infatti, si costruiscono attorno a noi.

I problemi dei big data


La storia nell’era digitale dipende di big data e presenta una serie di problemi:
 la qualità della memoria digitale = questo perché le tecnologie digitali diventano rapidamente
obsolete e le informazioni, una volta diventate obsolete, vengono cancellate.
Questo porta a cancellare il passato e a farci vivere costantemente nel presente.

 I Big Data, essendo creati negli stessi anni, invecchieranno e moriranno nello stesso momento = è
stato creato il paradigma MTBF (mean time before failure) che stima l’aspettativa di vita di un
sistema

Quantified Self e life logging


Il Quantified Self è un fenomeno che ha l’obiettivo di incorporare la tecnologia nell’acquisizione di dati
relativi alla vita corrente.
Nel 2007, la rivista Wired, ha creato il LIFE-LOGGING, ossia una pratica che consiste nel registrare le
immagini di una vita, attraverso dei dispositivi in grado di monitorare l’attività fisico-chimica dell’uomo.

Il lifelog (il diario della propria vita)


I blog sono stati surclassati dal weblog (diario online), diffuso dai social network. Oggi hanno preso il
sopravvento i LIFELOG (ossia il diario della propria vita, composto da immagini della nostra vita postate su
internet).
Molti affermano che, grazie al lifelog, non avremo più bisogno della memoria cerebrale per ricordare la
nostra esistenza: basterà scaricare su internet e salvare l’archivio digitale.
Il lifelog può diventare una minaccia sociale, perché ogni parvenza di privacy va in frantumi nel momento in
cui viene condiviso con altri utenti sul Web.

FENOMENO SOUSVEILLANCE = Tuttavia vanno considerati anche gli aspetti positivi: uno di questi è il
fenomeno SOUSVEILLANCE.
Questo fenomeno consiste nello sfruttamento delle immagini digitali postate in rete dalle persone per
aiutare la polizia a individuare rapidamente gli autori degli attentati.
Un esempio di questo fenomeno avvenne alla maratona di Boston.

Intelligenza artificiale
L’identità personale e l’identità digitale
Gli studi riguardanti l’intelligenza artificiale risalgono alla metà del secolo scorso (1950).
I software dell’intelligenza artificiale non sono in grado di pensare e non sono consapevoli delle loro azioni.

I software, infatti, sono solo in grado di processare una quantità enorme di dati e di metterli in relazione tra
loro, creando dei modelli statistici.
I mezzi utilizzati per arrivare a questo risultato sono due:
 Il machine learning = è l’apprendimento automatico, ossia una branca dell’intelligenza artificiale
che fornisce ai computer l’abilità di apprendere, senza essere stati esplicitamente programmati.
- Capacità simboliche = Alla fine del secolo scorso, l’intelligenza artificiale si basava sulle capacità
simboliche, in cui le macchine apprendevano tutte le regole necessarie per svolgere un
determinato compito.
Il modello simbolico ha grossi limiti, infatti funziona solo in quei campi che hanno regole rigide e
chiare.
- I limiti e i problemi del modello simbolico, portarono allo sviluppo del machine learning; che si
basa sull’apprendimento attraverso tentativi ed errori, usando il calcolo statistico.

 Il deep learning = è l’apprendimento approfondito, ossia l’analisi di un vasto numero di dati,


simulando il funzionamento del cervello (raggiungendo una maggiore capacità di estrazione).
Nel caso del machine learning è la macchina scopre da sola come portare a termine l’obiettivo che
le è stato dato.

L’intelligenza artificiale NON è UN INTELLIGENZA


L’intelligenza artificiale non è una forma di intelligenza perché deve essere sottoposta a un numero molto
vasto di dati per apprendere.

I problemi dell’intelligenza artificiale sono:


- I pregiudizi umani sui dati = I fattori fondamentali dell’intelligenza artificiale sono: il potere di
calcolo e i dati ed essi devono essere di buona qualità. I dati forniti all’intelligenza artificiale, molte
volte, sono influenzati dai pregiudizi umani.

- L’uso di training set (dati) facilmente accessibili e non soggetti a copyright

- Software predittivi = Il problema diventa ancora più delicato con i software predittivi in mano alle
forze dell’ordine perché spesso essi Qniscono per causare – come dice la sociologia – una profezia
che si auto-avvera o che si auto-adempie.
In sociologia una profezia che si auto-adempie o che si auto realizza, è una previsione che si realizza
per il solo fatto di essere stata espressa.

OGNI SISTEMA PREDITTIVO è EFFICACIE SOLO SE I DATI INSERITI SONO:


- CORRETTI
- E PRIVI DI BIAS

Potrebbero piacerti anche