Rassegna Mensile Gennaio 2022
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Rassegna Mensile Gennaio 2022
MASSIMARIO
E DEL RUOLO
Provvedimenti pubblicati
GENNAIO 2022
Indice
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Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
sezioni unite
GENNAIO 2022
SEZIONI UNITE
In tema di rapporti di lavoro prestato in Italia da cittadini italiani in favore degli organi militari e
degli uffici civili dei Paesi aderenti alla NATO, l'art. 9 della Convenzione di Londra del 19 giugno
1951, resa esecutiva in Italia con l. n. 1355 del 1955, prevede che le condizioni di impiego e di
lavoro delle persone assunte per i bisogni locali di manodopera - in particolare per quanto
riguarda il salario, gli accessori e le condizioni di protezione dei lavoratori - al fine del
soddisfacimento di esigenze materiali (cd. personale a statuto locale), sono regolate
conformemente alla legislazione in vigore nello Stato di soggiorno. Ne consegue che sussiste la
giurisdizione del giudice italiano a conoscere dell'azione intrapresa dal sindacato ai sensi dell'art.
28 st.lav., considerato che le "condizioni di protezione" presidiate dall'art. 9 della Convenzione
sono appunto garantite dalla presenza sindacale attiva nei luoghi di lavoro, in applicazione degli
artt. 2 e 39 Cost., che riconoscono l'azione sindacale come proiezione del riconoscimento e delle
garanzie dei diritti inviolabili dei lavoratori, a ciò non ostando né che all'epoca della sottoscrizione
e ratifica della predetta Convenzione non esistesse ancora lo Statuto dei lavoratori (venendo in
rilievo un rinvio formale e non recettizio) né la configurabilità della responsabilità penale per il
caso di inottemperanza al decreto ex art. 28 st.lav. (ipotesi rientrante nella disciplina prevista
dalla medesima Convenzione).
Riferimenti normativi: Costituzione art. 10, Costituzione art. 39, Tratt. Internaz. 19/06/1951
CORTE COST., Legge 30/11/1955 num. 1335 CORTE COST., Tratt. Internaz. 28/08/1952,
Legge 30/11/1955 num. 1338, Tratt. Internaz. 26/07/1961, DPR 18/09/1962 num. 2083,
Tratt. Internaz. 02/12/2004 art. 11 com. 2 lett. C, Legge 14/01/2013 num. 5 CORTE COST.,
Legge 20/05/1970 num. 300 art. 28 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 8228 del 2019 Rv. 653282 - 01, N. 16248 del 2011
Rv. 618506 - 01, N. 29556 del 2021 Rv. 662539 - 01, N. 28180 del 2020 Rv. 659910 - 02, N.
6489 del 2012 Rv. 622216 - 01
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SEZIONI UNITE
della l. n. 18 del 2015 - Rito applicabile - Individuazione - Rito ordinario ex art. 2043 c.c. -
Esclusione - Contrasto con i principi unionali di equivalenza ed effettività della tutela -
Insussistenza - Ragioni.
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SEZIONI UNITE
Nel caso di nullità della citazione di primo grado per vizi inerenti alla "vocatio in ius" (nella specie,
per inosservanza del termine a comparire), ove il vizio non sia stato rilevato dal giudice ai sensi
dell'art. 164 c.p.c. e il processo sia proseguito in assenza di costituzione in giudizio del
convenuto, alla deduzione della nullità come motivo di gravame consegue che il giudice di
appello, non ricorrendo un'ipotesi di rimessione della causa al primo giudice, deve ordinare, in
quanto possibile, la rinnovazione degli atti compiuti nel grado precedente, mentre l'appellante,
già dichiarato contumace, può chiedere di essere rimesso in termini per il compimento delle
attività precluse se dimostra che la nullità della citazione gli ha impedito di avere conoscenza del
processo, ai sensi dell'art. 294 c.p.c.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 156, Cod. Proc. Civ. art. 157, Cod. Proc. Civ. art.
159 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 161 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 162, Cod. Proc.
Civ. art. 164 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art. 294 CORTE COST., Cod. Proc. Civ.
art. 354 CORTE COST.
Massime precedenti Difformi: N. 12156 del 2016 Rv. 640296 - 01, N. 18168 del 2013 Rv. 627294
- 01
Massime precedenti Vedi: N. 15414 del 2016 Rv. 640945 - 01, N. 10744 del 2019 Rv. 653561 -
02
Massime precedenti Difformi Sezioni Unite: N. 122 del 2001 Rv. 544958 - 01
La non sindacabilità da parte della Corte di cassazione ex art. 111, comma 8, Cost., delle
violazioni del diritto dell'Unione europea e del mancato rinvio pregiudiziale ascrivibili alle
sentenze pronunciate dagli organi di vertice delle magistrature speciali (nella specie, il Consiglio
di Stato), è compatibile con il diritto dell'Unione, come interpretato della giurisprudenza
costituzionale ed europea, in quanto correttamente ispirato ad esigenze di limitazione delle
impugnazioni, oltre che conforme ai principi del giusto processo ed idoneo a garantire l'effettività
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SEZIONI UNITE
della tutela giurisdizionale, tenuto conto che è rimessa ai singoli Stati l'individuazione degli
strumenti processuali per assicurare tutela ai diritti riconosciuti dall'Unione.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 111 com. 8, Costituzione art. 117 com. 1, Cod. Proc.
Civ. art. 362 CORTE COST.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 32622 del 2018 Rv. 652234 - 01
Una identica posizione giuridica può essere oggetto di più forme di tutela, azionabili sia davanti
al giudice amministrativo, qualora venga in contestazione un atto amministrativo a monte,
adottato nell'esercizio di un potere discrezionale, ovvero davanti al giudice ordinario o tributario,
qualora si discuta dell'atto conclusivo a valle, ad esempio, una sanzione o una richiesta di
pagamento quantificata sulla base dei criteri anteriormente fissati nell'atto amministrativo; in
queste ipotesi, il potere di disapplicazione dell'atto amministrativo che la legge riconosce al
secondo giudice, sollevando così l'interessato dall'onere d'impugnarlo separatamente, non
preclude comunque il ricorso alla giurisdizione amministrativa contro i provvedimenti a monte.
(Nella specie, la giurisdizione del giudice tributario, ritenuta insussistente dalla S.C., era stata
eccepita con riferimento a controversie in cui i proprietari di fondi ubicati in un comprensorio
consortile di bonifica ricadenti nel Piano di classifica, ne avevano chiesto l'annullamento, perché
adottato dal Commissario straordinario in carenza di potere, sul rilievo che il Piano costituisse il
presupposto della richiesta dei contributi).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 CORTE COST. PENDENTE, Decreto
Legisl. 02/07/2010 num. 104 all. 1 art. 7, Regio Decr. 13/02/1933 num. 215 CORTE COST.,
Legge Reg. Campania 25/03/2003 num. 4
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 4309 del 2017 Rv. 642855 - 01, N. 7665 del 2016
Rv. 639286 - 01
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SEZIONI UNITE
L'Automobil Club d'Italia (ACI) e gli Automobil Clubs provinciali sono enti di diritto pubblico a
carattere non economico, atteso, per un verso, il loro inserimento, rispettivamente originario e
successivo, nella tabella allegata alla l. n. 70 del 1975, e dall'altro, l'esplicita esclusione del
primo, ad opera delle disposizioni transitorie del d.lgs. n. 242 del 1999 (art. 18, comma 6), dalle
innovazioni in ordine all'acquisizione della natura di associazioni con personalità giuridica di
diritto privato da parte delle federazioni sportive nazionali, e la conferma della natura giuridica
pubblica dell'Automobil Club d'Italia, ad opera dell'art. 2 del d.lgs. n. 15 del 2004; pertanto, è
configurabile la responsabilità per danno erariale, da accertarsi dinanzi alla giurisdizione
contabile, del direttore generale dell'Automobil Club provinciale, che abbia assunto anche le
funzioni di amministratore della società incaricata della riscossione delle quote associative e delle
altre entrate ad esso spettanti, per il pregiudizio derivante all'ente dal mancato riversamento di
dette entrate.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 103, Legge 20/03/1975 num. 70 art. 1, Legge
20/03/1975 num. 70 art. 2, Legge 20/03/1975 num. 70 art. 3, DPR 16/06/1977 num. 665,
Decreto Legisl. 23/07/1999 num. 242 art. 15 com. 2, Decreto Legisl. 23/07/1999 num. 242 art.
18 com. 6, Decreto Legisl. 08/01/2004 num. 15 art. 1 com. 23, Decreto Legisl. 08/01/2004
num. 15 art. 2
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 10244 del 2021 Rv. 661047 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 20164 del 2020 Rv. 658855 - 01
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SEZIONI UNITE
L'esistenza di una relazione funzionale tra l'ente pubblico danneggiato e l'autore dell'illecito
causativo di un danno patrimoniale, che può anche essere un soggetto privato, risulta idonea a
radicare la responsabilità contabile, e tale relazione è configurabile non solo in costanza di un
rapporto d'impiego in senso proprio e ristretto, ma anche in presenza di un rapporto di servizio,
per tale intendendosi una relazione funzionale in virtù della quale tale soggetto debba ritenersi
inserito - in considerazione dell'attività svolta continuativamente, ancorché temporaneamente o
solo in via di fatto - nell'apparato organizzativo e nell'iter procedimentale dell'ente, sì da rendere
il primo compartecipe dell'operato del secondo.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 103, Regio Decr. 12/07/1934 num. 1214 art. 52, Legge
14/01/1994 num. 20 art. 1 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 11229 del 2014 Rv. 630736 - 01, N. 24671 del 2009
Rv. 610130 - 01
062008 COSA GIUDICATA CIVILE - GIUDICATO SULLA GIURISDIZIONE Motivi attinenti alla
giurisdizione - Ripartizione degli affari tra Sezioni Unite e Sezioni semplici - Criteri - Assegnazione
alle Sezioni semplici - Ammissibilità - Condizioni.
L'art. 374 c.p.c. va interpretato nel senso che, tranne nei casi di impugnazione delle decisioni
del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti, i ricorsi che pongono questioni di giurisdizione
possono essere trattati dalle sezioni semplici allorché sulla regola finale di riparto della
giurisdizione "si sono già pronunciate le sezioni unite", ovvero sussistono ragioni di
inammissibilità inerenti alla modalità di formulazione del motivo (ad esempio, per inosservanza
dei requisiti di cui all'art. 366 c.p.c., difetto di specificità, di interesse etc.) ed all'esistenza di un
giudicato sulla giurisdizione (esterno o interno, esplicito o implicito), costituendo questione di
giurisdizione anche la verifica in ordine alla formazione del giudicato.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 374, Cod. Proc. Civ. art. 37 CORTE COST.
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SEZIONI UNITE
Le controversie aventi ad oggetto l'esito dei controlli di appropriatezza eseguiti dalle ASL sulle
strutture private che erogano prestazioni sanitarie operando in regime concessorio di
accreditamento appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario, ex art. 133, comma 1, lett.
c), del d.lgs. n. 104 del 2010, qualora oggetto della contestazione sia esclusivamente l'esito del
controllo, il conseguente accertamento dell'inadempimento della concessionaria rispetto alle
obbligazioni derivanti dal rapporto concessorio, le relative richieste pecuniarie ovvero le sanzioni
amministrative irrogate.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 30/12/1992 num. 502 art. 8 CORTE COST. PENDENTE,
Decreto Legisl. 30/12/1992 num. 502 art. 8 octies CORTE COST. PENDENTE, Costituzione art.
25, Costituzione art. 102, Costituzione art. 103, Decreto Legisl. 02/07/2010 num. 104 art. 7
CORTE COST., Decreto Legisl. 02/07/2010 num. 104 art. 133 com. 1 lett. C CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 31029 del 2019 Rv. 656076 - 01
È inammissibile il ricorso per cassazione, proposto ai sensi degli artt. 362 c.p.c. e 111 Cost., con
il quale si censura la valutazione delle condizioni di ammissibilità dell'istanza di revocazione da
parte del Consiglio di Stato, giacché con esso non viene posta una questione di sussistenza o
meno del potere giurisdizionale di operare detta valutazione e, dunque, dedotta una violazione
dei limiti esterni alla giurisdizione del giudice amministrativo, rispetto alla quale soltanto è
consentito ricorrere in sede di legittimità in base alle anzidette norme.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 362 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 395 CORTE
COST., Costituzione art. 111
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 23101 del 2019 Rv. 655116 - 01
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SEZIONI UNITE
La controversia, avente ad oggetto la domanda di risarcimento dei danni subiti dal privato per
la lesione dell'affidamento ingenerato dal provvedimento di aggiudicazione di un appalto pubblico
successivamente annullato dal giudice amministrativo, rientra nella giurisdizione del giudice
ordinario, atteso che la deduzione non inerisce all'accertamento dell'illegittimità
dell'aggiudicazione, ma alla colpa della P.A., consistita nell'avere indotto il suddetto privato a
sostenere spese nel ragionevole convincimento della prosecuzione del rapporto fino alla
scadenza del termine previsto dal contratto stipulato a seguito della gara.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Civ. art. 1218, Cod.
Proc. Civ. art. 41 CORTE COST., Decreto Legisl. 12/04/2006 num. 163 art. 1
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 15640 del 2017 Rv. 644583 - 01
Il ricorso per cassazione per motivi inerenti alla giurisdizione è ammissibile nei casi di difetto
assoluto e relativo di giurisdizione e, quindi, non può estendersi al sindacato di sentenze abnormi
od anomale o che abbiano stravolto le norme di riferimento, neppure se direttamente applicative
del diritto UE, né può essere accolta la richiesta di rimettere alla Corte di giustizia UE questioni
volte a fare emergere errori in cui sia incorso il Consiglio di Stato nell'interpretazione ed
applicazione di disposizioni di diritto interno applicative del diritto UE, non attenendo queste a
motivi di giurisdizione.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 6460 del 2020 Rv. 657215 - 01
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SEZIONI UNITE
La controversia avente ad oggetto una domanda di rilascio del permesso di soggiorno per motivi
umanitari (a seguito del silenzio dell'Amministrazione, che non aveva provveduto al rinnovo
nonostante il decorso di oltre diciotto mesi dalla presentazione dell'istanza, senza fornire alcuna
ragione del ritardo né chiedere alcuna integrazione documentale), è devoluta alla giurisdizione
del giudice ordinario, in quanto la situazione giuridica soggettiva dello straniero ha natura di
diritto soggettivo, che va annoverato tra i diritti umani fondamentali che godono della protezione
apprestata dall'art. 2 Cost.e dall'art. 3 CEDU, e non può essere degradato ad interesse legittimo
per effetto di valutazioni discrezionali affidate al potere amministrativo, cui compete solo
l'accertamento dei presupposti di fatto che legittimano la protezione umanitaria, nell'esercizio di
una mera discrezionalità tecnica, essendo il bilanciamento degli interessi e delle situazioni
costituzionalmente tutelate riservato esclusivamente al legislatore.
Riferimenti normativi: Conv. Eur. Dir. Uomo art. 3, Costituzione art. 2 com. 3, Costituzione art.
10 com. 3, Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 9 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 19393 del 2009 Rv. 609272 - 01, N. 32044 del 2018
Rv. 652100 - 01
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 3040 del 2013 Rv. 625008 - 01
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SEZIONI UNITE
In tema di difetto di giurisdizione per illegittima costituzione del giudice speciale, non determina
la totale carenza di legittimazione dell'organo giudicante, e non è, pertanto, denunciabile con
ricorso per cassazione ex artt. 111, comma 8, Cost., e 362 c.p.c., la circostanza che il consigliere
presidente del collegio che ha deliberato la sentenza del Consiglio di Stato abbia
precedentemente svolto funzioni paranormative (nella specie, assumendo il ruolo di presidente
del comitato scientifico per il coordinamento delle attività del Ministero della difesa in materia di
semplificazione della legislazione), non potendosi qualificare tale ruolo come una causa di deficit
strutturale dell'organo decidente capace di incidere sul canone dell'imparzialità obiettiva del
medesimo.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 24, Costituzione art. 111 com. 8, Cod. Proc. Civ. art.
362 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 38598 del 2021 Rv. 663249 - 01
Una società di gestione del risparmio costituita, con partecipazione di maggioranza, dalla Cassa
Depositi e Prestiti s.p.a., per l'istituzione e la gestione di fondi di investimento immobiliari di tipo
chiuso riservati a investitori qualificati, non è un organismo di diritto pubblico, né è riconducibile
al modello delle società di gestione del risparmio autorizzate ad operare sul mercato dei servizi
di investimento e a prestare i servizi indicati nell'art. 33 del d.lgs. n. 58 del 1988, in quanto, pur
essendo finalizzata alla realizzazione di un interesse generale, quale la valorizzazione, gestione
e alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, le esigenze per la cui soddisfazione è costituita
hanno carattere industriale o commerciale, avuto riguardo allo svolgimento dell'attività in regime
di concorrenza, al perseguimento di obiettivi di rendimento prefissati e alla mancata previsione
di forme di ripianamento delle perdite o comunque di finanziamento da parte di enti pubblici; ne
consegue che, ai fini dell'affidamento di lavori, servizi o forniture, essa non può considerarsi
tenuta nella scelta del contraente né al rispetto dei procedimenti di evidenza pubblica, e le
relative controversie restano sottratte alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 24/02/1988 num. 58 art. 33, Decreto Legisl. 02/07/2010
num. 104 all. 1 art. 133 com. 1 lett. E, Decreto Legisl. 18/04/2016 num. 50 art. 3 com. 1 lett.
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SEZIONI UNITE
D, Direttive Commissione CEE 26/02/2014 num. 23 art. 6 lett. 4, Direttive Commissione CEE
26/02/2014 num. 24 art. 2 lett. 1
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 8673 del 2019 Rv. 653558 - 01
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 10320 del 2016 Rv. 639704 - 01
Le decisioni del Consiglio di Stato in sede di giudizio di ottemperanza sono soggette al sindacato
delle Sezioni Unite sul rispetto dei limiti esterni della giurisdizione solo ove non venga in
questione il modo in cui il potere giurisdizionale è stato esercitato dal giudice amministrativo,
attenendo questo ai limiti interni di tale giurisdizione, sicché è inammissibile il ricorso per motivi
di giurisdizione che censuri la determinazione delle modalità di esecuzione del giudicato, seppure
fissate prendendo atto di circostanze sopravvenute potenzialmente suscettibili di escludere la
persistenza del debito della P.A.(Nella specie, il Consiglio di Stato, nel giudizio di ottemperanza
instaurato da un difensore antistatario per dare esecuzione ad un giudicato civile avverso la P.A.,
aveva imposto allo stesso una garanzia autonoma a prima richiesta di pari importo, in seguito
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SEZIONI UNITE
alla costituzione della stessa P.A quale parte civile, in un procedimento penale ove il citato
difensore era stato condannato per aver falsificato la sottoscrizione delle presunte parti in vari
procedimenti).
Riferimenti normativi: Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 25165 del 2021 Rv. 662250 - 01
Il giudice di primo grado, cui il giudice d'appello abbia rimesso la causa ai sensi dell'art. 353
c.p.c. per averne riformato la declinatoria di giurisdizione, non può proporre regolamento di
giurisdizione d'ufficio, ma è tenuto a statuire sulla domanda, atteso che soltanto il giudice "ad
quem", in presenza di "translatio" a seguito della declinatoria di giurisdizione pronunciata dal
primo giudice adito ed appartenente ad un altro plesso giurisdizionale, può rimettere d'ufficio,
sino alla prima udienza di trattazione, la questione di giurisdizione alle sezioni unite.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 37 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 353 CORTE
COST., Legge 18/06/2009 num. 69 art. 59
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 3025 del 2015 Rv. 634062 - 01
L'oggetto del regolamento preventivo di giurisdizione verte sulla individuazione del giudice al
quale spetta la competenza giurisdizionale a decidere la controversia, risultando, di
conseguenza, irrilevanti questioni di compatibilità con il diritto dell'Unione europea e questioni
di costituzionalità riguardanti il merito e prive di influenza sulla attribuzione della giurisdizione;
è, pertanto, inammissibile il suddetto regolamento se proposto al fine di sollecitare la risoluzione
preventiva di questioni, che non sono di giurisdizione, ma attengono alla sussistenza o meno,
secondo la disciplina sostanziale, dei diritti azionati dinanzi al giudice presso il quale la
controversia è incardinata.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 103, Cod. Proc. Civ. art. 41 CORTE COST.
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SEZIONI UNITE
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 29297 del 2021 Rv. 662592 - 01
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SEZIONI UNITE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 15990 del 2020 Rv. 658547 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 27618 del 2008 Rv. 605571 - 01, N. 9690 del 2013
Rv. 625973 - 01
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SEZIONI UNITE
L'opposizione prevista dall'art. 645 c.p.c. non è una "actio nullitatis" o un'azione di impugnativa
nei confronti dell'emessa ingiunzione, ma un ordinario giudizio sulla domanda del creditore che
si svolge in prosecuzione del procedimento monitorio, non quale giudizio autonomo, ma come
fase ulteriore - anche se eventuale - del procedimento iniziato con il ricorso per ottenere il
decreto ingiuntivo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 633 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 645 CORTE
COST.
Nell'ipotesi in cui la sentenza impugnata, nel definire il giudizio, abbia dichiarato inammissibile
per tardività l'opposizione a decreto ingiuntivo, i motivi di appello - che a norma dell'art. 342
c.p.c. devono indicare la parte del provvedimento impugnato e le circostanze da cui deriva la
violazione della legge e la loro rilevanza i fini della decisione appellata - non possono concernere
anche il merito della domanda, che non ha neppure formato oggetto della pronuncia, in quanto,
in tale evenienza, l'impugnazione della statuizione sulla questione pregiudiziale inerente alla
inammissibilità dell'opposizione costituisce comunque manifestazione di volontà di proseguire
nel giudizio, con implicita riproposizione della domanda principale, dovendo perciò il giudice di
appello, che ritenga ammissibile l'opposizione, pronunciarsi nel merito delle questioni dedotte in
primo grado, non rientrando tale ipotesi tra i casi previsti dagli artt. 353 e 354 c.p.c.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 342, Cod. Proc. Civ. art. 353 CORTE COST., Cod.
Proc. Civ. art. 354 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 1322 del 2018 Rv. 646918 - 01, N. 33580 del 2019 Rv. 656393 -
01
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SEZIONI UNITE
Massime precedenti Vedi: N. 7071 del 2019 Rv. 653442 - 01, N. 13072 del 2018 Rv. 648710 -
01, N. 21671 del 2017 Rv. 645711 - 01
In tema di concessioni di grandi derivazioni di acqua per uso idroelettrico, l'opzione dei produttori
di energia elettrica da fonti rinnovabili per i regimi di dilazione o di rimodulazione degli incentivi
previsti dall'art. 1, comma 3, del d.l. n. 145 del 2013, conv. con modif. dalla l. n. 9 del 2014,
non comporta la proroga delle concessioni di derivazione idrica in corso, avendo, piuttosto, la
previsione legale di un regime opzionale la finalità di porre le società di gestione in condizione di
valutare il regime rimodulato più conveniente, anche e proprio in ragione della durata residua
delle singole concessioni in loro titolarità.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 23/12/2013 num. 145 art. 1 com. 3, Legge 21/02/2014
num. 9 CORTE COST.
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SEZIONI UNITE
Nei procedimenti disciplinati dal d.lgs. n. 150 del 2011, per i quali la domanda va proposta nelle
forme del ricorso e che, al contrario siano introdotti con citazione, il giudizio è correttamente
instaurato ove quest'ultima sia notificata tempestivamente, producendo gli effetti sostanziali e
processuali che le sono propri, ferme restando decadenze e preclusioni maturate secondo il rito
erroneamente prescelto dalla parte; tale sanatoria piena si realizza indipendentemente dalla
pronunzia dell'ordinanza di mutamento del rito da parte del giudice, ex art. 4 del d.lgs. n. 150
cit., la quale opera solo "pro futuro", ossia ai fini del rito da seguire all'esito della conversione,
senza penalizzanti effetti retroattivi, restando fermi quelli, sostanziali e processuali, riconducibili
all'atto introduttivo, sulla scorta della forma da questo in concreto assunta e non di quella che
avrebbe dovuto avere, avendo riguardo alla data di notifica della citazione, quando la legge
prescrive il ricorso, o, viceversa, alla data di deposito del ricorso, quando la legge prescrive l'atto
di citazione. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto tempestiva l'opposizione cd. recuperatoria avverso
una cartella di pagamento per sanzioni amministrative conseguenti a contravvenzioni stradali,
proposta con citazione - anziché con ricorso, come previsto dall'art. 7 del d.lgs. n. 150 del 2011
- tempestivamente notificata nel termine di trenta giorni dalla data di notifica della cartella
medesima).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 01/09/2011 num. 150 art. 4, Decreto Legisl. 01/09/2011
num. 150 art. 7 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 426 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 39
com. 3
Massime precedenti Vedi: N. 9847 del 2020 Rv. 657717 - 01, N. 24069 del 2019 Rv. 655359 -
01, N. 7696 del 2021 Rv. 660798 - 01
Nel procedimento innanzi al giudice di pace, in assenza di una specifica previsione normativa
che disponga diversamente, la costituzione della parte che vi provveda per prima non richiede
la presentazione di un'apposita nota di iscrizione della causa a ruolo, essendo compito del
cancelliere, integrate le condizioni previste dall'art. 319 c.p.c., provvedere agli adempimenti di
sua competenza, ai sensi degli artt. 36 e 56 disp. att. c.p.c..
20
SEZIONI UNITE
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 311 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 319 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 168, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 36, Disp. Att. Cod. Proc. Civ.
art. 56, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 71, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 72
Massime precedenti Vedi: N. 25727 del 2008 Rv. 605112 - 01, N. 24974 del 2020 Rv. 659579 -
01
Con riferimento alle controversie aventi ad oggetto richieste di rimborso delle imposte, la
giurisdizione generale del giudice tributario può essere esclusa - a favore del giudice ordinario,
configurandosi un'ordinaria azione di indebito oggettivo ex art. 2033 c.c. - nel solo caso in cui
l'Amministrazione abbia formalmente riconosciuto il diritto al rimborso e la quantificazione della
somma dovuta, sicché non residuino questioni circa l'esistenza dell'obbligazione tributaria, il
"quantum" del rimborso o le procedure con le quali lo stesso deve essere effettuato, ipotesi a
cui va equiparata quella in cui la certezza dell'indebito derivi da una sentenza passata in
giudicato. (In applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto spettare alla giurisdizione ordinaria
l'azione proposta da un'azienda ospedaliera di condanna del concessionario della riscossione al
versamento di quanto ricevuto a seguito di pignoramento presso terzi in esecuzione di una
cartella di pagamento di cui, con sentenza divenuta irrevocabile, era stato accertato lo sgravio
da parte dell'ente impositore).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 2 CORTE COST., Cod. Civ. art.
2033 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 12150 del 2021 Rv. 661139 - 01
Nel procedimento innanzi al giudice di pace, il convenuto può costituirsi in giudizio in mancanza
della costituzione dell'attore e prima che sia scaduto il termine perché questi vi provveda,
dovendo in tal caso il cancelliere provvedere all'iscrizione a ruolo della causa.
21
SEZIONI UNITE
Riferimenti normativi: Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 36, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 56, Cod.
Proc. Civ. art. 311 CORTE COST., Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 71, Disp. Att. Cod. Proc. Civ.
art. 72, Cod. Proc. Civ. art. 319 CORTE COST.
La società concessionaria del servizio di riscossione delle imposte, in quanto incaricata, in virtù
di una concessione contratto, di riscuotere denaro di spettanza dello Stato o di enti pubblici, del
quale la stessa ha il maneggio nel periodo compreso tra la riscossione ed il versamento, riveste
la qualifica di agente contabile, ed ogni controversia tra essa e l'ente impositore, che abbia ad
oggetto la verifica dei rapporti di dare e avere e il risultato finale di tali rapporti, dà luogo ad un
"giudizio di conto".(Nella specie, la S.C. ha affermato la giurisdizione contabile in una
controversia in tema di risoluzione della concessione, disposta dall'Ente locale a seguito di misura
interdittiva antimafia, ed anche sulla ulteriore domanda proposta dalla concessionaria, relativa
alla declaratoria di illegittimità dell'atto di incameramento della polizza fideiussoria da parte del
Comune).
Riferimenti normativi: Regio Decr. 12/07/1934 num. 1214 art. 13 CORTE COST., Regio Decr.
12/07/1934 num. 1214 art. 44 CORTE COST.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 16014 del 2018 Rv. 649291 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 8580 del 2003 Rv. 563710 - 01
22
SEZIONI UNITE
dell'usucapione), rientra nella giurisdizione del G.O. giacché, da un lato, non sono contestate la
scelta dell'Amministrazione di procedere ad espropriazione su determinati beni né, tantomeno,
le modalità di esercizio, in concreto, di siffatto potere e, dall'altro, la determinazione di detta
indennità, come l'individuazione dei soggetti aventi diritto al relativo pagamento avvengono,
rispettivamente, sulla base di precisi criteri fissati dalla legge e di regole proprietarie estranee a
valutazioni espressive di discrezionalità amministrativa.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 386, DPR 08/06/2001 num. 327 art. 32 PENDENTE,
DPR 08/06/2001 num. 327 art. 34, Decreto Legisl. 02/07/2010 num. 104 art. 133 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 5423 del 2021 Rv. 660792 - 01, N. 13492 del 2021
Rv. 661285 - 01
23
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
25
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Ai fini della revoca della vendita di propri beni effettuata dall'imprenditore, poi fallito entro un
anno, ai sensi dell'art. 67, comma 2, l.fall. (nel testo originario, applicabile "ratione temporis"),
l'"eventus damni" è "in re ipsa" e consiste nel fatto stesso della lesione della "par condicio
creditorum", ricollegabile, per presunzione legale assoluta, all'uscita del bene dalla massa
conseguente all'atto di disposizione; pertanto, grava sul curatore il solo onere di provare la
conoscenza dello stato di insolvenza da parte dell'acquirente, mentre la circostanza che il prezzo
ricavato dalla vendita sia stato utilizzato dall'imprenditore, poi fallito, per pagare un suo creditore
privilegiato (eventualmente anche garantito, come nella specie, da ipoteca fondiaria gravante
sull'immobile compravenduto) non esclude la possibile lesione della "par condicio", né fa venir
meno l'interesse all'azione da parte del curatore, poiché è solo in seguito alla ripartizione
dell'attivo che potrà verificarsi se quel pagamento non pregiudichi le ragioni di altri creditori
privilegiati, che successivamente all'esercizio dell'azione revocatoria potrebbero in tesi
insinuarsi.
Riferimenti normativi: Legge Falliment. art. 67 com. 2 CORTE COST.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 7028 del 2006 Rv. 591009 - 01
Il vincolo di inedificabilità ricadente sulle aree situate in fascia di rispetto stradale o autostradale
non deriva dalla pianificazione e dalla programmazione urbanistica, ma è sancito nell'interesse
pubblico da apposite leggi che rendono il suolo ad esso soggetto legalmente inedificabile,
26
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
trattandosi di vincolo dettato per favorire la circolazione e offrire idonee garanzie di sicurezza a
quanti transitano sulle strade o passano nelle immediate vicinanze, o in queste abitano ed
operano, sicché tale vincolo non ha né un contenuto propriamente espropriativo, né può
qualificarsi come preordinato all'espropriazione; dunque di esso deve tenersi conto nella
determinazione dell'indennità di esproprio, non essendo l'area in questione suscettibile di
edificazione in nessun caso, dato che vige il divieto assoluto di costruire su di essa.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 11/07/1992 num. 333 art. 5 bis CORTE COST., Legge
17/08/1942 num. 1150 art. 41 septies CORTE COST., Legge 24/07/1961 num. 729 art. 9 CORTE
COST., Legge 06/08/1967 num. 765 art. 19 CORTE COST., Legge 08/08/1992 num. 359 CORTE
COST., Legge 24/12/2007 num. 244 art. 2 com. 89 CORTE COST., Legge 24/12/2007 num.
244 art. 2 com. 90 CORTE COST., DM Lavori pubblici 01/04/1968
In base alla disciplina urbanistica della Regione Siciliana, il piano regolatore generale che non
sia stato approvato nel termine risultante dal combinato disposto degli artt. 4 e 19, comma 1,
della l. r. n. 71 del 1978 diviene efficace a tutti gli effetti, senza la necessità di alcun
adempimento pubblicitario, e di esso deve tenersi conto ai fini della determinazione dell'indennità
di esproprio dei terreni compresi in detto piano, ove il titolo ablativo venga emesso dopo
l'acquisto di tale efficacia, la quale, tuttavia, non si sostituisce all'approvazione, che deve sempre
intervenire ai sensi dell'art. 19, comma 2,della l. r. cit.
Riferimenti normativi: Legge Reg. Sicilia 27/12/1978 num. 71 art. 4 CORTE COST., Legge Reg.
Sicilia 27/12/1978 num. 71 art. 19 com. 1, Legge Reg. Sicilia 27/12/1978 num. 71 art. 19 com.
2
27
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Il fascicolo di parte che l'attore ed il convenuto debbono depositare nel costituirsi in giudizio
dopo avervi inserito, tra l'altro, i documenti offerti in comunicazione, ai sensi dell'art. 165 comma
1 e 166 c.p.c., applicabili anche in appello a norma dell'art. 347 dello stesso codice, pur essendo
custodito, a norma dell'art. 72 disp. att. c.p.c., con il fascicolo di ufficio formato dal cancelliere
(art. 168 c.p.c.), conserva, rispetto a questo, una distinta funzione ed una propria autonomia
che ne impedisce l'allegazione di ufficio nel giudizio di secondo grado ove, come in quello di
primo grado, la produzione del fascicolo di parte presuppone la costituzione in giudizio di questa;
ne consegue che il giudice di appello non può tenere conto dei documenti del fascicolo della
parte, ancorché sia stato trasmesso dal cancelliere del giudice di primo grado con il fascicolo di
ufficio, ove detta parte, già presente nel giudizio di primo grado, non si sia costituita in quello di
appello.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 165 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art.
166 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art. 168, Cod. Proc. Civ. art. 347, Disp. Att.
Cod. Proc. Civ. art. 71
28
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
in contrario, possa essere invocato il disposto dell'art. 829, comma 1, n. 4, c.p.c., in relazione
all'art. 817 c.p.c., atteso che tale disposizione si riferisce al superamento, da parte degli arbitri,
dei limiti loro imposti dal compromesso e non alla diversa ipotesi di originaria e totale carenza
di potere, e dovendo escludersi la possibilità di una sua applicazione analogica, ponendosi la
competenza arbitrale come derogatoria alla competenza del giudice naturale.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 807 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 808 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 817 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 829 com. 1 lett. 4
011075 APPALTO (CONTRATTO DI) - VERIFICA - COLLAUDO Appalto pubblico - Buon esito del
collaudo - Successiva contestazione di ritardi da parte della P.A. - Ammissibilità - Fondamento.
In tema di appalto pubblico, il collaudo non costituisce il termine finale per contestare
all'appaltatore i ritardi nell'adempimento, poiché tali ritardi esulano dalle questioni tecnico-
contabili, che ne sono l'ambito tradizionale, ma attengono all'esatto adempimento, disciplinato
delle norme generali, né il buon esito del collaudo può ingenerare alcun affidamento in capo
all'appaltatore, non trattandosi di un atto proveniente dalla P.A., ma da un organo indipendente,
quale è il collaudatore, mentre solo l'approvazione del committente determina il consolidamento
delle obbligazioni a carico di quest'ultimo.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1667, Cod. Civ. art. 1375, Cod. Civ. art. 1453
29
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
La promessa di pagamento, al pari della ricognizione di debito, non costituisce autonoma fonte
di obbligazione, ma ha soltanto effetto confermativo di un preesistente rapporto fondamentale,
venendo ad operarsi, in forza dell'art. 1988 c.c., un'astrazione meramente processuale della
"causa debendi", comportante una semplice "relevatio ab onere probandi" per la quale il
destinatario della promessa è dispensato dall'onere di provare l'esistenza del rapporto
fondamentale, che si presume fino a prova contraria e che, oltre ad essere preesistente, può
anche nascere contemporaneamente alla dichiarazione di promessa (o trovarsi "in itinere" al
momento di questa), ma della cui esistenza o validità non può prescindersi sotto il profilo
sostanziale, con il conseguente venir meno di ogni effetto vincolante della promessa stessa ove
rimanga giudizialmente provato che il rapporto fondamentale non è mai sorto, o è invalido, o si
è estinto, ovvero che esista una condizione ovvero un altro elemento attinente al rapporto
fondamentale che possa comunque incidere sull'obbligazione derivante dal riconoscimento.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1988, Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST.
In tema di cessione del credito, in caso di fallimento del debitore ceduto, ai fini dell'ammissione
alla procedura fallimentare il cessionario è tenuto a dare la prova del credito e della sua
anteriorità al fallimento, qualora venga in discussione la sua opponibilità, ma non anche la prova
dell'anteriorità della cessione al fallimento, perché la legge prevede che il cessionario di un
credito concorsuale sia tenuto a dare la prova che la cessione è stata stipulata anteriormente al
fallimento soltanto ai fini di una eventuale compensazione, ovvero ai fini del voto in un eventuale
concordato fallimentare, restando, altrimenti, la cessione opponibile al curatore anche se ha
luogo nel corso della procedura.
Riferimenti normativi: Legge Falliment. art. 56 com. 2 CORTE COST., Legge Falliment. art. 115
com. 2, Legge Falliment. art. 127 com. 8
30
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Massime precedenti Vedi: N. 17215 del 2015 Rv. 636650 - 01, N. 461 del 2020 Rv. 656861 - 02
31
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1283 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2033 CORTE COST.
PENDENTE, Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 116 com. 2, Cod. Proc. Civ.
art. 233 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/09/1993 num. 385 art. 117 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 33009 del 2019 Rv. 656511 - 01, N. 14428 del 2021 Rv. 661566 -
01
In materia di spese processuali, la condanna di più parti soccombenti al pagamento in solido può
essere pronunciata non solo quando vi sia indivisibilità o solidarietà del rapporto sostanziale, ma
pure nel caso in cui sussista una mera comunanza di interessi, ad esempio tra l'attore ed uno o
più interventori, che può desumersi anche dalla semplice identità delle questioni sollevate e
dibattute, ovvero dalla convergenza di atteggiamenti difensivi diretti a contrastare la pretesa
avversaria; ne consegue che la condanna in solido è consentita anche quando i vari soccombenti
abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, purché accomunate dall'interesse al
riconoscimento di un fatto costitutivo comune, rispetto al quale vi sia stata convergenza di
questioni di fatto e di diritto, ma tanto non si verifica nei confronti della parte che abbia proposto
un intervento autonomo nel processo. (Nella specie la S.C. ha rilevato che non sussisteva alcuna
comunanza di interessi tra l'attore e gli interventori, tutti soccombenti, che potesse giustificare
una loro condanna in solido al pagamento delle spese processuali, perché erano stati proposti
soltanto interventi autonomi, introdotti nei confronti di tutte le parti originarie del processo).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 97 com. 1
In tema di accertamento del passivo fallimentare, le copie delle buste paga rilasciate al
lavoratore dal datore di lavoro, ove munite, alternativamente, della firma, della sigla o del timbro
32
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
di quest'ultimo, hanno piena efficacia probatoria del credito insinuato, alla stregua del loro
contenuto, obbligatorio e penalmente sanzionato, ferma restando la facoltà del curatore di
contestarne le risultanze con altri mezzi di prova, ovvero con specifiche deduzioni e
argomentazioni volte a dimostrarne l'inesattezza, la cui valutazione è rimessa al prudente
apprezzamento del giudice.
Riferimenti normativi: Legge 05/01/1953 num. 4 art. 5, Cod. Civ. art. 2099 CORTE COST., Cod.
Civ. art. 2697 CORTE COST., Regio Decr. 16/03/1942 num. 267 art. 98 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 18169 del 2019 Rv. 654544 - 01, N. 17413 del 2015 Rv. 636263 -
01
In tema di ricorso ex art. 709 ter c.p.c. (inserito dall'art. 2 della l. n. 54 del 2006), i
provvedimenti del giudice di merito volti alla mera conformazione delle modalità concrete di
esercizio della responsabilità genitoriale e di affidamento della prole, in quanto privi del carattere
di definitività e di contenuto decisorio, non sono ricorribili per cassazione ai sensi dell'art. 111
Cost. (Nella specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da uno dei genitori
avverso la decisione del giudice di merito che aveva autorizzato l'altro genitore ad iscrivere il
minore presso una scuola nordamericana, con connesso trasferimento della residenza).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 709 ter CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 710 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 737 CORTE COST., Costituzione art. 111 com. 7, Legge del 2006
num. 54 art. 2
33
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Massime precedenti Vedi: N. 12628 del 2000 Rv. 540417 - 01, N. 86 del 2019 Rv. 652536 - 01,
N. 9046 del 2004 Rv. 572826 - 01, N. 16498 del 2009 Rv. 609709 - 01
34
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In tema di finanziamenti pubblici alle imprese coperti da garanzia SACE, la revoca del beneficio,
per il venir meno dei requisiti cui ne è subordinato il riconoscimento, comporta l'insorgenza di
un'autonoma obbligazione "ex lege" della beneficiaria verso il garante, obbligazione che,
trovando la propria autonoma fonte nel sopravvenuto difetto della causa giustificatrice del
beneficio, postula l'inapplicabilità delle norme sulla fideiussione ordinaria, degli istituti della
surroga e del regresso nonché, infine, della disciplina di cui agli artt. 61 e 62 l.fall., sicché, in
caso di fallimento della beneficiaria, SACE è legittimata ad insinuare il proprio credito al passivo,
quand'anche consti un pagamento non interamente satisfattorio a vantaggio dell'istituto di
credito in origine garantito, il quale abbia, a sua volta, chiesto ed ottenuto l'ammissione al
passivo.
Riferimenti normativi: Regio Decr. 16/03/1942 num. 267 art. 62, Regio Decr. 16/03/1942 num.
267 art. 61, Decreto Legisl. 31/03/1998 num. 123 art. 7, Decreto Legisl. 31/03/1998 num.
123 art. 9, Cod. Civ. art. 1936 CORTE COST., Cod. Civ. art. 1949, Cod. Civ. art. 1950
Massime precedenti Vedi: N. 8882 del 2020 Rv. 657867 - 01, N. 6508 del 2020 Rv. 657486 - 01
In tema di notificazione con modalità telematica, nel regime antecedente all'introduzione dell'art.
16-septies del d.l. n. 179 del 2012, conv. con modif. nella l. n. 221 del 2012, disposta dall'art.
45-bis, comma 2, lett. b), del d.l. n. 90 del 2014, conv. con modif. nella l. n. 114 del 2014, non
trova applicazione l'art. 147 c.p.c. - secondo cui le notificazioni non possono farsi prima delle
ore 7.00 e dopo le ore 21.00 - trattandosi di disposizione da interpretare, alla luce della sentenza
n. 75 del 2019 della Corte cost., in chiave funzionale alla tutela del diritto del riposo del
destinatario, diritto che non è attinto dall'effettuazione di una notificazione telematica, con
conseguente applicazione della regola generale sui termini per le impugnazioni e fissazione della
scadenza alle ore 24.00 dell'ultimo giorno utile.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 147 CORTE COST., Decreto Legge 18/10/2012 num.
179 art. 16 septies CORTE COST., Legge 17/12/2012 num. 221 CORTE COST., Decreto Legge
24/06/2014 num. 90 art. 45 bis com. 2 lett. B CORTE COST., Legge 11/08/2014 num. 114
CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi: N. 29584 del 2021 Rv. 662706 - 01, N. 4712 del 2020 Rv. 657243 -
01
35
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
La preclusione per effetto di giudicato sostanziale può scaturire solo da una statuizione che abbia
attribuito o negato "il bene della vita" preteso e non anche da una pronuncia che non contenga
statuizioni al riguardo, pur se essa risolva questioni giuridiche strumentali rispetto
all'attribuzione del bene controverso. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto che fosse insuscettibile di
passare in giudicato l'enunciazione di puro diritto con cui il giudice del merito aveva escluso che
l'inefficacia di una donazione, dichiarata ex art. 64 l. fall., impedisse l'estinzione per
consolidazione del diritto di usufrutto che ne formava oggetto).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2909 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 324 CORTE COST.,
Legge Falliment. art. 64, Cod. Civ. art. 1014
36
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Il trattamento dei dati personali in ambito giudiziario, anche nel vigore della disciplina di cui al
d.lgs. n. 196 del 2003, non è soggetto all'obbligo di informazione ed alla previa acquisizione del
consenso purché i dati siano inerenti al campo degli affari e delle controversie giudiziarie che ne
scrimina la raccolta, non siano utilizzati per finalità estranee a quelle di giustizia in ragione delle
quali ne é avvenuta l'acquisizione e sussista il provvedimento autorizzatorio. (Nella specie la S.C.
ha confermato la sentenza impugnata di accoglimento dell'opposizione proposta avverso
l'ordinanza-ingiunzione con cui l'Autorità Garante aveva intimato ad un consulente tecnico
nominato dal P.M. ex art. 359 c.p.p. il pagamento di una somma a titolo di sanzioni per aver
costituito una banca dati in cui aveva fatto confluire le risultanze acquisite nel corso dello
svolgimento di n. 351 incarichi peritali).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 30/06/2003 num. 196 art. 166 com. 10, Decreto Legisl.
10/08/2018 num. 101 art. 15
In tema di contratti bancari, l'apertura di credito deve essere stipulata per iscritto a pena di
nullità - a meno che non sia già prevista e disciplinata nel contratto di conto corrente, stipulato
per iscritto, come stabilito dalla delibera C.I.C.R. del 4 marzo 2003, in applicazione dell'art. 117,
comma 2, d.lgs. n. 385 del 1993 - non essendo pertanto sufficiente a provarne l'esistenza la
circostanza che l'affidamento risulti dal "libro fidi", né che il suo contenuto possa essere
ricostruito attraverso l'esame del "regolamento di portafoglio", destinato solo a raccogliere
l'insieme delle procedure tecnico operative per la gestione dei titoli.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 01/09/1993 num. 385 art. 117 CORTE COST., Cod. Civ.
art. 1350
Massime precedenti Vedi: N. 27836 del 2017 Rv. 646064 - 01, N. 7763 del 2017 Rv. 644759 -
01, N. 22385 del 2019 Rv. 655289 - 01
37
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In base alla normativa del testo unico sull'immigrazione anteriore alle modifiche introdotte dal
d.l. n. 113 del 2018, ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, se vi è un forte
radicamento sul territorio del richiedente asilo, nel giudizio di comparazione tra le condizioni di
vita nel paese d'accoglienza e quelle nel paese d'origine, queste ultime assumono una rilevanza
proporzionalmente minore: segnatamente, non rileva se le condizioni del paese d'origine siano
tali da determinare oggettivamente la lesione dei diritti fondamentali, ma se tale effetto si
produca con il rimpatrio, in relazione al divario tra ciò che il migrante ha conseguito in Italia e
ciò che irrimediabilmente perderebbe ritornando nel paese natio. (Nella specie la S.C. ha cassato
la sentenza della corte d'appello che aveva revocato il permesso umanitario ad una cittadina
nigeriana senza considerare che era madre di bimbo in età scolare, frequentante l'asilo in Italia,
e che la stessa aveva svolto un tirocinio formativo restando ospite della struttura di accoglienza
per donne sole con minori, assistita dai servizi sociali).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251, Decreto Legisl. 25/07/1998 num.
286 art. 5 com. 6 CORTE COST., Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 19 CORTE COST.
PENDENTE, Costituzione art. 2 CORTE COST., Costituzione art. 3 CORTE COST.
In tema di protezione internazionale, ove si accerti la vicenda storica della tratta ma si escluda
il rischio attuale di atti persecutori, si dovrà valutare, nel caso in cui la persona non abbia ricevuto
il permesso di soggiorno ex art. 18 del d.lgs. n. 286 del 1998, la sussistenza dei presupposti per
la protezione umanitaria (nella formulazione dell'art. 5 comma 6 del d.Igs. n. 286 del 1998
applicabile "ratione temporis"), comparando la situazione soggettiva e oggettiva della
richiedente con riferimento al Paese di origine e la situazione d'integrazione raggiunta in Italia,
ponendo particolare attenzione al fatto che le violenze subite possono essere state fortemente
traumatiche e idonee ad incidere sulla condizione di vulnerabilità della persona, nonché sulla sua
capacità di reinserirsi socialmente in caso di rimpatrio, preservando le inalienabili condizioni di
dignità umana.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 18, Conv. Eur. Dir. Uomo art. 8
38
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In tema di protezione umanitaria e con riguardo alla tratta ai fini di avvio alla prostituzione, il
richiedente asilo ha l'onere di allegare i fatti, ma non di qualificarli, compito questo del giudice
che deve, in adempimento del dovere di cooperazione, a tal fine analizzare i fatti allegati, senza
modificarli né integrali, comparandoli con le informazioni disponibili, pertinenti e aggiornate sul
Paese di origine e sui Paesi di transito, nonché sulla struttura del fenomeno, come descritto dalle
fonti convenzionali ed internazionali, e dalle Linee guida per la identificazione delle vittime di
tratta redatte dall'UNHCR e dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 3, Decreto Legisl. 19/11/2007
num. 251 art. 7, Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 8, Decreto Legisl. 28/01/2008 num.
25 art. 8, Legge 27/06/2013 num. 77
Massime precedenti Vedi: N. 24010 del 2020 Rv. 659524 - 01, N. 29056 del 2019 Rv. 655634 -
01, N. 6738 del 2021 Rv. 660736 - 01, N. 8819 del 2020 Rv. 657916 - 05
In tema di protezione internazionale, alle vittime di tratta può essere riconosciuto lo status di
rifugiato purché siano soddisfatti tutti gli elementi contenuti nella definizione datane dagli artt.
2 e segg. del d.lgs. n. 251 del 2007 e in particolare, qualora la tratta abbia come vittime le
donne, specie ove siano giovani, prive di validi legami familiari e provenienti da zone povere,
essa può considerarsi atto persecutorio in quanto riconducibile alla appartenenza ad un
«particolare gruppo sociale» costituito da membri che condividono una caratteristica innata o
una storia comune che non può essere mutata e cioè l'appartenenza al genere femminile. È
compito del giudice accertare nel singolo caso, tramite informazioni pertinenti ed aggiornate sul
paese di origine, il rischio attuale di ulteriori atti lesivi, dello stesso tipo di quelli già subiti, ovvero
anche diversi ma che possono comunque qualificarsi come atti persecutori, quali atti
discriminatori fondati sul genere.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 8 lett. D
Massime precedenti Vedi: N. 24573 del 2020 Rv. 659572 - 01, N. 9090 del 2019 Rv. 653697 -
01, N. 6738 del 2021 Rv. 660736 - 01
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SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In tema di mantenimento dei figli nati da genitori non coniugati, alla luce del disposto di cu
all'art.337 ter comma 4 c.c., anche un accordo negoziale intervenuto tra i genitori non coniugati
e non conviventi, al fine di disciplinare le modalità di contribuzione degli stessi ai bisogni e
necessità dei figli, è riconosciuto valido come espressione dell'autonomia privata e pienamente
lecito nella materia, non essendovi necessità di un'omologazione o controllo giudiziale
preventivo; tuttavia, avendo tale accordo ad oggetto l'adempimento di un obbligo "ex lege",
l'autonomia contrattuale delle parti assolve allo scopo solo di regolare le concrete modalità di
adempimento di una prestazione comunque dovuta ed incontra un limite, sotto il profilo della
perdurante e definitiva vincolatività fra le parti del negozio concluso, nell'effettiva corrispondenza
delle pattuizioni in esso contenute all'interesse morale e materiale della prole.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 337 ter com. 4
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 21761 del 2021 Rv. 661859 - 01
037115 CAPACITA' DELLA PERSONA FISICA - POTESTA' DEI GENITORI (TITOLARITA') - GIUDICE
TUTELARE - IN GENERE Autorizzazione al trattamento trasfusionale in occasione di accertamento
diagnostico - Reclamo dei genitori - Effettuazione dell'accertamento senza necessità di
trasfusioni - Interesse ad agire - Esclusione - Fondamento.
In tema di impugnazione del provvedimenti del giudice tutelare, ove quest'ultimo autorizzi i
medici a praticare su un minore, contro la volontà di quest'ultimo e dei suoi genitori, testimoni
di Geova, le trasfusioni ematiche eventualmente necessarie nel corso di un accertamento
diagnostico (nella specie, una biopsia), non sussiste l'interesse dei genitori a reclamare il relativo
decreto, qualora l'accertamento risulti nel frattempo eseguito senza il ricorso a trasfusioni,
dovendo l'interesse ad agire sussistere non solo nel momento in cui è proposta l'azione o
l'impugnazione, ma anche in quello in cui è assunta la decisione.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 343, Cod. Civ. Disp. Att. e Trans. art. 44, Cod. Civ. Disp.
Att. e Trans. art. 45, Cod. Civ. art. 344
40
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
L'omessa riproduzione, nel contratto definitivo di cessione di quote sociali, di una clausola già
inserita nel preliminare non comporta, necessariamente, la rinunzia alla pattuizione ivi
contenuta, che non resta assorbita ove sussistano elementi in senso contrario ricavabili dagli atti
ovvero offerti dalle parti. Ne consegue che il giudice è tenuto ad indagare sulla concreta
intenzione delle parti, tanto più che il negozio di cessione richiede la forma scritta solo al fine
dell'opponibilità del trasferimento delle quote alla società e non per la validità o la prova
dell'accordo, per cui occorre verificare se, con la nuova scrittura, le parti si siano limitate, o
meno, solo a "formalizzare" la cessione nei confronti della società, senza riprodurre tutti gli
impegni negoziali in precedenza assunti.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1362, Cod. Civ. art. 1372, Cod. Civ. art. 2697 CORTE
COST.
41
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Massime precedenti Vedi: N. 33609 del 2021 Rv. 663267 - 01, N. 28724 del 2020 Rv. 659934 -
01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 32359 del 2018 Rv. 651820 - 02
Massime precedenti Vedi: N. 1227 del 2016 Rv. 638560 - 01, N. 22160 del 2016 Rv. 642671 -
01, N. 7477 del 2020 Rv. 657470 - 02, N. 10867 del 2020 Rv. 658122 - 01
In base alla normativa del testo unico sull'immigrazione anteriore alle modifiche introdotte dal
d.l. n. 113 del 2018, ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, occorre operare una
valutazione comparativa tra la situazione soggettiva e oggettiva del richiedente con riferimento
al paese di origine e la situazione d'integrazione raggiunta in Italia, attribuendo alla condizione
del richiedente nel paese di provenienza un peso tanto minore quanto maggiore risulti il grado
di integrazione che egli dimostri di aver raggiunto nella società italiana, sicché, ove si accerti che
42
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
è stato raggiunto un apprezzabile livello di integrazione lavorativa del migrante, non è necessaria
la verifica che il rimpatrio possa comportare una compromissione dei diritti fondamentali,
essendo sufficiente la constatazione che il ritorno nel paese d'origine renda probabile un
significativo scadimento delle sue condizioni di vita privata e/o familiare, tale da recare un
"vulnus" al diritto riconosciuto dall'art. 8 della Convenzione EDU, così integrandosi un serio
motivo di carattere umanitario che, ai sensi dell'art. 5, comma 6, del d.lgs. n. 286 del 1998,
esclude il rifiuto del permesso di soggiorno.
Riferimenti normativi: Conv. Eur. Dir. Uomo art. 8, Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5
com. 6 CORTE COST., Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 CORTE COST. PENDENTE, Legge
01/12/2018 num. 132 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 24413 del 2021 Rv. 662246 - 01
100146 IMPUGNAZIONI CIVILI - CASSAZIONE (RICORSO PER) - MOTIVI DEL RICORSO - VIZI
DI MOTIVAZIONE Violazione del "minimo costituzionale" - Protezione umanitaria -
Provvedimento del giudice del merito - Mera attestazione di produzioni documentali e di loro
inidoneità ai fini dell'integrazione sociale - Mera attestazione dell'insussistenza di motivi di
particolare vulnerabilità in caso di rimpatrio - Sussistenza.
43
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, deve essere valutata la
significativa relazione affettiva del richiedente con il figlio minore residente in Italia, ancorchè
non convivente, restando escluso che tale situazione possa avere rilievo solo per l'ottenimento
dell'autorizzazione a permanere nel territorio nazionale ex art. 31 d.lgs. n. 286 del 1998, poiché
questa norma, posta a tutela dell'interesse del minore, non preclude la valorizzazione delle
medesime circostanze in una prospettiva di tutela della condizione del genitore, alla luce degli
artt. 2 e 3 Cost., in relazione al rischio di un danno attuale da perdita di relazioni affettive con il
figlio.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 31 com. 3, Decreto Legisl.
25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6 CORTE COST., Costituzione art. 10, Costituzione art. 2
CORTE COST., Costituzione art. 3 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 1347 del 2021 Rv. 660369 - 01, N. 5506 del 2021 Rv. 660543 -
01, N. 32237 del 2021 Rv. 662954 - 01
Il principio di ultrattività del mandato alla lite, in forza del quale il difensore continua a
rappresentare la parte come se l'evento estintivo non si fosse verificato, si applica anche quando,
avvenuta la cancellazione della società dal registro delle imprese in data successiva alla
pubblicazione della sentenza di appello ed in pendenza del termine per proporre ricorso per
cassazione, non ne sia possibile, per tale ragione, la declaratoria, ed il procuratore della società
estinta non abbia inteso notificare l'evento stesso alla controparte, sicchè quest'ultima,
legittimamente, può notificare alla società, pur cancellata ed estinta, il ricorso per cassazione
presso il domicilio del suddetto difensore.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 83 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 285, Cod. Proc.
Civ. art. 299, Cod. Proc. Civ. art. 300 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 327 CORTE COST.,
Cod. Civ. art. 2312
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SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Nell'azione di responsabilità promossa dal curatore a norma dell'art. 146, comma 2, l.fall., ove
la mancanza o l'irregolare tenuta delle scritture contabili renda difficile per la curatela una
quantificazione ed una prova precisa del danno che sia riconducibile ad un ben determinato
inadempimento imputabile all'amministratore della società fallita, non trova applicazione il
principio dell'inversione dell'onere della prova, ma il curatore può invocare a proprio vantaggio
la disposizione dell'art. 1226 c.c. e perciò chiedere al giudice di provvedere alla liquidazione del
danno in via equitativa.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1226, Cod. Civ. art. 2486, Cod. Civ. art. 1223, Legge
Falliment. art. 146 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 9100 del 2015 Rv. 635451 - 01
063283 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA - STRANIERO (CONDIZIONE DELLO) Art. 3 del d.l.
n. 13 del 2017 - Testo previgente all’art. 1 del d.l. n. 113 del 2018 - Diniego di asilo della
Commissione territoriale - Azione giudiziale - Richiesta della sola protezione umanitaria -
Competenza della sezione specializzata in composizione collegiale - Sussistenza - Disciplina.
In tema di immigrazione, durante la vigenza dell'art. 3 del d.l. n. 13 del 2017, conv. con modif.
dalla I. n. 46 del 2017, e prima delle modifiche introdotte dall'art. 1 del d.l. n. 113 del 2018,
conv. con modif. dalla l. n. 132 del 2018, anche se, a seguito del diniego di asilo da parte della
Commissione territoriale, è proposta esclusivamente domanda di protezione umanitaria, la
competente sezione specializzata del tribunale giudica in composizione collegiale, secondo il rito
speciale di cui all'art. 35 bis del d.lgs. n. 25 del 2008, pronunciando decreto non impugnabile,
ma ricorribile per cassazione.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 17/02/2017 num. 13 art. 3 CORTE COST., Legge
13/04/2017 num. 46, Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 art. 1, Legge 01/12/2018 num.
132 CORTE COST. PENDENTE, Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 35 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 35 bis CORTE COST., Costituzione art. 10
45
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Colui che agisce in giudizio con azione di risarcimento nei confronti degli amministratori di una
società di capitali che abbiano compiuto, dopo il verificarsi di una causa di scioglimento, attività
gestoria non avente finalità meramente conservativa del patrimonio sociale, ai sensi dell'art.
2486 c.c., ha l'onere di allegare e provare l'esistenza dei fatti costitutivi della domanda, cioè la
ricorrenza delle condizioni per lo scioglimento della società e il successivo compimento di atti
negoziali da parte degli amministratori, ma non è tenuto a dimostrare che tali atti siano anche
espressione della normale attività d'impresa e non abbiano una finalità liquidatoria; spetta,
infatti, agli amministratori convenuti di dimostrare che tali atti, benché effettuati in epoca
successiva allo scioglimento, non comportino un nuovo rischio d'impresa (come tale idoneo a
pregiudicare il diritto dei creditori e dei soci) e siano giustificati dalla finalità liquidatoria o
necessari.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2486, Cod. Civ. art. 2447, Cod. Civ. art. 2697 CORTE
COST.
027001 AVVOCATURA DELLO STATO - IN GENERE Confisca di quote di s.r.l. per reati di
criminalità organizzata - Azione di responsabilità del Ministero e dell'ANBSC nei confronti degli
amministratori e dei sindaci - Domanda riconvenzionale di manleva contro gli attori - Difesa
erariale - Sussistenza - Fondamento.
In tema di confisca in sede penale di quote di s.r.l. per reati di criminalità organizzata, ove il
Ministero dell'economia e delle finanze, titolare dei beni confiscati, unitamente all'ANBSC,
Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla
criminalità organizzata, promuova l'azione di responsabilità prevista dagli artt. 2476 e 2407 c.c.
nei confronti degli amministratori e dei sindaci della società e questi ultimi formulino domanda
riconvenzionale di manleva contro gli attori, allegandone la corresponsabilità nella causazione
del danno, la difesa in giudizio di questi ultimi è pienamente espletata dalla costituita Avvocatura
dello Stato, sia a favore dell'azione di responsabilità sia contro l'avversa domanda
46
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
riconvenzionale, senza che abbia rilievo la l'erronea dichiarazione di contumacia, riferita alla
domanda di manleva, essendo essi presenti nel processo sin dall'inizio. (Principio di diritto
enunciato nell'interesse della legge, ai sensi dell'art. 363, comma 3, c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2407, Cod. Civ. art. 2476 com. 3 PENDENTE, Cod. Civ.
art. 2477 com. 4 PENDENTE, Regio Decr. 30/10/1933 num. 1611 art. 1, Decreto Legisl.
06/09/2011 num. 159 art. 24 CORTE COST., Decreto Legisl. 06/09/2011 num. 159 art. 114
com. 2, Cod. Proc. Civ. art. 167 CORTE COST.
La regola della cessione "ex lege" dei contratti di azienda che non abbiano carattere personale,
di cui all'art. 2558 c.c., vige solo se non è pattuito diversamente; tale diverso accordo è
ravvisabile, come nella specie, nell'ipotesi di cessione di azienda da parte dell'amministrazione
straordinaria delle grandi imprese in crisi, ai sensi degli artt. 62 e 63 del d.lgs. n. 270 del 1999,
allorché, secondo l'insindacabile accertamento del giudice del merito condotto ex artt. 1362 e
ss. c.c., risulti che la volontà delle parti sia stata limitata alla cessione del compendio aziendale,
nella consistenza risultante nel corso del procedimento previsto dalle norme menzionate, senza
rilievo dei contratti successivamente conclusi.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1362, Cod. Civ. art. 2558, Decreto Legisl. 08/07/1999
num. 270 art. 62, Decreto Legisl. 08/07/1999 num. 270 art. 63
Massime precedenti Vedi: N. 15 del 2020 Rv. 656332 - 01, N. 3128 del 2020 Rv. 657143 - 01
In tema di confisca in sede penale di quote di s.r.l. per reati di criminalità organizzata, nel caso
in cui lo Stato, in qualità di socio pubblico, promuova l'azione di responsabilità prevista dagli
artt. 2476 e 2407 c.c. nei confronti degli amministratori e dei sindaci, la "chiamata in giudizio"
dello stesso attore ad opera degli esponenti aziendali convenuti, che ne alleghino la
corresponsabilità formulando domanda di manleva, non rientra nella fattispecie dell'art. 106
c.p.c. ma, essendo proposta nei confronti di chi è già parte in causa, costituisce una domanda
47
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
riconvenzionale che, ai sensi dell'art. 167, comma 2, c.p.c., deve essere proposta, a pena di
decadenza, nella comparsa di risposta. (Principio di diritto enunciato nell'interesse della legge,
ai sensi dell'art. 363, comma 3, c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2407, Cod. Civ. art. 2476 com. 3 PENDENTE, Cod. Civ.
art. 2477 com. 4 PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art. 106, Cod. Proc. Civ. art. 167 com. 2 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 363 com. 3
Il denaro è suscettibile di essere rivendicato ai sensi dell'art. 103 l.fall. nei confronti del
depositario fallito, poiché quest'ultimo ne acquista la proprietà, in applicazione dell'art. 1782
c.c., solo se alla consegna si aggiunge l'attribuzione della facoltà di servirsene, sicché, in assenza
di tale attribuzione, può essere effettuata la restituzione in natura, che non impone la riconsegna
delle stesse cose ricevute ("idem corpus"), essendo sufficiente che si tratti di cose dello stesso
genere, qualità e quantità.
Riferimenti normativi: Regio Decr. 16/03/1942 num. 267 art. 103 CORTE COST., Cod. Civ. art.
1178, Cod. Civ. art. 1782, Cod. Civ. art. 1766
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SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In applicazione dell'art. 20, comma 9, d.lgs. n. 30 del 2007, il decreto di allontanamento per
motivi di pubblica sicurezza del cittadino dell'Unione europea, che abbia soggiornato nei
precedenti dieci anni nel territorio dello Stato, deve essere adottato dal Ministro dell'Interno ma,
se viene emanato dal Prefetto, è viziato da semplice incompetenza relativa, e non da nullità,
essendo il Prefetto un'articolazione del Ministero dell'Interno, che ha competenze in questa
materia, tant'è che, una volta instaurato il giudizio di impugnazione nei confronti del Ministero,
unico soggetto processualmente legittimato, l'eventuale vizio d'incompetenza resta privo di
rilievo, dovendosi solo valutare la sussistenza o meno del diritto del ricorrente di permanere in
Italia.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 06/02/2007 num. 30 art. 20 com. 7, Decreto Legisl.
06/02/2007 num. 30 art. 20 com. 9
In tema di segni distintivi, il cd. "secondary meaning" sussiste quando il marchio, in origine
sprovvisto di capacità distintiva per genericità, mera descrittività o mancanza di originalità,
acquisti tale capacità in conseguenza del consolidarsi del suo uso sul mercato. In tale ipotesi, il
titolare del marchio può agire in contraffazione, fermo restando che, ai sensi dell'art. 121 d.lgs.
n. 30 del 2005, l'onere di provare la nullità del segno distintivo grava su chi lo contesta e, una
volta fornita tale prova, spetta al titolare del marchio dimostrarne la secondarizzazione e, cioè,
l'acquisizione della rinomanza prima della registrazione.
49
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 10/02/2005 num. 30 art. 13, Decreto Legisl. 10/02/2005
num. 30 art. 121, Decreto Legisl. 04/12/1992 num. 480, Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST.,
Cod. Civ. art. 2569
Massime precedenti Vedi: N. 22953 del 2015 Rv. 637809 - 01, N. 10071 del 2008 Rv. 603132 -
01
Il provvedimento del giudice delegato con il quale, a seguito della revoca della dichiarazione di
fallimento, viene determinata l'entità delle spese da porre a carico del creditore istante
costituisce un atto sostanzialmente ricognitivo, regolante la fase di chiusura del procedimento,
che può essere assimilato ad un provvedimento del giudice dell'esecuzione, impugnabile con
l'opposizione agli atti esecutivi. Ne consegue che, anche prima dell'entrata in vigore dell'art. 36
bis l.fall., il giudizio di reclamo contro la menzionata statuizione del giudice delegato, assumendo
una funzione sostitutiva dell'opposizione ex art. 617 c.p.c., è sottratto, come quest'ultima, alla
sospensione feriale dei termini processuali.
Riferimenti normativi: Legge 07/10/1969 num. 742 art. 1 CORTE COST., Legge 07/10/1969
num. 742 art. 3 CORTE COST., Regio Decr. 30/01/1941 num. 12 art. 92, Legge Falliment. art.
21 CORTE COST., Legge Falliment. art. 25, Legge Falliment. art. 26 CORTE COST., Cod. Proc.
Civ. art. 615 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 617 CORTE COST., Legge Falliment. art. 36 bis
Massime precedenti Vedi: N. 12732 del 2011 Rv. 618811 - 01, N. 19941 del 2017 Rv. 645205 -
01
In tema di appalto di opere pubbliche, ai fini della tempestività dell'iscrizione di riserva avente a
oggetto la contestazione dell'ordine di sospensione dei lavori e della richiesta di risarcimento dei
conseguenti danni, si deve distinguere l'ipotesi in cui l'illegittimità della sospensione sia
originaria, nel qual caso l'appaltatore deve inserire la riserva nello stesso verbale di sospensione,
da quella in cui l'illegittimità emerga in un momento successivo, sia perché originariamente
50
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
legittima, diventi solo successivamente illegittima, sia perché l'idoneità della stessa a produrre
pregiudizio emerga in epoca successiva alla sua adozione, nel qual caso l'appaltatore può apporre
la riserva anche nel verbale di ripresa dei lavori
Riferimenti normativi: Regio Decr. 25/05/1895 num. 350 art. 36, Regio Decr. 25/05/1895 num.
350 art. 54, DPR 05/10/2010 num. 207 art. 190, DPR 05/10/2010 num. 207 art. 191
In tema di impugnazione, qualora la notifica presso il procuratore costituito abbia avuto esito
negativo per circostanze imputabili al richiedente, non è data al notificante, una volta decorso il
termine di impugnazione, la possibilità di richiedere all'ufficiale giudiziario la ripresa del
procedimento notificatorio, affinchè la notifica abbia effetto dalla data iniziale di attivazione dello
stesso. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso per
cassazione, in quanto il ricorrente, in occasione della prima notifica, aveva colpevolmente
omesso di consultare l'albo professionale, peraltro ormai informatizzato ed accessibile
telematicamente, affidandosi invece alle indicazioni, non più attuali, contenute nell'atto di appello
e nella sentenza impugnata).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 137 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 148 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 325, Cod. Proc. Civ. art. 326, Cod. Proc. Civ. art. 327 CORTE COST.,
Cod. Proc. Civ. art. 330 CORTE COST.
082336 FAMIGLIA - POTESTA' DEI GENITORI Provvedimenti “de potestate” - Reclamo dinanzi la
Corte di appello - Ammissibilità - Ragioni.
I provvedimenti che incidono sul diritto degli ascendenti ad instaurare ed a mantenere rapporti
significativi con i nipoti minorenni, ai sensi dell'art. 317 bis c.c., nel testo novellato dall'art. 42
del d.lgs. n. 154 del 2013, al pari di quelli ablativi della responsabilità genitoriale emessi dal
51
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
giudice minorile ai sensi degli artt. 330 e 336 c.c., hanno attitudine al giudicato "rebus sic
stantibus", in quanto non revocabili o modificabili salva la sopravvenienza di fatti nuovi,
definendo essi procedimenti che dirimono comunque conflitti tra posizioni soggettive diverse e
nei quali il minore è "parte"; pertanto, seppure adottati in via provvisoria e urgente, incidendo
su diritti personalissimi e di rango costituzionale, hanno carattere decisorio e sono reclamabili
dinanzi la Corte di appello.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 317 bis CORTE COST., Cod. Civ. art. 330, Cod. Civ. art.
336 com. 2, Cod. Civ. art. 337 ter, Cod. Civ. art. 337 quinquies, Cod. Civ. Disp. Att. e Trans.
art. 38 CORTE COST., Decreto Legisl. 28/12/2013 num. 154 art. 42, Decreto Legisl. 28/12/2013
num. 154 art. 55
Nel giudizio di appello nel rito della protezione internazionale, alla notificazione del ricorso e del
decreto di fissazione dell'udienza oltre il termine stabilito dal giudice, in mancanza di costituzione
dell'appellato, consegue non già l'improcedibilità dell'appello, bensì la nullità della notificazione
suscettibile, perciò, di essere rinnovata, previa fissazione di una successiva udienza e
concessione di un nuovo termine per la notifica, in applicazione dell'art. 291 c.p.c.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 163 bis CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 164 com.
2 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 291 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 12691 del 2019 Rv. 654014 - 01, N. 11549 del 2019 Rv. 653767 -
01, N. 13128 del 2010 Rv. 613312 - 01
In tema di brevetti per invenzioni industriali, ai fini della verifica della contraffazione per
equivalenza, il giudice, in applicazione dell'art. 52, comma 3 bis, d.lgs. n. 30 del 2005 (inserito
dal d.lgs. n. 131 del 2010), deve preliminarmente determinare l'ambito della protezione conferita
dal brevetto, individuando analiticamente le singole caratteristiche del trovato, così come
52
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
espressamente rivendicate nel testo brevettuale, interpretate anche sulla base della loro
descrizione e dei disegni allegati, e successivamente accertare se ogni elemento così rivendicato
si ritrovi nel prodotto accusato della contraffazione, anche solo per equivalenti, intendendosi
come tali, secondo una delle possibili metodologie utilizzabili, quelle varianti del trovato che
possano assolvere alla stessa funzione degli elementi propri del prodotto brevettato, seguendo
sostanzialmente la stessa via dell'inventore e pervenendo al conseguimento dello stesso
risultato.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 10/02/2005 num. 30 art. 52 com. 3, Decreto Legisl.
13/08/2010 num. 131 art. 29 com. 3, Cod. Civ. art. 2584
Massime precedenti Vedi: N. 21405 del 2019 Rv. 655429 - 01, N. 2977 del 2020 Rv. 656624 -
01, N. 22351 del 2015 Rv. 637807 - 01
In tema di assorbimento cd. improprio, nel caso di rigetto di una domanda in base alla soluzione
di una questione di carattere esaustivo che rende vano esaminare le altre, sul soccombente non
grava l'onere di formulare sulla questione assorbita alcun motivo di impugnazione, ma è
sufficiente, per evitare il giudicato interno, che censuri o la sola decisione sulla questione
giudicata di carattere assorbente o la stessa statuizione di assorbimento, contestando i
presupposti applicativi e la ricaduta sulla effettiva decisione della causa. (In applicazione del
principio, la S.C. ha precisato che, a fronte di una decisione di primo grado che, decidendo sulla
revocatoria di rimesse in conto corrente, ha rigettato la domanda per difetto di scientia
decoctionis, senza nulla dire sulla revocabilità delle rimesse, l'appellante correttamente può
limitarsi a sostenere, nel giudizio di impugnazione, che la banca fosse consapevole della
situazione di decozione del correntista).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 100 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 112, Cod.
Proc. Civ. art. 324 CORTE COST.
53
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In tema di misure convenienti nell'interesse dei minori, il decreto con cui la corte d'appello
dichiari inammissibile il reclamo contro la statuizione del tribunale per i minorenni, che sospenda
la responsabilità genitoriale, attiene a un provvedimento privo dei caratteri di decisorietà e
definitività e, pertanto, non è ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. (Nella specie,
la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione avverso la declaratoria
d'inammissibilità del reclamo proposto nei confronti di un provvedimento provvisorio e non
definitivo di sospensione della responsabilità genitoriale).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 330, Cod. Proc. Civ. art. 742, Cod. Proc. Civ. art. 739
CORTE COST., Cod. Civ. art. 333 CORTE COST., Cod. Civ. art. 336 CORTE COST., Costituzione
art. 111
Massime precedenti Vedi: N. 26225 del 2017 Rv. 646250 - 01, N. 15724 del 2019 Rv. 654456 -
01
54
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
054004 CONTO CORRENTE (CONTRATTO DI) - CHIUSURA DEL CONTO - PAGAMENTO DEL SALDO
Piano di rientro concordato tra banca e cliente – Natura meramente ricognitiva - Conseguenze -
Clausole negoziali - Nullità per difetto di forma - Deducibilità - Fondamento.
In tema di conto corrente bancario, la presenza di un piano di rientro concordato tra banca e
cliente, che abbia natura meramente ricognitiva del debito, non preclude la contestazione della
nullità delle clausole negoziali per difetto di forma scritta e pertanto non esonera la banca, attrice
in giudizio per il pagamento del saldo, dal documentare le condizioni convenute nel contratto di
conto corrente.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1325 CORTE COST., Cod. Civ. art. 1988, Cod. Civ. art.
2697 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/09/1993 num. 385 art. 117 CORTE COST.
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SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
100146 IMPUGNAZIONI CIVILI - CASSAZIONE (RICORSO PER) - MOTIVI DEL RICORSO - VIZI
DI MOTIVAZIONE IMPUGNAZIONI CIVILI - CASSAZIONE (RICORSO PER) - MOTIVI DEL RICORSO
- VIZI DI MOTIVAZIONE - Art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., nuova formulazione - Fatto decisivo
- Nozione - Preciso accadimento o circostanza - Irrilevanza delle mere questioni o argomentazioni
- Conseguente inammissibilità del motivo irritualmente formulato. Fattispecie.
L'art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., nella formulazione risultante dalle modifiche introdotte dal d.l.
n. 83 del 2012, conv. dalla l. n. 143 del 2012, prevede l'"omesso esame" come riferito ad "un
fatto decisivo per il giudizio" ossia ad un preciso accadimento o una precisa circostanza in senso
storico - naturalistico, non assimilabile in alcun modo a "questioni" o "argomentazioni" che,
pertanto, risultano irrilevanti, con conseguente inammissibilità delle censure irritualmente
formulate. (Nella specie la S.C. ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso volto a censurare
la decisione del giudice d'appello che aveva omesso di considerare la condizione di vulnerabilità
del ricorrente, con riferimento alla sua integrazione sociale ed alla condizione di insicurezza del
paese d'origine, invocata ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, in quanto
ritenute questioni non tali da portate ad un esito diverso della controversia.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 1 lett. 5, Decreto Legisl. 02/02/2006 num.
40 CORTE COST.
L'errore di fatto previsto dall'art. 395 n. 4, c.p.c., idoneo a costituire motivo di revocazione,
consiste in una falsa percezione della realtà o in una svista materiale che abbia portato ad
affermare o supporre l'esistenza di un fatto decisivo incontestabilmente escluso, oppure
l'inesistenza di un fatto positivamente accertato dagli atti o documenti di causa, purché non cada
su un punto controverso e non attenga ad un'errata valutazione delle risultanze processuali.
(Nella specie, a fronte della prospettazione della ricorrente che aveva lamentato la mancanza
56
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
È inammissibile il ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 366, comma 1, n. 1, c.p.c., quando
manchi un'espressa indicazione della parte contro la quale è proposto e vi siano due notificazioni
dirette a soggetti diversi, sicchè non è possibile al lettore individuare il destinatario del ricorso,
neppure nel soggetto cui l'atto sia stato notificato.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 366 com. 1 lett. 1
Il "trust", previsto dall' art. 2 della Convenzione dell'Aja del 1 luglio 1985, resa esecutiva in Italia
con l. n. 364 del 1989, pur essendo riconosciuto soggetto passivo dell'imposta sul reddito delle
società dall'art. 1 della l. n. 296 del 2006, non può, tuttavia, essere ritenuto ente titolare di
diritti, dotato di personalità giuridica, in quanto l'effetto proprio di detto istituto è solo quello di
istituire un patrimonio destinato ad un fine prestabilito amministrato dal "trustee" nell'interesse
di uno o più beneficiari. Ne deriva che l'unico soggetto di riferimento nei rapporti con i terzi-
dotato altresì di legittimazione processuale- è solo il "trustee". (In applicazione di tale principio
la S.C. ha rigettato il ricorso avverso la sentenza che, disattendendo, a sua volta, il gravame,
aveva confermato la sentenza di primo grado che aveva revocato il decreto ingiuntivo azionato
57
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
dalla banca nei confronti del "trust" sul rilievo del difetto di legittimazione passiva dello stesso,
posto che unico titolare dei diritti da esso derivanti doveva considerarsi il "trustee").
Riferimenti normativi: Tratt. Internaz. 01/07/1985, Legge 27/12/1996 num. 296, DPR
22/12/1986 num. 917 art. 73, Legge 16/10/1989 num. 364
Massime precedenti Vedi: N. 3986 del 2021 Rv. 660474 - 01, N. 25800 del 2015 Rv. 638136 -
01
In tema di liquidazione della quota del socio uscente, l'art. 2289 c.c. prevede, a beneficio del
debitore, che il pagamento sia esigibile dal socio creditore decorsi sei mesi dal giorno in cui si
verifica lo scioglimento del rapporto; pertanto la prescrizione del relativo diritto di credito inizia
a decorrere dalla scadenza di detto termine semestrale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2285, Cod. Civ. art. 2289, Cod. Civ. art. 2949 CORTE
COST.
Massime precedenti Vedi: N. 15624 del 2016 Rv. 640671 - 01, N. 7964 del 2017 Rv. 644836 -
01, N. 4366 del 2012 Rv. 621613 - 01
Il possessore di un assegno bancario in cui non figuri l'indicazione del prenditore oppure cui
l'assegno sia stato girato dal primo prenditore o da ulteriori giratari, sia con girata piena che con
girata in bianco, ha diritto al pagamento dello stesso in base alla sola presentazione del titolo,
senza che, se presentato per il pagamento direttamente all'emittente, quest'ultimo possa
pretendere che il titolo contenga anche la firma di girata di colui che ne chiede il pagamento,
applicandosi a tali ipotesi la disciplina dei titoli al portatore. (In applicazione del ricordato
principio la S.C. ha cassato la decisione con cui la Corte d'appello di Potenza aveva respinto la
domanda di pagamento proposta dal possessore di due assegni bancari allo stesso consegnati,
previa girata in bianco, dal debitore).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2008, Cod. Civ. art. 2009, Regio Decr. 21/12/1933 num.
1736 art. 19, Regio Decr. 21/12/1933 num. 1736 art. 22
58
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
La sentenza con cui il giudice, in sede di opposizione a decreto ingiuntivo, dichiara l'incompetenza
territoriale non comporta anche la declinatoria della competenza funzionale a decidere
sull'opposizione ma contiene necessariamente, ancorché implicita, la declaratoria di invalidità e
di revoca del decreto stesso, sicché quello che trasmigra innanzi al giudice "ad quem" non è più
una causa di opposizione a decreto ingiuntivo, bensì un ordinario giudizio di cognizione
concernente l'accertamento del credito dedotto nel ricorso monitorio. In tale giudizio riassunto
è, pertanto, ammissibile l'istanza di autorizzazione alla chiamata del terzo, seppur non avanzata
in precedenza, potendo la riassunzione cumulare in sé anche la funzione introduttiva di un nuovo
giudizio e non traducendosi ciò in una violazione del contraddittorio, in quanto il chiamato non
resta assoggettato alle preclusioni e alle decadenze eventualmente già maturate nella
precedente fase del giudizio.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 38 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 42, Cod. Proc.
Civ. art. 50 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 633 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 645
CORTE COST.
L'omessa statuizione sulle spese di lite, integra una lesione del diritto costituzionale, di cui agli
artt. 24 e 111 Cost., ad una tutela giurisdizionale effettiva e tendenzialmente completa che
contenga una statuizione sulle spese di lite conseguente al "decisum". Infatti, gli artt. 91-98
c.p.c., stabilendo un obbligo officioso del giudice di provvedere sulle spese del procedimento,
hanno natura inderogabile e, in correlazione con l'art. 112 c.p.c., esprimono il principio, che
costituisce un cardine della tutela processuale civile, della corrispondenza, necessaria e
59
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
La riassunzione del giudizio davanti al giudice del rinvio, con notificazione eseguita presso il
domiciliatario o al difensore costituito nelle fasi di merito, anziché alla parte personalmente, è
nulla ma non inesistente, stante la possibilità di ricollegare tali soggetti a precedenti designazioni
della stessa parte. Pertanto, in applicazione dell'art. 291 c.p.c., il giudice del rinvio non potrà
dichiarare, in tale ipotesi, l'estinzione del processo, ma dovrà ordinare la rinnovazione della
notificazione, salvo che la parte intimata si sia costituita, così sanando la nullità. Qualora,
nonostante l'invalidità, il giudizio sia proseguito, davanti alla Corte di Cassazione a cui la relativa
questione venga dedotta, dovrà essere dichiarata la nullità e cassata la sentenza impugnata con
rinvio, anche se nelle more delle precorse fasi processuali sia decorso il termine perentorio ex
art. 393 c.p.c., potendo la nullità essere sanata con effetto retroattivo dalla riassunzione della
causa dinanzi al giudice del rinvio, ritualmente eseguita dall'una o dall'altra parte, con le forme
prescritte dall'art. 392, comma 2, c.p.c..
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 291 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 392, Cod.
Proc. Civ. art. 393
60
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
giurisdizionale centrale d’appello della Corte dei Conti - Competenza territoriale - Applicazione
del criterio di cui all’art. 11 c.p.p. - Esclusione - Fondamento - Conseguenze.
Nei giudizi di responsabilità civile promossi contro lo Stato che abbiano ad oggetto
comportamenti, atti o provvedimenti dei magistrati appartenenti alla sezione giurisdizionale
centrale d'appello della Corte dei Conti non si applica lo spostamento di competenza previsto
dall'art. 11 c.p.p., poiché agli uffici di vertice delle giurisdizioni speciali è del tutto estraneo il
concetto di "ufficio compreso nel distretto di Corte d'appello", menzionato in tale articolo, e la
loro rilevanza nazionale consente di estendere ai magistrati che vi appartengono la disciplina
prevista per i giudici di legittimità, con la conseguenza che la cognizione della causa è sempre
attribuita, secondo i criteri ordinari, al Tribunale di Roma, ai sensi dell'art. 25 c.p.c., quale "forum
commissi delicti".
Riferimenti normativi: Legge 13/04/1988 num. 117 art. 4 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art.
11, Cod. Proc. Civ. art. 25 CORTE COST.
In tema di espulsione del cittadino straniero, il decreto con il quale il giudice di pace convalidi
l'ulteriore proroga del trattenimento in un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) non può
limitarsi a richiamare le informative dell'autorità di polizia, senza riprodurne il contenuto e, in
particolare, senza spiegare in base a quali concreti elementi sia ritenuta probabile
l'identificazione dello straniero, secondo quanto previsto dall'art. 14, comma 5, d.lgs. n. 286 del
1998, poiché la misura incide su un diritto inviolabile, la cui limitazione è garantita dalla riserva
assoluta di legge di cui all'art. 13 Cost., e la motivazione "per relationem", pur ammissibile, non
può essere totalmente manchevole di ogni indicazione che ne attesti la condivisione da parte del
decidente.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 14 com. 5 CORTE COST.
PENDENTE, Costituzione art. 13
Massime precedenti Vedi: N. 29758 del 2020 Rv. 659963 - 02, N. 25875 del 2021 Rv. 662481 -
01, N. 6064 del 2019 Rv. 653101 - 01
61
SEZIONE PRIMA E SESTA PRIMA
In tema di divorzio, l'autorizzazione alla donna di conservare il cognome del marito accanto al
proprio costituisce una eventualità straordinaria, affidata alla decisione discrezionale del giudice
di merito, da compiersi secondo criteri di valutazione propri di una clausola generale, che non
possono coincidere con il solo desiderio di conservare, quale tratto identitario, il riferimento a
una relazione familiare ormai chiusa, non potendo neppure escludersi che il perdurante uso del
cognome del marito possa costituire un pregiudizio per quest'ultimo, ove intenda ricreare,
esercitando un diritto fondamentale, un nuovo nucleo familiare riconoscibile socialmente e
giuridicamente come legame attuale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 7, Cod. Civ. art. 143 bis CORTE COST., Legge 01/12/1970
num. 898 art. 5 com. 2 CORTE COST., Legge 01/12/1970 num. 898 art. 5 com. 3 CORTE COST.,
Legge 01/12/1970 num. 898 art. 5 com. 4 CORTE COST.
62
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
In tema di usucapione, ai fini della qualificazione del possesso come non clandestino, è sufficiente
che esso sia stato acquistato ed esercitato pubblicamente, cioè in modo visibile e non occulto,
così da palesare l'animo del possessore di volere assoggettare la cosa al proprio potere, senza
che sia necessaria l'effettiva conoscenza da parte del preteso danneggiato. La clandestinità
ricorre, infatti, quando l'azione sia sottratta alla conoscenza dell'interessato in modo da
impedirne la reazione ed il ricorso ai rimedi di legge.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1140, Cod. Civ. art. 1158, Cod. Civ. art. 1163
Il provvedimento del giudice di merito che concede o nega l'autorizzazione a chiamare in causa
un terzo ai sensi dell'art. 106 c.p.c., coinvolge valutazioni assolutamente discrezionali che, come
tali, non possono formare oggetto di appello e di ricorso per cassazione.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 106, Cod. Proc. Civ. art. 269 com. 3, Cod. Proc. Civ.
art. 183 com. 5, Cod. Proc. Civ. art. 360 CORTE COST.
64
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Lo studio professionale associato, ancorché privo di personalità giuridica, rientra a pieno titolo
nel novero di quei fenomeni di aggregazione di interessi cui la legge attribuisce la capacità di
porsi come autonomi centri di imputazione di rapporti giuridici, con la conseguenza che il giudice
di merito, che sia chiamato a delibare in ordine alla legittimazione attiva dello studio
professionale, ove accerti che gli accordi tra gli associati prevedono l'attribuibilità degli incarichi
professionali anche all'associazione e la spettanza ad essa dei compensi per gli incarichi conferiti
ai soci, è tenuto ad individuare il soggetto cui, a prescindere dalla procura "ad litem", sia stato
conferito l'incarico professionale, oltre a verificare, sulla base del contenuto degli accordi tra i
singoli associati per la disciplina dell'attività comune, l'eventuale attribuzione all'associazione del
potere di rappresentanza del singolo associato cui l'incarico sia stato direttamente conferito.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 36, Cod. Proc. Civ. art. 75 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 15694 del 2011 Rv. 618909 - 01, N. 15417 del 2016 Rv. 640947 -
01
In tema di comunione "pro indiviso" di beni immobili, sono irrilevanti i principi elaborati in
materia di assemblea condominiale, sia in ragione della diversità delle regole afferenti alla
convocazione e allo svolgimento dell'assemblea, sia della facoltà, concessa ai comunisti, di
risolvere ogni questione attraverso l'esercizio del diritto potestativo di richiesta di divisione del
bene, sicché le deliberazioni adottate dall'assemblea dei comunisti non possono essere
impugnate per il vizio di eccesso di potere assembleare o per conflitto di interesse, ma
esclusivamente per le ragioni indicate dall'art. 1109 c.c.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1109, Cod. Civ. art. 1111, Cod. Civ. art. 1138, Cod. Civ.
art. 1139
65
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Nello stesso giudizio possono essere proposte, in forma alternativa o subordinata, due diverse
richieste tra loro incompatibili, senza che con ciò venga meno l'onere della domanda ed il dovere
di chiarezza che l'attore è tenuto ad osservare nelle proprie allegazioni; ne consegue che non
incorre nel vizio di ultrapetizione il giudice che accolga una delle domande come sopra proposte,
in quanto il rapporto di alternatività o di subordinazione tra esse esistente non esclude che
ciascuna di esse rientri nel "petitum".
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ. art. 163 CORTE COST.
In tema di procedimento cautelare instaurato in pendenza della causa di merito, ove il convenuto
si sia costituito con due separate comparse, proponendo un'eccezione in quella cautelare senza
reiterarla nella successiva, non si verifica la decadenza dall'eccezione, in quanto essa incide sul
"thema decidendum" ed è, dunque, esaminabile dal giudice.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 167 CORTE COST., Cod. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ. art.
696 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 12193 del 2001 Rv. 549466 - 01, N. 5904 del 2005 Rv. 580364 -
01
66
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Gli artt. 1181 e 1455 c.c. si riferiscono a due distinte sfere di applicabilità: il primo attiene alla
facoltà del creditore di rifiutare la prestazione parziale e di agire, quindi, per il conseguimento
dell'intero, donde la legittimità del rifiuto di un adempimento inesatto; l'art. 1455 riguarda,
invece, il potere del contraente di risolvere il contratto a prestazioni corrispettive nel caso
d'inadempimento di non lieve entità dell'altra parte. Ne consegue che, dato il diverso ambito di
operatività delle due discipline, la condanna del debitore inadempiente al risarcimento del danno
può essere pronunziata anche quando, per la scarsa importanza dell'inadempimento, non possa
farsi luogo alla risoluzione del contratto.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1181, Cod. Civ. art. 1455, Cod. Civ. art. 1665
L'accettazione da parte del creditore dell'adempimento parziale - che a norma dell'art. 1181 c.c.
egli avrebbe potuto rifiutare - non estingue il debito, ma può ridurlo, non precludendo
conseguentemente al creditore stesso di azionare la risoluzione del contratto, nè al giudice di
dichiararla, ove la parte residuale del credito rimasta scoperta sia tale da comportare ugualmente
la gravità dell'inadempimento.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1181, Cod. Civ. art. 1453, Cod. Civ. art. 1455, Cod. Civ.
art. 1665
67
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
138226 PROVA CIVILE - POTERI (O OBBLIGHI) DEL GIUDICE - FATTI PACIFICI Fatto non
riferibile anche alla controparte e/o genericamente allegato e fatto riferibile alla controparte e/o
specificamente allegato - Onere probatorio a carico del deducente - Differenze - Necessità di
contestazione solo nella seconda ipotesi – Sussistenza - Conseguenze sulla facoltà di
contestazione per la prima volta in grado di appello.
Il deducente è tenuto a provare il fatto genericamente dedotto e/o non rientrante nella sfera di
conoscibilità della controparte anche in assenza di contestazione specifica o generica o di non
contestazione da parte di quest'ultima, mentre è tenuto a provare il fatto specificamente dedotto
e/o rientrante nella sfera di conoscibilità della controparte soltanto se specificamente contestato.
In ragione di ciò, soltanto nella prima ipotesi è possibile formulare la contestazione per la prima
volta anche in grado d'appello, senza che questo giustifichi la rimessione in termini per
l'articolazione dei mezzi istruttori, stante l'onere probatorio gravante sul deducente in primo
grado, mentre tale facoltà è preclusa nella seconda, avendo quest'ultimo fatto affidamento sulla
"relevatio" dall'onere probatorio in ragione dell'assenza di contestazione, senza potervi più
provvedere in sede di gravame.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 115 CORTE COST.,
Cod. Proc. Civ. art. 345
Massime precedenti Vedi: N. 461 del 2015 Rv. 634077 - 01, N. 20556 del 2021 Rv. 662054 -
02, N. 22461 del 2015 Rv. 637029 - 01
68
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Nel concetto di patti aggiunti o contrari al contenuto del documento contrattuale, in relazione ai
quali opera il divieto di ammissione della prova testimoniale di cui all'art. 2722 c.c., non rientrano
quelle pattuizioni il cui contenuto od oggetto non risulti in alcun modo previsto dal contratto e
che non possono, perciò, ritenersi comprese nel negozio consacrato nell'atto scritto, ma che non
siano in contrasto con la volontà contrattuale precisamente e compiutamente espressa, così che
la prova testimoniale deve ritenersi ammissibile quando essa non miri ad ampliare, modificare o
alterare la disciplina obiettiva prevista nel contratto stipulato per iscritto ma abbia ad oggetto
elementi di mera integrazione e chiarificazione del contenuto della volontà negoziale. Ne
consegue che, in caso di vendita di un immobile, quando il bene sia stato contrattualmente
individuato, nella sua localizzazione e struttura, in modo sufficientemente certo, ma non ne sia
stata precisata la consistenza e siano da escludere sia la vendita a corpo che quella a misura
oppure di specie, è ammissibile la prova testimoniale volta ad accertare l'intervenuta pattuizione
circa la misura del bene e la sua entità.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2722, Cod. Civ. art. 2723
69
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
L'istanza di ricusazione non sospende automaticamente il processo quando il giudice "a quo" ne
valuti l'inammissibilità per carenza "ictu oculi" dei requisiti formali, sicchè esso può proseguire
senza necessità di impulsi di parte o d'ufficio; ciò al fine di contemperare il diritto delle parti
all'imparzialità di giudizio, assicurato dalla circostanza che la delibazione di inammissibilità del
giudice "a quo" non può comunque assumere valore ostativo alla rimessione del ricorso al giudice
competente, ed al contempo il dovere di impedire l'uso distorto dell'istituto. (In applicazione di
tale principio, la S.C. ha ritenuto corretta la decisione del giudice di merito di proseguire il
giudizio, in quanto l'istanza di ricusazione era stata formulata per contestare la mancata
ammissione delle istanze istruttorie, e quindi palesemente al di fuori dei motivi di astensione
obbligatoria previsti dall'art. 51, comma 1, c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 51 com. 1 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 52
CORTE COST.
70
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 18121 del 2016 Rv. 641080 - 01, N. 14916 del 2016
Rv. 640603 - 01
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
La consulenza di parte costituisce una semplice allegazione difensiva, priva di autonomo valore
probatorio, la cui produzione, regolata dalle norme che disciplinano tali atti e perciò sottratta al
divieto di cui all'art. 345 c.p.c., deve ritenersi consentita anche in appello.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 345
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In tema di patrocinio a spese dello Stato nei processi civili, il potere di disporre la revoca del
beneficio spetta solo al giudice del procedimento per il quale vi sia stata l'ammissione, nei soli
casi di illegittimità previsti dall'art. 112 del d.P.R. n. 115/2002 e non oltre l'esaurimento del
giudizio. Ne consegue che il provvedimento ammissivo del C.O.A., pur avendo natura
amministrativa, non può essere disapplicato dal giudice investito della controversia tra difensore
e patrocinato per il pagamento dei compensi professionali, non potendosi eludere i limiti imposti
dal d.P.R. n. 115/2002, né superare l'intangibilità del provvedimento una volta consolidato.
Pertanto, solo l'intervenuta revoca, in via principale, del beneficio consente all'avvocato di
richiedere direttamente al cliente il pagamento dei propri compensi professionali.
Riferimenti normativi: DPR 30/05/2002 num. 115 art. 112 CORTE COST. PENDENTE, DPR
30/05/2002 num. 115 art. 136, DPR 30/05/2002 num. 115 art. 85, Legge 20/03/1865 num.
2248 all. E art. 5 CORTE COST.
Nel giudizio di divisione endoesecutivo, la vendita del bene comune, siccome indivisibile in
natura, non comporta per sé stessa il compimento della divisione giudiziale, occorrendo a tal
fine pur sempre l'approvazione del progetto di riparto del ricavato ai sensi dell'art. 789 c.p.c., la
quale segna il momento conclusivo a partire dal quale decorre il termine per la riassunzione del
processo esecutivo, sicchè è inammissibile l'impugnazione straordinaria proposta, ex art. 111
Cost., contro il decreto di trasferimento, per difetto del requisito della definitività.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 789, Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 16727 del 2012 Rv. 623477 - 01
279466 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - RIVALSA - IN GENERE Imposta sul Valore Aggiunto (I.V.A.) -
Rivalsa - Inclusione nell'originaria pattuizione del corrispettivo della cessione del bene o della
prestazione del servizio - Onere della prova - Incombenza sul creditore istante.
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
La prova che l'I.V.A. sia inclusa o meno nel corrispettivo concordato per la fornitura di beni o per
la prestazione di servizi incombe sul creditore che agisca in giudizio per il relativo pagamento.
Riferimenti normativi: DPR 26/10/1972 num. 633 art. 18 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2697
CORTE COST.
L'obbligo del giudice di stimolare il contraddittorio sulle questioni rilevate d'ufficio, stabilito
dall'art. 101, comma 2, c.p.c., non riguarda le questioni di diritto ma quelle di fatto, ovvero miste
di fatto e di diritto, che richiedono non una diversa valutazione del materiale probatorio bensì
prove dal contenuto diverso rispetto a quelle chieste dalle parti ovvero un'attività assertiva in
punto di fatto e non già solo mere difese. (Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza impugnata
per aver mutato la qualificazione della dazione di una ingente somma di denaro, da donazione a
adempimento di obbligazione naturale, senza sottoporre i fatti costitutivi della ritenuta
obbligazione naturale al contraddittorio delle parti).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 101 com. 2, Cod. Proc. Civ. art. 112, Costituzione
art. 24, Costituzione art. 111
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
interessi compensativi, questi ultimi da liquidare applicando al capitale rivalutato anno per anno
un saggio individuato in via equitativa.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1218, Cod. Civ. art. 1223, Cod. Civ. art. 1224 CORTE
COST., Cod. Civ. art. 1226
Massime precedenti Vedi: N. 9517 del 2002 Rv. 555475 - 01, N. 7948 del 2020 Rv. 657569 -
02, N. 25817 del 2017 Rv. 646459 - 03
Non può essere considerato quale atto difensivo meritevole di remunerazione un atto contenente
un generico richiamo alle proprie difese senza indicazione dei motivi che le sorreggono o
comunque privo di una minima confutazione del ricorso avversario.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 91 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 370 CORTE
COST.
Il vincolo di destinazione impresso dall'art. 41-sexies della l. n. 1150 del 1942 (come introdotto
dall'art. 18 della l. n. 765 del 1967) agli spazi destinati a parcheggio consiste in una limitazione
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
legale della proprietà, opponibile, con l'assolutezza dei diritti reali, nei confronti dei terzi che ne
contestino l'esistenza ed efficacia; ne consegue che gli acquirenti delle unità immobiliari
dall'originario costruttore-venditore il quale, eludendo siffatto vincolo, abbia riservato a sé la
proprietà di detti spazi, per poi venderli a soggetti terzi, possono agire per il riconoscimento del
loro diritto reale d'uso direttamente (e soltanto) nei confronti di questi ultimi, senza che occorra
la presenza in tale giudizio del costruttore-venditore, il cui diritto personale a conseguire dagli
attori l'integrazione del prezzo di acquisto, in conseguenza del riconoscimento del diritto d'uso
sui detti spazi vincolati, deriva dai singoli contratti di acquisto, le cui clausole difformi sono
sostituite di diritto dalla norma imperativa.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1021, Cod. Civ. art. 1419, Cod. Civ. art. 1339, Cod. Proc.
Civ. art. 102 CORTE COST., Legge 17/08/1942 num. 1150 art. 41 sexies CORTE COST., Legge
06/08/1967 num. 765 art. 18 CORTE COST.
L'eccezione con la quale l'impresa assicuratrice fa valere il limite del massimale di polizza,
essendo destinata a configurare ed a delimitare contrattualmente il diritto dell'assicurato e il
corrispettivo obbligo dell'assicuratore non configura un'eccezione in senso stretto
e,conseguentemente, può essere proposta per la prima volta in appello.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ. art. 167 com. 2 CORTE COST.,
Cod. Proc. Civ. art. 345, Cod. Civ. art. 1917 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 26813 del 2019 Rv. 655287 - 01, N. 27913 del 2021 Rv. 662419 -
01, N. 27998 del 2018 Rv. 651039 - 01
In caso di successione legittima ai sensi della l.p. n. 17 del 2001 della Provincia Autonoma di
Bolzano, la richiesta del coerede, convenuto nel procedimento instaurato per la determinazione
dell'assuntore del maso, di essere il titolare del diritto all'assunzione, non costituisce domanda
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Massime precedenti Vedi: N. 5656 del 2012 Rv. 622337 - 01, N. 402 del 2019 Rv. 652572 - 01
In tema di attività stragiudiziale del difensore, i compensi spettanti all'avvocato che abbia agito
per evitare un fallimento vanno liquidati, a seconda dell'attività prestata e del risultato
conseguito unitariamente considerati, applicando il criterio percentuale previsto al punto 4,
relativo alle procedure concorsuali giudiziali e stragiudiziali, della tabella in tema di assistenza e
consulenza in materia stragiudiziale civile ed equiparata di cui al d.m. n. 585 del 1994, purché
si sia resa necessaria una continuativa attività di consulenza, in caso contrario dovendosi
effettuare una valutazione frazionata dell'operato del professionista. (Nella specie, la S.C. ha
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
cassato la decisione di appello che, nel negare l'unitarietà dell'attività di un avvocato il quale, su
incarico di una s.p.a., aveva raggiunto degli accordi con le banche titolari del 95% del debito di
questa, così evitandone il fallimento, aveva affermato che detti accordi andavano valutati
singolarmente perché non erano stati conclusi con tutti i creditori e, quindi, tale incarico non
poteva essere assimilato ad una "procedura concorsuale stragiudiziale").
Riferimenti normativi: Decr. Minist. Grazia e Giustizia 05/10/1994 num. 585
Nell'azione di impugnazione del testamento per indegnità a succedere della persona designata
come erede, sussiste il litisconsorzio necessario di tutti i successori legittimi, trattandosi di azione
volta ad ottenere una pronuncia relativa ad un rapporto giuridico unitario ed avente ad oggetto
l'accertamento, con effetto di giudicato, della qualità di erede che, per la sua concettuale unità,
è operante solo se la decisione è emessa nei confronti di tutti i soggetti del rapporto successorio.
Tuttavia, qualora tale azione si trovi in rapporto di pregiudizialità giuridica con un giudizio penale
pendente, l'esistenza del litisconsorzio necessario non giustifica la sospensione totale o parziale
del processo civile, se non vi è una perfetta coincidenza delle parti dei due giudizi, configurabile
quando non solo l'imputato, ma anche il responsabile civile e la parte civile abbiano partecipato
al processo penale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 463, Cod. Civ. art. 533, Cod. Proc. Civ. art. 102 CORTE
COST., Nuovo Cod. Proc. Pen. art. 75 CORTE COST., Nuovo Cod. Proc. Pen. art. 654 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 295 CORTE COST.
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In ipotesi di alienazione di un bene immobile unitamente ad una sua pertinenza senza alcuna
menzione di quest'ultima nella nota di trascrizione, ove l'autore provveda ad una successiva
alienazione del solo bene pertinenziale con tempestiva trascrizione, il secondo avente causa che
non trovi trascritto l'acquisto dell'immobile pertinenziale contro l'alienante, ma trovi solo la
trascrizione del bene principale, può avvalersi di questo difetto per fare prevalere il proprio
acquisto limitatamente alla pertinenza, indipendentemente da ogni indagine sulla buona o
malafede.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2644, Cod. Civ. art. 2659, Cod. Civ. art. 2643, Cod. Civ.
art. 817, Cod. Civ. art. 818
Massime precedenti Vedi: N. 4842 del 2019 Rv. 652628 - 01, N. 264 del 2006 Rv. 586195 - 01
187048 VENDITA - OBBLIGAZIONI DEL VENDITORE - GARANZIA PER I VIZI DELLA COSA
VENDUTA (NOZIONE, DISTINZIONI) - EFFETTI DELLA GARANZIA - RISARCIMENTO DEL DANNO
Danno subito dal compratore a causa dei vizi della cosa venduta - Esercizio della sola azione di
risarcimento - Ammissibilità - Condizioni.
Il compratore, che abbia subito un danno a causa dei vizi della cosa, può rinunciare a proporre
l'azione per la risoluzione del contratto o per la riduzione del prezzo ed esercitare la sola azione
di risarcimento del danno dipendente dall'inadempimento del venditore, sempre che in tal caso
ricorrano tutti i presupposti dell'azione di garanzia e, quindi, siano dimostrate la sussistenza e la
rilevanza dei vizi ed osservati i termini di decadenza e di prescrizione ed, in genere, tutte le
condizioni stabilite per l'esercizio di tale azione.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1494, Cod. Civ. art. 1495, Cod. Civ. art. 2944, Cod. Civ.
art. 2946 CORTE COST.
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
ravvisare una violazione di disposizioni di ordine pubblico in ragione delle esigenze d'interesse
collettivo sottese alla tutela penale: in particolare l'inviolabilità del patrimonio e della libertà
personale, trascendenti quelle di mera salvaguardia patrimoniale dei singoli contraenti
perseguite dalla disciplina sull'annullabilità dei contratti.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1418 com. 1, Cod. Civ. art. 1815 CORTE COST., Cod. Pen.
art. 644
L'azione tendente all'acquisto della porzione del fondo attiguo occupata, ai sensi dell'art. 938
c.c., può essere proposta anche da uno solo dei comproprietari del fondo confinante, essendo
diretta esclusivamente all'accertamento dell'occupazione in buona fede del fondo attiguo, senza
che l'immobile in comunione ne possa risultare modificato "in peius".
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 938, Cod. Proc. Civ. art. 102 CORTE COST.
80
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST., Legge 24/03/2001 num. 89 art. 2
com. 2 CORTE COST., Legge 28/12/2015 num. 208 art. 1 com. 777 lett. D CORTE COST., Legge
24/03/2001 num. 89 art. 2 com. 2 lett. B CORTE COST.
81
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
essere dedotta come motivo specifico di opposizione, atteso che nel predetto procedimento,
strutturato in conformità al modello del processo civile, trovano applicazione le regole della
domanda (art. 99 c.p.c.), della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato e del divieto della
pronuncia d'ufficio su eccezioni rimesse esclusivamente all'iniziativa della parte (art. 112 c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 99, Cod. Proc. Civ. art. 112, Legge 24/11/1981 num.
689 art. 14, Legge 24/11/1981 num. 689 art. 22 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/09/2011
num. 150 art. 6 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 232 del 2016 Rv. 638385 - 01, N. 9387 del 2002 Rv. 555414 - 01
127002 PRESCRIZIONE CIVILE - DECORRENZA Vendita di quadro non autentico (aliud pro alio)
– Diritto alla risoluzione del contratto e al risarcimento del danno – Decorrenza della prescrizione
decennale – Dalla consegna del quadro – Rilevanza della non conoscenza in capo al compratore
della non autenticità del quadro – Esclusione – Fondamento.
187028 VENDITA - OBBLIGAZIONI DEL VENDITORE - CONSEGNA DELLA COSA - COSA DIVERSA
DALLA PATTUITA ("ALIUD PRO ALIO") - IN GENERE In genere.
In caso di vendita di quadro non autentico, qualificabile come vendita di "aliud pro alio", il diritto
di richiedere la risoluzione e il conseguente risarcimento del danno è assoggettato alla
prescrizione ordinaria decennale, il cui termine inizia a decorrere dalla consegna del quadro, che
segna il momento in cui si verifica l'inadempimento, senza che rilevi la circostanza che
l'acquirente non fosse a conoscenza della non autenticità, in quanto ai fini della sospensione del
termine di prescrizione rileva l'impossibilità che derivi da cause giuridiche, non anche
impedimenti soggettivi o ostacoli di mero fatto, tra i quali devono annoverarsi l'ignoranza del
fatto generatore del diritto, il dubbio soggettivo sull'esistenza di esso e il ritardo indotto dalla
necessità del suo accertamento.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1510 CORTE COST., Cod. Civ. art. 1218, Cod. Civ. art.
1223, Cod. Civ. art. 1453, Cod. Civ. art. 2935 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2941 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 1889 del 2018 Rv. 647133 - 01, N. 3584 del 2012 Rv. 621158 - 01
82
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In tema di divisione ereditaria, quando tra i condividenti non vi sia stato accordo per limitare le
operazioni divisionali ad una parte soltanto del compendio comune, il giudizio di divisione deve
ritenersi istaurato per giungere al completo scioglimento della comunione, previa esatta
individuazione di tutto ciò che ne forma oggetto; pertanto, salva l'operatività delle preclusioni
dell'ordinario giudizio di cognizione, l'indicazione dei beni può essere compiuta successivamente
alla domanda anche dal condividente che non l'abbia proposta, costituendo essa una precisazione
dell'unitaria istanza, comune a tutte le parti, rivolta allo scioglimento della comunione.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 713, Cod. Civ. art. 727
Nel giudizio di scioglimento della comunione, quando la comune appartenenza dei beni sia
incontroversa tra i condividenti, il giudice di appello, dinanzi al quale sia stata impugnata la
sentenza che abbia erroneamente dichiarato inammissibile la domanda di divisione, non può
rigettare il gravame sul rilievo della mancata estrazione, da parte dell'appellante, della copia
della relazione notarile relativa agli immobili da dividere, già acquisita dinanzi al primo giudice,
ma non rinvenibile nel fascicolo di parte; invero, la documentazione mancante non integra la
prova di un fatto favorevole ad una parte e sfavorevole all'altra, ma ridonda a vantaggio di tutti
i condividenti, ai quali la domanda di divisione è comune, sicché il giudice di appello, qualora
ritenga di non poterne prescindere, può ordinarne alle parti la produzione anche nel corso delle
operazioni divisionali, avuto riguardo all'esigenza di reiterare il riscontro documentale, già dato
in primo grado, di una comune appartenenza pacifica e incontroversa.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 342, Cod. Proc. Civ. art. 786
83
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
La dichiarazione di rinuncia di un avvocato ai crediti vantati nei confronti di un cliente, ove resa
in un procedimento disciplinare a carico del professionista, va qualificata come remissione del
debito ed estingue l'obbligazione solo ove comunicata al debitore. (Nella specie, la S.C. ha
ritenuto che tale dichiarazione non avesse efficacia estintiva, poiché non resa al debitore, ma
emessa in un giudizio - disciplinare - distinto da quello di opposizione a decreto ingiuntivo nel
quale il credito controverso era in discussione).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1236
Nelle azioni di regolamento di confini e di accertamento negativo della servitù, ai fini della
dimostrazione della proprietà dell'immobile non è richiesta la prova rigorosa, mediante titoli di
acquisto o di usucapione, ma è sufficiente una dimostrazione fornita con ogni mezzo, anche con
presunzioni.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 949, Cod. Civ. art. 950
Massime precedenti Vedi: N. 472 del 2017 Rv. 642212 - 01, N. 20912 del 2021 Rv. 662051 - 01
In tema di disciplina delle udienze, l'art. 59 disp. att. c.p.c., per il quale la dichiarazione di
contumacia della parte non costituita è fatta dal giudice di pace, a norma dell'art. 171, ultimo
comma, c.p.c., "quando è decorsa almeno un'ora dall'apertura della udienza", detta una norma
speciale per la prima udienza del procedimento davanti al giudice di pace, senza che possa
desumersene un principio di carattere generale, valevole per tutte le udienze di trattazione e per
tutti i giudizi, ostandovi il silenzio dell'art. 83 disp. att. c.p.c., che pure disciplina la trattazione
delle cause, e la "ratio" della norma speciale, correlata al disposto dell'art. 171 c.p.c., il quale,
nel consentire alla parte di costituirsi direttamente in prima udienza, ha inteso limitare l'onere
dell'altra parte, tempestivamente costituitasi, di attendere la conclusione di tale udienza.
84
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 171 CORTE COST., Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 59,
Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 83
In tema di sanzioni amministrative, ogni atto del procedimento previsto dalla legge per
l'accertamento della violazione e per l'irrogazione della sanzione - compreso quello con cui
l'Amministrazione abbia rideterminato la sanzione, riducendola, in conformità ai rilievi difensivi
del trasgressore - ha la funzione di far valere il diritto dell'Amministrazione stessa alla riscossione
della pena pecuniaria, in quanto, costituendo esercizio della pretesa sanzionatoria, è idoneo a
costituire in mora il debitore ai sensi dell'art. 2943 cod. civ., con conseguente effetto interruttivo
della prescrizione.
Riferimenti normativi: Legge 24/11/1981 num. 689 art. 28 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2943
Le prescrizioni presuntive trovano applicazione solo con riferimento ai rapporti che si svolgono
senza formalità. Ne consegue che il diritto degli arbitri al rimborso delle spese e all'onorario non
è assoggettato alla prescrizione prevista dall'art. 2956, comma 1, n. 2), c.c., in quanto la
costituzione del collegio e l'investitura dei suoi componenti non ha luogo in via informale ma
all'esito di una particolare procedura (artt. 810 e 813 c.c.) che richiede uno scambio di atti redatti
per iscritto a pena di nullità e che può implicare, al pari della procedura di liquidazione diretta
da parte degli arbitri, anche l'intervento suppletivo dell'autorità giudiziaria.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2956 com. 1 lett. 2, Cod. Proc. Civ. art. 810 CORTE COST.,
Cod. Proc. Civ. art. 813 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 814 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 7772 del 2017 Rv. 644831 - 01, N. 34639 del 2021 Rv. 663014 -
01
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Le modifiche apportate alle tabelle millesimali dal costruttore venditore in forza di un mandato
irrevocabile conferito dai condòmini allo scopo, genericamente enunciato, di correggere
"eventuali errori" o di soddisfare l'esigenza di un "miglior uso delle cose comuni", sono inefficaci
se non approvate dall'assemblea del condominio secondo le prescrizioni dell'art. 69 disp. att. c.c.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1136, Cod. Civ. art. 1138, Cod. Civ. Disp. Att. e Trans.
art. 68, Cod. Civ. Disp. Att. e Trans. art. 69
Il passaggio di fili, cavi e impianti telefonici, posto a servizio di più utenti, ma con appoggio alla
proprietà di uno solo di essi, necessita della costituzione di un diritto reale di uso, rientrante tra
i pesi di diritto pubblico, che avviene tramite il consenso dell'utente che subisce il peso o, in
mancanza, tramite l'attivazione della procedura ablatoria di cui agli artt. 90 e ss. del d.lgs. n.
259 del 2003.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 01/08/2003 num. 259 art. 90 CORTE COST., Decreto
Legisl. 01/08/2003 num. 259 art. 91 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/08/2003 num. 259 art.
92 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/08/2003 num. 259 art. 93 CORTE COST., Cod. Civ. art.
1032
Massime precedenti Vedi: N. 2505 del 1998 Rv. 513422 - 01, N. 15683 del 2006 Rv. 592055 -
01
86
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Quando un amministratore ponga in essere, in nome della società, un atto o un negozio nei
confronti di un terzo, ancorché rientrante nella competenza del consiglio di amministrazione, il
conflitto di interessi, in assenza di previa deliberazione collegiale, non può essere regolato
dall'art. 2391 c.c., in quanto nelle fattispecie regolate da questa norma il conflitto emerge in un
momento anteriore in quanto afferente all'esercizio del potere di gestione, ma dall'art. 1394 c.c.,
il quale impone di accertare l'esistenza di un rapporto di incompatibilità tra gli interessi del
rappresentato e quelli del rappresentante, da dimostrare in modo non astratto o ipotetico, ma
tenendo conto dell'idoneità del singolo atto o negozio alla creazione dell'utile di un soggetto
mediante il sacrificio dell'altro.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1394, Cod. Civ. art. 2391
Quando una parte negoziale, nel senso di centro di imputazione delle posizioni attive o passive
nascenti dal contratto, ha carattere soggettivamente complesso, essa resta insensibile alle
mutazioni attinenti ai soggetti che la costituiscono, e tale insensibilità si riflette anche su quelle
posizioni; ne consegue, con riguardo ad ipotesi di preliminare di compravendita, che ove più
soggetti si siano obbligati, con un'unica promessa, ad acquistare "pro indiviso" un immobile,
l'adesione di uno dei promittenti compratori all'unilaterale recesso del promittente venditore non
impedisce agli altri di chiedere l'emissione della sentenza costitutiva che tiene luogo del contratto
non concluso ex art. 2932 c.c., rendendosi acquirenti dell'intero immobile. (Conf. n. 6480 del
16/07/1997, Rv. 506029 - 01).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2932
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SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In tema di sanzioni amministrative emesse, ai sensi dell'art. 24 del d.lgs. n. 507 del 1993, per
l'affissione di manifesti contenenti messaggi pubblicitari senza la prescritta autorizzazione, la
responsabilità solidale del soggetto collettivo, ex art. 6, l. n. 689 del 1981, è configurabile, ai
sensi del comma 3, quando sia provata la riconducibilità dell'attività pubblicitaria all'iniziativa del
beneficiario quale committente o autore del messaggio pubblicitario ovvero sia documentato il
rapporto tra autore della trasgressione ed ente opponente, non essendo sufficiente che questi
ne abbia tratto giovamento, ma essendo necessario che l'affissione dei manifesti sia avvenuta
per suo conto, e, ai sensi del comma 1, in caso di titolarità della proprietà della cosa che servì o
fu destinata a commettere la violazione. In entrambe le ipotesi, è l'Amministrazione a dover
dimostrare la sussistenza di tali presupposti e, se invocata la presunzione di cui all'art. 6, comma
1, a dover provare la titolarità del diritto di proprietà nel momento in cui la cosa servì o fu
destinata a commettere la violazione, spettando al proprietario, una volta assolto tale
incombente, provare che l'utilizzazione della cosa in sua proprietà avvenne contro la sua volontà.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 15/11/1993 num. 507 art. 20 CORTE COST., Decreto
Legisl. 15/11/1993 num. 507 art. 24, Legge 24/11/1981 num. 689 art. 6 com. 3, Legge
23/10/1992 num. 421 art. 4 CORTE COST., Legge 24/11/1981 num. 689 art. 6 com. 1
Massime precedenti Vedi: N. 5891 del 2004 Rv. 571487 - 01, N. 100 del 2019 Rv. 651908 - 01,
N. 3630 del 2004 Rv. 570438 - 01, N. 1040 del 2012 Rv. 621168 - 01
88
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
devono essere provati dalla parte che li allega, ove il giudice non ne sia a conoscenza, senza che
tale dimostrazione possa essere fornita per la prima volta nel giudizio di legittimità.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST., DPR 30/05/2002 num. 115 art. 58,
Decr. Minist. Grazia e Giustizia 09/02/2006 num. 265 art. 5, Legge 23/08/1988 num. 400 art.
17 com. 3 CORTE COST., Legge 23/08/1988 num. 400 art. 17 com. 4 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 24933 del 2020 Rv. 659702 - 01, N. 11553 del 2019 Rv. 653768 -
01
Il contributo di ricostruzione post-sismica ex art. 3 del d.l. n. 79 del 1968, convertito in legge n.
241 del 1968, si pone in rapporto di correlazione con la proprietà del fabbricato da ricostruire,
sicché gli interventi di ricostruzione, ove eseguiti da parte del donatario avvalendosi dei contributi
statali erogati a tal fine, vanno considerati come ricompresi nel valore della "res" donata, ai fini
della stima del bene nell'ottica della collazione, nonché ai fini dell'azione di riduzione, atteso il
rinvio alle norme dettate in tema di collazione dall'art. 556 c.c.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 556 CORTE COST., Cod. Civ. art. 747 CORTE COST., Cod.
Civ. art. 748, Decreto Legge 27/02/1968 num. 79 art. 3, Legge 18/03/1968 num. 241
In tema di collazione, la cessione di quote societarie va tenuta distinta da quella d'azienda, atteso
che, mentre la prima è soggetta alla disciplina propria della collazione dei beni mobili ex art. 750
c.c., in quanto attribuisce un diritto personale di partecipazione alla vita societaria e non un
diritto reale sul patrimonio societario, distinto dalle persone dei soci, sebbene, ai fini della
89
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
valutazione delle quote ai sensi dell'art. 2289 c.c., debba aversi riguardo alle varie componenti
del patrimonio societario, oltreché al valore di avviamento e della futura redditività dell'impresa,
la seconda è, invece, soggetta alle modalità previste per i beni immobili, ex art. 476 c.c., in
quanto rappresenta la misura della contitolarità del diritto reale sulla "universitas rerum" dei
beni di cui si compone, sicché, ove si proceda per imputazione, deve tenersi conto del valore
dell'azienda, quale complesso organizzato, e non di quello delle singole cose. (Nella specie, la
S.C. ha ritenuto che non fosse erroneo, ai fini dell'accertamento del valore di una cessione di
quote societarie, far riferimento al valore dell'azienda rientrante nel patrimonio della società
onde risalire a quello delle quote, occorrendo all'uopo stimare le varie componenti del patrimonio
societario, tra le quali rivestiva valore determinante l'azienda di farmacia, al cui esercizio la
società era deputata).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 746, Cod. Civ. art. 750 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2289
Massime precedenti Vedi: N. 10756 del 2019 Rv. 653566 - 01, N. 24769 del 2018 Rv. 650912 -
01
In caso di collazione di una donazione, non rileva la determinazione del valore del bene alla data
di apertura della successione, allorquando non risulti anche avanzata la domanda di divisione,
cui la collazione è funzionale, ma sia stata proposta la sola domanda di accertamento della natura
parzialmente simulata di una vendita (nella specie, di quote societarie), il che impone
unicamente di verificare se alla data della stessa vi fosse la dedotta sproporzione integrante gli
estremi di un atto di liberalità.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 747 CORTE COST., Cod. Civ. art. 750 CORTE COST.
90
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In caso di azione di rivendica, la portata dell'onere probatorio a carico dell'attore deve stabilirsi
in relazione alla peculiarità di ogni singola controversia, sicché il criterio di massima secondo cui
l'attore deve fornire la prova rigorosa della sua proprietà e dei suoi danti causa fino a coprire il
periodo necessario per l'usucapione, può subire opportuni temperamenti secondo la linea
difensiva adottata dal convenuto. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha ritenuto attenuato
il rigoroso regime probatorio della rivendicazione, nella ipotesi di provenienza del bene
rivendicato dallo stesso titolo dei convenuti, un atto di divisione, atteso che quest'ultimo ha
valore probatorio nella controversia sulla proprietà tra i condividenti o i loro aventi causa, con la
conseguenza che la divisione, accertando i diritti delle parti sul presupposto di una comunione
di beni indivisi, postula il riconoscimento dell'appartenenza dei beni in comunione)
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 948, Cod. Civ. art. 1111, Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST.
91
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In tema di contravvenzioni al codice della strada, l'art. 142 co. 6- bis del d.l.gs. n. 285 del 1992,
introdotto dall'art. 3, comma 1, lettera b del d.l. n. 117 del 2007, conv. nella l. n. 160 del 2007,
ha esteso l'obbligo della preventiva segnalazione delle postazioni di controllo per il rilevamento
della velocità, originariamente previsto dall'art. 4 del d.l. n. 121 del 2002, conv. nella l. n. 168
del 2002 per i soli dispositivi di controllo remoto senza la presenza diretta dell'operatore di
polizia, a tutti i tipi e modalità di controllo effettuati con apparecchi fissi o mobili installati sulla
sede stradale.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 03/08/2007 num. 117 art. 3 com. 1 lett. B, Cod. Strada
art. 201 com. 1, Cod. Strada art. 142 com. 6, Cod. Strada art. 201 com. 2, Decreto Legge
20/06/2002 num. 121 art. 4 CORTE COST., Legge 01/08/2002 num. 168 CORTE COST., Legge
02/10/2007 num. 160 CORTE COST.
L'art. 91 c.p.c. è norma processuale che il giudice di pace è tenuto ad applicare anche quando
decide secondo equità e la cui inosservanza può essere motivo di appello ai sensi dell'art. 339,
comma 3, c.p.c., costituendo violazione delle norme sul procedimento.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 339 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 91 CORTE
COST.
Massime precedenti Vedi: N. 10965 del 2006 Rv. 593726 - 01, N. 34524 del 2021 Rv. 663012 -
01
92
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
del 2011, non è applicabile l'art. 113, comma 2, c.p.c., sicché non è possibile una pronuncia
secondo equità.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 113 com. 2 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 339
com. 3 CORTE COST., Decreto Legisl. 01/09/2011 num. 150 art. 6 com. 12 CORTE COST.
In tema di liquidazione di compensi a carico del soccombente, l'art. 5, comma 6, del D.M. 55 del
2014 - secondo cui le cause di valore indeterminabile si considerano normalmente di valore non
inferiore ad euro 26.000 e non superiore ad euro 260.000 - non impedisce al giudice di scendere
al di sotto dei detti limiti, e pertanto allo scaglione immediatamente inferiore, quando il valore
effettivo della controversia non rifletta i parametri "di regola" predisposti dal legislatore, ossia
quando sussistano particolarità della singola lite che rendano giustificato il ricorso ad uno
scaglione più basso, in rapporto "all'oggetto e alla complessità della controversia".
Riferimenti normativi: Decr. Minist. Grazia e Giustizia 10/03/2014 num. 55 art. 5 com. 6
93
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
La pronuncia di inammissibilità, adottata ai sensi dell'art. 702 ter, comma 2, c.p.c. per erronea
scelta del rito, senza disporre il mutamento del rito da sommario ordinario ex art. 702 bis c.p.c.
a sommario speciale (ex art. 14 d.lgs. 150 del 2011), non è ricorribile per cassazione ex art. 111
Cost., trattandosi di provvedimento avente natura meramente processuale che non statuisce in
modo definitivo su un diritto soggettivo e che non impedisce la riproposizione della domanda
secondo il rito correttamente applicabile. (Principio enunciato con riferimento ad una fattispecie
in cui il tribunale adito aveva dichiarato l'inammissibilità della domanda, rilevando che la causa
era stata proposta con il rito sommario di cui agli artt. 702 bis e ss. e che, trattandosi di
controversia concernente la spettanza del compenso del difensore per il patrocinio civile, la
controversia non rientrava tra quelle contemplate dall'art. 702 bis c.p.c. - cause a decisione
collegiale -, dovendo trovare applicazione l'art. 14 d.lgs. 150/2011).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 702 bis, Cod. Proc. Civ. art. 702 ter CORTE COST.,
Costituzione art. 111, Legge 13/06/1942 num. 794 art. 28 CORTE COST., Decreto Legisl.
01/09/2011 num. 150 art. 14 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 18331 del 2019 Rv. 654565 - 01, N. 17053 del 2011 Rv. 618866 -
01
Nell'ipotesi in cui la sentenza contro la quale è stato proposto gravame contenga un errore
materiale, l'istanza di correzione dello stesso, non essendo rivolta ad una vera e propria riforma
della decisione, non deve necessariamente formare oggetto di uno specifico motivo di
impugnazione, neppure in via incidentale, ma può essere proposta in qualsiasi forma e può anche
essere implicita nel complesso delle deduzioni difensive svolte in appello, con la conseguenza
che, ove l'istanza di correzione sia stata espressa in un appello incidentale, la declaratoria di
inammissibilità del suddetto appello incidentale non preclude la decisione in ordine alla suddetta
istanza.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 287 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 342, Cod.
Proc. Civ. art. 343
94
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
In tema di condominio negli edifici le transazioni stipulate dai condomini che abbiano ad oggetto
rapporti relativi a beni comuni richiedono, ai sensi dell'art. 1108, comma 3, c.c. il consenso di
tutti i partecipanti al condominio.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1108 com. 3, Cod. Civ. art. 1135, Cod. Civ. art. 1139
La responsabilità per i danni derivanti dal lastrico solare o dalla terrazza a livello il cui uso non
sia comune a tutti i condòmini deve essere ricondotta nell'ambito della responsabilità di cui
all'art. 2051 c.c., con la conseguenza che dei relativi danni rispondono sia il proprietario, o
usuario esclusivo quale custode del bene, sia il condominio in forza degli obblighi inerenti
all'adozione dei controlli necessari alla conservazione delle parti comuni incombenti
sull'amministratore, ai sensi dell'art. 1130, comma 1, n. 4, c.c., nonché sull'assemblea dei
condòmini ex art. 1135, comma 1, n. 4 c.c., tenuta a provvedere alle opere di manutenzione
straordinaria. Ne consegue che il rapporto di responsabilità che si instaura tra i diversi soggetti
obbligati va ricostruito in termini di solidarietà, ai sensi dell'art. 2055 c.c., con esclusione del
litisconsorzio necessario di tutti i presunti autori dell'illecito, sicché il danneggiato ben può agire
nei confronti del singolo condòmino, senza obbligo di citare in giudizio gli altri.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1126, Cod. Civ. art. 1130 com. 1 lett. 4, Cod. Civ. art.
1135 com. 1 lett. 4, Cod. Civ. art. 2051 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Civ. art. 2055
95
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
Massime precedenti Vedi: N. 1674 del 2015 Rv. 634159 - 01, N. 3239 del 2017 Rv. 642495 - 01
Nel processo civile, la validità della sentenza la cui motivazione sia redatta "per relationem" ad
un provvedimento giudiziario reso in un altro processo, presuppone che essa resti
"autosufficiente", riproducendo i contenuti mutuati e rendendoli oggetto di autonoma valutazione
critica nel contesto della diversa causa, in modo da consentire la verifica della sua compatibilità
logico-giuridica, mentre deve ritenersi nulla, ai sensi dell'art. 360, comma 1, n. 4, c.p.c., la
sentenza che si limiti alla mera indicazione dell'esistenza del provvedimento richiamato, senza
esporne il contenuto e senza compiere alcun apprezzamento delle argomentazioni assunte
nell'altro giudizio e della loro pertinenza e decisività rispetto ai temi dibattuti dalle parti, così
rendendo impossibile l'individuazione delle ragioni poste a fondamento del dispositivo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 132 lett. 4, Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 1 lett. 4
96
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
La competenza ad irrogare le sanzioni amministrative previste dagli artt. 2 e 18 del d.lgs. n. 109
del 1992 spetta all'Ispettorato centrale repressione frodi e non alle ASL, in quanto la principale
finalità delle norme in materia di etichettatura dei prodotti alimentari è garantire la corretta
informazione del consumatore sul bene commercializzato. Ne consegue che appartiene allo
Stato, non alle regioni o ai comuni, il potere di emettere l'ordinanza ingiunzione di pagamento
di una sanzione amministrativa pecuniaria per la violazione dell'art. 8 del citato d.lgs.,
concernenti il confezionamento, l'etichettatura e la pubblicità dei prodotti alimentari destinati al
consumatore finale, trattandosi di disciplina a tutela del consumatore rientrante nella materia
del commercio, di competenza statale che solo di riflesso coinvolge gli aspetti relativi all'igiene
e alla sanità degli alimenti di competenza delle amministrazioni locali.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 27/01/1992 num. 109 art. 2 CORTE COST., Decreto
Legisl. 27/01/1992 num. 109 art. 8, Decreto Legisl. 27/01/1992 num. 109 art. 18 CORTE COST.
Il provvedimento di assunzione della prova, disposto ai sensi dell'art. 48, comma 2, c.p.c., per
ragioni d'urgenza, durante la sospensione del procedimento a seguito di proposizione di
regolamento di competenza, ha carattere ordinatorio e non decisorio, con la conseguenza che
deve ritenersi inammissibile il ricorso straordinario per cassazione proposto avverso tale
provvedimento.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 48 CORTE COST., Costituzione art. 111
97
SEZIONE SECONDA E SESTA SECONDA
044003 COMPETENZA CIVILE - COMPETENZA PER MATERIA - IN GENERE Art. 3, comma 2, lett.
a), d.lgs. n. 168 del 2003 sulla competenza funzionale delle sezioni specializzate - Portata
generale e non riassuntiva - Conseguenze - Estensione all’azione di regresso della società verso
i destinatari di sanzione pecuniaria conseguente al suo pagamento quale coobbligata solidale.
98
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
Massime precedenti Vedi: N. 13172 del 2017 Rv. 644304 - 01, N. 25112 del 2017 Rv. 646451 -
01
L'opposizione a precetto determina la sospensione del termine di efficacia dello stesso ma non
impedisce al creditore di procedere all'esecuzione forzata, anche dopo il decorso del termine di
cui all'art. 481 c.p.c. e senza necessità di attendere la definizione del giudizio di opposizione, in
tal modo bilanciandosi il vantaggio di poter avviare l'esecuzione in qualsiasi momento con il
rischio connesso all'eventuale accoglimento dell'opposizione medesima.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 481, Cod. Proc. Civ. art. 627
100
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Il regime giuridico delle tariffe a forcella per i trasporti di merce su strada, dettato dalla legge 6
giugno 1974 n. 298, prevede il requisito della forma scritta "ad substantiam" ex art. 13, comma
5, del d.m. 18 novembre 1982, anche in relazione agli accordi di riduzione delle tariffe di legge
stabilite dal comma 1 del medesimo articolo, i quali sono consentiti nel caso in cui "il mittente
faccia eseguire al vettore nel periodo di tre mesi consecutivi diversi trasporti per le tonnellate
chilometro complessive indicate nella tabella E", mentre la conformità agli accordi economici
collettivi serve solo ad esonerare il contratto, stipulato sempre per iscritto in quanto riduttivo
della tariffa, dal limite dell'esecuzione trimestrale consecutiva dei trasporti e delle tonnellate
chilometro complessive indicate nella menzionata tabella.
Riferimenti normativi: Legge 06/06/1974 num. 298 CORTE COST., DM Trasporti 18/11/1982
art. 13 com. 1, DM Trasporti 18/11/1982 art. 13 com. 5
La responsabilità ex art. 2049 c.c. della compagnia assicuratrice per l'attività illecita posta in
essere dal proprio agente è esclusa ove il danneggiato ponga in essere una condotta agevolatrice
che presenti connotati di anomalia, vale a dire, se non di collusione, quantomeno di consapevole
acquiescenza alla violazione delle regole gravanti sull'agente. (Nella specie, la S.C. ha cassato
con rinvio la sentenza di merito che, nell'accogliere la domanda dell'acquirente di una polizza di
assicurazione sulla vita, poi rivelatasi inesistente, non aveva tenuto conto della condotta della
stessa, la quale aveva in più occasioni consegnato all'agente somme di danaro in contanti,
ricevendone meri certificati di copertura provvisoria, senza mai richiedere il rilascio di quietanza
né di copia del contratto).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2049, Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Cod.
Civ. art. 1227 CORTE COST.
101
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Nell'ipotesi in cui la notifica del controricorso per cassazione, effettuata nel termine ex art. 370
c.p.c., non sia andata a buon fine a causa dell'erronea indicazione (meramente colposa ovvero
consapevolmente ingannevole) del proprio domicilio da parte del ricorrente, il successivo
perfezionamento della stessa oltre il suddetto termine, a seguito di immediata rinnovazione, non
determina l'inammissibilità del controricorso medesimo, vertendosi in una fattispecie assimilabile
a un'oggettiva e automatica rimessione in termini, in forza della regola espressa dall'art. 153
c.p.c. e altresì evincibile dal principio costituzionale del diritto di difesa e da quello sovranazionale
di effettività della tutela giurisdizionale (artt. 19 TUE, 263 TFUE e 6 CEDU), oltre che dell'obbligo
delle parti di conformare la loro condotta al principio della leale collaborazione processuale (art.
88 c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 370 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 88, Conv.
Eur. Dir. Uomo art. 6 CORTE COST., Tratt. Internaz. 01/02/1992 art. 19, Tratt. Internaz.
13/12/2007 art. 263, Cod. Proc. Civ. art. 153 CORTE COST., Costituzione art. 24, Costituzione
art. 111
Massime precedenti Vedi: N. 17577 del 2020 Rv. 658886 - 01, N. 1666 del 2004 Rv. 569791 -
01
102
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Il potere di rappresentare la parte in giudizio mediante il conferimento della procura può essere
riconosciuto soltanto a colui che sia investito del potere rappresentativo di natura sostanziale in
ordine al rapporto dedotto in giudizio, sicché il ricorrente per cassazione che, in veste di parte
formale, proponga il ricorso in qualità di procuratore speciale della parte sostanziale, deve
produrre, con il ricorso ovvero ai sensi dell'art. 372 c.p.c., i documenti che giustificano la sua
qualità; in mancanza, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile ai sensi dell'art. 77 c.p.c.,
non essendo possibile valutare la sussistenza ed i limiti del potere rappresentativo ed, in
particolare, la facoltà di proporre ricorso per cassazione. (Principio affermato nell'ambito di un
giudizio di opposizione a precetto, con riferimento al ricorso per cassazione proposto da una
società qualificatasi come rappresentante della cessionaria di crediti bancari, la quale nei gradi
di merito era stata rappresentata da altra società).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 77, Cod. Proc. Civ. art. 81, Cod. Proc. Civ. art. 372
CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 360 CORTE COST.
103
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Nell'espropriazione presso terzi, il limite dell'importo del credito precettato aumentato della
metà, previsto dall'art. 546, comma 1, c.p.c., individua anche l'oggetto del processo esecutivo,
sicché, in difetto di rituale estensione del pignoramento, un intervento successivo, pur se del
medesimo procedente, non consente il superamento del detto limite e l'assegnazione di crediti
in misura maggiore; pertanto, nell'ipotesi di intervento del creditore procedente nel processo
esecutivo, in base a nuovi titoli ed in pendenza del processo di accertamento dell'obbligo del
terzo, l'oggetto di tale giudizio, circoscritto dalla misura del pignoramento, può essere modificato
solo a condizione che il creditore abbia ritualmente esteso il pignoramento, notificando l'atto di
intervento al debitore e al terzo, e che, nella sua qualità di attore nel predetto giudizio, abbia
formulato rituale istanza di rimessione in termini ex art. 153 c.p.c. per modificare la domanda,
sempre che ne ricorrano i presupposti.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 543, Cod. Proc. Civ. art. 546 com. 1 CORTE COST.,
Cod. Proc. Civ. art. 547, Cod. Proc. Civ. art. 548 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 551, Cod.
Proc. Civ. art. 153 CORTE COST.
104
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Soddisfa il requisito della specialità di cui all'art. 365 c.p.c. la procura rilasciata su foglio
separato, ma materialmente congiunto al ricorso, che, sebbene mancante della data e degli
estremi della sentenza impugnata, risulti tuttavia idonea a fornire certezza della provenienza
dalla parte del potere di rappresentanza e della sua riferibilità al giudizio cui l'atto accede, nonché
del suo rilascio in un momento successivo alla sentenza impugnata e anteriore rispetto alla
notifica del ricorso. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha ritenuto validamente rilasciata la
procura - apposta su foglio separato unito al ricorso e notificata unitamente a quest'ultimo - la
quale, benché priva dell'indicazione della data e della sentenza impugnata, faceva espresso
riferimento al "giudizio di cui all'antescritto atto dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione").
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 83 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 365, Legge
27/05/1997 num. 141
Massime precedenti Vedi: N. 28146 del 2018 Rv. 651515 - 01, N. 4069 del 2020 Rv. 657063 -
01, N. 34259 del 2019 Rv. 656419 - 01
089001 GIUDIZIO CIVILE E PENALE (RAPPORTO) - IN GENERE Giudicato civile ottenuto per
mezzo di attività costituente reato - Domanda risarcitoria - Ammissibilità - Necessità di
impugnazione del titolo per revocazione - Esclusione - Fondamento - Fattispecie.
Qualora il giudicato civile di condanna sia l'effetto di attività processuale fraudolenta di una parte
in danno dell'altra, posta in essere mediante la precostituzione e l'uso in giudizio di prove false,
la parte danneggiata, oltre alla proposizione della impugnazione per revocazione, qualora la
predetta attività integri gli estremi di un fatto-reato, può costituirsi parte civile nel relativo
procedimento penale, così provocando l'esercizio del potere-dovere del giudice penale di statuire
ed attuare concretamente l'obbligazione risarcitoria discendente in via diretta dall'accertamento
fatto-reato stesso (art. 185 c.p.), senza che l'azione esercitata in sede penale possa trovare
ostacolo nel giudicato civile che rimane travolto dall'accertamento penale. Tuttavia, in caso di
estinzione del reato per qualsiasi causa, l'azione civile di responsabilità si trasferisce, con identica
ampiezza, e quindi senza preclusioni in dipendenza del precedente giudicato civile, al giudice
civile adito dalla parte danneggiata per ottenere il risarcimento del danno causato dal fatto-
reato. ( La S.C. ha cassato con rinvio la decisione di appello che aveva ritenuto non risarcibile il
danno derivante dall'esecuzione di un decreto ingiuntivo, ottenuto in base a scritture la cui falsità
era stata accertata in sede penale, affermando erroneamente che, decorso il termine per
105
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Il ricorso per cassazione proposto avverso una sentenza non definitiva, unitamente alla sentenza
che definisce il giudizio, è ammissibile anche quando sia stato precedentemente dichiarato
inammissibile o improcedibile il ricorso avverso la sola sentenza non definitiva, non vertendosi
in un'ipotesi di riproposizione del ricorso originario e non essendo, pertanto, applicabile l'art. 387
c.p.c..
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 3, Cod. Proc. Civ. art. 387
Massime precedenti Vedi: N. 11916 del 2017 Rv. 644077 - 01, N. 18498 del 2015 Rv. 636809 -
01
106
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2054 CORTE COST., Decreto Legisl. 07/09/2005 num. 209
art. 122, Decreto Legisl. 07/09/2005 num. 209 art. 143, Decreto Legisl. 07/09/2005 num. 209
art. 144
In tema di opposizione all'esecuzione e agli atti esecutivi, la definizione in rito del giudizio di
merito, introdotto a seguito della sospensione dell'esecuzione, impedisce il prodursi dell'effetto
estintivo di cui all'art. 624, comma 3, c.p.c. (Nella specie, la S.C., confermando la sentenza di
merito, pronunciata a seguito di impugnazione di una sentenza emessa in sede di reclamo ex
art. 630 c.p.c., ha escluso che la procedura esecutiva - già sospesa ex art. 624, comma 1, c.p.c.,
e successivamente riassunta dal creditore procedente - si fosse estinta, essendo "medio
tempore" divenuta definitiva la sentenza conclusiva del giudizio di merito sull'opposizione
instaurato dal debitore, con la quale era stata dichiarata inammissibile, per carenza di interesse,
la domanda proposta da quest'ultimo).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 624 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 630 CORTE
COST.
Dei danni subiti dallo spettatore a causa dell'accensione di fuochi di artificio non autorizzata è
solidalmente responsabile il sindaco ai sensi dell'art. 2043 c.c., essendo egli tenuto, in qualità di
ufficiale di governo, a vigilare sul corretto esercizio delle attività suscettibili di porre in pericolo
l'incolumità dei cittadini, anche quando non siano state oggetto di alcuna autorizzazione. (Nella
specie, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva negato la responsabilità del
sindaco, rimasto inerte benché pienamente a conoscenza del programmato spettacolo
107
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
pirotecnico, sulla base dell'implicito rilievo che il mancato rilascio dell'autorizzazione esaurisse i
suoi compiti al riguardo).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Regio Decr. 18/06/1931
num. 773 art. 57, Legge 08/06/1990 num. 142 art. 38 com. 1 lett. D
108002 MUTUO - ESTINZIONE - IN GENERE Mutuo fondiario - Esercizio della condizione risolutiva
ex art. 15 del d.P.R. n. 7 del 1976 in caso di inadempimento del mutuatario - Conseguenze -
Risoluzione del rapporto di mutuo - Obblighi del mutuatario - Rate non ancora scadute - Computo
degli interessi.
In tema di mutuo fondiario, l'esercizio, da parte dell'istituto di credito mutuante, della condizione
risolutiva prevista dall'art. 15 del d.P.R. n. 7 del 1976 (applicabile "ratione temporis" alla
fattispecie) nell'ipotesi di inadempimento del mutuatario, determina la risoluzione del rapporto
di mutuo, con la conseguenza che il mutuatario deve provvedere, oltre che al pagamento
integrale delle rate già scadute (non travolte dalla risoluzione, che non opera retroattivamente
nei contratti di durata), alla immediata restituzione della quota di capitale ancora dovuta, ma
non al pagamento degli interessi conglobati nelle rate a scadere, dovendosi calcolare, sul credito
così determinato, gli interessi di mora ad un tasso corrispondente a quello contrattualmente
pattuito, se superiore al tasso legale, secondo quanto previsto dall'art. 1224, comma 1, c.c..
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1218, Cod. Civ. art. 1224 com. 1, Cod. Civ. art. 1453,
Cod. Civ. art. 1456, DPR 21/01/1976 num. 7 art. 14, DPR 21/01/1976 num. 7 art. 15
108
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
In tema di contratti di mutuo, la convenzione relativa agli interessi deve avere - ai fini della sua
validità ai sensi della norma imperativa dell'art. 1284, comma 3, c.c. - un contenuto
assolutamente univoco in ordine alla puntuale specificazione del tasso di interesse; qualora il
tasso convenuto sia variabile, è idoneo ai fini della sua precisa individuazione il riferimento a
parametri fissati su scala nazionale alla stregua di accordi interbancari, mentre non sono
sufficienti riferimenti generici dai quali non emerga con chiarezza quale previsione le parti
abbiano inteso richiamare con la loro pattuizione. (In applicazione dell'enunciato principio, la
S.C. ha ritenuto la validità della clausola che prevedeva la corresponsione di interessi al tasso
"prime rate Abi come rilevato da IlSole24ore", in quanto determinabile attraverso la rilevazione
operata dagli informatori economici).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1284 com. 3
Massime precedenti Vedi: N. 12276 del 2010 Rv. 613116 - 01, N. 26173 del 2018 Rv. 650780 -
01, N. 20555 del 2020 Rv. 659205 - 02
Ai fini della competenza nei giudizi di opposizione all'esecuzione, il valore della controversia si
determina, ai sensi dell'art. 17 c.p.c., in base all'importo indicato nell'atto di intimazione (nella
specie, rivolto "pro quota" millesimale nei confronti dei singoli condomini di un condominio,
contro cui si era formato il titolo), non assumendo rilevanza che il titolo esecutivo tragga origine
da un'unica obbligazione e che l'opposizione sia stata spiegata congiuntamente dai singoli
debitori.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 10 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 17, Cod. Proc.
Civ. art. 615 CORTE COST.
109
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
La produzione in giudizio, ad opera della parte che non l'ha sottoscritta, di una scrittura privata,
costituisce equipollente della sottoscrizione, e pertanto perfeziona, sul piano sostanziale o su
quello probatorio, il contratto in essa contenuto, ma solo in relazione all'intenzione di avvalersi
del relativo contenuto negoziale, e non già con riferimento alla clausola compromissoria "ivi"
eventualmente presente, dal momento che la produzione in giudizio della scrittura, effettuata
per far valere davanti al giudice ordinario i diritti da essa derivanti, è incompatibile con l'intento
di attivare la competenza arbitrale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1325 CORTE COST., Cod. Civ. art. 1326, Cod. Proc. Civ.
art. 808 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 5906 del 2015 Rv. 634904 - 01, N. 1525 del 2018 Rv. 647076 - 01
110
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
In tema di danni cagionati dalla fauna selvatica all'interno di un Parco nazionale (ente di diritto
pubblico sottratto al controllo della Regione e sottoposto a quello del Ministero dell'ambiente),
la legittimazione passiva rispetto all'azione ex art. 2043 c.c. del danneggiato compete non già
alla Regione ma all'ente Parco, al quale è riservata la funzione di controllo sulla fauna selvatica
dalla l. n. 394 del 1991, costituente "lex specialis" rispetto agli artt. 1, 9 e 19 della l. n.157 del
1992, che fissano le competenze generali della Regione nella suddetta materia.
Riferimenti normativi: Legge 11/02/1992 num. 157 art. 1 CORTE COST., Legge 11/02/1992
num. 157 art. 9, Legge 11/02/1992 num. 157 art. 19, Legge 06/12/1991 num. 394 CORTE
COST., Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Civ. art. 2052 CORTE COST.
La disposizione dell'art. 182, comma 2, c.p.c., secondo cui il giudice, quando rileva un vizio che
determina la nullità della procura al difensore, assegna alle parti un termine perentorio per il
rilascio della stessa o per la sua rinnovazione, si applica anche al giudizio d'appello e tale
provvedimento può essere emesso all'udienza prevista dall'art. 350 c.p.c. (In applicazione del
principio, la S.C. ha cassato con rinvio la decisione di appello che aveva respinto la domanda
risarcitoria proposta dall'amministratore di sostegno, diretta ad ottenere il risarcimento del
danno in favore della beneficiaria, sua ascendente, a causa delle lesioni da questa subite in
conseguenza di una caduta occorsale quale trasportata su un autobus di linea, limitandosi al
rilievo della mancata richiesta di autorizzazione del giudice tutelare, senza concedere termine
per il rilascio delle necessarie autorizzazioni).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 182 com. 2
111
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Il giudice che accerti che una parte ha ritualmente ritirato, ex art. 169 c.p.c., il proprio fascicolo,
senza che poi risulti, al momento della decisione, nuovamente depositato o reperibile, non è
tenuto, in difetto di annotazioni della cancelleria e di ulteriori allegazioni indiziarie attinenti a
fatti che impongano accertamenti presso quest'ultima, a rimettere la causa sul ruolo per
consentire alla medesima parte di ovviare alla carenza riscontrata, ma ha il dovere di decidere
la controversia allo stato degli atti.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 169 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 189 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 190, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 77
In tema di risarcimento del danno da perdita di "chance", l'accertamento del nesso di causalità
tra il fatto illecito e l'evento di danno (rappresentato, in questo caso, dalla perdita non del bene
della vita in sé ma della mera possibilità di conseguirlo) non è sottoposto a un regime diverso
da quello ordinario, sicché sullo stesso non influisce, in linea di principio, la misura percentuale
della suddetta possibilità, della quale, invece, dev'essere provata la serietà ed apprezzabilità ai
fini della risarcibilità del conseguente pregiudizio. (Nella specie, in cui l'attore non era stato
ammesso a partecipare alla prova scritta di un concorso indetto da un'azienda ospedaliera, a
causa del ritardo con cui gli era stata recapitata la raccomandata contenente la relativa
convocazione, la S.C. ha cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva accolto la domanda
di risarcimento del danno da perdita di "chance", sulla base della mera allegazione, da parte del
candidato, del titolo di studio che lo abilitava a partecipare alla selezione, in mancanza della
prova della sussistenza, nella propria sfera giuridica, di una seria e apprezzabile possibilità di
conseguire il risultato atteso).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Civ. art. 1223, Cod.
Civ. art. 1226, Cod. Civ. art. 2056, Cod. Pen. art. 40
Massime precedenti Vedi: N. 12906 del 2020 Rv. 658177 - 01, N. 6485 del 2021 Rv. 660630 -
02, N. 5641 del 2018 Rv. 648461 - 01, N. 28993 del 2019 Rv. 655791 - 01
112
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Con riguardo all'esercizio di attività pericolosa, anche nell'ipotesi in cui l'esercente non abbia
adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno, in tal modo realizzando una situazione
astrattamente idonea a fondare una sua responsabilità, la causa efficiente sopravvenuta, che
abbia i requisiti del caso fortuito e sia idonea - secondo l'apprezzamento del giudice di merito,
incensurabile in sede di legittimità in presenza di congrua motivazione - a causare da sola
l'evento, recide il nesso eziologico tra quest'ultimo e l'attività pericolosa, producendo effetti
liberatori, e ciò anche quando sia attribuibile al fatto di un terzo o del danneggiato stesso. (In
applicazione di tale principio, la S.C. ha confermato la sentenza di merito che aveva rigettato la
domanda risarcitoria proposta, nei confronti della società proprietaria di un circuito chiuso, da
un motociclista il quale, nel corso di un giro di prova, in violazione del regolamento vigente nel
circuito, si era fermato al centro della pista per verificare un'avaria meccanica, venendo
conseguentemente investito da altro mezzo proveniente da tergo).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2050 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 15559 del 2004 Rv. 576173 - 01, N. 4619 del 1998 Rv. 515196 -
01
113
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Il foro convenzionale stabilito dalle parti, benché dalle stesse indicato come esclusivo, dà luogo
a un'ipotesi di competenza "derogata" e non inderogabile, con la conseguenza che, qualora
l'eccezione d'incompetenza non sia stata proposta nella comparsa di risposta tempestivamente
depositata, il giudice non può rilevarla d'ufficio oltre la prima udienza di cui all'art. 183 c.p.c.
(Nella specie, la S.C. ha ritenuto intempestivo il rilievo d'ufficio effettuato nel corso di un'udienza
successiva alla prima, alla quale il giudice aveva rinviato il processo, riservandosi di decidere in
tale sede sulla questione dell'incompetenza).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 28 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 29 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 38 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 183 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 20478 del 2016 Rv. 641296 - 01, N. 27731 del 2019 Rv. 655646 -
01
114
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
fino a una certa data, da parte dei mutuatari di una somma di denaro, integrasse riconoscimento
del debito relativo alla somma capitale, con conseguente rinuncia a far valere la relativa
prescrizione).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1282, Cod. Civ. art. 2937, Cod. Civ. art. 2948 com. 4
CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 7010 del 2017 Rv. 643682 - 01, N. 28156 del 2013 Rv. 629187 -
01, N. 32003 del 2021 Rv. 662959 - 01, N. 17187 del 2019 Rv. 654377 - 01
089001 GIUDIZIO CIVILE E PENALE (RAPPORTO) - IN GENERE Giudizio di rinvio innanzi alla
corte d'appello civile a seguito di annullamento disposto dalla S.C. in sede penale ai soli effetti
civili - Effetti - Piena "translatio" - Conseguenze in tema di onere della prova - Posizione rivestita
dalle parti nel giudizio penale - Rilevanza - Esclusione.
Nel giudizio civile di rinvio ex art. 622 c.p.p. si determina una piena "translatio" del giudizio sulla
domanda, sicché la Corte di appello competente per valore, cui la Cassazione in sede penale
abbia rimesso il procedimento ai soli effetti civili, è tenuta ad applicare le regole processuali e
probatorie proprie del processo civile, con la conseguenza che, in ossequio all'art. 2697 c.c., la
115
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Massime precedenti Vedi: N. 16916 del 2019 Rv. 654433 - 01, N. 517 del 2020 Rv. 656811 - 03
Rv. 656811 - 01
In tema di giudizio d'appello, ai fini della procedibilità dell'impugnazione rileva non la data di
perfezionamento dell'iscrizione a ruolo bensì quella di presentazione della relativa nota di
iscrizione, non potendo imputarsi alla parte adempiente il ritardo nell'espletamento di un'attività
di registrazione degli atti da parte dell'Ufficio di Cancelleria.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 347, Cod. Proc. Civ. art. 348, Cod. Proc. Civ. art.
165 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi: N. 2165 del 2016 Rv. 639119 - 01, N. 1063 del 2018 Rv. 647350 - 01
Allorché il convenuto chiami in causa un terzo ai fini di garanzia impropria - e tale iniziativa non
si riveli palesemente arbitraria - legittimamente il giudice di appello, in caso di soccombenza
dell'attore, pone a carico di quest'ultimo anche le spese giudiziali sostenute dal terzo, ancorché
nel secondo grado del giudizio la domanda di garanzia non sia stata riproposta, in quanto, da un
lato, la partecipazione del terzo al giudizio di appello si giustifica sotto il profilo del litisconsorzio
processuale, e, dall'altro, l'onere della rivalsa delle spese discende non dalla soccombenza -
mancando un diretto rapporto sostanziale e processuale tra l'attore ed il terzo - bensì dalla
responsabilità del primo di avere dato luogo, con una infondata pretesa, al giudizio nel quale
legittimamente è rimasto coinvolto il terzo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 91 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 106
116
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
In tema di pagamento di compensi di avvocato, il foro speciale di cui all'art. 637, comma 3,
c.p.c. trova applicazione solo se la domanda monitoria abbia ad oggetto l'onorario per prestazioni
professionali rese dall'avvocato direttamente al cliente rappresentato e difeso in giudizio e non
anche ove si riferisca al credito al compenso maturato dal medesimo professionista nei confronti
del Ministero dello Sviluppo economico per l'attività da lui svolta quale componente di un
comitato di esperti incaricati della valutazione di proposte progettuali, non venendo in rilievo
un'attività prettamente difensiva per la quale sia richiesta l'iscrizione all'albo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 637 CORTE COST.
In tema di esecuzione forzata nei confronti della P.A., la comunicazione dell'ente locale con cui
viene portata a conoscenza del creditore l'avvenuta emissione del mandato di pagamento,
ancorché senza trasmettere copia del mandato, esclude che il creditore possa fare ricorso
all'azione esecutiva e intimare il precetto, atteso che i pagamenti dell'ente locale vengono
eseguiti attraverso il tesoriere e nella sede di questo, sicché non v'è luogo per l'attuazione
coattiva del diritto allorquando il debitore abbia già proceduto alla liquidazione della spesa, alla
emissione e trasmissione del mandato al tesoriere, così facendo quanto dovuto per adempiere,
mentre è il creditore a dover, a questo punto, collaborare per ricevere il pagamento.
117
SEZIONE TERZA E SESTA TERZA
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 480 CORTE COST. PENDENTE
118
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
In tema di protezione internazionale, in base alle statuizioni della sentenza del 9 settembre 2021
della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, resa nella causa C-18/20, una domanda reiterata,
ai sensi dell'art. 40, par. 2 e 3 della Direttiva 2013/32/CE, può essere fondata su elementi o
risultanze nuove, sia in quanto emersi dopo l'audizione di una decisione relativa alla domanda
precedente, sia in quanto presentati per la prima volta dal richiedente, considerato che,
operando in materia un giudicato debole, ovvero "rebus sic stantibus", non è preclusa una nuova
rivisitazione della situazione in presenza di nuovi elementi.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 29, Direttive Commissione CEE
26/06/2013 num. 32 art. 40
120
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Ai dipendenti dell'Agenzia delle entrate della Valle d'Aosta, che abbiano ottenuto l'esonero dal
servizio ai sensi dell'art. 72, comma 3, del d.l. n. 112 del 2008, conv. con modif. dalla l. n. 133
del 2008, compete il trattamento economico pari al cinquanta per cento di quello
complessivamente in godimento, per competenze fisse ed accessorie, al momento del
collocamento nella nuova posizione, inclusa l'indennità di bilinguismo che, quale competenza
accessoria e non occasionale, va riconosciuta anche ove il dipendente, ottenuto l'esonero, non
renda più la prestazione nel territorio in cui vige il bilinguismo e sia stato così reciso il sinallagma
tra prestazione e trattamento economico, in quanto la norma innanzi citata individua solo la base
reddituale su cui commisurare gli importi spettanti al dipendente esonerato dal servizio.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 25/06/2008 num. 112 art. 72 CORTE COST., Legge
06/08/2008 num. 133 CORTE COST. PENDENTE
In tema di permesso di soggiorno per motivi umanitari, per la cui adozione, nella disciplina
applicabile "ratione temporis", sussiste la competenza diretta del questore, ai sensi degli artt. 5,
comma 6, del d.lgs. n.286 del 1998 e 11, comma 1, lett. c-ter, del d.p.r. n. 394 del 1999,
appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario tutti i giudizi aventi ad oggetto il
provvedimento di diniego, e ciò anche quando la commissione territoriale non abbia espresso
alcun parere, la cui mancanza non influisce sul riparto di giurisdizione, in quanto il diritto alla
protezione umanitaria ha consistenza di diritto soggettivo, da annoverare tra i diritti umani
fondamentali, come tali dotati di un grado di tutela assoluta e non degradabili ad interessi
legittimi per effetto di valutazioni discrezionali affidate al potere amministrativo, a cui è rimesso
solo l'accertamento dei presupposti di fatto che ne legittimano il riconoscimento.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 10, Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6
CORTE COST., DPR 31/08/1999 num. 394 CORTE COST., Decreto Legisl. 25/07/1998 num.
286 art. 19 CORTE COST. PENDENTE
121
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 30658 del 2018 Rv. 651814 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 29459 del 2019 Rv. 656062 - 01
La mancanza nella copia notificata del ricorso per cassazione, il cui originale risulti
tempestivamente depositato, di una o più pagine non comporta l'inammissibilità del ricorso, ma
costituisce vizio della notifica sanabile, con efficacia "ex tunc", mediante nuova notifica di una
copia integrale, su iniziativa dello stesso ricorrente o entro un termine fissato dalla Corte di
cassazione, ovvero per effetto della costituzione dell'intimato, salva la possibile concessione a
quest'ultimo di un termine per integrare le sue difese. (Enunciando il principio di cui in massima,
la S.C. ha rilevato che, nella fattispecie, la mancanza, nella copia notificata, dell'ultima pagina
con le conclusioni non aveva pregiudicato l'intellegibilità del ricorso da parte del controricorrente,
che aveva svolto difese nel merito esaurienti e pienamente consapevoli).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 137 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 148 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 156, Cod. Proc. Civ. art. 160, Cod. Proc. Civ. art. 291 CORTE COST.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 18121 del 2016 Rv. 641080 - 01
122
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
In tema di licenziamento collettivo per riduzione del personale, la regola generale di cui all'art.
5, comma 1, della l. n. 223 del 1991, secondo cui l'individuazione dei lavoratori da licenziare
deve avvenire avuto riguardo al complesso aziendale, può essere derogata se la platea dei
lavoratori interessati alla riduzione di personale è limitata agli addetti a un determinato reparto
o settore o sede territoriale; in tal caso il datore di lavoro deve indicare nella comunicazione
prevista dall'art. 4, comma 3, della legge citata, sia le ragioni che limitino i licenziamenti ai
dipendenti dell'unità o settore in questione, sia le ragioni per cui non ritenga di ovviarvi con il
trasferimento a unità produttive vicine, ciò al fine di consentire alle organizzazioni sindacali di
verificare l'effettiva necessità dei programmati licenziamenti.
Riferimenti normativi: Legge 23/07/1991 num. 223 art. 4 com. 3 CORTE COST., Legge
23/07/1991 num. 223 art. 5 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi: N. 22178 del 2018 Rv. 650535 - 01, N. 12040 del 2021 Rv. 661162 -
01
Il principio della "internal relocation", desumibile dall'art. 8 della direttiva 2004/83/CE, è stato
recepito nell'ordinamento italiano solo con la modifica dell'art. 32, comma 1, lett. b-ter, del d.lgs.
n. 25 del 2008 ad opera della l. n. 132 del 2018, sicché, in quanto insuscettibile di applicazione
retroattiva, è conseguentemente inutilizzabile per le domande di protezione internazionale
formulate prima dell'entrata in vigore di detta legge.
Riferimenti normativi: Direttive Commissione CEE del 2004 num. 83 art. 8, Decreto Legisl.
28/01/2008 num. 25 art. 32 com. 1, Legge 01/12/2018 num. 132 CORTE COST. PENDENTE,
Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 29459 del 2019 Rv. 656062 - 01
123
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 16084 del 2021 Rv. 661389 - 02
Il ricorso proposto dal lavoratore ai sensi della l. n. 92 del 2012, ancorché dichiarato
inammissibile per erroneità del rito, è idoneo ad impedire la decadenza prevista dall'art. 6 della
l. n. 604 del 1966 con riferimento al successivo ricorso presentato dal medesimo lavoratore
contro il licenziamento ex art. 414 c.p.c., poiché con la prima impugnazione è tempestivamente
emersa la sua volontà di ottenere una pronuncia giudiziale e, comunque, il citato art. 6,
derogando alla disciplina generale delle impugnative negoziali, è disposizione eccezionale da
interpretare restrittivamente, sicché non è consentito un ampliamento in via interpretativa delle
ipotesi di decadenza da esso previste.
124
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Riferimenti normativi: Legge 28/06/2012 num. 92 CORTE COST. PENDENTE, Legge 15/07/1966
num. 604 art. 6 CORTE COST., Preleggi art. 14, Cod. Proc. Civ. art. 414 CORTE COST.
La responsabilità extracontrattuale della P.A., ai sensi dell'art. 2043 c.c., presuppone che il
giudice accerti, in concreto e in ordine successivo: a) la presenza di un evento dannoso; b)
l'ingiustizia dello stesso; c) la riconducibilità eziologica dell'evento dannoso ad una condotta
(positiva od omissiva) della p.a.; d) l'imputabilità dello stesso al dolo o alla colpa
dell'amministrazione, senza che sia configurabile una colpa "in re ipsa", connessa al mero dato
obiettivo dell'esecuzione volontaria di un provvedimento illegittimo. (Nella specie, la S.C. ha
cassato con rinvio la sentenza di merito che aveva ravvisato la colpa dell'Inail nella mera
adozione di una erronea certificazione dei benefici contributivi da esposizione ad amianto, senza
procedere ad ulteriori accertamenti).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2043 CORTE COST. PENDENTE, Legge 27/03/1992 num.
257 art. 13 CORTE COST., Decreto Legisl. 02/07/2010 num. 104 art. 30 CORTE COST.
L'incarico di direttore di distretto sanitario, ai sensi dell'art. 27, comma 1, lett. a), del c.c.n.l.
sanità 8 giugno 2000, è un incarico di struttura complessa, che deve essere conferito previa
valutazione comparativa tra una rosa di candidati, ex art. 15-ter del d.lgs. n. 502 del 1992; tale
previsione ha carattere di norma imperativa - atteso che la comparazione tra più aspiranti è
funzionale ai principi di buon andamento e di imparzialità dell'amministrazione e concorre alla
salvaguardia dell'interesse pubblico alla tutela della salute dei cittadini - con la conseguenza che,
in mancanza del rispetto di tale procedura, l'atto negoziale di conferimento dell'incarico è nullo,
e tale nullità può e deve essere rilevata d'ufficio dal giudice.
125
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 30/12/1992 num. 502 art. 3 sexies CORTE COST., Decreto
Legisl. 30/12/1992 num. 502 art. 15 CORTE COST., Decreto Legisl. 30/12/1992 num. 502 art.
15 ter CORTE COST., Contr. Coll. 08/06/2000 art. 27 com. 1 lett. A)
Massime precedenti Vedi: N. 27120 del 2017 Rv. 646155 - 01, N. 23889 del 2021 Rv. 662119 -
01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 6455 del 2020 Rv. 657214 - 01
La mancanza di imparzialità del giudicante, pur potendo rilevare sotto il diverso profilo
deontologico e disciplinare, non produce la nullità della sentenza ove non incida sulla correttezza
della decisione in quanto il nostro sistema processuale è caratterizzato dal principio di tassatività
delle nullità, che limita le ipotesi di nullità degli atti processuali ai soli casi di espressa previsione
di legge o di mancato raggiungimento dello scopo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 156, Cod. Proc. Civ. art. 360 CORTE COST., Cod.
Proc. Civ. art. 161 CORTE COST.
126
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
quota sulla quale vengono pagati i contributi INPS e ciò in ragione della "ratio" della disposizione
di graduare il "quantum" di conservazione del trattamento retributivo in rapporto alla durata
dell'assenza, garantita l'intera retribuzione per i soli primi novanta giorni di malattia.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1362, DPR 05/01/1967 num. 18 CORTE COST. PENDENTE,
Legge 22/12/1990 num. 401, Contr. Coll. 22/10/1997 art. 7 com. 7 lett. B, Contr. Coll.
14/09/2007 art. 34
In tema di responsabilità solidale del committente con l'appaltatore, ai sensi dell'art. 29, comma
2, del d.lgs. 276 del 2003, va esclusa la configurabilità di un esonero in funzione della possibilità
di conoscenza o meno, da parte del committente, dell'esistenza dei rapporti di lavoro dei quali è
chiamato a rispondere, e ciò in ragione della "ratio" della disposizione, volta ad evitare che la
dissociazione fra titolarità del contratto di lavoro e utilizzazione delle prestazioni vada a danno
dei lavoratori utilizzati nell'esecuzione del contratto; tuttavia, la violazione dei principi di buona
fede e legittimo affidamento da parte dell'appaltatore (che, nella specie, aveva simulato
l'esistenza di un rapporto diverso da quello subordinato, attribuendo al dipendente la qualità di
socio), ne può determinare la responsabilità risarcitoria a vantaggio del committente.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 10/09/2003 num. 276 art. 29 com. 2 CORTE COST.
Nell'interpretazione del contratto e degli atti di autonomia privata, tra cui sono compresi i
contratti aziendali, il criterio letterale va integrato, nell'obiettivo normativamente imposto di
ricostruire la volontà delle parti, con gli altri canoni ermeneutici idonei a dare rilievo alla "ragione
pratica" del contratto, in conformità agli interessi che le parti medesime hanno inteso tutelare,
nel momento storico di riferimento, mediante la stipulazione negoziale. (Nella specie, la S.C. ha
confermato la sentenza di merito che - pur in presenza del riferimento nell'accordo aziendale al
127
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Massime precedenti Vedi: N. 4189 del 2020 Rv. 656929 - 01, N. 34795 del 2021 Rv. 663182 -
01
I pubblici dipendenti in regime di TFR non subiscono una ritenuta del 2,5% sulla retribuzione
lorda, calcolata sull'80% di quella utile ai fini della buonuscita, bensì una riduzione, in pari
misura, di detta retribuzione, in quanto al personale passato dal pregresso regime del
trattamento di fine servizio, in qualunque modo denominato, al TFR deve essere garantita, ai
sensi dell'art. 26, comma 19, della l. n. 448 del 1998, l'invarianza della retribuzione complessiva
netta e di quella utile ai fini pensionistici, mentre a coloro soggetti sin dall'inizio al regime del
TFR deve essere comunque corrisposta una retribuzione pari a quella degli altri dipendenti.
Riferimenti normativi: DPCM 20/12/1999, Legge 23/12/1998 num. 448 art. 26 com. 9 CORTE
COST.
Il collegamento economico-funzionale tra imprese gestite da società del medesimo gruppo non
è, di per sé solo, sufficiente a far ritenere che gli obblighi inerenti ad un rapporto di lavoro
subordinato, formalmente intercorso fra un lavoratore ed una di esse, si debbano estendere
anche all'altra, a meno che non sussista una situazione che consenta di ravvisare un unico centro
128
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
di imputazione del rapporto di lavoro. Tale situazione ricorre ogni volta vi sia una simulazione o
una preordinazione in frode alla legge del frazionamento di un'unica attività fra i vari soggetti
del collegamento economico-funzionale e ciò venga rivelato dai seguenti requisiti, il cui
accertamento, rimesso al giudice del merito, è insindacabile in sede di legittimità se
congruamente motivato: a) unicità della struttura organizzativa e produttiva; b) integrazione tra
le attività esercitate dalle varie imprese del gruppo ed il correlativo interesse comune; c)
coordinamento tecnico ed amministrativo-finanziario tale da individuare un unico soggetto
direttivo che faccia confluire le diverse attività delle singole imprese verso uno scopo comune;
d) utilizzazione contemporanea della prestazione lavorativa da parte delle varie società titolari
delle distinte imprese, nel senso che la stessa sia svolta in modo indifferenziato e
contemporaneamente in favore dei vari imprenditori.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1344, Cod. Civ. art. 1414, Cod. Civ. art. 2359
In tema di benefici previdenziali in favore dei lavoratori esposti all'amianto, l'art. 3, comma 132,
della l. n. 350 del 2003, - con riferimento alla nuova disciplina introdotta dall'art. 47, comma 1,
del d.l. n. 269 del 2003, conv. con modif. dalla l. n. 326 del 2003 - ha esteso il previgente e più
favorevole regime previsto dall'art. 13 della l. n. 257 del 1992 a tutti i lavoratori che, alla data
del 2 ottobre 2003, avessero avanzato richiesta all'Inail per la certificazione dell'esposizione
all'amianto.
129
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Riferimenti normativi: Legge 27/03/1992 num. 257 art. 13 CORTE COST., Legge 30/09/2003
num. 269 art. 47 CORTE COST., Legge 24/11/2003 num. 326 CORTE COST. PENDENTE, Legge
24/12/2003 num. 350 art. 3 com. 132 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 30550 del 2018 Rv. 651696 - 01, N. 1515 del 2019 Rv. 652602 -
01
130
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Il compenso ex art. 87, comma 3, del c.c.n.l. comparto scuola 2006-2009 non può essere
riconosciuto al coordinatore provinciale per l'educazione fisica nel periodo delle ferie e ciò in
ragione del suo carattere accessorio, connesso all'espletamento della prestazione lavorativa in
misura eccedente le diciotto ore settimanali, che ne costituiscono il parametro legale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2109 CORTE COST., Contr. Coll. 29/11/2007 art. 30, Contr.
Coll. 29/11/2007 art. 87, Contr. Coll. 29/11/2007 art. 4, Contr. Coll. 29/11/2007 art. 13
In tema di pubblico impiego locale, l'illegittimo diniego di una posizione organizzativa comporta
il diritto del dipendente al risarcimento del danno per perdita di "chance", che va riconosciuto,
come entità patrimoniale a sé stante, ove sussista la prova di una concreta ed effettiva occasione
perduta; il danno, che non coincide con le retribuzioni perse, va liquidato in via equitativa
utilizzando quale parametro le retribuzioni perse, tenuto conto del grado di probabilità e della
natura di danno futuro, consistente nella perdita non di un vantaggio economico, ma della mera
possibilità di conseguirlo.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1218, Cod. Civ. art. 1223, Cod. Civ. art. 1226
Massime precedenti Vedi: N. 18207 del 2014 Rv. 632367 - 01, N. 6485 del 2021 Rv. 660630 -
01, N. 13483 del 2018 Rv. 648741 - 01
La disciplina dell'annullabilità degli atti contenenti rinunce del lavoratore a diritti garantiti da
norme inderogabili di legge o di contratto collettivo, prevista dall'art. 2113 c.c., riguarda le
ipotesi di rinuncia a un diritto già acquisito, mentre non trova applicazione qualora il diritto sia
ancora controverso e pertanto non possa dirsi già acquisito nel patrimonio del rinunciante
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2113 CORTE COST.
131
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
L'intervento del Fondo di Garanzia istituito presso l'INPS per la corresponsione del t.f.r., nei casi
di insolvenza del datore di lavoro, configura un diritto del lavoratore ad una prestazione
previdenziale distinto ed autonomo rispetto al credito vantato nei confronti del datore, diritto
che si perfeziona al verificarsi dei presupposti previsti dall'art. 2, comma 1, della l. n. 297 del
1982. Pertanto, ai fini dell'agibilità della copertura assicurativa del Fondo di Garanzia nell'ambito
della vicenda circolatoria dell'azienda, nel caso in cui la cessazione del rapporto sia avvenuta
dopo la retrocessione dell'azienda dall'affittuario al concedente fallito, il datore di lavoro attuale
insolvente, ai sensi del citato art. 2 della l. n. 297 del 1982, va individuato nel soggetto affittante
retrocessionario poi fallito, dovendosi escludere - in ragione della predetta autonomia fra il
credito vantato nei confronti del datore ed il diritto alla prestazione previdenziale - la
configurabilità di una responsabilità solidale ai sensi dell'art. 2112 c.c. con il Fondo.
Riferimenti normativi: Legge 29/05/1982 num. 297 art. 2 com. 1 CORTE COST., Cod. Civ. art.
2112, Cod. Civ. art. 2120 CORTE COST., Direttive del Consiglio CEE 20/10/1980 num. 987,
Direttive del Consiglio CEE 12/03/2001 num. 23
Massime precedenti Vedi: N. 17643 del 2020 Rv. 658937 - 02, N. 26021 del 2018 Rv. 651048 -
01, N. 16852 del 2020 Rv. 658580 - 01
132
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
Massime precedenti Vedi: N. 30992 del 2019 Rv. 655886 - 01, N. 4057 del 2021 Rv. 660534 -
02
133
SEZIONE LAVORO E SESTA LAVORO
In tema di omissioni contributive, l'art. 24, comma 1, del d.lgs. n. 46 del 1999, nel prevedere
espressamente che la riscossione dei contributi o premi dovuti agli enti previdenziali non versati
dal debitore nei termini di legge ovvero di quelli dovuti a seguito di accertamento d'ufficio, ivi
comprese le sanzioni e le somme aggiuntive, avviene mediante iscrizione a ruolo da effettuarsi
entro i termini di decadenza previsti dall'art. 25 del citato d.lgs., esclude l'applicabilità della
procedura di cui alla l. n. 689 del 1981 e la necessità di atti prodromici per la validità della
riscossione. Ne consegue che, ove sia stata proposta opposizione in sede amministrativa contro
l'atto di accertamento ispettivo, l'ente previdenziale deve procedere all'iscrizione a ruolo anche
se non sia intervenuta alcuna decisione in sede di gravame, senza che la mancata risposta
dell'organo competente configuri un tacito accoglimento dell'opposizione o determini
l'impossibilità di dare corso alla riscossione.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 26/02/1999 num. 46 art. 24 com. 1 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 26/02/1999 num. 46 art. 25, Legge 24/11/1981 num. 689 CORTE COST.
PENDENTE
134
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
Massime precedenti Vedi: N. 18002 del 2016 Rv. 641129 - 01, N. 26127 del 2019 Rv. 655556 -
01
178379 TRIBUTI ERARIALI DIRETTI - ACCERTAMENTO DELLE IMPOSTE SUI REDDITI (TRIBUTI
POSTERIORI ALLA RIFORMA DEL 1972) - ACCERTAMENTI E CONTROLLI - POTERI DEGLI UFFICI
DELLE IMPOSTE - IN GENERE Accertamento nei confronti di soggetto dichiarato fallito - Richiesta
al curatore fallimentare di dati e notizie tramite questionario - Ammissibilità - Fondamento.
136
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
ne abbia diritto, salvo che il curatore o l'imprenditore "in bonis" dimostrino di non aver potuto
adempiere alle richieste degli uffici, nel termine concesso, per causa a loro non imputabile.
Riferimenti normativi: Regio Decr. 16/03/1942 num. 267 art. 86, DPR 29/09/1973 num. 600
art. 32 CORTE COST. PENDENTE
In tema di imposta di registro, l'art. 20 del d.P.R. n. 131 del 1986 - nella formulazione successiva
alla l. n. 205 del 2017 cui, ai sensi dell'art. 1, comma 1084, della l. n. 145 del 2018, va
riconosciuta efficacia retroattiva (norme ritenute esenti da profili di illegittimità dalla Corte
costituzionale, rispettivamente, con sentenze n. 158 del 21 luglio 2020 e n. 39 del 16 marzo
2021) - deve essere inteso nel senso che l'Amministrazione finanziaria, nell'attività di
qualificazione degli atti negoziali, deve attenersi alla natura intrinseca ed agli effetti giuridici
dell'atto presentato alla registrazione, senza che assumano rilievo gli elementi extra-testuali e
gli atti, pur collegati, ma privi di qualsiasi nesso testuale con l'atto medesimo, salve le diverse
ipotesi espressamente regolate.(Nella specie, la S.C. ha cassato la sentenza che aveva ritenuto
legittimo l'avviso di liquidazione fondato sulla riqualificazione giuridica di due atti giuridici
collegati come operazione unitaria di cessione aziendale, sebbene realizzata previo conferimento
del ramo aziendale in una società costituita "ad hoc" e la cessione ad altra delle quote sociali
della conferitaria).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1362, DPR 26/04/1986 num. 131 art. 20 CORTE COST.,
Legge 27/12/2017 num. 205 art. 1 com. 87 CORTE COST. PENDENTE, Legge 30/12/2018 num.
145 art. 1 com. 1084 CORTE COST. PENDENTE
137
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di IVA, ove nell'ambito di una vendita l'acquirente rinunci al credito, derivante dal
parziale pagamento del prezzo del bene già oggetto di analogo negozio concluso in precedenza
tra le stesse parti, la rinuncia è soggetta all'applicazione dell'imposta, in quanto l'assunzione
dell'obbligo di non fare corrisponde a uno spostamento patrimoniale negativo e si configura,
pertanto, quale prestazione di servizi assoggettabile a imposizione.
Riferimenti normativi: DPR 26/10/1972 num. 633 art. 3 CORTE COST., DPR 26/10/1972 num.
633 art. 6 CORTE COST., DPR 26/10/1972 num. 633 art. 11, DPR 26/10/1972 num. 633 art.
15, DPR 26/10/1972 num. 633 art. 19 CORTE COST.
138
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
e, quindi, non solo che l'impresa finalizzata alla realizzazione dell'iniziativa si sia costituita in
forma societaria, ma anche che l'opificio sia divenuto atto all'uso entro il termine perentorio del
31 dicembre 1993, secondo la previsione dell'art. 18, comma 2, del d.l. n. 244 del 1995, conv.
dalla l. n. 341 del 1995.
Riferimenti normativi: DPR 06/03/1978 num. 218 art. 101, Decreto Legge 23/06/1995 num.
244 art. 18, Legge 08/08/1995 num. 341
La verifica, da parte del giudice tributario di secondo grado, dell'avvenuto deposito dell'atto
d'appello presso la segreteria del giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata, quando il
ricorso non sia notificato a mezzo di ufficiale giudiziario (ai sensi dell'art. 53, comma 2, del d.lgs.
n. 546 del 1992), costituisce oggetto di un accertamento di fatto, e non di un'interpretazione
degli atti processuali. Pertanto, la parte la quale lamenti che il giudice d'appello abbia dichiarato
inammissibile il gravame, sull'erroneo presupposto che il suddetto deposito non fosse avvenuto,
ha l'onere di impugnare la sentenza con la revocazione ordinaria, e non col ricorso per
cassazione.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 395 CORTE COST., Decreto Legisl. 31/12/1992 num.
546 art. 53 com. 2 CORTE COST.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 15227 del 2009 Rv. 608893 - 01
139
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di accertamento dei redditi con metodo sintetico, gli indici presuntivi di cui all'art. 1 del
d.m. 10 settembre 1992, come stabilito dal successivo art. 2, sono superati se il contribuente
dimostra che per lo specifico bene o servizio "sopporta" solo in parte le spese, dovendosi
attribuire valenza, atteso il pregnante significato del verbo "sopportare", non alla situazione
formale del pagamento, bensì alla prova concreta della provenienza delle somme impiegate.
Riferimenti normativi: DPR 29/09/1973 num. 600 art. 38 CORTE COST., DM min. EFI
10/09/1992
178449 TRIBUTI ERARIALI DIRETTI - IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE
(I.R.P.E.F.) (TRIBUTI POSTERIORI ALLA RIFORMA DEL 1972) - IN GENERE IRPEF - Bene
acquistato in regime di comunione legale, ma rientrante nell’attività di impresa esclusiva di uno
dei coniugi - Plusvalenza derivante da cessione - Regime dell’imputazione, per l’intero
ammontare, al coniuge percipiente - Fondamento.
In tema di IRPEF, qualora un bene sia stato acquistato da un coniuge in regime di comunione
legale, ma rientri nell'attività d'impresa esercitata separatamente, la plusvalenza conseguita dal
maggior prezzo di cessione è fiscalmente imputata per l'intero al coniuge esercente l'impresa,
costituendo esso il provento della propria attività e trovando la fattispecie regolazione nell'art.
4, lett. a), secondo periodo, del d.P.R. n. 917 del 1986 (periodo aggiunto dall'art. 26 del d.l. n.
69 del 1989, conv., con modif., nella l. n. 154 del 1989).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 177, Cod. Civ. art. 178, DPR 29/09/1973 num. 597 art. 4
CORTE COST., DPR 22/12/1986 num. 917 art. 4 lett. A
Massime precedenti Vedi: N. 3866 del 2005 Rv. 579581 - 01, N. 1034 del 2005 Rv. 579407 - 01
140
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
La TARES è dovuta indipendentemente dal fatto che l'utente utilizzi il servizio di smaltimento dei
rifiuti, atteso che il presupposto impositivo si identifica con l'espletamento, da parte dell'ente
pubblico, di un servizio nei confronti dell'intera collettività e non già in relazione a prestazioni
fornite ai singoli utenti, sicché la sola disponibilità dell'area produttrice di rifiuti determina la
debenza del tributo, salvo deroghe, riduzioni di tariffe e agevolazioni, per le quali è onere del
contribuente dedurre e provare la relativa sussistenza per vincere la presunzione legale di
produttività.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 06/12/2011 num. 201 art. 14, Legge 22/12/2011 num.
214 CORTE COST. PENDENTE, Legge 27/12/2013 num. 147 art. 1 com. 704 CORTE COST.,
Legge 27/12/2013 num. 147 art. 1 com. 705 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 10634 del 2019 Rv. 653952 - 01, N. 10787 del 2016 Rv. 639990 -
01
La notificazione degli avvisi e degli altri atti che per legge devono essere notificati al contribuente,
eseguita dai messi comunali ovvero dai messi speciali autorizzati dall'ufficio, ai sensi dell'art. 60,
comma 1, lett. a), del d.P.R. n. 600 del 1973, mediante consegna al portiere, deve essere seguita
dalla spedizione della raccomandata informativa "semplice", e non con avviso di ricevimento,
atteso che la lett. b-bis) dello stesso comma 1 fa riferimento alla sola raccomandata, senza
ulteriori specificazioni, trovando giustificazione tale procedura semplificata nella ragionevole
aspettativa che l'atto notificato venga effettivamente conosciuto dal destinatario, in quanto
consegnato a persone (familiari, addetti alla casa, personale di servizio, portiere, dipendente,
addetto alla ricezione) che hanno con lo stesso un rapporto riconosciuto dal legislatore come
astrattamente idoneo a tale fine.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 139 CORTE COST., DPR 29/09/1973 num. 600 art.
60 com. 1 lett. A CORTE COST., Decreto Legge 29/09/1973 num. 600 art. 60 com. 1 lett. BBIS
141
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
CORTE COST., Decreto Legge 04/07/2006 num. 223 art. 37 com. 27 lett. A CORTE COST.,
Legge 04/08/2006 num. 248 art. 1 CORTE COST.
142
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Non può ritenersi idonea la procura in calce al ricorso per cassazione - di cui deve quindi
dichiararsi l'inammissibilità - qualora essa sia rilasciata, in nome e per conto di una società di
capitali, da soggetto che, pur qualificandosi come legale rappresentante, specifichi di essere
"procuratore" della persona giuridica, come da atto notarile di cui siano indicati gli estremi ma
che non sia prodotto, con la conseguente impossibilità di verificare il potere rappresentativo del
soggetto, in relazione anche all'esigenza che la rappresentanza processuale non sia conferita
disgiuntamente da quella sostanziale.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 75 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 83 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 365
279377 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - IN GENERE In genere.
L'indennità dovuta a titolo di indebito arricchimento, prevista dall'art. 2042 c.c. e liquidata con
sentenza, a seguito di azione ex art. 2041 c.c., nei limiti della diminuzione patrimoniale subita
dalla parte nell'erogazione della prestazione, esula dall'ambito di applicazione dell'I.V.A., per
mancanza del presupposto oggettivo, non sussistendo un nesso diretto ed immediato tra la
prestazione e l'indennizzo medesimo, il quale si pone fuori da un rapporto sinallagmatico ed ha,
piuttosto, la funzione di compensare il pregiudizio economico di chi ha effettuato la prima, in tal
143
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
modo impoverendosi, con la reintegra del patrimonio nei limiti di tale impoverimento,
riequilibrando, così, l'incremento patrimoniale dell'arricchito.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2041, Cod. Civ. art. 2042, DPR 26/10/1972 num. 633 art.
1 CORTE COST., DPR 26/10/1972 num. 633 art. 3 CORTE COST.
144
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Qualora con il ricorso per cassazione si sollevino censure che comportino l'esame di delibere
comunali, decreti sindacali e regolamenti comunali, è necessario - in virtù del principio di
autosufficienza del ricorso stesso - che il testo di tali atti sia interamente trascritto e che siano,
inoltre, dedotti i criteri di ermeneutica asseritamente violati, con l'indicazione delle modalità
attraverso le quali il giudice di merito se ne sia discostato, non potendo la relativa censura
limitarsi ad una mera prospettazione di un risultato interpretativo diverso da quello accolto nella
sentenza, in quanto l'interpretazione dell'atto amministrativo costituisce un accertamento in
fatto istituzionalmente riservato al giudice di merito.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 360 CORTE COST.
Il ricorso per cassazione è improcedibile, ai sensi dell'art. 369, comma 2, c.p.c., qualora, in luogo
della copia autentica, sia depositata una copia della sentenza impugnata "uso studio", priva del
visto di conformità.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 369 CORTE COST.
177522 TRIBUTI (IN GENERALE) - "SOLVE ET REPETE" - CONDONO FISCALE Art. 12 della l. n.
289 del 2002 - Interpretazione costituzionalmente orientata - Proroga dal 16 aprile 2004 al 18
aprile 2005 del termine di pagamento della seconda rata del condono - Operatività - Contribuenti
adempienti la prima rata anteriormente al d.l. n. 143 del 2003 - Inclusione - Destinatari della
proroga dei termini - Contribuenti che all’entrata in vigore del d.l. n. 143 del 2003 non avevano
effettuato versamenti “utili” previsti dall’art. 12 l. n. 289 del 2002 - Nozione - Versamenti
immediatamente estintivi di detti obblighi, ossia effettuati in unica soluzione - Conseguenze.
145
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
non avevano effettuato versamenti utili per la definizione degli adempimenti e degli obblighi
tributari di cui all'art. 12 (tra gli altri) della l. n. 289 del 2002 - vanno interpretati nel senso che
per versamenti "utili" devono intendersi quelli immediatamente estintivi di detti obblighi, ossia
quelli effettuati "in unica soluzione".
Riferimenti normativi: Decreto Legge 24/04/2003 num. 143 art. 1 CORTE COST., DM Finanze
08/04/2004 art. 1 com. 2, Legge 27/12/2002 num. 289 art. 12 CORTE COST. PENDENTE, Legge
01/08/2003 num. 212 art. 1
279438 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - OBBLIGHI DEI CONTRIBUENTI - PAGAMENTO DELL'IMPOSTA -
RIMBORSI Rimborso - Rinuncia al rimborso - Compensazione - Ammissibilità - Modalità.
In tema di IVA, il contribuente può modificare l'originaria richiesta di rimborso, optando per la
compensazione del credito, solo mediante una dichiarazione integrativa, senza che sia
configurabile una revoca implicita, da presentarsi entro l'anno successivo alla maturazione del
credito medesimo, ai sensi dell'art. 17 del d.lgs. n. 241 del 1997, in quanto il principio di
alternatività tra rimborso e detrazione esclude l'illimitata possibilità di revoca della scelta del
rimborso, originariamente effettuata.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 18/12/1997 num. 471 art. 13 com. 1 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 09/07/1997 num. 241 art. 17 CORTE COST.
146
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
177213 TRIBUTI (IN GENERALE) - REPRESSIONE DELLE VIOLAZIONI DELLE LEGGI FINANZIARIE
- SANZIONI CIVILI E AMMINISTRATIVE - IN GENERE Acquisti intracomunitari - Regime
dell’inversione contabile - Operazione trattata come fuori campo IVA - Omesse autofattura e
detrazione - Violazione meramente formale - Esclusione - Fondamento.
177212 TRIBUTI (IN GENERALE) - REPRESSIONE DELLE VIOLAZIONI DELLE LEGGI FINANZIARIE
- RICORSI Art. 6, commi 9-bis, 9-bis.1, 9-bis.2 e 9.bis.3, del d.lgs. n. 471 del 1997 - Fattispecie
corrispondenti a criteri di progressività - Distinzione.
In tema di sanzioni per le violazioni degli obblighi relativi all'IVA, le fattispecie contemplate nei
commi 9-bis, 9-bis.1, 9-bis.2 e 9-bis.3 dell'art. 6 del d.lgs. n. 471 del 1997, rispondendo a criteri
di progressività, in relazione all'effettivo pregiudizio subito dall'erario e alla pericolosità della
condotta per l'esercizio di un'efficace azione di controllo, disciplinano: a) il comma 9-bis,
l'inosservanza degli adempimenti dell'inversione contabile (o "reverse charge") da parte del
cessionario o committente che agisca nell'esercizio di imprese, arti o professioni, distinguendo,
a sua volta: a.1) sanzioni in misura fissa (primo periodo), riguardanti i casi di irregolare
adempimento delle operazioni di "reverse charge"); a.2) sanzioni in misura proporzionale
(secondo periodo), per l'omessa annotazione nei registri contabili ai fini delle imposte sui redditi;
a.3) sanzioni, anch'esse proporzionali, derivanti dall'indebita detrazione e dichiarazione infedele
(terzo periodo), per i casi in cui l'IVA non risulti detraibile, scaturenti dall'applicazione dell'art.
5, comma 4, e del comma 6, con riferimento all'imposta che non poteva detrarsi dal cessionario
o committente, sanzioni tutte da applicarsi anche in caso di omessa autofatturazione e omessa
147
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
regolarizzazione della fattura ricevuta dal cedente; b) i commi 9-bis.1 e 9-bis.2, le due speculari
ipotesi di "concorde errore", dovuto alla difficoltà di qualificare l'operazione ai fini della corretta
scelta del regime applicabile, quali, rispettivamente, il caso in cui l'IVA sia assolta dal cedente,
benché l'operazione fosse sottoposta al regime del "reverse charge" e, viceversa, il caso in cui
l'IVA sia assolta dal cessionario mediante inversione contabile, sebbene l'operazione fosse
sottoposta al regime ordinario, entrambi casi in cui l'acquirente/committente, godendo del diritto
di detrazione, è sanzionato in misura fissa; c) il comma 9-bis.3, l'esclusione della sanzionabilità
in caso di applicazione dell'inversione contabile a operazioni esenti, non imponibili o comunque
non soggette a imposta, per la mancanza, in sé, di danno per l'erario, disponendo l'espunzione
sia del debito computato nella liquidazione dell'imposta, sia della corrispondente detrazione,
laddove l'insidiosità insita nelle operazioni inesistenti comporta una sanzione irrogata nella
misura compresa tra il cinque e il dieci per cento dell'imponibile, con un minimo di euro 1000,00.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 18/12/1997 num. 471 art. 6 com. 9, Decreto Legisl.
18/12/1997 num. 471 art. 6 com. 9, Decreto Legisl. 18/12/1997 num. 471 art. 6, Decreto
Legisl. 24/09/2015 num. 158 art. 15 com. 1 lett. F
Il sopravvenuto fallimento della società estinta (nella specie, una s.r.l.) entro un anno dalla
cancellazione dal registro delle imprese non comporta il venire meno della soggettività passiva
del socio di detta società e, quindi, della sua legittimazione processuale, considerato che egli è
la "giusta parte" del processo instaurato avverso l'avviso di accertamento allo stesso
correttamente notificato quale successore e che la previsione dell'art. 10 l.fall. non comporta
una reviviscenza della medesima società.
Riferimenti normativi: Legge Falliment. art. 10 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 75 CORTE
COST., Cod. Proc. Civ. art. 110, Cod. Civ. art. 2312, Cod. Civ. art. 2495 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 6070 del 2013 Rv. 625324 - 01
148
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di società, la persona che, benchè priva della corrispondente investitura formale, si
accerti essersi inserita nella gestione della società stessa, impartendo direttive e
condizionandone le scelte operative, va considerata amministratore di fatto ove tale ingerenza,
lungi dall'esaurirsi nel compimento di atti eterogenei ed occasionali, riveli avere caratteri di
sistematicità e completezza (Nella specie, la S.C. ha confermato la decisione che aveva ritenuto
amministratore di fatto colui che aveva aperto un conto corrente intestato alla società, aveva la
disponibilità della documentazione riferibile alla stessa nonché delle password di accesso alla
posta elettronica e dei recapiti dei fornitori).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2380 bis, Cod. Civ. art. 2393 bis
In tema di riscossione coattiva, alla luce della particolare struttura dell'atto "impoesattivo" di cui
all'art. 29, del d.l. n. 78 del 2010, conv. dalla l. n. 122 del 2010, per cui l'avviso di accertamento,
prima solo impositivo, diventa titolo esecutivo decorsi sessanta giorni dalla notifica al
contribuente, senza necessità dell'emissione di una successiva cartella di pagamento, e
considerando che l'attribuzione della natura esecutiva agli atti impositivi emessi
dall'Amministrazione finanziaria assolve alla precipua funzione di potenziare le attività di
riscossione, è senz'altro sufficiente - per il principio dell'unitarietà del procedimento -
l'indicazione del solo responsabile del procedimento dell'avviso di accertamento, e non anche di
quello delle successive fasi.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 31/05/2010 num. 78 art. 29, Legge 30/07/2010 num. 122
CORTE COST. PENDENTE, Decreto Legge 31/12/2007 num. 248 art. 36 com. 4 CORTE COST.,
Legge 28/02/2008 num. 31 CORTE COST. PENDENTE, Legge 27/07/2000 num. 212 art. 7
CORTE COST., Legge 07/08/1990 num. 241 art. 5
149
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In materia di scudo fiscale, la presentazione della dichiarazione riservata di cui all'art. 13-bis del
d.l. n. 78 del 2009, conv. dalla l. n. 102 del 2009, non è preclusiva del potere di accertamento
tributario ove il contribuente, alla data di presentazione della stessa, avesse già, ai sensi dell'art.
14, comma 7, del d.l. n. 350 del 2001, conv. dalla l. n. 409 del 2001, "formale conoscenza"
dell'avvio dell'attività di accertamento; tale condizione non si esaurisce nella "formale notifica"
di un atto ma ricorre anche nel caso del compimento di attività - quali, tra l'altro, gli accessi, le
ispezioni, le verifiche, la partecipazione al contraddittorio, l'invio e la risposta a questionari, le
acquisizioni probatorie ed istruttorie - che abbiano coinvolto il contribuente e si siano tradotte in
atti del procedimento specifici e di contenuto pertinente - la cui valutazione è di competenza del
giudice di merito - all'accertamento medesimo. (Nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza
di merito che aveva ravvisato la "formale conoscenza" dell'attività di accertamento dell'Ufficio in
capo al contribuente dalla perquisizione penale dallo stesso subita, fonte dell'accertamento
tributario alla stregua dell'art. 41-bis del d.P.R. n. 600 del 1973).
Riferimenti normativi: Legge 03/08/2009 num. 102 art. 11, Legge 03/08/2009 num. 102 art.
13 bis, Legge 03/08/2009 num. 102 art. 14, Legge 03/08/2009 num. 102 art. 15, Legge
03/08/2009 num. 102 art. 16, Legge 03/08/2009 num. 102 art. 19, Legge 03/08/2009 num.
102 art. 20, Decreto Legge 01/07/2009 num. 78 CORTE COST., Legge 23/11/2001 num. 409,
Decreto Legge 25/09/2001 num. 350
In tema di contenzioso tributario, qualora l'appello principale sia inammissibile per mancato
deposito dell'atto d'impugnazione nella segreteria della Commissione tributaria che ha
pronunciato la sentenza impugnata, è inammissibile anche l'appello incidentale egualmente non
depositato, atteso che tale obbligo di deposito deve ritenersi imposto anche all'appellante
incidentale, pur se tempestivo, ai sensi dell'art. 53, comma 2, del d.lgs. n. 546 del 1992, vigente
"ratione temporis", in quanto diretto ad evitare il rischio di un'erronea attestazione del passaggio
in giudicato della sentenza impugnata da parte della segreteria del giudice di primo grado.
150
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 53 com. 2 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 21/11/2014 num. 175 art. 36
138080 PROVA CIVILE - DOCUMENTALE (PROVA) - COPIE DEGLI ATTI - FOTOGRAFICHE Copia
fotostatica - Disconoscimento della conformità all'originale - Modalità - Conseguenze.
In tema di prova documentale, il disconoscimento, ai sensi dell'art. 2719 c.c., della conformità
tra una scrittura privata e la copia fotostatica, prodotta in giudizio non ha gli stessi effetti di
quello della scrittura privata, previsto dall'art. 215, comma 1, n. 2, c.p.c., in quanto, mentre
quest'ultimo, in mancanza di verificazione, preclude l'utilizzabilità della scrittura, la
contestazione di cui all'art. 2719 c.c. non impedisce al giudice di accertare la conformità della
copia all'originale anche mediante altri mezzi di prova, comprese le presunzioni.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2719, Cod. Proc. Civ. art. 215
151
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Massime precedenti Vedi: N. 14409 del 2017 Rv. 647679 - 01, N. 31079 del 2019 Rv. 656344 -
01
178369 TRIBUTI ERARIALI DIRETTI - ACCERTAMENTO DELLE IMPOSTE SUI REDDITI (TRIBUTI
POSTERIORI ALLA RIFORMA DEL 1972) - IN GENERE Omessa indicazione di redditi detenuti
all'estero nel quadro RW - Presunzione di fruttuosità - Onere della prova contraria - A carico del
contribuente.
133200 PROCEDIMENTO CIVILE - NOTIFICAZIONE - A MEZZO POSTA Art. 8 della l. n. 890 del
1982 - Assenza del destinatario e mancanza o assenza delle altre persone abilitate a ricevere il
piego - Formalità prescritte - Compilazione dell'avviso di ricevimento da restituire unitamente al
piego al mittente - Mancata indicazione nell'avviso di ricevimento delle operazioni effettuate -
Nullità della notificazione - Sussistenza.
In caso di notificazione a mezzo posta, l'ufficiale postale, qualora non abbia potuto consegnare
l'atto al destinatario o a persona abilitata a riceverlo in sua vece, ai sensi degli artt. 8 e 9 della
l. n. 890 del 1982, ha l'obbligo, dopo avere accertato che il destinatario non ha cambiato
residenza, dimora o domicilio, ma è temporaneamente assente, e che mancano persone abilitate
a ricevere il piego, di rilasciare al notificando l'avviso del deposito del piego nell'ufficio postale e
di provvedere, eseguito il deposito, alla compilazione dell'avviso di ricevimento che, con la
152
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
menzione di tutte le formalità eseguite, deve essere restituito con il piego al mittente, dopo la
scadenza del termine di giacenza dei dieci giorni dal deposito; ne consegue che, ove l'avviso di
ricevimento non contenga precisa menzione di tutte le descritte operazioni e in difetto di
dimostrazione dell'attività svolta dall'ufficiale postale offerta "aliunde" dal notificante, la notifica
é radicalmente nulla.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 149 CORTE COST., Legge 20/11/1982 num. 890 art.
9, Legge 20/11/1982 num. 890 art. 8 CORTE COST.
In tema di riscossione delle imposte nei confronti delle società di persone, a fronte della notifica
della cartella di pagamento al socio illimitatamente responsabile per debito della società,
l'ammissione della società debitrice del tributo alla procedura di concordato preventivo non
costituisce, di per sé, prova dell'insufficienza del patrimonio sociale, tale da giustificare
l'esecuzione nei confronti del socio che ha eccepito il "beneficium excussionis", essendo
necessario che sia offerta la prova dell'impossibilità del soddisfacimento sul patrimonio sociale
mediante la procedura concorsuale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2313, Cod. Civ. art. 2304, Cod. Civ. art. 2315
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 28709 del 2020 Rv. 659872 - 01
279453 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - OGGETTO - CESSIONE DI BENI - IN GENERE Compravendita
immobiliare - Prezzo di cessione non inferiore al valore catastale ex art. 52, comma 4, del d.P.R.
n. 131 del 1986 - Rettifica dell'imposta - Presupposti - Limiti.
In tema di IVA, in caso di cessione di beni immobili, ai fini della determinazione della base
imponibile, l'art. 15 del d.l. n. 41 del 1995, conv. dalla l. n. 85 del 1995, applicabile "ratione
temporis", deve essere interpretato nel senso che qualora il corrispettivo indicato nell'atto di
compravendita sia uguale o superiore al valore indicato dall'art. 52, comma 4, del d.P.R. n. 131
153
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
del 1986, può essere emesso avviso di rettifica unicamente nel caso in cui il prezzo reale risulti
da un documento scritto, non essendo ammissibile la prova per presunzioni.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 23/02/1995 num. 41 art. 15, Legge 22/03/1995 num. 85
CORTE COST., DPR 26/10/1972 num. 633 art. 13, DPR 26/10/1972 num. 633 art. 54 com. 2,
DPR 26/04/1986 num. 131 art. 52 com. 4 CORTE COST.
In tema di determinazione della rendita catastale di area adibita a cava estrattiva suscettibile di
edificazione secondo lo strumento urbanistico vigente, non assume rilevanza l'originaria
qualificazione agricola del bene, desumibile dalle risultanze dell'iscrizione in catasto, dovendosi
avere riguardo alla potenzialità edificatoria del bene, sicché la base imponibile va determinata
sulla base del valore venale.
Riferimenti normativi: DPR 26/04/1986 num. 131 art. 52 com. 1 CORTE COST., DPR 26/04/1986
num. 131 art. 52 com. 4 CORTE COST.
279415 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - DISPOSIZIONI PER PARTICOLARI CATEGORIE DI CONTRIBUENTI
Attività agricola - Regime speciale ex art. 34 del d.P.R. n. 633 del 1972 - Rapporto di soccida -
Applicabilità - Fondamento.
Massime precedenti Vedi: N. 4913 del 2007 Rv. 595972 - 01, N. 5408 del 2016 Rv. 639124 - 01
154
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di contenzioso tributario, la notificazione dell'appello tramite il messo di cui all'art. 16,
comma 4, del d.lgs. n. 546 del 1992, equivale a quella effettuata a mezzo di ufficiale giudiziario,
di talché egli è onerato, ex art. 123, comma 1, disp. att. c.p.c., di dare immediato avviso scritto
dell'avvenuta notifica al cancelliere del giudice che ha reso la sentenza impugnata; onere il cui
inadempimento non è sanzionato con l'inammissibilità del gravame, essendo tale attività del
tutto fuori dalle possibilità di verifica attiva e sostitutiva della parte appellante.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 16 com. 4 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 38 com. 2, Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art.
53 com. 2 CORTE COST., Cod. Civ. Disp. Att. e Trans. art. 123 com. 1 CORTE COST.
177213 TRIBUTI (IN GENERALE) - REPRESSIONE DELLE VIOLAZIONI DELLE LEGGI FINANZIARIE
- SANZIONI CIVILI E AMMINISTRATIVE - IN GENERE Sanzioni amministrative tributarie - Potere
di disapplicazione del giudice - Obiettiva incertezza normativa - Abuso del diritto - Condotta
antecedente alla sentenza CGUE 21 febbraio 2006 - Rilevanza - Esclusione - Fattispecie.
In tema di IVA e sanzioni amministrative per violazioni di norme tributarie, non essendovi
incompatibilità strutturale e logica tra abuso del diritto e l'esimente di cui all'art. 8 d.lgs. n. 546
del 1992, non sussistono i presupposti per la disapplicazione - alla luce della giurisprudenza della
Corte di giustizia UE (causa C-255/02, Halifax, del 21 febbraio 2006) - della previsione
menzionata con riferimento alle sanzioni per la violazione di principio generale antielusivo il
quale, sia pure espressamente delineato e codificato solo successivamente al compimento delle
condotte oggetto di provvedimento sanzionatorio, è nondimeno principio immanente
nell'ordinamento. (Fattispecie in tema d'IVA riferita a comportamento del contribuente risalente
al 2004, antecedente alla giurisprudenza unionale in materia di divieto di abuso del diritto e
all'introduzione dell'art. 10-bis st.contr. ad opera dell'art. 1 d.lgs. n. 128 del 2015).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 8, Legge 27/07/2000 num.
212 art. 10 bis, Decreto Legisl. 05/08/2015 num. 128 art. 1, Decreto Legisl. 18/12/1997 num.
471 CORTE COST.
155
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Massime precedenti Vedi: N. 3108 del 2019 Rv. 652716 - 01, N. 34750 del 2019 Rv. 656427 -
01
In tema di imposta di registro, l'intervenuto giudicato afferente alla qualificazione giuridica del
negozio è opponibile nel separato giudizio avente a oggetto la determinazione dell'imposta
ipotecaria e catastale inerente al medesimo negozio, attesa la comunanza del presupposto
impositivo per la determinazione delle imposte tra loro connesse.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2909 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 324 CORTE COST.,
DPR 26/04/1986 num. 131 CORTE COST. PENDENTE
279299 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SULLE
SUCCESSIONI E DONAZIONI - ALIQUOTE - IMPOSTA SULLE SUCCESSIONI - IN GENERE Art. 56-
bis, comma 1, del d.lgs. n. 346 del 1990 - Liberalità atipiche - Sottoposizione a imposta -
Condizioni - Fattispecie.
In tema di imposta sulle successioni e donazioni, reintrodotta dall'art. 2, comma 47, del d.l. n.
262 del 2006, conv. dalla l. n. 286 del 2006, l'art. 56 bis, comma 1, del d.lgs. n. 346 del 1990
va interpretato nel senso che le liberalità atipiche, cioè risultanti da atti di disposizione con i quali
è realizzato un arricchimento del donatario correlato ad un impoverimento del donante, senza
l'adozione della forma solenne di cui all'art. 769 c.c. (tra le quali rientra il bonifico sul conto
corrente, da qualificare come donazione diretta), in quanto costituiscono manifestazione di
capacità contributiva, sono accertate e sottoposte ad imposta in presenza di una dichiarazione
della loro esistenza, resa dall'interessato nell'ambito di procedimenti diretti all'accertamento di
tributi, e allorché sia superata la soglia di rilevanza fiscale.
156
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 769, Decreto Legisl. 21/10/1990 num. 346 art. 56 bis,
Decreto Legge 03/10/2006 num. 262 art. 2 com. 47 CORTE COST., Legge 24/11/2006 num.
286 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 27665 del 2020 Rv. 659967 - 01, N. 15144 del 2017 Rv. 644712 -
01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 18725 del 2017 Rv. 645125 - 01
In tema di imposta sulla pubblicità, è tassabile il cartello collocato in area portuale, in quanto la
natura demaniale di un bene concesso in uso ai privati è del tutto irrilevante ai fini
dell'assoggettamento di detta area all'imposizione fiscale del Comune.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 15/11/1993 num. 507 art. 1, Decreto Legisl. 15/11/1993
num. 507 art. 5 CORTE COST.
157
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di TOSAP, poiché ai fini dell'esenzione dall'imposta di cui all'art. 49, del d.lgs. n. 507 del
1993, devono sussistere sia il requisito soggettivo, dato dalla natura di ente pubblico non
economico del soggetto agente, sia il requisito oggettivo, costituito da un'occupazione effettuata
nel perseguimento di una delle finalità tipiche indicate dalla norma stessa, tra cui quella di
assistenza, detta esenzione non spetta all'Agenzia per la casa (ex IACP) in caso di occupazione
di suolo pubblico al fine di mettere in sicurezza e manutenere un edificio di sua proprietà, le cui
unità sono date in locazione a canone agevolato, dal momento che trattasi di attività posta in
essere in adempimento di obblighi contrattuali ed extracontrattuali, in difetto del requisito
oggettivo della immediata finalità assistenziale, restando irrilevanti le finalità statutarie dell'ente,
che attengono invece alla definizione del requisito soggettivo.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 15/11/1993 num. 507 art. 49 lett. A
Massime precedenti Vedi: N. 17617 del 2021 Rv. 661761 - 01, N. 2179 del 2020 Rv. 656779 -
01
In tema di imposta di registro, ai fini del rispetto dell'obbligo di motivazione dell'avviso di rettifica
di cui all'art. 52, commi 2 e 2 bis, del d.P.R. n. 131 del 1986, è sufficiente la riproduzione del
contenuto essenziale degli atti utilizzati come parametro di riferimento, con la specificazione che
trattasi, per ciascun atto, di valori dichiarati o accertati, senza che da questo derivi un ulteriore
obbligo di allegare o riportare eventuali avvisi di accertamento relativi agli atti oggetto di
comparazione.
Riferimenti normativi: DPR 26/04/1986 num. 131 art. 51
158
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
279412 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - BASE IMPONIBILE - DETRAZIONI Operazioni intracomunitarie -
Sistema del "reverse charge" - Diritto alla detrazione - Inerenza dell'operazione - Necessità -
Conseguenze.
In tema d'IVA, riguardo alle operazioni intracomunitarie ed al meccanismo del "reverse charge",
come chiarito dalla giurisprudenza unionale, il diritto alla detrazione da parte del cessionario,
derivante dall'annotazione nel registro degli acquisti, presuppone la sussistenza del requisito
dell'inerenza dell'operazione all'attività d'impresa, sicché l'eventuale l'insussistenza di una
connessione con l'attività d'impresa del soggetto passivo comporta la ripresa della somma
portata in detrazione, ferma l'imposta dovuta.
Riferimenti normativi: DPR 26/10/1972 num. 633 art. 17 CORTE COST., Direttive del Consiglio
CEE 17/05/1977 num. 388 art. 17 com. 2, DPR 26/10/1972 num. 633 art. 19 CORTE COST.
177213 TRIBUTI (IN GENERALE) - REPRESSIONE DELLE VIOLAZIONI DELLE LEGGI FINANZIARIE
- SANZIONI CIVILI E AMMINISTRATIVE - IN GENERE Violazioni formali ex art. 10, comma 3,
della l. n. 212 del 2000 - Violazioni meramente formali ex art. 6, comma 5-bis, del d.lgs. n. 472
del 1997 - Contrasto - Insussistenza - Fondamento.
In tema di sanzioni tributarie, non esiste alcuna distonia tra le violazioni formali ex art. 10,
comma 3, della l. n. 212 del 2000 e quelle meramente formali ex art. 6, comma 5-bis, del d.lgs.
n. 472 del 1997, atteso che quest'ultima disposizione precisa la portata della norma dello Statuto
del contribuente disponendo che l'esclusione della punibilità sia limitata alle sole violazioni
meramente formali, ossia a quelle che non arrecano pregiudizio all'esercizio dell'attività di
controllo e che, contestualmente, non incidono sulla determinazione della base imponibile,
dell'imposta e sul versamento del tributo.
Riferimenti normativi: Legge 27/07/2000 num. 212 art. 10 com. 3, Decreto Legisl. 18/12/1997
num. 472 art. 6 com. 5 CORTE COST.
159
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di rimessione in termini di cui all'art. 153 c.p.c. (art. 184-bis c.p.c., prima della l. n. 69
del 2009), che trova applicazione anche al processo tributario, sempre che la richiesta sia
tempestiva e corredata di una adeguata dimostrazione dell'assolutezza dell'impedimento, non
sussistono i requisiti della causalità e della assolutezza dell'impedimento, tali da giustificare la
tardività della proposizione del ricorso originario del contribuente, nell'ipotesi di chiusura
dell'ufficio postale nell'ultimo giorno utile per effettuare la notifica, a causa dello sciopero del
personale, poiché nel rito speciale tributario il contribuente può effettuare la notifica del ricorso
di primo grado anche mediante consegna diretta alla Agenzia delle entrate, all'impiegato
addetto, che ne rilascia ricevuta ai sensi dell'art. 16, comma 3, del d.lgs. n. 546 del 1992.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 153 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 184 bis CORTE
COST., Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 16 CORTE COST., Legge 18/06/2009 num.
69 art. 46 CORTE COST.
279443 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - OBBLIGHI DEI CONTRIBUENTI - REGISTRAZIONE DELLE FATTURE
- IN GENERE Detrazione di imposta - Violazione di obblighi formali di tenuta, registrazione e
conservazione delle fatture - Diritto a detrazione - Sussistenza - Ragioni - Principio di neutralità
fiscale - Sanzioni - Applicabilità - Fondamento.
In forza del principio di neutralità fiscale dell'IVA, pur in presenza di violazioni degli obblighi
formali di tenuta, registrazione e conservazione delle fatture, per cui permane la possibilità di
irrogare le relative sanzioni non potendosi qualificare le stesse come meramente formali, sussiste
comunque il diritto alla detrazione purché tutti gli obblighi sostanziali siano soddisfatti, salvo che
la parte abbia omesso di effettuare gli obblighi formali in vista di un intento fraudolento e di
evasione, ovvero la violazione sia finalizzata ad impedire che sia fornita la prova certa del rispetto
dei requisiti sostanziali.
Riferimenti normativi: DPR 26/10/1972 num. 633 art. 21, Decreto Legisl. 20/02/2004 num. 52
art. 26, Direttive del Consiglio CEE 28/11/2006 num. 112, Decreto Legge 30/08/1993 num.
331 art. 41, Decreto Legge 30/08/1993 num. 331 art. 44, Decreto Legge 30/08/1993 num.
331 art. 45, Legge 29/10/1993 num. 423 CORTE COST.
160
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di contenzioso tributario, a seguito di cancellazione della società di capitali dal registro
delle imprese, alla definitiva estinzione dell'ente consegue la successione degli ex soci nei
rapporti debitori già facenti capo alla società cancellata, ma non definiti all'esito della
liquidazione, e ciò indipendentemente dalla circostanza che essi abbiano goduto di un qualche
riparto in base al bilancio finale di liquidazione; ne consegue l'interesse dell'Agenzia delle entrate
a procurarsi un titolo nei confronti di quest'ultimi, potendovi essere la possibilità di
sopravvenienze attive o di beni e diritti non contemplati nel bilancio. (Fattispecie in tema di ricavi
occultati, non rilevabili documentalmente, ritenuti dalla S.C. presuntivamente distribuiti a favore
dei soci).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2495 CORTE COST.
In tema di agevolazioni tributarie, l'art. 5, comma 1, del d.l. n. 78 del 2009, conv., con modif.,
dalla l. n. 102 del 2009 (cd. "Tremonti ter"), subordina la detassazione degli investimenti in
macchinari alla contemporanea presenza di una duplice condizione: a) che si tratti di investimenti
di "nuovi" macchinari e/o "nuove" apparecchiature, compresi nella divisione 28 della tabella
ATECO, realizzati dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2010; b) che siano strumentali all'attività
d'impresa, correlandosi, pertanto, l'agevolazione ad un costo effettivamente rimasto a carico del
contribuente, venendo meno, altrimenti, la funzione stessa del beneficio che è quella di
incentivare gli investimenti in elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati durevolmente
nell'ambito dell'impresa, con la conseguenza che la detassazione in esame non può operare
riguardo a beni destinati a terzi (cd. bene-merce).
161
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
Riferimenti normativi: Legge 03/08/2009 num. 102 art. 1 CORTE COST., Decreto Legge
01/07/2009 num. 78 art. 5, DPR 22/12/1986 num. 917 art. 109 com. 5
178468 TRIBUTI ERARIALI DIRETTI - IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE
(I.R.P.E.F.) (TRIBUTI POSTERIORI ALLA RIFORMA DEL 1972) - REDDITI DI IMPRESA -
DETERMINAZIONE DEL REDDITO - DETRAZIONI - IN GENERE Costi relativi a veicoli aziendali -
Deducibilità - Condizioni.
162
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
L'invito al pagamento del contributo unificato, anche se emanato senza la contestuale irrogazione
di una sanzione, deve essere notificato al contribuente nelle forme di cui all'art. 137 c.p.c. presso
il domicilio eletto, o altrimenti presso l'ufficio, non potendosi considerare equipollente a tali forme
la trasmissione a mezzo telefax al difensore costituito, in assenza di una specifica disposizione
che lo consenta; ne consegue che in tale ultima ipotesi trova applicazione il principio generale in
tema di atti tributari per cui la nullità della notifica di un atto presupposto inficia gli atti successivi
determinandone la nullità.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 137 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 156, DPR
29/05/2002 num. 115 art. 248 CORTE COST., Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 19
CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 31894 del 2018 Rv. 651896 - 01, N. 23919 del 2017 Rv. 646794 -
01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 14570 del 2007 Rv. 598037 - 01
Nel processo tributario, in forza del rinvio operato dall'art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 546 del
1992 alle norme del codice di procedura civile, trova applicazione l'istituto di cui all'art. 214
163
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
c.p.c. e segg., con la conseguenza che, una volta avvenuto il disconoscimento della scrittura
privata prodotta in giudizio, ove non sia raggiunta la prova della sua provenienza dalla parte che
l'ha disconosciuta, il documento è inutilizzabile ai fini della decisione anche quale fonte di indizi,
potendo, peraltro, la parte interessata dare prova del suo contenuto con i mezzi ordinari, nei
limiti della loro ammissibilità.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 214, Cod. Civ. art. 2702, Decreto Legisl. 31/12/1992
num. 546 art. 1 com. 2
Massime precedenti Vedi: N. 13333 del 2019 Rv. 653994 - 01, N. 33769 del 2019 Rv. 656333 -
02, N. 23155 del 2014 Rv. 633325 - 01, N. 20144 del 2005 Rv. 584567 - 01
Anche in materia tributaria trova applicazione il principio secondo cui, a fronte della natura
estintiva della prescrizione eccepita dal contribuente, l'individuazione del termine legale
applicabile è rimessa al giudice di merito, il quale, in difetto di specifica precisazione, è comunque
tenuto ad interpretare la volontà della parte nella formulazione della relativa eccezione e a
verificare la maturazione o meno della prescrizione, avuto riguardo agli atti di esercizio della
potestà impositiva ed eventualmente interruttivi, il cui onere di allegazione e prova grava sul
creditore erariale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2934, Cod. Civ. art. 2946 CORTE COST., Cod. Civ. art.
2948 CORTE COST., Cod. Civ. art. 2697 CORTE COST., Decreto Legisl. 18/12/1997 num. 472
art. 20 com. 3
Massime precedenti Vedi: N. 29822 del 2019 Rv. 656248 - 02, N. 30303 del 2021 Rv. 662611 -
01, N. 5413 del 2021 Rv. 660710 - 01
164
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
In tema di imposta di registro, il contratto con il quale viene convenuta la risoluzione del
contratto di vendita con riserva di proprietà di un immobile, comportando la retrocessione del
bene oggetto del contratto risolto (cosa che per la legge di registro si verifica anche nella ipotesi
di vendita con riserva di proprietà, dato che tale normativa considera detta vendita
immediatamente produttiva dell'effetto traslativo), deve essere assoggettato alla imposta
proporzionale da applicarsi con la aliquota prevista per i trasferimenti immobiliari.
Riferimenti normativi: DPR 26/10/1972 num. 634 art. 26, DPR 26/10/1972 num. 634 art. 27,
Cod. Civ. art. 1523
In tema di IMU, ai fini dell'esenzione prevista dall'art. 13, comma 2, del d.l. n. 201 del 2011,
conv. con modif. dalla l. n. 214 del 2011, come novellato dall'art. 4, comma 5, del d.l. n. 16 del
2012, conv. con modif. dalla l. n. 44 del 2012, la nozione di abitazione principale postula l'unicità
dell'immobile e richiede la stabile dimora del possessore e del suo nucleo familiare, sicché non
possono coesistere due abitazioni principali riferite a ciascun coniuge sia nell'ambito dello stesso
Comune che in Comuni diversi.
Riferimenti normativi: Decreto Legge 12/06/2011 num. 201 art. 13 com. 2 CORTE COST., Legge
22/12/2011 num. 214 CORTE COST. PENDENTE, Decreto Legge 02/03/2012 num. 16 art. 4
com. 5 CORTE COST., Legge 26/04/2012 num. 44 CORTE COST.
279410 TRIBUTI ERARIALI INDIRETTI (RIFORMA TRIBUTARIA DEL 1972) - IMPOSTA SUL
VALORE AGGIUNTO (I.V.A.) - BASE IMPONIBILE - IN GENERE Scissione parziale di società -
Rapporti contrattuali trasferiti - Rivalsa della società scissa per le anticipazioni versate a titolo di
corrispettivo delle prestazioni ricevute dalla beneficiaria - Art. 3, comma 3, ultimo periodo, del
d.P.R. n. 633 del 1972 - Applicabilità - Esclusione - Fondamento - Conseguenze.
In tema di IVA, la società scissa, nel caso di rivalsa per le anticipazioni versate a titolo di
corrispettivo delle prestazioni ricevute dalla società beneficiaria in dipendenza di rapporti
contrattuali trasferiti a quest'ultima per effetto di scissione parziale, non si configura quale
165
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
mandataria senza rappresentanza della società beneficiaria, con la conseguenza che va esclusa
l'applicabilità dell'art. 3, comma 3, ultimo periodo, del d.P.R. n. 633 del 1972, atteso che la
responsabilità solidale della società scissa deriva da una forma particolare di accollo "ex lege"
che, quale effetto legale della scissione, non richiede una specifica pattuizione tra le parti,
fruendo, quindi, il rimborso delle suddette anticipazioni dell'esenzione dall'IVA, ai sensi dell'art.
15, comma 1, n. 3, del d.P.R. n. 633 del 1972.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1705, Cod. Civ. art. 1720 com. 1, Cod. Civ. art. 2506 com.
1, Cod. Civ. art. 2506 quater, DPR 26/10/1972 num. 633 art. 3 com. 3 CORTE COST., DPR
26/10/1972 num. 633 art. 15 com. 1 lett. 3
Massime precedenti Vedi: N. 4455 del 2016 Rv. 639023 - 01, N. 13192 del 2019 Rv. 653851 -
01
Nel processo tributario, la sentenza con la quale la CTP dichiara la propria incompetenza è
appellabile dalla parte che non voglia rendere incontestabile la relativa statuizione, come
accadrebbe, ex art. 5, comma 3, del d.lgs. n. 546 del 1992, con la riassunzione del giudizio
presso la CTP dichiarata competente; né sussiste, rispetto a tale pronuncia, l'obbligo o
l'alternativa del ricorso al regolamento di competenza, le cui disposizioni del codice di rito sono
inapplicabili al giudizio tributario. (Nella specie, la S.C. ha accolto il ricorso avverso la sentenza
che aveva dichiarato inammissibile l'appello avverso la pronuncia con la quale il giudice di primo
grado, sul presupposto dell'esistenza di un litisconsorzio necessario originario e in presenza di
cause pendenti dinnanzi a diversi giudici, aveva dichiarato la propria incompetenza).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 5, Decreto Legisl. 31/12/1992
num. 546 art. 59 CORTE COST., Decreto Legisl. 31/12/1992 num. 546 art. 29, Decreto Legisl.
31/12/1992 num. 546 art. 50, Cod. Proc. Civ. art. 339 CORTE COST., Cod. Proc. Civ. art. 279
CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 11140 del 2005 Rv. 581258 - 01, N. 29688 del 2017 Rv. 646979 -
01
178496 TRIBUTI ERARIALI DIRETTI - IMPOSTA SUL REDDITO DELLE PERSONE FISICHE
(I.R.P.E.F.) (TRIBUTI POSTERIORI ALLA RIFORMA DEL 1972) - REDDITI DI LAVORO - LAVORO
166
SEZIONE TRIBUTARIA E SESTA TRIBUTARIA
DIPENDENTE - REDDITI ASSIMILATI Rimborso delle spese anticipate da ausiliario del giudice -
Deducibilità - Condizioni - Fondamento.
167
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
questioni processuali e
comuni alle sezioni
GENNAIO 2022
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
QUESTIONI PROCESSUALI
1. GIURISDIZIONE
Sez. U - , Ordinanza n. 1083 del 14/01/2022 (Rv. 663590 - 01)
Presidente: TIRELLI FRANCESCO. Estensore: GIUSTI ALBERTO. Relatore: GIUSTI
ALBERTO. P.M. FRESA MARIO. (Conf.)
B. (DE MICHELE VINCENZO) contro M. (AVVOCATURA GENERALE DELLO STATO .)
Dichiara inammissibile, TRIBUNALE AMM. REGIONALE BOLOGNA
L'oggetto del regolamento preventivo di giurisdizione verte sulla individuazione del giudice
al quale spetta la competenza giurisdizionale a decidere la controversia, risultando, di
conseguenza, irrilevanti questioni di compatibilità con il diritto dell'Unione europea e
questioni di costituzionalità riguardanti il merito e prive di influenza sulla attribuzione della
giurisdizione; è, pertanto, inammissibile il suddetto regolamento se proposto al fine di
sollecitare la risoluzione preventiva di questioni, che non sono di giurisdizione, ma
attengono alla sussistenza o meno, secondo la disciplina sostanziale, dei diritti azionati
dinanzi al giudice presso il quale la controversia è incardinata.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 103, Cod. Proc. Civ. art. 41,
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 41, Cod. Proc. Civ. art. 367, Cod. Proc. Civ. art.
615, Cod. Proc. Civ. art. 617
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 10320 del 2016 Rv. 639704 - 01
169
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Il giudice di primo grado, cui il giudice d'appello abbia rimesso la causa ai sensi dell'art.
353 c.p.c. per averne riformato la declinatoria di giurisdizione, non può proporre
regolamento di giurisdizione d'ufficio, ma è tenuto a statuire sulla domanda, atteso che
soltanto il giudice "ad quem", in presenza di "translatio" a seguito della declinatoria di
giurisdizione pronunciata dal primo giudice adito ed appartenente ad un altro plesso
giurisdizionale, può rimettere d'ufficio, sino alla prima udienza di trattazione, la questione
di giurisdizione alle sezioni unite.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 37 CORTE COST. Cod. Proc. Civ. art. 353 CORTE
COST. Legge 18/06/2009 num. 69 art. 59
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 3025 del 2015 Rv. 634062 - 01
L'art. 374 c.p.c. va interpretato nel senso che, tranne nei casi di impugnazione delle
decisioni del Consiglio di Stato e della Corte dei Conti, i ricorsi che pongono questioni di
giurisdizione possono essere trattati dalle sezioni semplici allorché sulla regola finale di
riparto della giurisdizione "si sono già pronunciate le sezioni unite", ovvero sussistono
ragioni di inammissibilità inerenti alla modalità di formulazione del motivo (ad esempio,
per inosservanza dei requisiti di cui all'art. 366 c.p.c., difetto di specificità, di interesse
etc.) ed all'esistenza di un giudicato sulla giurisdizione (esterno o interno, esplicito o
implicito), costituendo questione di giurisdizione anche la verifica in ordine alla formazione
del giudicato.
170
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 374, Cod. Proc. Civ. art. 37
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 24883 del 2008 Rv. 604576 - 01
La non sindacabilità da parte della Corte di cassazione ex art. 111, comma 8, Cost., delle
violazioni del diritto dell'Unione europea e del mancato rinvio pregiudiziale ascrivibili alle
sentenze pronunciate dagli organi di vertice delle magistrature speciali (nella specie, il
Consiglio di Stato), è compatibile con il diritto dell'Unione, come interpretato della
giurisprudenza costituzionale ed europea, in quanto correttamente ispirato ad esigenze di
limitazione delle impugnazioni, oltre che conforme ai principi del giusto processo ed idoneo
a garantire l'effettività della tutela giurisdizionale, tenuto conto che è rimessa ai singoli
Stati l'individuazione degli strumenti processuali per assicurare tutela ai diritti riconosciuti
dall'Unione.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 111 com. 8, Costituzione art. 117 com. 1, Cod.
Proc. Civ. art. 362
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 32622 del 2018 Rv. 652234 - 01
In tema di rapporti di lavoro prestato in Italia da cittadini italiani in favore degli organi
militari e degli uffici civili dei Paesi aderenti alla NATO, l'art. 9 della Convenzione di Londra
del 19 giugno 1951, resa esecutiva in Italia con l. n. 1355 del 1955, prevede che le
171
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
condizioni di impiego e di lavoro delle persone assunte per i bisogni locali di manodopera
- in particolare per quanto riguarda il salario, gli accessori e le condizioni di protezione dei
lavoratori - al fine del soddisfacimento di esigenze materiali (cd. personale a statuto
locale), sono regolate conformemente alla legislazione in vigore nello Stato di soggiorno.
Ne consegue che sussiste la giurisdizione del giudice italiano a conoscere dell'azione
intrapresa dal sindacato ai sensi dell'art. 28 st.lav., considerato che le "condizioni di
protezione" presidiate dall'art. 9 della Convenzione sono appunto garantite dalla presenza
sindacale attiva nei luoghi di lavoro, in applicazione degli artt. 2 e 39 Cost., che riconoscono
l'azione sindacale come proiezione del riconoscimento e delle garanzie dei diritti inviolabili
dei lavoratori, a ciò non ostando né che all'epoca della sottoscrizione e ratifica della
predetta Convenzione non esistesse ancora lo Statuto dei lavoratori (venendo in rilievo un
rinvio formale e non recettizio) né la configurabilità della responsabilità penale per il caso
di inottemperanza al decreto ex art. 28 st.lav. (ipotesi rientrante nella disciplina prevista
dalla medesima Convenzione).
Riferimenti normativi: Costituzione art. 10, Costituzione art. 39, Tratt. Internaz.
19/06/1951, Legge 30/11/1955 num. 1335, Tratt. Internaz. 28/08/1952, Legge
30/11/1955 num. 1338, Tratt. Internaz. 26/07/1961, DPR 18/09/1962 num. 2083, Tratt.
Internaz. 02/12/2004 art. 11 com. 2 lett. C, Legge 14/01/2013 num. 5, Legge 20/05/1970
num. 300 art. 28
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 8228 del 2019 Rv. 653282 - 01, N. 16248 del
2011 Rv. 618506 - 01, N. 29556 del 2021 Rv. 662539 - 01, N. 28180 del 2020 Rv. 659910
- 02, N. 6489 del 2012 Rv. 622216 - 01
172
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
competente per quelle attribuite alla giurisdizione ordinaria, nonché a dettare la normativa
processuale ad esse applicabili.
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 29297 del 2021 Rv. 662592 - 01
2. COMPETENZA
Sez. 6 - 2, Ordinanza n. 155 del 05/01/2022 (Rv. 663456 - 01)
Presidente: LOMBARDO LUIGI GIOVANNI. Estensore: BESSO MARCHEIS CHIARA.
Relatore: BESSO MARCHEIS CHIARA.
B. (CATAVELLO GIANCARLO) contro C. (TEDOLDI ALBERTO)
Regola competenza
COMPETENZA CIVILE - COMPETENZA PER MATERIA - IN GENERE Art. 3, comma 2, lett. a),
d.lgs. n. 168 del 2003 sulla competenza funzionale delle sezioni specializzate - Portata
generale e non riassuntiva - Conseguenze - Estensione all’azione di regresso della società
verso i destinatari di sanzione pecuniaria conseguente al suo pagamento quale coobbligata
solidale.
173
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
In tema di pagamento di compensi di avvocato, il foro speciale di cui all'art. 637, comma
3, c.p.c. trova applicazione solo se la domanda monitoria abbia ad oggetto l'onorario per
prestazioni professionali rese dall'avvocato direttamente al cliente rappresentato e difeso
in giudizio e non anche ove si riferisca al credito al compenso maturato dal medesimo
professionista nei confronti del Ministero dello Sviluppo economico per l'attività da lui svolta
quale componente di un comitato di esperti incaricati della valutazione di proposte
progettuali, non venendo in rilievo un'attività prettamente difensiva per la quale sia
richiesta l'iscrizione all'albo.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1138, Cod. Civ. art. 1136, Cod. Proc. Civ. art. 23, Cod.
Proc. Civ. art. 28
174
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Il foro convenzionale stabilito dalle parti, benché dalle stesse indicato come esclusivo, dà
luogo a un'ipotesi di competenza "derogata" e non inderogabile, con la conseguenza che,
qualora l'eccezione d'incompetenza non sia stata proposta nella comparsa di risposta
tempestivamente depositata, il giudice non può rilevarla d'ufficio oltre la prima udienza di
cui all'art. 183 c.p.c. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto intempestivo il rilievo d'ufficio
effettuato nel corso di un'udienza successiva alla prima, alla quale il giudice aveva rinviato
il processo, riservandosi di decidere in tale sede sulla questione dell'incompetenza).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 28, Cod. Proc. Civ. art. 29, Cod. Proc. Civ. art.
38, Cod. Proc. Civ. art. 183
Massime precedenti Vedi: N. 20478 del 2016 Rv. 641296 - 01, N. 27731 del 2019 Rv.
655646 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 28, Cod. Proc. Civ. art. 38, Cod. Proc. Civ. art.
42, Cod. Proc. Civ. art. 91
Massime precedenti Vedi: N. 7010 del 2017 Rv. 643682 - 01, N. 28156 del 2013 Rv.
629187 - 01, N. 32003 del 2021 Rv. 662959 - 01, N. 17187 del 2019 Rv. 654377 - 01
175
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 51 com. 1, Cod. Proc. Civ. art. 52
Il principio di ultrattività del mandato alla lite, in forza del quale il difensore continua a
rappresentare la parte come se l'evento estintivo non si fosse verificato, si applica anche
quando, avvenuta la cancellazione della società dal registro delle imprese in data
successiva alla pubblicazione della sentenza di appello ed in pendenza del termine per
proporre ricorso per cassazione, non ne sia possibile, per tale ragione, la declaratoria, ed
il procuratore della società estinta non abbia inteso notificare l'evento stesso alla
controparte, sicchè quest'ultima, legittimamente, può notificare alla società, pur cancellata
ed estinta, il ricorso per cassazione presso il domicilio del suddetto difensore.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 83, Cod. Proc. Civ. art. 285, Cod. Proc. Civ. art.
299, Cod. Proc. Civ. art. 300, Cod. Proc. Civ. art. 327, Cod. Civ. art. 2312
176
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Massime precedenti Vedi: N. 15177 del 2016 Rv. 640969 - 01, N. 23563 del 2017 Rv.
645583 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 21970 del 2021 Rv. 661864 - 01
5. SPESE
Sez. 6 - 2, Ordinanza n. 1108 del 14/01/2022 (Rv. 663918 - 01)
Presidente: ORILIA LORENZO. Estensore: VARRONE LUCA. Relatore: VARRONE
LUCA.
G. (SAMBATARO DELFO MARIA) contro R. (PATRIARCA PIER LUDOVICO)
Cassa con rinvio, TRIBUNALE VELLETRI, 01/03/2019
L'art. 91 c.p.c. è norma processuale che il giudice di pace è tenuto ad applicare anche
quando decide secondo equità e la cui inosservanza può essere motivo di appello ai sensi
dell'art. 339, comma 3, c.p.c., costituendo violazione delle norme sul procedimento.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 339, Cod. Proc. Civ. art. 91
Massime precedenti Vedi: N. 10965 del 2006 Rv. 593726 - 01, N. 34524 del 2021 Rv.
663012 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 90, Cod. Proc. Civ. art. 91, Cod. Proc. Civ. art.
105
177
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Allorché il convenuto chiami in causa un terzo ai fini di garanzia impropria - e tale iniziativa
non si riveli palesemente arbitraria - legittimamente il giudice di appello, in caso di
soccombenza dell'attore, pone a carico di quest'ultimo anche le spese giudiziali sostenute
dal terzo, ancorché nel secondo grado del giudizio la domanda di garanzia non sia stata
riproposta, in quanto, da un lato, la partecipazione del terzo al giudizio di appello si
giustifica sotto il profilo del litisconsorzio processuale, e, dall'altro, l'onere della rivalsa delle
spese discende non dalla soccombenza - mancando un diretto rapporto sostanziale e
processuale tra l'attore ed il terzo - bensì dalla responsabilità del primo di avere dato luogo,
con una infondata pretesa, al giudizio nel quale legittimamente è rimasto coinvolto il terzo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 91, Cod. Proc. Civ. art. 106
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 97 com. 1, Cod. Proc. Civ. art. 91, Decr. Minist.
Grazia e Giustizia 10/03/2014 num. 55 art. 4 com. 2, Decr. Minist. Grazia e Giustizia
10/03/2014 num. 55 art. 8
178
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Massime precedenti Vedi: N. 17215 del 2015 Rv. 636650 - 01, N. 461 del 2020 Rv. 656861
- 02
Non può essere considerato quale atto difensivo meritevole di remunerazione un atto
contenente un generico richiamo alle proprie difese senza indicazione dei motivi che le
sorreggono o comunque privo di una minima confutazione del ricorso avversario.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 91, Cod. Proc. Civ. art. 370
179
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
6. INTERESSE AD AGIRE
Sez. 1 - , Sentenza n. 604 del 11/01/2022 (Rv. 663899 - 01)
Presidente: GENOVESE FRANCESCO ANTONIO. Estensore: LAMORGESE ANTONIO
PIETRO. Relatore: LAMORGESE ANTONIO PIETRO. P.M. CARDINO ALBERTO.
(Conf.)
M. (BORGHESANI VALERIO) contro P.
Rigetta, TRIBUNALE PER I MINORENNI MILANO, 27/06/2019
In tema di impugnazione del provvedimenti del giudice tutelare, ove quest'ultimo autorizzi
i medici a praticare su un minore, contro la volontà di quest'ultimo e dei suoi genitori,
testimoni di Geova, le trasfusioni ematiche eventualmente necessarie nel corso di un
accertamento diagnostico (nella specie, una biopsia), non sussiste l'interesse dei genitori
180
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
a reclamare il relativo decreto, qualora l'accertamento risulti nel frattempo eseguito senza
il ricorso a trasfusioni, dovendo l'interesse ad agire sussistere non solo nel momento in cui
è proposta l'azione o l'impugnazione, ma anche in quello in cui è assunta la decisione.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 343, Cod. Civ. Disp. Att. e Trans. art. 44, Cod. Civ.
Disp. Att. e Trans. art. 45, Cod. Civ. art. 344
Nello stesso giudizio possono essere proposte, in forma alternativa o subordinata, due
diverse richieste tra loro incompatibili, senza che con ciò venga meno l'onere della
domanda ed il dovere di chiarezza che l'attore è tenuto ad osservare nelle proprie
allegazioni; ne consegue che non incorre nel vizio di ultrapetizione il giudice che accolga
una delle domande come sopra proposte, in quanto il rapporto di alternatività o di
subordinazione tra esse esistente non esclude che ciascuna di esse rientri nel "petitum".
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ. art. 163
L'omessa statuizione sulle spese di lite, integra una lesione del diritto costituzionale, di cui
agli artt. 24 e 111 Cost., ad una tutela giurisdizionale effettiva e tendenzialmente completa
che contenga una statuizione sulle spese di lite conseguente al "decisum". Infatti, gli artt.
91-98 c.p.c., stabilendo un obbligo officioso del giudice di provvedere sulle spese del
procedimento, hanno natura inderogabile e, in correlazione con l'art. 112 c.p.c., esprimono
il principio, che costituisce un cardine della tutela processuale civile, della corrispondenza,
necessaria e doverosamente completa, tra le domande delle parti e le statuizioni
giudiziali.(Nella specie la S.C. ha ritenuto sussistente il vizio di omessa pronuncia della
181
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 91, Cod. Proc. Civ. art. 112
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2719, Cod. Proc. Civ. art. 215
182
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
compiutamente espressa, così che la prova testimoniale deve ritenersi ammissibile quando
essa non miri ad ampliare, modificare o alterare la disciplina obiettiva prevista nel contratto
stipulato per iscritto ma abbia ad oggetto elementi di mera integrazione e chiarificazione
del contenuto della volontà negoziale. Ne consegue che, in caso di vendita di un immobile,
quando il bene sia stato contrattualmente individuato, nella sua localizzazione e struttura,
in modo sufficientemente certo, ma non ne sia stata precisata la consistenza e siano da
escludere sia la vendita a corpo che quella a misura oppure di specie, è ammissibile la
prova testimoniale volta ad accertare l'intervenuta pattuizione circa la misura del bene e
la sua entità.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2722, Cod. Civ. art. 2723
9. NOTIFICAZIONI
Sez. 1 - , Ordinanza n. 1383 del 18/01/2022 (Rv. 663623 - 01)
Presidente: ACIERNO MARIA. Estensore: DI MARZIO MAURO. Relatore: DI MARZIO
MAURO. P.M. CARDINO ALBERTO. (Conf.)
P. (FLOCCO MARINA) contro C.
Cassa con rinvio, CORTE D'APPELLO GENOVA, 24/08/2016
183
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
disposta dall'art. 45-bis, comma 2, lett. b), del d.l. n. 90 del 2014, conv. con modif. nella
l. n. 114 del 2014, non trova applicazione l'art. 147 c.p.c. - secondo cui le notificazioni non
possono farsi prima delle ore 7.00 e dopo le ore 21.00 - trattandosi di disposizione da
interpretare, alla luce della sentenza n. 75 del 2019 della Corte cost., in chiave funzionale
alla tutela del diritto del riposo del destinatario, diritto che non è attinto dall'effettuazione
di una notificazione telematica, con conseguente applicazione della regola generale sui
termini per le impugnazioni e fissazione della scadenza alle ore 24.00 dell'ultimo giorno
utile.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 147, Decreto Legge 18/10/2012 num. 179 art.
16 septies, Legge 17/12/2012 num. 221, Decreto Legge 24/06/2014 num. 90 art. 45 bis
com. 2 lett. B, Legge 11/08/2014 num. 114 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi: N. 29584 del 2021 Rv. 662706 - 01, N. 4712 del 2020 Rv.
657243 - 01
PROCEDIMENTO CIVILE - NOTIFICAZIONE - A MEZZO POSTA Art. 8 della l. n. 890 del 1982
- Assenza del destinatario e mancanza o assenza delle altre persone abilitate a ricevere il
piego - Formalità prescritte - Compilazione dell'avviso di ricevimento da restituire
unitamente al piego al mittente - Mancata indicazione nell'avviso di ricevimento delle
operazioni effettuate - Nullità della notificazione - Sussistenza.
In caso di notificazione a mezzo posta, l'ufficiale postale, qualora non abbia potuto
consegnare l'atto al destinatario o a persona abilitata a riceverlo in sua vece, ai sensi degli
artt. 8 e 9 della l. n. 890 del 1982, ha l'obbligo, dopo avere accertato che il destinatario
non ha cambiato residenza, dimora o domicilio, ma è temporaneamente assente, e che
mancano persone abilitate a ricevere il piego, di rilasciare al notificando l'avviso del
deposito del piego nell'ufficio postale e di provvedere, eseguito il deposito, alla
compilazione dell'avviso di ricevimento che, con la menzione di tutte le formalità eseguite,
deve essere restituito con il piego al mittente, dopo la scadenza del termine di giacenza
dei dieci giorni dal deposito; ne consegue che, ove l'avviso di ricevimento non contenga
precisa menzione di tutte le descritte operazioni e in difetto di dimostrazione dell'attività
svolta dall'ufficiale postale offerta "aliunde" dal notificante, la notifica é radicalmente nulla.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 149, Legge 20/11/1982 num. 890 art. 9, Legge
20/11/1982 num. 890 art. 8
184
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Il giudice che accerti che una parte ha ritualmente ritirato, ex art. 169 c.p.c., il proprio
fascicolo, senza che poi risulti, al momento della decisione, nuovamente depositato o
reperibile, non è tenuto, in difetto di annotazioni della cancelleria e di ulteriori allegazioni
indiziarie attinenti a fatti che impongano accertamenti presso quest'ultima, a rimettere la
causa sul ruolo per consentire alla medesima parte di ovviare alla carenza riscontrata, ma
ha il dovere di decidere la controversia allo stato degli atti.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 169, Cod. Proc. Civ. art. 189, Cod. Proc. Civ.
art. 190, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 77
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 311, Cod. Proc. Civ. art. 319, Cod. Proc. Civ.
art. 168, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 36, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 56, Disp. Att. Cod.
Proc. Civ. art. 71, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 72
Massime precedenti Vedi: N. 25727 del 2008 Rv. 605112 - 01, N. 24974 del 2020 Rv.
659579 - 01
185
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
In tema di disciplina delle udienze, l'art. 59 disp. att. c.p.c., per il quale la dichiarazione di
contumacia della parte non costituita è fatta dal giudice di pace, a norma dell'art. 171,
ultimo comma, c.p.c., "quando è decorsa almeno un'ora dall'apertura della udienza", detta
una norma speciale per la prima udienza del procedimento davanti al giudice di pace, senza
che possa desumersene un principio di carattere generale, valevole per tutte le udienze di
trattazione e per tutti i giudizi, ostandovi il silenzio dell'art. 83 disp. att. c.p.c., che pure
disciplina la trattazione delle cause, e la "ratio" della norma speciale, correlata al disposto
dell'art. 171 c.p.c., il quale, nel consentire alla parte di costituirsi direttamente in prima
udienza, ha inteso limitare l'onere dell'altra parte, tempestivamente costituitasi, di
attendere la conclusione di tale udienza.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 171, Disp. Att. Cod. Proc. Civ. art. 59, Disp. Att.
Cod. Proc. Civ. art. 83
12. APPELLO
Sez. U - , Sentenza n. 2258 del 26/01/2022 (Rv. 663727 - 01)
Presidente: TIRELLI FRANCESCO. Estensore: SCARPA ANTONIO. Relatore: SCARPA
ANTONIO. P.M. NARDECCHIA GIOVANNI BATTISTA. (Conf.)
P. (RINALDI EMILIO) contro C. (ARANGIO FRANCESCO)
Rigetta, CORTE D'APPELLO ROMA, 26/07/2018
Nel caso di nullità della citazione di primo grado per vizi inerenti alla "vocatio in ius" (nella
specie, per inosservanza del termine a comparire), ove il vizio non sia stato rilevato dal
giudice ai sensi dell'art. 164 c.p.c. e il processo sia proseguito in assenza di costituzione in
giudizio del convenuto, alla deduzione della nullità come motivo di gravame consegue che
il giudice di appello, non ricorrendo un'ipotesi di rimessione della causa al primo giudice,
deve ordinare, in quanto possibile, la rinnovazione degli atti compiuti nel grado precedente,
186
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
mentre l'appellante, già dichiarato contumace, può chiedere di essere rimesso in termini
per il compimento delle attività precluse se dimostra che la nullità della citazione gli ha
impedito di avere conoscenza del processo, ai sensi dell'art. 294 c.p.c.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 156, Cod. Proc. Civ. art. 157, Cod. Proc. Civ.
art. 159, Cod. Proc. Civ. art. 161, Cod. Proc. Civ. art. 162, Cod. Proc. Civ. art. 164 CORTE
COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art. 294, Cod. Proc. Civ. art. 354
Massime precedenti Difformi: N. 12156 del 2016 Rv. 640296 - 01, N. 18168 del 2013 Rv.
627294 - 01
Massime precedenti Vedi: N. 15414 del 2016 Rv. 640945 - 01, N. 10744 del 2019 Rv.
653561 - 02
Massime precedenti Difformi Sezioni Unite: N. 122 del 2001 Rv. 544958 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 342, Cod. Proc. Civ. art. 353 CORTE COST. Cod.
Proc. Civ. art. 354 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 1322 del 2018 Rv. 646918 - 01, N. 33580 del 2019 Rv.
656393 - 01
187
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Nell'ipotesi in cui la sentenza contro la quale è stato proposto gravame contenga un errore
materiale, l'istanza di correzione dello stesso, non essendo rivolta ad una vera e propria
riforma della decisione, non deve necessariamente formare oggetto di uno specifico motivo
di impugnazione, neppure in via incidentale, ma può essere proposta in qualsiasi forma e
può anche essere implicita nel complesso delle deduzioni difensive svolte in appello, con la
conseguenza che, ove l'istanza di correzione sia stata espressa in un appello incidentale,
la declaratoria di inammissibilità del suddetto appello incidentale non preclude la decisione
in ordine alla suddetta istanza.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 287, Cod. Proc. Civ. art. 342, Cod. Proc. Civ.
art. 343
Il fascicolo di parte che l'attore ed il convenuto debbono depositare nel costituirsi in giudizio
dopo avervi inserito, tra l'altro, i documenti offerti in comunicazione, ai sensi dell'art. 165
comma 1 e 166 c.p.c., applicabili anche in appello a norma dell'art. 347 dello stesso codice,
pur essendo custodito, a norma dell'art. 72 disp. att. c.p.c., con il fascicolo di ufficio formato
dal cancelliere (art. 168 c.p.c.), conserva, rispetto a questo, una distinta funzione ed una
propria autonomia che ne impedisce l'allegazione di ufficio nel giudizio di secondo grado
ove, come in quello di primo grado, la produzione del fascicolo di parte presuppone la
costituzione in giudizio di questa; ne consegue che il giudice di appello non può tenere
conto dei documenti del fascicolo della parte, ancorché sia stato trasmesso dal cancelliere
del giudice di primo grado con il fascicolo di ufficio, ove detta parte, già presente nel
giudizio di primo grado, non si sia costituita in quello di appello.
188
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 165 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ.
art. 166 CORTE COST. PENDENTE, Cod. Proc. Civ. art. 168, Cod. Proc. Civ. art. 347, Disp.
Att. Cod. Proc. Civ. art. 71
In tema di giudizio d'appello, ai fini della procedibilità dell'impugnazione rileva non la data
di perfezionamento dell'iscrizione a ruolo bensì quella di presentazione della relativa nota
di iscrizione, non potendo imputarsi alla parte adempiente il ritardo nell'espletamento di
un'attività di registrazione degli atti da parte dell'Ufficio di Cancelleria.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 347, Cod. Proc. Civ. art. 348, Cod. Proc. Civ.
art. 165 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi: N. 2165 del 2016 Rv. 639119 - 01, N. 1063 del 2018 Rv. 647350
- 01
La disposizione dell'art. 182, comma 2, c.p.c., secondo cui il giudice, quando rileva un vizio
che determina la nullità della procura al difensore, assegna alle parti un termine perentorio
per il rilascio della stessa o per la sua rinnovazione, si applica anche al giudizio d'appello e
tale provvedimento può essere emesso all'udienza prevista dall'art. 350 c.p.c. (In
applicazione del principio, la S.C. ha cassato con rinvio la decisione di appello che aveva
189
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
PROVA CIVILE - POTERI (O OBBLIGHI) DEL GIUDICE - FATTI PACIFICI Fatto non riferibile
anche alla controparte e/o genericamente allegato e fatto riferibile alla controparte e/o
specificamente allegato - Onere probatorio a carico del deducente - Differenze - Necessità
di contestazione solo nella seconda ipotesi – Sussistenza - Conseguenze sulla facoltà di
contestazione per la prima volta in grado di appello.
Il deducente è tenuto a provare il fatto genericamente dedotto e/o non rientrante nella
sfera di conoscibilità della controparte anche in assenza di contestazione specifica o
generica o di non contestazione da parte di quest'ultima, mentre è tenuto a provare il fatto
specificamente dedotto e/o rientrante nella sfera di conoscibilità della controparte soltanto
se specificamente contestato. In ragione di ciò, soltanto nella prima ipotesi è possibile
formulare la contestazione per la prima volta anche in grado d'appello, senza che questo
giustifichi la rimessione in termini per l'articolazione dei mezzi istruttori, stante l'onere
probatorio gravante sul deducente in primo grado, mentre tale facoltà è preclusa nella
seconda, avendo quest'ultimo fatto affidamento sulla "relevatio" dall'onere probatorio in
ragione dell'assenza di contestazione, senza potervi più provvedere in sede di gravame.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2697, Cod. Proc. Civ. art. 115, Cod. Proc. Civ. art. 345
Massime precedenti Vedi: N. 461 del 2015 Rv. 634077 - 01, N. 20556 del 2021 Rv. 662054
- 02, N. 22461 del 2015 Rv. 637029 - 01
190
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
13. GIUDICATO
Sez. 1 - , Sentenza n. 1252 del 17/01/2022 (Rv. 663558 - 01)
Presidente: GENOVESE FRANCESCO ANTONIO. Estensore: FALABELLA MASSIMO.
Relatore: FALABELLA MASSIMO. P.M. NARDECCHIA GIOVANNI BATTISTA. (Conf.)
C. (D'ALESSANDRO PIETRO) contro F. (BACCARI ANTONIO)
Rigetta, CORTE D'APPELLO NAPOLI, 19/01/2015
La preclusione per effetto di giudicato sostanziale può scaturire solo da una statuizione che
abbia attribuito o negato "il bene della vita" preteso e non anche da una pronuncia che non
contenga statuizioni al riguardo, pur se essa risolva questioni giuridiche strumentali
rispetto all'attribuzione del bene controverso. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto che fosse
insuscettibile di passare in giudicato l'enunciazione di puro diritto con cui il giudice del
merito aveva escluso che l'inefficacia di una donazione, dichiarata ex art. 64 l. fall.,
impedisse l'estinzione per consolidazione del diritto di usufrutto che ne formava oggetto).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2909, Cod. Proc. Civ. art. 324, Legge Falliment. art.
64, Cod. Civ. art. 1014
191
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
In tema di assorbimento cd. improprio, nel caso di rigetto di una domanda in base alla
soluzione di una questione di carattere esaustivo che rende vano esaminare le altre, sul
soccombente non grava l'onere di formulare sulla questione assorbita alcun motivo di
impugnazione, ma è sufficiente, per evitare il giudicato interno, che censuri o la sola
decisione sulla questione giudicata di carattere assorbente o la stessa statuizione di
assorbimento, contestando i presupposti applicativi e la ricaduta sulla effettiva decisione
della causa. (In applicazione del principio, la S.C. ha precisato che, a fronte di una decisione
di primo grado che, decidendo sulla revocatoria di rimesse in conto corrente, ha rigettato
la domanda per difetto di scientia decoctionis, senza nulla dire sulla revocabilità delle
rimesse, l'appellante correttamente può limitarsi a sostenere, nel giudizio di impugnazione,
che la banca fosse consapevole della situazione di decozione del correntista).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 100, Cod. Proc. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ.
art. 324
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 170, Cod. Proc. Civ. art. 285
192
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 137, Cod. Proc. Civ. art. 148, Cod. Proc. Civ.
art. 325, Cod. Proc. Civ. art. 326, Cod. Proc. Civ. art. 327, Cod. Proc. Civ. art. 330
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 3818 del 2009 Rv. 607092 - 01
Nel processo civile, la validità della sentenza la cui motivazione sia redatta "per relationem"
ad un provvedimento giudiziario reso in un altro processo, presuppone che essa resti
"autosufficiente", riproducendo i contenuti mutuati e rendendoli oggetto di autonoma
valutazione critica nel contesto della diversa causa, in modo da consentire la verifica della
sua compatibilità logico-giuridica, mentre deve ritenersi nulla, ai sensi dell'art. 360, comma
1, n. 4, c.p.c., la sentenza che si limiti alla mera indicazione dell'esistenza del
provvedimento richiamato, senza esporne il contenuto e senza compiere alcun
apprezzamento delle argomentazioni assunte nell'altro giudizio e della loro pertinenza e
decisività rispetto ai temi dibattuti dalle parti, così rendendo impossibile l'individuazione
delle ragioni poste a fondamento del dispositivo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 132 lett. 4, Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 1 lett.
4
193
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
L'art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c., nella formulazione risultante dalle modifiche introdotte
dal d.l. n. 83 del 2012, conv. dalla l. n. 143 del 2012, prevede l'"omesso esame" come
riferito ad "un fatto decisivo per il giudizio" ossia ad un preciso accadimento o una precisa
circostanza in senso storico - naturalistico, non assimilabile in alcun modo a "questioni" o
"argomentazioni" che, pertanto, risultano irrilevanti, con conseguente inammissibilità delle
censure irritualmente formulate. (Nella specie la S.C. ha dichiarato inammissibile il motivo
di ricorso volto a censurare la decisione del giudice d'appello che aveva omesso di
considerare la condizione di vulnerabilità del ricorrente, con riferimento alla sua
integrazione sociale ed alla condizione di insicurezza del paese d'origine, invocata ai fini
del riconoscimento della protezione umanitaria, in quanto ritenute questioni non tali da
portate ad un esito diverso della controversia.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 1 lett. 5, Decreto Legisl. 02/02/2006
num. 40
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 8053 del 2014 Rv. 629830 - 01
Il provvedimento di assunzione della prova, disposto ai sensi dell'art. 48, comma 2, c.p.c.,
per ragioni d'urgenza, durante la sospensione del procedimento a seguito di proposizione
di regolamento di competenza, ha carattere ordinatorio e non decisorio, con la
conseguenza che deve ritenersi inammissibile il ricorso straordinario per cassazione
proposto avverso tale provvedimento.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 48, Costituzione art. 111
194
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 106, Cod. Proc. Civ. art. 269 com. 3, Cod. Proc.
Civ. art. 183 com. 5, Cod. Proc. Civ. art. 360
Riferimenti normativi: Costituzione art. 111, Cod. Civ. art. 337 ter, Cod. Civ. art. 337
quinquies, Cod. Civ. art. 2909
195
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Massime precedenti Vedi: N. 33609 del 2021 Rv. 663267 - 01, N. 28724 del 2020 Rv.
659934 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 32359 del 2018 Rv. 651820 - 02
La pronuncia di inammissibilità, adottata ai sensi dell'art. 702 ter, comma 2, c.p.c. per
erronea scelta del rito, senza disporre il mutamento del rito da sommario ordinario ex art.
702 bis c.p.c. a sommario speciale (ex art. 14 d.lgs. 150 del 2011), non è ricorribile per
cassazione ex art. 111 Cost., trattandosi di provvedimento avente natura meramente
processuale che non statuisce in modo definitivo su un diritto soggettivo e che non
impedisce la riproposizione della domanda secondo il rito correttamente applicabile.
(Principio enunciato con riferimento ad una fattispecie in cui il tribunale adito aveva
dichiarato l'inammissibilità della domanda, rilevando che la causa era stata proposta con il
rito sommario di cui agli artt. 702 bis e ss. e che, trattandosi di controversia concernente
la spettanza del compenso del difensore per il patrocinio civile, la controversia non
rientrava tra quelle contemplate dall'art. 702 bis c.p.c. - cause a decisione collegiale -,
dovendo trovare applicazione l'art. 14 d.lgs. 150/2011).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 702 bis, Cod. Proc. Civ. art. 702 ter, Costituzione
art. 111, Legge 13/06/1942 num. 794 art. 28, Decreto Legisl. 01/09/2011 num. 150 art.
14
Massime precedenti Vedi: N. 18331 del 2019 Rv. 654565 - 01, N. 17053 del 2011 Rv.
618866 - 01
196
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
In tema di ricorso ex art. 709 ter c.p.c. (inserito dall'art. 2 della l. n. 54 del 2006), i
provvedimenti del giudice di merito volti alla mera conformazione delle modalità concrete
di esercizio della responsabilità genitoriale e di affidamento della prole, in quanto privi del
carattere di definitività e di contenuto decisorio, non sono ricorribili per cassazione ai sensi
dell'art. 111 Cost. (Nella specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da
uno dei genitori avverso la decisione del giudice di merito che aveva autorizzato l'altro
genitore ad iscrivere il minore presso una scuola nordamericana, con connesso
trasferimento della residenza).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 709 ter, Cod. Proc. Civ. art. 710, Cod. Proc. Civ.
art. 737, Costituzione art. 111 com. 7, Legge del 2006 num. 54 art. 2
In tema di misure convenienti nell'interesse dei minori, il decreto con cui la corte d'appello
dichiari inammissibile il reclamo contro la statuizione del tribunale per i minorenni, che
sospenda la responsabilità genitoriale, attiene a un provvedimento privo dei caratteri di
decisorietà e definitività e, pertanto, non è ricorribile per cassazione ai sensi dell'art. 111
Cost. (Nella specie, la S.C. ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione avverso la
declaratoria d'inammissibilità del reclamo proposto nei confronti di un provvedimento
provvisorio e non definitivo di sospensione della responsabilità genitoriale).
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 330, Cod. Proc. Civ. art. 742, Cod. Proc. Civ. art. 739,
Cod. Civ. art. 333, Cod. Civ. art. 336, Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi: N. 28724 del 2020 Rv. 659934 - 01, N. 31902 del 2018 Rv.
651898 - 01, N. 24638 del 2021 Rv. 662541 - 01
197
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Nel giudizio di divisione endoesecutivo, la vendita del bene comune, siccome indivisibile in
natura, non comporta per sé stessa il compimento della divisione giudiziale, occorrendo a
tal fine pur sempre l'approvazione del progetto di riparto del ricavato ai sensi dell'art. 789
c.p.c., la quale segna il momento conclusivo a partire dal quale decorre il termine per la
riassunzione del processo esecutivo, sicchè è inammissibile l'impugnazione straordinaria
proposta, ex art. 111 Cost., contro il decreto di trasferimento, per difetto del requisito della
definitività.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 789, Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 16727 del 2012 Rv. 623477 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 481, Cod. Proc. Civ. art. 742, Cod. Proc. Civ. art. 749
198
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Il ricorso per cassazione proposto avverso una sentenza non definitiva, unitamente alla
sentenza che definisce il giudizio, è ammissibile anche quando sia stato precedentemente
dichiarato inammissibile o improcedibile il ricorso avverso la sola sentenza non definitiva,
non vertendosi in un'ipotesi di riproposizione del ricorso originario e non essendo, pertanto,
applicabile l'art. 387 c.p.c..
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 360 com. 3, Cod. Proc. Civ. art. 387
Massime precedenti Vedi: N. 11916 del 2017 Rv. 644077 - 01, N. 18498 del 2015 Rv.
636809 - 01
199
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Soddisfa il requisito della specialità di cui all'art. 365 c.p.c. la procura rilasciata su foglio
separato, ma materialmente congiunto al ricorso, che, sebbene mancante della data e degli
estremi della sentenza impugnata, risulti tuttavia idonea a fornire certezza della
provenienza dalla parte del potere di rappresentanza e della sua riferibilità al giudizio cui
l'atto accede, nonché del suo rilascio in un momento successivo alla sentenza impugnata
e anteriore rispetto alla notifica del ricorso. (In applicazione di tale principio, la S.C. ha
ritenuto validamente rilasciata la procura - apposta su foglio separato unito al ricorso e
notificata unitamente a quest'ultimo - la quale, benché priva dell'indicazione della data e
della sentenza impugnata, faceva espresso riferimento al "giudizio di cui all'antescritto atto
dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione").
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 83, Cod. Proc. Civ. art. 365, Legge 27/05/1997
num. 141
Massime precedenti Vedi: N. 28146 del 2018 Rv. 651515 - 01, N. 4069 del 2020 Rv.
657063 - 01, N. 34259 del 2019 Rv. 656419 - 01
Non può ritenersi idonea la procura in calce al ricorso per cassazione - di cui deve quindi
dichiararsi l'inammissibilità - qualora essa sia rilasciata, in nome e per conto di una società
di capitali, da soggetto che, pur qualificandosi come legale rappresentante, specifichi di
essere "procuratore" della persona giuridica, come da atto notarile di cui siano indicati gli
estremi ma che non sia prodotto, con la conseguente impossibilità di verificare il potere
rappresentativo del soggetto, in relazione anche all'esigenza che la rappresentanza
processuale non sia conferita disgiuntamente da quella sostanziale.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 75, Cod. Proc. Civ. art. 83, Cod. Proc. Civ. art.
365
200
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Massime precedenti Vedi: N. 9091 del 2012 Rv. 622651 - 01, N. 24893 del 2021 Rv.
662207 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 77, Cod. Proc. Civ. art. 81, Cod. Proc. Civ. art.
372, Cod. Proc. Civ. art. 360
La mancanza nella copia notificata del ricorso per cassazione, il cui originale risulti
tempestivamente depositato, di una o più pagine non comporta l'inammissibilità del
ricorso, ma costituisce vizio della notifica sanabile, con efficacia "ex tunc", mediante nuova
notifica di una copia integrale, su iniziativa dello stesso ricorrente o entro un termine fissato
201
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
dalla Corte di cassazione, ovvero per effetto della costituzione dell'intimato, salva la
possibile concessione a quest'ultimo di un termine per integrare le sue difese. (Enunciando
il principio di cui in massima, la S.C. ha rilevato che, nella fattispecie, la mancanza, nella
copia notificata, dell'ultima pagina con le conclusioni non aveva pregiudicato l'intellegibilità
del ricorso da parte del controricorrente, che aveva svolto difese nel merito esaurienti e
pienamente consapevoli).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 137, Cod. Proc. Civ. art. 148, Cod. Proc. Civ.
art. 156, Cod. Proc. Civ. art. 160, Cod. Proc. Civ. art. 291
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 18121 del 2016 Rv. 641080 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 325, Cod. Proc. Civ. art. 326, Cod. Proc. Civ.
art. 366, Cod. Proc. Civ. art. 369, Cod. Proc. Civ. art. 291
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 18121 del 2016 Rv. 641080 - 01, N. 14916 del
2016 Rv. 640603 - 01
202
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Qualora con il ricorso per cassazione si sollevino censure che comportino l'esame di delibere
comunali, decreti sindacali e regolamenti comunali, è necessario - in virtù del principio di
autosufficienza del ricorso stesso - che il testo di tali atti sia interamente trascritto e che
siano, inoltre, dedotti i criteri di ermeneutica asseritamente violati, con l'indicazione delle
modalità attraverso le quali il giudice di merito se ne sia discostato, non potendo la relativa
censura limitarsi ad una mera prospettazione di un risultato interpretativo diverso da quello
accolto nella sentenza, in quanto l'interpretazione dell'atto amministrativo costituisce un
accertamento in fatto istituzionalmente riservato al giudice di merito.
203
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Il ricorso per cassazione è improcedibile, ai sensi dell'art. 369, comma 2, c.p.c., qualora,
in luogo della copia autentica, sia depositata una copia della sentenza impugnata "uso
studio", priva del visto di conformità.
15.4. CONTRORICORSO
Sez. 3 - , Ordinanza n. 1784 del 20/01/2022 (Rv. 663708 - 01)
Presidente: DE STEFANO FRANCO. Estensore: GRAZIOSI CHIARA. Relatore:
GRAZIOSI CHIARA.
L. (RENZO GIANPIERO) contro E.
Dichiara inammissibile, CORTE D'APPELLO FIRENZE, 11/12/2017
Nell'ipotesi in cui la notifica del controricorso per cassazione, effettuata nel termine ex art.
370 c.p.c., non sia andata a buon fine a causa dell'erronea indicazione (meramente colposa
ovvero consapevolmente ingannevole) del proprio domicilio da parte del ricorrente, il
successivo perfezionamento della stessa oltre il suddetto termine, a seguito di immediata
rinnovazione, non determina l'inammissibilità del controricorso medesimo, vertendosi in
una fattispecie assimilabile a un'oggettiva e automatica rimessione in termini, in forza della
regola espressa dall'art. 153 c.p.c. e altresì evincibile dal principio costituzionale del diritto
di difesa e da quello sovranazionale di effettività della tutela giurisdizionale (artt. 19 TUE,
263 TFUE e 6 CEDU), oltre che dell'obbligo delle parti di conformare la loro condotta al
principio della leale collaborazione processuale (art. 88 c.p.c.).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 370 CORTE COST. Cod. Proc. Civ. art. 88, Conv.
Eur. Dir. Uomo art. 6 CORTE COST. Tratt. Internaz. 01/02/1992 art. 19, Tratt. Internaz.
13/12/2007 art. 263, Cod. Proc. Civ. art. 153 CORTE COST. Costituzione art. 24,
Costituzione art. 111
Massime precedenti Vedi: N. 17577 del 2020 Rv. 658886 - 01, N. 1666 del 2004 Rv.
569791 – 01
204
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
GIUDIZIO CIVILE E PENALE (RAPPORTO) - IN GENERE Giudizio di rinvio innanzi alla corte
d'appello civile a seguito di annullamento disposto dalla S.C. in sede penale ai soli effetti
civili - Effetti - Piena "translatio" - Conseguenze in tema di onere della prova - Posizione
rivestita dalle parti nel giudizio penale - Rilevanza - Esclusione.
Nel giudizio civile di rinvio ex art. 622 c.p.p. si determina una piena "translatio" del giudizio
sulla domanda, sicché la Corte di appello competente per valore, cui la Cassazione in sede
penale abbia rimesso il procedimento ai soli effetti civili, è tenuta ad applicare le regole
processuali e probatorie proprie del processo civile, con la conseguenza che, in ossequio
all'art. 2697 c.c., la parte civile assume la veste di attore-danneggiato e l'imputato quella
di convenuto-danneggiante.
Riferimenti normativi: Nuovo Cod. Proc. Pen. art. 622, Cod. Proc. Civ. art. 394 com. 2,
Cod. Civ. art. 2697
Massime precedenti Vedi: N. 16916 del 2019 Rv. 654433 - 01, N. 517 del 2020 Rv. 656811
- 03 Rv. 656811 - 01
La riassunzione del giudizio davanti al giudice del rinvio, con notificazione eseguita presso
il domiciliatario o al difensore costituito nelle fasi di merito, anziché alla parte
personalmente, è nulla ma non inesistente, stante la possibilità di ricollegare tali soggetti
a precedenti designazioni della stessa parte. Pertanto, in applicazione dell'art. 291 c.p.c.,
il giudice del rinvio non potrà dichiarare, in tale ipotesi, l'estinzione del processo, ma dovrà
ordinare la rinnovazione della notificazione, salvo che la parte intimata si sia costituita, così
sanando la nullità. Qualora, nonostante l'invalidità, il giudizio sia proseguito, davanti alla
Corte di Cassazione a cui la relativa questione venga dedotta, dovrà essere dichiarata la
nullità e cassata la sentenza impugnata con rinvio, anche se nelle more delle precorse fasi
processuali sia decorso il termine perentorio ex art. 393 c.p.c., potendo la nullità essere
sanata con effetto retroattivo dalla riassunzione della causa dinanzi al giudice del rinvio,
ritualmente eseguita dall'una o dall'altra parte, con le forme prescritte dall'art. 392, comma
2, c.p.c..
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 291, Cod. Proc. Civ. art. 392, Cod. Proc. Civ.
art. 393
205
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
17. REVOCAZIONE
Sez. 6 - 1, Ordinanza n. 2236 del 26/01/2022 (Rv. 663756 - 01)
Presidente: MELONI MARINA. Estensore: IOFRIDA GIULIA. Relatore: IOFRIDA
GIULIA.
P. (DI MONTE VINCENZO) contro C.
Dichiara inammissibile, CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE ROMA, 10/09/2019
L'errore di fatto previsto dall'art. 395 n. 4, c.p.c., idoneo a costituire motivo di revocazione,
consiste in una falsa percezione della realtà o in una svista materiale che abbia portato ad
affermare o supporre l'esistenza di un fatto decisivo incontestabilmente escluso, oppure
l'inesistenza di un fatto positivamente accertato dagli atti o documenti di causa, purché
non cada su un punto controverso e non attenga ad un'errata valutazione delle risultanze
processuali. (Nella specie, a fronte della prospettazione della ricorrente che aveva
lamentato la mancanza nel carteggio processuale del contratto cd. di servicing e
l'insufficienza dell'ulteriore documentazione prodotta per dimostrare la legittimazione
attiva della società incaricata di riscuotere un credito cd. a sofferenza, la S.C. ha escluso
l'esistenza di un vizio revocatorio, evidenziando trattarsi di fatti oggetto di controversia ed
implicanti un'attività valutativa del giudice).
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 102, Cod. Proc. Civ. art. 354, Cod. Proc. Civ.
art. 404 com. 1, Cod. Proc. Civ. art. 406
206
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Massime precedenti Vedi: N. 5656 del 2012 Rv. 622337 - 01, N. 402 del 2019 Rv. 652572
- 01
In tema di esecuzione forzata nei confronti della P.A., la comunicazione dell'ente locale con
cui viene portata a conoscenza del creditore l'avvenuta emissione del mandato di
pagamento, ancorché senza trasmettere copia del mandato, esclude che il creditore possa
fare ricorso all'azione esecutiva e intimare il precetto, atteso che i pagamenti dell'ente
locale vengono eseguiti attraverso il tesoriere e nella sede di questo, sicché non v'è luogo
per l'attuazione coattiva del diritto allorquando il debitore abbia già proceduto alla
liquidazione della spesa, alla emissione e trasmissione del mandato al tesoriere, così
facendo quanto dovuto per adempiere, mentre è il creditore a dover, a questo punto,
collaborare per ricevere il pagamento.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 480 CORTE COST. PENDENTE
Nell'espropriazione presso terzi, il limite dell'importo del credito precettato aumentato della
metà, previsto dall'art. 546, comma 1, c.p.c., individua anche l'oggetto del processo
esecutivo, sicché, in difetto di rituale estensione del pignoramento, un intervento
207
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
successivo, pur se del medesimo procedente, non consente il superamento del detto limite
e l'assegnazione di crediti in misura maggiore; pertanto, nell'ipotesi di intervento del
creditore procedente nel processo esecutivo, in base a nuovi titoli ed in pendenza del
processo di accertamento dell'obbligo del terzo, l'oggetto di tale giudizio, circoscritto dalla
misura del pignoramento, può essere modificato solo a condizione che il creditore abbia
ritualmente esteso il pignoramento, notificando l'atto di intervento al debitore e al terzo, e
che, nella sua qualità di attore nel predetto giudizio, abbia formulato rituale istanza di
rimessione in termini ex art. 153 c.p.c. per modificare la domanda, sempre che ne ricorrano
i presupposti.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 543, Cod. Proc. Civ. art. 546 com. 1, Cod. Proc.
Civ. art. 547, Cod. Proc. Civ. art. 548, Cod. Proc. Civ. art. 551, Cod. Proc. Civ. art. 153
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 481, Cod. Proc. Civ. art. 627
Ai fini della competenza nei giudizi di opposizione all'esecuzione, il valore della controversia
si determina, ai sensi dell'art. 17 c.p.c., in base all'importo indicato nell'atto di intimazione
208
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
(nella specie, rivolto "pro quota" millesimale nei confronti dei singoli condomini di un
condominio, contro cui si era formato il titolo), non assumendo rilevanza che il titolo
esecutivo tragga origine da un'unica obbligazione e che l'opposizione sia stata spiegata
congiuntamente dai singoli debitori.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 10, Cod. Proc. Civ. art. 17, Cod. Proc. Civ. art.
615
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 167, Cod. Civ. art. 112, Cod. Proc. Civ. art. 696
Massime precedenti Vedi: N. 12193 del 2001 Rv. 549466 - 01, N. 5904 del 2005 Rv.
580364 - 01
209
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
L'opposizione prevista dall'art. 645 c.p.c. non è una "actio nullitatis" o un'azione di
impugnativa nei confronti dell'emessa ingiunzione, ma un ordinario giudizio sulla domanda
del creditore che si svolge in prosecuzione del procedimento monitorio, non quale giudizio
autonomo, ma come fase ulteriore - anche se eventuale - del procedimento iniziato con il
ricorso per ottenere il decreto ingiuntivo.
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 633, Cod. Proc. Civ. art. 645
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 20604 del 2008 Rv. 604555 - 01
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 447 bis, Cod. Proc. Civ. art. 641, Cod. Proc. Civ.
art. 426, Decreto Legisl. 01/09/2011 num. 150 art. 4
Massime precedenti Vedi: N. 7071 del 2019 Rv. 653442 - 01, N. 13072 del 2018 Rv.
648710 - 01, N. 21671 del 2017 Rv. 645711 - 01
210
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 38, Cod. Proc. Civ. art. 42, Cod. Proc. Civ. art.
50, Cod. Proc. Civ. art. 633, Cod. Proc. Civ. art. 645
22. ARBITRATO
Sez. 6 - 3, Ordinanza n. 2666 del 28/01/2022 (Rv. 663866 - 01)
Presidente: AMENDOLA ADELAIDE. Estensore: SCRIMA ANTONIETTA. Relatore:
SCRIMA ANTONIETTA. P.M. SGROI CARMELO. (Conf.)
D. (RANIERI RAFFAELE) contro B. (DELLA CASA GIUSEPPE)
Regola competenza
La produzione in giudizio, ad opera della parte che non l'ha sottoscritta, di una scrittura
privata, costituisce equipollente della sottoscrizione, e pertanto perfeziona, sul piano
sostanziale o su quello probatorio, il contratto in essa contenuto, ma solo in relazione
all'intenzione di avvalersi del relativo contenuto negoziale, e non già con riferimento alla
clausola compromissoria "ivi" eventualmente presente, dal momento che la produzione in
giudizio della scrittura, effettuata per far valere davanti al giudice ordinario i diritti da essa
derivanti, è incompatibile con l'intento di attivare la competenza arbitrale.
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 1325, Cod. Civ. art. 1326, Cod. Proc. Civ. art. 808
Massime precedenti Vedi: N. 5906 del 2015 Rv. 634904 - 01, N. 1525 del 2018 Rv. 647076
- 01
211
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 807, Cod. Proc. Civ. art. 808, Cod. Proc. Civ.
art. 817, Cod. Proc. Civ. art. 829 com. 1 lett. 4
Riferimenti normativi: Cod. Proc. Civ. art. 817, Cod. Proc. Civ. art. 829 com. 1 lett. 4
212
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Cod. Civ. art. 2956 com. 1 lett. 2, Cod. Proc. Civ. art. 810, Cod.
Proc. Civ. art. 813, Cod. Proc. Civ. art. 814
Massime precedenti Vedi: N. 7772 del 2017 Rv. 644831 - 01, N. 34639 del 2021 Rv.
663014 - 01
Nei procedimenti disciplinati dal d.lgs. n. 150 del 2011, per i quali la domanda va proposta
nelle forme del ricorso e che, al contrario siano introdotti con citazione, il giudizio è
correttamente instaurato ove quest'ultima sia notificata tempestivamente, producendo gli
effetti sostanziali e processuali che le sono propri, ferme restando decadenze e preclusioni
maturate secondo il rito erroneamente prescelto dalla parte; tale sanatoria piena si realizza
indipendentemente dalla pronunzia dell'ordinanza di mutamento del rito da parte del
giudice, ex art. 4 del d.lgs. n. 150 cit., la quale opera solo "pro futuro", ossia ai fini del rito
da seguire all'esito della conversione, senza penalizzanti effetti retroattivi, restando fermi
quelli, sostanziali e processuali, riconducibili all'atto introduttivo, sulla scorta della forma
da questo in concreto assunta e non di quella che avrebbe dovuto avere, avendo riguardo
alla data di notifica della citazione, quando la legge prescrive il ricorso, o, viceversa, alla
data di deposito del ricorso, quando la legge prescrive l'atto di citazione. (Nella specie, la
213
QUESTIONI PROCESSUALI E COMUNI ALLE SEZIONI
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 01/09/2011 num. 150 art. 4, Decreto Legisl.
01/09/2011 num. 150 art. 7, Cod. Proc. Civ. art. 426, Cod. Proc. Civ. art. 39 com. 3
Massime precedenti Vedi: N. 9847 del 2020 Rv. 657717 - 01, N. 24069 del 2019 Rv.
655359 - 01, N. 7696 del 2021 Rv. 660798 - 01
214
Rassegna mensile della
giurisprudenza civile della
Corte di cassazione
In tema di permesso di soggiorno per motivi umanitari, per la cui adozione, nella disciplina
applicabile "ratione temporis", sussiste la competenza diretta del questore, ai sensi degli artt. 5,
comma 6, del d.lgs. n.286 del 1998 e 11, comma 1, lett. c-ter, del d.p.r. n. 394 del 1999,
appartengono alla giurisdizione del giudice ordinario tutti i giudizi aventi ad oggetto il
provvedimento di diniego, e ciò anche quando la commissione territoriale non abbia espresso
alcun parere, la cui mancanza non influisce sul riparto di giurisdizione, in quanto il diritto alla
protezione umanitaria ha consistenza di diritto soggettivo, da annoverare tra i diritti umani
fondamentali, come tali dotati di un grado di tutela assoluta e non degradabili ad interessi
legittimi per effetto di valutazioni discrezionali affidate al potere amministrativo, a cui è rimesso
solo l'accertamento dei presupposti di fatto che ne legittimano il riconoscimento.
Riferimenti normativi: Costituzione art. 10, Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6
CORTE COST., DPR 31/08/1999 num. 394 CORTE COST., Decreto Legisl. 25/07/1998 num.
286 art. 19 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Conformi Sezioni Unite: N. 30658 del 2018 Rv. 651814 - 01
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 29459 del 2019 Rv. 656062 - 01
In tema di protezione internazionale, in base alle statuizioni della sentenza del 9 settembre 2021
della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, resa nella causa C-18/20, una domanda reiterata,
ai sensi dell'art. 40, par. 2 e 3 della Direttiva 2013/32/CE, può essere fondata su elementi o
risultanze nuove, sia in quanto emersi dopo l'audizione di una decisione relativa alla domanda
precedente, sia in quanto presentati per la prima volta dal richiedente, considerato che,
operando in materia un giudicato debole, ovvero "rebus sic stantibus", non è preclusa una nuova
rivisitazione della situazione in presenza di nuovi elementi.
216
RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 29, Direttive Commissione CEE
26/06/2013 num. 32 art. 40
Il principio della "internal relocation", desumibile dall'art. 8 della direttiva 2004/83/CE, è stato
recepito nell'ordinamento italiano solo con la modifica dell'art. 32, comma 1, lett. b-ter, del d.lgs.
n. 25 del 2008 ad opera della l. n. 132 del 2018, sicché, in quanto insuscettibile di applicazione
retroattiva, è conseguentemente inutilizzabile per le domande di protezione internazionale
formulate prima dell'entrata in vigore di detta legge.
Riferimenti normativi: Direttive Commissione CEE del 2004 num. 83 art. 8, Decreto Legisl.
28/01/2008 num. 25 art. 32 com. 1, Legge 01/12/2018 num. 132 CORTE COST. PENDENTE,
Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 29459 del 2019 Rv. 656062 - 01
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
In base alla normativa del testo unico sull'immigrazione anteriore alle modifiche introdotte dal
d.l. n. 113 del 2018, ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, se vi è un forte
radicamento sul territorio del richiedente asilo, nel giudizio di comparazione tra le condizioni di
vita nel paese d'accoglienza e quelle nel paese d'origine, queste ultime assumono una rilevanza
proporzionalmente minore: segnatamente, non rileva se le condizioni del paese d'origine siano
tali da determinare oggettivamente la lesione dei diritti fondamentali, ma se tale effetto si
produca con il rimpatrio, in relazione al divario tra ciò che il migrante ha conseguito in Italia e
ciò che irrimediabilmente perderebbe ritornando nel paese natio. (Nella specie la S.C. ha cassato
la sentenza della corte d'appello che aveva revocato il permesso umanitario ad una cittadina
nigeriana senza considerare che era madre di bimbo in età scolare, frequentante l'asilo in Italia,
e che la stessa aveva svolto un tirocinio formativo restando ospite della struttura di accoglienza
per donne sole con minori, assistita dai servizi sociali).
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251, Decreto Legisl. 25/07/1998 num.
286 art. 5 com. 6 CORTE COST., Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 19 CORTE COST.
PENDENTE, Costituzione art. 2 CORTE COST., Costituzione art. 3 CORTE COST.
In tema di protezione umanitaria e con riguardo alla tratta ai fini di avvio alla prostituzione, il
richiedente asilo ha l'onere di allegare i fatti, ma non di qualificarli, compito questo del giudice
che deve, in adempimento del dovere di cooperazione, a tal fine analizzare i fatti allegati, senza
modificarli né integrali, comparandoli con le informazioni disponibili, pertinenti e aggiornate sul
Paese di origine e sui Paesi di transito, nonché sulla struttura del fenomeno, come descritto dalle
fonti convenzionali ed internazionali, e dalle Linee guida per la identificazione delle vittime di
tratta redatte dall'UNHCR e dalla Commissione nazionale per il diritto di asilo.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 3, Decreto Legisl. 19/11/2007
num. 251 art. 7, Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 8, Decreto Legisl. 28/01/2008 num.
25 art. 8, Legge 27/06/2013 num. 77
Massime precedenti Vedi: N. 24010 del 2020 Rv. 659524 - 01, N. 29056 del 2019 Rv. 655634 -
01, N. 6738 del 2021 Rv. 660736 - 01, N. 8819 del 2020 Rv. 657916 - 05
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
In tema di protezione internazionale, ove si accerti la vicenda storica della tratta ma si escluda
il rischio attuale di atti persecutori, si dovrà valutare, nel caso in cui la persona non abbia ricevuto
il permesso di soggiorno ex art. 18 del d.lgs. n. 286 del 1998, la sussistenza dei presupposti per
la protezione umanitaria (nella formulazione dell'art. 5 comma 6 del d.Igs. n. 286 del 1998
applicabile "ratione temporis"), comparando la situazione soggettiva e oggettiva della
richiedente con riferimento al Paese di origine e la situazione d'integrazione raggiunta in Italia,
ponendo particolare attenzione al fatto che le violenze subite possono essere state fortemente
traumatiche e idonee ad incidere sulla condizione di vulnerabilità della persona, nonché sulla sua
capacità di reinserirsi socialmente in caso di rimpatrio, preservando le inalienabili condizioni di
dignità umana.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 18, Conv. Eur. Dir. Uomo art. 8
In tema di protezione internazionale, alle vittime di tratta può essere riconosciuto lo status di
rifugiato purché siano soddisfatti tutti gli elementi contenuti nella definizione datane dagli artt.
2 e segg. del d.lgs. n. 251 del 2007 e in particolare, qualora la tratta abbia come vittime le
donne, specie ove siano giovani, prive di validi legami familiari e provenienti da zone povere,
essa può considerarsi atto persecutorio in quanto riconducibile alla appartenenza ad un
«particolare gruppo sociale» costituito da membri che condividono una caratteristica innata o
una storia comune che non può essere mutata e cioè l'appartenenza al genere femminile. È
compito del giudice accertare nel singolo caso, tramite informazioni pertinenti ed aggiornate sul
paese di origine, il rischio attuale di ulteriori atti lesivi, dello stesso tipo di quelli già subiti, ovvero
anche diversi ma che possono comunque qualificarsi come atti persecutori, quali atti
discriminatori fondati sul genere.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 19/11/2007 num. 251 art. 8 lett. D
Massime precedenti Vedi: N. 24573 del 2020 Rv. 659572 - 01, N. 9090 del 2019 Rv. 653697 -
01, N. 6738 del 2021 Rv. 660736 - 01
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
In tema di espulsione del cittadino straniero, il decreto con il quale il giudice di pace convalidi
l'ulteriore proroga del trattenimento in un Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) non può
limitarsi a richiamare le informative dell'autorità di polizia, senza riprodurne il contenuto e, in
particolare, senza spiegare in base a quali concreti elementi sia ritenuta probabile
l'identificazione dello straniero, secondo quanto previsto dall'art. 14, comma 5, d.lgs. n. 286 del
1998, poiché la misura incide su un diritto inviolabile, la cui limitazione è garantita dalla riserva
assoluta di legge di cui all'art. 13 Cost., e la motivazione "per relationem", pur ammissibile, non
può essere totalmente manchevole di ogni indicazione che ne attesti la condivisione da parte del
decidente.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 14 com. 5 CORTE COST.
PENDENTE, Costituzione art. 13
Massime precedenti Vedi: N. 29758 del 2020 Rv. 659963 - 02, N. 25875 del 2021 Rv. 662481 -
01, N. 6064 del 2019 Rv. 653101 - 01
Ai fini del rilascio del permesso di soggiorno per ragioni umanitarie, deve essere valutata la
significativa relazione affettiva del richiedente con il figlio minore residente in Italia, ancorchè
non convivente, restando escluso che tale situazione possa avere rilievo solo per l'ottenimento
dell'autorizzazione a permanere nel territorio nazionale ex art. 31 d.lgs. n. 286 del 1998, poiché
questa norma, posta a tutela dell'interesse del minore, non preclude la valorizzazione delle
medesime circostanze in una prospettiva di tutela della condizione del genitore, alla luce degli
artt. 2 e 3 Cost., in relazione al rischio di un danno attuale da perdita di relazioni affettive con il
figlio.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 31 com. 3, Decreto Legisl.
25/07/1998 num. 286 art. 5 com. 6 CORTE COST., Costituzione art. 10, Costituzione art. 2
CORTE COST., Costituzione art. 3 CORTE COST.
Massime precedenti Vedi: N. 1347 del 2021 Rv. 660369 - 01, N. 5506 del 2021 Rv. 660543 -
01, N. 32237 del 2021 Rv. 662954 - 01
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
In base alla normativa del testo unico sull'immigrazione anteriore alle modifiche introdotte dal
d.l. n. 113 del 2018, ai fini del riconoscimento della protezione umanitaria, occorre operare una
valutazione comparativa tra la situazione soggettiva e oggettiva del richiedente con riferimento
al paese di origine e la situazione d'integrazione raggiunta in Italia, attribuendo alla condizione
del richiedente nel paese di provenienza un peso tanto minore quanto maggiore risulti il grado
di integrazione che egli dimostri di aver raggiunto nella società italiana, sicché, ove si accerti che
è stato raggiunto un apprezzabile livello di integrazione lavorativa del migrante, non è necessaria
la verifica che il rimpatrio possa comportare una compromissione dei diritti fondamentali,
essendo sufficiente la constatazione che il ritorno nel paese d'origine renda probabile un
significativo scadimento delle sue condizioni di vita privata e/o familiare, tale da recare un
"vulnus" al diritto riconosciuto dall'art. 8 della Convenzione EDU, così integrandosi un serio
motivo di carattere umanitario che, ai sensi dell'art. 5, comma 6, del d.lgs. n. 286 del 1998,
esclude il rifiuto del permesso di soggiorno.
Riferimenti normativi: Conv. Eur. Dir. Uomo art. 8, Decreto Legisl. 25/07/1998 num. 286 art. 5
com. 6 CORTE COST., Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 CORTE COST. PENDENTE, Legge
01/12/2018 num. 132 CORTE COST. PENDENTE
Massime precedenti Vedi Sezioni Unite: N. 24413 del 2021 Rv. 662246 - 01
063283 COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA - STRANIERO (CONDIZIONE DELLO) Art. 3 del d.l.
n. 13 del 2017 - Testo previgente all’art. 1 del d.l. n. 113 del 2018 - Diniego di asilo della
Commissione territoriale - Azione giudiziale - Richiesta della sola protezione umanitaria -
Competenza della sezione specializzata in composizione collegiale - Sussistenza - Disciplina.
In tema di immigrazione, durante la vigenza dell'art. 3 del d.l. n. 13 del 2017, conv. con modif.
dalla I. n. 46 del 2017, e prima delle modifiche introdotte dall'art. 1 del d.l. n. 113 del 2018,
conv. con modif. dalla l. n. 132 del 2018, anche se, a seguito del diniego di asilo da parte della
Commissione territoriale, è proposta esclusivamente domanda di protezione umanitaria, la
competente sezione specializzata del tribunale giudica in composizione collegiale, secondo il rito
speciale di cui all'art. 35 bis del d.lgs. n. 25 del 2008, pronunciando decreto non impugnabile,
ma ricorribile per cassazione.
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
Riferimenti normativi: Decreto Legge 17/02/2017 num. 13 art. 3 CORTE COST., Legge
13/04/2017 num. 46, Decreto Legge 04/10/2018 num. 113 art. 1, Legge 01/12/2018 num.
132 CORTE COST. PENDENTE, Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 35 CORTE COST.,
Decreto Legisl. 28/01/2008 num. 25 art. 35 bis CORTE COST., Costituzione art. 10
In applicazione dell'art. 20, comma 9, d.lgs. n. 30 del 2007, il decreto di allontanamento per
motivi di pubblica sicurezza del cittadino dell'Unione europea, che abbia soggiornato nei
precedenti dieci anni nel territorio dello Stato, deve essere adottato dal Ministro dell'Interno ma,
se viene emanato dal Prefetto, è viziato da semplice incompetenza relativa, e non da nullità,
essendo il Prefetto un'articolazione del Ministero dell'Interno, che ha competenze in questa
materia, tant'è che, una volta instaurato il giudizio di impugnazione nei confronti del Ministero,
unico soggetto processualmente legittimato, l'eventuale vizio d'incompetenza resta privo di
rilievo, dovendosi solo valutare la sussistenza o meno del diritto del ricorrente di permanere in
Italia.
Riferimenti normativi: Decreto Legisl. 06/02/2007 num. 30 art. 20 com. 7, Decreto Legisl.
06/02/2007 num. 30 art. 20 com. 9
Nel giudizio di appello nel rito della protezione internazionale, alla notificazione del ricorso e del
decreto di fissazione dell'udienza oltre il termine stabilito dal giudice, in mancanza di costituzione
dell'appellato, consegue non già l'improcedibilità dell'appello, bensì la nullità della notificazione
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RASSEGNA TEMATICA IN TEMA DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE
Massime precedenti Vedi: N. 12691 del 2019 Rv. 654014 - 01, N. 11549 del 2019 Rv. 653767 -
01, N. 13128 del 2010 Rv. 613312 - 01
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